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Dušan Mlađan: cervello, talento e tanto sudore
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La retrospettiva di un grande atleta
Dušan Mlađan: cervello, talento e tanto sudore
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A cura di David
Noi siamo amici da tanto tempo, tu sai che io il basket ce l’ho nel cuore. Così l’amico sportivo inizia il colloquio fuori dal ristorante Centro con due bottigliette di acqua take-away… cose da tempo di Covid.
Caro Dusan, sei stato un vagabondo del mondo cestistico svizzero, un giocatore che è sempre stato sotto i riflettori. Ti sei distinto anche fuori dai “palazzet-
ti” (Caro Cedro non ti prendo in giro. Purtroppo per le ns autorità l’Elvetico viene considerato un palazzetto...), hai avuto
anche dissapori con qualche dirigente perché sei sempre stato determinato a far valere la tua posizione in campo e fuori. Un vero esempio per l’impegno, e una persona che, una volta capito di avere un dono, si è applicato senza risparmiarsi. In giovane età ha trascorso ore e ore ad allenare i fondamentali.
Ero spesso il primo ad arrivare agli allenamenti e l’ultimo ad andare via. Ho un carattere forte e ho sempre messo il bene della squadra davanti a tutto. Non ho mai creato problemi. Ho una personalità forte e nello spogliatoio dico sempre quello che penso e sono contento di ciò. I risultati lo confermano: ho vinto 6 campionati, 3 con Lugano, 2 con Ginevra e 1 con Friburgo; e 16 titoli. Sono stato 4 anni in Italia, uno in Serbia, ho giocato 3 o 4 volte l’Euro Cup. In Serbia giocavo con il Radnicki Kragujevac, una delle migliori squadre dell’allora lega adriatica… ho giocato con squadre come il San Pietroburgo, il Besiktas…
E avevi un minutaggio alto?
Sì, quella stagione ho fatto 13 punti di media in Euro Cup e sono stato il secondo miglior tiratore da 3 nella competizione. Ho avuto 11 punti di media nel forte campionato serbo lega adriatica.
Con te, tuo fratello, ed entrambi gli americani, la Svizzera avrebbe potuto ambire alla qualificazione?
Poteva ambire al campionato europeo. Peccato che negli ultimi 10 anni la Federazione non sia mai stata in grado di portare tutti i migliori giocatori alle varie qualificazioni, perché di sicuro ci saremmo qualificati qualche volta al campionato europeo. Qualche giocatore mancava sempre e questo è un peccato perché al completo siamo una squadra forte.
Che sensazione dà battere la Serbia dopo gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, la squadra più titolata e con più grande tradizione?
Ma anche di più in Serbia, che è stata 4 volte campione del mondo, cosa che molti Paesi non sono riusciti a fare, forse l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. È vicecampione olimpica dell’ultima edizione ed è vicecampione europea, parliamo di una squadra che è tra le migliori 3 al mondo, assieme agli Stati Uniti e alla Spagna. Anche l’Argentina negli ultimi
mondiali ha fatto bene, ma se guardiamo gli ultimi 5 o 6 anni la Serbia ha 3 argenti nelle ultime competizioni: alle olimpiadi del 2016, ai mondiali del 2015 e agli europei successivi.
Vi hanno forse un po’ sottovalutato, ma quando avete capito che la vittoria era fattibile?
Su 40 minuti abbiamo condotto per 26 o 27. Il piano partita era cercare di rimanere in partita i primi 10 o 15 minuti. Le squadre più forti cercano di metterti pressione lì e di prendere subito un vantaggio. Lì siamo stati bravi perché mio fratello Marko ha messo 3 tiri da 3, abbiamo iniziato a segnare, a difendere bene e quindi i primi 15 minuti siamo rimasti in parità e ciò ci ha aiutato molto.Nel secondo tempo di nuovo. Abbiamo fatto dei canestri incredibili, abbiamo preso fiducia e abbiamo messo nel ritmo i giocatori migliori d’attacco ed è successa una vittoria storica.
Quali sono i motivi per cui ce l’avete fatta a vincere?
La Svizzera ha giocatori di livello europeo. Non ne ha moltissimi, non ha un bacino di 50-60 giocatori come la Spagna o la Serbia, però negli ultimi anni ha dimostrato di avere dei buoni giocatori a livello europeo. Senza la qualità non puoi vincere, quindi c’è un miglioramento a livello di talento e di qualità. Abbiamo un bel mix di giocatori esperti giovani. Un altro fattore è che diversi giocatori svizzeri stanno cominciando ad andare all’estero. Io l’ho fatto, mio fratello anche, Dubas gioca in Germania, Kazawi in Francia, Yurkowitz in Israele, abbiamo due NBA, abbiamo Greg Brunner che gioca in Italia. Un terzo motivo è che abbiamo avuto il vantaggio di giocare senza pubblico e che la Serbia ci ha un po’ sottovalutato. Però, ripeto, negli ultimi anni i giocatori svizzeri stanno crescendo di livello.
A livello giovanile cosa si potrebbe fare di più?
Ci sono società che lavorano molto bene, altre meno. Però è un grosso peccato che il bacino degli svizzeri tedeschi, che sono fisicamente forti e hanno anche la mentalità forte per lo sport, (forse un po’ meno talento), vada negli altri sport. È un grosso handicap per il basket. La Federazione e le Federazioni cantonali della Svizzera tedesca dovrebbero fare qualcosa in più per incentivare i giovani.
In Ticino come siamo messi?
Bene. Lugano e Massagno lavorano da diversi anni e sono sempre tra i primi nei campionati nazionali. Massagno sta lavorando forse un po’ meglio di Lugano, però le due società danno buoni giovani che riescono ad arrivare in serie A. Se un ragazzo si buttasse in questa attività sicuramente la troverebbe spettacolare. Io sono della generazione che ammirava Jordan e quando c’è qualcuno di trascinante sei ancor più motivato.
Cosa manca al basket per elevarsi di più come uno sport importante?
Bisogna coinvolgere sempre più persone che capiscano di basket e di sport. Le società non devono guardare agli interessi personali ma ad avere comitati più grandi con persone che vogliono aiutare. Magari con politici e sponsor che possano aiutare la crescita. Friburgo e Ginevra lo fanno molto bene: 20 persone nel comitato, tante nella società... Prima del Covid avevano dei buonissimi budget, 2’000 spettatori di media, il potenziale c’è.
A 34 anni tanti giocatori hanno già smesso, ma tu hai ancora tanta energia..
Sinceramente mi rendo conto che adesso fare qualcosa in più è difficile. Sono a Massagno, rimarrò a Massagno. La ciliegina sulla torta sarebbe la qualificazione agli europei con la Svizzera alla prossima occasione e magari vincere qualcosa con il Massagno.
Riportare qualcosa in Ticino quest’anno è fattibile?
È fattibile. Ricordiamoci che comunque rimaniamo il quarto o quinto budget della lega e quindi stiamo facendo delle belle sorprese, e vittorie. Dobbiamo rimanere con i piedi per terra perché comunque squadre come Friburgo, Ginevra e Neuchâtel sono molto apprezzate.
Cosa manca al Massagno per avere una marcia in più?
Forse il fatto di avere tutti giocatori professionisti. Noi abbiamo ragazzi che lavorano, o che vanno a scuola, e che giocano con 4-8 allenamenti alla settimana. Però abbiamo ancora spazio per uno straniero perché al momento ne abbiamo solo 3.
La squadra che ti è piaciuta di più degli NBA degli ultimi 20 anni?
I Golden State Warriors.
Intervista completa su tinotte.ch.