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Anno XXVII n. 3 • Marzo 2015 Svizzera Fr. 9.-
M&A
La Svizzera si compra il mondo Voluntary disclosure
Immobiliare
Le regole di una buona legge
Intervista ai banchieri
Elezioni 2015 in Ticino
Allegati Ticino Management in lingua russa
Economia, turismo e sicurezza: le posizioni dei candidati
Anteprime dai Saloni Mondiali Milano
Ginevra
Basilea
Salone Internazionale del Mobile 2015
85° Salone Internazionale dell’auto
Baselworld 2015
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ISSN 1664-3798
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Editore Società editrice Ticino Management SA C.P. 749 - CH 6903 Lugano info@ticinomanagement.ch Direttore responsabile Valerio De Giorgi vdegiorgi@ticinomanagement.ch Redazione via Vergiò 8 CH 6932 Breganzona Tel. 091.6102929 · Fax 091.6102910 redazione@ticinomanagement.ch Direttore Giorgio Mollisi · gmollisi@ticinomanagement.ch Redattore capo Alberto Pattono · apattono@ticinomanagement.ch Redazione di Lugano Elisabetta Calegari . escalegari@ticinomanagement.ch Edoardo Granata · granata.edoardo@gmail.com Simona Manzione · smanzione@ticinomanagement.ch Marzio Molinari · mmolinari@ticinomanagement.ch Angela Mollisi · amollisi@ticinomanagement.ch Donatella Révay · drevay@ticinomanagement.ch Elena Steiger · esteiger@ticinomanagement.ch Hanno collaborato a questo numero Pier Felice Barchi, Ignazio Bonoli, Susanna Cattaneo, Giancarlo Cervino, Cristina Coduri Mossi, Mauro Feller, Corrado Frey, Chantal Mantegazzi, Stelio Pesciallo, Meluccio Piricone, Andrea Realini, Alberto Vivanti, Claus Winterhalter Corrispondenti Claudio Fantuzzi - Silvana Manetti: Firenze claudio.fantuzzi@alice.it Tel./fax 0039.055.2741543 Fotografi Foto Studio Pagi Redazione grafica Stefano Gagliardi Lavinia Cardi Cigoli grafica@ticinomanagement.ch Pubblicità Società editrice Ticino Management SA Valerio De Giorgi (Direttore) vdegiorgi@ticinomanagement.ch Claus Winterhalter (Promozione e pubblicità) winterhalter@ticino.com Francesco Galimberti (Responsabile promozione e pubblicità Italia) fgalimberti@ticinomanagement.ch Alessia Guarisco (Coordinamento produzione) Luisa Crivelli (Impaginazione) pubblicita@ticinomanagement.ch Tel. 091.6102929 · Fax 091.6102910 Abbonamenti Responsabile: Alessia Guarisco abbonamenti@ticinomanagement.ch Annuo franchi 100.- (11 numeri) Estero: supplemento postale Tel. 0041.(0)91.6102929 Logistica e amministrazione Michele Giannoni · mgiannoni@ticinomanagement.ch
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Sommario Marzo 2015 p. 26
Inchiesta
M&A: la Svizzera compra il mondo Le imprese soprattutto svizzere scelgono la strada delle acquisizioni e delle fusioni: complice la forza del franco. Da sinistra, Anna Samanta, Bert Jansen e Patrik Kerler.
Start up e innovazione
Energia Un convegno per le imprese che vogliono investire in efficienza energetica. Marco Bigatto, delle AIL.
La consegna a domicilio di alimenti a chilometro zero. Da sinistra, Christian, David e Gregor Nothacker, fondatori di SmilingBox.
Opinioni 14 L’avvocato Un cactus ad Hans Rudolf Merz e molte rose a Laura Sadis.
16 L’economista La riforma dell’imposizione delle imprese.
18 Il fiscalista internazionale A proposito del regime fiscale comune UE delle società madri e figlie.
20 Il consulente legale Il segreto bancario nella Costituzione federale.
22 Il consulente aziendale Le parole chiave del successo in Cina.
24 L’esperto di comunicazione
p. 80
p. 48 Banche estere Un atout per la Piazza ticinese. Martin Maurer, segretario generale dell’Associazione delle Banche estere in Svizzera, economista di formazione, docente, consulente senior per Price Waterhouse nel settore bancario e già membro del Direttorato dell’Associazione Bancaria Svizzera.
Più possibilità con la rete.
p. 128 6 · TM Marzo 2015
Elezioni cantonali 2015
85° Salone internazionale dell’auto di Ginevra 2015 con 130 anteprime
Le opinioni dei candidati su economia, sicurezza e turismo. Da sinistra: p. 144 Norman Gobbi (Lega dei Ticinesi), Nicola Pini (PLR), Nicola Brivio (PLR), Carlo Coen (PLR), Gianmaria Frapolli (Lega dei Ticinesi), Filippo Martinoli (PPD), Evaristo Roncelli (PS), Maristella Patuzzi (I Verdi del Ticino), Lara Filippini (UDC), Samuele Cavadini (PLR), Ivo Durisch (PS).
p. 144 Salone Internazionale del Mobile 2015
p. 198
p. 85
Anteprima Baselworld 2015 p. 185 gato
Ticino Management in lingua russa
Alle
Economia 41 Start up e innovazione/Editoriale. La crisi come opportunità? 42 Start up/Tecnologie. Strumenti di analisi dei dati per creare le offerte in tempo reale. 44 Start up/Concorsi. Le prime 100 imprese svizzere del 2014. 51 Attività doganali. Alla ricerca della sicurezza. 54 Aziende. Un secolo per Caran d’Ache. 58 Turismo. Marketing innovativo. 62 Expo 2015. Avanza il Padiglione svizzero. 66 Assicurazioni. Un 2014 positivo ma preoccupazioni per il futuro. Immobiliare 68 Studi. Costruire e/o affittare. 74 Banche. Le ricadute sul mercato suggerite da alcuni istituti bancari.
78
Fondi. Le interessanti performance del fondo La Foncière.
Finanza 108 Osservatorio. Il mercato svizzero dei fondi di investimento. 110 Mercati/USA. Prosegue la tendenza al rialzo, ma il trend è maturo e occorre vigilare. 112 Azioni/Svizzera. Borsa: il cambio peserà ancora. 113 Settori/Formazione. Investire in educazione. 116 Azioni/Germania. Il mercato su cui puntare. 117 Bond/obbl. finanziarie. Buone quelle europee. 118 Piazza. Le novità di febbraio. 120 Voluntary Disclosure. Una buona legge per l’Italia e opportunità per la Svizzera per gestire i capitali in regime di totale compliance.
Formazione 132 Finanza. I corsi per Consulenti certificati al CSB. 138 Studio delle lingue. L’esperienza di EF Education First. Cultura 140 Arte/Mostre. Tra fotografia e memoria al Museo Cantonale d’Arte. 142 Arte/Mostre. Fotografie contro la malattia al Lux di Massagno. Turismo/ospitalità 206 Ristoranti. Al Varano di Bellinzona e al Pomo d’Oro di Sementina. 208 Meeting e ristoranti. I consigli di Ticino Management. Rubriche 10 Appuntamenti 192 Boutique 211 Business TM Marzo 2015 · 7
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Nell’ambito del progetto “Anarchia Crocevia Ticino”, legato all’iniziativa “Viavai. Contrabbando culturale Svizzera-Lombardia” promossa dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, il Dicastero Museo e Cultura di Mendrisio, presenta una grande mostra allestita contemporaneamente, fra Italia e Svizzera, al Museo d’arte Mendrisio e al Palazzo delle
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Studio di figura maschile, carboncino su carta da spolvero.
Paure di Lecco, dedicata a un periodo turbolento, di grandi disparità e ingiustizie sociali, destinato a sfociare nella prima guerra mondiale. L’esposizione della sede di Mendrisio, Anarchia tra storia e arte. Da Bakunin al Monte Verità, da Courbet al Dada, si articola in tredici sezioni, prendendo avvio dal fitto intreccio di fatti e personaggi che diede vita nel Ticino di fine Ottocento e inizio Novecento a un importante capitolo della storia dell’anarchismo. La mostra si racchiude temporalmente tra gli ultimi trent’anni dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento: gli estremi cronologici della ricca vicenda ticinese, dal soggiorno di Bakunin a Locarno e Lugano (1872-76), all’insediamento della Comu10 · TM Marzo 2015
nità naturista del Monte Verità nei primi anni del secolo, non dimenticando la continua presenza nel Ticino di grandi personalità dell’Anarchia, come Elisée Reclus, Carlo Cafiero, Andrea Costa, Errico Malatesta, Pietro Gori, Luigi Fabbri, e molti altri. Una serie di capolavori dell’arte, fra verismo e avanguardie storiche, accompagna lo spettatore attraverso i temi affrontati nel percorso espositivo. Un centinaio di opere - dipinti, sculture e grafiche provenienti da istituti e collezionisti italiani svizzeri e francesi, tra cui spiccano il Ritratto di Proudhon di Gustave Courbet del Musée d’Orsay di Parigi, Le jardinier di Georges Seurat del Kunsthaus di Zurigo, la Louise Michel sur les barricades di Théophile Alexandre Steinlen del Musée du Petit Palais di Ginevra, i grandi studi per Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, L’oratore dello sciopero di Emilio Longoni, L’anarchiste di Félix Vallotton del Musée Cantonal des Beaux-Arts di Losanna, Per 80 centesimi! di Angelo Morbelli del Museo Borgogna di Vercelli, Le démolisseur di Paul Signac da collezione privata di Parigi, The Entry of Christ into Brussels in 1889 di James Ensor, La rivolta di Luigi Russolo del Gemeentemuseum dell’Aja, la Venduta di Angelo Morbelli della Galleria d’Arte Moderna di Milano. Le opere costituiscono lo sfondo ed evocano l’intensa atmosfera di un periodo estremamente inquieto e conflittuale, testimoniando il profondo interesse da parte dell’artista per la cosiddetta ‘questione sociale’. Ne furono toccati tutti, in ogni parte del mondo: realisti e simbolisti, neoimpressionisti e divisionisti, medievalisti, neogotici e futuristi, e molti di loro si dichiaravano di fede anarchica. La mostra è corredata da un ricco materiale storico: lettere, documenti, libri, foto, filmati; un taglio espositivo particolare suggerisce giochi di rimandi fra arte e storia, fra ricerca formale e impegno sociale. All’affascinante capitolo della denuncia e della satira, attraverso numerose pubblicazioni, è invece dedicata la mostra in programma al Palazzo delle Paure di Lecco, Disegno e dinamite. Le riviste illustrate fra satira e denuncia. Museo d’Arte di Mendrisio Da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00; Sabato e domenica, dalle 10.00 alle 18.00 Dal 22 marzo al 5 luglio
Losanna Da Raffaello a Gauguin Tesori della collezione Jean Bonna La Fondation de l’Hermitage ha il raro privilegio d’accogliere oltre 150 capolavori della prestigiosa collezione del ginevrino Jean Bonna. Riunendo opere grafiche di elevatissima qualità, questa magnifica raccolta si distingue per l’inusuale varietà di artisti, tecniche e periodi rappresentati, dal Rinascimento all’inizio del XX secolo. Di una ricchezza eccezionale, questo ‘museo segreto’ è stato costituito con grande coerenza nell’arco di trent’anni per il solo piacere degli occhi, senza preoccuparsi dell’esaustività, e rivela una predilezione per opere accuratamente rifinite e armoniose, nonché uno spiccato gusto per la grazia femminile, la natura sontuosa e tranquilla, l’affascinante mondo degli animali. Dopo alcune esposizioni di richiamo a livello europeo e internazionale, la collezione Jean Bonna trova dunque un nuovo scrigno presso la Fondazione losannese. Il museo iscrive così un nuovo capitolo nell’esplorazione delle collezioni private svizzere, una strada che percorre ormai da una quindicina di anni - collezione Weinberg (1997), collezione Jean Plaque (2201), collezione Arthur e Hedy Hahnloser (2011). In primo luogo bibliofilo, Jean Bonna è soprattutto un amante della carta, passione che l’ha condotto dai libri alle opere illustrate, poi alla stampa e infine
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Mendrisio e Lecco Anarchia fra storia e arte
di Simona Manzione
Paul Gauguin, Étude de deux Tahitiennes pour Trois Tahitiens, 1898-1899 circa, matita Conté e carboncino, 430 x 305 mm, Collezione Jean Bonna.
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gusto unico? Il latte delle mucche vodesi, che trascorrono le estati tra i pascoli verdeggianti ricchi di erbe aromatiche e le prealpi friborghesi. La maggior parte dei formaggi Fine Food è in vendita al banco nei grandi punti di vendita Coop.
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Ginevra Monique Frydman U-Topie De La Couleur Espace Muraille Da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 13.00 alle 18.00; sabato, dalle 11.00 alle 12.00 e dalle 13.00 alle 18.00 Fino al 2 maggio
Lugano Christine Streuli Galleria Monica De Cardenas Aperto su appuntamento Fino al 15 marzo
Chiasso Trasformazioni di stato. La stampa calcografica Spazio Officina Da martedì a venerdì, dalle 15.00 alle 18.00; sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00 Fino al 19 aprile
Zurigo Henri Chopin. Pêche de nuit RaebervonStenglin Da mercoledì a venerdì, dalle 12.00 alle 18.00; sabato, dalle 11.00 alle 17.00 Fino al 20 marzo
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Winterthur Victor Chocquet Freund und Sammler der Impressionisten Renoir, Cézanne, Monet, Manet Sammlung Oskar Reinhart «Am Römerholz» Da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 17.00; mercoledì, fino alle ore 20.00. Fino al 7 giugno
12 · TM Marzo 2015
al disegno antico, permettendogli di dar vita a una collezione privata fra le più significative in Europa dal XVI secolo. Il percorso espositivo offre l’occasione unica di scoprire tesori rarissimi e sconosciuti della scuola italiana, francese e nordica, per concludersi con una selezione notevole di opere impressioniste e simboliste. I grandi maestri della storia dell’arte sono dunque omaggiati attraverso le loro più belle pagine grafiche: Boucher, Canaletto, Cézanne, Chardin, Coubert, Degas, Delacroix, Dürer, Gauguin, Géricault, Goya, Liottard, Lorrain, Manet, Parmigianino, Raffaello, Redon Rembrandt, Renoir, Tiepolo, Van Gogh e ancora Watteau. Fondation de l’Hermitage Da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 18.00; giovedì, fino alle 21.00; lunedì chiuso, tranne i giorni di festa (dalle 10.00 alle 18.00). Fino al 25 maggio
Martigny Anker, Hodler, Vallotton,… Capolavori della Fondazione per l’arte, la cultura e la storia Bruno Stefanini, che festeggia quest’anno il suo novantesimo compleanno, è un collezionista atipico, che ha, per oltre cinquant’anni, riunito oltre 8.000 pezzi, tra tele e lavori su carta, centinaia di statue e sculture, grandi raccolte di libri rari, oggetti preziosi e armi, mobili e opere delle arti decorative. Questa incredibile collezione si trova riunita nella Fondation pour l’art, la culture et l’histoire, fondata nel 1980 da Bruno Stefanini, mecenate di Winterthur. A fianco dell’arte svizzera a partire dal XVIII secolo fino all’epoca moderna, comprende anche monumenti storici d’importanza nazionale, come i castelli Grandson (Canton Vaud), di Salenstein e di Luxburg, (Canton Turgovia) e Brestenberg (Canton Argovia). Si tratta indubbiamente della «…più ampia collezione d’opere d’arte e di oggetti storici mai riunita nel nostro Paese da una sola persona». Grazie a Stefanini e alla sua Fondazione, opere d’arte svizzera, proposte sul mercato dell’arte perché i musei elvetici per mancanza di mezzi finanziari non avevano potuto acquisirle, non sono state trasferite all’estero e hanno invece raggiunto la suddetta Fondazione. L’esposizione segue un criterio tematico e comprende opere di Anker, Hodler, Vallotton, Segantini, Cuno Amiet, Alice Bailly, François Bocion,
Alexandre Calame, Augusto e Giovanni Giacometti, Jean-Etienne Liotard, Édouard Vallet, e altri ancora. Un’esposizione che è un evento eccezionale. Fondation Pierre Gianadda Tutti i giorni, dalle 10.00 alle 18.00 Fino al 14 giugno
Michelino da Besozzo (attr.), Madonna del Roseto (Madonna col Bambino e santa Caterina), tempera su tavola trasportata su tela. Civici Musei d’Arte Museo di Castelvecchio, Verona.
Milano Arte lombarda dai Visconti agli Sforza: Milano al centro dell’Europa Una mostra importante e affascinante che racconta il ruolo fondamentale che la cultura artistica lombarda ebbe tra Trecento e Cinquecento, quando in tutta Europa fu sinonimo di qualità eccelsa e di straordinari talenti. Ispirandosi alla straordinaria esposizione allestita nel 1958 nella medesima sede espositiva risanata dopo i bombardamenti del 1943, la mostra prende in esame i secoli che furono dominati dalla signoria dei Visconti, poi degli Sforza, fino alla frattura costituita dall’arrivo dei francesi. I due secoli circa di cui la mostra si occupa sono tra i più straordinari della storia milanese e lombarda, celebrati dalla
storiografia come una sorta di età dell’oro, il primo momento di compiuta realizzazione di una civiltà di corte dal respiro europeo. Il percorso espositivo si svolge attraverso una serie di sezioni e sottosezioni, il cui ordine cronologico illustra la progressione degli eventi e la densità della produzione artistica: pittura, scultura, ore-
ficeria, miniatura, vetrate, con una vitalità figurativa che soddisfa le esigenze della civiltà cortese e conquista rinomanza internazionale al punto da divenire sigla d’eccellenza riconosciuta: “l’ouvraige de Lombardie”. Dopo una breve sezione introduttiva che include una galleria di ritratti delle due dinastie di grandi committenti, si raccontano i Visconti, poi gli Sforza fino agli anni di Ludovico il Moro e alla spaccatura provocata dalla sua caduta e dall’arrivo dei Francesi. La mostra si chiude con opere di vari artisti che attestano l’impatto in Lombardia da Leonardo e Bramante. Palazzo Reale Lunedì, dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica, dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato, dalle 9.30 alle 22.30 Dal 12 marzo al 28 giugno
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L’opinione / l’avvocato
Un cactus e molte rose Due vicende di segno opposto in casa liberale-radicale. Da un lato la vigilanza più che scarsa dell’ex consigliere federale Merz sulla spesa per il rinnovo dell’informatica nel fisco e nella gestione delle finanze. Dall’altra l’operato di Laura Sadis: raramente abbiamo avuto un capo delle finanze altrettanto preparato. Ancora un cactus per il PLRS. La spesa di cento milioni di franchi per il rinnovo dell’informatica nel fisco e nella gestione delle finanze si è rilevata non solo inutile. Ha messo in evidenza non pochi sospetti di corruzione. Una cosa è certa. La vigilanza del consigliere federale (massimamente) competente, H.R. Merz, è stata più che scarsa. Ricordo che la nomina di Merz fu accompagnata dall’appoggio del mondo economico. Finalmente entrava in Consiglio federale un manager. Merz avrebbe diretto un ufficio di consulenza aziendale e fatto parte di più consigli d’amministrazione di medie imprese. È poi risultato che Merz in nessun caso ha dimostrato di avere qualità manageriali. Un esempio della leggerezza con cui il mondo economico si è fatto garante della supposta qualità di ‘capo’ di un personaggio politico. Della leggerezza nel negare fiducia a candidati al governo non sufficientemente ligi ai desiderata dell’economia. Questo è stato il caso del mancato appoggio dato a Franz Steinegger (non protestante, troppo a sinistra, non ‘rappresentativo’ della destra zurighese). Di questi ultimi tempi il PLRS si è dimostrato meno ‘ingessato’ a fronte della sua tradizione tremendamente conservatrice. L’aria nuova è stata portata dalle donne. Recentemente per il rinnovo di un seggio in un governo cantonale vi è stata addirittura la competizione interna di due donne liberali-radicali. In più settori le rappresentanti ufficiali delle donne hanno assunto posizioni progressiste in contrasto con il partito federale. In vista del rinnovo del Consiglio nazionale è scontato che il partito cantonale zurighese dovrà abbandonare il sostegno indiretto - rivelatosi storicamente efficace - assicurato agli ‘alte Herren’ che avevano il privilegio 14 · TM Marzo 2015
di essere i primi in lista. Una specie di ‘pre-scelta’ fatta dal partito al di sopra della volontà degli elettori. Molte rose per Laura Sadis. Il PLRT ha preso il commiato da Laura Sadis con un lungo applauso. La Consigliera di Stato uscente meritava di più. Poco è stato fatto da chi conta per convincere Laura a ripresentarsi come ministro. Raramente abbiamo avuto un capo delle finanze altrettanto preparato. Il suo torto è stato quello
Laura Sadis ha avuto il coraggio di affrontare una road-map senza l’appoggio dei colleghi di governo. Se tutti i ministri avessero sfidato l’impopolarità, proponendo di ridurre massicciamente le spese correnti e di sfoltire il mega-apparato di leggi che caratterizza solo il Ticino, saremmo ben lontani da disavanzi di oltre 100 milioni di rincorrere il perfezionismo. Quando un Consigliere di Stato è tecnicamente e politicamente molto preparato suscita anche diffidenza in chi è uso criticare tutto e tutti e preferisce battere le mani ai cosiddetti ‘taglianastri’. Laura ha avuto il coraggio di affrontare una road-map senza avere l’appoggio dei colleghi di governo. Se tutti i ministri avessero sfidato anche l’impopolarità, proponendo di ridurre
Pier Felice Barchi, avvocato e notaio.
massicciamente le spese correnti e di sfoltire il mega-apparato di leggi che caratterizza solo il nostro Cantone, saremmo ben lontani da disavanzi dell’ordine di più di 100 milioni. Disavanzi e debito pubblico che ci portano alla bancarotta. Laura Sadis ha avuto il coraggio di andare controcorrente. Vedasi l’innovazione del moltiplicatore cantonale e l’introduzione di altre fonti di entrate. Purtroppo un ministro delle finanze da solo non riesce ad attuare quella cura dimagrante delle spese pubbliche che ha avuto in animo di fare. La mancata nuova candidatura di Laura è una grave perdita. Oggi molti ne sono coscienti. Le conseguenze negative per il Paese non mancheranno di farsi sentire. Laura Sadis ha saputo ottenere una efficiente collaborazione dei suoi funzionari. Come ha scritto Nicola Pini (La Regione del 2 dicembre 2014), ha ‘valorizzato’ i collaboratori da cui dipende la fortuna o l’insuccesso della politica voluta dal capo, qualità non da tutti. Difendere dagli attacchi l’amministrazione pubblica e assumersi le relative responsabilità è scomodo e coraggioso. Alcuni ministri trovano invece conveniente attribuirsi i meriti se tutto va bene; se va male, è colpa di un funzionario. Laura Sadis ha avuto anche il merito di opporsi alla tendenza Lugano-centrica che sta affermandosi in materia finanziaria. Lugano non è più una principessa, ma vuol nondimeno mantenere certi privilegi. Un incremento delle imposte di quasi il 15%, aumentando il moltiplicatore, è stato deciso. Laura Sadis si era attesa un secondo passo. Non se ne poteva fare a meno, quando si è confrontati con un autofinanziamento negativo e il semaforo è più che rosso. Non ci si può indebitare per finanziare la gestione corrente.
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L’opinione / l’economista
Una riforma non indolore Il grande cantiere della riforma dell’imposizione delle imprese III (RII 3) sta entrando nella fase decisiva della procedura legislativa. Quali le conseguenze?
A
fine gennaio è terminata la procedura di consultazione per la riforma dell’imposizione delle imprese, che ha coinvolto i maggiori interessati dell’economia e della politica, con ampia accettazione di una parte delle misure proposte, ma anche qualche decisa opposizione. Dopo le due precedenti riforme, quella ora in atto entra profondamente nel sistema fiscale svizzero ed è dovuta in buona parte a pressioni internazionali. È forte la spinta ad adeguare la fiscalità svizzera delle aziende ai nuovi standard internazionali, elaborati nell’ambito dell’OCSE, a seguito delle prese di posizione dei Paesi dominanti nel G-20. Il tema in Svizzera assume però un aspetto più delicato, poiché buona parte della fiscalità è di competenza cantonale e la Confederazione può legiferare per quanto di sua competenza, in funzione di coordinamento e armonizzazione. Non a caso, uno dei temi che hanno dato l’avvio a questa riforma è costituito dalle agevolazioni che alcuni cantoni concedono alle imprese insediate sul loro territorio e che spesso hanno suscitato le rimostranze dei Paesi dell’UE. Per risolvere questo problema, la Confederazione passa attraverso la compensazione delle perdite fiscali che questi cantoni subirebbero da una uniformizzazione a livello nazionale e dall’adeguamento agli standard internazionali. Ma proprio qui è sorto negli ultimi tempi un problema che si sperava di non dover affrontare: le finanze della Confederazione sono peggiorate e gli avanzi d’esercizio, che si sperava di poter utilizzare per queste compensazioni, non ci saranno. Non solo, ma il peggioramento delle finanze federali potrebbe essere un precursore per i cantoni, che potrebbero non più essere disposti ad accettare sacrifici in momenti 16 · TM Marzo 2015
che si avverano difficili per la congiuntura economica e, quindi, anche sociale. I punti principali della RII 3 sono: l’abolizione (secondo la Svizzera a partire dal 2018) degli statuti speciali cantonali, la tassazione agevolata dei proventi da brevetti (license box), l’introduzione di una deduzione degli interessi sui fondi propri, ma solo in eccedenza, nonché alcune misure che possano attenuare le conseguenze della soppressione degli statuti fiscali privilegiati. Senza entrare nei particolari, constatiamo che nella procedura di consultazione sul progetto di riforma, sia la cosiddetta ‘license box’, concernente il
Questa riforma segnerà la fine del sistema dei privilegi fiscali cantonali, che ha attirato in Svizzera molte imprese ‘mobili’, cioè in grado di spostarsi facilmente nei luoghi fiscalmente più attraenti provento da brevetti, sia lo scioglimento di riserve occulte, sia una modesta tassazione degli interessi sul capitale proprio eccedentario sono generalmente state accolte. Non ha invece superato lo scoglio la prevista introduzione di un’imposta sui guadagni in capitale, mentre incontra parecchie opposizioni l’intenzione di sopprimere la tassa per le emissioni di capitale proprio. In ogni caso questa riforma dovrà segnare la fine di un sistema (quello dei privilegi fiscali cantonali) che ha attirato in Svizzera molte imprese ‘mobili’, cioè in grado di spostarsi facilmente nei luoghi
Ignazio Bonoli, economista.
fiscalmente più attraenti. Un aspetto che ha perfino contribuito a coniare il termine di ‘doppia non-imposizione’, invece dei trattati contro la ‘doppia imposizione’. Secondo l’Amministrazione federale delle contribuzioni, l’aliquota media sull’utile delle società miste, nel 2010, era del 10%, mentre per le società ordinarie era del 21,8%. Così questi sgravi fiscali hanno provocato in parecchi cantoni un aumento dei gettiti. Con la riforma, i cantoni verranno così a trovarsi in un dilemma: ridurre l’aliquota ordinaria dell’imposta, oppure accettare la partenza delle società più mobili. Per attenuare l’effetto di questo esodo, permettendo ai cantoni aliquote ordinarie inferiori, sono previste misure di compensazione verticale. Questo sia mediante ristorni dell’imposta federale diretta (gli avanzi d’esercizio di cui si diceva), sia modificando la perequazione finanziaria intercantonale. Per questo servirebbe però il gettito dell’imposta sugli utili in capitale e una revisione della tassazione dei dividendi. In ogni caso ci si accorge che la riforma non sarà indolore, soprattutto in quei cantoni che hanno basato il miglioramento delle loro finanze sulle aliquote differenziate. C’è anche il pericolo che senza contromisure (che comunque qualcuno dovrà pagare) gran parte degli utili delle società mobili potrebbe scomparire (uno studio valuta perfino il 90%, con perdite fiscali annue di 4,5 miliardi di franchi). Una riduzione dell’aliquota ordinaria tra il 12 e il 14% sarebbe sopportabile solo dai cantoni più forti. A breve scadenza, con qualche contromisura, le perdite fiscali potrebbero raggiungere i 2 miliardi. Con il rischio che si renda necessario un aumento generalizzato delle imposte, con conseguente perdita di concorrenzialità fiscale della Svizzera.
L’opinione / il fiscalista internazionale
‘Genuina’ o taroccata? Il nuovo sofisma della direttiva madre-figlia dell’UE non raggiunge l’obiettivo di potenziare la lotta all’evasione fiscale internazionale.
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el linguaggio odierno, il termine ‘sofisma’ ha un’accezione negativa e rappresenta un discorso ingannevole basato sulla semplice forza retorica delle argomentazioni. Personalmente lo ritengo quindi il termine migliore per definire il contenuto della nuova direttiva 2015/121/UE del Consiglio del 27 gennaio 2015, che modifica la direttiva 2011/96/UE riguardante il regime fiscale comune applicabile alle società madri e figlie di Stati membri differenti. Uno dei fattori economici che dà impulso alla creazione di un mercato interno è la possibilità per le imprese di creare dei gruppi per meglio soddisfare la domanda senza ledere al principio di concorrenza in un libero mercato. E per favorire questo processo di integrazione, il Consiglio europeo ha approvato, nel 1990, una direttiva sul regime fiscale applicabile fra le società madri e figlie (direttiva 90/435/CEE del 23.07.1990) sui dividendi e, per tener conto delle profonde differenze esistenti a livello degli ordinamenti nazionali, ha lasciato ampia discrezionalità agli Stati membri per recepirla, permettendo loro di prevedere anche dei trattamenti più vantaggiosi, come pure l’applicazione di normative antifrode e antibuso. Nel tempo, la sedimentazione normativa ha provocato il persistere di fenomeni di doppia imposizione economica del reddito come pure l’insorgere di fenomeni di ‘doppia non imposizione’. Le numerose modifiche, oltre a varie sentenze interpretative della Corte di Giustizia dell’Unione europea, hanno portato alla pubblicazione di una cosiddetta ‘rifusione’ del testo nella direttiva 2011/96/UE del 30.11.2011 (pubblicata in GU UE L345/8 del 29.12.11). La direttiva è finalizzata all’esenzione delle ritenute alla fonte sui dividendi e
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altre distribuzioni di utili pagati dalle società figlie (che comunque subiscono una tassazione sul reddito prodotto nel Paese di residenza) alle proprie società madri, al fine di eliminare la doppia imposizione su questi redditi a livello proprio della società madre. Si tratta di un semplice meccanismo di neutralità fiscale del tutto legittimo e sicuramente non deprecabile. Semplificando, se una società con una determinata forma giuridica prevista espressamente dalla direttiva e fiscalmente residente nell’UE e assoggettata a tassazione (secondo una tabella in allegato alla direttiva) detiene una partecipazione minima del 10% nel capitale (o dei diritti di voto a discrezione degli Stati) in un’altra società UE che soddisfi le medesime condizioni summenzionate per un periodo continuativo fino a due anni (ridotto di fatto a uno o anche a un solo giorno), allora lo Stato di residenza deve astenersi dal tassare gli utili distribuiti dalla figlia alla madre oppure tassarli riconoscendo un credito d’imposta per quanto pagato dalla figlia ed eventuali sub-affiliate. Lo Stato di residenza della società figlia dovrà invece eliminare tutte le eventuali ritenute alla fonte sulla distribuzione degli utili. Nel rispetto del principio di fare beneficiare il contribuente del trattamento fiscale più favorevole, la direttiva suddetta può essere derogata da normative interne come da convenzioni fiscali bilaterali che prevedano un trattamento migliorativo. Il principio della direttiva è quindi ragionevole, legittimo e sicuramente positivo ma l’incrocio di questa normativa con delle disposizione nazionali e delle convenzioni particolarmente favorevoli ha portato in questi ultimi 25 anni alla creazione di costruzioni societarie che hanno ridotto sensibilmente il carico fiscale, soprattutto delle imprese multinazionali, o
Giancarlo Cervino, direttore del Centre for international fiscal studies di Lugano (www.cinfis.com)
creato fenomeni di ‘doppia non imposizione’ che sono stati bollati, in particolare negli ultimi 4 anni, come ‘immorali’ poiché basati su una pianificazione fiscale aggressiva che faceva leva su meccanismi elusivi. Ribadisco che non siamo nel campo dell’evasione (che prevede il non rispetto di una legge) o della frode (che utilizza documenti falsi) ma della pura elusione e cioè dell’utilizzo legale di meccanismi e vuoti normativi che consentono comunque un ‘legittimo risparmio d’imposta’. Molte di queste strutture sono contrastate da normative interne antiabuso o antielusione come previsto dal precedente comma dell’articolo della direttiva suddetta. La direttiva 2015/121/UE prevede la sostituzione del paragrafo 2 dell’art. 1 della direttiva 2011/96/UE con i seguenti: 2. Gli Stati membri non applicano i benefici della presente direttiva a una costruzione o a una serie di costruzioni che, essendo stata posta in essere allo scopo principale o a uno degli scopi principali di ottenere un vantaggio fiscale che è in contrasto con l’oggetto o la finalità della presente direttiva, non è genuina avendo riguardo a tutti i fatti e le circostanze pertinenti. Una costruzione può comprendere più di una fase o parte; 3. Ai fini del paragrafo 2, una costruzione o una serie di costruzioni è considerata non genuina nella misura in cui non è stata posta in essere per valide ragioni commerciali che riflettono la realtà economica; 4. La presente direttiva non pregiudica l’applicazione di disposizioni nazionali o
convenzionali necessarie per evitare l’evasione fiscale, la frode fiscale o l’abuso. A parte che il temine ‘genuino’ (tradotto ‘genuine’ in inglese e ‘non authentique’ in francese) mi sembra più appropriato per un vino che non per una società, il sofisma è evidente. Prima si parla di ‘vantaggio fiscale’ in contrasto con la direttiva - e questa formulazione potrebbe trovarmi d’accordo da un punto di vista di una normativa antiabuso. Ma quando poi si definisce ‘non genuina’ una struttura “nella misura in cui non è stata posta in essere per valide ragioni commerciali che riflettono la realtà economica” si entra chiaramente in confusione. Una società holding intermedia che non fa alcuna attività commerciale che tipo di valide ragioni commerciali dovrebbe avere per riflettere la realtà economica magari di una nazione che ha nel settore bancario e finanziario il perno della sua economia? Nella realtà sono tre figure retoriche assolutamente vuote giuridicamente. La direttiva elimina la doppia imposizione e non accorda vantaggi fiscali come, per esempio, una riduzione delle aliquote o una restrizione della base imponibile. Inoltre i vantaggi fiscali risultano dall’utilizzo delle disposizioni della direttiva in combinazione con altre norme interne di diritto tributario internazionale (gruppo di norme interne che regolano il regime fiscale applicabile a delle operazioni che hanno un elemento di estraneità all’ordinamento e al territorio nazionale) e convenzionali, e mai da sole. La costruzione o le costruzioni e relative circostanze pertinenti sono delle società che hanno una logica e una giustificazione proprio in quello che la direttiva vuole spingere e cioè la creazione di gruppi di società madri e figlie, altrimenti si torna a un’economia feudale in cui il signore aveva in mano direttamente tutto. La holding di gruppo ha una valida ragione di esistere proprio per realizzare delle economie di scala nella gestione di grandi gruppi industriali e commerciali e non per realizzare essa stessa dei profitti commerciali riflettenti la realtà economica del luogo. Se un gruppo multinazionale installa una sede operativa in Irlanda o a Cipro, lo fa per beneficiare dell’imposizione del 12,5% (o in alcuni Cantoni svizzeri con aliquote ancora inferiori), ma se crea una
holding in Lussemburgo o in Olanda o nel Regno Unito lo scopo è di poter canalizzare e redistribuire i profitti già tassati delle sedi operative evitando la doppia imposizione del reddito. Se poi la sede di direzione effettiva del gruppo o della holding non è in loco ma in Paese ad alta tassazione, sarà quest’ultimo che dovrà semplicemente attrarre a tassazione la struttura nei suoi confini ma senza demolire i benefici della direttiva. Se l’intento del legislatore europeo era quello di creare una norma minima comune antiabuso nella direttiva come da
considerando 5 della stessa, non ritengo che sia stato centrato l’obiettivo. La direttiva nella sua essenzialità elimina la doppia imposizione e non contrasta le pratiche fiscali sleali oppure gli aiuti di Stato non autorizzati o gli accordi preventivi che non rispettano i parametri OCSE e che distorcono la concorrenza. L’esercizio giuridico risulta pertanto squisitamente retorico e sofistico e non aggiunge nulla alla lotta all’elusione fiscale internazionale realmente dannosa allo sviluppo economico e alla redistribuzione della ricchezza.
L’opinione / il consulente legale
Segreto bancario nella Carta Un’iniziativa popolare chiede di ancorare nella Costituzione federale la protezione del segreto bancario, ma il Consiglio federale raccomanda di respingerla.
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ue anni fa un comitato interpartitico formato da rappresentanti a livello nazionale dei liberali, democentristi e popolari democratici ha lanciato un’iniziativa popolare denominata “Sì alla protezione della sfera privata” allo scopo di ancorare nella Costituzione federale la protezione del segreto bancario all’interno dei confini svizzeri, dal momento che nei confronti dei clienti esteri questo principio col tempo è stato gradualmente indebolito e sta di fatto scomparendo. Il segreto bancario risulta sinora in un certo modo protetto soltanto nella Legge federale sulle Banche e le casse di risparmio all’art. 47, che punisce chi in forza di una sua specifica funzione in ambito bancario rivela l’esistenza di relazioni bancarie intestate a terze persone al di fuori di specifici ordini della magistratura. Attualmente esiste nella nostra Costituzione l’art. 13 che dispone la protezione della sfera privata in generale ma non nell’ambito finanziario. L’iniziativa vuole appunto integrare questo articolo con il principio che ognuno ha diritto al rispetto non solo della sua vita privata e familiare, della sua abitazione, della sua corrispondenza e delle sue relazioni via posta, ma anche alla protezione della sua sfera finanziaria privata. Nel testo proposto si specifica pertanto che informazioni sulla posizione fiscale di contribuenti domiciliati in Svizzera possono essere forniti da terzi all’autorità soltanto nell’ambito di un procedimento penale, a fronte di condizioni restrittive, come l’uso fraudolento di documenti falsi o la sussistenza del sospetto fondato di una continuata e intenzionale sottrazione di importanti somme di imposta. L’iniziativa contiene di per sé principi già osservati nella prassi legislativa attuale ma non garantiti espressamente a li20 · TM Marzo 2015
vello costituzionale e quindi suscettibili di essere indeboliti o del tutto abrogati a livello legislativo. L’opinione assai diffusa, secondo cui il segreto bancario costituisca un principio costituzionale non scritto, già per il fatto che non risulta espressamente codificato, lo espone al rischio di essere intaccato (come è stato ampliamente confermato in questi anni in rapporto alla clientela estera) e giustifica pertanto una sua codificazione. L’iniziativa, che è stata sottoscritta da circa 120mila cittadini, è stata fatta oggetto di esame da parte del Consiglio federale il quale raccomanda di respingerla senza controprogetto. Il nostro governo ritiene che già attualmente la sfera privata sia sufficientemente garantita e che l’introduzione di questa specifica norma costituzionale possa tra l’altro pregiudicare l’attuazione di misure legislative approvate dalle Camere nel dicembre dell’anno scorso, in applicazione delle raccomandazioni del Gruppo d’azione finanziaria (GAFI) rivedute nel 2012. Come noto, tra le misure proposte da questo organismo una in particolare ha sollevato ampie discussioni nelle Camere ma è poi stata approvata dalla maggioranza di centro-sinistra. Si è trattato dell’introduzione del delitto fiscale qualificato (commesso con documenti falsi o falsificati e sottrazione fiscale per franchi 300mila per periodo fiscale) quale reato preliminare al riciclaggio che porta a giudicare punibile non solo il suo autore ma persino il suo intermediario finanziario che lo sapeva o lo avrebbe potuto sapere. La fattispecie dell’evasione fiscale quale reato a monte del riciclaggio è un ‘nonsense’ giuridico, adottato per inguaiare meglio gli evasori da pressoché tutti gli Stati, in quanto l’importo in questione di regola è un risparmio e non il prodotto di
Stelio Pesciallo, avvocato.
un crimine, quindi non può essere logicamente riciclato. Ma quel che più preoccupa dall’applicazione della norma è il rischio che gli intermediari finanziari, al fine di evitare il pericolo di un procedimento penale nei loro confronti, sarebbero indotti a notificare, anche solo in caso di dubbio, la fattispecie finanziaria all’autorità di controllo, a detrimento degli interessi dei loro clienti e della rottura di ogni rapporto di fiducia tra di loro. In ogni caso la presa di posizione negativa del CF non è di per se’ sorprendente. Si inserisce, da un lato, sulla scia dell’adozione dei cosiddetti standard internazionali che, quale esito finale di tutto l’esercizio, portano all’introduzione del sistema dello scambio automatico di informazioni tra le autorità fiscali nazionali, e dall’altro sul tentativo, fin troppo manifesto, di pervenire alla medesima soluzione anche nell’ambito fiscale interno nei confronti del contribuente soggetto fiscale svizzero. È evidente che l’ancoramento della difesa del segreto bancario nella nostra costituzione troncherebbe sul nascere questi tentativi. Tentativi che trovano il loro riflesso in neanche tanto coperte allusioni fatte dalla Consigliera federale responsabile, nonché dal Presidente della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze, secondo il quale l’introduzione dell’assistenza fiscale a favore degli stati esteri, per ora su domanda e in futuro automatica, costituisca una disparità di trattamento nei confronti del fisco elvetico. La discussione sull’introduzione nella Costituzione svizzera del nuovo art. 13 permetterà di sapere se la maggioranza dei cittadini sia ancora dell’opinione che la sfera privata, anche nell’ambito finanziario, debba continuare ad essere una parte qualificante del rapporto di fiducia tra cittadino e Stato.
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L’opinione / il consulente aziendale
Fai come i cinesi Fiducia, amicizia, pazienza: parole chiave per avere successo in Cina. Meluccio Piricone, partner della KTC di Manno.
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a decisione di intraprendere l’avventura cinese porta con sé, non solo le opportunità e i rischi legati a un mercato grande, complesso e oggi in fase di consolidamento dopo anni di crescita a doppia cifra, ma anche, se non soprattutto, la necessità di conoscere lo stile di vita, le abitudini, le tradizioni culturali e commerciali insite nella millenaria cultura cinese. La capacità di adattarsi al contesto, in Cina più che in altre parti del mondo, può risultare la determinante principale per il successo di qualsivoglia trattativa commerciale. In quest’ottica, non va mai dimenticata la regola aurea per fare affari in Cina: “Fai come fanno i cinesi”. Il buon esito di ogni trattativa, e di ogni opportunità commerciale, infatti, passa attraverso la capacità di saper creare con la controparte cinese un rapporto empatico basato sui valori dell’amicizia e della fiducia reciproca, senza dimenticare che per capire e comprendere al meglio le dinamiche insite in questo contesto economico, dalle tradizioni culturali completamente differenti da quelle occidentali e dalle dimensioni gigantesche, occorre pazienza. Solo avendo questo in mente, si può iniziare a esplorare questo grande mercato, in mancanza sarà impossibile, o molto difficile, raggiungere gli obiettivi sperati e di conseguenza il successo. La comprensione delle dinamiche suddette, passa attraverso la conoscenza delle regole poste alla base delle relazioni interpersonali, che in Cina sono strutturate e seguono dinamiche diverse rispetto a quelle del mondo occidentale. In Cina, il singolo individuo è posto al centro della struttura sociale, con parenti e amici a rappresentare rispettivamente la longitudine e la latitudine. Non esiste un modello relazionale standard che regoli rapporti e comportamenti. Gli stessi, infatti, sulla base della fiducia reciproca, sono perso22 · TM Marzo 2015
nalmente gestiti in maniera diversa a seconda degli accadimenti che si presentano nel corso della vita sociale del singolo individuo. Questo significa che le relazioni interpersonali giocano un ruolo importante nelle dinamiche della vita sociale in Cina. La vita sociale e produttiva in Cina, in linea con la storia e le tradizioni ultra millenarie, si è sviluppata nel corso dei secoli, in un contesto di economia prevalentemente rurale, improntata su relazioni basate sul vincolo della fiducia, attorno alla famiglia e alla cerchia di amici. Il portato di queste tradizioni si riflette, ancora oggi, nella conduzione degli affari. Di conseguenza senza reciproca fiducia è quasi impossibile intavolare qualsivoglia forma di trattativa che possa essere funzionale al buon esito dell’affare. In questo contesto la “tavola” rappresenta il luogo e il momento ideale dove testare e conoscere la controparte. Quindi le cene e/o i pranzi di lavoro non sono solo il segno dell’ospitalità che caratterizza la popolazione cinese, ma anche, se non soprattutto, il momento dove consolidare le relazioni interpersonali, imprescindibili per lo sviluppo e per il successo di ogni forma di collaborazione. Rifiutare un invito o non dare la giusta importanza a questi elementi, che apparentemente possono sembrare collaterali allo sviluppo del business, sono errori da non commettere se si vuole avere successo in Cina. Queste occasioni, infatti, servono per conoscersi meglio e per capire se le parti sedute ad un tavolo possono fidarsi l’una dell’altra, discriminante principale per il successo di qualsiasi iniziativa che si decide di intraprendere in Cina. In questo contesto, quindi, diventa essenziale instaurare una fiducia reciproca. Creato questo clima si diventa amici, e la conseguente conclusione dell’affare risulterà in
discesa e priva di intoppi, e la futura collaborazione sarà duratura. Alcuni sostengono che fiducia e amicizia non possano rappresentare la garanzia per la corretta esecuzione del contratto e che le procedure legali rimangano il modo più efficace per proteggere i reciproci interessi delle parti. Pur condividendo questo assunto, si segnala, tuttavia, metaforicamente che alla popolazione cinese non piace concludere il contratto a sangue freddo. Per loro, se c’è fiducia e amicizia non ci sono ostacoli che possano compromettere la corretta e puntuale esecuzione del contratto, a prescindere dal fatto che ci sia o meno una clausola contrattuale che li disciplini. Questo è il potere della fiducia e dell’amicizia in Cina. Creare fiducia e amicizia in Cina non è, tuttavia, così immediato. Occorre di conseguenza focalizzare l’attenzione sulla cura dei dettagli e sulle piccole cose. I cinesi, infatti, possono ripensare alla collaborazione o rinunciarvi, solo perché durante lo svolgimento della cena non si è data particolare attenzione a quel momento. Di conseguenza, per cogliere l’interesse del potenziale partner cinese, occorre avere pazienza, studiarne le caratteristiche personali e caratteriali, dimostrarsi interessati verso la cultura e la tradizione cinese e richiedergli tutte le necessarie informazioni. Non è facile trovare la chiave che consenta di aprire le porte del mercato cinese: tuttavia si può ragionevolmente pensare che la strada che conduce al successo in Cina sarà facilmente percorribile da coloro che avranno la pazienza necessaria a creare con i potenziali partner cinesi un rapporto empatico basato sull’amicizia e la fiducia reciproca, che passa necessariamente attraverso l’accettazione degli usi, tradizione, e cultura locale.
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Per informazioni dettagliate sulle opportunità e i rischi di un investimento nei fondi si rimanda al prospetto di ciascun fondo. Il prospetto, la relazione annuale e semestrale e le Informazioni Chiave per gli Investitori sono disponibili gratuitamente presso la società di gestione ETHENEA Independent Investors S.A., 9a, rue Gabriel Lippmann, L-5365 Munsbach oppure presso la rappresentanza in Svizzera IPConcept (Schweiz) AG, In Gassen 6, CH-8022 Zßrich. L’agente pagatore in Svizzera è DZ PRIVATBANK (Schweiz) AG, Mßnsterhof 12, Postfach, CH-8022 Zßrich.
L’opinione / l’esperto di comunicazione
Più possibilità con la rete Quanto incidono la rete di telefonia fissa e mobile nel quotidiano? Sono la base per numerosi processi aziendali e di comunicazione. Con la diffusione di terminali mobili, del cloud e della telefonia IP, si presentano nuove chance di comunicazione e collaborazione che presuppongono un’infrastruttura di rete potente e affidabile.
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rete di telefonia fissa e mobile costituisce la base del successo di un’azienda. Numerosi processi e attività di comunicazione si basano sulla rete. Senza, i collaboratori non potrebbero fare telefonate, ricevere o spedire email o dati. Oggi come oggi, queste attività fanno parte dello standard ed è ormai impensabile farne a meno. La disponibilità, stabilità e sicurezza della rete assumono pertanto un ruolo importante. La rete IT deve soddisfare i requisiti in termini di volume e velocità. Negli ultimi anni è aumentato notevolmente l’utilizzo di tecnologie di informazione e comunicazione nelle aziende svizzere, e con esso anche le esigenze rispetto alle reti. Questa evoluzione è da ricondurre principalmente alla crescente digitalizzazione di dati e processi aziendali e al desiderio di maggiore efficienza e mobilità nella vita lavorativa quotidiana. 4,3 milioni di persone, pari al 69% della popolazione svizzera, possiedono ormai uno smartphone, e quattro svizzeri su dieci hanno un tablet. I terminali mobili sono sempre più diffusi anche in ambito lavorativo. In questo senso si registra anche una domanda sempre maggiore di elevate larghezze di banda e moderne strutture IT che consentano l’accesso all’usuale velocità e qualità. Si tratta infatti di trasmettere sempre più dati e informazioni in tempi ancora più brevi. I gestori di rete assumono un ruolo chiave in tal senso. Per riuscire a soddisfare queste esigenze devono costruire un’infrastruttura di rete adeguata e migliorarla continuamente. I gestori investono miliardi nel potenziamento della rete. I gestori di rete perseguono attivamente una copertura densa e la massima performance delle reti. La
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rete svizzera di telefonia mobile offre già una copertura molto elevata pari al 99% (2G), 98% (3G) e 94% con la nuova tecnologia 4G/LTE. Grazie a questo, il 99% della popolazione può telefonare con il cellulare e navigare da quasi ogni punto della Svizzera. Il potenziamento della rete è tuttavia lungi dall’essere concluso: per fare solo un esempio, attualmente si sta cercando di migliorare la qualità della trasmissione in treno. Per quanto riguarda la copertura con la banda larga, secondo il rapporto Akamai del 2013 la Svizzera occupa il primo posto in Europa e il secondo al mondo. La Svizzera deve questo risultato eccellente al fatto che – stando a uno studio OCSE del 2013 – è anche il paese che opera gli investimenti pro capite più elevati al mondo nell’infrastruttura, per cifre pari a miliardi ogni anno. Per continuare a migliorare questa posizione già di prestigio e portare quanto prima i collegamenti in fibra ottica il più vicino possibile alle persone, occorre un intelligente mix di soluzioni innovative, tra cui una combinazione di Vectoring (la riduzione automatizzata o persino l’eliminazione dell’interferenza indesiderata tra linee di collegamento vicine), Fibre to the Building (FTTB), Fibre to the Street (FTTS) e Fibre to the Home (FTTH). La tecnologia FTTH ha reso possibili in Svizzera velocità di trasmissione pari a 1 Gbit/s. Cloud dalla Svizzera. La rete costituisce la base di numerosi processi lavorativi e di comunicazione, quindi anche per i servizi cloud di ogni tipo. Con il cloud, la capacità di memoria, la potenza di calcolo, i software e servizi si trasferiscono sempre più nella rete; la tecnologia dell’informazione perde la sua forma fisica – pur es-
Mauro Feller, rappresentante Swisscom per il Ticino.
sendo disponibile sempre e ovunque. Concetti quali Software-as-a-Service, Infrastructure-as-a-Service e Platform-as-aService, private cloud, public o hybrid cloud descrivono le molteplici possibilità di avvalersi di prestazioni dal cloud. Oggigiorno, i servizi cloud offrono ai collaboratori di un’azienda la libertà di scegliere dove lavorare. Se l’attività e il datore di lavoro lo consentono, i collaboratori non sono più legati a un luogo di lavoro fisso. Tramite il web browser possono accedere in qualsiasi momento, indipendentemente dal terminale, ai dati e servizi nel cloud. Che l’infrastruttura IT venga esternalizzata interamente o solo in parte, le aziende sono comunque reticenti ad affidare a estranei applicazioni o dati sensibili. A torto, almeno in parte, poiché la soluzione cloud può in taluni casi essere persino più sicura di un disco rigido locale o di un’infrastruttura di server. Infatti, qualora questi ultimi dovessero essere rubati, subire danni fisici dovuti a interventi esterni oppure un guasto, i dati andrebbero persi per sempre. Ciò non accade invece nel cloud, ovvero nei centri di calcolo dei gestori, protetti secondo norme severe. Nella scelta del gestore assume quindi un’importanza decisiva la sede del server. Le direttive relative alla protezione e alla sicurezza dei dati variano infatti da paese a paese. Se il server si trova all’estero, si applicano le disposizioni vigenti in quello Stato. È quindi consigliabile optare per un fornitore svizzero che gestisce in Svizzera i suoi centri di calcolo. In tal modo gli utenti dei servizi su cloud sanno in ogni momento dove si trovano i loro dati e possono presupporre che siano rispettate anche le disposizioni legali sulla protezione dei dati.
Tutto tramite una rete con IP. Nuove esigenze di comunicazione e forme di collaborazione impongono alle reti di rispondere a requisiti sempre più elevati che i tradizionali collegamenti telefonici non sono più in grado di soddisfare. Nel processo di modernizzazione dei servizi telefonici, i gestori di tutto il mondo puntano pertanto sulla telefonia IP abbandonando la tradizionale telefonia di rete fissa. Con IP si gettano le basi per una modalità di lavoro indipendente da sedi e apparecchi che consenta alle aziende di far fronte alle future esigenze in modo migliore e più rapido. Il passaggio a servizi basati sul protocollo internet (IP) è in linea con un’evoluzione mondiale che inaugura una nuova era nel mondo delle telecomunicazioni. Con IP, le conversazioni telefoniche si effettuano attraverso la rete IP. Tutti i collegamenti per telefonare, navigare, inviare e ricevere email o guardare la televisione passano così attraverso lo stesso protocollo di trasporto, ovvero attraverso la stessa rete. Tramite IP è possibile ridurre notevolmente il numero di tecnologie impiegate sinora, il che consente a sua volta di sviluppare nuovi servizi ed esperienze. Le telecomunicazioni si fondono con l’IT. Il telefono di rete fissa diventa pertanto mobile. Grazie alla tecnologia IP, i collaboratori di un’azienda sono indipendenti dalla sede e dal terminale e sono in qualsiasi momento reperibili al loro numero di rete fissa. Il vantaggio è che anche per le telefonate in uscita viene visualizzato il proprio numero di rete fissa, che si effettui la chiamata tramite telefono di rete fissa, PC, tablet o smartphone. Conclusione. Una rete potente rappresenta la base per i moderni processi aziendali e di comunicazione, per soluzioni cloud di qualsiasi tipo e per un ambiente informatico basato su IP. Gli sviluppi tecnologici schiudono alle aziende le possibilità del mondo digitale, ma in assenza di una rete stabile e potente, queste nuove libertà non servono a granché. La rete è quindi un bene prezioso, da trattare con cura. Lo standard eccellente a cui siamo abituati in Svizzera non è scontato, è il risultato di giusti stimoli a investire. C’è da augurarsi che le future normative non soffochino lo spazio di cui dispone la Svizzera in ambito internazionale per continuare a occupare una posizione di prim’ordine negli investimenti pro capite. Nell’interesse della Svizzera come piazza economica e delle persone che vi vivono.
Tutti i servizi attraverso l’IP Internet, email, TV e telefono: tutti i servizi oggi viaggiano su un’unica rete, ultraveloce.
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uanto è importante per la mia PMI disporre di una connessione internet affidabile e performante? Un collegamento internet è la dotazione di base per ogni azienda. L’importanza dell’efficienza varia tuttavia da impresa a impresa. Per la valutazione sono decisivi i requisiti posti all’infrastruttura IT e di comunicazione, i quali dipendono dalla grandezza dell’azienda, ma anche dall’attività svolta e dalle modalità di lavoro. Si consiglia di scegliere il tipo di collegamento e la sua velocità in base alle proprie esigenze - ad esempio in funzione del volume di dati da trasmettere. In particolare, se non si installano programmi in maniera fissa ma si desidera piuttosto usarli attraverso internet è fondamentale disporre di un collegamento rapido. Tutto attraverso una rete. In un’epoca in cui sempre più processi operativi sono supportati dall’IT, un collegamento internet veloce e affidabile è d’importanza cruciale. La crescente esigenza di mobilità e flessibilità caratterizza in maniera pregnante il mondo del lavoro. I collaboratori desiderano lavorare a prescindere da luogo, ora e terminali. Oggi sempre più PMI rinunciano a server propri attingendo invece da infrastrutture e software (as-a-Service) direttamente dal nostro cloud. Ciò consente forme di lavoro mobili, dato che le applicazioni e i documenti sono disponibili ovunque, in ogni momento e su diversi terminali. Un malfunzionamento del collegamento internet può avere spiacevoli conseguenze per le ditte. Con la tecnologia IP, anche il telefono di rete fissa fa ingresso nell’era virtuale. Potendo utilizzare il proprio numero fisso anche in mobilità, i colla-
Chantal Mantegazzi, consulente Pmi presso Swisscom (Svizzera). boratori non sono più legati a una postazione di lavoro fissa. La telefonia IP dischiude così nuove possibilità per collaborare e comunicare in modo flessibile. Ora tutti i servizi di rete fissa -email, internet, telefono e TV - sono offerti tramite IP e quindi sulla stessa rete. La disponibilità, la stabilità e la sicurezza della rete sono fondamentali. Ulteriore sforzo. L’internet rappresenta già oggi la base di molti processi operativi e comunicativi. Tuttavia, il suo potenziale è lungi dall’essere sfruttato del tutto. L’ondata di virtualizzazione guadagna slancio e interessa sempre più settori economici. Nessuna azienda può permettersi interruzioni di connessione. Per questo motivo i provider investono miliardi per potenziare la rete e garantire l’accesso nella qualità e velocità richieste. La digitalizzazione di dati e processi operativi, come pure il desiderio di disporre di più mobilità lavorativa fanno sì che un numero crescente di dati debba essere trasmesso in tempi ancora più brevi. Alcuni operatori offrono poi ai clienti una protezione dai malfunzionamenti che consente di continuare a telefonare e navigare anche in presenza di guasti.
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inchiesta / M&A
di Alberto Pattono
Uniti per competere Il denaro costa poco, la domanda in Europa è ferma, i mercati sono sempre più globali: per crescere le imprese, soprattutto svizzere, scelgono sempre di più la strada delle acquisizioni e delle fusioni. Nel 2014 il loro controvalore ha toccato i 3500 miliardi di dollari nel mondo e i 180 miliardi in Svizzera. Il 2015 non sarà da meno. Anche perché la forza del franco rende più facile per le imprese svizzere acquistare concorrenti europei.
I
l 2014 è stato un anno record per le operazioni di merger and acquisition (M&A in sigla). A livello mondiale il loro controvalore è stato di 3500 miliardi di dollari, quasi 100 miliardi per ogni giorno dell’anno: il 47% in più rispetto al 2013. Ed è ancora poco, nota uno studio firmato dall’analista Dan Scott di Credit Suisse Global Research: «Perché, anche ai livelli attuali, il rapporto fra i volumi di M&A e la capitalizzazione dei mercati azionari rimane comunque basso». Nel 2014 quasi 100 operazioni hanno superato i 5 miliardi di controvalore. Tre hanno superato i 60 miliardi (i dati quando
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si parla di M&A sono quasi sempre espressi in dollari statunitensi): l’acquisto delle attività nella tv via cavo di Time Warner da parte di Comcast (70,7 miliardi), l’acquisizione di DirecTv da parte di AT&T e la cessione della casa farmaceutica Allergan ad Actavis. Dieci delle 15 operazioni più importanti hanno riguardato gli Stati Uniti, che rappresentano circa il 50% del mercato; l’Europa è salita del 55% e l’Asia ha raggiunto un record con 716 miliardi di controvalore. La Svizzera è uno dei Paesi leader per quanto riguarda merger e acquisizioni, sia per l’attività delle aziende ‘di casa’, sia perché ospita le holding
di gruppi globali. L’Università di San Gallo mantiene un M&A database che contiene dati su 70 mila operazioni di almeno 7 milioni di dollari di valore svolte dal 1985 in poi, nelle quali almeno uno dei contraenti aveva sede in Paesi di lingua tedesca (Svizzera, Germania e Austria). Secondo questo database, dal 2007 alla fine del 2014, in media ogni giorno, è stata conclusa una cessione o una acquisizione relativa a una impresa svizzera. Nel 2014 si è arrivati al record di 420 operazioni. «In Svizzera nel 2014 si è visto un significativo aumento nelle transazioni M&A»,
L’inatteso rialzo del franco rende più difficile cedere attività relative al private banking rivolto alla clientela italiana, che diventano più costose e meno redditizie: i ricavi sono soprattutto commissioni su asset in euro e i costi sono quasi interamente in franchi. In compenso avvantaggia non poco chi ha investito in immobili o in asset in franchi Adelio Lardi, titolare della Lardi & Partners di Lugano
sottolinea Anna Samanta, partner di Deloitte e responsabile del team di consulenti di Deloitte dedicato alla Post Merger Integration, «secondo lo studio che abbiamo condotto insieme all’Università di San Gallo, intitolato ‘Serial acquirers: Getting your ducks in a row’, il loro controvalore è aumentato dai 27 miliardi di franchi del 2013 ai 178 miliardi del 2014, il livello più alto dal 2007. Soprattutto
sono tornati i ‘mega-deal’ e le ristrutturazioni del portafoglio da parte delle imprese del settore life science». Secondo uno studio di KPMG, le operazioni con acquirente svizzero di aziende straniere sono passate da 137 del 2013 a 201 del 2014, quelle che hanno visto aziende o rami di azienda elvetici ceduti ad imprese estere sono salite da 73 a 89, mentre le M&A interne, in cui compra-
tore e venditore battono ambedue bandiera rossocrociata, sono rimaste intorno alle 100. L’operazione più importante del 2014 in Svizzera è stata l’acquisizione da parte di Holcim del 100% di Lafarge per quasi 40 miliardi, seguita dall’acquisizione del 55% del gruppo farmaceutico e distributivo Alliance Boots con sede a Zugo, ma presente soprattutto in Regno Unito, per quasi 24 miliardi.
Il trend continuerà almeno per la prima parte del 2015 grazie alla solidità degli utili aziendali, a qualche modesto miglioramento nello scenario economico e al perdurare di bassi tassi di interesse. Ma l’attività M&A tende a ridursi quando c’è incertezza sull’andamento delle economie Anna Samanta, partner di Deloitte e responsabile del dipartimento dedicato alla Post Merger Integration
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Si profila un 2015 da record. L’anno in corso si presenta altrettanto interessante per le operazioni di finanza straordinaria. «Non essendo cambiate le tendenze di fondo, ci si può attendere per il 2015 la prosecuzione del livello di attività cui abbiamo assistito nel 2014», afferma Patrik Kerler, responsabile del dipartimento M&A di KPMG Svizzera. «Il trend continuerà almeno per la prima parte del 2015 grazie alla solidità degli utili aziendali, a qualche modesto miglioramento nello scenario economico e al perdurare di un contesto di bassi tassi di interesse», concorda Anna Samanta. «ma teniamo presente che l’attività nel settore M&A tende a ridursi quando si diffonde un clima di incertezza sull’andamento delle economie». In Europa Credit Suisse ritiene che i settori più attivi nel 2015 saranno la chimica, il settore healthcare e le telecom. UBS aggiunge l’industria e l’alimentare-bevande. «Mi attendo anche molto interesse per le banche popolari italiane nella seconda parte dell’anno», aggiunge Bert Jansen, european equity
Paesi d’origine delle imprese acquisite da imprese svizzere Paese
Numero acquisizioni (2014)
Germania
31
Francia
13
Italia
10
Paesi Bassi
10
Gran Bretagna
10
Spagna Altri Paesi Totale
8 80 206
Fonte: The Corporate Finance Group
strategist di UBS CIO Wealth Management. Deloitte prevede un aumento dell’attività di M&A in numerosi settori anche in Svizzera, «dove storicamente i comparti più attivi sono stati quello delle life science e dell’healthcare, i prodotti di largo consumo e i servizi finanziari», ricorda la partner di Deloitte in Svizzera.
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azioni: inform ice - ch i r io g v ag Per m bs.com/ad .u w w w 10 01 8 4 091 8
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44
Stati Uniti
Hanno concluso relativamente poche operazioni nel 2014 le materie prime, dove il calo dei prezzi ha messo sotto pressione molte medie e piccole imprese che potrebbero essere cedute alle trading company in cerca di integrazione, e la produzione e distribuzione elettrica, dove la scelta di non proseguire con la generazione nucleare rende necessario agli operatori locali acquisire capacità produttive. Anche KPMG ritiene probabile una crescita dei M&A nel farmaceutico (dove - superati i problemi legati alla scadenza dei brevetti - oggi la sfida è la pressione dei pagatori pubblici e privati sui prezzi dei farmaci e dei dispositivi medici) e nei servizi finanziari svizzeri. Si prevedono soprattutto acquisizioni di banche minori, portafogli di clienti, e asset manager indipendenti confrontati con costi e rischi regolatori e operativi crescenti. «Ma l’inatteso rialzo del franco svizzero rende più difficile la cessione delle attività relative al private banking rivolto alla clientela italiana, che diventano insieme
più costose e meno redditizie», fa notare Adelio Lardi, titolare della Lardi & Partners di Lugano, «visto che i ricavi sono soprattutto commissioni su asset in euro e i costi sono quasi interamente in franchi. In compenso avvantaggia non poco chi ha investito in immobili o in asset in franchi». Un comparto che si è mosso molto in Svizzera nel 2014 è quello assicurativo. La Nazionale è stata comprata da Helvetia, che ha acquistato anche le attività in Austria della Basilese. SwissRe ha pagato 122 milioni di dollari per comprare Sun Alliance, autorizzata a vendere polizze alle aziende cinesi. E a queste si sono aggiunte diverse operazioni minori sia nell’assicurativo vero e proprio sia nel real estate legato al settore. Inoltre, aggiunge lo studio di KPMG intitolato ‘Clarity on Merger & Acquisitions 2015’, ci si attende un consolidamento nel settore delle cliniche e dei laboratori privati. Non è chiaro invece come si evolverà il settore del lusso. Molte aziende familiari sono state acquistate negli scorsi anni. Nel 2014 SMH ha preferito la crescita interna men-
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Controvalore in miliardi di dollari delle operazioni M&A internazionali che hanno interessato la Svizzera nel 2014 Aziende svizzere acquistano aziende europee
67
Aziende svizzere vendute ad aziende europee
20
Aziende svizzere che comprano aziende nordamericane
42
Aziende svizzere vendute ad aziende nordamericane
24
Aziende svizzere acquistano aziende latino-americane
2
Aziende svizzere vendute ad aziende latino-americane
2
Aziende svizzere acquistano aziende asiatiche
4
Aziende svizzere vendute ad aziende asiatiche
7
Aziende svizzere che acquistano aziende francesi Aziende svizzere vendute ad aziende francesi
40 7
Fonte: KPMG
tre Kering ha comprato una delle non molte griffe indipendenti rimaste nell’orologeria, assicurandosi il 100% di Ulysse Nardin per una somma pari a 13 volte l’Ebitda. Svizzera nel mondo... Curiosamente, nonostante il grosso delle esportazioni e delle importazioni svizzere avvenga con
i Paesi dell’area euro, un numero molto significativo di transazioni si svolge con gli Stati Uniti. Questo avviene da una parte perché le aziende statunitensi sono più spesso globali di quelle europee ed espongono quindi ai mercati asiatici e di tutto il mondo, in secondo luogo perché le aziende americane hanno più spesso
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L’economia cresce poco. In Europa ci si può attende al massimo l’1,5% nominale. Questo significa che la crescita degli utili difficilmente verrà dalla crescita organica della ‘top line’, cioè del fatturato. Da qui l’interesse per una crescita su linee esterne Bert Jansen, european equity strategist di UBS CIO Wealth Management
tecnologie o brevetti immediatamente utilizzabili. … ma non in Italia. Al riguardo è significativo notare quante poche operazioni riguardino l’Italia, dove pure la Svizzera ha una presenza industriale di antica data e significativa. «In Italia, e noi in Ticino lo sappiamo bene», afferma Adelio Lardi, «ci sono dei veri gioielli dal punto di vista industriale, ma la loro acquisizione non è semplice. Quando si prospetta una operazione di finanza straordinaria, occorre ridurre al minimo le incognite. E, quando si tratta dell’Italia, le incognite sono diverse - sotto il profilo fiscale per esempio - o per quel che riguarda la possibilità di modificare le strutture produttive. Questa incertezza si traduce in una barriera all’entrata elevata». «In generale», commenta Markus Prinzen, responsabile della sede di Lugano di PricewaterhouseCoopers (PWC), «acquistare un’azienda nel Sud Europa può essere difficile. In Italia il mercato è aperto: non ci sono ostacoli di natura politica, come accade in Francia, dove le acquisizioni da parte di soggetti esteri non sono ben tollerate, ma ci sono comunque delle difficoltà. Non sempre è chiaro quale sarà il profilo fiscale di un’operazione, né tanto meno se sarà possibile procedere a licenziamenti e a chiusure di stabilimenti, anche qualora fosse strettamente necessario. Inoltre le PMI italiane, per quanto performanti, hanno spesso delle manchevolezze in materia di compliance relativa alle normative e ciò rende la due diligence - cioè la fase di ana30 · TM Marzo 2015
lisi puntuale dell’azienda che si sta per acquisire - molto difficile e dispendiosa». Perché le aziende ricorrono alle acquisizioni? Se esistono queste incognite ci si può chiedere per quale ragione le aziende preferiscano le acquisizioni alla crescita ‘organica’ delle attività. «Quando i mercati si muovono velocemente», risponde Anna Samanta di Deloitte, «le acquisizioni sono utilizzate soprattutto per velocizzare la crescita, per difendere la posizione nei confronti della concorrenza su un segmento del mercato, per diversificare in nuovi mercati e o in nuove aree geografiche, guadagnare accesso a nuovi clienti, acquisire tecnologie, capacità o contatti o prodotti e servizi, accelerare il time to market. L’acquisizione può riguardare anche fornitori: in quel caso ci si assicura un maggior controllo sulla supply chain». «Un’azienda cresce attraverso linee esterne a causa della globalizzazione dei mercati e quindi della concorrenza internazionale, della pressione sui margini e della necessità di difendere il proprio vantaggio competitivo acquisendo tecnologie», aggiunge Kerler. «Teniamo presente che l’economia cresce poco: in Europa ci si può attende al massimo l’1,5% nominale», specifica Bert Jansen di UBS CIO Wealth management, «questo significa che il miglioramento degli utili aziendali difficilmente verrà dalla crescita organica della ‘top line’, cioè del fatturato. Da qui l’interesse per una crescita su linee esterne». Anche perché le aziende quotate hanno abituato i loro azionisti a una redditività superiore alle
medie storiche, raggiunta, in una prima fase, grazie alle tecnologie, poi con la compressione del costo del lavoro, prima attraverso la delocalizzazione e quindi con la riduzione dei salari reali. Un ultimo aiuto è venuto dal calo delle materie prime ma ora, non potendo alzare i prezzi, risulta difficile al management promettere quanto gli analisti si attendono senza delle operazioni di finanza straordinaria. «In questa fase l’interesse è dato dalla compresenza di fiducia nelle prospettive di crescita dell’economia e nel fatto che molte società, svizzere e non, hanno ancora riserve di cash che permettono loro di investire nella crescita. Molte di loro hanno scelto le operazioni M&A come strumento per crescere e cooperare», specifica Patrik Kerler. Va detto inoltre che il principale ostacolo alle operazioni di acquisizione, il costo e la disponibilità del finanziamento, è stato rimosso. «Grazie alla bassissima inflazione e al quantitative easing», fa notare l’analista di UBS CIO Wealth Management, «il costo del denaro è incredibilmente basso. I corporate bond a 10 anni in euro danno un rendimento dell’1,4% in euro. In Svizzera praticamente il finanziamento è a costo zero. E comunque la gran parte delle aziende ha bilanci non solo solidi, ma con della cassa in eccesso». Rispetto a qualche decennio fa, oggi la stragrande maggioranza delle operazioni sono regolate per contanti. L’offerta di azioni dell’acquirente è una strada meno seguita. «Oggi», nota Patrik Kerler, «le aziende hanno molta liquidità da spendere, mentre offrire azioni proprie andrebbe a turbare gli equilibri fra gli azionisti esistenti». L’acquisizione logora chi la fa. In passato, nella stragrande maggioranza dei casi, il mercato reagiva ad ogni acquisizione annunciata o ventilata acquistando le azioni dell’impresa target e facendo scendere la quotazione dell’acquirente. «In effetti ci sono studi secondo i quali la gran parte dei M&A distruggono valore. L’azienda acquirente non trae dall’operazione i vantaggi previsti, soprattutto per difficoltà nella fase di integrazione», nota Jansen. «Ma non è sempre così e peraltro ci studi che affermano il contrario. Ci sono fasi in cui i mercati sono molto conservativi e temono che le aziende abbiano ‘strapagato’ i loro target», interviene Kerler di KPMG, «ma non è quello
Nonostante la crescita avvenuta nel 2014 e prevista per l’anno in corso, il volume dei merger & acquisitions è destinato ad aumentare perché, anche ai livelli attuali, il rapporto fra i volumi di M&A e la capitalizzazione dei mercati azionari rimane comunque basso Dan Scott, analista, Credit Suisse Global Research che accade oggi. Oggi gli azionisti vogliono vedere al lavoro il denaro che le aziende hanno in cassa». «E infatti», aggiunge Anna Samanta, «molti takeover sono apprezzati dal mercato come un modo veloce per far crescere l’azienda». Per esempio quando ha annunciato l’acquisto di Nuance, le azioni della basilese Dufry sono salite del 7,9% in un giorno. Eppure il prezzo pagato al fondo di venture capital PAI e alla Gecos della famiglia italiana Bastianello per i 360 negozi (1,7 miliardi di dollari) era significativo. Ogni operazione ha le sue giustificazioni. Un merger può servire a razionalizzare produzione e logistica: pensiamo
alla fusione fra i due giganti del cemento e dei materiali per l’edilizia Holcim e Lafarge. Altre servono a dotarsi di tecnologie, come nelle acquisizioni che vediamo nel settore ICT, oppure a difendere il proprio mercato, «o a togliere di mezzo un concorrente, come avviene nel settore Telecom europeo ad esempio», ricorda Jansen, dove 70 aziende operano in 28 Paesi vendendo sostanzialmente lo stesso prodotto. Sinergie, non licenziamenti. L’annuncio di una operazione di finanza straordinaria, soprattutto se relativa a una azienda quotata, è accompagnato da un’analisi delle possibili ‘sinergie’ che l’operazione rende
possibili. I calcoli prodotti dall’azienda che ha promosso l’operazione sono letti con attenzione sia dagli analisti delle case di investimento, che temono una valutazione troppo generosa di queste ‘economie’, sia dagli altri stakeholder, in primo luogo fornitori e dipendenti, che sospettano che l’azienda abbia in animo licenziamenti e richieste di sconti. «Gli analisti», ammette Bert Jansen, «sono generalmente scettici quando sentono parlare dei vantaggi di un’acquisizione. In realtà sia le sinergie, intese come risparmi, sia le nuove opportunità sono molto difficili da quantificare». Secondo Anna Samanta, gli stakeholder
Le più importanti M&A svizzere del 2014 Data
Obiettivo
Paese dell’obiettivo
Offerente
Paese dell’offerente
Prezzo (milioni Usd)
Aprile 2014
Lafarge SA
Francia
Holcim
Svizzera
39’968
Agosto 2014
Alliance Boots
Svizzera
Walgreen Company
Stati Uniti
23’794
Aprile 2014
Oncology Products (GlaxoSmithKline)
Regno Unito
Novartis
Svizzera
16’000
Agosto 2014
InterMune Inc
Stati Uniti
Roche Holding
Svizzera
8’315
Febbraio 2014
Share Buy-Back L’Oréal / Galderma
Francia
L’Oréal
Francia
8’220
Aprile 2014
Vaccines Division (Novartis)
Svizzera
GlaxoSmithKline
Regno Unito
7’100
Maggio 2014
Las Bambas copper mine (Glencore International)
Svizzera
Consorzio guidato da MMG
Cina
6’250
Aprile 2014
Animal Health Division (Novartis)
Svizzera
Eli Lilly & Co.
Stati Uniti
5’400
Novembre 2014
SIG Combibloc Group
Svizzera
Onex Corporation
Canada
4’658
Febbraio 2014
MultiPlan
Stati Uniti
Partners Group Holding; Starr Investments Holdings
Svizzera, Stati Uniti
4’400
Fonte: KPMG
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Da una parte alcuni operatori minori, negativamente impattati dal cambio, potrebbero essere disposti ad essere acquisiti, e le imprese svizzere avranno una ragione in più per diversificare le loro basi produttive in Paesi legati all’euro facendo un hedging ‘industriale’ del cambio Patrik Kerler, responsabile del dipartimento M&A di KPMG Svizzera (azienda, analisti e dipendenti-fornitori) quando valutano un M&A «prendono in considerazione la logica dell’operazione, la compatibilità strategica fra i business e il rapporto fra il prezzo e il valore che l’acquisizione può generare. Ma le questioni chiave si materializzano solo dopo, nella fase di integrazione vera e propria. Lo studio di Deloitte mostra che la maggior parte degli errori avviene non nella transazione, ma nella integrazione». «L’azienda che promuove un’acquisizione compra la possibilità di crescere», sottolinea il responsabile delle attività di consulenza di KPMG Svizzera nel campo dei M&A, «è su questo che ci si concentra
visto un caso in cui le sinergie siano consistite solamente in una riduzione degli organici. Le sinergie si realizzano sia sul fronte dei costi, sia della crescita, e la riduzione dei costi va oltre la questione degli organici: significa ottimizzazione negli acquisti, utilizzo più razionale delle infrastrutture, maggiore efficienza generale e perfino risparmi fiscali. Ci sono casi in cui l’operazione si giustifica anche senza riduzione dei costi. Io ho lavorato in progetti nei quali l’interesse della operazione, la ‘sinergia’ stava solo nella crescita. E questo avviene in modo particolare in Svizzera». Lo scoglio dell’anti-trust. Certo, dove
più che sulla riduzione dei costi. Detto questo, è vero che a un’acquisizione può far seguito una ristrutturazione che può prevedere la chiusura di certe attività e quindi di conseguenza dei licenziamenti. Ma non si compra per licenziare. Quando un’acquisizione si profila come problematica sotto il profilo occupazionale, l’azienda preferisce lasciar perdere». Insomma, sinergie non vuol dire licenziamenti, almeno non nel tessuto industriale di oggi, già ampiamente ottimizzato sotto il profilo della forza lavoro. «Io ho seguito oltre 30 integrazioni», ricorda la responsabile del dipartimento Post Merger Integration di Deloitte in Svizzera, «e non ho mai
M&A Svizzera-Italia 2014 Impresa acquirente (Svizzera)
Impresa acquisita (Italia)
Settore
Prezzo transazione (in mio. Fr)
ABB, Zurigo
Terman
Industria
n.d.
Accu Holding, Emmenbrücke
Cieffe Holding
Industria
14.8
AFG Arbonia-Forster-Holding, Arbon
Sabiana
Industria
n.d.
Capvis Equity Partners, Zürich
Faster
Industria
253.7
Curaden International, Kriens
Gerho
Servizi sanitari
n.d.
Da Vinci Invest, Unterägeri
Bruno Magli
Generi di consumo e commercio al dettaglio
n.d.
Datacolor, Luzern
Media Logic
IT, media e telecomunicazione
n.d.
Neoperl, Reinach
Parigi Industry
Industria
n.d.
Pictet & Cie, Ginevra
Gabriel Fiduciaria
Servizi finanziari
n.d.
Syngenta, Basilea
Società Produttori Sementi
Chimica, coltivazioni, materie prime
49.0
Fonte: The Corporate Finance Group
TM Marzo 2015 · 33
l’operazione ha fini prevalentemente difensivi, il merger può incontrare il veto delle autorità anti-trust. «Oggi vediamo meno operazioni bloccate dalle autorità anti-trust perché gli operatori sono più professionali e la giurisprudenza è più chiara. Si può quindi prevedere la probabilità di incorrere in veti da parte delle autorità», nota Patrik Kerler, «un veto a una operazione già conclusa distrugge valore e sia l’acquirente sia il target hanno interesse a evitarlo». Detto questo, è chiaro che alcune operazioni richiederanno una trattativa con diverse autorità per la protezione della concorrenza, e vengono risolte in genere attraverso la cessione di parte degli asset. «Attendiamo per esempio le decisioni sulla fusione fra Holcim e Lafarge», nota Anna Samanta. In effetti da altri studi risulta che in molti Paesi, fra cui la Francia, il gruppo possiede una quota superiore al 60% del mercato. Il fisco non c’entra. Negli ultimi anni si era profilata un’altra motivazione per le acquisizioni: l’azienda acquirente pre-
sentava l’operazione come un merger fra eguali o una reverse acquisition, «e poteva così spostare la sede fiscale in un Paese a tassazione più agevolata», ricorda Kerler, o evitare l’aliquota del 35/40% prevista dal fisco americano sugli utili realizzati all’estero e rimpatriati. Come ricorda Markus Prinzen, il quale, oltre a dirigere la sede di Lugano, è responsabile del settore M&A fiscale e legale di PwC Svizzera, «non si possono fare operazioni di questo tipo e volume solo per motivi fiscali». Un’azienda ristrutturata solo per motivi fiscali è sottoposta ad un elevato rischio di insuccesso, in quanto si fonda su una base debole: la struttura fiscale deve infatti adattarsi e adeguarsi alla struttura operativa per costruire un’azienda solida. Se questa condizione non viene rispettata, da un punto di vista sia fiscale che politico, vi è il rischio di incorrere in sanzioni. Negli Stati Uniti, a seguito del verificarsi di tali situazioni, il Congresso ha messo il veto a questa pratica. «E comunque queste operazioni, chia-
Effetti del franco forte Gli esperti intervistati da Ticino Management non ritengono che l’abbandono del muro di 1,20 franchi per euro avrà effetti diretti significativi sull’attività M&A da parte di aziende svizzere. «La forza del franco incentiva le aziende a fare acquisizioni e aumenta il costo delle imprese svizzere agli occhi di operatori europei», esordisce Bert Jansen, analista di UBS CIO Wealth Management, «ma anche a 1,20 il franco era forte, eppure nel 2014 sono avvenute acquisizioni di aziende svizzere. Il nuovo cambio è un handicap, ma vedremo comunque molta attività nel 2015». «Acquistare un’azienda svizzera comporta dei costi e non solo dal 15 gennaio. In questi anni non si sono viste molte acquisizioni di aziende svizzere da parte di imprese europee, mentre abbiamo visto un interesse da parte dei cinesi», concorda Markus Prinzen, responsabile delle attività di M&A fiscale e legale presso PriceWaterhouseCoopers, «d’altra parte una cessione o un’acquisizione sono eseguite sulla base di considerazioni strategiche, nelle quali il tasso cambio ha certamente un impatto, ma non è l’unico decisivo». Sul breve termine le aziende svizzere con franchi in cassa sembrano favorite. «La finestra di opportunità, il ‘colpaccio’ sta nel fatto che probabilmente nel medio o nel lungo termine il franco scenderà. E questo potrebbe catalizzare acquisizioni fatte per motivi strategici», nota Patrik Kerler, responsabile del dipartimento M&A di KPMG Svizzera. Se il cambio rimanesse quello attuale la convenienza di un’acquisizione sarebbe ridotta: «Se un’azienda svizzera compra una società estera la paga meno ma ottiene anche meno, dal punto di vista svizzero, perché le sue attività saranno in una valuta più debole del franco». Più significativo invece l’impatto indiretto del rialzo del franco. «Da una parte alcuni operatori minori, negativamente impattati dal cambio, potrebbero essere disposti ad essere acquisiti», nota Patrik Kerler, «e le imprese svizzere avranno una ragione in più per diversificare le loro basi produttive in Paesi legati all’euro, facendo un hedging ‘industriale’ del cambio». In questo senso l’acquisizione, pur avendo gli stessi effetti, è uno strumento politicamente più accettato rispetto alla delocalizzazione.
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mate ‘inversioni’, sono molto discusse: alcune operazioni non sono state concluse per evitare la reazione negativa dell’opinione pubblica e in molti Paesi sono in corso iniziative legislative tese a proibirle», ricorda Anna Samanta. Spostare la sede centrale del gruppo da Chicago a Berna era per Walgreen uno degli obiettivi dell’acquisto per 23,8 miliardi di dollari del 55% di Alliance Boots, il gruppo farmaceutico-distributivo svizzero ma con il cuore delle attività in Regno Unito (60 mila dipendenti e 2.500 punti vendita). Le reazioni indignate della stampa e dell’opinione pubblica americana hanno portato il management a rinunciare a questo obiettivo. L’accordo è stato portato a termine e Walgreen, che già aveva acquistato il 45% di Alliance Boots dal fondatore, ha acquisito comunque il controllo totale dell’azienda. «In ogni caso», ricorda Dan Scott, global analyst di Credit Suisse, «le operazioni di tax inversion hanno rappresentato in valore solo un decimo degli M&A condotti fino a novembre 2014». Meno merger, più acquisition. È vero che, come fa notare Markus Prinzen, «forse non è mai esistita una vera ‘fusione fra uguali’: uno dei contraenti risulta sempre ‘più uguale’ dell’altro». Ma la sensazione che la M di M&A sia ormai inutile, che insomma ci siano sempre più acquisizioni totali o maggioritarie e sempre meno ‘fusioni’ così come joint venture e prese di partecipazione di minoranza è data dal fatto che le operazioni con maggiore risalto sulla stampa sono quelle maggioritarie. «Al contrario, ci sono molti acquisti di quote di minoranza», sostiene Anna Samanta, «e negli ultimi anni noi di Deloitte abbiamo visto un aumento sia nelle joint venture, sia nelle alleanze, soprattutto nel settore life science. È vero che management e azionisti preferiscono in molti casi acquisire una quota di maggioranza che consente di avere più controllo e facilita la presa di decisioni, mentre joint venture e altri modelli di partnership chiedono più attenzione al management e sono meno prevedibili nella loro implementazione. Ma in certi settori la joint venture rappresenta la soluzione per sviluppare il mercato in maniera congiunta». Pensiamo al chimico, ad esempio, con la joint venture fra Ineos e Solvay per mettere in comune le attività nel clorovinile (la stessa Ineos è nata dalla messa
in comune di stabilimenti e attività da parte di diverse aziende chimiche europee). «Ci sono poi compratori che preferiscono limitarsi a quote di minoranza, come i sovereign wealth funds per esempio, o le aziende cinesi, che spesso entrano con partecipazioni di minoranza magari destinate a crescere nel tempo», ricorda Kerler. È avvenuta invece una certa pulizia nelle partecipazioni incrociate, mal viste dai mercati e dai regolatori. Per esempio lo scorso anno Nestlé ha preferito chiarire i suoi rapporti con L’Oreal scambiando l’8% che possedeva del gruppo cosmetico francese con il completo controllo di Galderma, nata come joint venture nel settore dermatologico. Anche le acquisizioni ostili sono in diminuzione. «I takeover ‘ostili’, o comunque non preceduti da accordi formali con il management o con il consiglio di amministrazione, richiedono più tempo per essere portati a termine, potrebbero non andare a buon fine e possono risultare più onerosi del previsto», nota Anna Samanta. «A volte questi takeover comportano rischi di immagine e di reputazione o il ricorso ai cosiddetti ‘paracadute dorati’ per il management dell’azienda acquisita. Nonostante questo», continua la partner di Deloitte, «secondo il nostro studio i takeover ostili possono portare alla creazione di maggiore valore. Uno dei motivi è che la direzione dell’integrazione è chiara e il decision making è più veloce di quanto non accada nelle acquisizioni amichevoli o ‘tiepide’». Come nascono queste acquisizioni? Sicuramente non per caso o per l’impulso del momento. Certo l’attualità e il flusso di notizie può anticipare o ritardare un deal. Per esempio un’azienda potrebbe aver più fretta di comprare o di vendere per rispondere alle attese degli azionisti o per sfruttare un vantaggio temporaneo o per rispondere a uno standard. Ma questo riguarda soprattutto il timing delle operazioni. La maggioranza dei ‘serial acquirer’ svizzeri, rivela lo studio di Deloitte intitolato ‘Serial acquirers. Getting your ducks in a row’, dispone di team che tengono sotto controllo liste di potenziali ‘target’. Lo stesso team o altri team si dedicano alla transazione vera e propria: definiscono l’offerta, curano i contatti preliminari, la due diligence, la comunicazione e portano a termine l’accordo.
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Un anno di M&A per il Ticino Il Ticino nel 2014 è stato profondamente impattato dai venti del M&A. L’acquisto di BSI per 1,7 miliardi da parte della brasiliana BTG Banco Pactual è stata la principale operazione svizzera nel settore finanza dello scorso anno e si inserisce in un trend di vendita della partecipazioni di gruppi internazionali nel settore del private equity. BSI peraltro veniva da una integrazione considerata ‘da manuale’ con la concorrente Banca del Gottardo. In settembre il pacchetto di controllo della più grande società di trading del Cantone, la Duferco, è stato venduto al leader siderurgico cinese Hebei Iron and Steel Group per 400 milioni di dollari. Hebei possedeva già il 10% dell’azienda creata oltre 35 anni fa da Bruno Bolfo, che aveva pagato 78 milioni. Il 2015 si apre con la cessione della clinica Moncucco di Lugano da parte della Congregazione delle suore infermiere dell’Addolorata al fine di salvare l’Ospedale Valduce di Como dal dissesto finanziario. A parte le operazioni ‘di casa’, che peraltro vedono il Ticino generalmente venditore più che compratore, nel Cantone non si intermediano molte operazioni. «In effetti», ammette Patrik Kerler, responsabile attività M&A di KPMG, «non si può dire che Lugano sia una grande piazza di M&A come lo è nel private banking, nella consulenza legale e fiduciaria e in certi settori del bancario commerciale. Il fatto è che il M&A è un club ristretto con attività concentrate in poche piazze: Zurigo, per esempio, e ovviamente Londra e New York, dove hanno sede le grandi società di private equity e le divisioni corporate banking dei gruppi internazionali».
«Le società più esperte nelle acquisizioni», spiega Anna Samanta, «sono sempre alla ricerca di target potenziali. Una situazione favorevole - pensiamo oggi alla forza del franco svizzero nei confronti dell’euro - può catalizzare l’esecuzione di alcuni accordi. Ma la logica alla base di un M&A è sempre di lungo termine». Secondo lo studio di Deloitte alcune acquisizioni nascono per iniziativa del compratore, altre - una minoranza - per iniziativa dell’azienda target e un buon numero per opera di mediatori. «Ma non solo: se il ruolo dei corporate banker nel matchmaking fra acquirenti e venditori è ben noto, quello delle società di consulenza non è meno importante, soprattutto nei deal che riguardano piccole e medie imprese», ricorda Markus Prinzen, «le grandi società di consulenza internazionale dispongono di settori dedicati alla ricerca sia di target che di acquirenti. A differenza del corporate banker, la società di consulenza può affiancare a questo servizio altri servizi essenziali, che vanno dalla strategia alla valutazione, dalla transazione - con i suoi aspetti finanziari, fiscali, societari e legali alla due diligence fino all’integrazione». Rispetto alla corporate bank, la società di consulenza si dimostra un partner più flessibile: «L’incentivo a concludere non è così forte in una società di consulenza come nelle corporate bank, e ci accade di 36 · TM Marzo 2015
sconsigliare al cliente la chiusura di un’operazione che non riteniamo - anche strategicamente - appropriata», aggiunge il responsabile del settore M&A di PwC Svizzera, «la società di consulenza, proprio perché può integrare il deal in un pacchetto di servizi, è in grado di seguire anche operazioni minori». Vendo un ramo. Le operazioni di finanza eccezionale, se si fanno più semplici sotto il profilo finanziario grazie alla grande liquidità esistente e alla anomala quantità di cassa presente nei bilanci delle aziende, sono sempre più sofisticate sotto il profilo industriale. Prendiamo ad esempio l’operazione più complessa fra i big deal svizzeri del 2014: GSK (sigla di GlaxoSmithKline) e Novartis hanno creato una divisione Consumer healthcare (prodotti da banco) nella quale il gruppo inglese avrà il 63% delle azioni. Contemporaneamente GSK ha acquistato la divisione vaccini di Novartis per 7 miliardi e ha venduto le sue attività in oncologia: portafoglio prodotti, attività di ricerca e sviluppo e i diritti su un nuovo tipo di farmaco per 16 miliardi. Il saldo cash dell’operazione è di 4 miliardi. Ma nessuna delle due aziende ha chiuso il deal per ragioni finanziarie. L’interesse stava nel risistemare le proprie aree di azione concentrandosi su quelle che strategicamente sembravano più promettenti e dove l’azienda già aveva una posizione importan-
te. Per esempio, sempre nel 2014, Novartis ha venduto la sua divisione veterinaria a Eli Lilly. Il fatto è che oggi una parte crescente dei costi per un’azienda farmaceutica si genera nella fase di marketing dei prodotti (reti di informatori, acquisire la fiducia degli opinion leader e dei prescrittori, contatto con gli enti pubblici e privati che acquistano i farmaci): le case farmaceutiche preferiscono quindi creare sinergie e concentrarsi su poche categorie di prodotti. Questi accordi richiedono un lavoro molto complesso a monte. «La vendita di rami d’azienda», nota Markus Prinzen, «richiede un grosso lavoro iniziale. Occorre capire, prima ancora di cercare un potenziale compratore, come sia possibile configurare il ramo d’azienda, ossia il cosiddetto carving out. È ancora più difficile allocare i costi in modo da capire quale sia la vera redditività del ramo d’azienda in questione. In questi casi il venditore deve prevedere delle garanzie e delle clausole che permettano al compratore di ridurre i rischi connessi con l’acquisizione». Nell’accordo GSK-Novartis, ad esempio, 1,5 dei 16 miliardi promessi per la cessione della divisione oncologia dipendono dal successo dei trial clinici su un farmaco in sperimentazione. Sempre nello stesso accordo, GSK pagherà a Novartis per la divisione vaccini 5,25 miliardi di dollari, ma altri 1,8 miliardi di dollari saranno versati negli anni a seguire se si verificheranno certe condizioni. Novartis riceverà inoltre delle royalty. Operazioni di questo tipo non servono tanto a ritardare i pagamenti, quanto a ridurre l’incertezza presente in ogni transazione. Integrare stanca. Deloitte e l’Università di San Gallo hanno condotto uno studio intervistando il senior management di 25 ‘serial acquirer’, ossia aziende basate in Svizzera che negli ultimi 12 anni hanno effettuato almeno 8 acquisizioni, con un fatturato di almeno 1 miliardo di franchi, per analizzare come organizzano le attività di M&A, gestiscono le sfide più importanti e quali sono i fattori di successo. “Un ‘costo nascosto’ di ogni acquisizione, e ancora di più nelle fusioni, è l’attenzione che queste operazioni richiedono ai vertici aziendali che sono concentrati sulla conduzione delle loro aziende”, sottolinea lo studio di Deloitte dedicato al comportamento dei serial acquirer. Lo
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Acquistare un’azienda svizzera costa, e non solo dal 15 gennaio. In questi anni non si sono viste molte acquisizioni di aziende svizzere da parte di imprese europee. Queste operazioni sono eseguite sulla base di considerazioni strategiche: il cambio non è decisivo Markus Prinzen, responsabile del settore M&A fiscale e legale di PricewaterhouseCoopers Svizzera
stesso vale per il middle management e per molte funzioni operative. Ogni acquisizione richiede un grosso sforzo ai dipartimenti IT, risorse umane e contabilità e controllo. «Di rado esiste uno standard, una procedura o una ‘roadmap’ relativa al processo di integrazione, insomma a quel che accade dopo la transazione», nota Anna Samanta, che dirige il dipartimento di consulenza dedicato proprio ad assistere le imprese nella fase di integrazione, «la gran parte delle società non hanno team dedicati a materializzare il valore dell’accordo. Anche i serial acquirer svizzeri gestiscono in modo strutturato il processo di acquisizione, ma meno quello di inte-
grazione». Ciò detto, come nota Jansen di UBS, «ci sono aziende più efficaci di altre nell’integrazione di aziende acquisite, così come ci sono aziende più efficaci di altre nel cedere controllate». Roche per esempio non solo ha firmato la più grande acquisizione semplice del 2014 nel settore spendendo 8,3 miliardi per assicurarsi il 100% della americana Intermune, ma è in grado di mettere in atto raffiche di acquisizioni. Il gigante basilese per esempio ha comunicato l’acquisto di Dutalys il 19 dicembre 2014, di Bina Technologies il 20 dicembre e della francese Trophos il 16 gennaio 2015. Un affare per l’investitore. Avere in
La Cina protagonista Ricca di cash, costretta a salire velocemente la catena del valore per posizionarsi su prodotti e servizi di livello medio e alto, la Cina «fino ad ora ha investito soprattutto in Stati Uniti, Germania e Regno Unito, ma è già attiva in Svizzera. I cinesi puntano soprattutto sui leader di tecnologia per rafforzare la loro competitività globale», nota Anna Samanta, partner e responsabile del dipartimento ‘Post Merger Integration’ di Deloitte in Svizzera, «e nel nostro Paese ci sono interessanti società nel settore della tecnologia e nella ingegneria meccanica. Ma vediamo un interesse cinese anche per settori come il turismo o il lusso, l’alimentare e la componentistica auto». Nel 2014 i cinesi hanno acquistato da Glencore le miniere di rame peruviane di La Bamba (pare che questa fosse una condizione posta dal Ministero del commercio cinese per non ostacolare la acquisizione di Xstrata da parte di Glencore). Anche il 2015 si è aperto all’insegna del Regno di Mezzo: in febbraio Dalian Wanda Group, principale operatore immobiliare cinese e proprietario della più grande catena di cinema in Cina, ha acquisito dal private equity Bridgepoint il completo controllo per 1,2 miliardi di dollari della svizzera InFront, leader nel trading e nello sviluppo dei diritti televisivi degli eventi sportivi.
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portafoglio un’azienda che diviene oggetto di un’acquisizione è per un investitore come vincere alla lotteria. E questo non è vero solo nel settore delle biotecnologie o dell’hi-tech. Lo scorso autunno Geberit ha offerto al gruppo Wallenberg, azionista di maggioranza, e agli azionisti della svedese-finlandese Sanitec 97 corone per azione, cioè un prezzo del 55% superiore al valore di borsa del giorno precedente all’annuncio. E il business di Sanitec - i sanitari e l’arredo bagno - è quanto di più lontano si possa immaginare dalle alte tecnologie. «I premium, vale a dire la differenza fra il prezzo offerto dall’acquirente e la media dei pezzi di borsa precedenti, sono cresciuti. Nel primo trimestre del 2014 si aggiravano in media sul 25%, ora siamo intorno al 40%», afferma Bert Jansen di UBS, «fare del M&A un tema di investimento significa creare un portafoglio di aziende potenziali target. Questa è una attività altamente speculativa, perché le aziende in portafoglio potrebbero non essere acquisite o potrebbero esserlo solo in un orizzonte medio-lungo. D’altra parte se si indovina il target ci si porta a casa un capital gain significativo». L’investitore che, non volendo fare ricerche per conto suo, intende appoggiarsi al lavoro di team di analisti può acquistare un indice o un basket. UBS Mergers & Acquisitions - Europe Investable Index Total Return è un indice investibile basato sulla UBS M&A ‘watch list’ gestita dal team European Special Situation di UBS Research ed è quotato al SIX.
Credit Suisse ha creato un indice gestito in maniera attiva, CS M&A 15, composto da una selezione di aziende considerate dagli analisti di CS dei potenziali target. «L’indice, nato nel settembre 2012, ha offerto un rendimento a oggi doppio rispetto all’indice MSCI world: 90% contro 45%, in particolare grazie alla sovraperformance ottenuta nel 2013», nota Dan Scott, che segue il tema per conto di CS. Il ruolo del private equity. I professionisti del capital gain legato alla compravendita di aziende sono però i fondi di private equity. Da 12-18 mesi il ruolo del private equity è tornato a essere importante. Hanno raccolto molto denaro e devono consegnare ai loro finanziatori ritorni significativamente superiori a quelli che il mercato dei capitali offre. Secondo PitchBook nel 2014 il private equity ha raccolto 291 miliardi e ha iniziato a investire i 353 miliardi raccolti nel 2013. Ad esempio la svizzera CapVis Equity Partner ha raccolto 720 milioni per il suo fondo CapVis IV dedicato alla presa di partecipazioni in aziende ‘mittelstand’ in Europa. In Svizzera, un mercato preferito proprio perché liberista e prevedibile, si nota una crescente attività da parte dei fondi nordamericani. La casa di private equity canadese Onex ha acquistato per 3,75 miliardi di euro la svizzera SIG Combibloc leader nel packaging. Sempre nel 2014 il gruppo di private equity KKR e il fondatore Hans Peters Wild hanno venduto per 2,2 miliardi di euro al colosso agroalimentare Archer-Daniels-Midland la Wild Flavors, presente nel mercato consumer con i succhio di frutta Capri ma soprattutto nel settore degli ingredienti naturali. Orange, che controlla il 20% del mercato telefonico svizzero, è stata acquistata dal miliardario francese Xavier Niel per 2,8 miliardi di franchi. A vendere è stato il private equity Apax partner, che l’aveva acquistata per 2 miliardi di franchi. Visto in dollari (acquisto 1,6 miliardi, vendita 2,9 miliardi), il capital gain ottenuto da Apax partner appare ancora più interessante. Secondo i dati di Thomson Reuters, nel 2014 i fondi di private equity rappresentano il 22% dell’attività globale M&A (il livello più alto di sempre). Secondo PitchBook hanno venduto aziende per 445 miliardi di dollari, un altro record,
concentrandosi soprattutto nella fascia media: affari da 1 a 3 miliardi di dollari. « In questa fase molti private equity stanno cedendo le società acquisite», sottolinea Anna Samanta, «i private equity sono uno dei catalizzatori del mercato M&A e sono alla ricerca di aziende interessanti spesso non considerate dai big». La partner di Deloitte spiega che il private equity può agire come investitore finanziario e in quel caso privilegia società ben gestite con una solida redditività storica e un forte potenziale di crescita, oppure come investitore strategico. In questo caso cerca di creare valore migliorando la gestione e l’efficienza dell’impresa. «Il fondo di private equity non si limita a comprare, mantenere e vendere. In genere esso acquista aziende in difficoltà, o comunque che ristagnano al di sotto del loro potenziale, e imposta veri e propri turn-around», interviene Prinzen, «in vista di una cessione sotto forma di collocamento in borsa o a un’azienda del settore. Ci si potrebbe chiedere come mai l’azienda che acquista dal private equity non abbia avviato prima il processo di acquisto. La ragione risiede nel fatto che questi turn-around possono comportare licenziamenti, chiusura di sedi e impianti, nuovi accordi con fornitori, distributori e clienti… tutte operazioni che comportano un rischio e una potenziale perdita reputazionale. E poi la transazione potrebbe anche fallire. Non è detto che un’azienda sia disposta a correre questi rischi. E, anche in questo caso, tali attività probabilmente distrarrebbero il management dalla gestione del business principale. Quindi anche se ad un costo maggiore, l’azienda preferisce acquistare l’impresa dal fondo di private equity ‘dopo la cura’». Va infine accennato il caso frequente in cui il fondo di private equity combina diversi business, creando un’azienda praticamente ex novo. Insomma, il manager di private equity di oggi non assomiglia più all’Edward Lewis, il corporate raider interpretato da Richard Gere in ‘Pretty Woman’. Non acquista le aziende per spezzettarle, svuotarle e rivendere magari i terreni su cui sorgevano gli stabilimenti. Oggi è un imprenditore che affianca la sua competenza e i suoi contatti alle capacità imprenditoriali dell’azienda nella quale è entrato per renderla più grande. Del resto non è questo anche l’happy ending di ‘Pretty Woman’? J
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La crisi come opportunità? Disse Albert Einstein: “È nella crisi che sorgono l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere ‘superato’. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento”.
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na cosa è certa… il 2015 è iniziato con il botto! A cambiare la situazione economica attuale e le previsioni per la crescita futura in Svizzera è stata una sola e semplice decisione presa dalla Banca nazionale svizzera (BNS): eliminare il tasso minimo di cambio tra franco svizzero ed euro. Una sola frase è bastata a farci capire che la presunta ripresa globale e, soprattutto, nazionale è ancora troppo fragile e provocata da agenti eccezionali in atto, quali gli interventi massicci delle banche centrali di tutto il mondo. Non voglio soffermarmi su questo evento in particolare sul quale si è parlato forse anche troppo. Non ci è ancora dato sapere quale effetto questa decisione avrà sulla nostra economia e quali le ripercussioni sul mercato del lavoro. Di sicuro questa è l’ennesima prova che il mondo è cambiato e che stiamo andando incontro a un periodo di forti cambiamenti degli equilibri economico-sociali che portano con sé una forte incertezza globale con un conseguente annullamento delle false sicurezze di una crescita continua. Il futuro è più che mai tutto da scrivere. Torniamo alla situazione svizzera. Per molti la decisione della BNS è da leggere come un grosso rischio per l’economia e per gli scambi con il nostro maggiore partner commerciale. Io voglio andare controcorrente e, da buon imprenditore, cercare sempre il lato positivo. Nel breve periodo sono convinto anche io che, se la situazione rimarrà invariata, non avremo tempi facili e tutti i settori, direttamente o indirettamente, saranno messi sotto pressione. Nel medio termine, pensandoci bene, questo fenomeno potrebbe risultare più come una grande opportunità da sfruttare per rafforzare ancora di più la nostra posizione di nazione innovatrice e pro-
duttrice di prodotti e servizi ad alto valore aggiunto. Mai come oggi l’occasione di cambiare e di rinnovare il nostro tessuto aziendale è stata così vicina. Nella sua storia, in effetti, la Svizzera è uscita da tutte le crisi a testa alta e ha saputo reinventarsi molto velocemente, mantenendo la sua leadership a livello globale. Se pensiamo che una nazione di soli 8 milioni di abitanti sia considerata una delle nazioni più competitiva al mondo, c’è da andarne fieri. A livello di Istituzioni la situazione at-
Mai come oggi l’occasione di cambiare e di rinnovare il nostro tessuto aziendale è stata così vicina. Nella sua storia, la Svizzera è uscita da tutte le crisi a testa alta e ha saputo reinventarsi molto velocemente tuale può avere un effetto positivo, obbligando ad accelerare il processo già in atto di riforme fiscali e organizzative necessarie a rendere più attrattiva e competitiva la piazza svizzera alle aziende con un alto valore aggiunto. In effetti, il costo legato alla costituzione aziendale è ancora troppo alto e in molti casi previene l’insediamento di nuove aziende. In altri paesi è possibile costituire un’azienda in poche ore e con un capitale sociale minimo. Cosa che è perfettamente in linea con il taglio di aziende innovative del giorno d’oggi. In effetti moltissime aziende innovative non hanno grossi attivi a bilancio, ma sono costituite da strutture molto leggere fatte di persone
Andrea Realini, titolare della V3 di Bedano
coinvolte con il progetto. Inoltre è raro che un’azienda nelle sue prime fasi di vita possa accedere ad un prestito o una linea di credito. Questo perché il capitale a rischio non proviene dal settore creditizio classico, ma da altre fonti capaci di comprendere i possibili risvolti positivi come quelli negativi di un’iniziativa di “start up”. In questo caso, la garanzia del capitale sociale, come pure la burocrazia legata alla costituzione aziendale sono legate all’impresa classica e difficilmente si allineano con le esigenze attuali. Come dire che il mercato è cambiato e richiede un “prodotto” diverso. Oltre al cambiamento strutturale, una situazione economica sfavorevole può avere anche un beneficio a livello di attrattività da parte dell’imprenditoria per i giovani talenti. In effetti, se il mercato del lavoro non offre maggiori garanzie di stabilità dell’imprenditoria, tanto vale buttarsi e provare a realizzare il sogno nel cassetto. Per questo motivo i tempi difficili possono portare ad un’accelerazione del numero di potenziali giovani imprenditori. Di questi sicuramente solo pochi riusciranno a creare una struttura robusta, ma sicuramente creeranno dei posti di lavoro e andranno ad assumere altre persone, magari proprio altri giovani imprenditori che non ce l’avranno fatta a sfondare. La cultura imprenditoriale crea quindi un circolo virtuoso di talenti che creano e occupano posti di lavoro, proprio come è successo negli ultimi anni in Silicon Valley. Quindi, anche se a prima vista questo cambiamento può sembrare un segnale negativo per il futuro, sono personalmente convinto che questa sia un’opportunità. TM Marzo 2015 · 41
economia / start up e innovazione / tecnologie
Dai dati alle informazioni Strumenti di analisi dei dati permettono ai dettaglianti di creare in tempo reale offerte e di modificare le vetrine dei propri siti in modo da adattarsi alle esigenze di ogni singolo visitatore.
N
el commercio tradizionale il bravo negoziante cerca di raccogliere mentalmente tutte le informazioni di cui dispone su ogni cliente che si reca in negozio: quel che si ricorda dei suoi precedenti acquisti o quel che riesce a intuire dalle sue apparenze o dal modo in cui si muove in negozio. Su questa base lo guida nel punto vendita proponendogli i beni che hanno maggiore probabilità di interessarlo e scegliendo delle motivazioni di acquisto individualizzate. Con la grande distribuzione organizzata questo capitale di informazioni e di savoir faire si è offuscato. Ma negli ultimi 15 anni l’avvento delle carte fedeltà, che permettono, almeno in teoria, di legare a ogni cliente la storia dei suoi acquisti, e poi di internet, che è in grado di seguire non solo gli acquisti effettuati ma tutte le richieste di informazione di un cliente e tutte le pagine da lui aperte su un sito, si apre l’opportunità di ricreare su basi assai ampia il know how del bravo negoziante di una volta. Questa opportunità ha un nome roboante: ‘Big Data’. Con questo termine si intende la disponibilità almeno teorica di una enorme quantità di dati generati dagli acquisti e dalle navigazioni di milioni di clienti. La forte riduzione nei costi di immagazzinamento di questi dati ha aperto un mercato di software per la loro elaborazione non solo a livello aziendale (‘cruscotti aziendali’ e misurazioni di performance) ma proprio a livello di cliente. «L’obiettivo», spiega Frost & Sullivan, la multinazionale americana specializzata nell’analisi delle tecnologie emergenti, «è capire e soddisfare le esigenze specifiche dei clienti. Gli strumenti di analisi per i big data, grazie alla loro capacità di analizzare grandi volumi di dati strutturati e non, provenienti da diverse fonti, offrono indicazioni preziose sul comportamento 42 · TM Marzo 2015
dei clienti; questi strumenti si stanno dimostrando estremamente importanti per le aziende retail». «L’analisi dei dati in ambito retail comporta lo studio del comportamento dei clienti attraverso la raccolta di dati quando effettuano acquisti online sul proprio computer o dispositivo mobile, o quando entrano in un negozio», spiega Martin Hoff ter Heide, consulente di Frost & Sullivan, « L’invio di offerte o messaggi di marketing personalizzati sulla base dei comportamenti del cliente, sebbene utile, può creare disagio». Al momento, soprattutto nell’Europa del Sud, un po’ in ritardo su questo fronte
Gli strumenti d’analisi dei big data, grazie alla loro capacità di analizzare grandi volumi di dati da diverse fonti, offrono indicazioni preziose sul comportamento dei clienti rispetto all’Europa del Nord e al mondo anglosassone, l’analisi dei dati avviene in ‘back end’ non in tempo reale e in base a specifiche richieste, ma una nuova analisi di Frost & Sullivan, intitolata “Big Data in Retail”, rileva che gli strumenti di analisi saranno impiegati nelle applicazioni sia front-end che back-end per la vendita al dettaglio. Lo scopo di ogni venditore al dettaglio è di integrare dati provenienti da diversi canali per fornire un’esperienza omni-channel al cliente. L’elaborazione dei dati in tempo reale e l’utilizzo di strumenti di modellazione predittiva forniscono indicazioni concrete che aiutano i venditori al dettaglio ad
acquisire nuovi clienti e a mantenere quelli esistenti. Infatti, la combinazione di strumenti per effettuare analisi descrittive, predittive e prescrittive consentirà ai venditori al dettaglio di tenere traccia della propria attività a livello macro e ad estendere le proprie prospettive a livello micro. Per far questo è necessario non solo organizzare dati provenienti da fonti diverse (es: carte fedeltà e navigazioni sul sito) ma realizzare in tempo reale una analisi predittiva. Per esempio le offerte che appaiono sulla home page di un sito web potrebbero essere diverse da persona a persona. Ma lo stesso potrebbe avvenire, sfruttando gli smartphone, nel mondo reale. Chi entra nel punto vendita potrebbe ricevere delle offerte personalizzate. Il pubblico ha invece espresso fastidio all’idea di ricevere delle offerte location based (per esempio da parte dei negozi vicini al punto in cui ci troviamo). Sappiamo che con lo smartphone è possibile sapere sempre esattamente in che punto siamo ma non abbiamo piacere di farcelo ricordare. In ogni caso c’è ancora molto da fare in termini di capacità di analisi dei big data. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano il mercato del software per Big Data Analytics in Italia è in forte espansione con un trend di crescita del +25%, anche se da un confronto dei risultati della Ricerca con i principali studi internazionali emerge che le imprese italiane non hanno ancora compreso appieno quali siano le reali opportunità offerte dai sistemi di Big Data Analytics e Business Intelligence e come attrezzarsi per coglierle. Oltre a evidenziare un utilizzo ancora incentrato su dati interni aziendali, la Ricerca mostra una preferenza di adozione di sistemi di Analytics più tradizionali e una mancanza di figure e competenze specializzate nella gestione e analisi di Big Data.
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economia / start up e innovazione / concorsi
La carica delle 100 Il settimanale svizzero-tedesco Handelszeitung ha stilato una classifica delle prime 100 nuove imprese del 2014. L’Ict è il settore ricorrente, due società ticinesi in lista.
S
i chiama Top-100-Startups ed è una classifica delle 100 migliori start up della Confederazione. Giunta alla sua quarta edizione, nasce nel 2011 su iniziativa di Beat Schillig e Jordi Montserrat, due professionisti dell’IFJ di San Gallo, associazione che da anni sostiene le nuove imprese attraverso alcune attività di formazione all’imprenditoria e a progetti di fundraising. Come viene generata la graduatoria? Una platea di cento esperti, composta da business angels, venture capitalist e altri investitori specializzati in nuove forme di business, è invitata a selezionare e dare un punteggio alle dieci start up svizzere più innovative o con il più elevato potenziale di mercato. L’agenzia di stampa Niedermann di Lucerna si occupa della stesura e della pubblicazione della classifica. Importanti fondazioni e organizzazioni di settore, tra cui la Gebert Rüf Stiftung, la Switzerland Global Enterprise e la Swiss Private Equity & Corporate Finance Association (Seca), sono sponsor e promotori del progetto, mentre media partner è Handelszeitung. La Top-100-Startups non è una valutazione assoluta e definitiva, risente pur sempre della soggettività nei giudizi, ciononostante la si potrebbe però ritenere un’istantanea del dinamismo imprenditoriale e di un ‘ecosistema start up’ più che mai florido entro i confini elvetici. Un’istantanea che può fornire tuttavia anche utili spunti e suggerimenti circa nuove realtà imprenditoriali da seguire e su cui investire il proprio patrimonio. Dietro a queste cento ‘scommesse’ in lista, del resto, spesso ritroviamo finanziatori svizzeri e stranieri che hanno già investito milioni di franchi di capitale di rischio, nella speranza che la scommessa da loro sostenuta possa trasformarsi un giorno in un business vincente. Le società che hanno conquistato questo prestigioso riconoscimento afferiscono ai rami e ai settori di attività più svariati: dall’information technology alle nanotecno-
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Le 100 migliori start up svizzere del 2014 Ranking
Start up
Sede
Settore di attività
01.
InSphero
Schlieren
Biotecnologie
02.
L.E.S.S.
Losanna
Illuminotecnica
03.
Abionic
Losanna
Biomedicale/Biotecnologie
04.
HouseTrip
Losanna
Internet e App
05.
QualySense
Dübendorf
Meccanica per l’agricoltura
06.
Bcomp
Friburgo
Tessile/Internet delle cose
07.
Climeworks
Zurigo
Energia/Internet delle cose
08.
Joiz
Zurigo
Internet e App/Energia
09.
TrekkSoft
Matten bei Interlaken
Tecnologia software
10.
Dacuda
Zurigo
Tecnologia software
11.
Glycemicon
Schwerzenbach
Farmaceutica
12.
Kandou Bus
Losanna
Elettronica
13.
Sophia Genetics
Losanna
Medicina/Genomica
14.
ProteoMediX
Schlieren
Medicina
15.
senseFly
Cheseaux sur Lausanne
Sviluppo droni
16.
Uepaa!
Zurigo
Internet e App
17.
Teralytics
Zurigo
Tecnologia software
18.
On
Zurigo
Calzaturiero
19.
Agilentia
Zurigo
Internet e App
20.
flatev
Zurigo
Macchinari per l’alimentazione
21.
AOT – Advanced Osteotomy Tools
Basilea
Chirurgia ortopedica
22.
SamanTree Tecnologies
Losanna
Medicale
23.
Recommerce
Rotkreuz
Internet e App
24.
STAFF FINDER
Zurigo
Internet e App
25.
Mila
Zurigo
Internet e App
26.
One Drop Diagnostics
Neuchâtel
Medicina
27.
Bluetector
Root
Ecologia/Internet delle cose
28.
DAHU Sports Company
Friburgo
Attrezzature sportive
29.
HYT
Bienne
Orologeria
30.
Typesafe
Losanna
Tecnologia software
31.
Codecheck
Zurigo
Internet e App
32.
Qloudlab
Losanna
Medicina
33.
Newscron
Lugano
Editoria digitale
34.
AgriCircle
Rapperswil
Agricoltura
35.
Lunaphore
Losanna
Medicina
36.
faceshift
Zurigo
Tecnologia software
37.
BugBuster
Losanna
Internet e App
38.
CALCISCO
Berna
Medicina
39.
CombaGroup
Molondin
Agricoltura
40.
attrackting
Bienne
Internet e App
41.
ActLight
Losanna
Energia/Internet delle cose
42.
MySwissChocolate
Pfäffikon
Internet e App
43.
Parku
Zurigo
Internet e App
044.
Nezasa
Zurigo
Internet e App
045.
NBE-Therapeutics
Basilea
Medicina
046.
Leman Micro Devices
Losanna
Internet e App
047.
Malcisbo
Schlieren
Biomedicale
048.
greenTEG
Zurigo
Elettronica
049.
Scandit
Zurigo
IT
050.
SwissLitho
Zurigo
Nanotecnologie
051.
ScanTrust
Losanna
Internet e App
052.
Visionarity
Basilea
Energia/Tecnologia software
053.
Selfnation
Zurigo
Abbigliamento
054.
DistalMotion
Losanna
Biomedicale
055.
SWISSto12
Losanna
Elettronica
056.
Politnetz
Zurigo
Internet e App
057.
Creoptix
Wädenswil
Biomedicale
058.
urbanpeople.com
Zurigo
Internet e App
059.
UrbanFarmers
Zurigo
Agricoltura
060.
Anokion
Ecublens
Farmaceutica
061.
CAScination
Berna
Medicina
062.
Relish Brothers
Horw
Elettronica/Musica
063.
MindMaze
Ecublens
Medicina
064.
Domo Safety
Losanna
IT
065.
rqmicro
Zurigo
Microbiologia
066.
Amphasys
Root
Elettronica
067.
Cosibon
San Gallo
Internet e App
068.
rayneer entertailorment
Zurigo
Internet e App
069.
Aeon Scientific
Zurigo
Medicina
070.
Swisstom
Landquart
Medicina
071.
Imina Technologies
Losanna
Robotica
072.
Fastree3D
Losanna
Tecnologia software
073.
everyglobe
Zurigo
Internet e App
074.
PIQUR Therapeutics
Basilea
Farmaceutica/Biomedicale
075.
Apidel
Ginevra
Farmaceutica
076.
Qvanteq
Zurigo
Medicina
077.
Bluebox Shop
Zurigo
Internet e App
078.
imperix
Sion
Elettronica
079.
Faveeo
Ginevra
IT
080.
BioKaizen
Monthey
Medicina
081.
CashSentinel
Yverdon-les-Bains
Internet e App
082.
helmedica
Winterthur
IT
083.
Pix4D
Losanna
IT/Tecnologia software
084.
Sanovation
Glattbrugg
Internet e App
085.
3BaysOver
Losanna
Internet e App
086.
Numab
Wädenswil
Medicina
087.
Andrew Alliance
Ginevra
Robotica
088.
Winterthur Instruments
Winterthur
Elettronica
089.
Thelkin
Winterthur
Meccanica
090.
Starmind International
Zurigo
Tecnologia software
091.
Compliant Concept
Fehraltorf
IT/Medicina
092.
Geosatis
Le Noirmont
Elettronica
093.
SmartCardia
Losanna
IT/Medicina
094.
OsmoBlue
Losanna
Energia
095.
Koring
Basilea
Medicina
096.
ObsEva
Ginevra
Farmaceutica
097.
Swiss Space Systems
Payerne
Aerospaziale
098.
Amal Therapeutics
Ginevra
Farmaceutica
099.
SwissLeg
Lugano
Biomedicale
100.
Pharmalp
Conthey
Farmaceutica
Pascal Ilhe, caporedattore dell’Handelszeitung.
logie, dall’editoria all’immobiliare. Tutte hanno in comune la caratteristica di operare in settori altamente innovativi (o comunque di sviluppare un prodotto o servizio innovativo), nonché di essere state costituite dopo il 2009. Varietà anche nella provenienza geografica delle cento: Losanna e Zurigo risultano essere le città più attive e performanti ad esempio, mentre nello specifico il Ticino è rappresentato grazie a due realtà dell’editoria digitale e del medicale, Newscron e Swissleg, rispettivamente al trentatreesimo e novantanovesimo posto. Dando uno sguardo alle attività caratteristiche delle singole imprese premiate, due tra le prime tre posizioni sono occupate da società attive nel biotech e nel biomedicale. InSphero, che si è aggiudicata il primo gradino del podio, è un team di tre scienziati che ha realizzato un dispositivo per ricreare in vitro micro-modelli tridimensionali degli organi umani, modelli che saranno poi utili alle successive sperimentazioni mediche e farmacologiche; Abionic di Losanna, terza classificata, è una spin off dell’EPFL (politecnico federale) e sviluppa strumenti digitali di diagnostica per l’analisi rapida dei test allergologici. In mezzo alle due vi è invece L.E.S.S (acronimo di Light efficient systems), che propone sistemi innovativi d’illuminazione, efficienti ed alternativi alla tecnologia LED, composti di fibre nanostrutturate di dimensioni infinitesimali in grado di generare una qualità di luce superiore a qualunque standard attuale. TM Marzo 2015 · 45
A sinistra, una schermata della piattaforma di news aggregating sviluppata da Newscron.
Appena sotto il podio troviamo un’altra start up di Losanna, Housetrip, che ha lanciato una piattaforma online per l’affitto di case vacanze; Housetrip ha già vinto la precedente edizione della Top-100-Startups. Qualysense, quinta, ha realizzato un robot il cui automatismo è in grado di riconoscere e suddividere differenti tipologie di cereali, legumi e semi. All’interno della top ten merita una menzione, poi, anche il caso di una società di Zurigo (Climaworks, settima in graduatoria), la cui innovazione fa perno su una tematica oggi più che mai attuale: il rispetto dell’ambiente e l’ecosostenibilità. Climaworks sta infatti sviluppando un sistema che converte i gas di scarico delle automobili (CO2- biossido di carbonio) in carburante liquido da poter riutilizzare in seguito. Dacuda, posizionatasi decima, ha realizzato PocketScan, un piccolo scanner portatile senza fili che sfrutta la tecnologia Slam-Scan (brevetto della stessa Dacuda). La particolarità che trapela da questa competizione è che le società attive in questo campo non vengono più fondate soltanto da giovani studenti neolaureati, bensì anche da manager esperti o uomini d’affari. I settori rappresentati sono molteplici, anche se la più grande concentrazione di start up è riscontrabile nell’ambito internet e mobile, i cui numeri (23 società complessive) non sono mai stati così elevati: AgriCircle, attrackting, everyglobe e Mila sono solo alcune delle realtà con un business ‘web-based’. La tecnologia medicale, il biotech e lo sviluppo software sono gli altri settori in cui vi è grande fermento attualmente (quasi il 50% delle premiate 46 · TM Marzo 2015
opera in questi rami). L’immagine di un paese che prospera e cresce grazie alle banche, al terziario avanzato e al trading è ormai superata e quanto mai riduttiva: «la Svizzera è molto più di una robusta piazza finanziaria» ricorda Pascal Ilhe, caporedattore dell’Handelszeitung «presenta le condizioni ideali per un’energica e dinamica cultura dell’imprenditorialità». Tra le prime 50 in elenco, l’unica società ticinese presente è Newscron, start up di Lugano nata nel 2012 e che ha lanciato sul mercato un’applicazione digitale per l’aggregazione di notizie: con questa app, l’utente ha la possibilità di leggere gli articoli di quotidiani, riviste e portali provenienti da tutto il mondo; inoltre, l’algoritmo di Newscron è in grado di ‘filtrare’ le notizie in base agli interessi del lettore. L’idea, nata ormai quasi tre anni fa come esperimento di ricerca di un team di universitari del politecnico di Zurigo per analizzare l’influenza della quantità delle informazioni sul comportamento degli utenti, si è nel frattempo trasformata in un business redditizio, dai risultati tangibili. È stata scaricata infatti più di 350mila volte ed è utilizzata mensilmente da circa 70mila utenti. «Durante quest’ultimo anno abbiamo raggiunto obiettivi importanti» dichiara il co-fondatore e Chief Technical Officer Elia Palme «abbiamo infatti completato un primo round di finanziamento, da oltre un milione di franchi (e un secondo round partirà in primavera), e siamo già al lavoro per il completamento di un secondo progetto, lo sviluppo di un prodotto per la news creation più complesso e rivolto ad una clientela più esperta (Niuws)».
Grazie alla liquidità e al concept innovativo del suo business, la società si è allargata rapidamente, differenziando, creando nuovi prodotti ed allargando il proprio team di collaboratori: ora ha due sedi, una a Lugano (per lo sviluppo del software) e l’altra a Zurigo (dove si seguono le attività di marketing e comunicazione). Anche a livello di management vi sono stati dei cambiamenti. Di recente è infatti subentrato un nuovo CEO, Peter Hogenkamp, una figura con grande esperienza alle spalle (ex caporeparto digital alla Neue Zürcher Zeitung). Tornando alla classifica, non v’è dubbio che il Ticino sia spesso poco rappresentato in queste competizioni di carattere nazionale. Un’evidenza che pare scontrarsi con la grande dinamicità del fenomeno-start up nel cantone (almeno in termini di nuove imprese registrate), due aspetti dunque in apparente antitesi tra loro. L’indiscutibile boom di nuove imprese segnalato negli ultimi due anni non deve farci però illudere, «se guardiamo a Zurigo, al suo incubatore universitario e alle società incubate, non c’è paragone, si viaggia su altri numeri rispetto a Lugano» commenta Elia Palme «e i grandi numeri fanno la differenza. In Ticino comunque siamo già stati piuttosto bravi in questi anni, magari un polo universitario congiunto USI/SUPSI più grande di quello attuale potrebbe aiutarci a crescere ulteriormente in futuro». Sempre in tema di contesti favorevoli alla crescita, per una giovane società il fatto di trovarsi immersa in un ecosistema imprenditoriale florido e dinamico rappresenta un valore aggiunto considerevole, in quanto può contribuire ad aumentare le opportunità di accesso ai network relazionali, agli strumenti e ai canali di finanziamento; il caso di Newscron conferma questa tesi: «ad avvantaggiarci credo proprio sia stato il fatto di trovarci nel pieno della scena, nel cuore pulsante del panorama start up elvetico» dichiara il co-fondatore «è fondamentale infatti all’inizio farsi conoscere il più possibile, estendere le proprie connessioni, anche attraverso fiere, concorsi e competizioni». Corrado Frey
Keep a level head
In periodi turbolenti, ai leadeerr si chiede di realizz are piani pragmaticci e fle di incertezza globale ssibili per beneficiare de le. Molti di essii sii riv lle situazioni i olgono a Deloitte. Per esseere sem mpre un passo avanti, co n eq qu uililib ibrrio io. Vis Vi ita it tec t i al sito www.deloitte .ch Š 2014 Deloitte SA. Tutti
i d iritti riservati.
economia / start up e innovazione / aziende
Innovare nelle consegne a domicilio L’esperienza di successo di una giovane start up di Lugano, che effettua un servizio di consegne di frutta presso aziende e privati, dimostra quanto sia sentita dalla popolazione l’esigenza di un’alimentazione più sana e ‘sostenibile’. A pochi mesi dall’Expo, il cibo può rappresentare un terreno fertile all’innovazione per molte società.
I
l tema del cibo sano e a chilometro zero è particolarmente sentito, gode di una grande eco su tutti i fronti e ogni giorno nascono nuove attività che focalizzano il proprio core business sull’innovazione in questi campi. Una di esse è SmilingBox, un ‘minimum-budgetproject’ come lo definisce uno dei suoi fondatori, David Nothacker. Si tratta di una giovane start up nata a Lugano l’anno scorso in seguito allo sviluppo di un’idea di tre fratelli - David, Christian e Gregor Nothacker, tre ragazzi con un background
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formativo di primo livello in campo economico e del management - che hanno messo in piedi una piattaforma online per le consegne a domicilio di frutta fresca: www.smilingbox.ch. Attraverso questo sito, dal layout intuitivo e sviluppato interamente ‘in casa’ dalla società, l’utente che desidera ricevere frutta fresca presso l’ufficio o la propria abitazione può effettuare un’ordinazione (via mail o telefonicamente) scegliendo fra differenti pacchetti di offerta: tre box rispettivamente di 4.5, 5.5 e 6.5 kg contenenti
frutta fresca di stagione e qualche frutto più ‘esotico’ (mango e leeches per esempio), un box di prova per una settimana o ancora altre soluzioni su misura, personalizzate in base alle esigenze espresse dal cliente (specialmente le ditte grosse) o in occasione di eventi speciali. Il concept del servizio è molto semplice e l’investimento che vi sta alla base limitato, come del resto anche il rischio d’impresa nel suo complesso. La mission di SmilingBox è garantire un prodotto buono e salutare, che aiuti da un lato il dipendente,
poiché il consumo di frutta migliora il benessere fisico e mentale, dall’altro l'azienda, dal momento che un atteggiamento di apertura di questo tipo può stimolare una maggiore produttività, un clima più sereno sul posto di lavoro oltre che una generale riduzione delle ore di assenza dei dipendenti a causa delle malattie. «L’intuizione ci è venuta a fine 2013», racconta David Nothacker, il quale, oltre a seguire l’attività della neonata start up, da gennaio collabora in qualità di consulente senior per una prestigiosa società di consulenza tedesca «ci siamo accorti che sul posto di lavoro troppe volte ci si nutre con alimenti ben poco salutari. In Germania abbiamo riscontrato la buona abitudine di consumare frutta, mentre in Svizzera interna abbiamo osservato un paio di realtà che già operavano sfruttando il business model che avevamo in testa. Ci siamo inspirati in parte alla loro esperienza». Quella di SmilingBox è un’attività legata al territorio, il cui target di mercato è prevalentemente locale (risiede nel luganese o in altre regioni ticinesi, salvo alcune eccezioni) e di tipo business: «ci rivolgiamo soprattutto ad aziende e uffici, rappresentano più del 60% del nostro mercato attualmente», conferma il fondatore. La clientela business è infatti meno sensibile al prezzo rispetto ad una fascia di tipo consumer; inoltre, gli orari di lavoro assicurano un presidio sicuro in fase di ricezione dell’ordine, in questo modo risulta più agevole l’operazione di consegna della merce. Anche la ‘complementarietà di preferenze’, indica Nothacker, ovvero il fatto di poter offrire 4/5 frutti diversi senza preoccuparsi troppo dei gusti dei singoli, si è rivelato un aspetto decisivo nella scelta. «Nel settore terziario sono attive in Ticino 45mila società, 20mila soltanto nel luganese» dichiara il fondatore di SmilingBox «a noi bastava raggiungerne 50 per raggiungere il punto di pareggio». Anche la clientela privata rappresenta un obiettivo per la start up luganese, e lo sarà ancor di più nei prossimi anni, non tanto per la frutta quanto per l’offerta di verdura di produzione locale, a chilometro zero. Questo sarà il grande valore aggiunto per la clientela consumer. Lo sviluppo di quest’ultimo progetto è ancora in divenire, data la sua complessità, ma comunque dimostra la volontà della società di crescere e diversificare il proprio core business. I prossimi step (per ora solo sulla carta) potrebbero essere ad esempio quelli di
fornire un servizio di consegna di fiori per eventi e ricevimenti o ancora servizi di lavanderia. SmilingBox ha da poco raggiunto il break even point, avendo coperto la totalità dei costi sostenuti, condizione di certo inusuale per una start up attiva da poco meno di un anno. Consegna mediamente 70 box alla settimana, per un totale mensile che si avvicina via via alle 300 consegne (obiettivo dichiarato nel business plan). Dopo un calo nei due mesi estivi di luglio e agosto, dal settembre dello scorso anno
In alto, i tre fondatori di SmilingBox, da sinistra, Christian, David e Gregor Nothacker. Nella foto in apertura, uno dei box di frutta proposti dalla start up.
il servizio di erogazione ha conosciuto una crescita che supera il 200%. SmilingBox ha sede a Lugano e, grazie ai primi introiti e ad importanti contratti stipulati con alcuni key accounts (grandi società e banche), ha potuto investire su una persona che a tempo pieno segue le
Le situazioni negative non ci hanno abbattuto, abbiamo cercato sempre di vedere questa avventura non come un’occasione di profitto, ma come un’esperienza formativa
Numero di SmilingBox consegnati, Aprile 2014 – Dicembre 2015*
230
Lancio
60
Aprile
80
80 45
Maggio
Giugno
270
130
Periodo estivo
75
250
Luglio
50
Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Gennaio 2014
David Nothacker
2015
*Include box da KG 4.6, KG 5.5, e KG 6.5
attività di public relations, gestione degli ordini e controllo qualità sulla frutta acquistata dai grossisti. La società si occupa al suo interno di quasi tutte le funzioni, da quelle di backoffice (contabilità e fatturazione) fino a quelle più ‘relazionali’, come il marketing e la vendita. Sia le operazioni di acquisizione della merce (frutta e cartone paraffinato per le scatole) sia quelle di distribuzione vengono invece affidate in outsourcing, a società terze e partner commerciali. «Abbiamo sempre avuto il sogno di metterci in proprio, fin da piccoli» rivela David Nothacker, «le idee erano tante, tuttavia ci siamo spesso trovati bloccati per una serie di motivi. Iniziando a lavorare in contesti e ambiti diversi e accumulando competenze, siamo riusciti a fare quel passo in più per lanciarci in un’esperienza imprenditoriale». Con convinzione e senza troppe aspet50 · TM Marzo 2015
tative, hanno iniziato così, nei primi mesi del 2014, a registrare la società e a creare un sito web, ad incontrare i distributori e i rivenditori di frutta e a promuovere il servizio sia con gli strumenti offerti dall’online che con il volantinaggio e il più classico porta a porta, presso aziende e professionisti. «Inizialmente aleggiava su di noi un velo di scetticismo circa le reali potenzialità che il Ticino avrebbe potuto offrire», confida Nothacker, «abbiamo trovato anche alcune porte chiuse, ma le situazioni negative non ci hanno abbattuto, poiché abbiamo cercato sempre di vedere quest’avventura non come un’occasione di profitto ma come un’esperienza formativa, un primo approccio per apprendere sul campo tutti quegli aspetti legati all’imprenditorialità». In effetti quella di SmilingBox è stata un’occasione, per i fratelli Nothacker, di approfondire la conoscenza degli aspetti
legali e burocratici caratteristici delle imprese, oltre ad incrementare alcune competenze chiave per quanto riguarda gli strumenti e i sistemi gestionali (come ad esempio il CRM, la contabilità e la fatturazione). Il settore in cui operano i tre presenta peraltro ancora ampi spazi di innovazione e miglioramento, ne è convinto David: «il consumo di cibo a chilometro zero è un trend in costante ascesa in tutto il mondo, un ambito che ha enormi potenzialità di sviluppo. Diventa fondamentale come proporre il cibo e come consegnarlo (specie nelle grandi città)». E in una realtà tutto sommato piccola come il Ticino? «Il cliente ticinese sono convinto che, se potesse, comprerebbe di più i prodotti agricoli locali e di qualità, spesso però non sa dove poterlo fare, a chi rivolgersi». Corrado Frey
economia / attività doganali
Alla ricerca della sicurezza Tra i compiti dell’Amministrazione federale delle dogane (AFD) assume grande importanza il contributo alla ricerca applicata, che concorre in maniera attiva all’economia e alla sicurezza del Paese. Interno dell’innovativo veicolo adibito al controllo delle merci: la diversa colorazione assunta sugli schermi dalle merci in base alla tipologia aiuta i collaboratori a interpretare le immagini.
L’
innovazione e la ricerca applicata tentano di anticipare e ideare soluzioni, come pure di realizzare sistemi e prodotti in grado di prevenire, o per lo meno contenere, gli effetti negativi di alcuni rischi. Alla base del successo elvetico vi sono indubbiamente idee, progetti, prodotti e servizi innovativi: «Non va poi dimenticata un’Amministrazione pubblica affidabile, efficiente e pragmatica, che caratterizza il nostro Paese e che si rivela elemento indispensabile per il buon funzionamento dell’economia. I quadri e i collaboratori delle Amministrazioni pubbliche, a tutti i livelli, hanno quindi il privilegio, nonché il dovere, di ottimizzare i processi, impegnandosi nel contempo per trovare soluzioni innovative per il futuro», nota Andrea Canonica, capo Affari internazionali presso l’AFD a Berna (Amministrazione federale delle dogane).
Il principale strumento dell’Unione europea per attuare una politica comunitaria in materia di scienza e innovazione è rappresentato dai programmi quadro di ricerca (PQR), che vedono ricercatori di Paesi membri elaborare proposte congiunte per partecipare ai bandi di concorso dell’Unione Europea e, quindi, avere accesso ai finanziamenti: «Anche per la Svizzera risulta di basilare importanza venire coinvolta in questi progetti, le cui modalità possono venir richieste alla SEFRI, la Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (www.sbfi.admin.ch)», spiega Andrea Canonica. Da ricordare inoltre come l’Amministrazione pubblica possa anche coinvolgere società e istituti di ricerca svizzeri attivi in diversi progetti, e questo sostenga il trasferimento di conoscenze, esperienze
e contatti che tornano utili all’economia e alla ricerca applicata nel nostro Paese. Un innovativo impiego dei raggi X. Da circa dodici anni l’Amministrazione federale delle dogane annovera, tra i propri vari presidi, delle apparecchiature che emettono radiazioni fotoniche per la scansione a raggi X di merci in transito - rispettivamente in entrata o in uscita - dai valichi doganali elvetici. Il loro impiego consente verifiche più mirate ed efficaci delle merci e una maggiore velocità nell’esecuzione dei controlli: il tutto a vantaggio di un contenimento dei costi e di un migliore utilizzo degli operatori economici impiegati presso l’Amministrazione. «Grazie a queste moderne tecnologie, affidate all’impiego di personale appositamente preparato, i veicoli in transito e le merci da loro trasportate possono essere verificate in pochi secondi, senza che i conducenti debbano aprire il veicolo o il bagagliaio o, peggio ancora, scaricare dagli autocarri tutta la merce trasportata per deporla sui piazzali doganali, permettendone un controllo puntuale», precisa Andrea Canonica. In caso di dubbio sulla natura delle merci trasportate, l’AFD si riserva comunque il diritto di procedere a verifiche accurate, procedendo a un controllo delle merci trasportate. Nell’utilizzo delle moderne apparecchiature per la scansione a raggi X, l’analisi e l’interpretazione delle immagini da parte dei collaboratori viene faciTM Marzo 2015 · 51
Andrea Canonica, capo Affari internazionali presso l’AFD a Berna. Sotto, un intervento di controllo sulle merci con l’innovativa apparecchiatura per la scansione a raggi X.
litata dalla diversa colorazione che assumono le merci sullo schermo dell’addetto ai controlli a seconda della loro tipologia, come esemplifica ancora l’esperto: «Le sostanze organiche appaiono in arancione, i metalli in blu mentre le sostanze inorganiche in verde». Per il controllo di autocarri e container vengono impiegati quattro scanner mobili (MOBS). Dal 2006 l’AFD ha inoltre a propria disposizione una dozzina di impianti mobili a raggi X (MOGRA) che sono installati a bordo di
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furgoncini e possono venir impiegati per il controllo di bagagli e oggetti: «La ‘flotta’ di apparecchiature si completa con un’altra dozzina di impianti stazionali per il controllo di bagagli e oggetti, ubicati presso gli uffici doganali e postali negli aeroporti. I risultati ottenuti con l’impiego di questo ‘parco’ di attrezzature sono davvero incoraggianti, e anche il 2014 si è concluso in maniera positiva», sottolinea il capo Affari internazionali presso l’AFD a Berna, che ricorda come tecnologie e mezzi rispettino
le norme Suva della protezione dalle radiazioni per l’uomo, gli animali e l’ambiente. L’interpretazione di informazioni e immagini richiede una buona capacità d’osservazione, nonché competenze ed esperienze logiche e d’astrazione: «È quindi importante investire risorse nella formazione continua del personale e nel transfer di competenze all’interno dei team dei nostri specialisti», asserisce l’esperto. L’esperienza maturata negli anni dall’Amministrazione federale delle dogane in campo normativo e operativo è molto richiesta anche nell’ambito internazionale; lo dimostra il fatto che l’AFD risulta spesso impegnata nel sostegno concreto dell’Organizzazione mondiale delle dogane (www.wcoomd.org) nella redazione di linee guida sul tema della scansione a raggi X: «Offriamo inoltre moduli di formazione a favore di diversi Stati tramite seminari e visite di studio», puntualizza Andrea Canonica. Un progetto di caratura europea. La dogana svizzera collabora al progetto ACXIS (Automated Comparison of Xray Images for cargo Scanning) sin dalla fine del 2013. Il programma, di durata triennale, ha come scopo il confronto automatico tra immagini di riferimento e immagini ottenute dai controlli a raggi X effettuati sulle merci, al fine di individuare eventuali irregolarità. ACXIS è finanziato dai fondi per la ricerca europei e, tra i partecipanti, figurano rinomati istituti quali il Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca (Empa), il Center for Adaptive Security Research and Applications (CASRA), la Società Fraunhofer Developement Center for X-Ray Technology, la Smiths Heimann Sas, la Cea (Commissariat à l’Energie Atomique et aux Energies Alternatives), solo per citarne alcuni. «Una ‘scansione intelligente’ automatizzata, con la relativa analisi delle immagini, rappresenterebbe un notevole valore aggiunto nei controlli. Grazie alla competenza degli operatori, degli specialisti dei controlli allo scanner di camion o dell’impianto mobile a raggi X per il controllo dei bagagli (MOGRA) con analisi delle immagini finale, la dogana sviz-
Interventi pratici dell’AFD I servizi dell’AFD si occupano della fase strategica e di negoziazione con l’Unione Europea e operano all’interno del consorzio interessato al progetto, coordinando inoltre fra loro i vari servizi specialistici all’interno della stessa Amministrazione elvetica: «Il compito più difficile consiste nel convincere gli organi della Commissione della validità del progetto e, all’interno dell’AFD, dell’utilità concreta della nostra attività», sottolinea Andrea Canonica. «A monte vi è pure un intenso lavoro amministrativo affinché vengano rispettati gli innumerevoli aspetti legati alle finanze, alla governance, e così via». Una volta ottenuti i crediti per partecipare al progetto, si crea una rete di gruppi di lavoro che si suddivide, concretamente, i compiti. L’Amministrazione federale delle dogane contribuisce concretamente con: • definizione delle esigenze degli utilizzatori finali (End-Users); • integrazione delle immagini con merci illecite e immagini di riferimento con merci e carichi leciti; • classificazione delle varie tipologie di carico, modus operandi, ricettacoli, ecc...; • coordinazione tecnica in correlazione con le procedure e le specifiche doganali; • verifica delle procedure in relazione ad altri attori e sistemi; • formazione del personale; • test pratici.
A sinistra, un primo piano del veicolo mobile equipaggiato con l’apparecchiatura per la scansione a raggi X delle merci e, sopra, lo smistamento dei veicoli destinati al controllo.
zera fornisce un importante contributo», segnala Andrea Canonica. «Al riguardo ‘mettiamo a disposizione’ oggetti e prodotti leciti ed illeciti, come armi, stupefacenti e altre sostanze illegali, che occultiamo in una sorta di nascondiglio per permetterne la successiva scansione, simulando condizioni di esercizio il più possibile reali». L’AFD dà così prova di essere agganciata alle tecnologie più innovative e, visto che ai progetti partecipano anche organizzazioni internazionali e Amministrazioni pubbliche di altri Stati, essa può misurarsi, in una sorta di benchmarking, con colleghi di altre nazioni: «Dallo scambio di queste esperienze comuni nascono anche altre forme di cooperazione e di relazioni professionali, che arricchiscono noi tutti, da un punto di vista sia professionale che umano. Pertanto, non escludiamo in futuro di partecipare a progetti di più ampio respiro per poter garantire una sempre maggiore sicurezza nell’ambito della catena logistica», conclude l’esperto. Elena Steiger TM Marzo 2015 · 53
economia / aziende
Un secolo di punta Cento anni di creatività, qualità, innovazione e produzione ‘swiss made’. Caran d’Ache è ambasciatore in tutto il mondo di una tradizione della scrittura e delle belle arti che solleticano, assecondandole, la fantasia e il genio di scrittori e artisti di tutte le età.
L’
arte del tratto. Amata, esercitata, perfezionata fin dalle origini dell’azienda ginevrina che intorno a quel tratto ha costruito un mondo affascinante. Fin dalla sua nascita, nel 1915, dalla Fabrique Genevoise des Crayon. Per darsi poi, nel 1924, il nome con cui è conosciuta: Caran d’Ache. Azienda familiare, la Maison è oggi presieduta da Carole Hubscher, rappresentante della quarta generazione, che ai valori
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della tradizione unisce quelli della modernità, con lungimiranza e meticolosa attenzione alla qualità ed al dettaglio: «Dedicarsi, giorno dopo giorno, all’arte del disegno e della scrittura, realizzare gli strumenti più sottili e creare i colori più luminosi. È la missione, da cento anni, di Caran d’Ache, diventata fonte di ispirazione e di creazione nel mondo», nota Carole Hubscher, che prosegue: «Gli strumenti di scrittura e i colori coniugano perizia ed
estetica, osano l’originalità delle materie e la perfezione delle forme per scrivere ogni nuova pagina con ricercatezza. Ciascuna delle nuove creazioni concentra l’anima, l’esigenza, la passione e il savoirfaire di una produzione che si avvale di oltre 90 mestieri e che è interamente realizzata a Ginevra, nella grande tradizione delle manifatture svizzere secondo i valori sociali ed ecologici cari alla Marca». Caran d’Ache - che deve il suo nome agli omonimi disegni firmati dal celebre caricaturista francese Emmanuel Poiré è una translitterazione del nome russo karandash, che significa matita. E non solo la matita, ma tutti gli strumenti di scrittura e delle belle arti, in tutta la varietà di campi di applicazione, sono da cento anni il cuore della produzione dell’azienda ginevrina, che occupa 280 collaboratori. Matite colorate, pastelli a cera, pezzi unici, inchiostro esclusivo... e tutti quegli strumenti destinati ad accompagnare la mano nel suo desiderio di creazione, ad assecondare il gesto nell’armonia di una traccia, l’esecuzione di uno schizzo, la sperimentazione di una tecnica o la scoperta di una sfumatura. Caran d’Ache è l’unica Manifattura al mondo che fabbrica in un solo sito una gamma completa di strumenti destinati alle belle arti e alla scrittura. Creazioni inedite in termini di materiali e di tecnologia utilizzati, che annoverano anche numerose invenzioni brevettate, come Fixpencil e Neocolor, che hanno rivoluzionato il disegno e la scrittura. Un risul-
Una collezione dedicata Della collezione ‘Anniversario’ fanno parte prodotti emblematici che rendono onore ad ognuno degli universi creativi della Maison. Accompagnata dalla storica figura ‘BonneMine’, creata negli anni Venti e reinterpretata per l’occasione, ogni creazione è valorizzata da uno scrigno che, nel materiale e nel design, trae ispirazione dalle scatole autentiche degli anni Trenta. E così sono presentate - in ordine cronologico cinque icone: Technograph, Fixpencil, Prismalo, Ecridor e 849 (foto in basso). Il primo prodotto di Caran d’Ache è stata la matita. Una per ogni mestiere e passione. Così si sono forgiati il savoir-faire e l’expertise della Maison in materia di grafite, essenza originale di Technograph. Fixpencil, elevato al rango di simbolo del design svizzero, creato nel 1929, è il primo porta-mine al mondo dotato di un meccanismo brevettato. Prismalo, la prima matita acquarellabile al mondo, sublima dal 1931 tutta la magia dell’acquarello. Ecridor, dal 1953 è icona di eleganza e nobile compagno di scrittura. La penna 849 - infine - nata l’anno del primo uomo sulla luna, ben esprime quel fermento culturale e creativo proprio degli anni Sessanta.
tato per raggiungere il quale la Manifattura fa coesistere l’expertise artigianale e i processi tecnologici, consapevole del fatto che questa sinergia è un pegno di artigianato e di qualità. Complice del quotidiano e fonte di ispirazione e di emozione, la Marca crea prodotti che hanno un’anima, prodotti senza tempo, ma che si innestano perfettamente nell’epoca in cui sono utilizzati: «questa è la vocazione di una Manifattura dedicata all’eccellenza», commenta Carole Hubscher. «Un’eccellenza che si persegue non solo nella qualità del prodotto, ma anche nel servizio e nella prossimità: elementi fondamentali dell’offerta ai clienti da parte della Maison», aggiunge Jean-François de Saussure, Ceo dell’Azienda ginevrina che ha 3 Boutique in Svizzera (due a Ginevra e una a Zurigo) ed è presente in tutto il mondo, in 90 Paesi, attraverso filiali e distributori. I prodotti sono anche disponibili online. I prodotti della Manifattura ginevrina - catalogabili nelle tre categorie colori, ufficio e scrittura - , senza ostentazione,
di una qualità rara, si tramandano di generazione in generazione e resistono al trascorrere del tempo senza patirne gli effetti. «La garanzia a vita dei suoi strumenti di scrittura ne è la più concreta espressione», sottolinea de Saussure. I colori, potenti, sostenuti, puri e luccicanti domano i pigmenti per offrire alla pagina bianca le più belle ispirazioni. La sinergia tra la materia e il gesto dell’artigiano offre l’eccezionale prisma di 300 nuance: dal porpora imperiale al blu regale, dal corallo fiammeggiante al rosso ciliegia, la sinfonia di colori fiorisce in grande varietà. E, proprio come la scrittura, gli strumenti di scrittura Caran d’Ache sono carattere, gesto ed eredità al tempo stesso. Cristallizzano un secolo di savoir-faire, rinnovati da una creatività senza fine. Le Collezioni di Alta Scrittura, vere e proprie meraviglie artigianali dalle linee ispirate, capolavori di tecnica e di precisione, osano l’originalità delle forme e dei materiali, come il legno, la ceramica, lo smalto, le pietre preziose, confermando puntual-
Sopra, Carole Hubscher, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Caran d’Ache e Jean-François de Saussure, Direttore generale dell’azienda ginevrina.
mente l’abilità degli artigiani che praticano tecniche quali guillochage o laccatura. Proprio per rendere omaggio ai mestieri d’arte e far rivivere lo splendore della lacca cinese, i creativi della Maison hanno realizzato per il 2015 la penna “Year of the Goat”, dedicata al segno zodiacale della capra, che quest’anno è il principe dell’oroscopo cinese. Gli strumenti della categoria ufficio si rifanno agli stessi parametri di quelli di ‘colori’ e ‘scrittura’: prodotti concepiti per soddisfare le esigenze imposte dal mondo del lavoro. Tra le icone della linea ufficio, Fixpencil e la Collezione 849 hanno imposto il loro stile inimitabile. Nel suo secolo di storia, Caran d’Ache non ha mai cessato di essere fedele ai suoi valori: qualità del prodotto e rispetto per TM Marzo 2015 · 55
A sinistra, la penna “Year of the Goat”, che i creativi di Caran d’Ache hanno dedicato al segno principe dell’oroscopo cinese per il 2015. In basso, inchiostri.
l’ambiente e l’essere umano. Senza per questo guardare al futuro con curiosità, attenzione e innovazione. In occasione dei suoi primi 100 anni, Caran d’Ache svela un nuovo logo, tra tradizione e modernità, che sottolinea con una nuova identità visiva l’evoluzione e il dinamismo dell’azienda. In passato i suoi tre settori di attività si sono visti attribuire diversi emblemi grafici, che hanno subito nel tempo varie evoluzioni. In realtà, dietro la varietà dei prodotti e degli usi a cui sono destinati si cela lo stesso savoir-faire ed un’essenza comune. «Introducendo quest’anno un logo unico, portatore della storia e della tradizione della Maison, Caran d’Ache ha inteso riposizionare la marca al cuore della sua identità. Il nuovo logo s’inscrive infatti nella continuità di un’espressione grafica la cui sostanza è stata deliberatamente conservata», considera Carole Hubscher. Come declinazione contemporanea della firma del caricaturista Emmanuel Poiré a cui Caran d’Ache deve il proprio nome, questo logo è un ritorno alle origini, arricchito dagli elementi più particolari delle varianti grafiche che hanno connotato le diverse fasi dell’evoluzione della marca. Così, leggerezza ed eleganza connotano il nuovo logo, che risulta più facilmente leggibile, consentendo inoltre una più immediata riconoscibilità della Maison Caran d’Ache la cui immagine ne esce rafforzata. «Un rinnovamento che rappresenta un elemento di forza nell’ambito della strategia di sviluppo della Maison, in particolare a livello internazionale», nota in conclusione Jean-François de Saussure. Altro elemento innovativo e strettamente legato alla natura stessa della Maison: una propria tipografia accompagna la nuova identità visiva di Caran d’Ache. Ispirata dal gesto della mano, trasmette l’emozione della scrittura con una personalità moderna. Quest’ultimo elemento di novità apportato all’identità della Marca rende omaggio contemporaneamente ad una tradizione svizzera all’avanguardia del grafismo e ai cento anni di ininterrotto contributo all’arte della scrittura. Simona Manzione 56 · TM Marzo 2015
economia / turismo/convegni internazionali
Con vista sul futuro L’orizzonte del settore turistico svizzero e ticinese si tinge d’incertezza. Oltre al costante aumento di nuove destinazioni a prezzi ridotti, il franco fluttuante complica ulteriormente l’offerta. Un nuovo approccio, improntato sulla personalizzazione delle proposte e sullo sfruttamento di tecnologie mobile, si spera possa far mantenere il Paese competitivo sul mercato. L’Università della Svizzera Italiana ha illustrato diversi approcci di marketing innovativi in questo senso.
L’
industria del turismo è fondamentale nell’economia elvetica: in Ticino genera fino al 12% dei posti di lavoro, secondo i dati dello studio Impatto economico del turismo in Ticino realizzato dal Dipartimento federale dell’economia e presentato in febbraio a Bellinzona. Lo studio prende come periodo di riferimento il 2012 e, tra le altre statistiche, parla di un afflusso complessivo di 21 milioni di turisti (tra pernottamenti e turismo in giornata), per una cifra d’affari - la domanda globale del turismo - pari a circa 2,7 miliardi di franchi. La presenza di due siti patrimonio Unesco (i castelli di Bellinzona e il monte San Giorgio), le bellezze paesaggistiche di un territorio che gode del clima più mite della Svizzera, insieme alla tradizione enogastronomica contribuiscono al successo del comparto, che costituisce circa il 9,6% del PIL cantonale. La qualità dell’offerta e le peculiarità
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territoriali del cantone non sono più sufficienti però, per continuare ad assicurare al settore numeri elevati anche nel prossimo futuro. Al momento, le insidie principali sono forse gli effetti di una valuta troppo forte, elemento che può rappresentare un potenziale handicap nelle previsioni ‘macro’ di lungo periodo, e un consumatore molto più critico e sensibile al prezzo, che con pochi clic è in grado di confrontare e prenotare pacchetti-vacanza in Paesi molto diversi per qualità e costi dei servizi turistici. Il turista ricerca sempre più spesso il prezzo più conveniente e le offerte e si affida in larga misura al passaparola, ai contenuti e alle esperienze condivise dagli utenti della rete, alle recensioni delle strutture pubblicate online su portali come Tripadvisor. Il web, nella sua immediatezza e con l’assenza totale d’intermediazione, unito ad un livello elevato di concorrenza globale accelera questi processi, riducendo
sensibilmente i margini di guadagno di molti operatori: hotel e strutture ricettive, agenzie viaggi, compagnie aeree. Lugano ha ospitato uno dei più prestigiosi convegni di settore: l’Enter 2015, evento annuale organizzato dall’International Federation For It and Travel Tourism (IFITT). È la seconda edizione tenutasi sulle sponde del Ceresio, dopo quella del 2010. Oltre 400 operatori turistici, manager, albergatori e consulenti sulle nuove tecnologie hanno fatto il punto sui trend di un settore che negli ultimi anni ha registrato trasformazioni radicali, sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta. «L’Usi si è sempre contraddistinta in questo campo, attraverso la ricerca e la formazione» ha introdotto la giornata del 4 febbraio, dedicata allo Swiss eTourism, il presidente accademico Piero Martinoli «ma allo stesso tempo guarda avanti, in quanto il turismo non è soltanto un’attività economica, ma un’ampia area di studio che fonde aspetti sociali e culturali con aspetti più commerciali». In questo senso, come in molti altri settori, un collegamento sinergico tra mondo accademico e aziende risulta fondamentale. A maggior ragione in un momento di cambiamento come quello attuale. La conferenza, presieduta e moderata da Lorenzo Cantoni, docente di scienze della comunicazione all’Università della Svizzera Italiana nonché presidente della IFITT, è stata incentrata sulle tematiche delle tecnologie digitali (in particolare mobile) e dei big data al servizio dell’offerta turistica, e di come questi elementi stiano rivoluzionando la mobilità, le scelte di acquisto dell’utente e in definitiva le strategie aziendali. Il professor Cantoni ha sottolineato in apertura come l’elemento vincente delle conferenze e dei tavoli di discussione organizzati ogni anno da
IFITT sia il networking che si genera, attraverso lo scambio e la condivisione di nuove idee e case history, tra i partecipanti e i professionisti del turismo 2.0. Tra i relatori dell’evento erano presenti quasi tutti gli attori principali del comparto ‘allargato’: dai rappresentanti di alcuni delle più celebri località turistiche elvetiche a quelli dei trasporti (Swiss International Air Lines e Ferrovie svizzere), dai responsabili dei reparti social e digital marketing di alcuni enti regionali fino ai rappresentanti delle infrastrutture di telecomunicazione (Swisscom). La congiuntura sfavorevole, come ripetuto più volte nel corso della conferenza, non deve spingere gli operatori del turismo elvetico a issare anzitempo bandiera bianca, tutt’altro: questa situazione può trasformarsi nella giusta occasione per innovare nel servizio e differenziare ulteriormente l’offerta. E l’innovazione oggi passa in primis per la strada del digitale, delle app mobile, delle dinamiche di conversazione social. Per sopravvivere, insomma, il turismo svizzero necessita oggi più che mai di ripensarsi e ripensare le proprie priorità, le strategie di business, partendo da una considerazione sulle potenzialità da sfruttare e sulle contromisure da mettere in campo. Ne è convinto ad esempio Christoph Brülhart, capo della divisione eMarketing e Web Promotion di myswitzerland.com (portale del turismo confederato), il quale ha esordito ribadendo il fatto che «un franco così forte di certo sposterà gli equilibri, molto cambierà nelle
strategie corporate: non sarà più sostenibile in futuro una lotta competitiva basata sui prezzi, e al contempo non si potrà nemmeno creare un’offerta turistica di ‘massa’». Brülhart auspica da parte degli operatori elvetici una maggiore diversificazione della proposta turistica, e una tattica di segmentazione ‘estrema’, tesa a soddisfare le esigenze anche della più piccola nicchia di mercato. Segmentare il pubblico e personalizzare al massimo il servizio. Ma in che modo? Ancora una volta, la risposta potrà essere trovata nelle tecnologie e applicazioni digitali. Sia per la fase
Da sinistra, Lorenzo Cantoni, docente di scienze della comunicazione all’Università della Svizzera Italiana e Piero Martinoli, presidente dell’Università della Svizzera Italiana. Il campus dell’università ha ospitato l’edizione 2015 di Enter, manifestazione annuale organizzata dall’associazione IFITT e dedicata all’eTourism.
di data mining, quindi per la ricezione in entrata di dati utili sulle abitudini e sui comportamenti di consumo del turista (una fase analitica per la costruzione di ‘pubblici’ diversi), sia per le parti più ‘operative’ legate al marketing territoriale, come la promozione e la comunicazione dell’immagine di una località. Realtà aumentata, Qr Code, video marketing, website analytics, User Generated Content: questi sono solo alcuni degli strumenti e delle tecniche a disposizione di hotel, agenti e consulenti di viaggio in grado di aumentare engagement e soddisfazione nella clientela e di cui si è parlato ampiamente nel corso della tre giorni dell’evento luganese. Victor Schlegel, responsabile della business intelligence di Swisscom, ha descritto le potenzialità della data collection sfruttando la tecnologia mobile: «le metriche web possono essere molto utili, alle società, per migliorare la customer experience dei turisti, rendendo così più confortevole il loro viaggio, gli spostamenti, la prenotaTM Marzo 2015 · 59
Frequenza degli ospiti nelle regioni turistiche del Canton Ticino, 2012 Tutti gli ospiti
Senza shopping, transito, casinò
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17% 3,6 mio
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Bellinzona e alto Ticino
Bellinzona e alto Ticino (transito)
Lago Maggiore e Valli
Lago Maggiore e Valli (casinò)
Lago di Lugano
Lago di Lugano (shopping e casinò)
Mendrisiotto
Mendrisiotto (shopping, transito e casinò)
Fonte: Statistica della ricettività turistica (HESTA), Ufficio federale di statistica, Neuchâtel. Enti Turistici.
I dati dei grafici provengono da un sondaggio effettuato nel 2012 presso i proprietari di residenze di vacanza. Rütter Soceco, tiresia e Lineasoft ne hanno curato l’esecuzione.
zione di un ristorante o di un parcheggio». In questo senso, Swisscom propone una piattaforma dedicata agli operatori turistici, capace di raccogliere (in forma aggregata) i dati sui comportamenti dei viaggiatori direttamente dai loro dispositivi mobili, con una certa frequenza ma senza infrangere in alcun modo il diritto alla privacy. Un algoritmo complesso poi li rielabora e li filtra in base a categorie, restituendo informazioni preziose per le strutture ricettive e gli altri operatori del comparto circa gli spostamenti e le prenotazioni effettuate dagli utenti in una determinata località. La Svizzera è già all’avanguardia anche nella proposizione dell’offerta. L’esperienza di successo registrata in questi anni da Svizzera Turismo, soprattutto attraverso la sua presenza online con myswitzerland.com, testimonia che il ‘sistema turistico’ del paese sta cavalcando il processo di digitalizzazione del servizio. La piattaforma ha fatto da apripista a tutte le singole iniziative cantonali e regionali 60 · TM Marzo 2015
e i suoi numeri ne sono la dimostrazione: 27 milioni di visitatori nel corso dell’ultimo anno, 18 app diverse scaricate ben 2,2 milioni di volte dagli utenti, decine di micro-siti personalizzati e interattivi, migliaia di partecipazioni ai contest fotografici indetti dal portale e con grande effetto virale sui social collegati a Myswitzerland. Anche gli enti e le rappresentanze territoriali hanno saputo cogliere al volo la nuova sfida (alla giornata del 4 febbraio erano presenti ad esempio delegati di Zurigo, Zermatt, Friburgo e Ticino Turismo), predisponendo una strategia di marketing online integrata con quella offline. E oggi una strategia online non può proprio prescindere dalla costruzione di una community sui social network, né dall’utilizzo di un metamotore di ricerca interno al portale per le prenotazioni dirette delle strutture ricettive e dei ristoranti (destination meta-search), considerata una priorità ad esempio da Pascal Gebert, online marketing and sales manager di Zermatt Tourism, secondo il quale «è fondamentale dar la possibilità all’utente di effettuare una prenotazione in una delle strutture presenti nel territorio direttamente dal sito, senza che questi si colleghi per forza alle online travel agency più note (booking.com, hotelfinder.com ecc)»; o
ancora da un design del sito ‘responsive’, che nelle dimensioni si adatti a qualsivoglia dispositivo mobile. La maggior parte del traffico e delle prenotazioni, del resto, ormai proviene da smartphone e tablet: «il 42% degli utenti che accede al nostro sito prenota da mobile» precisa Marc Bertschinger, responsabile marketing di Zürich.com. Altro aspetto cruciale nelle nuove forme di turismo è l’ascolto dell’utentefan, che diventa elemento centrale dell’offerta, su cui impostare una tattica di business efficace. L’ascolto del turista avviene prima, durante e dopo l’esperienza di viaggio. Si traduce in pratica nell’incentivare gli utenti a realizzare e ad inviare i cosiddetti user generated contents (contenuti generati dagli utenti): foto di viaggi, video, racconti, commenti su un particolare topic. Molte società si avvalgono in lungo e in largo di questo tipo di contenuti, talvolta anzi ingaggiano direttamente blogger e scrittori web affinché questi ultimi condividano la propria vacanza trascorsa in un data località di soggiorno o presso una certa struttura. L’effetto passaparola che si genera attraverso gli UGC, sul web, è più forte di quello generato dai contenuti ‘istituzionali’ creati dall’organizzazione o dall’azienda; è indubbio infatti che l’utente si riconosca maggiormente nell’esperienza vissuta in prima persona da un altro turista, ne percepisca l’entusiasmo e si lasci in questo modo ispirare più facilmente. I resoconti di viaggio e i giudizi sulle strutture hanno oggi un grande peso nella scelta di una destinazione, sia per la clientela ‘business’ che per quella ‘consumer’ dei viaggi di svago e di piacere: le recensioni pubblicate su portali quali Tripadvisor, Trivago, Booking ma anche Facebook influenzano direttamente l’immaginario dell’utente, i suoi desideri, le sue aspettative, quindi in definitiva le sue decisioni future. Le società che operano nel turismo non devono però essere frenate dai lati oscuri di questi strumenti, che pure esistono (si pensi ai casi di recensioni fasulle su Tripadvisor), ma devono piuttosto considerare gli innumerevoli ritorni positivi che si generano da un investimento in questa direzione. Non a caso sono già parecchie - e il convegno lo ha testimoniato le realtà del settore che si espongono invitando l’utente a pubblicare un parere, un commento sul servizio offerto. Corrado Frey
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economia / Expo 2015
Sulla via di Expo Nel pieno rispetto delle tempistiche procedono, presso il polo fieristico milanese di Rho, i lavori di costruzione del Padiglione svizzero.
A
lle porte di Milano, stanno procedendo a ritmo serrato i lavori per accogliere, dal 1° maggio al 31 ottobre, l’esposizione universale Expo 2015, dedicata al tema ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita’. Ben 145 i Paesi partecipanti, cui si aggiungono tre organizzazioni internazionali, tredici organizza-
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zioni della società civile e una trentina di sponsor. Sul sito espositivo di Expo, che si svilupperà su una superficie di un milione di metri quadrati, sono attesi oltre 20 milioni di visitatori: «Il 75% provenienti dall’Italia e il 25% dall’estero, di cui il 40% dalla Svizzera», spiega Andrea Arcidiacono, responsabile del programma
Expo 2015 per la Confederazione a Presenza Svizzera, l’ente che in seno al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) promuove l’immagine della Confederazione all’estero. «Dopo essere stato il primo Paese ad aderire e a firmare il contratto di partecipazione nel 2011, la Svizzera è stata anche la prima nazione a presentare ufficialmente il proprio progetto per l’edificazione del Padiglione svizzero nell’ambito di Expo 2015». Il finanziamento. Già nel 2012 le Camere federali avevano approvato la partecipazione della Svizzera a Expo 2015 e il relativo credito di 23,1 milioni di franchi, di cui 8 milioni finanziati tramite sponsorizzazioni: «Il bilancio ‘sponsoring’ è positivo, con un apporto complessivo di 8,5 milioni di franchi: 6 milioni di liquidità e 2,5 sotto forma di prodotti e conferenze. A questo finanziamento si aggiunge il contributo del settore agricolo svizzero, pari a 2 milioni di franchi, destinato alla promozione dei prodotti alimentari elvetici all’interno del Padiglione svizzero», puntualizza Andrea Arcidiacono. Tra gli sponsor principali figurano i quattro Cantoni partner del San Gottardo - Grigioni, Ticino, Uri e Vallese -, le Città di Basilea, Zurigo, Ginevra e, tra le aziende, Nestlé, Vacheron Constantin, le Saline svizzere, Clariant, Geberit, Glas Troesch e altri importanti fornitori. Il Padiglione svizzero. Il progetto, denominato ‘Confooderatio Helvetica’ e affidato allo studio Netwerch di Brugg, è stato selezionato nel 2012 da una giuria di esperti fra un novero di 103 proposte pervenute nell’ambito del concorso internazionale promosso da Presenza Svizzera: «Il team di giovani architetti di Brugg ha saputo convincere la giuria con un messaggio chiaro, capace di stimolare la riflessione sulla responsabilità personale, sull’equa ripartizione dei beni alimentari e sulla sostenibilità», sintetizza il responsabile del programma Expo 2015 a Presenza Svizzera. Il 29 gennaio 2015 la Svizzera
ha festeggiato l’arrivo ‘a tetto’ dei lavori di costruzione della struttura del Padiglione svizzero. Presenti un centinaio di persone in rappresentanza dei numerosi partner, della società Expo e del Comune di Milano. «Basandosi sulla tradizione dei Paesi nordici, per festeggiare l’evento i nostri operai hanno posato un abete sul tetto di una delle quattro torri del Padiglione svizzero», ricorda Martin Schläpfer, capo progetto dell’impresa generale Nüssli, impresa edìle incaricata della costruzione del Padiglione svizzero a Expo. Per quanto riguarda la struttura interna del Padiglione, l’allestimento delle varie esposizioni e degli spazi interni è stata completata a febbraio, mentre tra marzo e aprile è prevista la consegna e la fase di test dell’intera struttura, che potrà così aprire le porte il primo maggio 2015. Il Padiglione svizzero, che occuperà una superficie totale di 4.432 metri quadrati, presenterà una grande piattaforma - che da sola occuperà una superficie di circa 740 metri quadrati - aperta con quattro torri contenenti prodotti alimentari. «Le quattro torri, che in totale occuperanno una superficie di 300 metri quadrati, saranno ben visibili anche da lontano, dal momento che l’altezza di ognuna sarà di 15 metri», illustra Andrea Arcidiacono, «i visitatori vi potranno accedere tramite ascensori e, una volta arrivati in cima, potranno attingere al contenuto delle stesse: acqua, sale, caffé e mele sotto forma di rondelle». Punto forte d’attrazione del Padiglione svizzero sarà la Casa Svizzera, che su una superficie di circa 700 metri quadrati darà visibilità ai Cantoni partner del San Gottardo e che sarà focalizzata sull’acqua. Saranno inoltre allestiti uno spazio espositivo di Nestlé, uno dei principali sponsor, un ristorante e un take-away. All’interno del Padiglione si troverà inoltre uno stand informativo sull’agricoltura svizzera, un auditorium e un salone destinato ai ricevimenti. Le esposizioni delle città saranno situate al pianterreno delle torri. Lo spazio espositivo elvetico ospiterà inoltre un ‘chiosco’ - ossia uno spazio vendita situato all’inizio della rampa di accesso al Padiglione -, un palco - situato fra le torri e la Casa Svizzera -, un’installazione dedicata ad AlpTransit e una dedicata a Svizzera Turismo. Un ricco programma di eventi e di manifestazioni culturali, che sarà messo a punto grazie all’apporto delle città partner, animerà il Padiglione svizzero
durante i 184 giorni di Expo 2015. Il Padiglione svizzero permetterà di presentare al grande pubblico le sfide legate allo sviluppo sostenibile e al consumo responsabile, proponendosi quale piattaforma di dialogo e dibattito per promuovere un confronto sulle principali sfide globali in linea con l’obiettivo generale di Expo 2015, che vorrà fornire risposte attuabili all’importante quesito: “In che modo è possibile garantire un’alimentazione sufficiente, sicura e sana per la popolazione mondiale?”. Un viaggio nelle torri. Le quattro torri saranno un invito a scoprire il nostro Paese, con la diversità dei suoi prodotti e i valori che lo contraddistinguono: «Proporremo ai visitatori una sorta di viaggio ‘ludico’ alla scoperta degli alimenti contenuti nelle torri, che si riveli spunto per una riflessione sulla disponibilità delle risorse alimentari nel mondo e sullo sviluppo sostenibile lungo tutta la filiera alimentare. I visitatori potranno servirsi dei prodotti contenuti nelle torri per portarseli a casa o per consumarli sul posto, ma sarà il comportamento di consumo e la responsabilità personale di ognuno a stabilire quanto resterà per i visitatori successivi e per quanto tempo», spiega il responsabile di Presenza Svizzera. La scelta dei prodotti alimentari da inserire nelle torri - il caffè, l’acqua, il sale e
In apertura, un’immagine del Padiglione svizzero, la cui costruzione sta procedendo a ritmo serrato. Sopra, da sinistra, Andrea Arcidiacono, responsabile del programma Expo 2015 a Presenza Svizzera, e Martin Schläpfer, capo progetto dell’impresa generale Nüssli, sul cantiere del Padiglione svizzero che sta sorgendo nel quartiere espositivo di Rho, alle porte di Milano.
le mele - è stata fatta in base a questo obiettivo e a diversi criteri concreti, come la conservazione, la sostenibilità, le condizioni climatiche, la disponibilità e il legame con il settore agroalimentare svizzero. I quattro prodotti selezionati rappresentano infatti una Svizzera sostenibile, responsabile, innovativa e fedele alle proprie tradizioni: «Il caffè - proveniente dall’industria agroalimentare svizzera - testimonia molto bene la capacità d’innovazione e l’impegno del settore pubblico e privato volto a garantire la sostenibilità lungo tutta la filiera produttiva, dalla pianta alla tazzina», fa notare Andrea Arcidiacono. Del resto, il caffè è oggi il principale prodotto alimentare all’interno del paniere elvetico dedicato all’export, superando addirittura il cioccolato e i prodotti caseari: « Nestlé, uno dei principali sponsor, metterà a disposizione degli ospiti 2,5 milioni di bustine TM Marzo 2015 · 63
I numeri dell’evento Descrizione
Cifre
Credito di partecipazione della Confederazione Svizzera per il Padiglione svizzero
23,1 milioni di franchi
Obiettivo sponsoring della Confederazione Svizzera
8 milioni di franchi
Numero atteso di visitatori
20 milioni
Numero di visitatori attesi al Padiglione svizzero
2 milioni
Numero di visitatori attesi al Padiglione svizzero al giorno
16mila
Numero di visitatori al Padiglione svizzero all’ora
1.000
Numero di visitatori alle torri del Padiglione svizzero al giorno
9mila
Superficie del Padiglione svizzero
4.432 m²
Ripartizione degli spazi del Padiglione svizzero
1.732 m² edificati 2.700 m² di libero accesso
Spazi costruiti Piattaforma
742 m²
Casa Svizzera: esposizione Cantoni, esposizione Nestlé, ristorante, auditorium, ‘Vip-lounge’ 690 m² Torri
300 m²
I partecipanti Numero di partecipanti a Expo 2015
145 Paesi, 3 organizzazioni internazionali
Un Padiglione tutto da degustare Expo sarà un’opportunità unica per presentare le eccellenze agroalimentari svizzere a un pubblico internazionale. Il ristorante del Padiglione svizzero - gestito da Palexpo Ginevra in collaborazione con Agro Marketing Svizzera (AMS) - darà ai visitatori l’opportunità di scoprire i prodotti alimentari elvetici attraverso un’offerta gastronomica di qualità a prezzi concorrenziali. In aggiunta, il Padiglione svizzero offrirà anche una selezione esclusiva di pregiati vini svizzeri. Da segnalare come la Giuria Nazionale del “Concorso Italia-Svizzera verso l’Expo 2015”, composta da esperti appositamente selezionati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dall’Ambasciata di Svizzera in Italia, abbia nominato i sei vincitori (tre svizzeri e tre italiani) che si sono aggiudicati il premio speciale al ‘concept’ di miglior App, che consiste nel reale sviluppo dell’App da parte di un programmatore.
In basso, foto di gruppo del team di Presenza Svizzera che gestisce il Padiglione svizzero, la cui struttura è giunta ‘a tetto’ il 29 gennaio 2015.
di caffè liofilizzato all’interno di una delle quattro torri», specifica il responsabile di Presenza Svizzera. L’acqua sarà il secondo degli elementi protagonisti all’interno del Padiglione svizzero, e costituirà anche il tema conduttore dell’esposizione della Città di Zurigo: «Pure i quattro Cantoni del Gottardo si presenteranno con un’esposizione legata a questo importante elemento», segnala Andrea Arcidiacono. Qualche dato è sufficiente a connotare l’importanza dell’acqua e del suo approvvigionamento, «basti pensare che 783 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile e 2,5 miliardi di persone non hanno accesso ai servizi igienici», ricorda Andrea Arcidiacono. Il sale - che la Confederazione da sempre ricava dal sottosuolo, e dunque dalle miniere di salgemma - sarà l’elemento contenuto nella terza torre: «Elemento essenziale nell’ambito della nutrizione e utilizzato fin dai tempi più antichi per la conservazione dei cibi, oggi è oggetto di iniziative volte a ridurne il consumo a vantaggio della salute», spiega il responsabile del programma Expo 2015 a Presenza Svizzera, ricordando come ben 2 milioni di piccole dosi di sale racchiuse in bustine saranno alloggiate nella rispettiva torre. Infine le mele, sotto forma di rondelle, essiccate, disidratate e provenienti da mele svizzere di diverse qualità, saranno le protagoniste della quarta torre: «Le mele sono state scelte per rappresentare la biodiversità, la capacità di diversificazione e il ruolo fondamentale dell’agricoltura nella tutela del paesaggio, elemento essenziale per una dieta sana e naturale», segnala il nostro interlocutore, «in totale, 50 tonnellate di mele sono state essiccate, disidratate e inserite all’interno di 420mila sacchettini», segnala Arcidiacono. Quando l’esposizione universale chiuderà i battenti, «le torri saranno riutilizzate nelle città svizzere come serre urbane», conclude Martin Schläpfer, ricordando come gli organizzatori prevedano di poter recuperare il 75% del materiale utilizzato nel Padiglione svizzero e nelle sue infrastrutture una volta terminato l’evento. Elena Steiger
64 · TM Marzo 2015
Extraordinary estate, voluntary public auction on May 8th 2015
Fontana Sotheby’s International Realty Mr. Bendicht Tschannen Mob. +41 79 173 61 18 bendicht.tschannen@fsir.ch www.fsir.ch
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economia / assicurazioni
A gonfie vele, ma... Il 2014 è stato un anno positivo per gli assicuratori svizzeri. Ciononostante vi sono alcuni aspetti che in prospettiva preoccupano i vertici del settore.
R
isultati finanziari solidi, un costante aumento dei premi e progressi nell’efficienza economica hanno consentito al settore assicurativo svizzero di registrare uno sviluppo positivo nel 2014. «Con un valore aggiunto pari a 20 miliardi di franchi, ossia una quota di circa il 4% dell’intera economia, con circa 50 mila dipendenti e 2 mila giovani in formazione, gli assicuratori privati svizzeri ricoprono un ruolo di rilievo nell’economia elvetica», sottolinea Urs Berger, presidente dell’Associazione svizzera d’assicurazioni (ASA). Secondo stime dell’ASA, nel 2014 l’intero settore dell’assicurazione sulla vita ha fatto registrare un incremento dell’1,1%, rispetto al 5,4% del 2013. Sebbene il perdurare del basso livello dei tassi freni la crescita, il volume dei premi generato nel 2014 supera quello degli anni precedenti. Nel ramo vita collettiva il volume dei premi è aumentato dell’1%. Dopo il forte aumento del 2013 (7,9%), ora la crescita si è attestata ai livelli degli anni precedenti. Nel 2014 nell’assicurazione individuale sulla vita il volume dei premi, dopo il parziale calo del tasso di crescita degli ultimi anni, è aumentato dell’1,3%. «Sebbene i prodotti di assicurazione sulla vita siano mediamente interessanti visti i bassi tassi di interesse, sono sempre molto richiesti quale assicurazione rischi con contemporanea garanzia del capitale», spiega Berger. L’intero settore dell’assicurazione danni è cresciuto dell’1% nello scorso anno. La crescita risulta quindi leggermente più debole rispetto agli anni precedenti. Il volume dei premi nell’assicurazione per veicoli a motore ha fatto registrare un incremento dell’1,6%, che corrisponde pressappoco alla crescita dei veicoli assicurati. Con una crescita pari all’1,1%, i premi incassati si attestano ai livelli degli anni precedenti nel settore dell’assicurazione contro gli incendi e i danni della natura, nonché dell’assicurazione danni. Le indennità versate per i sinistri assicurati si sono mantenute 66 · TM Marzo 2015
nella media, anche per i danni legati a eventi gravi come le intemperie di giugno e luglio 2014 nell’Emmental e ad Altstätten, senza dimenticare le inondazioni di novembre in Ticino. Ma nel settore non mancano le preoccupazioni: l’eccessiva regolamentazione costituisce la principale fonte di inquietudine. «Dobbiamo poter contare su condizioni quadro che ci permettano di raggiungere il successo aziendale. Regolamentazioni in forte aumento e non coordinate rappresentano un pericolo per l’economia e frenano la crescita. A maggior ragione ora che il corso minimo dell’euro è abolito, dobbiamo combattere le regolamentazioni eccessive, per alleviare le imprese ed evitare che debbano sopportare costi amministrativi inutili», afferma Berger, che ricorda che se nel 2005 la Svizzera occupava ancora l’11esimo posto nella classifica delle economie nazionali elaborata dalla Banca Mondiale in funzione della facilità nel fare business, nel 2014 è scesa al 29esimo posto. Questo studio è significativo perché non parte dall’ipotesi banale secondo la quale “meno regolamentazione c’è, meglio è”, ma misura e
valuta la qualità della regolamentazione. «Di conseguenza le economie migliori non sono quelle con poca regolamentazione, ma quelle che si sono dotate di un sistema di regole che facilita le transazioni sul mercato, genera trasparenza e protegge l’interesse pubblico, senza penalizzare troppo il mercato con costi elevati», nota Berger. In Svizzera con la pubblicazione, nel dicembre 2014, del rapporto finale del gruppo di esperti incaricato dello sviluppo della strategia in materia di mercati finanziari, «sono state poste delle basi per migliorare la situazione», sottolinea Berger, «questi esperti raccomandano infatti il coinvolgimento sistematico e precoce degli attori del mercato nel processo regolamentare. Questo approccio partecipativo è a mio avviso molto promettente poiché la regolamentazione deve essere scrupolosamente orientata sugli effetti. Questo implica una verifica sistematica della necessità di nuove disposizioni regolamentari e una valutazione precisa dell’impatto della regolamentazione». Alcuni postulati emersi dall’analisi degli esperti sono primordiali per le assicurazioni svizzere. «In primo luogo bisogna
Evoluzione dei premi incassati dalle assicurazioni private in Svizzera (in milioni di franchi) 2011
2012
2013
30.562
31.126
32.665
Assicurazione malattia* (senza assicurazione di base)
9.246
9.467
9.655
Assicurazioni veicoli
5.511
5.652
5.771
Assicurazione incendio e assicurazione danni
3.990
4.136
4.111
Assicurazione infortuni*
2.965
2.985
2.930
Assicurazioni responsabilità civile privata e responsabilità civile professionale
Assicurazione vita
1.904
1.916
1.948
Assicurazioni credito, cauzione e assistenza viaggi; perdite pecuniarie
808
830
853
Assicurazioni marittima, aviazione e trasporto
427
447
432
Assicurazione protezione giuridica Totale * compresi gli assicuratori malattia Fonte: Autorità federale di sorveglianza dei mercati finanziari (Finma)
439
464
492
55.852
57.023
58.857
analizzare le conseguenze di un ampliamento dell’accesso al mercato e favorirlo a lungo termine. Per raggiungere questo obiettivo la Svizzera deve partecipare attivamente alle diverse istanze mondiali dedicate alla regolazione dei mercati finanziari», ricorda il presidente dell’ASA. La regolamentazione e la sorveglianza svizzere dei mercati finanziari devono assolutamente essere equivalenti a quelle dell’Unione europea, per non penalizzare né l’accesso degli attori elvetici al mercato internazionale né la loro competitività. «In secondo luogo bisogna introdurre certi correttivi in materia fiscale. Deploriamo il fatto che alcune richieste formulate dal settore assicurativo non siano state prese in considerazione dagli esperti nel loro rapporto: si tratta in particolare della soppressione della tassa di bollo per l’assicurazione vita. La politica non ha ancora proceduto alle correzioni necessarie, nonostante l’articolo 111 della Costituzione indichi chiaramente che la Confederazione e i cantoni siano tenuti ad incoraggiare la previdenza individuale, in particolare con delle misure fiscali e con una politica che faciliti l’accesso alla proprietà», nota Berger. Gli esperti sono inoltre giunti alla conclusione che, a differenza di quanto accade nel settore bancario, nessun assicuratore riveste un’importanza sistemica in Svizzera, conclusione condivisa dall’ASA. La stabilità finanziaria non è minacciata dagli attori del settore assicurativo e dunque in caso d’urgenza lo Stato non è obbligato a intervenire. Gli assicuratori svizzeri guardano con fiducia ma in modo vigile al futuro. Le
ripercussioni dell’abolizione del corso minimo dell’euro sugli investimenti degli assicuratori sono limitate, visto che i rischi valutari sono perlopiù assicurati. Tuttavia lo sviluppo congiunturale corretto al ribasso e soprattutto l’inasprimento della situazione dei bassi tassi d’interesse turbano l’umore del settore. Soprattutto in questo contesto si capisce però, secondo l’ASA, il valore delle garanzie offerte dagli assicuratori vita nella previdenza professionale, per cui gli assicurati non devono temere alcuna ripercussione, né perdita. «È quindi incomprensibile che il Consiglio federale voglia aumentare la quota minima nella previdenza professionale nell’ambito della riforma ‘Previdenza per la vecchiaia 2020’. Questa proposta mette a rischio sia l’assicurazione completa, fortemente richiesta dalle PMI, sia le assicurazioni rischi: le garanzie di questi modelli e la
Evoluzione dei pagamenti per eventi assicurati effettuati dalle assicurazioni private in Svizzera (in milioni di franchi) 2011
2012
2013
27.286
25.788
27.616
Assicurazione malattia* (senza assicurazione di base)
7.020
6.564
6.975
Assicurazioni veicoli
3.585
3.676
3.817
Assicurazione incendio e assicurazione danni
1.767
2.455
2.004
Assicurazione infortuni*
1.845
1.858
1.965
Assicurazioni responsabilità civile privata e responsabilità civile professionale
Assicurazione vita
1.057
869
819
Assicurazioni credito, cauzione e assistenza viaggi; perdite pecuniarie
305
308
437
Assicurazioni marittima, aviazione e trasporto
176
225
236
Assicurazione protezione giuridica Totale
200
220
232
43.241
41.963
44.101
Urs Berger, presidente dell’Associazione svizzera d’assicurazioni (ASA). possibilità delle PMI di poter scegliere la loro soluzione di cassa pensioni devono rimanere intatte», afferma Berger. Quanto alle leggi in cantiere per un miglioramento della protezione dei consumatori e per un rafforzamento della formazione professionale per gli intermediari assicurativi, Berger sostiene che nessuna nuova legge in materia sia necessaria perché il settore assicurativo si è già spinto oltre quanto proposto dal Consiglio federale. «Con il nostro progetto ‘Cicero’ dimostriamo che il settore privato può sostituirsi alla regolamentazione pubblica, adottando lui stesso delle misure responsabili. ‘Cicero’ significa ‘Certified Insurance Competence’ e mostra la volontà del nostro settore di incrementare le competenze professionali dei propri consulenti. Attraverso la strutturazione di un sistema di certificazione della formazione, con Cicero gli assicuratori privati si impegnano per un accrescimento del livello qualitativo della consulenza mediante interventi di formazione continua svolti regolarmente. Il registro settoriale serve a documentare le prestazioni formative fornite dai consulenti. Esso è aperto a tutti i collaboratori del settore assicurativo che operano nelle aree consulenza e intermediazione e alle rispettive imprese di assicurazione. Lo scopo è di ottenere uno standard di qualità omogeneo delle offerte formative che interessano il settore assicurativo: Cicero costituisce pertanto un marchio di consulenza competente», conclude Berger.
* compresi gli assicuratori malattia Fonte: Autorità federale di sorveglianza dei mercati finanziari (Finma)
Marzio Molinari TM Marzo 2015 · 67
immobiliare / studi
Costruire e/o affittare Il freno maggiore a un’ulteriore crescita del comparto immobiliare proviene dai vincoli all’erogazione di mutui, dalle decisioni prese in materia di seconde case e dai limiti posti all’immigrazione. L’aumento del franco - se da un lato valorizza gli investimenti fatti finora - potrebbe segnare la fine di un ciclo positivo decennale, soprattutto nelle aree di frontiera.
D
a una decina d’anni a questa parte il territorio elvetico, e ticinese in particolare, è stato oggetto di un grande fervore edilizio. «In Ticino, i prezzi delle case hanno continuato ad aumentare, negli ultimi dieci anni, fino al 45%», ha ricordato Donato Scognamiglio, Ceo dell’Istituto di Ricerche Immobiliari Iazi-Cifi, che ha preso parte a un recente incontro promosso dal Gruppo immobiliare Multi, ricordando come sia ora in vista un rallentamento, frutto sia delle decisioni prese per regolamentare il comparto, sia della recente decisione, da parte della Banca Nazionale Svizzera (Bns), di abbandonare il cambio fisso del franco rispetto all’euro. Il comparto immobiliare elvetico è cresciuto infatti anche grazie alla massiccia immigrazione: «Quando sono stati approvati i trattati bilaterali, il Consiglio Federale aveva ipotizzato un afflusso, nei nostri confini nazionali, di 8mila persone all’anno: in realtà, gli ingressi annui sono stati 80mila; e, tenuto conto che per ogni due persone è richiesto un appartamento, si imponeva la costruzione di 40mila appartamenti all’anno: un dato che, da solo, spiega bene il ‘boom’ edilizio vissuto negli ultimi anni», ha fatto notare Ivano D’Andrea, Ceo del Gruppo Multi, che nelle tre sedi di Lugano, Locarno e Muralto offre un’ampia gamma di consulenze che spaziano da quella in ambito aziendale e fiscale a quella nel comparto immobiliare, alle varie attività di consulenza transfrontaliera per estendersi infine alle attività di revisione. Ginevra e Zurigo fanno da traino al comparto. Le regioni caratterizzate da una maggiore crescita sono state quelle dell’Arco lemanico: «In particolare a Gine68 · TM Marzo 2015
Nuove costruz. vuote (%)
Fonte: Ringier Medien
vra, sull’arco degli ultimi dieci anni, si è assistito a un incremento del numero di appartamenti di nuova costruzione che ha raggiunto il 120%, mentre a Lugano, che pure ha vissuto anch’essa negli anni un forte fervore edilizio, la crescita ha raggiunto il 67%», ha spiegato ancora Ivano D’Andrea. A sorreggere lo sviluppo di Ginevra va ricordata la forte immigrazione ma anche il vero ‘boom’ vissuto, negli ultimi cinque anni, dalle residenze secondarie che hanno fatto da ‘volano’ allo sviluppo immobiliare del mercato delle PPP anche in altre regioni svizzere e non solo in regioni turistiche. Dopo i poli di Ginevra e Zurigo va sicuramente segnalato il Ticino, facilitato anche dal meccanismo delle tassazioni sul dispendio (o globali) che hanno attirato in Ticino - in particolare su Lugano - una folta schiera di benestanti, italiani
■ Oltre 02,5% ■ Oltre 05,0% ■ Oltre 10,0% ■ Oltre 20,0% ■ Oltre 40,0% ■ Non specificato
La legenda a colori indica la percentuale di superfici abitative nuove attualmente vuote in Svizzera. Per la prima volta, a partire dal 1998, il mercato immobiliare elvetico potrebbe conoscere una frenata d’arresto.
ma non solo, che hanno scelto di venire a risiedere nel Cantone: «La scelta è caduta, nell’80% dei casi, su Lugano, e questo grazie alla sua felice posizione geografica, alla vicinanza ai poli economici trainanti della Lombardia, Milano in primis», ha segnalato Ivano D’Andrea. Da questo punto di vista Lugano esercita una fortissima attrattiva per gli investitori italiani. Una radiografia del Ticino. Il mercato immobiliare ticinese non può più essere letto come un ‘unicum’, dato che Lugano,
Bellinzona, Locarno e Mendrisio presentano ognuna caratteristiche a se’ stanti: «Lugano ha sfruttato molto l’arrivo degli italiani, l’attrattività della città e l’aggregazione, tanto che è ad oggi l’unica città regione del Ticino. Bellinzona può fruire di una felice posizione geografica che la sta portando a vivere un momento di grande crescita, e che entrerà a pieno regime non appena verrà aperta la galleria di base di Alp Transit», ha ricordato ancora il Ceo del Gruppo Multi, «tra non molto, con l’apertura della galleria del Monte Ceneri, da Bellinzona-Castione partiranno i treni TiLo per tutto il Cantone e per Malpensa, che renderanno raggiungibile Lugano in soli 12 minuti». Un potenziamento dei collegamenti ferroviari che rilancerà sicuramente l’attrattività della cittadina, che offre oggi prezzi inferiori anche del 30-40% rispetto al Luganese: «A differenza del Luganese, ormai sovraffollato, nel Bellinzonese esistono ancora dei terreni edificabili e diversi Fondi Immobiliari e Casse Pensioni stanno dimostrando il proprio interesse per la cittadina e le zone limitrofe», ha precisato il Ceo del Gruppo Multi, che a proposito del Locarnese segnala come la regione sia stata più penalizzata dalla votazione sulle residenze secondarie e sia entrata, dal punto di vista edilizio, in una sorta di immobilismo: «distante dalla direttiva nordsud, il Locarnese è anche penalizzato nella sua accessibilità, da un punto di vista sia stradale che ferroviario. Una situazione destinata nettamente a migliorare con l’ultimazione di Alp Transit, che in meno di due ore porterà i treni in partenza da Zurigo a raggiungere Muralto, con due collegamenti al giorno», ha esemplificato il Ceo del Gruppo Multi. Quello del Mendrisiotto è infine un mercato che appare agli esperti ormai saturo, gravato da una viabilità difficile, a causa del traffico generato dai lavoratori frontalieri. Il trend dei prezzi. I prezzi del Luganese sono andati aumentando nel corso degli anni, e si manterranno alti anche nel prossimo futuro: «In crescita anche i prezzi del Bellinzonese, mentre il Locarnese mantiene prezzi al momento stabili, se non addirittura in lieve decrescita», ha spiegato Donato Scognamiglio. Locazione, sempre più richiesta. Tradizionalmente, gli svizzeri sono un popolo di affittuari: i proprietari della residenza primaria non sono neppure il 50%: una percentuale ben diversa da quella di altre
nazioni europee, come ad esempio la Francia, la Gran Bretagna e l’Italia, che in maniera progressiva si avvicinano all’80%: «Per non parlare della Croazia, nazione in cui la percentuale di proprietari raggiunge addirittura il 100%», ha precisato Donato Scognamiglio. Nel nostro Cantone, la richiesta di superfici in affitto si mantiene alta, come testimonia lo 0,8% di superfici sfitte, quando la media svizzera è dell’1,0%: «Ciò nonostante, in Ticino l’andamento dei prezzi degli affitti si è mantenuto pressoché costante sull’arco degli ultimi anni», ha spiegato Ivano D’Andrea. Investire nell’immobiliare. Se è troppo presto per trarre conclusioni sull’attrattività di investimenti nel mercato immobiliare dopo la decisione della Bns, un dato è certo: chi è oggi proprietario di palazzine a reddito, risulta avvantaggiato: «Non ha
La tendenza al rialzo è interrotta 200 160
– Condomini – Case unifamiliari
178.86 155.73
120
108.75
80 108.01
Indice, 1998=100
40 0 1995 1999 2003 2007 2011 2015 Fonte: Wüest&Partner, Ubs
Da sinistra, Donato Scognamiglio, Ceo dell’Istituto di Ricerche Immobiliari IaziCifi e Ivano D’Andrea, Ceo del Gruppo Multi. La tabella sottostante indica come, per il 2015, UBS abbia previsto un calo dei prezzi delle case. Sarebbe il primo anno, a partire dal 1998, a registrare un andamento negativo dei prezzi.
infatti sfitto, può fruire di tassi bassi e di un franco forte. Tutti elementi che rendono oggi l’investimento immobiliare su stabili a reddito più che mai attrattivo», ha segnalato il Ceo del Gruppo Multi. In futuro, i promotori immobiliari si orienteranno sempre più verso l’edificazione di stabili destinati all’affitto, dunque palazzine a reddito: «In questo senso ci sarà un freno alla speculazione edilizia», ha fatto ancora notare Ivano D’Andrea. Spazi ad uso ufficio. «Quale diretta conseguenza delle varie fusioni e ristrutturazioni nell’ambito bancario, esiste attualmente, e non solo a Lugano, una grande offerta di superfici ad uso ufficio in vendita o in affitto, e la tendenza è verso un continuo rialzo», ha spiegato Ivano D’Andrea, precisando che sarebbe auspicabile - in particolare su Lugano, con un centro praticamente disabitato - una riconversione di questi spazi da commerciali ad abitativi: «tra l’altro, questo permetterebbe anche un rilancio della vivibilità del centro cittadino», ha commentato ancora il Ceo del Gruppo Multi, ricordando come Lugano, diversamente dalla maggior parte dei poli urbani svizzeri, sia costituito pressoché esclusivamente da uffici e banche. TM Marzo 2015 · 69
Sviluppo dei prezzi di case e appartamenti 180
10 anni in %
App
111%
129%
5%
Ticino
45%
61%
4%
Svizzera orientale
29%
39%
170 Ginevra 160
6%
Casa
3%
150 2% 140 1%
Il grafico mostra come, nel corso degli ultimi dieci anni, i prezzi delle case e degli appartamenti di proprietà abbiano conosciuto un costante incremento di prezzo. Se tra il 2009 e il 2011 le quotazioni non hanno subìto eccessive variazioni, a partire dal 2012 i prezzi hanno invece conosciuto una vera e propria ‘impennata’, in particolare per quanto riguarda gli appartamenti di proprietà.
130 0% 120 -1% 110
-2%
100
-3%
90
-4% 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
© Istituto Iazi-Cifi
Possibili scenari all’indomani della decisione della Bns. «La decisione di abbandonare il cambio fisso potrebbe davvero porre fine a un ciclo di crescita continua che, da dieci anni a questa parte, ha caratterizzato il comparto edìle svizzero», ha fatto notare Ivano D’Andrea. Con lo scopo di frenare eventuali speculazioni nel mercato immobiliare, e di regolamentarlo, evitando ‘bolle speculative’, sono state recentemente prese varie misure, che prevedono ad esempio dei limiti alla concessione di finanziamenti da parte delle banche, le regole sulla sostenibilità degli oneri, le misure prese per limitare agli stranieri l’acquisto di immobili
o per impedire le costruzioni in aree di interesse turistico: «Si è voluto regolamentare eccessivamente il settore, promuovendo delle misure che, sul lungo periodo, avranno a mio avviso delle ricadute negative su tutto il comparto», ha commentato Donato Scognamiglio, «dopo la clientela russa, il rischio è che anche quella italiana scompaia presto dallo scenario». «Queste misure hanno reso tutto più difficile», gli ha fatto eco Ivano D’Andrea, «oggi ottenere un finanziamento dagli istituti bancari è più difficile, sia per chi lo richiede, sia per le banche stesse chiamate a concederlo. Molto penalizzante
I provvedimenti antispeculativi in breve Queste le misure varate recentemente a livello statale per contrastare speculazioni nel mercato edilizio: «Con il rischio, però, che si ‘ritorcano’ sull’attrattività dello stesso comparto», hanno evidenziato Donato Scognamiglio e Ivano D’Andrea. • Per l’acquisto di una proprietà è richiesto un minimo di fondi propri (10%) che non derivino dalla costituzione in pegno o dal prelievo anticipato dell’avere del secondo pilastro (10%) e l’obbligo d’ammortamento in 20 anni su 2/3 del valore finanziabile; • Le banche devono disporre di fondi propri supplementari dell’1% e il ‘cuscinetto anticiclico’ viene alzato dall’1 al 2%; • La durata dell’ammortamento passa da 20 a 15 anni, unitamente alla computabilità dei doppi redditi e all’introduzione del principio del valore inferiore, entrato in vigore nel mese di settembre del 2014; • Da ultimo, dalla fine del mese di giugno è stata annunciata l’intenzione di vietare il prelievo anticipato dei fondi della cassa pensione.
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inoltre la normativa sulle residenze secondarie e una Lafe che limita fortemente l’acquisto di immobili da parte degli stranieri. Tuttavia, a medio-lungo termine, dopo un difficile periodo di assestamento, un’economia forte con un franco forte non potrà che risultare vincente». «L’iniziativa sulle residenze secondarie e quella sull’immigrazione di massa rischiano di compromettere seriamente la logica degli accordi bilaterali e le nostre relazioni con l’intera Unione Europea. Nonostante tutto, queste regole hanno prodotto fino ad ora solo un rallentamento del mercato edile, ma la decisione presa dalla Bns il 15 gennaio potrebbe veramente rappresentare la fine di un ciclo: il mercato immobiliare svizzero ora si trova improvvisamente più caro, in un contesto di crisi e di riduzione dei prezzi generalizzato dei nostri vicini europei che, presto o tardi, toccherà anche il settore dell’immobiliare», afferma Donato Scognamiglio. Del resto, l’inasprimento delle regole è stato anche voluto dalla Finma - Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari per tutelare le economie domestiche da un eccessivo indebitamento, come ha precisato Donato Scognamiglio: «In Svizzera gli 870 miliardi di franchi svizzeri di debito ipotecario superano di molto il Pil nazionale, che è di 635 miliardi di franchi». A partire dal 2012, tutti questi provvedimenti hanno avuto l’effetto di portare a una diminuzione del tasso di crescita delle abitazioni in proprietà: «In decrescita infatti risulta il numero di persone che hanno la possibilità di accedere a un mutuo per l’acquisto di un immobile di proprietà; il che ha portato a una nuova crescita nel numero degli affittuari», ha segnalato Donato Scognamiglio. Tassi d’interesse meno uniformati. I tassi d’interesse, fino ad oggi in linea di massima allineati fra i vari istituti bancari, potrebbero d’ora in poi risultare meno
Il grafico a lato evidenzia la posizione del Canton Ticino, rispetto agli altri cantoni elvetici, per quanto riguarda i prezzi al metro quadrato delle case unifamiliari. Quello sottostante riporta invece i prezzi, sempre al metro quadrato, riferiti però agli appartamenti di proprietà. Si noti come, nell’anno preso in esame (il 2014), siano in proporzione cresciuti maggiormente i prezzi degli appartamenti rispetto a quelli delle case di proprietà.
Prezzi/m² casa unifamiliare 2014 17.000 10% più cari 15.000
mediano 50% 10% meno cari
13.000 11.000 9.000 7.000 5.000 3.000 1.000 JU GL AR SO TG OW SH BE FR SG VS NE GR AG TI LU BL BS ZH VD SZ ZG GE
Prezzi/m² appartamenti di proprietà 2014 17.000
10% più cari mediano 50%
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10% meno cari
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uniformi: «Da un lato abbiamo i piccoli istituti bancari che, non avendo applicato i tassi d’interesse negativi sui depositi, hanno la possibilità di essere più competitivi; dall’altro i grossi istituti bancari, che hanno un po’ perso d’attrattiva in quanto si sono visti costretti a ‘riversare’ i tassi negativi sui depositi delle ipoteche di lungo termine», ha fatto notare Ivano D’Andrea segnalando come, dopo essere bruscamente ‘crollati’ a seguito della decisione del 15 gennaio scorso della Bns, i tassi d’interesse si siano ora riportati ai livelli antecedenti tale misura. Un mercato più riflessivo: La decisione 72 · TM Marzo 2015
della Bns ha un po’ ‘congelato’ la decisione di quanti volevano investire nel mercato immobiliare: «In poche ore la Svizzera è diventata più cara del 15%», ha sintetizzato Ivano D’Andrea, facendo tuttavia notare: «d’altro canto, quanti fino al 2014 avevano investito nell’immobiliare, nel giro di poche ore hanno visto incrementato il valore dei propri immobili del 15%. Del resto, l’economia svizzera è molto innovativa e si sa adattare velocemente ai cambiamenti: dunque, dal mio punto di vista l’allarmismo che ha suscitato in generale la decisione della Bns è destinato a ‘rientrare’. Rispetto agli stati europei restiamo
molto competitivi, e se anche l’economia nel 2015 non dovesse crescere, assisteremo a una sua battuta d’arresto, ma non certo a una decrescita», ha fatto notare ottimista Ivano D’Andrea. Investimenti immobiliari nell’Eurozona? A parere degli esperti sono da escludersi, dato che nessuno si fiderebbe, allo stato attuale delle cose, di una moneta come l’euro: «A parte Londra, che dal mio punto di vista resta una ‘nicchia’ d’investimento immobiliare davvero molto interessante, anche perché sganciata dall’euro», ha puntualizzato Ivano D’Andrea. Cosa ci prospetta il futuro. «Credo che quanto accaduto in passato non sia più destinato a ripetersi», ha sintetizzato Ivano D’Andrea, «abbiamo costruito moltissimo per una popolazione proveniente soprattutto dal di fuori del Canton Ticino, ma ora questi flussi migratori stanno decisamente rallentando. Speriamo solo che il prezzo della fattura che alla fine dovremo pagare per la decisione presa dalla Banca Nazionale Svizzera non sia troppo ‘salato’». Dal canto suo, Donato Scognamiglio ha così concluso: «Il comparto immobiliare sta inevitabilmente andando verso un progressivo rallentamento, ma occorre tenere presente che questo settore è basato su beni di lungo termine, e chiamato dunque a rispondere a delle logiche di investimento e non di speculazione. Per quanto riguarda il Cantone, il Ticino degli speculatori è ormai giunto al ‘capolinea’. E se oggi il Cantone è penalizzato sul breve termine, non dobbiamo dimenticare che restiamo comunque l’economia più forte d’Europa, quella ad esempio con il minor tasso di disoccupazione, il minor indebitamento statale, l’Iva più bassa a livello europeo, solo per citare alcuni dei nostri aspetti ‘forti’». Elena Steiger
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immobiliare / banche
Un mattone da digerire Un breve giro d’orizzonte fra alcuni dei principali istituti bancari per capire quali ricadute hanno avuto le recenti decisioni che hanno coinvolto il mercato immobiliare svizzero.
I
l comparto immobiliare in Svizzera e in Ticino, dopo anni di continua crescita, si appresta probabilmente a vivere un nuovo scenario, determinato sia dalle recenti normative introdotte per regolamentare il settore, sia dalla decisione, presa lo scorso mese di gennaio dalla Banca Nazionale Svizzera (BNS), di ‘sganciare’ il corso del franco dall’euro. «È indubbio: negli ultimi anni abbiamo assistito a una sensibile crescita delle spese edilizie e delle transazioni immobiliari. Bisogna però riconoscere che la situazione era, ed è, ben diversa da quella della fine degli anni ’80. E questo perché l’aumento dei prezzi è dovuto solo in parte alla speculazione, mentre è piuttosto da ricondurre a un marcato aumento della domanda riconducibile alla crescita dei residenti causata dall’immigrazione. Tuttavia, il mercato in Ticino appare equilibrato, come dimostra il tasso di abitazioni vuote che si è mantenuto basso», fa notare Mario
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Grassi, responsabile della Clientela privata e aziendale per la regione di Chiasso di BancaStato. A contribuire all’andamento positivo del settore immobiliare, sia in Svizzera sia in Ticino, va ricordato sicuramente il basso livello dei tassi d’interesse che dura ormai da alcuni anni, rendendo tra l’altro particolarmente attrattivi gli investimenti nel mattone: «I bassi tassi d’interesse hanno ulteriormente aumentato lo spread tra gli investimenti immobiliari e gli altri asset d’investimento, il che avrà delle ricadute positive sui prezzi degli immobili», fa notare Alberto Petruzzella, responsabile Regione Ticino di Credit Suisse. I timori legati allo scoppio di una bolla immobiliare hanno portato all’introduzione di normative che fungano da freno alla corsa al bene immobiliare: «Durante il 2014 abbiamo infatti notato una leggera riduzione delle richieste di crediti per l’acquisto di abitazioni primarie e di piccoli
oggetti a reddito», precisa Alberto Crugnola, responsabile della Clientela privata di Banca Migros Ticino, cui fa eco Marc Genova, responsabile della Clientela aziendale di UBS Regione Ticino: «Il raffreddamento sul mercato delle abitazioni di proprietà, iniziato nel 2013, è proseguito nel 2014. L’anno scorso, i prezzi degli appartamenti di proprietà sono aumentati in Svizzera di circa il 2,3% rispetto all’anno precedente, mentre quelli delle case unifamiliari sono aumentati dell’1,3%. I rincari per le due tipologie di abitazioni sono così al di sotto dei tassi di crescita media dei prezzi degli ultimi 15 anni, rispettivamente del 4 e 3%. Prima del 15 gennaio 2015, il nostro scenario era indirizzato verso un appiattimento dei prezzi. In merito alle superfici commerciali per il 2015, avevamo invece previsto che i prezzi d’acquisto e i canoni sarebbero rimasti sotto pressione anche a causa della crescita delle superfici sfitte». La decisione presa dalla BNS potrebbero avere conseguenze sull’economia elvetica: «Le ricadute non possono ancora essere valutate in maniera precisa. Tuttavia, un’economia piccola ma aperta come la Svizzera è ovviamente fortemente esposta alle fluttuazioni dei tassi di cambio», fa notare Alberto Petruzzella. «In generale, il comparto immobiliare svizzero non dovrebbe risultare significativamente colpito dall’impatto dei tassi di cambio. In particolare, il mercato degli immobili residenziali, sostenuto da una domanda al momento ancora forte, sarà chiamato in futuro ad affrontare nuove sfide, ma probabilmente per quest’anno la situazione si manterrà stazionaria». Minore concessione di mutui? «La clientela privata non potrà che trarre vantaggi dalla nuova situazione venutasi a
creare. Mi spiego meglio», fa notare Mario Grassi di BancaStato, «la clientela privata che accende un mutuo, gode di condizioni più vantaggiose rispetto a qualche tempo fa. E lo stesso vale in caso di rinnovo, quando, cioè, il credito ipotecario ‘scade’ e viene quindi ridiscusso: in caso di ipoteche a tasso fisso - come sono attualmente la stragrande maggioranza delle ipoteche in essere - ciò avverrà a tassi minori». Concorda Alberto Crugnola: «Chi aveva acceso un finanziamento a tasso variabile comunque una percentuale irrisoria dei nostri clienti ipotecari - ha già provveduto o provvederà a fissare il proprio debito a medio-lungo termine. A chi ha concluso un’ipoteca a tasso fisso negli scorsi anni non rimane che attendere la scadenza della medesima o, eventualmente, disdire il contratto in essere accendendo una nuova ipoteca a lungo termine, a un tasso d’interesse che verrà maggiorato dalla penale calcolata per la rescissione del debito ipotecario precedente». Un mercato immobiliare più ‘fragile’? Sempre secondo Alberto Crugnola, «il mercato immobiliare, svizzero e ticinese in particolare, non sta dando segnali di fragilità. E nonostante si noti un certo rallentamento - peraltro auspicato - rispetto agli ultimi anni, rimangono ancora buone opportunità d’investimento in nuove unità abitative o nel recupero/risanamento di vecchi immobili. Con l’avvento di AlpTransit», prosegue poi Crugnola, «l’area del Bellinzonese, Riviera e Mesolcina compresi, potrà continuare a sviluppare un
interessante mercato immobiliare, con prezzi attualmente ancora relativamente convenienti». Parlare di ‘fragilità’ del settore è dunque per ora quanto meno prematuro, come spiega Romano Massera, responsabile del comparto immobiliare di Banca Raiffeisen: «In futuro, la maggiore influenza non sarà data dal tasso di cambio quanto piuttosto da altri importanti fattori, per esempio l’andamento dei flussi migratori, le decisioni sui trattati bilaterali, un eventuale aumento dei tassi d’interesse». Ottimista al riguardo anche Mario Grassi, che aggiunge: «Un’eventuale inversione di tendenza, non prenderebbe la forma di uno ‘strappo’, ma piuttosto di un’evoluzione graduale. Sempre che non si assista, nel frattempo, a un drastico cambiamento delle condizioni economiche». Il parere degli esperti è dunque legato a doppio filo all’incertezza data dalla congiuntura economica: «Nel caso di tendenze recessive dell’economia e di un forte aumento della disoccupazione potrebbe verificarsi una correzione dell’attuale sopravvalutazione degli immobili, constatabile generalmente in Svizzera come pure in Ticino. I bassi tassi di interesse potrebbero garantire, a questo proposito, un ‘periodo di grazia’», sottolinea dal canto suo Marc Genova. Tassi e volume di ipoteche concesse: quale futuro? I banchieri intervistati da Ticino Management sono unanimi su questo punto: i tassi di riferimento si manterranno su livelli bassi, almeno a breve e medio
Da sinistra, Mario Grassi, responsabile della Clientela privata e aziendale per la regione di Chiasso di BancaStato e Marc Genova, responsabile della Clientela aziendale di UBS Regione Ticino.
termine. «Tuttavia», come fa notare Marc Genova, responsabile Clientela aziendale di UBS Regione Ticino, «un aumento dei tassi ipotecari non è da escludere, anche in uno scenario di tassi di rifinanziamento bassi. Il costo di rifinanziamento è solo una delle componenti del tasso finale delle ipoteche. Ad esempio, un altro importante fattore è il continuo aumento del capitale proprio richiesto dal regolatore alle banche e questo, nel prossimo futuro, porterà un’ulteriore pressione al rialzo dei costi delle ipoteche». Per quanto riguarda il volume delle ipoteche concesse, questo appare alla maggior parte dei nostri esperti ancora in crescita, nonostante con un tasso minore rispetto agli anni scorsi, attribuibile soprattutto ai limiti imposti dal legislatore. Di parere diverso Romano Massera, che puntualizza: «Un rallentamento presso Raiffeisen Svizzersi è già evidenziato nel 2014, pur tenendo conto che anche durante l’anno scorso abbiamo avuto un incremento superiore al 4% per quanto riguarda il mercato ticinese e siamo comunque cresciuti sopra il mercato». Limiti alla concessione di finanziamenti? La nuova situazione venutasi a creare porterà gli istituti bancari a porre dei limiti TM Marzo 2015 · 75
alla concessione di finanziamenti? «Bisogna differenziare i tipi di credito ipotecario. Per quanto riguarda l’ipoteca sulla casa unifamiliare e sul residenziale, l’evoluzione del cambio euro/franco non dovrebbe avere una grande influenza sulla loro concessione. Diverso il discorso per gli immobili commerciali - in Ticino già sotto pressione per la crisi del settore finanziario - che dovrebbero risentire maggiormente della situazione e per i quali, pertanto, c’è da attendersi un irrigidimento. Inoltre, un rallentamento del mercato immobiliare porterà presumibilmente a una maggiore attenzione nella concessione di crediti di costruzione, in quanto meno sicuri rispetto al passato», afferma Marc Genova. Di contro, sorge spontaneo porsi un quesito: c’è da attendersi una crescita nel numero di insolvenze e pignoramenti? «Al momento non lo prevediamo, vista l’ottima qualità del nostro portafoglio crediti, con rettifiche di valore e perdite effettive molto basse. Tuttavia può pesare l’incognita di un eventuale aumento dei tassi d’interesse, che al momento escludiamo, e a sostegno di questa tesi posso citare che non si parla più di bolla immobiliare, e di una recessione sensibile», segnala Romano Massera, cui si associa Alberto Crugnola: «Direi proprio di no. Le ipoteche concluse negli scorsi anni, a tassi d’interesse del 34%, vengono ora rinnovate a tassi decisamente più bassi. La conseguenza è evidentemente che l’onere ipotecario sarà sempre più sopportabile. Abbiamo notato una maggiore tendenza a concludere ipoteche di lunga durata, per cui la sostenibilità sarà garantita per molti anni. Fra l’altro, occorre tenere presente che, nel calcolo della sopportabilità, al momento della concessione del finanziamento viene preso in considerazione un tasso d’interesse teorico del 4,5%, ben oltre quanto pagato attualmente dai clienti. È importante che gli istituti di credito sensibilizzino i propri clienti sull’utilità di approfittare della particolare situazione favorevole per procedere con sostanziosi ammortamenti delle loro ipoteche (preferibilmente indiretti, per motivi di opportunità fiscale) così da potersi già ora mettere al riparo da possibili futuri rialzi dei tassi d’interesse». Svizzera ancora attrattiva per la clientela straniera? Vista l’attuale situazione, è ipotizzabile, a detta degli esperti, una diminuzione nella propensione all’acquisto di beni immobiliari in Svizzera da parte della clientela estera, specie se facoltosa? 76 · TM Marzo 2015
Alberto Crugnola, responsabile della Clientela privata di Banca Migros Ticino.
«A causa dell’apprezzamento del franco, ci attendiamo un rallentamento degli investimenti della clientela straniera sul mercato immobiliare svizzero», fa notare Alberto Petruzzella, sostenuto nella sua ipotesi da Mario Grassi, che spiega: «Anche noi non lo escludiamo, proprio in funzione del tasso di cambio euro-franco ora molto meno favorevole». Un’affermazione che trova d’accordo anche Marc Genova, che osserva: «Evidentemente, per uno straniero un euro deprezzato potrebbe de facto far lievitare i prezzi in franchi degli immobili in Svizzera e, pertanto, rendere l’acquisto immobiliare meno attrattivo. Dobbiamo comunque considerare che i clienti facoltosi, in caso di un aumento del prezzo del 10 o 20%, non sono generalmente disincentivati all’investimento: se l’immobile è in posizione ottimale, bello e prestigioso, sono comunque disposti ad acquistarlo». Al riguardo, Alberto Crugnola spiega: «Per i cittadini della zona euro il costo degli immobili, già peraltro salito in modo significativo in diverse zone del nostro Cantone, ha subìto ulteriori aumenti a causa della perdita di valore della loro valuta, in modo da rendere più difficile, o poco conveniente, l’investimento nel mattone sul nostro territorio. Tuttavia alcune regioni manterranno la propria attrattività. Fra
queste, soprattutto il Luganese, e ciò per numerosi aspetti: la sicurezza, la stabilità politico-economica e, non da ultimo, la bellezza del territorio, che risulteranno atout sempre attrattivi per quanti possono permettersi di acquistare proprietà immobiliari di alto valore». Un invito alla prudenza è comunque d’obbligo: in questo momento è infatti prematuro ipotizzare situazioni chiare e definite, come fa notare Romano Massera, direttore della sede della Svizzera Italiana di Raiffeisen Svizzera: «Si delineano tuttavia due possibili scenari: il primo propende per un’attività immobiliare accresciuta, che potrebbe spingere i costi degli immobili ancora verso l’alto; e questo perché la Banca Nazionale, costretta a mantenere tassi di cambio bassissimi, non riuscirebbe a frenare la richiesta di immobili, poiché risulterebbe l’investimento più attrattivo in franchi svizzeri e potrebbe esercitare una forte attrazione sugli stranieri. Il secondo scenario, di segno contrario, potrebbe condurre a una contrazione della domanda e dei prezzi, dato che la forza del franco, se duratura, potrebbe avere un influsso negativo sulla congiuntura e portare a una recessione che scoraggerebbe gli investimenti interni, poiché i soli tassi bassi non sono un fattore attrattivo sufficiente. Ragione che indurrebbe anche gli stranieri ad astenersi dall’investire in Svizzera». Prospettive per la clientela locale. Per quanto riguarda la propensione all’acquisto o all’edificazione di un’abitazione propria da parte della clientela locale, gli esperti si attendono che gli attuali bassi tassi ipotecari, in rapporto al costo per la locazione, possano continuare a sorreggerla: «Del resto, dati i bassissimi tassi di interesse che non rendono praticamente più remunerato il risparmio, l’investimento nel mattone permane interessante», fa notare Mario Grassi. «Per quanto riguarda il mercato residenziale, i costi di finanziamento inferiori rendono l’accesso alla proprietà ancora più interessante rispetto all’affitto», fa notare Alberto Petruzzella, «tuttavia, l’impatto sul mercato immobiliare sarà limitato dall’introduzione di una regolamentazione sempre più severa in materia: ci attendiamo pertanto un ulteriore ‘raffreddamento’ della dinamica dei prezzi». Dal canto suo, Alberto Crugnola segnala: «Considerando come il rafforzamento del franco svizzero nei confronti dell’euro
porterà al mantenimento di tassi d’interesse su mutui ipotecari molto bassi, possiamo prevedere che per l’investitore svizzero - fra le scarse opzioni per utilizzare la propria liquidità - rimane il bene immobile, ragione per la quale il mercato immobiliare elvetico rimarrà ancora per parecchio tempo interessante e abbastanza sollecitato. Più severo il parere di UBS, che Marc Genova interpreta così: «Dato che prevediamo un importante rallentamento dell’economia interna (che dall’1,8 dovrebbe scendere allo 0,5%), dovuto al franco svizzero forte, ci aspettiamo una stagnazione della crescita dell’occupazione, il che determinerà un’ulteriore pressione sugli investimenti immobiliari commerciali. Gli squilibri sul mercato svizzero delle abitazioni di proprietà non dovrebbero tuttavia essere notevolmente aggravati dai tassi negativi». La zona euro diverrà attrattiva? Per quanto riguarda uno spostamento dell’interesse da parte della clientela elvetica verso beni immobiliari situati nella zona euro, Alberto Crugnola osserva: «Al di fuori di qualche possibile acquisto di una residenza secondaria, non riteniamo si delinei un vero e proprio trend in questo senso. Questo pur di fronte a prezzi sicuramente interessanti, in particolare per quanto concerne il mercato italiano. Del resto, riteniamo che le formalità d’acquisto e di finanziamento, ma soprattutto la gestione stessa dell’oggetto, porteranno il possibile investitore a rinunciare all’operazione». Quale futuro. Nel guardare al futuro, pur con le incertezze dovute a una situazione per certi versi decisamente eccezionale e inusuale - peraltro ancora in via di stabilizzazione - Marc Genova illustra: «Non riteniamo che la decisione della BNS, presa in maniera isolata e per lo meno sul breve termine, possa avere un impatto negativo sul mercato immobiliare. Diverso il discorso sul medio termine: un sensibile peggioramento delle prospettive congiunturali potrebbe infatti acuire i rischi anche in questo settore. In particolare il mercato svizzero delle abitazioni non dovrebbe soffrire troppo, ma in caso di recessione ci si potrebbe attendere una perdita del 10% circa rispetto ai valori di mercato attuali. Al contrario, gli immobili commerciali potrebbero, già nel breve periodo, essere toccati dall’apprezzarsi repentino del franco». Gli fa eco Alberto Petruzzella, che commenta: «In prospettiva futura, la domanda - già peraltro bassa
- per quanto riguarda gli spazi commerciali e di vendita al dettaglio sarà probabilmente quella più toccata da un rallentamento nella crescita. Inoltre, ci attendiamo un’ulteriore pressione sugli affitti e sulle superfici sfitte a uso ufficio, che dovrebbero aumentare». E Alberto Crugnola conclude: «Per i prossimi anni ci attendiamo una buona stabilità dei tassi d’interesse così come, in generale, dei prezzi degli oggetti abitativi. In Ticino prevediamo inoltre ancora un discreto fermento nella zona del Bellin-
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Da sinistra, Alberto Petruzzella, responsabile Regione Ticino di Credit Suisse e Romano Massera, responsabile del comparto immobiliare di Banca Raiffeisen.
zonese, determinato dall’attivazione, a breve, del collegamento ferroviario AlpTransit, che renderà estremamente attrattiva tutta la Regione». Elena Steiger
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Un attraente sessantenne Il fondo immobiliare La Foncière privilegia da sessant’anni immobili diretti a un target medio nelle città più importanti della Svizzera francese, il che gli consente di attraversare con flessibilità le fluttuazioni congiunturali del mercato.
C
reato a Losanna nel 1954 e diretto dalla società Investissements Fonciers, il fondo immobiliare La Foncière ha appena festeggiato il suo sessantesimo anniversario annunciando gli eccellenti risultati conseguiti durante l’esercizio 2014. Non a caso, ancora una volta dopo il 2010, ha ottenuto il Nzz Real Estate Award, attribuito al miglior fondo immobiliare svizzero in base a parametri quali le performance degli ultimi anni, lo sviluppo del corso di Borsa, la politica dei rischi e la trasparenza nella comunicazione. La Foncière si è sempre distinta per la regolarità della sua crescita e la costanza del rendimento. Grazie agli eccellenti risultati operazionali raccolti, con un capitale totale di 1.228,6 milioni di franchi al 30 settembre 2014, per un valore venale complessivo del patrimonio immobiliare di 1.168,7 milioni di franchi (con un incre-
mento di 28,45 milioni di franchi, il 2,5% rispetto all’anno precedente), è stato possibile accrescere il dividendo versato il 29 dicembre 2014 a 20,60 franchi, con una costante progressione (era stato di 17,70 franchi nel 1999). Tenendo conto dei rimborsi effettuati, i debiti ipotecari ammontano a 229,72 milioni di franchi: in relazione al valore del parco immobiliare, l’indebitamento medio è del 19,7% contro il 21,7% dell’anno precedente. Il valore rispetta dunque ampiamente le nuove disposizioni dell’Ordinanza sui fondi di investimento, da applicarsi entro il marzo 2018, che limitano l’indebitamento ipotecario al 33% invece del corrente 50%. Al 30 settembre 2014, il rendimento del dividendo in rapporto al corso di Borsa era del 2,34%, di molto superiore quindi al rendimento delle obbligazioni della Confederazione sui 10 anni (0,48%).
«Dalla sua costituzione, La Foncière ha sempre mantenuto una strategia semplice: offrire alloggi di qualità alla classe media nelle città importanti della Svizzera romanda. Privilegiamo la qualità rispetto alla quantità, quindi niente corsa alla crescita a tutti i costi. La stabilità nella direzione e nel consiglio d’amministrazione ha contribuito a permettere di sostenere questa strategia a lungo termine», esordisce Arnaud de Jamblinne, direttore gen-
L’andamento del fondo immobiliare La Foncière, che si è sempre distinto per la regolarità della sua evoluzione e la costanza del rendimento. La performance dell’esercizio 2014 era del 20,07%, persino superiore a quella già ottima (14,99%) registrata dall’Indice dei fondi immobiliari (SXI Real Estate Funds TR).
Performance ed evoluzione del fondo immobiliare La Foncière al 31.12.2014 Performance de LA FONCIÈRE
in %
Al 31.12.2014 Da inizio anno 1 anno 3 anni
5 anni 10 anni
LA FONCIÈRE
51,63
20,07 20,07
26,87
119,37
Fonte: Bloomberg / BCGE Asset Management - Advisory
Indice Fondi immobiliari 14,99 14,99
18,82
34,18
70,91
SXI Real Estate Funds TR Al 31.12.2013 LA FONCIÈRE
0,65
19,43
55,13
94,01
Fonte: Bloomberg / BCGE Asset Management - Advisory
Indice Fondi immobiliari
– 2,77
10,39
39,58
58,52
SXI Real Estate Funds TR
La performance storica non rappresenta un indicatore della performace attuale o futura
Evoluzione LA FONCIÈRE 120 %
977
110 %
932
100 %
888
90%
843
80 %
799
70 %
755
60 %
710
50 %
666
40 %
621
30 %
577 533
20 % 10 % 0%
488
-10 %
399
444
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
LA FONCIÈRE
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dal 01.01.2000 al 31.12.2014
SXI Real Estate Funds PR
rale della Foncière. Una strategia che, evitando scientemente sia il target del lusso sia quello degli immobili sovvenzionati, ha consentito al fondo di bilanciarsi attraverso alti e bassi lungo i decenni: «Lo scopo», precisa de Jamblinne, «è di passare attraverso i cicli congiunturali, di qualunque segno essi siano. Gli ultimi anni sono stati segnati da un’ottima congiuntura abbinata a un calo dei tassi di interesse: questo contesto ha spinto i valori dei fondi immobiliari al rialzo. Nei prossimi anni la sfida sarà posizionarsi rispetto alla congiuntura, che rallenterà sicuramente. Quando i tassi si rialzeranno, i corsi di Borsa si abbasseranno. Per quanto ci concerne, abbiamo già una posizione molto difensiva grazie a immobili che interessano un’ampia fascia della popolazione e con una collocazione geografica ideale, nelle città importanti. Inoltre si tratta di stabili in ottime condizioni, aspetto che li rende attrattivi in relazione all’offerta concorrente. Sarà importante riuscire a mantenerci fedeli a questa nostra strategia». La Svizzera francese, in particolare l’Arco lemanico, è il mercato di riferimento del fondo: osservando la ripartizione del parco immobiliare, al primo posto si colloca il Canton Vaud (46,53%), seguito dal Canton Ginevra (37,6%), dal Canton Vallese (4,98%), dal Canton Neuchâtel (4,07%) e dal Canton Friburgo (3,64%). Una sola proprietà, un immobile commerciale, nel Cantone di Zurigo (3,18%). Principalmente si tratta di stabili da affitto: il 61,11% sono immobili residenziali; gli immobili misti – in cui i contratti di locazione commerciale rappresentano tra il 20 e il 60% delle entrate – si attestano al 25,27%. Infine gli immobili commerciali ricoprono una percentuale del 13,6%. Per accrescere a lungo termine il valore dei suoi immobili, il fondo si dedica alla sostituzione di cucine e servizi, al risanamento di condutture, al rifacimento di facciate e soffitte, a lavori per migliorare isolamento e comfort degli appartamenti, a sopraelevazioni di edifici già esistenti. L’ammontare complessivo degli affitti incassati dalla Foncière è aumentato dello 0,96% rispetto all’esercizio precedente: un leggero incremento dovuto soprattutto ai nuovi alloggi. Al 30 settembre 2014, risultavano sfitti solo 3 locali commerciali e 11 appartamenti su un totale di 4.109, dei quali ben nove sono stati riaffittati entro fine anno. Nessun nuovo acquisto è stato effettuato, mentre sono stati venduti
due immobili contigui a Aigle, poiché le loro prospettive di crescita non corrispondevano più ai criteri in vigore. Anche la Borsa sembra aver apprezzato la solidità di questo fondo, premiandolo con una performance del 20,07% nel 2014, in gran parte dovuta all’ottimo rendimento dell’ultimo trimestre 2014. La Foncière ha potuto approfittare lo scorso anno di un mercato immobiliare nazionale in gran parte positivo: «Si può dire che il mercato residenziale si è comportato bene, essendo rimasta elevata la domanda nelle grandi regioni urbane, mentre la crescita di quella degli affitti è rallentata e nel 2015 dovrebbe presumibilmente stabilizzarsi nelle zone più ricercate e addirittura calare nelle zone secondarie o dove il mercato è più disteso. Per contro, il mercato commerciale ha già subito gli effetti della congiuntura, a causa delle incertezze legate sia alla futura applicazione dell’esito della votazione del 9 febbraio, sia alla revisione della fiscalità delle imprese, sia al rallentamento dell’economia europea e dei Paesi emergenti che oggi pesa sull’espansione delle imprese svizzere», commenta guardando all’anno appena trascorso Arnaud de Jamblinne. I fondi immobiliari hanno vissuto un’annata eccellente registrando una performance del 14,99% (Indice SXI Real Estate Funds TR), mentre sempre buona è stata quella delle società immobiliari, anche se con risultati più contenuti, essendo piuttosto orientate sul commerciale. Secondo il direttore generale della Foncière, stando a questi dati, non vi sarebbe al momento il concreto rischio di una bolla immobiliare: diversi fattori concorrono infatti a rallentare il mercato – soprattutto quello delle proprietà per piani e delle zone urbane – insieme all’inasprimento delle condizioni per la concessione dei crediti ipotecari sostenuto dalla BNS, dalla FINMA e dal Consiglio federale. «Per gli immobili di reddito la domanda rimane molto sostenuta dal momento che gli investitori in cerca di ricavi (assicurazioni e casse pensioni) non hanno molte altre alternative. Ma poiché questi acquisti si fanno con fondi propri, il rischio di una bolla sembrerebbe essere scongiurato», sottolinea Arnaud de Jamblinne. Riflettendo sulle prossime conseguenze del rafforzamento del franco, il direttore generale della Foncière osserva: «Poiché ci attendiamo un rallentamento della congiuntura, le imprese investiranno meno o
Arnaud de Jamblinne, direttore generale del fondo immobiliare La Foncière.
dovranno ridurre le loro spese, fra cui gli affitti, con inevitabili ripercussioni sul settore commerciale. Analogo l’esito per il settore residenziale: salari inferiori, un minor numero di nuovi impieghi, dunque meno domanda d’alloggi, più concorrenza e quindi probabili cali dei canoni d’affitto. Per quanto concerne i fondi immobiliari, bisognerà confrontarsi con un duplice effetto: da un lato i fondi sono diventati ancora più appetibili perché versano dei dividendi, mentre il mercato obbligazionario è completamente morto e ci sono persino tassi negativi per i depositi bancari. Dall’altro lato la progressione dei dividendi molto probabilmente rallenterà, di sicuro almeno per i fondi commerciali. Per La Foncière non mi attendo grandi sorprese perché il commerciale rappresenta solo una piccola percentuale, mentre la parte residenziale è molto ben posizionata, sia a livello geografico, che economico ed attrattivo. Il fondo resterà quindi interessante per gli investitori», conclude Arnaud de Jamblinne con una nota d’ottimismo. Un atteggiamento del tutto giustificato se guardiamo alla lunga storia di questo fondo e alla sua capacità, attraverso un’oculata strategia, che fa della prudenza e della pianificazione i propri strumenti privilegiati, di rispondere dinamicamente alle fluttuazioni congiunturali per assicurare la propria regolare crescita e presenza nel panorama dei migliori fondi immobiliari svizzeri. Susanna Cattaneo TM Marzo 2015 · 79
economia / energia
Far crescere imprese sostenibili Il tema dei consumi energetici delle PMI è stato al centro di un convegno organizzato dall’Università della Svizzera italiana: per chi vuole investire nell’efficienza, e ottenere così risparmi significativi, le opportunità di intervento sono molteplici.
L’
Università della Svizzera italiana ha ospitato, lo scorso 17 febbraio a Lugano, il convegno ‘Efficienza energetica e risorse rinnovabili: strategie, strumenti e opportunità per le PMI’. Come noto l’efficienza energetica e lo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabili sono da tempo temi di grande rilevanza e figurano tra le maggiori sfide dei prossimi anni: le rinnovabili, seppure al centro di importanti strategie di sviluppo, sembrano soffrire la rilevanza delle decisioni politiche e legislative (si pensi alla revisione progressiva degli incentivi), mentre l’efficienza energetica rappresenta una grande opportunità con una rilevante redditività. Questo scenario è confermato dall’ ‘Energy Efficiency Market Report
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2014’ dell’International Energy Agency (IEA), secondo il quale gli investimenti per ridurre il consumo di energia e aumentare l’efficienza energetica superano ormai quelli relativi a solare ed eolico (310 miliardi di dollari contro 213). Inoltre l’efficienza energetica rappresenta circa il 40% della potenziale riduzione di gas serra ad un costo inferiore ai 60 euro/t CO2. Gli investimenti per efficienza energetica e fonti rinnovabili sono distribuiti in diversi settori: edilizia, consumo domestico, trasporti e consumo industriale. Molti governi hanno enfatizzato le opportunità offerte dall’efficienza energetica come mezzo per stimolare le economie nazionali; per il mercato delle forniture l’efficienza energetica diventa
una sfida che può essere affrontata con nuovi modelli di business e nuove modalità di finanziamento. L’evento tenutosi all’USI è stato promosso dall’istituto Alari della Facoltà di scienze informatiche e dal Centro promozione start-up (USI-SUPSI), entrambi partner del progetto Alpenmat (Alpine Energy Meetings on Advanced Technology), un progetto co-finanziato dai fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) che mette a frutto le esperienze e i risultati degli altri progetti del Programma Alpine Space, aiutando le PMI a sfruttare i benefici della nuova e crescente economia delle energie rinnovabili. La partecipazione al progetto è sostenuta dall’Ufficio federale dello sviluppo territoriale ARE e dal Canton Ticino. Alpenmat in particolare promuove le tecnologie innovative e fornisce modelli di innovazione a livello di cooperazione tra i diversi settori e attori, per consentire una più ampia diffusione delle energie innovative e delle tecnologie per la mobilità, innescando così effetti positivi correlati a uno sviluppo territoriale sostenibile e più equilibrato, migliorando l’accesso ai servizi energetici e di informazione, creando nuove opportunità di lavoro e di crescita e migliorando così la qualità della vita e la competitività dello spazio alpino. Sono molti i progetti che durante il Programma Spazio Alpino 2007-2013 hanno avuto a che fare con la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica e l’economia ‘low-carbon’. Molte sono state le aziende coinvolte in questi progetti, che hanno avuto la possibilità di dimostrare la propria capacità nello sviluppo di soluzioni innovative nel campo dell’ef-
ficienza energetica e delle rinnovabili, così come in quello della mobilità sostenibile. Alpenmat farà tesoro delle esperienze e dei risultati raggiunti e soprattutto aiuterà le PMI dello Spazio alpino a capitalizzare i vantaggi provenienti dal settore emergente delle energie rinnovabili. Alpenmat riunirà PMI, acquirenti di tecnologie, comuni e regioni, decisori istituzionali e privati, nonché le istituzioni finanziarie pubbliche e private. Durante gli eventi organizzati nell’ambito del progetto, tutti questi soggetti avranno l’opportunità di promuoversi, trovare partner e nuove opportunità di mercato. Sulla base di questi principi è stato organizzato anche il convegno dell’USI, che nella prima parte ha ospitato una serie di relazioni di esperti del settore energetico e nella seconda parte è stato strutturato in una serie di tavole rotonde e incontri su temi specifici. Miroslaw Malek, direttore dell’istituto Alari, ha presentato quanto la Svizzera sta facendo nel campo della ricerca in campo energetico, attraverso gli Swiss Competence Centers for Energy Research (SCCER). Gli SCCER cercano di trovare soluzioni alle problematiche tecniche, sociali e politiche dovute alla svolta energetica decisa dalle autorità politiche svizzere dopo la tragedia di Fukushima, svolta che, oltre a prevedere l’abbandono del nucleare, intende promuovere fortemente le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Gli SCCER sono otto centri di competenza, creati in sette ambiti di intervento, per i quali sono stati stanziati circa 70 milioni di franchi per il periodo tra il 2013 e il 2016, che si occupano dell’intera catena della ricerca in campo energetico, dalla ricerca di base alla ricerca applicata e lo sviluppo fino agli aspetti legali relativi alla commercializzazione di innovazioni. Gli ambiti di intervento degli SCCER riguardano i materiali e i sistemi per ridurre il fabbisogno energetico degli edifici, l’aumento dell’efficienza energetica dell’industria, le reti e i sistemi energetici, lo stoccaggio di calore ed elettricità, la geotermia di profondità, le condizioni quadro per i mercati, la sostenibilità ambientale, i sistemi di incentivazione, le strategie per la mobilità, l’impiego della biomassa. Uno di questi centri di competenza è ‘Furies’ (dal nome completo Future Swiss Electrical Infrastructure) e affronta il tema della necessità di sviluppare soluzioni
innovative per la rete elettrica del futuro, dalle singole componenti all’intero sistema, e questo per adattarsi alla produzione di elettricità dalla nuove fonti rinnovabili (sole e vento), che come noto è soggetta a forti variazioni nel tempo. L’istituto Alari fa parte della trentina di strutture accademiche coinvolte in Furies, alle quali si affiancano diversi partner industriali: sinora sono un’ottantina i progetti confluiti sotto il cappello di Furies, che hanno già dato vita a una ventina di soluzioni innovative. Al convegno dell’USI è poi intervenuto Marco Bigatto, direttore delle Aziende industriali di Lugano (AIL), che ha ricordato un tema importante per le aziende e i loro consumi energetici, quello della liberalizzazione del mercato elettrico svizzero. Bigatto ha sottolineato come le AIL siano riuscite ad affrontare con successo la prima tappa dell’apertura del mercato elettrico, quella che ha riguardato i grandi consumatori; sulla seconda tappa della liberalizzazione del mercato, quella che toccherà i piccoli consumatori, Bigatto
esprime la propria opinione nell’intervista pubblicata nel box di questo articolo. È intervenuto anche Fabrizio Noembrini, direttore dell’associazione TicinoEnergia, che ha ricordato come l’obiettivo del Piano energetico cantonale sia il raggiungimento di un risparmio medio del 30% sui consumi energetici. Per raggiungere questo e altri obiettivi di sotenibilità energetica, il Cantone si è dotato di tre strumenti: un credito quadro di 65 milioni di franchi per il periodo 2011-2020 destinato in particolare a promuovere impianti termici che sfruttino energie rinnovabili e che siano più efficienti, un fondo per le energie rinnovabili destinato a promuovere la produzione di elettricità da queste fonti, e un credito di 16 milioni di franchi per la mobilità sostenibile, sul quale però i ticinesi dovranno esprimersi nel mese di giugno perché è stato lanciato un referendum. Quanto invece alle misure pensate in particolare per favorire l’efficienza energetica delle aziende, Noembrini ha sottolineato che esistono numerose oppor-
Un esempio di risparmio energetico L’Hotel Delfino di Lugano, che conta 50 camere, è stato aperto nel 1972 e a quel periodo risale il suo impianto di riscaldamento, costituito da una caldaia a gasolio con bollitore per acqua calda. Quando il proprietario Federico Haas ha saputo da un amico albergatore che nelle strutture alberghiere esisteva la possibilità di conseguire un notevole risparmio energetico, in grado di abbattere notevolmente i costi di gestione, non ha esitato a contattare Siegfried Renner, specialista dell’energia dell’Agenzia Cleantech Svizzera (ACT), che ha effettuato un’analisi approfondita, dalla quale è risultato che sarebbe stato possibile ottenere un elevato risparmio energetico con investimenti modesti. Agli inizi del 2013 un’impresa operante nel settore dell’automazione degli edifici, sotto la guida dello specialista dell’ACT, ha installato una nuova unità di regolazione che consente di adeguare meglio il riscaldamento alle esigenze dell’hotel. In particolare sono stati installati dei telecomandi alla reception, per fare in modo che il personale dell’hotel possa abbassare il riscaldamento nelle ore in cui vi è minore necessità, sono state adottate delle sonde di temperatura ambiente e un’unità di controllo del bruciatore a microprocessore, per una migliore regolazione del riscaldamento del gasolio, e si è provveduto a ridurre la potenza delle pompe di circolazione e a sostituire quattro valvole miscela. A fronte di un investimento di 31mila franchi per il primo pacchetto di interventi, inclusa la pianificazione, il successo dei provvedimenti adottati è stato notevole: grazie alla regolazione intelligente dell’impianto il consumo energetico si è infatti ridotto di oltre un terzo. In questo modo Federico Haas risparmia ogni anno circa 19 mila litri di gasolio da riscaldamento, mentre il consumo di energia elettrica si è ridotto del 7%. Già nel primo anno dopo l’installazione della nuova unità di regolazione l’hotel è riuscito a risparmiare 19 mila franchi sui costi di gasolio ed energia elettrica. L’hotel ha ottenuto anche la restituzione della tassa sul CO2, versata fino a quel momento per il gasolio da riscaldamento. Operando una stima approssimativa per gli otto anni di validità dell’accordo sugli obiettivi, l’hotel potrà risparmiare complessivamente addirittura 255 mila franchi fino al 2020. E il comfort per gli ospiti e il personale è rimasto a livelli elevati.
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Il futuro del mercato elettrico svizzero A fine gennaio si è conclusa la procedura di consultazione sul decreto federale concernente l’apertura completa del mercato dell’energia elettrica in Svizzera. Un referendum sembra molto probabile: se dovessero prevalere i sostenitori della liberalizzazione, anche i piccoli consumatori finali (con un fabbisogno inferiore a 100 MWh all’anno) potranno acquistare energia elettrica da un fornitore di propria scelta a partire dal 1° gennaio 2018, come già avviene per i grandi consumatori. Sul futuro del mercato dell’energia elettrica in Svizzera Ticino Management ha raccolto le riflessioni di Marco Bigatto, direttore delle Aziende industriali di Lugano (AIL) e presidente di Enertì, società che riunisce le aziende di distribuzione di energia elettrica in Ticino. Nella sua veste di presidente di Enertì come giudica l’apertura completa del mercato dell’energia elettrica che dovrebbe concretizzarsi nel 2018? Pur comprendendo che per alcuni attori del settore, in particolare i commercianti di energia a livello internazionale, essa potrebbe comportare alcuni vantaggi, per i consumatori, le aziende di distribuzione di energia elettrica e i loro proprietari sono invece preponderanti i risvolti negativi. L’argomento principale portato dai fautori dell’apertura completa è la migliore integrazione della Svizzera nel mercato elettrico europeo. Ritengo illusorio pensare che l’apertura totale del mercato svizzero spiani la strada all’accordo bilaterale sull’energia elettrica con l’Unione europea. L’UE ha infatti più volte sottolineato di non avere interesse a sottoscrivere ulteriori accordi bilaterali con la Svizzera finché non esisterà un accordo quadro, ciò che è ben al di là da venire. Quindi la prospettiva di un accordo bilaterale per l’energia elettrica non è un argomento che giustifichi l’apertura totale del mercato svizzero. È poi ancora tutta da dimostrare
per la Svizzera l’utilità di tale accordo. Ritengo infatti che l’Europa continuerà ad utilizzare il corridoio elettrico attraverso il nostro Paese, come pure le nostre centrali idroelettriche finché le sarà economicamente vantaggioso, indipendentemente dal fatto che sia sottoscritto o meno un accordo. Ritenere poi che con esso l’accesso al mercato europeo per le nostre aziende attive a livello europeo sia facilitato, è pura speculazione. Quali sono i principali vantaggi di una liberalizzazione per PMI ed economie domestiche, anche in termini di risparmio sulla bolletta? Senz’altro l’aspetto più accattivante è la possibilità di scegliere tra un ampio numero di fornitori e tra una gamma di prodotti tariffali da essi offerta. Per fidelizzare la clientela, le aziende sarebbero da parte loro maggiormente stimolate a offrire servizi e prodotti aggiuntivi, ad esempio in ambito di efficienza energetica, e indotte ad una maggiore flessibilità tariffale e amministrativa. Dal punto di vista economico, per contro, il beneficio per i clienti sarebbe minimo, se non nullo. A fronte di un risparmio insignificante (che per un’economia domestica può esser stimato in 30 franchi all’anno), vi sarebbero elevati costi aggiuntivi per la gestione tecnicoinformatica del processo del cambio di fornitore, per la gestione amministrativa, la fatturazione, e le campagne pubblicitarie. Tali costi, a carico del cliente, vanificherebbero il suddetto risparmio. Va inoltre rilevato che i piccoli clienti approfittano già oggi della liberalizzazione del mercato, seppur indirettamente, in quanto i distributori che li riforniscono, in base alla Legge federale sull’approvvigionamento, sono tenuti a ribaltare ai clienti i vantaggi di prezzo ottenuti sul libero mercato. La discriminazione che attualmente esiste tra clienti liberi e vincolati, in particolare commerciali e artigianali, non è tale da comportare un significativo pre-
giudizio per i secondi. Infatti per un cliente che consuma 99 MWh/anno (quindi leggermente sotto la soglia dei 100 MWh/anno per essere libero) il risparmio ipotizzabile sarebbe indicativamente di 600 franchi all’anno, a fronte di una spesa complessiva di 20 mila franchi all’anno. Anche in questo caso buona parte del vantaggio verrebbe comunque vanificato dai costi aggiuntivi dati dall’apertura del mercato. Preoccupa poi la diminuzione della redditività delle aziende di distribuzione a scapito dei loro proprietari. La maggior parte delle aziende di distribuzione appartiene ai Comuni: essi traggono dalle proprie aziende discreti introiti a beneficio della collettività. In un mercato totalmente libero compaiono nuovi attori come grandi aziende del settore, aziende di telecomunicazione o gruppi esteri. Gli introiti per l’ente pubblico vengono così ridotti. Le esperienze di liberalizzazione del mercato elettrico già avviate in altri Paesi europei cosa ci insegnano di positivo, ma anche di negativo? Il discorso è articolato e complesso. Mi limito a considerare un solo aspetto, semplificandolo: il mercato europeo dell’energia elettrica sta vivendo la più importante crisi dalla sua istituzione. Nelle evoluzioni legislative svizzere sarà importante tenerne conto per evitare di trovarci nella stessa situazione. A titolo di esempio ricordo che i prezzi di vendita al cliente finale in Germania dall’apertura del mercato (1998) ad oggi sono aumentati del 60% con tendenza al rialzo, mentre i prezzi del mercato all’ingrosso sono in continua discesa. Questa assurda discrepanza si spiega col fatto che i prezzi pagati dal consumatore finale comprendono pesanti tasse a sostegno dei nuovi impianti rinnovabili (fotovoltaici ed eolici). E sono proprio questi la causa della depressione dei prezzi di mercato, poiché generano energia che entra in rete a prezzo zero (essendo sovvenzionata); creano poi l’effetto per-
tunità tra le quali però non è sempre facile districarsi, perché l’offerta è davvero ampia. Noembrini ha distinto tra interventi specifici (come per esempio il Programma edifici per il risanamento degli immobili) e interventi programmati (come quelli di Energo, AENEC, ACT e Reffnet).
L’associazione Energo, che fa parte del programma SvizzeraEnergia, è diventata un centro di competenza di punta per l’efficienza energetica negli edifici: dopo il rilevamento e l’analisi del consumo energetico, grazie all’ottimizzazione della tecnica degli edifici si può risparmiare dal 10 al 15% di energia.
L’Agenzia dell’energia per l’economia (AENEC) fornisce un servizio di gestione energetica a 360 gradi avvalendosi di strumenti riconosciuti e collaudati da una lunga esperienza. Per ottimizzare la gestione energetica punta su misure di efficienza energetica redditizie, in grado di ridurre il consumo di elettricità e le emissioni di
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verso di escludere, in certe ore, parte della produzione da centrali tradizionali (idroelettiche, a gas o carbone) e riducono i prezzi. In Svizzera le nuove rinnovabili sono ancora trascurabili, ma negli altri Paesi europei si sono diffuse in misura massiccia. Cosa buona e giusta da un punto di vista ambientale, ma dal punto di vista del mercato è un problema: i prezzi bassi non consentono di coprire i costi di una serie di centrali esistenti e pregiudicano inoltre la sicurezza di investimento in nuovi impianti tradizionali, necessari a compensare la produzione ‘casuale’ e non pianificabile del nuovo rinnovabile. Fondamentalmente la quota di energia trattata sul libero mercato va diminuendo a favore di una quota di energia sovvenzionata, che cresce sempre più. A livello europeo si stanno cercando soluzioni per correggere questa situazione, come ad esempio premiare le centrali che, pur non producendo in tante ore dell’anno, sono pronte ad intervenire per sopperire alla mancanza di energia da fonti rinnovabili: una sorta di premio per la prontezza. È un correttivo che non riscuote però un consenso unanime, mentre sta diffondendosi l’opinione che il modello di mercato europeo sia completamente da ripensare. La Svizzera avrà l’opportunità, nella stesura della revisione della Legge sull’approvvigionamento elettrico, di introdurre elementi innovativi, che le permetteranno una maggiore indipendenza dal traballante mercato europeo, anche grazie a tecnologie resesi recentemente disponibili, come ad esempio la produzione e lo stoccaggio di energia decentralizzati, pilotati per una gestione regionale da sistemi di smart-grid. Per il futuro, più che una ottimizzazione a livello continentale, auspico infatti un’ottimizzazione regionale che tenga conto non solo dell’elettricità, ma di tutte le forme di energia disponibili e necessarie ad un determinato territorio. Esiste il rischio che la totale apertura del mercato possa portare i fornitori ad approvvigio-
narsi in maniera crescente di elettricità a basso costo, di origine fossile, proveniente dall’estero? Nel settore dell’energia gli investimenti, indispensabili per assicurare l’approvvigionamento del Paese, sono miliardari e necessitano della garanzia di poter essere recuperati sul lungo termine. Con una liberalizzazione completa gli attori del settore perderebbero questa garanzia, dato che tutti i clienti potrebbero acquistare l’energia da fornitori terzi. Attualmente infatti le condizioni di fornitura dei clienti vincolati sono determinate per legge in base ai costi di produzione e non ai prezzi di mercato. Questa situazione, oltre che assicurare ai clienti una stabilità dei prezzi dell’energia elettrica, permette alle aziende di produzione di attuare importanti investimenti in Svizzera con la garanzia della copertura dei costi. In caso di impossibilità ad investire con una certa sicurezza economica in Svizzera, la dipendenza dall’estero per le forniture di energia elettrica aumenterebbe. L’alternativa sarebbe il sussidio della produzione indigena tramite ulteriori tasse, che comporterebbero comunque un carico aggiuntivo sulla bolletta dei consumatori di elettricità e un’ulteriore distorsione del mercato. Il settore della distribuzione di elettricità in Ticino è pronto per affrontare un processo di completa apertura? Il mercato potrebbe mutare volto in maniera significativa? Non ho alcun dubbio: il settore è ben organizzato e ha affrontato con pieno successo la prima fase della liberalizzazione dal 2009, riuscendo a contenere la perdita di clienti (se ne sono persi solo pochi, quasi esclusivamente ‘multisito’ con centri decisionali oltr’alpe, intenzionati ad avere un solo fornitore per tutte le sedi svizzere) e addirittura guadagnando qualche fornitura in Svizzera interna. Senza attendere la liberalizzazione per i piccoli consumatori, le aziende ticinesi si sono organizzate per offrire una gamma di prodotti rinnovabili (tiacqua, tisole, tinatura, sole per
CO2 di qualunque azienda. L’Agenzia Cleantech Svizzera (ACT) è un’associazione che sostiene l’economia nell’uso sostenibile delle risorse, accompagnando le imprese nella pianificazione e messa in opera di misure in favore dell’efficienza energetica. L’associazione Reffnet.ch gestisce un
sito web, organizza manifestazioni e soprattutto fornisce consulenza e assistenza personalizzata alle aziende che intendono ottimizzare l’uso delle risorse naturali. Si tratta di interlocutori preziosi per le aziende, non soltanto perché attraverso di loro è possibile beneficiare di incentivi
Marco Bigatto, direttore delle Aziende industriali di Lugano (AIL) e presidente di Enertì.
tutti) e hanno implementato, e lo faranno anche in futuro, soluzioni tecnologiche per rispondere con sempre maggiore professionalità al cliente. Inoltre grazie a Enertì hanno centralizzato una serie di attività allo scopo di comprimere i costi grazie all’effetto scala. Uno stravolgimento nel mercato elettrico a sud delle Alpi non lo prevedo e non è necessario: piuttosto un graduale adeguamento delle nostre strutture al contesto che evolve. Una sempre più stretta collaborazione tra i distributori è senz’altro opportuna per comprimere i costi e rendere i processi più snelli. Per alleviare le attuali difficoltà di AET, del resto comuni a tutti i produttori per le motivazioni già esposte, sarà opportuno nei prossimi mesi valutare forme di collaborazione su base contrattuale, tali da garantirle lo smercio di una quota della sua produzione, ovviamente nei limiti della salvaguardia degli interessi di tutti i nostri clienti, che sono poi la totalità degli utenti ticinesi.
o sgravi fiscali, ma soprattutto perché attraverso queste consulenze si possono ottenere significativi risparmi sui consumi energetici, dando il proprio contributo ad uno sviluppo più sostenibile dell’economia. Marzio Molinari TM Marzo 2015 · 83
economia e politica / Pagine speciali per le elezioni cantonali aprile 2015
Economia e sicurezza: sfida per la competitività Norman Gobbi, consigliere di Stato uscente, Lega dei Ticinesi
Carlo Coen, candidato al Gran Consiglio, PLR
Filippo Martinoli candidato al Gran Consiglio, PPD
Maristella Patuzzi candidata al Consiglio di Stato, I Verdi del Ticino
Nicola Pini candidato al Consiglio di Stato, PLR
L’
economia del nostro territorio - con le peculiarità di un Cantone di frontiera - si confronta oggi con molteplici problemi, acutizzati dal recente abbandono da parte della Banca Nazionale Svizzera della soglia minima di cambio tra franco ed euro. Il settore industriale, con le imprese fortemente orientate all’esportazione nella zona euro, il turismo, la grande distribuzione organizzata e i commerci in generale sono messi in grave difficoltà dalla nuova situazione. La politica è sollecitata a promuovere rapidamente misure concrete e a ritrovare delle condizioni quadro adeguate per far fronte a questa nuova crisi e mirare alla salvaguardia dell’economia e dei posti di lavoro. Grandi e importanti sfide che i candidati alle elezioni politiche del prossimo aprile e i futuri membri di Governo e Parlamento cantonali saranno chiamati ad affrontare e gestire.
Nicola Brivio candidato al Gran Consiglio, PLR
Gianmaria Frapolli candidato al Gran Consiglio, Lega dei Ticinesi
Evaristo Roncelli candidato al Gran Consiglio, PS
Lara Filippini candidata al Gran Consiglio, UDC
Cristina Coduri Mossi TM Marzo 2015 · 85
economia e politica / Pagine speciali per le elezioni cantonali aprile 2015
Norman Gobbi Consigliere di Stato uscente, CdS, Lega dei Ticinesi Nato nel 1977, sposato con due figli. Laureato in Scienze della comunicazione all’USI di Lugano, è attivo in politica sin da ragazzo. Eletto per la prima volta nel 1999 deputato al Gran Consiglio per la Lega dei Ticinesi, e riconfermato nel 2003 e nel 2007, lo ha presieduto nel 2008-2009. Consigliere nazionale (2010-2011), nel 2011 è diventa Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni. È attivo nei comitati dei Direttori di Giustizia e Polizia, nella Conferenza dei governi cantonali e presiede la Conferenza dei Direttori del militare, protezione civile e pompieri, nonché per l’anno 20142015 la piattaforma politica della Rete integrata Svizzera per la sicurezza.
Soluzioni senza scorciatoie Come promuovere un Cantone attrattivo e concorrenziale per l’economia reale e dei servizi? Quali le condizioni quadro adeguate? Lo sviluppo di una sana economia può aver luogo unicamente in presenza di buone condizioni quadro, quali una fiscalità sostenibile, minore burocrazia e forze lavorative con una buona formazione. Ciò garantisce posti di lavoro, benessere e crescita con uno sviluppo della produttività che diventa un indicatore importante della capacità concorrenziale di una regione. Oltre alla grave crisi finanziaria internazionale, il Ticino si è confrontato con difficoltà create dalla libera circolazione delle persone. Le implicazioni derivanti dagli Accordi bilaterali in un Paese come il nostro, che vive di scambi commerciali con l’estero, hanno avuto effetti negativi in particolare sul mercato del lavoro, manifestatisi attraverso il dumping salariale e sociale. È indispensabile arginare con ancora più forza a livello federale e cantonale la sostituzione dei lavoratori ticinesi sul mercato del lavoro da parte dei frontalieri, come pure la pressione al ribasso sui salari dei residenti. Ad esempio, una giusta defiscalizzazione per le ditte ticinesi 86 · TM Marzo 2015
che impiegano per la maggior parte residenti compenserebbe la differenza tra il salario più elevato di un residente e quello più basso di un frontaliere. Inoltre, non ci può essere sviluppo economico sostenibile senza legalità. La lotta alla corruzione, il contrasto all’infiltrazione mafiosa e ai reati economico-finanziari sono priorità fondamentali della politica, con un’attenzione particolare ai permessi e alle società fittizie, onde evitare che queste ultime diventino strumento di attività criminali e di riciclaggio. In Ticino - rispetto alla media nazionale - si riscontra una bassa percentuale di posti di lavoro ad alto valore aggiunto. Come favorirne lo sviluppo e promuovere maggiormente aziende ad alto valore aggiunto? Formazione e ricerca scientifica da un lato, promozione economica dall’altro, sono i due punti base per rafforzare la competitività del nostro territorio, in termini economici e occupazionali. Occorre organizzare piani occupazionali e occasioni di formazione professionale che offrano reali opportunità d’inserimento nel mondo del lavoro. Per questo motivo il polo universitario, così come il resto del panorama
formativo cantonale (SUPSI, Centro studi bancari, ecc.), riveste una valenza strategica decisiva per la crescita e lo sviluppo del Ticino. Possono svilupparsi sinergie di grande valore aggiunto con una condivisione delle strategie di crescita, favorendo un sempre miglior inserimento nella società anche di coloro che beneficiano unicamente di una formazione di base. È dunque auspicabile un sempre maggiore rafforzamento del legame tra mondo accademico ed economia reale, come nel progetto di Master in medicina, che risponde anche al bisogno su scala nazionale di aumentare i posti di formazione per medici. Ricordando comunque che lo Stato sostiene anche il settore formativo privato, creando le migliori condizioni per valorizzare le competenze e le capacità presenti sul territorio. L’abbandono della soglia minima di cambio franco-euro implica grandi conseguenze per il mercato e l’economia ticinese. Cosa può fare la politica per salvaguardare la nostra economia? Nell’immediato, il rafforzamento del franco svizzero mette in discussione la capacità delle imprese di restare competitive. Il tessuto industriale del Cantone è composto
soprattutto da PMI che hanno bisogno di aiuto per superare lo scoglio del franco forte, in particolare attraverso il miglioramento di tutti quegli strumenti di concorrenzialità che vanno al di là del cambio. Parallelamente, vi è tuttavia pure una componente politica che va affrontata con decisione: occorre portare sempre di più la voce del Ticino a Berna, così da sensibilizzare con forza la Confederazione riguardo alla particolare situazione del nostro Cantone. Accordi bilaterali e concessioni in materia di segreto bancario sono solo alcuni esempi di decisioni di politica internazionale che comportano conseguenze negative in Ticino, più gravi rispetto agli altri Cantoni. Se il Ticino saprà ben argomentare le sue rivendicazioni, sarà possibile ottenere risultati concreti, come ben ha dimostrato il mio intervento a Berna per garantire investimenti per 200 milioni di franchi che la Confederazione realizzerà in Ticino nell’ambito dell’Ulteriore sviluppo dell’esercito. Il nostro territorio ha realtà produttive che meritano attenzione. Negli ultimi anni ho sviluppato una serie di incontri proprio per conoscere meglio il tessuto imprenditoriale ticinese, in particolare nelle regioni periferiche. Aziende con un tasso di esportazione molto alto che hanno in programma ulteriori investimenti, sperando in condizioni quadro maggiormente favorevoli. Un calo delle esportazioni avrà come conseguenza un aumento del tasso di disoccupazione. Nel dicembre scorso 11mila ticinesi erano alla ricerca di un impiego. Non solo giovani, ma molti adulti, in particolare coloro che hanno superato i 40 anni. Persone, che, nonostante abbiano acquisito esperienze e competenze, hanno difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro. È necessario quindi rendere più flessibile il mercato del lavoro. Nei limiti delle competenze di cui gode il mio Dipartimento, ho cercato di adottare misure proprio per le fasce deboli della popolazione: sono stati accolti numerosi giovani apprendisti, stagiaire e praticanti, come anche persone a beneficio di programmi occupazionali e sono state riviste le limitazioni legate all’età per l’accesso a determinati impieghi. Non da ultimo, rilevo come l’abbandono del cambio minimo favorisca ulteriormente il dumping salariale, e proprio in quest’ottica mi sono attivato per istituire una squadra di agenti di polizia volta alla lotta agli abusi in aziende e cantieri. Una misura concreta che
risponde con immediatezza a un’urgenza consolidatasi in particolare nelle ultime settimane. La sicurezza in generale e la solidità delle istituzioni rappresentano delle condizioni quadro per lo sviluppo di una sana economia. Quali sono oggi le minacce? Cosa fare per mantenere un alto livello di sicurezza? Negli ultimi decenni il mondo ha subìto importanti trasformazioni politiche e sociali. Data la posizione particolare del nostro Cantone, dobbiamo combattere traffici illegali, criminalità transfrontaliera e flussi migratori clandestini. Sfide che per essere vinte necessitano di importanti mezzi e risorse, nonché di un’intensa e proficua collaborazione interforze. La Polizia cantonale, le Polizie comunali, unitamente ad altri partner quali le Guardie di confine, garantiscono la nostra sicurezza e l’ordine pubblico. In questi anni, come direttore del Dipartimento delle istituzioni ho promosso proprio il coordinamento degli interventi, per una maggiore efficacia operativa e copertura di intervento sull’intero territorio cantonale. Ho inoltre rafforzato l’efficacia della Polizia cantonale tramite un aumento importante degli agenti, una pianificazione logistico-strategica per organizzare le sedi sul territorio e un masterplan informatico per dotarla delle risorse tecniche e informatiche necessarie per incrementare la sicurezza d’intervento. Sono stati così definiti gli obiettivi e individuate le esigenze prioritarie della Polizia cantonale, anche sulla base del progetto di armonizzazione informatica della Polizia a livello svizzero. Come presidente della piattaforma politica della Rete integrata Svizzera per la Sicurezza affermo che possiamo contare su un impegno coordinato a livello nazionale per far fronte a eventi prevedibili e imprevedibili, con una comune visione e strategia. Particolarmente rilevante è infine la politica di lotta contro la criminalità organizzata. Oltre alle forze di polizia, assume un’importanza fondamentale anche il
Operazioni congiunte di Polizia cantonale, Polizie comunali, Guardie di confine e chiusura notturna dei valichi secondari sono parte integrante della strategia di lotta alla criminalità transfrontaliera.
potere giudiziario. Con il progetto “Giustizia 2018” sto realizzando una riforma strutturale finalizzata al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia della Giustizia ticinese, per garantire anche un quadro istituzionale all’altezza delle ambizioni del sistema economico ticinese, oltre che dei cittadini ticinesi. In aumento i casi di furti e microcriminalità in Ticino. Cosa si può migliorare all’attuale sistema per garantire maggior sicurezza ai cittadini? Quali le misure di prevenzione? È doveroso sottolineare che nel 2014 in Ticino si è registrata una marcata tendenza alla diminuzione della criminalità. In particolare i furti con scasso nelle abitazioni indicano valori che non si misuravano da anni: un successo dato dalle misure adottate in questa legislatura. Per quanto riguarda le misure di prevenzione, il continuo dialogo con i cittadini è fondamentale: recentemente la Polizia cantonale ha lanciato una campagna denominata “Scassinatori all’imbrunire”, volta a contrastare i furti con scasso in abitazioni, specie durante gli orari serali in cui statisticamente i malviventi preferiscono agire. Sono poi state promosse diverse operazioni congiunte con Guardie di confine e Polizie comunali. Inoltre, Berna ha accolto la richiesta di chiudere i valichi secondari di notte da me caldeggiata, misura che bloccherà il transito di veicoli senza però impedire la mobilità transfrontaliera. Ci vorrà ancora tempo prima che tale decisione sia concretizzata, ma le attività di controllo lungo la frontiera potranno così essere concentrate sugli assi principali. Ciò dimostra quanto la collaborazione e il dialogo con le Autorità federali siano essenziali. TM Marzo 2015 · 87
economia e politica / Pagine speciali per le elezioni cantonali aprile 2015
Nicola Pini Candidato al Consiglio di Stato, PLR Nicola Pini, trent’anni, è sposato con Angela Notari. Ha effettuato i suoi studi di Storia e Scienze politiche all’Università di Losanna; studi poi proseguiti con approfondimenti in Management pubblico e Relazioni internazionali a Losanna e a Ginevra. Attualmente lavora presso l’Associazione industrie ticinesi, dove è approdato dopo alcune esperienze in campo giornalistico e nel settore bancario, ma soprattutto dopo quasi quattro anni al fianco di Laura Sadis alla direzione del Dipartimento delle finanze e dell’economia del Canton Ticino. Dal 2012 siede inoltre nel Consiglio del pubblico della CORSI ed è vicepresidente cantonale del Partito liberale radicale ticinese.
Il Ticino deve diventare imprenditore di sé stesso Come promuovere un Cantone attrattivo e concorrenziale per l’economia reale e dei servizi? Quali le condizioni quadro adeguate? La crescita economica di un Paese - intesa come crescita dell’innovazione, del progresso tecnico e civile, dell’inventiva e della volontà della popolazione di migliorare e semplificare la sua esistenza - deve senz’altro essere incoraggiata da condizioni quadro stimolanti, senza le quali un Paese piccolo come il nostro difficilmente riuscirebbe a mantenersi competitivo in un’economia globalizzata come quella odierna. In questo senso, penso in particolare alla certezza del diritto, a un mercato del lavoro liberale, a un’economia di mercato aperta, a una capacità di pianificazione intelligente, a un sistema di formazione di qualità, a infrastrutture adeguate, a una mobilità fisica, ma anche dei dati (dobbiamo dotare tutto il Cantone di un accesso a Internet sicuro e veloce) efficiente, a una fiscalità moderata e a un’elevata qualità di vita. Accanto a ciò, lo Stato deve fare in modo 88 · TM Marzo 2015
da una parte di valorizzare il proprio territorio e i propri prodotti, dall’altra di sostenere e accrescere il savoir faire economico esistente, perché è questo sapere che crea innovazione. Se in Ticino siamo bravi a produrre e sviluppare macchine utensili o a realizzare certi processi chimici farmaceutici, oppure ancora se sappiamo come gestire le attività finanziarie, ecco che occorre ripartire da qui, da questo know-how, da questo patrimonio di conoscenze e competenze, per sviluppare nuove idee e dare nuovi impulsi alla ‘macchina’ Ticino in Svizzera e nel mondo. In Ticino - rispetto alla media nazionale - si riscontra una bassa percentuale di posti di lavoro ad alto valore aggiunto. Come favorirne lo sviluppo e promuovere maggiormente aziende ad alto valore aggiunto? In realtà il valore aggiunto è già fortunatamente in crescita: infatti negli ultimi anni il Ticino ha fatto segnare un incremento superiore alla media svizzera (6,8%), anche se la quota di questo settore
rispetto all’economia ticinese registra ancora valori bassi. Ciò non toglie che dobbiamo lavorare ancora duramente per incrementare la presenza di imprese virtuose, facendo fruttare tutto quanto è stato messo e si sta mettendo in campo per stimolare l’innovazione e sostenere le start up. In questo senso, è necessario migliorare ulteriormente le infrastrutture e valutare anche una gestione più strategica del suolo (in particolare sul fronte della pianificazione territoriale) per garantire le migliori possibilità di sviluppo e crescita ad attività imprenditoriali innovative. In merito alla gestione del territorio, penso a una politica fondiaria più attiva da parte dell’ente pubblico (ad esempio modifiche degli indici di sfruttamento, modelli alternativi di gestione di fondi confinanti, acquisto di terreni), ma soprattutto al lancio di un programma per rivitalizzare - in un intreccio tra valorizzazione del territorio e sviluppo sociale ed economico - gli oltre mille edifici industriali oggi dismessi che potreb-
bero essere posti a disposizione per nuove attività industriali, economiche, sociali o formative tramite concorsi di progettazione con incentivi pianificatori a coloro - imprenditori, architetti e artigiani - che proporranno il progetto migliore. L’abbandono della soglia minima di cambio franco-euro implica grandi conseguenze per il mercato e l’economia ticinese. Cosa può fare la politica per salvaguardare la nostra economia? Le insidie sono di due tipi: da una parte l’aumento della pressione sul mercato del lavoro da parte di manodopera frontaliera, la cui concorrenzialità rispetto ai residenti andrà riequilibrata sul piano fiscale con l’accordo tra Svizzera e Italia; dall’altra, e più importante, la nuova situazione penalizza importanti settori economici, come il commercio, il turismo e l’industria di esportazione. Di fronte a uno scenario che da un giorno all’altro ha cambiato profondamente i rapporti di forza tra le nostre aziende e le economie a noi vicine, bisognerebbe cercare di intaccare il meno possibile le condizioni quadro con interventi drastici o in grado di provocare mutamenti anche minimi che però in questo frangente verrebbero avvertiti come molto pesanti. In quest’ottica, una politica saggia ci penserebbe due volte prima di introdurre provvedimenti o politiche potenzialmente capaci di generare costi supplementari per l’economia. Se si volesse agire sulle condizioni quadro, meglio sarebbe agire a livello nazionale potenziando la rete degli accordi di libero scambio, favorendo l’accesso a mercati al di fuori della zona euro e della zona del dollaro, aumentando i mezzi per la promozione turistica (eventualmente studiando un tasso IVA temporaneamente agevolato per ristorazione e strutture alberghiere) e rafforzando il polo d’innovazione e di ricerca svizzero. A livello di pacchetti congiunturali, che ritengo possano avere qualche effetto solo se attuati a livello federale, vedrei con piacere un programma approfondito e non improvvisato che possa favorire, come nel 2011, ad esempio il lavoro ridotto e misure nell’ambito del sostegno all’esportazione. Per l’esportazione tutto diventa più difficile. Come aiutare concretamente le piccole e medie aziende a fronteggiare la situazione? Quali misure accompagnatorie? Oltre a favorire l’accesso a nuovi mercati e proteggere contro i rischi delle esportazioni, credo che dovrebbero essere sostenute tutte quelle piccole e medie imprese
che concentreranno i loro sforzi nella promozione della formazione professionale e continua: mai come in questa fase il capitale umano rappresenta il capitale più importante per un’azienda, e in questo senso va salvaguardato e valorizzato. Promuovendo la formazione continua aumentando gli incentivi fiscali per i costi di aggiornamento e coordinando meglio le varie attività formative presenti sul territorio; garantendo la formazione professionale continuando a sostenerla con i fatti e non solo a parole, ad esempio mantenendo il sostegno cantonale ai corsi interaziendali attraverso il Fondo cantonale della formazione professionale (che il DECS voleva togliere) e infine potenziando l’orientamento scolastico professionale. Non meno importante, vista la situazione in continua evoluzione, sarà poi collaborare con le organizzazioni mantello dell’economia per definire con più precisione e di volta in volta gli ambiti più specifici nei quali si ravvisano le necessità di agire. Da parte loro le imprese, se vorranno rimanere competitive, dovranno attivarsi nella ricerca di nuovi investimenti in tecnologie innovative, generanti maggior qualità e produttività, e nella ricerca di nuovi investimenti nello sviluppo di prodotti dall’accresciuto valore aggiunto. È evidente che il ritorno improvviso del superfranco per la nostra economia è stato un duro colpo, (quasi) senza precedenti, che non potrà che essere affrontato con una reazione altrettanto senza precedenti. In Ticino, si può migliorare la politica fiscale delle imprese per una maggiore concorrenzialità? Quali misure a livello di fiscalità sono al vaglio per promuovere lo sviluppo delle aziende? Modalità affermatesi in altri Cantoni potrebbero funzionare anche da noi? La politica fiscale delle imprese in Ticino potrà essere migliorata solo quando riusciremo a staccarci dal semplice discorso “sgravi fiscali sì, sgravi fiscali no” che si
Il capitale umano costituisce una risorsa fondamentale per ogni azienda: le PMI dovranno impegnarsi nella promozione della formazione professionale e continua per vincere le sfide attuali. declina in “più Stato o meno Stato”, discussione che negli anni ha prodotto più divisioni ideologiche che dibattiti sostanziali sulla Legge tributaria. La politica fiscale è una politica pubblica come le altre, con le quali va messa in concorrenza. Va programmata e mirata, soprattutto a seguito dell’entrata in vigore del freno ai disavanzi. Io sostengo uno Stato non invasivo ma forte, che abbia le risorse necessarie per adempiere i suoi compiti. Tuttavia, credo che ora delle riforme vadano fatte per riacquistare una certa competitività intercantonale per le persone giuridiche ma soprattutto per anticipare le ripercussioni della Riforma III della tassazione delle imprese (che va attuata senza l’abolizione dell’esenzione del capital gain sui titoli e con una definizione di ‘licence box’ possibilmente più ampia di quella proposta dal Consiglio federale). Con la Riforma III rischiamo infatti di perdere alcuni tra i nostri migliori contribuenti e, tenuto conto che il 3% delle persone giuridiche paga l’85% delle imposte, la riduzione dell’aliquota sull’utile è un rimedio forzato e indispensabile per scongiurare il rischio di delocalizzazioni e di abbattimento del gettito. Anche perché nella sua proposta il Consiglio federale ha implicitamente considerato che tutti i Cantoni ridurranno l’aliquota sull’utile dell’imposta cantonale. Mi sentirei anche di appoggiare una modifica che dia alle persone fisiche la possibilità di dedurre (sul modello del Canton Giura) gli investimenti effettuati in imprese innovative o l’introduzione per le persone giuridiche di un’aliquota differenziata per utili destinati a prodotti innovativi, al risparmio di energia e alla protezione dell’ambiente. TM Marzo 2015 · 89
economia e politica / Pagine speciali per le elezioni cantonali aprile 2015
Nicola Brivio Candidato al Gran Consiglio, PLR Nato il 29 aprile 1973, ha studiato Diritto all’Università di Basilea. Avvocato, specialista FSA in Diritto delle costruzioni e immobiliare, è titolare di uno studio legale. Deputato in Gran Consiglio dal 2003, è stato membro della Commissione speciale Costituzioni e diritti politici, di quella delle petizioni e dei ricorsi, della Commissione della legislazione e della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla sezione della logistica. Attualmente è membro della Commissione della gestione e delle finanze e vicecapogruppo PLR. Dal 2012 è Sindaco del Comune di Morcote.
Per un Ticino senza complessi L’abbandono della soglia minima franco-euro rappresenta un problema per l’economia ticinese. D’altra parte, l’apprezzamento del franco implica che l’importazione di materie prime sia ora accessibile a prezzi più vantaggiosi. Quali opportunità per le nostre aziende? Dalla vita ho imparato che da ogni difficoltà nascono delle opportunità. Se è vero che la nostra industria esporta molto, è altrettanto vero che il nostro Paese è scarso di materie prime e che queste vanno acquistate in buona parte nella zona euro, beneficiando così del tasso di cambio favorevole. Sono convinto che si assisterà a un graduale assestamento delle oscillazioni e che si apriranno nuove opportunità per le nostre aziende. Tuttavia non si può nascondere che la situazione che si è venuta a creare è preoccupante. Ritengo sia dunque necessario avviare subito un piano di riforme per incentivare l’economia attraverso una riduzione delle imposte e della burocrazia. Bisognerebbe inoltre favorire gli investi90 · TM Marzo 2015
menti per permettere alle nostre aziende di essere più performanti e competitive. Tuttavia oggi, malgrado i tassi di interesse siano ai minimi storici, il problema sta nel fatto che le banche finanziano unicamente quelle aziende che offrono sufficienti garanzie. Per molte realtà economiche la via dei finanziamenti bancari è dunque preclusa. Sarebbe quindi interessante che anche nel nostro Cantone, così come già avviene in tanti altri, si istituissero dei fondi cantonali di cauzionamento. Le aziende potrebbero così reinvestire facendo capo a questi fondi. Ecco così che alle nostre PMI potrebbe essere riservato un periodo di importanti riforme strutturali. Per essere competitivi occorre anche avere delle infrastrutture tecnologicamente avanzate, in modo da poter essere ancora più performanti e ridurre i costi, soprattutto quelli legati al consumo di energia. Sarebbe interessante per le PMI avere la possibilità di anticipare gli investimenti strutturali utili in tal senso. Nell’immediato
la politica potrebbe mettere a disposizione le risorse necessarie per il rinnovamento, istituendo ad esempio proprio i fondi di cauzionamento, utilizzando i proventi della BNS. Difficoltà si prospettano anche per il settore turistico. Quali misure e strategie si ipotizzano a sostegno dello stesso? Come sollecitare il turista svizzero e promuovere il turismo interno? Cosa ne pensa della proposta di condono dell’IVA temporaneo nel settore? Il turismo svizzero è conosciuto per la sua qualità e professionalità. Ritengo pertanto che si debba perseverare su questi fronti che sono gli unici che possono permettere al turismo nostrano di rimanere competitivo. Una battaglia sui prezzi con il resto dell’Europa, in particolar modo per quel che ci riguarda l’Italia, sarebbe già persa in partenza e non farebbe a mio giudizio che peggiorare la situazione. Bisogna poi favorire gli investimenti in questo settore. A tal proposito, saluto positivamente la pubblicazione del messaggio 7041, chie-
dente lo stanziamento di un credito quadro di 12 milioni di franchi in base alla nuova Legge sul turismo (LTur) per la concessione di sussidi cantonali a sostegno degli investimenti e delle attività per il turismo nel quadriennio 2015-2018, di cui sono relatore. In Commissione della gestione ci siamo impegnati a far approvare questo credito ancora nel corso di questa legislatura, in modo che lo stesso possa divenire efficace in tempi brevi. Per sollecitare il turista svizzero a sostenere il turismo interno, oltre a una buona promozione, sarebbe interessante incentivare il consumo interno introducendo la possibilità di dedurre fiscalmente le spese per vacanze fatte ‘in Patria’. La stessa cosa avviene già in altri Paesi europei, come la Germania. Questa è però un’iniziativa che dovrebbe evidentemente venir promossa e armonizzata a livello federale. La nuova LTur ha istituito quattro nuove Organizzazioni turistiche regionali che hanno competenze anche di marketing. Lugano Turismo, di cui sono vicepresidente, proprio a seguito dell’abbandono della soglia minima franco-euro ha istituito una task force per fronteggiare le difficoltà derivanti dall’apprezzamento del franco, rivedendo se del caso il proprio piano marketing. Circa il condono dell’IVA, sarebbe indubbiamente temporaneamente d’aiuto. Sul medio termine rischia però di avere un effetto palliativo e sarebbe poi difficile rifiutare lo stesso trattamento ad altre attività economiche. I frontalieri da un giorno all’altro hanno bene-
ficiato di un considerevole aumento di stipendio, grazie al nuovo corso del cambio. Questo rende il mercato ticinese del lavoro ancora più attrattivo e potrebbe implicare un ulteriore aumento del frontalierato. Come promuovere concretamente l’impiego di personale indigeno? Come garantire disponibilità adeguata di personale qualificato? Come per il turismo anche per la manodopera contano qualità e professionalità. Occorre quindi puntare sulla formazione e la formazione continua. Quando lavoravo per AlpTransit ho notato che molti ingegneri provenivano dall’estero, e ciò non sicuramente perché si offrivano condizioni salariali inferiori alla media, anzi. Semplicemente il mercato interno non offriva sufficiente personale specializzato per far fronte all’alta richiesta di allora. Soprattutto nei campi dove serve un’alta specificità tecnica e una manodopera altamente qualificata, il personale indigeno dovrà essere ancora più competitivo e offrire una formazione ad alti livelli e costantemente aggiornata. A tale scopo, l’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale, ma anche le aziende stesse, giocano un ruolo importante, soprattutto per valutare insieme agli interessati percorsi di perfezionamento, riqualifiche e formazione continua. Per favorire la riqualifica, si tratta di continuare nel solco di quanto fatto nel quadriennio che si sta per concludere. Penso ad esempio alla mozione presentata dal gruppo PLR “Mercato del lavoro, formazione e riqualifica professionale a favore dei residenti” e alle pos-
Per contrastare il frontalierato occorre rendere ancor più competitivo il personale indigeno grazie a una formazione e a corsi di aggiornamento d’alto livello per raggiungere un’impareggiabile specificità tecnica. sibilità concesse dalla Legge sul rilancio dell’occupazione e sul sostegno ai disoccupati (L-Rilocc). Bisognerà poi essere vigili nel combattere il dumping salariale, ma con misure efficaci e concrete e non declamatorie. A tal proposito, la Commissione della gestione e delle finanze del Gran Consiglio sta esaminando in questi giorni l’iniziativa popolare generica denominata “Basta con il dumping salariale in Ticino”. Un’iniziativa improvvida, anche se dal titolo accattivante, se solo si pensa che una sua eventuale accettazione determinerebbe un aumento dell’area ‘mercato del lavoro’ dell’UIL (Ufficio dell’ispettorato del lavoro) da 10 a circa 96 unità a tempo pieno, con un potenziamento di oltre l’860% e un aumento della spesa del Cantone di quasi 10 milioni di franchi ogni anno per il solo personale. Sono piuttosto dell’avviso che per combattere il dumping salariale le commissioni paritetiche istituite dai CCL (Contratti collettivi di lavoro) abbiano già un ruolo importante nel verificare le condizioni salariali e lavorative dei lavoratori e che sarebbe sicuramente più efficace, con costi nettamente più contenuti, aumentare semmai di qualche unità gli ispettori dislocati sul terreno. TM Marzo 2015 · 91
economia e politica / Pagine speciali per le elezioni cantonali aprile 2015
Carlo Coen Candidato al Gran Consiglio, PLR Ha 48 anni, è commerciante e lavora nell’azienda di famiglia. Da un decennio è presidente dell’Associazione Gruppo Commercianti Chiasso. Da questo deriva il suo grande impegno a sostegno delle PMI ticinesi. Dal 2010 è inoltre membro del comitato dell’APEC (Associazione Promovimento Economico della città di Chiasso). Nel 2012 è stato eletto nel Consiglio Comunale della cittadina. Ne sono scaturite delle insostituibili esperienze di vita, dove ha imparato a calarsi in realtà nuove, ma soprattutto ha capito cosa significa fare squadra. Non si stancherà mai di dirlo: «Uniti si può».
La nuova realtà cerca il futuro L’abbandono della soglia minima franco-euro rappresenta un problema per l’economia ticinese. D’altra parte, l’apprezzamento del franco implica che l’importazione di materie prime sia ora accessibile a prezzi più vantaggiosi. Quali opportunità per le nostre aziende? Nonostante le rassicurazioni, a metà gennaio 2015 la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha rinunciato alla sua politica di difesa del tasso di cambio di 1,20 franchi svizzeri per euro. L’annuncio ha sorpreso e scosso buona parte dell’economia. È come se uno tsunami avesse investito le esportazioni e il turismo in tutta la Svizzera. Dopo la rimozione del blocco da parte della BNS, il franco svizzero ha continuato a rafforzarsi fino ad arrivare al fatidico cambio franco-euro 1:1. La Banca Nazionale Svizzera ha poi motivato la sua decisione ricordando che la sua misura eccezionale è “temporanea” e che “ha protetto l’economia Svizzera che rischiava di subire seri danni”. A seguito quindi di questa decisione i prodotti svizzeri sono diven92 · TM Marzo 2015
tati ulteriormente meno competitivi per il mercato estero, rendendone più difficile l’esportazione. Tali difficoltà vengono riscontrate anche dal turismo, il quale ha visto aumentare in modo immediato i propri costi del 15%, allontanando di fatto il turista proveniente dalla zona euro. Dobbiamo anche calcolare che per quanto riguarda le PMI svizzere, con il repentino mutamento del cambio, il valore del loro stock merce acquistata nella zona euro ha perso in un giorno il 15% di valore. E quindi chi ha acquistato merce al cambio di 1,20 si ritrova a doverla vendere tenendo conto di un cambio 1:1. Per continuare a essere competitivi con l’estero alcuni hanno deciso coraggiosamente di perderci, abbassando conseguentemente i propri prezzi. D’altra parte, si dice che “l’apprezzamento del franco implica che l’importazione di materie prime sia ora accessibile a prezzi più vantaggiosi del 15%”. Quest’affermazione andrebbe bene se per determinare il prezzo finale di un prodotto
ci basassimo unicamente sul costo della merce o della materia prima. Non dobbiamo però dimenticarci che ci sono tanti altri costi accessori fissi non influenzati in alcun modo dal cambio, quali affitto, stipendi, bollette, tasse, contributi, ecc., che l’azienda deve calcolare per arrivare al prezzo finale. Di conseguenza, per mantenere lo stesso livello di cifra d’affari conseguito nel 2014, le PMI del commercio al dettaglio si troveranno a dover vendere merce per un valore pari alla perdita subita, vale a dire almeno il 15% in più. In questo periodo di crisi aggiungiamo difficoltà su difficoltà. Difficoltà si prospettano anche per il settore turistico. Quali misure e strategie si ipotizzano a sostegno dello stesso? Come sollecitare il turista svizzero e promuovere il turismo interno? Cosa ne pensa della proposta di condono dell’IVA temporaneo nel settore? Incomincerei dicendo che il Ticino è un Cantone a vocazione turistica, con 18.500 posti di lavoro occupati e una cifra d’affari
totale pari a 2,7 miliardi di franchi (da uno studio del 2012). Quindi tutti siamo ben consapevoli dell’impatto del turismo sulla nostra economia. Le sfide che ci attendono per rilanciare questo Cantone, anche da questo punto di vista, paiono insormontabili. Ma dobbiamo riuscirci. Il cambio franco euro 1:1 certamente ostacola e mette in difficoltà anche questo settore così importante. E gli accorgimenti da apportare dovranno essere molteplici. Per questo motivo inizierei intensificando le azioni atte a promuovere il nostro territorio sia sul mercato svizzero sia nella zona euro. Il Ticino ha luoghi meravigliosi che andrebbero valorizzati di più, fiumi laghi montagne e valli. Luoghi dove si mangia bene e si beve dell’ottimo merlot. Nella promozione andrebbero potenziati anche eventi, sagre, concerti e spettacoli che attirano molta gente anche dall’estero. Eventi che se messi in risalto insieme alla cultura potrebbero dare un sostanziale valore aggiunto. Ci sarebbe anche la proposta di un tasso IVA temporaneamente agevolato che aiuterebbe ad abbassare i prezzi. Sarebbe un primo passo che di sicuro potrebbe aiutare a fidelizzare il turista svizzero come quello europeo. Però andrà affiancato da ulteriori misure di rafforzamento stabili nel tempo. Un ultimo punto sarebbe quello di riqualificare alcune strutture alberghiere per riaffermarle nelle sfide cruciali che ci attendono insieme nel Ticino del futuro. I frontalieri da un giorno all’altro hanno beneficiato di un considerevole aumento di stipendio. Questo rende il mercato ticinese del lavoro ancora più attrattivo e potrebbe implicare un ulteriore aumento del frontalierato. Come promuovere concretamente l’impiego di personale indigeno? Come garantire disponibilità adeguata di personale qualificato? Nel nostro Cantone abbiamo oltre 20mila persone in cerca di un posto di lavoro. Bisogna intervenire tempestivamente per risolvere questo annoso problema. E, di sicuro, non possiamo negare che circa 63mila frontalieri sono veramente tanti. Già a partire dalla prima crisi monetaria, sfociata poi nella soglia minima di 1,20 franchi per euro, i frontalieri hanno beneficiato di un importante aumento di stipendio. Aumento che oggi, con la caduta della soglia minima, ha ulteriormente incrementato il loro potere d’acquisto del 15%. Ma quanto di questo stipendio viene poi speso in Svizzera? Da quanto ho potuto appurare i soldi guadagnati sul nostro ter-
In quanto Cantone a vocazione turistica, il Ticino dovrà riuscire ad affrontare il problematico scenario scaturito dall’abbandono del cambio fisso franco-euro. Il territorio andrà promosso puntando ad esempio sui suoi incantevoli paesaggi, come la Val Bavona (sopra) e la Valle di Muggio (sotto). ritorio, i frontalieri li spendono in Italia, e questo non è un bel ringraziamento. Il Gran Consiglio ha recentemente deciso che i frontalieri andrebbero tassati con un moltiplicatore al 100% (è però ancora pendente la revisione dell’imposizione alla fonte prevista dal Consiglio Federale). Questo per evitare qualsiasi discriminazione nei confronti di tutti i residenti che abitano dei Comuni dove il moltiplicatore è sopra la media del 78%. A questo si aggiungono i costi per le infrastrutture e certi servizi utilizzati dai frontalieri finora quasi interamente a carico degli stessi residenti. La nuova Legge permetterà un prelievo maggiore di tasse ai frontalieri, generando un introito aggiuntivo di 20 milioni di franchi. Di questi, circa 8 milioni torneranno all’Italia, mentre i restanti 12 milioni confluiranno nelle casse cantonali. Questo è uno dei primi concreti provvedimenti che il Parlamento ha avallato come reazione alla crescita incontrollata dei frontalieri. Il nostro compito sarà quello di incentivare le aziende che assumono
personale residente con agevolazioni anche fiscali. È assolutamente fondamentale che siano i residenti a occupare i posti di lavoro che in futuro si renderanno disponibili grazie all’invecchiamento della popolazione. E per riuscirci un fattore importante sarà la formazione sia scolastica come pure in azienda, in particolare nel settore della sanità e dell’insegnamento. È indispensabile che il Cantone disponga di residenti formati pronti a occupare i posti liberati dalla generazione precedente. Il tutto senza illogici vincoli burocratici che limitano o scoraggiano l’accesso a queste professioni da parte dei giovani residenti in Ticino. Uno di questi è il numerus clausus nelle Facoltà di Medicina dislocate nel territorio elvetico, che andrebbe abolito. Per contro è importante che il governo cantonale si impegni sempre di più per ‘punire’ quelle aziende che sempre di più vanno alla ricerca di personale fuori dai nostri confini aumentando per esempio i costi legati all’assunzione e al mantenimento di manodopera estera. TM Marzo 2015 · 93
economia e politica / Pagine speciali per le elezioni cantonali aprile 2015
Gianmaria Frapolli Candidato al Gran Consiglio, Lega dei Ticinesi Nato a Sorengo nel 1982, sposato e padre di due figli. Possiede un Bachelor in Economia aziendale ed un Master in Finanza d’impresa presso l’Università Bocconi di Milano. Ha maturato una lunga esperienza nel settore bancario lavorando e anche vivendo nelle tre principali piazze finanziarie svizzere. È attualmente Partner e Direttore della WM Focus SA, con sede a Lugano. Con la sua società è inoltre promotore di un modello di aggregazione per strutture fiduciarie. Amante della montagna e delle valli, è attivo in molte associazioni legate al territorio ticinese, sia dal profilo umanitario sia da quello legato allo sviluppo della società civile.
Umiltà e ricerca di dialogo L’occupazione in generale e quella dei giovani in particolare, nonché la crescente pressione sui salari sono temi caldi per la nostra economia. Quali i rischi e le opportunità nell’immediato futuro e a medio termine? Dove e come occorre intervenire? Prima di rispondere in modo concreto alle domande vorrei esporre due dati per circoscrivere la situazione. Il Canton Ticino offre lavoro a più di 60mila frontalieri, aumentati in modo esponenziale negli ultimi anni, specialmente nel settore terziario. I senza lavoro in Ticino (consideriamo persone in cerca di un impiego e persone in assistenza) raggiungo quasi 20mila unità, di cui il 70% nel settore terziario. Ne deriva che l’effetto sostituzioni presente in questo settore è assolutamente senza precedenti. Per ovvie ragioni geografiche il nostro Cantone si affaccia quotidianamente all’Italia dove esiste un bacino di quasi 10 milioni di lavoratori, pronti ad accaparrarsi un impiego nella vicina Svizzera italiana. La manodopera estera è motivata, vista la situazione devastante cui si vede confrontata, a ricercare lavoro in Ticino, purtroppo però a qualsiasi prez94 · TM Marzo 2015
zo pur di ricevere un salario comunque ben superiore a quello che percepirebbe in casa propria. La situazione è tragica poiché si crea un bacino di lavoratori disposti a venire a lavorare in Ticino 50 volte superiore al nostro. Se si considera il recente cambio euro-franco, anche uno stipendio di 1.000/1.500 franchi mensili a pochi chilometri dal confine viene considerato dignitoso. Per un ticinese una simile paga è invece assolutamente insostenibile. Le conseguenze sul mercato del lavoro locale a breve e medio termine sono devastanti. Le uniche opportunità rimangono a quei datori di lavoro che del dumping salariale fanno uno sport nazionale, senza rendersi conto che questa politica anche a loro, a lungo termine, non potrà che nuocere. La via da seguire è stata definita dal popolo svizzero con la votazione del 9 febbraio 2014. Urge più che mai instaurare una situazione di controllo sull’immigrazione. I contingenti definiti per i vari settori dell’economia sono importantissimi. Non è tuttavia possibile seguire una linea univoca in tutti i settori, infatti ci sono posti di
lavoro che i ticinesi non occupano e non occuperanno mai, ma è assolutamente inaccettabile che nel settore terziario vi sia una disoccupazione di tali proporzioni. Ritengo opportuno che vengano creati contratti collettivi di lavoro per ogni settore, questo per cercare di ovviare alle problematiche legate al dumping salariale. In aggiunta si dovrebbe pensare a riqualifiche professionali per i nostri disoccupati. Prendiamo ad esempio il settore sanitario, nel quale pochi ticinesi sono occupati, ma dove sono disponibili numerosi posti di lavoro. Da economista mi piace pensare a un mercato libero, ma nella situazione in cui ci troviamo confrontati più che mai lo Stato deve e dovrà intervenire per porre le regole necessarie per ovviare a queste problematiche. L’orientamento professionale e la riqualifica dei lavoratori saranno dei motori essenziali per indirizzare al meglio giovani e meno giovani nel mercato del lavoro, tutto questo al fine di dare lavoro prima di tutto ai residenti. Una società attiva, in cui la gente lavora, crea i presupposti per una società sana. È ora che si metta in atto la volontà popolare.
Anche la grande distribuzione è messa sotto pressione dalla nuova situazione del franco forte, soprattutto nelle regioni di frontiera (calo di attrattività per il consumatore straniero, aumento del turismo dello shopping verso l’estero). Quali le misure per contrastare questi effetti? Il problema della spesa all’estero è spesso fonte di discussione perché non si analizzano coerentemente le variabili convolte. A mio avviso, va fatta una chiara distinzione. Innanzitutto debbono essere separati i prodotti d’importazione dai prodotti del territorio per poter fare una giusta valutazione. Ora, se ad esempio un pacco di pasta costa in Italia 2 euro ed in Svizzera 2,30 franchi, trovo che il rapporto sia corretto. Le variabili che influenzano un costo leggermente maggiore dei prodotti sono gli spazi commerciali, in Svizzera più cari, come pure il costo della manodopera: un commesso guadagna minimo 3.000 franchi, mentre in Italia guadagna 800 euro. Vi sono dei casi, invece, in cui le differenze di prezzo su prodotti d’importazione arrivano fino al 50% o sono anche superiori. Queste differenze sono causate da politiche che definirei poco furbe da parte degli importatori. La conseguenza: lo spostamento del consumatore oltre confine, per poi far sì che l’importatore allinei il prezzo il più velocemente possibile. Di recente si è notato che i grandi negozi alimentari in Svizzera sono stati molto rapidi nel diminuire i prezzi dei prodotti importati. Diverso è il discorso che concerne prodotti a chilometro zero, ad esempio la carne, molto più cara in Svizzera rispetto all’Italia. Questo è da ricondurre alla nostra politica agricola. Abbiamo degli standard di qualità altissimi nella gestione delle specie animali e nella loro macellazione, fattori che ovviamente ci portano ad avere una qualità molto elevata che ha un costo importante. Prendo ora il caso del pollame. In Svizzera vi sono delle superfici definite dalla Legge per l’allevamento di queste specie animali, in Italia invece, come è emerso in diversi reportage televisivi, molti polli sono allevati in condizioni a dir poco inaccettabili, con tutte le conseguenze del caso. Per tali ragioni giustifico una differenza di prezzo, solo quindi se motivate e non con l’obiettivo di spremere il consumatore per incrementare i profitti.
Quando sono i criteri di elevata qualità a determinare un aumento dei costi dei prodotti svizzeri, differenze di prezzo anche sostanziali rispetto alla vicina Italia risultano giustificate, come succede per la nostra politica agricola di gestione e macellazione degli animali. Con la salute non si scherza! Fatte queste considerazioni ritengo che le differenze di prezzo siano ancora accettabili e, comunque, giustificate da valide motivazioni. In tutto questo nutro comunque profondo rispetto per quelle persone alle quali 10 franchi di differenza incidono sul budget. A loro rivolgo l’invito di, quando possibile, fare la spesa in Svizzera. D’altra parte si potrebbe incentivare maggiormente gli acquisti della gente in Ticino cercando di organizzare l’apertura dei negozi in considerazione delle esigenze dei lavoratori. Attualmente chi lavora riesce con difficoltà ad essere nei negozi prima della 18.30, forse per questo andrebbe rivisto l’orario di chiusura prolungandolo almeno fino alle 20.00. Le modalità di attuazione di questa strategia vanno discusse e analizzate. Si potrebbero ad esempio inserire delle pause di chiusura durante il giorno, oppure impiegare manodopera supplementare al fine di garantire la copertura degli orari di lavoro, sempre mantenendo il rispetto della legge sul lavoro. La ricerca in Ticino è un’interessante realtà in continua evoluzione. Come promuovere l’innovazione e l’imprenditorialità e stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro? Come promuovere il trasferimento di know-how dai laboratori alle aziende? Innanzitutto in Ticino si deve cercare di uscire dalla concezione, ormai superata, del posto di lavoro sicuro. Negli ultimi 40 anni questo Cantone ha conosciuto un benessere molto elevato, grazie al settore bancario, a quello pubblico e parastatale,
che io ricordi assolutamente senza precedenti. Per ovvie ragioni gran parte della manodopera locale si è spostata in questi settori, soprattutto perché molto redditizi, lasciando quindi un vuoto marcato nell’imprenditoria. Non voglio sostenere che alle nostre latitudini non vi siano stati imprenditori, ma attualmente ci troviamo in un contesto nel quale molte piccole e medie imprese avranno difficoltà a trovare la continuità aziendale, dal mo-mento che la propensione al rischio non era presa in considerazione vista la stabilità e la sicurezza del mercato, che oggi purtroppo non ci sono più. Questo paradigma è cambiato ed è quindi necessario aumentare la propensione al rischio per essere pronti ad assumere le nuove opportunità che il mercato presenta, con la consapevolezza che è necessario rimboccarsi le maniche. Le caratteristiche del nostro territorio, come pure la disponibilità di manodopera qualificata, devono garantire la possibilità di riorientarci in settori di nicchia nei quali possiamo essere in grado di fare la differenza. Penso ad esempio al settore della chimica, della meccanica di precisione, ecc., che ci tengono distanti dalla concorrenza asfissiante sui prezzi e che permettono, proprio grazie al loro valore aggiunto, di rendere il nostro territorio competitivo. Abbiamo le capacità per incrementare queste attività, disponiamo di centri di formazione come l’USI e la SUPSI che favoriscono la ricerca, come pure altri enti privati di uguale successo. Siamo in Svizzera, dove le leggi e la fiscalità permettono di essere competitivi a livello mondiale in attività specializzate, dobbiamo solo avere la voglia di rimetterci in gioco per fare la differenza. Sono convinto che nei prossimi anni ci sarà un riorientamento da questo punto di vista. Nel mio piccolo sono presidente di un’associazione di imprenditori che porta avanti discorsi di questo tipo. Ovviamente è fondamentale il ruolo della politica a supporto di questi obiettivi, per il sostegno della riqualifica professionale come pure nella fase di orientamento professionale. Non da ultimo è necessario che la politica favorisca una pianificazione del territorio che consenta l’insediamento di nuove industrie ad alto valore aggiunto, senza dimenticare una fiscalità attrattiva che permetta loro di restare competitive a livello internazionale. TM Marzo 2015 · 95
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Filippo Martinoli Candidato al Gran Consiglio, PPD È nato a Basilea nel 1971 e risiede a Comano dal 1992. Dopo la maturità commerciale si è formato in Economia aziendale presso la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana. È attivo professionalmente quale gestore patrimoniale presso un istituto bancario di Lugano. È membro del Consiglio comunale di Comano, che presiede dal 2014 per un anno. È inoltre membro della locale Commissione delle petizioni. Milita nelle fila del Partito Popolare Democratico ticinese, dove presiede il Circolo di Vezia. Si ricandida per la terza volta al Gran Consiglio. È segretario di un gruppo di riflessione culturale e politico denominato Osservatore Democratico.
Lavorare sul serio per le nuove generazioni L’occupazione in generale e quella dei giovani in particolare, nonché la crescente pressione sui salari sono temi caldi per la nostra economia. Quali i rischi e quali le opportunità nell’immediato futuro e a medio termine? Dove e come occorre intervenire? Se si considera il profilo occupazionale del secolo trascorso si può semplificare dicendo che da una predominanza del settore agricolo nel primo ventennio del secolo si è passati progressivamente a un prevalere di scelte politiche a sostegno della terziarizzazione dell’economia ticinese. Il Ticino ha per così dire saltato la fase dell’economia secondaria. Alcune nicchie di industrializzazione sono sopravvissute con vicende alterne. Per riassumere, la professione più desiderata da maschi e femmine alla fine della scuola dell’obbligo era quella dell’impiegato di commercio. Qualche vantaggio da questa svolta sul terziario è pur venuta. I giovani ticinesi si sono distinti dai loro coetanei confederati per una maggior propensione nell’acquisire 96 · TM Marzo 2015
le tre lingue nazionali proprio perché il terziario obbliga più di frequente alla comunicazione transculturale e idiomatica. Nella seconda metà del secolo scorso, da un unico liceo laico e un unico liceo ecclesiastico, si è passati a quattro licei pubblici, accompagnati almeno da tre o quattro istituti privati che portano i giovani alla maturità. L’assalto al titolo universitario è diventato una costante, si può dire che in ogni famiglia, e in generale nell’ambiente culturale che si occupa di formazione, si è cominciato a privilegiare l’acquisizione di un titolo accademico. Questo è certificato dal numero imponente di professioni di avvocatura che ancora adesso connota la scena del Sottoceneri. Nel secondo cinquantennio dell’ultimo secolo si è, per così dire, dimenticato di spingere i giovani verso i mestieri di base del meccanico, del fabbro, del falegname, ma anche del tecnico e dell’ingegnere. Responsabile di questa svolta una certa negligenza nel promuovere i mestieri del fare e la mancanza
di incentivi per gli studenti a incamminarsi verso le scienze precise della matematica, della fisica e della chimica. Questo è stato sottolineato anche di recente dal rettore del Politecnico di Zurigo, Lino Guzzella, in un’intervista. Così il Ticino si ritrova senza buoni meccanici, ingegneri, costruttori e organizzatori di sistemi informatici ed elettrici. L’avanzare dei bisogni delle scienze della terra nell’ambito del risparmio energetico, della salute dell’aria e delle acque rende evidente come di queste professioni al giorno d’oggi non se ne abbia mai abbastanza e soprattutto non se ne possa fare a meno. La conseguenza di quanto esposto è che l’obiettivo della formazione scolastica professionale deve essere rendere di nuovo appetibili le professioni del fare, del calcolare, del progettare, del costruire, corroborate da ottimi corsi linguistici paralleli. La ricetta per l’immediato futuro, ma anche per il medio e lungo termine, è quella di orientare i giovani verso le professioni del fare, non neces-
sariamente coronate da un titolo accademico, facilitando al massimo il passaggio dai mestieri verso le offerte di percorsi accademici secondari come quelli offerti dalla SUPSI. Spiegare al giovane che le professioni di fabbro, falegname, elettricista, muratore, meccanico o cuoco hanno tutte le possibilità di sfociare in un titolo universitario professionale in seconda battuta dovrebbe diminuire la disoccupazione giovanile. Ogni impresa ticinese nel settore secondario può certificare come la fame di operai qualificati, di tecnici e ingegneri non sia soddisfatta dall’offerta locale, da cui la necessaria ma anche disdicevole immissione di forze lavoro dall’estero. Anche la grande distribuzione è messa sotto pressione dalla nuova situazione del franco forte, soprattutto nelle regioni di frontiera (calo di attrattività per il consumatore straniero, aumento del turismo dello shopping verso l’estero). Quali misure al vaglio per far fronte a queste problematiche? Per natura ed educazione sono sempre stato favorevole all’economia di mercato. Il profilo di crescita dell’uomo nei millenni è stato determinato dalla sua voglia di sopravvivere, di battersi in condizioni avverse e non è necessario citare Darwin per dimostrarlo. Un compagno di caccia di mio nonno, che viveva in condizioni economiche non proprio agiate, aveva un cane da lepre. Al mattino apriva la porta, lo lasciava uscire dicendo in dialetto: “Tom, va a catàtala!”. Tradotto in italiano “Tom, vai a cercarti il cibo!”. Non gli ha mai dato da mangiare e il cane in una qualche maniera si arrangiava. Inutile dire che era il miglior cane della Media-Blenio per la caccia alla lepre. È un aneddoto gustoso che non vuole naturalmente giustificare l’astensione dal soccorso quando ci si trova di fronte all’indigenza di persone che sono escluse dal libero gioco dell’economia per mancanza di lavoro, di salute o di risorse intellettuali. È un fatto che il Ticino è sempre stato ampiamente esposto al confronto con l’economia della vicina Lombardia e proprio ciò lo ha spinto a ricercare le opportunità di mercato a lui favorevoli. È d’altra parte importante che anche il nostro commercio senta la pressione sui prezzi e vi si adatti. È inutile dire che vedo con favore tutte quelle iniziative che spingono il consumatore a ricercare i prodotti alimentari di casa, la produzione a chilometro zero, il rispetto della natura e dell’ambiente, seguendo i suggerimenti della cultura ‘verde-bio’. Un po’ di solidarietà
A lungo si sono privilegiati gli studi accademici: indirizzare i giovani verso le professioni del fare - dal meccanico, all’elettricista, al falegname, al cuoco - è una fra le ricette per favorire l’occupazione sul medio e lungo termine. verso la nostra produzione autoctona va promossa, va da sé. La promozione del consumo al chilometro, del consumo secondo modi di produzione rispettosi dell’ambiente e dell’economia dell’energia è un compito di tutti: da una parte dei produttori, che devono mantenere i prezzi in ambito compatibile con il borsello dei cittadini, dall’altra dei media, delle associazioni dei consumatori, delle scuole che devono promuovere la cultura e la responsabilità del cittadino. Vedo male misure statali coercitive. La ricerca in Ticino è un’interessante realtà in continua evoluzione. Come promuovere l’innovazione e l’imprenditorialità e stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro? Il cocktail che porta alla crescita scientifica ed economica di una regione è composto da diversi elementi. Il Ticino ha la fortuna di avere uno di questi elementi: la bellezza del territorio. L’attrazione di un paesaggio solare e verde per il ricercatore e lo scienziato è una briscola. Al di là del suo microscopio, del suo computer, vuole anche godere di una natura lieta e di un cielo terso. La dimostrazione dell’effetto positivo di un bel territorio sulla crescita scientifica e industriale di una regione l’ha data l’esplodere della ricerca sull’Arco lemanico e l’effetto calamita di alcune zone della Costa Azzurra, dove si sono impiantate imprese dall’importante valore aggiunto. Lo stesso dicasi per la splendida Baviera,
che ha fatto crescere attorno a Monaco spazi di ricerca e di produzione di alto valore. Ma il bel paesaggio non basta. Qui vedo un importante campo d’azione dello Stato nel promuovere ed equipaggiare tutte le attività di ricerca e di formazione sul territorio, a cominciare dalla SUPSI, dall’USI, dalle possibilità offerte dalla Facoltà di Scienze informatiche e dall’Istituto di Scienze computazionali. Ma voglio anche attirare l’attenzione sulla necessaria promozione delle sinergie dell’università con l’Istituto di Ricerca in Biomedicina e lo IOSI. Diceva giustamente Giorello, in una recente intervista radiofonica alla RSI, che se non ci fosse stato Maxwell con le sue leggi sui campi non avremmo al giorno d’oggi in tasca l’i-Phone, evidenziando così che anche la ricerca più asettica può essere premiata da ricadute industriali e prodotti che facilitano la vita di tutti i giorni. Lo Stato qui deve avere una funzione di traino, favorendo le imprese scolastiche di alta qualità come l’USI e la SUPSI con tutti gli incentivi economici possibili. Se esamino criticamente la spesa dello Stato posso constatare che ogni anno all’USI si dedicano 28 milioni mentre il superamento annuo della spesa dell’Ente Ospedaliero Cantonale rispetto all’anno precedente è di una trentina di milioni di cui 15 a carico dello Stato. E questo su una spesa statale per gli ospedali pubblici di oltre 200 milioni. Un giusto ridimensionamento della spesa sanitaria a favore della spesa per l’istruzione e la ricerca è un obiettivo da raggiungere, visto che lo stato di salute dei ticinesi è ‘stabile sul bello’. Da ultimo lo Stato deve offrire quel po’ di territorio ancora sfruttabile a tutte le imprese svizzere o straniere che uniscono ai loro prodotti valore aggiunto e nel contempo offrono posti di lavoro altamente qualificati. Come promuovere il trasferimento di knowhow dai laboratori alle aziende? È la qualità delle aziende e la loro capacità di creare valore aggiunto che lo Stato deve privilegiare offrendo terreni edificabili, favori fiscali, agevolazioni amministrative. È la qualità della ricerca e dei ricercatori che fa i matrimoni fruttuosi con le imprese trasferendo know-how. È il compito della SUPSI creare il giunto cardanico tra USI e imprese. Non sono un tecnico per dire in quali settori, ma mi sembra che transfer di know-how la Facoltà di Scienze informatiche lo stia già facendo e gli spinoff dell’IRB siano una realtà (vaccini ecc.) TM Marzo 2015 · 97
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Evaristo Roncelli Candidato al Gran Consiglio, PS È nato a Sant’Antonino nel 1989. Ha ottenuto un Bachelor in Scienze economiche all’USI, e ora sta concludendo il Master in Economia politica presso l’Università di Friburgo. Da metà gennaio 2015 ha iniziato a lavorare nell’amministrazione di azienda della grande distribuzione. Si è avvicinato alla politica nel 2009 perché crede che sia un dovere di ogni persona cercare di migliorare il mondo in cui vive. Il PS è il partito che più si avvicina ai suoi ideali. È stato Consigliere comunale e membro della Commissione della gestione a Sant’Antonino (2012-2014).
Le risorse ci sono, cercare il progetto L’abbandono della soglia minima franco-euro rappresenta un problema per l’economia ticinese. D’altra parte, l’apprezzamento del franco implica che l’importazione di materie prime sia ora accessibile a prezzi più vantaggiosi. Quali opportunità per le nostre aziende? L’abolizione della soglia minima francoeuro rappresenta un problema soprattutto per le aziende esportatrici. Quelle che si troveranno in difficoltà saranno in particolare le imprese che intrattengono forti relazioni commerciali con i partner della zona euro e competono in settori dove il prezzo finale (di produzione) rappresenta una variabile importante per lo smercio del prodotto e/o del servizio offerto. Durante i tre anni in cui la Banca Nazionale Svizzera ha difeso una soglia minima di cambio rispetto all’euro, le aziende esportatrici avrebbero dovuto approfittare della situazione economica per riorientare e diversificare la propria attività di produzione. Tuttavia, l’apprezzamento del franco potrebbe portare alcuni benefici a 98 · TM Marzo 2015
quelle imprese che dipendono dalle importazioni, soprattutto a quelle che hanno bisogno di importare materie prime necessarie per il funzionamento del processo produttivo, ma lo stesso ragionamento non può essere applicato a tutta l’economia nazionale. Infatti, un apprezzamento della valuta nazionale porterà a una riduzione del saldo della bilancia commerciale, poiché i prodotti offerti all’estero costeranno di più rispetto a prima. Nonostante ciò, l’economia svizzera possiede i mezzi necessari per affrontare una tale crisi valutaria; le conseguenze saranno attenuate grazie al fatto che l’attività di produzione elvetica nel suo insieme è molto diversificata e prevalentemente concentrata in settori ad alto valore aggiunto. Un discorso diverso va però fatto per quanto riguarda il Ticino, poiché in questo Cantone la maggior parte delle imprese preferisce essere competitiva a livello di prezzi piuttosto che a livello di qualità. La diminuzione dei costi di produzione delle
imprese ticinesi è la conseguenza di una strategia aziendale, poiché l’assunzione di mano d’opera a basso costo proveniente da oltreconfine permette di mantenere bassi i costi di produzione a scapito della massa salariale della manodopera regionale. Oggettivamente, questa non può essere una strategia solida per il lungo periodo: l’economia ticinese dovrebbe riallinearsi con l’economia svizzera e concentrarsi quindi sull’innovazione e sulla qualità, creando nuovi posti di lavoro e opportunità per i lavoratori ticinesi. Difficoltà si prospettano anche per il settore turistico. Quali misure e strategie si ipotizzano a sostegno dello stesso? Come sollecitare il turista svizzero e promuovere il turismo interno? Cosa ne pensa della proposta di condono dell’IVA temporaneo nel settore? Il settore turistico ticinese non è indifferente di fronte all’abolizione della soglia minima franco-euro; i problemi maggiori dovranno affrontarli soprattutto quelle imprese che non hanno saputo riadattarsi
© Lago Maggiore Tourist Office
durante gli ultimi tre anni. Un possibile intervento pubblico dovrebbe promuovere il ‘pacchetto Ticino’, vale a dire coordinare e sostenere l’insieme dell’attività d’intrattenimento e di turismo che si svolgeranno sul territorio ticinese. Infatti il Ticino, grazie al suo patrimonio naturalistico, ma anche storico e culturale, ha un grande potenziale che ancora oggi non è sfruttato al meglio. Tuttavia, solo tramite una visione d’insieme questa strategia organizzativa potrebbe essere implementata, attirando visitatori da ogni parte del globo durante tutti i periodi dell’anno. L’offerta alberghiera dovrebbe pure essere in sintonia con la ‘strategia Ticino’, ad esempio bisognerebbe evitare di offrire servizi simili a quelli prestati a pochi chilometri di distanza ma a un prezzo superiore. Come per l’insieme dell’economia ticinese, il fattore della qualità dovrebbe caratterizzare il settore turistico, vista l’impossibilità di abbassare i prezzi a causa del costo della vita più altro rispetto all’estero. Il Ticino ha tutti i mezzi necessari per migliorarsi nell’ambito delle offerte nel settore del turismo. Oltre alle risorse territoriali, le aziende hanno la possibilità di ingaggiare personale altamente qualificato, proveniente dalle Scuole professionali svizzere. Una misura che potrebbe essere adottata per sostenere la riorganizzazione del settore potrebbe essere la creazione di un fondo dedicato all’innovazione. Grazie a questo fondo gli imprenditori innovativi potrebbero ammortizzare parte dei costi iniziali relativo al progetto da concretizzare, avendo così il tempo necessario per raggiungere la parità finanziaria. Inoltre, la proposta di un condono temporaneo dell’IVA non pare una soluzione adeguata, poiché non creerebbe gli incentivi giusti per il settore turistico. Si tratterebbe infatti di una riduzione temporanea e artificiale dei costi, che indurrebbe alcune aziende a rimanere ferme invece di innovare e ristrutturare. La promozione economica da parte dell’ente pubblico non deve passare da una riduzione dei costi correnti, bensì da una promozione dell’investimento, poiché solo investendo in capitale fisico e umano il settore turistico sarà in grado di rimanere competitivo col resto del mondo. I frontalieri da un giorno all’altro hanno beneficiato di un considerevole aumento di stipendio, grazie al nuovo corso del cambio. Questo rende il mercato ticinese del lavoro ancora più attrattivo e potrebbe implicare un ulteriore aumento
del frontalierato. Come promuovere concretamente l’impiego di personale indigeno? Come garantire disponibilità adeguata di personale qualificato? I frontalieri hanno beneficiato di un aumento di stipendio solamente perché di fatto convertono il proprio salario in euro, spendendolo all’estero; questo rappresenta una perdita per la nostra economia perché una parte dei redditi erogati dalle imprese presenti sul territorio ticinese non viene spesa in Ticino, bensì all’estero. Il mercato del lavoro ticinese era già molto attrattivo prima dell’abolizione della soglia minima, poiché la situazione del mercato del lavoro nella vicina Lombardia è critica, con una disoccupazione (soprattutto quella giovanile) a livelli altissimi, e con salari in caduta libera. L’evoluzione del tasso di cambio non farà che accentuare questa situazione, spingendo sempre più persone in difficoltà a cercare fortuna in Ticino. Gli imprenditori presenti sul territorio ticinese giocano quindi un ruolo fondamentale per l’economia regionale. Se gli imprenditori continueranno a ridurre i costi aziendali, focalizzando la loro produzione su prodotti a basso valore aggiunto, l’incremento dei frontalieri sarà l’inventabile conseguenza, minando a lungo termine la crescita e lo sviluppo economico del Canton Ticino. Il miglior modo per promuovere l’impiego indigeno, oltre a garantire una competizione leale e non basata sul ribasso del salario, è quello di dotare i lavoratori indi-
Sfruttare al meglio le risorse a disposizione: il Ticino dovrà promuovere il suo patrimonio naturalistico, storico e culturale grazie a una strategia articolata, puntando sull’esclusività della sua offerta per attirare turisti da tutto il globo. geni, tramite un’adeguata formazione, di risorse uniche per le imprese, rendendoli così fondamentali per il processo produttivo. Queste risorse devono essere la base per la creazione del valore aggiunto delle imprese, rendendo i lavoratori ticinesi indispensabili per le imprese. Un altro passo per la promozione del personale locale è quella di sviluppare una maggiore auto-imprenditorialità, dando accesso alle risorse finanziare necessarie alle start up per lanciare idee innovative. Questo potrebbe portare nuova linfa al tessuto economico, avendo effetti benefici a cascata su tutta l’economia, e quindi anche sull’impiego (e sull’equa distribuzione dei salari). La disponibilità di personale qualificato dipende dalla capacità della scuola di anticipare i bisogni dell’imprese e della società. Questo può avvenire solo grazie a un’istruzione pubblica e indipendente, ma a stretto contatto con il mondo professionale. In Ticino dovrebbero essere sviluppate maggiormente le scienze applicate per creare una sorta di ‘Politecnico ticinese’, in grado promuovere l’innovazione e portare quindi benefici a tutto il tessuto economico. TM Marzo 2015 · 99
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Maristella Patuzzi Candidata al Consiglio di Stato, I Verdi del Ticino Precoce talento musicale, ha registrato ad appena 11 anni Tzigane di Ravel per la TSI nel programma Paganini e ha inciso a 13 anni un disco dal vivo per la Sony. A 17 anni ha ottenuto la maturità federale al Liceo di Lugano e ha conseguito da privatista il Diploma di violino con il massimo dei voti, lode e menzione speciale al Conservatorio Giuseppe Verdi a Milano. Accanto alla musica, ha sempre sostenuto le idee dei Verdi del Ticino. Dal marzo 2014 è Consigliera comunale a Lugano, carica che ha assunto con responsabilità e impegno. Il suo lavoro l’ha resa particolarmente sensibile ai temi dell’animazione culturale e dello spazio dedicato alla cultura nelle nostre città.
Sostenibilità sempre È stata avanzata una proposta da parte di AreaLiberale di introdurre l’azionariato popolare per le imprese cantonali. Quale la sua opinione? Purtroppo è una proposta da respingere perché rischierebbe di farci perdere il controllo politico sulle scelte strategiche compiute da queste imprese che svolgono un compito importante per il bene comune, garantendo la fornitura di acqua potabile, elettricità e via dicendo. L’illusione di democratizzare queste società attraverso una diffusione capillare della proprietà non garantirebbe più a coloro che alla fine beneficiano di quei servizi, ossia noi tutti, un controllo politico nel senso buono del termine e quindi non partitico. Un’impresa che deve fornirci acqua potabile pulita e a buon mercato deve e può mettere la questione del prezzo conveniente e del servizio efficiente in cima alle sue priorità. Anche se per farlo non realizzerà mai grandi utili e non procederà mai alla riduzione dei suoi costi attraverso tagli che hanno l’unico scopo di aumentarne la redditività. Un concetto, quello del profitto, che non interessa un azionista istituzionale come lo Stato, una città o un sindacato, ma che è 100 · TM Marzo 2015
sempre in primo piano nei desideri di un azionista privato. Paradossalmente e in altre parole, l’azionariato popolare non garantirebbe un servizio pubblico vicino agli interessi del popolo, ma aprirebbe la via alla perdita di controllo da parte del popolo stesso su alcuni servizi che non possono e non devono sottostare in primo luogo ai criteri del mercato. Come garantire una valida efficienza delle istituzioni? Si ottiene una valida efficienza delle istituzioni ispirandosi ai principi di chi ha creato e ha fatto funzionare il nostro Stato con risultati straordinariamente positivi. Cerchiamo di diminuire il divario tra ricchi e poveri, senza mettere a rischio la stabilità del nostro Paese e raggiungendo una realtà che in molti, ancora oggi, ci invidiano. Ciò detto, la lotta alla povertà e allo sfruttamento delle diverse categorie di lavoratori svizzeri e stranieri in casa nostra va portata avanti con l’introduzione di salari minimi differenziati così come li propone la nostra iniziativa popolare ferma nei cassetti del Gran Consiglio, mentre all’estero va concretizzata sul posto con un aiuto allo sviluppo mirato e adeguato alle esi-
genze della popolazione che ci si prefigge di aiutare. Ai regimi dittatoriali va tolto il sostegno delle nostre democrazie e di quella parte della nostra economia che, col pretesto della non ingerenza, perpetua le situazioni di sottosviluppo e di prevaricazione da parte di alcune famiglie, clan o etnie sul resto della popolazione. Le infrastrutture e i mezzi per la sicurezza sono adeguati? Cosa si può ancora migliorare? Il Ticino, con l’attuale situazione delle finanze, può permettersi di rafforzare i corpi di polizia e delle Guardie di confine? Le statistiche sui crimini e sull’efferatezza di chi li compie illustrano una risposta oggettiva: attualmente in Ticino i furti con scasso, i reati contro il patrimonio e l’integrità delle persone sono aumentati. Una serie di furti crea grande apprensione. Le infrastrutture e i mezzi a disposizione dello Stato per la sicurezza vanno sempre e costantemente adeguate all’evoluzione e alla natura dei crimini. La collaborazione tra la polizia e le Guardie di confine va indubbiamente rafforzata, solo così riusciremo a garantire un potenziamento della lotta al crimine. Una maggiore sicurezza non si ottiene solo con l’aumento degli
strumenti coercitivi, ma con l’adozione sistematica e adeguata dei mezzi legati alla prevenzione. Inoltre, la sicurezza si ottiene anche rinunciando alle misure di risparmio. Ad esempio, non lasciare mano libera alla delinquenza nelle stazioni ferroviarie o in certi quartieri delle nostre città. La criminalità informatica rappresenta una nuova minaccia anche per l’economia. Come riconoscerla e come combatterla? In Ticino, attualmente, si registra un leggero calo della criminalità, anche se i furti con scasso, i reati contro il patrimonio e l’integrità delle persone sono aumentati. Per combattere la criminalità economica e informatica, dobbiamo innanzitutto riconoscere che i mezzi di un singolo Cantone non sono sufficienti. Occorre rafforzare l’unità d’intervento specializzato per combattere la criminalità, che con la globalizzazione dell’economia e la diffusione dell’informatica, si muove sul piano mondiale. Sono compiti che vanno affrontati e crimini che vanno combattuti, a livello nazionale e internazionale. Questo è il primo passo fondamentale da compiere e per concludere la risposta a questa domanda direi che il Ticino, proprio per la sua posizione geografica, non può permettersi di tagliare i finanziamenti destinati alla sicurezza. Per trovare questi e altri finanziamenti sarà necessario, prima o poi, procedere a quella ridefinizione dei compiti dello Stato che il nostro mondo politico promette da decenni senza mai trovare il coraggio di attuarla. Bisogna spendere meglio e non di più. Come? Proprio come tutti gli individui e le famiglie che di fronte all’impossibilità di aumentare le loro entrate (i Verdi non sosterranno alcun aumento della fiscalità) fissano nuove priorità e rinunciano a tutto ciò che alla luce di un’analisi realistica della situazione non giudicano più indispensabile. Cosa ne pensa della proposta di nuova Legge sull’apertura dei negozi? Comincerei col ricordare che quasi tutti i Cantoni e alcuni partiti come i Verdi e il PS si sono opposti in procedura di consultazione federale al progetto di una nuova Legge sugli orari di apertura dei negozi. Per motivi legati al federalismo e alla sovranità cantonale i primi, mentre i secondi, più sensibili alle posizioni sempre difese dai sindacati vicini al personale di vendita, sono preoccupati per i diritti dell’anello più debole della catena di attori in questione: i dipendenti dei negozi. In Ticino, all’inizio di giugno dell’anno scor-
so il Gran Consiglio con 44 favorevoli e 31 contrari ha rinviato l’adozione di una nuova Legge sull’argomento per darsi il tempo di riconsiderare l’introduzione e la generalizzazione dei contratti collettivi di lavoro. La discussione su questo tema è dunque apertissima e per noi ticinesi non può svolgersi senza tener conto del fatto che, proprio nel nostro Cantone, la questione dei frontalieri influisce in modo determinante sulla questione salariale. Nulla, in termini generali, si oppone a una liberalizzazione delle regole sull’apertura dei negozi, visto che il mondo del lavoro conosce una lunga schiera di professioni che a loro volta non conoscono orari, tutti i giorni della settimana e dell’anno. Ma anche qui, tutto dipende da alcuni puntuali aspetti: solo in cambio di un salario decente per i dipendenti al fronte e solo nel pieno rispetto della quiete
Il tema dell’estensione degli orari di apertura dei negozi è attualmente al centro del dibattito: alle critiche delle possibili conseguenze negative si oppone la necessità di rilanciarsi rispetto alla concorrenza d’oltreconfine.
notturna e festiva nelle zone residenziali. Quali opportunità e quali rischi per la nostra economia? La cronaca di questi giorni ci insegna che la fluttuazione del cambio franco-euro e la nostra situazione di ‘isola dei prezzi alti’ incidono sul fatturato dei negozi più di qualsiasi cambiamento di orario. Gli svantaggi sociali e sociologici di un orario d’apertura dei negozi differente da quello che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni sono prevedibili, ma scompaiono di fronte alle realtà economiche. TM Marzo 2015 · 101
economia e politica / elezioni cantonali aprile 2015
Lara Filippini Candidata al Gran Consiglio, UDC Nata nel 1983, è laureata in Comunicazione d’impresa, media e organizzazioni complesse; lavora presso una nota fiduciaria ticinese. Nel 2007 è entrata a far parte dell’UDC Ticino rifondando nello stesso anno la sezione Giovani UDC, che ha diretto come presidente fino al 2011, data della sua entrata in Gran Consiglio. È delegata nazionale per il Ticino sia per la sezione Giovani sia per l’UDC Ticino. Ha ottimi rapporti con i colleghi d’oltralpe e con la direttiva nazionale, tanto che nel 2012 è stata chiamata a Bienne per esporre il proprio pensiero, accanto a Christoph Blocher, durante i festeggiamenti per i 20 anni del ‘no’ all’adesione allo Spazio Economico Europeo.
La sicurezza è un diritto di tutti È stata avanzata una proposta da parte di AreaLiberale di introdurre l’azionariato popolare per le imprese cantonali. Qual è la sua opinione? Come garantire una valida efficienza delle istituzioni? È inutile girare intorno alla domanda, una più valida efficienza delle istituzioni può avvenire esclusivamente ottimizzando le risorse interne delle istituzioni. Non siamo più in un periodo di ‘vacche grasse’, quando ci si poteva permettere di avere più uffici e sezioni per determinate tematiche. Ora abbiamo a che fare con dei conti in rosso, e bisognerà condurre una seria analisi interna sul lungo periodo, facendo un miglior uso delle risorse umane e semplificando determinati processi amministrativi. Tale processo però deve essere voluto, condiviso e, soprattutto, non si può pensare di rifarsi sui cittadini mediante nuove tasse che, da un lato, rimpolpino le casse cantonali e, dall’altro, permettano di non affrontare il problema dell’ottimizzazione in seno alle istituzioni. L’aspetto più posi102 · TM Marzo 2015
tivo che riscontro nella proposta di AreaLiberale è quello della spoliticizzazione delle aziende pubbliche ticinesi che, inutile nascondersi dietro un dito, sono un feudo intoccabile di partiti e famiglie. In questo senso, l’azionariato popolare sarebbe una scossa non indifferente. Il modus operandi ancor oggi in voga - ovvero quello di accaparrarsi imprese non in base a meriti e competenze, ma facendo leva solo sull’appartenenza politica - compromette l’efficienza ed è un’offesa al cittadino. Non vorrei però che la diffusione della proprietà delle quote di una o più società - e quindi non più possedute da pochi, oculati soci, ma in mano a un numero imprecisato di cittadini - generasse non una maggior stabilità politico-sociale ma, al contrario, una sorta di anarchia difficile da tenere sotto controllo. Bisognerebbe conoscere nei dettagli il criterio di attribuzione delle azioni. Secondo lei le infrastrutture e i mezzi per la sicurezza sono adeguati? Cosa si può ancora
migliorare? Il Ticino, con l’attuale situazione delle finanze, può permettersi di rafforzare i corpi di polizia e delle Guardie di confine? La criminalità informatica rappresenta una nuova minaccia anche per l’economia: come riconoscerla e come combatterla? Il Ticino si trova attualmente confrontato con finanze a dir poco disastrose, frutto della politica dei partiti di governo, i quali hanno approvato per troppe legislature – parlando di responsabilità (!?!) – dei preventivi che hanno permesso che si accumulassero per anni e anni sempre più debiti, dei quali dovranno farsi carico le future generazioni. L’ultimo preventivo è poi il sintomo di una situazione che è andata via via degenerando e il suo consuntivo è la prova che non si è voluto prendere di petto la situazione, magari ottimizzando e migliorando le risorse all’interno dell’Amministrazione cantonale. Tutto ciò è frutto anche della scelta, sempre grazie agli stessi partiti di governo, di preferire la via del freno al
disavanzo al ben più sensato freno alla spesa, che avrebbe fatto sì che si spendesse il giusto in questo periodo di crisi. Ora, invece, ci troviamo confrontati a soluzioni da parte dei vari dipartimenti che definirei di ‘tassa e spendi’: siccome non si hanno soldi si creano tasse o soluzioni ad hoc per rimpolpare le casse cantonali. In questo periodo di insicurezza lavorativa ed economica, è necessaria altresì una maggiore sicurezza anche ‘fisica’ e, malgrado la sicurezza al 100% non esista, dobbiamo assolutamente investire maggiormente in questo settore. Se per la sicurezza economica dei nostri concittadini molto farà l’iniziativa UDC “Prima i nostri” - riportando i contingenti e quindi ridando la priorità nell’accesso al mercato del lavoro ai residenti e contenendo l’effetto del dumping salariale -, parte dei 56 milioni di franchi della BNS (frutto dell’utile di 38 miliardi) andrebbe sicuramente investita nella sicurezza. Quando parlo di sicurezza, come detto poc’anzi, il discorso va fatto a tutto tondo: bisognerà analizzare con cura ogni settore in quanto non si può sussidiare a pioggia qualsiasi progetto per quanto buono possa essere. Il denaro è prezioso, va dunque investito con giudizio, ma certamente le forze di polizia vanno sostenute e potenziate, visti anche i numerosi furti e aggressioni ai danni dei civili in questi ultimi anni. È poi di massima importanza continuare a esercitare una forte pressione a livello federale, affinché si proceda al necessario potenziamento delle Guardie di confine assegnate al nostro Cantone. Le varie petizioni, le lettere e i fatti che giornalmente ci vengono riportati dai quotidiani devono farci riflettere su come e in che misura la responsabilità di questo aumento della criminalità sia da attribuire a Schengen e Dublino. E bisogna correre ai ripari prima che qualcuno pensi di farsi giustizia da solo perché si sente abbandonato a sé stesso. Una sicurezza al 100% in ogni caso non esiste, in nessun campo, e di questo dobbiamo essere coscienti. Soprattutto nell’informatica è difficile contrastare il cyber crimine e, anche se dotati del sistema di sicurezza più caro al mondo, questo non ha alcun effetto se l’utente finale non è in grado di utilizzarlo. Sicurezza in questo campo significa lavoro supplementare da parte degli esperti e maggiore informazione al pubblico meno avvezzo ai mezzi informatici. In particolare, le banche con
Difficile garantire alla popolazione una sicurezza al 100%, soprattutto nel campo della criminalità informatica: fondamentale sarà il ruolo degli esperti nel sensibilizzare sui possibili rischi.
l’e-banking dovrebbero monitorare maggiormente eventuali mail spam all’utenza e informare a dovere circa le trappole nelle quali cascano ancora in troppi. L’informazione in tal senso è importante e tutti, pubblico e privato, potrebbero fare la loro parte - oggi con una spesa minima - attraverso i propri siti Internet, in modo che sia accessibile a tutta l’utenza. Cosa ne pensa della proposta di nuova Legge sull’apertura dei negozi? Quali opportunità per la nostra economia? Quali rischi? La società, l’economia e il consumo sono radicalmente cambiati negli ultimi trent’anni e la Legge che regola l’apertura dei negozi deve essere assolutamente attualizzata per stare al passo con il nostro tempo. Tale Legge, sulla quale prossimamente si discuterà nel plenum del Gran Consiglio, è datata infatti 1968 e la sua applicazione 1970, epoca in cui l’approccio al consumo non era assolutamente paragonabile a quello odierno. Ci ritroviamo effettivamente di fronte all’obiettivo di sostituire una normativa ormai obsoleta con un approccio equilibrato, che sappia coniugare le esigenze dei consumatori con quelle del settore della vendita, senza più essere soggetti al regime macchinoso delle deroghe. Infatti, le ultime cifre pubblicate nel 2014 dall’Ufficio di statistica del Canton Ticino parlano chiaro, soprattutto per ciò che riguarda la piccola distribuzione: ci si trova confrontati con un’importante contrazione dei quantitativi di vendite, il che significa ovviamente un minor afflusso di clienti. La congiuntura economica degli ultimi anni ha influito in modo preponderante, sia sui singoli sia sulle famiglie, nella corsa agli acquisti e, finché non vi saranno segnali positivi, questo perdu-
rare d’incertezza potrebbe ostacolare una ripresa concreta dei consumi, a meno che non ci si attivi in altre direzioni. Non bisogna inoltre dimenticare che il nostro è un Cantone di frontiera, confrontato con la concorrenza d’oltreconfine che - non solo per i prezzi ma anche per gli orari di apertura notoriamente più flessibili e che offrono maggior fruibilità negli acquisti spinge i nostri concittadini a fare i loro acquisti altrove. Proprio per rispettare la Legge federale sul lavoro, ma altresì per venire incontro alle esigenze dei lavoratori dei negozi e dei consumatori, si propone di posticipare di trenta minuti la chiusura in settimana (dalle 18h30 alle 19) e di un’ora il sabato (dalle 17 alle 18). Nulla è stato lasciato al caso e, proprio per capire se la direzione sia quella giusta, sono state fatte due ricerche; la prima, nel 2010, a opera dell’Istituto di ricerche economiche (IRE) su mandato della DISTI, e la seconda più recente, nel 2012, a più riprese è stata condotta dalla Comunità d’interessi per il commercio al dettaglio (CDS) in collaborazione con la GfK Switzer-land, occupandosi in modo specifico degli acquisti oltrefrontiera. Il tutto è culminato in un gruppo di progetto, composto da vari esperti, il cui responso è stato che, inequivocabilmente, anche gli orari di apertura dei negozi, e non solo il prezzo, giocano un ruolo determinante rispetto alla decisione di effettuare gli acquisti oltrefrontiera. Infatti, l’alternativa per il consumatore cui gli orari lavorativi non permettono di fare acquisti in settimana, è quella di andare negli shop delle stazioni di benzina. Ma nonostante la liberalizzazione degli orari di apertura di questi ultimi - entrata in vigore il 1° dicembre 2013 a seguito dell’approvazione popolare - oltre che con una ridotta disponibilità di merce, il consumatore si vede confrontato anche con un caro prezzi non indifferente, il che lo induce a fare i propri acquisti altrove. È dunque necessario che la nuova Legge sui negozi entri in vigore, in quanto i vantaggi superano notevolmente gli svantaggi a essa correlati. I possibili correttivi li potrà apportare poi il Parlamento, una volta che si avrà un riscontro effettivo. Il referendum già preannunciato in caso passasse questa Legge in Parlamento minerebbe le basi per incentivare i consumatori a spendere qui i loro guadagni, specialmente ora che il cambio euro-franco si attesta sull’1:1. TM Marzo 2015 · 103
economia e politica / Pagine speciali per le elezioni cantonali aprile 2015
L’economia del turismo e la botta del franco A seguito dell’abbandono della soglia di cambio fisso franco-euro, si acutizza la crisi del settore turistico in Svizzera e ciò preoccupa, in particolare, quei Cantoni - come il Ticino - dove il settore riveste un ruolo importante nell’economia. La parola ai candidati. Come stimolare il turismo interno e internazionale? Quali idee, proposte, misure concrete per aiutare il settore ad affrontare la crisi? Samuele Cavadini, candidato al Gran Consiglio, PLR. La recente pubblicazione dello studio “L’impatto economico del turismo in Ticino” ha confermato l’importanza per l’economia ticinese di questo settore che rappresenta il 10% circa del PIL cantonale. Il turismo è inoltre fondamentale per le correlazioni che inevitabilmente si creano con altri settori; una politica turistica lungimirante può pertanto favorire ricadute positive su tali settori non solo da un punto di vista economico. Pensiamo ad esempio alla produzione di prodotti locali (alimentari o artigianali) che toccano tutti e tre i settori economici: primario (ad es. il settore vinicolo), secondario (la lavorazione dei vari prodotti) e terziario (alberghi, ristoranti, commerci, ecc.), una filiera economica indubbiamente virtuosa. Nel settore turistico evidentemente il fattore costo assume una certa rilevanza, in particolare per il turista straniero, e l’abbandono della soglia di cambio fisso franco-euro non facilita di certo l’arrivo di turisti internazionali che potrebbero trovare troppo costosa l’offerta ticinese. Confrontati con tale situazione, non resta che giocare l’unica vera carta che permette di uscire da una logica di mercato delle commodity, sviluppando il turismo da un punto di vista qualitativo e ampliando l’offerta. Potremmo sicuramente valutare anche misure protettive di breve periodo, cercando di ridurre i costi di settore, ad esempio con sgravi fiscali o incentivi, magari applicando tassi sull’IVA più van-
Il Monte Generoso, la montagna più panoramica del Ticino, con il suo caratteristico trenino a cremagliera. 104 · TM Marzo 2015
taggiosi, ma credo che, se vogliamo realmente differenziarci, dobbiamo approfittare delle difficoltà per favorire nuove opportunità. Turismo vuole soprattutto dire accoglienza, per cui è importante favorire una riqualifica delle strutture alberghiere (in questo caso sì che si potrebbe vagliare una politica basata su incentivi). Ampliare l’offerta significa, in particolare nelle zone di confine, orari di apertura dei negozi più ampi (nella vicina Italia i commerci sono aperti quando i nostri restano chiusi). Il turismo è anche, e sempre di più, cultura e svago: con strutture quali il LAC di Lugano abbiamo sicuramente fatto passi avanti ma potrebbe essere interessante creare una rete più sinergica dell’offerta culturale ticinese, stimolando collaborazioni fra musei, festival ed eventi
culturali. Il turismo è svago e natura: nelle nostre valli risiede un patrimonio culturale e naturalistico invidiabile, promuoverlo attraverso una sua attenta cura, favorendo lo sviluppo di attività nelle zone periferiche, può risultare vincente, senza dimenticare le candidature UNESCO che meritano attenzione e sostegno (ad esempio la vecchia linea ferroviaria del Gottardo e le Processioni storiche di Mendrisio). Visitare un luogo significa anche apprezzarne il paesaggio: un’attenta pianificazione del territorio è di vitale importanza, dobbiamo evitare la cementificazione incontrollata e gli abbruttimenti architettonici e paesaggistici. Non va inoltre dimenticato il turismo di giornata che è ancora un fenomeno non completamente compreso alle nostre latitudini e che dovremmo studiare meglio (quali alternative proporre al turista dello shopping?). Nel mondo globale è poi importante la promozione e, in questo senso, ripongo molte aspettative nella nuova Agenzia turistica ticinese. Il turismo è infine ospitalità, e in Ticino dovremmo impegnarci a migliorare l’accoglienza verso il visitatore. Se ci pensiamo bene quando descriviamo una nostra vacanza citiamo il cibo (ho mangiato bene), il territorio (ho visitato luoghi fantastici) e, in particolare, la gente (erano tutti gentili e cordiali). Probabilmente menzioniamo anche il prezzo (ho pagato poco), ma se gli altri aspetti erano particolarmente positivi tenderemo a relativizzare il fattore costo. In conclusione, in Ticino dobbiamo cercare di intravedere le opportunità che si presentano davanti a noi, emancipandoci da logiche difensive e protezionistiche che sul lungo periodo raramente risultano vincenti, non solo per il settore turistico.
Ivo Durisch, candidato al Gran Consiglio, PS. Il turismo nonostante l’indebolimento progressivo degli ultimi anni resta comunque una componente importante dell’economia cantonale contribuendo con il 10% al PIL cantonale e impiegando il 12% dei salariati a tempo pieno. Se guardiamo nel dettaglio, per la regione del Locarnese questo risulta essere verosimilmente il settore più importante. Per questi motivi bisogna assolutamente cercare per ogni destinazione turistica le migliori strategie di promozione e gli investimenti più adeguati per garantire al turismo in Ticino un futuro degno di questo nome. Quattro regioni con quattro peculiarità differenti che devono puntare sulla complementarietà, ma avere una caratte-
In seggiovia da Orselina a Cimetta per ammirare da un’altitudine di 1670 metri la spettacolare vista sul Lago Maggiore e le valli circostanti.
Lara Filippini, candidata al Gran Consiglio, UDC. Premetto che l’introduzione del cambio fisso a 1,20 è stata sì da una parte una sorta di boccata d’ossigeno, ma dall’altra si sapeva che tale situazione non sarebbe durata a lungo. Si è già protratta più del previsto ma, nonostante le aspettative di certuni, l’abbandono del cambio fisso è stato inevitabile. Forse sarebbe stato meglio non introdurlo, il mercato e le aziende si sarebbero assestate da sole, trovando per forza di cose delle soluzioni. È vero che il turismo riveste un ruolo molto importante nel Canton Ticino, ma è altrettanto vero che da anni che non sentiamo di aumenti positivi in questo settore. I fattori sono molti e non riguardano solo il prezzo, ma anche la qualità e la varietà
ristica comune: qualità delle proposte ed eccellenza nei servizi. Nel Locarnese ritroviamo il turismo classico. Qui sarà fondamentale avere una qualità eccellente nella ristorazione, in grado di competere con la regione dei laghi della vicina Penisola. Inoltre bisognerà fare attenzione a non perdere nessuna delle importanti strutture alberghiere ancora presenti, che rappresentano la spina dorsale del turismo classico. Nel Bellinzonese e nelle Tre Valli troviamo per lo più un turismo di giornata legato all’escursionismo. Bisognerà riuscire a far pernottare le persone che oggi arrivano e ripartono subito, ma mancano strutture alberghiere adeguate! Sarà quindi necessario prestare particolare attenzione a investimenti mirati anche in prospettiva dell’apertura di AlpTransit. Il Luganese si sta caratterizzando come una destinazione legata al turismo d’affari. Qui sarà fondamentale mantenere contatti con gli ambiti di ricerca (università) e restare all’altezza con le strutture congressuali, cercando di migliorare i collegamenti con i trasporti internazionali (Malpensa). Inoltre bisognerà avere una buona proposta museale e concertistica. Una trascurata, ma importante, fascia di turisti è rappresentata dai cosid-
detti ‘turisti residenti’. Anche a loro è necessario indirizzare proposte e promozioni, magari con una specifica Ticino Discovery Card. Parallelamente a queste proposte si deve ricordare come una componente imprescindibile per il turismo ticinese resti la natura e il paesaggio, e quindi la tutela e la salvaguardia del territorio. L’equilibrio unico tra montagne, laghi e atmosfera mediterranea ci ha fatto apprezzare per più di un secolo oltralpe. Nel Mendrisiotto il turismo sembra ormai ridotto a un turismo dello shopping e se da un lato il San Giorgio, patrimonio mondiale dell’UNESCO, fatica a mostrare i suoi tesori, dall’altro troppo poca evidenza viene data alla Valle di Muggio, paesaggio dell’anno 2014. Gli sforzi nel valorizzare e promuovere questo angolo nascosto dovranno venir fatti da subito, già in occasione di Expo 2015.
dell’offerta turistica hanno il loro peso. Oggi ci troviamo infatti confrontati, rispetto a un tempo, con un turista che con poca spesa può raggiungere luoghi anche non propriamente dietro l’angolo. Bisogna quindi stuzzicarlo maggiormente per far sì che si fermi in Ticino! Questo lavoro va però fatto con un nuovo approccio, quindi non solo migliorando la qualità di servizio e offerta, ma mettendo al centro l’esperienza (intesa come momento vissuto) del cliente, puntando quindi sugli aspetti sensoriali, relazionali e comportamentali che potrebbe e dovrebbe vivere. Bisogna prendere sul serio il consumatore/turista domandandosi “Quali esperienze non ha ancora provato e che cosa possiamo offrire”? Proprio per questo il tutto va rivisto in funzione delle coor-
dinate socioeconomiche dei soggetti, mettendo in correlazione età, reddito e composizione familiare. Bisogna quindi che a TM Marzo 2015 · 105
economia e politica / Pagine speciali per le elezioni cantonali aprile 2015 livello di turismo ci si concentri su questo aspetto, ad esempio attraverso offerte di nicchia, per fare la differenza, in modo da ridurre il carattere stagionale della domanda con un’offerta veramente valida 365 giorni l’anno. Un esempio potrebbe essere coniugare i nostri prodotti agroalimentari con eventi appartenenti alle nostre tradizioni popolari o con appuntamenti speciali sul territorio. Proprio per questo valorizzerei maggiormente gli sforzi che si stanno facendo nelle nostre valli, per far apprezzare angoli di paradiso del nostro Cantone, abbinandoli alla riscoperta delle tradizioni genuine di
Gianmaria Frapolli, Candidato al Gran Consiglio, Lega dei Ticinesi. Devo ammettere che la situazione è molto complessa. Per rispondere in modo concreto è necessario approfondire in modo oggettivo la questione dei prezzi. In Svizzera qualsiasi tipo di attività, mi riferisco in particolare agli sport invernali o a quelli estivi, come del resto agli eventi culturali, o ancora allo shopping, hanno in media un costo maggiore, tra il 20% e il 40%, rispetto alle nazioni limitrofe. Prendiamo un esempio classico del periodo invernale, la settimana bianca. Andare a sciare in Svizzera, piuttosto che in Italia o in Austria, ha un costo nettamente superiore. Infatti se si mettono a confronto strutture analoghe e trattamenti simili si
Godersi una serata a Estival, fra le allettanti proposte del Ticino per la stagione estiva. Paesaggio e condizioni climatiche uniche dovrebbero inoltre concorrere ad attirare visitatori, malgrado i costi più elevati rispetto ad altre mete.
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Possibili soluzioni? Valorizzare le nostre splendide valli grazie ad appuntamenti speciali sul territorio, come già fa la Valle Bedretto, che da 5 anni propone un’appetibile passeggiata enogastronomica lungo un sentiero di 8,5 km.
un tempo. Tutto ciò però sarà inutile se non si migliorerà la qualità, l’approccio al cliente e, soprattutto, se non si darà un colpo di mano al settore turistico e alla nostra economia con la nuova Legge sull’apertura negozi e il raddoppio del San Gottardo.
possono ridurre i costi in modo sostanziale, se si decide di andare all’estero. Resto convinto che questo sovraprezzo per gli svizzeri sia determinato dai guadagni superiori che vengono percepiti rispetto ai vicini. Dobbiamo però porci una domanda: una famiglia con due figli e un reddito da ceto medio come può spendere 500 franchi al giorno (albergo/pranzo/cena/giornaliere) per andare a sciare una settimana in Svizzera? Per ovviare parzialmente al problema legato ai costi si potrebbe applicare il seguente ragionamento: considerare i costi dei servizi in Svizzera in relazione ai vantaggi che vengono offerti, per invogliare il potenziale cliente a preferire una meta oggettivamente più cara. Un asso nella manica, con il quale si può fare la differenza, resta indubbiamente l’unicità del nostro territorio. La Svizzera vanta inoltre condizioni meteo uniche. Basti pensare che sin dalla primavera e fino a inizio autunno, il clima è spesso e volentieri favorevole. Penso in par-
ticolare al Ticino e alle innumerevoli opportunità che il nostro Cantone offre nella stagione estiva. In inverno invece le nostre montagne permettono agli amanti dello sci le più svariate soluzioni, da nord a sud. È forse necessaria una promozione turistica combinata e più marcata, penso ad esempio a pacchetti soggiorno estateinverno scontati. Non è da escludere che, con tassi di occupazioni più elevati, si riesca ad attirare i turisti con maggiore regolarità e a prezzi più competitivi. Il turismo deve puntare sulla qualità del servizio offerto, fattore determinante se si vuol convincere un potenziale cliente che pagherà un premium price più elevato. Le vie percorribili sono diverse, unico denominatore comune cercare di essere propositivi e comprendere prima di tutto le potenzialità dell’offerta ma, non da ultimo, anche il target di clientela che si vuole raggiungere, in questo caso svizzeri oppure esteri con una disponibilità finanziaria elevata.
Filippo Martinoli, candidato al Gran Consiglio, PPD. Sul problema della possibile influenza del cambio sul turismo nel Ticino ho una convinzione di base: anche il turismo deve adattarsi alle leggi di mercato e se l’Austria riesce a offrire una settimana di vacanze alla metà del prezzo del Ticino, a poco a poco questo
Maristella Patuzzi, candidata al Gran Consiglio, I Verdi del Ticino. La Svizzera, e in particolare il Canton Ticino, potrebbe seguire alcuni suggerimenti per affrontare questo periodo particolarmente delicato. Ecco dei modi per stimolare il turista interno e internazionale: offrire un maggior numero di manifestazioni, concerti all’aperto, seminari e corsi per tutti. Organizzare di domenica dei mercatini di seconda mano e di prodotti tipicamente biologici e tenere aperto qualche bar in più. Programmare visite guidate e ingressi a musei, teatri e cinema gratuiti. Migliorare
si sa e magari il prezzo del caffè in Piazza Riforma potrà subire qualche variazione verso il basso. L’offerta turistica ticinese è stupenda grazie alla fortuna di un paesaggio leggiadro quando non oberato da un’edilizia esplosiva. Le vestigia culturali rimaste nei nuclei sono di grande qualità. Si deve porgere attenzione al fatto che gran parte del movimento turistico futuro sarà legata alla scena scientifica e imprenditoriale del Ticino. Sono finiti i tempi dove ricercatori e impresari restavano al loro posto per tutta la vita. Già adesso siamo in sofferenza quando ogni due anni un vasto congresso oncologico cerca di attrezzarsi a Lugano e dintorni. Alloggi innovativi a buon mercato sono richiesti. Lo stesso dicasi per gli alloggi nelle stupende periferie alpine del nord del Ticino. Negli ultimi tempi l’unico albergo rimasto nella Valle di Blenio fa fatica a sopravvivere. Rammento che a nord di essa vi è probabilmente una delle più belle regioni alpine dell’Europa tutta. Qui vedo un intervento
i trasporti pubblici, diminuendone i prezzi e aumentandone la frequenza. Istituire delle campagne promozionali all’estero e sovvenzionare i giovani registi, attori, artisti e musicisti meritevoli. Valorizzare le collezioni di opere d’arte, pubblicizzare i ristoranti tipici con le pietanze locali a chilometro zero e migliorare le sue strutture alberghiere. Lo Stato dovrebbe urgentemente concedere crediti a interesse zero agli albergatori per realizzare le ristrutturazioni, senza dover fornire particolari garanzie, per ottenere subito dei crediti ipotecari necessari
Il Ticino è ancora in grado di offrire paesaggi incontaminati, ad esempio il ghiacciaio di Basodino, il più importante del nostro Cantone. della mano dello Stato, sia cantonale sia confederale, per aiutare le economie di valle che arrancano.
Manifestazioni di rilievo internazionale, come il Festival del film di Locarno, concerti, eventi a ingresso gratuito e rassegne locali potrebbero essere fra le carte vincenti per stimolare i turisti a scegliere il Ticino. per migliorare e aggiornare l’offerta dei loro stabilimenti. Per quanto riguarda la Città di Lugano, si potrebbe finalmente pedonalizzare il lungolago almeno in tutti i fine settimana dell’anno, per renderla ancora più piacevole e attrattiva. J TM Marzo 2015 · 107
Osservatorio finanziario
di Alberto Pattono
Il franco sale e i fondi ‘perdono’ (sulla carta)
I
n gennaio la massa amministrata dai fondi d’investimento svizzeri recensiti da Swiss Fund Data e da Morningstar è scesa di 47 miliardi a 820 miliardi di franchi. Il dato, sulla carta tra i più negativi degli ultimi anni (la flessione supera il 5%), non riflette una debolezza dell’industria, che aveva concluso un anno da record nel 2014, quanto le conseguenze dell’improvvisa crescita del franco svizzero. Questa ha diminuito sia il controvalore delle asset espresse in euro sia le quotazioni di molte aziende svizzere (la borsa svizzera a fine gennaio era scesa del 6,5%). Non ha aiutato la borsa americana (ricordiamo che in gennaio l’indice Dow Jones è sceso del 3,7% e lo S&P 500 dello 0,4%), mentre il buon andamento delle borse europee (6,5% per Eurostoxx) è stato più che annullato dalla perdita di valore dell’euro, rispetto al quale la valuta svizzera si è rivalutata del 13,58%. Nonostante tutto il saldo fra nuove sottoscrizioni e riscatti è stato positivo per 10 miliardi. Con l’eccezione dei fondi investiti in materie prime e dei monetari, sia i fondi azionari, sia quelli strategici, sia gli obbligazionari hanno segnato un saldo attivo di circa 5 miliardi ciascuno, ai quali si accompagna un deciso interesse per i fondi alternativi (+ 2,4 miliardi). La Swiss Funds & Asset Management Association si attende però qualche debolezza sul fronte dei flussi per il mese in corso. La decisione della BNS di abbassare sensibilmente i tassi direttori, ormai negativi per lo 0,75%, è destinata a deprimere l’interesse per le obbligazioni in franchi. Markus Fuchs, direttore della Swiss Funds & Asset Management Association (SFAMA), si attende quindi per febbraio un deflusso importante dai fondi obbligazionari in franchi e ovviamente per i monetari, che in franchi hanno ormai un rendimento negativo. Sempre per febbraio ci si attende un miglioramento, sia grazie alla ripresa di molti titoli svizzeri sia per la tendenza del cam108 · TM Marzo 2015
Evoluzione del mercato svizzero dei fondi (dati in mln di chf) Categoria fondi
Massa amministrata dic. 2014 gen. 2015
Variazione
Sottoscrizione al netto dei riscatti
Fondi azionari
344.131
324.550
-19.581
5.541,1
Fondi obbligazionari
270.241
261.208
-9.033
4.397,5
63.917
60.263
-3.654
-2.307,1
107.751
103.191
-4.560
4.980,0
3.419
3.319
-100
31,3
Materie prime
18.921
18.395
-526
-4.701,0
Investimenti alternativi
26.199
20.897
-5.302
2.441,2
Fondi immobiliari
31.883
27.824
-4.059
-211,8
866.462
819.647
-46.815
10.171,2
Fondi del mercato monetario Fondi strategici Altri fondi
Totale mercato
I 10 più grandi promotori del mercato svizzero (dati in mln di chf) Promotore
Massa amministrata dic. 2014 gen. 2015
Quota di mercato gen. 2015
Ubs
219.145
210.385
25,67%
Credit Suisse
126.628
118.744
14,49%
Pictet
52.130
49.301
6,01%
Swisscanto
44.447
42.341
5,17%
Banca cantonale di Zurigo
38.811
38.380
4,68%
BlackRock
40.437
38.168
4,66%
Swiss & Global Asset Management
28.247
26.114
3,19%
Lombard Odier
19.658
18.835
2,30%
Vontobel
12.957
12.524
1,53%
Zurich
11.978
11.817
1,44%
Fonte: Swiss Funds & Asset Management Association (Sfama)
bio, che punta verso un valore intermedio fra il livello che la BNS aveva fissato e i livelli raggiunti dopo il 15 gennaio. UBS aumenta la sua quota di mercato
al 25,67% con un progresso di oltre un terzo di punto, Credit Suisse perde oltre un decimo di punto e Swiss & Global sale dello 0,07%, avvicinandosi a quota 5%.
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osservatorio finanziario / mercati / Stati Uniti
Il trend è maturo ma non lo sa Prosegue una tendenza al rialzo ormai consolidata, che dovrebbe guardare con qualche preoccupazione alla propria maturità. Ma andare contro il mercato americano è un esercizio piuttosto rischioso. Meglio seguire la corrente, senza però mai distrarsi.
U
n’economia che gradualmente consolida i progressi accumulati nei mesi addietro e un mercato del lavoro in costante miglioramento a vantaggio dei consumi e della crescita. La situazione congiunturale degli Stati Uniti è nel complesso confortante, anche se non manca qualche elemento di preoccupazione, che riguarda soprattutto la sostenibilità della domanda mondiale ma anche il contesto di deflazione che malgrado tutto non è stato superato. Tanto basta a indurre la Federal Reserve a non abbandonare la sua politica accomodante dal momento che, anche nell’ultima riunione di fine gennaio, come emerge dai relativi verbali, permane la preoccupazione che un inasprimento troppo precipitoso della politica monetaria finirebbe per danneggiare la crescita. Negli ultimi mesi aveva preso sempre più piede l’ipotesi che il prossimo mese di giugno avrebbe potuto essere il più propizio per un incremento dei tassi d’interesse. Da quanto è emerso al meeting di gennaio, l’appuntamento non è per nulla scontato ed il timore che l’economia non sarebbe preparata ad assorbire gli effetti di un aumento del costo del denaro trae origine, essenzialmente, dalla mancanza di pressioni inflazionistiche e dallo scenario internazionale. Per quanto riguarda l’inflazione, si è ben lontani da quel 2% che si ritiene necessario a smuovere la congiuntura con la dovuta energia, e se la variazione annua dei prezzi al consumo e calata costantemente nel secondo semestre del 2014 ciò è dovuto essenzialmente ai costi energetici depressi dal crollo del petrolio. Il record negativo dell’indice che misura l’inflazione è stato reso noto a fine febbraio, sulla base dei dati del primo mese dell’anno, con un
110 · TM Marzo 2015
tasso annuale che ha toccato livelli negativi. L’indice che esclude i generi alimentari e l’energia è pure calato, ma il suo tasso annuale si mantiene pur sempre attorno all’1,6%. Per quanto attiene all’interazione dell’economia americana con quella mondiale, sono il rallentamento della Cina e le tensioni in Medio Oriente e in Ucraina a preoccupare maggiormente, senza dimenticare che l’Europa, che ha procrastinato per l’ennesima volta l’eterno problema della Grecia, è sempre una mina vagante per la crescita mondiale. Da notare
I primi due mesi dell’anno hanno visto Wall Street estendere i rialzi del 2014 descrivendo nuovi massimi. Un trend tra i più lunghi per durata, il cui grado di maturità è evidente, favorito da una politica monetaria iperespansiva che ha dirottato verso i mercati azionari capitali che in tempi normali sarebbero stati destinati altrove. Se ne può discutere a lungo, ma, per dirla con un vecchio detto, “never fight the trend”
Alberto Vivanti, fondatore della Vivanti Analysis e vicepresidente della Swiss association of market technicians (Samt).
che da almeno un paio d’anni la Federal Reserve non faceva un riferimento esplicito alle vicende d’oltreoceano in una dichiarazione di politica monetaria. Ed è forse proprio nell’ottica di evitare una crisi geopolitica - da cui arrivare a quella economica il passo è breve - che gli Stati Uniti si mostrano sempre più disponibili ad affrontare con interventi, diretti o indiretti, la questione Ucraina o le minacce dei gruppi armati in Medio Oriente. Di fatto i mercati finanziari hanno cominciato ad anticipare qualche novità sul fronte monetario e lo constatiamo dall’andamento dei Buoni del Tesoro. Il rendimento del Treasury Note decennale, che dal 2,5% di inizio ottobre era calato fino all’1,65% di fine gennaio, ha rivisto il 2% all’inizio di febbraio. Non è ancora un’ inversione di tendenza nei rendimenti, anche perché i rimbalzi di mezzo punto percentuale sono stati ricorrenti anche nel trend discendente del 2014, ma l’impennata ha dimostrato che gli investitori, in seguito alla pubblicazione di dati positivi sulla crescita economica e sull’occupazione, cominciano a crederci. Le migliori notizie giungono dalla situazione occupazionale: il numero di nuovi impieghi a gennaio è stato di ben 257 mila, un numero che corrisponde ai livelli di previsione più ottimisti e che fa seguito agli ottimi risultati dei due mesi precedenti, che fra l’altro sono stati rivisti verso l’alto. Ricordiamo che il numero nuovi posti di lavoro creati a novembre, 423 mila, era stato il più alto dal 2010. Il tasso
di disoccupazione si è attestato al 5,7%, un lieve incremento rispetto al 5,6% di un mese prima dovuto all’aumento della partecipazione della forza lavoro, il cui tasso si riavvicina al 63%. Mentre di qua dell’Oceano i rendimenti dei Bund tedeschi decennali sono ormai calati allo 0,3% e quelli negativi, dapprima confinati alle scadenze più brevi, interessano ormai anche quelle a più di cinque anni, non sorprende certo che la quotazione del dollaro continui a macinare record. Non è una gran buona notizia per l’economia americana, dal momento che la rende meno concorrenziale. Non tutti però sono pessimisti al riguardo: a differenza delle grandi multinazionali, come Pfizer, Microsoft, Procter & Gamble, Coca Cola, tanto per citare solo alcuni di quei colossi, la congiuntura degli Stati Uniti non è così vulnerabile al fattore cambio. Se è vero che le esportazioni possono risultarne colpite, come pure il valore dei fatturati prodotti all’estero in valute locali dalla grosse società, d’altra parte costi energetici sempre più bassi e prodotti importati a miglior mercato favoriscono soprattutto il consumatore, che beneficia in tal modo di un maggior reddito disponibile, e non è poco per un’economia che poggia per il 70% sui consumi interni. In sostanza, per molti economisti la congiuntura americana è in grado di assorbire il caro-dollaro anche se, effettivamente, un 10 percento di incremento della valuta inciderebbe negativamente di un buon 3% sull’insieme degli utili per azione delle società quotate nell’indice S&P500. Di queste fanno parte quelle più esposte ai mercati esteri, che sono in numero inferiore ma pesano per le loro dimensioni. Basti pensare che per le trenta società quotate nell’indice Dow Jones, ove le grosse multinazionali hanno la parte del leone, i fatturati all’estero contano per circa il 50 percento. Se già ci spostiamo sull’indice dei titoli a media capitalizzazione, il Midcap 400 dell’S&P, ecco che le vendite effettuate all’estero pesano meno di un quarto e per i 600 titoli dell’indice Small Cap si scende a 16. Se però consideriamo i quasi 18 triliardi cui ammonta il volume dell’economia statunitense, un dieci percento di apprezzamento da parte del dollaro peserebbe di un quarto di punto percentuale sulla crescita, crescita che è stata del 2,4% nel 2014 e che si prevede vicina al 3% per quest’anno. Un’ulteriore considerazione
riguardo ai risvolti dell’apprezzamento del dollaro per le imprese, che riguarda soprattutto le più grandi con presenza all’estero, è che non necessariamente queste devono rimpatriare in valuta americana i loro incassi, ma possono benissimo reinvestirli sul posto creando così nuovi attivi a prezzi interessanti grazie alla forza della propria valuta. Semmai il rischio maggiore dagli investimenti fuori dai confini risiede nelle prospettive congiunturali internazionali: un rallentamento delle economie di Europa e Asia sarebbe più dannoso del dollaro forte così come una ripresa, stimolata da maggiore competitività da parte
loro, ne neutralizzerebbe gli effetti. I primi due mesi dell’anno hanno visto Wall Street estendere i rialzi del 2014 descrivendo nuovi massimi. Un trend tra i più lunghi per durata il cui grado di maturità è evidente, favorito da una politica monetaria iperespansiva che ha dirottato verso i mercati azionari capitali che in tempi normali sarebbero stati destinati altrove. Se ne può discutere a lungo, ma, per dirla con un vecchio detto, “never fight the trend”, mai combattere la tendenza. Alberto Vivanti
osservatorio finanziario / azioni / Svizzera
Borsa: il cambio peserà ancora Credit Suisse non consiglia acquisti al momento e non ritiene vicino il ritorno al valore di 1,20 tra franco ed euro. Ma i rendimenti negativi di molte obbligazioni rendono più interessanti i titoli caratterizzati da dividendi alti e relativamente meno volatili.
A
oltre un mese dalla decisione quali conseguenze ha avuto e quali avrà sulla strategia, sulla valutazione e sulla redditività delle società quotate svizzere l’abbandono del ‘muro’ di 1,2 franchi per euro e la conseguente decisione di portare il tasso target Libor a 3M a un livello compreso tra -1,25% e -0,25%? «Stimiamo che l’impatto complessivo di quest’azione congiunta possa corrispondere a un incremento dei tassi d’interesse di circa il 2-3%», afferma Rubens Spigolon di Credit Suisse Lugano. Credit Suisse ha dimezzato le previsioni sull’incremento del Pil elvetico per il 2015 dall’1,6% allo 0,8%: «Le esportazioni difficilmente saranno in grado di contribuire in modo consistente alla crescita, anche se la Svizzera non finirà in recessione». A seguito dell’intervento della Banca Nazionale le previsioni della banca sull’inflazione si sono ridotte e si prevede una inflazione negativa: -1,3%. «Trattandosi delle conseguenze di un intervento ‘una tantum’, non riteniamo che ciò non costituisca l’inizio di una spirale deflazionistica». Credit Suisse, che ritiene il cambio di 1,20 il ‘fair value’, nota il rialzo dell’euro, che a metà febbraio era intorno a 1,05, ma prevede però che nei prossimi mesi il significativo quantitative easing della Banca Centrale Europea manterrà il cambio al di sotto del valore equo. Quindi con il cambio a 1,05-1,10 (previsioni nostre, non di CS) le aziende svizzere dovranno convivere probabilmente almeno per tutto il 2015. Su queste basi come giudicare le reazioni del mercato azionario? «La reazione è stata decisamente negativa, seppure in linea con i movimenti registrati nel 2011, quando il franco si è apprezzato nei confronti dell’euro», ammette Spigolon. Al momento CS non ritiene che il mercato 112 · TM Marzo 2015
sia particolarmente interessante: «Abbiamo modificato il nostro giudizio sul mercato svizzero da ‘sovra performante’ a ‘neutrale’, poiché, con ogni probabilità, resterà volatile nel brevissimo termine a causa della riduzione delle stime degli utili futuri operate dagli analisti, revisioni che colpiranno soprattutto le società esportatrici. Le azioni di ABB, Novartis e Syngenta, tra le altre, hanno verosimilmente evidenziato una performance eccessivamente negativa rispetto alla revisione degli utili, mentre altre azioni, come Meyer Burger e AFG, potrebbero registrare ulteriori perdite», nota Rubens Spigolon. Secondo CS l’incertezza nel breve termine persisterà «visto l’adattamento del mercato azionario a un quadro in cui il franco fluttua liberamente e deve ancora trovare il suo livello di equilibrio rispetto a euro e dollaro. Di fatto, le revisioni degli utili da parte degli analisti rifletteranno l’indebolimento di euro e dollaro e proseguiranno finché non verranno annunciati i risultati per l’intero 2014, unitamente alle dichiarazioni sulle prospettive future delle società». D’altra parte i rendimenti obbligazionari più bassi (per non dire negativi su un numero sempre più ampio di subclass) «forniscono un sostegno alle azioni sul piano delle valutazioni, in particolare a quelle che garantiscono rendimenti elevati, malgrado il tasso di cambio del franco più problematico». Quei titoli solidi e con una tradizione di condivisione degli utili, di cui la borsa di Zurigo è ricca, potrebbero anche essere costretti a ridurre in termini nominali il dividendo, ma offrono comunque un rendimento ben diverso da quello dei bond. «Tutto sommato le prospettive fondamentali per il mercato azionario elvetico restano intatte», tiene a far notare Spigolon, «innanzitutto la domanda finale
Rubens Spigolon, investment consultant di Credit Suisse a Lugano.
migliorerà ulteriormente a fronte di una ripresa dell’economia globale ed europea. È vero che merci e servizi prodotti in Svizzera sono attualmente meno competitivi, ma molte aziende elvetiche hanno anche degli impianti di produzione all’estero. In secondo luogo, il mercato azionario elvetico beneficia dei prezzi del greggio più bassi: la domanda per i beni discrezionali è alimentata dalla flessione dei prezzi del petrolio, in particolare nel segmento dei beni di lusso, e in misura minore nell’ambito dei beni di consumo non ciclici, che sono ben rappresentati in Svizzera. Inoltre i settori industriali che producono beni strumentali traggono vantaggio dalla flessione dei prezzi del petrolio poiché ora i costi sono più bassi anche in franchi. Riteniamo quindi che l’indice Smi ritornerà a un livello intorno a 8700 punti nei prossimi 12 mesi». Credit Suisse - in attesa dei possibili re-rating da parte degli analisti e dei portafogli internazionali - non consiglia acquisti sul mercato elvetico in questo momento, «tuttavia riteniamo che siano interessanti le azioni con rendimenti elevati, sia in termini assoluti che rispetto ai rendimenti dei titoli della Confederazione a 10 anni, che sono calati al di sotto dello zero. Raccomandiamo Nestlé, Roche, Novartis, Zurich Insurance, ABB e Syngenta in questo contesto. Di fatto siamo convinti che i dividendi dovrebbero essere in grado di riprendersi, poiché godono dell’ampio sostegno dei flussi di cassa operativi, e dall’analisi storica emerge che le distribuzioni di dividendi sono state decisamente meno volatili degli utili».
osservatorio finanziario /settori/formazione
Investire in educazione Come la sanità, anche l’educazione è divenuto un comparto investibile: l’aumento della domanda e il ritrarsi del settore pubblico stanno creando occasioni per imprenditori privati nella formazione e nelle tecnologie dell’e-learning e degli e-book.
È
in corso un boom in un settore enorme ma poco considerato dagli investitori: quello dell’educazione. I motori della crescita sono diversi e agiscono sia a livello micro che macro. Le famiglie ‘investono’ sempre di più nella formazione dei loro figli e altrettanto fanno i giovani adulti e gli adulti alla ricerca di un impiego o che desiderano progredire nella loro carriera. Nazioni intere, soprattutto fra i Paesi emergenti, hanno strategicamente puntato sulla formazione per migliorare la crescita economica e la competitività. Inoltre, iniziative come ‘Education for All’ promossa dall’Unesco vogliono uniformare i requisiti di formazione per i bambini, i giovani e gli adulti in quanto l’istruzione, come il cibo, la salute e l’alloggio, sono strumenti necessari per sconfiggere la povertà. «Le nazioni occidentali, ma anche quelle emergenti più avanzate come Corea del Sud e Cina, vedono nella formazione il modo per rendere sostenibile la loro crescita», nota Marco Flisi, investment advisor di Banca Julius Baer a Lugano. Secondo l’ONU, ogni dollaro investito in istruzione può generare un ritorno economico di circa 10-15 dollari. «La formazione è divenuta un mercato globale», afferma Flisi, «è vero che si tratta di un settore dove il pubblico o il ‘para-pubblico’ mantiene una posizione dominante, ma questo si può dire anche della salute, un comparto che da tempo è ritenuto perfettamente investibile». Come nella salute, anche nell’istruzione aumenta la spesa delle famiglie, sia sotto forma di compartecipazione - pensiamo alle tasse universitarie - sia come accesso a un servizio privato al posto di quello pubblico: scuole secondarie, università, e scuole di lingua. Perfino scuole elemen-
tari e asili privati sono scelti non solo dalle classi più alte, come era tradizione, ma anche dalle famiglie a medio reddito che vogliono investire fin da subito nella formazione dei loro figli. L’istruzione svolge un ruolo chiave nel fornire le risorse e le competenze necessarie per contribuire attivamente alla crescita economica di un Paese, gettando le basi per l’innovazione e una maggiore
Stando ai dati del 2013, il valore del mercato globale dell’istruzione si aggira intorno a 4.800-5.600 miliardi di dollari ed entro il 2017 dovrebbe raggiungere quota 6.400-7.800 miliardi. Per il settore si stima una crescita media del 7% annuo prosperità. I datori di lavoro, infatti, danno la preferenza ad una forza lavoro ben formata rendendo gli studi superiori importanti per trovare un posto di lavoro nei Paesi OECD. «La tendenza a inserire diplomi e certificazioni estere nel proprio curriculum è sempre maggiore e non riguarda solo la formazione post laurea PhD e Master - ma sempre più la formazione terziaria - Erasmus o lauree conseguite all’estero - e perfino quella secondaria con anni di studio all’estero e
Marco Flisi, investment advisor di Banca Julius Baer a Lugano.
corsi o periodi di stage linguistico», nota Flisi, «stando ai dati del 2013, il valore del mercato globale dell’istruzione si aggira intorno a 4.800-5.600 miliardi di dollari ed entro il 2017 dovrebbe rag-
Le aziende su cui puntare Società
Esposizione al settore
Paese
Scuole materne, elementari medie e corsi di lingua Abril Educaçao
Alto
Brasile
Benesse Holding
Alto
Giappone
Bright Horizons Family Solut
Alto
Stati Uniti
G8 Educations
Alto
Australia
K12
Alto
Stati Uniti
Kroton Educacional
Medio
Brasile
New Oriental Educatio-SP
Alto
Cina
Nord Anglia Education
Alto
Hong Kong
Tal Education Group
Alto
Cina
Tree House Education
Alto
India
Scuole superiori e universitarie Apollo Education Group
Alto
Stati Uniti
Capella Education
Alto
Stati Uniti
Devry Education Group
Alto
Stati Uniti
Estacio Participaçoes
Alto
Brasile
Gaec Educacao
Alto
Brasile
Graham Holding Co-Class B Alto
Stati Uniti
Grand Canyon Education
Alto
Stati Uniti
Kroton Educacional
Alto
Brasile
Navitas
Alto
Australia
Niit
Alto
India
Ser Educacional
Alto
Brasile
Strayer Education
Alto
Stati Uniti continua ¡
TM Marzo 2015 · 113
Società
Esposizione al settore
Paese
Tarena International
Alto
Cina
Vocation
Alto
Australia
Benessere Holdings
Alto
Giappone
Daeky
Alto
Corea
Discovery Communications
Medio
Stati Uniti
Houghton Mifflin Harcourt
Alto
Stati Uniti
Informa
Alto
UK
Lagardere
Alto
Francia
Pearson
Alto
UK
Reed Elsevier
Alto
UK
Scholastic Corp
Alto
Stati Uniti
Wiley (John) & Sons-Class
Medio
Stati Uniti
American Public Education
Alto
Stati Uniti
Apollo Education Group
Alto
Stati Uniti
Bridgepoint Education
Alto
Stati Uniti
Bright Horizons Faòily Solut
Medio
Stati Uniti
Editoria e contenuti
Formazione on line
Capella Education
Alto
Stati Uniti
China Distance Education
Alto
Cina
Credu Corp
Alto
Corea
Graham Holding Co-Class B Alto
Stati Uniti
Grand Canyon Education
Alto
Stati Uniti
Kroton Educacional
Medio
Brasile
New Oriental Education
Medio
Cina
Shanghai Xin Nanyang
Medio
Cina
Strayer Education
Medio
Stati Uniti
YY
Limitato
Cina
2U
Alto
Stati Uniti
Adobe System
Medio
Stati Uniti
Apple
Medio
Stati Uniti
Aruba Neyworks
Medio
Stati Uniti
Chegg
Alto
Stati Uniti
Cisco Systems
Limitato
Stati Uniti
Limitato
Stati Uniti
Hewlett-Packard
Limitato
Stati Uniti
Intel
Limitato
Stati Uniti
K12
Alto
Stati Uniti
Lenovo Group
Limitato
Cina
Microsoft
Limitato
Stati Uniti
Samsung Electronics
Limitato
Corea
Tecnologie e hardware
giungere quota 6.400-7.800 miliardi in base alle stime di GSV Advisors e Bank of America Merrill Lynch». GSV stima per il settore una crescita media del 7% annuo. Come nella sanità anche nell’istruzione «i governi che non possono contare su finanze pubbliche fiorenti por114 · TM Marzo 2015
teranno a un aumento della spesa privata, lasciando un ampio margine di crescita agli istituti privati», prevede Flisi, «le famiglie e gli studenti saranno più attenti ai risultati che ci si possono attendere dall’investimento nell’istruzione, per esempio la percentuale di laureati che trovano un lavoro o il loro salario medio». Tra i Paesi Ocse l’83% dei laureati ha un posto di lavoro, rispetto al 55% delle persone che hanno soltanto un diploma di scuola secondaria. Parlando di educazione, è facile pensare ai mercati ‘di casa’, «ma l’impulso maggiore verrà da Paesi come il Brasile, dove la percentuale di diplomati è assai bassa, solo il 12% rispetto a un media del 38%, e dalla Cina, dove vediamo un impegno diretto del governo per aumentare le competenze medie della popolazione e contrastare così l’aumento nel costo del lavoro. In linea generale vedremo crescere la percentuale di persone che si iscrive a corsi di formazione superiore», nota Flisi. Il settore dell’istruzione è considerato contro-ciclico. In una situazione di debole crescita economica e di disoccupazione in aumento, gli adulti attivi decidono di intraprendere corsi per tenersi aggiornarsi e riqualificarsi. Come in ogni mercato ci sono prodotti più richiesti (le lauree in economia, i corsi di inglese) e ci sono dei veri brand. «Harvard è un brand come lo è Louis Vuitton, e svolge la funzione del brand, quella di garantire la qualità». La domanda di alta formazione si concentra in certe aree: gli atenei del New England e della California, quelli inglesi e per certi settori quelli di Svizzera, Francia e Germania. Intorno a questi atenei sono nati distretti della ricerca di base e applicata animati soprat-
tutto dall’afflusso delle menti migliori di tutto il mondo. Qui nasce il dilemma dei governi nell’attribuire le risorse pubbliche all’istruzione. «Attirare studenti da tutto il mondo, oltre a creare un vantaggio immediato - tasse universitarie, beni e servizi acquistati dagli studenti - permette a questi atenei e a questi Paesi di svolgere un ruolo di leader nella ricerca e nell’innovazione», nota Flisi. «Come risposta all’elevato costo dell’istruzione, si assisterà ad uno spostamento verso l’education technology», continua Flisi, «con la sostituzione della carta stampata con i testi digitali, e delle lezioni in classe con l’online learning». La formazione a distanza risponde a due esigenze: permette alle università di superare i limiti fisici delle loro strutture e risponde alle esigenze di chi non può, per motivi economici o di tempo, spostarsi per ricevere una formazione. «Non pensiamo solo all’europeo che non può recarsi negli Stati Uniti per proseguire la sua formazione. Pensiamo alla Cina, per esempio, dove le distanze sono enormi e trovare una casa a Pechino o Shanghai a costi accettabili è impossibile. Ebbene, in Cina la crescita dei corsi online è impressionante, con tassi di crescita annui medi del 25% rispetto al pur ragguardevole 10% del settore dell’istruzione in generale», ricorda l’investment advisor di Banca Julius Baer. Grazie alla graduale adozione delle nuove tecnologie per l’istruzione e al passaggio dalle lezioni in classe all’apprendimento online, il mercato dell’e-learning dovrebbe raggiungere quota 256 miliardi di dollari entro il 2017, creando opportunità e minacce per molti degli attuali operatori.
L’e-learning è un affare per chi eroga corsi. Per un ateneo, una volta fatti gli investimenti del caso, il costo marginale di ogni nuovo iscritto è tendente a zero. È chiaro che per molti aspetti la formazione ‘digitale’ è diversa da quella che si ottiene frequentando un ateneo: pensiamo per esempio al networking, che è possibile solo frequentando fisicamente un ateneo. Possiamo quindi definire il corso on line come una vera brand extension del corso classico. Un po’ come le seconde linee create dalle grandi firme della moda per accedere ad un più ampio mercato. «Va detto che le nuove tecnologie rendono l’esperienza di formazione molto più fruibile e interattiva rispetto alle prime esperienze degli anni ‘90 e che esistono diverse modalità di interazione, alcune delle quali prevedono colloqui con i docenti, test e discussioni ‘in classe’», ricorda Flisi, «o un mix fra apprendimento on line e incontri ‘reali’». La digitalizzazione dei libri fa seguito all’inserimento delle ‘lavagne interattive’ e di altri strumenti tecnologici nella didattica. Risponde al problema, banale ma molto sentito dai genitori, del peso dei libri da portare ogni giorno a scuola, permette un veloce aggiornamento dei libri di testo e ne riduce il costo. Ancora una volta per l’editore il costo marginale di ogni nuova ‘copia’ è vicino allo zero: non si paga la carta né la stampa, non ci sono problemi di logistica e margini da riconoscere alla distribuzione. L’editore si concentra sui contenuti riducendo il prezzo finale e aumentando il margine. «La penetrazione degli smartphone tra i giovani liceali e universitari è altissima e lo stesso vale per i tablet nelle scuole dove questi possono essere utilizzati», nota Flisi,«per stare al passo coi tempi, le scuole stanno adattando i programmi e i metodi di insegnamento per far fronte alle necessità di una nuova generazione di studenti e alla necessità di una formazione continua. I successi maggiori non a caso li vediamo nel lifelong learning: penso alle certificazioni di financial analyst che vengono conseguite con dei corsi a distanza». In che misura questo settore è investibile? «Più di quanto non si pensi», afferma Flisi, «non è poi così vero che la formazione è un settore interamente pubblico o comunque non quotato. Negli Stati Uniti, che rappresentano il mercato dell’istruzione più attraente a livello glo-
bale, ci sono catene di asili e scuole primarie per esempio, per non parlare delle scuole di lingue e degli istituti di formazione secondaria e superiore. Oltre a questo, c’è il grande mondo dell’editoria e dell’e-learning che è sostanzialmente privato e in buona parte quotato: il gruppo Pearson, noto come editore del Financial Times, dell’Economist e dei Penguin Books, è uno dei leader a livello mondiale accanto a Reed Elsevier, numero uno nelle soluzioni per il settore professionale. Molti nomi sono poco noti in Europa, ma sono ‘household name’ nei loro mercati di riferimento nelle Americhe o in Asia».
Banca Julius Baer ha da tempo identificato questo come un settore sul quale puntare, ha selezionato i titoli delle società quotate presenti nel settore (in modo prioritario, come le aziende indicate in tabella, o in modo marginale come Apple e Samsung per smartphone e tablet o Adobe e Google per i software) e ha creato un basket di titoli a disposizione dell’investitore. Questo basket della serie JB Tracker è quotato al SIX Swiss Exchange ed è probabilmente l’unico strumento disponibile, perlomeno in Europa, all’investitore di medio-lungo termine e con disponibilità al rischio per cavalcare questo trend.
osservatorio finanziario /azioni/Germania
Germania in testa Secondo UBS la Germania è, fra i Paesi core dell’euro, il mercato su cui puntare nei prossimi mesi, sia per questioni valutative che per la crescita degli utili aziendali.
S
arà banale, ma è il caso di dire “Deutschland über alles”: dall’ottobre dello scorso anno l’indice azionario MSCI Germany ha infatti sovraperformato quello di Euroland. Nonostante la forza e il primato che spesso si riconosce all’economia tedesca, da metà 2012 all’inizio del 2014 la borsa di Francoforte si è mossa più o meno in linea con gli indici azionari della Eurozona. Nei primi tre trimestri del 2014 la crisi ucraina e le preoccupazioni sulla crescita dei Paesi emergenti e dell’Eurozona hanno pesato in modo particolare sulle valutazioni della borsa tedesca, in sintonia con dei segnali negativi sul fronte della produzione industriale, e la borsa aveva sottoperformato. L’idea era forse che le borse ‘periferiche’ offrissero maggior potenziale in una prospettiva di ripresa. Secondo UBS la Germania è - fra i Paesi core dell’euro - il mercato su cui puntare in questi prossimi mesi, sia per questioni valutative (l’indice è a discount sia in termini storici sia relativi), sia per una crescita degli utili aziendali più forte, o meglio più vicina di quanto non si ritenga. Le azioni tedesche nel 2014 hanno offerto un total return del 2,7%, ben sotto la media di lungo termine, che sfiora il 7,9%, e inferiore al 4,1% dell’indice Eurostoxx. La fase di outperform attuale secondo UBS è destinata a continuare nei prossimi mesi. «La fase di riduzione delle stime sui corporate earning delle aziende presenti nell’indice DAX dovrebbe terminare presto. Riteniamo realistico attendersi una crescita degli utili aziendali dell’11,5% nell’anno in corso e del 10,6% nel prossimo anno. Più di quello che si può attendere per il 2015 da mercati come Francia e Olanda», afferma Gerit Heinz, head investment office Germany di UBS. Le sti116 · TM Marzo 2015
me di UBS sono più ottimistiche rispetto al consensus per quel che riguarda il 2015, ma più pessimistiche per quel che riguarda il 2016. Tutto sommato quindi UBS non è estrema nelle sue attese, ma si limita a prevedere una evoluzione più anticipata. Per l’investitore si tratta di una occasione interessante. A metà gennaio il P/E a 12 mesi della borsa tedesca quotava a sconto del 5% rispetto ai mercati dell’Eurozona. Lo sconto più alto della storia tedesca era del 9%. UBS ritiene questo sconto ingiustificato e si attende una rivalutazione dei titoli tale da annullarlo, soprattutto in un contesto di euro basso, ampia disponibilità di liquidi e bassi prezzi del petrolio. Il ragionamento di UBS in sintesi è questo: se nella fase di euro ‘forte’ molti osservatori ritenevano che la Germania grazie alla natura delle sue esportazioni sarebbe stata meno colpita, questo sarà ancora più vero in una fase di euro ‘basso’. «Nel primo decennio del secolo i costi del lavoro per unità di prodotto sono rimasti stabili in Germania, mentre sono aumentati fortemente in altri Paesi», fa notare Gerit Heinz, «è vero che i costi sono aumentati negli anni recenti, ma le industrie tedesche mantengono un vantaggio di costo». Il cambio debole porta vantaggi che possono tradursi sia in prezzi più competitivi sia in margini crescenti. «La storia conferma che le azioni tedesche sovraperformano quelle dell’Eurozona in fasi di euro debole rispetto al dollaro: la correlazione dal 2009 a oggi è -0,4, che non è fortissima ma comunque supportiva», commenta l’analista di UBS. A questo si aggiunge la riduzione del costo del petrolio, che rappresenta un vantaggio e uno stimolo per molte economie mondiali. «È interessante notare che l’indice
Gerit Heinz, head investment office Germany di UBS.
MSCI Germany non ha alcuna esposizione diretta al settore oil & gas, più colpiti dall’evoluzione del prezzo, contro il 5% dell’indice MSCI EMU». Rimanendo sul tema, la composizione della borsa tedesca, fortemente esposta verso settori ciclici come auto e altri consumer discretionary, industriali, Information Technology & Communication, ‘materials’ (che insieme compongono il 55% del DAX, ma solo il 41% dell’indice dell’Eurozona), «permetterà al mercato azionario tedesco di cogliere meglio di altri questa fase di ripresa», ricorda Gerit Heinz, «i settori più difensivi come salute, telecomunicazioni, utility e beni di consumo sono sottorappresentati del 3%». UBS prevede che il prodotto interno lordo tedesco crescerà dell’1,5% nell’anno in corso e dell’1,9 nel 2016. L’andamento dell’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese tedesche, supporta questa previsione. L’indice che riassume l’indagine condotta su settemila aziende, è sceso per sei mesi consecutivi nella parte centrale dello scorso anno, a novembre ha terminato la sua discesa e ha iniziato a crescere, registrando altri rialzi in dicembre e gennaio. La storia indica che l’indice Ifo è correlato all’andamento della borsa. Gerit Heinz è andato molto a fondo nella questione e ha visto che nei 45 mesi in cui l’indice Ifo si trovava fra 100 e 110 e segnava una crescita nel 70 e 80% dei casi, rispettivamente tre e sei mesi dopo avveniva un rialzo del listino. Insomma, in fasi come queste l’indice Ifo è un buon indizio su quello che sarà l’andamento del listino.
osservatorio finanziario / bond / obbligazioni finanziarie
Occhio alle regole Anche nel 2015 le obbligazioni finanziarie europee dovrebbero mettere a segno un bel risultato, soprattutto grazie all’impatto delle recenti e delle prossime regolamentazioni.
C
osa si può prevedere in Europa per il 2015? Un leggero aumento della crescita globale, l’impatto positivo del calo del prezzo del petrolio, l’andamento dei tassi di cambio (Svizzera esclusa, of course) e la pressione salariale sui margini. A questo si aggiunge il quantitative easing della Banca centrale europea, che è sicuramente positivo per il settore del credito. «Quest’anno», afferma Cyril Parison, responsabile ricerca fixed income di Exane Derivatives, «aumentare il livello di rischio dovrebbe pagare. Sarà interessante esporsi alle obbligazioni finanziarie europee che presentano degli spread elevati su taluni segmenti». Il segmento delle obbligazioni finanziarie, che rappresenta una vasta porzione del mercato obbligazionario europeo, è molto eterogeneo poiché ingloba titoli differenti: obbligazioni bancarie e assicurative senior, obbligazioni bancarie subordinate non contingent, obbligazioni bancarie subordinate contingent, cioè i CoCo bonds, e obbligazioni subordinate emesse da compagnie assicurative. Dato che ogni sotto-segmento ha delle caratteristiche specifiche, è necessario analizzare ogni tipologia di debito in modo autonomo ed essere selettivi per trovare valore. Le obbligazioni bancarie potrebbero subire l’impatto dei futuri cambiamenti regolamentari applicabili alle banche europee, «che mettendo in discussione il livello di capitale da allocare per coprire eventuali rischi, potrebbero avere un impatto positivo sulle emissioni nonché sui valori dei titoli già sul mercato», nota Parison. Entro il 2019 dovrebbe, infatti, entrare in vigore il TLAC, che dovrebbe essere composto da capitale CET1, da debito subordinato (AT 1 e Tier 2) e da debito
senior ‘bailinable’, cioè da debito con scadenza superiore a 1 anno. Inoltre, le differenze emerse in occasione dell’Asset quality review potrebbero portare ad una revisione della definizione di risk-weighted asset con la volontà di ridurre la deviazione standard su ponderazioni di pari rischio. «Allo stadio attuale sul segmento bancario continuiamo a privilegiare le obbligazioni Capital Contingent (CoCos) che, grazie al sostegno di numerosi fattori, hanno sovra-performato l’azionario l’anno scorso», continua Parison, «inoltre, dato che le banche hanno aumentato il capitale, il rischio di assorbimento delle perdite, principale rischio sui CoCo, è ormai solo estremo. In seno al crescente mercato di tali strumenti, preferiamo, in particolare, le obbligazioni AT1 (additional tier 1) che vantano un elevato carry. Inoltre, investire in questi titoli, formalmente perpetui, significa anche scommettere sulla data di call, che in molti casi è prevista nel breve termine, cioè nel 2018». Anche l’appeal delle obbligazioni subordinate assicurative, che si caratterizzano per un interessante coppia rating/rendimento e una duration lunga, è riconducibile a fattori regolamentari. In effetti, i titoli emessi lo scorso anno beneficeranno del periodo di transizione verso Solvency II (grandfathering period) che introdurrà nuove regole sul capitale delle compagnie assicurative. Tali obbligazioni saranno, dunque, sempre più rare. Le compagnie assicurative europee, operatori particolarmente robusti, sono pronti per l’entrata in vigore di questa normativa: hanno infatti reso noto il margine di solvibilità economica considerato come una proxy del margine previsto dai regolamenti Solvency II e hanno grandi spazi di manovra.
Cyril Parison, responsabile ricerca fixed income di Exane Derivatives.
«Alla luce di tali elementi, privilegiamo nel 2015 un approccio dinamico e tattico per esporsi alle obbligazioni finanziarie. Un approccio di tal tipo permette, infatti, di gestire i rischi in modo migliore, cioè i rischi geopolitici, come, per esempio, il conflitto Russia/Ucraina, i rischi giuridici o regolamentari, di implementare arbitraggi tecnici per beneficiare delle inefficienze del mercato o di movimenti sulle valute, e di partecipare alle emissioni sul primario e/o ai tenders sul secondario», sottolinea Parison. Forte del track-record sulle obbligazioni finanziarie europee, su cui dal 2009 ha sviluppato strategie d’investimento, Exane Derivatives ha lanciato l’indice Exane Active Allocation Financial Bonds. Si tratta di un indice gestito attivamente composto da circa 20 obbligazioni (senior, subordinate o ibride) emesse da banche, compagnie assicurative o società specializzate nella concessione di prestiti con l’obiettivo di realizzare una performance superiore del 3% al tasso sull’euro. «L’indice raggruppa obbligazioni su cui abbiamo un’opinione positiva o stabile, frutto di un’analisi fondamentale del rischio, di un’analisi relative value sui differenti peer group nonché di un’analisi della qualità tecnica di ogni obbligazione: analisi del prospetto, delle differenti clausole sulla cedola, delle clausole relative all’assorbimento delle perdite», chiarisce Parison. Anche se la maggioranza dei titoli selezionati è emessa in euro, l’indice potrà essere composto anche da titoli in dollari. È possibile esporsi a tale indice attraverso un semplice Certificato Delta 1. TM Marzo 2015 · 117
dalla piazza finanziaria
Union Bancaire Privée Dopo la manovra della BCE che col programma di acquisti mensili di titoli ha ridotto progressivamente sia gli spread sia i tassi d’interesse (oggi sono negativi per la metà dei titoli del debito in aera euro), gli investitori si dirigono sempre più verso alternative che, almeno in parte, si indirizzino verso l’azionario, ancora foriero di rialzi, senza tuttavia venir meno al principio della sicurezza. E dunque, le obbligazioni convertibili sono state al centro delle analisi di vari incontri. In particolare, Nicolas Delrue, Investment Specialist Convertible Bond di Union Bancaire Privée (UBP), è intervenuto, assieme a Luca Gabriele Trabattoni, Managing Director di UBP, al Quirinale di Lugano, per illustrare a un qualificato gruppo di investitori istituzionali le opportunità offerte dalle obbligazioni convertibili. Abbinando le qualità difensive delle obbligazioni al potenziale di rialzo delle azioni, esse consentono in effetti agli investitori di beneficiare di un rendimento asimmetrico. Grazie al posizionamento difensivo, le convertibili offrono così una solida alternativa alle obbligazioni classiche. D’altra parte, oggi il cash non è un’alternativa, mentre in questo modo si è presenti in un attivo sensibile al mercato azionario mentre - nelle fasi di ribasso del mercato - si rimane protetti in virtù della componente
Da sinistra, Antonio Foglia e Franco Polloni, che hanno presentato al Villa Castagnola di Lugano le attività della Banca del Ceresio. 118 · TM Marzo 2015
di Corrado Bianchi Porro
Da sinistra, Nicolas Delrue, Investment Specialist Convertible Bond di UBP, e il Managing Director Luca
Gabriele Trabattoni. obbligazionaria. Inoltre, la volatilità è in questo ramo ai minimi dall’ottobre del 2008. UBP, che è specialista di questa Asset Class dal 1999, vanta una lunga esperienza nel comparto. Banca del Ceresio Il gruppo Banca del Ceresio è stato fondato nel 1958 dalla famiglia Foglia, attiva nell’Asset Management dal 1919. Da inizio anno è entrato a far parte della direzione generale Franco Polloni che, assieme Antonio Foglia, membro del CdA e azionista (membro del Comitato scientifico della Confindustria italiana), ha presentato le attività del gruppo (specializzato negli hedge e nei fondi alternativi), che ha sede a Lugano e sussidiarie a Milano e Lugano,
e vanta asset in gestione per 9,2 miliardi e 2,9 in conti fiduciari. Con l’accordo Svizzera-Italia, ha rilevato Polloni, il segreto bancario per la Svizzera è ormai a geometria variabile, anche se la privacy resta un elemento portante del sistema elvetico. Antonio Foglia ha ricordato che, dopo la manovra della BNS che ha abbandonato il legame minimo con l’euro, il franco (scendendo fino alla parità con l’euro) è sopravvalutato di circa il 30% come potere d’acquisto. Ma non c’è stata una fuga di capitali verso la Svizzera, bensì una corsa alla ricopertura di chi si era finanziato in franchi per impieghi speculativi sui mercati esteri domestici. Quanto alla manovra della Banca Centrale Europea, l’unico effetto sarà di indebolire l’euro, mentre l’influsso sul credito, a cui mira la manovra, resterà purtroppo modesto. Il fatto positivo è che - col ribasso dei prodotti energetici, l’euro a valutazioni deprezzate rispetto al dollaro americano e i tassi a zero - la BCE si compra molto più tempo davanti a sé per cercare di risolvere i problemi reali dell’economia. Petercam Alessandro Fonzi, Country Head Italy, e Bart Van Craeynest, capo economista di Petercam, presidente dell’Asset Allocation, hanno presentato al Gran Cafè al Porto di Lugano le prospettive per il 2015 della Sicav paneuropea Patrimonial Fund registrato anche in Svizzera. Secondo il capo economista di Petercam, oggi la ripresa è innescata dai minori costi del petrolio e dal ribasso dell’euro. Ma questi sono, in realtà, effetti temporanei che possono aiutare nel corso di quest’anno, ma poi occorrono riforme. A lungo termine, i dubbi
Da sinistra, Bart Van Craeynest, capo economista di Petercam, e Alessandro Fonzi, capo Gestione istituzionale Italia del gruppo al Gran Cafè al Porto.
sul cammino della ripresa in Europa, permangono, perché la politica si sta deteriorando. Quest’anno il PIL europeo crescerà dell’1,3% e negli USA potrà aumentare del 3,3%, dato che il rialzo dei tassi sarà moderato e senza scossoni per l’economia reale. Ci sarà, è vero, il ribasso degli investimenti nello shale oil, ma esso non sarà così grave da deteriorare l’economia a stelle e strisce. Vi è infatti in vista un aumento sostanziale dell’impiego e un possibile rialzo dei salari. Il consumo dunque farà da traino oltre Atlantico. UBS La politica della BNS oggi è una sorta di management flow, per cui gli interventi della Banca Centrale contro la speculazione internazionale sul franco svizzero si effettuano quando sono considerati più convenienti, senza un obbligo preciso a determinate soglie. Insomma, vi è più libertà di intervento, commenta Elena Guglielmin, CIO Credit Analist di UBS. La manovra della Banca Centrale elvetica pertanto sarà più flessibile, per controllare il cambio. Con tutto questo, UBS non vede per la Svizzera quest’anno una caduta in recessione a seguito del rafforzamento del franco. Quest’anno il PIL elvetico non salirà più dell’1,8%, come previsto prima
della manovra della BNS, ma crescerà semplicemente dello 0,5%. Dipende certo da quale sarà il rapporto di cambio nell’insieme dell’anno. «Ovviamente si tratta di una frenata, ma noi non riteniamo negativo il dato», commentano a una voce Luca Pedrotti, capo della Regione Ticino ed Elena Guglielmin, snocciolando le previsioni della grande Banca svizzera. Anche la Borsa elvetica, che i primi due giorni dopo la manovra della BNS aveva subito un terremoto, ha ripreso in parte fiducia.
«Certo», ribadisce Elena Guglielmin, «oggi siamo più neutrali sulle prospettive della Borsa elvetica. Eravamo assai positivi a inizio anno, perché i titoli elvetici sono al riparo dagli effetti del ribasso dell’energia». Per quanto riguarda il livello dell’euro-franco si prospetta una parità a 3 e 6 mesi e un equilibrio a 1,05 a 12 mesi. Il resto che è andato perduto dall’1,20?
Sono gli effetti del franco come moneta rifugio… Exane BNP Paribas «Questo è un anno elettorale per l’Europa e quindi la volatilità dei mercati resta pronunciata», ha affermato Pierre Olivier Beffy, Global Chief Economist di Exane BNP Paribas al convegno Exane Derivatives che si è svolto in febbraio al Principe Leopoldo di Lugano. Dopo che in gennaio abbiamo lasciato alle spalle le elezioni greche, i prossimi appuntamenti sono il 19 aprile per le elezioni finlandesi, il 7 maggio per quelle parlamentari in Gran Bretagna, il 17 maggio per le presidenziali in Polonia, in maggio si terranno le elezioni regionali spagnole, in giugno, dopo il G7 in Germania, ci saranno le elezioni turche al Parlamento; in ottobre - in contemporanea
Sopra, da sinistra, Cyril Parison, Melania D’Angelo e Pierre Olivier Beffy al convegno Exane Derivatives al Principe Leopoldo. Sotto, Luca Pedrotti, capo della Regione Ticino, ed Elena Guglielmin, CIO Credit Analist di UBS, presso la sede ticinese a Lugano.
all’assemblea annuale del FMI - si terranno le elezioni in Portogallo e poi quelle in Polonia. Si chiuderà, dopo il summit del G20 in Turchia, con una scoppiettante fine d’anno. Il 20 dicembre le elezioni in Spagna, il 31 in Danimarca e in Russia per la Duma. Rischi geopolitici che si abbinano ai nuovi equilibri globali dopo il ribasso dei prezzi energetici e alla politica della Fed. Il rialzo dei tassi USA procederà gradualmente, ma a fine 2016 arriverà al 2% secondo le stime di Exane. Sui titoli del debito, afferma Cyril Parison, responsabile della ricerca Fixed Income, bisogna essere selettivi alla ricerca di rendimento e con società dai solidi fondamentali. TM Marzo 2015 · 119
finanza / la Voluntary disclosure
Ultima chiamata La firma dell’accordo che permette alla Svizzera di uscire dalla black list apre di fatto la strada ai contribuenti che desiderano regolarizzare i loro averi non dichiarati in Svizzera o nel mondo (Italia compresa). Ben disegnata, molto tutelante e poco costosa per chi non ha apportato nuove asset negli ultimi 5 anni, è considerata l’ultima chance. Per la piazza finanziaria svizzera si apre la grande opportunità di gestione dei capitali in regime di totale ‘compliance’ con le giurisdizioni di residenza degli investitori.
L
a Voluntary disclosure ‘all’italiana’ prende avvio di fatto in questi giorni e si concluderà il 30 settembre (ma è facile pensare a una estensione perlomeno a fine novembre) con l’ultimo termine per l’invio delle adesioni alla proposta di ‘riemersione’ degli averi all’estero. La firma da parte di Italia e Svizzera dell’accordo sullo scambio di informazioni fiscali ha permesso al Ministero dell’economia e delle finanze italiano di procedere all’esclusione della Svizzera dalla ‘black list’ (come è avvenuto il 23 dicembre per il Lussemburgo). L’uscita dalla ‘black list’ riduce sostanzialmente il costo della Voluntary disclosure attraverso il dimezzamento delle annualità di accertamento e la riduzione delle sanzioni amministrative applicabili in funzione della mancata compilazione del quadro RW, aumentando notevolmente l’interesse per il contribuente italiano a procedere con l’emersione di investimenti non dichiarati.
120 · TM Marzo 2015
Non è un condono. Il presidente del Consiglio dei ministri italiano Matteo Renzi ha giustamente presentato il disegno di legge affermando che la ‘emersione’ non è un condono. In effetti questa ultima opportunità di regolarizzare la propria situazione nei confronti del fisco non assomiglia per nulla ai ‘condoni’ e agli ‘scudi fiscali’ precedenti. Dal punto di vista formale, se nei condoni il contribuente trattava ‘da lontano’ con il fisco, protetto da un anonimato abbastanza solido almeno in una prima fase, con la Voluntary disclosure il contribuente non solo si presenta al fisco con nome e cognome, ma lo ‘invita a casa sua’ e gli mette a disposizione ogni tipo di documentazione. La Voluntary disclosure è appunto una disclosure, attraverso la quale il contribuente fornisce al fisco tutte le informazioni necessarie: quali asset detiene all’estero, come le ha investite, che proventi ha tratto da questi investimenti e - se si
tratta di asset create o trasferite all’estero negli anni accertabili - di quali operazioni sono un provento. Non c’è spazio per nessuna ‘riserva’. Nascondere una informazione od ometterla rischia di annullare completamente - non solo nella fase di esame della richiesta, ma anche negli anni futuri - i significativi ‘premi’ riconosciuti al contribuente. In compenso l’autorità fiscale italiana si impegna ad applicare sconti, abbuoni ed abbattimenti di sanzioni amministrative che erano in gran parte già presenti nel sistema tributario, aggiungendo una ampissima copertura in ambito di reati tributari. In sostanza, le autorità italiane hanno fatto quello che, in forme sostanzialmente simili, hanno fatto le autorità fiscali di altri Paesi fiscalmente evoluti. La Voluntary disclosure rappresenta un rapporto per certi verso nuovo, moderno e certamente innovativo per un Paese come l’Italia: un rapporto basato sulla fiducia reciproca, sulla trasparenza e sulla
Il fisco italiano (nella foto il Ministro delle finanze Padoan) si impegna ad applicare sconti, abbuoni ed abbattimenti di sanzioni amministrative che erano in gran parte già presenti nel sistema tributario, aggiungendo un’ampissima copertura in ambito di reati tributari buona fede. Le condizioni per ottenere i consistenti abbattimenti di sanzioni amministrative e le conseguenti non punibilità di eventuali reati sono infatti l’irretrattabilità, la spontaneità (non devono essere state avviate attività di accertamento amministrativo o procedimenti penali di cui il contribuente abbia formale conoscenza), la completezza e la veridicità. A differenza dei cosiddetti ‘scudi fiscali’, utilizzati in molti casi da contribuenti per fare emergere unicamente ‘porzioni’ del patrimonio detenuto illecitamente all’estero, questa opzione è a maggior ragione non praticabile. La collaborazione deve
essere ‘completa’. Dal punto di vista sostanziale la Voluntary disclosure, se si esclude il caso del rentier che ha costituito i propri averi in Svizzera molti anni fa e non ha più incrementato i suoi asset, costa da 10 a 30 volte di più rispetto ai condoni. Alle sanzioni, più o meno ridotte, si affianca infatti la necessità di fare emergere e quindi tassare completamente, senza nessuno sconto, tutti i redditi nascosti nei periodi di imposta accertabili, secondo le aliquote ed i criteri di determinazione delle basi imponibili italiani. In pratica sui redditi trasferiti o creati all’estero e non dichiarati il contribuente paga tutte le tasse che avrebbe pagato dichiarandoli. Una opportunità per tutti. Possono aderire alla Voluntary disclosure praticamente tutti i contribuenti. Quelli tenuti alla compilazione del quadro RW, che abbiano o che non abbiano correttamente pagato le imposte sui redditi generati, anche solo in uno degli anni accertabili. Ma anche quelli che non vi erano tenuti, in particolare tutti coloro che devono sanare obblighi di dichiarazione ai fini delle imposte sui redditi e relative addizionali, delle imposte sostitutive delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’Iva nonché di violazioni relative ai sostituti d’imposta. Parliamo quindi delle persone fisiche, degli enti non commerciali ed equiparati (società semplici, società di persone e di capitali trust, fondazioni e stabili organizzazioni di soggetti non residenti), ma non solo, fiscalmente residenti in Italia. Dalla Voluntary disclosure il fisco si attende anche alcune modifiche strutturali alle soluzioni di pianificazione fiscale elaborate negli ultimi decenni da molti professionisti, come il rimpatrio delle società ‘esterovestite’, vale a dire le società for-
malmente di diritto estero la cui sede di direzione effettiva o l’oggetto principale sia localizzato in Italia, e la messa in trasparenza di molti trust. Contano solo gli ultimi cinque anni... La voluntary deve riguardare tutti i periodi d’imposta per i quali, alla data di presentazione della domanda, non sono scaduti i termini ordinari per l’accertamento fiscale. La sottoscrizione degli accordi per la definizione di modalità per lo scambio di informazioni fiscali permette alla Svizzera di essere parificata ai Paesi dell’Unione europea o, per essere più precisi, agli altri Paesi dello Spazio economico europeo non UE in white list (Islanda e Norvegia). In questo modo gli averi in Svizzera sfuggono al raddoppio dei termini di accertamento per i redditi evasi. In Italia infatti i termini di accertamento sono ridotti agli ultimi 4 anni più l’anno in corso in caso di dichiarazione infedele, quindi dal 2010 al 2013, mentre in caso di omessa dichiarazione (il cosiddetto evasore totale) diviene accertabile anche il 2009. Se la Svizzera fosse rimasta nella black list sarebbero rimasti ancora accertabili tutti gli anni d’imposta fino al 2006 (nel caso di infedele dichiarazione) o, addirittura, fino al 2004 (in caso di omessa presentazione della dichiarazione). … se non c’è una denuncia penale. Se le violazioni tributarie commesse danno luogo a un obbligo di denuncia penale, il periodo accertabile raddoppia a 8 anni + 1 in caso di infedele dichiarazione e 10 + 1 in caso di omessa dichiarazione. I livelli a partire dai quali scatta l’obbligo di denuncia penale sono al momento, in caso di infedele dichiarazione, una imposta evasa superiore a 50 mila euro ed elementi attivi sottratti a tassazione, anche mediante l’indicazione di elementi passivi fittizi,
La mancata o incompleta compilazione del quadro RW, la parte del Modello unico dedicata alla comunicazione degli investimenti posseduti all’estero, è punita con una sanzione dello 0,5% per ciascuno degli anni accertabili (dal 2009 al 2013) sulle asset non dichiarate TM Marzo 2015 · 121
Come ne esce la Svizzera? La disciplina sulla Voluntary disclosure non prevede che il patrimonio detenuto all’estero e regolarizzato debba essere necessariamente rimpatriato fisicamente in Italia. Le opzioni aperte per le somme oggetto di emersione sono sostanzialmente tre: • Trasferimento degli averi in Italia su un conto pre-esistente o appositamente aperto. È sicuramente l’opzione più pratica e prevede una riduzione del 50% nelle sanzioni per la Voluntary disclosure. A differenza di quel che accade per i condoni, però, il contribuente perde ogni anonimato. Lo stesso vale per il trasferimento in un altro Paese UE. • Mantenimento in Svizzera degli averi a proprio nome o intestazione a fiduciaria svizzera (o comunque non residente in Italia). Le sanzioni sono ridotte del 25%. Il calcolo delle imposte deve essere fatto dal contribuente e non sarà semplice compilare nei prossimi anni il quadro RW. • Mantenimento in Svizzera degli averi con intestazione a fiduciaria italiana. È il famoso ‘rimpatrio giuridico’. Il cliente manterrebbe le sue relazioni e beneficerebbe della riduzione del 50% nelle sanzioni. Il costo del servizio da parte della fiduciaria che agisce come sostituto d’imposta è compensato dalla maggiore privacy (per esempio non occorrerà compilare il quadro RW). La formula del ‘rimpatrio giuridico’, che aveva permesso negli ultimi condoni di mantenere in Svizzera le liquidità ‘condonate’, rimane dunque fra le opzioni aperte anche nel caso della Voluntary disclosure. Il trasferimento giuridico non è espressamente previsto dalla legge 1186/2014, ma la sua fattibilità emerge dalla lettura combinata delle norme sulla Voluntary disclosure con le circolari emanate dalla Agenzia delle entrate negli scorsi anni, in particolare la CM 49 del 2009. Il contribuente paga le tasse come se le attività si trovassero in Italia, ma mantiene il contatto con il gestore svizzero. Il contribuente può sottoscrivere un mandato con conferimento a una società fiduciaria italiana che fungerà da sostituto d’imposta. La formula ha anche il vantaggio, come detto, di mantenere un certo anonimato ‘non fiscale’, in quanto non è più necessario compilare il quadro RW. Oppure potrà rilasciare alla banca svizzera un’autorizzazione a trasmettere alle autorità finanziarie italiane tutti i dati riguardanti le attività (in quel caso sarà pur sempre tenuto a dichiararli regolarmente nel quadro RW della dichiarazione dei redditi). Alcune considerazioni possono essere fatte. Probabilmente le somme richieste dal fisco italiano saranno prelevate dai conti oggetto di accertamento. Il totale degli asset italiani detenuti in Svizzera scenderà quindi di una percentuale che possiamo stimare in un terzo. Il resto degli averi resterà in Svizzera? Elementari considerazioni di sicurezza, privacy e diversificazione spingono a diversificare le piazze di gestione dei propri capitali, indipendentemente da considerazioni fiscali. Certamente la piazza di gestione svizzera dovrà rivedere la struttura dei costi, ma potrà far valere una qualità che in passato non è sempre stata interamente percepita.
superiori al 10% dell’ammontare complessivo degli elementi attivi indicati in dichiarazione o, comunque, superiori a due milioni di euro. Produrre una documentazione completa. Il contribuente che inizia il percorso di Voluntary disclosure si trova in una situazione un po’ paradossale: dovrà infatti farsi parte attiva per raccogliere e fornire al fisco esattamente quel tipo di informazioni che per anni o decenni aveva cercato con ogni mezzo di nascondergli. Per accedere alla disclosure il contribuente dovrà esibire tutti i dettagli relativi 122 · TM Marzo 2015
a tutti gli investimenti e alle attività di natura finanziaria detenuti all’estero (o in Italia, nell’ipotesi di disclosure domestica). Non si tratta solo di esibire gli estratti dei conti correnti, titoli o di prodotti finanziari. Occorrerà indicare e spiegare tutti gli apporti di capitale e perfino le uscite. Bisogna insomma ricostruire tutta la storia dei redditi accumulati nel corso degli anni e come sono stati generati. Cosa per nulla semplice, visto che la ricostruzione potrebbe riguardare anni ormai lontani. Le banche posseggono questi docu-
menti, poiché devono conservare per 10 anni tutti i documenti che raccontano la storia della relazione col cliente. Come detto è importantissimo per il contribuente sia disporre di giustificativi per le entrate e per le uscite, sia offrire un panorama completo delle asset che ha nascosto. Se si ‘dimentica’ qualcosa il contribuente subisce la revoca e il disconoscimento degli effetti favorevoli della procedura già avviata. A quel punto il fisco potrà prendere in considerazione tutti i redditi prodotti e nascosti negli ultimi 10 anni, non opererà gli abbattimenti previsti sulle sanzioni e saranno perse le non punibilità per i reati penali. Si correrà inoltre il rischio concreto di essere puniti con la reclusione da 1 anno e 6 mesi a 6 anni per aver esibito o trasmesso “atti o documenti falsi in tutto o in parte”, o fornito “dati e notizie non rispondenti al vero” nell’ambito di una procedura. Insomma, il disastro più completo. D’altra parte nella fase di raccolta di queste informazioni occorrerà agire con una certa attenzione. I vantaggi della disclosure non sono concessi se prima della richiesta di adesione il contribuente è raggiunto da un avviso di inizio indagini da parte delle Agenzia delle entrate. Non è ben chiaro ad esempio cosa accadrebbe se un contribuente venisse fermato ai valichi di frontiera con in mano la documentazione che sta raccogliendo in vista di una domanda di adesione alla Agenzia delle entrate, che deve però ancora essere trasmessa. Le componenti della Voluntary disclosure. Gli aspetti da tenere in conto per valutare il ‘costo’ della regolarizzazione sono cinque: • sanzioni per omessa compilazione del quadro RW; • sanzioni per omesso versamento delle imposte; • imposta sui redditi prodotti dagli investimenti ‘nascosti’ all’estero; • interessi; • aspetti penali. Il quadro RW. La mancata o incompleta compilazione del quadro RW, la parte del Modello unico dedicata alla comunicazione degli investimenti posseduti all’estero, è punita con una sanzione minima del 3% (nel caso di investimenti detenuti in Svizzera) per ciascuno degli anni accertabili (dal 2009 al 2013). Le sanzioni previste sono ridotte dalla legge sulla Voluntary disclosure alla metà
del minimo. L’adesione all’accertamento implicita nella Voluntary disclosure permette una ulteriore riduzione a un terzo. In sostanza la sanzione sul monitoraggio fiscale sarà pari a un sesto del minimo e quindi allo 0,5% annuo dell’importo non dichiarato. Per importo si intende il totale degli asset liquidi l’ultimo giorno dell’anno, ma solo i premi versati nell’anno nel caso di polizze vita. Per quel che riguarda gli immobili le cose sono più complesse (vedere box). Cosa succede se gli asset sono intestati a più persone? Nel caso di vera cointestazione non vi sono dubbi. Se il conto o l’immobile sono intestati al signor e alla signora Rossi, sia l’uno sia l’altro sono tenuti a fare la Voluntary disclosure e a pagare ciascuno lo 0,5% per ogni anno sul valore totale degli asset. Un fondamentale vantaggio della collaborazione volontaria, anche rispetto alla nuova procedura di adempimento volontario (sostitutiva del ravvedimento operoso) prevista dal disegno di legge di Stabilità 2015, consiste nella previsione che nel caso di conti correnti o depositi detenuti da più soggetti il totale del rapporto si considera detenuto, ai fini del quadro RW, da tutti i detentori in parti uguali. Si scongiura così la moltiplicazione delle sanzioni in funzione del numero di soggetti delegati. In pratica su un conto da 200 mila euro intestato al signore e alla signora Rossi, sia il marito sia la moglie pagheranno lo 0,5% di 50 mila euro. Se invece l’intestatario è una persona e le altre hanno ‘solo’ una procura, la giurisprudenza è orientata a equiparare queste procure alla intestazione solo se sono ‘attive’. È il contribuente però che deve dimostrare che il reale intestatario delle somme è uno solo. Le sanzioni ‘RW’ possono essere la parte più importante del costo della emersione per un contribuente che a partire dal 2010 non ha più ‘portato soldi in Svizzera’, mentre sono poca cosa per chi ha continuato a creare e nascondere redditi al fisco italiano anche nei periodi successivi. Redditi dei patrimoni. Il fisco tassa anche la fruttuosità dei patrimoni costituiti all’estero, ad esempio interessi e capital gain su conti e investimenti. Per patrimoni fino a 2 milioni di euro (si calcola la media delle consistenze alla fine di ogni anno) il contribuente può chiedere il calcolo delle imposte a forfait, applicando l’ali-
Fino al 2012 gli immobili vanno valorizzati al costo storico. Se è stato acquisito per donazione o successione, vale il prezzo di acquisto o costruzione pagato dal donante / testante. Se il costo di acquisto non è documentabile, si assume il valore attuale del bene eventualmente con perizia di stima. Dal 2013 i criteri cambiano quota del 27% su un rendimento presunto del 5% annuo dei capitali registrati alla fine di ogni anno. In pratica se un conto ha avuto un saldo di 100 mila euro al termine di un anno, il fisco presuppone un rendimento di 5.000 euro e lo tasserà per 1.350 euro. Ipotizzando che il saldo sia stato sempre vicino a 100 mila euro, il costo di questa parte della Voluntary disclosure è inferiore a 7 mila euro. Per patrimoni superiori il contribuente deve esibire un calcolo analitico del rendimento di ogni operazione e quindi dei capital gain, cedole e interessi o assimilati prodotti ogni anno dai suoi investimenti, che saranno tassati con le aliquote che sarebbero state applicate in Italia. In quel caso i calcoli sono piuttosto complessi, tanto che si consiglia a chi ha effettuato molti movimenti e ha investito in prodotti complessi di optare - se può - per la tassazione forfettaria: il possibile risparmio ottenuto sull’imposta potrebbe essere inferiore al costo della consulenza professionale necessaria. Bisogna anche tener conto delle aliquote previste, che sono cambiate nel corso del tempo. L’aliquota su plusvalenze e minusvalenze ottenute sulla compravendita di titoli di Stato è sempre stata del 12,5%, mentre quelle su capital gain nella compravendita di fondi,
azioni e obbligazioni pubbliche e private, su dividendi e interessi di obbligazioni pubbliche e non, è salita dal 2012 dal 12,5 al 20%. La aliquota sugli interessi su conto corrente, depositi e fiduciari e titoli atipici è scesa dal 2012 dal 27 al 20%. Attenzione! Nel calcolo anche se forfettario non devono essere considerate le somme ritirate. Per esempio, se a fine 2010 il saldo era di 100 mila franchi e a fine 2011 di 60 mila franchi, perché nel 2011 sono stati ritirati dal conto 50 mila franchi, gli interessi saranno calcolati su un saldo rispettivamente di 100 e di 110 mila franchi, qualora il prelevamento non possa essere giustificabile in termini di ‘spese’ effettuate. Non è invece al momento chiaro se il contribuente potrà detrarre dalla fruttuosità dei patrimoni, forfettaria o analitica, la Euroritenuta pagata sulle somme da regolarizzare. Anche questa voce è rilevante soprattutto per il rentier che dal 2010 in poi non abbia apportato nuove somme. Possiamo quindi tirare una prima conclusione. Per un privato che abbia iniziato il 2010 con 1 milione di euro investiti in Svizzera e non dichiarati e abbia solo prelevato o mantenuto sul conto gli averi, il costo della emersione è intorno ai 25 mila per il quadro RW e ai 7 mila per il reddito dei patrimoni. Siamo quindi su una aliquota molto bassa: del 3,2% circa sul totale del patrimonio. Sanzioni. Diverso il discorso per chi nel periodo di imposta ha aumentato i suoi averi per effetto di nuovi apporti (e si presumono evasi tutti gli apporti salvo prova contraria fornita dal contribuente). Alle due voci sopra indicate si aggiungono infatti le sanzioni e il saldo delle imposte evase. Il calcolo delle sanzioni è una delle parti ‘all’italiana’ di questa legge insolitamente chiara almeno per quel che riguarda le aliquote. La legge italiana prevede una differenza fra le dichiarazioni ‘infedeli’ (contribuenti che hanno compilato il Modello unico, ma non hanno indicato alcuni redditi o asset) e dichiarazioni ‘omesse’, persone che non hanno presentato alcun modello, quelli che la stampa definisce “evasori totali”. Nel caso più frequente di dichiarazione infedeli la legge prevede una sanzione che va dal 100 al 200% della imposta sottratta (sarebbe stato dal 200 al 400% se la Svizzera fosse rimasta nella black list). Nel TM Marzo 2015 · 123
caso di omessa dichiarazione la sanzione va dal 120 al 240% dell’imposta sottratta. La sanzione viene aumentata di un terzo se il reddito è prodotto all’estero, ridotta di un quarto dalla Voluntary disclosure qualora il contribuente accetti di rimpatriare le somme (in modo materiale o giuridico) in Italia o in un Paese UE e poi ridotta a un sesto perché la Voluntary disclosure permette di accedere ai benefici dell’accertamento con adesione. Quindi la sanzione su una imposta sottratta di 100 mila euro parte da 133 mila, si riduce a 100 mila e finisce con l’essere di 16,6 mila euro nel caso di infedele e di 20 mila euro nel caso di omessa dichiarazione Imposte. Al contrario del condono, la Voluntary disclosure prevede il pagamento totale di tutte le imposte evase sui redditi nascosti negli anni accertabili senza alcuno sconto (gli abbattimenti valgono solo per le sanzioni) e con l’aggiunta dei relativi interessi. Questo aspetto (seppure scontato dal punto di vista giuridico) rappresenta per alcuni la voce di costo più rilevante del costo della Voluntary disclosure. Come detto, il fisco presume automaticamente che qualunque apporto rappresenti un reddito evaso. Sarà il contribuente a dover dimostrare che non lo è (per esempio mostrando che la provvista proviene da un altro conto o che si tratta di un apporto proveniente da una eredità o da una donazione documentata o da una operazione dichiarata). IRPEF. L’Agenzia delle entrate, definito l’imponibile sottratto, calcolerà per ogni anno fiscale l’aliquota prevista dallo scaglione di reddito, nel quale il cliente si sarebbe dovuto trovare se avesse dichiarato il provento sottratto. Si tratterà probabilmente nella maggioranza dei casi dello scaglione più alto (che è sempre stato il 43% in tutti gli anni di imposta accertabili). A questo si aggiunge l’IRAP (dal 2009 al 2013 l’aliquota e rimasta fissa al 3,9%) e le addizionali IRPEF comunali o regionali. Si calcola l’addizionale (dal 2 al 4%) in vigore nell’anno di imposta nel comune/regione di residenza del contribuente. Dove applicabili vanno anche pagati i contributi (spesso forfettizzati al 10%). In alcuni casi il reddito nascosto avrebbe dovuto essere soggetto anche alla aliquota IVA in vigore nell’anno in cui il reddito si è materializzato (dal 20 al 22% a seconda dell’anno). In materia di IVA, oltre alla sanzione per infedele od omessa dichiarazione dell’imposta evasa (100%), 124 · TM Marzo 2015
Lo scenario internazionale è cambiato. Lo scambio di informazioni fra le amministrazioni fiscali, lo scambio automatico dei dati con il Common Reporting Standard definito a Brisbane nella riunione del G-20, per non parlare del FATCA, creano un contesto di completa trasparenza nel quale sarà ben difficile non solo costituire, ma anche gestire capitali non dichiarati si applica la sanzione per omessa fatturazione o registrazione pari al 100%. Le due sanzioni sono ridotte a un sesto in caso di adesione, ma anche così l’IVA evasa può essere vicina al 30% dell’imposta sottratta, portando il costo delle imposte pericolosamente vicino al 100%. Si arriva al 100% secco se si aggiunge la violazione dell’obbligo inerente alla documentazione e rendicontazione di operazioni non imponibili esenti o non soggette a IVA, che vale tra 5 e il 10% dei corrispettivi non documentati. D’altronde l’Italia è un Paese dove i redditi sono soggetti a una tassazione molto alta. A un professionista che rilascia una fattura per 10 mila euro IVA compresa, tolta IVA, imposte varie e contributi rimangono di reddito spendibile poco più di 3 mila euro. Altre imposte. L’IVIE (imposta sul valore degli immobili detenuti all’estero), l’IVAFE (imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero) e l’imposta sulle successioni e sulle donazioni non sono comprese nell’ambito di applicazione della Voluntary disclosure. Il contribuente dovrà quindi sanarle con la nuova procedura di ravvedimento operoso in fase di votazione alle Camere. Non si tratta di una voce particolarmente onerosa nel calcolo del ‘costo’ dell’operazione, perché
queste imposte sono entrate in vigore abbastanza recentemente Interessi. Su ciascuna imposta si pagano gli interessi legali per il periodo che intercorre fra il mese in cui si sarebbero dovute saldare le imposte e il mese di effettivo versamento. Nel caso peggiore (imposte relative al 2010 che si sarebbero dovute pagare nel luglio 2011 e sono invece saldate nel settembre 2015) l’interesse totale è del 7%. L’ombrello penale. Un aspetto molto interessante della Voluntary disclosure è la protezione che offre da quasi tutti i reati fiscali, compreso il reato di auto-riciclaggio recentemente previsto dalla normativa italiana. In effetti il ‘penale’ scattava in Italia piuttosto facilmente davanti a evasioni non gigantesche (bastano 50 mila euro di imposta evasa, o aver evaso una somma pari al 10% dei propri redditi). Nel frattempo il governo ha deciso di prevedere nel decreto delegato di semplificazione fiscale delle variazioni tese ad alzare la soglia a partire dalla quale scatta la denuncia penale. Il Governo ha però deciso di fermare tutto, alla luce delle rilevanti perplessità espresse da più parti, spostando sia il voto finale sul testo del decreto delegato sia la data prevista di consegna della legge vera e propria (si parla del 31 dicembre 2015). Quindi i contribuenti che temono ‘il penale’ sia per le sue estreme conseguenze, sia più concretamente perché prevede un raddoppio degli anni accertabili, si trovano in una situazione oggettivamente difficile. Devono pagare assai caro un ‘ombrello penale’ che potrebbe non risultare necessario. Voluntary disclosure ‘interna’. I soggetti che non possono aderire alla Voluntary disclosure in quanto non tenuti alla compilazione del quadro RW possono comunque regolarizzare eventuali violazioni in materia di imposte dirette, di imposta sul valore aggiunto e di dichiarazioni di sostituto di imposta commesse entro il 30 settembre 2014. La platea dei potenziali soggetti è molto ampia: sono destinatari della Voluntary disclosure interna tutti i soggetti residenti e non residenti soggetti passivi di imposte e quindi anche sostituti di imposta ed enti commerciali residenti in Italia ed estero. La ratio della norma è duplice: da una parte evitare che a una disclosure da parte, ad esempio, dell’azionista di una società faccia seguito un accertamento fiscale sulla società stessa, dall’altra evitare di favorire paradossalmente
l’evasore che ha costituito asset all’estero rispetto a quello che ha lasciato i frutti dell’evasione in Italia. Nella realtà infatti molto spesso i redditi non dichiarati e portati all’estero sono stati realizzati dall’imprenditore attraverso una società. Per esempio attraverso una società terza interposta verso la quale si è sottofatturata una fornitura o dalla quale si è acquistato un servizio inesistente. In questo caso la Voluntary disclosure si applica non solo alla persona fisica, che così facendo ha creato una provvista all’estero, ma anche all’azienda che, sottofatturando, ha evaso delle imposte. La Voluntary disclosure ‘interna’ potrà essere attivata dalle società ‘esterovestite’, cioè da quegli enti di diritto estero la cui sede di direzione effettiva è in Italia. C’è la possibilità di sanare, con la nuova procedura, anche l’evasione di redditi con cui siano stati formati capitali non esportati all’estero: ad esempio, quelli detenuti nelle cassette di sicurezza. Al riguardo c’è un punto importante che deve essere ancora chiarito. Non è chiaro se la Voluntary disclosure sia opzionale (come è presentata nella legge) o di fatto obbligatoria per i contribuenti che hanno optato per la VD ‘estera’. Non è chiaro insomma se, qualora emergessero in futuro redditi nascosti in Italia gli effetti della Voluntary disclosure decadano come avviene sicuramente se il contribuente non dichiara tutte le sue attività all’estero. Evasori senza saperlo. Un aspetto controverso della norma è il rischio che la Voluntary disclosure porti all’accertamento nei confronti di terzi. Questi potrebbero aver collaborato scientemente alla evasione, ma potrebbero anche averne tratto semplicemente frutto. Molti piccoli imprenditori italiani sono soliti integrare con versamenti in contanti i salari di alcuni loro dipendenti e, soprattutto negli ultimi anni, lo hanno fatto attingendo ai loro conti in Svizzera. Per questo, nell’analizzare i movimenti sui conti presentati, il fisco entra nel merito anche dei movimenti in uscita, soprattutto se non sono compatibili con le spese abituali del contribuente. In pratica nell’analizzare le disclosure presentate il fisco si insospettirà davanti a prelievi che, per il loro importo o per il loro controvalore totale, non siano compatibili con il finanziamento del ‘treno di vita’ del contribuente. Trovando ad esempio un prelievo
Otto domande sulla Voluntary disclosure Quanto ‘costa’ aderire? Dipende: se si tratta di averi che risultano in Svizzera dal 31 dicembre 2009, il peso dell’operazione può essere intorno al 10% al netto dei costi legati alla procedura stessa. Se invece si parla di somme ‘portate in Svizzera’ negli anni accertabili occorre considerare le imposte evase e le relative sanzioni e si può arrivare a una quota compresa fra il 50 e l’80%. Quanto tempo ho per decidere? La domanda può essere presentata entro il 30 settembre 2015 se non ci saranno proroghe. La firma dell’accordi fra Italia e Svizzera ha cambiato le cose? Completamente. Se non vi fosse stato l’accordo, i costi dell’operazione sarebbero stati molto superiori: diciamo fra il 30 e il 100% degli asset in questione. Mi conviene aspettare? Alcuni esperti consigliano di attendere la fine dell’iter burocratico della Legge delega sulla semplificazione fiscale, che potrebbe in alcuni casi rendere in parte inutile la protezione che la Voluntary offre dalle conseguenze penali delle azioni che hanno permesso di costituire le asset non dichiarate. D’altra parte il Governo ha deciso di rimandare di sei mesi la discussione di questa legge. Ho delle alternative? In teoria sì, visto che l’adesione è ‘volontaria’. In pratica no, perché molti intermediari svizzeri impediscono al cliente di agire altrimenti. Va detto che la totale trasparenza fiscale non riguarda solo la Svizzera, ma tutto il mondo. Che ne è dei trust e delle interposizioni societarie? A prescindere dalla Voluntary, tutte le operazioni che permettono a un contribuente italiano di mantenere un significativo controllo sulla destinazione e sulla gestione di asset sono ormai considerate ‘trasparenti’, vale a dire o riportate nella dichiarazione del contribuente stesso o evase. Fanno eccezione i trust ‘veri’, nei quali il contribuente si è realmente spossessato dei beni e del controllo su di essi. Discorso simile vale per le polizze di assicurazione. La Voluntary in questo caso è una buona occasione per smontare o rivedere drasticamente questi schemi riportandoli alla loro funzione originale. Ci sono dei rischi? Per il ‘rentier’ che non ha evaso imposte dal 2004 in poi non c’è nessun rischio. Per chi ha evaso imposte tra il 2004 e la fine del 2009 il rischio è che questa evasione per la sua dimensione o per il modo in cui è avvenuta faccia scattare una inchiesta penale, che porta al raddoppio dei termini di accertamento. La Voluntary copre alcune delle conseguenze penali, ma non l’obbligo a corrispondere imposta evasa, sanzioni e interessi. Il secondo rischio è di coinvolgere soggetti terzi che hanno permesso e favorito l’evasione o che ne hanno tratto beneficio. Per questo è importante valutare bene con un avvocato italiano la possibile creazione di una Voluntary interna e avvisare le parti interessate. C’è invece un rischio di cui si parla poco e che coinvolge tutti. Qualunque informazione nascosta in sede di Voluntary può portare il fisco - anche dopo aver accettato la richiesta e aver ricevuto le sanzioni e i versamenti del caso - a rivedere il dossier come se il soggetto non avesse fatto nessuna richiesta di adesione. Quando potrò operare liberamente? La richiesta di Voluntary disclosure si intende perfezionata una volta che il fisco ha comunicato le somme da versare e che queste sono state interamente versate. Non è detto che questo avvenga nel corso del 2015. La pubblicazione della Lista Falciani ha cambiato qualcosa? In termini giuridici no, anche perché la lista era già stata inviata alle autorità italiane a suo tempo e queste l’hanno utilizzata meno come prova e più come spunto per ulteriori indagini. Dal punto di vista politico il clamore suscitato dalla pubblicazione ha reso più difficile al momento rendere note decisioni relative alla Voluntary disclosure che potevano essere malamente interpretate come ‘aiuti agli evasori’ . Quale sarà la mia privacy nel dopo Voluntary? La richiesta di adesione è coperta dalla privacy. I dati saranno noti solo all’Agenzia delle entrate. Chi opta per il rimpatrio dei capitali dovrà portarli in Italia e affidarli a un intermediario. Chi li tiene in Svizzera dovrà indicarli sul Modello unico. La formula che garantisce la maggiore privacy è il rimpatrio giuridico: la fiduciaria italiana agisce come sostituto di imposta, il cliente mantiene la relazione con l’intermediario svizzero e non è tenuto a dichiarare i suoi asset nel Modello unico.
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di 100 mila euro in contanti o prelievi o bonifici per molte centinaia di migliaia di euro in un anno, il fisco penserà o a un tentativo di spostare su un conto terzo non dichiarato parte delle asset o a redditi non dichiarati da parte dei destinatari. A quel punto il contribuente dovrà dichiarare - davanti a una precisa contestazione - di aver versato delle somme in nero ai dipendenti, i quali si troverebbero oggetto di un accertamento a loro volta. Sono soggette alla Voluntary disclosure anche le persone cointestarie di conti all’estero e i titolari di procura a qualsiasi titolo. Addio al trust. La procedura di Voluntary disclosure intende offrire una via di uscita ai beneficiari di trust ‘estero-vestiti’, e cioè impropriamente considerati residenti all’estero, e in generale dei trust tassabili per trasparenza (quelli revocabili o nei quali il disponente o i beneficiari mantengono un esteso controllo). Il concetto è molto semplice: questi trust per il fisco italiano non esistono e i redditi o i beni in capo al trust sono considerati pro quota proprietà dei beneficiari. Il trust e i beneficiari sono quindi invitati ad avvalersi della Voluntary disclosure per chiudere la partita con il fisco. Sono esenti solo i beneficiari che godono di una quota inferiore al 25% dei redditi o dei benefici distribuiti ogni anno dal trust stesso. L’iter della emersione. Il contribuente deve presentare istanza all’ufficio centrale
per il contrasto agli illeciti fiscali internazionali (UCIFI) entro il 30 settembre 2015, indicando tutti gli investimenti e le attività finanziarie costituite o detenute all’estero, anche indirettamente o per interposta persona. Devono essere evidenziate anche movimentazioni, dismissioni, prelievi e utilizzi a qualunque titolo di tali fondi. Sulla base delle informazioni e dei documenti prodotti dal contribuente, l’Agenzia delle entrate competente per territorio determinerà in maniera analitica tutte le imposte dovute (IRPEF, addizionali, imposte sostitutive, IRAP, IVA, ritenute e contributi previdenziali), maggiorate degli interessi. Ogni transazione avverrà attraverso canali telematici (anche se concretamente non è chiaro come si potrà far passare attraverso questi canali ‘dossier’ composti da grandi quantità di documenti molto eterogenei). Si inizia compilando una richiesta che sarà poi seguita da una relazione accompagnatoria illustrativa che potrà essere presentata successivamente (sembrerebbe nei 30 giorni successivi all’istanza). Questo è importante perché ‘protegge’ il contribuente, il quale una volta presentata la richiesta potrà tranquillamente attraversare la frontiera con i documenti necessari a trattare il suo caso. Dopo la presentazione dell’istanza da parte del contribuente, l’Agenzia delle entrate competente provvederà a verificare le infor-
Casa, complessa casa In materia di determinazione del valore e del reddito prodotto da un immobile posseduto all’estero da un contribuente italiano, la situazione è oggettivamente complessa. La Voluntary disclosure non può non risentire delle contraddizioni delle norme precedenti, in base alle quali il fatto che gli stessi fossero localizzati in un territorio ‘black list’ imponeva criteri di valutazione che spesso producevano situazioni paradossali: per esempio era possibile che lo chalet a St. Moritz acquistato dal nonno ‘pesasse’ come l’appartamento a San Bernardino acquistato 10 anni fa. L’ambito di applicazione comunque è chiaro. Sono interessate alla Voluntary disclosure di beni immobili locati a terzi, venduti in tutto o in parte o tenuti a disposizione dalle persone fisiche, le società, i trust e le fondazioni che li detengono anche a titolo di usufrutto, nuda proprietà o in comunione sia direttamente, sia tramite soggetti interposti residenti all’estero. Definire il quantum dell’imposta è difficile. Fino al 2012 gli immobili vanno valorizzati al costo storico (prezzo di acquisto o costruzione più oneri professionali e di intermediazione detratti gli interessi passivi). Se è stato acquisito per donazione o successione, vale il prezzo di acquisto o costruzione pagato dal donante o dal testante. Se il costo di acquisto non è documentabile, si assume il valore attuale del bene eventualmente con perizia di stima. Dal 2013 i criteri sono stati allineati a quelli previsti dalla Imposta sul valore degli immobili esteri (IVIE) che prevede - qualora mancasse la documentazione - di fare riferimento ai valore di mercato rilevato da enti (ad esempio associazioni di categoria di fiduciari o società specializzate).
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mazioni e i documenti forniti determinando gli importi delle sanzioni. L’ammontare delle sanzioni per il quadro RW sarà oggetto di una classica notifica, mentre per quel che riguarda le imposte e le relative sanzioni e interessi l’Agenzia invierà un invito al contradditorio. La somma richiesta al termine dovrà essere versata tra i 15 e i 60 giorni a seconda del tipo di atto notificato dall’Agenzia delle entrate. Non è possibile compensare questo ‘dare’ con eventuali crediti fiscali, ma è possibile dilazionarlo in tre rate mensili di pari importo, pare senza interesse. Memore di quanto è successo con i condoni, la legge specifica che il contribuente decade dai benefici amministrativi e penali se non versa le somme dovute a titolo di sanzione. Gli eredi. Per chi avesse ereditato asset in Svizzera la convenienza della Voluntary è elevata sia perché le sanzioni (riferibili al defunto) non sono trasmissibili agli eredi, sia perchè le eredità sono relative spesso ad asset costituite in periodi relativamente lontani. Gli eredi sono tenuti a presentare in via telematica il modello di disclosure in nome proprio (se hanno anch’essi violato gli obblighi di monitoraggio, dopo il decesso) sia per conto del defunto. Dovranno inoltre pagare le imposte che il defunto avrebbe dovuto pagare (se relative a redditi accertabili). E le imposte di successione? Scattano se l’asse ereditario o la posizione dell’erede supera i minimi di legge e se il decesso è avvenuto negli ultimi 6 anni (se non è stata presentata dichiarazione) o 2 anni (se è stata presentata). L’imposta di successione non è coperta dalla norma sulla Voluntary disclosure. Perché è il caso di aderire. Come visto, per i contribuenti italiani che hanno apportato capitali in Svizzera soprattutto dal 2010 il costo totale della Voluntary disclosure si avvicina pericolosamente al 100%. In queste situazioni la domanda ‘ma si tratta davvero di una opportunità?’ sembra avere senso. A ben vedere però l’evasione di una imposta su un reddito non rischia solo di prendere l’intero reddito, ma molto di più. Il contribuente che non aderisca alla Voluntary disclosure in caso di accertamento potrebbe subire sanzioni molto superiori al valore delle imposte evase e senza alcun abbattimento. Prima di tutto perché in quel caso probabilmente il fisco potrebbe accertare (e quindi assoggettare al pagamento di imposte e
sanzioni) anche il quinquennio precedente, in secondo luogo perché non avrebbe più diritto ai vari abbattimenti previsti per le sanzioni. Il contribuente che avesse portato in Svizzera 100 mila euro all’anno negli ultimi 5 anni (o più probabilmente nei primi due anni del quinquennio accertabile) e in quelli precedenti non pagherebbe quindi il 100% delle imposte accertabili evase a norma della Voluntary disclosure, ma una somma molte e molte volte superiore. Sul piano pratico le banche sembrano essere molto decise nel non lasciare al contribuente alcuna via di uscita. Molte banche hanno interpretato le normative FINMA e le leggi in modo restrittivo e impediscono al correntista di spostare le asset in un Paese terzo (se non l’Italia) e limitano perfino i prelievi per contanti. C’è poi una risposta più ‘filosofica’. Il fatto è che lo scenario internazionale è cambiato. Lo scambio di informazioni fra le Amministrazioni fiscali, lo scambio automatico dei dati con il Common Reporting Standard definito a Melbourne in novembre, per non parlare del FATCA, danno consistenza a uno scenario di completa trasparenza nel quale sarà ben difficile non solo costituire, ma anche solo gestire capitali non dichiarati. A questo si aggiunge la maggiore efficacia delle attività di indagine della amministrazione fiscale italiana attraverso lo ‘spesometro’ e soprattutto l’anagrafe unificata dei conti correnti e dei depositi e in prospettiva l’ulteriore giro di vite sull’uso dei contanti. Insomma, alla luce di questo mutato scenario internazionale la Voluntary disclosure rappresenta l’ultima spiaggia per gli evasori italiani incalliti di regolarizzare e di riappacificarsi con il fisco italiano. Gli strumenti di collaborazione fra le autorità giudiziarie e fiscali italiane e svizzere sono sempre di più: l’accordo da poco firmato è solo uno dei tanti esistenti. Alcuni sono basati su norme del 2009. Chiudere i conti nel corso del 2015 o spostare gli averi in un Paese terzo, posto che l’intermediario svizzero lo consenta, potrebbe non essere sufficiente. Davanti a una richiesta più o meno precisa l’autorità svizzera potrebbe permettere all’intermediario di comunicare alla autorità fiscale italiana l’esistenza o i dettagli di un conto aperto precedentemente (per esempio nel 2013 o 2014) da un contribuente italiano. Esistono già ora numerosi strumenti che permettono all’autorità italiana di richiedere
Dove sta la novità? A ben vedere quasi tutti gli elementi della Voluntary disclosure erano già presenti nella normativa e nella prassi ‘premiale’ italiana, in particolare grazie all’accertamento con adesione. L’accertamento con adesione e il ravvedimento operoso sono istituti per certi versi molto più comodi della Voluntary disclosure, perché possono essere limitati a una specifica irregolarità o tuttalpiù a uno specifico anno o tipo di imposta. Il ravvedimento operoso è oggetto del decreto delegato sulla semplificazione fiscale che il Governo sta elaborando con l’obiettivo di renderlo pare ancora più interessante. In ogni caso i benefici di un accertamento con adesione relativo all’IVA del 2011 non erano invalidati da un accertamento di iniziativa del fisco, ad esempio sull’IRPEF del 2011 o sull’IVA del 2010, come invece accade nella Voluntary disclosure, dove una sola informazione non fornita può annullare tutti i vantaggi della operazione anche ben dopo la chiusura della disclosure. Inoltre il ravvedimento operoso è infinitamente più semplice: basta inviare all’Agenzia delle entrate una Dichiarazione integrativa per rettificare i dati forniti e la somma dovuta può essere compensata con altri tributi. Insomma, se si esclude qualche abbattimento la differenza principale offerta dalla Voluntary disclosure rispetto agli istituti già previsti riguarda l’esclusione della punibilità per quasi tutti i delitti di natura tributaria (tranne emissione di fatture false e altri modalità di sottrazione fraudolenta di imposta). Il ravvedimento operoso in alcuni casi prevedeva automaticamente il giudizio penale e solo la riduzione di un terzo della pena minima (ma consentiva il patteggiamento).
queste informazioni: per esempio l’accordo di adesione allo spazio di Schengen in vigore dal dicembre 2008, o l’articolo 26 del Modello OCSE che la Svizzera, dal marzo 2009, si è impegnata a estendere anche a infrazioni fiscali. C’è poi la Legge federale sull’assistenza internazionale in materia fiscale (LAAF) in base alla quale dal 1° agosto 2014 è possibile ottenere cooperazione senza indicare nominativi specifici, ma gruppi indeterminati di persone che abbiano tenuto un certo comportamento, che vale per ‘comportamenti’ successivi alla entrata in vigore della LAAF, che risale al 1° febbraio 2013. È vero che esiste una questione sulla retroattività dello scambio di informazioni: in base alla Convenzione di Vienna sui trattati internazionali, lo scambio di informazioni dovrebbe riguardare solamente le informazioni bancarie relative a un periodo successivo a quello dell’entrata in vigore dell’accordo bilaterale stipulato fra gli Stati (in questo caso Italia e Svizzera). È possibile che l’accordo alla firma preveda la possibilità di attivare la retroattività attraverso un protocollo aggiuntivo. E comunque diversi strumenti sono già attivi da tempo. Insomma, speculare sui ritardi nella esecuzione delle procedure informatiche e non di trasferimento dati e pensare di potersela cavare chiudendo i conti un giorno prima del 1° gennaio 2017 è pericoloso. Certo, la completa trasparenza
sarà una realtà operativa solo in quell’anno e forse anche dopo, ma chi aveva asset non dichiarati in Svizzera un anno fa, e a maggior ragione chi le ha adesso e spera di ‘farla franca’, corre dei rischi davvero seri. Insomma, il contribuente italiano infedele è ‘circondato’. Non ha alcuna possibilità di mantenere in Svizzera capitali non dichiarati, e molto probabilmente non può spostarli in altre giurisdizioni e nemmeno farli rientrare in contanti o sotto altre forme. Di fatto può solo aderire, magari approfittando delle ‘convenzioni’ strette dalle banche con studi professionali o società di consulenza svizzere che si incaricano di approntare tutta la documentazione richiesta e farla avere (una volta aperta la procedura) al commercialista italiano del cliente o a un altro professionista o fiduciario o società di consulenza in grado di seguire la procedura in Italia. Le cose non sono così semplici per i contribuenti che hanno asset presso diversi intermediari in Svizzera o che hanno cambiato intermediario nel periodo accertabile. E sono ancora meno semplici per chi ha spostato negli anni recenti i suoi capitali in Paesi black list, dai quali l’emersione è molto più costosa e che finiranno prima o poi anche loro per dover aderire agli standard di cooperazione e trasparenza mondiali. Paolo Valentini TM Marzo 2015 · 127
finanza / banche
Banche estere, atout per la piazza ticinese Il private banking internazionale può contare su una presenza consistente all’interno della Confederazione, e registra picchi record proprio nel nostro Cantone. Le banche estere con sede centrale o filiali in Ticino potranno avere diversi vantaggi dalla voluntary disclosure.
F
ra le nazioni di qualche dimensione la Svizzera è quella con la piazza finanziaria più cosmopolita. Le banche estere in Svizzera sono 121 e rappresentano il 17% del valore aggiunto del settore danno lavoro direttamente a 18 mila persone e gestiscono il 20% del wealth management elvetico. Quasi tutte queste banche, insieme ad altri operatori finanziari, sono socie della Association of Foreign Banks: la più grande associazione bancaria in Svizzera, un componente riconosciuto del dialogo anche istituzionale (un suo rappresentante siede di diritto nel Comitato della Banca Nazionale Svizzera). Dal 15 maggio 2014 l'Associazione è presieduta da Francesco Morra, CEO della HSBC Private Bank (Suisse) e dal 2001 il suo Segretario generale è Martin Maurer, economista di formazione, docente, consulente senior per Price Waterhouse nel settore bancario e già membro del Direttorato della Associazione Bancaria Svizzera . A proposito, anche se per la prima volta da tempo il presidente non è espresso da una banca tricolore, l’Associazione continua a parlare italiano: vicepresidenti sono Marco Bizzozero CEO della Deutsche Bank (Schweiz) e Stefano Coduri CEO di BSI. Il tesoriere è Mauro De Stefani Presidente della Banca Popolare di Sondrio (Suisse) Le banche estere sono una componente centrale nella operatività, nella immagine e in una parola nella competitività della piazza. Una componente storica ma che varia abbastanza nel tempo. Negli ultimi anni il numero delle banche estere in Svizzera si è ridotto, per le ragioni più diverse. Dopo aver oscillato intorno ai 150 fra il 2000 e il 2010, il numero di banche estere è sceso in pochi anni di un quinto. 128 · TM Marzo 2015
Molti gruppi in difficoltà, dopo la crisi bancaria del 2007, hanno venduto queste come altre asset per creare liquidità, altri hanno dovuto 'fare cassa' per aumentare il capitale proprio e rientrare nei ratio di Basilea. Altri hanno capito che il private banking internazionale non è un business così semplice come poteva sembrare e sono usciti dal settore. Diverse banche e diverse linee di attività sono state assorbite da banche elvetiche (Banca Julius Baer per esempio) altre da nuovi entranti come Banca Sarasin ceduta dagli olandesi di Rabobank al gruppo internazionale Safra o BSI che è in procinto di passare dal grup-
Dove hanno sede le banche estere Sedi centrali Zurigo
48
Ginevra
31
Lugano
9
Basilea
3
Altri
4
Le sedi secondarie delle banche estere Ginevra
19
Zurigo
13
Lugano
13
Basilea
5
Losanna
5
Chiasso
4
Bellinzona
3
Berna
2
Lucerna Altre
2 18
po Generali ai brasiliani di BTG Pactual. Molte banche anche italiane hanno venduto o cercano di vendere. «Escludo però che ci sia una singola banca estera che ha ceduto la sua controllata svizzera solo o soprattutto sulla base delle pressioni, reali o temute, delle proprie autorità», afferma con decisione Maurer, «diciamo piuttosto che alcune banche sono entrate in Svizzera senza una precisa strategia e sulla base di valutazioni forse un po’ affrettate». La conversione della piazza bancaria svizzera verso una trasparenza nei confronti delle autorità fiscali è uno scenario sul quale si ragiona ormai da molti anni. C'è tutta una piccola cronaca, di accordi internazionali, di 'coup de theatre' di dichiarazioni, di leggi e normative e di scelte condotte da singole banche che deve ancora snocciolarsi interamente. «Ma lo scenario è chiaro ormai da tempo», afferma Maurer. Il settore, e in particolare le banche estere in Svizzera stanno muovendo non i primi ma i secondi passi in uno scenario in cui la Svizzera conta su ben altri atout nei confronti della clientela internazionale. Del resto alcuni dei clienti migliori del private banking internazionale svizzero non hanno mai avuto problemi di segretezza fiscale. Pensiamo ai Paesi del Golfo, dove le imposte dirette non esistono o quasi e che pure sono sempre stati e sono in misura crescente clienti della piazza svizzera in generale e delle banche estere con sede in Svizzera. In uno scenario internazionale la sfida che si pone è soprattutto quella dei costi che continuano a essere particolarmente alti nel private banking elvetico. Un tema che in passato non era stato affrontato con la necessaria decisione grazie alla marginalità offerta dai servizi di private banking.
In questo senso l'abbandono del 'cambio fisso' fra franco ed euro e il conseguente rialzo del franco nella valuta di conto della quota più importante della sua clientela «non ci avvantaggia certo, almeno nel breve termine. La nostra è una industria di esportazione. I costi sono nella stragrande maggioranza in franchi mentre la nostra clientela ragiona in euro. I nostri servizi risultano quindi più cari. Il cambio colpisce anche le valutazioni: chi stava pensando di vendere a un gruppo estero dovrà o accontentarsi di una valutazione inferiore o farà più fatica», nota Maurer. L'intera piazza bancaria svizzera dovrà lavorare sui costi, per esempio rivedendo gli accordi e i meccanismi premianti di certe figure come i consulenti alla clientela, in modo più incisivo di quanto non stesse facendo. Volendo essere ottimisti il rialzo del franco conferma la funzione difensiva della valuta e dell'economia elvetica e questo può essere importante sul lungo termine, ma a che prezzo! Il Segretario Generale della Foreign Bank Association sottolinea che le banche estere in Svizzera non fanno solo private banking: alcune lavorano soprattutto o solo nel trade financing, per esempio, o nelle attività legate alla finanza eccezionale. In secondo luogo, l'esigenza di un private banking internazionale di una diversificazione strategica delle piazze di gestione dei capitali è una esigenza sempre più sentita da una certa categoria di clienti Chiaramente il private banking internazionale si profila sempre di più come un servizio per la clientela più che benestante. Diverse banche da tempo hanno rinunciato a servire clienti con meno di 500 mila franchi di averi in gestione o comunque a offrire loro un vero private banking. L'arena è sempre più quella mondiale e in questo campo troviamo clienti con milioni di dollari o euro o franchi da gestire, con attività imprenditoriali e residenze sparse in tutto il mondo. Servire questa clientela richiede 'stile' certamente, ma anche la capacità di offrire servizi a 360° sul piano non solo dell'asset management ma anche legale, fiscale, successorio. Spesso questi servizi vanno integrati con quello che riguarda la attività imprenditoriale della famiglia o vanno integrati con le misure necessarie per dare perennità a un capitale: trust o fondazioni, un settore nel quale la Svizzera ha una assoluta leadership. Tutto questo in Svizzera esiste ed è una
capacità relativamente diffusa. Non solo fra le grandi e grandissime banche. I soci della Associazione Banche Estere in Svizzera sono realtà medie o medio piccole anche se spesso fanno capo a colossi mondiali della finanza. «Premesso che certi costi, soprattutto sul fronte regolatorio e compliance, pesano in modo sproporzionato sui piccoli operatori, la dimensione non è tutto: in teoria in questo business ci dovrebbero essere delle economie di scala: gestire 100 miliardi non costa dieci volte di più che gestire 10 miliardi», nota Maurer, «nella realtà vediamo banche piccole e redditive e banche più grandi che chiudono in pareggio». Questo business ha ancora dei margini di creatività e di capacità manageriale, è ancora un poco un 'arte'. La piazza finanziaria svizzera è un ecosistema nel quale realtà grandissime medie e piccole si integrano perfettamente, una sorta di 'distretto industriale'. Ci vorrà tempo prima che sia possibile ricreare questo ecosistema altrove. Un po' di inquietudine però serpeggia. Quote crescenti della ricchezza mondiale sono gestite a Singapore, Hong Kong e Dubai o così almeno ritengono le banche elvetiche e non che hanno aperto sedi in queste piazze. Se il private banking internazionale è 'roba da ricchi' un numero crescente di questi ricchi proviene dall'Asia. La piazza bancaria svizzera riesce a intercettarli? Come mai non ci sono banche dell'estremo oriente nel libro soci della
L’Italia è più presente Italia
11
Regno Unito
9
Germania
8
Usa
7
Francia
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Belgio
4
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4
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3
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3
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3
Altri Paesi
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Martin Maurer, consulente senior per Price Waterhouse.
Associazione? Maurer non sembra preoccupato, «è una questione di tempo», afferma, «stiamo parlando di prime generazioni di capitali che sono ancora nella fase di accumulazione e reinvestimento industriale. L'esigenza di una diversificazione internazionale delle asset private e delle piazze di gestione emerge fatalmente in un secondo momento. Il made in Switzerland in generale e la piazza bancaria elvetica in particolare hanno una immagine fortissima in Cina, capitalizzeremo sicuramente su questa immagine in modi diversi». Al momento su 95 banche socie dell'Associazione Banche Estere, 47 sono dell'area euro e 59 europee. Se guardiamo a tutte le banche, socie e non, la percentuale è simile: 81 su 121. Il record tra i soci della Foreign bank association è ancora dell'Italia con 11 istituti, seguiti dal Regno Unito con 9, dalla Germania con 8, dagli Stati Uniti con 7. Tra i Paesi extra-europei il più presente è il Pakistan, con 4 istituti bancari seguito da Brasile, Emirati Arabi, Libano e Giappone con tre istituti (il Brasile però controlla due delle 5 più grandi fra le banche estere). Sede a Lugano anche per l'unica banca estera che si sia avventurata nel retail banking: la Banca Popolare di Sondrio (Suisse) In un contesto di trasparenza fiscale le banche estere in svizzera potrebbero lavorare meglio con le loro 'case madri'? Per fare un esempio la banca italiana X (Suisse) potrà un domani lavorare insieme alla consorella o alla capogruppo su un privato TM Marzo 2015 · 129
Provenienza delle banche estere attive sul suolo elvetico Algeria Banque Algérienne du Commerce Extérieur, Zurigo Austria Volksbank, St Margrethen • Bankhaus Jungholz, San Gallo • Vorarlberger Landes-und Hypothekenbank Aktiengesellschaft, Bregenz, San Gallo • Bank für Tirol und Vorarlberg, Staad • VP Bank (Switzerland), Zurigo Belgio Banque Thaler, Ginevra • Petercam Private Bank (Switzerland), Ginevra • ING Belgium, Brussels, Geneva branch, Zurigo Brasile Bank J.frarasin, Basilea • BSI, Lugano • Banco Itaú (Suisse), Zurigo Canada Roual Bank of Canada (Suisse), Ginevra Danimarca Jyske Bank (Schweiz), Zurigo • Saxo Bank (Switzerland), Zurigo Emirati Arabi Uniti Falcon Private Bank., Zurigo • NBAD Private Bank (Suisse), Ginevra • QNB Private Banking (Switzerland), Ginevra Francia Bank CIC (Switzerland), Basilea • Société Générale Private Banking (Suisse), Ginevra • Créditricole (Suisse), Ginevra • BNP Paribas (Suisse), Ginevra • Société Générale, Paris, Zurich Branch, Zurigo • Banque du Léman, Ginevra Germania Deutsche Bank (Switzerland), Ginevra • Frankfurter Bankgesellschaft (Schweiz), Ginevra • M.M. Warburg Bank (Switzerland), Ginevra • UniCredit Bank, Munich, Zurich Branch, Ginevra • Berenberg Bank (Switzerland), Zurigo • Bhf-Bank (Switzerland), Zurigo • Commerzbank Aktiengesellschaft, Zurigo • Dz Privatbank (Schweiz), Zurigo Giappone Mitsubishi UFJ Wealth Management Bank (Switzerland), Ginevra • Mizuho Bank (Switzerland), Zurigo • Nomura Bank (Switzerland), Zurigo Giordania Arab Bank (Switzerland), Zurigo Israele Bank Hapoalim (Switzerland), Zurigo • Fibi Bank (Switzerland), Zurigo • Idb (Swiss) Bank, Zurigo • United Mizrahi Bank (Switzerland), Zurigo Italia Finter Bank Zürich, Zurigo • CIM Bank, Ginevra • PKB Privatbank, Lugano • Banca Popolare di Sondrio (Suisse), Lugano • Banca del Sempione, Lugano • Banque Profil de Gestion, Ginevra • Banca CreditInvest, Lugano • Banca Zarattini & CO., Lugano • Bipielle Bank (Suisse), Lugano • Banca Aletti & C. (Suisse), Lugano• Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni (Suisse), Lugano Kuwait NBK Private Bank (Switzerland), Ginevra Lettonia Ap Anlage & Privatbank, Zurigo Libano Blom Bank (Switzerland), Ginevra • BankMed (Suisse), Ginevra • Banque Audi (Suisse), Ginevra Liechtenstein LGT Bank (Switzerland), Basilea Lussemburgo Banque Internationale à Luxembourg (Suisse), Zurigo • EFG Bank, Zurigo • Kbl (Switzerland), Zurigo • RBC Investor Services Bank Zurich Branch, Zurigo Olanda F. van Lanschot Bankiers (Switzerland), Zurigo Pakistan Hinduja Bank (Switzerland), Ginevra • Habib Bank Zurich, Zurigo • Habibsons Bank Limited, London, Zurich Branch, Zurigo • UBL (Switzerland), Zurigo Portogallo Banque Privée BCP (Suisse), Ginevra Regno Unito HSBC Private Bank (Suisse), Zurigo • Coutts & Co, Zurigo • Barclays Bank (Switzerland), Ginevra • Schroder & Co Bank, Zurigo • IG Bank S.A., Ginevra • Standard Chartered Bank (Switzerland), Ginevra • HSBC Bank plc. London, Zurigo, Rothschild Bank, Zurigo • The Royal Bank of Scotland plc, Edinburgh, Zurich Branch, Zurigo Russia Gazprombank (Switzerland), Zurigo • Sberbank (Switzerland), Zurigo Spagna Banco Santander (Switzerland), Ginevra • Caixa De Ahorros De Galicia, Vigo, Ourense e Pontevedra, succ. de Genève, Ginevra • BBVA (Suiza), Zurigo Sud Africa Investec Bank (Switzerland), Zurigo Svezia Skandinaviska Enskilda Banken, Luxembourg, Geneva Branch, Zurigo, Ginevra • Nordea Bank S.A., Luxemburg, Zurich Branch, Zurigo Turchia Banque de Commerce et de Placements, Ginevra • Credit Europe Bank (Suisse), Ginevra • Isbank GmbH, Frankfurt am Main (D), Zurigo Usa J.P. Morgan (Switzerland), Ginevra • Bank Morgan Stanley, Zurigo • Citibank (Switzerland), Zurigo • Goldman Sachs Bank, Zurigo • Citibank, N.A., Las Vegas, Zurigo • JPMorgan Chase Bank, National Association, Zurich Branch, Zurigo • State Street Bank GmbH, Munich, Zurigo Venezuela Mercantil Bank (Switzerland), Zurigo
130 · TM Marzo 2015
che è cliente di ambedue? «In teoria sì, questa è una prospettiva. Ci sono delle competenze che possono essere integrate ma non sempre e non spesso queste sinergie scattano», sottolinea saggiamente Maurer, «i nostri soci sono per definizione controllati non controllanti e devono in qualche misura ballare la musica che la casa madre suona». Le prospettive di integrazione, una volta conclusa la voluntary disclosure e aperta una strategia di trasparenza anche con l'Italia, sono particolarmente interessanti per il Ticino. Dopo Zurigo e Ginevra, Lugano è la principale piazza sia per numero di sedi centrali di banche estere (nove, contro tre a Basilea) sia per numero di sedi secondarie (13, meno di Ginevra ma più di ogni altra) Se poi allarghiamo al Cantone vediamo un record assoluto di filiali di banche estere in Ticino: 4 a Chiasso, 3 a Bellinzona e presenze (di BSI e Popolare Sondrio) in centri minori. Ticinese è stata per lungo tempo la più importante banca estera in Svizzera, prima Banca del Gottardo e poi BSI. Non a caso per decenni la Associazione è stata presieduta da un banchiere svizzero italiano: Claudio Generali e Alfredo Gysi. «So che c'è preoccupazione nella piazza finanziaria ticinese, ma io sono convinto che il Ticino abbia le carte non solo per sopravvivere ma per governare questa trasformazione. Non vi sono eguali in Svizzera nella relazione che si è instaurata fra la piazza milanese e quella luganese. Non è solo questione di condividere una lingua e una cultura. Sono davvero due anelli della stessa catena del valore, due metà della stessa mela. Questa integrazione ha mille motivi e si è articolata in mille opportunità di business ben al di là del segreto bancario o fiscale. Possiamo immaginare come si evolverà quando gli operatori svizzeri potranno apertamente contattare i loro clienti in Italia? In questo senso il Ticino è più avvantaggiato di Ginevra o perfino di Zurigo che non godono di questa relazione. Da anni», conclude Maurer, «sento dire da a Zurigo ‘la piazza di Lugano è agli sgoccioli’. Se non l'avessi conosciuta lavorando in questi anni fianco a fianco con i suoi manager, forse avrei condiviso anche io questo giudizio. Ma ora penso che il Ticino ancora una volta ci sorprenderà!». Alberto Pattono
formazione / finanza
Consulenti certificati Il Centro di Studi Bancari propone percorsi formativi per le certificazioni professionali negli ambiti del retail banking, del wealth management e della consulenza alla clientela aziendale emesse dalla Swiss Association for Quality, ente accreditato presso la Confederazione.
L
a certificazione di tutti i consulenti finanziari attivi in Svizzera probabilmente nel futuro prossimo diventerà obbligatoria per legge, allo scopo di garantire ai fruitori dei servizi bancari, fiduciari e assicurativi una consulenza adeguata sia dal punto di vista normativo, sia da quello qualitativo. Così come già accade per molte professioni, in un avvenire non molto lontano verosimilmente ogni consulente finanziario dovrà dimostrare al proprio cliente di essere all’altezza e costantemente aggiornato per poter esercitare la sua professione. In altri termini, se la formazione di questi professionisti finanziari sino a oggi era implicita, in futuro diventerà esplicita. «Indipendentemente da quanto verrà determinato attraverso la Legge sui servizi finanziari - che si ipotizza introdurrà l’obbligo formativo dei consulenti finanziari nonché un relativo registro -, i principali operatori
132 · TM Marzo 2015
del settore hanno già deciso di introdurre volontariamente queste misure in un’ottica qualitativa», spiega Alberto Stival, vicedirettore del Centro di Studi Bancari e membro della Commissione per la formazione dell’Associazione Svizzera dei Banchieri: «Gli assicuratori, ad esempio, si sono organizzati a livello nazionale introducendo, il 1° gennaio di quest’anno, il sistema di formazione continua denominato Cicero». Con questo sistema l’Associazione Svizzera d’Assicurazioni risponde alla continua evoluzione del mercato assicurativo e alla necessità di sempre maggiori competenze per gli operatori di questo importante settore dell’economia elvetica. «Gli intermediari assicurativi, vincolati e non vincolati, iscritti al registro Cicero, che sta per Certified Insurance Competence, dovranno seguire una formazione permanente, che permetterà di garantire un costante ed elevato livello di
competenze al fine di fornire alla clientela una consulenza estremamente professionale e sempre aggiornata», conferma Andrea Inghirami, Project Manager in ambito assicurativo presso il CSB. «Nell’arco di due anni sarà necessario maturare 60 crediti per rimanere su questo registro e operare in qualità di intermediario assicurativo o broker. All’interno dell’albo è presente un’area pubblica in cui sono visibili e consultabili i profili e le competenze di tutti gli intermediari assicurativi che, con regolarità, aggiorneranno il loro know-how di base». L’Istituto di Formazione delle Professioni Assicurative (IFPA) del CSB è stato riconosciuto come organismo formativo Cicero. Nel settore bancario l’evoluzione è stata un po’ diversa, come conferma Alberto Stival: «Gli istituti bancari hanno deciso, per il momento, di introdurre soluzioni diverse a seconda delle loro esigenze ope-
rative. Analizzando le diverse opzioni l’AKAD Banking+Finance, di cui il Centro di Studi Bancari è azionista, ha deciso di puntare sulle certificazioni professionali della Swiss Association for Quality (SAQ), delegando al CSB l’erogazione di corsi ed esami in lingua italiana, questi ultimi sotto l’egida della Kalaidos Fachhochschule di Zurigo». «Rispetto a un diploma convenzionale», continua Stival, «i titolari di un certificato personale SAQ possono provare, per via del processo di ricertificazione previsto ogni tre anni, di essere sempre aggiornati sul loro ambito d’attività. Il certificato, secondo la normativa ISO 17024, rappresenta l’attestazione per eccellenza, essendo l’unica accreditata dalla Confederazione come corrispondente ai più alti standard professionali. Non è quindi un caso se le
certificazioni personali di SAQ godono di un importante riconoscimento anche a livello internazionale». A partire dal secondo semestre 2015 sarà possibile conseguire queste certificazioni in Ticino e in lingua italiana. I primi corsi riguarderanno i consulenti alla clientela attivi nell’ambito del retail banking. Per i consulenti che si rivolgono alla piccola clientela, con esigenze di base (ad esempio: prodotti del traffico pagamenti, gamma dei conti, semplici prodotti d’investimento e previdenza di base), è prevista la possibilità di conseguire il titolo professionale di “Consulente alla clientela privata certificato/a”. I consulenti retail che invece offrono servizi più articolati nell’ambito delle ipoteche, gli investimenti e la previdenza possono mirare a fregiarsi del titolo di “Consulente alla clientela
Da sinistra, Alberto Stival, vicedirettore del CSB e membro della Commissione per la formazione dell’ASB, e Andrea Inghirami, Project Manager in ambito assicurativo presso il CSB. In apertura,
il Centro di Studi Bancari, ospitato dai prestigiosi spazi di Villa Negroni. individuale certificato/a”. A partire dal 2016 sarà possibile conseguire il titolo di “Certified Wealth Management Advisor CWMA”, rivolto ai relationship manager attivi nella gestione patrimoniale, nonché di “Certified Corporate Banker CCoB”, per i consulenti a contatto con la clientela aziendale. «Un altro aspetto rende queste certificazioni particolarmente interessanti per gli studenti e i diplomati della Scuola Specializzata Superiore Specializzata di Banca e
Certificazioni Corso
Destinatari
Durata
Livello
Titolo Professionale
Periodo
clientela privata
Consulenti piccola clientela con esigenze di base (prodotti TP, gamma conti, semplici investimenti e previdenza base)
16 ore
Certificato di Base
Consulente alla clientela privata certificato/a
dal 18 nov. al 13 nov. 2015
clientela individuale
Consulenti ipotecari, investimenti e previdenza
32 ore
Diploma di approfondim.
Consulente alla clientela individuale certificato/a
dall’11 sett. al 13 nov. 2015
Consulente alla clientela private banking
Consulenti private banking, Wealth Management, Financial Planning
da definire
Diploma di approfondim.
Certified Wealth Manag. Advisor CWMA
durante il 2016
Consulente alla clientela aziendale
Consulenti clientela aziendale PMI e istituzionale
da definire
Diploma di approfondim.
Certified Corporate Banker CCoB
durante il 2016
Consulente alla clientela retail banking
TM Marzo 2015 · 133
Consulente alla clientela privata certificato/a Edizione
1a edizione
Destinatari principali
Consulenti piccola clientela con esigenze di base (prodotti TP, gamma conti, semplici investimenti e previdenza base)
Durata
16 ore
Periodo di svolgimento Dal 18 settembre al 13 novembre 2015
Da sinistra, Mauro Pedrazzetti, vicepresidente della Direzione generale presso la Banca Popolare di Sondrio (Suisse) e membro dell’Advisory Board Retail Banking del CSB, e Alberto Crugnola, membro di Direzione e Responsabile Clientela privata Regione Ticino di Banca Migros e, a sua volta, membro dell’Advisory Board Retail Banking del CSB. Finanza», conclude Stival, che è membro del Direttorio svizzero di AKAD Banking+Finance: «I diplomati della Scuola potranno godere di percorsi privilegiati per ottenere le certificazioni SAQ, avendo già svolto, durante il percorso scolastico, le necessarie verifiche per quanto attiene le competenze tecniche richieste. In questo senso iscriversi all’AKAD Banking+Finance è ora ancora più vantaggioso rispetto al passato». «Il retail banking è un segmento molto radicato e che da sempre ha permesso a gran parte delle banche universali di ottenere profitti», esordisce Alberto Crugnola, membro di Direzione e Responsabile Clientela privata Regione Ticino di Banca Migros, nonché membro dell’Advisory Board Retail Banking del CSB. «Nei periodi di grandi turbolenze economiche la clientela domestica mediopiccola è quella che ha consentito alle nostre banche di sopperire alle forti perdite registrate nel settore dell’investment banking, molto legato all’evoluzione dei mercati internazionali. Sono decisamente convinto che anche in futuro il retail 134 · TM Marzo 2015
banking saprà essere una fonte predominante e stabile del margine di utile sulla piazza finanziaria svizzera e ticinese. Con il percorso formativo proposto dal Centro di Studi Bancari, che porterà i partecipanti a ottenere la certificazione di “Consulente alla clientela privata certificato/a”, abbiamo a disposizione uno strumento di forma-
Consulente alla clientela individuale certificato/a Edizione
1a edizione
Destinatari principali
Consulenti clientela ipotecaria, investimenti e previdenza (retail banking)
Durata
32 ore
Periodo di svolgimento Dall’11 settembre al 13 novembre 2015 Termine d’iscrizione
30 giugno 2015
Contenuti
8 tematiche di studio: • Strategia, colloquio con i clienti e prestazioni di base • Risk, legal e compliance • Investimenti 1 • Investimenti 2 • Previdenza • Diritto matrimoniale e successorio • Finanziamenti 1 • Finanziamenti 2 • Consulenza e vendita
Certificazione
SAQ, accreditamento federale (ISO 17024)
Materiale didattico
Documentazione ufficiale AKAD Banking+Finance
Info
www.csbancari.ch/saq-cci
Termine d’iscrizione
30 giugno 2015
Contenuti
4 tematiche di studio: • Strategia, colloquio con i clienti e prestazioni di base • Risk, legal e compliance • Investimenti e previdenza • Consulenza e vendita
Certificazione
SAQ, accreditamento federale (ISO 17024)
Materiale didattico
Documentazione ufficiale AKAD Banking+Finance
Info
www.csbancari.ch/saq-ccp
zione ben strutturato e attuale per i nostri consulenti. Ritengo che i temi trattati e l’approccio didattico siano assolutamente appropriati alle esigenze nostre e dei nostri collaboratori, i quali saranno ancor più pronti a fornire un servizio di prima qualità alla nostra clientela». Mauro Pedrazzetti, vicepresidente della Direzione Generale presso la Banca Popolare di Sondrio (Suisse), anch’egli membro dell’Advisory Board Retail Banking del Centro di Studi Bancari, conferma: «I cambiamenti intervenuti nel contesto economico, congiunturale e finanziario, in particolare dalla crisi planetaria prodottasi all’interno del sistema bancario a partire dalla seconda metà del 2008, hanno comportato un deciso riorientamento delle strategie operative per un gran numero di istituti bancari attivi nel mercato nazionale. In questo ambito è tornato prepotentemente in auge, riacquistando un’importanza strategica, il concetto di retail banking inteso, nell’approccio orientato alla consulenza al fronte, come la messa a disposizione di prodotti e servizi per una clientela prevalentemente locale. La decisione del Centro Studi Bancari di Vezia di proporre un corso, approfondito e specialistico su questo tema, per ottenere una certificazione in materia appare molto appropriata e vantaggiosa, sia per la tempistica sia per i contenuti dettagliati che lo rendono di alto livello e di sicuro interesse». Elena Steiger
I prossimi eventi formativi Presentazioni corsi
Basics in Audit Relatori: S. Prosperi, N. Rodoni Data e orario: 26 maggio 2015 dalle 12.30 alle 13.30
Certificazioni
fessionale nell’assicurazione) e AFA Ticino. Il programma formativo ha una durata di otto mesi e porta ad ottenere la qualifica professionale di ‘Intermediario assicurativo AFA’ e a richiedere l’iscrizione al registro federale sottoposto al controllo della FINMA. Periodo: dal 16 marzo al 30 settembre 2015 Fit for financial products Descrizione: il Diploma di approfondimento è incentrato sui prodotti tradizionali, derivati e strutturati. È indirizzato ai consulenti privati e aziendali che vogliano proporre adeguate strategie di trading o di copertura. Periodo: dal 27 marzo al 7 novembre 2015
Convegni Business English and Negotiation Skills for Financial Professionals Intermediate and advanced level Presentation: Centro di Studi Bancari, in cooperation with Canning London, offers intensive courses that are especially designed to enable business and professional people who are already reasonably 'competent' communicators in English to become 'outstanding' communicators in the international business arena by improving business English and negotiation skills. Training is personal, active and tailored to the specific needs of the participants. Period: from April to July 2015 Cross - Border Family Business Advisory La consulenza integrata alla famiglia italiana Descrizione: un percorso articolato in otto corsi indipendenti, dedicati alla normativa finanziaria che regola il rapporto con il cliente italiano e alla fiscalità della famiglia italiana in un’ottica di sviluppo del business attraverso la dimensione imprenditoriale e la gestione del patrimonio famigliare. Periodo: dal 4 marzo 2015 al 24 giugno 2015 Intermediario assicurativo AFA Descrizione: formazione, con riconoscimento federale, promossa dal Centro di Studi Bancari in collaborazione con AFA Svizzera (Associazione svizzera per la formazione pro-
Voluntary Disclosure e MiFID II Come cambia la gestione del rapporto professionale con il cliente italiano? Relatori: F. Di Carlo, P. Ludovici, S. Pesciallo Moderatore: M. Guerra Data e orario: 10 marzo 2015 dalle ore 13.30 alle ore 17.00 La responsabilità civile per architetti e ingegneri e le assicurazioni di cantiere Relatori: S. Cammarano, G. Maggetti, A. Soldati Data e orario: 12 marzo 2015 dalle 13.30 alle 17.00 Suisse et Italie: protocole et roadmap Éclaircissements de la part des acteurs institutionnels Relatori: V. Ceriani, J. De Watteville Moderatore: C. Generali Data e orario: 16 marzo 2015 dalle 13.30 alle 17.00 Progetto BEPS dell’OCSE e Riforma III delle imprese Relatori: N. Martinez, S. Cina Moderatore: G. Fenaroli Data e orario: 27 aprile 2015 dalle ore 13.30 alle 17.00
Corsi
I crediti commerciali Docenti: R. Nuschak, N. Rodoni Date e orari: 13 marzo 2015 dalle 8.30 alle 17.00 e 14 marzo 2015 dalle 08.30 alle 12.00 Investimenti sui mercati monetari, forex e delle commodities Docente: M. Campana Date e orari: 27 marzo 2015 dalle 13.30 alle 17.00, 28 marzo 2015 dalle 08.30 alle 12.00 Il processo di vendita e supporto nel settore assicurativo Docenti: A. Canonica, E. Celestini, A. Del Villano, M. Di Giorgio, M. Panarelli Periodo: dal 14 aprile 2015 al 7 luglio 2015
I crediti ipotecari Docente: N. Rodoni Date e orari: 17 aprile 2015 dalle 8.30 alle 17.00 e 18 aprile 2015 dalle 08.30 alle 12.00 I prodotti finanziari di base Docente: N. Rodoni Date e orari: 24 aprile 2015 dalle 8.30 alle 17.00 e 25 aprile 2015 dalle 08.30 alle 12.00 Investimenti obbligazionari: opportunità e rischi Docente: H. Tschümperlin Moggi Date e orari: 24 aprile 2015 dalle 13.30 alle 17.00 e 25 aprile 2015 dalle 08.30 alle 12.00 Analisi di bilancio Docente: N. Rodoni Date e orari: 7 e 8 maggio 2015 dalle 8.30 alle 17.00 I fondi d’investimento Docente: H. Tschümperlin Moggi Date e orari: 8/5 2015 8.30-17.00 e 9/5 2015 08.30-12.00
formazione / lingue straniere
L’educazione che apre al mondo La padronanza dell’inglese è un indicatore chiave della competitività economica di una nazione. Lo conferma un recente studio realizzato da EF Education First.
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li adulti in Danimarca sono i migliori a livello mondiale a parlare inglese da non-madrelingua, a seguire Olandesi e Svedesi. E gli Svizzeri? Si collocano al 18esimo posto. Con la consapevolezza che l’inglese è indispensabile per il lavoro e le lingue in genere sono un’occasione di apertura e miglioramento culturale. Lo ha rivelato la quarta edizione dell’EF English Proficiency Index (EF EPI) pubblicata di recente.
«Esiste una forte correlazione tra padronanza linguistica e reddito, qualità della vita, facilità nel fare business e commercio internazionale. Queste correlazioni sono decisamente stabili nel tempo», fa notare Simona Invernizzi, Country Manager Ticino di EF Education First, azienda internazionale specializzata nel campo della formazione linguistica, dell’istruzione, della formazione accademica e degli scambi culturali.
Livello di conoscenza linguistica
Molto elevato
138 · TM Marzo 2015
Elevato
Moderato
Basso
Molto basso
L’inglese è una potente piattaforma per scambi professionali, culturali ed economici. I risultati dello studio EF EPI Global, che mostra lo stato della conoscenza della lingua inglese a livello mondiale, delineano una realtà in cui i Paesi nordici sono ancora i migliori nella padronanza della lingua e le donne parlano inglese meglio degli uomini in pressoché ogni Paese che ha partecipato allo studio. I primi dieci Paesi in classifica per padronanza della lingua anglofona sono europei: è quanto è emerso, ancora, dallo studio EF EPI Global, condotto su 750mila adulti in 63 Paesi. «La padronanza dell’inglese degli Europei rimane in generale molto più alta delle altre regioni e continua a crescere», prosegue Simona Invernizzi, che aggiunge: «I Paesi asiatici hanno un ampio range di livelli di padronanza, dalla alta alla molto bassa, con grandi progressi ma anche persistenti stagnazioni, mentre tre Paesi del Sud Est Asiatico – Indonesia, Tailandia e Vietnam – hanno mostrato alcuni dei miglioramenti più significativi al mondo nell’apprendimento dell’inglese. L’Indonesia ha raggiunto Hong Kong, Giappone e Taiwan». Sul fronte opposto, «quasi ogni Paese in America Latina, in Medio Oriente e Nord Africa ha una bassa o molto bassa padronanza della lingua di Shakespeare. Argentina, Repubblica Dominicana ed Emirati Arabi Uniti si distinguono per il loro livello moderato di padronanza linguistica, ben superiore alla media del loro Continente», sintetizza la responsabile per il Ticino di EF Education First. A livello mondiale, molti Paesi con forti capacità in inglese sono in fase di crescita, mentre Paesi con scarse capacità nella lingua anglofona sono spesso stagnanti o in
declino. «EF sta già collezionando dati per la prossima ricerca, che saranno raccolti dai partecipanti del nuovo EF Standard English Test (EFSET), il primo test al mondo standardizzato e gratuito di lingua inglese. L’EFSET è stato lanciato a settembre 2014 per fornire uno strumento di auto-valutazione gratuito e di alta qualità agli oltre 2 miliardi di persone al mondo che stanno apprendendo la lingua inglese e che spesso sentono la mancanza di un metodo efficace per testare le proprie capacità linguistiche. L’EFSET sarà, inoltre, molto utile per scuole, aziende e governi, che finora avevano trovato i test di lingua su larga scala troppo costosi», spiega Simona Invernizzi che, commentando la realtà regionale, aggiunge: «Nel nostro Cantone, sempre più spesso gli studenti scelgono di frequentare una scuola all’estero soprattutto per la lingua inglese e tedesca, per poter ricominciare o cominciare l’anno scolastico con una marcia in più. Sono gli studenti ticinesi, soprattutto di sesso femminile che frequentano le scuole superiori ad essere i più interessati ai soggiorni linguistici all’estero. Pronte a nuove sfide e intraprendenti, le ragazze superano di gran passo (56%) i ragazzi che decidono di non abbandandonare ancora il nido (44%)». L’età degli studenti che decidono di prendere il volo per seguire un soggiorno lingustico varia molto: la fascia di età con la percentuale maggiore (51%) è quella dei ragazzi tra i 16 e i 19 anni, quella con la percentuale minore (12.4%) è la categoria dei giovani professionisti sopra i 25 anni. Le destinazioni preferite dagli stu-
denti ticinesi, dal 2011, per lo studio dell’inglese sono Londra e Brighton in Inghilterra, Miami e New York negli Stati Uniti e Malta. Per il tedesco Monaco di Baviera non ha rivali, mentre Nizza è la favorita per il francese e Barcellona lo è per lo spagnolo. Leggermente diverse le mete di studenti adulti e professionisti: per l’inglese sono Londra, Chicago e Malta, Parigi per il francese e Madrid per lo spagnolo, mentre anche questa categoria preferisce Monaco di Baviera per il tedesco. «L’Australia rimane la meta esotica preferita anche nel 2014. Destinazione scelta soprattutto per intraprendere soggiorni di lunga durata, a partire da 6 mesi, e nella quale molti ticinesi decidono di vivere la loro nuova esperienza linguistica, con Sydney in testa alla classifica», aggiunge la responsabile per il Ticino di EF. In media un soggiorno lingustico all’estero dura 5 settimane, escludendo i soggiorni di lunga durata di 6, 9 o 11 mesi. Le regioni del Ticino più attive e interessate allo studio delle lingue straniere per il 2014 sono il Luganese in prima posizione, seguito dal Mendrisiotto e dal Bellinzonese. EF offre percorsi formativi di vario genere e preferenza; i più richiesti nel 2014 sono stati il corso di preparazione di un esame certificato a livello internazionale e il corso intensivo, mentre cresce sempre di più la voglia di completare un corso linguistico includendo uno stage professionale. Una soluzione formativa che permette allo studente, che ha conseguito
Per una conoscenza senza frontiere EF è l'acronimo di "Education First". Fondata nel 1965, EF è una società privata formata da 15 divisioni, specializzata nel campo della formazione linguistica, dei viaggi di istruzione, della formazione accademica e degli scambi culturali. Nata con l'intento di favorire l'integrazione linguistica, culturale e geografica tra i popoli, EF nel corso della sua attività ha aiutato persone di ogni età e nazionalità a diventare cittadini del mondo. Da Berlino a Pechino, da Mosca a Città del Messico, da Roma a Dubai e Denver, EF opera con un network di 500 scuole ed uffici in oltre 54 Paesi in cui lavorano oltre 40mila collaboratori. Ad oggi EF ha supportato oltre 15 milioni di persone ad imparare una nuova lingua, a scoprire il mondo e a ottenere una certificazione accademica. EF Collabora con l’Università di Cambridge per realizzare il proprio materiale didattico, con AIESEC, Hostelling International, con le Olimpiadi di Rio 2016. Durante le ultime due estati ha realizzato con le Nazioni Unite il progetto UNAOC-EF Summer School, una scuola estiva che ha visto al partecipazione di 100 studenti da tutto il mondo per discutere insieme di temi e problematiche globali.
Simona Invernizzi, responsabile per il Ticino di EF, società che da mezzo secolo si occupa di formazione linguistica, viaggi di istruzione, formazione accademica e scambi culturali.
una formazione scolastica, di intraprendere uno stage professionale in un campo di interesse dopo aver seguito un corso linguistico, assicurandosi un certificato sia di lingua che di stage al termine del soggiorno. Le destinazioni più richieste per l’esperienza di lingue e stage all’estero sono state Londra, Malta, Sydney, Monaco di Baviera e Parigi. Il soggiorno lingustico all’estero è un mercato sempre in crescita. Con il cambiamento della società i giovani d’oggi hanno l’obbligo di adattarsi alle nuove esigenze e anche di allargare i loro orizzonti cercando soluzioni fuori porta. Proprio per questo la conoscenza delle lingue straniere manifesta un trend positivo. L’educazione, la globalizzazione e lo sviluppo sociale permettono al mercato dello studio delle lingue straniere di crescere ed evolversi ogni anno sempre di più. «L’obiettivo di EF Education Ticino è di coinvolgere sempre più giovani e ovviamente le loro famiglie rendendoli attenti al cambiamento sociale e alle richieste del mercato del lavoro. Un orientamento seguito passo per passo da EF grazie ad un’assistenza a 360 gradi, dalla scelta del programma e della destinazione fino al rientro a casa», conclude Simona Invernizzi. Simona Manzione TM Marzo 2015 · 139
cultura / arte / mostre
Tra fotografia e memoria Doppio appuntamento al Museo Cantonale d’Arte: dalle opere fotografiche della collezione permanente, a un progetto dedicato al tema della migrazione italiana in Svizzera.
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l Museo Cantonale d’Arte apre la stagione espositiva con due progetti dalle identità distinte ma complementari. I tre livelli della sede di via Canova ospitano la rassegna Fotografica. Immagini dalle collezioni del museo, mentre nell’Ala Est è in mostra, fino al 15 marzo, Discrepant Memories (appunti), il progetto realizzato dagli artisti svizzeri Maria Iorio e Raphaël Cuomo. Come ogni anno, il museo dedica un’esposizione alle opere appartenenti alla sua collezione permanente: nel 2014 è stata la volta di Ti–Ch Arte svizzera nelle acquisizioni del Museo Cantonale d’Arte 1999– 2014, una mostra che ha presentato circa sessanta opere di artisti contemporanei elvetici, fra cui anche diversi ticinesi, documentando gli ultimi 20 anni di attività del-
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l’istituzione museale. «Il Museo Cantonale pone da sempre l’accento sulle proprie collezioni», esordisce Marco Franciolli, direttore del Museo Cantonale d’Arte e del Museo d’arte del LAC, che si inserisce nel progetto del museo d’arte della Svizzera Italiana e il cui varo è previsto per il 12 settembre. «La raccolta, lo studio e l’incremento del patrimonio artistico del museo costituiscono un lavoro continuato nel tempo, che dà il senso primario al nostro istituto». Il 2015 si apre con la fotografia, espressione artistica indagata con lungimiranza dal Museo Cantonale sin dalla sua inaugurazione nel 1987: «È abbastanza inusuale che, già negli anni Ottanta, un museo proponga un focus così forte sulla fotografia all’interno delle sue attività, com-
prese le acquisizioni», puntualizza il direttore, co-curatore della mostra insieme a Francesca Benini. «La fotografia ha conosciuto negli ultimi decenni un grande successo, che ne ha permesso, solo in epoca piuttosto recente, l’entrata su un piano a-gerarchico all’interno delle collezioni dei grandi musei internazionali», rileva Franciolli. Le 17 sale tematiche che accolgono l’esposizione presentano un resoconto di tutte le attività che il museo ha svolto in relazione alla fotografia, permettendo agli spettatori di comprendere l’apporto fondamentale di questa forma espressiva allo sviluppo dei linguaggi artistici del XX e del XXI secolo, senza voler nascondere la problematicità a definire con esattezza le categorie cui appartengono alcune opere presenti in mostra. «Bisogna considerare che spesso, nell’arte contemporanea, la fotografia si colloca a margine tra diversi settori artistici, passando dall’essere opera stessa a mero mezzo tecnico al servizio di un progetto più ampio», sottolinea il direttore. Il percorso espositivo propone ai visitatori uno sguardo su alcune delle principali applicazioni del mezzo espressivo. In mostra una grande varietà di temi e di linguaggi: dal ritratto alla fotografia di architettura, (quest’ultima rappresentata, tra l’altro, da alcune
A sinistra in basso, Bernd e Hilla Becher, Senza titolo, 1974, Museo Cantonale d'Arte, Lugano. A destra, Gabriel Orozco, Atomists:Double Stump,1996, C-print su carta, Museo Cantonale d'Arte, Lugano.
opere emblematiche di Bernd e Hilla Becher, fondatori della Scuola di Düsseldorf), al ruolo della fotografia nell’arte concettuale. L’esposizione si apre con due opere dell’artista messicano Gabriel Orozco, uno dei protagonisti più autorevoli del panorama artistico contemporaneo e delle grandi aste internazionali. «I due lavori presentati nella prima sala del Museo Cantonale sono stati acquisiti in un periodo in cui il mercato dell’arte permetteva ancora di lavorare con prezzi ragionevoli», svela Marco Franciolli. «In queste opere, l’artista ha utilizzato una delle immagini più diffuse a livello planetario, quella di un evento sportivo». Le due immagini, speculari fra loro, sono state modificate mediante la sovrapposizione di motivi geometrici, che da un lato disturbano la lettura dell’immagine e, dall’altro, ne amplificano la dinamicità. Da qui prende avvio un percorso scandito da un’alternanza tra fotografia storica e fotografia più attuale: fra gli artisti presenti in mostra spiccano i nomi di Florence Henri, Bernd e Hilla Becher, Balthasar Burkhard, Mimmo Paladino, Edo Bertoglio, Hamish Fulton, Luigi Ontani. Non mancano gli artisti ticinesi, come Alberto Flammer, Stefania Beretta, Fiorenza Bassetti e Luca Frei. L’Ala Est del Museo Cantonale propone invece un percorso inedito, parte del progetto Voglio vedere le mie montagne, un’esposizione collettiva curata da Noah Stolz che viene presentata contemporaneamente al MAGA di Gallarate, nell’ambito del programma Viavai. Contrabbando culturale SvizzeraLombardia, promosso da Pro Helvetia. «Di solito non accogliamo esposizioni organizzate da terzi, ma in questo caso abbiamo voluto fare un’eccezione», sottolinea Franciolli. «Il progetto, che si focalizza sulla storia della migrazione italiana in Svizzera, ci ha da subito incuriosito per la sua stessa natura: il tema della memoria, dell’importanza dei documenti d’archivio, del ripensare alla propria storia, si sposa con la filosofia del nostro museo, il cui mandato istituzionale si riallaccia al tema della memoria». Gli artisti Maria Iorio e Raphaël Cuomo, recentemente insigniti del Premio
Furla per l’arte, si sono dedicati, per la realizzazione del progetto Discrepant Memories (appunti) a un’intensa attività di ricerca. L’allestimento dell’esposizione è scandito da una serie di tendaggi, simili ai drappeggi di un sipario, che dividono le varie sale e obbligano il visitatore a compiere un percorso ben preciso: «Iorio e Cuomo hanno indirizzato le proprie ricerche in ambiti diversi», rileva Noah Stolz, curatore dell’esposizione; «in mostra convivono elementi di storia del cinema, documenti d’archivio, immagini fotografiche e interviste, che gli artisti hanno rivolto ai migranti italiani in Svizzera negli anni ’60 e ’70». Non mancano oggetti di interesse etnografico e di uso comune, che in mostra sono presentati volutamente sotto delle teche di plexiglas, quasi a voler suggerire una certa sacralità. Testi, immagini, oggetti, film storici e proiezioni propongono, da un lato, una lettura essenzialmente iconografica che
indaga l’universo mediatico della cultura popolare; dall’altro, una rielaborazione di documenti storici tratti da importanti collezioni fotografiche, come quella del Museo nazionale svizzero di Zurigo o del Museo storico di Losanna. Gli oggetti di interesse etnografico e di uso comune presentati in ambito museale si rifanno agli allestimenti del Museo nazionale dell’Emigrazione di Roma. «La mostra si propone di analizzare la presenza delle immagini e degli oggetti legati all’emigrazione nella realtà contemporanea», conclude Stolz: «È proprio il confronto con questi materiali a rendere evidente la discrepanza tra la rappresentazione ufficiale e l’esperienza soggettiva dei protagonisti del fenomeno migratorio». Un invito alla riflessione sulle modalità secondo le quali la memoria storica e sociale viene trasformata e conservata e, in alcuni casi, addirittura cancellata. Angela Mollisi TM Marzo 2015 · 141
cultura / arte / mostre
L’arte per combattere la malattia La fotografa Fabiana Bassetti presenta un’esposizione di opere il cui ricavato sarà devoluto alla Fondazione ticinese per la ricerca sul cancro. coteca Züst di Rancate. In occasione del vernissage della mostra organizzata al cinema Lux, interverranno il professor Giorgio Noseda, membro della Fondazione ticinese per la ricerca sul cancro, e il critico fotografico Giovanni Medolago. Inoltre, sarà organizzato un ciclo di serate, da aprile a settembre, focalizzato sulla sensibilizzazione sul tema del tumore e della malattia: giovedì 23 aprile sarà proiettato il film svizzero Pirati in reparto, introdotto dal critico cinematografico della RSI Marco Zucchi, mentre il 10 settembre Giulia Fretta intervisterà il dottor Franco Cavalli, primario presso Istituto oncologico della Svizzera italiana. Seguirà il concerto del
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naugura il 26 marzo, negli spazi del cinema Lux di Massagno, l’esposizione Il viaggio tra le emozioni delle irrealtà, con le opere della fotografa ticinese Fabiana Bassetti. La mostra, aperta fino al mese di settembre, nasce con lo scopo di sostenere la ricerca medica attiva in campo oncologico: tutte le opere esposte saranno disponibili per la vendita, e il ricavato sarà devoluto alla Fondazione ticinese per la ricerca sul cancro. Autodidatta, Fabiana Bassetti soggiorna a Londra e a Parigi, e viaggia in Europa, in Medio Oriente e a Hong Kong, realizzando diversi reportage fotografici. Dopo aver ottenuto il primo premio al concorso fotografico di Camignolo nel 1994 si iscrive, l’anno successivo, al Convegno Internazionale di Arles, nella sezione ‘Reportage’, diretta dal fotografo parigino Magdi Senadji. In quest’ambito le viene attribuito il IV premio al Concorso organizzato dal
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Due fotografie dalla serie Il viaggio tra le emozioni delle irrealtà di Fabiana Bassetti, realizzate fra il 2012 e il 2015 e in mostra al cinema Lux. Convegno. Nel corso della sua carriera, Fabiana Bassetti riceve numerosi riconoscimenti, fra i quali spicca la menzione speciale al Concorso mondiale Rivista Photo France. La fotografa è stata protagonista di numerose esposizioni collettive e personali, in Ticino e all’estero, e le sue opere fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, da quella del Museo Cantonale d’arte alla collezione della Pina-
pianista Gabriele Pezzoli, presentato da Orazio Dotta, direttore di Bibliomedia Svizzera italiana. Il finissage del 24 settembre prevede gli interventi del professor Graziano Martignoni e della dottoressa Guenda Bernegger sul tema Le parole che curano, presentati dal professor Fabrizio Panzera. Angela Mollisi
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Salone dell’auto e accessori di Ginevra 2015
a cura di Claus Winterhalter
Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015 L’ottimismo dell’auto con un fuoco d’artificio di tecnologia pura
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al 1905 questa kermesse svizzera, che rappresenta una delle più importanti ed affascinanti vetrine del mondo dell’automobile, tra le ‘Top 5’ del mondo, è l’unico Salone con cadenza annuale ad essere riconosciuto da OICA (Organizzazione Internazionale dei Costruttori di Automobili). Non meraviglia quindi che sulle rive del Lemano le principali case automobilistiche presentino le loro ultime novità che verranno lanciate sul mercato, ma anche prototipi e concept 144 · TM Marzo 2015
car che anticipano il design e le caratteristiche dei futuri modelli. Anche quest’anno sono attese circa 700 mila persone ‘in pellegrinaggio’ per Ginevra per ammirare le oltre 130 anteprime e scoprire circa 900 vetture esposte, un centinaio delle quali risponde già oggi alle norme europee del 2020. Inoltre, la Casa di alta orologeria TAG Heuer renderà omaggio agli oltre 150 anni di sport automobilistico in un’esposizione speciale e interattiva. L’85esimo Salone Internazionale del-
l’Auto di Ginevra si tiene da 5 al 15 marzo 2015: 220 espositori internazionali presenteranno ben 900 vetture nei 7 padiglioni, con più di 110 mila metri quadri di spazio, e sono oltre 11 mila i giornalisti accreditati e 700 mila i visitatori attesi. L’edizione 2015 sarà particolarmente interessante, vuoi per il grande momento di creatività dei principali marchi automobilistici, che propongono molte novità e anteprime mondiali ed europee, vuoi perché è il primo Salone europeo dell’an-
no, vuoi perché non si tratta solo di ‘vedere’, ma di scegliere cosa volersi regalare. Come ogni anno, il ‘ballo’ dei cinque saloni dell’auto più importanti al mondo è iniziato con il North American International Auto Show a Detroit, quest’anno particolarmente entusiasmante, con tantissimi modelli potenti e grossi Suv. Ora si avvicina la primavera e a Ginevra si presentano nuove serie di modelli, che arriveranno sul mercato nel corso dell’anno, nonché numerose concept cars e studi di design, che consentono uno sguardo a media e lunga scadenza sullo sviluppo dell’automobile. Un cospicuo numero di costruttori di auto di lusso (tra i quali Aston Martin, Bugatti, Koenigsegg, Lotus, McLaren) nonché di designer (ED Design, Italdesign Giugiaro, Pininfarina) e di carrozzieri rifinitori di auto di lusso (ABT,
Carlsson, Hamann, Klassen, Mansory, MTM, Ruf) saranno anch’essi presenti, assieme ad altri preparatori di auto di lusso e designers (Radical Sportscars, Scuderia Cameron Glickenhaus, ED Design, Phiaro, Segula) e a Borgward, un costruttore pressoché centenario, che festeggerà la sua rinascita. Certo che quest’anno le proposte non mancano, con ben 180 nuovi modelli previsti, di cui già a Ginevra ben 130, come la Aston Martin Vantage GT3 da 573 cavalli e costruita in serie limitata di sole 100 unità, la nuova Audi Q7 in anteprima europea o in anteprima mondiale la nuova Audi RS3 da 367 cavalli. Anteprima mondiale anche per la New Bentley Continenteal GT Speed, la New Bentley Continental GT Convertible, la New Flying Spur W12 e la New Continental GT V8 S. BMW in anteprima mondiale mostra la Serie 2 Gran Tourer e in anteprima europea la nuova BMW Serie 6 Coupé, Gran Coupé e Cabrio. Interessanti anche la Infiniti Q60 Concept, in anteprima mondiale la nuova Lexus GS-F, in anteprima europea la Mercedes CLA Shootingbrake con varie motorizzazioni, compresa la AMG 45 e la nuova Mercedes GLE, interessante fuoristrada Coupé, la Mini John Cooper Works, la nuova Opel Corsa OPC, la Opel Karl e la Volkswagen Golf Sportsvan, per citarne solo alcune. Ci lasciamo alle spalle un anno caratterizzato da numerose sfide che hanno interessato la piazza economica svizzera, con pressioni sui margini e concorrenza aggressiva, ma nonostante il forte vento contrario il mercato ha mostrato solo un leggero calo (-1,9%). In questo contesto,
Top Ten svizzera dei modelli più venduti Marca VW Skoda VW BMW VW Audi Audi Peugeot Suzuki BMW
Modello
Unità vendute
Golf Octavia Polo 3er Tiguan A3 A4 208 SX4 1er
13.408 9.980 5.664 5.653 5.303 4.428 4.148 4.148 4.003 3.874
con 40.146 mila vetture vendute e una quota di mercato del 13,3%, Volkswagen si riconferma la marca più apprezzata dalla popolazione svizzera, per la 15a volta consecutiva, e anche la Golf riconquista il primo posto per la 39a volta nella quarantennale storia di questo modello di successo. In seconda posizione troviamo BMW, seguita da Audi e da Skoda. Non bisogna dimenticare che sulle strade svizzere circolano oltre 5,7 milioni di veicoli, con un aumento dell’1,6 per cento. Negli ultimi mesi la benzina è scesa parecchio di prezzo, ma nonostante ciò le vetture elettriche ed ibride sono in continuo aumento, anche se si tratta di piccoli aumenti in relazione al totale delle vendite. Per gli svizzeri design e cavalli hanno da sempre molto importanza, ma ora i consumatori prestano anche attenzione ai consumi e all’inquinamento. Da ricordare infine che il marchio di Alta Orologeria TAG Heuer, molto noto anche per il suo impegno nello sport automobilistico, organizza a Ginevra un’e-
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Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Sempre più ecologiche Gli organizzatori del Salone Internazionale dell’Auto di Ginevra hanno fatto stampare anche quest’anno un prospetto pieghevole, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Federale Svizzero per l’Energia, che elenca tutti gli autoveicoli ecologici esposti al Salone. L’expo ginevrina ha svolto da sempre un’attività pionieristica in campo ecologico, sin da quando, nel 2009, presentò modelli di auto con motori alternativi. All’inizio questi modelli venivano esposti in un padiglione separato dagli altri, e si trattava per lo più di concept cars. Oggi la maggior parte dei costruttori presenta al Salone modelli ecologici e a basso consumo. Il prospetto pieghevole comprende tutti i modelli che emettono non più di 95 grammi di anidride carbonica per km, a prescindere dal tipo di propulsione. Questo valore corrisponde al limite di emissione che sarà il riferimento nei Paesi europei a partire dal 2021. Il prospetto si può ritirare agli ingressi del Salone e allo stand dell’Associazione e’mobile (padiglione 5, Stand 5141), ma anche scaricare dal sito www.salon-auto.ch. Costruttori e ingegneri sono sempre impegnati a migliorare l’auto nel suo complesso, ma fino a poco tempo fa l’attenzione dell’automobilista era rivolta principalmente alle prestazioni. Con l’aumento del traffico e la maggior sensibilità per l’ambiente, oggi tutti chiedono auto ecologiche e dotate di tecnologie di propulsione a basso consumo di carburante. Così l’industria automobilistica è stata ‘costretta’, a partire dalla crisi economica del 2008, ad accelerare la ricerca su queste tecnologie. Per rispondere alle esigenze e alle aspettative di una nuova generazione di automobilisti si è rapidamente realizzato lo sviluppo di una serie completa di modelli a propulsione alternativa: elettrici, ibridi (benzina/elettrici e diesel/elettrici), a idrogeno, a metano, a biocarburanti. A queste tendenze si è aggiunto di recente il ‘downsizing’ dei motori, per diminuire il consumo. Toyota ha presentato sul mercato già nel 1997 il suo primo modello ibrido Prius, seguita subito dopo da Honda con l’Insight (1999). Ford propose dal 2004 il primo SUV ibrido, l’Escape, seguita poi da Dodge con il RAM e da Chevrolet con la Silverado. Concetti azzardati e talvolta un po’ folli furono ideati ex-novo o rispolverati. Nel 2009 al Salone dell’Auto di Ginevra si poterono vedere per la prima volta, nel Pavillon Vert, tutti i progetti in un solo colpo d’occhio, così da dare al visitatore un’idea sul futuro. Oggi tutti i grandi costruttori propongono vetture ecologiche. Da tempo si sono attrezzate in questo senso anche le vetture sportive (Ferrari, Lamborghini, Lotus, Porsche) e i marchi prestigiosi (Audi, BMW, Lexus, Mercedes) nonché alcuni newcomers come Tesla. La Nissan Leaf, veicolo elettrico al 100%, è stata incoronata nel 2011 ‘Car of the Year’, così come nel 2012 la Opel Ampera/Chevrolet Volt, una vettura ibrida benzina-elettrica. Un campionato internazionale, la Formula E, recentemente riconosciuto dalla FIA, ha iniziato la sua prima stagione 2014/2015 con le monoposto elettriche. L’elenco di tutte le vetture efficienti dal punto di vista elettrico che si possono trovare in Svizzera si trova nel sito www.energieschweiz.ch.
Immatricolazioni di auto nuove in Svizzera Unità annue vendute 2014 2013 +/- %
Marca Alfa Romeo
2.104
Aston Martin
156
1.989
Audi
20.949 21.254
BMW
21.057 20.303
BMW Alpina
87
Chevrolet
2.072
Citroën
5,8
224 -30,4
61
-1,4 3,7 42,6
4.266 -51,4
11.268 11.024
2,2
Dacia
4.784
5.171
-7,5
Fiat
9.029
9.725
-7,2
Ford
12.949 14.840 -12,7
Honda
4.501
Hyundai
5.595 -19,6
11.001 10.241
Infiniti
118
Jaguar
622
83
7,4 42,2
890 -30,1
Jeep
3.274
2.097
56,1
Kia
4.886
3.981
22,7
Lancia
795
Land-Rover Lexus Maserati
3.454
1,0
853
658
29,6
731
Mazda
7.591
Mercedes
885 -10,2
3.490
190 284,7 7.591
18.384 16.737
0,0 9,8
MINI
4.463
4.726
Mitsubishi
3.565
4.481 -20,4
Nissan
7.166
7.508
-4,6
Opel
13.384 14.192
-5,7
Peugeot
11.423 11.785
Porsche
3.165
Renault
2.518
-5,6
-3,1 25,7
11.747 13.508 -13,0
Seat
9.378
Skoda
9.159
19.517 17.939
Smart
1.681
Ssangyong
569
2,4 8,8
1.708
-1,6
462
23,2
Subaru
6.277
7.563 -17,0
Suzuki
8.515
8.364
1,8
Toyota
11.275 12.646 -10,8
Volkswagen
40.146 40.925
Volvo Diversi marchi
-1,9
6.867
7.710 -10,9
2.103
1.432
46,9
TOTALE
301.942 307.885
-1,9
di cui 4x4
116.186 110.820
4,8
di cui ad energia alternat. di cui DIESEL
9.863
9.331
111.853 114.144
5,7 -2,0
Fonte: auto-suisse / Ofrou/Mofis 06.01.15
sposizione speciale e interattiva (sarà possibile vivere le corse in un simulatore e in un cinema 3D), dove presenta la Formula 1, il Rallye, l’Endurance e la Formula E. 146 · TM Marzo 2015
Con il suo coinvolgimento nella nuova disciplina della FIA, la Formula E, TAG Heuer mostra il suo impegno e la sua passione per le nuove tecnologie. Sarà inoltre
celebrato il legame trentennale tra il marchio e il costruttore di Formula 1 McLaren, così come il ritorno di Ayrton Senna tra gli ambasciatori TAG Heuer.
Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
I protagonisti del settore Alcuni rappresentanti dei marchi automobilistici più prestigiosi parlano delle novità che le Case hanno in serbo per quest’anno.
P
er saperne di più su alcuni dei modelli presentati in anteprima al Salone di Ginevra, ma anche per avere qualche informazione sulle novità che ci accompagneranno nei prossimi mesi, da quelle tecniche fino a quelle che riguardano i servizi alla clientela, Ticino Management ha interpellato i direttori generali per la Svizzera e i direttori regionali per il Ticino di alcuni dei marchi internazionali più prestigiosi. Audi «Al Salone di Ginevra festeggeranno la
prima mondiale sia la RS3 Sportback, sia la nostra vettura supersportiva, la nuova R8. Si potranno ammirare come primizie anche la Audi Q7 e la TTS. Tutti questi modelli saranno disponibili dai concessionari svizzeri ancora quest’anno», spiega Donato Bochicchio, direttore di Audi Svizzera. Attualmente dai concessionari sono già disponibili le nuove Audi Q3, A1 e la TT Roadster. «Per quanto riguarda le novità tecniche», continua Bochicchio,«con la TT Coupé abbiamo presentato lo scorso anno il cockpit virtuale, che sarà progressiva-
mente integrato anche in altri modelli: il prossimo sarà la Audi Q7». Va anche ricordato il nuovo elemento di comando MMI allintouch con il grande touchpad, che rende la gestione un gioco da ragazzi. I servizi ampliati di Audi connect, il tablet Audi per i passeggeri posteriori e due impianti audio con suono 3D sono altre innovazioni interessanti. Nuova è anche l’integrazione smartphone Google Android Auto e Apple Carplay. «La nuova Audi Q7 è una delle prime automobili al mondo a offrire queste funzioni. Una chicca è il portafo-
Una novità tecnica che proponiamo è l’integrazione smartphone Google Android Auto e Apple Carplay. La nuova Audi Q7 è una delle prime automobili al mondo a offrire queste funzioni. Una chicca è il portafoglio completo di nuovi sistemi di assistenza per conducente fino all’adaptive cruise control con assistente per guida in colonne. Attualmente nessun’altra auto di serie al mondo offre di più Donato Bochicchio, direttore di Audi Svizzera
TM Marzo 2015 · 147
Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
La tecnologia deve offrire nuove possibilità al guidatore e non limitarle: questo è l’approccio di Infiniti. Il Direct Adaptive Steering™, con il suo sistema indipendente di controllo dell’angolo delle ruote, trasmette gli impulsi del conducente più rapidamente di un sistema meccanico tradizionale. Sviluppato dopo oltre 10 anni di ricerca, questo sistema è stato inaugurato in prima mondiale sulla Q50 Eric Dumondelle, country manager di Infiniti in Svizzera
glio completo di nuovi sistemi di assistenza per conducente fino all’adaptive cruise control con assistente per guida in colonne. Attualmente nessun’altra auto di serie al mondo offre di più. Inoltre la nuova Q7 pesa 325 kg in meno rispetto al modello precedente, ed è quindi ancora più efficiente e agile», illustra Bochicchio, «nella R8 continueremo ad essere all’avanguardia nella tecnica anche per quanto riguarda lo sviluppo delle luci. Nella nuova R8 trova infatti impiego il nuovo spot laser per abbaglianti. La particolarità della luce laser sta nel fatto che potenti diodi laser producono da un piccolissimo componente una grande quantità di energia luminosa. Così gli abbaglianti laser hanno una profondità quasi doppia rispetto agli abbaglianti LED». Nell’ambito delle vetture ibride, dal 2014 Audi propone la A3 Sportback g-tron (propulsione a gas e motore a scoppio convenzionale) e il suo primo ibrido Plug-in: la A3 Sportback etron. Anche la nuova Q7 sarà disponibile come e-tron: sarà il primo modello ibrido Plug-in di Audi con un motore diesel. Già da tempo, da Audi è standard offrire riparazioni gratuite per tre anni: si tratta dell’Audi Service Package Plus (ASSP+). Inoltre la Casa offre 10 anni di servizio gratis (sono esclusi oli per motore, pneumatici e carburante). «Oltre a questo, ascoltiamo con attenzione le richieste dei clienti e offriamo più volte all’anno modelli speciali o pacchetti d’equipaggiamento a condizioni agevolate. Con tutte queste offerte siamo 148 · TM Marzo 2015
convinti di proporre ai nostri clienti pacchetti ottimali», sottolinea Bochicchio, «naturalmente offriamo ai nostri clienti anche eventi speciali che possiamo svolgere con il supporto dei nostri partner. Così per i clienti Audi è possibile sciare per un giorno con le star di Swiss-Ski e farsi consigliare. Inoltre da anni, in estate, svolgiamo con successo la Audi quattro Cup, un highlight per i golfisti. Per coloro che si interessano maggiormente di cultura possiamo offrire eventi come i St. Galler Festspiele o il Festival del Film di Zurigo. E, come è logico per un marchio automobilistico dinamico, diverse volte all’anno è possibile perfezionare il proprio stile di guida con l’Audi Driving Experience». Infiniti «Al Salone di Ginevra presentiamo i nostri modelli attualmente disponibili in Europa, compresa la nuova berlina di lusso Q70 rivisitata. Inoltre vi sarà la prima per due concept car: la QX30 Concept, crossover derivante dalla Q30 che verrà lanciata il prossimo autunno, e la Q60 Concept, precursore del nostro futuro coupé sport», indica Eric Dumondelle, country manager di Infiniti in Svizzera. Per quanto concerne le novità tecniche, la Q60 Concept dispone di tecnologie particolarmente ingegnose destinate non solo ad arricchire l’esperienza di guida, ma anche a fornire un aiuto intuitivo ogni volta che sia necessario. «La tecnologia deve offrire nuove possibilità al guidatore
e non limitarle: questo è l’approccio di Infiniti. Il Direct Adaptive Steering™, con il suo sistema indipendente di controllo dell’angolo delle ruote, trasmette gli impulsi del conducente più rapidamente di un sistema meccanico tradizionale. Sviluppato dopo oltre 10 anni di ricerca, questo sistema è stato inaugurato in prima mondiale sulla Q50», spiega Dumondelle. Nell’ambito dei veicoli ibridi, allo stand Infiniti si potranno scoprire la Q70 ibrida rivisitata e la Q50 ibrida Awd. Infiniti dedica parecchia attenzione all’assistenza alla clientela. «Offriamo l’Infiniti Touring Assistance (nei rari casi in cui si ha bisogno di assistenza, i nostri specialisti in mobilità sono a disposizione dei nostri clienti, con un servizio personalizzato e una presa a carico del veicolo da parte di esperti) e il Pack Service (compreso nel prezzo del veicolo, per una durata fino a 3 anni o 100 mila chilometri, comprende tutte le operazioni di manutenzione raccomandate dal costruttore e controlli di routine del veicolo e delle componenti soggette a usura normale). Ma stiamo anche lavorando intensamente per estendere la nostra rete di concessionari e per migliorare ulteriormente il nostro servizio alla clientela», sottolinea Dumondelle. Lexus A Ginevra Lexus presenta la nuova RC F, una sbalorditiva coupé sportiva, e la GS F, una berlina ad alte prestazioni, un
Le nostre auto vengono continuamente arricchite di nuove funzionalità dal profilo tecnico, del comfort e della sicurezza. Sulla nuova Lexus RC F lanciamo ad esempio l’innovativo differenziale Torque Vectoring, che permette al conducente che affronta le curve con un certo dinamismo di mantenere in modo piÚ rapido e diretto la linea ideale. Una spiegazione è superflua, poichÊ i relativi vantaggi e il gran piacere al volante si sperimentano e si percepiscono meglio guidando personalmente la RC F Christian Wellauer, direttore di Lexus Svizzera
concentrato di dinamismo con motore V8 da 5,0 l e una potenza di 477 CV. E ci sarĂ anche la nuova e innovativa Lexus NX, un Suv di lusso, proposto ora anche in versione turbobenzina e dotato di 238
CV, ma anche due avvincenti prototipi. ÂŤLe nostre auto vengono continuamente arricchite di nuove funzionalitĂ dal profilo tecnico, del comfort e della sicurezza. Tutti gli sviluppi sono incentrati
sulla sicurezza e sui vantaggi per i clienti, sottolinea Christian Wellauer, direttore di Lexus Svizzera, sulla nuova Lexus RC F lanciamo ad esempio l’innovativo differenziale Torque Vectoring, che per-
Design , tecnologia e dinamismo con un unico obiettivo: assicurare puro piacere alla guida . L’estetica eccezionale delle sue linee, il cockpit spor tivo e lo straordinario dispiego di potenza fanno della F-T Y PE Co upÊ da 3 4 0 C V, della F-T Y PE S Co up Ê da 3 8 0 C V e della F-T YPE R CoupÊ da 550 CV le nuove icone stilistiche e sportive del nostro tempo. a o. Lasciatevi af fascinare con un giro di prova dalla nuova F-T YPE CoupÊ. Vi aspettiam
7$5&,6,2 3$67$ 6$ 9LD 0RQWH &HQHUL &DGHQD]]R
7HO )D[ MDJXDU#WSDVWD FK ZZZ WSDVWD FK M o d e ll o raf f ig u rato: JAG UA R F -T Y P E R C o u p ĂŠ 5 . 0 l itr i V8 S/C , 5 5 0 C V/4 0 5 k W, 2 p o r te , 2W D, C H F 13 4’ 5 0 0.–, consumo normalizzato 1 1 .1 l/ 1 0 0 km , Ă˜ e missioni di CO 2 2 59 g/ km (Ă˜ e missioni di CO 2 di tut ti i veicoli commercializzati in Svizzera 14 8 g/ km), c ategoria di ef f icienza energetic a G . JAG UAR Fre e S er vice: 3 anni di manutenzione gratuita senza limiti di chilometraggio, liquidi inclusi .
Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015 Tra le novità riguardanti i dispositivi tecnici, segnalo che la Land Rover Discovery Sport, appena lanciata, è il primo Suv al mondo dotato di un airbag per pedoni. Inoltre con la Jaguar XE la nostra nuova piattaforma flessibile D7A festeggia la sua prima: in futuro anche altri modelli Jaguar e Rover saranno costruiti su questa piattaforma. Per la nuova berlina compatta Jaguar XE introduciamo nel contempo anche la nuova generazione di motori ‘Ingenium’ Stephan Vögeli, direttore di Jaguar Land Rover Svizzera
mette al conducente che affronta le curve con un certo dinamismo di mantenere in modo più rapido e diretto la linea ideale. Una spiegazione è superflua, poiché i relativi vantaggi e il gran piacere al volante si sperimentano e si percepiscono meglio guidando personalmente la RC F!». In qualità di pioniere e di unico costruttore del segmento lusso, Lexus ha maturato una pluriennale esperienza con le vetture ibride pure, delle quali offre una gamma completa, dalla compatta Lexus CT alla lussuosa Lexus LS. Già da molti anni oltre il 90% di tutte le vetture nuove Lexus vendute è dotato dell’intelligente propulsione Lexus Hybrid Drive. «Da molti anni Lexus si profila anche per i servizi gratuiti di 10 anni o 100 mila km e per altre prestazioni di servizio e garanzia superiori alla media. Al centro poniamo sempre il cliente e la sua soddisfazione. I nostri prezzi e le nostre offerte sono generalmente molto competitivi, soprattutto se si considera l’equipaggiamento completo, le qualità superiori alla media, nonché la proverbiale affidabilità e lunga durata delle nostre auto. Ciò contribuisce anche a mantenere alto il valore della vettura in caso di rivendita», nota Wellauer, «ci muoviamo sul mercato anche a livello di politica dei prezzi e interveniamo in funzione di possibili cambiamenti esterni. Il concessionario regionale Lexus è sempre in grado di sottoporre al cliente un’offerta attraente e in linea con il mercato». Eventi e sponsoring sono importanti 150 · TM Marzo 2015
pilastri delle attività di marketing annuali di Lexus. Si svolgono a livello nazionale, regionale e locale, e spesso viene coinvolto il concessionario regionale Lexus. Lexus profonde un grande impegno e invita ogni anno i clienti a manifestazioni come il Salone dell’Automobile di Ginevra, il corso di guida a Gstaad, il Lexus Golf Trophy, il Festival da Jazz St. Moritz, il meeting di atletica leggera Weltklasse a Zurigo, e concerti con Seven, ambasciatore della marca. Jaguar Land Rover Sia in casa Jaguar che in casa Land Rover ci aspetta un anno interessante, contrassegnato dal lancio di due serie di modelli completamente nuove. «Land Rover lancia la nuova Discovery Sport, un attrattivo Suv compatto, mentre la XE Jaguar si profila nell’agguerrito segmento della categoria media di lusso», illustra Stephan Vögeli, direttore di Jaguar Land Rover Svizzera, «ampliamo inoltre ulteriormente la gamma F-Type ed ora la offriamo anche a trazione integrale, una versione molto importante per il mercato svizzero. Con la F-Type Project 7, un’edizione limitata mondialmente a 250 esemplari, di cui 19 destinati alla Svizzera, proporremo poi un modello eccezionale e dal forte carattere emotivo, un omaggio alle sette vittorie di Jaguar a Le Mans. E abbiamo previsto altre novità, che però attualmente non possiamo ancora svelare». Un velo di malinconia scenderà a dicembre 2015, quando l’ultimo Land Rover Defender uscirà dagli stabilimenti di So-
lihull. A Ginevra ben tre modelli speciali Defender saranno presentati in prima mondiale: ‘Autobiography’, ‘Adventure’ ed ‘Heritage’, tutti contrassegnati da uno stile particolare. E la tematica Defender ci accompagnerà durante tutto l’anno: per i dettagli si veda il sito www.defender.ch. «Tra le novità riguardanti i dispositivi tecnici, da segnalare che la Discovery Sport, appena lanciata, è il primo Suv al mondo dotato di un airbag per pedoni», spiega Vögeli, «inoltre con la Jaguar XE la nostra nuova piattaforma flessibile D7A festeggia la sua prima. In futuro anche altri modelli Jaguar e Rover saranno costruiti sulla piattaforma D7A. Per la nuova berlina compatta Jaguar XE introduciamo nel contempo anche la nuova generazione di motori ‘Ingenium’ costruiti nella nostra fabbrica di motori Jaguar Land Rover a Wolverhampton (GB)». I nuovi motori diesel Ingenium spiccano per consumi ed emissioni ridotti, che ad esempio per la Jaguar XE si traducono in un consumo di 3.8 litri per 100 km e soli 99 grammi di emissioni di CO2 al chilometro, e per intervalli di servizio estremamente vantaggiosi di 2 anni o 34 mila chilometri. Nell’ambito dei veicoli ibridi va segnalato che all’inizio dell’anno è stata lanciata sul mercato svizzero la versione ibridadiesel per i modelli Range Rover e Range Rover Sport, ottenibili con motore 3.0 litri diesel a propulsione ibrida. La propulsione ibrida riduce da un lato consumo ed emissioni e incrementa al tempo stesso
la potenza al livello del diesel V8 4.4 litri. Su tutti i modelli Jaguar e Land Rover vengono offerti 3 anni di garanzia di fabbrica e 3 anni di Free-Service, che possono essere prolungati di altri 3 anni fino a 6 anni. Questo pacchetto comprende anche una garanzia mobilità. «Ai nostri clienti svizzeri proponiamo tutto l’anno interessanti eventi in ambito culturale, sportivo e di guida», sottolinea Vögeli, «in particolare ricordo lo Jaguar Land Rover Swiss Golf Challenge, che è il più vecchio torneo di golf della Svizzera ed è riservato esclusivamente ai nostri clienti. Questo torneo di golf giunge quest’anno alla 32a edizione: il momento culminante sarà la finale di due giorni che si svolgerà sui campi di Ascona e Losone, con pernottamento all’Albergo Giardino. Questi eventi sono imperniati su contatti diretti e personali, e sono molto apprezzati dai nostri clienti». Mercedes «Al Salone di Ginevra presentiamo in anteprima mondiale la Maybach S 600
Pullmann, che unisce la tecnologia della Classe S con l’esclusività di Maybach», sottolinea Andrea Gianotti, direttore di Merbag Retail Mercedes-Benz Automobili Sa Ticino, «anteprima mondiale pure per le Mercedes AMG GT3 e la Special Edition ‘Mille Miglia 417’, modello speciale basato sulla SL Roadster». Anteprima europea invece per la Mercedes AMG GLE 63 S 4Matic Coupé da 585 cavalli e trazione integrale e la CLA 45 AMG 4 Matic Shooting Brake, il fiore all’occhiello della nuova gamma CLA Shooting Brake costruita sulla base della CLA. Anteprima europea anche per GLE 350 d 4Matic Coupé, GLE 450 AMG 4Matic Coupé, CLA 250 4Matic Shooting Brake e 200 CDI Shooting Brake, quest’ultima con parsimonioso diesel dal consumo medio di 3,9-4,2 litri. Anteprima europea anche per la C 350 Plug in Hybrid, che si distingue per il consumo di soli 2,1-2,4 litri, che consente di percorrere fino a 31 km in maniera elettrica. «Fra le novità tecniche segnalo i Mercedes-Intelligent Drive, i nuovi sistemi di assistenza che rendono la guida
ancora più sicura e più confortevole. Essi aiutano il guidatore a tenere sotto controllo la situazione, reagiscono in poche frazioni di secondo e proteggono i passeggeri e gli altri utenti della strada», spiega Gianotti. Sul versante ibrido si devono ricordare i nuovi modelli Plug-in hybrid, che grazie all’abbinamento del tradizionale motore benzina ed elettrico consentono di ridurre drasticamente le emissioni ed i consumi. Questa tecnologia, che ha visto la sua première con la Classe S, verrà integrata nella maggior parte dei modelli Mercedes-Benz e si prefigge di dare un sostanzioso contributo all’ecologia, ma anche all’economia aziendale, riducendo quindi i costi di gestione. «La prima vettura la vende il venditore, la seconda il service: la qualità delle nostre vetture deve quindi essere sempre affiancata da un’assistenza professionale di alto livello. Mercedes-Benz quest’anno festeggia i 20 anni di Mercedes-SwissIntegral, che è stato un prodotto pioneristico nell’assistenza clienti, garanzia e tagliandi inclusi. Queste soluzioni consentono un con-
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Piacere di guidare
Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Fra le novità tecniche segnalo i Mercedes-Intelligent Drive, i nuovi sistemi di assistenza che rendono la guida ancora più sicura e più confortevole. Essi aiutano il guidatore a tenere sotto controllo la situazione, reagiscono in poche frazioni di secondo e proteggono i passeggeri e gli altri utenti della strada Andrea Gianotti, direttore di Merbag Retail Mercedes-Benz Automobili Sa Ticino
trollo dei costi, grazie a servizi inclusi e garanzia di 3 anni, con la possibilità di prolungare il tutto a costi particolarmente interessanti», sottolinea Gianotti, che rileva come il cliente oggi sia sempre informato ed aggiornato sui nuovi prodotti, ragion per cui le classiche manifestazioni devono essere adeguate ai tempi. «A questo proposito abbiamo organizzato degli eventi a tema, per esempio in abbinamento all’arte, dove oltre alle vetture i visitatori hanno potuto assistere a programmi d’intrattenimento esclusivi. Nel nostro ‘salotto’, in collaborazione con partner esterni, abbiamo la possibilità di intrattenere il cliente in un ambiente vasto, che non è ‘soltanto’ quello dell’automobile, ma soddisfa interessi diversi,
per esempio tra moglie e marito, creando delle sinergie fra le parti», conclude Gianotti. Porsche In anteprima mondiale al Salone di Ginevra Porsche presenta la 991 GT3 RS e la Cayman GT4, e in anteprima europea la 991 Targa GTS e la Cayenne Turbo S. «Quest’anno puntiamo molto sui modelli supersportivi», spiega Ivan Jacoma, direttore del Centro Porsche Ticino, «la GT3 RS da 500 cv è una vettura da corsa omologata per la strada, l’affascinante Targa per la prima volta viene proposta in versione GTS da 430 cv, l’attesissima Cayman GT4 riunisce agilità e divertimento allo stato puro, e la nuova Cayenne
Turbo S è il Suv più veloce del mondo». Per quanto concerne le vetture ibride, Porsche è l’unica casa sportiva ad avere due modelli al top nel loro segmento, sia per le doti sportive che per le emissioni e i consumi: la Cayenne S E-Hybrid e la Panamera S E-Hybrid. «Porsche crede molto nella tecnologia ibrida e in questo campo investirà parecchio nei prossimi anni. Nel Motorsport il modello di punta 919 è un sistema ibrido molto innovativo e quest’anno si punta a vincere la 24 ore di Le Mans!», sottolinea Jacoma. La qualità e la soddisfazione della clientela sono argomenti prioritari per Porsche. «Nel ‘Porsche Swiss Package’, ad esempio, sono inclusi 4 anni di garanzia esclu-
Porsche crede molto nella tecnologia ibrida e in questo campo investirà parecchio nei prossimi anni. Nel Motorsport il modello di punta 919 è un sistema ibrido molto innovativo e quest’anno si punta a vincere la 24 ore di Le Mans! Ivan Jacoma, direttore del Centro Porsche Ticino
152 · TM Marzo 2015
Dal profilo tecnico la grande novità che Volkswagen propone è la Golf Variant HyMotion, un avveniristico prototipo con cella a combustibile a idrogeno Oliviero Milani, direttore di Amag Ticino
sivamente offerti per il mercato svizzero e una serie di accessori sono compresi nel prezzo di listino. Il nostro obbiettivo è soddisfare la clientela con un servizio ‘personalizzato’ al 100%», indica Jacoma. Alla propria clientela Porsche offre anche eventi unici: per fare degli esempi, si può scegliere tra prove in circuito, corsi di guida su neve, tornei di golf, tornei ippici, uscite di sci in località esclusive e tanto altro. Maggiori informazioni si possono tro-
vare al Centro Porsche Ticino oppure sul sito www.porsche-ticino.ch. Volkswagen I nuovi modelli che Volkswagen presenta quest’anno sono la Polo GTI, la Golf GTE, la Golf R Variant, la Golf GTD, la Passat GTE, le nuove Touran e Tiguan. «La grande novità dal profilo tecnico è la Golf Variant HyMotion, un avveniristico prototipo con cella a combustibile a idrogeno», spiega Oliviero Mi-
lani, direttore di Amag Ticino. Volkswagen offre un importante incentivo all’acquisto con l’estensione della garanzia al 3° e 4° anno.
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Giubilei d’autore
In alto, la leggendaria Porsche Carrera 911, che festeggia 50 anni, e nello specchietto sottostante le prime 12 località svizzere con il più alto tasso di ‘occupazione’ Porsche. Il Ticino emerge con ben 5 comuni, di cui Vico Morcote al quinto posto con una media di 37 Porsche ogni 1000 abitanti.
La Porsche preferisce i laghi Di più quelli ticinesi
Numero di Porsche per 1000 abitanti 9
11 1 2
12
3
4 7 6 8 10 5
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Bäch (SZ) Hurden (SZ) Trélex (VD) Bursinel (VD) Vico Morcote (TI) Porza (TI) Brione sopra Minusio (TI) Montagnola (TI) Erlenbach (ZH) Bissone (TI) Herrliberg (ZH) Walchwil (ZH)
65 58 45 42 37 31 31 27 26 25 24 23
Fonte: AUTO-I DAT AG, BUNDESAMT FÜR STATISTIC
Nel 1965, dopo le indimenticabili NSU, nacque finalmente l’automobile col marchio Audi, che in effetti era già stato coniato nel 1909, mentre fra le precedenti creazioni della Auto Union Werke ricordiamo l’indimenticabile NSU Prinz. Nella foto a sinistra, la prima Audi modello 1965. Hanno fatto epoca e anche tanta innovazione tecnologica i modelli d’auto presenti nelle foto della colonna di destra, che pure festeggiano le nozze d’oro: dall’alto verso il basso, l’Opel GT, la Lancia Fulvia, la Peugeot 204, la Renault 16 e l’Opel Rekord. 154 · TM Marzo 2015
Forma e funzione: perfetta. La nuova CLA Shooting Brake. Siete vigili e alla costante ricerca dell’innovazione, dell’ispirazione e della perfezione? Ora la vostra ricerca può considerarsi conclusa: nuove CLA shooting Brake, appartenente alla nuova generazione di vetture compatte Mercedes-Benz, vi tiene svegli regaladovi un concetto di vettura unico, che abbina un design mozzafiato, una generosa abitabilità e una tecnica entusiasmante Salite a bordo.
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Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Audi In anteprima mondiale Audi mostra la nuova RS 3 Sportback cinque porte da ben 365 cavalli e 465 Nm e la nuova R8. Anteprima europea per la nuova Audi Q7, che ora pesa 325 kg in meno ed è la vettura più leggera e capiente nella sua categoria, con motori piu efficienti del 26% rispetto a prima. Anteprima svizzera invece per la TTS Roadster, con motore 2.0 da 310 cavalli e trazione integrale permanente.
Audi RS3
Audi Q7
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Audi TTS
TM Marzo 2015 路 157
Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Bentley Sulla scia della domanda globale di vetture della gamma Continental GT, Bentley Motors ha deciso di introdurre una serie di aggiornamenti di design dal tocco contemporaneo e nuove caratteristiche esclusive e raffinate per il suo modello di maggior successo. Stile rinnovato e nuove tecnologie arricchiscono la lussuosa gamma di Bentley, con anteprima mondiale per Continental GT Speed, Continental GT Convertible e New Continental GT V8 S. Una serie di caratteristiche innovative e aggiornamenti di design rinnovano la famiglia Continental GT e la Continental GT W12 incrementa potenza e coppia a 590 cavalli con 720 Nm, per un’efficienza e prestazioni superiori. Anche la lussuosa e potente berlina quattro porte Flying Spur offre ancora più opzioni di personalizzazioni e si arricchisce di svariate innovazioni per quanto concerne lo sviluppo del gruppo propulsore, le tecnologie e il comfort dell’abitacolo.
Continental GT Convertible
Continental GT Speed
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Continental GT V8 S
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Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Bmw Anteprima mondiale per la nuova Serie 1, ancora più compatta, efficiente, innovativa e particolare di prima. Sempre a 3 e 5 porte, con motori diesel e benzina molto efficienti e consumi tra 3,4 e 8.0 litri e con emissioni CO2 tra 89 e 189 g/km. Anteprima mondiale anche per la nuova BMW 2 Gran Tourer, compatta fuori ma grande dentro, che offre spazio fino a sette persone e come prima compatta del segmento premium offre tre file di sedili. Ideale per le famiglie quindi, che trovano inoltre cinque nuove motorizzazioni turbo da 116 a 192 cavalli con consumi che spaziano tra 3,9 e 6,4 litri, con emissioni CO2 tra 104 e 149 g/km.
Bmw Serie 6 Coupé
160 · TM Marzo 2015
Bmw Serie 2 Gran Tourer
Bmw Serie 6 Gran Coupé
Nuova Bmw Serie 1
Bmw Serie 6 Cabriolet
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Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Citroën Con 50 milioni di vetture vendute in 95 anni di esistenza, il successo della Casa francese è li da vedere, e per mostrare che non ha perso l’entusiasmo presenta in anteprima mondiale le nuove Berlingo Multispace e Berlingo Mountain Vibe Concept. La C4 invece si presenta con numerose novità, mentre la C3 Picasso si mostra in versione ‘Black Top’.
Berlingo Mountain Vibe Concept
Citroën C4
DS Per la prima volta la DS si distacca nettamente dalla Citroën e si presenta con un proprio stand. Propone in anteprima mondiale la nuova DS 5, primo modello DS in Europa che mostra l’identità della marca, che si esprime con un nuovo frontale e un design molto particolare assieme ad una tecnologia al servizio del design e delle prestazioni. Anteprima svizzera invece per la DS Divine, Concept Car con motore benzina 1.6 da 270 cavalli.
Nuova DS 5 162 · TM Marzo 2015
DS Divine
Ford Anteprima mondiale per la nuova Focus RS da 320 cavalli con motore 2.3, dall’innovativa trazione integrale. Non mancano le nuove tecnologie di comunicazione e connessione Ford SYNC per Focus RS. Anteprima europea per Ford GT, con motore centrale Bi Turbo V6 da oltre 600 cavalli. Anteprima svizzera per la seconda generazione della S-Max sportiva, con design ultramoderno e che per la prima volta in opzione offre anche la trazione integrale intelligente. Frontalmente adotta nuovi fari LED adattivi, mentre il nuovo assistente ‘Pre-Collision’ previene i tamponamenti.
Ford GT
Ford S-Max
Ford Focus RS
Hyundai Ben quattro le anteprime mondiali per la Hyundai, con la nuova i30 Turbo a tre e cinque porte con motore da 1,6 T-GDI da 186 cavalli e 5 litri di consumo medio con 118 g/km CO2, la nuova generazione della Hyundai Coupé, la nuova Tucson e la nuova Hyundai i40.
Nuova Hyundai Tucson
Nuova Hyundai i40 Limousine Nuova Hyundai i40 StationWagon
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Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Infiniti Q60 Concept
Infiniti Anteprima mondiale per la Crossover compatta QX 30 Concept come anticipazione della versione di serie, indirizzata all'Europa, con linee esuberanti, personalità spiccata e stile dinamico per distinguersi dalle numerose proposte del segmento e ritagliarsi la propria nicchia di mercato. Anteprima europea per la Q60 Concept, interessante prototipo coupé dall’abitacolo 2+2, che anticipa gli stilemi della sportiva che
Infiniti Q30 Concept
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l’azienda giapponese introdurrà prossimamente. Le sue linee fluide e accattivanti prendono spunto dalla Q80 Inspiration e non mancano grossi e vistosi cerchi in lega da 21 pollici dal design accativante. Monta un motore benzina V6, da 3.0 litri, biturbo e a iniezione diretta che rientra nella nuova famiglia di modelli, attesa entro due anni, che verranno sviluppati per abbinare prestazioni, efficienza e leggerezza.
Lexus LF-C2 Concept
Lexus Anteprima europea per la Lexus GSF, con motore V8 5.0 l da 477 cavalli con 530 Nm, e la LF-C2 Concept, studio design di una Roadster 2+2 che presenta una nuova interpretazione di questa tipologia di automobili, concedendo al contempo un assaggio dell’indirizzo futuro del design della marca, con un linguaggio stilistico emozionale che evoca un’esperienza di guida fuori dal comune e da vera vettura sportiva.
Lexus GS-F
Kia Anteprima mondiale per il prototipo Sportspace, vettura del segmento D in stile Gran Turismo, che combina sportività, confort e qualità pratiche. Anteprima per l’allestimento sportivo Cee’d GT Line, il nuovo motore 1.0 l T-GDI nonché il nuovo cambio 7 rapporti a doppia frizione.
Kia Sportspace TM Marzo 2015 · 165
Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Jaguar F-Type R Convertible AWD
Jaguar F-Type S Coupé a cambio manuale
Jaguar F-Type R Coupé AWD
Jaguar
Jaguar XW V6 3.0 Supercharged
Parecchie anteprime sullo stand Jaguar. Anteprima europea per la F-Type R Convertible AWD con motore V8 da 550 cavalli e la F-Type S Coupé Manual con motore V6 da 380 cavalli. La gamma F-Type passa così da 6 a 12 modelli compresa trazione integrale per le FType R AWD Coupé e Cabrio, entrambe con motorizzazione V8 5.0 Supercharged da 550 cavalli e 680 Nm, mentre sui modelli V6 viene introdotto anche un cambio manuale a sei marce. La nuova limousine compatta XE si presenta con motori benzina 2.0 Turbo e V6 3.0 Suercharged oppure due Turbodiesel 2.0 i4 da 163 e 180 cavalli.
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Range Rover Evoque MY 2016
Land Rover In anteprima mondiale si presenta la Range Rover Evoque MY 2016, con un nuovo look e aggiornamenti meccanici. Rinnovato design su anteriore e posteriore, con paraurti ridisegnato, griglia rivestita e gruppi ottici con nuovi fari LED adattivi, nuovi cerchi in lega e nuovo spoiler posteriore, mentre tecnicamente propone un nuovo Turbodiesel Ingenium TD4 con 150 e 180 cavalli, realizzato interamente in
alluminio e più leggero di 20-30 kg rispetto al predecessore. Nell’anno del suo pensionamento, la mitica Land Rover Defender con carrozzeria in alluminio, costruita dal 1948 ed icona del fuoristrada, si presenta con i modelli speciali Autobiography, Heritage ed Adventure, introdotti sul mercato svizzero da maggio. Anteprima svizzera invece per la Range Rover Sport SVR da 550 cavalli.
Land Rover Defender Celebration Series TM Marzo 2015 · 167
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Mercedes Anteprima mondiale per la Maybach S 600 Pullmann, che rasenta la perfezione nel gruppo Mercedes unendo la tecnologia della Classe S con l’esclusività di Maybach. Anteprima mondiale pure per le Mercedes AMG GT3 e la Special Edition ‘Mille Miglia 417’, modello speciale basato sulla SL Roadster. Anteprima europea per la Mercedes AMG GLE 63 S 4Matic Coupé da 585 cavalli e trazione integrale e la CLA 45 AMG 4 Matic Shooting Brake, che con 360 cavalli è il fiore all’occhiello della nuova gamma CLA Shooting Brake costruita sulla base della CLA. Anteprima europea per la GLE 350 d 4Matic Coupé e la GLE 450 AMG 4Matic Coupé. Anteprima europea anche per la CLA 250 4Matic Shooting Brake e la 200 CDI Shooting Brake, quest’ultima con parsimonioso diesel da 136 cavalli e consumo medio di 3,9-4,2 litri. Infine anteprima europea anche per la C 350 Plug in Hybrid, che si distingue per il suo parsimonioso consumo di soli 2,1-2,4 litri, che consente di percorrere fino a 31 km in maniera elettrica e quindi praticamente a 0 emissioni.
Mercedes-Benz AMG GT3
Mercedes-Benz SL Special Edition ‘Mille Miglia 417’
Mercedes-Benz C 450 AMG 4MATIC
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Mercedes-Benz AMG CLA 45 Shooting Brake
Maybach S 600
Mercedes-Benz AMG GLE 63 4Matic
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Nissan Anteprima mondiale per la Sway Concept, che mostra il nuovo linguaggio Nissan nel segmento delle berline compatte: la mancanza della colonna B permette un accesso molto più facile agli occupanti, che stanno comodamente in quattro nonostante le dimensioni esterne compatte. La e-NV200 Evalia invece è la seconda auto elettrica concepita per il mercato mondiale, con spazio per 7 persone e quindi ideale per famiglie o come uso Taxi. Molto sportiva invece la GT-R Track Edition, che è il risultato del reparto di corsa Nismo all’interno di Nissan Group. Per la Pulsar invece Nissan propone in anteprima europea un nuovo motore 1,6 DIG da 190 cavalli.
Nissan Sway Concept
Nissan GT-R LM Nismo
Opel Anteprima mondiale per la Karl, con motore 3 cilindri dell’ultima generazione e con cinque porte, che offre spazio a cinque persone. Anteprima mondiale anche per la versione ‘pepata’ della Corsa OPC, con ben 207 cavalli e 280 Nm sviluppati dal suo motore benzina 1.6 Turbo.
Opel Corsa OPC 170 · TM Marzo 2015
Opel Karl
Peugeot A tre anni dal suo esordio, la mitica 208 in anteprima mondiale si presenta con un facelift, significativo poiché si tratta di un modello molto importante, in quanto è la Peugeot piu venduta a livello mondiale e anche la numero due nel suo segmento in Svizzera. Ora è dotata di telecamera posteriore per la retromarcia, Mirror Screen, nuovo cambio automatico efficiente EAT6 ed emissioni CO2 da record mondiale con soli 79 g/km. Anteprima mondiale anche per le versioni GT Line e GTi by Peugeot Sport. Anteprima svizzera invece per le 308 e 308 SW GT Line, le 508 e 508 SW GT Line, RCZ GT Line nonché le Concept Cars Peugeot Exalt, Quartz e Onyx.
Peugeot GT Line
Peugeot 208
Skoda La nuova ammiraglia Superb rivoluziona il design della Skoda e rappresenta una pietra miliare per il marchio quale miglior Skoda di tutti i tempi. Inaugura una nuova dimensione in termini di spazio, comfort e qualità con tecnologia del pianale modulare trasversale (MQB), sicurezza ottimale, valori di spicco nella tutela ambientale con connettività in-
novativa. Un altro fattore di comfort particolare sono i due ombrelli nelle portiere anteriori. Prevede motori 4 cilindri diesel e benzina tra 1.4 e 2.0 da 125 a 280 cavalli, a trazione anteriore o integrale, con cambi automatici o automatici DSG. Anteprima mondiale per la Octavia RS 230 che con 230 cavalli raggiunge i 250 km/h e la Fabia Monte Carlo di impronta indiscutibilmente sportiva.
Skoda Superb Sedan
Skoda Fabia Monte Carlo
Skoda Octavia RS 230 TM Marzo 2015 · 171
Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Porsche In Casa Porsche sono particolarmente attivi e puntano principalmente sui propri modelli molto sportivi, presentando ben 3 anteprime mondiali, 991 GT3 RS da 500 cavalli, 991 Targa GTS da 430 cavalli, e infine l’attesissima Cayman GT4 da 385 cavalli, con alcune componenti della 911 GT3 e motore, telaio e freni tarati in maniera di dinamica di guida ai massimi livelli, garantendo agilità e divertimento allo stato puro senza perdere l’utilità di tutti i giorni. Anteprima europea invece per Cayenne Turbo S quale SUV più veloce del mondo e Cayenne GTS con motore da 440 cavalli con consumo medio tra 9,8 e 10 litri.
Porsche Cayenne GTS
Porsche Cayenne Turbo S
Porsche Targa 4 GTS
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Porsche Cayman GT4
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Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Subaru Outback AWD EyeSight
Subaru Levorg AWD
Subaru Forester AWD 2.0 D
Subaru Anteprima europea per le Subaru Levorg AWD che verrà lanciata in autunno, Outback AWD EyeSight, Impreza AWD 2.0i con nuovo motore Boxer 2.0 litri da 150 cavalli e infine Forester AWD 2.0 D Lineartronic, con motore Boxer diesel in combinazione con trazione integrale e cambio automatico Lineartronic.
Subaru Impreza AWD 2.0i 174 · TM Marzo 2015174 · TM Marzo 2015
Suzuki New Vitara
Suzuki iK-2
Suzuki iM-4
Suzuki
Suzuki New Celerio
Anteprima mondiale per le due vetture di studio Suzuki Concept iK-2 e iM-4, mentre in anteprima svizzera si presentano la New Suzuki Vitara 1,6 benzina o diesel, con cambio manuale oppure automatico a 6 rapporti per la variante benzina, e la New Suzuki Celerio 1.0 benzina a cambio manuale o automatico a 5 rapporti.
Mazda In anteprima europea, la Mazda CX 3 lancia la sfida alle piccole Crossover e sarà disponibile a trazione anteriore o integrale.
Mazda CX 3
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Salone internazionale dell’auto e accessori di Ginevra 2015
Toyota In anteprima mondiale si presenta la nuova generazione della Toyota Avensis, in versione limousine e station wagon. Anteprima mondiale anche per le Toyota Auris Hatchback e Auris Touring Sports, dall’equipaggiamento evoluto dal profilo del comfort e della sicurezza e con nuovi motori efficienti e performanti. Anteprima europea per la Mirai, veicolo ad idrogeno a celle di combustibile, con un’autonomia di 480 km e con la quale in soli 3 minuti ‘si fa il pieno’. Anteprima svizzera invece per Verso Swiss Trend e RAV4 Swiss Trend.
Toyota Avensis
Toyota Auris
Toyota Mirai
Volvo
Volvo XC 90 T6 AWD
Volvo V 60 Cross Country T5 AWD
176 · TM Marzo 2015
In anteprima europea Volvo S 60 Cross Country T5 AWD e Volvo V 60 Cross Country T5 AWD, mentre in anteprima svizzera si presentano Volvo XC 90 D5 AWD, XC 90 T8 Twin Engine R Design ibrida da 400 cavalli, XC T6 AWD Urban Luxury, XC 90 T6 AWD Rugged Luxury, V 60 Cross Country T5 AWD e S 60 Cross Country T5 AWD e V60 Plug in Hybrid.
Volvo S 60 Cross Country T5 AWD
Volkswagen Un vero fuoco d’artificio di anteprime mondiale sullo stand della Volkswagen con Touran, Sharan, Touran R Line, Passat Alltrack, nuova Caddy, Golf GTD Variant e le serie TSI Bluemotion di Golf e Polo. Anteprime europee per Golf R Variant
Volkswagen Golf GTD Variant
e Golf Variant HyMotion. Anteprima svizzera invece per Passat GTE, Passat R Line, Passat TDI Bluemotion, Golf Alltrack e Polo GTI. Verrà inoltre presentata la CC Concept ‘sport coupé GTE’.
Volkswagen Touran
Volkswagen Passat Alltrack
Volkswagen Polo GTI
Volkswagen Caddy TM Marzo 2015 · 177
a cura dell’Ufficio marketing
Al Salone di Ginevra due grandi anteprime di Infiniti
n occasione dell’85esimo Salone internazionale dell’auto di Ginevra il marchio Infiniti presenta, in anteprima mondiale, la QX30 Concept, musa ispiratrice per lo sviluppo di un crossover compatto premium indirizzato ad una nuova generazione di clientela di lusso. La QX30 Concept mira infatti a provocare un rinnovamento epocale nel segmento delle compatte di lusso, con un approccio di design differente che va oltre la tradizione e il conformismo tipici del segmento. I potenziali clienti della QX30 Concept sono alla ricerca di un prodotto che risponda alla perfezione alle loro necessità di cittadini urbani durante la settimana ed extraurbani nei fine settimana, esigenze che la QX30 compatta può pienamente soddisfare. Combinando le linee eleganti di una coupé con l’aspetto rustico-sportivo e la posizione di guida dominante tipici di un crossover, la QX30 Concept permette infatti al suo proprietario di trovarsi a proprio agio
I
178 · TM Marzo 2015
sia nei percorsi urbani che extra urbani. Sulle rive del Lemano Infiniti presenta inoltre, in anteprima europea, la Q60 Concept, prototipo che anticipa l’essenza di una coupé sportiva premium che entrerà in produzione nel 2016. L’attraente Q60 Concept è stata svelata nel mese di gennaio durante la conferenza stampa di Infiniti al Naias (North American International Auto Show) di Detroit. Grazie a linee forti, scolpite e che lasciano trasparire il Dna di questa automobile, fatto di potenza ed alte prestazioni, la coupé due porte punta a garantire grande dinamicità, aspettativa chiave dei clienti premium a cui si rivolge. La Q60 Concept è stata presentata da Roland Krueger, Presidente di Infiniti Motor Company, Ltd, alla sua prima apparizione ufficiale ad un Salone dell’Auto nel suo nuovo incarico all’interno della società. «Basta un’occhiata: la Q60 Concept è una chiara dichiarazione di intenti da parte dei designers del brand, grazie al fascino che ema-
na, tangibile e reale», ha dichiarato Krueger, «il design è uno degli elementi chiave che guidano lo sviluppo di un marchio forte e la Q60 Concept rappresenta un altro importante pilastro nel progetto di Infiniti volto a rinnovare la sua gamma di modelli, grazie ad un linguaggio di design forte e, al contempo, armonico. Nel 2016 lanceremo un inedito modello chiaramente ispirato alla Q60 Concept». Infiniti ha già stabilito l’ampliamento del suo portafoglio di prodotti nell’importante segmento C premium con l’inizio della produzione della Q30 (nel corso dell’anno) ed ha indicato l’intenzione di espandersi anche nel segmento delle berline di grandi dimensioni, con la straordinaria Q80 Inspiration Concept mostrata al Salone di Parigi dello scorso ottobre. La Q60 Concept rispecchia l’intenzione di Infiniti di rafforzare l’offerta nel segmento delle auto di medie dimensioni. Il disegno della Q60 Concept enfatizza l’insieme delle sue proporzioni, che
Il marchio Infiniti Infiniti Motor Company Ltd. ha sede a Hong Kong e vanta una rete di vendita che si estende a circa 50 Paesi. Il marchio è stato lanciato nel 1989: la sua gamma di automobili di lusso è attualmente prodotta in stabilimenti ubicati in Giappone, negli Stati Uniti e in Cina. Nel 2015 verrà avviata la produzione nel Regno Unito, parallelamente alla significativa espansione della gamma di prodotti del brand. Infiniti prevede inoltre di estendere la sue attività produttive al Messico entro il 2017. In quanto title sponsor e partner esclusivo nell’area Vehicle Performance del team Infiniti Red Bull Racing, Infiniti ha uno stretto rapporto di collaborazione tecnica con il team già quattro volte vincitore del Campionato Mondiale FIA di Formula Uno.
vengono sottolineate dal forte carattere interpretativo dei tagli profondi che vanno a disegnare i lati del ‘corpo’. I gruppi ottici anteriori, stilema di Infiniti, conferiscono alla coupé un look decisamente high-tech, con le delicate fibre ottiche che irradiano come le linee dell’iride dalla pupilla. Nell’abitacolo spiccano le finiture di estrema qualità e ricercatezza che notiamo nei più piccoli dettagli, dal cockpit al volante ai sedili, sellati con pelli di prima scelta e cuciture realizzate a mano. La Q60 Concept è coerente con la sua immagine di vettura sportiva e mette in grande evidenza la sua potenza, espressa dal propulsore 3 litri V6 di nuova generazione con iniezione diretta e doppio turbocompressore, che fa parte della nuova famiglia di motori, più leggeri, più piccoli, più efficienti e più potenti. Con il suo design importante e distintivo, le sue alte prestazioni e l’accurata attenzione per ogni singolo dettaglio, la Q60 Concept apre così la strada alla futura coupé sportiva premium di Infiniti. Per informazioni: Centro Infiniti Lugano Garage Stadio SA Via alla Bozzoreda 49 6963 Lugano-Pregassona Tel. +41 91 940 48 36 www.infiniti.eu TM Marzo 2015 · 179
auto
Eleganza e tecnologia per la guida di classe È un vento di grandi novità a soffiare quest’anno in casa BMW. Con proposte che, approcciando nuovi segmenti, vanno incontro alle diverse aspettative, che si tratti del cultore del Marchio, dello sportivo, della famiglia o della signora dallo spirito glamour. Il sogno BMW si realizza per molti oggi anche grazie ai premi Euro Advantage.
C
on una serie di eventi, durante tutto l’anno, il Garage Cencini di Lugano svelerà al pubblico le tante novità BMW. A cominciare dalla nuova Serie 2 Cabrio, appena lanciata «E disponibile per un giro di prova per tutti quegli appassionati di cabriolet desiderosi, in questo inizio di primavera, di fare la prima guida dell’anno all’insegna della libertà», nota Vincenzo Cencini, titolare dell’omonimo Garage, da oltre quarant’anni concessionario esclusivo BMW. La nuova BMW Serie 2 Cabrio è una
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perfetta combinazione di elementi opposti: il motore dinamico della BMW Serie 2 Cabrio e le innovative tecnologie BMW EfficientDynamics coniugano una potenza senza compromessi alla massima efficienza. Come risultato, questa macchina trasferisce sull'asfalto manovrabilità e dinamismo, dimostrando grinta e carattere percepibili con tutti i sensi. Con la capote aperta, la parte anteriore della BMW Serie 2 Cabrio appare ancora più grintosa, le linee di spalla più atletiche e la parte posteriore più imponente. Ma anche quando è
La nuova Serie 2 Cabrio.
chiusa la BMW Serie 2 Cabrio conquista con le sue linee. Dalla BMW Serie 2 Cabrio emerge il suo talento che le permette di dominare il vento ed emozionare per offrire il massimo piacere di guidare. La prima, insomma, «di una serie di vetture che sorprenderanno i clienti e gli estimatori del Marchio per lo spirito innovativo, che tuttavia non stravolge mai i canoni tecnologici, estetici e di comfort
A destra, Vincenzo Cencini, titolare dell’omonimo Garage di Lugano ed Elisabete Cencini, direttrice marketing. Sopra, Vincenzo Giametta, direttore operativo del Garage Cencini.
di BMW», aggiunge Elisabete Cencini, direttore marketing dello storico Garage ticinese. Fedele alla sua filosofia che abbina efficienza e dinamismo, la casa automobilistica bavarese al Salone di Ginevra ha portato, tra le altre novità, la Serie 1 e la Serie 2 Grand Tourer. «Due auto che – ne siamo certi – sono in grado di soddisfare sia i clienti di sempre sia quelli nuovi che, magari proprio dalle particolarità di questi due modelli, saranno invogliati ad accedere all’universo BMW», commenta Vincenzo Cencini. Un universo, quello della prestigiosa ‘Tedesca’, che si declina in modelli e varianti destinati a raggiungere praticamente tutte le tipologie di cliente, così da rendere ‘il sogno di una BMW’ sempre più realtà. Una realtà non disturbata neppure dal rafforzamento del franco: «La misura dei premi Euro Advantage presa per contrastare gli effetti di tale rafforzamento sta dando i suoi frutti», commenta Vincenzo Giametta, direttore operativo dell’azienda Cencini, e rappresentante dal 1 gennaio scorso della Fiusga, la più grande fiduciaria in Svizzera nel settore automobilistico. «Aver rafforzato il management aziendale, aggiungendovi la figura di un direttore operativo», fa notare Vincenzo Cencini, «deriva dalla volontà di proiettare nel futuro un’azienda familiare come la nostra, esistente da oltre 75 anni, con il
A destra, in alto: Serie 2 Grand Tourer e, in basso, la nuova Serie 1. TM Marzo 2015 · 181
A sinistra, le due supersportive BMW X5M e X6M.
supporto di una persona esperta in quest’ambito, che possa preparare e favorire l’integrazione della ‘nuova generazione Cencini’ alla guida dell’impresa». Una volontà di prepararsi adeguatamente al futuro in armonia con la filosofia e le strategie della Casa automobilistica tedesca, che con le nuove proposte spazia dalle innovazioni tecniche ed estetiche fino ad importanti restyling di modelli diventati ormai cult, e al tempo stesso introduce la prima vera ibrida X5 e la prima soluzione 7 posti. «Nel segmento delle compatte premium, la Serie 1 è la quintessenza del piacere di guidare», nota Vincenzo Cencini. «La nuova versione, riproposizione della berlina di segmento C, si presenta non solo con un look completamente rinnovato, ma con esso rivela una serie di gustose sorprese», anticipa l’esperto e appassionato delle vetture tedesche. Ancora più compatta, efficiente, innovativa e particolare di prima, sempre a 3 e 5 porte, la Serie 1 si propone con motori dinamici, sportivi 182 · TM Marzo 2015
ed economici: motori diesel e benzina molto efficienti e consumi tra 3,4 e 8,0 litri e con emissioni CO2 tra 89 e 189 g/km. Inoltre, per la prima volta, la rivisitazione prevede l’impiego di un motore da tre cilindri, «per un piacere di guidare ancora più intenso e per consumi ancora più ridotti», precisa il titolare del Garage luganese. Il restyling della compatta più piccola delle BMW ha coinvolto anche il lato tecnico: nuove funzionalità ConnectedDrive come l’assistente di parcheggio e il regolatore della velocità attivo con funzione Stop & Go offrono un comfort di guida ancora più speciale. «Anteprima mondiale a Ginevra anche per la nuova BMW Serie 2 Gran Tourer, che apre ad un nuovo concetto di auto: compatta fuori ma grande dentro. Offre come optional, unica nella categoria, sette posti distribuiti su tre file di sedili», nota Cencini, alla testa del Garage fondato 75 anni fa da suo padre Celestino. «È una monovolume ideale per le fami-
glie quindi – anche per il grande bagagliaio di cui è provvista - , che trovano inoltre cinque nuove motorizzazioni turbo da 116 a 192 cavalli con consumi che spaziano tra 3,9 e 6,4 litri, e con emissioni CO2 tra 104 e 149 g/km. Auto a trazione anteriore, si adatta perfettamente alla morfologia del Ticino, in particolare alle sue caratteristiche valli», fa notare Cencini. Quest’anno la BMW Serie 2 Gran Tourer sarà proposta anche nella versione xDrive. Con raffinata eleganza e spazio per tutti, questa monovolume offre comunque quella sportività tipica del marchio tedesco. Ibrido ed elettrico sono le nuove frontiere. Un terreno sul quale tutte le grandi marche sperimentano e propongono, affinando di anno in anno la loro offerta. Non diversamente in casa BMW. Fondamentale per tagliare le emissioni, arriva infatti la X5 Plug-in Hybrid, una versione che piace a quanti desiderano viaggiare in modo più efficiente. «Un concetto di ibrido che consente di abbinare ad un’auto di alto livello, un suv, dei consumi molto bassi. Sono 140 i cavalli di un motore elettrico e 250 quelli di un motore a combustione», commenta Cencini. Tra le novità dell’anno proposte dal Marchio bavarese ci sarà anche la BMW X1 completamente nuova, e grande attesa suscita la nuova BMW Serie 7: «un’auto che coniugando altissima tecnologia con classe ed eleganza, si presenta come un vero e proprio salotto su quattro ruote, che richiama gli stilemi della Rolls Royce. Un’auto, insomma, che permetterà di respirare le affascinanti atmosfere della Rolls», nota Cencini. Nel segmento delle supersportive, si segnalano la BMW X5M e la BMW X6M. Il nuovo cambio Streptonic da 8 rapporti con Drivelogic pone nuovi benchmark in fatto di sportività e possibilità di cambiate, con un aumento sia della dinamica, sia dell’efficienza. «La BMW garantisce sempre, nei vari segmenti e modelli, un design mozzafiato e un comfort di lusso abbinati alla sportività che la contraddistingue da sempre. Dinamismo ed eleganza sono il tratto distintivo che caratterizza anche le nuove edizioni previste per il 2015», conclude Vincenzo Cencini. Simona Manzione
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Anteprima Baselworld 2015
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Anteprima Baselworld 2015
Eberhard & Co. Tazio Nuvolari Automatic Cassa in acciaio e look spiccatamente sportivo, quadrante nero con zona ‘perlée’ e 12 numeri arabi luminescenti dal profilo rosso.
Gucci Dive Orologio sportivo subacqueo con meccanica ad alte prestazioni. Oggi, la collezione simbolo si arricchisce di otto nuovi modelli al quarzo, in una varietà di materiali e colori.
Girard-Perregaux Tourbillon Tri-Axial in oro grigio Il Tourbillon è stato messo a punto due secoli fa. Girard-Perregaux, grande specialista di questa complicazione regina, spinge ancora in avanti la complessità e le frontiere dell’innovazione.
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Eterna Eterna Royal KonTiki Chronograph GMT Una nuova versione del movimento in-house made Calibro 39, il calibro 3927A.
Hublot Big Bang Ferrari Due nuove versioni, ‘corsa’ del Big Bang Ferrari celebrano il terzo anno di collaborazione tra Hublot e la famosa casa automobilistica. Le due novità sottolineano anche i 10 anni di questo modello di orologi dall’animo sportivo. Cassa del diametro di 45 mm in ceramica nera o grigia, cinturino in caucciù e cuoio dai colori vivaci.
Longines Conquest Classic Moonphase
Corum Corum Admiral’s Cup AC-One 45 Tides
Icona degli amanti del mare che ritorna oggi in un’estetica riveduta: è l’orologio delle maree. Un’esclusiva che riafferma con forza il legame originale di Corum con il mondo nautico.
Rimanda all’eleganza e alle prestazioni delle stelle degli ippodromi più prestigiosi. Longines presenta un nuovo cronografo che arricchisce la collezione Conquest Classic.
Hermès Arceau Petite Lune Ora, minuto, data a ore 6 e fase di luna a ore 10.30. Disponibile con diamanti o senza, cinturino in coccodrillo in diversi colori.
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Anteprima Baselworld 2015
Louis Vuitton Tambour éVolution In Black Collection In una versione assolutamente maschile: linee forti e un profilo high-tech. Pensato per un uomo contemporaneo, cittadino, che ama viaggiare.
Zenith Tag Heuer Carrera Look Vintage Calibre 18 Due nuovi segnatempo Carrera, sportivi dal cuore vintage, con l’iconico logo “HEUER”. Raccolgono la tradizione della Maison Heuer, arricchendola di nuova energia, attualizzandola, per renderla unica e moderna. La cassa da 39 mm è perfetta sia per il polso maschile sia per quello femminile.
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Academy Georges Favre-Jacot Celebra i 150 anni di Zenith attraverso un vero e proprio concentrato dello storico savoir faire della Manifattura. Creazione di alta orologeria, custodisce al suo interno il movimento ad alta frequenza El Primero 4810 a carica manuale. L’indicatore della riserva di carica, situato nella parte inferiore del quadrante e impreziosito dalle iscrizioni “Force constante” e “High Frequency”, riflette appieno l’eccellente qualità del movimento. Il contatore dei piccoli secondi a ore 7.30, invece, reca il logo a stella della Manifattura.
Ulysse Nardin Delizia sull’Ora - Vivaldi Orologio musicale meccanico, basato sul calibro Ulysse Nardin 690, suona la melodia di Vivaldi, Concerto di Violino in E. In edizione limitata a 99 pezzi, in oro rosa a 18 carati, rievoca a chi lo indossa l’infanzia, ispirandosi al classico carillon.
Tissot Chemin des Tourelles Dal nome della via di Le Locle, dove nel 1907 fu costruita la Manifattura Tissot e dove ha sede ancor oggi l’azienda, una collezione speciale dal design contemporaneo, con una cassa elegante proposta in numerose finiture, tra cui una lucida e una satinata. Molteplici le versioni, dai quadranti con lavorazione soleil, ai modelli più sobri con datario.
Oris Tycho Brahe Limited Edition Un nuovo segnatempo, in edizione limitata a 500 esemplari, dotato della sofisticata complicazione Pointer Moon. È ispirato a Tycho Brahe, aristocratico e astronomo danese del XVI secolo. Con cassa in acciao inossidabile dal diametro di 42 mm, è presentato in una raffinata scatola di legno.
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b•o•u•t audemars piguet
lacoste Per lo sport e il tempo libero, una borsa dalle linee pulite e il design accattivante.
Presentato al SIHH 2015, il nuovo Royal Oak Offshore Diver reca, per la prima volta, un fondello a vista che rivela il movimento. Sportivo e performante, è resistente all’acqua fino a 300 metri.
Dove siamo caran d’ache
Audemars Piguet da Bucherer Via Nassa 56, Lugano Tel. +41(0)91 923 14 24 & da Les Ambassadeurs Via Nassa 5, Lugano Tel. +41(0)91 923 51 56
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Lacoste Via Nassa 36, Lugano Tel. +41(0)91 924 00 41
Louis Vuitton Via Nassa 31, Lugano Tel. +41(0)91 910 20 80
Vacheron Constantin da Les Ambassadeurs Via Nassa 5, Lugano Tel. +41(0)91 923 51 56 & da Mersmann Via Nassa 5, Lugano Tel. +41(0)91 923 51 31
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hermès Calzature sportive in tela stampata, disponibili anche in tinta unita.
La nuova collezione si ispira all’India.
La rubrica di tutti i periodici della casa editrice Ticino Management: Ticino Management • Swiss Money 192 · TM Marzo 2015
•i•q•u•e vacheron constantin Animato dal nuovo calibro Vacheron Constantin 3200 a carica manuale, questo pregevole segnatempo entra a far parte della collezione Harmony, destinata ad accogliere movimenti dotati di medie e grandi complicazioni, per la gioia dei collezionisti e degli intenditori.
louis vuitton Il nuovo plaid da viaggio si ispira ai pregiati ricami dei tessuti indiani.
baldinini La classica derby rivisitata con ironia ed eleganza, perfetta per il giorno e le occasioni speciali.
Biotherm Gel da barba trasparente, per una rasatura accurata e senza errori. Ideale per le pelli sensibili, assicura il massimo comfort.
dior HOMME L’estetica minimalista si sposa con un tocco estroso.
Management • TicinoManagement Donna • Ticino Management in lingua russa • Evolution • Shirkah TM Marzo 2015 · 193
b•o•u•t •i•q•u•e BVLGARI caRTIER Raffinata versione femminile del nuovo modello della Maison, presentato al SIHH 2015 e disponibile da aprile: Clé de Cartier presenta un movimento a carica automatica, ed è realizzato in oro rosa 18 carati ornato di diamanti taglio brillante.
L’iconica linea Serpenti Forever si tinge delle nuance primaverili: questo modello è realizzato in pelle di vitello color orchidea, con finiture in ottone placcato palladio e chiusura ‘Serpenti’ in smalto, peridoto e giada viola.
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Per preparare la pelle al primo sole, un trattamento esclusivo idratante e autoabbronzante.
Bvlgari Via Nassa 27, Lugano Tel. +41(0)91 910 41 41 1
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Emporio Armani Via Nassa 3, Lugano Tel. +41(0)91 911 68 80 0
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Louis Vuitton Via Nassa 31, Lugano Tel. +41(0)91 910 20 80 0
Patek Philippe da Mersmann Via Nassa 5, Lugano Tel. +41(0)91 923 51 31 1
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BU BURBERRY prorsum pr Dirett Direttamente dalle passerelle londin londinesi, nuance decise e fresche per un abito dal sapore fresch primaverile. prima
emporio armani Estro ed eleganza per la nuova linea della Maison italiana.
b•o•u•t •i•q•u•e patek philippe Spirito sportivo che non riununcia all’eleganza per l’Aquanaut Réf. 5067A-011: la cassa, incastonata con 46 diamanti, regala luce e charme a questo esclusivo segnatempo.
louis vuitton Futuristico nel design, questo scintillante modello si distingue per il metallo lucido e le lenti a specchio.
sony La nuova action camera di Sony, sottile e a prova di spruzzi, segue le avventure sovrapponendo i dati GPS per far rivivere gli spostamenti direttamente su mappa.
chanel Sneakers in tela, camoscio e pelle impreziosite dall’inconfondibile logo della Maison.
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Si chiama Le Flâneur Sportif, e combina armoniosamente l’eleganza della Maison alle ultime innovazioni tecniche.
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ANTEPRIMA Salone internazionale del mobile di Milano 2015
Il design di domani Arredo, illuminazione e spazi di lavoro saranno i protagonisti della 54esima edizione del Salone del Mobile, che si terrà a Milano dal 14 al 19 aprile. L’eccellenza del prodotto declinato in ogni sua possibile forma, l’innovazione e importanti eventi collaterali sono gli ingredienti che contribuiscono a rendere il Salone un evento da non perdere.
I
l Salone del Mobile è il punto di riferimento a livello mondiale del settore casa-arredo e strumento dell’industria che trova in esso uno straordinario veicolo di promozione. Grazie al successo dell’ultima edizione,
con 311.781 operatori del settore - di cui 205.464 esteri, cui si aggiungono le oltre 39mila presenze di pubblico nel weekend e i 6.276 operatori della comunicazione - si conferma il palcoscenico esclusivo su cui presentare le ultime novità in fatto di
arredo. Novità che - come svelano queste pagine - , nei colori, parlano di ambienti dalle vivide cromie, con preferenza per le tonalità proprie della natura: la terra, dal rosso al mattone, l’azzurro cielo, il verde in tutte le sue sfumature. Il bianco
In apertura, divano Lario di Flexform, il divano easy chic disegnato da Antonio Citterio. Dalle linee pulite ed essenziali, è un modello fresco, contemporaneo, dal carattere destrutturato, flessibile, versatile. A sinistra, di Maxalto, Solatium della Collezione Apta: il nuovo sistema di sedute di gusto classico che si compone di ben 140 elementi. Dimensioni severe, ingentilite da dettagli preziosi e raffinati. 198 · TM Marzo 2015
Sopra, Shinò (design Domenico De Palo) di Visionnaire. Divano componibile rivestito in velluto trapuntato con schienali a forma di cuscini. Dimensioni 310 x 185 h 98 cm. A destra, di Poliform, Fitted (design Rodolfo Dordoni, 2015). L’armadio definito dalla leggerezza. Sotto, tavolo Brooklyn e sedie Graz (design Paola Navone) di Baxter.
totale si conferma un’intramontabile scelta di stile. Nelle trame si fanno notare i decori vintage in stile anni ’60 e ’70, e le trame floreali, riprese anche dai più grandi stilisti di moda, a dimostrazione che l’industria fashion e quella del design si muovono spesso di pari passo. Nei materiali, il legno è sovrano, per mensole e complementi di arredo, ma molto utilizzata è anche la pelle per le sedute (divani, sedie e poltrone). Per il 2015 persisterà lo stile d’arredo minimal, entrato in voga ormai da qualche anno. Il minimalismo rinuncia ai fronzoli, e talvolta anche alle decorazioni, per lasciare letteralmente spazio, in tutti i sensi. Spazio per guardare, spazio per ‘avere spazio’, per essere liberi di muoversi, respirare, osservare e avere luce. Difatti la luce è una componente importante in questo stile, sempre presente, sempre valorizzata. Con più di 2.000 espositori, un’area espositiva superiore ai 200mila metri quadrati, migliaia di prodotti presentati in anteprima, il Salone del Mobile si conferma ogni anno la fiera di riferimento del settore a livello internazionale, in grado di attrarre oltre 300mila visitatori provenienti da più di 160 Paesi. Per il 2015, dal 14 al 19 aprile, il Salone TM Marzo 2015 · 199
Sopra, Town di Giorgetti (design Carlo Colombo). Innovativo e trasformista, diventa protagonista del living o della cabina armadio grazie a un’eccezionale cura dei dettagli. A sinistra, divano Paris by Arch. Carlo Colombo di Rugiano. Presentata nel 2012, oggi la collezione di sedute Paris rinnova il look con dettagli di eleganza glamour. Sotto, Kristal di Molteni&C, design Dante Bonuccelli, nasce dalla ricerca sulla trasparenza tridimensionale: un classico dell’arredo, la vetrina, è reinterpretato con tecnologie contemporanee.
sarà aperto agli operatori ogni giorno dalle 9.30 alle 18.30, e potrà essere visitato anche dal pubblico il sabato e la domenica. Con il Salone Internazionale del Mobi-
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le, suddiviso nelle tre tipologie stilistiche Classico, Moderno e Design, il Salone del Complemento d’Arredo e il SaloneSatellite, quest’anno tornano le biennali
Euroluce nei padiglioni 9-11 e 13-15 e Workplace3.0/SaloneUfficio, all’interno dei padiglioni 22-24, dedicato all’ambiente di lavoro.
A Euroluce, la manifestazione in cui protagonista è l’eccellenza nel mondo dell’illuminazione, saranno presentate le novità in fatto di apparecchi per l’illuminazione da esterni, da interni, industriali, per spettacoli ed eventi, per il settore ospedaliero, per usi speciali; di sistemi di illuminazione, sorgenti luminose e software per le tecnologie della luce. In occasione dell’Anno Internazionale della Luce, proclamato dall’UNESCO proprio per il 2015, sarà inoltre realizzata l’installazione-evento “FAVILLA. Ogni luce una voce” - un racconto-ricerca sull’essenza della luce - ideata per la città di Milano dall’architetto Attilio Stocchi. Workplace3.0 sarà invece una proposta espositiva con un concept innovativo dedicato al design e alla tecnologia per la progettazione dello spazio di lavoro nel suo insieme. Workplace3.0 riunirà le offerte migliori del mondo dell’arredamento per ufficio, banche e istituti assicurativi, uffici postali e ambienti pubblici; delle sedute per ufficio e comunità, degli elementi per acustica, delle partizioni interne e dei rivestimenti, dei complementi d’arredamento per ufficio e delle tecnologie audio-video. Dedicata all’ambiente di lavoro “La Passeggiata”, siglata da Michele De Lucchi - architetto italiano di fama internazionale - sarà una grande installazione ospitata all’interno dei padiglioni di Workplace3.0, ideata con l’obiettivo di creare un’area in cui presentare proposte e spunti progettuali per vivere lo spazio di lavoro nelle tante e differenti accezioni attuali. Nuove attività e modi di lavorare generano nuovi spazi di lavoro e nuove esigenze progettuali per ‘abitarli’, con un ufficio che sempre più diventa il luogo delle relazioni, degli incontri e del vivere
insieme. Un secondo evento, “In Italy”, progetto di Four in the Morning a cura dell’architetto Dario Curatolo, vedrà protagoniste 64 aziende italiane e un gruppo selezionato di designer, progettisti e architetti che si confronteranno sul tema dei prodotti, del design e della progettazione. Le aziende coinvolte si presentano attraverso uno strumento altamente innovativo: si tratta di un filmato, con il quale il curatore condurrà lo spettatore nell’esplorazione virtuale del saper fare e dell’unicità italiani e del percorso produttivo nascosto dietro ogni oggetto. Il filmato diventerà un’installazione che a sua volta sarà convertita in un’App per esplorare cinque soluzioni a Lecce, Milano, Roma, Venezia e in Val
In alto, Manhattan di Colombostile (design Elena Viganò). Il tavolo da colazione ha la base in metallo con finitura a specchio ‘oro bianco’ mentre il piano a forma ottagonale è in legno di sicomoro frisé a effetto diamante. A destra, Jumbo Collection, credenza La Grande Dame, radica di frassino e marmo onice, intarsi in ottone, basamento in tiglio intagliato. TM Marzo 2015 · 201
A sinistra, la collezione 2015 di Dedar abbina differenti mood e fonti di ispirazione, che si affiancano e si contaminano l’una con l’altra. A destra, la nuova Galerist di Lema (design Christophe Pillet): una vetrina che nasce da uno stilema classico e si reinventa per diventare arredo contemporaneo e di design.
d’Orcia - per cinque stili d’interni. Nei padiglioni 22 e 24 - gli stessi di Workplace3.0 -, con ingresso libero al pubblico da Cargo 5, torna il SaloneSatellite. Giunta alla sua 18a edizione, la manifestazione quest’anno è dedicata al tema “Pianeta vita”, inerente a quello di Expo “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Luogo di incontro per eccellenza tra 700 giovani designer selezionati da ogni parte del mondo, gli imprenditori, gli architetti, gli interior designer e la stampa, la manifestazione è dedicata agli under 35 che non solo presentano qui i loro progetti, ma hanno anche la possibilità di essere selezionati per la sesta edizione del concorso SaloneSatellite Award, che ogni anno premia i tre migliori pro-
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In basso, divano-letto trasformabile Duetto di Flou, dal design semplice ed elegante. La struttura può essere rivestita in tessuto, pelle, Ecopelle o Nabuk completamente sfoderabili. Disponibile con piano a doghe fisse.
A destra, di Zalf: armadio Combi System, libreria Domino, pensili G45, sedia Bloom, letto tessile e scrittoio della collezione Web. Sotto, Sacco, la storica seduta di Zanotta, si fa in tre: alla misura tradizionale si aggiungono la medium e la small, animate anche da nuovi rivestimenti a stampa digitale. Per conquistare un pubblico sempre più vasto: dagli amanti del design, ai giovani, ai bambini. In questa foto: Sacco, Saccomedium e Sacco small con tessuto Big Eyes.
totipi tra quelli presentati, relativi alle categorie merceologiche presenti in fiera. Il SaloneSatellite - la principale vetrina internazionale della creatività giovanile, incubatore di talenti e punto di riferimento dei creativi che intendono entrare nel mondo del design - nel 2014 si è aggiudicato il XXIII Compasso d’Oro alla carriera. Un premio dedicato al design indu-
striale, che ha riconosciuto l’importanza di un’iniziativa - il SaloneSatellite, appunto - che, dal 1998, ha permesso a più di 9.000 ragazzi e 253 scuole internazionali di design di incontrarsi, in aprile, su questo palcoscenico. Il Salone del Mobile è sui social network e in rete attraverso il sito web e il magazine (www.salonemilano.it), le pagine ufficiali
su Facebook e Twitter, il canale dedicato su YouTube, la gallery su Flickr e i profili su Linkedin e Pinterest. Gli hashtag ufficiali per seguire l’edizione 2015 su Twitter @iSaloniofficial: #iSaloni, #Euroluce, #Workplace, #SaloneUfficio e #SaloneSatellite. Si rinnova per il secondo anno consecutivo la collaborazione con il Comune di Milano, l’Assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e ricerca Cristina Tajani e le scuole di design della città che ha dato l’avvio nella passata edizione al Progetto Accoglienza. Il Salone del Mobile predisporrà alcune postazioni nei punti nevralgici della città presidiate da cento studenti che forniranno al pubblico indicazioni sulla mobilità in città, sulla fiera stessa e anche sulle iniziative comprese nel Palinsesto di eventi a Milano predisposto dall’Assessorato. Il Salone del Mobile inoltre è tra i sostenitori della mostra Leonardo da Vinci 14521519 - la più grande esposizione dedicata all’inventore mai realizzata in Italia - che inaugurerà il 15 aprile 2015 a Palazzo Reale, a ridosso dell’apertura del Salone. È stato siglato per il terzo anno l’accordo tra Salone del Mobile, Fiera Milano e ATM che consentirà ai visitatori del Salone del Mobile di acquistare un biglietto integrato, valido sia per il trasporto urbano sia per l’ingresso in Fiera. In occasione del Salone del Mobile, Trenitalia attiverà fermate speciali Frecciarossa, Frecciabianca ed EuroCity a Rho Fiera Expo Milano. Tre Frecce al mattino e tre al pomeriggio, oltre a due coppie di EuroTM Marzo 2015 · 203
Sotto, proposto da Illulian, Aramis V1, un grande classico rivisitato in chiave più audace e contemporanea. L’elegante effetto vintage è il tipico trend delle collezioni fashion. A destra, GLO di Penta (design Carlo Colombo), in vetro borosilicato. Diffusore esterno trasparente, iridescente, oro, oro rosa, argento e nero; diffusore interno sabbiato. Disponibile anche nella versione da tavolo e da terra.
City da e per la Svizzera, fermeranno nella stazione adiacente ai padiglioni espositivi. Grazie all’accordo con SkyTeam Global Meetings, espositori, operatori e giorna-
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Sotto, Kivas (design Karim Rashid) di Quintessence by Valdichienti. Divano modulare nei colori e nelle combinazioni, rivestito in pelle Pieno Fiore. Disponibile nelle versioni a 2 posti, dormeuse con bracciolo destro o sinistro, e, come in foto, 3 posti.
Sotto, Lampione Sole di Samuele Mazza Outdoor Collection, struttura in ferro verniciato lavorato a mano e cappello in n resina sintetica intrecciata con motivo maxi paglia di Vienna. A destra, tappeto Paglietta (design Deanna Comellini) mellini) di GT Design, che realizza oggetti tessili e tappetii sia per esterno sia per interno.
Sotto, il forziere re rosso di Agresti, cassettone one portagioielli blindato o in radica rossa lucida, con portacollane estraibile. Maniglie in pelle, accessori in ottone placcato oro 24 carati. Apertura a tastiera digitale e chiave per emergenza. A destra, Lampada Bolle di Gallotti&Radice. A destra, in basso, di Chelini poltrona outodoor in mongano sipo, molto resistente ai fattori armosferici.
listi che parteciperanno al Salone potranno usufruire di sconti sui biglietti aerei che variano dal 5% al 15% in base alla classe di prenotazione. Gli sconti sono applicabili su tutti i voli internazionali e intercontinentali di andata e ritorno con
destinazione Milano, operati dal 9 al 24 aprile dai vettori dell’alleanza SkyTeam. Sono in corso anche trattative con Alitalia per offrire al pubblico del Salone del Mobile agevolazioni sull’acquisto dei biglietti nazionali della compagnia aerea
per volare per e da Milano nei giorni della manifestazione. Tutte le informazioni sono consultabili in dettaglio sul sito www.salonemilano.it Simona Manzione TM Marzo 2015 · 205
turismo e ospitalità / ristoranti
La forza di continuare Antonietta e Sharon Pasquale si misurano con simpatia nella conduzione dei rispettivi ristoranti: il Varano a Bellinzona e il Pomo d’Oro a Sementina.
I
l ristorante Pomo d’Oro di Sementina, aperto poco più di un anno fa, è in qualche modo figlio del ristorante Varano di Bellinzona, che da oltre venticinque anni è un punto di riferimento per la gente del luogo, non solo per la pizza ma anche per la buona cucina. Il Varano è cresciuto seguendo non tanto le mode ma piuttosto i gusti della clientela, con una cucina di impronta mediterranea, ben preparata e curata, con sapori genuini e gustosi. L’improvvisa scomparsa lo scorso anno del patron Giuseppe Pasquale ha fatto vacillare diverse certezze, anche perché solo alcuni mesi prima aveva inaugurato un altro ristorante a Sementina, il Pomo d’Oro. Ci sono dei momenti in cui
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è difficile voltar pagina, ma la moglie Antonietta e la figlia Sharon Pasquale hanno preso in mano la situazione, decidendo di continuare le attività in entrambi i ristoranti, dividendosi i compiti, una continuando al Varano e l’altra prendendo in mano la gestione del Pomo d’Oro. Contribuendo tra l’altro al grande impulso dato alla ristorazione nel Bellinzonese con diversi ottimi ristoranti. Il Pomo d’Oro nelle intenzioni del padre avrebbe dovuto essere sì un ristorante del territorio, ma con un’altra anima rispetto al Varano, con una maggiore varietà di piatti. In poco tempo madre e figlia si sono prodigate con grande risolutezza ed impegno nei rispettivi ristoranti. In un certo senso è
stato giocoforza fare dei cambiamenti ed ecco che al Varano nella scorsa primavera in soli dieci giorni l’ambiente è stato completamente rinnovato con un arredamento più moderno e luminoso, con un gioco di separé che però non tolgono affatto la luce. Il varano, da cui il nome del ristorante, una specie di lucertolone la cui origine risale al Cretaceo e che abita in diverse zone dell’Africa e dell’Asia, è il tema conduttore cui si è ispirata la ristrutturazione. Partendo dai colori che sono quelli del suo habitat, quindi colori naturali, bianco, nero, beige con un po’ di rosso; mentre alle pareti sono appesi quadri che riportano ingrandimenti di parti dell’animale, ad esempio la pelle delle zampe, o di fram-
menti di parti di bosco, la foglia piuttosto che il tronco e fiori, in un gioco di disegni che ben armonizzano col contesto. Gli interni sono stati completamente cambiati, anche l’entrata, la parte bar e pure la cucina, che in ogni caso rimane fedele a sé stessa per quel che riguarda la bontà dei cibi, pur con nuove proposte. «Abbiamo un po’ rivoluzionato la carta dei menù» dichiara Antonietta «Ci sono molte proposte nuove, specialmente di piatti tipici italiani. Abbiamo poi inserito piatti vegetariani che assieme ai vegani stanno avendo grande successo. E poi naturalmente sforniamo pizze, tante pizze». Centoventi posti a sedere all’interno e nella bella stagione centodieci all’esterno. Il cuoco è sempre lo stesso fin dall’inizio, una garanzia che niente è cambiato per quel che riguarda la qualità dei cibi che è sempre una priorità. A mezzogiorno c’è un bel via vai di persone che nella pausa pranzo mangiano anche solo un piatto, magari con un antipasto o un dessert. Alla sera il menù è ‘à la carte’ e si può mangiare con calma in relax. Il menù di base è annuale, ciò non toglie che periodicamente alcuni piatti vengano sostituiti in base alla stagione e a quanto offre il mercato. Alcuni esempi? D’inverno non manca la chinoise, in primavera inizia la stagione degli asparagi, mentre d’estate un posto importante occupano le insalate, come alcuni piatti freddi di pasta o altro, e la cacciagione è sicuramente uno degli atout dell’autunno. Molti sono i priminovità, Scialatelli fichi e lardo, Cavatelli Varano, con salsiccia fresca e spugnole, e molto altro. Carni e pesce sono offerti alla brace o con le giuste salse. Molto apprezzate le tartare. Come detto, molta attenzione è riservata ai vegetariani che sicuramente hanno una vasta possibilità di scelta, con piatti anche molto sfiziosi e
insoliti, Tartare di zucchine con fior di latte e timo. Anche il vegano all’occasione. E non mancano dessert golosi, dai semifreddi, ai soufflé, allo zabaglione e molti altri. Se l’ospite ha inoltre qualche desiderio particolare, come nel passato, viene accontentato appena possibile. È Antonietta che ora coordina il tutto: la spesa, la scelta dei piatti assieme al cuoco, il personale, dal pizzaiolo a chi lavora in cucina e in sala, aiutata però dal nipote Francesco Mancuso, cui è affidata la scelta dei vini: ticinesi, svizzeri, italiani e qualche francese, anche al bicchiere. Ci spostiamo ora di qualche chilometro per andare a Sementina dove Sharon Pasquale ci riceve al suo ristorante Pomo d’Oro. Un bell’impegno per una venticinquenne catapultata all’improvviso in una realtà che peraltro conosce bene, perché fin da bambina ha bazzicato nel ristorante dei genitori, aiutando quando possibile man mano che cresceva. Se la sta cavando benissimo. Piena di buona volontà ci fa vedere il locale molto arioso e curato che ha una capienza di una novantina di coperti, più quelli della terrazza nella bella stagione. Oltre a lei in cucina ci sono il cuoco e tre aiutanti e in sala quattro persone che si alternano. Sì, perché il ristorante è aperto dalle dieci di mattina fino a tarda sera. «Quando va bene» sorride Sharon «perché capita che qualche cliente arrivi poco prima delle dieci di sera e chieda di mangiare. Lo accontentiamo volentieri». Già il padre aveva dato una certa impostazione al locale ma non aveva fatto in tempo a fare delle verifiche, ora la figlia in breve tempo ha preso mano e ha fatto scelte in base alle esigenze della sua clientela, che per il momento è perlopiù locale. Il menù è stato leggermente sfoltito e ora compaiono i piatti che la clientela apprezza
Da sinistra, Sharon e Antonietta Pasquale, titolari rispettivamente del Pomo d’Oro di Sementina e del Varano di Bellinzona. Nella pagina a fianco, un’immagine del ristorante Pomo d’Oro sotto la neve. In basso, il nuovo interno del ristorante Varano a Bellinzona. maggiormente. L’intento è quello di cambiare la carta ad ogni stagione, con grande attenzione alle primizie, proponendo spesso qualcosa di nuovo. L’ispirazione è mediterranea, quindi molte sono le paste, la maggior parte fatte in casa. Poi pesce, molto pesce, dall’antipasto al piatto principale, dall’Impepata di cozze alla Tartare di tonno, all’Orata al forno con ratatouille al profumo di menta e pinoli. Anche i piatti di carne, vitello, pollo, manzo, ma non solo, anatra e selvaggina nella stagione giusta. Lo chef è anche pasticcere, quindi di rimando i dolci, i sorbetti, i gelati sono quelli giusti. E poi, che più mediterranea non si può, c’è la pizza in tutte le sue versioni, che sono molteplici. Il locale si presta bene anche come punto di riferimento per riunioni, ci sono spazi riservati adatti, e feste per ricorrenze di ogni tipo. Insomma, un valore aggiunto alla vita sociale del Comune che è molto attivo grazie a numerosi enti e associazioni sportive e culturali. È chiaro che madre e figlia si appoggiano l’un l’altra. In particolare se uno dei ristoranti è già pieno, va da sé che si consiglia l’altro. Sono un po’ diversi tra loro, ma hanno in comune la grande voglia di accontentare chi desidera un buon pasto. Donatella Révay TM Marzo 2015 · 207
Il Ticino delle cene e dei congressi
Centro congressuale e culturale Monte VeritĂ
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Sommario dell’inserto in lingua russa Focus sulle donne 10 Avanti con giudizio 14 Una cultura paritaria 16 La miglior imprenditrice russofona della Svizzera
Cultura 28 2014: duecentesimo anniversario dei rapporti diplomatici tra Russia e Svizzera 21 Un pezzo di Canton Ticino a San Pietroburgo 30 Tra architettura e poesia 32 Georges Baklanoff, una leggenda anche dopo la morte 44 Il viaggio straordinario di Luigi Pelli
Mercato dell’arte 22 Svizzera: una piazza mondiale per la compravendita di opere d’arte
Saloni 26 SIHH, dove i leader del tempo si incontrano 30 Baselworld 2015, un appuntamento imperdibile 32 Il Salone internazionale dell’automobile di Ginevra nel segno dell’ottimismo
Turismo 36 Dove non tramonta mai il sole
Medicina 38 Medicina estetica, una questione di gusto
Shopping 46 Boutique
Eventi 48 Calendario primaverile
Religione 50 L’Istituto di teologia ortodossa Saint-Serge di Parigi
210 · TM Marzo 2015
businesstobusiness il News mensile di Ticino Management per creare affari sommario 211 Aziende 211 Ha aperto a Lugano Musica Liquida, negozio completamente dedicato alla musica digitale 212 Manor amplia l’assortimento dei prodotti senza glutine 212 Innovativa apparecchiatura per eliminare l’umidità dagli edifici 212 Hotel Belvedere di Locarno: nuove iniziative per un marketing vincente
213 Eventi&Cultura 213 A sostegno dell’elettromobilità 214 Servizi innovativi per il business 215 Nuove nomine in UBS Regione Ticino 215 Franco Gervasoni, eletto membro del Comitato direttivo di Swissuniversities 215 La rivista “Tracce” di Pro Natura Ticino guida il lettore alla scoperta dell’affascinante mondo della natura 216 Come trasformare gli ostacoli in opportunità: il punto di vista di ASQ 217 Coop si impegna a favore di una maggiore sostenibilità 218 Ca’ la Ghironda inaugura una ricca attività espositiva 219 Consegnati gli attestati ASIO-Associazione Svizzera Italiana d’Organizzazione e Management 219 I Castelli di Bellinzona rappresentano un’importante tappa del ‘Grand Tour of Switzerland’ 223 Nuove tecnologie e aspetti legali: questo il tema del convegno organizzato da Kiwanis Club Lugano 225 Opere di Michela Valenti in mostra 225 Urs-P. Twellmann: un nuovo sguardo sulla natura
221 Marketing 221 La newsletter di Swiss Marketing
220 PMI 220 Le nuove iscrizioni nel registro di commercio ticinese per il mese di ottobre 2014
Apre a Lugano Musica Liquida a recentemente aperto a Lugano, in via Vicari 10 (zona Cassarate), Musica Liquida, che già nel nome racchiude l’essenza della propria proposta: offrire un’ampia scelta di musica digitale, ossia di mu-
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Aziende
sica che non ha più bisogno di un supporto fisico - quale ad esempio un cd o un lp - per essere ascoltata. Musica Liquida è l’unico negozio della Svizzera italiana completamente dedicato alla
musica digitale, nato dall’unione di 25 anni di esperienza nei settori dell’Hi-Fi e dell’Information Technology. Il modo di ascoltare musica è profondamente cambiato nel corso degli anni: sempre più spesso i pc e i dispositivi mobile vengono infatti utilizzati per riprodurla e conservarla. Molti pensano che questi prodotti, proprio a causa della loro derivazione informatica, non possano garantire la qualità sonora dei classici impianti Hi-Fi. Il potenziale cliente troverà, nell’innovativo punto vendita luganese, prodotti e soluzioni pensati per annullarne i difetti e esaltarne le caratteristiche più utili quali ad esempio la flessibilità, la portabilità e la capacità di memorizzazione. Musica Liquida offre prodotti per la riproduzione, l’ascolto, l’organizzazione, la memorizzazione e il miglioramento della musica digitale anche utilizzando dispositivi quali smartphone, tablet e pc.
Musica Liquida propone un’ampia scelta di cuffie e auricolari, amplificatori/Dac, sistemi di altoparlanti, server musicali, lettori audio e sistemi AllIn-One. Da Musica Liquida è possibile provare tutti i prodotti. Il personale assiste la clientela fornendo consigli e spiegazioni: Marco, il titolare, ha alle spalle oltre 25 anni di esperienza nel settore informatico e da sempre è un grande appassionato di tecnologia applicata alla riproduzione della musica. I servizi di Musica Liquida comprendono inoltre consulenza e formazione a domicilio; digitalizzazione e catalogazione professionale di librerie di cd e lp; trattamento acustico professionale degli ambienti in collaborazione con aziende specializzate. Per informazioni: Musica Liquida www.musicaliquida.ch TM Marzo 2015 · 211
businesstobusiness
Il senza glutine avanza
supermercati Manor si distinguono per l’impegno e l’innovazione che propongono, valori che si rispecchiano nella freschezza e nella qualità dei prodotti alimentari. I grandi magazzini si adeguano, tra l’altro, al costante aumento della domanda di prodotti senza glutine e ampliano di conseguenza il loro assortimento in tal senso. Fra i vari alimenti allergenici, il glutine rappresenta senza dubbio uno dei maggiori ‘indiziati’: esso si presenta come un complesso di proteine presente in diverse varietà di cereali e trova impiego come legante in numerose pietanze. Senza considerare chi soffre effettivamente di allergia al glutine, da Hollywood si sta diffondendo una nuova tendenza a favore dell’alimentazione priva di questa sostanza, che sta prendendo piede
I
in tutta Europa. “Bandite il grano dalla vostra alimentazione” - questa l’esortazione del dottor William Davis, medico americano specializzato in medicina preventiva, autore di un libro ‘Wheat Belly’, rimasto per mesi nella classifica dei best seller del New York Times. Da Manor, tra l’altro, è in vendita la traduzione italiana di questo best seller, dal titolo ‘La dieta zero grano’: nel volume l’autore illustra dettagliatamente i motivi per cui il grano, oltre a far ingrassare, risulti dannoso per la salute. Manor offre una vasta gamma di prodotti senza glutine in tutti i supermercati Manor Food, che permettono di comporre ogni giorno un menu vario e gustoso. Gli alimenti senza glutine proposti da Manor coniugano innovazione e gusto per le persone allergiche al grano ma anche per chi ha scelto consapevolmente di rinunciare al glutine. Da Manor, oggi le persone intolleranti a questo alimento hanno a propria disposizione un’ampia gamma di prodotti che spaziano dai croccanti muesli per la colazione ai deliziosi snack e a veri pasti completi.
’umidità del terreno esercita un effetto dannoso sul materiale da costruzione. La struttura muraria aspira infatti l’umidità presente nel terreno facendola risalire nella rete capillare dei materiali da costruzione fino ad arrivare a diversi metri di altezza. Un problema che spesso colpisce i vecchi edifici nei quali mancano strati separatori drenanti orizzontali e verticali. Grazie al rivoluzionario sistema di asciugatura dei
212 · TM Marzo 2015
e anche produttore Herbert Minarik-Gabriel, è intervenuta, nel corso di oltre 25 anni di attività, con successo in più casi. Il sistema garantisce inoltre la
sua efficacia in settori difficilmente accessibili quanto a tecniche di costruzione, consuma poca energia, funziona senza manutenzione e riduce, in virtù della sua efficacia, le spese di riscaldamento. Il sistema Mts, che produce lo stesso Herbert Minarik-Gabriel, ha già trovato applicazioni di successo anche in Ticino, ad esempio nella Chiesa di San Rocco a Lugano (in foto) o in quella di Santo Stefano a Miglieglia. Per informazioni: www.mtsys.ch
Prezzi di cent’anni fa… o quasi
Aziende
Per informazioni: www.manor.ch
Eliminare l’umidità dai vecchi edifici
L
Aziende
Aziende
muri messo a punto dalla Mtsys di Flims, è oggi possibile eliminare definitivamente, e con la massima efficacia, l’umidità presente nei muri. Questo sistema consente di neutralizzare la risalita capillare dell’acqua sfruttando il principio elettromagnetico dell’inversione di campo che, respingendo le molecole di acqua mediante l’uguaglianza polare, favorisce l’asciugatura dei muri. La società, rappresentata dal suo ideatore
l ritrovamento negli archivi dello storico Hotel Belvedere di Locarno di alcune vecchie quietanze con i prezzi di circa cento anni fa ha fornito al direttore dell’albergo, Gregor Beck, lo spunto per adeguare gli attuali prezzi di alcuni servizi a quelli antichi, semplicemente spostando una virgola. È così che la nuova direzione dell’hotel ha intrapreso la sua prima iniziativa in risposta al recente rafforzamento del franco svizzero sui mercati valutari. Per tutto il mese di febbraio, quindi, la colazione è costata 15 franchi, servizio che cento anni fa era offerto a 1,50 franchi e un pernottamento di cinque
I
notti in camera superior, è stato proposto a 1.020 franchi, così come un tempo costava 102 franchi. Questa è solo una delle iniziative del nuovo general manager dell’Hotel Belvedere, in carica dall’agosto 2014, che desidera offrire alle imprese locali l’opportunità di stipulare convenzioni a prezzi vantaggiosi per pranzi e cene aziendali e allo stesso tempo sottoporre alla loro attenzione gli spazi per conferenze e meeting di cui dispone la struttura.
Per informazioni www.belvedere-locarno.com
businesstobusiness Eventi&Cultura
A sostegno dell’elettromobilità alla metà del 2015 tutti i conducenti di auto elettriche e i gestori delle stazioni di ricarica potrebbero beneficiare del nuovo sistema di accesso e fatturazione per stazioni di ricarica di elettricità in Svizzera. A lanciarlo sul mercato quattro grandi attori del mercato Alpiq, Siemens, Swisscom e Zurich - che insieme stanno sviluppando un pacchetto unico, su scala nazionale, di pagamento e accesso con protezione integrata della mobilità. Il nuovo sistema è rivolto a gestori di stazioni di ricarica in generale, o a operatori specializzati di elettro-mobilità, siano essi imprese, istituzioni pubbliche o privati cittadini. Il pacchetto, che dovrebbe presumibilmente essere disponibile dalla
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metà del 2015, riunisce per la prima volta tutti gli elementi necessari per avere una rete con diffusione nazionale di stazioni di rifornimento di energia elettrica. Il sistema dei quattro partner risponde agli obiettivi della Confederazione che, per raggiungere una riduzione di anidride carbonica nel traffico viaggiatori, ritiene che nel 2020 dovranno circolare sulle strade oltre 700mila automobili elettriche. Secondo gli esperti del settore questo significa creare 80mila stazioni di ricarica nei posti di lavoro, 23mila nelle città e 250 stazioni di ricarica rapida collocati nei più importanti nodi stradali. Un accesso unico di rifornimento e fatturazione avrà l’ef-
fetto di ampliare considerevolmente la rete svizzera di stazioni di ricarica, mentre le colonnine oggi in funzione potranno essere riequipaggiate senza problemi. Da parte sua Alpiq si occuperà di costruire gli impianti, di fornire sostegno ai gestori e di mettere a disposizione l’hardware con tutti i livelli tecnici di servizio. L’esperienza di Siemens consentirà, invece, di apportare nella collaborazione la tecnologia e il know-how necessari per la realizzazione della soluzione informatica svizzera per l’elettromobilità. Swisscom assicurerà una comunicazione continua alle stazioni di ricarica. Il cliente potrà accedere mediante un’apposita applicazione sul suo
smartphone o annunciandosi semplicemente con un Sms alla colonnina. Infine Zurich garantirà, in caso di interruzione d’esercizio di una stazione di ricarica, che i conducenti di veicoli elettrici giungano comunque a destinazione, organizzando il soccorso stradale e il servizio di rimorchio 24 ore su 24, per 365 giorni l’anno. Per informazioni: www.zurich.ch
a cura dell’Ufficio marketing
Pluriservice Fiduciaria diventa luriservice Fiduciaria SA, costituita nel 1978, ha recentemente modificato la propria ragione sociale in PLURIAUDIT SA. Con il nuovo nome e logo la società testimonia la propria volontà di dare continuità al passato (PLURI) ma nel contempo intende sottolineare i cambiamenti introdotti, frutto della ripresa della società da parte dei nuovi soci e della focalizzazione delle proprie attività in ambito di revisione contabile e consulenza aziendale (AUDIT). Grazie alla formazione, esperienza e competenza dei propri collaboratori, PLURIAUDIT offre oggi i seguenti servizi: • Revisioni contabili: revisioni ordinarie, revisioni limitate, altre revisioni, procedure concordate di verifica, revisioni nell’ambito LRD, perizie, inchieste; • Consulenze aziendali: valutazioni aziendali, due diligence, business plan, preventivi, piani finanziari, consulenze contabili, consulenze a istituti del settore finanziario (implementazione di nuove disposizioni legali, allestimento di normative interne, supporto nella richiesta di autorizzazioni alla FINMA); • Governance, Risk & Compliance: internal audit in outsourcing, compliance in outsourcing, supporto nell’ambito del risk
P
control, valutazione della Corporate Governance, valutazione del Sistema di Controllo Interno, valutazione del rischio di frode, supporto nell’autovalutazione di Consigli di Amministrazione, assunzione di mandati in Consigli di Amministrazione. La società assiste la clientela con un servizio di prima qualità, fornito direttamente da professionisti con notevole esperienza: il tutto a condizioni concorrenziali. Tutti i servizi erogati da PLURIAUDIT si rifanno a principi di professionalità, competenza, indipendenza e massima confidenzialità. Ispirandosi a questi valori, i collaboratori plurilingue della società assistono la propria clientela su tutto il territorio elvetico. PLURIAUDIT è membro della Camera Fiduciaria ed è autorizzata dall’Autorità federale di sorveglianza dei revisori (ASR) quale perito revisore. A tal fine la società applica un sistema interno di controllo della qualità conforme alle disposizioni dell’ASR. Presidente e Direttore di PLURIAUDIT è Sandro Prosperi, Esperto Contabile con diploma federale, affiancato da Francesco Sertori, Membro e Direttore, specialista in finanza e contabilità con attestato federale. Grazie a una ramificata rete di contatti
Da destra, Sandro Prosperi, Presidente e Direttore e Francesco Sertori, Membro e Direttore. con altri professionisti, la società può attingere a ulteriori risorse ad ogni livello di competenza e specializzazione. Per informazioni: PLURIAUDIT SA Via Maderno, 9 6900 Lugano Tel. +41 91 923 72 22 www.pluriaudit.ch
TM Marzo 2015 · 213
businesstobusiness
Servizi innovativi per il vostro business
Eventi&Cultura
A colloquio con Cinzia Pagano, Business Development Manager, Marketing e Communication Manager di Forcontact Europe SA: azienda svizzera, partner di AITI Servizi, specializzata in servizi di Contact Center ad alto valore aggiunto. ignora Pagano, quando è stata fondata Forcontact Europe, e qual è il core business della vostra azienda? Forcontact Europe SA è un’azienda svizzera, fondata in Ticino nel 2008. Il nostro core business è il Customer Care. Infatti, ci prendiamo cura del vero capitale di ogni azienda: i suoi clienti. Siamo certificati ISO 9001 per la qualità ed EN 15838 per il servizio ottimale come Contact Center. Quali servizi offrite? Oltre alla gestione diretta dei clienti, offriamo - alle aziende che preferiscono non dare in outsourcing la gestione della propria clientela - la nostra consulenza, fatta di anni di esperienza nel Customer Service. Occupandoci della formazione costante dei nostri operatori, siamo inoltre in grado di offrire - ai dipendenti di questa tipologia di aziende - un’accurata formazione sulla corretta gestione dei clienti. Eseguiamo anche un’attenta mappatura dei processi operativi esistenti, con l’obiettivo di renderli più efficienti. Ma non è tutto. I nostri servizi sono molteplici, pensiamo ad esempio al Social Customer Care: un servizio strategico per tutte le aziende che - dal momento in cui creano pagine dedicate sui social network - devono assicurarsi un presidio costante dei post che possono arrivare dalla clientela (effettiva o potenziale). Commenti che, se non gestiti con tempestività e professionalità, possono costituire un danno per il brand, perché attraverso i canali social la comunicazione con i clienti non è ‘one-to-one’, bensì ‘one-toworld’ ciò significa che un commento negativo può essere letto e recepito da chiunque, con il rischio di farsi un’idea errata dell’azienda. Forcontact, grazie anche a piattaforme tecnologi-
S
214 · TM Marzo 2015
che create ad hoc, è in grado di selezionare i post sulla base di un ‘grado di allerta’ stabilito, rispondendo in modo efficace ed esaustivo, andando così a tutelare l’immagine della propria azienda-cliente. Ci occupiamo inoltre di qualificazione di database, ricerche di mercato e servizi di prenotazione; non da ultimo, siamo un importante supporto per i portali e-commerce, attraverso la figura del Personal Assistant: l’assistente on line che aiuta gli utenti nella navigazione sul sito, che risponde con immediatezza alle domande dei potenziali clienti e che, soprattutto, li aiuta a concludere l’acquisto, grazie (anche in questo caso) all’utilizzo di piattaforme tecnologiche. Sempre in ambito tecnologico, abbiamo brand profilati su specifiche esigenze, Upnethosting, Latuasegretaria e SuisseGest. L’ultimo nato è StoreRadio: una business unit dedicata ai servizi di Radio in-Store e Digital Signage e, in generale, al marketing di prossimità per il settore del Retail. Quali vantaggi può comportare, per le aziende, esternalizzare i servizi di Contact Center? Il vantaggio competitivo sta nel potersi dedicare totalmente al proprio core business, quindi nel poter sviluppare - nel migliore dei modi - il prodotto o il servizio che s’intende proporre sul mercato; il tutto, con la serenità e la sicurezza che i clienti siano seguiti da un’azienda come Forcontact, che ha tutti gli strumenti e le competenze per offrire un servizio eccellente e continuativo. Esternalizzare significa anche personalizzare, quindi costruire ‘su misura’ il customer service. Noi siamo l’anello invisibile tra l’azienda e i suoi clienti. Il compito è quello di fare nostri i valori e gli skills delle aziende che ci scelgono.
Cinzia Pagano, Business Development Manager, Marketing e Communication Manager di Forcontact Europe SA. Come reperite il vostro personale multilingua? Il nostro interlocutore privilegiato è l’Ufficio Regionale di Collocamento. Il nostro responsabile Risorse Umane esamina poi con attenzione le candidature spontanee che arrivano sul nostro sito, e sono davvero tante... Inoltre, la peculiarità di Forcontact risiede nella capacità di offrire i propri servizi in 10 lingue, compreso il russo e il cinese. Siete un’azienda formatrice? Sì, Forcontact Europe è abilitata per la formazione di Operatori per la Comunicazione con la Clientela (AFC). Quest’anno avremo il piacere di vedere i nostri apprendisti conseguire l’Attestato federale di capacità e ciò ci rende particolarmente orgogliosi perché saranno tra i primi ticinesi a ottenere questo certificato. Avete clienti esteri, oltre che svizzeri? Sì, vantiamo una clientela estera che ci ha scelto e continua a sceglierci per l’alta qualità dei nostri servizi e per il carattere d’innovazione che ci contraddistingue. Abbiamo anche una folta clientela svizzera e lo diciamo con soddisfazione, perché siamo un’azienda svizzera
che lavora in Svizzera, per gli Svizzeri! Oggi, proporsi sul mercato internazionale come azienda svizzera, costituisce ancora un biglietto da visita appetibile in grado di fare la differenza? Senza dubbio. La Svizzera è da sempre sinonimo di affidabilità, innovazione e competitività, come indica l’indice GCI (Global Competitiveness Index). Quale ruolo riveste, la tecnologia, in Forcontact? Un ruolo fondamentale, tanto da aver costituito una business unit - Forcontact Technology dedicata proprio allo sviluppo di tecnologie applicate in ambito Contact e, in generale, in ambito CRM. Tratto peculiare della nostra azienda è infatti quello di non offrire soltanto il servizio di gestione della clientela, ma anche le piattaforme tecnologiche necessarie a supportare questa importante attività. Questo permette alle nostre aziende-clienti di avere un unico interlocutore, ottimizzando tempi e risultati operativi. Per informazioni: www.aitiservizi.ch
businesstobusiness Eventi&Cultura Nuove nomine in UBS Regione Ticino on effetto dal 1° marzo 2015, ecco le nomine in seno ad UBS: Al rango di Executive Director: - Albertoni Alessandro, Lugano - Cappellari Gianmarco, Lugano - Cola Sergio, Lugano - Ferrazzini Marco, Lugano Al rango di Director: - Beretta Johnny, Lugano - Bernasconi Riccardo, Lugano - Delucchi Andrea, Lugano - Fichera Massimiliano, Lugano - Jacovitti Riccardo, Stabio - Müller Mauro, Lugano - Stefanoni Pietro, Bellinzona Al rango di Associate Director: - Beretta Marussia, Bellinzona - Cacciarella Daniele, Locarno - Dell'Ora Eddie, Lugano - Giani Matteo, Agno - Krasniqi Defrim, Lugano - Küpfer Burattini Barbara, Lugano
C
Un incarico prestigioso ranco Gervasoni, direttore generale della SUPSI, è stato eletto membro del Comitato direttivo di Swissuniversities, in rappresentanza delle scuole universitarie professionali. Un incarico di prestigio all’interno di un’importante associazione nazionale. Franco Gervasoni (in foto) è stato eletto lo scorso 20 gennaio a Berna, in occasione dell’assemblea plenaria della nuova conferenza dei rettori Swuissuniversities. L’associazione nasce, infatti, dalla fusione delle precedenti Conferenze dei rettori delle Scuole universitarie, CRUS, delle scuole universitarie professionali, KFH, e delle alte scuole pedagogiche, COHEP, in seguito al cambiamento imposto dalla nuova legge sulla promozione e sul coordinamento del settore universitario svizzero (LPSU), entrata in vigore lo
- Mullis Daniele, Manno - Sabbioni Sacha, Lugano - Schrämmli Belinda, Lugano - Terzi Laura, Manno Al rango di Authorized Officer: - Andreetta Prisca, Lugano - Avci Laura, Manno - Botelho Fabiana, Lugano-Cassarate - Calzascia Natalie, Locarno - Campana Cristina, Lugano - Canalicchio Patrick, Lugano - Caprara Marco, Manno - Crivelli Michele, Lugano - Dipietro Laura, Lugano - Gabriele Cristina, Lugano - Guidotti Sabrina, Ponte Tresa - Pessina Valentina, Lugano - Pons Amalia, Ascona - Popova Sofce, Locarno - Prenqi Artan, Lugano - Türkyilmaz Aaron, Bellinzona Per informazioni: www.ubs.com
Eventi&Cultura
F
Comitato direttivo, Franco Gervasoni affiancherà Crispino Bergamaschi, presidente della direzione della Fachhonchschule Nordwestschweiz e presidente della Camera delle scuole universitarie professionali. Nella stessa assemblea di
Swissuniversities, è stata rieletta presidente dell’associazione Martine Rahier, già Presidente dal 2012, anno della sua fondazione. Per informazioni: www.swissuniversities.ch
Eventi&Cultura La rivista di Pro Natura Ticino a nuova rivista “Tracce” di Pro Natura Ticino presenta la grande diversità di segni e indizi lasciati dietro di sé dagli animali: le tracce. Cercare, leggere, raccogliere e seguire ogni minimo dettaglio che testimonia la presenza o il passaggio di un animale è un’attività a stretto contatto con la natura da sempre praticata dall’uomo. Oggigiorno utilizzata come metodo scientifico per studiare il comportamento e l’ecologia delle specie, era in passato un’arte indispensabile per la caccia ma anche un percorso spirituale e, per alcuni popoli, un vero e proprio dialogo con gli animali. La traccia più conosciuta, anche se non sempre la più facile da reperire, è sicuramente il calco di piedi, zampe, zoccoli, unghie e polpastrelli impresso al suolo: l’impronta. Attenzione però, le impronte sono tracce ma non tutte le tracce sono impronte. A svelare la presenza di piccole o grandi creature può essere una tana o un nido, il passaggio di animali può essere rivelato da peli e
L
piume perse per strada, ma anche da escrementi e resti di banchetti. Le pagine centrali ritraggono alcune delle mille e una traccia che si possono scovare in natura, invitando i lettori ad uscire sul territorio per leggere le storie che queste ci possono raccontare. La rivista può essere ordinata gratuitamente da Pro Natura Ticino. Per informazioni: Pro Natura Ticino www.pronatura-ti.ch
Un’escursione per tutti scorso 1° gennaio. Con il suo operato Swissuniversities mira ad approfondire lo sviluppo e la collaborazione tra le scuole professionali svizzere, svolgendo al contempo mansioni di coordinamento, con lo scopo di rappresentare gli interessi delle scuole universitarie a livello nazionale e internazionale, dando loro una voce comune. All’interno del
Pro Natura invita tutti, adulti e bambini, sabato 4 aprile a Comano. Accompagnati da un esperto, i partecipanti potranno scoprire tante curiosità sulle misteriose tracce. Una tranquilla passeggiata nel bosco alla ricerca di piume, nidi e impronte di animali, con l’occasione anche di decifrare tracce olfattive e sonore. Più occhi parteciperanno, più tracce potranno essere scoperte! Per la partecipazione è obbligatoria l’iscrizione sul sito di Pro Natura Ticino. Per informazioni e iscrizioni: www.pronatura-ti.ch/uscite
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businesstobusiness Eventi&Cultura
Come trasformare gli ostacoli in opportunità Dietro l’angolo c’è sempre una sfida in grado di migliorare la tua vita “Solo coloro che hanno il coraggio di affrontare i grandi
in cui un videogame stimola la
insuccessi possono ottenere grandi successi”, recita una
tua voglia di superare un certo livello per giungere a una
splendida citazione di Robert Kennedy. Quante volte mentre
situazione inedita. La questione non è cercare di evitare ogni
affronti qualcosa di nuovo ti lasci abbattere dalla
problema, bensì saper utilizzare gli strumenti necessari in
preoccupazione per l'insuccesso? Si tende a puntare molta
possesso al fine di trovare una soluzione e, soprattutto,
attenzione sul fallimento e poca sull'avventura che
rimanere in un atteggiamento di apertura tale da potenziare la
potenzialmente ogni situazione nuova rappresenta. Inverti la
capacità di restare elastici e in ascolto anziché chiudersi a
tendenza e invece di lamentarti degli ostacoli inizia a cogliere i
riccio di fronte alle difficoltà. Spesso di fronte ai problemi ci si
segnali e agire con coraggio considerando ogni difficoltà una
scoraggia, diventando preda della rabbia o di sentimenti come
sfida.
frustrazione o rassegnazione: ogni esistenza è piena di
Dietro ogni problema c'è una soluzione: interiorizzando e
contrattempi, perché lo è la vita stessa, che cambia
metabolizzando nel profondo di te questa osservazione,
continuamente; con un flusso inarrestabile, essa modifica in
scoprirai di poter affrontare l'esistenza quotidiana con uno
continuazione condizioni e modalità.
sguardo diverso. Per una giornata prova a esercitarti a
Combattere il cambiamento è una battaglia faticosa e destinata
coltivare un atteggiamento in grado di rispondere agli ostacoli
a una sconfitta: al contrario, accendere il tuo entusiasmo,
con elasticità e apertura mentale. Guarda la difficoltà come
sollecitare la curiosità e essere pronto a considerare ogni
una sfida a elaborare soluzioni nuove, trovare chiavi d'accesso
evento in maniera originale ti permetterà di vedere in ogni
differenti, esercitare l'immaginazione.
ostacolo uno stimolo per usare la tua creatività e immaginare
Gli ostacoli sollecitano la nostra capacità di esaminare un
soluzioni nuove. Un atteggiamento di chiusura tende a farti
problema attraverso un punto di vista inesplorato e inventare
mal sopportare tutto ciò che non appare in linea con le idee
strategie mai sperimentate prima. La paura di frequente
che ti eri fatto su un certo avvenimento: nutrire l'aspettativa è
costituisce il peggior nemico: il primo passo per trovare nuovo
un fatto normale, eppure il vero cambiamento nella qualità
ossigeno è smettere di nutrire convinzioni radicate e spesso
della vita accade quando ci si lascia andare e si osa il
sepolte nell'inconscio a causa delle quali ci si sente sotto
coraggio di pensare il modo nuovo. Smetti
giudizio, incapaci, inadeguati. Nella maggior parte dei casi il
di tentare di eliminare il problema e inizia
tuo unico blocco è l'insicurezza; smetti di metterti sotto esame
a sfruttare le difficoltà a tuo vantaggio,
e, invece, presta attenzione ai segnali che ti circondano:
ecco la chiave determinante per una
impara a osservare le situazioni e risolverle nello stesso modo
giornata di successo.
ASQ Associazione Svizzera dei Quadri - Regione Ticino, c/o Ti Traduce via Balestra 9 - 6900 Lugano www.quadri-asq.ch - ticino@quadri-asq.ch Tel. + 41 79 423 61 59 216 · TM Marzo 2015
businesstobusiness Eventi&Cultura
el motto “Fatti, non parole”, Coop riassume il suo impegno concreto a favore di una maggiore sostenibilità. Del resto, da oltre 25 anni Coop si impegna di fatto, insieme ai suoi partner, per un consumo sostenibile, a favore della tutela dell’ambiente e della crescita sociale. Testimonia il suo impegno l’ultima decisione (n. 251), in base alla quale i punti vendita Coop offrono ora ananas freschi, oltre a numerosi altri prodotti, provenienti esclusivamente dal commercio equo e solidale. Del resto, è dal 1992 che Coop è partner di Fairtrade Max Havelaar, e si impegna a promuovere la coltivazione sostenibile e il commercio equo e solidale. Fairtrade permette, tra le altre cose, migliori condizioni di lavoro e di vita ai piccoli agricoltori e lavoratori che producono frutti esotici. Da segnalare, inoltre, come dal 2006 Coop si avvalga di una stretta collaborazione con il
© Remo Nägeli
© Pro Specie Rara
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WWF, dalla quale sono nati numerosi progetti concreti e, per l’appunto, ‘fatti’. Ad esempio Coop, anche come membro fondatore del WWF Seafood Group, ha portato a oltre il 99% la quota di pesci e frutti di mare provenienti da fonti sostenibili. Da segnalare come gli articoli Oecoplan rispondano ad alti standard ecologici, come ad esempio Fsc o Angelo azzurro. I prodotti igienici e di carta provengono da silvicoltura sostenibile, o sono realizzati con fibre riciclate. Piante della marca propria sono contrassegnate con la Gemma di Bio Suisse, mentre elettrodomestici, lampade e lampadine hanno il ‘label’ di qualità di Topten per l’efficienza energetica. Coop è stata una vera e propria pioniera nell’ambito della sostenibilità in molti settori dell’assortimento, e ha adattato costantemente nel tempo la propria offerta alle varie esigenze. Ventisei anni fa, Coop aveva lanciato la prima marca propria
© Hartmut Flebig
Per un consumo sostenibile
sostenibile: Oecoplan. Cinque anni dopo è seguita, con Coop Naturaplan, la prima marca bio nel commercio al dettaglio svizzero. Oggi Naturaplan è la marca bio di maggior successo in Svizzera, e il fatturato Coop di prodotti bio ammonta a circa 1,1 miliardi di franchi. Quest’anno Naturaline, la linea Coop per i tessili in cotone bio prodotti in modo equo e solidale, festeggia già il suo ventesimo anniversario. Nel 2014, i marchi propri sostenibili e i ‘label’ di qualità sono cresciuti ulteriormente. Con loro, Coop ha realizzato, nell’intero gruppo, un fatturato netto di circa 2,3 miliardi di franchi. Anche nell’ambito della tutela del clima, Coop riveste un ruolo pionieristico. Nel 2008 Coop ha infatti formulato la visione di diventare CO2 neutrale nella casa madre entro il 2023. Da allora ha ridotto le emissioni annuali di anidride carbonica del 21,6%. Ovunque sia possibile, Coop opta per il trasporto delle merci su rotaia e utilizza per i camion carburanti ecologici come biodiesel, biogas o corrente elettrica da fonti rinnovabili. Non bisogna infine dimenticare l’impegno di Coop a livello sociale, come dimostra il fatto che offra circa 3mila posti di apprendistato in diversi settori professionali. A formzione conclusa, circa due terzi dei neodiplomati trovano poi presso Coop un impiego fisso,
Da oggi, i punti vendita Coop offrono ananas freschi provenienti soltanto da commercio equo e solidale (sopra). Questo non è che uno degli oltre 250 ‘fatti’ con cui la società ha dimostrato, nel corso degli anni, il suo impegno concreto a sostegno di una maggiore sostenibilità, a favore dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. Sotto, al centro, la collaborazione con Pro Specie Rara ha portato alla riscoperta di antiche piante mentre, in basso, uno dei circa 200 prodotti vegetariani che rientrano nell’assortimento Coop. con ottime possibilità di carriera. Inoltre, dal 2005 Coop cede una parte importante dei generi alimentari non più vendibili, ma qualitativamente ineccepibili, ai progetti sociali ‘Tavola Svizzera’ e ‘Il Tavolino magico’; queste associazioni distribuiscono gli alimenti a istituti sociali o direttamente alle persone indigenti. Ogni anno, Coop dona circa 2.500 tonnellate di alimenti, sostenendo inoltre le due organizzazioni con circa 400mila franchi all’anno.
Per informazioni: www.fatti-non-parole.ch TM Marzo 2015 · 217
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Mostre d’arte a Ca’ la Ghironda on l’arrivo della primavera, Ca’ la Ghironda continua con le sue attività espositive. Infatti, la mostra di Angelo Bordiga che avrà luogo nello Spazio Atelier del Modern Art Museum dall’8 marzo, è uno fra gli appuntamenti da non perdere. Patrocinata dal Comune di Zola Predosa e dalla Fondazione di Ca’ la Ghironda, curata da Mario Romanini e Francesco Martani, è un evento che rimarrà aperto ai visitatori fino al 28 marzo. Il 22 marzo, poi, a partire dalle ore 16.00, si terrà in parziale concomitanza con la mostra dell’artista Bordiga, l’evento dell’artista Vanni Viviani, voluto dal curatore Vincenzo Bruno, dal Direttore del Museo di Ca’ la Ghironda Vittorio Spampinato e dal Presidente del Centro Culturale Fondazione di Ca’ la Ghironda, il professor Francesco Martani. Si tratta di un appuntamento di grande interesse che ripercorre parte della produzione artistica del grande artista naturalistico e metafisico oramai scomparso e che viene proposto, per l’occasione, con molte delle opere più significative della sua produzione storica. Oltre una quarantina i lavori in esposizione. I pomari, i labirinti, le forme geometriche e le inserzioni naturalistiche del grande maestro mantovano e bolognese, saranno protagoniste nella sala dei Contemporanei del Modern Art Museum dal 22 marzo al 25 aprile. L’evento è patrocinato dal Comune di Zola Predosa e dalla Fondazione di Ca’ la Ghironda. Ma non solo esposizioni all’interno di Ca’ la Ghironda. Il 5 marzo si inaugura, infatti, presso la sala delle Colonne della sede di Emilbanca - Banca di Credito Cooperativo, in Via Mazzini 152 - a Bologna la mostra personale di Gianni Sevini Oltre l’Invisibile. Si tratta di una mostra che già ha riscosso grandi consensi di critica e di pubblico nelle esposizioni che l’artista ha tenuto sia al Modern Art Museum di Zola che presso
Eventi&Cultura
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Qui sopra e in alto, due delle opere dal forte impatto pittorico di Angelo Bordiga. In alto a destra, Il mattino del desiderio di Vanni Viviani, il grande artista naturalistico e metafisico ormai scomparso, del quale Ca’ la Ghironda propone alcune delle opere più significative. Qui a destra, tre opere della mostra personale di Gianni Sevini, intitolata Oltre l’Invisibile. Una raccolta, quest’ultima, che ha già riscosso ampi consensi di critica e pubblico durante le varie esposizioni cui ha preso parte l’artista. Dall’alto e in senso orario, Corpo umano crescita di neuroni; Filamenti sinaptici e Conversioni cellulari.
presso la Palazzina Azzurra del Comune di San Benedetto del Tronto a partire dal mese di aprile. Un mese quindi ricco di pittura, nella culla naturalistica del progetto artistico Ca’ la Ghironda che quest’anno compie 29 anni. la Villa Smeraldi della Provincia di Bologna con sede a San Marino di Bentivoglio. Un appuntamento che ripercorre le grandi esperienze proposte nelle esposizioni a tema già promosse e di grande successo, ma anche nuove tele di ultima produzione, nell’attesa della grande mostra che l’artista bolognese, capostipite del percorso Arte e Natura promosso dal compianto professor Giorgio Celli, unitamente a Vittorio Spampinato, presso Ca’ la Ghironda, terrà
Orari di apertura: 10.00-12.00 / 15.00-18.00 tutti i fine settimana. Gli altri giorni visite previo appuntamento, lunedì chiuso. Ingresso: 5 euro Per informazioni: Ca’ la Ghironda Modern Art Museum Via Leonardo da Vinci, 19 40069 Ponte Ronca di Zola Predosa (Bologna) Tel. 0039 051 757419 www.ghironda.it
I diplomati ASIO
i è recentemente tenuta la cerimonia di consegna degli attestati della 20esima edizione del corso in ‘Organizzazione Aziendale & Project Management 2014’, organizzato da ASIO (Associazione Svizzera Italiana d’Organizzazione e Management). Il corso permette al personale occupato nei vari settori dell’organizzazione aziendale o a coloro che si avviano verso questa strada di avvicinarsi alle metodologie di base organizzative e di gestione progetti riconosciute nell’ambito dei vari attestati e diplomi federali. Tredici i partecipanti che hanno ottenuto il diploma: Joyce Banfi (AIL SA, Lugano) - Vito Bitetti (Galvolux SA, Bioggio) - Alexis Canonica (Galvolux SA, Bioggio) - Erio Carrara (Galvolux SA, Bioggio) - Ottorino Casartelli (Galvolux SA, Bioggio) - Luca Cavallero (Mikron SA, Agno) - Laura Contini (Work & Work SA, Manno) - Luca Frigerio (Mikron SA, Agno) - Britta Gysi (Cornèr Banca SA, Lugano) Nakia Morenzoni (Mikron SA,
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Il ‘Grand Tour’ della Svizzera l ‘Grand Tour of Switzerland’ presenta il meglio della Svizzera in un itinerario di 1.600 chilometri, che tocca le sue perle paesaggistiche e culturali. Il tour si sviluppa nelle quattro regioni linguistiche, toccando 5 passi
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Eventi&Cultura
Agno) - Igor Sandri (Mikron SA, Agno) - Rosalba Spina (L.G.L. Luxury Goods Logistics SA, Bioggio) - Matteo Wächter (La Posta Svizzera). Molto soddisfacenti i feedback degli allievi per quanto riguarda lo svolgimento del corso, i contenuti, la documentazione e la docenza. Il prossimo corso, sempre della durata di 46 ore e 2 workshop pratici, avrà luogo presso l’aula di formazione del Centro Eventi di Cadempino, dal 2 settembre al 23 novembre 2015, ogni lunedì e ogni mercoledì, dalle ore 18.00 alle 20.00. L’obiettivo principale dell’associazione è quello di promuovere l’organizzazione in generale presso un numero sempre maggiore di utenti, favorire lo scambio di esperienze tra organizzatori, persone pubbliche o private, tramite lo svolgimento di giornate informative, seminari, sedute di lavoro, conferenze e corsi. Per informazioni: www.asio.ch
Eventi&Cultura
alpini, 22 laghi, 11 siti patrimonio mondiale UNESCO e 2 biosfere. Il progetto verrà lanciato contemporaneamente dalle regioni linguistiche della Svizzera il prossimo 14 aprile e, per la Sviz-
zera italiana, questo avverrà dal Castelgrande di Bellinzona. Il percorso del ‘Grand Tour of Switzerland’ abbina le principali attrazioni elvetiche con uno splendido paesaggio. Le attrazioni che rientrano nel Grand Tour sono ben 44, e il periodo consigliato per intraprenderlo va da aprile a ottobre. La lunghezza totale del percorso è di 1.643 km (1021 miglia). Tra le varie attrazioni, grande importanza rivestono i tre castelli di Bellinzona e i loro rispettivi musei, che abbinano storia locale, arte, archeologia, come pure esposizioni temporanee. Oggi principale attrazione della città, in passato i castelli medioevali di Bellinzona - Castelgrande, Montebello e Sasso Corbaro e la Murata - costituivano un eccezionale sistema fortificato, in grado di proteggere interamente la città e di chiudere la valle del fiume Ticino. La prima citazione dell’esistenza del complesso del quale sono conservate numerose vestigia, risale all’anno 590; ma già per gli antichi romani Bellinzona era considerata un’importante linea di difesa.
Sopra, il Castelgrande di Bellinzona, tappa importante del ‘Grand Tour of Switzerland’ ,il cui itinerario appare evidenziato nella cartina sottostante. Da segnalare come la fortificazione di Montebello e quella di Sasso Corbaro siano tra i castelli medioevali meglio conservati della Svizzera oltre a far parte, come detto, del patrimonio dell’umanità UNESCO. Il ‘Grand Tour of Switzerland’ incontra molto bene gli obiettivi della nuova stagione turistica del Bellinzonese e Alto Ticino, che punta primariamente proprio allo sviluppo del ‘prodotto Castelli’. In un recente studio dal titolo “L’impatto economico del turismo in Ticino”, commissionato dal Cantone, emerge in maniera chiara l’importanza di questo Patrimonio UNESCO, che annovera già oggi quasi 200mila frequenze annuali (il 51% delle quali rappresentato da ospiti che pernottano in Ticino) e in grado di generare un indotto turistico di oltre 7 milioni di franchi. Per informazioni: www.myswitzerland.com TM Marzo 2015 · 219
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Nuove iscrizioni nel Registro di commercio in Ticino
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Ponte Tresa Chiasso Bellinzona Lugano Sementina Sementina Agarone Muzzano Gordola Chiasso Lugano Lugano Lugano Lugano Ponte Tresa Airolo Lugano Bellinzona Mendrisio Seseglio Paradiso Mendrisio Chiasso Lugano Chiasso Chiasso Brissago Chiasso Chiasso Caslano Camorino Mendrisio Lavertezzo Chiasso Losone Lugano Lugano Cadenazzo Lugano Sant'Antonino Bellinzona Lugano Camorino Lugano Gentilino Losone Muralto Claro Chiasso Gravesano Lugano Lugano
Esercizio di un’impresa di costruzioni Estetica e gestione di uno studio di estetica Gestione di un centro di cure estetiche e di benessere personale Attività in ambito informatico e ingegneristico Restaurare e rivitalizzare il nucleo di San Defendente Veterinario Manutenzione e costruzione giardini, pulizia terreni, potature Esercizio di un’impresa di costruzioni Vendita al dettaglio di generi alimentari Fabbricazione e commercio orologi e componenti di orologi e articoli di gioielleria Progettazione e vendita di serramenti in genere Rappresentanza linee d'abbigliamento, acquisto vendita comm. abbigliamento e accessori Assistenza giuridica in materia assicurativa e commerciale Attività di consulenza in genere in ambito assicurativo Gestione di edicole Acquisto e vendita di opere d’arte, consulenza, assistenza per la compravendita Ogni prestazione di servizio, consistente nella tenuta di libri contabili Vendita di vestiti e scarpe Import, export e comm. di carta da parati, tessuti, filati e attrezzature Osteria, bar, ristorante, pizzeria Attività nella sicurezza, investigazione, sorveglianza e protezione di persone e cose Azienda agricola, gestione vivai, manutenzione e costruzione giardini Impresa di servizi condominiali, impresa di pulizia
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Edilcoll Sagl Estetica Davidia di Simona Caggegi Estetica Ninfea Sagl Exteso Sagl Fondazione San Defendente Ghiringhelli Donata Oriano Pometta Giardiniere S & G Società di costruzione Sagl Simpatia Crai di Franchini Mariuccia Sordi Swiss Sa Afep Sagl Amina Rubinacci Sagl AssiJuris Sagl AssiSafe Sagl Edicola Happy Sagl Martelli Fine Art Sagl Mpp Fiduciaria Sa New Style Jorio - moda e accessori Olmo Swiss Sagl Osteria del Tennis di Mirko Porro Traffic Security Sagl Vivai Negrini, titolare Maimone Katty Wolly Service di Walter Rino Frigerio Aerotechmed Sa Agro Suisse System Sa Alexander Group Sa Birrer Management Gmbh Ciuticar Sagl Domus-Art di Bufano e Tallarico Frischknecht Stefania Individual Fitness Sa Leilo Bar Sagl Scamara Gilberto Simone Carnemolla Società cooperativa eco trasporti Ecco Associazione per la Difesa Diritti dell’Ahlulbayt Caravel Trading Sagl Colombo Giuseppe Gliola Sa Helvezia Costruzioni Sagl Hidroi Sa Italiana Alimentare Sagl Jtwh Sa Pelli Massimo, fiduciario commercialista A & D di D. Mancini Architetto Paola Cerutti Sagl Bar L’Aperitivo di Mallocci Monica Christian Daepp, lavori di mascalcia Fibat Consulting di Cesare Vergnano Finmetal Sagl Fisioterapia Arizona di Salvatore Fabio Icsr Sagl
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Comm., rappresentanza, consulenza, manutenzione e riparazione macchinari e accessori Servizi di pulizia civile e industriale, disinfestazione, risanamento, bonifica Servizi nella formazione scolastica, event management, fotografia e sviluppo software "Commercio all’ingrosso e al minuto di abbigliamento da lavoro e non" Finiture d’interni e tecnologie di prefabbricazione leggere Snack Bar Gestione di attività sportive e di fitness, centri fitness Sviluppo, produzione, acquisto, vendita, noleggio aeromobili e componenti aeronautici Carpenteria e lavori da boscaiolo Attività di tecnico levabolli Favorire e tutelare gli interessi professionali, commerciali, economici dei soci Promuovere campagne per la raccolta dei fondi per progetti umanitari Commercio di vino, distillati, bevande, generi alimentari, integratori alimentari e caffè Progettazione e consulenza di impianti idraulici civili e industriali Trading internazionale e amministrazione del trading estero su estero Impresa generale di costruzioni edili e del genio civile Operazioni nel settore immobiliare Comm., produzione, importazione, esportazione e distribuzione prodotti alimentari Consulenza, organizzazione aziendale di software e hardware Consulenza aziendale, commerciale, amministrativa, organizzativa, fiscale Commercio di beni mobili, in particolare di materie prime Conduzione e gestione di uno studio di architettura, urbanistica e design Bar, esercizio pubblico, ristorazione Lavori di mascalcia Consulenza nel settore della mediazione creditizia Commercio, montaggio, posa, manutenzione, riparazione serramenteria Prestazioni fisioterapiche Gestione e amministrazione servizi amministrativi, informatici, elaborazione dati, studio
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Quanto vale il design per favorire la vendita? Quale è l'importanza di forma, funzione e colore in un prodotto per favorirne la notorietà e la vendita? Questo è il tema che verrà affrontato in una conferenza pubblica organizzata da Swiss Marketing il 22 aprile 2015. ttraverso esempi storici e contemporanei, cercando di analizzare e capire cosa determina il successo o meno di un prodotto, i relatori Nicola Piffaretti (graphic designer), Dilek Ilker Piffaretti (industrial designer) e Monica Bachmann (specialista marketing e color designer) ci presenteranno questo interessante tema di grande attualità. La progettazione, di qualsiasi genere essa sia, richieda sempre più competenze specifiche e mirate. Per questo motivo, la collaborazione tra diverse figure professionali e il lavoro di gruppo sono indispensabili nella ricerca di soluzioni adeguate. Partendo da questo presupposto, gli studi MAB Consulting & Design e Nomadesigners combinano le loro competenze specifiche. MAB è specializzata in color design, interior design e feng shui, mentre Nomadesigners in allestimenti, industrial design e comunicazione visiva. Questa collaborazione nasce dalla consapevolezza dei fondatori che la loro complementarietà, dinamiche di lavoro e sinergie, favoriscono la progettazione e i risultati a favore dei loro clienti. Monica A. Bachmann, fondatrice della MAB Consulting & Design SA, dopo il conseguimento del diploma di tecnico di marketing, ha maturato esperienze nazionali e internazionali presso la Forbo-Giubiasco SA. Nel 2011 si è diplomata quale color designer IACC (International Association of Color Consultants) presso l’Università di Salisburgo. Si sono aggiunti corsi di interior design e feng shui con relativi diplomi. Nicola Piffaretti e Dilek Ilker Piffaretti, rispettivamente graphic designer e industrial
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Attività Swiss Marketing Ticino Swiss Marketing Ticino raggruppa 150 professionisti nell’ambito del marketing, della comunicazione e della vendita. È una piattaforma privilegiata di formazione, perfezionamento e scambio di conoscenze ed esperienze fra soci. Gli interessati hanno la possibilità di partecipare senza impegno a una delle manifestazioni previste a calendario.
designer, sono i cofondatori dello studio Nomadesigners. Nicola Piffaretti si è diplomato nel 1992 presso il CSIA di Lugano. Dopo una prima collaborazione in Ticino con l’architetto Aurelio Galfetti, nel 1993 si trasferisce a Parigi, dove lavora per lo studio dell’architetto Roberto Ostinelli e per lo studio Atalente del fotografo Xavier Barral. Dilek Ilker Piffaretti si è diplomata nel 1993 presso la Middle East Technical University (METU) di Ankara, dipartimento di industrial design. Nel 1993 si trasferisce a Parigi, dove diventa in un primo tempo assistente all’ENSCI (École Nationale Supérieure de Création Industrielle) per poi lavorare in diversi studi di design. Nel 1996 i due futuri fondatori dello studio Nomadesigners lavorano assieme per lo studio dell’architetto-museografo Roberto Ostinelli, dove hanno modo di allestire mostre al Grand Palais, al Louvre e all’Institut du Monde Arabe. Nel 1997 si spostano da Parigi a Vancouver, dove lavorano per la casa discografica canadese Nettwerk Records, occupandosi di stage design e web design. Nel 1999 rientrano in Svizzera e dopo alcune collaborazioni nel 2001 fondano lo studio Nomadesigners.
Me, 11.3.2015, Lugano, V. Stauffacher 1, ore 17.45 Assemblea Generale Swiss Marketing Ticino, seguita dalla conferenza sul Cross Marketing del Seven Gastro Group, con Sandro Cattaneo, Responsabile Marketing. Segue aperitivo offerto e cena facoltativa presso Seven The Restaurant. Me, 22.4.2015, CSIA, V. Brentani, Lugano, ore 17.45-20.00 Conferenza "Quanto vale il design?". Vedi presentazione a lato. Per informazioni e iscrizioni: Marzio Proietti Tel. 091 850 05 45, segreteria@smc-ticino.ch (senza www) ticino.swissmarketing.ch
Conferenza “Quanto vale il design?” Data: Luogo: Orario:
Mercoledì, 22 aprile 2015 CSIA, Via Brentani, Lugano 17.45-20.00
Tema:
L’importanza di forma, funzione e colore in un prodotto Relatori: Nicola Piffaretti (graphic designer), Dilek Ilker Piffaretti (industrial designer) Monica Bachmann (specialista marketing e color designer) Iscrizione: Consigliata, tramite il sito (senza www) ticino.swissmarketing.ch > Eventi & Attualità Tel. 091 850 05 45
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Nuove iscrizioni nel Registro di commercio in Ticino Iscrizione
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Ionescu M.O. Termoidraulica di f.lli Maroni Planet Onix Sa SeiKran Sagl Starsgate 2014 Sa Subkvltr Sagl Zenigata Sa Applied Engineering for Security (Aes) Sa Assoc. Venerabilis Ordo Sancti Sepulchri-Svizzera Chemical Sa Elevenbaby Sagl Hbs Helvetia Business Solutions Sagl Kite Investimenti Sa La Soluzione Immobiliare Sa Nbr Food Sa Posa Ceramica di Errico Luigi Strategic Bridge Sagl Tlr Rech Lease & Rent Sa Animal Beauty Farm di Marcello Quirico Associazione Liberty Life Eambiente di Katharina Schuhmacher Forbusiness Llc (Forbusiness Sagl) Franky Trade Sa Giolau Sagl Hci - Assoc. Elvetica per gli ingredienti cosmetici) Ipr Management & Protection Sa La Terapia Verbale Sagl Matteo Ristora Sagl Pedrinola Fabio Socobri Sa Swiss Applied Software Research Sagl Taste & Travel Magazine Sagl Taxi Enea di Moro Enea Taxi Paolo di Grana Paolo Taxi Renè di Renè Mordasini Taxi Taki di Cvetkov Trako, Technolos di Nicos Giuliani Win-Lo Sa Ascosoft Trading & Consulting di Huba Cappellari Construction Sagl CironiShop di Belli Eric Ditra Group S.r.l. Gossolegno, succ. Lugano Donington Park Motor Racing Sa Francesco Sorrentino Gi & Gi Sagl Holap immobiliare sagl Juma Projects and Communication Sa Marktek Sagl Processtudium di Rodolfi Roberto Starlights Diamonds Sa Studio d’ingegneria Paolo Vanetta Arcatech Sa Cap Communication Agency Projects Sagl Centro di Senologia Luganese Sa Clinica Dentale T.C. Sa Edil Corrado Farmacia S. Zeno Sa Gianfranco Crisci dip. Arch. Eth-Otia Hr Style Sa Immobiliare Ra Cürta Sa Ittech Swiss Sa Lb Concierge Services di Liane Benhammou Lugano Business Center Sa Mes Creation Sa Musich Institute di Torre Pugliese Lucia
Solduno Arzo Lugano Giubiasco Chiasso Losone Paradiso Lugano Carona Lugano Lugano Locarno Lugano Bellinzona Lugano Agno Lugano Lugano Chiasso Paradiso Origlio Lugano Manno Tenero Sorengo Lugano Lugano Malvaglia Muggio Chiasso Lugano Bissone Maggia Losone Losone Sementina Meride Lugano Ascona Lugano Chironico Lugano Cureglia Agno Solduno Minusio Lugano Lugano Chiasso Lugano Viganello Lugano Cadenazzo Lugano Viganello Giubiasco Lamone Lugano Paradiso Lugano Chiasso Muralto Lugano Lugano Comano
Massaggiatrice Commercio, installazione di impianti sanitari, di energia alternativa, antincendio Acquisto, vendita, intermediazione, commercio di materiale lapideo e di materiale simile Riparazione, costruzione, manutenzione e commercializz. prodotti elettromeccanici Servizi per il turismo, anche di (temporary) management delle strutture "Creazione di collezioni per l’abbigliamento e di articoli di moda ed accessori" Compravendita di immobili all’estero, mediazione gestione e costruzione Svolgimento di qualsiasi attività nell’ambito industriale ed ingegneristico Associazione apolitica, apartitica, senza scopo di lucro Consulenze impiantistiche nel settore chimico e petrolifero Prodotti per l’infanzia di ogni genere e giocattoli Consulenza aziendale, marketing e pubblicità, media communication, eventi Investimenti immobiliari e in partecipazioni immobiliari Acquisto, vendita di beni immobiliari, intermediazione, consulenza, amministrazione Import-export in genere, segnatamente nel settore alimentare Piccoli lavori di edilizia, posa di piastrelle e di sanitari Fornitura di prestazioni di servizi e consulenza Consulenza aziendale commerciale, industriale, mobiliare e immobiliare Gestione di una toelettatura per animali Riconosce il diritto all’autodeterminazione dell’essere umano nella vita e per la morte Consulenza e analisi nel diritto ambientale Assunzione di mandati quale agente o rappresentante Gestione e consulenza aziendale Gestione, amministrazione, acquisto e vendita di esercizi pubblici Tutelare gli interessi dei produttori e distributori svizzeri di ingredienti cosmetici Consulenza in materia di proprietà industriali e intellettuali Divulgazione della terapia alternativa Gestione, amministrazione, acquisto e vendita di esercizi pubblici Effettuazione di lavori di ingegneria civile Ogni attività nel campo delle spedizioni e dei trasporti nazionali e internazionali Sviluppo, commercializzazione e supporto di software innovativi sviluppati in Svizzera Attività editoriale e giornalistica, in particolare nel turismo e enogastronomia Trasporto professionale di persone Servizi taxi Trasporto professionale di persone Servizi taxi Arti e tecniche olistiche Consulenza giuridico-aziendale, fiscale e tributaria, software contabili e giuridici Compra-vendita SW + HW e di altri prodotti di consumo "Studio, progettazione, esecuzione e finanziamento di lavori di costruzione civile" Fornitura oggetti e beni di consumo giornalieri a residenti in Leventina e valli Spedizioni e logistica, deposito e stoccaggio di merci in genere Acquisto, vendita, import, noleggio, produz. accessori, restauro auto e moto d'epoca Elettricista, riparazioni elettriche, impianti di allarme e videosorveglianza Acquisto, vendita e gestione di esercizi pubblici di ogni genere Compra-vendita, amministrazione e attività nel settore immobiliare Produzione grafica e la produzione di servizi aziendali Consulenza, assistenza tecnica per vendita e promoz. prodotti per l'impiantistica Sviluppo procedimenti e progetti per industrie chimiche, farmaceutiche e alimentari "Commercio, intermediazione di diamanti e in genere di pietre preziose" Gestione di un ufficio di ingegneria civile Creazione e gestione siti web, domini internet e attività correlate, grafica, web design Comunicazione, consulenza, servizi e produzione grafica e pubblicitaria Prestazione di consulenza, di assistenza e di trattamento medico Studio medico dentistico, trattamenti odontoiatrici e ortodontici Posa e fornitura di piastrelle, betoncini e parket, lavori da muratore Gestione di una farmacia Studio di architettura Commercio piante da interno e esterno, contenitori, accessori e fertilizzanti, lavori affini Acquisto, costruzione, amministrazione e vendita di beni immobiliari Commercializzazione e trasformazione prod. tecnici industriali derivanti da materie plastiche Prestazioni di vari servizi per aziende e persone private Servizi in relazione alla fornitura di uffici e sale riunioni Comm. articoli, marchi, brevetti, rappresentanze, brand aziendali in ogni campo della moda Istruzione musicale
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Una ‘rete’ insidiosa a conferenza recentemente organizzata da Kiwanis Club Lugano nell’ambito delle nuove tecnologie e degli aspetti legali ha avuto come titolo: “Tecnologie innovative, aspetti legali se avessi saputo che ...”. Si è trattato di un’innovativa opportunità per permettere a tutti i presenti di comprendere, con delle dimostrazioni dal vivo, i pericoli causati da un utilizzo inappropriato delle tecnologie elettroniche (smartphone, internet e computer, televisori). Lo scorso 5 marzo, alle ore 18.00, presso la SUPSI di Lugano Trevano, Angelo Consoli, ingegnere informatico e ricercatore SUPSI ed esperto in sicurezza, ha illustrato, con esperienze dal vivo, la facilità di compiere infrazioni che possono risultare lesive nei confronti delle persone. La tecnologia informatica è soggetta a delle norme legali che pochi conoscono e che l’avvocato Werner Walser, giudice del tribunale d’appello, ha illustrato, aumentando così la consapevolezza e la capacità di protezione da una rete di comunicazione che presenta parecchie insidie nascoste. Con questa serata il Kiwanis Club Lugano, già promotore di una
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scuola di informatica per persone disabili, ha dimostrato il suo concreto impegno nella sensibilizzazione - in particolare di genitori e bambini - all’utilizzo delle nuove tecnologie. Grazie all’apporto di diverse aziende sostenitrici (AIL, Banca Popolare di Sondrio Suisse, Cryms, upc cablecom e SUPSI) il club di servizio luganese si impegna a sostenere la nuova sezione ated4kids di Ated-ICT Ticino. I giovani delle nuove generazioni vengono spesso definiti ‘nativi digitali’, perché sono circondati da molti dispositivi tecnologici e sono bombardati dalle informazioni alla velocità della luce. Ated4kids desidera offrire loro le conoscenze di base e gli strumenti per poter partecipare alla rivoluzione digitale non solo come utenti consumatori, ma anche come creatori di contenuti e applicazioni. Ated4kids organizza corsi di programmazione per bambini dai 6 anni e giornate ‘tecnologiche’ che hanno tra gli scopi la missione di appassionare i ragazzi per fare in modo che possano un domani scegliere di studiare informatica o/e materie scientifiche. Durante l’intero l’anno dei festeggiamenti per i propri 50 anni, il Kiwanis Club Lugano
sarà lo sponsor principale delle attività promosse da ated4kids. Le nuove attività prevedono un nuovo corso base di “Coderdojo Ticino”, dal prossimo 14 marzo, e una giornata “Devoxx4kids”, che si terrà il prossimo 19 aprile, nella quale sono attesi un centinaio di ragazzi. Ricordiamo che, nata il 19 novembre 1971 con il nome “Associazione ticinese elaborazione dati”, AtedICT Ticino oggi rappresenta un punto di riferimento nel Cantone con oltre 450 soci tra individuali e aziendali (un centinaio questi ultimi). Negli ultimi anni sono nate dalla partecipazione degli associati, tre nuove sezioni: • ICT Plus, dedicata ai più anziani: incontri di formazione tenuti da soci in pensione che mettono a disposizione il loro tempo per avvicinare a smartphone e tablet altri ‘meno giovani’; • Ated4kids, la sezione dedicata ai ragazzi dai 6 ai 15 anni con diverse attività con dei format di livello internazionale con la quale si intente rendere i ragazzi utilizzatori attivi della rete e trasmettere loro la passione per la tecnologia e l’informatica; • Aziendaated, la nuova nata
che, grazie alla partecipazione attiva delle aziende ticinesi, vuole promuovere tutte quelle attività che possano sostenere e valorizzare le imprese presenti sul nostro territorio, creare una rete di contatti e costruire sinergie. A marzo 2015 è nata ‘women4digital’, una nuova sezione dedicata al mondo social con un occhio di riguardo per le donne. Sarà presentata in occasione dell’assemblea generale ordinaria 2015. Il comitato di Ated è formato da nove persone; l’associazione è aperta a tutte le persone, aziende e organizzazioni interessate alle tecnologie dell’informazione e comunicazione (ICT). La mission di Ated è fornire servizi ai propri associati, favorire l’impiego delle nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione e, promuovere l’etica professionale tra gli operatori del settore, contribuendo attivamente allo sviluppo dell’economia cantonale. Al suo attivo ha oltre 350 eventi con oltre 10mila partecipanti. Per informazioni: www.ated.ch TM Marzo 2015 · 223
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Nuove iscrizioni nel Registro di commercio in Ticino Iscrizione
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Perfectposa Sagl Ronchi Biaggi Sagl Silverio Consulting Simatech Sa Softyweb Sagl Swiss Services Import-Export Sagl Antech International Ltd Ciao Caro Sagl Digital Exchange Europa Sa FV Solar Project Sagl Gonçalves Pinto Giardini Sagl Grabovskiy Global Financial Services Sa Il Laboratorio del Saporì di Marcus Quarta Kanka Sagl Makai Sa Surya Sagl Taxi Massimo di Cortucci Massimo Tobd Sagl Uni Shop International Sa A.R.I. Ristrutturazione & Impianti Sagl Beauty e Wellness di Ricottone Giulia Canova Sagl Consegnapasti-Mahlzeitendienst Locarno Di Mauro Eleonora Global Enterprise Communication Sagl "Le Charme Estetica e Benessere di P. e M. Snc" The Noble House Travels Sa Thspray Sagl Bnm International Sa Cruztrasporti di Cunha Cruz Rui Alberto Edward Frozen Sa H.S. Housekeeping Service Sagl Hicronet Sagl Ingimm Sagl Mmg Advisory Sagl Mondo sfuso Piazza Odm Support Sagl Parquet Solution Sagl Swiss Fashion Design Sa Ale&Vale Sagl Bon Gu Sagl Cavalli foundation Cleos Consulenze Sagl Cmsolution e Servizi di Marco Campanini Co & Co Sagl Edilmontaperto di Angelo Montaperto Emmedi Sagl Etk Europe Sagl Fattie?co Sagl Garage Borenco di Visar Murseli Luxory tour Sagl Maniss Immobiliare Sa P&v Property & Valuation Sagl Suisse Rei Sa Taxi Deto di De Tomaso Silvano Wn Business Solutions Sa Zerotre Fashion Sagl A.M. Information Systems Sagl Ap Swiss Sa Beauty Experience Sagl Blanco Sagl Comicittà di Mirella Mella Creha Swiss Distribution Sagl Diaponeo Sagl Division Sagl
Giubiasco Cadenazzo Lugano Bellinzona Gravesano Lugano Biasca Comano Lugano Canobbio Curio Morcote Cadro Bellinzona Lugano Lugano Chiasso Chiasso Lugano Lugano Lugano Cadenazzo Minusio Biasca Lugano Lugano Chiasso Bellinzona Lugano Dongio Melide Lugano Morbio Inferiore Lugano Lugano Pregassona Osogna Lugano Lugano Stabio Lugano Muzzano Massagno Sant'Antonino Lugano Losone Chiasso Lugano Chiasso Minusio Morcote Paradiso Lugano Chiasso Minusio Chiasso Cimo-Bioggio Bioggio Lugano Lugano Lugano Chiasso Mendrisio Lugano Morcote
Acquisto, vendita e posa di ogni genere di serramenti Produzione e vendita di uva, vini, distillati, olio d’oliva e alimentari in genere Consulenze amministrativo finanziarie Bonifiche speciali, trattamento rifiuti speciali manutenzione industriale Sviluppo e assistenza software, soluzioni informatiche, applicazioni web, vendita software Trasporti, spedizioni nazionali e internazionali, logistica, commercio di materie prime o derivate Commercio merci, prodotti o servizi legati all'industria del trasporto e in genere compra-vendita, comm. di abbigliamento, oggettistica e complementi di arredo Consul. in ambito di prodotti e strumenti finanziari, assicurativi, organizzativi e societari Progettazione, inst. impianti fotovoltaici ed elettrici, impianti alimentati da energia solare Costruzione e manutenzione di giardini e parchi con eventuali opere da muratore Consulenza d’investimenti, amministrazione di patrimoni in generale Studio e trasformazione di prodotti Latto-caseari Gestione di uno o più punti di vendita di cibi e di bevande da asporto Attività e servizi in ambito immobiliare in Svizzera e all’estero Installazione e montaggio di attrezzature ed impianti nel settore del wellness Servizi taxi Marketing, assistenza nell’introduzione e commercializz., sviluppo di qualsiasi prodotto Attività e servizi in ambito immobiliare in Svizzera e all'estero Esecuzione di lavori edili di ogni genere Gestione salone estetica Assunzione ed esecuzione ordini d'impresa generale di costruzioni e del genio civile Catering e fornitura di pasti a domicilio, principalmente a Locarno e nel Locarnese Vendita di articoli non food e articoli regalo di ogni genere Servizi come analisi, marketing, licensing di marchi, contabilità, sviluppo e gest. di siti e software Gestione di istituti di bellezza e del benessere Svolgimento dell’attività di viaggi e turismo Import-export, commercio di spruzzatori industriali ed affini Detenzione e finanziamento di partecipazioni in Svizzera e all’estero Traslochi, trasporto di autoveicoli, di persone, di merce da rottamare Imp.-exp., vendita, produzione, lavorazione, distribuzione alimentari, attività di ristorazione Serv. integrati, serv. di outsourcing, rivolti per lo più al settore delle strutture alberghiere e ricettive Ricerca e sviluppo di farmaci Esercitare l’ingegneria e l’architettura in particolare nei settori del genio civile, edilizia e impiantistica "Prestazione di servizi di consul. in ambito di progetti industriali, immobiliari e finanziari" Gestione e conduzione di un negozio per la vendita di prodotti sfusi e di ogni altro genere Supporto e consulenza in progetti e revisioni di macchinari, impianti meccanici ed idraulici Esercizio di un’impresa per posa e manutenzione di pavimenti "Consul aziendale e commerciale, comm. e produz. tessuti, abbigliamento, scarpe, acc" Compra-vendita, gestione, affitto e la locazione di esercizi alberghieri e della ristorazione Produzione, commercializz., vendita prodotti di pasticceria e alimentari in genere Sostegno, accompagnamento, assist. e formaz. per progetti in Svizzera e in California USA Mediazione e la consulenza in materia assicurativa e previdenziale Vendita ed assistenza di materiale elettronico, hardware e software, pc, antifurti, tv, radio Acquisto, vendita e noleggio di apparecchi elettrici, elettronici ed elettro-medicali Lavori edili di ogni genere e del genio civile Imp.-exp., vendita, acquisto,commercio e mediazione di merci e di materiali Comm., distrib. e stoccaggio di beni, prodotti legati al settore energetico e petrolchimico Promozione, importazione, vendita e distribuzione di prodotti ecologici ed ecosostenibili Riparazioni veicoli leggeri Trasporto in genere, privato e commerciale, a scopi turistici e di svago, consulenza Attività e servizi in ambito immobiiare Elaborazione di valutazioni nel campo immobiliare Acquisto, detenzione e vendita di partecipazioni in altre società in Svizzera e all’estero Servizi taxi Servizi di consulenza in materia economica, finanziaria e giuridica Imp-exp, distribuzione, contratti per commercio abbigliamento e accessori, arredamenti casa Sviluppo di sistemi informatici per il settore aeronautico e per altri settori Produzione software, manutenzione, consulenza commercio computer, software, programmi Comm. prodotti, attrezzature e apparecchi a uso estetico e cosmetici, gest. istituti di estetica Consulenza in ambito strategico e commerciale Promozione, organizzazione e realizzazione di manifestazioni ed eventi di ogni genere Vendita di materiale ortopedico ad ospedali ed enti privati Esercizio di attività in ambito informatico, in Svizzera e all’estero Progett., realizzazione e vendita di oggetti di gioielleria, accessori casa e abbigliamento
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Segni del tempo ino all’8 maggio, presso la fondazione Extrafid Art di Lugano, in via Canova 9, Michela Valenti espone interessanti opere pittoriche. L’artista si è diplomata nel 1992 come
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tecnico dell’abbigliamento e disegno tecnico presso la STA di Lugano. A 33 anni, a seguito di un incidente celebrale, rimane priva della vista per lunghi mesi. Il triste periodo trascorso nella più completa cecità le permette tuttavia di far luce sulla sua più profonda interiorità. Nel 2005, con la fortunata riacquisizione delle funzioni visive, l’artista inizia il suo interessante percorso artistico che la critica d’arte, Alessandra Alagna, della rivista “Effetto arte”,
Arte e natura in mostra ivisitare la natura con occhi nuovi, con uno sguardo che quotidianamente non ci appartiene. È quello che ci invita a fare l’artista svizzero Urs-P. Twellmann attraverso la sua nuova esposizione, inaugurata lo scorso 29 gennaio nel Ristorante Galleria Arté al Lago a Lugano, rinomato per la sua
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così definisce: “La pittura informale di Michela Valenti è un felice connubio tra arte pittorica e lirismo emotivo. Il suo originale linguaggio espressivo è raggiunto mediante un sapiente uso della luce, che diventa chiave di lettura fondamentale all’interno dei suoi lavori. Luce di cui lei è stata privata per un periodo della sua vita e che quindi assume un ruolo fondamentale per comprendere appieno la profondità emotiva delle sue opere. I suoi quadri sembrano infatti spartiti dell’anima dominati dalla nuova luce: ogni tacca di colore, ogni spatolata, segna il progressivo prendere forma di visioni rievocate dalla sfera dell’inconscio in un’incalzante successione segnica tratta dal mondo interiore”. Le sue opere figurano in raccolte pubbliche e private, presentate in cataloghi e riviste d’arte e in merito al suo operato si sono espressi valenti critici d’arte, fra i quali anche Vittorio Sgarbi. Le opere sono visibili dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle 12.00, e dalle 14.00 alle 17.00. Per informazioni: Fondazione Extrafid Art www.extrafid.ch
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gastronomia ma anche per le mostre d’arte di livello internazionale che ospita. Con le sue opere, che rappresentano paesaggi di ogni parte del mondo, Twellmann ci offre sontuosi atelier all’aperto, delle location dove poter esporre opere d’arte o anche dei set fotografici per la documentazione delle scul-
Sopra, l’artista svizzero Urs-P. Twellmann al lavoro. Attraverso le sue sculture e installazioni, Twellmann ci trasmette la sua passione per gli alberi, per il legno nelle sue versatili forme, per la natura in generale. A destra, una delle sue recenti realizzazioni, Ginko, tre strati.
ture. Immergersi nel mondo di Urs-P. Twellmann significa vedere la natura da un altro punto di vista. Che siano tronchi, legno di scarto o alghe essiccate, l’artista svizzero, attraverso le sue sculture e installazioni, riesce a trasformare pienamente la natura in un’opera d’arte. Il suo lavoro racconta della passione per tutto ciò che ruota intorno alla natura, per gli alberi, per il legno nelle sue versatili forme. Passione che si combina con una viva curiosità, un incessante spirito di ricerca e un’eccellente abilità di artigiano. L’esposizione potrà essere visitata fino al prossimo 6 giugno, durante l’orario di apertura del Ristorante Galleria al Lago o, per chi volesse, anche su appuntamento. Nato nel 1959 a Langnau, nella regione dell’Emmental, l’artista vive oggi a Munsigen, nel Canton Berna, dove possiede un atelier nel quale si dedica al suo lavoro e alle sue creazioni quando non è in viaggio. Ha iniziato la sua carriera artistica in Svizzera, frequentando
l’Accademy of Arts di Bern, dopodiché si è trasferito in America e ha intrapreso la Arts Students League di New York, fino a concludere la sua formazione artistica nel Manhattan Graphic Center di New York. Urs-P. Twellmann è stato, quindi, annoverato ufficialmente tra gli artisti professionisti nel 1981. La visita all’esposizione è anche occasione per soddisfare i palati più esigenti: il ristorante Galleria Arté al Lago è stato, infatti, anche insignito di una stella Michelin. A fare da cornice, lo splendido parco con flora subtropicale che fa parte integrante del Grand Hotel Villa Castagnola Au Lac. In posizione unica e tranquilla vicino al lago, la struttura alberghiera, membro di ‘Small Luxory Hotels of the World’, è l’unico albergo 5* superior di Lugano.
Per informazioni: www.villacastagnola.com TM Marzo 2015 · 225
Conrad Felixmüller, Die Familie Karl (dettaglio), donazione von der Heydt, Cantone Ticino
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Fondazione Monte Verità Strada Collina 84, Ascona - Tel. +41 (0)91 785 40 40 - info@monteverita.org - www.monteverita.org
Il Ristorante Monte Verità offre una flûte di prosecco ai clienti che che prenotano una cena in occasione delle seguenti manifestazioni culturali (a partire dalle ore 18.15). Prenotazioni : info@monteverita.org, tel. 091 785 40 40. Aggiornamenti e programmi completi sui siti indicati. ven.
06/03
ore 20.30 fr. 12.(fr. 20.- per 2 date del ciclo: + 15/03)
dom.
15/03 ore 11.00 fr. 12.-
19/03 - 29/03 19/03 - 22/03
Ciclo “Il barone del Monte Verità”- parte 2:
“I fantasmi del Monte” Proiezione del documentario RSI Radiotelevisone svizzera “I fantasmi del Monte” (1985, ’55), regia di Werner Weick, incentrato sulla figura del barone Eduard von der Heydt, penultimo proprietario del Monte Verità. A cura della Fondazione Monte Verità, nell’ambito del programma Storia di un‘utopia. I personaggi del Monte Verità.
www.monteverita.org
iscrizioni: info@monteverita.org tel. 091 785 40 40 italiano
Ciclo “Il barone del Monte Verità”- parte 3:
www.monteverita.org
La collezione von der Heydt al Monte Verità
iscrizioni: info@monteverita.org tel. 091 785 40 40 italiano / deutsch
Visita guidata alla riscoperta di una parte della cospicua collezione artistica che il barone von der Heydt lasciò al Cantone Ticino nel suo volere testamentario del 1956, in esposizione permanente negli edifici del Monte Verità. La storica dell’arte Dr. Silke Balemi presenterà alcune opere pittoriche, sculture e mobili che impreziosiscono l’edificio Bauhaus al Monte Verità. A cura della Fondazione Monte Verità, nell’ambito del programma Storia di un‘utopia. I personaggi del Monte Verità.
Primavera Locarnese L’immagine e la parola
www.pardo.ch
Quattro giorni di proiezioni, incontri e dibattiti con ospiti di fama internazionale. Guest curator: Emmanuel Carrère. A cura del Festival del film Locarno.
26/03 - 29/03
Monte Verità: Utopia e memoria Incontri e letture con scrittori, poeti e filosofi. Consegna del Premio Enrico Filippini. A cura dell’Associazione Eventi Letterari Monte Verità.
www.eventiletterari.ch
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