Le “ole a pugno” e le altre mattonelle da stufa dell’antica fornace di Rango in Giudicarie
Le ole e le mattonelle da stufa dall'antica fornace di Rango
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Tomaso Iori e Tullio Pasquali
Premessa Come già detto in precedenti contributi, nell'antica fornace di Rango le mattonelle da stufa sono di diverse tipologie, ma prima di descrivere le differenti forme e decori riteniamo utile proporre una rapida sintesi sulla storia della stufa ad “ole”1. Abbiamo scelto di scrivere “ola” con una “l” sola per usare l'espressione dialettale trentina con la quale ci si riferisce alle stufe fatte di mattonelle in ceramica chiamate anche stufe in maiolica2. A prescindere dalla forma, le stufe sono mezzi predisposti per provocare il calore, conservarlo ed irradiarlo. Una stufa in mattonelle era ed è progettata in base alla stanza che deve riscaldare.3 I vari pezzi, piani o curvi, grandi o piccoli, vengono assemblati per dare forma al manufatto, che essendo costituito da molti elementi è più agevolmente trasportabile dai luoghi di produzione, la fornace, a quello di messa in opera. Specialmente nel basso medioevo, quando si doveva raggiungere alcuni solitari manieri con strade strettissime, le mattonelle venivano trasportate a dorso di mulo e poi all'interno del castello caricate con gerle sulla schiena della servitù. Nel Trentino, verso la metà del XV secolo, le stufe in mattonelle sostituirono, nei castelli e nei palazzi della borghesia e del clero i caminetti4. Le stufe potevano essere costruite da uno o due corpi sovrapposti. Quello inferiore di dimensioni maggiori, con zoccolo e cornice, quello superiore “a torretta”, terminava con un cornicione architettonico arricchito in vario modo (cornici cuspidate gotiche, grottesche, putti, santi e altro ancora)5, che in qualche caso era ridotto a semplice volta a botte con timpano frangiato.
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Per approfondire l'argomento la bibliografia è notevole fra gli altri vedere: CAPORILLI M., L'arte del calore, Trento 1986. BERNARDI A., Tepore trentino. Caminetti, stufe e <<stue>> nella tradizione, Trento 1986. KEZICH G., EULISSE E., MOTT A ( a cura di), Nuova guida illustrata. Museo della Gente Trentina, San Michele all'Adige 2002, in particolare pp. 138-142. L'elemento costruttivo delle stufe sono le ole o mattonelle, chiamate anche formelle o pannelli. Per la loro produzione si impiegano vari tipi di argilla che, una volta modellate, vengono essiccate, cotte a una temperatura di circa 1000 gradi e infine smaltate. Lo smalto viene vetrificato con una seconda cottura alla stessa temperatura. BLÜMEL F., Vecchie stufe europee. Dal XV al XX secolo, Bramante Editore, Milano 1972, p. 12. Vedere: GROFF L., Il dialetto trentino. Dizionario trentino-italiano. Trento 1982. Ristampa 2003, p. 58. Termine anche usato nella descrizione delle stufe del Museo degli Usi e Costumi di San Michele all'Adige, KEZICH. et altri 2002, op. cit., p. 140. Di norma le antiche stufe venivano appoggiate ad una parete della stanza in modo che lo sportello per il caricamento si trovasse in un altro vano (spesso in un corridoio) all'esterno della stanza stessa. Nel 1482 un certo Zorzus Bachalarius (vasaio) cittadino di Trento, che ricorre nei documenti del 1474, fu pagato per aver costruito una stufa piccola nel castello del Buonconsiglio e nel 1484 per altro lavoro simile. GEROLA G., La stufa del castelletto di Merano, in Estratto dal Fascicolo, Dedalo, A. XI, Casa Editrice d'Arte Bestetti e Tumminelli, Milano-Roma 1930, pp. 88-101. Uno degli scriventi (T.P.) ha pubblicato un elemento orizzontale di cornice cuspidata a gigli di Francia del XVI-XVII secolo, rinvenuta al Castello Roccabruna a Fornace. PASQUALI T., SCARTEZZINI A., Le ceramiche e i vetri rinvenuti a Castel Roccabruna, in: FORNENZA N., LIBARDI M. (a cura di), Il Castello Roccabruna a Fornace, Edizione Associazione “Amici della Storia”. Pergine 1998, pp. 165, fig. 58 e a Castel Pénede, la metà circa di un pannello a mezzaluna che faceva da cornice a una stufa del XVII secolo. La piastra integra raffigurava due angeli che sostengono un globo raggiato recante l'iscrizione IHS. PASQUALI T., A Castel Pénede il recupero di altri frammenti di stufa a olle, in: << La Giurisdizione di Pénede >>, Anno XIX, N. 37, Nago 2011, pp. 59-60, figg.2-3.
LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
a cura di Tomaso Iori & Tullio Pasquali
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Le stufe non appoggiavano mai sul pavimento, ma su un solido basamento di legno o pietra, che frontalmente presentava piedi ornamentali6, e nella parte posteriore era inserito nella parete. Col passare del tempo, gli spigoli verticali si smussarono e si impreziosirono di colonnine lisce o attorcigliate. Nello stesso periodo nel mondo contadino le stufe erano in muratura di sassi e calce, con basi rettangolari ed altezze comprese fra 140 e 160 cm. Alcune con la su superficie superiore piana, altre munite di una volta a botte7 (sella). Intorno alla stufa, un'impalcatura di legno appoggiata sul retro ad una parete, consentiva la sistemazione di una panca e nella parte superiore di un pagliericcio, che durante la stagione fredda si trasformava in letto provvisorio per l'ammalato o l'anziano di casa8 (Fig. 1).
Fig. 1 Stufa in muratura del tipo a muletto con impalcatura di legno. Da Bernardi 1986. Fig. 2 Rango. Sala della bifora. Antica stufa cilindrica con bacile scaldavivande alla sommità9. 6
In molte stufe antiche i piedi ornamentali raffigurano dei leoni seduti. Una delle più belle stufe gotiche, datata 1501, con piedi leonini. si trova a Salisburgo. Veste Hohensalzburg. BLÜMEL 1972, op. cit., fig. I. 7 Quelle a botte sono chiamate anche a “muletto” che deriva dalla somiglianza della volta superiore della camera di combustione alla “soma” del mulo per il trasporto delle merci. 8 Stufe in muratura con impalcati lignei sono esposte nelle sale del Museo Civico di Bolzano. 9 Da notare, che l’interno di queste stufe erano riempite anche con frammenti ceramici provenienti da butti o da altro, allo scopo di aumentare la massa termica. Ricordarsi che sono molto ricche di tracce del passato. LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
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Nel XVI-XVII secolo10 le mattonelle, di norma a forma quadrata, in rilievo, riprodussero i tessuti del tempo, figure intere, a mezzo busto, stemmi araldici11, il verde nelle tonalità più scure dominò incontrastato (Fig. 3). Dopo la metà del XVI secolo cominciarono a comparire anche mattonelle con tinte di fondo bianco sporco paglierino, che proponevano in rilievo volti di putti, ornati di foglie e fiori con pennellate a striscio in verde ramina, azzurro, terra di Siena, ornamenti che perdurarono fino alla prima metà del XVIII secolo12. A partire dal XVII secolo la produzione di stufe in mattonella è molto fiorente nella città di Trento con il contributo di molti “fornelari forestieri”. Nel 1645 Filet Giorgio alemanno della Chiusa di Bressanone, scudellaro, ossia maestro da fornelli, diventa cittadino di Trento. Nel 1669 lo diventa Piermar Wolfgango, fornelaro da Baviera, da 7 anni abitante in città. Nel 1694 Stiler Pietro, fornelaro di Roastin di Baviera, da molti anni abitante a Trento13. Fra la fine del XVIII ed i primi del XIX secolo la stufa di paese mantenne le stesse caratteristiche strutturali e continuò a predominare il colore verde ramina, mentre aumentò l’altezza delle mattonelle. Una stufa meno appariscente è quella del XIX secolo inoltrato dove i rilievi si sporcano di bianco14.
Fig. 3 Esemplare di stufa del XVII secolo su alto piedistallo ligneo. Palazzo Caffaro – Ladrone. Da Bernardi 1986.
Fig. 4 Probabile stemma della corporazione dei fabbricanti di stufe (Würzsburg 1250). Da Tibor 1991. Fig. 5 Particolare “beffeggiatore” di una mattonella del 1540. Da Blümel 1972 10 Per ordine dal cardinale Bernardo Clesio, nel 1537 il fornaciaio Bonifatio pignatar (vasaio) già operante a Trento, costruì a Castel Selva di Levico, delle stufe nuove e restaurò le vecchie nel <<tinello>> e nella <<stancia del R.mo>> furono messe due nuove, e stufe restaurate c’erano pure nella <<pistoria>> e nella <<stua del R.mo>> e nella <<stua vecha grande>>. CETTO A., Castel Selva e Levico nella storia del principato vescovile di Trento, Edizione 1952. Edizione anastatica Stampa: Arti Grafiche Saturnia, Trento 1979. 11 Interessantissimo è lo studio di venti formelle, tutte smaltate di verde a rilievo, con stemmi araldici, datate fra il 1520 circa e il 1740; mattonelle esposte nelle sale (Castelvecchio) del Castello del Buonconsiglio MARSILLI P., Venti formelle da stufa in maiolica decorate con imprese araldiche, in: DAL PRÀ L. (a cura di), Un museo nel Castello del Buonconsiglio. Acquisizioni, contributi, restauri, Provincia Autonoma di Trento, Servizio Beni Culturali, Trento 1995, pp. 335-350. 12 Notevole fu tra il 1700 e i primi decenni del secolo successivo l'attività dei Maestri fornelari di Sfruz (Val di Non). La loro produzione riguardava stufe con mattonelle di grandi dimensione dipinte; soprattutto temi floreali in vasi da fiori. CAPORILLI 1986, op. cit. 13 GHETTA F., Il libro dei forestieri della città di Trento, in: Studi Trentini di Scienze Storiche LXIV, 4, Trento 1985, pp. 439493. 14 ŠEBESTA G., Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, S. Michele all'Adige, Manfrini R. Arti Grafiche Vallagarina S.p.A. - Calliano (Trento) 1982, pp. 55-60. LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
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Le ole da stufa dell'antica fornace di Rango --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------La distinzione, da noi proposta, fra ole e mattonelle si basa sulla diversa forma: le ole sono di norma quadrate, completamente cave con bocca svasata, orlo ingrossato e fondo piatto su base rotonda, mentre le mattonelle sono piane di forma rettangolare o quadrata con le superfici a vista decorate in bassorilievo o appena incavate. A nostro avviso la forma dell'ola “scalda pugno” è l'ultima trasformazioni della pentola (ola) che in antico veniva inserita nella parete in muratura della stufa. A questo proposito, così scriveva Giuseppe Gerola nel 1930: [...] Ed ai più è sfuggita la notizia come un articolo della Leges Longobardorum contempli le mercedi da assegnarsi per la fabbrica di fornelli da stufa, formati con pignatte: << Si quis furnum ex cacabis...fecerit, tollant tremisse unum >> [...]15 Le problematiche riguardanti le più antiche forme di ole vengono da Blümel trattate in questo modo: “[...] Il primo tipo di pannello radiante è quello delle pignatte. Questa forma era ottenuta lavorando la maiolica (ceramica) sul tornio del vasaio. Molto profondo, ha l'imboccatura relativamente stretta che gli conferisce la forma di una pera. I tipi più antichi, privi di smaltatura, avevano il colore della terracotta. L'incavatura a spirale li faceva aderire meglio al mantello della stufa. Da questo derivano tutti gli altri tipi di pannelli radianti fabbricati nei paesi di lingua tedesca (non solo) e in particolare quello a scodella, la cui data di nascita risale al secolo XIV. Più largo e meno profondo, non recava nei suoi primi esemplari nessun ornamento […]16”, (Fig. 4).
Fig. 6 Dal più antico rotolo araldico d’Europa, circa 1340, stemma della famiglia Stübenwid, dove stufa in muratura con ole inserite. Da Camporilli1986 Fig. 7 Stemma della corporazione dei fabbricanti di stufe a ole di Basilea (1510). Da Tibor 1991
campeggia una
15 GEROLA G. 1930, op. cit., p. 110. Osservazioni riprese testualmente da CAPORILLI 1986, op. cit., p. 55. Si tratta dell'editto del re dei Longobardi Rotari (636-651) che è la prima raccolta organica di leggi longobarde, basate sul diritto e le tradizioni germaniche, ma influenzate da quello romano. 16 BRÜMEL 1972, op. cit., p. 12. L'autore chiama le ole “scalda pugno” anche panelli a scodella. LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
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Siamo perfettamente d'accordo con Blümel che le prime ole “scalda pugno” risalgono al XIV secolo. Però bisogna aggiungere che essendo la forma più facile da realizzare, senza l'aiuto di elaborate matrici, sono state e sono anche attualmente prodotte da moltissime fornaci di tutto il centro Europa, dall'Ungheria17 all'Austria18. Si ricorda che nel XIV-XVI secolo molti emblemi delle corporazioni di fabbricanti di stufe, hanno nell'insegna una stufa con delle pentole (ole) ben distanziate fra loro (Fig.,4,6,7). Nel Trentino, alle nostre conoscenze, olle del tipo “scalda pugno” che possiamo chiamare “antiche”, ricoperte di norma da una vetrina su base verde19 sono segnalate, come elementi frammentati: al Castello di S. Gottardo a Mezzocorona,20 a Castel Ivano,21 a Castel Selva a Levico,22 a Castellalto di Telve Valsugana23, a Torchio di Civezzano,24 a Carbonare di Folgaria,25 alla Rocchetta nel comune di Ton26, a Castel Valer , al Castel Pénede a Nago27 , a Castel Restor28. Altrettanto interessanti sono i rinvenimenti, della zona superiore di Castel Corno, nel comune d'Isera29. Si tratta di molti residui di ole “scalda pugno” prive di rivestimento, vale a dire grezze o nude30. Sono ole provenienti dalla prima cottura e probabilmente appartenevano a un’unica stufa, posta in una stanza della zona superiore di Castel Corno, per riscaldare la servitù o i militari di guardia. Evidentemente la stufa aveva solo il compito di riscaldare (ole nude) e non quello estetico (ole con vetrina verde). Altri identici frammenti sono presenti alla Torre dei Sicconi di Caldonazzo, diroccata nel 138531 e nello scavo, per mettere a dimora la caldaia, della chiesa di Sant'Antonio Abate di Bivedo32.
17 TIBOR S., Népi cserépkályhák, Múzsák Közmüvelödési Kiadó, Budapest 1991, pp. 93-94. 18 CECK KREMES B., Die Funde aus der spätmittelaterlichen Abfallgrube in Kremes, Wegscheid 5, in: Archaeologia Austriaca, n. 68, Vienna 1985, p. 285, fig. 5. L'autrice chiama le olle “scalda pugno”, “piastrelle a catino” e aggiunge che non sono databili, essendo una tipologia usata fino in età moderna. Ma aggiunge che quelle rinvenuti nella discarica, per l'impasto ceramico, e per il luogo di rinvenimento sono ascrivibili al XIV-XV secolo 19 S'intende che la copertura sta solo nella parte a vista, cioè, quella cava. Come è noto stufe di varie epoche sono esposte al Castello del Buonconsiglio, al Museo Civico di Rovereto e al Museo degli Usi e Costumi delle Gente Trentina a San Michele all'Adige. 20 PASQUALI T. (a cura di), Il Castello di S. Gottardo a Mezzocorona. Ricerche, Mezzocorona 1989, pp. 34-38 e p. 127. 21 PASQUALI T., Osservazioni sui Materiali, in: CARLI R., PASQUALI T. (a cura di), Nel Trentino orientale tre realtà castellane. Castel Belvedere, Castellalto, Castel Ivano, Pergine Valsugana 2003, pp 162-168. In particolare p. 165, fig. 12, 6. 22 Mattonella reintegrata, di proprietà privata. 23 Materiale inedito (ole e altro) recuperato dall'Associazione Castelli del Trentino negli anni 1991-1992 e consegnato al Comune di Telve nel 2011. CARLI R., GREMES A., PASQUALI T., SCARTEZZINI A., I rinvenimenti del Castello di Castellalto. Anni 1991-1992, in: CARLI, PASQUALI 2003, op. cit., pp. 69-138. 24 Mattonella integra di proprietà privata. 25 PASQUALI T., DALMERI G., I frammenti di vasellame, dal 1400 al 1600, rinvenuti nel Riparo sottoroccia La Cogola (Carbonare di Folgaria), in: La Giurisdizione di Pénede, N. 14, Torbole 2000, p. 118. Materiale segnalato non pubblicato. 26 PASQUALI T., Le formelle da stufa, in: PASQUALI T., MARTINELLI N. (a cura di), Quattro castelli nel Territorio del Comune di Ton: Castelletto di Tono, il Castello della Visione, la Rocchetta, il Castello di San Pietro, Pergine Valsugana 2006, pp. 97-102. In particolare, p. 101, fig. 53, n. 1. 27 PASQUALI T., Frammenti ceramici, dal XV al XVII secolo recuperati tra le rovine di Castel Pénede, in: La Giurisdizione di Pénede, N. 18, Nago 2002, pp. 98-117. In particolare p. 112, tav. 6, n. 35. 28
Materiale inedito
29 PASQUALI T., RAUSS B., I resti di cultura materiale rinvenuti a Castel Corno (Vallagarina – Trentino Occidentale), in Annali dei Musei Civici di Rovereto Vol. 3, Rovereto 1987, pp. 23-46. In particolare p. 43, fig. 9, n. 35. 30 I pezzi sono 170 e comprendono: fondi, pareti e orli. In un altro settore, sempre nella parte alta di Castel Corno, si rinvennero alcuni frammenti sotto vetrina verde. Il numero dei cocci di Castel Corno è minimale rispetto ai 2000 frammenti di mattonelle recuperati negli scavi archeologici al Castello di Ossana in Val di Non. L'ADIGE, giovedì 2 agosto 2007, p. 43. 31 Materiale inedito. 32 IORI T., PASQUALI T., Recupero di frammenti ceramici presso la chiesa di Bivedo. Chiesa di Sant'Antonio Abate in Bivedo frazione del comune di Bleggio Superiore, in Judicaria, N. 71, Tione di Trento 2009, pp. 47-51. In particolare p. 50, fig. 5, nn.1719. LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
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Fig. 8 Bel esempio di antica stufa a ole “scalda pugno” del XVI secolo. Eisleben. Casa natale di Martin Lutero (1483 -1546). Fig. 9 Particolare (torretta) della stessa stufa a ole . Per quanto riguarda le ole “scalda pugno” del “butto” di Rango33 si tratta soprattutto di scarti della seconda cottura con i seguenti colori base: vetrina ocra con sfumature scure, vetrina verde bottiglia e verde smeraldo nonché giallo scuro lionato. Tre di queste sono praticamente integre, o meglio sono state assemblate grazie alla ridotta frammentarietà. Esse misurano 14x14 cm; hanno l'orlo leggermente ricurvo che conferisce ad ognuna una forma quadrata molto irregolare (Fig. 10 11). Sono manufatti seriali destinati probabilmente all’acquirente meno danaroso. Tutti caratterizzati da una fine e brillante invetriatura.
Fig. 10: Rango. Alcuni frammenti di ole e resti di vasellame al momento del rinvenimento il 7 febbraio 2001 Fig. 11: Rango. Serie di ole “scalda pugno”. La geometria irregolare delle forme è dovuta al fatto che si tratta di scarti di fornace rinvenuti nel butto, da notare anche i colori con le diverse sfumature.
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In data 21 marzo 2001, si avvisò dell'eccezionale rinvenimento, la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Provincia di Trento, con una mappa e una documentazione fotografica (Protocollo N° 002442 - 26 marzo 2001). Lettera che non ebbe mai nessuna risposta.
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Le mattonelle da stufa dell'antica fornace di Rango34 Dalla metà del XV secolo nel mondo mitteleuropeo inizia la produzione di mattonelle piatte, sulle quali la fantasia degli artisti poté finalmente sbizzarrirsi con motivi ornamentali in rilievo o dipinti35. Anche nella fornace di Rango non dovevano mancare le matrici per produrre mattonelle in bassorilievo. Lo documentano le tre descritte nel precedente lavoro: la semisfera, il cavaliere e il leone che sono le prime di una nutrita serie assai diversificata di ornamenti. Il contributo che segue divide i frammenti per decoro (tipo) e dove possibile si tenta una attribuzione cronologica.
Fig. 12
Rango. Vista d’insieme dei frammenti di mattonelle di diversi decori e foggia, alcuni sono solo ingobbiati e pertanto senza invetriatura (scarti di fornace presenti nel butto)36
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Il 20 febbraio 2014 sono stati consegnati 3 campioni di argilla provenienti dalla periferia di Rango all’università di Bologna assieme a una serie di frammenti per le successive analisi e confronti. Ringraziamo fin d’ora il prof. Giorgio Gasparotto di Mineralogia ed il prof. Luigi Cantelli di Geologia per la disponibilità ed i consigli. Le coordinate del punto prelievo sono: 46.020076, 10.809914 - Google Maps Un particolare ringraziamento va all’ ing. Giorgio Crosina di PHOENIX Informatica Bancaria per averci facilitato gli incontri.
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BLÜMEL 1972, op. cit., p. 12. CAPORILLI 1986, op. cit., pp. 58-59. KEZICH et altri 2002 (op. cit), pp. 140-141.
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Un grazie a Guido e Paolo Fenice da Rango per aver contribuito ad alcuni ritrovamenti.
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Tipo N° 437
Mattonella quadra a cassetta con “intreccio geometrico”
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------La mattonella n. 4 presenta un decoro estremamente elegante38, l'oggetto è uno scarto della prima cottura ricoperto sul verso a vista dall’ingobbio. Il reperto è ricomposta attraverso cinque frammenti. La mattonella integra misurava 18x18 cm. L'ornato copre tutta la superficie piana, è un delicato ordito di fettucce abbinate, ripiegate ad anelli ovali concatenati. Le fettucce formano un reticolo posto su quattro file verticali parallele che s'intrecciano con altre quattro uguali, inserite orizzontalmente39 (Fig. 13).
Fig. 13 mattonella prima cottura (solo ingobbio) con ornato ad intreccio geometrico
Nel raffinato intreccio si possono riscontrare delle “assonanze” giottesche, per esempio con le tappezzerie dipinte dal Maestro nel ciclo sulla vita di S. Francesco40. Altri possibili termini di confronto sono le grandi losanghe affrescate nel periodo scaligero in Castelvecchio di Verona e quelle coeve del Castello di Sabbionara d'Avio41. Molto più simile all'ordito della mattonella è la decorazione di una scatola cilindrica in avorio di manifattura islamica spagnola del XIV secolo42. 37
I tipi N°1-2-3 sono quelle descritte nel precedente lavoro. IORI T., PASQUALI T. 2013, Tre mattonelle da stufa dell’antica fornace di Rango: Judicaria, N. 84, pp. 26-38.
38 Le decorazioni geometriche sono estremamente diffuse dalla preistoria in poi. RAFFAELLI U. , Arte e tradizione in Trentino. La cassapanca, Editoria – Trento 1989, pp. 45-53. 39 Le fettucce abbinate potrebbe significare due serpenti attorcigliati che a loro volta significano: vitalità e fertilità. 40 Chiesa Superiore di San Francesco ad Assisi. VIGORELLI G., BACCHESCHI E., L'opera completa di Giotto, Classici dell'Arte, 3, Rizzoli Editore, Milano 1966, Tav. V e Tav. XV. 41 FRATTAROLI P., Le decorazioni di interni in Castelvecchio, in: VARANINI G. M. (a cura di), Gli Scaligeri 1277-1387, Saggi e schede pubblicate in occasione della mostra storica-documentaria allestita dal Museo di Castelvecchio di Verona (giugnonovembre 1988), Verona 1988, pp. 237-243. DEGLI AVANCINI G. Il Trentino e la pittura profana nel Trecento, in: CASTELNUOVO E, DE GRAMMATICA F. (a cura di), Il Gotico nelle Alpi 1350-1450, Provincia Autonoma di Trento, Castello del Buonconsiglio, Trento 2002, pp. 289-321. 42 CURATOLA G. (a cura di), Eredità dell'Islam. Arte islamica in Italia, Venezia, Palazzo Ducale. 30 ottobre – 20 aprile 1994, Milano 1994, p. 115, fig. 32. LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
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N° 5
Mattonella quadra a cassetta con intreccio a “rosone”
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------La mattonella più integra, è ricomposta da cinque frammenti. L'assemblaggio restituisce circa trequarti di una mattonella rivestita sul lato a vista da una vetrina verde limone scuro43. L'ornato in bassorilievo si può definire geometrico-vegetale: consiste in doppia rosetta a petali distesi contornati da spirali a nastro che danno un movimento sinuoso di tondi e losanghe con fiorellini gotici (fig.14). Altri frammenti sono molto parziali e hanno vetrine tendenti al verde scuro ed un residuo di prima cottura (fig.15).
Fig. 14 La porzione più integra della mattonella con decoro a “rosone” Fig. 15 Scarti di fornace con medesimo ornato.
Il rosone nei simboli precristiani può significare il disco solare o lunare. Poi la religione cristiana adottò questa immagine ornamentale. Dalla ruota solare quindi deriva il rosone, mentre la rosa mistica non è altro che la trasposizione medievale della ruota in figurazione mariana. Altri segni solari sono le varianti del cerchio, ma anche le varie forme di spirali, sia semplici che doppie (come nel nostro caso). Alcuni studiosi hanno dato un’ altra spiegazione, di infinito, di prolungamento nel tempo. Infine anche la rosa sembra essere una rappresentazione solare, motivo che è stato assunto nel medioevo come significazione di Cristo44. Ritornando alla mattonella un confronto, con le nostre spirali si può intravedere in una lastra pertinente un archetto, opera scultorea tipica del VIII secolo45, di ciborio posto sulla porta della chiesa di Lundo46, nella quale il tema predominante sono delle spirali intrecciate in bassorilievo.. Per quanto riguarda il motivo a rosette o del rosone è molto comune sui frontali delle cassapanche delle Giudicarie. In molti cassoni trentini il rosone centrale è accompagnato da due semi rosoni laterali, rivolti verso l'esterno. Questo motivo è assai antico e tra l'altro lo si trova anche in alcuni cassoni toscani della fine del XIV secolo e dell'inizio del successivo 47. Per quanto riguarda le mattonelle con decoro simile, sappiamo che a Castellalto è stato trovato un frammento con un tondo contente un doppio rosone e un altro proviene da Castel Valer48.
43 Doveva misura circa 17 cm per lato. Tutte le mattonelle hanno il verso a vista ricoperto da vetrina e l'opposto grezzo. 44 RAFFAELLI 1989, op. cit., pp. 46-47. 45 CECCHELLI C., Reliquie trentine dell'età barbarica, in: Studi Trentini di Scienze Storiche, Anno IX, Fas. III, Trento 1928, pp. 193-210. 46 Non si può escludere che l'artigiano che modellò la matrice non si sia fatto influenzare dal ciborio di Lundo. 47 RAFFAELLI. 1989, op. cit., p. 47. 48 I due frammenti sono inediti. LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
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Tipo N° 6
Mattonella quadra a cassetta con ornato a “foglia d’edera”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il reperto n. 6 è una porzione centrale di una mattonella ricoperta sulla superficie a vista da vetrina verde miele. Il decoro sembra sia del tipo vegetale con elementi geometrici. L'unico parte ben distinguibile è una foglia d'edera distesa contornata da larghi segmenti rettangolari; il restante è indefinibile. (Fig. 16)
Fig. 16 : mattonella a soggetto vegetale somigliante alle foglie d’edera
Non si può escludere che la foglia d'edera abbia dei significati reconditi. Nel medioevo l'edera che cresce arrampicandosi sul tronco simboleggia la Passione di Cristo o anche assurge a simbolo dell'immortalità dopo la morte del corpo. L'edera è quindi da ritenere simbolo di vita eterna o se preferiamo simbolo dell'immortalità dell'anima.
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Tipo N° 7
Mattonella quadra a cassetta decorata a “garofano 4 petali”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Il frammento n. 7 corrisponde a un terzo circa di una mattonella, che doveva misurare 18 cm per lato. L'oggetto è rivestito sul lato a vista da vetrina verde miele con tonalità scure. Il decoro con molta probabilità, è solo vegetale di fantasia. Sono rappresentati due fiori a quattro petali, uno a petali lobati l'altro frangiati, separati da steli dentellati.
Fig. 17: Mattonella a soggetto vegetale simile ad un garofano 4 petali.
In questo caso non conosciamo riscontri calzanti, mentre sono numerosissime le stufe e i frammenti castellani con decori a fiori, di norma a quattro petali distesi contornati da elementi geometrici. Ricordiamo solo alcune stufe presenti al Castello del Buonconsiglio (Castelvecchio) e al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina. Per i frammenti castellani, tutti datati XVIXVII secolo, confrontare quelli di Castello di S. Gottardo49 , Castel Corno 50 Castel Pénede51 , Castel Roccabruna 52 , Castel Alto e Castel Valer53.
49 PASQUALI 1989, op. cit, p. 38, figg. 2-3. 50 PASQUALI T, RAUSS R, I resti di cultura materiale rinvenuti nella parte bassa di Castel Corno e nelle zone limitrofe Vallagarina – Trentino Occidentale, in: Annali dei Musei Civici di Rovereto, Vol 5 (1989), Rovereto 1990, p. 57, fig. 2, nn.9-10. 51 PASQUALI 2011, op. cit., p. 64, fig. 6. 52 PASQUALI, SCARTEZZINI 1998, op. cit., p. 165, fig. 59. Mattonella rinvenuta integra. 53 Questi due ultimi sono inediti. LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
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Tipo N° 8
Mattonella quadra a cassetta decorata a “barre diagonali”
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------La mattonella n. 8, ricoperta sul verso a vista da una vetrina verde prato con sfumature gialle è ricomposta con quattro frammenti. Misura 17x17 cm. Il decoro, probabilmente a soggetto geometrico vegetale, è di difficile comprensione, avendo due lati mutili. Sono distinguibili due barre oblique parallele ciascuna composta da tre cordoni di spessore diverso. Nel campo probabili ciuffi vegetali con segmento a “S” e ai lati incerti fiori distesi. Purtroppo non abbiamo nessuna commisurazione.
Fig. 18:
Mattonella con tema geometrico vegetale a barre diagonali. Parziale ricostruzione virtuale
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Tipo N° 9
Mattonella quadra a cassetta con decoro a “pesce o sirena”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Della mattonella n. 9 abbiamo solo due frammenti centrali, ricoperti nel verso a vista da una spessa vetrina di colore verde bottiglia fig. 19. L'oggetto doveva misurare circa 18 cm per lato. Il decoro è di difficile interpretazione; potrebbe raffigurare un corpo ricoperto da squame con larghe pinne che sembra aver la coda biforcuta. Potrebbe trattarsi di un essere fantastico vuoi pesce54 oppure sirena. La sirena nel Medioevo veniva raffigurata come una donna con la parte inferiore del corpo a forma di pesce. Bellissima dai lunghi capelli, con seni prorompenti e nudi, strumento del peccato.
. Fig. 19 : I Frammenti suggeriscono un probabile soggetto zoomorfo o simbolico (pesce o sirena) Fig. 20: Castello di Pomáz. Mattonella con rappresentazione della sirena bicaudata. Fine secolo XIV (MNM) Ungheria55
Nello stesso tempo era simbolo di fertilità e femminilità e nel cristianesimo rappresentava anche la duplicità della natura umana (bene-male, ragione-istinto). La sirena bicaudata invece in virtù della sua doppiezza e dell'impudica posizione - tiene con le mani le code divaricate - significava la tentazione che ammalia e l'impossibilità a resistere che conduce alla perdizione, strada che termina nelle grinfie di Satana (Fig.20). Ancora una volta non abbiamo trovato confronti, auspichiamo che in futuro vengano rinvenuti altri frammenti simili per poter determinare con certezza se questa mattonella raffigura un pesce, una sirena o una sirena con due code 54 Il pesce inteso come tale è uno dei più antichi simboli della Cristianità. In greco si dice IXTHYC (ichtùs). Disposto verticalmente, le lettere di questa parola formano un acrostico: Iesùs Cristòs Theòus Uiòs Sotèr = Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. Inoltre il pesce essendo un animale che vive nell'acqua senza annegare, simboleggia il Cristo, che può entrare nella morte restando vivo. Senza dimenticarsi dei toni teologici, perché Gesù sfamò 5000 persone con 2 pesci e 5 pani. Gesù inoltre chiamò i suoi discepoli “pescatori di uomini”. 55
Imre H. 1990, Közepkori Kalyhacsempék Magyaroszágon in Archaeologia Êrtesitö, Vol 117, pp.58-92 Akadémiai Kiadó Budapest 1990.
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Tipo N° 10
Mattonella quadra a cassetta con ornato a “fiore di rovo”56
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Della mattonella n. 10 abbiamo solo due frammenti57, ricoperti nel verso a vista da una spessa vetrina di colore verde bottiglia l’uno e verde smeraldo l’altro fig. 21 - 22. La stessa, ricostruita virtualmente, doveva misurare circa 18 cm per lato fig.23. Fig. 21 Frammento d’angolo
Fig. 23 Mattonella ricostruita virtualmente da Tomaso Iori
Fig.22 Frammento centrale
L'ornato è simile al tipo N° 5 a rosone (Figg. 14-15), si differenzia per il numero dei petali e per il nastro. Oltre ai significati già espressi precedentemente per il rosone si aggiunge che tale forma con corolla a petali distesi è già presente in molte civiltà del passato come quella Assiro Babilonese58; Persiana59; Greca60; Romana61. In tempi più vicino a noi le decorazioni composte da “rosette” aventi petali di diversa forma e numero, sia racchiuse in configurazioni geometriche sia legate da spirali o da festoni vegetali e altro simile sono presenti in tutta Europa nell'arte romanica, gotica e rinascimentale. Per poi proseguire nello stile Luigi XIV, XV, XVI, Neoclassico, Impero, per raggiungere la fine dell'ottocento in espressioni minori. Nell'arco di un millennio la ” rossetta”, o meglio la corolla a più petali, la troviamo in architettura, dipinta sui soffitti e sulle pareti, intarsiata e scolpita sui mobili, rappresentata sulle stufe in ceramica, nel disegno di bottoni, nei gioielli e alto ancora (SPELTZ 1930). 56
57
58
59 60 61
È un arbusto delle Rosacee con fusti straiati, angolosi, aculeati, i fiori sono rosei a cinque petali e i frutti sono commestibili detti more. Particolari ringraziamenti alle ditte Brena Stefano e Brena Costantino e che in diverse occasioni mi hanno consegnato frammenti ceramici ritrovati durante lavori di ristrutturazione a Rango e dintorni. SPELTZ A. Les styles de l'ornement. Depuis les temps préhistoiques jusqu'au Milieu du XIX siècle. Milano 1930. Ristampa anastatica 1987. Istituto Editoriale Cisalpino – La Goliardica. Milano. p. 25, Tav. 8, n. 16 Ibidem, p. 31, Tav. 11, n. 8 Ibidem, p. 46, Tav. 17, n. 8 Ibidem, p. 73. Tav. 33, n. 18, p. 74 e Tav. 34, n.13
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Tipo N° 11
Mattonella quadra a cassetta “anelloni simmetrici”
Della mattonella n. 11 abbiamo solo un frammento d’angolo, corrispondente a circa un quarto di mattonella, ricoperto nel verso a vista da una spessa vetrina di colore verde prato purtroppo molto lacunosa. Il decoro è squisitamente geometrico. Il tema base sono quattro anelloni con le estremità ingrossate e sono accostati contro un quadrato. A sua volta ogni accostamento da forma ad un fondo di losanghe lanceolate. Nella ricostruzione virtuale il tema base è ripetuto sei volte, in modo da formare una mattonella di circa 18 cm per lato (simmetria di 3° ordine). L'ornato solo geometrico, a volte è chiamato a “tappeto” ed è già presente nel XVI secolo62 per poi proseguire nei secoli successivi. Per il momento non abbiamo riscontri63.
Fig. 24 Mattonella quadra a cassetta “anelli simmetrici” ricostruzione virtuale di Tomaso Iori
62 BLÜMEL 1972, op. cit., fig. 39. 63 Saremo molto grati di essere informati su tipologie uguali o analoghe. Contattate gli scriventi anche sul sito museoscuolarango@yahoo.it LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
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Tipo N° 12
Mattonella quadra a cassetta a “scanalature ortogonali”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Benché molto parziali i frammenti della mattonella N° 12 sono degni di nota. Troviamo estremamente interessante quello solo ingobbiato, che come abbiamo già scritto appartiene alla prima cottura dell'antica fornace di Rango, mentre nella seconda cottura i residui sono ricoperti di una spessa vetrina di colore verde oliva. Anche in questo caso la tematica decorativa è solo geometrica. Sono delle scanalature ortogonali che formano una serie di eleganti rombi multipli verticali. Purtroppo ancora una volta non abbiamo risconti precisi.
Fig. 25 frammento d’angolo
Fig. 26 Frammenti centrali, uno solo ingobbiato
Fig. 27 Mattonella ricostruita virtualmente da Tomaso Iori
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Tipo N° 13
Mattonella quadra a cassetta a “foglie di prezzemolo”
Notevole è la porzione di mattonella recuperata. Essa è ricoperta, sul verso a vista, da una uniforme vetrina di colore granata tendente al rossiccio. Il tema decorativo si colloca nella gamma del geometrico-vegetale. La superficie è sostanzialmente divisa in quattro campi con al centro un rosone a margherita. Il rosone è contornato da doppio nastro che si dirama a crociera per raggiungere quattro mezzi rosoni posti al centro dei bordi mentre ai quattro spigoli il disegno si riduce ad un quarto di rosone. Nei campi ad angoli rientranti, su base punteggiata fiore di fantasia, composto da corolla stellata con quattro petali distesi frangiati a foglia di prezzemolo. Alle nostre conoscenze, stando strettamente in provincia, mattonelle con tematiche geometrivegetale simili, soprattutto nel fiore sono presenti a Castel S. Gottardo di Mezzocorona64, Castel Corno d'Isera,65, Castellalto in Valsugana e a Castel Valer in Val di Non66. Va detto che il recupero della mattonella è avvenuto nel 2010 in occasione degli scavi delle fognature di Rango. Il manufatto avendo la copertura di colore granata, quando precedentemente era sovrana la gamma dei verdi, e per il luogo del rinvenimento potrebbe essere attribuito (con prudenza) al XVII-XVIII secolo.
Fig. 27 Rango. Da scavi fognature 2010
64 65 66
PASQUALI T., 1989, (op. cit.), p. 38, fig. 2. PASQUALI T, RAUSS B, 1989 (op. cit.), p. 57, fig. 2, n° 9-10. Sia a Castellalto sia a Castel Valer i materiali sono inediti.
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Tipo N° 14 Mattonella quadra a cassetta a “ramoscello tranciato con quattro fiori” -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Attraverso i frammenti angolari di due mattonelle identiche nel decoro, ma diverse nella copertura, una di colore granata molto sbiadito (Fig. 28) e l'altra verde bottiglia chiaro (Fig. 29), è stato possibile avere una bella ricostruzione virtuale del reperto (Fig. 30). L'ornato è esclusivamente floreale di fantasia67. Su un segmento di ramoscello tranciato obliquamente escono quattro tralci, due in alto e due in basso, ognuno con un fiore disteso a quattro petali lobati con foglie frangiate che ricorda molto quelle della cicuta. Chiude il tema una cornice a listello che contorna la mattonella. Anche in questo caso come la mattonella Tipo 13, i due angolari sono stati recuperati, tra il 2011 e il 2012, in occasione degli sterri eseguiti per la posa in opera della tubatura delle nuove fognature a Rango. Crediamo, sempre con prudenza, che la mattonella in questione sia stata prodotta dalla stessa fornace e nello stesso periodo della formella a “margherita con fiore a foglie di prezzemolo”.
Fig. 28 Rango Mattonella (frammento) tipo n° 14 da scavi fognature del 2011 Fig. 29 Rango Mattonella (frammento) tipo n° 14 da scavi fognature del 2012
Fig. 30 Rango Mattonella tipo n° 14 ricostruzione virtuale dello scrivente Tomaso Iori 67
Come abbiamo evidenziato nella mattonella tipo N° 10 a “fiori di rovo” la corolla a petali distesi è presente come elemento ornamentale dall'antichità in poi. Indubbiamente una delle più belle mattonelle con fiore a petali distesi o a rosetta gotica. datata metà XV secolo, si trova a Merano. G. GEROLA, La stufa del castelletto di Merano, Estratto dal il Fascicolo - XI Anno di “Dedalo”, 1930, pp. 90-92. Casa Editrice d'Arte Bestetti e Tumminelli S.A. MilanoRoma.
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_________________________________________________________________ Ora, lasciamo la descrizione sull'uso di una stufa in mattonelle ad un cronista d'eccezione del XVI secolo Pietro Andrea Mattioli68, medico personale del cardinale Bernardo Clesio, al quale dedicò un poema intitolato IL MAGNO PALAZZO DEL CARDINALE DI TRENTO, pubblicato a Venezia nel 1539, in cui si descrivono, fra l'altro, stufe in mattonelle del Castello del Buonconsiglio. Egli si sofferma in particolar modo su una a forma di torre, costruita con figoline pietre. Le mattonelle, di colore bianco azzurro, rilucevano come uno specchio e vi erano raffigurate alcune storie dell'antico Testamento69. Pietro Andrea Mattioli così descrive la stufa a torre70: Ciò che quivi è tutto ha del Signore, Fatto con bello ingegno, e con ragione. Puossi nel verno qui fare un'Aprile, Un Maggio, un Giugno, un Luglio ogni stagione. Perche togliendo, & aggiungendo 'l foco, Si tempra, e stempra alla stagioni il loco.
“Ciò che è qui ha tutto del signorile”. “Fatto con notevole perizia e con ragione”. “L'inverno può diventare un Aprile”, “Un Maggio, un Giugno, un Luglio ogni stagione”. “Perché togliendo, e aggiungendo fuoco,” “Si tempra, e si stempra in rapporto alle stagioni”.
Vedesi fabricata a tale assetto Di figoline pietre un'ampia torre: Qua come ha drento del fuoco 'l suggetto, Fa che per tutto il luogo il caldo corre, E piu, e men (come di sopra ho detto) A compiacenza altrui se ne po torre, Luce 'l Dificio via piu, ch'uno specchio, D'historia pien del testamento vecchio.
“Si vede fabbricata nella stanza” “Una grande stufa a torre in mattonelle in ceramica:” “Al suo interno il fuoco arde” “Fa sì che tutta la stanza sia riscaldata”, “E più, o meno (come di sopra ho detto)” “A compiacenza degli altri si può trarre” “Le mattonelle brillano più di uno specchio.” “E sono istoriate con figure del vecchio Testamento”.
Fig. 31
- Frontespizio del libro di Mattioli.
68 Pietro Andrea Mattioli nacque a Siena nel 1501 e morì a Trento nel 1577. 69 Le pitture sono di Giovanni Dossi, pagate 112 Ragnesi per le pitture della stua granda. BERTOLUZZA A., Il Magno Palazzo del Cardinale di Trento. Per la ricorrenza del V centenario della nascita di Bernardo Cles, Vol. II, Manfrini Editore, Calliano (TN) 1984, pp. 144-146. 70 MATTIOLI P. A., Il Magno Palazzo del Cardinale di Trento, Venezia 1539, Vol. I, Ristampa Manfrini Editore, Calliano (TN) 1984. LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
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Altrettanto interessante è la descrizione fatta un secolo dopo nel XVII, da Michel' Angelo Mariani71 (Fig. 32)
Fig. 32 Frontespizio del libro di Mariani
[â&#x20AC;Ś] I trentini nella stagione fredda, che talvolta è eccessiva, si riscaldano usando delle stufe, che come in Germania sono in uso anche nel principato. Le stufe sono però riscaldate poco, esse sono tenute ben pulite e funzionanti, qualche volta si usa bruciare nelle stufe delle bacche di ginepro e incenso. Presso i gran signori, la stanza dove vi è la stufa è tutta di legno del piĂš pregiato con intarsi figure e altre decorazioni in oro72. E, in queste famiglie si usa profumare le stanze anzichĂŠ con il ginepro con la pasta aromatica. Le mattonelle delle stufe sono in terracotta verniciata di solito di verde. Le stufe sono costruite in proporzione alla grandezza delle stanze che devono riscaldare e sono di forma piramidale o a torretta. Dovendo affermare la veritĂ , l'invenzione della stufa è superiore in efficacia al caminetto, perchĂŠ stando davanti al fuoco del camino, le membra non si riscaldano perfettamente, nĂŠ è possibile muoversi liberamente essendo invogliati a guadare la fiamma. Invece con la stufa hai un ambiente costantemente caldo e puoi fare una vita piĂš comoda e in tutta libertĂ . Inoltre la povera gente in questo modo passa l'inverno lontano dal freddo con poca spesa di legna e con pochi vestiti addosso. Io, parlando in modo generale, non trovo altro da dire sulle stufe, sennonchĂŠ, quando queste sono soprariscaldate come si usa nel mondo germanico, la testa s'infiamma e si confonde. Purtroppo gli italiani non essendo abituati hanno molte difficoltĂ a resistere, oltre a ciò, i pori del corpo si dilatano in quel caldo eccessivo e nell'uscire fuori all'aria aperta, si corre il pericolo di una pleurite o un grande colpo di freddo [ ].73 La breve rassegna di ole e mattonelle non termina qui, abbiamo in corso lo studio di altri frammenti che prossimamente saranno proposti. Auguriamo che ciò contribuisca a far conoscere non solo una delle
molteplici produzioni figuline dell'antica fornace di Rango ma anche del nostro territorio regionale.
71 MARIANI M. A., Trento con il Sacro Concilio et altri notabili. Aggiunte varie Cose Miscellanee Universali. Descrittion Historica. Libri Tre. Con un Ristretto del Trentin Vescovado; L'indice delle Cose notabili et le Figure in Rame. Augusta 1673. Riproduzione anastatica dell'originale con introduzione all'opera e note di commento al testo di ALDO CHEMELLI, Trento 1989. 72 In regione tale stanza è chiamata â&#x20AC;&#x153;Stubeâ&#x20AC;?. In passato era la stanza principale della casa, dove la famiglia si riuniva per mangiare e a pregare, e molto spesso era l'unico ambiente nelle casa contadine riscaldato. 73 MARIANI M. A, op. cit., pp. 28-29. Libera trascrizione del testo e piĂš volte ripreso. PASQUALI T., SCARTEZZINI A. 1998, op. cit. pp., 165-166. PASQUALI T. 2011, op. cit., p. 66. LE CERAMICHE DI BALBIDO E RANGO
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