Enzo Scuderi
Cocci Rugginosi
REGIONE TOSCANA
Consiglio Regionale
Enzo Scuderi Cocci Rugginosi Disegno pittura e graffito su terrecotte segnate dal tempo
Disegno pittura e graffito su terrecotte segnate dal tempo
Enzo Scuderi
Cocci Rugginosi Disegno pittura e graffito su terrecotte segnate dal tempo
Prefazione Paolo Bambagioni
Sono molto contento di presentare la mostra di Enzo Scuderi. Il percorso artistico di Scuderi ne fa un’artista di chiara fama nazionale tant’è che il prestigioso Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza l’ha accolto con una sua personale nel 2011. L’ultimo lavoro “Cocci Rugginosi: Disegno, pitture e graffito su terracotte segnate nel tempo” esprime un attento lavoro che Scuderi ha svolto, come sempre, su semplici materiali come le terrecotte invecchiate. Il ritorno alla terra, i volti che mutano pelle, i ritratti che rievocano l’arte semplice e del passato rappresentano una forte emozione e un percorso artistico assai originale. Così, un “coccio” trascende il suo senso originario, legato all’uso che storicamente se n’è fatto, per diventare la materia prima di un mondo nuovo, interamente reinterpretato e reinventato dall’artista, dove anche la ruggine, segno tangibile della corruzione, dell’eterno flusso 2
temporale, diventa parte integrante dell’opera d’arte e, per questo, tensione verso l’eterno. Gli embrici di Enzo Scuderi, dunque, rispondono perfettamente a quello che è il significato dell’arte nel postmoderno: sono il risultato di uno sforzo collettivo, fatto da chi ha impastato quei materiali e l’artista che li ha reinterpretati, ricombinati, ricontestualizzati. La Regione Toscana è lieta di poter ospitare questa collezione così particolare e di alto livello artistico culturale. Le prestigiose sale di Palazzo Bastogi, sede del Consiglio Regionale, sono la “casa” di tutti i Toscani e svolgono tra l’altro il compito di valorizzare le esperienze artistiche culturali di autori nati o vissuti in Toscana. Le opere di Scuderi trasmettono, agli animi di coloro che le osservano un senso di solenne lievità, e indipendenza. Auguro all’artista che questa prestigiosa mostra non sia che una tappa di una carriera ancora ricca di soddisfazioni. 3
Cocci Rugginosi Danilo Faravelli
“Deh, guarda un po’ che si riesce a cavare da de’ cocci rugginosi!” Ad avere suggerito a Enzo Scuderi un titolo per questo suo terzo contatto artistico con la città di Firenze è un commento ad alta voce sfuggito a caldo a un anonimo visitatore della sua ultima mostra, promossa e ospitata lo scorso anno dal settore editoriale della Proloco e dal Comune di Pomarance. Si potrà sospettare che, in tempi estetici come i nostri, letteralmente perseguitati dal doppio imperativo categorico di demolire ogni torre d’avorio e di azzerare il più possibile ogni distanza fra chi crea l’opera e quanti se ne deliziano, anche Scuderi abbia finito per piegarsi al suo bel compromesso sposando a suo modo la causa della cosiddetta “interattività”; con tutto ciò che di positivo e di negativo essa comporta in termini di democratico, ancorché illusorio, ampliamento dei confini dell’esperienza poetica e di fuga dalle responsabilità genitrici che, rigorosamente indivisibili, dovrebbero costituire l’orgoglio di qualsiasi artista che si compiaccia d’aver messo la propria firma sui propri lavori. Pensare questo ci porterebbe fuori strada rispetto a ciò che vi è di più coerente nell’ormai ventennale sistematicità con cui la fantasia di Scuderi abita la terracotta. Egli non è artista da “coinvolgimento a tutti i costi” e da “finali aperti”. L’omaggio che Scuderi rende all’anonimo e stupito estimatore dei suoi embrici, nell’appropriarsi di una sua definizione estemporanea, non ha nulla della blandizie con cui molti odierni operatori di cultura cercano di smerciare la propria impotenza inventiva o balbuzie intellettuale ingannando l’amor proprio del loro pubblico per garantirsene preventivamente la benevolenza. È piuttosto una necessità. È il parallelismo che un artista visivo di indiscutibile singolarità, imbevuto come nessun altro di suggestioni e di reminiscenze musicali, nel suo strenuo appassionato lottare con superfici di materia impura, non può esimersi dall’istituire tra la precaria definitività delle proprie opere e la fragile emblematicità di ogni prodotto musicale che, passato dall’essiccazione su carta pentagrammata all’aerea inafferrabilità del differito reidratarsi a beneficio di un plaudente uditorio, ingenuamente presuma di essere approdato alla propria inconfondibile unica essenza. 4
Le terrecotte dipinte di Scuderi sono il sofferto punto d’arrivo di più mani e intelligenze mosse da visioni del mondo materiale fra loro incomunicanti: chi impastò quelle terre e le cosse fu altro da chi le allineò e incastrò ad arte per comporre tetti; questi fu altro da chi ne diagnosticò la decrepitezza condannandole all’inedia dell’inutilità dopo averle sostituite con esemplari in ottima salute; e questi fu altro ancora rispetto a chi amò l’embrice malato perché nella sua stessa malattia di muschi, muffe ed escrementi, di crepe fessure ed erosioni, volle leggere la premessa e la promessa di possibili enigmatiche apparizioni, di vicende strappate in extremis all’estinzione di mitologie che pur ancora ci appartengono e di oggetti virtuali estranei ad ogni maneggevolezza: fantasmi di figure mai esistite, frammenti di storie vissute solo nella finzione, macchine armoniose le cui corde di luce e d’ombra vibrano solo nel silenzioso teatro dell’immaginazione pura. Così la musica: la musica interpretata, la musica udibile. Così la musica che si fa godimento per l’orecchio nel momento in cui cede alla stupenda debolezza di esibire uno qualsiasi fra i mille volti solo in apparenza identici che le permettono di ridarsi sangue: sangue che in essa circolò allorché fu pensata e plasmata per poi adagiarsi esanime – allora sì con un solo volto, il suo da morta – sul foglio di carta pentagrammata. Chi la concepì e le diede forma è altro dai tanti che la tradussero e che continuano a tradurla in suoni di cui deliziarsi o conturbarsi e questi a loro volta sono altro da chi predispose dizionari e tavolozze di ben intonati suoni, inerti, allineati come pure potenzialità melodiche ed armoniche infuse nel metallo di una cordiera o racchiuse nel legno di un tubo forato. Enzo Scuderi da vent’anni sui “Cocci Rugginosi”: un omaggio a chi sta prima e a chi sta dopo la vitalità di ogni opera d’arte. Un omaggio alla più nobile delle interazioni estetiche possibili: quella derivante dai membri dell’équipe casuale e necessariamente scoordinata comprendente chi, ignaro dei propri meriti, partecipi all’attribuzione di corpo e di significati all’esistenza di un oggetto ammirevole. 5
Embrici che mutano pelle Gianni Bianchi
Embrici che mutano pelle. Materiali apparentemente poveri, rudemente forgiati da antichi maestri, che cuocevano tegole e loro derivati per le coperture di case e poderi, nella migliore tradizione etrusca e dell’intera costa tirrenica, divengono pagine di un fluttuante racconto dove brandelli di storie, figure e azioni vengono ritmati secondo una modularità trapezoidale. La materica solidità delle vecchie tegole, incrostata dalla sfuggente astrattezza del tempo, si congiunge alla lieve sensualità dell’inchiostro dell’artista. Un tocco che potrebbe quasi far pensare, per una frazione di secondo, ad una miscela di espressionismo tedesco, manierismo post rinascimentale e un immaginifico, mediterraneo, quanto pagano stile post-arcaico dal sapor greco-romano; filtrato da un pensiero che si abbandona con gioia di vivere ad un gusto iconografico a tratti panico e felliniano. Chiari, in taluni casi, i riferimenti a certe scene del Mondo felliniano. Ciò nonostante la onirica, meravigliosa, e rigorosamente contraddittoria vaghezza felliniana, nella bidimensionalità degli inchiostri, e delle tempere sempre bianche o nere di Enzo Scuderi, acquisisce una profondità che si potrebbe definire “lunare”, ma lucida come la cronaca di un duello all’arma bianca. 6
Una profondità che caratterizza quasi inesorabilmente ogni occhio, di ogni personaggio, che si alterna da un embrice all’altro, e salta dalle pupille di una capra a quelle di una maschera africana, nondimeno non disdegna di sciogliersi nello sguardo beffardo di un personaggio di Lorenzo Da Ponte. Ogni opera, e dunque ogni embrice, ha una vita propria, ma in alcuni casi si inserisce in una sorta di spartito di terracotta che l’artista, appassionato di musica, compone con spirito libertino e libertario, con il piacere ludico di un personaggio mozartiano e la pungente sagacia di un aforisma di Voltaire. Le opere di Scuderi trasmettono, agli animi di coloro che di questo sentimento possono anche non essere mai sazi, un senso di solenne lievità, e illuministica, quasi politica, indipendenza. Quelle figure, quei personaggi ivi racchiusi, riescono a comunicare senza essere troppo e mai sconsideratamente retorici: in quanto onestamente voluttuosi; e leggeri, come se da un momento all’altro potessero staccarsi dalla materia e volarsene via. E l’organica, irregolare circolarità di certe muffe, liberate ormai da quei confini formali un tempo dettati dall’inchiostro, potesse assumere l’aspetto ascetico di una galassia informale forse perduta. 7
Enzo Scuderi
Opere
Tutte le opere sono state realizzate a matita ed inchiostro, pittura a tempera bianca e nera ed interventi di graffito su antichi embrici in terracotta con evidenti incrostazioni di sedimenti naturali quali muffe e licheni. La dimensione di ogni singola tegola è di circa 37 x 50 cm. con uno spessore di 2 cm. Le caratteristiche modulari delle tegole permettono possibilità compositive. 8
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Enzo Scuderi
Nasce in Sicilia nel 1952, si diploma al liceo artistico di Catania nel 1970 e si laurea in Architettura nel 1976 all’Università degli Studi di Firenze. Tra il 1968 e il 1979 partecipa a diverse collettive in Sicilia e a Milano, ottenendo riconoscimenti per opere a tecnica mista. A partire dal 1981 compie a Milano un’intensa attività di ricerca sulle potenzialità espressive dell’immagine foto-pittorica: ricerche culminate nell'audiovisivo “Fragmentum 10x10”. Dal 1993 vive e lavora nella canonica dell’ex chiesa di San Bartolomeo in Lanciaia, a S. Dalmazio di Pomarance - Pisa, dove sviluppa la passione per le potenzialità espressive dei materiali, che lo porta a cercare nuove forme d’arte e lo fa approdare al lavoro sugli embrici di terracotta.
www.enzoscuderi.it
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Mostre
1982 1983 1985 1997
1997 1997 1997 1998 1999 2001 2004 2004 2004 2005
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PRATO Galleria Dryfoto: “Architettura del colore” mostra personale TRENTO Studio d’arte Andromeda: “Photopaintings” mostra personale MILANO Rotonda della Besana: esposizione opere fotopittoriche con l’audiovisivo “Fragmentum 10x10” PRATO Museo di Arte Contemporanea L. Pecci: esposizione opere fotopittoriche con l’audiovisivo “Fragmentum 10x10” in collaborazione con Contemporartensemble SIGNA (Firenze) Sala del Consiglio Comunale: “Anni di notti chiare sul tetto di una chiesa toscana” mostra personale CASOLE D’ELSA (Siena) Sala del chiostro nel Palazzo della Propositura: mostra personale LASTRA A SIGNA (Firenze) Antico Spedale di S. Antonio: mostra personale VOLTERRA Palazzo dei Priori: mostra personale BOLOGNA Teatro Comunale: esposizione del polittico “Per Mozart-da Ponte” FIRENZE Galleria Via Larga: mostra personale (patrocinio della Provincia di Firenze e del Comune di Signa) MONTELUPO FIORENTINO Ex fornace Lotti di Samminiatello: installazione personale VOLTERRA Palazzo dei Priori: “Fatti di terracotta” mostra personale MILANO Teatro Blu: versione digitalizzata dell’audiovisivo “Fragmentum 10x10” NAPOLI (Mergellina) Chiesa di S. Maria del Parto: “Cotto di terre sonore” per l’evento “Maggio dei Monumenti” (a cura del Club Unesco di Napoli) mostra personale BARGA (Lucca) “Cotto di terre sonore” per il Festival “Opera Barga” (patrocinio del Comune di Barga) mostra personale FIRENZE Libreria Libriliberi: “Note di viaggio su terre corrose” mostra personale LODI Ex Chiesa dell’Angelo: “Quartetto di terre” mostra personale TRENTO Palazzo della regione: “Tegole in vetrina” mostra personale FAENZA Museo Internazionale delle Ceramiche, mostra personale JESI (Ancona) Teatro Pergolesi: esposizione del polittico “STABAT MATER” durante il festival Pergolesi-Spontini 2011 BERGAMO Centro Congressi Giovanni XXIII: Mostra Personale e Laboratorio al Festival Internazionale della Cultura POMARANCE (Pisa) Ex Forno di Orfeo: “Sopra la tegola pomarancina” mostra personale FIRENZE Palazzo Bastogi: “Cocci Rugginosi” mostra personale
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Si ringraziano tutti gli amici collezionisti che hanno contribuito alla realizzazione di questo catalogo
Progetto editoriale Roberto Menelao Interno Otto, Roma Fotografie Piernello Manoni, Volterrra Roberto Menelao, Roma Pagina 38 Foto di Denis Mortell, Dublino Pagine 26 e 27 ProprietĂ del Comune di Signa Foto di Stefano Calzolai Le due opere sono collocate presso la Sala Giunta del Palazzo Comunale di Signa
Š 2013 Enzo Scuderi
U FFICIO R ELAZIONI E STERNE E C ERIMONIALE Tel. 055 23871 Responsabile Dott.ssa Daniela Ricci Stampato nel maggio 2013 presso il centro stampa del Consiglio regionale della Toscana