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Gli Occhialeri di Venezia, ricordati ancora oggi nella toponomastica, non vendevano solo occhiali, ma anche cannocchiali. 1600

Dopo la dimostrazione eseguita da Galileo sul campanile di S. Marco il 21 Agosto 1609, e l’offerta dello strumento al Doge, costruire cannocchiali divenne una moda, e i materiali più usati furono legno, pergamena, cuoio, carta, osso e avorio. Per ottenere immagini dettagliate le lenti non erano costruite solo in vetro, poiché gli alti ingrandimenti evidenziavano i difetti e quindi venivano prodotte anche in cristallo di Rocca (quarzo), e lo stesso Galileo malgrado il suo ritorno in Toscana continuò ad acquistare lenti a Murano fino al 1620.


Inizi 1600

Si cercano altre alternative per rendere gli occhiali piÚ stabili sul naso, in quanto qualsiasi tipo di Arte necessita normalmente di avere entrambe le mani libere, mentre finora gli occhiali dovevano essere sorretti con una mano. I ponti degli occhiali in tartaruga vengono tagliati in senso longitudinale per creare delle lamine elastiche ma risulteranno molto fragili. Sono giunti a noi degli occhiali che presentavano fissata sul ponte un’asticciola che inserita sotto il cappello o la parrucca doveva fungere da fissaggio, ma il sistema non ebbe grande fortuna.


Collezione Safilo (Padova)

Nello stesso periodo in Germania e piÚ esattamente nella città di Norimberga (da qui il nome per identificare questo tipo di occhiali) furono prodotti con materiali innovativi quali rame e fanone di balena, degli occhiali che risulteranno essere decisamente piÚ elastici, leggeri ed economici. Nel 1730 viene inventato uno strumento che durante la trafilatura del rame, sul bordo esterno del filo, viene battuto il nome, il luogo ed altri riconoscimenti dell’ottico che li ha prodotti.


Nel frattempo in Oriente gli occhiali comparvero la prima volta nel 1411 in Cina. Provenivano dalla Malacca e fu il principe Paramesward che ne donò 10 paia all’imperatore cinese Yong Lo. La Malacca si trovava sulle rotte commerciali con l’occidente. Gli occhiali orientali svilupparono inizialmente un concetto costruttivo differente rispetto a quello occidentale. Come abbiamo potuto vedere finora, per i nostri occhiali si cercò la stabilità per poterli reggere sul naso e l’economicità dei materiali, mentre gli orientali usarono materiali pregiati e lavorazioni particolari poiché l’occhiale come un abito doveva infondere carisma a chi lo utilizzava.

Successivamente anche qui gli artigiani sentirono la necessità di stabilizzare gli occhiali davanti agli occhi, e il sistema delle cordicelle fissate ai lati delle montature ben si adattava alla conformazione fisica dei


volti orientali, privi di setto nasale e molto larghi. Infatti il sistema rimarrà in uso fino all’800. Per evitare che gli occhiali toccassero le ciglia e si appannassero, vennero forniti in seguito di un distanziatore da appoggiare sulla fronte. I materiali utilizzati erano cartapesta e lacca, ma soprattutto corno biondo, corno nero e tartaruga, in quanto essendo ricavati da animali longevi, si riteneva che allungassero la vita a chi ne facesse uso.

Intanto in occidente appare un nuovo occhiale ad arco che si potrebbe confondere con i primi occhiali a compasso. Il ponte presenta nella zona centrale un perno che permette all’occhiale di richiudersi su se stesso ed essere riposto in apposito astuccio. Astuccio che è del tutto simile agli astucci che si trovano raffigurati nei quadri del quattrocento appesi alle cinture dei santi.


L’occhiale ad arco pieghevole è riconoscibile poiché una volta aperto, il ponte assume la forma inconfondibile dell’arco. Per i collezionisti la differenza con l’occhiale a compasso è fondamentale, in quanto trovarne uno vorrebbe dire possedere un pezzo medioevale dal valore storico eccezionale considerando che nel mondo probabilmente questi pezzi non sono più di una decina.



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