Diario di Maggia. Eliska Bartek (Preview)

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EliĹĄka Bartek diario di maggia


Eliška Bartek: «Diario di Maggia». Andreas Schwab

Das Tagebuch gilt als die intimste Literaturform überhaupt. In ihm werden private Empfindungen und Gefühlslagen festgehalten, in den Einträgen mischen sich häufig private Notizen mit gesellschaftlichen Reflexionen und Skizzen von Werken, die in der Entstehung begriffen sind. Das Schreiben eines Tagebuchs ist Arbeit am Stoff. Für viele Schriftsteller kommt das Schreiben eines Tagebuchs einem täglichen Ritual nahe, welches den Alltag strukturiert und ihm dadurch eine Form gibt. Auch die Künstlerin Eliška Bartek pflegt ein solches Ritual. Tagtäglich macht sie sich mit der Hündin Maila, einem Bordercollie, pünktlich um 10 Uhr von ihrer Wohnung in der Fabbrica Rosa in Maggia auf einen langen Spaziergang, der meist mehrere Stunden dauert. Inzwischen kennt sie vom Bavonatal bis zum Talausgang in Ponte Tresa jede Ecke in der Umgebung. Während des Marschierens nimmt sie die Landschaft mit allen Sinnen auf. Zurück an ihrem Schreibtisch übersetzt sie die gewonnenen Eindrücke in Aquarelle; in über zweijähriger Arbeit hat sie rund 60 davon geschaffen. Wie bei einem Tagebuch bildet das Entstehungsdatum zugleich den Werktitel. Die Aquarelle zeigen das Maggiatal im Wandel der Jahreszeiten. Im Winter fließt die Maggia träge in ihrem Bett, das Ufer ist schneebedeckt und die kalte und fahle Sonne kann die Luft kaum erwärmen (1. Januar 2017). Im Sommer und Herbst hingegen sind die Farben kräftig und klar; auf einmal erscheinen die Steine violett, die Bergflanken in einem kräftigen Rot und die Bäume blau. In ihrem expressiven Stil spürt Bartek den verschiedenen Stimmungen im Maggiatal nach, dem Wind, dem Regen und dem Sonnenschein. Den Aquarellen ist anzumerken, dass die Künstlerin die Tessiner Landschaft nicht unbeteiligt registriert, sondern sie intensiv miterlebt. In ihrem Empfinden sind im Tessin alle Erfahrungen gesteigert: hier regnet es nicht bloß monoton wie anderswo, nein, es gießt wie aus Kübeln. Im Sommer kann es drückend heiss sein, im Winter liegt der Schnee gleich meterweise. Ein Gewitter erscheint ihr als unbändige Naturgewalt. In seiner Erzählung «Der Mensch erscheint im Holozän» (1979) hat Max Frisch eine ähnliche Erfahrung thematisiert. Nach einem Erdrutsch ist der Protagonist Herr Geiser, ein alleinstehender Witwer, in seinem Haus im Onsernonetal eingeschlossen. In mäandernden Reflexionen nähert er sich unterschiedlichen Themen an. Er erinnert sich an Begebenheiten aus der Vergangenheit, an Bekanntschaften, Erfolge und Misserfolge. Die Vergänglichkeit des Lebens wird ihm vor Augen geführt, sein Ausgeliefertsein an die Gesetze der Natur. Auch in Eliška Barteks Aquarellen sind die Betrachtenden auf sich selbst zurückgeworfen. Menschen tauchen in ihnen keine auf, wohl aber die abwechslungsreiche Kulturlandschaft des Tessins, die sie mit wachem Blick durchwandert. So farbenfroh die Bilder auf den ersten Blick erscheinen, so melancholisch grundiert sind sie auch. Auf ihren Wanderungen kommt Bartek häufig an verlassenen Rusticos vorbei. Sie überlegt sich, dass die Menschen, welche die Häuser vor hundert Jahren gebaut und bewohnt haben, inzwischen längst tot sind. Ihre Hoffnungen und Ziele, ihr ganzes Haben und Sein ist vergangen. Doch der Klang der Glocke vom nahen Campanile, den die Menschen damals hörten, ist heute genauso zu vernehmen wie damals. Auch in Zukunft wird dies voraussichtlich so bleiben. Somit verbinden sich im Glockenklang die Vergangenheit, die Gegenwart und die Zukunft, die damit gewissermaßen zu einer Einheit verschmelzen. Diese Einsicht in den ewigen Kreislauf menschlicher Erfahrung bildet das Element, aus dem die Bilder Eliška Barteks ihre Kraft beziehen.

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Eliška Bartek: “Diario di Maggia”. Andreas Schwab

Il diario è considerato la più intima tra le forme letterarie. Vi si annotano sentimenti e stati d’animo privati; nelle sue pagine spesso gli appunti privati si mescolano a riflessioni di carattere sociale e a schizzi di opere colte sul nascere. Scrivere un diario è un lavoro sulla sostanza. Per molti scrittori tenere un diario è quasi un rito quotidiano che scandisce la giornata dandole una forma. Anche l’artista Eliška Bartek coltiva un simile rituale. Ogni mattina, alle dieci in punto, esce dal suo appartamento nella Fabbrica Rosa di Maggia in compagnia della cagnolina Maila, un Border Collie, per fare una lunga passeggiata che di solito dura diverse ore. Conosce ormai ogni angolo del territorio, dalla Valle di Bavona fino all’uscita di Ponte Tresa. Durante la camminata s’immerge nel paesaggio con tutti i sensi. Una volta tornata alla scrivania, traduce le impressioni raccolte in acquerelli; in oltre due anni di lavoro ne ha realizzati una sessantina. Proprio come in un diario, la data di realizzazione è anche il titolo dell’opera. Gli acquerelli raffigurano la Vallemaggia nell’arco delle stagioni. In inverno la Maggia scorre pigramente nel suo letto, le sue sponde sono coperte di neve e il sole freddo e pallido stenta a riscaldare l’aria (1 gennaio 2017). In estate e in autunno, invece, i colori sono forti e chiari; tutt’a un tratto le pietre paiono viola, i fianchi delle montagne, di un rosso intenso e gli alberi, blu. Con il suo stile espressivo la Bartek traccia i cambiamenti di atmosfera nella Vallemaggia, con il vento, la pioggia e il sole. Negli acquerelli si nota che l’artista non registra il paesaggio ticinese in maniera distaccata, ma lo vive con grande intensità. Nella sua percezione del Ticino tutte le esperienze risultano amplificate: qui la pioggia non è monotona come altrove, no, piove a catinelle. In estate il caldo può essere opprimente. In inverno ci sono metri di neve. Un temporale le appare come una forza selvaggia della natura. Max Frisch narra un’esperienza simile nel suo romanzo “L’uomo nell’Olocene” (1979). In seguito ad una frana l’anziano protagonista del libro, il signor Geiser, vedovo e solo, resta intrappolato nella sua casa nella Valle Onsernone. Le sue tortuose elucubrazioni toccano diversi temi. Gli tornano in mente eventi del passato, vecchie conoscenze, successi e insuccessi. Ai suoi occhi si rivela la caducità della vita, l’essere in balia delle leggi naturali. Anche negli acquerelli di Eliška Bartek l’osservatore è rimandato a se stesso. In essi non compare anima viva: solo il multiforme paesaggio culturale ticinese percorso con occhio vigile dall’artista. Le immagini, a prima vista traboccanti di colore, sono sottese di altrettanta malinconia. Durante le sue escursioni, non di rado la Bartek si imbatte in rustici abbandonati. Le persone che hanno costruito e abitato le case cento anni fa sono morte ormai da tempo – riflette l’artista. Le loro speranze, i loro obiettivi, la loro intera esistenza: tutto è ormai trascorso. Ma il rintocco delle campane del vicino campanile, che udivano allora, è sempre lo stesso. Anche in futuro probabilmente sarà così. Connessi dal suono delle campane, il passato, il presente e il futuro in qualche modo si fondono in un’unità. Questa capacità di penetrazione nel ciclo eterno dell’esperienza umana è l’elemento da cui i dipinti di Eliška Bartek traggono la loro forza. Così l’artista descrive ciò che prova: “Il vento, io lo sento; sento la pioggia e il sole e allora dico a me stessa: questo lo devo ricordare, lo devo esprimere nei miei acquerelli. Torno a casa piena di queste impressioni, piena di questo anelito di vita e di morte. Mi siedo alla mia scrivania e inizio a dipingere. Il Diario di Maggia, quindi, più che una rappresentazione del paesaggio, è un diario dei

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primavera

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26 Maggio 2016

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8 Giugno 2017

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Eliška Bartek Geboren in NovÝ JiČín, Tschechoslowakei. 1972 Flucht nach Westdeutschland. 1976–1986 Privatunterricht bei Fritz Deutsch, Ausbildung an der Kunstgewerbeschule Zürich bei František MitaČek und bei Emil Schwarz an der Kunstschule Form und Farbe, Zürich. 1996 wurde sie Mitglied im Künstlerhaus Wien und erhielt das Diplom der Masaryk Academy of Art, Prag. Sie lebt und arbeitet in Berlin und im Tessin. www.eliska-bartek.com

Einzelausstellungen (Auswahl) mostre individuali (selezione) 2017 - Pensieri – eine Lebensgeschichte in Bildern. Spazio Arauco, Minusio

2003 - Photoarbeiten. Galerie PROARTA AG, Zürich

2015 - Eliška Bartek. Geheime Fotografie. Photo Basel - Eliška Bartek. Geheime Fotografie. Artelier Contemporary, Graz - Eliška Bartek. Geheime Fotografie. Photo Edition Berlin, Berlin

2002 - Berlin Rot. Galerie Carla Renggli, Zug - Kvetoslava. Artelier Contemporary, Graz - Mull Art Galerie, Frankfurt am Main

2013 - The memory remains. Centro Sperimentale di Fotografia AdamsCascina Farsetti Art, Rom

2000 - Galerie für Gegenwartskunst, Bonstetten

2011 - Ich kann mich an nichts erinnern. Galerie Hiltawsky, Berlin - FIO Partners, Zürich 2010 - Berge versetzen. Haus am Lützowplatz, Berlin - Erregte Fotografie. Photo Edition Berlin, Berlin 2009 - Stille. ROSPHOTO. The Russian Center for Photography, St. Petersburg - Art chez Lovells, Paris - Photofestival. Galeria Sztuki Współczesnej CBBM, Warschau 2007 - Grüne Welt. Chinas Beijing Institute of Culture and Art of the Oriental and Western Celebrities, Lianyungang - Magnolia. Imartgallery, Seoul 2006 - Und abends blüht die Moldau. Art Forum Berlin, Art Cologne, Scope London, Pulse Miami mit Galerie Michael Schultz, Berlin 2005 - Galerie für Gegenwartskunst, Bonstetten 2004 - Und abends blüht die Moldau. Galerie Michael Schultz, Berlin - Malen mit dem Licht. Kunsthalle Vierseithof, Luckenwalde

1999 - Galerie Carla Renggli, Zug - Kunstraum in der Charité, Berlin 1998 - Berlin Rot. Projektraum, Leipzig 1996 - Galerie Victor Feldjuschin, Zürich - Kornschütte, Luzern - Schloß Stockerau - Galerie 89, Aarwangen 1995 - Im Zwischenraum. Kunsthaus Zug - Galerie Werner Bommer, Zug - Design Center Linz, Linz 1994 - PART, Zürich 1993 - Schwarz-Weiss. The Huberte Goote Gallery, Zug - Gemeindegalerie Emmen, Emmenbrücke 1992 - Museumsverein Werfen, Werfen 1991 - Arbeiten aus dem Wiener Atelier. Lioba Redegger, Wien

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