DIVAN TAFEL gerritthomasrietveld 1923 Un tavolo senza piedi. In equilibrio perfetto, sia nel senso staticamente letterale della parola, che in quello figurato, che indaga sui rapporti e sulle combinazioni degli elementi costitutivi. In questo "non-tavolo" il primo elemento che salta all'osservazione è il colore, che regola tutta la composizione del pezzo d'arredo garantendo l'unitarietà dell'assemblato finale. Le regole abituali non scritte dell'architettura e del design sono ora stravolte e ricombinate in una nuova idea di organicità, esattamente come i cinque pezzi di legno che compongono il tavolino. Ciò caratterizza tutta la produzione artistica di Rietveld, dalla sua piccola falegnameria di Utrecht fino al Museo Van Gogh, passando per Casa Schroeder, dove, dal 1923, ci si può imbattere in un tavolino e una sedia che hanno finalmente dato uno scossone al design, rivoluzionandolo radicalmente.
Il tavolino è composto soltanto da 4 pezzi di legno, ma non ha piedi. La struttura è resa autoportante dalla compenetrazione dei montanti, perfettamente ortogonali l'uno con l'altro successivo. Ogni elemento costitutivo è sottoposto a forze verticali che vanno ad equilibrarsi...
ORDINE ORGANICITA' ORIGINALITA' ORTOGONALITA'
UGUALE E CONTRARIO
A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Il sottile equilibrio naturale viene tradotto da Rietveld in giunti incastrati che permettono la compenetrazione perfetta tra i quattro elementi in legno che compongono la struttura del tavolino. Il dinamismo architettonico espresso nella Casa Schroeder-Schraeder - per la quale il tavolino fu realizzato per la prima volta viene trasposto nell'oggetto d'arredamento con una precisione quasi ingegneristica nella concezione dei dettagli: così come il concetto di "casa" è legato a quello di "tetto" e "(quattro) mura", quello di "tavolo" è legato a "piano e "gambe". Canoni universalmente riconosciuti che vengono puntualmente smentiti e messi in discussione da Rietveld: può esistere l'oggetto svincolato dai suoi tratti caratteristici fin adesso, semplificato e ri-plasmato in una nuova forma di equilibrio, data dalla sommatoria delle azioni di singoli elementi di forme geometriche astratte ed essenziali. Al contrario di quanto sperimentato - e riuscito - nella Sedia Rossa e Blu, ma secondo lo stesso concetto di base, qui i nodi sono dati da incisioni nei listelli di ampiezza pari allo spessore degli stessi: ciò per permettere il perfetto incastro e la definizione delle due direzioni nello spazio, di cui la terza è espressa dai due stessi elementi che, una volta combinati, si estendono in al tezza, quasi a scomporre in pezzi e ricomporre poi il concetto di "basamento" in un elemento unidimensionale in cui l'estensione in altezza è il risultato del prodotto delle due direzioni definite dagli assi, ad essa ortogonali. Ogni pezzo è strutturale: studiando la fattura del Tafel nella sua globalità, per poi scendere nel dettaglio considerando ogni singolo pezzo, è impossibile "pensare dove mettere le viti", infatti gli incastri tra i listelli sono perfetti e rendono univocamente possibile la compenetrazione delle parti per arrivare all'equilibrio globale, risultato a cui aspira l'oggetto d'arredo in sé, così come l'obiettivo che l'avangurdia figurativa e architettonica del De Stijl mirava a raggiungere attraverso l'astrazione, la riduzione e la semplificazione della geometria delle forme e alle tinte primarie che costituiscono un tratto caratterizzante degli elementi costruttivi e architettonici dell'epoca.
T.Guglielmi, 2018-2020