La scoperta dell’occhiale non ha ancora una paternità precisa, ma mediante una serie di documenti originali, cercheremo di tracciare un percorso di 700 anni attraverso i quali si è sviluppato quel simpatico e utilissimo oggetto che ormai è presente in ogni famiglia, e potremo vedere anche una serie di oggetti che derivano direttamente dall’evoluzione dell’ottica. Dai documenti ritrovati finora, si può escludere che gli occhiali siano stati inventati prima della fine del 1200 ed erano ben distanti dall’essere comodi e pratici come lo sono quelli che usiamo tutti i giorni ma, facciamo un salto indietro nel tempo e più precisamente all’epoca della Repubblica della Serenissima (697-1797).
Venezia era stata costruita utilizzando soprattutto il legname proveniente dal Cadore attraverso le vie d’acqua, (il Piave e il Brenta erano i fiumi più importanti tra quelli che scaricavano le loro acque direttamente nella laguna Veneta prima di essere deviati all’esterno di questa con opere di ingegneria idraulica) e la presenza massiccia del legno rendeva la città particolarmente vulnerabile in caso d’incendio.
Venezia 1252. Il primo ponte di Rialto costruito in legno
Nel 1100 con la scusa di allontanare i pericoli che potevano venire dalle fornaci, la Repubblica Serenissima gelosissima dei propri segreti, per evitare che fossero svelati i metodi di produzione del vetro confinò tutte le vetrerie nell’isola di Murano. Il vetro era giunto a Venezia intorno all’anno 1000 grazie ai contatti commerciali con l’oriente, come testimonia un documento del monaco benedettino Fiolario che produceva ampolle per uso domestico. A questo punto molti penseranno che le lenti possano essere state scoperte a Murano, ma i documenti ci indicano un’altra verità.
Durante la Repubblica della Serenissima ogni mestiere era definito “Arte” ed aveva il proprio Statuto scritto: gli articoli dello Statuto erano definiti Capitoli e registrati in appositi “Capitolari”, ed è ai capitoli dell’arte dei Cristalleri che dedicheremo la nostra attenzione. I Cristalleri erano degli abili artigiani-orafi che lavoravano il quarzo ( presente in natura come un blocco di cristallo e definito Cristallo di Rocca ), la lavorazione principale era costituita dall’intaglio di tappi per bottigliette cosmetiche e da farmacia (roidi de botacelis), ma dal momento che il Cristallo risultava essere molto costoso, veniva talvolta sostituito in modo fraudolento con il vetro. 2 Aprile 1300
Poiché ogni membro dell’Arte doveva giurare sul Vangelo la propria fedeltà allo statuto, il Capitolo XL (40), in un latino prossimo al volgare, proibisce ai Cristalleri la contraffazione del vetro per cristallo, ed elenca una serie di oggetti tra i quali figurano “ roidi de botacelis et da ogli e lapides ad legendum “ , cioè “ dischi da bottiglie e da occhi e pietre per leggere” 15 Giugno 1301
Capitolo XLIII ( 43 ) Con questo Capitolare, in puro latino, viene liberalizzata la fabbricazione di “Vitreos ab oculis ad legendum “ cioè “ vetri per occhi per lettura "
Sono documenti nei quali si citano le lenti d’ingrandimento e per la prima volta al mondo “le lenti per occhiali “ Spesso non viene compreso il meccanismo che differenzia la lente d’ingrandimento da quella per occhiali pur essendo simili. La lente d’ingrandimento posizionata a pochi centimetri sopra l’oggetto osservato produce un ingrandimento dovuto al suo potere positivo, e pertanto si dice che la stessa fa corpo con l’oggetto osservato. La lente da occhiali invece posta a pochi millimetri dall’occhio permette all’immagine di focalizzarsi sulla retina permettendo al soggetto di correggere il proprio difetto visivo, pertanto questa fa corpo con l’occhio. Le prime lenti costruite erano di tipo “positivo” con le due facce biconvesse e introducevano un ingrandimento dell’oggetto osservato.
L’Ordine dei frati domenicani esercitò un ruolo fondamentale nella divulgazione di questi oggetti poiché era presente nel cuore della Venezia commerciale e artigianale con la chiesa più antica ancora oggi visibile “San Giacometto” a Rialto, ricostruita nel 1200.
23 Febbraio 1305
Frate Giordano da Rivalto (Pisa) 1260-1311 durante la predica in S. Maria Novella a Firenze divulga “ Non sono più di vent’anni da quando si è trovata l’arte di fare gli occhiali…Io vidi colui che prima la trovò e favellaigli”. Frate Giordano dopo aver preso i voti nel convento pisano si trasferì intorno al 1280 a Bologna e successivamente a Parigi per gli studi e in quella occasione durante un soggiorno in Venezia probabilmente ebbe modo di conoscere l’inventore degli occhiali. Nella sua predica non citò il nome dell’inventore presumibilmente perché era
lontano nel tempo il suo incontro con questo, ma potrebbe esserci un altro motivo: Pisa all’epoca era una Repubblica marinara come Venezia e per rivalità si evitò di citarlo o di trascriverlo. Nel convento pisano di frate Giordano viveva frate Alessandro della Spina e le cronache dell’epoca riportano che era modesto e buono, il quale quello che fatto vedeva sapeva egli rifare.Gli ocularia che altri per primo aveva fatto e non voleva comunicarne il segreto fece egli ed a tutti comunicò lieto. Fu quindi frate Alessandro, dopo aver visto un paio di occhiali a divulgare in Toscana l’arte di produrli. Marzo 1317
In Venezia, viene registrata una concessione a persona estranea all’arte dei cristalleri di produrre “oglarios de vitro” e di venderli in città, si chiama Francesco figlio del chirurgo Nicolò. Possiamo dire che questo sia il primo nome finora a noi pervenuto di un Ottico, inoltre è anche la prima volta che si citano gli “oglarii”(occhiali) 1319
Viene scritto un nuovo capitolare in volgare, e rinnova l’obbligo di giuramento: a chi intenda “far rodoli de vero per ogli per lezer” ordina “de lavorar lialmente e de vender vero per vero e christallo per christallo”
1352
Tommaso da Modena termina di affrescare il chiostro del seminario presso la chiesa di S. Nicolò a Treviso, nel quale sono riprodotti una serie di frati nelle loro cellette intenti nelle faccende quotidiane. La città di Treviso è entrata tra i possedimenti di terra della “Serenissima” solo una decina di anni prima nel 1338 e non è un caso se ancora una volta la chiesa appartiene all’Ordine dei Domenicani. Si possono ancora oggi ammirare in particolare due frati Domenicani intenti alla lettura.
Nicola da Rouen con lente d’ingrandimento
Ugo da Provenza con occhiali a compasso
All’epoca degli affreschi Ugo da Provenza era ormai scomparso da circa un secolo, pertanto Tommaso da Modena probabilmente ha voluto riprodurre gli occhiali sul volto del Cardinale in quanto ritenuto il più dotto tra tutti i Domenicani riprodotti, dal momento che gli occhiali erano uno strumento utilizzato inizialmente solo per la lettura. (n.d.a.)
Tutto quindi depone a favore della tesi che la paternità degli occhiali sia da attribuire agli artigiani veneziani, benché i fiorentini abbiano creato nel tempo molti documenti falsi per attribuirsi tale scoperta. Il frontespizio del testo qui sotto fa parte di uno di quei documenti che nel ‘700 intendono consacrare la paternità dell’invenzione degli occhiali ai Fiorentini
Nel 1678 il Redi, pubblicò una lettera nella quale si citava un antico scritto del 1299 “Il trattato di Sandro di Pipozzo” nel quale si poteva leggere: gli okiali trovati novellamente per comoditate delli poveri veki. Fu smascherata da Alessandro Volpi un Accademico della Crusca nel 1909, che ne dimostrò la falsità.
Nel 1684 per rinforzare la tesi si diede notizia che vi fosse in S. Maria Maggiore una pietra tombale ( peraltro mai ritrovata) che avrebbe avuto incisa la seguente frase:
“Qui giace Salvino Armato degli Armati di Firenze, inventore degli occhiali, che Dio gli perdoni il peccato, A.D. 1317”
Il Domenico Maria Manni contribuì con altri documenti e nel 1817 venne posto un busto con dedica in S. Maria Maggiore indicato come appartenente al Salvino. Fu successivamente rimosso, dopo che fu riconosciuto di epoca tardo romanica. E’ però vero che alcuni documenti originali evidenziano la presenza, nel ‘400 in Toscana, di un laboratorio efficiente.