L’Archimede Senese

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L’Archimede Senese Mariano di Jacopo detto il Taccola 28/01/2018 Montabone editore



Mariano di Jacopo, detto il Taccola (Siena, 1381 – 1453 circa), è stato un ingegnere, scrittore e scultore itali ano del primo Rinascimento

Mariano di Jacopo detto il Taccola Mariano di Iacopo, detto il Taccola, probabilmente per il suo naso aquilino, inaugura la rinascita della cultura tecnica a Siena. Dalla frequentazione della bottega di Iacopo della Quercia egli trasse l'abilita di disegnatore che si riscontra nella sua opera. Con Taccola entra in scena la figura nuova dell'ingegnere autore di testi tecnologici illustrati dove le immagini sono concepite come strumento fondamentale di comunicazione. I temi trattati da Taccola riflettono le esigenze del territorio senese. Il problema fondamentale di Siena era rappresentato dalla difficoltà di approvvigionamento idrico. Per questo le applicazioni idrauliche costituiscono uno dei capitoli piu ricchi e originali dell'opera di Mariano. Legati alle esigenze della Repubblica Senese appaiono anche i progetti di bonifica delle paludi maremmane o i riferimenti alle attività minerarie. Nel notevole interesse di Taccola per le tecniche militari troviamo il riflesso delle costanti guerre nelle quali la ghibellina Siena fu impegnata, soprattutto contro la guelfa Firenze. Mariano offri i propri servigi all'Imperatore Sigismondo, Re d'Ungheria, che soggiorno a Siena nel 1432. Mariano di Jacopo nacque a Siena il 4 febbraio del 1381. Suo padre Iacopo era un vignaiolo. Praticamente nulla si conosce dei suoi primi anni e del suo apprendistato. Quando fu adulto, intraprese le carriere di notaio, segretario all'università, scultore, sovrintendente ai trasporti ed ingegnere idraulico. Negli anni 40 del XV secolo, si ritirò da tutti i ruoli ufficiali grazie ad una pensione statale. Si sa, inoltre, che entrò nell'ordine di San Giacomo intorno al 1453, anno nel quale probabilmente morì. Accanto ai suoi trattati di ingegneria militare, numerosi suoi scritti, rimasti inediti, sono dedicati a studi e ad applicazioni di ingegneria idraulica. Nei manoscritti di Taccola, come in altri trattati di altri ingegneri senesi a lui contemporanei, gli studi sulla regolamentazione delle acque rispecchiano l'esigenza di dotare la città di Siena, sprovvista di corsi d'acqua naturali, di un sistema di approvvigionamento di acque potabili, che ovviasse alle carenze del territorio. Soprannominato anche l'Archimede senese, il Taccola si pone agli inizi della tradizione rinascimentale ingegneristica italiana, soprattutto per la varietà delle problematiche trattate. I suoi disegni furono poi adoperati dalla quasi totalità della generazione di ingegneri del XV e del XVI secolo. Sui suoi disegni si basano inoltre gli studi del Brunelleschi che portarono alla costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore.


Mariano di Jacopo, detto il Taccola (Siena, 1381 – 1453 circa), è stato un ingegnere, scrittore e scultore italiano del primo Rinascimento. Il Taccola fu uno degli artisti-ingegneri senesi più eminenti del XV secolo, conosciuto per i suoi trattati di tecnologia De ingeneis e De machinis incentrati su molti macchinari tipici dell'epoca. I lavori del Taccola furono studiati da molti ingegneri ed artisti del Rinascimento, tra cui Francesco di Giorgio Martini e, molto probabilmente, anche Leonardo da Vinci.

Biografia Mariano di Jacopo nacque a Siena il 4 febbraio del 1381. Suo padre Iacopo era un vignaiolo. Praticamente nulla si conosce dei suoi primi anni e del suo apprendistato[1]. Quando fu adulto, intraprese le carriere di notaio, segretario all'università, scultore, sovrintendente ai trasporti ed ingegnere idraulico[2]. Negli anni 40 del XV secolo, si ritirò da tutti i ruoli ufficiali grazie ad una pensione statale. Si sa, inoltre, che entrò nell'ordine di San Giacomo intorno al 1453, anno nel quale probabilmente morì[3].

I lavori Accanto ai suoi trattati di ingegneria militare, numerosi suoi scritti, rimasti inediti, sono dedicati a studi e ad applicazioni di ingegneria idraulica. Nei manoscritti di Taccola, come in altri trattati di altri ingegneri senesi a lui contemporanei, gli studi sulla regolamentazione delle acque rispecchiano l'esigenza di dotare la città di Siena, sprovvista di corsi d'acqua naturali, di un sistema di approvvigionamento di acque potabili, che ovviasse alle carenze del territorio. In particolare, il Taccola ha lasciato due importanti trattati, il primo dei quali è il De ingeneis (incentrato sui macchinari), opera in 4 volumi cominciata nel 1419[4] e completata nel 1433 (continuò poi ad aggiungervi note e disegni fino al 1449). In quello stesso anno, pubblicò il suo secondo manoscritto, De machinis, nel quale portò a compimento molti dei processi esplicativi cominciati con il De ingeneis. Tramite disegni effettuati con inchiostro nero su carta, il Taccola mostrò nelle sue rappresentazioni scritte molti macchinari di notevole ingegno, tra i quali macchine idrauliche e macchine da guerra.

L'influenza e la riscoperte Soprannominato anche l'Archimede senese, il Taccola si pone agli inizi della tradizione rinascimentale ingegneristica italiana, soprattutto per la varietà delle problematiche trattate. I suoi disegni furono poi adoperati dalla quasi totalità della generazione di ingegneri del XV e del XVI secolo. Sui suoi disegni si basano inoltre gli studi del Brunelleschi che portarono alla costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore[5]. Gli interessi per i lavori del Taccola praticamente cessarono durante il XVI secolo e sono stati riscoperti solo di recente. Una ragione può essere il fatto che in circolazione vi furono solo pochi manoscritti all'epoca, dei quali solo tre sono pervenuti a noi oggi[6]. I manoscritti originali del Taccola (dei quali lo stile della trattazione era molto più complesso delle copie che circolarono all'epoca) furono scoperti ed identificati nelle librerie statali di Monaco e di Firenze solo negli anni sessanta del XX secolo. Ne seguì una pubblicazione che comprendeva il De ingeneis e il De machinis[6].


Bibliografia Fonti primaria 

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J.H. Beck, Mariano di Jacopo detto il Taccola, Liber tertius de ingeneis ac edifitiis non usitatis, (Milano: Edizioni il Polifilo, 1969), 156 pp., 96 pls. (Questa pubblicazione riproduce solo i volumi III e IV del De Ingeneis) Frank D. Prager e Gustina Scaglia, Mariano Taccola and His Book "De ingeneis" (Cambridge, Mass.: M.I.T. Press, 1971), 230 pp. Gustina Scaglia, ed., Mariano Taccola, De machinis: The Engineering Treatise of 1449, 2 vols. (Wiesbaden: Dr. Ludwig Reichert Verlag, 1971), 181 and 210 pp., 200 pls.

Fonti secondarie 

Questo testo proviene in parte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (home page), pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0 Lawrence Fane, "The Invented World of Mariano Taccola", Leonardo (2003), Vol. 36, No. 2, pp. 135–143 (I disegni del Taccola dalla prospettiva di un artista) Lon R. Shelby, "Mariano Taccola and His Books on Engines and Machines", Technology and Culture, Vol. 16, No. 3. (luglio 1975), pp. 466–475 (Analisi dei lavori del Taccola basata sulle moderne pubblicazioni) Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 70 (2008). Voce su Mariano di Jacopo: [1]


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