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battaglie adrianopoli

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Nella piana fatale

Nella piana fatale

MAR

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CORFÙ

SULTA NATO DI

NASSO

L’impero all’avvento dei Comneni (1081)

Riconquiste di Alessio I dal 1081 al 1097

Riconquiste di Alessio I dal 1097 al 1118

Riconquiste di Giovanni II e di Manuele I dal 1118 al 1180

L’impero alla scomparsa dei Comneni (1185)

L’impero al crollo de gli Angeli (1204)

Tentativi di conquista normanni

Invasioni di Pecene ghi e Cumani

Invasione di Turchi Selgiuchidi

Principato di

Antiochia le truppe crociate – si presentò un araldo dalla Svevia, recante una proposta del principe bizantino Alessio IV Angelo, cognato di Filippo: se, grazie ai crociati, avesse ottenuto il trono di Bisanzio, costui si impegnava ad assicurare ai crociati viveri e paghe, a fornire loro truppe armate ausiliarie, e – soprattutto! – a pagare la somma rimasta per saldare i Veneziani. Altre clausole della proposta erano un contingente stabile di 500 cavalieri bizantini in Terra Santa e, argomento di interesse per il papa, prometteva la sottomissione della Chiesa di Bisanzio a quella di Roma. come una spedizione contro gli infedeli iniziò a essere presentata come una nuova crociata contro gli scismatici bizantini che, da sempre – a detta dei sobillatori –avrebbero ostacolato i piani dei crociati e del pontefice. Quest’ultimo non cambiò opinione, pur comprendendo che l’eventuale successo della spedizione organizzata dai nobili scomunicati avrebbe in qualche modo favorito la Chiesa di Roma: l’ordine emanato di non combattere altri cristiani cadde nel vuoto e quando, il 25 aprile, giunse a Zara anche Alessio, la spedizione prese il largo. Sostarono a Durazzo, dove Alessio fu riconosciuto imperatore, poi a Corfú, poi ad Andro e infine, superato lo stretto dei Dardanelli, giunsero di fronte a Costantinopoli il 24 giugno del 1204.

La fuga dell’usurpatore

Alessio III Angelo, che allora sedeva sul trono bizantino dopo averlo usurpato grazie a un complotto, poteva fare affidamento su alcuni reparti della guardia imperiale, su reggimenti franchi, peceneghi, slavi e vareghi, tutti – a dire il vero – di traballante fedeltà di fronte all’arrivo dei crociati e consapevoli della debolezza di cui il sovrano aveva in quegli anni dato prova. Dopo aver circondato la città, i Veneziani aprirono una breccia nelle mura lungo il Corno d’Oro il 17 luglio: l’imperatore fuggí in Tracia, trascindando con sé la figlia e alcuni preziosi e riparando a Mosynopolis (città i cui resti si conservano presso l’odierna Komotini, in Grecia, n.d.r.). In tutta fretta i Bizantini posero sul trono l’anziano e cieco imperatore detronizzato Isacco, padre del nuovo pretendente Alessio, il quale, non potendo ignorare la figura paterna, una volta entrato in città, fu incoronato in S. Sofia il 1 agosto del 1203, con il titolo di co-imperatore di Costantinopoli.

Il giovane e inesperto nuovo sovrano tentò immediatamente di imporre il proprio dominio, elargendo grandi favori ai baroni crociati, promettendo il denaro da versare ai Veneziani, che però non aveva: sul finire dell’anno l’atmosfera divenne ben presto insopportabile, dal momento che i Bizantini venivano continuamente vessati dai cavalieri crociati e dai baroni franchi, spesso ubriachi, violenti e incuranti di qualsiasi regola, frustrati dall’inadempienza delle promesse fatte loro riguardo agli armati e al denaro. Ben presto i crociati compresero che l’inesperto Alessio IV non avrebbe mai soddisfatto le loro aspettative e organizzarono quindi un tumulto con lo scopo di cacciarlo: la fine fu ben peggiore, giacché, catturato dalla folla, il neoimperatore fu gettato in un sotterraneo e strangolato.

Il potere passò a un popolano, ma poi ne approfittò Alessio V, detto Murzuflo («dalle folte sopracciglia»), protovestiario dell’appena defunto Alessio IV e apertamente ostile agli occupanti latini. Per i Veneziani fu l’occasione per convincere il resto dell’esercito a occupare militarmente la città, insediandovi finalmente un imperatore occidentale, che fu individuato nell’ambizioso Bonifacio del Monferrato. L’esercito crociato si organizzò rapidamente per conquistare la Nuova Roma: il primo assalto venne sferrato il 6 aprile, ma fu respinto. Poi, in un crescendo di furia, sei giorni dopo venne aperta una breccia nelle mura e i Franchi si riversarono nella città, mettendola a ferro e fuoco per giorni: Murzuflo era fuggito da giorni e il potere era passato a Teodoro Lascaris, che assistette impotente a uno dei piú feroci saccheggi che la storia d’Europa ricordi. La città era ricca di opere d’arte di provenienza greca: se molti manufatti furono presi dai Veneziani, molti altri divennero oggetto di vile distruzione da parte di altri cavalieri, sopratutto fiamminghi e franchi che si lasciarono andare a ogni sorta di violenza. Per tre giorni la città fu in preda a orde di ubriaconi, violenti, invasati che uccisero, stuprarono e distrussero senza discriminazione. «Persino i Saraceni – scrisse lo storico bizantino Niceta Coniate – sarebbero stati piú magnanimi».

I comandanti cristiani riuscirono in qualche modo a ripristinare l’ordine e richiesero di restituire i beni rubati: venne raccolta una quantità impressionante di

Ritratto dell’imperatore Alessio IV Angelo, da una pagina dell’edizione manoscritta delle opere di Giovanni Zonara contenuta nel Codex Mutinensis graecus 122. XV sec. Modena, Biblioteca Estense Universitaria. (segue a p. 32)

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