Th!sMag Gennaio 2009

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4 - When the night was young 6 . Caspardesign 7. Nuhar Records 9. Les Kooks en paris 12. Top 10 indie/rock 14. The Banshee 18. Its an indie pendant life 23. Alex Canazei 28. Kiss Polly 36. Ultra Violet 38. The John Fear 41. Top 10 parties 44. Top 10 electro/fidget



Armati con più di 5000 adesivi, t-shirt marchiate e occhiali da sole in tinta indossati da editori e collaboratori, ieri sera lo staff TH!Smag è stato ospite sulla nave di Fashion TV. Si aggiravano nelle sale della celebre imbarcazione, attaccando gli ormai famosi adesivi addosso a chiunque passasse nei loro pressi… La gente, esaltata dalla fantastica serata, veniva immortalata dal grande Joe London, fotografo e managing director. Immaginate una Lamborghini che sfreccia nel bel mezzo del deserto del Sahara, giusto questo può rendere l’idea del contrasto di TH!Smag a Fashion TV..! Gli ospiti della serata si nascondono sotto un doppiopetto, subendo l’inaspettata attesa che la serata decollasse, e così anche noi al nostro private table TH!Smag, ancora in incognito ma pronti all’azione. Sguardi curiosi seguono l’icona fluorescente del giornale interrogandosi sul vero significato della griffe fino al momento dell’ esplosiva rivelazione, quando la Nuhar Records sale in cattedra facendo letteralmente vibrare la nave… Da quel momento, il nero che caratterizza e domina l’imbarcazione si è trasformato in un arcobaleno formato dalle quattro tonalità di colore che contraddistinguono il giornale; l’entusiasmo è cresciuto come anche la curiosità degli ospiti che hanno iniziato ad aggirarsi intorno a noi, a chiedere curiosità sul giornale e a sfoggiare i caratteristici e fluorescenti adesivi.

Come i traccianti illuminano la notte, le radiose modelle sfilano tra la gente ammaliata; successivamente esse hanno animato la serata sulle note di Dende, Alex Fiorini, Andrea Mocce, Live performance in contemporanea di Juno Lab e infine il grande Paolo Driver che ha presentato la sua ultima produzione OK Tango, dopo il successone di OK Samba, fa questo regalo al suo amato pubblico Genovese. Quando la musica si spegne e le luci si accendono, lo spettacolo che ci si presenta davanti ai nostri occhi è esaltante, perfino i lampadari riflettono la luce di TH!Smag e le persone che si stanno dirigendo verso l’uscita vengono inaspettatamente a ringraziarci e a salutarci. Ne usciamo vincenti dalla nostra missione, ovviamente stanchi ma soprattutto ubriachi marci..!


“TUTTI BAMBINI SONO ARTISTI IL PROBLEMA E’ RIMANERE ARTISTI ANCHE QUANDO SI CRESCE” PABLO PICASSO Cercavo il miglior modo per iniziare la mia rubrica mensile sul design emergente è mi ritrovai sommerso da tutti questi ragazzi creativi che spuntano fuori più spesso delle patate, credono che stare sui navigli o uscire sui murazzi voglia dire essere “creativi”, ma io sono andato a cercare due amici di provincia... Due ragazzi che oltre a sopravivere alla chimera dei “ragazzi di provincia” hanno saputo esportare se stessi sui grandi schermi delle capitali della moda e design., ovvero Milano e Torino. Caspardesign è fondato nel 2002 da Jacopo Casoni ed Alessando Parisi due giovani designer Chiavaresi (Prov. GE) che si incontrano a metà strada durante il percorso di laurea presso la Facoltà di Architettura di Genova Disegno Industriale.Iniziano così insieme la loro avventura verso CASPAR ( CAS deriva da Casoni e PAR da Parisi,ndr). Che dire, sono “creativi!” :). Nel freddoloso inverno del 2001 inizano insieme con uno stage presso lo studio milanese DeepDesign lavorando su progetti per Alessi, Barilla e Whirlpool (giusto per fare due nomi),e dopo questa breve ma intensa esperienza, decidono (da buon provincialini) di andare per sè ed iniziano a creare sotto lo pseudonimo di Caspardesign. partecipano a più concorsi di una reginetta di bellezza fallita e vanno incontro a questa scena a testa alta, vincendo concorsi nazionali ed internazionali dalla “Twinings design competition” nel 2004 alla “Bombay sapphire martini art student collection” (c’era bisogno di un nome così lungo?!?).

E’ nella primavera del 2006 che i due ragazzi di genova inizano il progetto più promettente,quando cercando un collaboratore di ruolo (Oemme),e dandogli danno un nome sempre più “creativo”,si presentano alla settimana della moda con “mediachair”. La poltrona multimediale riconosce l’utente dall’impronta digitale e lo proietta in un attimo in un mondo di musica e immagini ad alta risoluzione a una forma che sembra uscito fuori da un film sci-fi degli anni 60’, colorato di rosso. E una poltrona polifunzionale,dalla quale stando comodamente seduti è possibile accedere a tutta la documentazione della “musicoteca”. La progettazione da parte di Oemme è stata quello di programmare il computer e database interno,creando così il sistema operativo della “mediachair” Una volta completata è stata consegnata alla biblioteca di Pegli. Caspardesign oggi si trova con sempre più progetti in tutta Italia,lavorando però principalmente su Milano e Torino... Vi starete chiedendo: anche loro sui navigli e l’aperitivo sui murazzi? Certo... ma loro sono davvero creativi. per maggiori info: www.caspardesign.com


NUHAR RECORDS

UNA SOPRAVVIVENZA DIGITALE


Era il 1985 ed era l’anno in cui sarebbe cambiata la musica elettronica per sempre... Fu un certo Juan Atkins a cambiare la storia... nella sua città di Detroit, casa natale della techno. Dopo di lui, negl’anni a seguire, arrivarono in tanti: tra le più blasonate ricordiamo le etichette “Plus 8” di Richie Hawtin e la Warp Records (uk), nota per la sua elettronica più “sperimentale”. Erano gli anni in cui l’etichetta stessa viveva grazie alla plastica, quella plastica piatta a forma di disco, detta “vinile”. Oggi più che mai il vinile sembra essersi perso nel vuoto digitale, facendo fatica a trovare spazio nelle borse dei dj e sugli scaffali dei negozi. Quest’ ultimi non vendono più come una volta ed ogni giorno i label chiudono a causa della scarsa vendita. Mentre attrezzature come Traktor e Final scratch cercano di unire l’analogico al digitale accorcciando quel distacco che si era creato con Ableton live, c’è ancora chi crede nel cercare di costruirsi un’etichetta propria. Nel 2007 quattro ragazzi genovesi fanno proprio questo: uniscono idee, esperienze e filosofie sulla musica elettronica, arrivando a creare la NUHAR RECORDS... sono Paolo Dammico, Andrea Mocellin, David Cortella, Francesco di Fiore.

Tutto ciò prende vita nei primi anni del Nuhar club, noto locale eclettico della scena genovese, dove a turno suonavono questi quattro ragazzi.... dopo un solo anno, realizzano di aver lanciato sulla scena elettronica un progetto più che promettente, che poteva vantare 46 produttori all’attivo. Collaborano con artisti internazionali, ritrovando le loro produzioni nelle playlist dei dj più in voga. Arriva in seguito il momento di Maurizio Ruggiero con Autopilot scala le classifiche internazionali e finalmente un importante collaborazione da parte di Dubfire, l’altra metà dei Deepdish, che decide di inserirla nella sua compilation mixata mixmag, nota rivista inglese, dando visibilità e notorietà internazionale all’etichetta. Successivamente, proprio nel momento di crescita maggiore, esce una top ten su beatport grazie alla creazione musicale di Paolo Driver (produttore che ha riscontrato i maggiori successi all’ interno della Nuhar) “Ok Samba”, in classifica per 3 mesi, permettendo alla Nuhar di assicurarsi la scena elettronica internazionale. Anche questa selezionata per un importante compilation mixata da Gorge e Greg Silver “Sunshine Live House Edition Vol.7. Sono soltanto all‘ inizio di un ambizioso progetto, ma sicuramente questi ragazzi sono sulla buona strada. TH!Smag è andato a trovarli per capire cosa significhi per loro NUHAR RECORDS...


Quando si pensa alla parola indie non si può far altro che pensare a loro... Quattro ragazzi di Brighton che alla loro prima uscita fanno impazzire il mondo con Naive... quattro ragazzi che prendono spunto per il nome dal Sig. David Bowie. Quando si nomina il loro nome si pensaimmediatamente ai pantaloni stretti, alla maglia serafino a quella voce che sembra fin troppo ubriaca... ma loro possono, loro sono i Kooks... Nelle foto seguenti sono allo Zenith di Parigi e noi siamo andati a trovarli... come hanno fatto i CSS, mystery jets e i white lies... senza dimenticarci della faccie conosciute come Pete Pohtery e Gaspard dei justice, tutti nel backstage a far bordello quanto noi, tutti davanti ai Brighton boys... ooh la...




IT’S ! CLASSIFICA MENSILE A CURA DELLA ANNA FARHAT

ALBUM TOP 10 1. Vampire Weekend - Vampire Weekend 2. Fleet Foxes - Fleet Foxes 3. Cold war kids - loyalty to loyalty 4. King of leon - Only by the night 5. Los Campesinos! - We are beautiful, we are doomed 6. Belle and Sebastien - The BBC sessions 7. TV on the the radio - Dear Science 8. The Cure - 4:13 dream 9. Coldplay - Prospect’s march 10. The killer - Day & Age

C OL D WA R K IDS – L oyality to loyality I californiani C old War K ids debuttano nel 2006 con l’album ‘R obbers & C owards ’, ris ultato di una lunga gavetta fatta di concerti ed E P . Mentre la maggior parte dei gruppi americani del periodo è attratta vers o le s onorità dell’allora fres ca corrente indie ingles e, loro s i differenziano legandosi a radici blues e s oul in chiave originale e moderna. Dopo aver girato il mondo s uonando in tour, s oli o con gruppi del calibro dei White S tripes , s i s ono affacciati alla s fida del fatidico s econdo album con un bagaglio di es perienze decis amente s uperiore alla media degli altri gruppi in circolazione. E il ris ultato non poteva deludere: “Loyalty to loyalty” non s olo conferma l’ottima qualità del primo dis co, ma s i evolve vers o nuovi s chemi che ries cono a fondere comples s ità e ricercatezza con un fondo grezzo e primitivo. P roprio per ques ta caratteris tica s ono s tati s pes s o paragonati ai primi album dei V elvet Underground. T ra la generale bravura dei componenti, spiccano il batteris ta Matt Aveiro, di un’impres s ionante abilità nel tes s ere ritmiche s olitarie (“Welcome T o Occupation”), e la particolare voce di Nathan Willet, mis to tra Devendra B anhart e T hom Y orke. Lo s tile convince nei pezzi più dinamici (“S omething Is Not R ight With Me”), ma s oprattutto in quelli intros pettivi (la bellis s ima “E very Man I F all F or”), dove un’intimità tranquilla viene turbata da un velo di ombre os cure frutto di melodie dis perate. Un album da apprezzare e s coprire piano, ascolto dopo ascolto.


V A MP IR E WE E K E ND – V ampire Weekend S e pens ando a New Y ork, la prima cos a che ci viene in mente in fatto di mus ica s ono gli S trokes e i loro pantaloni s tretti, qui bis ogna cambiare direzione. P erchè ques ti ragazzi poco più che vent’enni s i dividono tra la C olumbia Univers ity e la s tes s a B rooklyn di Y eas ayer e T V On T he R adio. Quindi las ciamo perdere le giacche di pelle e l’aria s trafottente, e buttiamoci in ritmiche s olari e fres che, che s ognano l’Africa in modo ingenuo e infantile, creando una fres ca alternativa pur res tando profondamente indie. S imili ai T he S hins con più influenze s ka e funky, i V ampire Weekend mis chiano liberamente s tili divers i, ma non as pirano a particolari s convolgimenti o rivoluzioni, creando una mis cela perfetta e is tintiva tipica della leggerezza del pop. P ezzi come “Oxford C omma” e l’irres is tibile “A P unk” dimos trano come il tutto funzioni alla perfezione, facendo muovere s ia le gambe che il cervello: i tes ti s ono acuti, intelligenti, e capaci perfino di dare lezioni di geografia o grammatica con una buona dos e d’inventiva e ironia.

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F L E E T F OXE S – F L E E T F OXE S S e s i doves s e decretare un album per ogni s tagione, ques to s arebbe quello perfetto per le giornate invernali: pop armonico, barocco e ovattato, e ritmiche crepus colari di una delicatezza es trema. I F leet F oxes s ono un gruppo di S eattle che dopo l’E p "S un G iant", finalmente arriva all’album d’es ordio mes colando la tradizione del folk con il pop, il canto corale con il gos pel (le voci s ono impeccabili) e la mus ica irlandes e con quella della Wes t C oas t. Il ris ultato non delude: pezzi allegri e tranquilli (“Quiet Hous es ”), dove dominano des crizioni dalla maes tos ità naturale (“White Winter Hymnal”) e legami familiari (la s tupenda dichiarazione d’amore fraterno “B lue R idge Mountains ”) che s ’intrecciano con atmos fere alla T im B urton (“Heard T hem S tirring” s arebbe s tata perfetta per E dward Mani di F orbice). Un bel dis co che celebra l’armonia delle cos e che ci circondano con un tocco ps icadelico.

K ING S OF L E ON – Only by the night S eguo i K ings Of Leon da quando erano dei giovani capelloni fricchettoni dai pantaloni a zampa. P oi un dis co dopo l’altro e s i s ono rifiniti e pettinati, cambiando s ia chioma che voce. Dai toni caldi di Y outh & Y oung Manhood infatti ne è pas s ato di tempo: il cantato di C aleb F ollowil s i tira e diventa s empre più affilato, dis perato, e s i tras forma nel s uo s egno dis tintivo. B as ta ascoltare la prima metà del dis co per capire che l’intenzione è di riempire gli s tadi. La ricerca di un s uono epico perù non appes antis ce il dis co, anzi, lo rafforza, e la perfetta “Us e S omebody” ne è la prova. C on ques to ultimo lavoro il gruppo dimos tra di es s ere ormai cons olidato e s icuro, una macchina capace di s fornare pezzi eccellenti. Anche s e l’evoluzione c’è e s i s ente, i K ings Of Leon res tano profondamente rock e americani, con tes ti ones ti e s frontati come “17” o “S ex On F ire”. Lo s tacco con il pas s ato c’è, ma quando è più che pos itivo e non perde in qualità, è davvero gradito.

T HE K IL L E R S – Day & A ge Dopo le delus ioni dei “terzi dis chi” di R azorlight e K ais er C hiefs , anche i K illers , pur es s endo americani, non s i dis tanziano particolarmente dalla s ufficienza s cars a. Il primo album voleva es s ere una via di mezzo tra l’indie e il garage, il s econdo variava non s olo nei baffoni di B randon F lowers , ma anche in un intento epico e profondo. Ades s o invece ques ta attuale deviazione ps eudo danzereccia las cia s concertati e con l’impres s ione di aver s entito un dis co pieno di tutto e niente. R is ulta addirittura difficile dis tinguere una canzone dall’altra, con eccezione del s ingolo “Human” e dell’intro da coro africano di “T his Is Y our Life”. P er il res to troviamo s olo pezzi poco orecchiabili o s piazzanti come la noios a “G oodnight, T ravel Well” o “ I C an’t S tay”, dove gli allegri ritmi caraibici non s i addicono alla voce malinconica del cantante. S i es ce da ques to ascolto dubbios i e s icuramente poco convinti vis to che tutto ques to non trova s pazio nè s ulle pis te da ballo indie, nè nelle folle da s tadio.


THE BANSHEE THE NEW ITALIAN PRIDE A cura di Marco B. VS Cecy.


Hi Banshee! Thanks for coming today, its a pleasure to have you in the first edition of TH!Smag. We can speak in english right? , considerando che ormai siamo sempre piu abituati a vedervi nella scena inglese, grazie a public talks, il vostro primo album. Ora ci troviamo con l’uscita di Your nice habits. Intanto spiegaci un attimo chi sono THE BANSHEE… Qual è il genere musicale nel quale vi identificate? Come genere, noi siamo stati spesso definiti art-punk: è un genere nel quale ci ritroviamo abbastanza e inoltre aggiungerei electro pop, nel senso che, rispetto all’art-punk abbiamo qualcosa in più di elettronico. Come definireste questo interasse verso la new wave anche in fatto di moda? Credo ci sia un ciclo di revaival che si ripete regolarmente, soprattutto quello anni ‘80, che è iniziato da parecchi anni, sia nella moda, che nella musica e credo che, il motivo si deva ricercare nella ripetizione ciclica a cui tende la moda. Per quanto riguarda la moda di adesso, penso sia più indirizzata alla fine degli anni ‘90, mentre nella musica c’è qualcosa che viene ripreso anche dagli anni ‘60 e ’70: sinceramnete ritengo che la tendenza internazionale sia quella. Voi siete famosi oltre che in italia anche in europa, cosa si prova ad essere cosÏ popolari? Famosi è una parola grossa; diciamo che abbiamo riscontrato buoni risultati soprattutto in Inghilterra e in Europa.

Quali sono le differenze tra la scena italiana e quella europea? La scena e il mercato inglese sono molto più dinamici. ...più facile inserirsi? E’ più facile perchè è possibile usufruire di più mezzi, molte più persone che ci lavorano, molte più etichette, agenzie di moda e musica; però d‘ altro canto, c’ è una concorrenza spietata, agguerrita ma soprattutto preparata. Genova è carente in quanto a locali e possibilità di esibirsi? A Genova, negl‘ ultimi anni, è molto difficile per le band esprimersi, esibirsi e farsi conoscere. E’ difficile sia per le band esordienti sia per noi; sebbene abbiamo già pubblicato due dischi e riscosso molto successo in giro per l‘ Italia (da quando è uscito il primo disco abbiamo suonato in più di 100 concerti), abbiamo riscontrato parecchie difcoltà nell’ esibrsi nella realtà genovese


Avete già pubblicato due album; rispetto al primo quali differenze presenta il secondo? Il primo album ha un’ anima più punk rock, un po’ più grezza rispetto al secondo. E‘ meno ricco di strumenti elettronici, ha una produzione più essenziale e le canzoni sono immediate, sia nella struttura che nella composizione e, di conseguenza, un pochino più aggressive. Nel secondo disco abbiamo inseritodei pezzi con l’utilizzo dell’elettronica e delle tastiere e grazie alla produzione di alto livello che ci ha seguito in studio, abbiamo potuto sbizzarrirci con diversi strumenti, sia elettronici, che acustici, sperimentando cose nuove: ciò ha permesso al suono di arricchirsi, facendo in modo che si componessero pezzi più complessi, ma che avessero allo stesso tempo una sfumatura pop;infatti ci siamo avvicinati a suoni più melodici, ma anche a strutture più complesse e a variazioni un po’ meno immediate rispetto alle precedenti. Che musica ascoltate fuori dal lavoro? A livello personale ascoltiamo tante cose, a partire dal rock fino ad arrivare all’elettronica e alla musica classica. Quando avete iniziato a suonare insieme come The Banshee e , più in particolare com’ è nato il nome del gruppo?

Il nome del gruppo è nato quando Jago suonava con dei ragazzi ai tempi del liceo; poi il gruppo si è evoluto cambiando sempre componenti e , infine, siamo arrivati alla formazione attuale da poco, quando il nostro batterista Patrick ci ha raggiunti nel dicembre dell’anno scorso. Insomma, si può dire che questo progetto sia iniziato con il primo disco, nel 2006, quando Enrico, il precedente batterista, ha raggiunto la band e abbiamo iniziato la produzione del primo disco. Chi di voi scrive le canzoni? Le canzoni le scriviamo io (Jago) e Nicolò, l’altro chitarrista-cantante del gruppo; di solito abbiamo un input, un’idea iniziale, che però sviluppiamo sempre in sala prove con gli altri componenti della band. Amiamo improvvisare durante il live e capita che vengano fuori cose che ci piacciono, che poi cerchiamo di riprendere in sala prove. C’è un momento di scrittura? In questo periodo stiamo scrivendo tanto con il computer, stiamo cercando di sperimentare un modo di scrittura un po’ diverso da quello che abbiamo sempre usato, legato principalmente all’improvvisazione in sala prove.


La dimensione live quant’è importante in questa era della tecnologia? La dimensione live è fondamentale perchè è il momento in cui una band suona rock, si esprime al massimo delle sue potenzialità. Cerchiamo di farci coinvolgere dal pubblico cercando di creare un’atmosfera che va oltre la semplice esecuzione delle canzoni. Chi ci ascolta dal vivo riesce ad apprezzare cose che sul disco non si riescono a captare. Per noi è importantissimo esibirci dal vivo ed è la cosa che preferiamo e che facciamo con più passione. Che progetti avete per il futuro? Per quanto riguarda i progetti per il futuro, abbiamo in programma l’uscita del nuovo disco, che uscirà in tutta Europa il 30 Gennaio, mentre per tutto il mese di Febbraio saremo in tournee in giro per l’Europa.Successivamente uscirà un singolo a fine Febbraio-inizio marzo in Inghilterra,dove faremo un tour; poi uscirà il primo album sempre pubblicato in Inghilterra entro la primavera. Successivamente ci dedicheremo a concerti in Italia e non, parteciperemo a festival estivi e alla scrittura di nuovi pezzi che sono già in fase di elaborazione.

Secondo voi, qual è il segreto del vostro successo? Penso sia il fatto che, spesso, piacciamo dal vivo: al nostro pubblico è molto gradita la nostra dimensione live! Si può vivere di sola musica? Vivere di sola musica è dura; vive di sola musica chi ha già fatto successo. Credo però che sia importante provarci, perchè, chi sente di aver talento e qualcosa da dire deve provare a farlo e crederci. Io consiglio di esprimersi nella maniera più spontanea possibile, cercando di non farsi paranoie. Avete delle novità in serbo? Abbiamo appena girato il video del secondo singolo del nuovo album dal nome “People Around” che uscirà dopo le vacanze di Natale.



All' interno del cinema moderno, esistono due forme d' arte essenziali che non solo hanno mutato le modalità di produzione, ma hano letteralmente trasformato il cinema nella più evoluta forma d' arte visiva: sto parlando delle due "M": la musica e la moda. A questo propostito vorrei richiamare all' attenzione di tutti i lettori, due capolavori del palcoscenico inglese della seconda metà del '900: "Quadrophenia" di Frank Roddam e "Control" di Anton Corbijn. Entrambi trattano di fatti realmente accaduti: il primo, ambietato nel 1964 in una Londra divisa tra Mods(giovani ben vestiti che guidano scooter di marca italiana come la Lambretta) e Rockers(rivali per eccellenza dei Mods che vestivano giubbotti di pelle, ripresi dai seguaci del rock'n roll degl' anni '50 e sfrecciavano su feroci motociclette). E' la storia di un ragazzo di nome Jimmy, membro di una banda di Mods, che pe sfuggire ai sacrifici della vita quotidiana e alle incomprensioni, di cui è ogetto in famiglia, cerca rifugio all' interno della sua banda, abusando di droghe e alcool. Questo fa sì che i divertimenti non si limitino più all' autodistruzione, sfociando in veri e propri scontri con le bande rivali dei Rockers, alle quali segue la cosìddetta "battaglia di Brighton", uno degli evnti più neri della storia inglese di quegl' anni. Jimmy, fermato e arrestato dopo lo scontro e ripudiato dalla famiglia, finisce così per non credere più in quegl' ideali che lo avevano ispirato precedentemente e accorgendosi della sterilità della cultura Mod, finisce la sua illusione. Ad acompagnare ed ispirare gli svolgimenti del film, prodotto nel '79, risuona forte e chiara la musica degli “Who” produttori

esecutivi e autori dell' omnimo album "Quadrophenia" edito nel 1973. Se la moda è al centro della vita dei protagonisti di "Quadrophenia", lo è la musica per i Joy Division, la band che con soli due album alla fine degl' anni '70 influenzò il successivo panorama rock ed elettronico. Control è la storia della band, l' inizio e la fine di ciò che erano realmente i Joy Division. Il regista olandese Anton Corbijn amico intimo del gruppo e autore di una lunga serie di video clip per artisti del calibro dei Metallica, U2 e Depeche Mode, presenta così il suo primo lungometraggio(a coronamento di un' eccezionale cariera) in memoria della morte del leader dei Joy Division, Ian Curtis, suicida nel 1980 a Macclesefield, dove, quasi per caso, ebbero inizio le avventure della band. E' il 1973 e un giovane Curtis, studente e sognstore, vive, all' apparenza, non molto diversamente dal resto dei giovani... ma solo apparentemente. Di lì a pochi anni qualcosa si ruppe nella mente del futuro cantente: una strana depressione, accompagnata dalla stanchezza di vivere la realtà così come appare, che sfocierà in stanchezza di vivere e basta: la scoperta della sua malattia(soffriva di epilessia) influenzò praticamente tutti i suoi testi, i quali esprimono con una disarmante lucidità tutta la sua angoscia e consapevole inadeguatezza verso l' esistenza come un interminabile grido di dolore. Con il suicidio di Curtis si conclude la più breve, ma intensa storia di una band, che paradossalmente, attraverso il fallimento diede il via ad un nuovo panorama musicale e ad una più completa espressione artistica, così completa da far innamorare dei loro testi un certo Kurt Cobain.




ALEX CANAZEI L’OCCHIO CHE FA PER SE... ALLA RICERCA DELLA REALTA’ «Divinò un mondo e fu deriso: lo scoprì e fu calunniato: lo diede a un re e n'ebbe catene O sacro, infelicissimo capo solo ti fu giusta la morte che t'asilò gloriando nell'infinito.» (Mario Rapisardi)


reale... Alla ricerca di un mondo più verso oi viaggi ed esperienze attra su i nta me cu do I ZE NA CA ALEX . la sua macchina fotografica.. belle opere. ecco qui alcune delle sue più Dall’india al deserto underground di Milano... per poi passare ai rave più





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KISS POLLY UN PICCOLO GRANDE MONDO

nuova icialmente la ff u to ta n e s re olly ha p embre Kiss P CLAN ic d 13 to a b a S 009 presso IL 2 8 0 0 2 le a ern collezione inv Bizzarri ia vese di Luca o n e g le vole attirato s a c te o lo n to noto ta s è el pubblico ale propone. d c o lo s s to s lu e ff u a l’ q e e dov za ch chi, dall’accoglien di Marco Brus ia te s o n to n e lle v u e s ll’ e a d 23:30 iziata alle ore odelle La sfilata è in modelli e le m i , colori e lly o P s is K i le mostrando a tica, re ir i s a proprietario d u q sfera alte da ginnas o e tm rp a ’a c n s u te in s e omo v e felpe hanno sfilato isegni a vista collezione. L’u d a n v o o c u n lie g lla a e Ban d m tendenze onocolore, hiali stile Ray m c c a o tt e re m a o ig c s ri a tti accesso pantaloni stre so spesso di u fa ; e rt e p a e quasi sempre a scarpe alte orse. d b e e ir ti rt n a e p c a s ri a ro nno trasparire di colori app ntemente ne fa le e a h v c re ti p n a te g s e le ce v n abiti e La donna inve i alternano co s u a e s fu e e nn stile. classiche, go pica di questo ti , tà ri la o ic rt a p sensualità e


Come nasce il nome Kiss Polly e da quanto tempo siete in attività? Siamo in attività da circa tre anni e per quanto riguarda al nome ci siamo ispirati al film Qui êtes vous, Polly Magoo?, diretto da William Klein (1966): una commedia sulla moda che racconta la storia di una modella americana che va a Parigi e fa un grande successo. Sua la frase: Ogni volta che mi scattano una foto perdo un po' di me stessa. Lo stile di Kiss Polly è uno stile prevalentemente londinese, come vi trovate con la richiesta genovese? Esatto. Lo stile che offre il negozio è uno stile nord europeo, vogliamo che sia un Fashion London & Mod’s style; in poche parole vogliamo rifarci ai Mods come spirito che li ha generati, nell'idea di Mod = moderno. Con la richiesta genovese ci siamo trovati molto bene anche se c’è da dire che abbiamo avuto molte richieste tra la moda milanese soprattutto per l’evento del Rocket. Kiss Polly comunque è un negozio giovane, che ha bisogno ancora di crescere.

A che pubblico è rivolto il vostro stile? La posizione strategica e un po’ decentrata, Stradone Sant’Agostino, ci permette di concentrarci sulla visualizzazione di un pubblico scelto, mirato che viene a conoscenza del negozio e del prodotto che offriamo non per caso ma per consapevolezza. È per questo che la fascia di età che ricopriamo và dal ragazzo di 19-20 anni fino ad arrivare all’uomo sulla trentina. La tendenza di quest’inverno l’abbiamo vista dalla sfilata, potresti sottolinearci i punti chiave? Di certo la presenza di colori forti ma unici e quindi il ritorno al monocromatico. Che cosa ne pensi di TH!smag? Sicuramente siete lo strumento giusto per esportare questa scena che ha sofferto per troppo tempo, la gente di genova ha bisogno di aprire questa scatola.


FOTO BY SIMONE LEZZI







ULTRA

Se pur considerato in campo teatrale un simbolo di superstizione e sventura, il viola trova sempre più spazio nei guardaroba odierni. Nell'anno 2008 è stato il colore di sicuro più di tendenza soprattutto nella moda giovanile, spingendosi dalla semplice maglia al più particolare accessorio o trucco. Nelle sue forme più strane il viola sarà ancora il colore protagonista nella moda autunno/inverno 2008/09 proponendosi abbinato a stoffe monocromatiche e accostato a colori forti. I tessuti andranno, per il periodo estivo-primaverile dal lucido come nel caso più chic della seta, alla tela, camoscio e velluto per il periodo invernale. Se molti ancora lo ricordano come un colore secondario, composto da il colore della passione come il rosso e ad uno più cupo e malinconico come il blu, nel viola si riunisce passione e mistero donando un tocco di ambiguità.


VIOLET


THE JOHN FEAR UN GRUPPO DA PAURA


Cosa vi ha spinto a cambiare nome all gruppo? e ,in particolare, come mai la scelta"John fear"? La scelta di cambiare nome alla band deriva semplicemente dal fatto che abbiamo talmente tanto stravolto musicalmente quello che era lo stile degli "Acamporas" che non aveva piu senso chiamrci in quel modo. Per quanto riguarda la scelta del nome, il termine "john fear" ci è stato suggerito dal titolo di una canzone scritta da me quando ci chiamavamo ancora Acamporas: "Hey John Fear"; l' idea di scrivere il pezzo e stata immediatamente successiva agl attimi di terrore che ho provato all Heineken Jammin Festival, dove ero inviato per Rock FM, l' anno in cui ci fu una terribile tromba d' aria che causo diversi disagi! Hai appena detto che avete stravolto il vostro stile musicale: come definiresti il vostro genere ? Se ti devo dire la verita non riesco a trovare una definizione al nostro stile, semplicemente perchè abbiamo attinto da moltissimi gruppi alcune caratteristiche, ma allo stesso tempo cerchiamo di allontanarci il piu possibile dai canoni tipci di

band come i Queen of Stoneage o i Caius che hanno influenzato parecchio il nostro "gusto musicale". In realta il nostro e un vero e proprio mix di tutto ciò che ci piace, dai Rage Against The Machine ai Sound Graden per finire ai Led Zeppelin, ma di fatto non suoniamo come loro. Se proprio mi dovessero costringere definirei il nostro stile "Stoner Acrobatico" o piu ironicamente"Mountain Rock " visto che per ora ci limitiamo a suonare nell' entro terra ligure! Quel che è certo, è che le melodie che proponete a suon di distorsioni sono molto aggressive: lo stile della vostra musica rispecchia anche il vostro carattere nella vita quotidiana? Nella realtà di tutti i giorni mi ritengo una persona molto tranquilla, ma ovviamente quando salgo sul palco cerco di sfogare e convogliare tutta la tensione accumulata duante la giornata nella musica, di conseguenza le nostre canzoni ,oltre che essere strumento per dar vita alla nostra creativitaà, sono anche un mezzo per evadere dallo stress quotidiano.


Prima dei vostri concerti addottate qualche rito scaramantico in particolare? No , francamente non facciamo nessun tipo di "kabala" prima di andare in scena; forse ,se rito si può considerare, amiamo bere qualche bichiere per avere quel pizzico di carica in piu... d' altro canto si invoca la fortuna a fine concerto, quando si sale in macchina e si spera di non dover soffiare dentro un palloncino. Nel mando del rock e molto difficile distinguersi, quali sono gli ingredinti che vi renderanno unici? Hai ragione e molto difficile: ogni volta che trovi qualcosa di nuovo inevitabilmente finisce per ricordarti qualcos' altro! Comunque credo che quello che stiamo facendo adesso sia provare ad avere un identita, cercando di non appartenere ad un genere ben preciso; quindi se avessimo voluto suonare stoner come ci piaceva all' inizio avremo chiesto al batterista di suonare in un modo diverso, avremo suonato noi in un modo diverso; invece siamo partiti dall' impronta per poi fare tutte le cose che avevvamo in mente di fare ,senza però esondare troppo dal genere. Lasciamo che ogni componente del gruppo si esprima e si sfoghi senza che ci sia "troppa carne al fuoco"!

Progetti per il futuro? Guarda, per il momento abbiamo fatto un demo, a mio parere moto bello,prodotto da Nicola Sannino; ovviamente speriamo che il demo sia un buon punto di partenza per fare un disco e un veicolo importante per poter fare molti concerti. Negl' ultimi tempi molte band si divertono a fare cover di brani famosi: anche voi vi divertite a rimesolare le melodie dei pezzi altrui? Per ora cerchiamo di fare necessità virtù, nel senso che, per ora non hai alternativa che andare a fare i ccosiddetti "tribute" o la cover, però, sostanzilmenete, ci ha sempre divertito giocare con i pezzi deglì altri e riarrangiarli sul nostro stile, prendendo canzoni anche abbastanza distanti dal nostro genere. Stessa cosa succede con l' acustico, in particolre con il progetto "undressed" che nasce da un' idea del mio ex "boss" di Rock FM che mi aveva suggerito di proporre mie cover e di metterle in onda. Di conseguenza l' idea del progetto "undressed" l' ho trasmessa al miei compagni di banda e ora ci dedichiamo ,una registrazione a settimana, a spogliare letteralmente( ecco perchè il termine "undressed") canzoni anche molto lontane dal nostro genere, coplicandoci sempre più la vita!


by Ugo Galleli

01 – Bugged Out! – Around Italy 02 – L- Ektrica – Roma 03 – Wonka – Milano 04 - Small - Milano 05 –Trash Dance – Vicenza 06 – Closer - Genova 07- Big City Nights – Parma, 08 – Xanax – Torino 09 - Suck My Deck – Lucca 10 – I Hate 80’s – Bari


Ugo galelli

In questo numero parliamo della “situa” feste a Milano. Milano grande mela del nord Italia: giungla di feste; Ë infatti cresciuta a livelli esponenziali dall’anno scorso la quantità di Parties nella città lombarda. Da due anni a questa parte con l’affermarsi di feste come Pink is Punk o Bugged Out! (prima Hollywood e ora Magazzini Generali) Milano si divide in molteplici sfaccettature: Ce n’è per tutti i gusti, per chi vuole l’esclusività, per chi vuole il privè, per chi vuole sudare, per chi vuole bere e spendere meno e per chi semplicemente si muove in base alla qualità della proposta. E’ proprio la qualità che va ricercata all’interno della Nightlife milanese; la grossa quantità di feste oltre a spiazzare il fruitore, lo rende profondamente indeciso. C’è chi si informa navigando sui Myspace, chi sfoglia gli eventi di Facebook (nuovo fenomeno di fashion social networking), chi cerca su Zero e chi semplicementa trova Flyers per terra in metro o in un negozio in ticinese. Oltre ai contenuti Ë fondamentale una buona forma di presentazione, e a Milano ci sono vere e proprie guerre di grafici che lottano per trovare la linea più accattivante e originale, mentre è anche molto importante la caratura: un flyer in bianco e nero su a4 stropicciato seleziona il tuo pubblico, perchè Milano, come ogni grande città è un grande gregge, e lo spirito critico e valutativo va sempre più affievolendosi. Abbiamo detto quindi fondamentale la comunicazione, ma anche i contenuti. Per quanto puÚ essere efficace una strategia di promozione, l’evento deve attirare le persone, e per fare ciò è quasi sempre necessario un Ospite. Festa rivelazione di questa annata è stata W Bang Club, il mercoledì ai Magazzini generali, al livello inferiore: una grande sfida che mette in scena ogni settimana guest diversi e a volte anche internazionali, all’interno di un mood differente. Ricchi contenuti quindi, eh si! Ci è capitato un mercoledÏ di avere al livello inferiore uno strepitoso set firmato Kitsunè Records con Luca C. (CAZALS) mentre al piano superiore impazzava Stefano-Stylo-Fontana con i suoi amici.

Abbiamo detto comunicazione, contenuti, ma la gente? A Milano che gente si incontra a queste feste? Ogni locale, e ogni serata è quasi sempre selettiva (purtroppo) facendo rare esclusioni; Leoncavallo, Casa 139, Pergola per i più alternativi, Plastic, Toilet, Gasoline, Glitter per i più stravaganti, e tantissimi altri ancora, come i sovra citati Magazzini Generali, che quest’anno oltre ad aver ospitato grandi serate come Bugged Out!, Ipogo (con Boys Noize), Opera Prima e il già Rodato Pink Is Punk, si sono fatti valere anche in quanto a proposte di Live: eccezionali infatti i concerti del primo semestre, con Franz Ferdinand, Hercules & Love Affair, Black Keys, Tv On The Radio e altri ancora. Nella zona est di Milano è sempre gettonato il Sottomarino Giallo che è capace di mescolare diversi tipi di clientela data l’immensa varietà all’interno del programma: Tutti i mercoledì con il mitico Allo de La Valigetta che portano avanti la loro serata universitaria/erasmus assieme ai Sangue Disken, i Giovedì che si dividono tra feste più felici e meno felici: strepitoso New Entry il Party Twisted Fingers, e belle innovazioni con Candy Soundsystem, che a gennaio collaborerà con Pink is Punk (Candy is Punk), Tilt (anche per loro altre collaborazioni in giro) e Reset! I bambini del party milanese: giovani e carichi di energia. Altra rivelazione di questa stagione è l’ex Sagapò, lo storico circolo Arci dei Navigli, che non solo riapre con un nuovo nome, Toilet (che certo non lascia spazio all’immaginazione), ma anche con una gestione tutta da scoprire! Unico nel suo Genere il TOILET Club è il primo locale con i cessi al posto delle sedie! Design sopraffino, tra carta igenica, spugne e stencil di spazzoloni su pareti nere, su due livelli (Main Room per i live e i djset e Privè per esposizioni d’arte contemporanea e area fumatori). Oltre al boom delle feste nei Clubs, come ogni anno un paio di volte al mese qualche Fashion Magazine o qualche stilista se ne esce con una festa figa in loft o spazi giganti, con ospiti sensazionali (vedi Eastpack+Pig con Alexander Robotnik, o Vice con Heartbreak e Casco) e vi assicuro che quelle sono le migliori, sia per la musica e sia per… gli OPEN BAR!!!


Nella lista infinita di Locali e proposte è fondamentale citare il Magnolia, che dopo una stagione estiva da paura (Mi Ami Festival e Magnolia Parade) riparte con una ghiotta programmazione, degne di nota le collaborazioni con We Can Dance, Phonograph ma soprattutto Cheers, la One night Milanese che cade una volta al mese e si festeggia proprio nel locale col giardino amato da tutti i milanesi. Cheers Ë stata una rivelazione per tutti perchè è stato capace di unire tantissima gente grazie a grandi manovre di promozione, con djs italiani, della nuova leva di casinisti come Team Gasa, Belzebass, Snipplers e Failure. In conclusione con tutti questi input Milano èdavvero difficile da vivere di notte. Tante le novità del 2008/09: oltre a Cheers, Twisted Fingers e W Bang sono partiti progetti appetitosi come Wonka all’amnesia, Discosafari al Gasoline, Oh No John al Bond, Suck My Chip al Toilet e moltissimi altri, che dovrete scoprire restando in perenne aggiornamento, e per questo il web aiuta. Quindi tra una serata in casa con filmetto, Orzo Bimbo e copertina e una serata di studio, fatevi cullare dallo spam di tutti questi promoter, e scegliete la festa che fa per voi!


! by Ugo Galleli Come in ogni Cd anche in questa rivista vi si propone una intro, alla sezione che state per affrontare: Si parla di Singoli, Ep, ed Album riguardanti la scena underground Electro, New Rave, House, passando da artisti affermati per arrivare a nuove leve che si affermano in fretta per il loro talento. In questo numero la selezione da me proposta tratterà principalmente un suono ELECTRO/FIDGET: motore inarrestabile della scena “Party” attuale, prevalentemente europea.

TOP 10 ELECTRO SINGLES 01 – 02 – 03 04 – 05 – 06 07 – 08 – 09 – 10 –

“Cornelius” The Bloody Beetroots “Peep Thong” His Majesty Andre “Cheap Thrills” HervÈ “Interplanetary Music” Mickey Moonlight “There’s No Justice” CÈ cile “Absolute E go R iot” The Phantom’s R evenge (Louis La R oche R e-edit) “What Is The Dj? ” 3 Is A Crowd “Big Dipper” Andy George “Tesla” Butyreux “Misery” Good Charlotte S teve Aoki R emix

TOP 3 ELECTRO EP 01 – 02 – 03 -

“Across the universe” Justice “Summer song” Yacht “Soap” Shadow dancer


“CORNELIUS” - The Bloody Beetroots. Epico. Un disco che stravolge Bloody Beetroots e li mette in un calzino (dell’ uomoragno). Cornelius è la novità della scena electro del 2009: Bob Rifo, compositore del famoso duo, decide di fare un lavoro da solo. Cornelius è un progetto che fa venire la pelle d’oca; basta vedere il video che gira su Vimeo e Youtube, diretto da Mathieu Danet per rendersi conto della mole che stiamo per affrontare. Roba da paura, voglia di sudare, di gridare, di bere, di ballare, di trasgredire, di scatenarsi. Energia che pulsa come carne viva, mischiata a suoni perfetti: Un disco che non si puùascoltare con un paio di casse normali, avrete bisogno di un impianto molto potente per poter capire a fondo la potenza di questo pezzo, l’intensità delle sue pause, o ancora meglio, andate a trovare Cornelius a Roma, in occasione dell’Amore Festival di Capodanno e a Gennaio nel Tour con Aoki. TAGS: PARTY MONSTER, VOMITO SUL GIRELLO, MASCHERE, FOLLA, BASSANO DEL GRAPPA, POGO, STEVE AOKI .

“PEEP THONG”. HIS MAJESTY ANDRE His Majesty Andre: La promessa. Comincia a suonare nei club milanesi l’anno scorso, e la sua bravura spiazzante e la sua classe da principino lo portano in pochi mesi alla vetta; firma infatti un contratto con Mac Mac (agenzia di Crookers, Bloody Beetroots, Congorock) e pochi mesi fa l’abbiamo visto al Wonka con (niente pIù di meno che) Grand Master Flash! Il ragazzo Ë qualcosa di sovrumano dietro alla consolle, forse per questo è uno dei pupilli di Bob Rifo sopracitato; Qualche settimana fa mi chiama un amico di Parigi e mi dice: “Sono stato al Booty Call, e ho sentito un tipo di Bologna che suonava da paura, ci sono scappato di testa per un pezzo.” Dopo Brani fantastici come Roxx e Nrg555, Andre esce fuori con un singolo che ha dell’incredibile: Peep Thong Ë infatti un brano che funziona tantissimo. Suoni puliti, Tantissimo Hype, una serie di cose che messe insieme ti caricano come le pile duracell. TAGS. FRESH, PORN, BASEMENT JAXX, CROWN, ASTEMIO, TOWER BRIDGE, ADICOLOR, ROCCO RAMPINO.


“C HE AP T HR ILLS ”. Hervè La nuova icona della F idget Hous e: Il s uo s uono Ë liquido, è potente, è “Crunk”. I nuovi partymons ters della s cena underground hanno l’ipod impes tato di pezzi del giovane ingles e. C ompres s ore a manetta, e campioni dai tempi d’oro: “T hriller” di Michael J acks on, “R ocky” dal celebre film, e molte altre citazioni, mes colate ai bas s i e ai “clap” come s e fos s ero un gelato mis to nel cono di un s ubwoofer. Let me Dance! Hervè riprende anche lui come i B loody B eetroots il brano dei C hemical B rothers : S almon Dance, con ques to collezionando una s erie di brani, edit e remix da fare invidia ai C rookers . C heap T hrills , non è s olo un brano, bens Ï l’etichetta dis cografica di Hervè, il quale produce divers i artis ti emergenti (tra cui il nos tro His Majes ty Andre) rimas terizzando, editando e pompando come un idrante. La clas s e non Ë acqua quindi, e s corre nelle vene di ques ta giovane promes s a ingles e, che ha in ballo altri progetti molto interes s anti, primo tra tutti: C ount And S inden, con il quale ha partorito il tormentone della dancefloor underground: BE E PE R ! T AG S . C R UNK , F UOC O S ULLE C AS S E , C ONT E DI MONT E C R IS T O, S UP E R P OT E R I, J UMP AR OUND, B ULL B OY S , B AS S DIS T OR S ION.

TOP 3 ELECTRO VIDEOS 01 – “Cornelius” The Bloddy Beetroots 02 – “Stress” Justice 03 “The message” Grandmaster flash




RINGRAZIAMO: BEACH BREAK WWW.BEACHBREAK.BIZ

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“... è che ho messo il mio genio nella mia vita: tutto quello che ho messo nelle mie opere è stato il talento.” Oscar Wilde


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