Corona Virus Stile di vita e dispositivi di sicurezza ai tempi della pandemia A cura di Eugenio Costa
Premessa
L'emergenza covid 19 mette in evidenza la necessità ' di fornire un serie di indicazioni sugli stili di vita da attuare in emergenza e una serie di indicazioni su quali dispositivi di sicurezza d'acquistare per evitare di dotarsi di oggetti non a norma e quindi correre il rischio di vanificare l'interi comportamenti di tutela contro il contagio. Abbiamo scelto questa foto di copertina per celebrare una donna ormai diventata l’icona Italiana della Lotta al Covid 19 . (L'eroina modesta Cristina Settembresi, prima donna infermiera volontaria a Codogno nella zona rossa, ringrazia Citta'&Tempo onlus per averle donato degli occhiali prodotti da Wurth azienda tedesca leader mondiale di fissaggio e abiti da lavoro. Siamo onorati di ricevere questo encomio pubblico e soprattutto il fatto di aver dato il nostro piccolo contributo nella guerra contro il virus Covid 19)
Origine del Virus La Johns Hopkins University ha inviato questo eccellente riassunto per evitare il contagio, condividilo perché è molto chiaro:
* Il virus non è un organismo vivente, ma una molecola proteica (DNA) coperta da uno strato protettivo di lipidi (grassi) che, se assorbito dalle cellule della mucosa oculare, nasale o della bocca, modifica il loro codice genetico. (mutazione) e li converte in cellule di moltiplicatori e aggressori.
*Poiché il virus non è un organismo vivente ma una molecola proteica, non viene ucciso, ma decade da solo. Il tempo di disintegrazione dipende dalla temperatura, dall'umidità e dal tipo di materiale in cui si trova.
* Il virus è molto fragile; l'unica cosa che lo protegge è un sottile strato esterno di grasso. Ecco perché qualsiasi sapone o detergente è il miglior rimedio, perché la schiuma ROMPE IL GRASSO (ecco perché devi strofinare così tanto: per almeno 20 secondi o più, e fare molta schiuma). Dissolvendo lo strato di grasso, la molecola proteica si disperde e si scompone da sola.
Il CALORE scioglie il grasso; quindi usare acqua a temperatura superiore ai 25 gradi per lavarsi le mani, i vestiti e tutto il resto. Inoltre, l'acqua calda produce più schiuma e ciò la rende ancora più utile. * L'alcool o qualsiasi miscela con alcool superiore al 65% DISSOLVE QUALSIASI GRASSO, in particolare lo strato lipidico esterno del virus.
* Qualsiasi miscela con 1 parte di candeggina e 5 parti di acqua dissolve direttamente la proteina, la scompone dall'interno.
* L'acqua ossigenata aiuta molto dopo sapone, alcool e cloro, perché il perossido dissolve le proteine del virus, ma devi usarlo puro e fa male alla pelle.
NIENTE BATTERICIDI. Il virus non è un organismo vivente come i batteri; non si può uccidere con gli antibiotici ciò che non è vivo, ma disintegrare rapidamente la sua struttura con tutto ciò che è stato detto.
* NON scuotere MAI abiti, lenzuola o indumenti usati o inutilizzati. Mentre è incollato su una superficie porosa, è molto inerte e si disintegra solo tra 3 ore (tessuto e poroso), 4 ore (rame, perché è naturalmente antisettico; e il legno, perché rimuove tutta l'umidità e non la lascia staccare e si disintegra), 24 ore (cartone), 42 ore (metallo) e 72 ore (plastica). Ma se lo scuoti o usi uno spolverino, le molecole del virus galleggiano nell'aria per un massimo di 3 ore e possono depositarsi nel tuo naso.
Le molecole virali rimangono molto stabili nel freddo esterno o artificiale come i condizionatori d'aria nelle case e nelle automobili. Hanno anche bisogno di umidità per rimanere stabili e soprattutto l'oscurità. Pertanto, ambienti deumidificati, asciutti, caldi e luminosi lo degraderanno più rapidamente.
* LA LUCE UV su qualsiasi oggetto che può contenerlo rompe la proteina del virus. Ad esempio, per disinfettare e riutilizzare una maschera è perfetto. Fai attenzione, scompone anche il collagene (che è una proteina) nella pelle, causando infine rughe e cancro della pelle.
* Il virus NON può passare attraverso la pelle sana.
* L'aceto NON è utile perché non rompe lo strato protettivo di grasso.
NIENTE ALCOL o VODKA. La vodka più forte è il 40% di alcol e hai bisogno del 65%.
* LISTERINA (è un collutorio americano) SE SERVE! È il 65% di alcol.
* Più lo spazio è limitato, maggiore sarà la concentrazione del virus. Più aperto o ventilato naturalmente, meno.
* Questo è super detto, ma devi lavarti le mani prima e dopo aver toccato mucosa, cibo, serrature, manopole, interruttori, telecomando, telefono cellulare, orologi, computer, scrivanie, TV, ecc. E quando si usa il bagno.
* Devi UMIDIFICARE LE MANI SECCHE ad esempio lavarle tanto, perché le molecole possono nascondersi nelle microrughe o tagli. Più densa è la crema idratante, meglio è.
* Conserva anche le UNGHIE CORTE in modo che il virus non si nasconda lì.
Dal cuore all'intestino, tutti gli organi attaccati dal coronavirus Science, la Covid-19 è una malattia sistemica, colpisce l’intero organismo. Non solo polmoni e cuore: l'infezione provocata dal nuovo coronavirus SarsCoV2 e' una malattia sistemica che colpisce l'intero organismo, danneggiando anche vasi sanguigni, reni, intestino, occhi e cervello. Il virus. riporta la rivista Science sul suo sito, agisce in modo diverso da qualsiasi altro patogeno finora noto.
Il nuovo coronavirus inizia il suo cammino nell'organismo umano entrando nella gola, negli occhi e nel naso; la superficie delle cellule che rivestono l'interno del naso sono infatti ricche del recettore Ace2, la principale porta d'ingresso che il virus utilizza per invadere le cellule umane, dove si moltiplica.
Una volta che il virus ha cominciato a diffondere copie di se stesso melle cellule umane, la persona contagiata può diffonderlo sia rimanendo asintomatica, sia iniziando ad avere
febbre, tosse secca, mal di gola, perdita di gusto e olfatto, dolori muscolari e mal di testa.
Se in questa fase iniziale il sistema immunitario non riesce a respingere il virus, quest'ultimo può cominciare ad aggredire i polmoni causando la polmonite; in alcuni casi la situzione può peggiorare all'improvviso e si sviluppa quella che viene chiamata sindrome da stress respiratorio acuto, dove i livelli di ossigeno nel sangue crollano e respirare diventa sempre piu' difficile, portando spesso alla morte. Si ritiene che a guidare questo percorso sia una iperreazione del sistema immunitario, chiamata 'tempesta di citochine', ossia delle molecole che guidano la risposta immunitaria sana, ma che in questo caso lo fanno oltre il necessario perché cominciano ad attaccare le cellule sane. I vasi sanguigni iniziano quindi ad avere perdite, la pressione sanguigna cala, si formano dei coaguli e si può avere un collasso dell'organo.
Non vengono risparmiati nemmeno vasi sanguigni e cuore, come dimostra il caso di una donna di Brescia ricoverata con i classici sintomi dell'infarto, causati invece dal Covid-19. I danni si estendono anche al sangue con coagulazione e aritmie. Sono state segnalate anche ischemie nelle dita e nei piedi, dolori e necrosi dei tessuti. La capacità di aggredire i vasi sanguigni spiegherebbe perché sono più a rischio coloro che avevano già problemi cardiovascolari, ad esempio da diabete o ipertensione, sono più a rischio.
Il nuovo coronavirus può aggredire anche l'intestino, dove i recettori Ace2 sono abbondanti, e il fegato; può inoltre danneggiare i reni e colpire anche il cervello, come testimoniano i casi di encefaliti, crisi epilettiche, perdita di coscienza, dell'olfatto e ictus registrati nelle persone con la Covid-19.
Stile di vita e norme comportamentali Davanti al rischio di una pandemia influenzale, la Confederazione e i Can-toni hanno disposto misure di prevenzione e di lotta. Lo scopo è permetterci di gestire meglio la vita quotidiana in caso di pandemia. Considerato che lo sviluppo di un vaccino specifico contro il nuovo virus pandemico richiederà vari mesi, ognuno ha il dovere di prepararsi per essere in grado di proteggere se stesso e gli altri e vivere la quotidianità in caso di pandemia. Prepararsi significa preservare la propria salute e frenare la pandemia Il piano pandemico dell'Ufficio federale della sanità pubblica parte dall'ipo-tesi che, in assenza di misure protettive, una pandemia colpirebbe circa due milioni di persone, di cui 50 000 sarebbero ricoverate in ospedale. Esistono norme igieniche essenziali che bisogna assolutamente cono-scere per evitare il contagio La rubrica " Norme igieniche personali " su questo sito fornisce le indicazioni principali. Molti dei consigli pratici presentati in questo sito do-vrebbero già essere applicati da tutti nella vita quotidiana. Solo grazie a un atteggiamento responsabile potremo restare sani, evitare di contagiare i nostri familiari e contenere la velocità di progressione della pandemia. Prepararsi significa garantire la continuità della vita economica e sociale L'assenteismo nelle imprese e nell'Amministrazione è direttamente propor-zionale al numero di ammalati. All'apice della pandemia potrebbe raggiun-gere il 40 %. In queste condizioni sarà difficile mantenere l'attività economica. Prepararsi alla pandemia e contenerne la progressione permetterà alla vita sociale ed economica del nostro Paese di continuare nel modo più normale possibile, nell'interesse di tutti. L'azione dell'OMS sul piano internazionale Davanti al rischio di una pandemia influenzale, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha raccomandato agli Stati di prepararsi nel rispetto del Regolamento sanitario internazionale al fine di garantire la massima prote-zione contro la diffusione di malattie da un Paese all'altro. L'OMS consiglia di procedere gradualmente sia con i mezzi da predisporre sia con le misure da adottare in funzione del livello di rischio.
Distanza sociale perché? di Adrian Weiss
Le strade sono deserte, il traffico assente, uno strano silenzio è interrotto talvolta dalla sirena di un’ambulanza che trasporta con sé l’ansia e la preoccupazione che riempiono i cuori di tutti in queste settimane. Il Coronavirus: come riusciremo a fermarlo? I problemi non sono pochi, anche perché le incognite sono maggiori delle certezze. I problemi che presenta questo virus sono, infatti, almeno quattro: si trasmette molto facilmente, si trasmette anche attraverso persone asintomatiche o con sintomi lievi, la popolazione mondiale è scoperta, ovvero non ha anticorpi e, per ora, non esiste un vaccino, il che significa che prima o poi molti individui potrebbero contrarlo. Fino a quando non avremo un vaccino, il distanziamento sociale e l’isolamento sono le uniche armi che abbiamo, come dicono e ripetono gli scienziati. È vero: i tempi per avere disponibile il vaccino non possono essere brevissimi, ci vorranno comunque diversi mesi, anche nelle previsioni più ottimistiche. Normalmente, per arrivare a un vaccino da commercializzare il tempo medio è di 3 anni. In quest’occasione sicuramente i tempi saranno di molto più brevi e sicuramente non saranno quelli abituali per un vaccino. A forbice, secondo gli esperti, si può andare da poco meno di un anno (i primi mesi del 2021) a quasi un anno e mezzo per avere le dosi con rifornimenti massicci.
Secondo la stampa scientifica il panorama globale comprende attualmente 115 candidati vaccinali, di cui 78 confermati come effettivamente in corso di sviluppo. Di questi 78 progetti attivi, 73 sono in fase esplorativa o preclinica, mentre 5 sono in una fase più avanzata, e sono passati nella vera e propria fase di sviluppo clinico. Per arrivare al rapido sviluppo d’un vaccino è importante capire il comportamento del virus. Il Coronavirus SarsCoV2 muta molto lentamente e questo rende molto più facile la collaborazione internazionale nel mettere a punto farmaci e vaccini. Lo indica l’analisi dei dati genetici condotta in Italia, che ha individuato otto ceppi provenienti da diverse aree, tutti simili a quello originario cinese e nessuno più aggressivo di quello originario. Quello che è emerso, è “una marcata omogeneità genetica di tutti i genomi virali analizzati”. Le variazioni osservate sono avvenute in parti del genoma del virus che non controllano la produzione di proteine, il che “suggerisce che le differenze tra i diversi genomi non evidenziano un processo di evoluzione del ceppo virale e, quindi, esse non risultano responsabili di una mutazione del ceppo virale e di una sua potenziale maggiore virulenza”. Per rallentare il più rapidamente possibile la curva di propagazione di questa pandemia, abbiamo necessità di informazioni scientificamente precise su come il virus si diffonde nelle comunità. Non solo in goccioline di tosse e starnuti, il Coronavirus viaggia nell’aria anche con il semplice respiro. Il virus SarsCov2 è stato trovato in campioni d’aria raccolti a oltre 1,8 metri distanza tra due pazienti. Lo scrive l’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti in una lettera al capo delle politiche scientifiche della Casa Bianca, inserendosi in un dibattito che va avanti da tempo. Finora si ritenevano come prima fonte di contagio le goccioline emesse con tosse e starnuti con un diametro superiore a 1 millimetro. Ma se il Coronavirus può rimanere sospeso nelle particelle ultrafini prodotte col respiro, la protezione diventa molto più difficile e si rafforza la tesi che tutte le persone dovrebbero indossare le mascherine in pubblico per ridurre la trasmissione del virus da persone asintomatiche. Il dibattito su questo tema è molto acceso e si è quindi animato soprattutto dopo lo studio pubblicato agli inizi di marzo sul New England Journal of Medicine, in cui si sostiene che il virus SARSCoV2 può sopravvivere fino a tre ore nell’aria e nelle goccioline di saliva e
rimanere infettivo. Un altro studio sull’argomento, condotto dall’università di Wuhan, ha scoperto che il virus può essere risospeso nell’aria quando l’operatore sanitario si toglie la mascherina Ppe, pulisce il pavimento o si muove attraverso arie infette. Tutti insieme questi elementi “indicano la possibilità di trasmissione del virus sia attraverso le goccioline che il respiro”, anche se non tutti gli esperti sono d’accordo. Questo evidenzia l’importanza che la distanza sociale sia di almeno 2 metri e non di uno solo, come pure l’importanza dell’uso delle mascherine nella prevenzione. Continuando con la ricerca e la collaborazione, si arriverà certamente ad ottenere un trattamento capace di curare e prevenire questo virus e concludo con quanto diceva George Bernard Shaw: “Si les Anglais peuvent survivre à leur cuisine, ils peuvent survivre à tout…”: niente cambierà, il mondo tornerà ad essere come prima.
Dispositivi di sicurezza
È on line il sistema “Analisi Distribuzione Aiuti” (ADA), aggiornato in tempo reale e dedicato a dispositivi ed apparecchiature per il contrasto al Coronavirus, distribuiti ogni giorno dalla Protezione Civile alle Regioni e alle Province autonome per fronteggiare l’emergenza. Il sistema è stato realizzato dagli Uffici del Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica. Navigando la mappa è possibile conoscere l’articolazione sia quantitativa sia qualitativa dei materiali distribuiti nelle singole Regioni e Province autonome, attraverso una
consultazione del dato capillare, che consente di arrivare al dettaglio della singola giornata. Mascherine e respiratori, ma anche numerose altre tipologie di dispositivi di protezione individuale ed apparecchiature richiesti dalle Regioni e Province autonome sono state distribuite sui territori. L’elenco completo dei materiali - oltre 40 diverse categorie - è rappresentato sulla mappa che permette quindi un’analisi della distribuzione sul territorio nazionale aggiornata in tempo sostanzialmente reale. Consulta la dashboard Distribuzione aiuti DPI.
Mascherine Chirurgiche e altre A cosa servono le mascherine? Fondamentalmente per far sì che una persona potenzialmente infettante non possa trasmettere il virus ad altri. Per questo l'Organizzazione Mondiale della sanità, che pure potrebbe rivedere la sua posizione a breve, nelle sue linee guida propone l'impiego di questi dispositivi nei soggetti che hanno sintomi respiratori e quindi potrebbero contagiare gli altri. Non ci sono invece indicazioni specifiche per chi non ha alcun sintomo. Ma per quanto riguarda l'infezione da Sars-Cov2-19, c'è un problema: si chiama trasmissione anche quella da soggetti che non hanno disturbi o comunque hanno sintomi m Per questo, da molte parti, si propone comunque una sorta di “controllo” diffuso dei potenziali rischi di trasmissione del tutto inconscia, ma comunque in grado di continuare ad aumentare il numero delle persone che entrano in contatto con il virus. A spingere su una sorta di protezione magari non ottimale ma comunque potenzialmente in grado di ridurre la trasmissione del virus ci sono osservazioni che dimostrano come in Cina questa modalità di trasmissione, all'inizio dell'epidemia, sarebbe stata alla base di quasi due terzi del quadro patologico. Diverse evidenze scientifiche: la più chiara, in senso epidemiologico è quella condotta da un team di scienziati e pubblicata su Science online da un'equipe coordinata dagli studiosi della Mailman School of Public Health dell'Università Columbia.
Lo studio prende in esame l'esperienza dei primi giorni di epidemia in Cina, nell'epicentro di Wuhan, e mostra chiaramente come il mancato riconoscimento dei casi di patologie quando non riconoscibili per assoluta mancanza di sintomi oppure con disturbi poco significativi sia stato tra i maggiori responsabili della rapidissima diffusione della malattia in Cina. Secondo il modello matematico le infezioni non riconosciute sarebbero contagiose solo al 52 per cento rispetto a quelle trasmesse da casi documentati clinicamente, ma sarebbero state, quando il quadro non era ancora stato riconosciuto, comunque la fonte dei due terzi delle infezioni riscontrate ufficialmente. Su questa base, probabilmente, occorre leggere la scelta di proteggere sempre e comunque bocca e naso delle persone, anche se non hanno disturbi, come indica la determinazione della Lombardia. C'è però una realtà che non può essere negata ed è ribadita dalla ricerca coordinata da Don Milton, della Scuola di sanità Pubblica dell'Università del Maryland, appena pubblicata su Nature Medicine. Secondo quanto riporta lo studio, eseguito in laboratorio e non nella vita reale, le mascherine chirurgiche classiche possono prevenire la trasmissione dell'infezione se indossate da parsone che hanno sviluppato il virus, e non solo per quello che riguarda il Sars-Cov2-19. Pur senza suggerire indicazioni chiare sul tipo di maschere da impiegare per proteggere sé stessi dall'infezione, lo studio conferma che la protezione può comunque ridurre il rischio di trasmettere le infezioni virali respiratorie, come appunto la Covid-19 l'influenza e le altre infezioni da coronavirus. Curiosamente, non sarebbe così utile per proteggere dai rinovirus, quelli che causano spesso il comune raffreddore. La scienza, insomma, si interroga sull'effettiva utilità delle “mascherine di massa”. Pur se è evidente che se tutti le indossassimo potrebbe esserci un impatto sulla diffusione dell'infezione da Sars2-Cov-19, occorre fare i conti con la disponibilità degli strumenti e le indicazioni corrette all'impiego di protezione, che possono anche essere “fai da te” sfruttando tessuti disponibili in casa. Ma soprattutto è necessario che per ogni persona ci sia la protezione giusta.
Ecco, in sintesi, qualche indicazione pratica, sempre ricordando che, ad oggi, l'OMS nelle sue indicazioni non propone l'impiego di mascherine protettive per chi non ha sintomi respiratori. Protezioni per la popolazione generale Hanno lo scopo di preservare gli altri dalla possibile trasmissione del virus Sciarpa, tovaglioli di stoffa, strofinacci
Reute Servono per ridurre il rischio di trasmettere il virus ad altri ed hanno la funzione di filtro. Quanto più il tessuto è spesso tanto maggiore può essere la capacità protettiva. Fondamentale è creare una barriera che copra adeguatamente bocca e naso.
Mascherine di carta o chirurgiche
( Photo by Simona Chioccia/IPA/ABACAPRESS.COM - Reuters) Possono essere d'aiuto, sempre in chiave di riduzione del rischio di trasmissione del virus ma non sono indicate per proteggere chi le porta. E' fondamentale imparare bene ad indossarle, altrimenti ne viene vanificata la possibile utilitĂ . Andrebbero cambiare frequentemente: se si bagnano, il passaggio delle particelle virali potrebbe essere agevolato.
Protezioni per personale a contatto con il pubblico
Mascherina FFP2 senza valvola (Reuters/Eric Gaillard)
Per queste popolazioni sono indicate le classiche mascherine chirurgiche perchÊ possono bloccare meglio il passaggio del virus in uscita con la saliva: questo è l'obiettivo primario del loro impiego. Come detto, vanno indossate con grande attenzione e cura e, se necessario, possono essere associate a mascherine FFP2 con valvola in caso di necessità .
Personale medico e di soccorso esterno
Mascherina FFP2 con valvola (Reuters/Nacho Doce)
In termini generali in questi casi sarebbero necessarie almeno le mascherine FFP2, che possono essere con o senza valvola. Nel primo caso in pratica mirano a bloccare ogni accesso a particelle virali e per questo possono essere utili per chi si trova a contatto con persone potenzialmente infettanti. Attenzione però: le valvole in uscita potrebbero in teoria consentire il passaggio dei virus da parte di chi le indossa. Le maschere con valvola quindi sono fondamentali per chi soccorre soggetti infetti o potenzialmente contagiati. Quelle senza valvola invece possono essere impiegate per protezione personale da soccorritori e personale sul territorio, come strumento di prevenzione del possibile rischio.
Personale medico e infermieristico specializzato
Mascherina FFP3 (Photo by Patrick Batard/ABACAPRESS.COM - Reuters)
In questi casi servono le mascherine FFP3, che assicurano la miglior protezione in entrata, visto che possono “chiudere” completamente le possibilità di scambio con l'esterno per naso e bocca. Hanno una valvola di esalazione e vanno impiegate dal persona sanitario nei reparti in cui sono ricoverati i pazienti più complessi che hanno contratto il virus, come le Unità di terapia Intensiva. Molto generici, come l'astenia, senza magari avere la classica tosse accompagnata a febbre. Disponibili due offerte interessanti sul marketplace di AliExpress per chi fosse interessato ad acquistare mascherine chirurgiche oppure guanti in nitrile ad un prezzo unitario particolarmente vantaggioso. Le mascherine chirurgiche sono disponibili nelle confezioni da 50, 100 o 200 pezzi. Nell’inserzione online è possibile scegliere il magazzino di spedizione fra Repubblica Ceca, Cina, Italia, Francia e Spagna.
Guanti Le norme europee EN e i pittogrammi Il rispetto delle direttive europee è indicato dal logo CE e da pittogrammi a forma di scudo. Le direttive europee sui dispositivi di protezione individuale (DPI) impongono un sistema preciso di test e di classificazione dei guanti di protezione: le norme europee sono indicate con l’acronimo EN (‘European Norm’). La prima è la norma EN 420. Il pittogramma “libro aperto” si riferisce alle informazioni fornite dal produttore, come il nome dei guanti, le loro dimensioni, i criteri di utilizzo, ecc. Per rischi particolari legati ad esempio ad agenti chimici o processi meccanici, oltre all’EN 420 si adottano norme più specifiche: vedi pagine seguenti.
Sui guanti certificati CE con un elevato grado di protezione sono indicati: taglia, nome del produttore, nome del guanto, i test che hanno superato e i relativi loghi, il marchio CE con il numero dell’ufficio che ha certificato il guanto. Attenzione: il logo CE da solo non è un marchio di qualità, esso attesta unicamente che il guanto rispetta i requisiti minimi e puo circolare liberamente all’intero del mercato europeo.
Tute e altri dispositivi mono uso
Gel sanificante Qual è il miglior gel disinfettante per le mani? Una domanda sorge spontanea: chi può star tranquillo sapendo che sulle proprie mani si stanno agitando milioni di germi invisibili che potrebbero trasferirsi su altre parti del nostro corpo? Magari siete per strada e un corpo estraneo vi finisce dritto nell’occhio, ma non potete nemmeno stropicciarvelo poiché sapete che dopo aver toccato banconote, monete e passamani le vostre mani pulluleranno di batteri e germi. Allora che fare? Un buon disinfettante tascabile potrebbe essere la soluzione ai vostri problemi se non avete la possibilità di recarvi in un bagno per detergere le vostre mani con acqua e sapone o disinfettare con acqua ossigenata. Ma i disinfettanti non sono tutti uguali. Alcuni di questi possono contenere prodotti chimici aggressivi e avere gravi conseguenze sulla salute vostra e dei vostri cari, a maggior ragione se siete ossessionati con l’igiene e abusate di questi prodotti. Ma non disperate! In commercio ne troverete molti del tutto sicuri per la vostra salute pur assolvendo eccellentemente alla funzione germicida.
Qui di seguito ti presentiamo i migliori gel disinfettanti per le mani: 1. Disinfettare le mani con Amuchina gel
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Il gel igienizzante Amuchina è pratico e si può utilizzare in tutte quelle situazioni in cui abbiamo bisogno di detergere le mani. Lo possiamo usare fuori casa quando siamo costretti a prendere i mezzi pubblici o dopo aver toccato denaro.
E’ molto comodo da utilizzare, grazie all’erogatore e va bene anche in cucina per rimuovere dalle mani fastidiosi odori di aglio o pesce.
Non ha bisogno di risciacquo: basta applicarlo direttamente sulle mani e strofinare (come indicano anche dalle mani stilizzate, stampate sull’etichetta) fino a completa asciugatura.
Oltre a detergere funziona anche da germicida aiutandovi ad eliminare, in base a quanto riportato sulla confezione, il 99,9% dei germi.
2. Gel igienizzante con idratante EcoClenz
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Il gel igienizzate della EcoClenz è un antibatterico con formula idratante che si trova in una maxi confezione in plastica da 500 ml, provvisto di dispenser.
E’ un prodotto estremamente efficace contro batteri come E. Coli, listeria, salmonella, MRSA e H1N1 e agisce in pochissimo tempo: in soli 15 secondi uccide il 99,9% dei batteri e non richiede risciacquo.
Ve lo consigliamo perché, oltre ad essere estremamente efficace, presenta un buon rapporto qualità prezzo.
3. Gel antibatterico senza alcool SteriZar
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Della marca SteriZar vogliamo proporvi questo fantastico gel Advanced Barrier Control.
Si tratta di un disinfettante ecologico e biodegradabile che assicurerà un tocco soft sulle vostre mani poiché non appiccica e non secca la pelle. Questo detergente è anche cruelty-free, quindi non testato sugli animali.
Tra le straordinarie caratteristiche di questo prodotto dobbiamo menzionare l’assenza di alcool e dell’agente chimico triclosan (pericoloso per la salute).
L’efficacia di questo detergente non si esaurisce nel momento in cui viene erogato sulle mani: dopo l’applicazione esso crea una barriera sulla pelle che ne garantisce l’efficacia contro i batteri fino a sei ore. Provare per credere!
4. Art Naturals igienizzante mani
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Il gel mani Art Naturals viene venduto in set da 4 bottigliette da 220 ml, ciascuna con una profumazione diversa: senza profumo, aroma di cocco, lavanda e tea tree.
La sua formula estremamente naturale, una volta applicata sulle mani, funziona da potente antisettico, eliminando il 99% dei batteri, funghi e virus.
La presenza di nutrienti derivati dalle piante come aloe vera, olio di Jojoba, etc.., fa si che il prodotto non secchi le mani e anzi le idrati e le protegga. E’ un prodotto che soddisfa al 100% gli standard naturali di questo marchio grazie anche all’assenza di parabeni e al suo essere cruelty-free.
Insomma, un must-have da portare sempre con voi per mani disinfettate, fresche e profumate!
5. Gel antibatterico Gima
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Il gel antibatterico del marchio Gima si trova in commercio in 4 formati e 4 profumazioni differenti: inodore, mela, fragola e limone.
E’ un prodotto veramente ottimo e, grazie alla sua profumazione leggera, (rispetto ai detergenti suoi concorrenti e maggiormente pubblicizzati) è indicato anche per chi non ama gli odori troppo forti.
Risulta estremamente efficace nell’eliminare batteri e funghi ed è anche molto pratico in quanto il suo utilizzo non prevede risciacquo.
Grazie al dispenser, applicare questo prodotto sulle vostre mani sarà semplicissimo e, dato anche il prezzo così accattivante, non possiamo far altro che consigliarvelo!
6. Gel idroalcolico Purell Advanced
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invece il disinfettante Advance. Si tratta di un prodotto idroalcolico clinicamente testato, antisettico e delicato sulla
pelle.
Privo di fragranze e coloranti, è ottimo sulla pelle perché contiene della crema idratante ed è un efficace disinfettante in grado di nutrire la vostra pelle e di renderla visibilmente più sana.
Il suo potere disinfettante è immediato e l’applicazione del prodotto non richiede risciacquo. Uccide il 99,9% dei germi ed è attivo anche su batteri e virus. Grazie al pratico dispenser potete tenerlo ovunque ve ne sia bisogno: sulla scrivania del vostro luogo di
lavoro, sul bancone del negozio o a scuola. Sarà il vostro alleato contro influenze e infezioni! 7. Disinfettante per mani senza risciacquo Septaman
SEPTAMAN 500 ml gel igienizzante per mani senza… Vedi prezzo su Amazon
Questo ultimo prodotto è quello più economico in assoluto, in una fascia di prezzo che vi posso assicurare potrà fare felici anche coloro che certamente non hanno tutta questa disponibilità economica e che non ci pensano neppure nel voler acquistare chissà quale modello pregiato per la loro casa.
Va detto, infatti, che moltissime persone non hanno né una piscina chissà quanto grande né una piscina di quelle interrate con le mattonelle. Moltissimi preferiscono comprare quelle piscine con i bordi morbidi che sono facili da chiudere o spostare quando poi il tempo bello e caldo finisce.
Proprio per questo tipo di piscine di certo non pretenziose non possiamo non immaginare di acquistare un modello davvero economico che non ha bisogno neppure di essere alimentato a batteria o con la corrente elettrica ma che si muove grazie al movimento della pompa che inizia a muoversi sulla superficie.
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Alcuni critici, però, sostengono che sia proprio il movimento il problema piÚ evidente di questa macchina che sembra funzionare bene per i primi minuti ma che poi inaspettatamente si blocca e va quindi spinta in qualche modo per riprendere a camminare. Per il costo del prodotto io penso che non si debba immaginare di avere il robot migliore del mondo ma si parla di un pulitore che fa il suo dovere soprattutto su superfici abbastanza piccole. Tipi di igienizzante per mani
Come accennato in precedenza, i disinfettanti per le mani sono disponibili in 3 diverse forme: schiuma, gel e liquido spray. Nel tuo supermercato di fiducia probabilmente troverai un’intera sezione dedicata ai diversi tipi di detergente per le mani. Esistono in commercio quelli da borsa, quelli per bambini, disinfettanti in spray, disinfettanti con enzimi organici e, naturalmente, flaconi standard con dispenser.
La vasta scelta di igienizzanti potrebbe confondervi e vi chiederete probabilmente se ve ne servirà uno idratante o per pelli sensibili. Se siete ancora in dubbio sull’acquisto, potete stare tranquilli perché condivideremo con voi la nostra opinione a riguardo in modo da guidarvi nella scelta del miglior detergente. Disinfettante gel Il disinfettante in gel è forse il più comune sul mercato ed è ideale per un uso quotidiano, quando, ad esempio vi trovate in ufficio. Se siete stanchi di tutti quei disinfettanti che seccano la pelle delle vostre mani dovreste optare per un gel a base di estratti naturali come l’aloe vera che vi consentiranno di usarlo tutte le volte che volete senza seccare o irritare la pelle. L’ideale, inoltre, sarebbe optare per un’alta gradazione alcolica che vi garantirà un’igiene e una disinfezione dai batteri istantanee. L’alto contenuto alcolico, infatti, riesce ad uccidere fino al 99,99% di germi nocivi che potrebbero causare malattie. Questa tipologia, si trova solitamente in confezioni comode da usare non solo a casa ma in molte altre situazioni: per esempio quando sali sui mezzi pubblici e incontri tantissime persone o come disinfettante mani ospedale. Disinfettante spray In genere il disinfettante in spray risulta più naturale di quello a base alcolica in gel. Ormai le aziende ci tengono a creare prodotti efficaci che non nuocciano alla salute dei consumatori. La maggior parte degli spray in commercio, oltre a non contenere alcool, non è composto da additivi chimici o fragranze artificiali. Si possono, quindi, trovare spray che uccidono i germi in maniera naturale grazie alla presenza di oli essenziali come il timo e la presenza di succo di aloe che evita arrossamenti della pelle. Oltretutto, lo spray non include nemmeno alluminio cloridrato, un ingrediente che potrebbero essere pericoloso, soprattutto per i bambini. Lo spray è quindi sicuro non solo per gli adulti, ma anche per i bambini e risulta di facile applicazione.
Disinfettante schiumogeno Un disinfettante in schiuma rappresenta la scelta migliore quando si hanno in casa dei bambini. Con questo è infatti possibile pulire e disinfettare giocattoli e oggetti che potrebbero essere messi in bocca e causare malattie. Esistono in vendita online detergenti in schiuma totalmente sicuri in cui non troverete ingredienti nocivi come alcol, triclosan, solfati, parabeni, coloranti e profumi. Le nuove formule non irritano e possono anche agire su lividi o piccoli graffi. Se poi non amate particolarmente le fragranze potete optare per questo genere di prodotto in quanto generalmente ne è privo. Salviette igienizzanti Le salviette igienizzanti rappresentano una soluzione pratica e veloce anche per rimuovere lo sporco. Si possono usare sulle superfici, sui vestiti e naturalmente su viso e mani. Sono molto pratiche da tenere in borsa e soprattutto per coloro che desiderano sempre un’igiene scrupolosa. In genere, contengono ingredienti disinfettanti molto efficaci come il cloruro di benzalconio e sostanze lenitive come l’estratto di aloe vera. Le confezioni, poi, sono così piccole da renderle tascabili, per averle sempre a portata di mano durante viaggi e uscite all’aperto. Livello di alcool presente nel prodotto Esistono due tipi fondamentali di disinfettante per le mani: a base di alcool o senza alcool. Entrambi, in genere, contengono emollienti per idratare la pelle. Il livello di alcol, in ogni caso, è importante poiché ,in base alla sua percentuale, garantisce o meno l’efficacia del disinfettante. Molto spesso, infatti, i prodotti che troviamo sul mercato sono dei semplici detergenti e quindi hanno una funzione esclusivamente igienizzante. Per avere anche un’efficacia germicida dobbiamo optare per un detergente che sia antisettico, ossia disinfettante germicida e, per avere tale funzione, il prodotto deve contenere almeno l’80% di alcool o comunque superare il 60% di concentrazione. Igienizzante a base di alcool Come dicevamo, un igienizzante a base di alcol, per essere essere efficace, deve contenere tra il 60 e il 95% di alcool.
Questa quantità, infatti, “denatura”, rompe e distrugge le proteine (di cui è composto lo sporco) e uccide i batteri sulla pelle. Si consiglia, per contrastare l’aggressività dell’alcool, l’uso di disinfettanti alcolici che contengano anche oli essenziali biologici e antibatterici. Per usare al meglio questo tipo di disinfettante sarebbe opportuno rimuovere lo sporco in eccesso dalle mani con una salvietta e poi passare il detergente germicida: l’efficacia antisettica, in questo modo, sarà maggiore. Igienizzante senza alcool In alcuni disinfettanti per le mani, al posto dell’alcool, troviamo altre sostanze come additivi disinfettanti o sostanze chimiche antibatteriche che eliminano con efficacia i batteri. Tra gli ingredienti troviamo spesso il benzalconio cloruro (BAC) e il triclosan che uccidono i batteri immediatamente ma, a differenza dell’alcool, potrebbero avere ripercussioni sulla salute. Queste sostanze chimiche, utilizzate in molti disinfettanti senza alcool, possono causare effetti collaterali preoccupanti e quindi rappresentano un potenziale pericolo per la salute. Tipi di ingredienti – Nei punti precedenti abbiamo già visto quanto svariati possano essere gli ingredienti che compongono i disinfettanti: da quelli più sicuri a quelli meno sicuri. Troviamo in commercio quelli a base di alcool e quelli senza alcool che, però, contengono spesso additivi chimici con azione disinfettante come il cloridrato, la glicerina e tanti altri. Altri detergenti, invece, sono composti da ingredienti totalmente naturali come estratti di gel d’aloe e oli essenziali. Proprietà antibatteriche – Un buon disinfettate deve possedere un’elevata azione antibatterica oltre ad igienizzare. Ricordiamo che il potere antibatterico è dato da sostanze come l’alcool (che deve essere presente in concentrazioni superiori al 60%), additivi chimici (che risultano, come già detto, pericolosi per la salute) e oli essenziali con forza antibatterica. Rischi per la sicurezza – I rischi per la sicurezza sono maggiori in prodotti che contengono BAC (benzalconio cloruro) e il triclosan: fate sempre attenzione agli ingredienti riportati sulle etichette e cercate di evitare queste sostanze che interferiscono col sistema endocrino. Un interferente endocrino è una sostanza che non fa parte del tuo sistema endocrino naturale, ma agisce ed imita ormoni come estrogeni, androgeni e ormoni tiroidei.
L’esposizione persistente a queste sostanze, può modificare la presenza di ormoni naturalmente prodotti dal nostro corpo. Anche le fragranze che vengono utilizzate in molti cosmetici, contengono sostanze nocive: questi profumi infatti sono realizzati con miscele di cui è impossibile identificarne i singoli componenti e sono spesso agenti cancerogeni, allergeni, irritanti delle vie respiratorie e neurotossine che rappresentano anche un problema per l’ambiente.. Al giorno d’oggi non esiste alcuna norma che obblighi i produttori ad elencare le sostanze presenti nei profumi quindi è meglio non acquistate igienizzanti/disinfettanti con particolari fragranze. Un buon prodotto, per essere realmente efficace, deve presentare la dicitura “presidio medico chirurgico” e contenere al posto delle fragranze sintetiche, estratti di oli essenziali biologici. Per di più, essere ossessionati nel voler eliminare tutti i tipi di germi non è una cosa positiva: una certa esposizione ai batteri è essenziale per il nostro corpo, al fine di aiutarlo a rispondere meglio alle infezioni e ad aumentare le difese immunitarie. Cercare di vivere in maniera totalmente asettica, germ-free, potrebbe esporci ai “superbatteri”, incappando così in infezioni più difficili da curare. E’ vero che vi sono situazioni in cui è utile ricorrere al disinfettante per le mani, ma andrebbe evitato l’uso smodato, ogni qual volta si tocchi una superficie. Usa il disinfettante con parsimonia e solo quando ne hai veramente bisogno, ad esempio quando fai visita a qualcuno in ospedale o sei costretto, ad una festa, a stringere la mano a decine di persone. Antiallergico – Oltre alle irritazioni causate dagli agenti più aggressivi, presenti in alcuni disinfettanti, dovreste fare attenzione ai possibili allergeni. Molti, senza saperlo, potrebbero essere allergici a certi oli essenziali (pur trattandosi di sostanze totalmente naturali). Per questa ragione vi consigliamo sempre di effettuare dei test allergici per evitare di incorrere in situazioni sgradevoli e/o rischi per la salute. Efficacia – L’efficacia dei disinfettanti sta tutta nella composizione del prodotto e nell’utilizzo che ne fate. Utilizzare un disinfettante troppo spesso e quando non è un
effettivo bisogno può portare, nel lungo termine, a una sempre maggiore resistenza di germi e batteri. Inoltre, come già menzionato, è utile tenere sempre a mente che la maggiore validità si ha con prodotti a base di alcol e soprattutto se le mani vengono prima pulite dallo sporco in eccesso. Ecologico – Il mercato, da un po’, pullula di disinfettanti ecologici. Si tratta di prodotti delicati sulla pelle a base di estratti naturali come l’aloe. Questi igienizzanti ecologici sono veramente notevoli perché riescono a ridurre l’impatto ambientale e più delicati sulla pelle. Prezzo – Il prezzo, naturalmente, varia a seconda del prodotto e della sua composizione. Un prodotto più economico in genere non è efficace quanto uno ad un prezzo più elevato. Prima di acquistare un prodotto con un basso prezzo , dovrete stare attenti che non ci siano all’interno sostanze nocive come profumi sintetici e additivi pericolosi per la salute. Il nostro consiglio è quindi quello di acquistare prodotti efficaci nell’igienizzare, nel disinfettare e che siano anche sicuri per la vostra salute, senza preoccuparvi eccessivamente del prezzo (anche perché può variare dai 2 ai 5 euro) . Come utilizzare l’igienizzante? Il modo e il tempo in cui impieghi il disinfettante per mani influenzano la sua efficacia. Come detto sopra, molti disinfettanti, se usati sulle mani visibilmente sporche, non avranno una buona efficacia sui germi che vi si depositano. Se applicati invece su mani abbastanza pulite, lo lasciamo agire per una trentina di secondi avendo cura di lasciarlo asciugare, avremo la massima azione antisettica. Il disinfettante può uccidere non solo i batteri, ma anche alcuni funghi e virus e risulta più efficace nella prevenzione delle infezioni o delle malattie batteriche se lo usiamo solo quando serve realmente e con moderazione. A tal proposito, importanti organizzazioni per l’igiene, raccomandano l’uso del disinfettante per le mani esclusivamente se sapone e acqua non sono disponibili e solo quando si ha un rischio superiore al normale di esposizione a germi e batteri. Sei andato a far visita a un amico in ospedale? Sei andato a prendere tuo figlio a scuola o all’asilo per poi andare a mangiare fuori?
Queste sono le tipiche situazioni in cui puoi trarre il massimo beneficio da un disinfettante per le mani. Il disinfettante funziona davvero? Chiunque, almeno una volta nella vita, avrà acquistato un disinfettante per le mani. Ma una domanda sorge spontanea: il disinfettante per le mani funziona davvero? Diciamo di si ma la sua efficacia dipende anche da ciò che si vuole ottenere e dal suo stesso utilizzo. Come già detto, i luoghi in cui il disinfettante può tornare tornare davvero utile sono quelli in cui è fondamentale lavarsi le mani e in cui i germi sono più inclini ad annidarsi come ospedali o asili nido. Numerosi studi hanno dimostrato che la presenza e l’uso di disinfettanti per le mani nelle scuole, aiuterebbero i bambini a proteggersi dalla diffusione di infezioni e virus e che quindi sarebbe utile per evitare che i possano ammalarsi bambini e assentarsi da scuola. Lo stesso discorso vale sul posto di lavoro: uno studio ha evidenziato come i sintomi correlati a determinate patologie infettive (raffreddore, febbre, tosse e dissenteria) si sono verificati meno frequentemente nelle persone che hanno iniziato a usare regolarmente il detergente per mani sul posto di lavoro aumentando quindi la produttività e il benessere generale. Siete pronti quindi per l’acquisto? Speriamo che questo articolo sia riuscito a indirizzarvi nel migliore dei modi e a venire incontro alla maggior parte delle vostre perplessità… Alla prossima, amici!
Antonella Gigantino Sono Antonella Gigantino, sono laureata in Comunicazione con una tesi di laurea sulla satira televisiva. Io lavoro come copywriter da 5 anni e ho scritto e scrivo praticamente su tutti gli argomenti che hanno a che fare con gli strumenti di pulizia e il mondo del pulire, sempre con grande curiositĂ e professionalitĂ .
Smaltimento rifiuti Sanitari Altro tema molto importante dopo l'immissione sul mercato di milioni di dispositivi d i sicurezza sarĂ lo smaltimento degli stessi a norma di legge per la tutela dell'ambiente,
Ogni giorno in Italia si producono circa 1.000 tonnellate di rifiuti sanitari pericolosi. E non sempre sono gestiti e smaltiti in modo adeguato. Esattamente come accade nel 58% delle strutture di 24 paesi campionate entro il 2015 dall'Oms e dall'Unicef. Ecco perchĂŠ diventa sempre piĂš importante per gli addetti ai lavori sapere riconoscere e gestire le varie tipologie di rifiuto. Rifiuti sanitari, tipologie e modalitĂ di smaltimento
Il tema della gestione e lo smaltimento dei rifiuti sanitari in Italia è stato regolamentato dal DPR 254/03 allo scopo di tutelare l'ambiente, la salute pubblica ed effettuare dei controlli efficaci. Per raggiungere questo obiettivo la normativa ha previsto, tra le altre cose, anche dei corsi di formazione per tutto il personale addetto alla gestione dei rifiuti provenienti da strutture sanitarie pubbliche e private. Tra queste, ospedali, case di cura, laboratori, banche del sangue, unità riabilitative, ambulatori veterinari, studi medici, etc. L'operatore socio sanitario è una di queste figure formate, in quanto è responsabile in prima persona dei sacchi per i rifiuti. L’Oss deve, infatti:
prepararli in modo corretto
predisporli nei luoghi giusti
verificarne il corretto utilizzo da parte degli altri operatori
raccoglierli seguendo le misure di sicurezza
raggrupparli per il loro trasporto
segnalare eventuali anomalie.
Ogni
operatore
deve
essere
dotato
dei
necessari Dispositivi
di
Protezione
Individuale e seguire la procedura aziendale sulla gestione delle varie tipologie di rifiuto prodotto. Come gestire i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo Rientrano tra i rifiuti a rischio infettivo tutti quei rifiuti contaminati da liquidi biologici come sangue e secrezioni varie oppure quelli che provengono da ambienti e pazienti in isolamento infettivo. Esempio di rifiuti infetti Garze, guanti, cannule, drenaggi, cateteri, fleboclisi, mascherine. Altri rifiuti sono quelli contaminati da feci e urine infette, come i pannoloni.
Inoltre, questi rifiuti comprendono anche i taglienti come aghi, lame e siringhe. I rifiuti sanitari pericolosi infetti devono essere smaltiti in appositi contenitori rigidi (halipack) al cui interno sia stato inserito un sacco ben agganciato al bordo del contenitore stesso. Procedura di smaltimento rifiuti sanitari pericolosi infetti La procedura è la seguente:
indossare i guanti, eventualmente anche due paia, la divisa o la tuta, gli occhiali o la maschera protettiva, le scarpe antinfortunistiche
eliminare i rifiuti negli appositi contenitori:
1.
in cartone: per rifiuti non taglienti e non liquidi
2.
in plastica rigida: per taglienti o oggetti appuntiti (halibox)
3.
taniche: per rifiuti liquidi
verificare che il contenitore sia stato riempito per non più di 3/4
controllare a vista se dentro all'halipack c'è la presenza di halibox, ossia contenitori con i taglienti
richiudere il sacco senza schiacciarne il contenuto con le mani e poi chiudere anche il contenitore
alla fine dell'operazione eliminare i guanti nel contenitore e lavarsi le mani
scrivere nell'etichetta fissa il tipo di rifiuto, il reparto e l'ente di provenienza, la data di smaltimento e l'eventuale presenza di halibox
trasportare il contenitore, con un carrello dedicato, presso un locale apposito del reparto, dove resteranno per non più di 24 ore
Come gestire i rifiuti sanitari pericolosi a rischio non infettivo Fanno parte di questa categoria i rifiuti a rischio chimico che arrivano prevalentemente dai laboratori di analisi o di diagnosi (radiologia). Si tratta di liquidi come soluzioni acquose di lavaggio, miscele di solventi e reagenti scaduti. Oppure di materiali come amianto, lampade fluorescenti, batterie, sostanze contenenti mercurio quali termometri o sfigmomanometri rotti. Le miscele di solventi vanno trasfuse in fustini di plastica omologati di dimensioni variabili. Mentre i reagenti scaduti devono essere smaltiti nelle loro confezioni originali, imballati in cartoni e suddivisi in gruppi omogenei.
Gli altri tipi di rifiuti vanno eliminati in contenitori di plastica non riutilizzabili a chiusura ermetica, che abbiano un'imboccatura larga. Procedura di smaltimento rifiuti sanitari pericolosi a rischio non infettivo La procedura è la seguente: 
indossare i guanti, eventualmente anche due paia, la divisa o la tuta, gli occhiali o la maschera
-Riflessionidi Fiorello Cortiana, amministratore regionale e
Presidente della Commissione di
Indagine su 'ndrangheta e corruzione a Buccinasco.
Tra i prodotti che a fine ciclo diventano scarto o materia seconda da trattare, i rifiuti speciali, di origine sanitaria e industriale, hanno particolari implicazioni di carattere ambientale. Nella quotidianità non emergenziale, in Italia si producono, giornalmente, circa 1.000 tonnellate di rifiuti sanitari pericolosi, gestiti e smaltiti non sempre in modo adeguato. Nelle strutture di 24 paesi verificate nel 2015 dall'Oms e dall'Unicef, ciò si è verificato nel 58% dei casi. Parliamo di circa 200 mila tonnellate prodotte ogni anno. Per buona parte di queste Asl e Aziende Ospedaliere, tramite gare pubbliche, affidano la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti presso impianti di proprietà degli affidatari o convenzionati con essi. Dentro l'emergenza coronavirus, i rifiuti ospedalieri sono aumentati del 20% e gli operatori del settore sono sotto pressione. Percentuale in aumento se solo pensiamo ai presidi sanitari dei quali tutti devono disporre e alle opere di sanificazione legati alla Fase 2 alla nuova normalità che seguirà. I Dispositivi di sicurezza individuale-DPI: mascherine, camici, guanti e occhiali sono monouso e dopo il loro utilizzo devono essere gettati, le strutture sanitarie, i luoghi di lavoro, i mezzi pubblici, devono essere costantemente sanificate e igienizzate e i prodotti e gli stracci utilizzati devono poi essere smaltiti. Il COVID-19, permane, con tempi differenti, su oggetti e superfici con cui viene a contatto è quindi fondamentale procedere a una loro corretta gestione, se si vuole evitare il contagio. La gestione e lo smaltimento dei rifiuti sanitari in Italia è stato regolamentato dal DPR 254/03. I rifiuti prodotti dalle strutture sanitarie sono classificati in: 1) rifiuti assimilati agli urbani; 2) rifiuti sanitari non pericolosi; 3) rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo; 4) rifiuti sanitari pericolosi a rischio chimico; 5) rifiuti sanitari che richiedono particolari modalità di smaltimento; 6) rifiuti da esumazione e estumulazioni e da altre attività cimiteriali. Non sono considerati qui i rifiuti radioattivi e gli scarichi fognari in quanto disciplinati da altre normative. Si tratta quindi di una delicata gestione dei prodotti che diventano rifiuti da separare, raccogliere e conferire con attenzione. Per questo sono
previsti dei corsi di formazione per il personale addetto alla gestione dei rifiuti prodotti da strutture sanitarie pubbliche e private, come ospedali, case di cura, laboratori, banche del sangue, unità riabilitative, ambulatori veterinari, studi medici. Tutta la gerarchia della struttura sanitaria è interessata, a partire dal direttore generale, come rappresentante legale della struttura, responsabile degli atti amministrativi per la gestione dei rifiuti sanitari. Suo è il compito di emanare le direttive relative alla corretta gestione dei rifiuti, così come la stipula di convenzioni o di contratti di servizio con ditte autorizzate alle attività di smaltimento. Il direttore generale si avvale di un direttore sanitario cui competono la sorveglianza ed il rispetto delle normative sul deposito temporaneo dei rifiuti sanitari pericolosi. Funzioni di responsabilità che terminano con il conferimento dei rifiuti all’operatore autorizzato al trasporto verso l’impianto di smaltimento. I direttori si devono assicurare che chi effettua l’attività di raccolta e trasporto sia iscritto all’Albo e devono ricevere copia del formulario di identificazione datata e firmata che certifichi l’arrivo e/o l’avvenuto smaltimento del rifiuto. Le strutture che producono rifiuti pericolosi sono obbligate alla comunicazione al catasto dei rifiuti e soggette all’obbligo della tenuta dei registri di carico e scarico. In Italia sono presenti qualificate esperienze industriali per la raccolta, il trasporto, il trattamento e la successiva valorizzazione energetica dei rifiuti speciali ospedalieri. Il problema ambientale, industriale, e di salute pubblica, deriva dalla presenza di un sistema parallelo, con operatori legati alla malavita organizzata, che agisce e smaltisce fuori dalla legalità e dalla sostenibilità ambientale del processo di gestione, con intrecci tra Nord e Sud del Paese. In relazione al territorio di Lamezia Terme è chiara la descrizione del capo della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri"Nel Lametino sono stati sversati prodotti ospedalieri. Questo ci preoccupa molto perché i rifiuti sono stati interrati in aree prossime ad abitazioni e colture». Medicinali scaduti provenienti da ospedali campani, ma i rifiuti interrati in due distinti siti di Lamezia Terme provenivano da tutta Italia attraverso un sistema ben oleato gestito da due società, la Eco.Loda con sede a Gizzeria e la Crm con sede a Dozza nella provincia di Bologna, attraverso un intermediario, vero punto di raccordo tra le imprese che avevano necessità di smaltire rifiuti e chi nei fatti svolgeva il servizio ma in maniera illecita interrandoli in cave o in buche scavate di notte con l'ausilio di mezzi meccanici." Si
tratta del sistema delle ecomafie che la politica pubblica ha faticato a definire e a contrastare, sia sul piano normativo preventivo, sia sul piano del controllo e sanzione delle trasgressioni. Le dimensioni di questo sistema, le conseguenti alterazioni ambientali e dentro l'articolazione amministrativa istituzionale, nonché nella qualità e nelle condizioni di mercato per gli imprenditori, richiedono una sua piena comprensione al fine di proseguire la messa a punto di adeguate politiche pubbliche. Le denunce delle associazioni ambientaliste, le indagini della magistratura, le relazioni delle commissioni parlamentari e i rapporti dei carabinieri, fanno partire la sistematicità del malaffare del ciclo dei rifiuti dal 1975. È del 5 Febbraio 1997, il Decreto Legislativo n° 22, “Decreto Ronchi”, emanato per rendere efficaci le direttive europee sui rifiuti urbani, sui rifiuti pericolosi e sugli imballaggi. Nella 'Relazione finale della Commissione parlamentare bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse' dell'Aprile 2001, ha constatato che è 'mutato l’approccio dei gruppi criminali rispetto ai tradizionali metodi violenti.' ora 'l’organizzazione criminale offre un efficiente servizio alternativo che abbatte i costi e garantisce la continuita` nello smaltimento dei rifiuti, poiche
assicura il superamento di qualunque ostacolo di tipo burocratico e
consente l’immediato deflusso degli scarti di produzione, senza andare troppo per il sottile nel rispetto della normativa vigente.' e ha messo in luce l'estensione diversificata che definisce il sistema parallelo di smaltimento 'La Commissione ritiene di dover sottolineare come tali traffici illegali di rifiuti siano significativi non solo — o non tanto — dal punto di vista della gestione illecita dei rifiuti, ma soprattutto per ciò che rappresentano in termini di infiltrazioni mafiose nelle aree «non tradizionali ». Infatti l’ingresso delle societa` mafiose nell’affare, o comunque l’utilizzo di metodiche e strumenti tipici della cultura mafiosa, ingenera inevitabilmente la nascita di gruppi criminali organizzati satelliti che operano nel nord Italia, magari non ancora classificabili come veri e propri sodalizi delinquenziali di stampo mafioso, ma che possono avviarsi a diventarlo, e le vicende piemontesi piu` recenti, di cui diremo appresso, ne sono un segnale evidente.' così è evidente una relazione di modificazione del territorio 'l’utilizzo delle cave come discariche e` un fenomeno comune'. Lo svolgimento della relazione disegna il sistema come un puzzle, un pezzo dopo l'altro il sistema illecito comprende
l'intera filiera 'Gli smaltimenti illeciti, poi, avrebbero avuto la regia di un solo personaggio del milanese, che gestirebbe l’intero mercato parallelo ed illegale di rifiuti pericolosi nel nord Italia, avendo sotto il proprio controllo sia le imprese dedite alla produzione e stoccaggio dei rifiuti, che i siti destinati allo smaltimento illecito. Tale personaggio — secondo quanto sin qui emerso — « reclutava » fra gli stessi imprenditori in difficolta`, commissionando trasporti e stoccaggi di rifiuti pericolosi, naturalmente illeciti, ed indicando altresì le località in cui i rifiuti dovevano essere prelevati e successivamente occultati ed abbandonati; in cambio dell’attività d’intermediazione svolta, il predetto riceveva consistenti somme di danaro « in nero » sia dallo smaltitore dei rifiuti che dal produttore degli stessi.'. Al contempo si affina la pratica di falsificazione dei documenti relativi ai rifiuti trattati 'l’attività illecita consisteva nella sistematica falsificazione di documenti di accompagnamento (tesi a consentire l’ingresso in discarica di materiali non autorizzati) e nella falsificazione di dichiarazioni di avvenuto smaltimento di rifiuti; nella commissione di truffe a danno di enti pubblici e privati, ai quali venivano fatturati costi di smaltimento non affrontati; infine, nel sistematico illecito smaltimento di rifiuti tossiconocivi provenienti dal territorio nazionale e dall’estero.'. Ecco il tassello che completa il sistema 'tali condotte illecite (...) erano agevolate dalla notevole capacità penetrativa dei soggetti coinvolti (...) negli enti pubblici di varia natura preposti al controllo.' 'l’attività crescente delle organizzazioni criminali anche di stampo mafioso sembra potersi individuare nella gestione del sistema amministrativo locale che, dovendo funzionare come controllo autorizzatorio, in realta` sembra non svolgere con la dovuta intensita` tale compito.' Per questo 'la Commissione ha dovuto più volte registrare nel corso della sua attività condotte gravi tenute da amministratori locali, esemplificative di detto coinvolgimento, a vario titolo, di funzionari del settore, in particolare nelle aree del Mezzogiorno e del sud, ma da cui non sono risultate affatto immuni regioni del centro e del nord del Paese'. Il sistema illecito ha altresì trovato una facilitazione quando la gestione dei rifiuti da parte delle amministrazioni locali avveniva 'in economia' e non attraverso la pubblicazione di bandi pubblici.Tra le ragioni più rilevanti che hanno portato a questa situazione quella che 'sembra essere la più rilevante e pregna di significato, e` relativa al controllo degli appalti della pubblica amministrazione. Proprio l’assenza dei
dovuti, necessari controlli delle amministrazioni pubbliche favorisce e rafforza l’intromissione delle organizzazioni criminali, aprendo il campo alla possibile attività di imprese prive di specifica organizzazione ed esperienza nel settore dei rifiuti e magari costituite artatamente, per lucrare gli enormi guadagni connessi agli smaltimenti illeciti. Si assiste perciò, sovente, alla presentazione di offerte anomale o comunque non fondate su una reale analisi del rapporto costi-profitti, ovvero alla partecipazione alle gare di una pluralità di ditte che sono, tra loro,direttamente collegate, al di la` della titolarità formale, in quanto fanno capo alla medesima compagine, che e` solita operare con modalità illecite; in alcuni casi, addirittura, le imprese aggiudicatarie dell’appalto si servono, per l’intero svolgimento del servizio, di altri soggetti, che operano in modo illecito, dando luogo a smaltimenti incontrollati, con gravissime ripercussioni sulla situazione ambientale e danno per la salute pubblica.'. Un ulteriore limite nell'azione della Pubblica Amministrazione è dovuto 'al mancato o scarso controllo che gli enti locali — produttori dei rifiuti — effettuano sulla destinazione dei rifiuti prodotti. Da un’indagine svolta dalla Commissione su tutti i comuni italiani e` infatti risultato che questi, nel 47,2 per cento dei casi, richiedono il certificato di avvenuto smaltimento, mentre alcuni comuni si accontentano del duplicato del documento di trasporto.'. La malavita organizzata si muove al meglio nelle situazioni di chiaroscuro dove 'il panorama delle società che operano in questo settore presenta elementi di distorsione (compartecipazioni tra grandi gruppi, potenziali partners in realtà alleati) e di scarsa trasparenza (società con 20 milioni di capitale sociale che controllano aziende con miliardi di capitale sociale, giochi di « scatole cinesi » che riconducono a società con sede in Svizzera o Liechtenstein).'. Un mondo criminale speculativo e approfittatore 'La debolezza del sistema contribuisce di fatto a che mafia, ’ndrangheta, camorra e le altre organizzazioni similari occupino — anche in questo settore — tutti gli spazi da cui e` possibile trarre una utilita`, ponendosi come forza mediatrice fra autorita` locali e societa`, tra mercato e Stato. Questa
«
vocazione imprenditoriale » delle organizzazioni mafiose spiega perché esse orientino il loro campo di azione sulle opportunità che, nel tempo, i vari mercati offrono. Così la mafia approda ai rifiuti non appena si manifesta una crescita economica del settore, impadronendosi di alcuni snodi fondamentali ed impedendo che tale crescita si trasformi
in sviluppo vero e proprio, poiché va a stravolgere le regole del mercato legale.' Il sistema delle ecomafie configurava nel 2001 un mercato parallelo per '15 mila miliardi di lire l’anno, provocando danni all’erario per circa 2 mila miliardi di lire l’anno.'. Questa situazione mette in luce un vulnus normativo 'le difficolta` che angustiano l’operato degli organi investigativi impegnati nella lotta ai crimini contro l’ambiente, difficolta`
che
la
Commissione
intende
continuamente
ricordare.
Anzitutto,
l
incompatibilità strutturale tra la fattispecie associativa ed i reati in materia ambientale, che sono prevalentemente di natura contravvenzionale, tranne i casi in cui ricorrono altre ipotesi delittuose, come la truffa, le false fatturazioni, il disastro ambientale o l’avvelenamento delle acque; il fatto che tali indagini richiedono tempi lunghi e l’utilizzo di una serie di strumenti investigativi non conciliabili con la natura contravvenzionale delle fattispecie sanzionate, caratterizzate dalla brevità del termine di prescrizione e dall’impossibilita`, appunto, di accedere a strumenti investigativi particolarmente utili, come le intercettazioni telefoniche ed ambientali; la necessita` di cogliere, al di la` della singola vicenda di questa o quella discarica abusiva, aspetti di connessione e collegamenti con società e/o persone che spesso travalicano la competenza territoriale di un singolo ufficio giudiziario e, quindi, richiedono forme stabili di collegamento tra uffici giudiziari, nonché delle forze dell’ordine; l’assoluta inidoneità sotto il profilo sanzionatorio delle condotte incriminate in materia, perché le pene, davvero assai blande a fronte, poi, di profitti considerevoli e del breve termine di prescrizione, da un lato non fungono da deterrente ai comportamenti illeciti e, dall’altra, non sembrano giustificare l’impiego di mezzi e risorse investigative così consistenti e costose.'. nel
2015
con
l'approvazione
della
legge
Questo vulnus è stato colmato
relativa
al
reato
ambientale.
Una crescita che non conosce crisi, nel Rapporto 2018 sulle ecomafie Legambiente ha registrato una impennata dei reati nel ciclo del cemento, nell’agroalimentare e contro gli animali. In aumento anche quelli nel settore dei rifiuti: il business dell’ecomafia raggiunge quota 16,6 miliardi di euro. 368 il numero dei clan censiti. Trova intanto conferma la validità della legge sugli ecoreati. Nel 2018 usata per 1.108 volte e applicata in 88 casi di disastro ambientale.
Tra gli illeciti ambientali, nel 2018 quelli legati al ciclo illegale dei rifiuti si avvicinano alla soglia degli 8mila ,quasi 22 al giorno. Per altro la competenza in ordine al controllo di tutte le attività di gestione dei rifiuti e l’accertamento delle violazioni, spetta alle Province e alle Città Metropolitane e qui c'è un paradosso invalidante la stessa legge sul reato ambientale. La cosiddetta 'Legge Del Rio', approvata prefigurando una modifica della Costituzione poi non approvata dai cittadini, ha ridotto le Province e le Città Metropolitane a un residuo istituzionale, senza organi eletti dai cittadini, differentemente da ciò che vorrebbe la Carta, senza poteri e senza finanziamenti. Di più, a fronte della approvazione della legge sul reato penale, la Polizia Provinciale che rilevava il 60/70% degli illeciti ambientali è stata smobilitata. In questa situazione di diminuzione di funzioni amministrative, di riduzione significativa di personale, di neutralizzazione operativa dell'organismo di accertamento e sanzione, il sistema di autorizzazione/controllo degli impianti di raccolta e stoccaggio risulta quantomeno inadeguato. In questo quadro amministrativo e funzionale, le prescrizioni normative sulla sterilizzazione dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 254/2003, indicano come opzione la sterilizzazione in situ. Questa a cura dal produttore dei rifiuti sanitari pericolosi a solo rischio infettivo, così da semplificare le fasi di gestione precedenti lo smaltimento, riducendo quindi i rischi per gli operatori e per l’ambiente durante le fasi di trasporto, stoccaggio e manipolazione, riducendo altresì i costi di gestione. Però in Calabria solo a Lamezia Terme e Crotone sono presenti impianti di termodistruzione autorizzati a smaltire rifiuti sanitari infetti. Inoltre ai rifiuti sanitari, che sono classificati come rifiuti speciali, non viene applicato il divieto di smaltimento fuori regione. In una situazione così determinata c'è il rischio, già rilevato da indagini giudiziarie, di un traffico di rifiuti ospedalieri e sanitari infetti, con problemi per la salute degli operatori addetti alla raccolta, al trasporto e allo smaltimento, come della salute pubblica. • L'operazione "Crimine/Infinito", condotta nel luglio 2010 dalla magistratura di Milano e Reggio Calabria, ha evidenziato che la 'ndrangheta aveva già da tempo 'colonizzato' molte zone del Nord. Indagini e processi hanno confermato, nei dieci anni a seguire, che nelle
regioni del Centro-nord c'è la presenza delle mafie tradizionali, la 'ndrangheta in primo luogo, dedite al traffico di stupefacenti, estorsioni, usura, recupero crediti. Nelle operazioni di movimento terra, legate alla estensione della urbanizzazione, così come per il fondo degli assi stradali nelle infrastrutture per la mobilità nel territorio, la distribuzione, miscelazione e interramento, di rifiuti tossici e speciali, ha connotato l'Italia come Paese dei fuochi. Parallelamente al dibattito sull’autonomia differenziata regionale, emerge con evidenza il tratto unificante dell’Italia come il Paese dei fuochi. Con l’incendio di un capannone per stoccaggio, distrutto dal rogo appiccato il 14 ottobre 2018 si sollevò una colonna di fumo nera visibile da chilometri, e l’aria nella zona fu irrespirabile per giorni. Così lo smaltimento illecito di rifiuti è entrato nella cinta daziaria di Milano dopo averne definito in modo puntuale, incendio dopo incendio, la cintura, nera, della Città Metropolitana. I quindici arresti, a seguito dell’indagine che ha toccato anche Verona e i capannoni affittati al quartiere San Massimo, rispondono alle accuse di traffico illecito di rifiuti, attività di gestione non autorizzata e intestazione fittizia di beni. Calchi Taeggi, Bisceglie, Santa Giulia, le sentenze “Cerberus” e “Parco Sud”, avevano già messo in luce l’attenzione della malavita organizzata, in particolare della ‘Ndrangheta, per lo smaltimento illecito di rifiuti attraverso il movimento terra. Ora è chiaro che anche la rete dello stoccaggio dei rifiuti e delle società che se ne occupano, è parte dell’articolazione dell’economia criminale e della sua presenza reticolare nel territorio. Nella Milano che si vuole guida di un processo politico democratico non è più eludibile la questione della responsabilità amministrativa delle pubbliche amministrazioni nel rilascio delle autorizzazioni ambientali, dai rifiuti alle acque, dalle autorizzazioni uniche alla bonifica dei siti contaminati, e nei controlli relativi. La Città Metropolitana, nella sua XII newsletter del 2016, vantava una riorganizzazione improntata alla semplificazione, trasparenza, efficienza, capace di una riduzione, in un anno, dell’85% dell’arretrato di 2498 pratiche relative ai precedenti 14 anni 2001-2014. Alla luce degli incendi succedutisi in questi anni ci si deve chiedere quale coerenza c’è stata tra i provvedimenti per l’efficienza di procedure e organizzazione e la loro l’efficacia nella tutela della salute e del territorio nel rispetto della legge. Le imprese della green economy, che coniugano innovazione e rispetto dell’ambiente, i cittadini e i sindaci dei suoi 134 comuni, possono contare su un
sistema di autorizzazioni e di controlli che garantiscano condizioni di mercato e di concorrenza comuni a tutte le imprese, esistenti e possibili? Ad esempio, nella semplificazione delle procedure la Città Metropolitana si è deciso di ‘mantenere valida l’eventuale comunicazione di cessazione dell’attività inviata dall’azienda e non procedere a ulteriori verifiche’. Così si sono ignorate le conseguenze di lasciare senza controllo attività potenzialmente problematiche per l’ambiente e la legalità, anche alla luce dell’azione della criminalità organizzata nel territorio milanese che le sentenze Cerberus e Parco Sud hanno ben chiarito. Quale modalità organizzativa è stata messa in atto per i controlli degli impianti di trattamento dei rifiuti? Quale criterio d’individuazione degli impianti da controllare è stato adottato? Quali i criteri per le procedure autorizzative della VIA? Qual è il numero di sopralluoghi effettuato annualmente? Nel 2016 i dipendenti della Città metropolitana di Milano che si occupavano di impianti di trattamento rifiuti erano 30. La Polizia Locale dell’ex Provincia rilevava tra il 60 e il 70% degli illeciti ambientali ora che la Legge 68/2015 ha definito i reati ambientali è stata pressoché smantellata. Il Corpo di Polizia Locale della Città metropolitana di Milano, a seguito dell’evoluzione normativa (legge 56/2014, legge 190/2014, legge 125/2015, Circolare Madia), ha subito un drastico ridimensionamento: dagli oltre 80 operativi, fra ufficiali e agenti, coadiuvati da oltre dieci amministrativi, suddivisi in cinque Comandi territoriali, si è passati a un organico di soli 16 operatori, 5 amministrativi, cui va aggiunto un nucleo ittico venatorio, destinato in via esclusiva alle funzioni di vigilanza delegate dalla Regione Lombardia. Il ruolo principale della Centrale operativa si è trasformato dalla gestione delle pattuglie di Polizia locale e dei collegamenti con i vari comandi territoriali, al coordinamento delle comunicazioni con GEV (Guardie ecologiche volontarie, che la Città Metropolitana ha privato della figura di coordinamento esercitata da una Posizione Organizzativa) e GVV (Guardie ittico venatorie volontarie), alla risposta costante al pubblico e, in caso di emergenze di Protezione Civile, alla gestione dei contatti tra Comando e funzionari o volontari dislocati sul territorio. 50 sindaci dell’Alto Milanese, appartenenti a tutti gli schieramenti, hanno condiviso un pronunciamento negativo nei confronti della VIA concessa dalla Città Metropolitana per la discarica della società SOLTER che interessa il comune di Casorezzo e quelli confinanti. Nella VIA sono indicate
37 condizioni obbligatorie per ripensare il progetto è una condizione, in particolare, è ostativa alla concessione della VIA: la mancanza della distanza di 50 metri tra la discarica già esistente e quella in progetto. Ciò si aggiunge alla clausola ostativa del mancato rispetto delle convenzioni precedenti. La Regione ha indicato le modalità di misurazione dei 50 metri di distanza, tutte le forze presenti nel Consiglio Regionale hanno votato contro la localizzazione di una nuova discarica a Casorezzo, eppure l’efficienza semplificante della Città Metropolitana ha concesso la VIA. All’orizzonte nessun raccordo tra la Polizia Locale Metropolitana e la Polizia Locale dei 134 comuni organizzati in zone omogenee. Di quale “modello Milano” stiamo parlando? Qui si butta il pattume sotto il tappeto e quando scotta prende fuoco. Così per il Centro-Nord, nel 2018 a partire dalla Valle d'Aosta, la Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, ha dato una descrizione calzante della situazione che si era venuta a definire negli anni: un equilibrio pluridecennale fondato "sulla compiacenza di operatori economici, classe dirigente e mafiosi". Dal rapporto 2019 di Legambiente sulle ecomafie, con dati raccolti, come sempre, in collaborazione con forze dell'ordine, capitanerie di porto e tutti i corpi con funzioni di rilevazione delle attività illecite, si delinea una classifica significativa. 12.597 infrazioni, pari al 45% nazionale, sono state compiute nelle regioni a tradizionale insediamento mafioso:Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. La Campania conduce la classifica regionale delle illegalità ambientali con 3.862 illeciti, il 14,4% del totale nazionale , segue la Calabria con 3.240, che registra il numero più alto di arresti, 35 , poi la Puglia con 2.854 e quindi la Sicilia 2.641. Quinta il Lazio con più di 2.000 reati, poi, seconda regione del Centro Italia, la Toscana con 1.836, seguita dalla Lombardia, al settimo posto nazionale e al primo nel Nord. Negli anni le cosche hanno occupato molti settori dell'economia legale con le imprese acquisite, di forma o di fatto, inquinando il mercato e la libera concorrenza per la enorme disponibilità di capitali combinata ai metodi illegali: violazione delle leggi fiscali, della sicurezza sul lavoro, dei meccanismi di attribuzione degli appalti, alle intimidazioni e attentati. Le mafie occupano settori a bassa intensità di tecnologia come l'edilizia,con movimento terra, cave, cemento, i rifiuti, la contraffazione. A seguito dell'emergenza Covid 19 le cosche certamente si interesseranno allo smaltimento dei rifiuti ospedalieri, aumentati in modo significativo, all'aumento del trasporto su gomma, alla ripresa di
produzioni dismesse in Italia. Grazie alla enorme liquidità, le cosche approfitteranno della crisi economica per esercitare usura, quindi ingresso societario per impadronirsi, di nome o di fatto, di molte imprese nei settori tradizionali e, come hanno messo in luce le indagini della magistratura in Lombardia, nella sanità. Saranno cruciali i provvedimenti di controllo e deterrenza annunciati dalle autorità italiane e internazionali. Un esempio efficace, in questo senso, è stato l'Expo a Milano, sotto il monitoraggio dell'ANAC, così sembra la ricostruzione del ponte di Genova, grazie ad una legge speciale in cui, insieme alla semplificazione delle procedure sono stati mantenuti i controlli antimafia. Sul piano nazionale la Legge 68/2015 sugli ecoreati ha un ruolo chiave nella lotta alla criminalità ambientale sul fronte repressivo, così come su quello della prevenzione. Nel 2018 la legge è stata applicata 1.108 volte, più di tre al giorno, una crescita pari a +129%. Sono state 86 le contestazioni per il reato di traffico organizzato di rifiuti, 15 i casi di traffico e abbandono di
materiale
ad
alta
radioattività, 6 i delitti
colposi
contro
l’ambiente, 6 quelli
di impedimento al controllo e i 2 di omessa bonifica. Nel 2019 90 procure che si sono messe sulle tracce dei trafficanti, con la denuncia di 9.027 persone e l’arresto di 2.023, 54 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati. 1.195 aziende coinvolte in 46 stati esteri, per questo Legambiente auspica che il Parlamento istituisca al più presto la Commissione d’inchiesta sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin. Le sentenze hanno dimostrato l'influenza delle cosche con la classe dirigente della Pubblica Amministrazione, locale e regionale, amministratori e funzionari. Coloro che decidono su indirizzi politici, procedure e capitoli di bilancio della spesa pubblica. Uno scambio di favori: incarichi professionali con aiuti elettorali, tangenti con assunzioni e promozioni. Così facendo non si ha solo una alterazione della legalità, quindi della concorrenza, della qualità delle infrastrutture, dello smaltimento dei rifiuti, della qualità delle acque di falda, dei terreni, dell'aria, della sicurezza e dei diritti dei lavoratori. Nel tempo si alterano la qualità e i profili della stessa classe dirigente della PA, delle politiche adottate e degli interlocutori cui questa deve rispondere e rendicontare: non più gli elettori ma i padrini. La corruzione si conferma lo strumento più efficace, per aggirare ed eludere le regole per la tutela dell’ambiente e generare profitti illeciti. Dal Tra il 1 giugno 2018 e il 31 maggio 2019 sono ben 100 le inchieste censite da Legambiente ha censito 100 inchieste
svolte da 36 procure: 597 persone denunciate, 395 arrestate, 143 sequestri. La classifica della corruzione 2019 vede in testa le quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso con 43 inchieste, il 43%, ma è il Lazio la regione con il numero più alto di inchieste, 23, segue la Sicilia con 21, terza la Lombardia con 12 , che precede la Campania con 9, chiude la Calabria con 8. Certamente è necessaria una cultura condivisa della legalità come fondamento del patto sociale, con la consapevolezza diffusa del danno arrecato alla società, alla democrazia, all'economia, dalla presenza delle mafie con la loro attività di contagio mortale. Trasparenza e rendicontazione della Pubblica Amministrazione, effettiva partecipazione informata dei cittadini, esercizio diffuso ed effettivamente abilitato dagli strumenti di partecipazione della cittadinanza attiva, per cui l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni dovrebbe essere gratuito ed effettivamente accessibile. Queste sono le condizioni per produrre una cultura condivisa della legalità. In questo senso c'è una concreta prova della relazione tra amministrazioni locali e senso civico diffuso. Per quanto riguarda i rifiuti sanitari, le fasi di riduzione del contagio, con adozione di pratiche di sanificazione degli ambienti di relazione collettiva e distanziamento individuale, con l'uso necessario di dispositivi sanitari a cadenza limitata necessitano di strumentazione/raccoglitori e pratiche diffuse per la raccolta di quelli che, come mascherine e guanti, diventano rifiuti sanitari. Per essere efficace ciò interessa la relazione tra l'organizzazione amministrativa, gli spazi urbani, gli ambienti collettivi, i costumi sociali. Ma, combinato con questi aspetti di comunità territoriale fondata sulla responsabilizzazione diffusa, occorre mettere mano all'elemento cruciale che consente di alimentare questo anti stato, parassitario e parallelo: quello costituito dalla struttura normativa, procedurale, regolativa, organizzativa, di controllo e sanzione, della articolazione istituzionale ed amministrativa. In questo senso è stata importante l'esempio di una amministrazione locale, della prima cintura di Milano, con l'approvazione di una serie di modifiche a Statuto, regolamenti e procedure al fine di contrastare efficacemente la corruzione amministrativa. Significativa l'approvazione unanime, di ciò che ho proposto come Presidente della Commissione di Indagine Consiliare in relazione agli aspetti di criticità amministrativa messi in luce dalle sentenze Cerberus e Parco Sud, da parte del Consiglio Comunale di Buccinasco, che era stata definita dal capo cosca Barbaro 'la Platì
del Nord'. Così per lo Statuto 'Il Sindaco non puo nominare componenti della Giunta comunale o rappresentanti del Comune presso Enti, Aziende ed Istituzioni i soggetti che abbiano rivestito la carica di amministratore del Comune e che, nel periodo di svolgimento della carica o nel biennio successivo, abbiano stipulato contratti di compravendita di beni immobili, di lavoro, di servizio o di consulenza con i soggetti destinatari dell’attivita amministrativa svolta.Il suddetto divieto si applica anche nel caso in cui i contratti sopra citati siano stati stipulati dal coniuge o da parenti fino al primo grado.' Per il Controllo degli atti 'Nella fase successiva all’adozione degli atti amministrativi, il controllo di regolarita amministrativa e svolto dalla struttura preposta ai controlli interni, coordinata dal Segretario Generale. Esso viene esercitato sulle deliberazioni e sulle determinazioni, nonche sui relativi allegati, ed ha gli stessi contenuti previsti del controllo di regolarita amministrativa nella fase preventiva a cui si aggiunge il rispetto dei termini per la conclusione dei procedimenti amministrativi. Con particolare riferimento agli atti di affidamento di appalti di lavori, servizi e forniture, nonche agli atti di erogazione di contributi economici a favore di soggetti terzi, il controllo prevede la verifica della correttezza e legittimita dell’intero procedimento cui l’atto stesso si riferisce.' Per limitare possibile discrezionalità nei controlli, fino al 30% degli atti vengono selezionati per sorteggio e il controllo ha cadenza semestrale con verbale relativo. Un Protocollo per il Patto di Integrità con obblighi per l'Amministrazione appaltante e i suoi dipendenti e per gli operatori economici, per il quale 'E, dunque, legittima la previsione del bando che richiede l’accettazione dei protocolli di legalita e dei patti di integrita quale possibile causa di esclusione “in quanto tali mezzi sono posti a tutela di interessi di rango sovraordinato e gli obblighi in tal modo assunti discendono dall’applicazione di norme imperative di ordine pubblico, con particolare riguardo alla legislazione in materia di prevenzione e contrasto della criminalita organizzata nel settore degli appalti” ' Nel Codice di Comportamento 'I dipendenti assegnati ai Settori Lavori pubblici e Manutenzioni, Urbanistica ed Edilizia privata ed Ambiente e controllo del territorio, forniscono annualmente, con riferimento al quinquennio precedente, per iscritto al proprio Responsabile di Posizione Organizzativa apposita comunicazione riguardante le attività professionali o economiche svolte dalle persone con loro conviventi, dagli ascendenti e
discendenti e dai parenti e affini entro il secondo grado' Oltre a stringenti obblighi per urbanizzazione primaria e secondaria, qualità equiparata agli obblighi di urbanizzazione, acquisizione e cessione, di aree, fideiussioni per inadempimento obbligatorie, ART. 16 – ALTA VIGILANZA 1. Il Comune, in ragione delle proprie competenze istituzionali, esercita l’alta vigilanza su tutte le fasi di progettazione, affidamento e realizzazione delle opere di urbanizzazione. 2. In particolare, il Comune rimane titolare del potere di impartire direttive circa gli atti e le procedure da compiere, di sostituire l’operatore in caso di inerzia, di annullare in sede di autotutela di atti illegittimamente posti in essere, ex articolo 21-nonies, e revocare nei casi previsti dall’articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990 e, piu in generale, del potere di revocare l’esercizio dei poteri attribuiti all’operatore mediante la presente convenzione . 3. Il Comune si riserva il diritto di effettuare controlli sul cantiere, anche senza preavviso, al fine di valutare l’andamento dei lavori ed il rispetto dei termini previsti per la realizzazione delle opere di urbanizzazione. 4. Ai fini dell’esercizio delle funzioni di cui ai precedenti commi, il Comune nomina ai sensi della l. n. 241 del 1990 s.m. il responsabile del procedimento per la realizzazione delle opere di urbanizzazione14, il quale esercita, fra l’altro, i seguenti compiti: Istituzione del Nucleo Operativo Controllo Cantieri. Che comprende i Settori: Polizia Locale, Protezione Civile, Lavori Pubblici e Manutenzione, Urbanistica ed Edilizia Privata. Gli obiettivi sono 'Assicurare che la realizzazione dei lavori pubblici comunali sia effettivamente eseguita dai soggetti debitamente autorizzati dal comune.Assicurare che il personale e i mezzi impiegati dalle imprese non siano riferibili in alcun modo a soggetti non autorizzati. Assicurare che le opere di urbanizzazione realizzate dai privati siano effettivamente
eseguite
dai
soggetti
preventivamente
comunicati
al
comune. Assicurare la conformita alla normativa urbanistico – edilizia dei opere private anche in corso d’opera.'. Alla Polizia Locale è affidato il compito della rendicontazione periodica sull'operato del NOCC. ART. 17 – NORMA ANTI MAFIA 1 Le parti si impegnano ad assumere ogni utile iniziativa affinche sia assicurato, all’affidamento dei lavori pubblici e delle forniture di beni e servizi, lo scrupoloso rispetto delle prescrizioni di cautela dettate dalla normativa antimafia, di cui al D.L.vo n. 159/2011. 2 Il
Soggetto Attuatore si impegna ad inserire nei bandi per l' affidamento di appalti di opere e lavori pubblici da cui possono derivare le seguenti attività imprenditoriali:
• TRASPORTO DI MATERIALI A DISCARICA • TRASPORTO E SMALTIMENTO DI RIFIUTI; • FORNITURA E TRASPORTO DI TERRA E MATERIALI INERTI; • FORNITURA E TRASPORTO DI CALCESTRUZZO FORNITURA E TRASPORTO DI BITUME; AUTOTRASPORTI; GUARDIANIA AI CANTIERI.
Tra le clausole previste clausole: a) obbligo per la stazione appaltante di comunicare al Prefetto le imprese aggiudicatarie di appalti, subappalti e altri subcontratti derivanti dall'appalto, relativi all’attivita sopraindicate; b) tutti gli affidamenti a valle dell'aggiudicazione principale devono essere subordinati all'acquisizione delle informazioni antimafia di cui all'articolo 91 del decreto legislativo n. 159/2011;c) le verifiche e l'acquisizione delle informazioni antimafia devono essere estese anche alle tipologie di prestazioni non inquadrabili nel subappalto sempre in riferimento alle attivita sopraindicate; Per il soggetto Attuatore: a) previsione dell'obbligo a carico dell'appaltatore, di comunicare alla stazione appaltante l' elencodelle imprese coinvolte nel piano di affidamento con riguardo alle forniture e ai servizi di cui al comma precedente nonche ogni eventuale variazione dello stesso
elenco,
successivamente
intervenuta
per
qualsiasi
motivo; b)
previsione
dell'obbligo, a carico della stazione appaltante, di comunicare al Prefetto l’elenco delle imprese di cui al punto precedente, al fine di consentire le necessarie verifiche antimafia da espletarsi anche attraverso il ricorso al potere di accesso ai cantieri; c) previsione della clausola risolutiva espressa - da attivare in caso di informazioni positive al fine di procedere automaticamente alla revoca dell'autorizzazione del sub-contratto e alla automatica risoluzione del vincolo; d) in caso di automatica risoluzione del vincolo, previsione di una penale, pari al 10% del valore del sub-contratto, a titolo di liquidazione forfetaria dei danni, salvo il maggior danno. Il Protocollo con la Prefettura prevede: -
“Il contraente appaltatore si impegna a dare comunicazione tempestiva alla Prefettura ed all’Autorita giudiziaria di tentativi di concussione che si siano, in qualsiasi modo, manifestati nei confronti dell’imprenditore, degli organi sociali o dei dirigenti di impresa. Il predetto adempimento ha natura essenziale ai fini della esecuzione del contratto e il relativo inadempimento dara luogo alla risoluzione espressa del contratto stesso, ai sensi dell’art. 1456 del c.c., ogni qualvolta nei confronti di pubblici amministratori che abbiano esercitato funzioni relative alla stipula ed esecuzione del contratto, sia stata disposta misura cautelare o sia intervenuto rinvio a giudizio per il delitto previsto dall’art 317 del codice penale” ; -"La Stazione appaltante si impegna ad avvalersi della clausola risolutiva espressa, di cui all’art. 1456 del codice civile ogni qualvolta nei confronti dell’imprenditore o dei componenti la compagine sociale, o dei dirigenti dell’impresa, sia stata disposta misura cautelare o sia intervenuto rinvio a giudizio per taluno dei delitti di cui agli artt. 317,318, 3l9,3l9-bis, 3l9-ter,3l9-quater,320,322 , 322-bis, 346 bis ,353 e 353 bis del codice penale" Queste misure, basate sulle criticità rilevate dai magistrati, sono finalizzate sia alla creazione di un ambiente chiaro di informazioni, procedure e regole, sia nel coinvolgimento e nella responsabilizzazione di più figure e funzioni pubbliche, creando così una comunità amministrativa con un indirizzo inequivocabile. Un deterrente ma altresì una funzione di prevenzione e contrasto del l'operato delle ecomafie sul territorio: quello figurato e quello sostanziale, delle escavazioni, del movimento terra, degli interramenti e degli sversamenti dei rifiuti speciali, tra questi quelli sanitari. Spetta quindi alla politica, sul piano Nazionale come su quello Delle Amministrazione Locali, evitare che leggi, regolamenti e procedure amministrative, consentano la pratica della corruzione, che apre spazi di azione per le mafie. Così come sarà indispensabile un modello di concertazione con il mondo del lavoro perché la crisi economica e il conseguente disagio sociale non diventino una questione di ordine pubblico bensì di un cambio di modello basato sulla innovazione per la sostenibilità ambientale e un welfare sociosanitario che non scarichi negli ospedali il disagio sociale come questione di ordine terapeutico. Solo così l'azione della magistratura e delle forze dell'ordine, già gravate di
nuovi compiti post pandemia, potrà dedicarsi principalmente a debellare il cancro mafioso che inficia la qualità del vivere sociale.

Gli studi sui Vaccini
Ad oggi, non è stato ancora approvato alcun farmaco specificamente per il trattamento della malattia associata all’infezione da SARS-COV-2 (Covid-19). Sono
in
corso
numerose sperimentazioni
cliniche
su
circa
40
molecole
e
contemporaneamente sono utilizzati off-label, o come uso compassionevole diversi farmaci
che
sono
approvati
per
altre
indicazioni
d’uso,
tra
cui
clorochina/idrossiclorochina, azitromicina, eparina a basso peso molecolare, tocilizumab ed alcuni farmaci anti-HIV. In attesa che gli studi sperimentali in corso possano far luce su quali farmaci abbiano maggiori benefici, si nutrono molte aspettative sullo sviluppo in tempi rapidi di un vaccino contro SARS-COV-2 che, al pari di quanto già accade per altre simili infezioni acute virali, quali l’influenza, possa immunizzare la popolazione generale e, soprattutto, i pazienti più fragili che sono quelli più esposti ad esiti negativi associati a Covid-19. Insanitas
ha
intervistato
il
prof. Gianluca
Trifirò,
Associato
di
Farmacologia
all’Università di Messina e membro dell’Unità di Crisi su Covid-19 della Società Italiana di Farmacologia.
A che punto è la sperimentazione di un vaccino anti-Covid-19? In atto vi è una grande mobilitazione a livello mondiale: diverse aziende farmaceutiche/biotech e diversi gruppi di ricerca stanno facendo notevoli sforzi per testare e sviluppare in tempi quanto più rapidi un possibile vaccino contro l’agente virale che causa Covid19. Sono stati identificati diversi potenziali candidati che dovranno essere sottoposti ad ulteriori fasi di sperimentazioni pre-cliniche e cliniche. Solo per pochi preparati vaccinali candidati sono già stati sviluppati i protocolli di sperimentazione clinica, che sono stati registrati sul registro delle sperimentazioni cliniche della Food and Drug Administration (ClinicalTrials.gov) o dell’European Medicine Agency (EudraCT – European Union Drug Regulating Authorities Clinical Trials Database). In particolare? Nei suddetti registri ad oggi risultano registrati specificamente 8 sperimentazioni cliniche di vaccini anti-Covid-19 per lo più di fase I, ovvero i primi studi clinici richiesti e che si conducono su volontari sani. Alcuni di questi hanno iniziato già l’arruolamento. E’ recente la notizia comunicata da parte dell’amministratore delegato dell’azienda Italiana IRBM (con sede a Pomezia) che, a Settembre di quest’anno, potrebbero iniziare in Inghilterra, con la collaborazione dello Jenner Institute dell’Oxford University, test accelerati sull’uomo per un altro vaccino anti-Covid-19 che in particolare riguarderà l’uso compassionevole in più di 500 operatori sanitari e forze dell’ordine. Va specificato, però, che ad oggi non è disponibile alcun vaccino che abbia già concluso positivamente la fase di sperimentazione clinica e, prima di essere distribuito su larga scala, un vaccino anti-Covid-19 dovrà dimostrare sia efficacia protettiva contro tale malattia che sicurezza. Quali sono gli aspetti che vanno considerati nel corso delle sperimentazioni cliniche dei vaccini? La produzione di un nuovo vaccino in generale richiede tempi piuttosto lunghi (diversi anni) in quanto segue un complesso iter procedurale autorizzativo, in maniera simile a quanto richiesto per farmaci di nuova commercializzazione. Ci sono tre fasi nel percorso di vita dei vaccini: lo sviluppo, l’autorizzazione ed il monitoraggio post-marketing. Il primo passo è comunque l’allestimento dei preparati vaccinali che possono contenere il
microrganismo in forma attenuata o completamente inattivata, o possono contenerne solo alcune componenti. I preparati identificati come possibili candidati dei vaccini devono poi essere sottoposti alla fase di sviluppo pre-clinico e poi clinico.
Per quanto riguarda la fase pre-clinica… Si eseguono studi in vitro e in vivo in cui si valutano tollerabilità, risposta immunitaria ed efficacia protettiva del vaccino in corso di sviluppo. Nella fase clinica, invece, si conducono prima studi su volontari sani per valutare tossicità nell’uomo da parte del vaccino e poi ulteriori sperimentazioni cliniche per valutare efficacia del vaccino stesso. Per ultimo, non meno importante si passa alla fase del monitoraggio post-marketing dei vaccini (vaccinovigilanza), dopo la commercializzazione del vaccino, in cui si valutano eventuali segnali di allarme sulla sicurezza dei vaccini, nonché sull’eventuale inefficacia anche per lotti specifici di vaccino. Quali provvedimenti hanno assunto le agenzie regolatorie per velocizzare lo sviluppo di un vaccino anti-SARS-COV-2? Tutte le agenzie regolatorie nazionali ed internazionali hanno costituito specifiche task force per affrontare la crisi legata alla pandemia da SARS-COV-2 con l’obiettivo di favorire l’identificazione e mettere quanto più rapidamente possibile a disposizione dei clinici e dei pazienti le terapie farmacologiche con il migliore profilo beneficio-rischio, nonché vaccini per Covid-19. Al contempo, le agenzie stanno mettendo a punto diverse strategie procedurali volte a facilitare la generazione di solide evidenze scientifiche sulla base di sperimentazioni cliniche condotte in tempi congrui sia su farmaci che su possibili vaccini. In particolare, in un comunicato stampa del 30 Marzo l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha informato di avere avuto interlocuzioni con gli sviluppatori di una dozzina di vaccini anti-COVID19. In generale, le tempistiche per lo sviluppo di vaccini sono difficili da predire… Sulla base delle informazioni correntemente disponibili e di esperienze pregresse l’EMA riferisce che potrebbe essere necessario almeno un anno prima che un vaccino antiCovid-19 sia pronto per l’approvazione e sia disponibile in quantità sufficienti per essere distribuito su larga scala. L’unità di crisi dell’EMA continuerà a discutere con le aziende sviluppatrici di
farmaci, o vaccini per Covid-19, al fine di fornire consigli sui requisiti regolatori con l’obiettivo ultimo di rendere disponibile ogni promettente farmaco, o vaccino, quanto più velocemente possibile ai pazienti, inizialmente nel contesto di una sperimentazione clinica e poi sul mercato, una volta autorizzato. Nella lista aggiornata all’11 Aprile dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sui vaccini anti-Covid19 in atto candidati sono elencati 67 vaccini in valutazione pre-clinica mentre tre già in sperimentazione clinica (in sviluppo da parte di CanSino Biological Inc/Beijing Institute of Biotechnology, Inovio Pharmaceuticals e Moderna/NIAID, rispettivamente) Quale può essere il ruolo di altri vaccini nella prevenzione di Covid-19? E’ in atto una discussione relativa al possibile ruolo protettivo sul rischio di Covid-19 da parte di vaccini rivolti verso altri agenti infettivi. In particolare, è stato messo in risalto che vaccino anti-influenzale e vaccino anti-pneumococco – che sono oggi raccomandati soprattutto in pazienti anziani o affetti da patologie croniche – possano comunque ridurre il burden di ricoveri ospedalieri stagionali dovuti a polmoniti acquisite in comunità, come quella indotta da SARS-COV-2, riducendo quindi l’impatto in generale di infezioni acute virali, in aggiunta a Covid-19, sul sistema sanitario nazionale, in particolare quando tornerà la stagione invernale. D’altra parte, nelle critiche fasi emergenziali, la consapevolezza dell’avvenuta copertura vaccinale anti-influenzale nei pazienti con sintomi simil-influenzali ha aiutato i clinici nella diagnostica differenziale con una più rapida attribuzione di tali sintomi all’infezione da SARS-COV-2 ed una più precoce diagnosi di Covid-19. Studi osservazionali e sperimentali sono in corso per valutare effetti diretti ed indiretti di vari vaccini (non specificamente rivolti verso SARS-COV-2) su Covid19.
Premessa
L'emergenza covid 19 mette in evidenza la necessità ' di fornire un serie di indicazioni sugli stili di vita da attuare in emergenza e una serie di indicazioni su quali dispositivi di sicurezza d'acquistare per evitare di dotarsi di oggetti non a norma e quindi correre il rischio di vanificare l'interi comportamenti di tutela contro il contagio. Abbiamo scelto questa foto di copertina per celebrare una donna ormai diventata l’icona Italiana della Lotta al Covid 19 . (L'eroina modesta Cristina Settembresi, prima donna infermiera volontaria a Codogno nella zona rossa, ringrazia Citta'&Tempo onlus per averle donato degli occhiali prodotti da Wurth azienda tedesca leader mondiale di fissaggio e abiti da lavoro. Siamo onorati di ricevere questo encomio pubblico e soprattutto il fatto di aver dato il nostro piccolo contributo nella guerra contro il virus Covid 19)
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