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La notte negli occhi

un romanzo per riflettere sulla luce dell’anima

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A cura di Pier Paolo Pedrini - www.pierpaolopedrini.ch

Sono appena passate le festività natalizie, ma ogni giorno dell’anno è la giusta occasione per regalare e regalarsi La notte negli occhi di Francesco Baucia, redattore e consulente editoriale per giornali e televisione. Un libro che mi ha incantato soprattutto dal punto di vista stilistico, nelle suggestive scelte lessicali e nelle originalissime metafore che lasciano un sorriso di stupore sulle labbra dei lettori, anche dei più esigenti.

A detta dello stesso autore le sue scelte linguistiche sono state dettate dall’esigenza di non semplificare troppo le frasi per dare più senso di immedesimazione nel modo di scrivere e ragionare di un uomo di inizio Ottocento, la voce narrante della storia. Una strategia che ha indubbiamente funzionato al meglio.

Come anticipato, la storia di Baucia, laureato in filosofia, si svolge nei primi decenni dell’Ottocento e trae ispirazione da un episodio reale della vita del filosofo G.W.F. Hegel. Viene narrata in prima persona da un medico che non si presenta mai per nome e che nel suo ambiente è conosciuto come “cacciatore di uomini”.

Grazie a questa sua fama egli viene assoldato dal filosofo di Stoccarda per un compito assai delicato, ossia quello di ritrovare Ludwig Fischer, il suo figlio illegittimo e rinnegato - perché avuto da una governante - che è vissuto ai margini della sua famiglia, per così dire, ufficiale. Di Ludwig si sa solo che si è arruolato nell’esercito coloniale olandese ed è partito alla volta dell’isola di Giava, dove ha poi fatto perdere le sue tracce.

Il medico-investigatore salpa quindi per l’isola indonesiana e si ritrova presto a risolvere diversi enigmi che conferiscono al romanzo le tinte e la tensione di un giallo: cosa nasconde la fuga del ragazzo? Chi è il suo misterioso amico Wilhelm Windt che sembra seguirlo come un’ombra? Esiste una relazione fra il giovane Ludwig e il crudele assassinio di un ufficiale olandese avvenuto nella giungla giavanese? Da qui ne nascono altri, fra cui qual era il rapporto tra padre e figlio? Cos’è successo tra Hegel e Ludwig? O, forse, Hegel vuole cercare di ricucire un rapporto per sciogliere il rimorso che nasce in lui quando ripensa a suo figlio? Lo aveva abbandonato solo per inseguire le proprie ambizioni e il proprio destino? Domande sulla vita privata di Hegel e non sulle sue speculazioni filosofiche volte a chiarire i misteri dell’esistenza.

Le risposte sono in un’affascinante avventura che dura poco più di centocinquanta pagine in cui si condensano atmosfere di mistero e sensazioni difficili da spiegare che cercano di dipanare dense ombre. Quest’ultima è una parola che incontriamo spesso e sulla quale si interrogherà il cacciatore di uomini: le ombre come persecuzione, rimpianto, parole non dette, oscure zone dell’anima, assenza di coraggio, e “incantesimo che sembra legare molte persone a un’ombra svanita nel tempo”, senza peraltro capire che lui stesso ha un legame di questo stesso tipo.

Ludwig viene trovato presto dall’intraprendente medico, e a quest’ultimo si aprirà e racconterà la sua difficile vita. Una narrazione superba.

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