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Nella piana fatale
di Federico Canaccini
Il tristemente famoso saccheggio di Costantinopoli del 1204 segnò una delle pagine meno gloriose dell’avventura crociata e sconvolse gli equilibri geopolitici delle regioni sulle quali aveva fino a quel momento regnato Bisanzio. Turbolenze di cui approfittò, fra gli altri, lo zar bulgaro Kalojan, che, un anno piú tardi, inflisse una pesante sconfitta alle truppe dell’impero latino nei pressi della città di Adrianopoli
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LLa posizione di Adrianopoli, l’attuale Edirne, in Tracia (Turchia), è ancora oggi particolarmente significativa, trovandosi al confine tra Turchia, Grecia e Bulgaria, vera cerniera fra l’Europa e l’Asia: per questo motivo, la piana prospiciente la città che sino al XX secolo ha portato il nome dell’imperatore Adriano (che l’aveva rifondata nel 125 d.C.) – fu teatro, nel corso dei secoli, di oltre una decina di battaglie, la piú famosa delle quali fu quella combattuta nel 378 d.C. tra l’esercito romano, guidato dall’imperatore Valente, e una coalizione di popoli barbarici, capeggiati dal re dei Visigoti Fritigerno. In quell’occasione Roma subí una delle sconfitte piú disastrose della sua storia e lo stesso imperatore morí in battaglia.
Nel 1050, poi, si affrontarono l’impero bizantino e un esercito di Peceneghi, una tribú seminomade di lingua turca, abilissima nel tirare con l’arco dal dorso dei piccoli cavalli di origine caucasica: 15 000 di loro, addestrati da Costantino Monomaco per una campagna contro i Turchi Selgiuchidi, si rivoltarono contro i Bizantini e si scontrarono poco fuori Adrianopoli.
Un altro scontro memorabile si combatté a seguito della cosiddetta IV crociata, la spedizione che, partita nel 1204, è passata alla storia per essersi di fatto risolta in un trionfo veneziano piú che crociato. Capitanati da famosi condottieri, i crociati erano radunati ormai sin dal giugno del 1202 presso la chiesa veneziana di S. Nicolò di Lido e attendevano impazientemente di essere imbarcati: per farlo, però, era necessario che qualcuno pagasse 85 000 marchi, la cifra pattuita per il trasbordo fino in Terra Santa di quella enorme massa umana. In settembre i crociati iniziarono a temere di vedersi tagliare i rifornimenti se non avessero pagato e perciò, considerato che sarebbe stato difficile reperire quella quantità di denari d’argento, si accordarono con la Repubblica su una dilazione del debito tramite la loro partecipazione alla conquista della città di Zara, porto nell’Adriatico di strategica importanza, da poco passata in mano agli Ungheresi. Il pontefice si oppose a tale proposta, ma Bonifacio di Monferrato, leader crociato, ed Enrico Dandolo, doge di Venezia, non andarono molto per il sottile e stipularono l’accordo.
Un terribile inganno
L’8 novembre del 1202, finalmente, la flotta salpò e, due giorni piú tardi, giunse in vista di Zara, che fu circondata, espugnata e saccheggiata, provocando l’ira di papa Innocenzo, che scomunicò i Veneziani per avere ordito quello che si palesò come un arguto quanto terribile inganno ai danni dei crociati e della cristianità. Il doge non si lasciò però intimidire e, anzi, cercò di trarre profitto dalla situazione e contattò il re di Germania Filippo di Svevia, anch’egli scomunicato, prospettandogli un ardito piano. Ai primi del 1203 al cospetto di Bonifacio di Monferrato – che aveva assunto il comando del-