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Liceo Everest Academy Lugano: La scuola che era già oltre

Il Ticino è, in molti campi, un luogo di innovazione. Una terra crocevia tra il nord e il sud, e non solo in termini economici e finanziari, ma anche di ricerca e sviluppo in molti campi. E lo è anche nel settore della formazione, dove per esempio il polo universitario, di recente costituzione, sta dando grande spinta propulsiva al territorio. Ma, in questo settore chiave per il futuro delle giovani generazioni e del territorio, c’è un’altra realtà che, ormai da un decennio, sta portando una ventata di novità e aria fresca: si tratta del Liceo Everest Academy Lugano, che dal 2011 prepara studenti e studentesse per la Maturità Federale.

LA SCUOLA CHE ERA GIÀ OLTRE

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IL DIRETTORE, MARCO MESCHINI, PRESENTA EVEREST ACADEMY, UN ISTITUTO CHE PER MOLTI ASPETTI HA SAPUTO DISTINGUERSI NEL PANORAMA DEGLI STUDI LICEALI.

Everest Academy

è nota per l’innovazione dal punto di vista tecnologico in ambito scolastico: quali ne sono gli elementi di maggior spicco?

«Direi le lezioni in realtà virtuale ma, a livello quotidiano, sono fondamentali gli iPad gestiti dal Liceo: con un unico device si risolvono molti problemi, come l’accesso immediato a informazioni e materiali. E naturalmente in un ambiente protetto, nel senso che gli studenti accedono solo ad App e siti autorizzati, dunque riducendo praticamente a 0 le distrazioni. Né va dimenticato il peso – infinitamente inferiore – di cui si caricano le spalle degli studenti».

Ma esistono materiali di studio ad hoc?

«Nel quadro del programma federale, i nostri materiali – statici e dinamici, interattivi e adattivi – sono per la maggior parte generati dai nostri docenti. Con un grande vantaggio competitivo: sono materiali, percorsi e metodi didattici con un design unitario. Dunque non un collage mal composto di elementi disparati, ma un insieme ordinato e finalizzato. È per questo che i nostri docenti vengono selezionati e formati con cura: perché tutto ciò non si può improvvisare, ma è frutto di due elementi imprescindibili: qualità personali e formazione costante».

Ed è anche di un sistema efficace?

«Guardi, uno dei problemi principali di ogni studente è questo: quando decido di studiare, dove trovo i materiali su cui lavorare, e cosa devo fare? Everest Academy ha risposto centralizzando il tutto in un unico luogo virtuale: con un solo click, i nostri studenti accedono praticamente a tutto ciò che serve loro, cosicché il tempo e le energie, quando vengono attivate, sono immediatamente finalizzate. Idem per le comunicazioni scuola-famiglia: all’inizio del nostro percorso quadriennale, studente e famiglia ricevono un link unico dal quale accederanno a tutte le informazioni che li riguardano: calendario e orario, note, pagelle, comunicazioni, registro didattico e altro ancora. E quest’anno abbiamo integrato una novità unica nel suo genere, l’archivio digitale delle verifiche».

Di cosa si tratta?

«Per gli studenti poter capire in dettaglio cosa hanno imparato e cosa invece necessita di ulteriore studio è fondamentale. Dunque abbiamo creato un sistema con cui accedere via web allo “storico” delle verifiche.

Insomma, è possibile re-imparare (anche) dai propri errori – naturalmente, adeguatamente corretti».

Come avete reagito durante il lockdown per il Covid? Questa impostazione vi ha aiutato?

«L’Academy è stata fondata nel 2011 e, fin da allora, ha scommesso fortemente sul digitale e così, senza saperlo, ci stavamo già preparando anche a questo scenario drammatico. In tal senso la sfida è stata affrontata e superata direi brillantemente: è stato sufficiente integrare una piattaforma di videolezioni live, perché il resto era già pronto. Dunque abbiamo continuato a svolgere lezioni regolari, a verificare conoscenze e competenze acquisite e validarle alla fine dell’anno con gli esami finali. Insomma, anche se è stato molto impegnativo, abbiamo superato la prova con energia e con la voglia di migliorare ancora».

In che senso?

«Alla ripresa delle lezioni in presenza, abbiamo capito subito che una eventuale assenza per Covid avrebbe causato agli studenti una perdita grave in termini di progresso degli studi. Così abbiamo integrato nelle aule sistemi avanzati di videoconferenza, consentendo ai ragazzi di seguire anche da casa il 100% delle lezioni. E la cosa è tornata più che utile anche nei casi più semplici, come un raffreddore o una storta. L’obiettivo è ridurre il più possibile l’impatto delle “assenze in presenza”, che diventano così “presenze in digitale”».

Insomma il digitale è la chiave?

«Sì, nel senso che è il “linguaggio” di oggi e di domani, e penso che il mondo della formazione debba essere al passo con i tempi. No, invece, se pensassimo che sia una panacea assoluta. Perché il digitale dia frutti è infatti necessaria, anzitutto, una forte presenza umana. È per questo che le nostre classi ospitano un numero limitato di studenti (di solito 12): perché il rapporto umano tra studenti e docenti sia qualificante, e sostenuto anche da una specifica attività di coaching. E anche perché, per immaginare il futuro, bisogna essere consci del passato e vivere a fondo il presente: insomma, solo fondendo con tocco umano la migliore tradizione con la più avanzata innovazione è possibile trovare l’equilibrio che ci consente di crescere davvero, dentro le sfide della vita».

everest academy lugano

www.everest-lugano.ch

RENATO BELLOLI, DIRETTORE, E GIANNI TESTA, HEAD OF TRAINING, PRESENTANO L’ATTIVITÀ DI HELI REZIA, SPECIALIZZATA IN OGNI GENERE DI INTERVENTO E DI TRASPORTO DI PERSONE E MERCI, UTILIZZANDO LA PROPRIA FLOTTA DI ELICOTTERI.

INESAURIBILE PASSIONE PER IL VOLO

Come è nata l’idea di

costituire Heli Rezia?

«La società nasce nel 1989 da un gruppo di imprenditori e di professionisti del mondo dell’ala rotante. Negli anni abbiamo affinato tecniche e capacità di muoverci sul mercato dedicato, sia esso relativo al lavoro aereo, alla scuola, al trasporto passeggeri, alla manutenzione, ai servizi speciali. Abbiamo la nostra sede principale ad Ambrì, ai piedi del San Gottardo; inoltre, siamo alle porte di Bellinzona con la base di San Vittore; nei pressi del lago Lemano con la base di Leysin e per l’apertura verso l’Europa con la base di Guanzate (CO)».

Quali sono i principali servizi che garantite con i vostri elicotteri?

«Disponendo di 3 AS350B3 di ultima generazione offriamo un ventaglio completo per poter soddisfare, oltre ai voli passeggeri ed ai variegati lavori di trasporto al gancio, ogni singola e particolare richiesta. Ad esempio: operazioni di volo speciali, lotta agli incendi di bosco, cantieristica, sport, formazione professionale, ecc.». I voli passeggeri costituiscono il vostro fiore all’occhiello… «Qualunque sia l’esigenza del cliente, per ragioni professionali, di lavoro o di piacere, siamo sempre in grado di organizzare un volo in elicottero programmato in base a specifiche richieste. Dai laghi ai ghiacciai passando per le valli e le vette più belle proponiamo un’ampia selezione di spettacolari destinazioni. Così, per esempio, si può decollare dalla base di Ambrì, sorvolare la regione Nufenen e AletschArena e atterrare sul ghiacciaio dell’Aletsch ai piedi dell’osservatorio della Jungfraujoch a 3.450 metri slm. Oppure si possono raggiungere l’Unterrothorn o il Testa Grigia, ai piedi del Matterhorn/Cervino. E, ancora, decollando dalla base di San Vittore, proponiamo un volo panoramico sul lago Maggiore o Ceresio, con atterraggio al grotto o ristorante per pranzo o cena. Naturalmente è poi sempre possibile raggiungere destinazioni come Lugano, Berna, CransMontana, Ginevra, Gstaad, Sion, Altenrhein (St. Gallo), Samedan (St. Moritz), Zermatt, Raron o Zurigo. Qualora ci sia richiesto, possiamo offrire l’impiego di elicotteri bimotore con allestimento in configurazione VIP e idoneità al volo strumentale».

Che cos’è La scuola volo Heli Rezia/Avilù?

«Il progetto nasce dalla volontà di due società ticinesi, leader nel settore, di mettere assieme le reciproche conoscenze ed esperienze acquisite nel cor

so degli anni per la formazione professionale dei futuri piloti. Heli Rezia vanta infatti oltre 30 anni di attività nel campo dei servizi aerei con elicotteri, mentre Avilù ha un’esperienza ultraventennale di alto livello nella formazione di piloti d’aeroplano. Questa partnership è riunita in una scuola volo ATO (Approved Training Organisation) riconosciuta dall’Ufficio Federale dell’Aviazione Civile (UFAC) in base alle norme europee EASA. Presso la nostra organizzazione è possibile ottenere le licenze di volo dal pilota di elicottero privato al commerciale, ai relativi Type Rating e all’estensione per gli atterraggi in montagna sopra i 1’100 metri, basate sulle più aggiornate e recenti norme elvetiche ed europee, grazie alla grande esperienza di volo degli istruttori presenti in grado di condurre i corsi in 7 lingue. Si vuole condividere anche l’ebbrezza e la bellezza del volo con professionisti di altri settori che non intendono conseguire la licenza, con dei voli in doppio comando e con dei corsi tipo pilota per un giorno, in modo di rendere accessibile a tutti questo affascinante mondo. La direzione della scuola è stata affidata ad un pilota di grandissima esperienza come Gianni Testa, che vanta oltre 16.500 ore di volo alla guida di jet e 6.500 ore su elicotteri mono e plurimotori IFR. Gianni Testa è inoltre istruttore per il volo in montagna ed esaminatore federale».

Come è organizzata questa scuola di volo?

«La formazione per ottenere la licenza di pilota privato di elicottero comporta una parte teorica e una parte pratica. La durata del periodo di formazione dipende dalla disponibilità di tempo dell’allievo. Esperienze dimostrano che è possibile completare la formazione in un lasso di tempo variabile tra 6 e 24 mesi. La pratica di volo e i corsi teorici si tengono principalmente presso le nostre sedi di Agno e San Vittore, in un ambiente famigliare e a stretto contatto con l’attività aviatoria. Per la formazione pratica dei piloti impieghiamo elicotteri del tipo Guimbal Cabri G2 oppure AS350B2 Ecureuil. Sotto la ATO oltre alla formazione di pilota d’elicottero si possono seguire altre formazioni specifiche di perfezionamento o licenze per pilota d’aereo, mongolfiera e nautica. Disponiamo di istruttori di grande esperienza in ogni settore».

Qual è l’età minima per iniziare una formazione come pilota?

«È necessario avere almeno 17 anni per presentarsi all’esame di pilota privato e almeno 18 per quello di pilota commerciale. La formazione può iniziare comunque già prima. Il primo volo solo, senza istruttore a bordo, può avvenire esclusivamente dopo il compimento dei 16 anni».

SULLE CIME DA OLTRE 100 ANNI

Celebrare il 130° anniversario del primo impianto di risalita turistico di tutto il Ticino proprio nel 2020 è stato – malgrado la pandemia di coronavirus e le limitazioni – un traguardo, anche perché non è mai venuta meno la voglia di continuare a offrire attività di vario tipo, oltre al panorama mozzafiato dal monte simbolo di Lugano, conosciuto come il Pan di zucchero della Svizzera.

Come fate a suscitare

continuamente interesse?

«Per una meta come la nostra è fondamentale la diversificazione dell’offerta di destinazione: un intento che negli anni è stato portato avanti, tramite numerosi mezzi e misure, proponendo iniziative di carattere temporaneo e permanente. Anche l’anniversario del 130° ha potuto godere di svariati eventi duranti i quali siamo riusciti con determinazione a concretizzare i nostri progetti. Con la diversificazione, appunto, riteniamo di costituire una piattaforma ideale che permetta di divulgare i valori e le eccellenze che la nostra regione sa offrire a un pubblico trasversale. Tutto quello che realizziamo è quindi sempre correlato con il nostro territorio, la montagna, l’impianto di risalita, la storia del monte, il panorama. Inoltre le nostre attività rispecchiano evidentemente la volontà di dimostrare all’ospite cura nei dettagli, professionalità, accoglienza, dinamicità e creatività».

Avete messo in atto collaborazioni a tutto campo, esplorando ambiti e sinergie, per esempio con il Conservatorio della Svizzera italiana per il concerto all’alba d’estate…

«Da sempre siamo aperti a valutare proposte di collaborazione con enti pubblici e privati. In questo senso nel tempo abbiamo presentato iniziative esclusive con interlocutori diversi sia per un pubblico di adulti sia per bambini e famiglie».

Nella lunga storia della funicolare per la prima volta a dicembre 2019 avete lanciato l’apertura invernale.

«È stata una vera e propria novità strategica che ha fornito riscontri andati oltre ogni più rosea aspettativa, a dimostrazione del fatto che la lungimiranza, il coraggio e lo spirito dinamico orientato al mercato che la nostra società ha saputo dimostrare sono stati paganti. I riscontri quantitativi e qualitativi ci hanno dato ragione. Purtroppo l’apertura invernale 2020-2021 è stata pesantemente condizionata dalle chiusure forzate che hanno visto in particolare la ristorazione soffrire della situazione; tuttavia abbiamo DI AMANDA PRADA

INCONTRO CON FELICE PELLEGRINI, DIRETTORE DELLA FUNICOLARE DEL MONTE SAN SALVATORE E MEMBRO DELLA STRP-SOCIETÀ TICINESE DI RELAZIONI PUBBLICHE DA OLTRE 35 ANNI, CHE HA LAVORATO, PRIMA DI APPRODARE AL SETTORE TURISTICO, IN QUELLO FARMACEUTICO E BANCARIO, CON ESPERIENZE ALL’ESTERO FIN DA GIOVANISSIMO.

continuato a garantire un’apprezzata offerta ai nostri ospiti, mantenendo nel periodo invernale l’accessibilità alla vetta in funicolare più il servizio d’asporto per il ristorante».

Come gestite la “coabitazione” con le altre vette del nostro territorio e, in particolare, con quelle più vicine?

«Storicamente la nostra è una società anonima privata, ma di pubblica utilità. Non godiamo di sostegni dell’ente pubblico per la gestione corrente e sappiamo cosa significhi il rischio imprenditoriale. Nel corso degli anni abbiamo effettuato importanti investimenti sull’impianto e sulle imprese accessorie. Il San Salvatore, simbolo di Lugano per antonomasia, è conosciuto anche come il “Top of Lugano” e turisticamente è un reale valore aggiunto per la nostra regione. Con la nostra offerta ci inseriamo in maniera complementare agli altri prestatori di servizio sul territorio».

VISITA ALL’INCOMPIUTA CASA DEI SOVIET DI KALININGRAD IN COMPAGNIA DEL GOVERNATORE DELLA REGIONE ANTON ALIKHANOV. PROSPETTIVE E AMBIZIONI ECONOMICHE DELL’EXCLAVE RUSSA NEL CENTRO D’EUROPA.

DI FABIANA TESTORI

Oramai al calar della sera fa freddo e io ho dimenticato i guanti. Cerco di ritrovare l’acciottolato, fiocamente illuminato, che mi conduce alla Casa dei Soviet, attorno a me, i recenti scavi che hanno riportato alla luce le fondamenta del maestoso castello di Königsberg. Davanti a me invece, avvolto in una nebbia sottile, si erge il “Robot sepolto”, è così che viene chiamato l’imponente palazzo, oggi fatiscente e mai terminato, che, nel periodo sovietico avrebbe dovuto ospitare gli uffici governativi della regione di Kaliningrad. La sua costruzione iniziò nel 1967 proprio sulle rovine del catello prussiano raso al suolo dai bombardamenti inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale, ma non venne mai conclusa, prima per mancanza di soldi, in seguito per la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Nato dall’idea dell’architetto ucraino Yulian Shvartsbreim, il cui progetto prevedeva 28 piani di cui però solo 21 furono completati, la Casa dei Soviet di Kaliningrad domina gran parte della città e rappresenta un tipico esempio di architettura brutalista sovietica. Ai piedi del “Robot”, il Goveratore Anton Alikhanov mi sta aspettando. Ha accettato di assecondare la mia cu-

LA RUSSIA CHE VORREI

riosità e di realizzare l’intervista durante la visita della Casa dei Soviet. Con lui, oltre all’autista, che lo aspetterà a bordo di un furgoncino nero, c`è il guardiano del sito, oramai inaccessibile, un po’ per le pessime condizioni del palazzo, un po’ perché i lavori di abbattimento cominceranno a breve, e Andrey Tolmachev, Direttore generale della Corporazione dedita allo sviluppo della regione, il quale segue da vicino i lavori di trasformazione della struttura previsti per quest’anno. Il progetto relativo alla Casa dei Soviet riflette bene l’ondata di cambiamento che da qualche anno sta investendo la regione, cioè da quando alla sua testa siede il giovane Governatore Anton Alikhanov, classe 1986. Nominato direttamente dal Presidente Putin in qualità di Governatore ad interim nel 2016 all’età di 30 anni (allora il più giovane di tutta la Federazione Russa), Anton Alikhanov è stato ufficialmente riconfermato dalla popolazione di Kaliningrad un anno dopo, ottenendo ben l’81% delle preferenze. Il giovane Governatore, per anno di nascita e per il sangue che gli scorre nelle vene, incarna l’essenza stessa, multiculturale e multietnica, tipica di quella che fu l’Unione Sovietica e che, ancora oggi, è la Russia. Di radici, da parte di madre, russe e georgiane e, da quella di padre, russe (discendente dei Cosacchi del Don) e greche (Greci del Ponto), Anton Alikhanov è nato a Sukhumi, sul Mar Nero, nell’allora Repubblica socialista sovietica autonoma di Abkhazia. I moti nazionalisti successivi alla dissoluzione dell’URSS, soprattutto nella zona del Caucaso e il loro sfociare in molteplici conflitti, fra cui appunto la sanguinosa guerra georgiano-abcasa del 1992, obbligarono la famiglia Alikhanov a fuggire frettolosamente a Mosca in cerca di riparo. Il Governatore di Kaliningrad non è un politico della “nomenklatura”, non appartiene all’establishment e non si è appoggiato su nomi altisonanti della classe politica russa per la sua ascesa professionale e politica. Al contrario, propone un’immagine di sé progressista, dinamica e innovatrice. Fin dall’infanzia, nella follia di Mosca e della Russia degli anni ‘90, il suo percorso non può considerarsi privilegiato. Arrivata nella capitale, la fami-

glia Alikhanov è stata obbligata a ricominciare da zero, con pochi mezzi e ancor meno certezze. Si dice che il giovane Anton studiasse e si allenasse nelle arti marziali giorno e notte. La sua caparbietà e la sua risolutezza lo hanno guidato fino alla carica di Governatore di Kaliningrad. Menzionato l’anno scorso nella lista dei 127 leader con meno di 40 anni impegnati a cambiare il mondo stilata dal WEF (Young Global Leaders), Anton Alikhanov vanta un curriculum notevole. Laureato in finanza e giurisprudenza presso l’Università di finanza del Governo della Federazione Russa di Mosca, ha immediatamente cominciato a lavorare in seno al Ministero della Giustizia. Nel 2012 ha discusso la tesi di dottorato in economia. Dal 2013 è nominato prima Vicedirettore, poi Direttore, all’interno del Ministero dell’Industria e del Commercio per le questioni relative agli scambi commerciali con l’estero. Nel 2015, poco prima di essere assegnato all’estremo ovest della Federazione, Anton Alikhanov diventa membro del sottocomitato per la politica commerciale del Consiglio consultivo commerciale della Commissione economica eurasiatica. Ambizioso e perfezionista, il giovane originario di Sukhumi è recentemente entrato a far parte della classifica dei 20 migliori governatori della Federazione Russa (sono 85 in totale) e fra i primi 10 della cosiddetta nouvelle vague della politica del grande paese, per la sua vicinanza ai cittadini, per la velocità di risoluzione dei problemi e l’efficienza nella gestione del lavoro. Energia, determinazione, fermezza sono tratti che riconosco mentre saliamo le scale dei 21 piani di una delle torri della Casa dei Soviet. Fra una domanda e l’altra Anton Alikhanov si assicura che io non metta un piede in fallo, che la torcia del suo e del cellulare di Andrey Tolmachev riescano ad illuminare perfettamente il percorso che dobbiamo percorrere fino alla cima, così che io non debba preoccuparmi di nulla. Ed è così che abbiamo parlato del suo lavoro, della Russia di oggi e soprattutto del futuro della regione di Kaliningrad. Lui che si sposta in bicicletta, preferisce muoversi senza guardie del corpo, suona la chitarra quando vuole rilassarsi e non si sottrae mai se qualche cittadino lo interpella per la strada, non ha avuto esitazione nel rispondere a domande dirette sul suo percorso e le sue scelte di vita: P erché dopo aver concluso

egregiamente gli studi proprio la scelta dello Stato e non una carriera nel settore privato?

«Ho semplicemente deciso di tentare, di cominciare dallo Stato. La possibilità di cambiare eventualmente direzione l’avrei sempre avuta, ma già dopo i primi tempi ho capito che ciò che stavo facendo mi piaceva. Progressivamente, avanzavo. Dal Ministero di Giustizia sono passato a quello dell’Industria e del Commercio, poi è arrivata la proposta di venire a Kaliningrad, di rendermi utile qui. L’aspetto salariale, inizialmente magari più allettante nel settore privato, non è mai stato preponderante nelle mie scelte, per me era più importante fare, adempiere a qualcosa di valido».

Grinta e sicurezza sembrano essere tratti marcanti del suo carattere. Alla domanda come diventare Governatore a 30 anni, risponde: «Vuoi diventare Governatore? Diventa Governatore» come se fosse una semplice questione di volontà….

«Evidentemente non si tratta semplicemente di forza di volontà. Altrettanto rilevanti sono elementi quali la fortuna e le coincidenze, ma nessun traguardo, nessun livello si può raggiungere senza passione e ambizione nel voler crescere, avanzare e mostrare il risultato. La sola ambizione è insufficiente e proprio per questo è importante costruire delle fondamenta solide, come una formazione appropriata. Per quanto riguarda il mio lavoro è essenziale lavorare sodo e bene, costantemente. La professionalità paga sempre».

Nelle sue parole non sembrano esserci tentennamenti. Quanto l’esperienza di dover abbandonare la propria città natale, il crollo disastroso dell’URSS, la disperazione degli anni ‘90 e le conseguenti privazioni nella vita quotidiana hanno influenzato il suo sguardo sul futuro?

«Sono convinto del fatto che più difficoltà una persona attraversa, più queste la renderanno forte. Nella formazione della mia personalità, del mio carattere, la mia infanzia non facilissima, è stata certamente incisiva. Ancora di più però sono state per me le esperienze vissute dai miei genitori. A trent’anni passati sono stati obbligati a lasciare tutto, a ricominciare da zero a Mosca in un momento storico durissimo per la Russia. E ce l’hanno fatta. Professionalmente hanno ritrovato il successo che avevano già prima di partire dall’Abkhazia. Loro sono stati per me un esempio importantissimo di come non arrendersi mai. Indipendentemente dalle avversità che la vita può presentare, è sempre possibile rimettersi in pari».

Sukhumi-Mosca-Kaliningrad. Oltre al successo personale ottenuto alle elezioni regionali nel 2017, è innegabile che dal suo arrivo a Kaliningrad le migliorie siano state molte. ..

«Non si deve pensare che i progetti realizzati a Kaliningrad negli ultimi anni siano nuovi. Si tratta di idee e piani esistenti da decenni. La maggioranza di essi rimonta agli anni ‘90 o agli anni 2000. Noi ci siamo limitati a metterli in pratica, ad attuarli. Dell’idea di rilanciare la SEZ, la zona economica a statuto speciale oppure quella di creare una zona offshore (SAR), si discuteva da molto tempo. Noi abbiamo fatto delle proposte e siamo stati sostenuti. Scherzo spesso sul fatto che a Kaliningrad è difficile essere “creativi”. Tanti progetti formulati nel passato sono rimasti sulla carta molto tempo prima di vedere la luce. Da parte mia, ho semplicemente avuto sufficiente convinzione, sicurezza e fede per concretizzarli. Evidentemente, si è trattato di un processo in cui l’appoggio del Presidente e del Governo regionale sono stati fondamentali. Ora è importante portare a termine tutto ciò che ci siamo prefissati già prima delle elezioni, come la costruzione del Centro oncologico, dell’Ospedale infantile regionale, l’ammodernamento di attrezzature e macchinari per gli ospedali, ma anche la realizzazione di strade e ponti particolarmente rilevanti per migliorare la circolazione viaria e ancora i parchi industriali, dove ottimizzare produzione, logistica, trasporti e processi di lavorazione».

Kaliningrad ha fra i suoi obiettivi anche quello di attirare investitori e residenti stranieri, i quali, stabilendosi e sviluppando le proprie attività nella regione possono beneficiare di numerosi vantaggi, quali i più interessanti?

«I rapporti fra Kaliningrad e gli stranieri e, in particolare, con i nostri vicini europei, sono di vecchia data. Molte aziende estere lavorano nella nostra regione da anni, penso alla ditta di omogeneizzati HIPP, ma anche a BMW, a HYUNDAI e molte altre. Da poco si è presentata una società franco-americana che produrrà formaggio qui da noi. È stato un grande orgoglio per me accogliere a Kaliningrad nel 2019 la prestigiosa azienda svizzero-svedese ABB, leader mondiale nell’ automazione industriale e nello sviluppo di soluzioni energetiche. ABB ha aperto il suo primo centro ingegneristico in Russia proprio nella nostra regione. Essa impiega più di 50 persone ed è intenzionata ad intensificare la propria presenza. Le società che decidono di stabilirsi a Kaliningrad possono godere degli incentivi offerti dalla zona economica a statuto speciale (SEZ), primo fra tutti, quello fiscale. Nei primi sei anni di attività le tasse su profitti e proprietà sono pari a 0%. In più, si può contare su procedure semplificate per l’ottenimento dei visti da parte del personale straniero, oltre a sovvenzioni per il supporto del mercato del lavoro e ad altre misure di tutela. Oltre alla SEZ, è ora presente a Kaliningrad, sul territorio dell’”Isola Oktyabrsky”, vicino al nuovo stadio, una zona offshore (SAR – Special administrative region). L’area conta un centinaio di ettari ed è stata inizialmente concepita per facilitare il rientro di capitali russi locati in altre giurisdizioni, ma è ovviamente aperta anche a società estere. Investendo 50 milioni di rubli (circa 600mila euro) è possibile stabilire la propria attività sull’”Isola dell’Ottobre”. Gli attraenti benefici in termini di fiscalità e di infrastrutture sono conseguenti. Ad oggi sono 34 le società internazionali che si sono stabilite sull “Isola” e per il futuro possiamo solo essere ottimisti».

Kaliningrad può vantare un patrimonio storico-culturale senza pari. Le testimonianze ancora presenti della ricchissima Königsberg sono numerose. Inoltre, l’intero complesso balneare delle coste e un ecosistema di flora e fauna unico al mondo ne fanno una regione particolarmente interessante da un punto di vista turistico. Cosa ci si aspetta e quanto è stata importante l’introduzione a luglio 2019 del visto turistico elettronico di 8 giorni?

«L’idea del visto elettronico al fine di facilitare l’arrivo dei turisti a Kaliningrad si ventilava da tempo. Siamo felici di essere stati fra i primi nel paese a trasformarla in realtà. Il nostro potenziale turistico è grande, abbiamo una media di 1,5 milioni di visitatori all’anno, russi e stranieri, senza contare il vero e proprio boom di turismo interno vissuto durante la pandemia. Dall’introduzione del visto elettronico e fino alla chiusura delle frontiere a causa del Covid-19, più di 70 mila turisti stranieri sono giunti nella nostra regione. Kaliningrad può contare su oltre duecento strutture alberghiere, più di mille ristoranti e bar, molti eventi culturali, fra cui festival musicali e cinematografici. Da un punto di vista storico, la regione rappresenta un unicum in Russia per gli eventi che l’hanno vista protagonista. L’eredità ancora visibile è multipla e straordinaria: russa, sovietica, prussiana. Numerosi sono infatti i monumenti, i castelli, i forti, le chiese e le cattedrali che custodiscono una bellezza senza tempo. La ricostruzione e la

conservazione degli edifici sono una parte importante dell’agenda politica della nostra regione anche perché la rilevanza turistica connessa è innegabile. Riconosciamo di possedere delle vere e proprie perle legate al passato. Il lavoro non manca e cercheremo di coinvolgere sempre più persone nella rivalorizzazione di questa ricchezza storica estesa su tutto il territorio».

Kaliningrad russa e aperta all’Europa si distingue per iniziativa e dinamismo. Anche lei in quanto giovane Governatore si distingue per iniziativa e dinamismo, ma non è il solo nella Federazione. La scelta di rappresentati di giovane età è in controtendenza con moltissime realtà europee dove la classe politica è spesso anziana. Secondo lei, la Russia, oltre a dare più spazio alle nuove generazioni, si può considerare terra fertile anche in termini di possibilità e di crescita?

«La scelta di mettere alla prova i giovani politici nelle regioni, quindi sul campo, non è nuova e nemmeno unica della Russia. Essa era già presente durante l’Unione Sovietica e la si trova spesso anche in Asia. È fondamentale cimentarsi in contesti diversi, lontani e allo stesso tempo a diretto contatto con la popolazione. In questo modo si è in grado di paragonare, di percepire i dettagli. Quello che si crede essere il miglior progetto preparato nel proprio ufficio moscovita dietro ad una scrivania ha un impatto completamente diverso una volta che si decide di adottarlo in una specifica regione, perché la percezione nella realtà è completamente diversa. Non posso definire la Russia una locomotiva economica. È difficile fare paragoni con altri paesi, si tratterebbe di un esercizio senza senso, però avanziamo, facendo del nostro meglio, secondo le nostre capacità e al nostro passo, il quale non deve forzatamente ricalcare modelli prestabiliti o già esistenti. Purtroppo, rispetto ad altri contesti, penso agli Stati Uniti o all’Asia, l’Europa è rimasta indietro in materia di innovazione. Credo fermamente che oggi più che mai sia indispensabile creare ed investire nelle nuove tecnologie, nelle nuove idee, senza paure o reticenze».

Il Presidente Putin mette alla prova i giovani politici nelle regioni, preparandoli alle sfide future. La Russia economica si apre sempre più al mondo, intensificando scambi e cooperazioni. Il Governatore Anton Alikhanov volge uno sguardo positivo e fiducioso al futuro sviluppo della Russia più europea di tutte, Kaliningrad. Ed è proprio dalla cima della Casa dei Soviet, quando finalmente camminando sul tetto ammiriamo la vista mozzafiato su tutta la città, penso che forse il Governatore ha ragione e magari anche il celebre attore francese Gérard Depardieu, dal 2013 cittadino russo, quando dice che oggi, La Dolce Vita, si trova in Russia.

 Pulizia canalizzazioni  Aspirazione pozzi e fosse  Ispezione con telecamera  Risanamento canalizzazioni  Ricerca perdite  Prove di tenuta

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IL CONTRIBUTO DI UN ESPERTO CHE VANTA OLTRE 25 ANNI DI ESPERIENZA INDUSTRIALE, POWER UTILITY, MEDIA ED DIGITALE.

Patrick Tonascia vanta approfondite competenze per innovare modelli di business, esplorare nuove opportunità di crescita, aumentare il vantaggio competitivo e sfruttare appieno le opportunità che la digitalizzazione può portare in tutti i settori di business indipendentemente dalle dimensioni. Ha ricoperto ruoli di Senior Executives in aziende come Fortune 500 Industrial/Energy, General Electric, SIEMENS e ABB. Recentemente; inoltre è stato Chief Operating Officer presso la Radiotelevisione Svizzera (SSR SRG RSI), azienda televisiva, radiofonica e multimediale focalizzata sull’innovazione digitale per i clienti. Ha sviluppato una significativa esperienza in vari settori come Media, Security e Industrial ricoprendo ruoli dirigenziali/gestionali in Sales, Services, Product Management, Operations e General Business Management. Come ex ginnasta e atleta, sa come accelerare e competere in un mondo in continua evoluzione.

Il Covid-19 è emerso a fine 2019 ed è rapidamente diventato una crisi globale che minaccia la salute degli individui ed il benessere delle società su vasta scala. Le incertezze continue e profonde creano grandi sfide per le aziende. I dirigenti, i consigli di amministrazione, gli investitori i collaboratori dovranno comprendere in tempi rapidi quale sarà la giusta strategia ed il comportamento da adottare e in che tempi e modalità dovranno affrontare queste fasi di difficile interpretazione e di ambiguità. Affrontare questa situazione in modo responsabile e sistematico è un imperativo morale ed economico, per i governi, le imprese, gli investitori ed i singoli individui. La priorità a breve termine è quella di cercare di trattare il Covid-19 come una questione di salute pubblica. Ciò avverrà ad un costo, almeno a breve termine ed avrà un impatto importante sulla tenuta economica e sociale del nostro paese e non solo. Fondamentale sarà mantenere una prospettiva a lungo termine, il tutto non si fermerà in qualche settimana o in qualche mese, anzi i tempi saranno ben più lunghi, è ragionevole parlare di anni. Probabilmente quanto sto per dire non troverà immediatamente un consenso unanime e forse sarà (dai più) anche ritenuto prematuro, ma credo fermamente che nonostante le crescenti pressioni economiche, sia le imprese che gli investitori dovrebbero evitare di concentrarsi sulla crisi in termini di implicazioni a breve termine. È qui che un orizzonte temporale esteso, e forse una base dell’etica e nei valori più in generale, dovrebbero guidare le risposte delle aziende, degli investitori e dello stato! La prima priorità sarà garantire la sostenibilità e la resilienza finanziaria delle aziende. Il discorso vale sia per le grandi aziende che per le PMI. L’attuale crisi si tradurrà in stress finanziario ed incertezza. Si dovranno affrontare questioni delicate quale una nuova l’allocazione delle risorse finanziarie e umane, la valutazione di compromessi laddove sia necessario. Si dovranno prendere decisioni difficili, forti, come la necessità di rivedere i budget, il controllo dei costi, per chi non lo ha ancora fatto potrebbe essere l’occasione per rivedere la trasformazione della propria azienda nell’era digitale. Il tutto sarà estremamente complesso in quanto le aziende sono e saranno esposte a minacce in termini finanziarie e di sviluppo a breve termine. Il mondo economico, lo stato, tutte le associazioni e organizzazioni di categoria dovranno trovare tutti insieme una soluzione globale e creare un ecosistema che permetta a tutti o quasi tutti di sopravvivere in questo momento epocale e senza precedenti. Nel limite del possibile nessuno dovrà

sentirsi sfavorito o penalizzato. Bisogna incoraggiare la società ad intraprendere un percorso di solidarietà e di sviluppo di opportunità dove ognuno possa trovare il suo spazio. Dovremo pensare fuori dagli schemi! Pensare immediatamente ad una nuova azione strategica non è un “Nice to have” ma un “Must”! per tutti. Fino a poco tempo fa, Covid-19 è stato per la maggior parte delle aziende e degli individui un proverbiale “sconosciuto”. Dovremo creare un ecosistema dove fondamentale sarà avere un impatto sull’ambiente, creare un tessuto economico e sociale significativo sia per gli individui che per le comunità. Tre saranno a mio modo di vedere i campi su cui operare in tempi brevi: Sociale: identificare i bisogni degli individui e considerare il loro benessere, non solo economico ma anche morale e spirituale. Comprendere l’impatto demografico che stabilisce la cultura, l’onestà, lo sviluppo della prossima generazione e la salute. Senza dimenticare la valorizzazione della diversità che non riguarda solo il genere, ma anche il modo di pensare, di comunicare, le competenze e la cultura. Ambientale: proteggere e conservare sia la biodiversità che l’ambiente, riducendo i rifiuti, prevenendo l’inquinamento e utilizzando l’acqua e altre risorse naturali nel modo più efficiente possibile. Trasformando il nostro modo di operare, riducendo il superfluo e ottimizzando i consumi. Economico: l’importanza di una crescita economica stabile, adottando misure dall’occupazione equa e gratificante fino alla valorizzazione della competitività. Dovremo avere bene in chiaro lo scopo della missione che andremo ad intraprendere, ergo risollevarsi da questa difficile situazione. Un’opportunità nella drammaticità della situazione che ci consente di andare oltre gli effetti disumanizzanti che enfatizzano eccessivamente l’efficienza e il valore per gli azionisti, ma che invece deve fornire motivazione e ispirazione ai collaboratori, clienti e “stakeholders” del nuovo ecosistema che andremo a creare. Gli sforzi collettivi di allineamento tra accademici, industrie, le banche, i settori di servizi, governi e altre parti interessate genereranno e finanzieranno l’innovazione che creerà una cultura in cui i progressi potranno e dovranno essere a beneficio di tutti. Tutto ciò richiede un’efficace capacità di gestione delle crisi, nonché la capacità di pensare in termini di pianificazione dello scenario e nella valutazione degli impatti sulle attività a 360°. Ora non ci tocca che iniziare questo percorso di stabilizzazione e crescita poi, in modo individuale ognuno di noi può e deve fare la differenza.

Dal 1978 onoriamo la vita

LE DONNE NON GODONO ANCORA - ALLO STESSO MODO DEGLI UOMINI - DEI FRUTTI DEL LORO LAVORO, DELLE LORO CAPACITÀ INTELLETTUALI E DEI LORO SOGNI. LE IDEE E I PROGETTI PORTATI AVANTI DA BUSINESS & PROFESSIONAL WOMEN (BPW) TICINO.

01 Da sinistra Elisabetta Aiazzone, Benedetta Lepori, Federica Guerra, Cèline Cavallo de Paoli, Rosanna Bertuccio, Monica Pugnaloni, Luisanna Tedde, Gaia Marniga,

Laura Incandela

LE GRANDI SFIDE DELLE DONNE

Ma perché? Questo è senz’altro un “domandone” a cui si cerca in genere di dare risposte troppo evasive. E invece occorrerebbe meno ambiguità e più schiettezza nell’affrontare il tema della diseguaglianza tra generi che interessa metà della popolazione mondiale. La Business & Professional Women (BPW) è in prima linea, ed è un esempio lampante di quanto possa essere potente la collaborazione tra donne. Presente sul territorio a livello nazionale e cantonale la BPW cerca le giuste risposte ma fa qualcosa di più concreto, mette in campo donne, idee, volontà e il necessario coraggio di osare, lanciandosi nelle sfide più difficili. Gli obiettivi raggiunti, in termini di parità di genere, sono pochi ma di sostanza: da gennaio 2021, anche in Svizzera ci sono le quote rosa. Le grandi imprese quotate in borsa con sede in territorio elvetico dovranno introdurre il 30 % di donne nei Consigli di Amministrazione (CdA) e il 20% di presenza femminile ai livelli manageriali apicali. Sempre da quest’anno parte il congedo paternità, le famiglie potranno usufruire di due settimane. Va da sé che le madri avranno un maggiore incentivo a continuare a lavorare e il lavoro domestico e di assistenza potrà essere distribuito equamente. «I risultati non piovono mai dal cielo - dice la copresidentessa Gaia Marniga - sono frutto di un impegno assiduo delle associazioni femminili, delle campagne di sensibilizzazione sui media e delle donne impegnate sul fronte politico. BPW Ticino sta facendo la sua parte. Adesso il nuovo traguardo è ottenere il 50% delle donne nei Consigli di Amministrazione di tutte le medie e grandi aziende. Il battage del progetto Women on Boards, “…e le donne?”, ideato dal nostro club, ha sortito i suoi effetti. Sui social emerge un sentimento favorevole da parte dell’opinione pubblica femminile e in parte anche di quella maschile, ad avere più donne ai vertici aziendali. La campagna è partita lo scorso anno a Lugano, un bus gira in lungo e il largo in città, con un gigantesco adesivo sul retro, la foto di un CdA tutto al maschile, un’istantanea che si commenta da sé. L’intento è sempre lo stesso, far comprendere che valorizzare il merito e il talento delle donne è l’optimum per il raggiungimento di una società più equa e produttiva». Il Club BPW Ticino è stato fondato nel 1983, a Lugano, e conta attualmente 70 socie che provengono da ambiti professionali diversi. Un grande gruppo, che negli ultimi tre anni é cresciuto notevolmente, quasi triplicando il numero delle socie e delle simpatizzanti. Da questo laboratorio di idee ed esperienze condivise nascono progetti come il Mentoring. In collaborazione con USI career e USI Servizio Gender, BPW Ticino ha lanciato il programma Professional Mentoring@ USI, destinato a studentesse del secondo anno del Master in Finanza, Economia ed Informatica. Questa esperienza era iniziata un anno fa con il Dipartimento di economia aziendale, sanità e sociale della SUPSI. Il mentoring è uno scambio stimolante di esperienze e vissuti tra una persona più senior con maggiori competenze, la mentor, e una persona più junior, la mentee. La mentee beneficia dell’esperienza della mentor, che a sua volta si

arricchisce mediante la condivisione di conoscenze ed esperienze. Tra i progetti del 2021 del BPW proseguirà la campagna Women on Boards che si realizzerà nella collaborazione per un Corso di Formazione per Membri dei CdA. Il BPW Ticino, in collaborazione con il Centro di Competenze Tributarie di SUPSI ed Alma Impact AG (società attiva nell’ambito della formazione aziendale) sarà partner del primo corso di formazione in lingua italiana in Ticino in questo ambito. Il corso sarà aperto a uomini e donne, professionisti che vogliono essere preparati professionalmente per entrare a far parte dei Consigli di Amministrazione delle aziende con le adeguate competenze: avrà una durata di 48 ore totali divise in 6 moduli equamente bilanciati tra teoria e casi pratici, con testimonianze finali dal mondo aziendale. Il BPW Ticino, grazie ai suoi sponsor istituzionali, UBS ed IBSA, darà un contributo finanziario alle socie che vorranno iscriversi al corso, con la finalità di favorire la partecipazione femminile nell’ambito della formazione continua e raggiungere una migliore rappresentatività delle donne nei CdA e nelle Direzioni Aziendali. Il corso avrà inizio ad aprile 2021 e si concluderà il 19 giugno 2021, con l’esame per ottenere la certificazione valida sia in Svizzera che a livello internazionale. In aggiunta si conferma l’Equal Pay Day, un’iniziativa europea e cavallo di battaglia del BPW, megafono della disparità di retribuzione tra uomini e donne, che si svolge ogni anno in febbraio per sottolineare che le donne per guadagnare il salario che gli uomini percepiscono in un anno, devono lavorare due mesi in più. «In Svizzera - racconta Federica Guerra, copresidentessa BPW Ticino e responsabile EPD – lo scarto salariale nel settore privato è del 14,4%, vale a dire che le donne guadagnano 949 franchi al mese meno degli uomini. I dati dell’Ufficio Federale di Statistica si riferiscono al 2018. La differenza salariale esiste già al momento dell’accesso al mercato del lavoro, e coinvolge anche le donne in posizioni dirigenziali; subiscono perdite di guadagno non appena diventano madri, e per quanto riguarda l’aspetto delle pensioni, la forbice è fortemente distanziata rispetto agli uomini». La storia dell’associazione femminile BPW parte lontana nel tempo. Le prime donne BPW si unirono nel 1919 in Kentucky, negli Stati Uniti. BPW International fu fondata a Ginevra nel 1930 dalla giurista americana Dr. Lena Madesin Phillips. In un momento politicamente ed economicamente difficile. L’11 settembre 1947 presso l’Hotel Königsstuhl di Zurigo alla presenza di 29 donne fu fondata BPW Switzerland. Tredici donne entrarono a farne parte ed elessero come prima presidente l’industriale di Horgen Elisabeth Feller (1910-1973). La stretta collaborazione con la nota pediatra Marie Meierhofer diede vita ad un asilo nido tutt’oggi all’avanguardia. In veste di datrice di lavoro, Elisabeth Feller esercitò per anni pressioni per applicare il postulato «uguaglianza di retribuzione per un lavoro di uguale valore». L’imprenditrice di successo fu una delle prime donne nel consiglio di amministrazione di importanti banche e compagnie assicurative. Fu anche una convinta sostenitrice di un’ampia politica di sviluppo e a favore dei rifugiati. Fu la prima presidente di lingua non inglese della Federation of Business and Professional Women e, tramite questa sua attività, fu collaboratrice di diversi dipartimenti dell’ONU, vicepresidente della Commissione svizzera dell’UNESCO, membro della Commissione svizzera per la cooperazione tecnica e del Comitato della Fondazione svizzera per la cooperazione tecnica allo sviluppo. Oggi l’associazione è presente in oltre 100 paesi nel mondo. In Svizzera ci sono 2’300 socie e 40 club che coprono tutto il territorio elvetico.

PERCHÉ LE DONNE NON FANNO LA CARRIERA CHE MERITANO?

A QUESTA DOMANDA, NATA DURANTE I PER-CORSI DI MYACADEMY, CON L’80% DI PARTECIPANTI DONNE (IMPRENDITRICI, MANAGER, PROFESSIONISTE) RISPONDE GIANNI SIMONATO, CHIEF DIGITAL OFFICER MYACADEMY GMBH DI LUGANO. U na sera, ascoltando i WhiteHeart, “Unchain”, una parte della canzone recitava “Scatena i miei sogni, scatena la mia vita”. E se fosse qui la soluzione? Mi sono chiesto cosa dovrebbero fare le donne nel pianeta per colmare il gap che ancora esiste nel mondo del lavoro. Le carriere al femminile crescono come dovrebbero? Ci sono ancora disparità economiche? Le donne non possono aspettarsi riconoscimenti che vengano dall’alto, ma debbono essere loro stesse le protagoniste del cambiamento. È un cambiamento che deve venire dalla base. Mi piacerebbe che ogni donna fosse il cambiamento che vuole vedere nel mondo, e che facesse tutto quanto in suo possesso perché ciò accada. Sollecitati da alcune donne abbiamo creato a questo scopo un Per-Corso specifico che si chiama Donne&Carriera ed allena tre abilità fondamentali: autostima, leadership, intelligenza emotiva. E in questo PerCorso c’è il loro mentore che le accompagna, non sono sole in questo cambiamento. Il primo punto da allenare è l’autostima. Che potrebbe essere troppo bassa o troppo alta. La variante più comune è la parte bassa. In questo caso i segnali esterni che si manifestano si trasformano in un senso di inadeguatezza. Si percepiscono molto più i propri lati negativi e non si valorizzano quelli positivi. In questo caso va rafforzato il proprio dialogo interiore, parte tutto da qua. L’autostima dipende da come parliamo a noi stessi. Il dialogo interiore si può allenare, ma il vero problema è riconoscerlo. E lo si può fare solo con un mentore a fianco, perché il dialogo interiore, per definizione, non passa all’esterno. Passano le conseguenze, ma non le cause. Il mentore aiuta ad estrarre e modificare il dialogo interiore per ottenere una maggiore autostima. Cambia il tuo dialogo interiore e cambierà la tua autostima. Quale leadership serve oggi? Di lineare e sicuro non è rimasto nulla, occorre quindi avere capacità di visione, di immaginare un percorso futuro verso il quale portare il proprio team. Perché è compito del leader ispirare e tracciare il percorso verso il cambiamento. Quali abilità servono per immaginare il futuro, per essere pronti ai cambiamenti in corsa, agli imprevisti? Il leader di un tempo, solido e roccioso, era abituato a governare un mondo lineare, pianificato, dove l’efficienza era la parola d’ordine. Leadership tipicamente maschile. Il mondo perfetto, il mondo certo, il mondo che puoi scegliere come potresti fare con un film di Netflix: scelgo genere, titolo, durata e me lo guardo secondo i miei tempi. Poi un bel giorno ci siamo svegliati impauriti, incerti, in balìa di eventi inizialmente banali ma devastanti a

livello mondiale. Dopo la globalizzazione dell’economia abbiamo scoperto la globalizzazione della pandemia, che corre più veloce ed è più pervasiva di qualsiasi scelta economica. Abbiamo scoperto che il valore più importante è la salute, e di conseguenza stanno cambiando le scale di priorità nella società. Forse meglio una leadership al femminile per governare un mondo così incerto? Meno direttiva ma più partecipativa, più inclusiva e capace di ascoltare etnie e generazioni diverse tra loro. Ma la leadership al femminile deve essere allenata per aiutare le donne ad essere capaci e preparate ad ispirare gli altri. Una leadership strutturata che si basa su idee, su principi, su valori, su visioni del mondo del leader che vengono poi efficacemente comunicate agli altri sia con canali fisici che digitali. Stiamo scoprendo che l’esercizio della leadership digitale ha linguaggi e sistemi del tutto particolari. Immagino donne leader come Malala Yousafzai giovane attivista pakistana, la più giovane premio Nobel per la Pace, impegnata per il riconoscimento dei diritti civili e per il diritto per l’istruzione per tutti. «Non mi importa di dovermi sedere sul pavimento a scuola. Tutto ciò che voglio è istruzione. E non ho paura di nessuno.» O Ellen Eugenia Johnson Sirleaf, detta Mamma Ellen, madre di quattro figli e nonna di sei nipoti, prima donna eletta capo di Stato in Africa, in Liberia, Premio Nobel per la Pace con la motivazione: «per la battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace». O donne leader come Oprah Winfrey, soprannominata la “Regina di tutti i media”, considerata tra le donne più potenti al mondo, conduttrice televisiva, autrice e attrice, che ha donato 40 milioni di dollari per costruire una scuola per ragazze povere in Sudafrica. Tutte donne con grandi difficoltà alle spalle, con una vita non facile, costellata spesso di sofferenze. E come mai ce l’hanno fatta? Possiamo allenare la leadership, portando a bordo più donne leader? Questa la mia missione. Il terzo punto da allenare è l’intelligenza emotiva. Trattata la prima volta nel 1990 dai professori Salovey e Mayer e ripresa anni dopo da Daniel Goleman è definita mettendo insieme competenze personali e competenze sociali. Ecco un bell’esempio per capire in pratica di cosa si tratta. Hai mai incontrato un leader che semplicemente “non lo capisce”? Mi riferisco a qualcuno che sembra disconnesso dalle persone che guida. Non sto parlando di qualcuno che non ha talento o non è intellettualmente dotato, ma quando si tratta di capire cosa stia realmente succedendo alle persone che guidano, sembrano incapaci. La connessione con gli altri è forse la caratteristica primaria dell’intelligenza emotiva. Quindi, chi meglio di una donna può capire? Care donne, il vostro potenziale c’è tutto. Il mondo attuale ha bisogno di questo potenziale, dovete solo allenare meglio come esprimerlo. Su 200 Paesi nel mondo solo 18 hanno un leader donna a capo. Non c’è tempo da perdere, il futuro è già iniziato e ha bisogno di donne leader, al motto di “Scatena i miei sogni, Scatena la mia vita” Fammi sapere la tua opinione a info@myacademypmi.com

UDIRE È PENSARE, LO SAPEVATE?

NEI CENTRI BELOTTI LA TECNOLOGIA D’AVANGUARDIA BRAINHEARING™

Abbiamo voluto approfondire il tema dell’Udito, il suo meccanismo e la sua stretta relazione con il nostro cervello, rivolgendoci ai tecnici audioprotesisti dei Centri BELOTTI OtticaUdito, leader incontrastato di settore in Ticino da oltre trent’anni. Se è vero che un buon udito aiuta il cervello a stare in forma e ad evitare molti problemi di salute, allora significa che la salute del cervello corrisponde alla salute dell’udito.

I tecnici ci hanno spiegato che se il nostro cervello non ottiene le informazioni sonore di cui ha bisogno, ci sarà più difficile capire quello che dicono le persone e cosa succede intorno a noi. Un problema uditivo diventa un problema cerebrale, che a sua volta può trasformarsi in problemi vitali. Tutto ciò è legato al funzionamento dell’udito all’interno del centro uditivo del cervello. Gli audioprotesisti di BELOTTI ci hanno spiegato che il suono viaggia dalle nostre orecchie al centro uditivo del nostro cervello. All’interno di questo due sottosistemi lavorano costantemente per aiutarci a capire lo scenario sonoro che ci circonda: il sottosistema dell’Orientamento e il sottosistema del Focus.

Il primo tiene sotto controllo l’ambiente circostante per creare una panoramica completa dello scenario sonoro. Quando ascoltiamo, questo sottosistema analizza tutti i suoni circostanti, indipendentemente dalla loro natura o direzione, offrendoci una panoramica di tutte le sorgenti sonore che ci circondano. Il cervello viene così a trovarsi nelle condizioni ottimali per scegliere gli elementi su cui focalizzarsi, quelli da ascoltare.

Il secondo seleziona e filtra quali suoni ascoltare. Tramite questo identifichiamo il suono a cui dedicarci, quello da ascoltare o a cui comunque rivolgere l'attenzione, tralasciando i suoni irrilevanti.

Vediamo ora cosa avviene con la perdita dell’udito: le informazioni sonore che arrivano al cervello dalle orecchie non sono sufficienti oppure la loro qualità è scadente. Il cervello fa molta più fatica a orientarsi nell'ambiente circostante e ciò rende ancora più difficile concentrarsi su ciò che è importante. Il cervello è costretto a sforzarsi molto di più ed ha così molte meno risorse mentali per ricordare altro. Poiché l'udito è un processo mentale, la perdita uditiva non trattata o gestita male può avere conseguenze negative sul cervello e sulla nostra salute psicofisica. Come abbiamo visto, per funzionare bene, il cervello ha bisogno di uno scenario sonoro completo. Un accesso limitato del cervello al suono può portare a gravi problemi come ad esempio isolamento sociale e depressione. Cosa si può fare per mantenere un cervello sano? Il consiglio di BELOTTI è quello di ricorrere ad un professionista dell’udito, eseguire un test dell'udito e ricevere un trattamento adeguato in caso di perdita uditiva. Nei Centri BELOTTI audioprotesisti qualificati possono controllare l’udito per rilevare eventuali segnali di perdita uditiva e consigliare la soluzione audiologica più adeguata. In particolare, gli apparecchi acustici "a misura di cervello" con tecnologia BrainHearing™ di Oticon disponibili nei Centri BELOTTI rappresentano l’ultima frontiera tecnologica del settore, offrendo al cervello uno scenario sonoro circostante completo, per far sì che questo lavori in modo più efficace. Si tratta di apparecchi d’avanguardia in grado di assicurare al cervello le informazioni sonore di qualità necessarie a rimanere in forma.

Da BELOTTI ci hanno spiegato che la filosofia BrainHearing™ piuttosto che focalizzarsi solo sui suoni o sulle orecchie, si concentra in primis sul cervello e d’altra parte la ricerca scientifica dimostra che fornire lo scenario sonoro completo è quanto di meglio si possa fare per consentire al cervello di svolgere le sue funzioni in modo naturale.

Quando i suoni raggiungono l'orecchio interno vengono convertiti in un segnale, che a sua volta viene inviato al cervello. Questo processo, denominato "codice neurale", si basa sull'invio di dati al centro uditivo del cervello, la corteccia uditiva, attraverso il nervo uditivo. Quindi, questi codici neurali diventano suoni di senso compiuto su cui i sottosistemi, dell'orientamento e del focus, possono iniziare a lavorare.

I vantaggi di BrainHearing™ possono riassumersi pertanto in: miglior attenzione selettiva, più indizi vocali al cervello, maggior capacità di ricordare, minor sforzo di ascolto e migliore comprensione vocale, offrendo al cervello le condizioni necessarie per dare un senso ai suoni, anziché sovraccaricarlo aumentando il volume. La tecnologia BrainHearing™ aiuta in definitiva il cervello a dare un senso ai suoni della sua vita per: SENTIRE, CAPIRE, ORIENTARSI, EMOZIONARSI: nei Centri BELOTTI OtticaUdito queste sono le parole chiave che noi traduciamo nell’apparecchio acustico su misura per le sue specifiche esigenze, semplice da usare, ricaricabile e connettivo, in grado di generare una stimolazione cerebrale.

SERVIZI INNOVATIVI PER LA SALUTE E LO SPORT

MATHIAS KOMBATÈ, FISIOTERAPISTA E GENERAL MANAGER PRESENTA GOLDEN LAB, UN’INTERESSANTE PROGETTO FINALIZZATO AD AMPLIARE I SERVIZI OFFERTI IN CAMPO SANITARIO E DI MEDICINA DELLO SPORT.

Come nasce l’idea

di dare vita al progetto Golden Lab?

«Il progetto nasce dal rapporto di amicizia e stima reciproca tra me e Ruby Belge che avendo avviato un nuovo progetto relativo alla palestra Golden Gloves Gym, ha avanzato la proposta di integrare la nuova attività con un servizio di fisioterapia».

Quali sono i partner e le risorse umane di cui potrà avvalersi questa nuova struttura?

«Golden lab si avvale di una stretta collaborazione sinergica con la Golden Gloves Gym: i suoi servizi innovativi non convenzionali potranno nel tempo fungere da piattaforma per sviluppare importanti collaborazioni con varie società sportive ed atleti di alto livello. L’organico di Golden Lab è costituito in partenza da tre fisioterapisti specializzati, un ergoterapista, un massaggiatore medicale ed una segretaria. I servizi specifici offerti saranno integrati con la cooperazione dei personal trainers della Golden Golves Gym».

Quali sono i principali servizi convenzionali di fisioterapia ed ergoterapia legati al sistema sanitario che saranno erogati da Golden Lab?

«Grazie al profilo qualificato e le competenze dei suoi operatori, Golden Lab è in grado di erogare servizi di alta qualità, riconosciuti dalle casse malati, legati alle molteplici problematiche fisioterapiche ed ergoterapiche in ambito ortopedico, reumatologico, neurologico, geriatrico, oncologico e del dolore cronico»

Possiamo descrivere come sarà fisicamente strutturato Golden Lab?

«Golden Lab dispone di un’ampia struttura di 200 mq con ottima visibilità in zona universitaria a pochi minuti dal centro città, facilmente accessibile con i mezzi pubblici e ben collegata alle arterie autostradali. Il centro è composto da una luminosa sala d’attesa, una spaziosa palestra riabilitativa, un’area per la riabilitazione cardio respiratoria, quattro box per i trattamenti individuali, uno studio per le valutazioni specifiche e le consulenze ed un ampio spazio esterno attrezzato con erba sintetica professionale».

È prevista anche l’istituzione di un esclusivo servizio di valutazione e monitoraggio multidimensionale delle prestazioni personali. Di che cosa si tratta?

«Utilizziamo strumenti innovativi e all’avanguardia quali: Kineo System, di cui Golden Lab è centro di referenza per la Svizzera, atto alla valutazione delle prestazioni muscoloscheletriche e l’elaborazione di programmi riabilitativi e sportivi specifici. Cosmed Fit Mate Pro per la valutazione delle performance sistemiche, quali test da sforzo con VO2 max e l’individuazione delle soglie cardiache di allenamento. Iver Vision Analysis software per Bike Fit unitamente a moderni sensori di movimento per l’analisi del gesto della pedalata e la postura del ciclista. Wunder WBA 300 per la rilevazione dei parametri biometrici e l’analisi di composizione corporea BIA I dati raccolti integrati da una approfondita valutazione dello stile di vita, ci permettono di concordare obiettivi specifici per ottimizzare sia le performance individuali legate alle attività della vita quotidiana che le prestazioni sportive».

Quali sono i destinatari dei servizi erogati e quali collaborazioni sinergiche avete in programma di stabilire?

«L’ampia gamma di servizi erogati sono rivolti a tutte le persone, sportivi e non, che desiderano risolvere determinate problematiche di salute, migliorare la propria qualità di vita ed ottimizzare le proprie prestazioni».

LA FORZA DEL TEAM

LA RUBRICA DI ARIELLA DEL ROCINO, DEDICATA AL GOLF TICINESE, PROSEGUE CON LA PRESENTAZIONE DI LUCA GALLIANO, UNO DEI GIOCATORI PROFESSIONISTI PIÙ VINCENTI DELLA SVIZZERA.

Lei ha cominciato a giocare

a golf da giovanissimo. Quali sono state le tappe che l’hanno portato a diventare un professionista di questo sport?

«Ho iniziato a giocare a 10 anni con i miei genitori. Poi ho preso parte dapprima alle gare di circolo, quindi a quelle di livello nazionale per poi decidere, grazie anche ad un libro che mi diede mio padre, di intraprendere la carriera da professionista. Inizialmente come Maestro e poi a 30 anni da giocatore».

Che cosa significa entrare a fare parte dei più importanti circuiti golfistici europei?

«Riuscire a raggiungerlo è motivo di grande orgoglio e soddisfazione. Io ho potuto in questi anni partecipare solo a pochissime tappe del circuito maggiore (EuropeanTour) e sicuramente l’obiettivo è quello di giocare in pianta stabile quel tipo di gare».

Quali sono stati i più prestigiosi risultati conseguiti in carriera?

«Sicuramente ricordo con piacere il taglio passato all’Omega Masters svoltosi a Crans nel 2017. È stata un’esperienza stupenda dove ho avuto la fortuna di confrontarmi con grandissimi campioni e poter capire dove migliorarmi. Poi i due Omnium (Campionati Assoluti Svizzeri) vinti per due anni di fila nel 2018 e nel 2019».

centro del progetto e questo fa molto piacere perché ti senti considerato e ti da quella spinta necessaria poi per dare il 110% per ottenere i risultati. Sicuramente si potrebbe parlare molto più di questo splendido sport per poter avvicinare tanti giovani. È uno sport che insegna molto e soprattutto è uno sport anche per ragazzi! Si possono creare dei bellissimi rapporti di amicizie, provare per credere».

Fortuna e talento. Quanto contano questi elementi nel successo di uno sportivo?

«Sono due aspetti che sicuramente contano quando si fa sport ma poi sta all’atleta sfruttarli. Se non sei pronto o non ti sacrifichi abbastanza, quando arriverà il momento non basteranno a portarti in alto».

Come si allena per mantenersi in forma ed essere pronto ad affrontare le competizioni?

«Questo è un aspetto importantissimo e sono contento della domanda. Non è stato facile ma negli anni mi sono costruito un Team del quale mi fido cecamente poiché sono un’eccellenza nel loro campo. Io mi avvalgo di un preparatore atletico (Enzo Di Costanza) che ormai mi segue da quando sono ragazzo e mi conosce benissimo e con il quale ho un rapporto speciale. Devo molto a lui. Poi di un coach sulla tecnica (Gianluca Patuzzo) e un coach per l’allenamento (Roberto Francioni) con i quali sto lavorando da più di un anno e di cui sono veramente molto contento».

Come giudica lo stato organizzativo delle sport golfistico in Svizzera e in Ticino?

«Negli ultimi anni c’è stato un deciso cambio di passo in federazione e questo va dato merito a chi ha lavorato e sta lavorando. Per quanto riguarda l’aspetto professionistico c’è molta voglia di fare e ci sentiamo messi al

29 GIUGNO 2021

Quest’anno il Golf Club Gerre Losone ospiterà i campionati ticinesi assoluti, promossi dalla Federazione Golf Ticino. I campioni in carica, Carlotta Scialanga e Leonardo Bono, entrambi soci del Golf Club Lugano, difenderanno il loro titolo, conquistato nel 2020 ad Ascona.

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