asou geats ... und cka taivl varschteats!

Page 1


Zaiting van Cirkul Kultural va Tischlbong aufprocht is 1984 van Mauro van Cjapitani

Dar beig var Heacha

Tschprengt bosta in isula is gabeisn avn cklopf van Cklaan Paal

Bimar ola bast, nochn groasn sghlak as oar is gongan var bont van cklan Paal in dicembar, dar beig var heacha is tschbint zua boarn gatonan.

In mai monat, noch asa hont varschtonan bia unt bosa meink tuanan in beig in da varsichar zan tuanan, hontza onckeipt zan oarbatn.

Da Region tuat dos ainviarn zoma mittar Anas, tuat zoma oarbatn zan mein bidar auf tuanan in beig darvoar as is joar vertin tuat.

Da earschn oarbatn belnt a mool abeck ziachn, oum

Dar

Iauf, da schtana as sem aufn nit sichar sent. Dar sghlak van dicembar hott a ckluft auf gatonan in da bont va 50 centimetros unt in ols sent ibar 5oo kubos cklopf as meink oarvoln van an moment in ondarn.

In erti 23 lui, sent baorn aichn tschteckt, in da leichar as kurasghiga oarbatslait hont ckot gamocht in da bont, 150 kg pulvar. Uma zba nochmitoog, berda drina is gabeisn in Pearck, odar oum in Lavareit, bomar schian hear sicht da gonza bont, hott a mool ckeart laitn unt noor a mool da bont seachn zaschpringan nor earscht in groasn schus.

houfmar asa baitar meink gianan min oarbatn unt as is eartarach sichar iis, asa meink nidar tuanan da groasn reits hintar zan ckoltn da schtana, asou viil as dar beig meik bidar auf sain gamocht.

Luca Scrignaro is dar noja Schindik var Gamaan va Palutsch

n 8 unt 9 sghuin ola da ainbonara van dearfar var Gamaan sent boarn ckriaft aus suachn in nojan schindik unt in nojan Konsei as vir da 5 joar as ckemant vir da gonza Gamaan bearnt oarbatn. Mit 473 vouts in ols dar noja schindik va Palutsch is dar Luca scrignaro unt da noja konseirs sent Alessio Di centa, tiziano Di Ronco, Fabrizio Dorbolò, Lorenzo Maier, Paola Monai, velia Plozner, Lucia Puntel, silvia tassotti, unt in minorantscha Luca Boschetti, Lisa De Franceschi, Boz Andrea, Renata Maier.

N. 106 - Avoscht 2024

Dar noja konsei is aintschtimi as dar sghlak as in beig var heacha zua hot gaton, a schon is virn gonzn tool unt as hauptsochn is tuan ols bosmar zareacht ckim asou viil asmar bidar meik hin unt hear van Extraich gian. ondara cichtna as hont in ckurz za sain gamocht sent: drauf schaung afta schian platza as in dearfar sent, saubar choltnsa unt manan bo vaneatn is. hear richtn da beiga. Auf tuanan in asilo vir da gonz cklan ckindar. Baitar gian min oarbatn hear zan richtn da gapaidar var Gamaan as darzeilnt van leim unt var oarbat van lait. virchn troon unt varpeisarn ols bos aniadar, sai ckint odar eltars mentsch, vaneatn hott, peisar unt riablich zan leim in unsara dearfar. ols dosto ona vargeisn da schianickait van unsarn pearga, sai baldar odar bildigis, unt varpratarn da grenzn van Parko. Min hilf van lait, van asociazions, van ola dein as tuant oarbatn obla gadenckntar afta raichickait van unsarn schian tool, is dar bil zoma pachmansi unt schtudiarn bos tuan vir da gonza Gamaan as nouch viil hott zan darzeiln unt zan mochn chenan. Mit a groasar bil unt vraida bearmar tuanan bi mear asmar mein. An schian donck oln deis astisuns deiga meiglickait hott geim.

Moschtra van piltar “Henta – Mani” var Laura van Ganz Mostra fotografica “Henta –

Mani” di Laura Plozner van Ganz

profonde. sono strumenti di utilità e opere d’arte, capaci della più delicata precisione e della creazione più profonda.

di amore e di perdita: sono testimoni silenziose del le gioie e dei dolori che costellano il nostro viaggio umano. In ogni piega e ogni callo, si nasconde una poesia di momenti, ogni impronta digitale è un’ode all’individualità, ogni gesto un linguaggio universale di ogni cultura e di ogni epoca. Le mani sono il mezzo attraverso il quale tocchiamo il mondo e gli altri, uno specchio dei nostri pensieri e delle nostre emozioni più

IPercorrendo questa mostra, lasciate che i vostri occhi seguano le linee e i contorni di queste mani. sentite il peso delle loro storie, la profondità delle loro conversazioni silenziose. Pensate alle mani che hanno accarezzato la vostra vita e alle mani che non avete ancora incontrato a quelle che hanno costruito civiltà, coltivato la terra, scritto parole di saggezza e tenuto altre mani nei momenti di bisogno. “henta-Mani” di Laura Plozner van Ganz de timau non è semplicemente una mostra di fotografie, è una meditazione poetica sulla condizione umana, nata dalla sensibilità di un’artista il cui occhio è profondo quanto la sua penna. È un invito a vedere il mondo attraverso il prisma delle nostre mani, a riconoscere il potere che detengono e la bellezza che creano. Nel semplice atto di tendere una mano, affermiamo la nostra comune umanità e la nostra infinita capacità di connessione e creazione.

Enzo Unfer – CuratorePer il Gruppo Cima Alto Bût

Auf gatonan da moschtra van piltar “Henta – mani”

Aperta la mostra di fotografie “Henta – mani”

l giorno 21 luglio 2024, alle ore 18:00, alla presenza del consigliere regionale Massimo Mentil, del sindaco di Paluzza, Luca scrignaro, del sindaco di sutrio, Mattia Manlio e di alcuni rappresentanti del consiglio comunale (Monai Paola, Puntel celso, Puntel Lucia, Plozner velia, Di Ronco tiziano, De Franceschi Lisa, Luca Boschetti), nello spazio antistante la sala oratorio della chiesa di cristo Re e, al numeroso pubblico convenuto, è stata inaugurata la mostra “Henta – mani”, resa possibile da un finanziamento concesso dalla Regione Friuli venezia Giulia.

Ad introdurre, l’esecuzione di tre brani in timavese a cura della corale teresina Unfer: Liab unt edelvais, vain sain mitanondar plaim e Unsara baibar. canti legati alla lingua, alle tradizioni, alla cultura della comunità di timau. Nell’occasione sono state espresse parole di benvenuto ai tre nuovi coristi: omar, Felice e Roberta.

Negli interventi delle autorità presenti è stata sottolineata la ricchezza di valori di questa piccola comunità e apprezzato l’impegno delle associazioni che credono in quei lavori, vi operano instancabilmente e la rendono vitale. ha preso quindi la parola il curatore della mostra, Enzo Unfer, che ha illustrato i motivi per cui le mani ritratte nelle fotografie sono interessanti dal punto di

In schtolz af Tischlbong

Af tischlbong saimar in baini lait varpliim, ovar in da gonza belt varschtrait sent da noch ckemana van unsarn lait as hont gamuast vurt gian in da gonza belt is preatl zan vardianan. soi hont nitt vargeisn is cklana doarf in da pearga bo da eltarn sent gapoarn: doos scholat vir uns ola a vraida sain. Padonckn tuamarsi in seen as tischlbong in hearza tronk. Dos ismar in siin ckeman dareimst asa voar hont tschteilt da piltar van henta as da Laura van Ganz hott gamocht, unt mittar hilf van Enzo van cjapitani, in viil schprochn is druntar boarn ibartroon bos da Laura mit sain bartar bilt soon. vargeltzgoot, Laura, Enzo unt oln in seen as zua hont ckolfn. E.B.

vista artistico. Il ringraziamento va rivolto all’Amministrazione comunale di Paluzza per il continuo e importante supporto ai progetti e alle iniziative della comunità di timau; alla parrocchia di santa Geltrude per la disponibilità dei locali; alla corale teresina Unfer per aver accolto l’invito a partecipare con il canto; ai ragazzi che lo scorso mese di dicembre hanno proceduto nella scelta delle immagini (tiziano, Martha, Nice, Luca, Emma, valentina); a tite sempre presente a documentare i momenti importanti e significativi; a Manuela e Matteo per il prezioso lavoro e gli importanti consigli sia nella stampa delle foto che del catalogo.

Un ringraziamento particolare al curatore della mostra, Enzo Unfer, per la cura dei dettagli e dei particolari. A Mauro Unfer per la scelta grafica operata nella creazione del catalogo. Infine, a Laura per la pazienza e la costanza con la quale ha ritratto mani operose, mani nodose, mani delicate, mani che unite all’ingegno e alla creatività sono capaci di produrre preziosi manufatti, ma che sanno anche muoversi con sicurezza e agilità armeggiando attrezzi taglienti. Mani che creano, mani che disfano, comunque mai inoperose.

Grazie, Laura, per tutto ciò!

Con orgoglio a Timau

A timau siamo rimasti in pochi però, sparsi nel mondo, ci sono tanti discendenti di chi ha dovuto emigrare per guadagnarsi il pane; loro non hanno mai dimenticato il piccolo paese natio, la casa dei genitori e questo dovrebbe essere un vanto per tutti noi: ringraziamo chi porta timau nel cuore.

A questo ho pensato mentre venivano presentate le fotografie delle mani scattate da Laura messe in mostra con l’aiuto di Enzo il quale ha riportato in più lingue le parole da lei scritte a commento di ogni fotografia. Grazie a Laura, a Enzo e a tutti quelli che hanno collaborato per la realizzazione di questa significativa mostra.

Buonasera e grazie di essere intervenuti all’inaugurazione della prima mostra fotografica di Laura Plozner van Ganz. Penso che, innanzitutto io debba presentarmi prima di parlare della mostra e del perché ne sono il curatore.

Mi chiamo Enzo Unfer, sono nato a timau e da bambino sono emigrato con i miei genitori in Lussemburgo, mantenendo, però, un legame forte con il mio paese. Durante la mia carriera alla Banca Europea degli Investimenti come dirigente ho avuto il privilegio di gestire la collezione di Arte contemporanea della BEI dal 2000 al 2011, (la BEI è la Banca dell’Unione Europea con sede in Lussemburgo). oggi, questo Istituto di credito ha 5000 dipendenti provenienti da 27 paesi europei: è l’istituto finanziario multilaterale più grande al mondo).

In quel decennio ho visto migliaia di opere in fiere e mostre attraverso tutta l’Europa e abbiamo acquisito più di 300 opere per la collezione della banca.

Come mai oggi, qui, a Timau. Andato in pensione nel 2017, (oggi ancora attivo come consulente aziendale) ho sviluppato la volontà concreta di ritornare più spesso a timau e di reintegrarmi nella vita della nostra comunità. Appassionato del mio territorio e della sua gente, nell’ agosto 2022, con il mio caro Amico Ingegnere Giovanni Puntel, abbiamo costituito un gruppo di persone abitanti della nostra zona, originari di cleulis e timau, per contribuire al suo sviluppo e alla sua cultura: una sorta di incubatrice di idee (think tank come si dice in inglese) della società civile per aiutare le autorità locali e regionali nello sviluppo di questi due borghi. Questo gruppo, composto da una decina di persone, lo abbiamo chiamato “Gruppo cima Alto Bût” ed è stato formalizzato all’inizio del 2023. Il primo progetto tangibile è la presente mostra fotografica di Laura Plozner van Ganz (se cercate informazioni sul costituito gruppo, troverete il suo manifesto all’entrata della mostra).

Henta -Mani di Laura Plozner van Ganz Laura è una persona molto discreta e riservata: preferisce comunicare con il mondo tramite le sue poesie e le sue fotografie. Sono fiero di aver potuto convincerla, un anno, a di collaborare per questa mostra.

Quando, nei primi incontri con Laura, le ho fatto la domanda che ho rivolto a decine di artisti europei: “Qual è la passione centrale della tua creatività artistica?” Mi ha risposto in timavese: “Da henta van lait - Le mani della gente “. All’inizio non capivo, poi andando avanti, ha precisato che negli ultimi 25 anni ha scattato un migliaio di foto di mani, considerando che la personalità delle persone è spesso più visibile nelle loro mani che nel loro volto. confermata l’idea di un progetto di mostra, ho creato un gruppo di lavoro con Laura, Fabrizio Dorbolò, Mauro Unfer e velia Plozner che ringrazio per la loro collaborazione preziosa. con l’aiuto di giovani del circolo culturale G.Unfer di timau abbiamo poi scelto una cinquantina di foto per questa mostra .

La mostra Henta - Mani veniamo alla mostra che considero avere 4 dimensioni per un osservatore attento:

- la prima è il lavoro incredibile di Laura nel documentare un migliaio di henta-Mani durante un quarto di secolo nella sua comunità montana utilizzando la sua sensibilità artistica.

- La seconda è l’utilizzo del dialetto di timau, il timavese – tischlbongarisch nelle descrizioni degli scatti, ricorda la particolarità linguistica secolare di

timau, la sua gente e il suo dialetto (tradotto dal timavese in 3 lingue: italiano, tedesco, inglese).

- La terza è artistica.

La differenza fra arte astratta e figurativa è che in quest’ultima, la presentazione visuale dell’opera è ben riconoscibile: un paesaggio, un volto, un oggetto. Non c’è bisogno di interpretare l’immagine o la scultura. L’artista l’ha fatto per noi e ci domanda di apprezzare il risultato e basta.

L’arte astratta, invece, generalmente non permette una visione diretta e ovvia dell’opera. L’osservatore e obbligato a interpretare, apprezzare colori e forme e costruirsi une visione personale di quello che l’artista ha creato, spesso diverso dall’intento. Questo può piacere o no, ma è un dialogo muto fra l’artista e l’osservatore attento e interessato. Laura, con le sue mani, ha realizzato un ponte fra questi due stili. Le mani sono ben figurative, ben riconoscibili ma sono anonime: sono una parte importante del corpo umano ma non si riconosce a chi appartengano, e all’osservatore è richiesto di immaginarselo, di interpretare le forme, le rughe e farsi la propria idea del personaggio, della sua vita e di quello che sta facendo nel momento dello scatto.

Poeticamente Laura ha creato un dialogo muto con l’osservatore che si prende il tempo di guardare queste mani.

Un messaggio universale che può essere portato in tutto il mondo provenendo da un piccolo borgo montano della carnia.

- La quarta e ultima dimensione è quella di pace e serenità; le mani di Laura non presentano nessun elemento di aggressività, violenza, stress, confusione o irritazione.

In una zona montana dove la memoria dei due conflitti bellici mondiali del secolo scorso è ancora talmente presente; soprattutto qui a timau con il museo della grande guerra, il tempio ossario, il monumento alle Portatrici, la cerimonia di questa mattina in Promosio, Laura ci dà una visione di pace, di una vita comunitaria serena. Una realtà che purtroppo oggi è in pericolo se osserviamo quello che sta succedendo al nord dell’Europa da più di due anni.

Una foto è sempre un documento del passato: appena scattata la foto è già storia vissuta, ricordo. Presenta una retrospettiva carica di emozioni e ricordi che dovrebbe aiutarci a costruire un futuro migliore.

Jean Monnet, uno dei creatori dell’Unione Europea, progetto che non era solo un’iniziativa economica e di cooperazione europea ma soprattutto un progetto di pace in Europa, sembra aver detto anni dopo: “Se dovessi ricominciare, comincerei con la cultura”.

In questo spirito vi invito a guardare questa collezione di mani con i vostri occhi e le vostre emozioni.

Prima di concludere vorrei

FVG che tramite il comune di Paluzza ha finanziato questa mostra con fondi pubblici e il sostegno del comune di Paluzza; tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della mostra: il gruppo di lavoro “henta”, Marco Plozner della Parrocchia santa Gertrude di timau per aver messo a disposizione questo locale per la mostra, Luca Piacquadio e Marco Plozner del Museo della Grande Guerra, che ci hanno prestato le griglie per l’esposizione, la tipografia Cortolezzis di Paluzza che ha fatto delle stampe eccezionali, lo studio grafico Lea Schroeder del Lussemburgo, tutti i giovani del circolo culturale di timau che saranno presenti durante le giornate di apertura, la corale teresina Unfer di timau con la presidente sara tavoschi e il direttore Dario scrignaro par aver accettato di esibirsi stasera in onore di Laura e infine la nostra poetessa - fotografa Laura Plozner van Ganz per la sua creatività eccezionale.

Grazie per la vostra attenzione e godetevi la mostra.

Presentazione della mostra “henta” in occasione dell’inaugurazione del 21/7.

Il Curatore Enzo Unfer van Cjapitani

Giorni di a P erT ur a de LL a M os T ra da L 21/7 a L 25/8. sala oratorio Chiesa Cristo re, Timau/Tischlbong.

dalle 15:00 alle 19:30 27-28/7/2024

3-4/8/2024

dal 9 al 18/8/2024 24-25/8/2024

Votazions virn nojan konsei komunaal 8 – 9 sghuin 2024 Elezioni comunali 8 – 9 giugno 2024

sabato 8 e domenica 9 giugno hanno avuto luogo le consultazioni elettorali per l’elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale di Paluzza.

Nella seduta di insediamento del 29 giugno, il sindaco eletto, dott. Luca scrignaro, ha pronunciato la formula di giuramento in tre lingue: italiano, friulano e timavese. ha comunicato la composizione della Giunta per il quinquennio 2024 – 2029, le deleghe assegnate ad Assessori e consiglieri e successivamente ha dato lettura delle linee programmatiche Di seguito un estratto del verbale di delibera del consiglio comunale nr. 22 del 29 giugno 2024 “Il Sindaco Luca Scrignaro: Gentili Consiglieri e Consigliere, le elezioni dell’8 e 9 giugno hanno definito la composizione del Consiglio comunale che amministrerà il Comune di Paluzza nel quinquennio 2024-29. La lista “Futuro Ambiente Comunità”, per la terza volta dal 2014, guiderà l’Amministrazione comunale.

Va preso atto, innanzitutto, come il risultato elettorale non ci consegni nessuna, tra le tre liste candidate, che superi il 50 per cento dei votanti e che si possa ritenere, quindi, espressione rappresentativa della maggioranza dei cittadini del nostro Comune. Sono convinto che questo dato sia utile a tutti noi come premessa a qualsiasi altro argomento e ci imponga la necessità di lavorare con la dovuta umiltà e il dovuto rispetto reciproco, pur nelle responsabilità diverse assegnateci dalle urne. Permettetemi quindi di ringraziare, innanzitutto, tutti i 1225 cittadini che si sono recati al voto in tutte le sezioni del Comune. In secondo luogo, voglio ringraziare i 36 candidati Consiglieri e i 2 candidati Sindaco, per essersi messi a disposizione della nostra Comunità. Tutti, ne sono convinto, siamo mossi dalla volontà di fare il bene del nostro Comune, quel Comune in cui siamo cresciuti e dove ora viviamo. Da parte nostra, della maggioranza consiliare, lavoreremo con spirito di conciliazione, ma con la fermezza e la convinzione che i tempi che attraversiamo richiedono. Non ci tireremo indietro dal metterci la faccia e dall’assumerci le nostre responsabilità, esattamente come abbiamo fatto sino ad ora, anche durante la campagna elettorale appena conclusa. Mi sento di chiedere a questa Assemblea innanzitutto lealtà reciproca, sicuro che il fine del nostro operare sarà innanzitutto la ricerca del risultato migliore. La stessa cosa mi sento di richiederla a quanti e quante si sono candidate, ma non risultando eletti in Consiglio comunale di rimanere a disposizione della nostra Comunità: quaranta persone sono una forza grande, sarebbe un peccato che questo patrimonio fosse disperso.

Da parte mia e nostra, vi assicuro che l’interesse primo e unico e la concentrazione saranno rivolti esclusivamente ai nostri cittadini e alle nostre cittadine.

Con tale responsabilità, disponibilità, umiltà e senso del dovere ci accingia-

asou geats . . .

trimestrale del circolo culturale «G. Unfer» Iscrizione al tribunale di tolmezzo n. 5 / 85 del 7.6.1985

Direttore responsabile - Alberto terasso Redazione: Piazza s. Pio X n. 1 33020 timau - tischlbong (Ud) e-mail: circoloculturalegunfer@gmail.com

hanno collaborato: Enzo Unfer, velia Plozner, Eddie Bianchet, Ennio Pittino, Alessandra Primus, Giacomo Pittino, Mauro Unfer, valentina Unfer, Marco tamagnone, Franco corleone, Barbara carnelutti, Pro Loco timau, Johanna Di Ronco, Martha Alberta Muser, Emma Mentil, Matias Muser, Annarita De conti, Federica Bulliano, Laura Plozner, silvio Puntel, sede UtE - Paluzza

Asou geats... è realizzato dal comune di Paluzza anche con i finanziamenti regionali (L. R. 20/2009)

Tipografia C. Cortolezzis - Paluzza

mo ad avviare questo mandato amministrativo con la forza dell’esperienza accumulata, con la consapevolezza delle oggettive difficoltà da affrontare, ma altrettanto consapevoli che con impegno, strategie e idee chiare si possa dare speranza e prospettive a chi ha scelto di vivere e lavorare a Paluzza.

Mi accingo ora a comunicare la composizione della Giunta, le deleghe assegnate ad Assessori e Consiglieri e successivamente a dare lettura delle linee programmatiche

a)La giunta è composta, oltre che dal Sindaco stesso, dagli Assessori: Fabrizio Dorbolò: politiche sociali ed assistenziali, lingua minoritarie, ambiente;

Paola Monai: istruzione e formazione, associazionismo e volontariato, pari opportunità;

Celso Puntel: manutenzioni, verde pubblico e decoro urbano, foreste, protezione civile.

b) Viene designato Vicesindaco Fabrizio Dorbolò.

Deleghe a Consiglieri:

Tiziano Di Ronco: urbanistica

Silvia Tassotti: rapporti con le frazioni

Velia Plozner: cultura

Lorenzo Maier: agricoltura

Lucia Puntel: sanità pubblica

Alessio Di Centa: politiche giovanili e partecipazione.”

consiglieri di minoranza risultano eletti: Boschetti Luca, De Franceschi Lisa, Boz Andrea e Maier Renata.

SECAB:

Bi ols is onckeipt… - un po’ di storia…

La realizzazione dell’impianto di Enfretors, entrato in servizio il 1° agosto 1933, ben 91 anni fa, ha segnato oltre 25 anni di storia di questa prestigiosa cooperativa (Foto 1).

L’impossibilità di sostenere i costi per la costruzione della centrale costrinse a quel tempo sEcAB, che deteneva la titolarità della concessione di captazione dal torrente Bût, ad una convenzione con la ditta Fratelli Nigris di Ampezzo, che programmava la fornitura di energia alla cartiera di tolmezzo. La Fratelli Nigris si fece carico delle spese di realizzazione dell’impianto acquisendo il diritto di esercizio, mentre alla sEcAB spettava una parte della produzione. Il contratto tra le parti prevedeva, oltre alla quota di energia e all’esclusiva per le zone già servite, la possibilità per la cooperativa di riscattare l’intero esercizio della centrale con tutti gli impianti alla scadenza del dodicesimo anno dalla stipula del contratto. Il diritto fu esercitato con un complicato iter legale che si concluse a favore della sEcAB nel dicembre 1958.

L’impianto fu valutato 110.000.000 di lire.

Per far fronte a questo importante impegno economico ed ottenere i finanziamenti dalle banche fu aperta una sottoscrizione di nuove quote e gli amministratori di allora dovettero inoltre prestare garanzie personali.

La centrale di Enfretors ha determinato l’affermazione della SECAB quale produttore e fornitore indipendente di energia elettrica. con il solo impianto storico del Fontanone infatti la cooperativa non riusciva a soddisfare le richieste di energia del territorio servito. con una produzione media annua di quasi 12.000 MWh, oggi la centrale di Enfretors concorre mediamente per il 25% al totale della produzione idroelettrica di sEcAB.

Bis in haintan aussicht - La situazione attuale

L’opera di presa della centrale di Enfretors è situata a valle del ponte di cleulis, in destra orografica del torrente Bût. Il bacino sotteso comprende inoltre i contributi dei rii Valacoz e Aracli, per una superficie complessiva di bacino di circa 50 km2 che consente di derivare una portata complessiva di concessione di 1,550 m3/sec.

Il canale di adduzione (Foto 2), lungo 2.820 metri, costeggia le pendici del monte tenchia per raggiungere la vasca di carico posta a monte della centrale di Enfretors a quota 800 m s.l.m.

La condotta forzata è realizzata con tubi in acciaio del diametro di 1.000 mm; si diparte dalla vasca di carico e raggiunge la centrale con un salto geodetico di circa 160 m.

L’edificio ospita tre turbine di tipo Pelton. Di queste le due più datate intervengono solo in caso di fuori servizio della turbina principale, assicurando la turbinazione di 1.000 litri/sec. L’impianto principale, con portata massima di 1.550 litri/sec, è costituito da una turbina Pelton cui è accoppiato un gruppo generatore che garantisce una potenza di 2.583 kW.

Nonostante la centrale di Enfretors sia stata interessata da molteplici interventi di aggiornamento delle parti elettromeccaniche e di periodica manutenzione della condotta di adduzione, in questi ultimi anni l’intero sistema idraulico ha manifestato tutte le sue fragilità e indotto la cooperativa ad intraprendere l’impegnativo compito di porre rimedio definitivo.

Da centraal va Enfrators bidar noj ibarmocht il rifacimento integrale della centrale di enfretors -

L’iter autorizzativo, iniziato nel 2016, prevedeva l’abbandono del canale di adduzione esistente fino alla derivazione del Rio Valacoz, la manutenzione dello stesso per le due derivazioni minori (valacoz e Aracli), la realizzazione della nuova opera di presa al ponte di Cleulis in sinistra orografica del torrente Bût, la creazione di una traversa mobile dell’altezza di 140 cm che, in caso di ondate di piena, potesse abbassarsi per incrementare la portata idraulica del corso d’acqua e l’interramento della condotta forzata in acciaio, parallela alla s s. 52 bis, dall’opera di presa alla nuova turbina che avrebbe sostituito quella esistente a Enfretors.

Purtroppo questo progetto, che aveva già ottenuto tutte le autorizzazioni, non conseguì l’incentivazione prevista dal GsE (Gestore dei servizi Energetici), in quanto la parte di intervento manutentivo delle derivazioni minori non è stato ritenuto coerente con la definizione di integrale rifacimento.

Nell’autunno 2018 “vAIA” mise a soqquadro l’intera vallata, causando danni e distruzione un po’ ovunque e, per quanto riguarda il progetto di Enfretors, nella parte orografica sinistra del torrente Bût nei pressi del ponte di Cleulis, dove era prevista la realizzazione dell’opera di presa.

In seguito a “vAIA”, il servizio di difesa del suolo della regione, attraverso un incarico professionale esterno, individuò un intervento di sistemazione idraulica del torrente Bût in prossimità del ponte di cleulis con l’incremento dell’abbassamento del letto del torrente dai previsti 140 cm a 330 cm rispetto alla quota di prelievo prevista nella concessione a derivare rilasciata dalla stessa regione a sEcAB.

tali eventi hanno determinato per sEcAB la rielaborazione della soluzione progettuale iniziale, stralciando la parte manutentiva dei rii minori e modificando la progettazione dell’opera di presa con l’inserimento della nuova paratoia mobile. con la conferenza dei servizi tenutasi il 15 ottobre 2021 veniva approvato il progetto definitivo e lo stesso entrò successivamente nelle graduatorie di incentivazione del GsE. siamo ormai a inizio 2023 e le opere previste dal progetto della Regione in prossimità del ponte di cleulis hanno preso avvio (Foto 3). contemporaneamente si è proceduto con la stesura del progetto esecutivo delle opere previste da sEcAB e a formalizzare tutti gli adempimenti per l’affidamento dei lavori e delle forniture suddivisi in lotti funzionali in modo da poterli cantierare in contemporaneità.

Foto 1) Centrale di Enfretors (foto dell'epoca)
Foto 2) Precarie condizioni della condotta di adduzione
Foto 3) I lavori appaltati dalla Regione FVG al ponte di Cleulis

Di seguito viene riportato il quadro economico riassuntivo dei lavori previsti con indicazione delle opere, delle ditte esecutrici e fornitrici e i relativi importi contrattualizzati:

zioni.

- Attivazione e messa in esercizio di tutto il nuovo impianto idroelettrico. L’attuale canale di derivazione, che ha assolto egregiamente alle sue funzioni per oltre novant’anni, versa ormai in una situazione critica su buona parte del suo sviluppo.

Non tutto il vecchio canale verrà comunque dismesso, è previsto di mantenere le due derivazioni idrauliche minori dei Rii valacoz e Aracli che continueranno a dare il loro apporto alla produzione di energia, programmando anche una loro futura manutenzione straordinaria.

È fin troppo evidente che intraprendere questo fondamentale percorso di rinnovamento del proprio patrimonio produttivo costituisce, per la nostra cooperativa, un impegno finanziario notevole. L’intero investimento, come dal quadro economico sopra esposto, ammonta a poco più di 10 milioni di Euro, in parte sostenuto da fondi propri ed in parte dalla stipula di un apposito contratto di mutuo che si avvale dei fondi messi a disposizione dal Frie.

L’importante è riuscire a portare a termine i lavori nel più breve tempo possibile, affinché tutti i Soci di SECAB possano beneficiare appieno della maggior efficienza dell’opera e garantire alle generazioni future un impianto strategico anche per le centrali che seguono a cascata già citate.

Dall’ inizio di quest’anno hanno preso avvio i lavori per l’integrale rifacimento della centrale di Enfretors e le ditte incaricate per i lotti 2 e 3 procedono con regolarità.

I lavori relativi al primo lotto, opera di presa e realizzazione paratoia, insistono parzialmente sulla stessa area di cantiere delle opere idrauliche della Regione, che attualmente sono in notevole ritardo sull’esecuzione. Propongo ora una breve descrizione dei lavori previsti:

- Realizzazione della nuova presa all’altezza del ponte di cleulis, sul lato opposto all’attuale, opere appaltate col cantiere in fase attiva.

- All’opera di presa verrà abbinata una grande paratoia mobile su tutta la luce del torrente che, con il suo abbassamento, consentirà il regolare deflusso delle ondate di piena per poi riprendere la sua posizione normale e garantire a sEcAB il prelievo idraulico.

- Interramento della condotta forzata in sinistra orografica del torrente, dalla centrale (Foto 4) all’opera di presa, attualmente i lavori stanno giungendo in località cima Moscardo.

- opere edili per l’ampliamento e adeguamento dell’attuale centrale.

- Installazione del carroponte per il sollevamento e la posa delle parti elettromeccaniche.

- Installazione della nuova turbina e di tutte le componenti elettromeccaniche con i quadri di controllo, gestione e rilevamento delle produ -

In quest’epoca in cui ogni forma di comunicazione ci sottopone a importanti stimolazioni verso nuove tecnologie nel settore energetico, all’insegna della sostenibilità e del rispetto ambientale, sEcAB mantiene alta l’attenzione, nel solco tracciato dei suoi Fondatori, per individuare le soluzioni migliori che potranno garantire prosperità e sviluppo a questo territorio.

Massima attenzione viene posta da sEcAB nei confronti di nuovi orizzonti che via via si vanno delineando come ad esempio la realizzazione di impianti fotovoltaici, i sistemi di produzione di idrogeno verde, oppure le nuove tecnologie relative agli accumuli dell’energia elettrica Un’ultima doverosa comunicazione: sEcAB, dopo avere rinnovato completamente il sito internet istituzionale www.secab.it, dal 19 giugno ha attivato un nuovo servizio on line per i suoi soci e Utenti nell’area riservata (in alto a destra della home page).

Attraverso questo nuovo strumento informatico ogni socio e Uutente potrà consultare i propri dati contrattuali, le bollette coi relativi dettagli degli ultimi cinque anni, la visualizzazione dei consumi, la situazione contabile e potrà scegliere le modalità di invio della bolletta.

Per registrarsi è sufficiente crearsi un account seguendo le istruzioni riportate in formato PDF.

Ennio Pittino (Presidente SECAB)

Dar beig var Heacha - La strada di Monte Croce Carnico

Anotizie tratte dal sito di anas Trieste, 19 luglio 2024

nas ha programmato una nuova fase di interventi nell’ambito della sistemazione e messa in sicurezza dell’ampio fronte di frana lungo la statale 52 bis “carnica” in prossimità del Passo di Monte croce carnico a Paluzza, in provincia di Udine.

Martedì 23 luglio sarà eseguita, infatti, la demolizione controllata di una porzione di circa 500 metri cubi di versante roccioso pericolante. Le operazioni saranno condotte con l’utilizzo di microcariche di esplosivo.

La prima fase dei lavori è stata avviata a maggio e ha consentito, tramite l’impiego costante di circa 10 persone tra personale tecnico specializzato e maestranze, di realizzare le vie di accesso alla parte rocciosa oggetto degli interventi e il consolidamento con chiodi e funi della parte del versante adiacente alla zona interessata dalla frana

La demolizione delle porzioni di versante più instabili sarà eseguita in più fasi. successivamente sarà avviata l’installazione delle barriere para-

massi necessarie a consentire l’inizio dei lavori di ripristino della strada, gravemente danneggiata dalla frana, in condizioni di piena sicurezza con l’obbiettivo di riaprire al traffico la statale 52 bis entro fine anno.

L’intervento è cofinanziato dalla Regione Friuli venezia Giulia.

Trieste, 23 luglio 2024

Eseguita la prima demolizione di roccia instabile al Passo di Monte croce carnico

Anas ha eseguito la prima demolizione degli ammassi di roccia instabile lungo la statale 52 bis “carnica” al Passo di Monte croce carnico a Paluzza, in provincia di Udine. La massa demolita era costituita da uno sperone di roccia di 500 metri cubi, separato dal versante della montagna da una frattura verticale larga alcune decine di centimetri. La demolizione è stata eseguita con l’utilizzo microcariche di esplosivo. come previsto, l’abbattimento di questo sperone ha comportato anche la caduta di altri 200-300 metri cubi di versante roccioso ad esso collegati per un totale di circa 800 metri cubi di roccia.

La demolizione controllata è stata preceduta dal-

la chiusura di tutta l’area circostante con l’ausilio delle Forze dell’ordine. Inoltre, prima della volata è stato effettuato un sorvolo con droni per verificare l’assenza di persone nella zona circostante. Anas ha avviato a maggio la prima fase dei lavori che ha consentito, tramite l’impiego costante di circa 10 persone tra personale tecnico specializzato e maestranze, di realizzare le vie di accesso alla parte rocciosa e il consolidamento con chiodi e funi della parte del versante adiacente alla zona interessata dalla frana oltre all’installazione delle microcariche di esplosivo.

Nel breve termine si procederà con ulteriori abbattimenti di minore entità che saranno eseguiti anche con l’ausilio di mezzi meccanici per la profilatura del versante e il disgaggio dei massi instabili ancora presenti.

completate le demolizioni, sarà avviata l’installazione delle barriere paramassi necessarie a consentire l’inizio dei lavori di ripristino della strada, gravemente danneggiata dalla frana, in condizioni di piena sicurezza con l’obbiettivo di riaprire al traffico la statale 52 bis entro fine anno.

L’intervento è cofinanziato dalla Regione Friuli venezia Giulia.

Foto 4) Attraversamento del Bût prima di entrare in centrale

Dar noja Veschkul - Il nuovo Vescovo

Domenica 5 maggio 2024, in un gremitissimo Duomo di Udine, ha fatto il suo ingresso il nuovo Arcivescovo mons. Riccardo Lamba, successore di monsignor Andrea Bruno Mazzoccato, alla guida della chiesa friulana per quasi quindici anni.

Qualche settimana prima, in preparazione dell’evento, ho ricevuto una telefonata da parte di don christian Marchica (dell’Ufficio liturgico della nostra Arcidiocesi) che mi chiedeva se fossi stata disponibile ad essere presente all’evento traducendo e leggendo durante la celebrazione una intenzione di preghiera nella nostra lingua minoritaria timavese. Non ho esitato un attimo e ho accolto l’invito con molto entusiasmo.

La traduzione doveva essere precisa perfetta per un’occasione del genere, non si poteva commettere alcun errore. Allora, come è nel mio solito fare, prima l’ho letta, riletta, abbozzata perché non tutti i termini si possono tradurre letteralmente ma bisogna interpretarli nella maniera corretta e soprattutto trovargli il giusto significato.

Prima di inviare in Diocesi la mail definitiva per la stampa, ho chiesto un ultimo controllo e un aiuto a chi per esperienza ne sa più di me e che da queste pagine desidero ringraziare di tutto cuore per il prezioso aiuto e supporto. Ricevuto l’ok, ho inviato il mio lavoro. Naturalmente assieme a me c’erano anche i rappresentanti delle altre lingue parlate nella nostra regione: lo sloveno, il friulano e l’italiano.

Min ckraiz af San Peatar

Con la croce a San Pietro

Anche quest’anno come da lunga tradizione, il giorno dell’Ascensione si è ripetuto il cerimoniale del “Bacio delle croci”, in cui quasi tutte le chiese del canale di san Pietro rendono omaggio alla Pieve di san Pietro che dall’alto dell’omonimo colle spazia su tutta la vallata. cerimonia molto sentita ed emozionante per tutti coloro che vi partecipano.

Anche la nostra croce di santa Geltrude, come ogni anno portata da un gruppo di famiglie, ha partecipato a questa bella manifestazione.

Portata con orgoglio da un giovane della famiglia Piz, Alessandro Mazzega (e, al ritorno in paese, affidata alle mani del cugino Massimiliano Gaio), ha risposto “Jo, miar saim doo” al richiamo del crucifero della chiesa madre. La nostra croce, la più lontana, (non essendoci quest’anno per la chiusura del Passo di Monte croce carnico la croce di sant’ Elisabeth di stali), è stata la prima a essere chiamata. vedere queste croci astili adornate con nastri multicolori a rappresentare la propria parrocchia, ci dà la speranza che questo rito non venga dimenticato e prosegua trasmettendolo anche alle future generazioni.

Famiglie: colaiacomo, Bianchet, carbonari, Piz, Lit e Agribar Gamspritz.

E.B.

confesso l’emozione del momento: il Duomo di Udine era gremito, moltissime la autorità civili e religiose presenti, sapevo di avere un compito molto importante per la nostra comunità di tischlbong - timau.

“haint trift diar!” (oggi tocca a te!) mi ha sussurrato all’orecchio un sappadino doc, gli ho risposto: “Ii hoon soarga zan valn!” (ho paura di sbagliare!) Risposta: “haint doo, varschteamsi laai miar!” (oggi qui ci capiamo solo noi).

L’ arrivo di monsignor Lamba è stato magistralmente accompagnato dalle campane suonate dagli scampanotadors

Furlans che si sono esibiti sia dal campanile del castello di Udine che da quello del Duomo: una vera festa! tradizioni nostre, friulane che spero vivamente il nostro nuovo Arcivescovo potrà imparerà a conoscere e ad apprezzare con il tempo, visto che i confini della nostra Arcidiocesi spaziano dai monti al mare.

Rientrata a casa, ero distrutta, per la tensione, la paura di sbagliare, considerando che al mattino pure io avevo “scampanottato”: ero morta ma felice e orgogliosa di aver potuto rappresentare, nel mio piccolo, la nostra comunità. vargelzgoot oln! An schian gruas Alessandra van Polak.

Grazie a tutti! Un caro saluto Alessandra Primus.

20. Sunti van penschionats var CISL Alto Bût
20a Festa d’estate con i pensionati CISL dell’Alto bût

In Museo van Earschtn Beltckriag unt mali ola zoma Visita al Museo della Grande Guerra e pranzo sociale

come è tradizione, il GRUPPo PENsIoNAtI cIsL dell’Alto Bût con la collaborazione ed il sostegno finanziario della FNP/CISL area territoriale ALTO FRIULI, organizza la FEstA d’EstAtE dei pensionati dell’Alto Bût.

Quest’anno la località prescelta per la festa è stata tIMAU, paese che con la sua storia che parte da lontano nei secoli, è un angolo particolare della nostra vallata. È un gioiello in tutti i sensi, a partire dalla lingua che è patrimonio esclusivo e che speriamo venga tramandata ancora da coloro che partecipano a mantenerla viva. In questo angolo di cARNIA abbiamo visitato il Museo storico della Grande Guerra ‹15-›18 e ascoltato le parole della guida (iscritto cIsL) cav. Dino Matiz che ci ha fatto partecipi di questa dolorosa ma avvincente storia. A seguire ci siamo recati al Monumento alle Portatrici Carniche per la deposizione di un omaggio floreale con la scritta «I pensionati cIsL» con la benedizione del nostro Don tarcisio che, con la solita bravura, ha omaggiato le portatrici con commoventi parole di riconoscenza. Al termine è uscito spontaneo il canto stELUtIs ALPINIs Al pranzo, che si è tenuto presso il ristorante «Da otto», sempre a timau, hanno partecipato 80 persone. È stato un bel momento di aggregazione che ha notevolmente impressionato anche i responsabili REGIoNALI e tERRItoRIALI della FNP/cIsL, sigg. Renato Pizzolito e Antonino Nassimbeni per l›attività che il GRUPPo FNP cIsL ALto BÛt, che porta avanti ormai da oltre 22 anni.

Verso la fine della riunione conviviale è giunta, a sorpresa, la chiamata telefonica del segretario Nazionale FNP/ cIsL Emilio Di Doné, che ha ringraziato gli organizzatori e salutato i presenti con la promessa della sua presenza ad una delle nostre prossime feste.

Questa è stata la ciliegina sulla torta che ha dato slancio a tutti noi per proseguire su questa strada nel programmare iniziative che siano rivolte ai pensionati, più o meno giovani, delle nostre vallate di montagna.

Giacomo Pittino

Dirigenza FNP-CISL regionale e territoriale

Van ckastlan van gadanckna - dal

1944

cassetto dei

Nitt za vargeisn da toatn van Promoos

Per non dimenticare la strage di malga Promosio

Liam leisnara, leisnz dein platlan, mochza leisnan enckarn ckindar unt tuaza vir enckarn nevouts aufckoltn. Dar Giulio Del Bon unt da Laura van Ganz hont auf ganoman unt ibartschriim bosin da lait hont darzeilt va bosta is tscheachn in seen toog in Promoos.

Cari lettori, leggete con attenzione queste pagine proponetele ai vostri figli e conservatele per i nipoti. Giulio Del bon, con un'attenta analisi storica e laura Plozner van Ganz attraverso Le testimonianze raccolte, ci fanno rivivere la barbara strage avvenuta 80 anni fa a malga Promosio

Amalga Promosio, come in tutte le altre malghe di confine, le notizie di sconfinamenti dei partigiani in territorio austriaco avevano seriamente preoccupato i pastori. L’atmosfera che si respirava era di grande paura per le possibili ritorsioni e si pensava seriamente di smonticare. A complicare le cose si era diffusa la notizia delle stragi avvenute nei giorni 18 e 19 luglio nelle malghe di Lanza e cordin, nell’Alta valle d’Incarojo. venerdì 21 luglio 1944, a malga Promosio, si presentò la squadra dei sicari. In quel giorno lì si trovavano 16 persone: oltre al proprietario e un suo dipendente, al casaro e a cinque pastori, c’erano anche quattro operai che si occupavano della fabbricazione di nuove baite. Inoltre, dato che era la data stabilita per la pesatura del latte e per il ritiro dei prodotti caseari spettanti, erano pure lì convenute quattro persone, mentre altre due si trovavano per strada. Nessuno saprà mai come si siano realmente svolti i fatti, dato che non vi furono dei testimoni diretti. Quel poco che sappiamo lo dobbiamo alla testimonianza dell’allora pastorello tredicenne Alfio Muser da Timau che, assieme all’anziano Nicolò Matiz detto “Krep”, pure da timau, la mattina era uscito per condurre le capre al pascolo, rientrando verso mezzogiorno alle casere.90 I due pastori notarono subito che le mucche pascolavano in un pianoro non molto distante dalla casera, sciolte e incustodite, e inoltre videro anche una forma di formaggio accanto all’abbeveratoio delle vacche; ciò insospettì il Matiz il quale, mentre provvedeva a rinchiudere gli animali nel recinto, sollecitò il giovane Alfio a entrare nella casera, la cui porta era stranamente chiusa a chiave. Con difficoltà il ragazzo l’aprì e gli si presentò un’orribile scena: tutti i suoi compagni erano stati uccisi e ammucchia-

ti uno sull’altro, escluso Giacomo Mentil da timau detto “Koka”, che si trovava disteso ai piedi della scala che portava al luogo ove i pastori dormivano. Alfio Muser ricorda di aver pensato che il “Koka” stesse simulando e di averlo tirato per i piedi; però constatò che per lui non c’era più nulla da fare, anche se gli sembrava respirasse ancora. Entrò poi Nicolò Matiz “Krep” nella casera per verificare quanto era successo e Alfio non esclude che altri fossero ancora in vita, poiché il “Krep” non disse mai niente a tale proposito. Il ragazzo poi, preso dallo spavento, scappò via e i due si rincontrarono solamente a timau. Appena iniziata la sua precipitosa fuga, Alfio incontrò due uomini di timau: Duzzi Mattia “Mot” e suo cognato Matiz Fortunato “Bêç”, rispettivamente malgari di Fontanafredda e Dimon. costoro erano venuti a conoscenza delle altre uccisioni avvenute nelle malghe di Paularo e volevano decidere con il Brunetti se rimanere o no con gli animali in montagna. Ignari di quanto era appena accaduto nella casera di Promosio appresero la notizia dal ragazzo ed è assai verosimile che anche costoro siano entrati in casera per accertarsi dell’eccidio. Alfio, poi, continuò a scappare e portò la triste notizia a timau. Quando rievocò all’autore questi tragici fatti, Alfio Muser si chiese il perché di tanta efferatezza e con un velo di tristezza, specie per l’uccisione dei giovanetti, disse: “Non sarà nessuno al mondo che mi crede … da quel giorno non mi scappa un giorno che non mi torni alla mente … li vedo sempre … Vincenzo che aveva ancora la polenta e formaggio in mano, Giacomo … e gli altri tutti in un mucchio”. Questi i nomi delle persone che trovarono la morte nella casera Promosio il 21 luglio 1944: - Il proprietario Brunetti andrea da Paluzza di anni 50;

ricordi a cura di Mauro e Valentina unfer

- Il dipendente englaro romeo di anni 33 da Paluzza, salito con l’asino per trasportare dei viveri in malga; - Il casaro Quaglia alessio da Priola di anni 45; - I pastori: Mentil Giacomo di anni 58 e Mentil Carlo di anni 17 entrambi da timau; Zanier Gio Batta di anni 65 e il figlio Zanier Cesare di anni 33 da Zovello; Maieron osvaldo di anni 13 da cleulis; - Gli addetti alla costruzione delle nuove baracche: unfer nicolò di anni 59, Matiz Vincenzo di anni 17 e Mentil Giovanni di anni 16 tutti da timau; Puntel silvio di anni 17 da cleulis; - Le persone presenti per la pesatura del latte e il ritiro del formaggio: del Bon olinto di anni 39 da treppo carnico; Maier Lidia di anni 30 e i coniugi Vanino Guerrino di anni 55 e Tassotti adele di anni 55, tutti da casteons. Alfio Muser, nella sua testimonianza, precisò che di norma i pastori addetti alla sorveglianza delle mucche all’ora di pranzo le radunavano e le lasciavano nel cortile della casera; essendo state trovate libere e incustodite dimostra in maniera inequivocabile che tutte le persone presenti in malga furono costrette con la forza e sotto la minaccia delle armi a rientrare. Dalla testimonianza di Matteo Brunetti, figlio del padrone, sembra che tutti siano stati spinti in un angolo della casera, oltre la grande tavola che serviva da mensa, escluso il Brunetti che si trovava davanti alla mensa stessa. Dapprima, con arma leggera, sarebbe stato ucciso il Brunetti che scivolò sotto la tavola e poi, con raffiche di mitra, tutte le altre persone che caddero una sull’altra.91 La grande tavola, gelosamente custodita dalla famiglia Brunetti, porta ben visibili i segni delle mitragliate. Queste persone, orribilmente massacrate, furono spogliate di ogni oggetto e valore; al padrone Andrea Brunetti venne appeso al collo un cartello recante la scritta: “Ecco la morte dei traditori”.92 come sopra accennato, altre due persone stavano per raggiungere la malga di Promosio e si trovavano nel bosco sottostante; erano Tassotti Paolina di anni 45 da Naunina e delli Zotti Massima di anni 53 da casteons. Quella banda criminale, compiuta la strage della casera, mentre scendeva dalla montagna incontrò le due donne e si scatenò contro di loro in maniera brutale: “… dopo averle violentate ed atrocemente seviziate le uccideva a colpi di arma da fuoco e di pugnale, riducendone i poveri corpi in uno stato orrendo” 93 I cadaveri delle donne furono rinvenuti il giorno seguente, nascosti sotto dei rami d’abete.94 Gli autori della strage continuarono il cammino verso il fondovalle e lungo la strada incontrarono un giovane pastorello di 11 anni: Gervasio Mentil da timau, che si trovava al pascolo con due mucche e che all’autore, alcuni anni fa, raccontò l’episodio. Egli vide passare questa colonna di uomini che portavano un fazzoletto rosso attorno al collo, vestiti in borghese, tutti armati, molto sudati e con uno zaino carico sulle spalle. Innanzi a loro camminava un uomo con una gerla sulle spalle e che in un primo momento non riconobbe, ma che identificherà successivamente per tale “Nesto da Sciule”, un abruzzese sposato con una donna di timau. Figura misteriosa questo “Nesto da Sciule”, secondo Gervasio persona malaticcia e completamente disinteressata alla politica; rimane inspiegabile cosa ci facesse con i sicari e come mai sia sopravissuto alla loro furia omicida. Non sappiamo se venne interrogato dalla Magistratura o se rilasciò dichiarazioni. Il gruppo si fermò vicino al ragazzo e uno di loro, probabilmente il comandante, gli chiese cosa facesse lì; dopodiché gli armati pro-

2024, 21 luglio. Santa Messa per la ricorrenza dell'ottantesimo anniversario. Foto Silvio Puntel.

seguirono verso valle. Il Mentil precisò che la domanda gli venne posta in lingua italiana, ma, essendo allora poco più di un bambino, non seppe distinguere se aveva un accento particolare; tutti gli altri rimasero zitti e, comunque, nessuno si espresse in friulano.95 va ricordato che Gervasio Mentil era ignaro che gli avevano appena ucciso il fratello carlo in Promosio. Piccolo inciso: per Gervasio questa colonna sarebbe stata formata da 21 uomini, escluso l’uomo con la gerla, e se ciò fosse vero mancherebbero 8 di essi rispetto ai 29 accertati facenti parte della controbanda che si era presentata il 15 luglio a casera Lanza. E qui si vuole riportare quanto scritto dall’allora curato di timau don Ludovico Morassi: “Il giorno 21 luglio 1944, verso le ore 12 ½ una pattuglia formata da N 8 individui dei quali diversi soldati repubblicani ed alcuni tedeschi, travestiti da partigiani si presentavano alla Casera Promosio, e non si sa per quali ragioni, forse per rappresaglia terroristica, uccidevano a colpi di pistola …”.96 L’affermazione “N 8 individui” pone alcuni interrogativi: Dove ha attinto l’informazione il curato di timau? Forse uno dei pastori, prima di morire, è riuscito a parlare con chi è entrato nella casera subito dopo l’eccidio? Questi otto soldati facevano parte del gruppo sceso a valle, oppure erano gli otto mancanti della controbanda di casera Lanza che dopo l’ecidio di malga Promosio avrebbero preso un’altra strada? In questo caso sarebbe plausibile l’ipotesi che questo gruppetto di otto armati sia rientrato nel territorio del Reich attraversando i monti sovrastanti la casera di Promosio.97 Giunti nelle prime “braide” del Moscardo, di fronte a cleulis, quegli assassini prelevarono e costrinsero a seguirli due uomini del luogo: oreste Pagavino di anni 38, oriundo di Naunina ma residente in località Aip di cleulis, che si trovava al pascolo, e Primus Benvenuto di anni 49 pure da Cleulis, dedito alla fienagione. Li ingannarono dicendo loro che avrebbero voluto parlare con un capo dei partigiani locali e il Pagavino, simpatizzante dei partigiani, di buon grado si prestò ad andare a cercarne uno; non ne trovò e ritornò a riferire loro. I cadaveri di oreste Pagavino e di Benvenuto Primus saranno trovati l’indomani, dietro le “maserie” del bosco ai piedi della salita del Moscardo, uccisi a pugnalate.98 si ritiene necessario, a questo punto, inserire due testimonianze apparentemente contraddittorie, che però portano alla conclusione che la controbanda era formata da tedeschi e friulani. La prima è il racconto che mi fece mio padre Daniele, che in quel giorno si trovava per la fienagione in una “braide” del Moscardo assieme a mia madre Anna Maria Silverio e a mia zia Erina con il suo figlioletto Armando di sei anni. Avevano appena caricato le tre “louges” di fieno e preso una “cjarogiule” ciascuno, con il piccolo Armando sopra la “louge” di mio padre, e si erano avviati verso casteons quando, da lontano, intravidero nei pressi del fosso anticarro una lunga colonna di uomini camminare in fila indiana. Mio padre, immaginandoli partigiani e desideroso di sapere dove andassero, accelerò la marcia,

ma incontrò la postina di timau di nome Margherita Ebner detta “Marghe”, che gli disse queste testuali parole: “Non state ad andare giù che sono tedeschi, tornate indietro, perché li comprendo bene, hanno parlato per tedesco”. La Ebner era la madre di quel Puntel silvio appena trucidato in Promosio e alla quale le guardie di frontiera germaniche avevano ucciso, un anno prima a Pal Grande, un altro figlio di nome Libero. Mio padre, salutata mia madre e mia zia e affidata la sua “cjarogiule” al piccolo Armando, ritornò sui suoi passi e prese la via del bosco, rientrando a casa verso sera.99 va detto che assieme a Margherita Ebner saliva verso timau un’altra donna di quel villaggio e che, quando incontrarono i finti partigiani uno di loro le salutò, in perfetto friulano, con un “Mandi sciòres” (Arrivederci signore).100 La seconda testimonianza è quella di Giuseppina ortis da casteons, allora giovane sedicenne, che in quel giorno stava rientrando a casa dopo essere stata a raccogliere legna con il fratellino. Giunta sul ponte in località “Enfretors” vide in lontananza scendere questi armati; lei e il bimbo si fermarono subito impauriti, ma una signora che abitava poco sopra gridò loro: “Non state ad aver paura, sono italiani!”. Questa donna li aveva visti passare davanti alla propria abitazione mentre stava lavando il paiolo con il quale si fa la polenta; si erano salutati e uno di loro le aveva anche chiesto nella parlata locale: “Eise buine la polente?” (È buona la polenta?).101 Giuseppina e il fratellino allora attraversarono il ponte di “Enfretors” e gli armati, che lei valutò in numero di 22-23, passarono loro davanti. Alcuni di loro portavano uno zaino sulle spalle; una parte camminava in silenzio mentre altri chiacchieravano in lingua friulana se non addirittura carnica. La giovane sedicenne, non riconobbe nessuno di loro.102 verso le quattro del pomeriggio del 21 luglio ’44 gli autori della strage di malga Promosio giunsero a Paluzza e stazionarono brevemente presso il ponte sul Pontaiba; attraversarono poi il paese e si portarono a cercivento.

il recupero delle salme

La sera di quel 21 luglio, col rientro degli uomini che quasi quotidianamente fuggivano sui monti, si predispose il recupero delle salme. Una quarantina di giovani volonterosi di timau e cleulis salì verso la malga, con l’oscurità e una fitta nebbia che avvolgeva ogni cosa. Giunti alla casera, si presentò loro la triste realtà: tutti i poveri morti giacevano allineati sul selciato e ognuno su una coperta, sistemati dagli uomini che li avevano preceduti. tolsero quindi delle stanghe dal recinto e a ognuna di queste fissarono i lembi della coperta che avvolgeva il morto; in quel modo, due persone per ogni stanga, una davanti e l’altra dietro, iniziarono il ritorno, imboccando la mulattiera che porta a fondovalle. si dice che, passando nel bosco accanto al punto dove il giorno successivo saranno ritrovate le due donne trucidate, furono uditi “come dei lamenti umani”, ma le successive ricerche non portarono a nessuna scoperta. Forse una di quelle donne, od entrambe, era ancora in vita? Non lo si saprà mai! I corpi dei due ragazzi di cleulis furono portati nelle loro famiglie e altrettanto fu fatto per i morti di timau; le altre vittime, invece, trovarono provvisoria sistemazione nell’asilo infantile di timau. Anche le mucche, in piena notte, vennero portate giù dalla montagna e alloggiate nelle stalle di cleulis, a disposizione dei legittimi proprietari.103 L’indomani, molto presto, Giuliano Maieron “di Bram”, figlio di Abramo carradore di Paluzza, salì con carro e cavalli a timau, assieme al cugino Luciano Maieron, per recuperare i corpi degli uccisi provvisoriamente posti nell’asilo. Misero dei materassi sul pianale del carro e vi adagiarono tutti i morti, dopodiché scesero lungo il Moscardo. Giunti in località “Enfretors” ebbero sentore della presenza dei tedeschi e allora Giuliano e il cugino sistemarono alla meglio il carro e fuggirono. Era il 22 luglio quel giorno e per Paluzza si preannunciava un’altra giornata di sangue. toccò a due uomini di treppo carnico, parenti di una delle vittime, accompagnare assieme ad alcune donne il pietoso carico e proseguire il cammino verso Paluzza; ma anche loro, nei pressi del ponte sul torrente Pontaiba, furono costrette a fuggire causa il rastrellamento nazista in atto.104 Gli stessi nazisti, dopo aver ispezionato il carro, lo portarono con il suo triste carico sino alla prima piazza, detta “della Fontana”, dove rimase sino alla loro partenza; era un giorno piovoso e quel carro colmo di cadaveri rimase esposto agli scrosci di pioggia. Verso le tre pomeridiane, finito il rastrellamento, il reparto delle ss naziste lasciò Paluzza, e solo allora, “partiti i tedeschi, la gente s’unì così al Podestà ed a Mons. Arciprete a scaricare pietosamente le salme restituendole alle singole famiglie”.105

Tratto da: Giulio del Bon, "1943-1945, Vicende di guerra - La Carnia durante l’occupazione nazista." Paluzza 2018.

Note: 90 Testimonianza registrata rilasciata all’autore da Alfio Muser da timau, residente a codroipo (*105/77). 91 testimonianza orale rilasciata all’autore da Matteo Brunetti da Paluzza (*105/126). 92 c. Morassi, Arch. Parr. di cleulis, Libro storico (*35/161). 93 A.N.P.I.-Udine, A.s.R., b.3 f.4 n.431; b.7 f.10 n.430. si tratta della deposizione del segretario comunale di Paluzza virgilio candido. 94 G. Ebner, I martiri di Pramosio, 1998, memoria scritta, inedito (*105/175). testimonianza registrata rilasciata all’autore da Alfio Muser da Timau, residente a codroipo (*105/77). c. Morassi, Arch. Parr. di cleulis, Libro Storico (*35/162). Egli afferma che le due donne furono ritrovate due giorni dopo. 95 testimonianza registrata, rilasciata all’autore, di Gervasio Mentil da timau (*105/70). 96 L. Morassi, Arch. Parr. di timau, Libro dei morti. (*DvD/2). 97 testimonianza registrata, rilasciata all’autore, di Pier Arrigo carnier da Porcia (*105/12). 98 c. Morassi, Arch. Parr. di cleulis, Libro storico (*35/162). testimonianza registrata rilasciata all’autore di Puntel Assunta da casteons di Paluzza (*105/98). 99 testimonianza registrata, rilasciata all’autore, di Del Bon Daniele da Paluzza (*105/25). 100 testimonianza registrata, rilasciata all’autore, di Primus Rita da timau (*105/96). 101 G. Maar, sorrisi al vento, Roma 2010, pag.194. 102 testimonianza registrata, rilasciata all’autore, di ortis Giuseppina da casteons di Paluzza (*105/84). 103 G. Ebner, I martiri di Pramosio … op. citata, (*105/75). c. Morassi, Arch. Parr. di cleulis, Libro storico (*35/162). 104 testimonianza registrata, rilasciata all’autore, di Maieron Giuliano da Paluzza e di cortolezzis Enzo da treppo carnico (*105/22, 60). 105 L. Gorizizzo, Arch. Parr. di Paluzza, cronistoria … op. citata (*26/118, 119).

Cartolina commemorativa dell'eccidio di Promosio, realizzata nel
1945 dallo studio fotografico De monte di Piano d'Arta. Pubblicata su: "Testimone Oculare, cronistoria di Rodolfo Di Centa".
Strada per Promosio, cippo in ricordo di Paolina Tassotti e Massima Delli Zotti. Foto Velia Plozner van Ganz.

Van ckastlan van gadanckna - dal cassetto dei ricordi

a cura di Mauro e Valentina unfer

son più salito in Promosio, ci sono ritornato dopo cinquant’anni, nel 1994, mi sono emozionato ed ho pianto. Non ho mai dimenticato ciò che ho visto e, ogni anno, quando si avvicina quella data, i ricordi mi percorrono la mente e il mio pensiero è lassù, in Promosio.”

Af dein platlan meikis leisnan bos da lait hont darzeilt unt as da Laura van Ganz hot ibartschriim.

Dopo aver esaminato l'esaustiva analisi della tragica giornata del 21 luglio 1944 predisposta dello storico Giulio Del bon, approfondiamo le vicende di quei terribili giorni proponendo alla vostra attenzione le testimonianze delle persone che, in varie circostanze, sono venute a conoscenza del barbaro eccidio. Proponiamo su queste pagine le trascrizioni dei ricordi raccolti da Laura Plozner van Ganz e custoditi nel suo archivio fonografico, vera fonte di testimonianze che possono far rivivere la nostra storia.

Alfio Muser era poco più che un ragazzino quando, il 21 luglio 1944, si svolsero i sanguinosi fatti a Malga Promosio. Una triste vicenda che lo segnò duramente e che mai riuscì a dimenticare. Ecco il suo racconto:

“All’epoca avevo 13 anni e facevo il pastore presso malga Promosio. Il 18 luglio 1944, sopra la località di Malpasso fu ucciso un partigiano e, ricordo, che i pastori più anziani andarono a recuperare il corpo e lo sistemarono nella stalla dei cavalli, poi vennero a prelevarlo e lo portarono via. Il giorno dopo, in malga Ludin uccisero tutti i presenti e, Mattia Duzzi (Mot) venne a raccontarci il fatto, così mi mandarono a Paluzza, con ai piedi gli “schkarpez”, da Andrea Brunetti, padrone della malga, a raccontargli l’accaduto e chiedere il da farsi perché eravamo tutti impauriti e preoccupati. Andrea mi ordinò di ritornare in Promosio e mi disse che l’indomani ci avrebbe raggiunto. Così è stato, il 20 luglio salì in malga e il 21 successe il massacro. Ricordo anche che il 20, un uomo di Cleulis, venuto a conoscenza dei fatti accaduti nelle altre malghe, venne a prendersi la sua mucca perché era preoccupato. Quel giorno, 21 luglio, Nicolò Matiz (Krep) ed io, eravamo al pascolo con le capre, al nostro ritorno, lui rinchiuse gli animali nel recinto ed io mi diressi verso la casera. Aprì la porta e vidi quell’orrenda scena... Giacomo Mentil (Koka) era a terra in fondo alle scale, gli altri dietro il tavolo ammassati sul focolare, sopra di tutti Andrea che sulla schiena aveva un foglio sul quale con un pezzo di carbone era stato scritto: “I TRADITORI MERITANO COSÍ". Ricordo anche che il tavolo, che era in legno, presentava i segni delle pallottole. Uscii, avvertii Nicolò e scappai. Poco più avanti incontrai Mattia Duzzi (Mot) e il padre di Stefano Matiz (Beec) che mi chiesero dove andavo, informai anche loro dell’accaduto poi iniziai a correre lungo il bosco, tant’è che, tra i rami mi strappai tutti i vestiti che avevo addosso. In località “Oubarraut” c’era mia zia Ida e sua cognata, anch’esse mi chiesero dove andavo e gli risposi: “In Promosio son tutti morti!” e, siccome ero nudo, mi coprirono con un grembiule e scendemmo assieme. Poi incontrammo Giacomo Matiz, lo avvertii dell’accaduto, lui mi chiese notizie del nonno, ci girammo e lo vedemmo poco più sopra che scendeva. Giunto a casa, mi sedetti fuori dove avevamo una vasca, ad un certo punto arrivò Benedetto Plozner e mi chiese: “Ragazzo, è vero ciò che è successo in Promo-

sio?” “Sì, sì è vero” gli risposi. Lui voleva che lo riaccompagnassi sù però non riuscii a muovermi, la paura mi aveva immobilizzato le gambe. In quello stesso momento giunse Nicolò Unfer (Sappadin) che era capo dei lavoratori che lassù costruivano le baite e, siccome piangevo mi chiese: “Banfio” così mi chiamava sempre “cos’hai?”, gli dissi che Benedetto voleva che tornassi in Promosio assieme a lui però io non me la sentivo, Nicolò disse allora a Benedetto di lasciarmi in pace e di salire in malga da solo. Intanto iniziarono ad arrivare le mamme di quei poveretti a chiedere informazioni ed io non ero in grado di rispondere e le mandavo dal “Krep” il quale, a sua volta, le rimandava da me. Arrivò anche mio cugino Dizzi del “Koka” che mi disse: “Alfio, la moglie di Andrea non crede, devi subito recarti a Paluzza a raccontare ogni cosa”. Salii in casa, mi cambiai, uscii, attraversai i campi e, in mezzo ai fagioli, dalla paura, mi addormentai mentre tutti mi cercavano. Durante la notte iniziò a piovere, la nostra gente, nell’oscurità, al lume delle lampade a petrolio portarono in paese i corpi di quei poveretti, ognuno era avvolto in una coperta, fissata ad una stanga, li sistemarono nella sala dell’asilo. Il giorno dopo venne “Bram” con il carro trainato dai cavalli, caricarono i corpi di quelli di Paluzza, di Naunina. Quando giunse nel Moscardo, “Bram” udì degli spari, si nascose e il carro giunse con i cadaveri in piazza a Paluzza senza il conducente. Non partecipai ai funerali e il medico mi consigliò di allontanarmi da queste zone. Mi mandarono a Poggio Mirteto (Rieti) da mia cugina Dolores dove rimasi per tre anni, poi tornai e nuovamente ripartii per la Svizzera dove trascorsi quarantaquattro anni... Quelli che fecero il massacro non li vidi perché noi eravamo con le capre al pascolo nel bosco, nei pressi del “Riu dai “larisc” (Groom van Silverio) però sentii uno sparo quando uccisero le due donne di Paluzza. Pensai ai cacciatori che avessero abbattuto un capriolo che vagava da alcuni giorni nella zona, volli scendere a vedere però, l’anziano “Krep” non mi lasciò andare. Loro erano lì e noi poco più sopra con le capre, non ci videro altrimenti guai. Poi ricordo anche che dopo quei tragici fatti, smonticarono tutte le malghe della zona perché la paura era grande per tutti. Posso anche dire che, prima di quel giorno, in Promosio si stava bene, si viveva in pace, in serenità, si andava tutti d’accordo... Nel 1945, credo in giugno, a Tolmezzo, presso il Tribunale ci fu un processo. L’aula era gremita di persone, anch’io rilasciai la mia testimonianza, raccontai di ciò che avevo sentito e visto. Dopo quel tragico avvenimento non

testimonianza di Carmen Mentil (Koka), che lassù perse il padre Giacomo di anni 58:

“Mio papà era un uomo molto buono, a noi figli non ci ha mai sfiorato nemmeno con un dito... Quel 21 luglio era un venerdì, una giornata nuvolosa, la mamma ed io stavamo falciando in “Faas”. Verso mezzogiorno mi disse che non aveva più voglia di lavorare, non si sentiva tranquilla e così tornammo a valle. Giunte a casa, lei si sedette fuori sulla panca a rammendare i calzini del babbo ed io, mi misi a pulire i tubi della stufa. Dopo un po' passa un certo “Iss” che dice alla mamma:” Tinga, te ne stai lì e in Promosio son tutti morti, anche il tuo Giacomo!”. Io sento tutto ciò, butto a terra i tubi e rincorro la mamma che dalla disperazione era già fuggita lungo la strada e la raggiunsi fuori dalla casa del “Kareta”, eravamo distrutte dal dolore. Dopo un po' siamo ritornate a casa, poi ha iniziato ad arrivare la gente, così come vengono quando succede qualcosa. Verso sera, la Dele (Corkar) e un’altra donna di cui non ricordo il nome, portarono in casa il corpo di mio padre, era avvolto in una coperta, fissata ad una stanga. La Maria “Titarinka” e la Fana lo hanno spogliato, lavato, mio padre aveva ricevuto tre pugnalate al petto, non gli avevano sparato...Le altre salme son state sistemate nell’aula della prima elementare poi, con un carro son state trasportate nei loro paesi... Qualche giorno dopo ho raggiunto malga Promosio in compagnia della Fana, dovevo andare a prendere le cose di mio padre, nella casera c’era una canaletta piena di sangue coaugulato... Era una desolazione, un gran dolore!”

Ed ora seguiamo quanto raccontato da evelina Matiz (sappadin), sorella di vincenzo che aveva 17 anni: “Già da tre giorni mio fratello era a casa per un dolore alla gamba, la sciatica, e quella mattina, contro il volere della mamma ha deciso di ritornare in Promosio a lavorare. Prima però io sono scesa a fare la spesa e sento dire che i tedeschi stavano arrivando, che erano sulle “Muse”. Torno a casa ad avvertire mio fratello, lui prende lo zaino e si avvia. Mia mamma stava facendo fieno nel “Sghbantl” e da lì aveva una buona visuale verso il “Jegarastl” dove vide per l’ultima volta mio fratello che aspettava che lo raggiungesse l’amico Silviut, anche lui doveva andare al lavoro. Io e mia cugina Iole dovevamo badare ad alcuni bambini, avevamo 15 anni, quel giorno decidemmo di portarli in “Faas” dove c’era la zia Maria che faceva fieno. A me era sempre piaciuto stare all’aperto, vicino agli stavoli, però, quel giorno ero piuttosto agitata e continuavo a dire di tornare a casa. Ad un certo punto siamo scese e, nel “Pauarn”, mi sono affacciata alla finestra lì dal

“Hana” dove c’era la Mariott e altre donne che parlavano tra di loro e, nel discorso, hanno menzionato anche mio fratello. Riprendo il cammino e, lungo la strada, come incontravo un gruppetto di persone, queste si dileguavano. Quando poi sono giunta a casa ho saputo della strage... Mio fratello è stato portato qui in casa, gli avevano sparato alla testa perchè ricordo che gliela avevano fasciata...”

Anche ines Mentil (sghemar), in Promosio perse il fratello Giovanni di 16 anni. Questo il suo ricordo raccolto nell’autunno 1999: “... Mio fratello era lassù a lavorare alle dipendenze di Nicolò Unfer (Sappadin), costruivano canalette, sistemavano la malga e così. Verso il pomeriggio mentre portavo la mucca a pascolare, davanti a casa mia, poco sopra il paese, nel bosco sento urlare:"Tutti morti, tutti morti in Promosio!” era Alfio, perchè lui e il “Krep” erano al pascolo con le capre e al rientro, nella casera scoprirono l’accaduto. Erano tutti ammassati sulle ceneri del focolare, mio fratello e Vincenzo Matiz abbracciati, mio fratello con il cibo ancora in bocca e nelle mani polenta e formaggio. Il mio Nutti lo hanno ucciso sparandogli al fianco poi, gli hanno anche fracassato la nuca... Ricordo anche che Brunetti, il padrone della malga, siccome doveva smonticare, aveva dato ordine alle donne di salire a prendere il formaggio. Noi di Timau e Cleulis dovevamo andare il sabato e quelle di Paluzza il venerdì, poi è successo tutto...”

Dopo aver massacrato tutti i presenti in malga Promosio, la banda di sicari scese a valle e, lungo il sentiero, incontrarono e si fermarono a chiacchierare con Gervasio Mentil, allora ragazzino e ignaro della sorte toccata poco più sopra al fratello carlo che proprio quel giorno aveva compiuto 17 anni. Quell’incontro è ricordato così da Gervasio: “ In chê dì jo eri a passjon cu la mê vacje e chê da Dusi là vie, no, la mari dal Beppino che al sta a Cleulas, su dal cason, a sji dîsj dal cason aì parcè che al ere il cason dai menaus che taiavin su tal bosc, alore i lavi a fraulies aì parcè che i vevi la butilie encje das fraulies, las vacjes... I jout a vegni jù int, une colone ai det:”Ma ce ‘nd eise aì” e dopo ai det “A son i partigjans” parcè che a erin travestîts da partigjans, capìstu, cui fazolets rosj, cjamâts cui persacs e dut, e sudavin parcè che a ere afe in chê dì. E dopo ai pensât:”O la Madona, cjale” ai det “Al è encje un cul zei” jo no lu vevi conossjût al veve sposât la Sjula che a stave achì dongje, da Tonina no, lui al ere un abruzeis però no sji interessave di nue, di politica, lui al cjacarave pouc al ere simpri maladiç, alore a vegnin chescj e mi domandin ce che i fâsj.”Sei a passjon cu las vacjes” di dulà che i sei, ai det “jù da Siee”, e cemût che i stoi, “benon” e cussì, ma jo vevi poure parcè che sâstu, frut, capìstu, e dulà che i voi. “Jo no voi nissjun lûc sei achì cu las vacjes, sei achì cu las vacjes, dopo spieti par lâ jù”, benon, benon al à det, se no dut benon, “sì, sì” e dopo a son partîts no. Alore vevi ancjemò un tic plui poure e sot aì là che i eri jo sentât al ere une spece di retilineo, sot a

sji disjeve “Da Voltada scura”, parcè che a ere la strada vecje prima, i erin tornâts a fermâ e cjalavin sù cul binocul, sâstu aì tal bosc su cussì e jo i ai jodûts che a cjalavin sù ai det: “achì cumò jo ai poure parcè che... Voi a cjase” Ai tolet las vacjes e ven in jù. Cuant che i sei acà sù sui Salens i sint la Bepina, la mari di Nicolino, a vaî e ai det: “Bepina ce âstu?” À det: “Àn copât ducj in Promôs” Ai det jo: “E alore al è encje il gno Carlut, gno fradi” “E sì”. Alore ven jù achì, jù achì, ducj a vaivin mê mari à det: “O frut tu seis tornât” e cussì, e dopo ai savût dut cussì. Dopo a començave encje a plovi un tic, cussì, dopo in chel moment a è passade encje la Marga che a veva, sâstu la mari dal Mario dal barbîr, passava sot encje jei vaî e dut, cussì. Alore àn det bisugne lâ a toli chescj muarts e gno barbe Vitôr che al fos stât il pari dal Pippo, al à det “Jo voi sù jo”. Al è lât sù e a lu à puartât jù, e cussì ve frute... Sì, su la schena al è vignût jù pa riva achì... Ai vevin trat parcè che lui al veva encjemò il pulovar aduès che i vevin trat achì che i vignive fûr il mangjâ mentre che lôr ai mangjavin, capìstu, a era la pausa dal mangjâ pai pastôrs... Eh, jo, a mi cuant che i voi sù in Promôs, jo no voi sù tant parcè che sâstu, cumò al è dut cambiât alassù e cuant che i voi sù che, un pâr di agns fa sei lât sù e dopo àn començât a sunâ cu la armoniche aì, sâstu, mi sei inrabiât parcè che ai det: “Voi no è propit un aniversari di fâ fieste, sunâ e cjantâ”, capìstu, alore chest an sei lât sù parcè che ai det a son sessante sgns voi sù... Però, sâstu, cuant che i voi sù che i viout la fotografie di gno fradi, al finive disjesiet agns in chê dì...”

Ed ora riportiamo ciò che ricorda di quel tragico evento rita Primus (Polak): “Di Promosio non potrei dire niente perché noi abbiamo solo sentito in “Faas”, era verso le dieci e mezza, undici e stavamo seccando l’ultimo fieno quando mia mamma ha esclamato:”Joi, tuona!”. Si è sentito così da lontano come quando tuona e ha detto:” Vediamo di seccare questo po’, altrimenti lo portiamo sullo stavolo così”, poi siamo tornate a casa ed abbiamo appreso la notizia. Era una giornata nuvolosa e il giorno dopo ha piovuto tanto. La gente era tutta impegnata nei lavori ed è rincasata dopo aver appreso la novità. La Loisa del Beec è salita in casa da mia sorella e le ha detto:” Midia, vai incontro alla mia Marga che non lascia indietro lo zaino quando viene a sapere ciò che è successo in Promosio”, la Loisa era sorella della Margherita e l’ufficio postale era lì dal Beec. La mia Midia le risponde:” Io ho il bambino Loisa”, aveva un anno e così la Loisa si offerse di guardare su questo bambino. Midia obbedì e andò. Diceva sempre che a tratti correva, a tratti le sembrava che la strada la alzasse e si guardava sempre attorno se c’era qualcosa. Giunge giusto sopra la “Sergia” che dal bosco esce una stradina però lei non sapeva che erano per strada, poi scende più sotto e incontra la Marga:”Midia, dove vai?”, lei mentre la vede pensa a come dirle il fatto e risponde:”Ho il bambino che non stà bene e dovevo andare in farmacia però, torno indietro con voi” “Eh” dice Marga”Già che sei qua vai ugualmente” “Eh, andrò un’altra volta, torno indietro con la compagnia, con voi” rispon-

de Midia. Giungono poco più sopra e dal bosco esce questo gruppo, uno davanti, uno dietro aveva fatto lo scatto per sparare, quello davanti deve aver riconosciuto la Marga e avrà pensato:”Lei ha già qualcosa in Promosio” e, appena si sono incontrati hanno detto:”Mandi Sciores” e Midia ha mormorato:”Brutti diavoli che siete” “Lasciali” ha aggiunto la Marga “poveretti non vedi che stanchi che sono". Quello davanti mi sembrava indossasse le stesse scarpe del mio Silvio, ed erano proprio quelle. Poi salirono lungo il Moscardo e Midia, di nascosto, guardava sempre in giro che non saltasse fuori qualcuno. Arrivano a Casali Sega e la gente era tutta in strada, la Luzzia del “Vaichtpichali” aveva il marito, la mamma di Linda il Carlo, Midia non sapeva e questa donna ha detto:”Marga, non hai sentito niente a Paluzza di cosa hanno fatto in Promosio?” “Cosa hanno fatto?” “Hanno ucciso tutti”. Lei ha buttato via lo zaino, si è rotolata sulla strada e Midia non sapendo che questa donna aveva il figlio lassù le ha detto:”Dovevate dirle proprio adesso, potevate lasciarla arrivare a casa!” Hanno dovuto portarla a casa sulla schiena, poi, questa povera donna ha avuto ancora la forza di andare sotto la cappelletta dove ha incontrato Rino (Glosar) e Silvio (Galo) che portavano a valle il corpo di suo figlio. Poi la notte hanno iniziato a portare giù questi morti nell’asilo, poi si è saputo che avevano ucciso anche le donne, era una giornata triste. Il giorno dopo ha piovuto così tanto che sembrava che anche il tempo aiutasse la gente a piangere…Poi tutti dicevano:”Chi avrà il coraggio di tornare lassù a far fieno?”, col tempo la gente è ugualmente salita però, se un filo d’erba ti sfiorava, avevi paura…”

Durante una videointervista, registrata con Giordano unfer (Pindul), nell’agosto 1992, ci disse:

“Quando è successa la storia di Promosio, io ero fuori casa tua, Laura, beh, quella volta non c’eri. Allora è arrivato Benedetto a dirmi di andare in Promosio ad aiutare a portare giù i morti, io gli ho risposto:”Se ero in te sarei già andato sù e ne avrei portato giù uno!”. Siccome non riuscì a mandarmi in Promosio, ordinò a me e ad altri di andare al cimitero a scavare le fosse. Il giorno dei funerali, quando ho visto calare nelle fosse le sei bare, sono svenuto, eh, vedere sei bare e la maggior parte di loro erano giovani, era brutto quella volta”.

Ecco cosa scrive Laura Plozner van Ganz su Asou Geats: Sin da piccoli si è sempre sentito parlare della strage di Promosio, dai racconti degli anziani ci sono alcuni frammenti che vorrei riportare perchè rimasti indelebili nella mia mente. Alla domanda: “Cosa è successo in Promosio?” essi rispondevano: “ I poveri pastori, poveri ragazzi, stavano mangiando e li hanno uccisi. Alcuni avevano ancora il cibo in bocca quando sono stati trovati, le ciotole con il latte sporco del loro sangue... Che fine atroce”. Ricordo anche la descrizione delle due donne di Paluzza uccise nel bosco vicino, mia non-

Giovanni Mentil 16
Vincenzo Matiz 17
Giacomo Mentil 58
Carlo Mentil 17
silvio Puntel 17
nicolò unfer 59

na Elsa, come pure altri anziani del paese, raccontarono così: “Uccisi tutti in Promosio, più avanti non hanno risparmiato neppure le due donne di Paluzza, una era incinta e le hanno appese a testa in giù sul ramo di un albero...”.

Nel 1946, di fronte alla casera, su commissione della famiglia Brunetti, viene costruita una chiesetta in pietra a ricordo delle vittime di Promosio sul cui frontespizio vi è un campaniletto ove è custodita una campanella. Nella primavera del 1978, una valanga distrugge la chiesetta e, con lo scioglimento delle nevi, più a valle, la Guardia Forestale, ritrova la campanella che viene portata e custodita presso i loro Uffici a Paluzza. Nel 1979, l’Azienda Regionale delle Foreste, proprietaria di malga Promosio, fa nuovamente ricostruire una cappella in luogo più sicuro, dietro la casera e, sul tetto viene nuovamente ricollocata la campanella. L’attuale cappella si presenta interamente in pietra, sopra l’ingresso vi è la scritta “signore perdona i fratelli che hanno ucciso i fratelli”, all’interno l’altare in pietra, sopra un crocifisso in legno, sulla parete destra una lapide con incisi i nomi delle vittime di quell’orribile eccidio. In occasione del XXI Anniversario, la Parrocchia e il comitato turistico di timau, fecero stampare un volantino sul quale vennero riportati i nomi delle vittime con accanto una poesia di cui non conosciamo l’autore.

r i e V o C a Z i o n e tendo l’orecchio nella notte; odo un coro di voci lontane. sul Promosio la luna sta sorgendo e passando tra gli abeti coi suoi raggi, ingigantisce i rami che il vento scuote quali braccia protese sulla oscura valle. Riposa l’umile bove e il prato giace immerso nel verde profondo. Miti fratelli, pastori della fertile Malga, alzate le vostre braccia e in supplice preghiera gridate:

Perdono...Pace...Amore...! tra i sassi scontrosi scende il fiume nervoso della valle. or alta la luna coi suoi raggi penetra dolce l’onda agitata. Piegansi i lunghi rami degli abeti mentre il coro dall’alto Promosio nel silenzio notturno mesto canta l’elegia della pace, la lirica del perdono e dell’amore.

A conclusione di questo ricordo in memoria dei martiri di Promosio vorremmo ringraziare tutti coloro che, attraverso i loro racconti, ci hanno permesso di comprendere la brutalità di quell’orribile gesto, il dolore, la sofferenza patita dalle nostre genti. Un 21 luglio 1944 che non può e non deve mai essere dimenticato.

RIchIEstA DI coLLABoRAZIoNE. Qualora foste interessati ad argomenti particolari da sviluppare o vogliate segnalare qualche fatto da pubblicare potete scrivere alla seguente mail: vale.unfer@gmail.com.

Santa Messa in suffragio del Caporale trombettiere

Domenico Scaglia 3° Alpini 125a Compagnia Monte Granero

Il 28 luglio nella chiesa di cristo Re in timau don tarcisio Puntel ha celebrato una santa Messa per ricordare il defunto Domenico scaglia. In queste poche righe spieghiamo la storia di questo militare deceduto nel 1916 sul Pal Piccolo. Domenico scaglia (classe 1881) e Letizia Marchiaro (nata nel 1889) di Bricco Pescaglia nei pressi di Asti in Piemonte, si sposano il 2 febbraio 1915 ma appena 13 giorni dopo Domenico deve partire per quello che doveva essere un tempo limitato (40 giorni), richiamato dall’Esercito, ma purtroppo rimase al fronte e si godette solo tredici giorni di vita matrimoniale e qualche giorno di licenza.

Morì il 28 luglio 1916, ferito da una granata e morto dissanguato durante il trasferimento sulla teleferica dal Monte Pal Piccolo all’ospedaletto di timau. cosi Letizia rimane vedova, vedova di guerra a 27 anni ma non dimenticherà mai il suo sposo rimanendogli fedele per tutta la sua lunghissima vita. Non si risposerà anche se, un fratello di Domenico, finita la guerra si offre di farlo.

Letizia e Domenico non hanno avuto la gioia di diventare genitori.

Letizia, terminata la guerra, lo avrebbe voluto al paese, averlo vicino nel cimitero di cisterna d’Asti, ne chiede la traslazione ma, le rispondono che, “…a norma delle vigenti disposizioni, spiace pertanto di comunicare che la richiesta di traslazione non trova possibilità di accoglimento. Può costituire conforto il ricordare che la Salma del caduto Domenico Scaglia è stata sistemata nel Tempio dei Caduti in Timau per assicurare alla stessa degna sepoltura in perpetuo”.

Ed allora la sposa di Domenico che con lui ha condiviso solo tredici giorni di vita matrimoniale e qualche giorno di licenza, si fa accompagnare più e più volte negli anni da qualche nipote al tempio ossario di timau a rendergli omaggio, a trovare l’Uomo strappato alle colline del Roero, alla sua vita nelle vigne, al lavoro nei campi, alla comunità di bricco Pescaglia, marito di cui era innamorata, con cui avrebbe voluto vivere, avere dei figli, formare una famiglia. E quando può, lo farà, andrà a Timau fin quando le forze glielo consentiranno. Durante uno dei suoi primi “pellegrinaggi” a timau si è comprata un paio di scarpe adatte ed è andata al Pal Piccolo, è andata là dove Domenico era stato ferito mortalmente ed ha voluto essere fisicamente presente proprio nel luogo dove si è spezzata la vita di Domenico. Alcuni compagni d’armi le avevano raccontato ciò che esattamente era successo (presumibilmente perché erano presenti a giudicare dai dettagli che le avevano raccontato) e le avevano consegnato gli effetti personali di suo marito. All’epoca penso avesse 75/76 anni questo dimostra la grande forza interiore di Letizia. Durante una delle sue prime visite all’ ossario il custode aveva confidato a chi l’accompagnava, “ho visto tantissime persone venire qui al Tempio ma poche così emozionate”; sapendo per quale motivo era li, la gente di timau per la strada l’applaudiva …commovente.

Marchiaro

Marco Tamagnone (Letizia moglie di Domenico era la sorella della nonna materna di Marco tamagnone quindi Domenico era un suo prozio).

80 joar in ondenck van toatn van Promoos 80° anniversario strage di Malga Promosio

In occasione dell’80° anniversario dell’Eccidio della valle del Bût, i comuni di Arta terme, cercivento, Paularo, Paluzza, Ravascletto, sutrio, treppoLigosullo, l’ANPI val Bût, la comunità di montagna della Carnia hanno organizzato una ricca serie di eventi; tra questi ricordiamo l’orazione ufficiale, in data 20 luglio, dell’on. Franco Corleone presso il Monumento ai Caduti del 21/22 luglio in località Ponte sul fiume Bût a sutrio. Domenica 21 luglio, nei pressi della chiesetta di malga Promosio, alla presenza dei gonfaloni dei comuni della valle, si è svolta la cerimonia religiosa in suffragio delle vittime di quei tragici giorni.

Da toatn var olba van Promos unt van gonzn tool

La strage di Malga Promosio e della Valle del Bût

Orazione ufficiale di Franco Corleone

Un saluto alle persone presenti, al sindaco di Paluzza, di sutrio, di cercivento, di Arta, di Paularo, di treppo Ligosullo, di tolmezzo, di Prato carnico e alle autorità che testimoniano una sensibilità civile ammirevole.

É la dimostrazione vivente che esiste una comunità che resiste ai cattivi sentimenti. Essere qui dopo 80 anni rappresenta il segno di una umanità che non dimentica. Nella mia vita ho fatto tanti discorsi in luoghi diversi, dalle aule del Parlamento, alle piazze, dalle università ai circoli e nelle case del popolo, nelle sedi delle associazioni e dei movimenti; ogni volta si vive il momento del prendere la parola con inquietudine. Dovete credermi, oggi la mia emozione è grande. La stessa emozione che ho provato a ricordare i 25 partigiani detenuti uccisi nel carcere di Udine pochi giorni prima della Liberazione, in via spalato il 7 aprile scorso. Non siamo qui per una commemorazione rituale e per me è un’occasione legata anche ai ricordi dell’infanzia. Mio nonno Giorgio Muser era l’uomo di fiducia dei proprietari della Malga e del bosco di Promosio e solo a causa di una discussione con Andrea Brunetti quel giorno non salì in mont, per protesta e così si salvò. Me lo raccontò Matteo Brunetti con cui ebbi un rapporto di amicizia fino alla sua morte e che mi regalò

Letizia

storie intense e cimeli preziosi della malga. Ricordo che il tavolo attorno a cui stavano seduti i pastori, e che porta i segni delle raffiche dei mitra, è conservato con onore nella sala del consiglio comunale di Paluzza.

Il 21 e 22 luglio 1944 si verificò nella Valle del But una vera carneficina con 48 vittime innocenti come ricorda la lapide apposta nel trentennale nella Piazza del comune di Paluzza. Quindici pastori nella Malga di Promosio e il proprietario Andrea Brunetti, due donne lungo la strada per scendere a cleulis, civili ammazzati a caso qui, al Ponte di sutrio. Il 15 luglio tre eroi partigiani, Aulo Magrini, vito Riolino e Ermes solari erano stati ammazzati al Ponte di Noiaris. La banda di 23 criminali vestiva in borghese e portava distintivi della brigata Garibaldi per camuffarsi, ma erano appartenenti a corpi militari agli ordini delle ss (probabilmente altoatesini) e le testimonianze sono tante e inoppugnabili. se ci fosse bisogno di una conferma essa è resa lampante dall’effettuazione di un rastrellamento degli uomini effettuato a Paluzza e ammassati nella Piazza del comune e sottoposti a sevizie, minacce, torture e infine alla morte, da parte del comando del terzo Reich di stanza a tolmezzo.

La vergogna è accentuata dalla collaborazione del maggiore Uccelli, al servizio dei nazisti, processato ma graziato dall’amnistia.

Giustizia non fu fatta e dopo ottanta anni i parenti delle vittime insistono ancora a chiedere conto dei motivi di tanto odio.

siamo qui per confermare un impegno per esaltare le libertà, e difendere la costituzione nata dalla Resistenza. Un movimento di popolo con migliaia di persone che misero in gioco la propria vita. Uomini e donne, che lasciarono il lavoro, le case, gli affetti, per salire in montagna e combattere per riconquistare la dignità calpestata.

In questi giorni mi si è presentato in testa ripetutamente un interrogativo lancinante. come è potuto accadere un simile eccidio, senza una giustificazione neppure per una rappresaglia, ma solo un atto gratuito? “Un’orda di rinnegati sicari privi di umano sentimento proditoriamente trucidava con pavido bestiale furore i valligiani incolpevoli e inermi”. Queste le parole crude della lapide e sarebbe giusto conoscere l’autore. Io ipotizzo una spiegazione.

Una voglia irrefrenabile di odio, di vendetta, di violenza cieca e brutale da parte chi aveva come motto “Viva la muerte”. E la rabbia per la sconfitta di un sogno imperiale di dominio su tutti i paesi europei per cancellare culture diverse, lingue diverse, religioni diverse: ebrei, rom e sinti, omosessuali o oppositori politici. Insomma una ossessione per perseguitare le minoranze.

Di fronte a questo spettacolo di disumanità è difficile accettare operazioni di revisionismo, per mettere tutti sullo stesso piano. Questo scontro di guerra totale, lo sappiamo bene, è stato contagioso e alcune vicende dolorose e incomprensibili sono accadute anche dalla nostra parte; oggi possiamo ricordare Guido Pasolini e il comandante Bolla senza polemiche o incomprensioni.

Per quale motivo accadde? Perché la ragione aveva lasciato il posto alla logica del potere. Guerra e potere sono cattive bestie, brutte bestie.

Il Friuli, terra martoriata, già nella esperienza della Prima guerra mondiale, ha pagato un prezzo di dolore incommensurabile, piccola patria stretta tra rivendicazioni nazionali e internazionali, alla ricerca di una sua autonomia. In questo clangore di armi si accesero però luci straordinarie come la costruzione della Repubblica libera, la repubblica partigiana della carnia, contemporaneamente alla Repubblica dell’ossola, fondata su principi rivoluzionari, il voto alle donne e l’abolizione della pena di morte, conquiste che pochi anni dopo saranno a fondamento della Repubblica e della costituzione. Dopo pochi

mesi dalla data che ricordiamo oggi questa terra subì l’occupazione da parte dei cosacchi preda di un delirio alla ricerca di una nuova nazione.

Per grandi tragedie, per l’organizzazione scientifica dello sterminio, dell’olocausto si è potuto usare una espressione icastica da parte di hannah Arendt: la banalità del male.

Eppure per me questa definizione non è convincente nel caso delle torture, segno del disprezzo del corpo nemico.

L’uso delle bruciature, delle scosse elettriche ai genitali, degli stupri contro le donne, delle unghie strappate, del fare bere litri di acqua salata, sono pratiche che fanno inorridire. sadismo brutale. Una sola parola serve: barbarie. torniamo al motivo per cui siamo insieme, oggi: per coltivare la memoria. Un paese senza memoria, rischia di essere nulla, una pura espressione geografica, come diceva il cancelliere Metternich. cento anni fa fu assassinato Giacomo Matteotti. Il 10 giugno 1924 l’Italia cambiò e la dittatura si impose. Iniziò l’avventura con le guerre di aggressione imperialista e colonialista, l’aggressione alla Repubblica spagnola e il sostegno al generale golpista Francisco Franco, dittatore fino alla morte nel 1975, e poi la pagina invereconda delle leggi razziali, o meglio razziste e infine l’ingresso nella catastrofe della seconda guerra mondiale.

Il 1944 fu un anno terribile. L’eccidio di 335 partigiani, ebrei, civili per una feroce rappresaglia alle Fosse Ardeatine. In via tasso, oggi museo, si compirono efferatezze terribili. A Milano e Firenze i luoghi della Banda Koch, denominati villa triste, furono teatro di torture tremende.

In quell’anno morirono Leone Ginzburg ed Eugenio colorni.

Nel 1941 a Ventotene, al confino, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, nel pieno della guerra, espressero un pensiero che guardava lontano, agli stati Uniti d’Europa con il loro Manifesto che ha segnato questi anni. ho scoperto che anche Giacomo Matteotti nel 1923 scrisse un documento per i socialisti europei sottolineando la necessità degli stati Uniti d’Europa. oggi l’Europa vive spinte nazionaliste e assistiamo impotenti alla guerra. occorrerebbe un pensiero e una azione all’altezza di questo tempo crudele. “Pensiero e Azione”. C’è davvero bisogno di un filo che leghi passato e presente.

Un grande friulano, un gigante, in tutti i sensi, Padre Davide Maria turoldo partecipava alla Resistenza a Milano, nella corsia dei servi accanto alla chiesa di san carlo, da dove pochi anni dopo fu esiliato.

In quegli anni sempre a Milano salvatore Quasimodo, poeta civile, componeva poesie dedicate agli eroi e ai martiri. celebre quella intitolata “Alle fronde dei salici”: E come potevano noi cantare/ con il piede straniero sopra il cuore/fra i morti abbandonati nelle piazze/sull’erba dura di ghiaccio, al lamento/d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero/della madre che andava incontro al figlio/crocifisso sul palo del telegrafo?/Alle fronde dei salici, per voto,/ anche le nostre cetre erano appese,/oscillano lievi al

triste vento.

Pochi avevano capito il fascismo, la sua natura, la sua essenza totalitaria.

oggi esiste una memoria collettiva? si invoca spesso una memoria condivisa. E’ una richiesta equivoca. occorre una memoria fondata sulla storia che lega Risorgimento e Resistenza, proprio in tempi torbidi, come quelli che stiamo vivendo.

Addirittura non c’è un riconoscimento limpido, sicuro, senza incertezze nei confronti delle vittime delle stragi nazifasciste.

Pensate che è stata approvata, nel 2022, con grande e grave ritardo, una legge che istituisce un fondo per il risarcimento dei danni subiti negli anni della guerra da parte delle forze del terzo Reich.

Ebbene questa legge è boicottata dall’Avvocatura dello stato nei processi in corso in Italia e addirittura in alcuni casi fa proprie le tesi della Germania. Anche in Friuli venezia Giulia stiamo assistendo a un tradimento della legge. Perché accade questo? sono forse nazisti? No, ma certo sono insensibili formalisti, senza pudore. Sono indifferenti al dolore. senza capire che si tratta di carne viva, non di creditori. La Presidenza del consiglio è responsabile di un comportamento costruito su falsi, cavilli, ritardi strumentali.

È intollerabile che non sia fatta giustizia anche se dopo tanto tempo. sono reati contro l’umanità, imprescrittibili. La causa per il risarcimento dei danni da crimini nazisti promossa dagli eredi della strage che oggi qui ricordiamo, è in attesa di essere discussa e decisa, quasi fosse dubbia la natura delittuosa di quanto compiuto da parte delle forze occupanti tedesche. sono trascorsi ormai due anni dal giorno della notifica degli atti e proprio quando sembrava si fosse arrivati al termine dell’iter giudiziario che precede la sentenza e il riconoscimento del danno, il tribunale, sulla sollecitazione dell’Avvocatura dello stato, si è liberato della propria competenza per affidarla al Tribunale di Trieste spogliandosi quindi della responsabilità di decidere e rimettendo ad altro giudice il compito di farlo con il solo effetto di mantenere la pendenza giudiziaria e procrastinare ad altro tempo la decisione. E così è per tutte le cause analoghe, attraverso le quali gli eredi delle vittime hanno voluto onorare la memoria dei propri congiunti e trovandosi poi come combattiva controparte, attraverso il suo organismo di rappresentanza legale in giudizio, lo stato italiano; quello stesso che ha istituito il Fondo per il risarcimento del danno subito dalle stesse vittime.

Da questo luogo sacro rivolgiamo un appello perché questo scandalo finisca presto. Sarebbe eloquente un atto ufficiale della Regione che chieda al Governo di far cessare questo ostruzionismo intollerabile. Nello Rosselli, fu ucciso insieme al fratello carlo nel 1937 da sicari fascisti in Francia: a me piace ricordare che il loro fratello maggiore Aldo morì da eroe nel 1916 sul Pal Piccolo una montagna di fronte al cellon famoso per i disobbedienti, i quattro fucilati di cercivento. Anche per questo motivo simbolico il Passo di Monte croce carnico che non può rimanere bloccato e chiuso. Lo storico antifascista chiudeva il suo bellissimo libro su Pisacane con questa immagine dopo una sconfitta come quella di Sapri: I tentativi falliti non sono inutili. É come se si buttano pietre nel torrente e quando i sassi affiorano si può camminare sicuri e passare dall’altra parte. Anche gli uomini uccisi e le donne uccise qui, nella Malga Promosio e nella valle del But hanno assicurato la conquista di tanti diritti civili e sociali che non potranno essere messi in discussione.

Non dimentichiamo, andiamo avanti, con amore e dolcezza.

Grazie a tutte e tutti:

viva la vita, viva la libertà, viva la Resistenza, viva la costituzione!

Franco Corleone

Onckeipt a noja

joarzait! è ufficialmente iniziata la stagione!

Il Museo della Grande Guerra di timau, dopo gli impegni dei mesi precedenti, tra cui ricordiamo la presentazione del francobollo ordinario con annullo postale dedicato a Maria Plozner Mentil e terminato il ciclo di visite guidate da parte di scuole, associazioni e gruppi organizzati, ha aperto i battenti quotidianamente dal primo giorno del mese di luglio e rimarrà aperto fino a settembre inoltrato: ogni giorno dalle ore 09.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.30 alle ore 18.30. certamente all’apertura avevamo messo in conto che i numeri dei visitatori di quest’anno, considerata l’interrotta viabilità del Passo di Monte croce carnico, sarebbero stati minori in relazione a quelli che solitamente arrivano dall’estero. Paradossalmente, nonostante i mesi di maggio e giugno il Museo resti aperto solo nei fine settimana, abbiamo piacevolmente e con sorpresa, ospitato visitatori anche dal Belgio, dall’Austria e dalla slovacchia!

Fino ad oggi – 15 luglio 2024 – i visitatori paganti sono stati ben oltre i mille: nei mesi di maggio e giugno il museo, però, è aperto soltanto nel week end, mentre dal mese di luglio è aperto tutti i giorni.

A questi numeri già importanti vanno aggiunti ovviamente i visitatori che per statuto non sono soggetti al pagamento del ticket (scolaresche, minori di 12 anni, disabili, Associazioni, Associazioni d’Arme).

Questo inizio di stagione, che corrispondente anche al tardivo inizio dell’ estate tanto attesa, ci fa ben sperare per i prossimi mesi.

Da segnalare, dall’inizio dell’anno, la grande accoglienza ricevuta a vicenza per il nostro Gruppo storico delle portatrici carniche: il legame con gli Alpini è da sempre indissolubile ed è stata un’altra giornata indimenticabile! si segnala un altro prezioso riconoscimento al nostro lavoro ed al Museo, in quanto il 24 maggio u.s., durante la diretta tv di Rai 2 della tappa del Giro d’Italia, oltre ad essere citata la valle del But e le bellezze del nostro territorio, è stata trattata in modo eccellente e particolarmente sentita la storia ben raccontata e partecipata della Eroina Maria Plozner Mentil e di tutte le Portatrici. UN GRAN-

DE oRGoGLIo PER tUttI NoI.

Nel mese di giugno io e Angela torri, scrittrice e amica del Museo, abbiamo presentato il suo libro ANIN, ad Agordo, in una sala piena, con attenzione alta e calorosa accoglienza.

Il pubblico era numeroso, attento, presente, curioso. coMMosso

tanta strada ha fatto la storia di queste Donne, dalla mia primissima presentazione a timau con Angela, fino a questa che per me è la terza. sempre crescente lo stupore per questa vicenda, sempre numerosi i ringraziamenti e i complimenti ricevuti per la missione del Museo della Grande Guerra di timau, cominciata tanti, tanti anni fa, per merito di Lindo Unfer e di tutti i volontari che nel tempo gli sono stati accanto ed insieme hanno contribuito a realizzare un sogno: divulgare la storia per onorare la memoria di soldati e Portatrici. Un grazie che può apparire sempre scontato, ma che parte dal cuore, a chi ha permesso questa ulteriore presentazione, alla Biblioteca civica di Agordo, a Edy Bellemo e Guido, al putroppo assente Andrea Bavecchi, il cui documentario, volutamente trasmesso a fine serata, ha lasciato – ne sono certa – un segno profondo in ognuno dei presenti.

sono onorata di aver preso parte a questa presentazione e

Igrata per il ruolo che ancora ricopro. Piccola curiosità: ad Agordo ho incontrato persone di cleulis!

Questi gli impegni onorati fino ad ora. Nel prossimo notiziario timavese parleremo di questo prossimo sabato 20 luglio, quando salirà presso la sede museale in timau la nota scrittrice friulana ILARIA tUtI per un incontro culturale organizzato dal Gruppo seniores della s.A.F. di Udine assieme al c.A.I. di san Pietro in cariano (vR) - paese da cui negli anni ’60 arrivarono circa trecento cavatori di marmo a lavorare nelle allora numerose cave di grigio carnico a timau.

In questa occasione, le due Associazioni saliranno in quota in escursione sui luoghi della Prima Guerra Mondiale presso il Museo all’Aperto Freikofel, Passo cavallo e Pal Grande per una visita storica sui luoghi dove tutto avvenne… ma di questo parleremo nel prossimo numero. Grazie a tutti i volontari del Museo, in particolare, questa volta, al nostro Direttore Luca, quotidianamente presente in Museo e sempre con una visione proiettata al futuro ed al miglioramento. Al prossimo numero.

Barbara Carnelutti Presidente Associazione Amici delle Alpi Carniche di Timau

Sunti in Alp - Falò di beltane

n data 30 aprile 2024, in località Aip dì cleulis si è svolta una serata molto particolare e suggestiva, con una nota celtica e anche un po’ magica… stiamo parlando del “Falò di Beltane”.

Lo sAPEvI chE…!!????

Tradotto dal gaelico, la parola Beltane significa “i fuochi di Bel”. Questa festa veniva infatti celebrata in onore del dio Bel-Belanu, il supremo dio della luce ed era la festa della vittoria della luce sulle tenebre.

tra aprile e maggio le tradizioni ricordano l’irrompere dell’elemento magico e fatato a risvegliare il mondo e la natura dal lungo torpore invernale. Il mondo antico sapeva quanto valesse il ritorno della stagione calda e godeva di quel tempo con tutto l’entusiasmo di cui poteva disporre. Ma Beltane era, in primo luogo, la festa sacerdotale del fuoco sacro e della fertilità.

In questo giorno si celebravano i riti di fecondità della terra, per la propiziazione dei raccolti, nei quali la Dea Madre si univa al Dio solare perché avvenisse la fecondazione rappresentata dai rag-

gi del sole (simbolo del dio Bel) che da questo giorno iniziavano a farsi più caldi e a riscaldare la terra (la Dea) per dare il frutto della vita. Festività che segnava il tempo della fine dell’inverno e l’inizio della Metà chiara dell’anno. Nella notte fra il 30 aprile e il 1° maggio le tenere forze primaverili fronteggiano l’ultimo attacco alle ultime forze invernali che incarnano il male sotto ogni sua forma e lo vincono: è la lotta fra l’imminente estate e gli ultimi freddi invernali: l’eterna lotta fra bene e male.

Da qualche anno, in collaborazione con Gioacchino Puntel, presso la sua stalla in località Aip, abbiamo iniziato ad organizzare quello che tutti chiamano comunemente Falò…o autunnale o primaverile… ma che in realtà, come avete potuto leggere qua sopra, è il momento in cui usciamo dal freddo inverno ed iniziamo ad andare verso la luce primaverile.

seguendo la segnaletica, le torce, partendo dall’abitato di cleulis e andando verso Faas, ad un certo punto troviamo una piana da cui si può ammirare un bellissimo panorama sulla valle e sui paesi sot-

tostanti. Ed eccolo lì, in mezzo al prato, con una quantità enorme di rami, legna, erba secca…un grande “pignarûl“ pronto per essere acceso. Al calar del sole e sulle note di musiche celtiche, si sono esibite intorno al fuoco, prima spento poi acceso, il gruppo di danza «Las Aganes» … queste leggiadre figure ci hanno riportato un po’ alla mente delle fate dei boschi,delle ninfe… Dopo queste bellissime coreografie, balli e racconti, insieme al crepitio del fuoco abbiamo potuto ascoltare i “ Darint”, duo giovanissimo con le loro bellissime sonorità irlandesi, il tutto accompagnato da chioschi a tema, punto ristoro, così da poter passare una serata diversa dalle altre.

Il tempo, fortunatamente, è stato clemente e così abbiamo potuto godere di una bellissima serata, addirittura sotto le stelle!!! siamo contenti per la numerosa partecipazione e speriamo di poter riproporre anche in futuro questo evento come data fissa in calendario, perché le serate in compagnia, seduti intorno al fuoco, giovano sempre ai nostri cuori e alla nostra vita frenetica.

Direttivo della proloco Timau-Tischlbong

60 joar as sunti is virn Vrau toog Un traguardo speciale

siamo

proprio arrivati ad un gran bel traguardo!! Ebbene sì, “Il 60^ FERRAGosto tIMAvEsE- vRAU tooG”

É strano pensare che siano passati la bellezza di 60 anni…:

60 anni dove ogni anno i giorni di Ferragosto la nostra comunità si riunisce ...

60 anni di tendone in piazza …

60 anni dove ci si rivede dopo tanto tempo ...

60 anni di volontariato …

60 anni in cui abbiamo anche perso le colonne portanti della nostra Pro Loco e non solo …

60 anni in cui c’è l’abbiamo messa tutta …

60 anni di sudate e di risate …

60 anni di mani intente a cucinare, servire, sparecchiare, aggiustare e preparare …

60 anni per avere il Pos…ma noi siamo avanti …

60 anni di complessi, musica e divertimento …

60 anni che hanno visto passare varie generazioni …

Ma, soprattutto, vogliamo dirvi 60 mila volte grazie!!! Grazie a chi ci mette il cuore ogni giorno, grazie a tutti gli aiuti avuti, grazie ai presidenti che si sono susseguiti, grazie ai vari consigli direttivi, grazie a tutti perché per 60 anni non abbiamo mai mollato e speriamo di non mollare e di festeggiare anche il 120^ FERRAGosto tIMAvEsE…sempre con la semplicità è la genuinità che ci contraddistingue!!!

vi aspettiamo numerosi anche perché abbiamo delle belle novità!!

Da Pro Loco obla in d’oarbat - La Pro Loco sempre in attività

Dopo le ricche giornate del Carnevale con la partecipazione alla sfilata a san Pietro al Natisone e quella in paese, dove hanno fatto bella mostra di sé le nostre maschere tradizionali, iniziano, con il mese di aprile, le manifestazioni estive.

La sera del 30 aprile, in località Aip assieme all’amico Gioachino, è stato riproposto l’annuale appuntamento per bruciare, in un grande falò, rami, erba secca, rinvenuti nei prati ripuliti per la bella stagione. Nell’ampio prato antistante la stalla, ad animare la serata, l’esibizione del gruppo di danza “Las aganes” che hanno eseguito danze e movenze accompagnate dalle musiche celtiche del gruppo “Darint”.

Il 25 e 26 maggio, la tradizionale Festa delle capre in Piazza san Pio X. Una giornata soleggiata ha accolto le bancarelle dei diversi prodotti in vendita, la maggior parte dei quali legati al latte di capra e ai suoi derivati. La Pro Loco ,sotto il tendone, ha proposto pietanze a base di formaggio caprino a pasta molle, capretto al forno e i piatti locali: ckropfn e ckneidl. Nel frattempo, nella sala oratorio, gli allievi del cEFAP (centro per l’educazione e la formazione agricola permanente), accompagnati dal prof. Roberto valusso e con la collaborazione della cuoca Marinella Ferigo dell’Unione cuochi del Friuli venezia Giulia, hanno proposto degustazioni guidate cucinate con prodotti caprini. Come da tradizione, una qualificata giuria ha decretato tra le aziende e i caseifici partecipanti, i vincitori in base alle diverse categorie, come di seguito riportato.

Aziende Agricole e Caseifici partecipanti alla 30a rassegna regionale Prodotti Caprini

- Az.Agr. Fratelli Pace ss - Preone Ud

- Az.Agr. san Gregorio di cipolat Massimo - castello di Aviano Pn

- Az.Agr. Pistor Patrizia - Faedis Ud

- Agricleulis soc.coop arl - timau/tischlbong Ud

- Caseificio Sociale Alto But soc.coop arl - Sutrio Ud

- Az.Agr. Gaspardo Paola - Maniago Pn

- Az.Agr. El cortilon di Pezzettta Alessandro - villesse Go

- Az.Agr. vecchio cortile di Dose Giorgia - s.Maria la Longa Ud

- Az.Agr. Faiforer Gabriele - socchieve Ud

- Latteria di Aviano casearia Del Ben srl - Porcia Pn

- Nassutti Gabriella - Forni Avoltri Ud

- L'Asan e la Mussa - cividale del Friuli Ud

- Flora Davide - Paluzza Ud

- Az.Agr. candotti Giovanni - Lauco Ud

- Az.Agr. Laita di Dimitri Plozner - timau/tischlbong Ud aziende vincitrici pari merito categoria Caciotta Caprina aziende Professioniste (aut. alla produzione o vendita)

- Az.Agr. san Gregorio di cipolat Massimo - castello di Aviano Pn

- Latteria di Aviano casearia Del Ben srl - Porcia Pn

- Caseificio Sociale Alto But soc.coop arl - Sutrio Ud azienda vincitrice categoria Caciotta Caprina amatori (az. che trasformano per auto consumo)

- Gaspardo Paola Maniago azienda vincitrice categoria Caprino Morbido

- Az. Agr. Pistor Patrizia - Faedis Ud

Domenica 26 maggio, animazione con l’Allegra fattoria: i bambini hanno potuto vivere un’esperienza indimenticabile a contatto con gli animali e divertirsi con i laboratori organizzati da Romina silverio (titolare dell’azienda l’Allegra Fattoria). su prenotazione, la possibilità di “schpoziarn af tischlbong” – passeggiare a timau, immersi nella splendida natura che circonda l’abitato, accompagnati da guide esperte, alla scoperta dei faggi secolari, delle cknotn leichar, del Fontanone, del tempio ossario, delle tradizioni e delle leggende locali. Il giorno 2 giugno, la partecipazione a sutrio alla manifestazione organizzata dalla locale Pro loco che intende valorizzare i ckropfn, i cjarsons, proponendo, in un percorso itinerante, la degustazione di 9 modi diversi di cucinarli, rappresentativi di altrettanti paesi della carnia (Arta terme, cabia, cleulis, ovaro, Paularo, Piedim, sutrio, timau, Zovello), il tutto abbinato a vini di aziende friulane.

Ed ora, tutti al lavoro per il 60° anniversario del Ferragosto timavese, una data importante e significativa per la nostra comunità che, in tal modo, accanto alle cerimonie religiose dell’Assunta, intende rallegrare le serate estive a ridosso del 15 agosto con complessi musicali che trascinano in danze sfrenate e un ricco menù dove non possono mancare i ckropfn e i ckneidl.

Nicole Matiz, vice Presidente della Pro Loco Timau - Tischlbong

Direttivo Pro Loco

Nojarickait van Cirkul Novità dal Circolo Culturale

Nella giornata di sabato 25 maggio, in occasione della Festa delle capre, è stata organizzata un’attività di animazione “Gaas schpila” proposta ai più piccoli. Il gioco scelto è stato la tombola. Le cartelle riportavano, oltre ai classici numeri, anche immagini legate al mondo delle capre.

Nel mese di luglio hanno avuto luogo le prove con i bambini per l’esecuzione di canti in timavese in occasione del “Lustigar oubarlont”. si sono conclusi a maggio gli incontri settimanali con il prof. Zuin finalizzati allo sbobinamento e trascrizione di audio per l’implementazione dell’archivio fonologico in via di realizzazione dall’Università di Udine.

Il 15 giugno, presso il Museo Gortani a tolmezzo, nell’ambito della manifestazione via dei libri, Eleonora Matarrese ha presentato al numeroso pubblico presente, i risultati dei suoi studi e ricerche in merito al codice voynich. L’auspicio di averla, quanto prima, nostra ospite e di conoscere altri segreti nascosti in questo manoscritto che ci riguarda da vicino. Recentemente sono stati presi contatti con una giornalista di oRF interessata a registrare un documentario sulle regioni di confine. Il luogo prescelto per le riprese è il lago di Promosio. Il 21 luglio, davanti a una numerosa platea, è stata inaugurata la mostra “Henta”, fotografie di mani scattate da Laura. Nel mese di agosto, il giorno 12, presso la sala Parrocchiale (sempre a timau), verrà proiettato il video realizzato in occasione del Presepio vivente del 2023 e presentato il quarto fascicolo dedicato agli infusi e alle tisane della nostra tradizione, il tutto animato dai canti eseguiti dai nostri bambini.

P.V.

MUnsara zancklan I nostri canti

sabato 20 luglio, in una chiesa gremita, organizzato dalla corale teresina Unfer, ha avuto luogo il tradizionale concerto estivo dal titolo “Unsara zancklan – I nostri canti”.

Accanto ai brani eseguiti dalla nostra corale, quelli ritmati ed armoniosi dei cori ospiti che hanno coinvolto i presenti. L’ atmosfera creata dai cori è stata il giusto riconoscimento delle capacità direttive dei maestri e dei coristi che, con sacrificio, impiegano una parte consistente del loro tempo libero per provare e riprovare, fino a giungere alla perfezione, i canti che eseguiranno in concerto. Il nostro grazie alla presidente, sara tavoschi, per aver portato il canto e la cultura di altri luoghi della regione e non solo a fondersi con le parole e le melodie della nostra tradizione. Emozionante, come sempre, l’esecuzione congiunta dei tre cori (corale teresina Unfer, coral di san Lurinz, don Nino Bearzot di san Lorenzo Isontino, coro Novo spiritu di cembra – Lisignago) del brano “signore delle cime” che ha concluso la serata.

Is guldana pearl in Sicilia - I guldana pearl in Sicilia

ai potrò dimenticare le giornate passate in sicilia: il mare, l’Etna, le gole dell’Alcantara e tanto altro. Mi sono divertita ad esplorare questa bellissima regione insieme a tutto il gruppo.

A questa gita hanno partecipato: Flavio e Antonietta, sara, tiziano e Martha con noi bimbi Malvina, Johanna e Zeno, la nuova ballerina Mary (che è la benvenuta) con i cuccioli christel ed Emerich, Mario e claudia con la piccola Gioia, alla sua prima esibizione lontano da casa, cinzia e Ruben e, infine, gli instancabili Ilia e Giorgio. siamo partiti il 24 maggio 2024 dall’aeroporto di venezia per poi arrivare a quello di catania. Dall’ aereo abbiamo sorvolato tutta l’Italia per poi raggiungere il maestoso Etna. Dopo esserci accomodati nel bellissimo albergo con vista sul mare, noi bimbi e i nostri genitori ci siamo fiondati in spiaggia! Il mare era limpidissimo e la sabbia fine e bella calda; infine ci siamo esibiti a Taormina. Il secondo giorno, di prima mattina, abbiamo visitato catania, (purtroppo pioveva) ma abbiamo comunque scoperto cose interessanti come la casa di verga (scrittore verista, drammaturgo e politico italiano) ed il castello di catania: si trovava sulla riva del mare, ma l’eruzione del 1669 dell’Etna cambiò il paesaggio e l’area a sud fu ricoperta dalla lava, lasciando il castello completamente isolato dalla costa. Dopo aver visitato la città abbiamo assaggiato i famosi arancini, poi siamo tornati in hotel. Purtroppo pioveva e invece di andare al mare siamo andati…nella bellissima piscina dell’hotel: che relax! Di sera ci siamo esibiti ad Acireale dove c’era la festa della granita, infatti come potete intuire quella sera ne abbiamo gustate tante, se non tantissime!!! L’ indomani abbiamo visitato le gole dell’Alcantara ed i bimbi più coraggiosi (di cui io faccio

parte) si sono perfino tuffati in acqua e si sono lasciati trasportare dalla corrente!!! Dopo esserci rifocillati per bene, tutti al mare a giocare con la sabbia e con l’acqua pulitissima e bella fresca. Di sera ci siamo esibiti a Letojanni, paese bellissimo e unico come i suoi gelati! Dopo l’esibizione dei gruppi di Albania, Lettonia, Estonia, Polonia, croazia, Malta, Lombardia…ci siamo riuniti per assaggiare i prodotti tipici siciliani e poi a ballare tutti insieme.

La mattina seguente abbiamo abbandonato l’hotel per raggiungere l’aeroporto di catania. Dopo aver salutato i nostri amici croati, l’Etna e la sicilia siamo partiti per ritornare nella nostra carnia. Gli organizzatori del festival sono rimasti così colpiti dai nostri balli da invitarci il settembre dell’anno prossimo a Malta. Johanna Di Ronco

P.V.
I nostri giovani durante le prove
Il folto pubblico presente al Museo Gortani, a Tolmezzo, il 15 giugno

20 joar var Universitaat vir da oltn af Palutsch 20 anni dell’Università della Terza Età a Paluzza

tutto ebbe inizio un pomeriggio di luglio dell’anno 2004.

Quel giorno ci incontrammo in una stanza della casa di Riposo di Paluzza: il dottor Andrea Bergnach, il colonello Adriano cattelan ed io per valutare la possibilità di creare una sezione staccata dell’Università della terza Età in Alto Bût. Il dottor Bergnach, allora Presidente dell’UtE, ci spiegò che andavano individuati i corsi da proporre, i docenti e i locali dove svolgere le attività; il 1° da organizzare in loco, sarebbe stato quello già tenuto dal m.o Molfetta presso la sede di tolmezzo. colti dall’entusiasmo che la proposta aveva suscitato, ci mettemmo all’opera coinvolgendo Diana sottocorona che si prodigò, per più di un decennio, a soddisfare ogni richiesta dei docenti, ad aprire e chiudere i locali dove si svolgevano le lezioni anche in orario serale, a mantenere i contatti con la segreteria generale, a partecipare alle riunioni del Direttivo, … e l’elenco potrebbe continuare.

Fu così che nell’anno accademico 2004/2005 iniziò ad operare anche la sede staccata di Paluzza con ben 10 corsi: Erbe officinali - Grafia friulana - Lingua inglese - taglio e cucito - sci nordico - corso base di computer - corso di timavese - Lingua tedesca - Nozioni di medicina e chirurgia - Merletto a tombolo.

Dopo il successo del numero di iscritti del primo anno, 97 allievi, lentamente la sede staccata crebbe; negli anni a seguire i corsi proposti aumentarono nella tipologia e contestualmente anche il numero degli iscritti per cui si rese necessario predisporre degli elenchi degli stessi (in particolare per il corso a numero chiuso di taglio e cucito) rispettando l’ordine temporale della data d’iscrizione. Alcuni corsi, quello di sci nordico, ad esempio, diventò l’occasione per incontri settimanali e per un momento conviviale visto che le lezioni si concludevano con una merenda a base di pane, salame e formaggio. Poco importava se la tecnica non migliorava, sebbene i nostri maestri sara e Giancarlo ce la mettessero tutta, ma, si sa la scusa, di volta in volta era il freddo, la neve pesante o troppo ghiacciata, l’illuminazione in alcuni punti precaria (visto che i corsi si svolgevano in notturna) non c’erano giustificazioni, però, per ritrovarsi al noleggio a mangiare ciò che ognuno portava. così, di anno in anno, le proposte didattiche aumentavano, così come le sedi di svolgimento (pen-

Durante quest’anno scolastico, l’università di verona ha proposto alla mia scuola un progetto basato sui dialetti e le lingue locali, a cui ho aderito con molto entusiasmo. vinKiamo è un progetto che mira al tracciamento dei dialetti e delle lingue minoritarie nell’arco alpino, attraverso delle registrazioni che coinvolgono i parlanti dei dialetti stessi.

I partecipanti devono, quindi, trovare più persone possibili e far registrare loro delle frasi nella loro lingua/dialetto sul sito AlpiLink. come partecipe sono riuscita a concludere cinque interviste in timavese.

Nel questionario ci sono tre attività: la prima è quella della traduzione di frasi dall’italiano nel proprio dialetto, la seconda è quella di registrare la propria interpretazione personale di immagini, la terza comprende il cambio del tempo verbale dal presente al passato/futuro.

La prima intervista l’ho fatta con mia nonna, Primus Silva, il cui timavese è fortemente influenzato

siamo al laboratorio artigiano a sutrio per il corso di restauro) e il numero dei corsisti che, nel biennio 2006/2008 era salito a ben 102 unità.

Recentemente, con la pandemia, c’è stata una flessione a livello generale: gli iscritti sono scesi, nell’anno 2021/2022, a 23 unità. Nell’anno accademico appena concluso sono nuovamente aumentati fino a 48.

Alcuni corsi si sono mantenuti negli anni e vengono annualmente riproposti: tra questi: erbe officinali, tombolo, cucito, pittura, ricamo e maglia e, nell’A.A. 2024/2025 verrà proposto il corso per il confezionamento di scarpets.

Un ringraziamento particolare, in occasione dei 20 anni della sede staccata di Paluzza, a tutti i docenti per aver creduto negli scopi dell’UtE e aver messo a disposizione le proprie competenze e il proprio tempo.

A tutti i corsisti per aver partecipato e aderito alle diverse proposte ma, soprattutto, per aver condiviso il “piacere di stare assieme per fare le cose che piacciono”. Il nostro grazie a Diana per tutti gli anni di collaborazione e per essersi dedicata con entusiasmo a svolgere le incombenze richieste da un’organizzazione tanto articolata.

Infine, la nostra riconoscenza all’ Amministrazione comunale di Paluzza per credere negli scopi dell’UtE, concedendo la disponibilità dei locali in cui settimanalmente ritrovarsi.

Sede UTE - Paluzza

dal tedesco, vista la sua attività sul Passo Monte croce carnico.

La seconda intervista ha visto come protagonista Plozner Velia, da sempre una figura di riferimento per lo studio e la tutela del tischlbongarisch. Durante questo incontro, tutto si è svolto per il meglio: il questionario è stato compilato senza problemi rilevanti e alla fine è stato fatto un ampio

MosTra uTe dal 26 luglio-18 agosto 2024

sALA sAN GIAcoMo PALUZZA

aP erT ura M os T ra: venerdì, sabato e domenica 26-27-28 luglio venerdì, sabato e domenica 2-3-4 agosto tutti i giorni dal 9 -18 agosto oRARI o : 10.00-12.00 e 16.00-19.00

excursus storico sugli usi e costumi locali. Gli ultimi tre colloqui sono stati svolti insieme a Matiz Dino, Primus Ivana e Laura Plozner . tutti hanno partecipato volentieri al progetto e non hanno manifestato alcun tipo di incertezza.

A lavoro svolto, i docenti del liceo linguistico “Paschini-Linussio” hanno scelto cinque studentesse partecipanti al progetto a cui sarebbero stati dati dei riconoscimenti per le interviste, ed io sono stata selezionata.

sono andata all’università di verona, dove mi è stato conferito un attestato per le minoranze linguistiche.

Prendendo parte a questo programma di Pcto, ho iniziato ad avere più dimestichezza con il timavese e ho imparato vocaboli nuovi. Inoltre ho capito l’importanza che hanno le lingue minoritarie nella nostra società ed ho appreso quanto sia rilevante la loro tutela per non disperdere un grande patrimonio storico e linguistico.

Emma Mentil

Vinkiamo

Da pauar schtool Rulabò var Martha Alberta Muser Azienda agricola Rulabò di

Martha Alberta Muser

Agennaio 2024 è ufficialmente nata la mia piccolissima azienda agricola! Ma partiamo dal principio.

sono ormai molti anni che desidero allevare animali da fibra, direi che i primi segnali di “ammattimento” risalgono al periodo universitario, probabile conseguenza delle insane condizioni atmosferiche del capoluogo lombardo. Frequentare l’accademia di Brera è stata un’avventura emozionante e la scultura resta tuttora la mia passione più grande ma vivere Milano, seppur come pendolare, mi ha fatto irrimediabilmente capire che io, in città, non avrei mai voluto viverci!

La metropoli è vivace, ricca di opportunità mentre io ho bisogno di solitudine, boschi, fiumi e montagne.

subito dopo la laurea sono stata ospitata da chiara nella sua azienda agricola “capre e cavoli” in vararo, una frazione sui 700 m s.l.m. circondata da rilievi che affondano i loro versanti direttamente nel verbano.

È stata la nonna Giò ad accompagnarmi per la prima volta da lei, perché io, all’alba dei 24 anni mi vergognavo di andare da sola ad importunarla, proponendomi come aiutante!

Ho frequentato il suo caseificio dall’inizio della stagione estiva fino all’asciutta delle capre, verso inizio novembre, dove, a giorni alterni, chiara produce caciotte saporite, caprino spalmabile, morbidi erborinati, ricottine… com’è giusto che sia, la gavetta è cominciata pulendo le croste del formaggio dalle muffe indesiderate e lavando il tank per il latte; con il passare delle settimane ho potuto osservare i procedimenti per ottenere la cagliata, provare a tagliarla, scolare le formelle…ed infine riuscire a ripetere l’intero procedimento da sola!

certo, l’apprendimento non è stato privo di sbagli! Per mia fortuna chiara è stata una maestra molto paziente!

Parallelamente, suo marito Renato mi ha accompagnata alla scoperta della gestione della stalla e dei pascoli! Probabilmente uno dei suoi più grandi pregi è la costanza nell’osservazione, non solo intesa come il controllo puntuale dei suoi animali, ma anche come ascolto responsabile di tutta la natura che ci circonda!

Ancora tanto avrei voluto imparare, ma la voglia di “salpare l’ancora” era ormai non solo matura, ma inevitabile.

L’approdo, come avete dovuto scoprire e sopportare, era la frazione di casalisega, a cavallo del Rio Lavò.

Mi rendo conto che le mie idee possono non essere condivisibili, ragion per cui, fin dal mio primo anno

qui, ho cercato una stalla tra i luoghi più isolati possibili.

Purtroppo non sono riuscita ad acquistare lo stavolo dove mia nonna ed i miei zii andavano a far fieno in Faas ed ancora oggi vedere quei poveri sassi inghiottiti dall’erba mi fa stringere il cuore. In questa dolorosa decadenza del patrimonio architettonico rurale, comune in tutta la montagna, vi è tuttavia un importante insegnamento: in pochi decenni i vecchi stavoli tornano a far parte della natura senza inquinare. Il legno marcisce, la calce si sgretola, i sassi rotolano a terra mentre foglie ed erbe nascondono silenziose il lavoro dell’uomo. Niente plastica indissolubile, al massimo un “clostri” arrugginito. Nella narrazione entra ora il mio compagno di vita, tiziano. Gli ho immediatamente raccontato quali fossero i miei obbiettivi: scolpire ed allevare capre; non mi è parso disturbato dalle mie intenzioni. ha acconsentito a concedermi il suo aiuto! ha messo da subito in chiaro che lui aveva già abbastanza lavoro ed interessi da seguire, per cui avrei dovuto arrangiarmi. In realtà così non è stato e, ad oggi, viene, suo malgrado, coinvolto sia nello spostamento di improbabili manufatti lignei, sia nel fissaggio di pali da recinzione in quello che a prima vista potrebbe sembrare terreno, ma che in realtà si rivela un sottile strato erboso appoggiato su pietraie impenetrabili.

Anche lui aveva dei “luoghi del cuore” parzialmente ereditati dalla sua famiglia o irrecuperabili che non siamo riusciti ad acquistare, così come ci sono stati tanti altri tentativi andati a vuoto.

La nostra famiglia, per me, ha avuto la priorità sui miei interessi ed ho deciso di dedicarmi ai nostri figli totalmente, fino a che anche il più piccolo non fosse andato a scuola, limitando sia le commissioni in campo pittorico, sia l’allevamento al solo mantenimento di un piccolo pollaio.

Durante l’estate 2022 ho frequentato il corso IAP ed ho conseguito la qualifica di “imprenditore agricolo professionale”.

Nel 2023, grazie agli insegnamenti di valentina e Luigi, ho cominciato l’avventura apistica: ho imparato tanto, sbagliato tantissimo e mi sono fatalmen-

te innamorata di piccole creature pelose, laboriose…e pericolose.

Finalmente, a luglio 2024, sono arrivate le mie prime tre capre cashmere: mamma Bettina, papà (presunto, ben si intende) Matanin ed il loro “gioculut” Zen!

Capre da fibra quindi.

Per quanto la trasformazione del latte in formaggio abbia il profumo del sapere millenario ed il mistero della magia, mi son resa conto, dal lavoro in stalla con Renato, che non avrei potuto sopportare di separarmi dalla metà dei miei animali ogni anno. Anche la prolungata assenza di sonno causata dai miei tre figli ha contribuito all’accrescimento di questa consapevolezza fino a sfociare nella decisione di limitare il più possibile il consumo di carne. Parallelamente è cresciuto il mio interesse per la lana, sia infeltrita che lavorata a maglia…ed ancora tanto vorrei imparare.

torna nuovamente nella storia quella persona che non voleva essere coinvolta nei miei progetti; prendendo a pretesto la gestione forestale ha fondato insieme a me una società agricola con la quale abbiamo congiuntamente acquistato il rudere di una malga tra cleulis e Zoufplan: Malga valcastellana. Non vi fa innamorare già solo il nome?

Quali sono le miei intenzioni per il futuro?

Vorrei limitare le figuracce in cui costantemente riesco ad esibirmi, eliminare gli errori, ma so che continuerò ad inanellarne uno dopo l’altro, fino a costruire la catena di esperienza che mi sosterrà nei momenti difficili. Vorrei valorizzare il territorio in cui ho deciso di venire a vivere e, se non l’avete ancora capito, voglio scolpire e allevare capre. Martha Alberta Muser

TIMAU A BUENOS AIRES

Il 5 aprile 2024 è venuta in paese silvina villani, nipote di Erminia Mentil van Pait, assieme al marito. ci hanno raccontato che i loro nipoti, a Buenos Aires, hanno aperto una torrefazione che si chiama “timau”. Eccoli nel loro locale con indosso le magliette che gli abbiamo donato.

01 apriil – reink

02 apriil – a pisl suna

03/05 apriil – eibli unt rein

06/07 apriil – suna unt boarm. va 9 voarmitoog auf asbia anias joar, tuamar is lont putzn. 07 apriil - An haufa pfraas beart auf ganoman in anias oart var Gamaan.

08/09 apriil – eibli unt boarm

10 apriil – ckolta rein unt afta pearga hott oar tschniim

11/14 apriil – suna unt boarm

13 apriil – af Ravaschkleit is boarn voartschteilt a puach as darzeilt van Gustavo di Prun, a molar asmar eiftar hott zeachn in doarf a af saina bicikleta.

15 apriil – eibli

16 apriil – is eibli unt ckolt. Kein tschnochz, sghnaip

17 apriil – schia beitar

18/19 apriil – eibli

20/21 apriil – suna ovar ckolt

22 apriil – eibli

23 apriil – hott tschniim

24/27 apriil – eibli unt ckolt

28 apriil – suna. Da Portatrices geant avn sunti van alpins af Manzan

29/30 apriil – suna. schia sunti tschnochz in Alp

01 mai – suna

02 mai – rein

03/04 mai – eibli

04 mai – Af schunvelt a groasa manifeschtazion vir da sanitaat

05 mai – suna

06/07 mai – eibli

08 mai – reink

09 mai – eibli

10/12 mai – suna. Da Portatrices afta adunada van alpins af vicenza

Is Ceachn

13/17 mai – eibli unt rein

16 mai – beart da vila ckrichtat vir da ckropfn virn sunti van gasa

17 mai – ola zoma ckropfn pitschl

18 mai – suna. schemblea var sEcAB

19/20 mai – suna

21 mai – reink

22 mai – holba unt holba

23 mai – eibli

24 mai – suna

25 mai – holba unt holba

26 mai – suna. Groasar sunti van gasa

27/28 mai – holba unt holba

26 mai – schtearp dar Giancarlo Mentil van Pans

29 mai – suna

29 mai – eibli

31 mai – schtoarcka rein

01/04 sghuin – eibli

Da Pro Loco is a darpai avn groasn sunti van ckropfn as beart ainpfiart anias joar af Sudri. Uma vinva nochmitoog aneitlan Portatrices sent in museo af schunvelt gongan.

5 sghuin – suna

6 sghuin – holba unt holba. In cinema va Palutsch da ckindar var schual tuant voartschteiln da recita “La gabbianella e il gatto che le insegnò a volare”

07/08 sghuin – suna

09/11 sghuin – eibli. Da ckindar var vinfta klasa sent drai toga in gita af torin gongan.

12 sghuin – reink

13 sghuin – eibli

14 sghuin – holba unt holba

15 sghuin – eibli

16 sghuin – holba unt holba. In Pearck da gara sky Race.

Polt as da lafara geant ibara beiglan as da Portatrices hont gamocht, aniga sent darpai afta premiazions. Af schunvlet beart a Meis gapetat in ondenck van lait as in toat hont pacheman af d’oarbat.

17/19 sghuin – suna

20 sghuin – eibli

21 sghuin – schia beitar

22 sghuin – suna unt boarm. Beart bidar gamocht da Arrampicarnia in Pearck.

tschnochz af Palutsch dar teatro var UtE

23/24 sghuin – suna unt boarm

24 sghuin – af Bain schtearp da Adalgisa Muser van todeschk.

25 sghuin – eibli

26/28 sghuin – suna

28 sghuin - Af Palutsch beart voartschteilt is puach van Molfetta as reit ibarn beig var heacha

29 sghuin – boarm. Um draia nochmitoog dar earschta noja Konsei Komunaal.

30 sghuin – eibli

01/04 lui – reink

05 lui – suna

06 lui – eibli. Um draia nochmitoog Portatrices, Alpins va Breganze ongleik asbia in earschtn Belt ckriag unt Alpins va Palutsch ola zoma vaorn pilt in Promoos in ondenck bo da Maria is boarn darschousn.

Um ochta tschnochz af chlalach untara linda sink dar koro va Basilian

07 lui – reink, nor in toog umin, schpeacht a schiana boarma suna. Da Portatrices sent af Palutsch avn sunti van Alpins unt va dein as in saldot hont gamocht in da ckasarm va Palutsch.

08/12 lui – suna unt boarm.

12 lui – nochmitoog, kein zba, a schtoarcka rein unt bint

Um sezza tschnochz pachemarsi mit a giornalista var eztraichischa televisghion zoma rein bi ainviarn an dokumentari as reit va tischlbong oganoman oum pan seablan van Promoos

13/18 lui – a schiana boarma suna

19 lui – suna unt boarm ovar da nocht hot ckreink

Af Palutsch beart voartschteilt is puach van corleone 20 lui – eibli unt vrisch. Min Portatrices par Unckircha min “Allievi Ufficiali del 205° corso – Fierezza”

Af sudri, zuachn in monumenta s avn schteig iis, bearnt gadenckt ola dein as in toat hont pacheman voar 80 joar.

Kien tschnochz, ckimp in museo da Iliaria tuti as voartschteiln tuat sai puach ibara Portatrices. Is sool is voula vrema lait a.

s21 lui – suna. In Promoos da Meis in ondenck van toatn.

Kein sezza tschnochz beart voartschteilt da moschtra van fotografias van henta as da Laura hott gamocht

23 lui – eibli.

Uma zba nochmittog mochnza schpringan da bont van cklaan Paal as oar is sghlakat in dicembar.

Um sezza tschnochz, af Palutsch, beart voartschteit is puach “testimone oculare”. 24/25 lui – eibli

22 lui – eibli nor schia beitar unt boarm.

Um sezza tschnochz, par Unckircha, da Marta Riservato mocht sain teatro as reit van Portatrices

Afta mauar var sala comunaal meikmar seachn, schian in groas, dein schian zaich as darzeilt is ssghleipach unt da sghbizzn van unsarn baibar.

Dar toat avn ruka - "La guerra sulle spalle"

i è svolta lo scorso 22 luglio, presso il tempio ossario di timau, la seconda edizione del Festival di teatro itinerante “Echi futuri - Le madri della patria”. A dare inizio all’evento sono state le parole del vicesindaco di Paluzza Fabrizio Dorbolò e del direttore del Museo della Grande Guerra di timau Luca Piacquadio, i quali hanno dato il benvenuto alla giovane attrice Marta Riservato. Marta ha egregiamente interpretato un monologo sulle portatrici carniche, riuscendo a trasmettere informazioni storiche sulla prima guerra mondiale e a far rivivere l’esperienza delle giovani e coraggiose donne, talvolta ancora adolescenti, le quali, con pesanti gerle sulle spalle, dovevano portare al fronte cibo, armi e altri generi ai soldati. Non solo, le portatrici dovevano

anche accudire i propri figli e svolgere quelle mansioni di casa che prima della guerra venivano eseguite dagli uomini. Perciò, oltre ad avere

una notevole forza fisica, queste donne dovevano disporre anche di una grande forza morale per sostenere la famiglia e non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà che la vita riservava loro. Lo spettacolo è frutto del progetto della stessa Marta, la quale ha dedicato diversi anni per raccogliere tutte le informazioni possibili sulle portatrici carniche, riuscendo così a mettere in scena una rappresentazione autentica e molto verosimile, alla quale hanno assistito una cinquantina di persone. Ad incrementare l’impatto emotivo del monologo è stata la cornice dello stesso: infatti Marta ha recitato proprio sotto quelle montagne che circa centodieci anni fa le portatrici dovettero scalare.

Matias Muser

Arrampicarnia af unsara pearga - Arrampicarnia sui nostri monti

sabato 22 giugno e domenica 23 giugno 2024 ha avuto luogo, in località Laghetti un’altra fortunata edizione di Arrampicarnia, meeting non competitivo di arrampicata. Ricco il programma previsto per il fine settimana.

La due giorni, organizzata dal comune di Paluzza e dall’associazione climbig Paluzza è stata anticipata, venerdì 21 giugno, dalla conferenza a cura del Geoparco delle Alpi carniche, dal titolo “Rolling stones” in cui si è parlato delle caratteristiche geologiche delle nostre montagne, della frana del Passo di Monte croce carnico, di cambiamenti climatici e dissesti idrogeologici. sabato e domenica i più piccoli hanno avuto la possibilità di approcciarsi al mondo della verticalità sulla struttura d’arrampicata presente al campo base dei Laghetti, guidati e sorvegliati da guide alpine, ma anche effettuare percorsi in bicicletta su un campetto attrezzato per l’occasione, partecipare a passeggiate didattiche accompagnati dalla Guardia Forestale o seguire laboratori creativi.

Gli adulti, invece, potevano effettuare esperienze nelle falesie di Val di Collina e Avostanis, visitare le grotte di timau accompagnati da guide esperte, compiere escursioni naturalistiche in Malga Lavareit, partecipare a lezioni di yoga (previste anche per bambini), salire accompagnati in ebyke fino in Promosio e al Monte Dimon. L’uso limitato della plastica e l’attivazione di un mercatino dell’usato per dare nuova vita ad abbigliamento e attrezzatura da montagna, hanno fatto di Arrampicarnia un evento che promuove la sostenibilità.

La partecipazione di appassionati e di simpatizzanti alle varie proposte, hanno riconosciuto il valore dell’iniziativa e hanno dato stimolo ai promotori per recuperare falesie in sostituzione di quelle del Monte Pal Piccolo franate nel dicembre scorso. P.V.

Da schiana noja tabela as trok in nomat Jegarastl aa.
A puach ibarn Gustavo di Prun “Evviva l’U.o.M. Gustavo Di Prun l’arte indissolubile dalla

Nel mese di marzo 2024 è stato pubblicato il libro “EvvIvA L’U.o.M. GUstAvo DI PRUN L’ARtE INDIssoLUBILE

DALLA vItA”, che rende omaggio a un artista carismatico, la cui vita è stata fuori dall’ordinario. Fin dal 2019 era iniziato un percorso di riscoperta dell’opera di Gustavo, attraverso una esposizione temporanea organizzata a Ravascletto dalla locale Biblioteca, alla quale avevano aderito diversi collezionisti privati, e già allora era emerso l’affetto dei visitatori per questo artista scomparso nel 1985 eppure ancora ricordato, ispirando l’idea di una pubblicazione nella quale raccogliere le testimonianze e l’opera. La ricerca ha permesso di conoscere la figura di Gustavo Di Prun in una forma nuova, complessa e straordinaria, ben lontana dalle semplificazioni folcloristiche alle quali era stato a volte associato. Della sua biografia, in paesi dove ci si conosce tutti, erano già noti gli aspetti salienti e in particolare che proveniva da una famiglia colta e benestante, che amava la musica e la poesia, e che appena diventato adulto era incorso in un tragico incidente che condizionerà drammaticamente tutta la sua vita portandolo a passare 22 lunghi anni nell’ospedale Psichiatrico Provinciale di Udine, da dove uscirà definitivamente soltanto nel 1965 (come riportava anche la scrittrice Gina Marpillero nel suo libro “Essere di Paese” del 1980). Non si sapeva invece dell’impostazione scientifica della sua formazione, con ricerche che vennero anche pubblicate, ad es. negli anni ’40 su Sapere un articolo tecnico intitolato - Un’altra soluzione per le ferrovie superveloci: la “Prunvia” – o “Enunciazione sintetica dei numeri” pubblicato su “Il Popolo d’Italia” nel 1938.

Per la ricostruzione della biografia è stato determinante lo studio delle datazioni da lui riportate nel libretto “salute, pace e bene a tutti”. Nello stesso libretto, in fogli incollati sul retro delle sue opere pittoriche, in pochi fogli sparsi (numerati) è stata declinata da Gustavo la filosofia dell’U.O.M. alla quale si dedicò completamente dagli anni ‘60. Era una teorizzazione interessante che regolata da uno statuto in 10 punti, come i comandamenti, prevedeva in definitiva una assunzione di responsabilità del singolo cittadino nei confronti del prossimo e del creato secondo principi di solidarietà. Gustavo realizzò anche delle invenzioni: un nuovo linguaggio con una scrittura più simile alla fonetica mediante introduzione di nuove lettere (ed es. la schwa) e utilizzo del carattere “K” per semplificare la comunicazione (proprio come accade al giorno d’oggi con i messaggi whatsApp). Inventò una macchina da scrivere adeguata alla resa del nuovo linguaggio con modifiche e con nuovi caratteri più consoni. Inventò una bicicletta la “Farkadunna” con i rapporti di velocità che consentivano di superare le pendenze delle strade di montagna, con lo stesso principio delle mountain bike attuali. creò una nuova moneta: il “cifo” cui aveva assegna-

note sugli autori:

Macchina da scrivere “Tikni” con i tasti modificati da Osvaldo Puntel orologiaio di Paluzza (foto Annarita De Conti per gentile concessione di Emanuele Puntel)

to il valore simbolico di 12 £ e una valuta legata invece all’intelletto detta “lirnia” avulsa da ogni materialità secondo il principio che non si poteva retribuire con la stessa moneta l’opera materiale e l’opera intellettuale. Di Prun fu anche un convinto pacifista, che scriveva sul disarmo, ed anche ecologista come riportato nei suoi scritti che parlano di un nuovo approccio più sostenibile nei confronti dell’agricoltura.

L’opera pittorica comprende perlopiù paesaggi, egli percorreva la carnia e la vicina carinzia con la bicicletta sulla quale caricava quanto gli occorreva per dipingere, i quadri molte volte riportano scorci di paese completamente trasformati negli anni più recenti e assumono quindi anche un valore di testimonianza. Ma l’aspetto più insolito e importante è che Di Prun ha legato a ciascuna di queste opere uno scritto che è parte della sua filosofia, disseminata attraverso la pittura. Le sue opere riprendono la realtà anche se sono talvolta pervase da atmosfere metafisiche rese da colori sgargianti e impossibili e proporzioni sfalsate. ha realizzato anche ritratti, nudi espressione di una bellezza idealizzata, e qualche opera astratta. Di Prun non era una persona isolata, anzi amava confrontarsi con altri artisti (ad esempio era amico di Macor Galassi e Marra), amava anche ascoltare le idee dei giovani e far conoscere loro le sue, per questo frequentava il circolo cucc universitario di tolmezzo (come raccontato da Pier Giuseppe Avanzato nel suo libro “Gente di tumiec” del 2004). La sua arte è stata declinata anche in forma di performance con ese-

Fotografia di Oreste Unfer, anni ’80 tratto da “asou geats” 2007

vita”

cuzione di scritte murali, ora leggendo le sue testimonianze sul libretto “salute, pace e bene a tutti” si comprende che quelle scritte, che anni fa erano visibili ovunque, rappresentavano per lui una specie di ribellione ad un divieto che gli era stato imposto all’atto della dimissione dalla casa di cura. Di Prun si intratteneva volentieri in compagnia delle persone anche grazie alla musica, aveva degli appuntamenti fissi ad es. al bar Acli o al Ciclamino a cercivento, oppure da Pakai a timau, luoghi di incontro per suonare e cantare insieme le sue composizioni, o leggere le sue teorizzazioni. Egli trascorse “a cielo skoperto” (cioè libero dalle costrizioni della malattia) una ventina di anni, mentre gli ultimi li visse in maniera riservata. Il libro è stato ideato e scritto da Annarita De conti e Maria teresa Del Fabbro, seguendo le trame della vita di Di Prun in carnia, nelle valli montane alle quali è stato profondamente legato. Il Maestro Daniel canciani Prochazka e lo scrittore Michele Guerra hanno curato due sezioni del libro approfondendo lo studio dell’opera di Gustavo relativamente alla sua produzione musicale e letteraria. sono inoltre presentate a margine del volume alcune significative testimonianze, e gli estratti dai libri che citano Gustavo (ad. Es. Alfio Englaro “La Placiute” 2001, o “asou geats” del 2007 che presenta un articolo e immagini di Gustavo degli anni ’80 scattate da oreste Unfer).

Per la sua dedizione alla carnia negli anni ’80 viene dedicata a Gustavo Di Prun la via di arrampicata “Placche val di collina”, questo libro è un ulteriore tassello per ricordare l’uomo e l’artista. Il libro è stato dedicato al dott. Giovanni Battista Cattaino che per primo ha offerto uno spunto per una ricerca volta a mettere in luce il pensiero e l’opera dell’artista Di Prun. La pubblicazione è stata sostenuta dal comune e dalla Biblioteca comunale di Ravascletto. Il libro presenta una ricercata impaginazione grafica curata da Liala e Selli Coradazzi, con ricerca fotografica di Alessandro Nazzi, ed è stato stampato presso la Tipografia Cortolezzis di Della Pietra Manuela. L’opera è stata presentata a Ravascletto il 13 aprile 2024 durante una partecipatissima conferenza che testimonia l’affetto immutato per questo artista della carnia. Annarita* De Conti, luglio 2024

Autoritratto, dell’opera esiste solo una riproduzione fotografica, immagine scattata negli anni ’90 da Annarita De Conti

Annarita De conti ha studiato all’Istituto d’Arte “sello” di Udine ed è laureata in Architettura allo IUAv di venezia. vive a cercivento, nelle Alpi carniche, dove dagli anni ’90 è attiva in ambito culturale coniugando l’apporto di stimoli esterni con la valorizzazione degli aspetti autentici del territorio, in particolare riferiti alle arti visive e all’architettura. ha curato esposizioni d’arte e svolto ricerche sull’architettura alpina rurale e contemporanea, declinate in conferenze, mostre tematiche, e contributi in pubblicazioni.

Maria teresa Del Fabbro, è nata e vive a Ravascletto dove da sempre è impegnata nella promozione della cultura. Presidente della Biblioteca comunale ne ha curato la crescita durante gli anni proponendo varie attività in particolare rivolte al mondo dell’infanzia, offrendo ai bambini del paese opportunità e svago. Ha svolto diverse ricerche tematiche e organizzato convegni e presentazioni di libri che hanno portato a Ravascletto importanti autori. Insieme alla sorella Eva ha pubblicato un albo illustrato dal titolo “Il Lôf, la Bolp e Martin da Gnoca” ispirato ad una antica leggenda del Paese.

Daniel canciani Prochazka, è originario della Boemia (Repubblica Ceca). Dopo i suoi studi artistici nel campo della fotografia a Polnà (Jihlava, CZ) nel 1990 si trasferisce in Italia e compie studi artistici, e si diploma in canto presso il conservatorio “Jacopo tomadini” di Udine. Docente di musica, insieme al Maestro Giovanni canciani ha fondato la Scuola di Musica della Carnia con sede a tolmezzo e il museo privato “La Mozartina” di Paularo del quale è il conservatore, e tramanda l’immensa eredità culturale del Maestro. All’attività didattica e di direzione corale, affianca la ricerca sulla “Musica Antica Boema”, e svolge interpretariato in lingua ceca – slovacca sia nell’ambito della mediazione culturale sia in progetti promossi dal ministero dei beni culturali della Repubblica ceca. Michele Guerra (codroipo 1978) attivista e scrittore. Laureato in Lettere Moderne con specializzazione in Estetica, ha pubblicato i romanzi “Le tigri dalle gabbie invisibili” (stampa Alternativa, 2018), “Tigre di Arkan” (Infinito, 2021), “Il mio nome è Rosa Parks” (Mds, 2024). Vive a Udine.

Van henta avn hearza - Dalle mani al cuore - Da lis Mans al cûr

L'o P era arT i G iana L e donaTa a Pa Pa Fran C es C o CH e Par L a di a CC o GL ien Z a e s P eran Z a

trieste, 7 luglio 2024 - Mani che si intrecciano, mani che si stringono, mani che ci sono per aiutarsi, per aggrapparsi a una speranza, per testimoniare che la pace può essere costruita anche con le proprie mani.

sono diverse le mani che hanno creato quest'opera: mani di ricamatrici, di artisti, di maestri mosaicisti, e piccole manine di bimbe che incuriosite dall'operosità delle mani più grandi intente a creare, imparano la dedizione, l’impegno, la cura, l’amore per il proprio lavoro. Dall’atelier della scuola Trieste ricama alla bottega di mosaico nel cuore del Friuli Carraro Chabarik | Mosaico Contemporaneo, gli altri territori

Carlo Luccitti

12 febbraio 1941

4 aprile 2024 originario di Avezzano in provincia dell’Aquila, si arruola nell’arma dei carabinieri nel 1959 e dopo vari trasferimenti arriva in servizio a Monte croce, qui conosce la Ennia Matiz che diventerà sua moglie nel 1970. Dopo vari incarichi a Faedis e san Daniele si trasferisce a Udine dove ricopre il ruolo di maresciallo maggiore fino al pensionamento. Purtroppo una brutta malattia ha segnato gli ultimi anni della sua vita sempre amorevolmente accudito dalla moglie e dai figli Andrea e Stefano con Alessia e dal vociare allegro delle nipotine Sofia e Anna. Mandi carlo riposa in pace.

Mentil Giancarlo van Pait

13 maggio 1945

26 maggio 2024

-Le donne, i cavalieri, l’armi, gli amori, che canto al tempo che passaron i Mori d’Africa il mare e in Francia nacque tanto… -Pelleggiato l’infante ed alzollo al

da cui provengono gli artisti sono l’area montana regionale della carnia, la vicina venezia, la città di Aleppo in siria. sono diversi i materiali impiegati: tulle ricamato con fili di seta, legno di noce, oro veneziano, pietra Piasentina estratta vicino a Udine. La visita del santo Padre a trieste, da sempre città di confine, multietnica e multiculturale, è stata uno stimolo prezioso per riflettere sul ruolo che ciascuna e ciascuno di noi può avere nel farsi portatrice e portatore di pace e di messaggi di speranza, quotidianamente e anche attraverso il proprio lavoro. Dalle mani al cuore. Il ricamo è stato realizzato interamente a mano dall’insegnante Miriam silverio e dalle allieve della scuola trieste Ricama. Il Mosaico è stato realizzato dai maestri mosaicisti Laura carraro e Mohamed chabarik. Le tessere che lo compongono sono tagliate a mano con tagliolo e martellina. Il disegno è dell’artista Marta sagone, l’idea dell’opera è di Barbara chiarelli.

SENT NIAMAR MITT UNS

ciele supplice esclamò: “Oh Giove pietoso e voi tutti o celesti…”

Questi sono solo due passaggi di grandi scritti della letteratura italiana che tu spesso decantavi con enfasi da grande attore, retaggio del tuo periodo passato al collegio tomadini di Udine.

Giancarlo, scusa, “John”. sì, perché per noi e per me, in particolare, eri il mitico John.

La nostra amicizia era nata gà dall’infanzia quando passavamo giornate intere a giocare nella cucina del Neri dove io abitavo, lasciatovi la mattina presto da tua mamma che andava a lavorare. Eravamo sempre insieme, fino a quando tu sei andato in collegio a Udine ed io nell’Istituto don carlo Gnocchi a Parma. cinque anni senza quasi vedersi ma poi, fino a quando ci siamo sposati, eravamo di nuovo insieme.

Quante belle avventure abbiamo passato insieme, belle, anche drammatiche che oggi al pensarci mi inducono al sorriso. Ricordo il giorno che, sulla terrazza del Beec, dove era riunita tutta la compagnia, te ne sei uscito con la famosa frase: “Ragazzi, da quel giorno che io mi sposerò, non mi vedrete più in giro!”.

I tanti “Boohm” che seguirono non valsero a farti cambiare idea, tant’è che così fu. Ma la nostra amicizia rimase tale e quando ci incontravamo i “ti ricordi?” si sprecavano, perché tanti erano, a cominciare dagli amici che ci hanno lasciato prematuramente. Grazie, John! Per la tua grande, vera amicizia senza ipocrisie. La tua gioia di vivere e la tua spensieratezza che hanno reso la nostra gioventù più genuina e bella. Resterai sempre nei nostri pensieri. Mandi, John! Unt hiaz asta in da boarchat pist, peta vir uns. Dai chamaroot, Peppino Matiz

Esprimiamo ai famigliari di Giancarlo le nostre più sentite condoglianze.

adalgisa Muser van Todeschk Paluzza, 9 giugno1948 Udine, 25 giugno2024 Adalgisa, per tutti Ada, se n’ è andata il 25 giugno 2024 a seguito di un grave infarto che l’aveva colpita l’otto giugno, alla vigilia del suo settantaseiesimo compleanno. Era fiduciosa di tornare a casa a timau poiché a suo dire aveva molte incombenze da sbrigare. Terza di cinque figli: i primi tre erano nati nell’arco di trenta mesi. A 5 anni lasciò timau per conegliano, ove era stato trasferito il padre carabiniere.

La sua infanzia e la sua adolescenza trascorsero felici, con le vacanze in paese, a casa dell’adorata nonna materna, la “Mammalaida” (Adelaide). Purtroppo, nel 1970, provò il primo grande lutto: la morte in un incidente stradale del fratello Fiorenzo. seguirono 6 anni trascorsi a Londra come receptionist dell’hiton hotel di hyde Park: furono piacevoli, ricchi di amicizie e li ricordò sempre con nostalgia. successivamente andò a lavorare in Germania, ma dovette rientrare per seguire il fratello più giovane, Antonio, malato di osteosarcoma che, dopo tre anni, venne a mancare; lei, per dovere morale, si sentì di restare accanto ai genitori.

Noi nipoti eravamo tutti “stella”. Molto affettuosa e amorevole con noi e con i pronipoti, vedeva il proseguimento di quella che era stata la sua grande famiglia. Nel 2009 e 2014 altri lutti: un nipote e i due fratelli Eligio e Adelio. Nonostante queste perdite non smise mai di avere fede e di continuare ad amare Dio, partecipando attivamente alle Messe e ai riti liturgici della Parrocchia sia di timau che di conegliano, sicura che un giorno avrebbe incontrato nuovamente tutti. tua nipote Elena Rosta in rua

dino Mentil di anni 83

Ricordiamo Dino Mentil van Galo che per lunghi anni ha gestito la cooperativa di Paularo

assunta Muser in Muser van Cklopf di anni 83

Morta a Pordenone, maggio 2024

Da seen var Schportiva sent praaf in anian schport La Polisportiva raccoglie risultati in tutte le discipline

Dagli sci e scarpe chiodate della stagione invernale, siamo passati alla corsa su strada e in montagna con atleti grandi e piccoli che in questi mesi si stanno allenando su tutto il territorio regionale grazie ai raduni del comitato regionale FIsI FvG e gareggiando in primis nel trofeo Gortani del csI. Gli ultimi risultati importanti da segnalare per lo sci sono: il secondo posto di Ruben Del Negro alla gara in notturna di sci alpinismo Memorial claudio Del Favero a cortina D’Ampezzo sabato 15 marzo; sul monte Floriz il podio di Ruben del Negro, 26° posto di Paolo silverio e 29° Rudy Bolt, infine alla 67a Scialpinistica Monte Canin di Sella Nevea di sabato 13 aprile 2024, Ruben del Negro è riuscito a salire sul secondo gradino del podio assieme al compagno Davide vuerich dell’Aldo Moro, aggiudicandosi il titolo regionale; quinto posto assoluto per la coppia stefano Nascimbeni e Rudy Bolt che si sono guadagnati il terzo posto nella classifica regionale categoria senior.

Ai campionati italiani di corsa campestre csi di Lecco, terzo posto della staffetta giovanile femminile del FvG con la nostra cadetta cristina treu. Dal mese di maggio, i giovani si sono dilettati anche con lo sci in spiaggia a Lignano, oltre allo skiroll alla carnia Arena di Piani di Luzza. I più piccoli proseguono, invece, gli allenamenti bisettimanali al campo di cleulis e un doveroso ringraziamento va fatto ai nostri genitori e volontari che mantengo lo sfalcio e la pulizia del sito, in primis al vice Presidente Mosè Puntel che ha sacrificato la sua intera mattinata libera per il secondo taglio dopo le piogge di giugno. come da alcuni anni a questa parte, si alternano coi ragazzi della corsa e dello sci della timaucleulis, durante tutto l’arco dell’anno, numerosi tecnici e collaboratori tra cui il Presidente Luciano Bulliano, il vice Mosè Puntel, Elio Ferigo, claudio Baschiera, Federica Bulliano, Eugenia Del Fabbro, Daniela, Gabriele e Marco Primus, valentina e simone Unfer. Gli adolescenti vengono in aiuto nel periodo estivo al campo di cleulis per un supporto ai più piccoli soprattutto quelli della scuola dell’infanzia e dobbiamo ringraziare Fabio e Gemma Puntel, Laila Plazzotta e Melissa Peresson che in alcuni casi svolgono il loro allenamento mattutino per poi partecipare anche a quello pomeridiano. Alle prove di coppa Friuli, che terminerà in autunno, stanno partecipando i seguenti atleti anche con risultati di rilievo, salendo sui vari podi: chiara Di Lenardo, Fabrizio cortolezzis, Alessandro De Antoni e Antonio Puntel. Domenica 9 giugno, da chiusaforte, ha preso il via il trofeo Gortani 2024 sotto l’egida del csI, dove la nostra gemella Daniela Primus svolge il ruolo di giudice; grazie al sodalizio con gli sciatori del gruppo Edelweiss di villa santina che per il secondo anno consecutivo partecipano alle gare estive come tesserati della Polisportiva, abbiamo vinto la terza tappa del trofeo Gortani riservata alle categorie giovanili che si è svolta a Muina di ovaro. hanno esordito per la prima volta nelle gare di corsa in montagna i cuccioli Bjorn cauglia, cristina e Daniele Puntel e nelle varie prove disputate sino a metà luglio hanno primeggiato nella propria categoria Emerich Puntel nei cuccioli, cristopher Primus ed Andrea Nodale nei cadetti, carla spangaro nelle Amatori A femminili, chiara Di Lenardo nelle veterane B. sono saliti sul podio christel

▲ La medaglia d’argento al campionato Nazionale di Grappling/Lotta libera è di Marco Guidetti Englaro ed è Marco originario di Paluzza, ha conquistato il secondo gradino del podio del campionato, a 19 anni il suo esordio allenandosi tra Paluzza e Udine, e oggi dopo anni continua a dimostrare la sua dedizione e il suo impegno nel migliorarsi e diventare un atleta professionista di grande livello. Il suo percorso è segnato giorno dopo giorno da una grande passione per le arti marziali miste, passione che ci rende davvero orgogliosi! continua così, il meglio deve ancora venire!

Cleulis

Forni di Sopra

Puntel tra le Esordienti, Davide Piccolo e cristina treu nei cadetti, Elisa Eder nelle Allieve, stefano Nascimbeni nei senior, Max vergendo e Alessandro De Antoni tra gli Amatori A, Micaela Mazzuca nelle pari età femminili. La prova di Paluzza, valida anche come campionato regionale FIDAL, ha assegnato il titolo al nostro cadetto Andrea Nodale e sono stati premiati dalla federazione anche simone Unfer, Antonio Puntel, Alessandro de Antoni e Marco Primus. Numerosi sono stati gli atleti della timaucleulis in gara alla skyrace carnia ai Laghetti di timau, dove Elio Ferigo e Antonio Puntel sono saliti sul podio; gli altri partecipanti sono stati Lino Moro, simone Unfer, Paolo silverio, stefano Nascimbeni, Ermes De Rivo, sergio ed Ermanno Dassi e sara Fuccaro. Molti di loro sono stati anche in competizione a Paularo nella cronoscalata del valdajer, in occasione del passaggio del giro d’Italia a fine maggio. Dopo una pausa, il csI riprenderà il campionato regionale il 31 agosto ad ovaro, ma noi ci teniamo a ricordare l’appuntamento di domenica 8 settembre a cleulis, con la prova del trofeo Gortani organizzata dalla Polisportiva. Federica Bulliano

Dar pruna van Masgharon, par Soga, is boarn hear ckrichtat unt pfrischt van Giuliano van Sghnaidar. In da foto dar Giuliano unt dar Paolino Prodorutti va Chlalach

Campo

Ols guats... Tanti auguri a...

Congratulazioni a Dino Matiz per la preziosa onorificenza a Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana

Il

le

Auguri a Jole che il 15 giugno ha compiuto 95 anni.
22 giugno 1974 - 22 giugno 2024 Carlo Laikauf e De Faci Maria Luigia a Mira in provincia di Venezia hanno festeggiato il 50° anniversario di matrimonio
Il giorno 6 luglio 1974, nella chiesa dei Frati Cappuccini, in Roma – via Veneto, si sono uniti in matrimonio: Anna D’Emilio e Santo (Mario) Puntel Sandra Pagnutti e Alberto D’Emilio.
giorno 7 luglio 2024, nella chiesa di Cristo Re a Timau, Don Tarcisio Puntel, durante la santa Messa, ha benedetto
coppie congratulandosi con loro per i 50 anni di matrimonio.
Auguri a Gemma che il 24 maggio ha festeggiato 96 anni con i figli Lianò e Dino.
Tanti auguri a Ivana che il 18 maggio ha compiuto 80 anni.
Matrimonio di Maria Esposito e Giulio Plozner 13 luglio 2024, Chiesa Cristo Re
Maggio 1979 – 2024 Gianni e Rosa Matiz hanno festeggiato a Castelmonte, assieme alla figlia Isabella, il 45° anniversario di matrimonio

Moschtra van piltar “Henta

– Mani” var Laura van Ganz Mostra fotografica “Henta – Mani” di Laura Plozner van Ganz

profonde. sono strumenti di utilità e opere d’arte, capaci della più delicata precisione e della creazione più profonda.

di amore e di perdita: sono testimoni silenziose del le gioie e dei dolori che costellano il nostro viaggio umano. In ogni piega e ogni callo, si nasconde una poesia di momenti, ogni impronta digitale è un’ode all’individualità, ogni gesto un linguaggio universale di ogni cultura e di ogni epoca. Le mani sono il mezzo attraverso il quale tocchiamo il mondo e gli altri, uno specchio dei nostri pensieri e delle nostre emozioni più

IPercorrendo questa mostra, lasciate che i vostri occhi seguano le linee e i contorni di queste mani. sentite il peso delle loro storie, la profondità delle loro conversazioni silenziose. Pensate alle mani che hanno accarezzato la vostra vita e alle mani che non avete ancora incontrato a quelle che hanno costruito civiltà, coltivato la terra, scritto parole di saggezza e tenuto altre mani nei momenti di bisogno.

“henta-Mani” di Laura Plozner van Ganz de timau non è semplicemente una mostra di fotografie, è una meditazione poetica sulla condizione umana, nata dalla sensibilità di un’artista il cui occhio è profondo quanto la sua penna. È un invito a vedere il mondo attraverso il prisma delle nostre mani, a riconoscere il potere che detengono e la bellezza che creano. Nel semplice atto di tendere una mano, affermiamo la nostra comune umanità e la nostra infinita capacità di connessione e creazione.

Enzo Unfer – CuratorePer il Gruppo Cima Alto Bût

Auf gatonan da moschtra van piltar “Henta – mani” Aperta la mostra di fotografie “Henta – mani”

l giorno 21 luglio 2024, alle ore 18:00, alla presenza del consigliere regionale Massimo Mentil, del sindaco di Paluzza, Luca scrignaro, del sindaco di sutrio, Mattia Manlio e di alcuni rappresentanti del consiglio comunale (Monai Paola, Puntel celso, Puntel Lucia, Plozner velia, Di Ronco tiziano, De Franceschi Lisa, Luca Boschetti), nello spazio antistante la sala oratorio della chiesa di cristo Re e, al numeroso pubblico convenuto, è stata inaugurata la mostra “Henta – mani”, resa possibile da un finanziamento concesso dalla Regione Friuli venezia Giulia.

Ad introdurre, l’esecuzione di tre brani in timavese a cura della corale teresina Unfer: Liab unt edelvais, vain sain mitanondar plaim e Unsara baibar. canti legati alla lingua, alle tradizioni, alla cultura della comunità di timau. Nell’occasione sono state espresse parole di benvenuto ai tre nuovi coristi: omar, Felice e Roberta.

Negli interventi delle autorità presenti è stata sottolineata la ricchezza di valori di questa piccola comunità e apprezzato l’impegno delle associazioni che credono in quei lavori, vi operano instancabilmente e la rendono vitale. ha preso quindi la parola il curatore della mostra, Enzo Unfer, che ha illustrato i motivi per cui le mani ritratte nelle fotografie sono interessanti dal punto di

In schtolz af Tischlbong

Af tischlbong saimar in baini lait varpliim, ovar in da gonza belt varschtrait sent da noch ckemana van unsarn lait as hont gamuast vurt gian in da gonza belt is preatl zan vardianan. soi hont nitt vargeisn is cklana doarf in da pearga bo da eltarn sent gapoarn: doos scholat vir uns ola a vraida sain. Padonckn tuamarsi in seen as tischlbong in hearza tronk. Dos ismar in siin ckeman dareimst asa voar hont tschteilt da piltar van henta as da Laura van Ganz hott gamocht, unt mittar hilf van Enzo van cjapitani, in viil schprochn is druntar boarn ibartroon bos da Laura mit sain bartar bilt soon. vargeltzgoot, Laura, Enzo unt oln in seen as zua hont ckolfn.

E.B.

vista artistico. Il ringraziamento va rivolto all’Amministrazione comunale di Paluzza per il continuo e importante supporto ai progetti e alle iniziative della comunità di timau; alla parrocchia di santa Geltrude per la disponibilità dei locali; alla corale teresina Unfer per aver accolto l’invito a partecipare con il canto; ai ragazzi che lo scorso mese di dicembre hanno proceduto nella scelta delle immagini (tiziano, Martha, Nice, Luca, Emma, valentina); a tite sempre presente a documentare i momenti importanti e significativi; a Manuela e Matteo per il prezioso lavoro e gli importanti consigli sia nella stampa delle foto che del catalogo.

Un ringraziamento particolare al curatore della mostra, Enzo Unfer, per la cura dei dettagli e dei particolari. A Mauro Unfer per la scelta grafica operata nella creazione del catalogo. Infine, a Laura per la pazienza e la costanza con la quale ha ritratto mani operose, mani nodose, mani delicate, mani che unite all’ingegno e alla creatività sono capaci di produrre preziosi manufatti, ma che sanno anche muoversi con sicurezza e agilità armeggiando attrezzi taglienti. Mani che creano, mani che disfano, comunque mai inoperose.

Grazie, Laura, per tutto ciò!

Con

orgoglio a Timau

A timau siamo rimasti in pochi però, sparsi nel mondo, ci sono tanti discendenti di chi ha dovuto emigrare per guadagnarsi il pane; loro non hanno mai dimenticato il piccolo paese natio, la casa dei genitori e questo dovrebbe essere un vanto per tutti noi: ringraziamo chi porta timau nel cuore.

A questo ho pensato mentre venivano presentate le fotografie delle mani scattate da Laura messe in mostra con l’aiuto di Enzo il quale ha riportato in più lingue le parole da lei scritte a commento di ogni fotografia. Grazie a Laura, a Enzo e a tutti quelli che hanno collaborato per la realizzazione di questa significativa mostra.

Buonasera e grazie di essere intervenuti all’inaugurazione della prima mostra fotografica di Laura Plozner van Ganz. Penso che, innanzitutto io debba presentarmi prima di parlare della mostra e del perché ne sono il curatore.

Mi chiamo Enzo Unfer, sono nato a timau e da bambino sono emigrato con i miei genitori in Lussemburgo, mantenendo, però, un legame forte con il mio paese. Durante la mia carriera alla Banca Europea degli Investimenti come dirigente ho avuto il privilegio di gestire la collezione di Arte contemporanea della BEI dal 2000 al 2011, (la BEI è la Banca dell’Unione Europea con sede in Lussemburgo). oggi, questo Istituto di credito ha 5000 dipendenti provenienti da 27 paesi europei: è l’istituto finanziario multilaterale più grande al mondo).

In quel decennio ho visto migliaia di opere in fiere e mostre attraverso tutta l’Europa e abbiamo acquisito più di 300 opere per la collezione della banca.

Come mai oggi, qui, a Timau. Andato in pensione nel 2017, (oggi ancora attivo come consulente aziendale) ho sviluppato la volontà concreta di ritornare più spesso a timau e di reintegrarmi nella vita della nostra comunità. Appassionato del mio territorio e della sua gente, nell’ agosto 2022, con il mio caro Amico Ingegnere Giovanni Puntel, abbiamo costituito un gruppo di persone abitanti della nostra zona, originari di cleulis e timau, per contribuire al suo sviluppo e alla sua cultura: una sorta di incubatrice di idee (think tank come si dice in inglese) della società civile per aiutare le autorità locali e regionali nello sviluppo di questi due borghi. Questo gruppo, composto da una decina di persone, lo abbiamo chiamato “Gruppo cima Alto Bût” ed è stato formalizzato all’inizio del 2023. Il primo progetto tangibile è la presente mostra fotografica di Laura Plozner van Ganz (se cercate informazioni sul costituito gruppo, troverete il suo manifesto all’entrata della mostra).

Henta -Mani di Laura Plozner van Ganz Laura è una persona molto discreta e riservata: preferisce comunicare con il mondo tramite le sue poesie e le sue fotografie. Sono fiero di aver potuto convincerla, un anno, a di collaborare per questa mostra.

Quando, nei primi incontri con Laura, le ho fatto la domanda che ho rivolto a decine di artisti europei: “Qual è la passione centrale della tua creatività artistica?” Mi ha risposto in timavese: “Da henta van lait - Le mani della gente “. All’inizio non capivo, poi andando avanti, ha precisato che negli ultimi 25 anni ha scattato un migliaio di foto di mani, considerando che la personalità delle persone è spesso più visibile nelle loro mani che nel loro volto. confermata l’idea di un progetto di mostra, ho creato un gruppo di lavoro con Laura, Fabrizio Dorbolò, Mauro Unfer e velia Plozner che ringrazio per la loro collaborazione preziosa. con l’aiuto di giovani del circolo culturale G.Unfer di timau abbiamo poi scelto una cinquantina di foto per questa mostra .

La mostra Henta - Mani veniamo alla mostra che considero avere 4 dimensioni per un osservatore attento:

- la prima è il lavoro incredibile di Laura nel documentare un migliaio di henta-Mani durante un quarto di secolo nella sua comunità montana utilizzando la sua sensibilità artistica.

- La seconda è l’utilizzo del dialetto di timau, il timavese – tischlbongarisch nelle descrizioni degli scatti, ricorda la particolarità linguistica secolare di

timau, la sua gente e il suo dialetto (tradotto dal timavese in 3 lingue: italiano, tedesco, inglese).

- La terza è artistica.

La differenza fra arte astratta e figurativa è che in quest’ultima, la presentazione visuale dell’opera è ben riconoscibile: un paesaggio, un volto, un oggetto. Non c’è bisogno di interpretare l’immagine o la scultura. L’artista l’ha fatto per noi e ci domanda di apprezzare il risultato e basta.

L’arte astratta, invece, generalmente non permette una visione diretta e ovvia dell’opera. L’osservatore e obbligato a interpretare, apprezzare colori e forme e costruirsi une visione personale di quello che l’artista ha creato, spesso diverso dall’intento. Questo può piacere o no, ma è un dialogo muto fra l’artista e l’osservatore attento e interessato. Laura, con le sue mani, ha realizzato un ponte fra questi due stili. Le mani sono ben figurative, ben riconoscibili ma sono anonime: sono una parte importante del corpo umano ma non si riconosce a chi appartengano, e all’osservatore è richiesto di immaginarselo, di interpretare le forme, le rughe e farsi la propria idea del personaggio, della sua vita e di quello che sta facendo nel momento dello scatto.

Poeticamente Laura ha creato un dialogo muto con l’osservatore che si prende il tempo di guardare queste mani.

Un messaggio universale che può essere portato in tutto il mondo provenendo da un piccolo borgo montano della carnia.

- La quarta e ultima dimensione è quella di pace e serenità; le mani di Laura non presentano nessun elemento di aggressività, violenza, stress, confusione o irritazione.

In una zona montana dove la memoria dei due conflitti bellici mondiali del secolo scorso è ancora talmente presente; soprattutto qui a timau con il museo della grande guerra, il tempio ossario, il monumento alle Portatrici, la cerimonia di questa mattina in Promosio, Laura ci dà una visione di pace, di una vita comunitaria serena. Una realtà che purtroppo oggi è in pericolo se osserviamo quello che sta succedendo al nord dell’Europa da più di due anni.

Una foto è sempre un documento del passato: appena scattata la foto è già storia vissuta, ricordo. Presenta una retrospettiva carica di emozioni e ricordi che dovrebbe aiutarci a costruire un futuro migliore.

Jean Monnet, uno dei creatori dell’Unione Europea, progetto che non era solo un’iniziativa economica e di cooperazione europea ma soprattutto un progetto di pace in Europa, sembra aver detto anni dopo: “Se dovessi ricominciare, comincerei con la cultura”.

In questo spirito vi invito a guardare questa collezione di mani con i vostri occhi e le vostre emozioni.

Prima di concludere vorrei

FVG che tramite il comune di Paluzza ha finanziato questa mostra con fondi pubblici e il sostegno del comune di Paluzza; tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della mostra: il gruppo di lavoro “henta”, Marco Plozner della Parrocchia santa Gertrude di timau per aver messo a disposizione questo locale per la mostra, Luca Piacquadio e Marco Plozner del Museo della Grande Guerra, che ci hanno prestato le griglie per l’esposizione, la tipografia Cortolezzis di Paluzza che ha fatto delle stampe eccezionali, lo studio grafico Lea Schroeder del Lussemburgo, tutti i giovani del circolo culturale di timau che saranno presenti durante le giornate di apertura, la corale teresina Unfer di timau con la presidente sara tavoschi e il direttore Dario scrignaro par aver accettato di esibirsi stasera in onore di Laura e infine la nostra poetessa - fotografa Laura Plozner van Ganz per la sua creatività eccezionale.

Grazie per la vostra attenzione e godetevi la mostra.

Presentazione della mostra “henta” in occasione dell’inaugurazione del 21/7.

Il Curatore Enzo Unfer van Cjapitani

Giorni di a P erT ur a de LL a M os T ra da L 21/7 a L 25/8. sala oratorio Chiesa Cristo re, Timau/Tischlbong.

dalle 15:00 alle 19:30 27-28/7/2024

3-4/8/2024

dal 9 al 18/8/2024 24-25/8/2024

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.