Sottobanco 2009 Giugno

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UN BICCHIERE CON DON RODRIGO uel ramo del lago di Como e chi non se lo ricorda?? E’ l’incipit famosissimo dei “Promessi Sposi” Ognuno di noi ha letto il romanzo manzoniano almeno una volta , ma ritengo che nessuno sia mai riuscito a godere fino in fondo di questo libro. Forse perché troppo lontano da noi,forse perché troppo lungo o forse per pigrizia , forse nessuno riprenderebbe spontaneamente la lettura di questo romanzo ottocentesco. Invece io personalmente invito a rivalutare quest’opera che non è per niente noiosa come tutti pensano. Infatti in essa possiamo trovare diversi eventi paragonabili ad avvenimenti della società moderna, che nel romanzo vengono presentati con un filo di ironia, quasi per incitare il lettore a confrontarsi. Paragoniamoci, ad esempio, a Renzo, quel protagonista che sembra così lontano, così antiquato. Durante lo svolgersi del

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racconto si dimostra tanto coraggioso da mettere in pericolo la propria vita pur di salvare e sposare la donna che ama. E la violenza su Lucia?? Indifesa e incapace di sciogliere l’impiccio che la costringe alla fuga, la sua vicenda si può paragonare all’esperienza di alcune donne di oggi,anch’esse vittime di qualche “scommes-

sa” e “usate” come oggetti e costrette a fuggire. Al di là dei personaggi, anche gli usi e i costumi si ritrovano nella nostra società. Diciamo la verità: chi, dopo la lettura del passo dedicato al pranzo di Don Rodrigo, non desidererebbe desinare con lui, bevendo un bicchiere del suo buon vino?? Già, anche nel Seicento si

degustava il buon vino e proprio davanti ad esso si discuteva di argomenti del tutto attuali,come l’aumento del prezzo dei beni di prima necessità, come il pane. Un altro perfetto esempio è la sottomissione dei poveri ai potenti: chi di noi non ha mai subito una prepotenza?? Nel romanzo si parla, ad esempio, di clientelismo, un fenomeno fortemente presente nei nostri tempi,perché spesso i poveri sono costretti a sottomettersi ai “potenti” per poter vivere e mantenere la propria famiglia. Potrei fare altri cento paragoni, ma ritengo che ognuno, che sia studente o adulto, possa rileggere da solo l’opera e cercare in essa altri aspetti di “attualità”. Sarebbe davvero divertente anche visitare i luoghi dove si è svolta la vicenda, immaginando di essere proprio i protagonisti! Buona lettura e buona “ricerca”.

Lisa Sambruni

EDITORIALE ari lettori, eccoci qui, con il numero di Giugno di Sottobanco e soprattutto con l’ultimo giorno di scuola! La felicità degli studenti del Curie è al massimo grado perché, da domani, potremo finalmente fare a meno, per qualche tempo, di libri e lezioni, di risvegli all’alba e maratone di studio. Per la verità, qualcuno che dovrà continuare a sgobbare c’è. Sono i nostri compagni delle quinte (e terze liceo Classico), impegnati con gli Esami di Stato. Coraggio ragazzi! Facciamo il tifo per voi e vi dedichiamo un bell’articolo nelle pagine del giornale. Con questo numero, che speriamo vi piaccia sempre di più, si conclude il secondo anno di vita di Sottobanco.

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Abbiamo cominciato da zero e con pochissimi collaboratori ma poco a poco, stiamo cercando di coinvolgere sempre più persone, per raccontare sempre meglio la vita del Curie, gli interessi di noi studenti, curiosità e tanto altro. Ci proviamo e invitiamo tutti a farsi vivi, se avessero idee e progetti! In fondo, come vedrete dagli articoli di questo numero, sono tantissimi gli eventi che la scuola propone. E poi c’è la musica suonata da noi, ci sono le nostre attività extrascolastiche e tante storie da raccontare. Partecipate, se volete che Sottobanco sia davvero “vostro”. Per concludere, ringraziamo tutti coloro che, acquistando il numero di Aprile, hanno collaborato alla raccolta fondi per l’Abruzzo

terremotato. In questo modo, la somma ottenuta con la vendita di dolci dal Gruppo Solidarietà è stata arricchita anche con la vendita del giornalino! E ora il nostro intento benefico continua con altri progetti. Adesso è tempo di saluti. Buona estate a tutti!

La Redazione

SOMMARIO Pagine 2-3-4-5-6-7-16 Scuola e dintorni Pagine 8-9 Musica e Tv Pagine 10-11 Sport Pagina 12-13 Moda e tecnologie Pagine 14-15 Gite Pagine 17 Racconto Pagina 18-19 Giochi e consigli


Sottobanco | Numero 3 | Giugno 2009

PRESIDE, A LEI LA PAROLA ignor Preside, qual è il suo bilancio per questi suoi primi due anni nel nostro Liceo? E’ una domanda enorme. Direi che il bilancio è stato positivo, da un punto di vista relazionale, con tutte le componenti della scuola. Anche per quanto riguarda le iniziative scolastiche mi pare che ci siano dei buoni risultati. Ci siamo aperti di più rispetto al territorio e abbiamo organizzato diverse iniziative stimolanti per i ragazzi: l’adesione ad Insieme in rete, per i ragazzi che escono dalla terza media e poi la realizzazione del secondo laboratorio di Informatica, che è operativo da quest’anno. E’ una struttura importante soprattutto per l’insegnamento delle lingue straniere ed entrerà a pieno regime l’anno prossimo. Ha trovato marcate differenze tra la sua precedente scuola, il Liceo Casiraghi di Cinisello Balsamo e il nostro istituto? Hanno parecchi punti di contatto, come, ad esempio, la presenza dei due indirizzi: Scientifico e Classico. Differenza forse c’è da un punto di vista dell’utenza degli studenti e poi per quanto riguarda il rispetto delle istituzioni. Qui direi è maggiore, mentre al Casiraghi devo dire che gli studenti sono più

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abituati alla partecipazione e sono attivi in altri ambiti. Che opinione si è fatto dei movimenti di protesta contro la riforma Gelmini nella nostra scuola, movimenti che hanno raggiunto il culmine con la manifestazione del 7 novembre? Credo che il dato positivo sia la voglia di sapere. Non è stata a infatti mio avviso una protesta ideologizzata. E’ partita infatti da una analisi e da un giudizio, che è la cosa più importante. A mio parere, questa capacità critica deve far parte integrante del patrimonio genetico di ogni studente. Crede che sia giusto per gli studenti prendere posizione critica nei confronti di progetti di riforma della scuola? Dal momento che sono loro al centro del mondo scolastico, è giusto che si pongano il problema e che cerchino eventualmente di modificare, con i mezzi loro disponibili, le situazioni che vedono non adatte a loro. Ci sono iniziative e progetti di particolare importanza che vorrebbe attivare a scuola nel prossimo anno scolastico? La nostra scuola ha già un vasto patrimonio di progetti anche molto avanzati, ma tra le proposte più interessanti per

me, c’è il potenziamento dell’uso delle nuove tecnologie. Il laboratorio e l’Ecdl si muovono in questo senso. Cosa pensa di Sottobanco e del Curieoso, le due “testate” giornalistiche, molto diverse tra loro, presenti nella nostra scuola? E’ utile la diffusione di “fogli” informativi in ambito scolastico? L’esistenza di due testate è un dato positivo, che dimostra una certa vitalità e una voglia di presenza, di esserci. Seguo Sottobanco dalla nascita, mi sembra un prodotto molto ben costruito, che dovrebbe dare sempre più spazio alla vita della scuola e all’attualità. Sì credo che sia utile la diffusione di giornalini nella scuola. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di dirigente scolastico? Lei infatti poteva proseguire la sua carriera come professore di italiano e latino? Ho iniziato a fare il collaboratore della presidenza agli inizi degli anni Novanta, poi quando ero vicepreside e la preside della scuola è stata distaccata, io ero in graduatoria e vista la situazione, ho preso l’incarico nell’istituto in cui mi trovavo da molti anni. La motivazione è provare se stessi in un lavoro più complesso, che, per me, ha

una forte funzione sociale. Che professione avrebbe voluto intraprendere nella vita se non fosse diventato insegnante e poi dirigente scolastico? Mi sarebbe piaciuto fare il giornalista, oppure l’archeologo. Oltre all’insegnamento quali sono le sue principali passioni? Mi piace leggere, ascoltare la musica e viaggiare. Le piace il calcio? Se sì, per quale squadra tifa? Sì mi piace, sono tifoso del Milan. Quale consiglio vorrebbe dare ai liceali del Curie? E quale a chi sta progettando di iscriversi nella nostra scuola? Consiglio di vivere serenamente il rapporto con lo studio e di non avere mai paura di dire quali sono i propri problemi e cercare sempre di capire perchè le cose non vanno, confrontandosi con i docenti e con compagni. Nessun problema è insuperabile. Poi per chi si sta per iscrivere dico che bisogna tener presente che al Liceo bisogna avere una certa serietà e una continuità nello studio e occorre cercare di capire che cosa vi si richiede.

Giorgio Barison

UNA POESIA PER IL MONDO l 21 Marzo 2009 l’UNESCO ha promosso la Giornata Mondiale della Poesia. Per celebrare in modo creativo questa ricorrenza così particolare, le classi V Ginnasio A e 1° C si sono unite, sotto la guida delle professoresse Tiziana Soressi e Angela Capriello, proponendo a tutta la scuola un “distributore di poesie”. La mattina del giorno stabilito il distributore, che conteneva poesie di ogni genere e epoca, è stato esposto all’entrata, insieme a dei manifesti. Contro ogni aspettativa, ma in linea con le segrete speranze di tutti coloro che avevano partecipato al progettio, in poco più di un’ora, tutte le poesie proposte sono state

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scelte e prelevate dagli studenti, dal personale scolastico, dagli esterni: un vero e proprio successo! Inoltre, alcuni dei partecipanti all’evento hanno deciso di lasciare una traccia ancora più evidente, per ricordare quanto la poesia possa essere vissuta quotidianamente e che, a volte, si può trovare anche nei posti più insoliti: sopra un sasso, un salvagente, un aquilone, un palloncino. Gli obiettivi erano molteplici e “alti”: promuovere e festeggiare la poesia, ricordandola come forma di espressione unica e sempre attuale; coinvolgere nella sua lettura chiunque sia alla ricerca di un’emozione,

anche solo per un momento; vivere il piacere dell’incontro poetico con chi ne è stato segnato, come è avvenuto a chi ha partecipato agli incontri con Chiara Nurizzo e Silvano Pogliani. La poesia non è ciò che un poeta immagina, ma ciò che racconta. Non abbiatene paura. Il suo prelievo è libero e indolore, aiuta il cuore e lo spirito, non ha controindicazioni, può essere tenut alla portata dei bambini, non ha obbligo di ricetta né scadenza, si può somministrare più volte al giorno e senza usare cautela. Cosa aspettate? Automedicatevi! La poesia è come il battito pacato di un cuore dopo la furia della tem-

pesta, ciò che prova ognuno di noi quando posa lo sguardo sulla luce del mondo come se fosse la prima volta. La poesia salva la vita. Ora noi lo sappiamo!

Laura Colagrossi

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FISICI DA

OLIMPIADI! ’ tempo di classifiche per gli studenti “olimpionici” della nostra scuola, e non parliamo di record di velocità o di eleganza nei movimenti: anche quest’anno le Olimpiadi di Matematica, Fisica e Chimica organizzate al Curie hanno riscosso un notevole successo tra gli alunni. Prima di riassumere i risultati delle tre iniziative vogliamo fari i complimenti a tutti i ragazzi che si sono cimentati con impegno, magari per la prima volta, con i problemi e gli enigmi dei giochi. E che magari si sono pure divertiti… Divertiti?? E chi si diverte a scervellarsi su quesiti di matematica o chimica?? Fisica poi…! Può sembrare strano, ma le olimpiadi poco hanno a che fare con gli irrisolvibili problemi e le orrende equazioni che noi liceali dobbiamo affrontare quotidianamente per sopravvivere allo spettro dell’esame a settembre. L’anno prossimo… provare per credere! Aritmetica, logica e statistica (senza dimenticare l’amata trigonometria per il triennio) sono solo alcuni degli ingredienti delle Olimpiadi di Matematica, la gara a più alto tasso di partecipazione. Alla prima fase di novembre, denominata “Giochi di Archimede”, hanno partecipato 134 ragazzi, 46 del biennio e 88 del triennio (in tutta Italia sono stati circa 50.000!), e 29 tra essi hanno superato la prima fase partecipando alle semifinali. In entrambe le fasi i migliori sono stati Christopher Febo di 2^A e, per il triennio, Fabio Longoni di 5^F.

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Dedicate solo ai ragazzi di 4^ e 5^ erano invece le Olimpiadi di Fisica, che hanno visto la partecipazione di 26 concorrenti nella prova di dicembre. Benché Fisica sia la materia più…

ehm… amata da noi liceali del Curie, 5 tra i concorrenti si sono classificati per la seconda fase, svoltasi poi a Milano. E mentre uno dei prescelti saltava la prova causa tonsillite e febbre alta (sicuramente non provocata dall’intenso studio), un altro compagno si classificava tra i primi 20 della Provincia: complimenti a Stefano Nespoli di 4^A, che il 21 maggio è stato premiato al Dipartimento di Fisica dell’Università Statale di Milano! La fase regionale delle Olimpiadi di Chimica ha visto invece la partecipazione di 5 nostri compagni. Tutti gli interessati hanno frequentato un corso pomeridiano e supplementare di preparazione tenuto dai docenti di chimica, che al termine hanno scelto i migliori studenti per rappresentare la Scuola nella gara svoltasi a Milano, nella sede dell’Università Statale. Tra i circa 100 partecipanti, provenienti da tutta la Lombardia, i ragazzi del Curie si sono classificati tutti entro il 61° posto. In particolare vogliamo fare i complimenti a Marco Ballabio di 4^B, che si è classificato 6°! Vi lasciamo con un piccolo test matematico: per ogni numero naturale n indichiamo con Sn la somma dei primi dieci multipli di n: Quanto vale S1 + S2 + S3 + . . . + S10? Esempio: S2 = 2 + 4 + 6 + 8 + 10 + 12 + 14 + 16 + 18 + 20... P.S: “raccoglimento parziale” vi ricorda qualcosa? E comunque fa 3025…

Massimiliano Mariani

IN UN LICE 30 anni fa come ora o sapevate che il Curie ha anche un passato, oltre che un presente e un futuro? E che i prof che oggi incrociate per i corridoi carichi di borse e valigette strapiene dei vostri compiti in classe, un tempo erano pivelli ingabbiati nei loro pantaloni a zampa, che nel secolo scorso andavano tanto di moda? Lo sapevate che trent’anni fa, il Curie era diverso, eppure incredibilmente uguale a quello di oggi? Ho incontrato un ex-alunno. Non ne farò il nome, dato che il contenuto di questa intervista, pubblicato per la prima volta nella storia, potrebbe rovinare la sua attuale fama da “uomo in carriera serio/ responsabile/ posato/io-si-che-sono-unadulto-tutto-d’un-pezzo!”. Vi dirò solo che, esattamente trent’anni fa, frequentava il nostro caro Curie, e che nel 1979 in questo stesso mese, si stava preparando per la maturità… Faccio sedere l’arzillo quarantottenne davanti a me e do inizio all’intervista, saltando i consueti “sei pronto?/desideri qualcosa?” e compagnia bella.

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Domanda semplice semplice: rifaresti la stessa scelta che avevi fatto trentacinque anni fa, decidendo di iscriverti al Curie? Mmmh, non avevi detto “domanda semplice?” (ride). A parte gli scherzi… Credo di aver vissuto, in questa scuola, i momenti più belli di tutta la mia adolescenza. Perciò rifarei

esattamente la stessa scelta, sì! Tu facevi parte del corso C. Cos’era, nel 1979, la 5°C? Beh, quelli erano gli anni del “Devi per forza far parte di un gruppo, altrimenti non sei nessuno”. La scuola era divisa tra

destra, centro e sinistra. E tutti, tutti dovevano prendere una posizione. Ma la 5°C si è, come posso dire, …rifiutata di farlo. Eravamo contro l’omologazione e le consuetudini di appartenenza. Non che non avessimo idee politiche nostre, assolutamente! Il fatto è che venire conformati solo in base a quelle, ci sembrava davvero di cattivo gusto. Noi volevamo far parte solo del nostro gruppo, e avere le nostre idee. Non seguire quelle degli altri. Anticonformisti, i ragazzi! Assolutamente. Per questo abbiamo creato il “ClubCinqueCì”. Così nessuno avrebbe potuto accusarci di non far parte di alcun gruppo. (ride) Parlami di questo Club da voi stessi fondato. La 5°C era diversa dalle altre classi. Noi non eravamo sem-

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O, TANTO TEMPO FA... sui banchi del Curie si rideva, scherzava e ahimè studiava. plici conoscenti e occasionali compagni di banco. Noi eravamo amici! Venti diciottenni di sesso maschile, con il gusto dello sberleffo. Siamo riusciti a farci conoscere come una classe che aveva capito che si poteva essere seri, pur ridendo e

facendo cose diverse dallo scendere in piazza a manifestare. E questo, considerando quello che succedeva in quegli anni dal punto di vista politico, direi che fu un bel traguardo. Qual era il vostro rapporto con i prof? (ride)…(ride)…(ride ancora!). Diciamo che dipendeva molto da professore a professore. O meglio: da persona a persona. La nostra prof di italiano era molto severa, e anche se progettavamo ogni singolo giorno come liberarcene, alla fine è stata davvero una delle persone migliori che là dentro potessimo conoscere. Ci ha preparati molto bene per la maturità, insieme a tutti gli altri professori. E, tra parentesi, vorrei pavoneggiarmi un attimo del fatto che la 5°C, nel ’79, fu la classe migliore di tutta la scuola, alla maturità. (Sorride orgoglioso!). Per quanto riguarda gli altri professori…ovviamente le “bestie assetate del sangue degli studenti” non mancavano nemmeno trent’anni fa. Ovviamente. Credo siano una razza che difficilmente si estinguerà. Ma a differenza delle altre classi, noi sapevamo creare un dialogo. E questo era davvero importante, in quel periodo

(anche se credo che, dopotutto, lo sia anche ora). Avevamo una capacità oratoria non indifferente. Citerei volentieri degli aneddoti molto esilaranti, ma credo che il giornalino in questione sia sorvegliato dalla censura! (ride). E’ un giornalino della scuola, suppongo che gli aneddoti sono ciò di cui i nostri studenti si nutrano, più che tutte le lezioni di morale, sicuramente importantissime, che vuoi impartire loro! Suppongo che tu abbia ragione: quasi dimenticavo cosa significava essere liceali. (sguardo perso nel vuoto, alla ricerca di qualche ricordo della sua ormai lontana adolescenza. Senza offesa per nessuno, ci mancherebbe!). Bè, ricordo che un nostro compagno di classe, alla fine di ogni lezione di Educazione Fisica, portava in classe un ananas, e durante l’ora di religione si metteva a tagliarla, per preparare l’aperitivo. Non capisco ancora come una cosa del genere possa essere sempre passata inosservata: un ananas è sempre un ananas, dopotutto! (ride). Nella stessa ora di quello stesso professore, non faccio nomi per preservare la reputazione di quel pover’uomo, c’era gente che si metteva

a pregare verso La Mecca. Come puoi notare, la nostra era una classe molto aperta a nuovi orizzonti (ride). Dopotutto, facevamo tutto quello che fan-

to del bidelli, lo abbiamo appeso. Provocò uno scandalo pauroso! La vicepreside voleva denunciarci per vilipendio alla religione. Una casino assurdo,

no i ragazzi di oggi, solo in modo diverso. Si copiava? oh, puoi scommetterci se si copiava. Ma in un’epoca, se così vogliamo chiamarla, in cui il cellulare non sapevamo neppure cosa fosse, la gente aveva un’agilità mentale non indifferente. Cercavamo ogni sorta di stratagemma per non farci scoprire ed era proprio quella la parte migliore. Il ricordo più bello? O, almeno, uno dei più belli? Sicuramente il presepe. Il presepe? (ride). In quinta, verso novembre, mi sembra, abbiamo iniziato a fare foto a tutti i professori. Avevamo detto che avremmo organizzato una mostra, con tutte le più belle foto del Curie, e per questo ci servivano anche delle foto loro. Il ventuno dicembre, noi del CinqueCì ci siamo ritrovati, e abbiamo passato tutta la notte a disegnare un presepe enorme, e a dare a ciascun personaggio il viso dei diversi professori. Decidemmo che il preside avrebbe fatto Gesù Bambino, ovviamente. I prof di filosofia erano gli angeli, mentre la prof e il prof di latino erano la Madonna e San Giuseppe. Altri professori erano i vari pastori e i Re Magi. Alle sei siamo entrati a scuola e, con l’aiuto segre-

non hai idea! Alla fine il preside ha deciso che nessuno avrebbe tolto dal muro quel capolavoro per nulla al mondo. E vissero tutti felici e contenti. Cinque anni intensi, devo dedurre da quello che mi hai raccontato. Assolutamente. L’esperienza più bella della nostra vita. Ci troviamo ancora, ogni anno, per non perderci di vista. Il liceo è finito, ma siamo rimasti tutti molto amici. Quale consiglio vuole dare a tutti gli studenti del Curie di oggi e di domani questo simpatico ex alunno? Crederci davvero. E non mollare mai. I sogni si raggiungono con l’impegno e la costanza. Almeno per tutti noi è stato così. Eh sì, forse i tempi sono cambiati, ma le cose importanti rimangono sempre uguali, alla fin fine. Soprattutto, ragazzi, divertitevi. Tanto. Sempre. Perché questi anni non torneranno indietro! Fate tutto quello che potete, che volete, ma sempre usando la testa. Così quando, fra trent’anni, una liceale vi chiederà di ricordare i lontani anni delle superiori, lo farete con un sorriso, perché non rimpiangerete nulla!

Federica Drogo

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W LA SOLIDARIETA’ rmai siamo abituati a questo fenomeno: quasi ogni due settimane, o anche meno, vediamo cartelloni e volantini per tutta la scuola, ed ogni volta con una nuova proposta, una nuova attività che ci dà la possibilità di scoprire i mali più gravi di questo nostro mondo e alcune volte anche di collaborare per sconfiggerli. In caso foste alcuni di quelli che non leggono i cartelloni giganteschi appiccicati sopra le macchinette o i volantini che arrivano in classe, vi do un aiutino: il fenomeno in questione è il “Gruppo Solidarietà”. Questo vulcano inesauribile di idee ci ha dato, nei giorni scorsi, un’ennesima possibilità di dimostrare il nostro altruismo e la nostra capacità di partecipare.

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Tutti i membri del gruppo, ognuno a suo modo, si sono dati da fare per organizzare la loro ultima attività per quest’anno: il torneo solidale che si è tenuto lo scorso 10 giugno. Chi ha partecipato però sa benissimo che non si è trattato solo di un semplice torneo di pallavolo, anzi quello è stato solo l’inizio! Infatti successivamente il programma proponeva musica dal vivo, cena fredda e teatro, così da accontentare i gusti di tutti, nel caso in cui a qualcuno non piacesse lo sport! La musica di Clelia, la cantante e Giorgio, il chitarrista, nella sua semplicità e a seguire, la rappresentazione teatrale dei ragazzi del Classico hanno dato uno straordinario tocco “artistico” alla giornata ma, diciamo la verità, il meglio doveva ancora

venire e di nuovo proprio voi che avete partecipato vi siete dimostrati ottimi cuochi! Dopo l’ultima raccolta fondi per l’Abruzzo che grazie a voi e alle vostre torte, si è dimostrata un successo (più di 1300?!), il Gruppo ha deciso di ridare a tutti coloro che volessero partecipare, la possibilità di sostituire un pomeriggio di studio con uno di cucina. Complimenti davvero a tutti, alunni, professori, bidelle, mamme, nonne, zie e prozie perché il buffet era davvero fantastico! Così mercoledì, solo grazie alla collaborazione di tutti, sia i partecipanti al torneo, sia coloro che sono venuti solo per guardare la partita, sentire buona musica, godere del buffet e vedere il teatro, abbiamo trascorso un bellissimo momento

WHO’S ARLECCHINO? on vi farò una di quelle banali recensioni sull’Arlecchino servo di due padroni per la regia di Strehler, per due motivi principali. Primo, perché per quanto possa essere interessante e divertente (e io posso assicurarvelo, poiché l’ho visto con i miei occhi a Milano) sono sicura che nessuno di voi lo leggerebbe. Se invece fate parte di quell’ipotetico gruppo che ha acquistato Sottobanco per sprofondare nella lettura, nei minimi dettagli, dell’intera trama della suddetta opera teatrale, potete tranquillamente collegarvi a Internet, cliccare sulla casella “Google” in alto a destra (solitamente si trova lì, che io sappia), scrivere “Arlecchino servo di due padroni” e puff… Vi uscirà una bellissima e dettagliatissima recensione. E questo suppongo debba essere considerato il motivo numero due. In questo modo siamo più contenti tutti: voi, che non dovrete sorbirvi una recensione che comunque non leggereste in ogni caso, e io stessa,

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che non dovrò scrivere qualcosa per lettori-fantasmi. Durante una piovosa domenica di metà aprile si sono recate al Piccolo Teatro a Milano la 1°LcB e la V ginnasio B. Perché, vi chiederete voi, perdersi una succulentissima puntata di Buona Domenica, con cast al completo e la partecipazione straordinaria di Elisabetta Gregoraci, famosa per aver fatto strada sposando un anziano riccone che le assicurerà una vita di rendita finché campa?! Il motivo era valido. Abbiamo infatti assistito a una rappresentazione appunto dell’Arlecchino servo di due padroni, di quel Carlo Goldoni famoso per aver reso immortale la maschera più famosa della Commedia dell’Arte. Attori con grande esperienza ci hanno incantato per l’intero pomeriggio con la storia di un maldestro servitore bergamasco di nome Arlecchino che, per il desiderio di guadagnare il più possibile, diventa il dipendente di due importanti signori della Venezia settecentesca, cac-

ciandosi in infiniti guai e rischiando ogni volta di venire scoperto. La commedia è divertente, piacevole, non annoia e si conclude con un lieto fine da “e vissero per sempre felici e contenti”. Perché oltre alle peripezie di Arlecchino, si racconta di due giovani che credono il loro amore ormai perduto per sempre e che invece, alla fine, riescono a rincontrarsi proprio grazie all’aiuto di quel servo che ne combina di tutti i colori, e di un pizzico di quella coincidenza che determina il corso incomprensibile degli eventi, e che ogni giorno stupisce anche noi. Con tutti i suoi semplici (e complessi al tempo stesso) personaggi, tutti diversi l’uno dall’altro, l’Arlecchino è diventato una pietra miliare del Teatro italiano. Una volta uscita dal Piccolo Teatro, sono stata veramente contenta di aver trascorso un pomeriggio come quello. Perché, divertimento e risate a parte, in effetti assistere ogni tanto a spettacoli come questo, fa pensare!

di festa. Si parla tanto dell’Influenza A e del suo pericoloso contagio. Fortunatamente non ha colpito il Curie mentre voi, alla festa solidale, avete dato l’ennesima prova della presenza al Curie di una “malattia” molto più contagiosa ma sicuramente ben più carica di conseguenze positive: la solidarietà. Vi chiediamo di non guarire da questa malattia, anzi cercate di contagiare più persone vi sia possibile!

Silvia Gioffreda

Oggi chi è Arlecchino?! Arlecchino è astuto e nel contempo ingenuo. Ha un’agilità mentale al di fuori del comune, eppure spesso non capisce neppure le cose più ovvie. È avido, eppure generoso. E per quante ne combini durante la sua storia, alla fine riesce a far trionfare quel lieto fine che gli spettatori attendono fin dal primo atto. Vi sentite un po’ Arlecchino? Spesso non riusciamo a capire appieno personaggi che ci vengono presentati da altri, solamente perché cerchiamo di allontanarli dal nostro mondo il più possibile. E non ci fermiamo a pensare che, in fondo, una grande differenza tra loro e noi non c’è. Ma per credere a tutto ciò, dovrete fidarvi della mia parola. Oppure posso consigliarvi un sito fantastico sul quale poter prenotare i biglietti per il prossimo spettacolo dell’Arlecchino servo di due padroni e di tanti altri spettacoli meravigliosi: www.piccoloteatro.org. A voi la scelta.

Federica Drogo


Sottobanco | Numero 3 | Giugno 2009

COSA FARAI DA GRANDE? Cosa vuoi fare da grande?”. Te lo chiedono in prima: è ancora presto, hai tanti anni per decidere. Te lo chiedono in seconda: è inutile pensarci adesso, sai quante volte cambierai idea?! Te lo chiedono di nuovo, in terza: inizia a pensarci, ma niente di serio… La fatidica domanda torna, in quarta: ma come, non hai ancora deciso?! E poi, infine…La domanda viene posta in quinta, e in questo caso, una risposta deve essere data. In un modo, o nell’altro.

I nostri ragazzi di quinta sono alla fine dell’anno, proprio come noi. Come noi hanno caldo e sono stanchi, ma questo per loro è tutto, meno che la fine. Questo è l’inizio di qualcosa di nuovo. La maturità. Una parola che fa paura, eh?! Ma questo dipende molto dal fatto che è qualcosa di nuovo, di sconosciuto, che si affronta per la prima volta nella vita. E come tutto ciò che è nuovo e che rappresenta un ostacolo da superare, ci mette una fifa tremenda! Ci siamo addentrati nei, in questi giorni torridi, corridoi del Curie, e ci siamo riforniti di alcune “cavie”, sottratte alle quinte, per sapere un po’ come la pensano i diretti interessati. Balza subito all’occhio che, in quest’ultimo periodo, i nostri

“grandi”, si differenziano dal resto della popolazione scolastica, per dei “segni particolari” non indifferenti, che li rendono subito riconoscibili ai nostri occhi indagatori. Prima di tutto, si aggirano per l’istituto con uno sguardo tra lo smarrito e l’avvilito. Trascinano le loro stanche membra per i corridoi, in cerca di questo o quell’altro professore, a cui chiedere gli ultimi consigli per il completamento delle tesine. Una nube di apprensione costante li circonda come un’aura, stile “Super Sayan”. E se solo ti arrischi a rivolgere loro la parola, in un momento del pre/ mentre/ post studio, i più indeboliti ti guardano senza capirti, e balbettano qualche parola incomprensibile, che, a un’attenta analisi, proviene dalle “Metamorfosi” di Apuleio o dalla “Pharsalia” del loro ormai grande amicone Lucano; i più isterici invece si limitano a urlarti sprazzi di frasi di confusa struttura grammaticale, che a stento riesci ad afferrare. Abbiamo cercato il dialogo con ragazzi diversi, che possibilmente non ci urlassero in faccia, e abbiamo cercato di capire cosa gira nel cervello nei nostri prossimi neo-diplomati (tocchiamoci tutti, prego!).

DITE LA VOSTRA:

O LA MODA O LA VITA! uanto conta la moda per i giovani di oggi? Quanto essa influenza la loro vita? Vali di più se puoi permetterti i jeans da duecento euro? Queste domande ci fanno riflettere su un aspetto della nostra società molto evidente soprattutto tra i giovani: l’influenza della moda sulla nostra vita. Ogni giorno i giornali, la televisione, le celebrità ci propongono modelli, look da adottare, capi ed oggetti da avere assolutamente per essere considerati “trendy”. Tutti, bene o male, ci facciamo contagiare dalla mania di avere l’ultimo modello di questo o quello stilista o dal desiderio di

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avere le scarpe sponsorizzate da un famoso calciatore. Soprattutto noi giovani siamo attratti dalla voglia di essere alla moda. Questo è comprensibile se si pensa che viviamo in una società in cui apparire è più importante di essere. Il “look” giusto è indispensabile per essere accettato e stimato dagli altri. Avere la maglietta o il jeans firmato ci fa sentire sicuri e apprezzati dagli altri: non importa se per comprare quel capo i genitori hanno dovuto rinunciare a qualcosa di più importante. Sì perché a volte sono gli stessi genitori che assecondano i figli nelle loro

Il loro “cosa vuoi fare da grande?” è ancora molto vago. Nelle loro risposte c’è sempre un tempo condizionale, un “forse”, un “magari”, che ci fa capire quanto sia ancora grande la loro indecisione. Vogliono fare un passo alla volta e prima di tutto, affrontare quel tremendo e colossale mostro che è la maturità. C’è chi ha paura, una paura allucinante. Chi non ce la fa davvero più. Chi è agli sgoccioli e ha ancora troppe, troppe pagine da studiare. Ma sono tutti caratterizzati da una forza d’animo che, dalle loro frasi contorte da latinisti e matematici possiamo riassumere con un “ce la farò !”. I ricordi che lasceranno al Curie sono tanti, ma altrettanti quelli che porteranno per sempre nel cuore. Un professore che, prima di essere tale, è una bellissima persona, una classe unita, aneddoti divertenti e indimenticabili, detti comici o memorabili degli insegnanti che allietano l’atmosfera in ogni classe. Di tutto questo faranno bagaglio e se lo porteranno dietro, all’università. L’università, appunto. Per alcuni di loro, un paradiso felice, dove studiare finalmente ciò che desiderano, prepararsi gli esami con mesi di anticipo, dimenticandosi indietro la terrificante ansia preinterrogazione (ma ne saremo richieste assurde e fanno sacrifici pur di vederli accettati e tenuti in considerazione dagli altri. Per un giovane di oggi “essere qualcuno” significa “essere uno dei tanti”,seguire le tendenze e omologarti agli altri. Non è facile per un adolescente, per esempio,inserirsi in un gruppo se i suoi pantaloni non rispecchiano l’ultima moda: lo considerano antiquato,”strano”. Se è vero che anche il modo di vestirsi rispecchia la propria personalità, non è facile per un giovane di oggi esprimersi liberamente perché questo vorrebbe dire magari essere diverso e rischierebbe di non essere accettato. Non è un caso se noi ragazzi di questa società siamo vestiti nella stessa maniera,con gli stessi colori a secondo del momento,quasi un esercito con la stessa divisa.

davvero sicuri?)! Per altri invece è una prospettiva molto meno amichevole, quasi ansiogena. Cosa li aspetterà, nel misterioso mondo degli universitari? Difficile rispondere, purtroppo. Al momento i ragazzi stanno cercando con molta fatica di mettere da parte tutto lo stress e l’ansia che li attanaglia e tranquillizzarsi, per uscire bene dal Curie e conservarne il ricordo migliore possibile. Con la caratteristica “piccionaia” e il suo panorama mozzafiato, il bar sempre molto frequentato, che se continua ad avere così tanto successo, necessiterà di prevendite e Pr. Là, nelle vostre grandi università ricordatevi del “piccolo” Curie, degli amati e odiati prof e di tutti i bidelli, che ci fanno sentire un po’ come a casa. Non dimenticatevi nemmeno del prefabbricato (più affettuosamente chiamato “sgabbiozzo”). Per il momento la redazione di Sottobanco e l’intero corpo studentesco vi lanciano un grosso “in bocca al lupo”. Ragazzi, fate vedere che avete le… [CENSURED!]!!

Federica Drogo

È forse questo che ci fa sentire più forti e sicuri di noi stessi? Se ci dicessero che è di moda indossare le mutande sopra i pantaloni,lo faremmo pur di sentirci “trendy”! Non è il ridicolo che ci imbarazza se ad esserlo non siamo i soli perché è questo che conta in un mondo che non ci da più sicurezza e punti di riferimento e in cui la solitudine ci fa paura. Forse in passato i giovani avevano qualcosa di più importante su cui basare la loro vita, valori morali, spirituali condivisi da tutti e che davano loro la forza di essere qualcuno. Oggi non è distinguersi che conta ma avere un posto nella società, non sentirsi escluso da essa: bastano i jeans giusti e il gioco è fatto! Sarà vero?

Giulia Botta

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IN ARRIVO IL VENTO NORDICO DEI SONATA ARCTICA na sinfonica brezza nordica sta per tornare in Italia: in attesa della pubblicazione del nuovo disco, prevista per quest’estate, i Sonata Arctica hanno annunciato un lungo tour europeo per promuovere il nuovo lavoro. Faranno una tappa unica e imperdibile sul suolo italico e sarà proprio la Lombardia che avrà l’onore di ospitare la famosa band finlandese, il 25 Novembre 2009, all'Alcatraz di Milano. Ad accompagnare Tony Kakko & C., ci saranno anche due ospiti speciali, i cui nomi non sono ancora stati resi noti, anche se è già auspicabile pensare a un’ intera serata all’insegna del power metal. I biglietti sono già in vendita, dal 9 Aprile, sul sito www.ticketone.it, in tutti i punti collegati in rete e negli altri circuiti autorizzati, al prezzo di circa 28 euro, diritto di prevendita incluso. Non è di certo la prima volta che questa fantastica band approda nello Stivale: già nel 2004 si esibì a Milano, durante il tour europeo Reckoning Night, condiviso con i Night wish. Purtroppo, in quell’occasione, non riuscì a giocare tutte le sue carte per problemi di tempo, dal momento che non si presentò come gruppo headliner della serata.

Ben più appagante si dimostrò il concerto del 19 Novembre 2007, all’Alcatraz, in cui il gruppo riuscì addirittura a fare sold out. Si esibì con grande energia e propose alcune tra le più significative canzoni del suo repertorio, tra le quali “Fullmoon”, “8th Commandment”, “Tallulah”, “My Land”, “Unia” e “Replica”. Nel luglio del 2008, i Sonata Arctica suonarono alla prima giornata del'Evolution Festival, all'Idroscalo di Milano, insieme con band del calibro dei Dark Tranquillity, Cavalera Conspiracy, Evergrey e altri. Nello stesso anno, i cinque finlandesi realizzarono un nuovo trionfale spettacolo il 12 novembre, sul palco del Fillmore di Cortemaggiore in provincia di Piacenza. Per l’occasione, furono degnamente supportati dagli australiani Vanishing Point e dai norvegesi Pagan's Mind. La storia della band è di tutto rispetto: nasce nel 1996 con il

HERE THEY ARE R A O S T S T E E N S

re 7 del mattino, si parte: destinazione Val di Dentro. Se il traumatico risveglio era stato inizialmente reso più “morbido” dall’idea di un bel riposino di tre ore in pullman, le mie aspettative vengono sconvolte fin da subito. Eh sì, perché proprio qualche posto più dietro di me si siede un ragazzo alto e magro. Segni particolari, rasta e una chitarra in mano. Suona qualche accordo poi incita gli animi assonnati dei compagni a unirsi a lui e piano piano, viene circondato da un gruppetto di persone.. Tempo una mezz’oretta e la mia idea di riposare mi ha completamente abbandonato, forse arresa di fronte a una situazione irrecuperabile o forse per lasciare spazio alla curiosità con cui osservo la buffa scena. Il Cera, così lo chiamano, canta e suona e al tempo stesso dà gli attacchi per i compagni che fan-

U

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nome di Tricky Beans e nel corso di due anni, pubblica ben tre demo. Nel 1999, dopo un profondo studio esce la quarta demo, FullMoon, che li porta ad attirare l'attenzione della più famosa casa discografica metal finlandese, la Spinefarm. In questa occasione il gruppo cambia nome in Sonata Arctica e, nell’autunno dello stesso anno, pubblica Ecliptica, il primo album. Nel 2000 partecipa a numerosi concerti con grandi nomi, quali Alice Cooper e Ronnie James Dio, e si candida come "best new-comer band" dall'associazione delle case discografiche finlandesi. Il secondo album, Silence, esce nel 2001 a seguito del singolo Wolf & Raven e, successivamente, nel 2002 il gruppo pubblica il terzo studio-album Winterheart's Guild. Nell’anno successivo, i Sonata Arctica giungono a fare da spalla ai celeberrimi Iron Maiden per il loro tour giapponese

e risultano tra i candidati dell'Emmy Award nella categoria "miglior album hard rock/metal" assieme a Children of Bodom, HIM e Kotiteollisuus, vincitori del premio. Il 2005 si apre con una nuova candidatura all'Emma Gaala. Due anni dopo esce il singolo Paid in Full, che si piazza al primo posto delle classifiche finlandesi e precede di un mese l'ultimo album Unia, che arriva in prima posizione e ottiene un disco d'oro per le 15.000 copie vendute in Finlandia. Nel 2008, i cinque finlandesi partecipano al Graspop Metal Festival assieme ad artisti come Iron Maiden, Emperor e altri. Il resto è storia conosciuta. Ora tutta l’attesa è per l’ album in uscita, che il tastierista Henrik "Lance" Klingenberg ha definito leggermente più dark e meno complesso di quello precedente. Dunque non ci sarà un ritorno al power/speed metal dei primi dischi. L’ inaspettato consenso di pubblico ricevuto dal gruppo, nel corso di questi tredici anni, è un segno inequivocabile della sua ormai inarrestabile crescita artistica: una stella in pieno fulgore.

Gabriele Rossetti

O

no cercano di fare da coro ;” I liveee in a potatoesss” e tutti: “ where everything is yellowww!” Fantastico! Un gruppo di pazzi scatenati che cantano musica hardcore in pullman. Attratte dal fascino del musicista, anche noi ragazze con insistenza gli chiediamo di suonarci qualcosa di più classico, conosciuto, meno urlato più adatto alle nostre voci soavi.. E come non accontentarci?! Il Cera concede ( non senza qualche sbuffata) anche a noi un attimo di gloria, suonandoci “Mare nero” di Battisti. Mi avvicino a lui in un momento tranquillo e inizio a bombardarlo di domande. “Uhuh…E tutta questa adrenalina?“ “ Mai provato a fumare camomilla?” Ahah “Ragazzo e questa incredibile bravura, da dove salta fuori?! “ “In quarta elementare ho preso in mano per la prima volta la chitarra.. E’

stato amore a prima vista… Anche se un amore un po’ travagliato. Infatti ero ancora un bambino all’epoca e poiché non vedevo risultati concreti, mi sono subito abbattuto….Più tardi ho ripreso in mano la chitarra mi sono rimboccato le maniche, e questo è il livello che ho raggiunto”. “Suoni in un gruppo immagino”…“Esatto! Rotten asses” “ Rotten Asses?!?!” gli lancio uno sguardo scandalizzato “ma si non essere così maliziosa! Avevamo intenzione di chiamarci Rotten heads , ma all’inizio del nostro primo concerto, ( svoltosi al CAG centro aggregazione giovanile di Cinisello), il fonico ha capito male e ci ha presentato come Rotten asses… Dato che è stato un grande successo, abbiamo deciso di chiamarci definitivamente così ..” “E ha funzionato questa scaramanzia?” “ Mah, per ora..


Sottobanco | Numero 3 | Giugno 2009

NEWS AND LOSE on questo numero finisce il secondo anno del Sottobanco, perciò è tempo di fare qualche resoconto del passato e dare una sbirciatina a ciò che ci aspetta: Le pagelle: 90210: del remake del vecchio Beverly Hills, 90210 ne abbiam già parlato, ma eravamo in attesa del finale di stagione. Confermato per una nuova stagione, mentre vedremo la 1° in italiano quest'estate su Rai 2. Ora siamo pronti a dare un voto. Per trama, musiche, fotografia e sceneggiatura darei un bel: 9. Desperate Housewives: nulla di nuovo se non un personaggio davvero inquietante. Per il resto, trama divertente con poco mistery, però. Peccato per l'uscita di scena di una delle protagoniste. Scena finale della stagione deludente. Avrà anche una sesta stagione. Voto: 6 e mezzo. Dollhouse: confermata per una seconda stagione, il telefilm ha saputo dare prova di essere veramente interessante, anche se l'ultima scena non presentava nulla di veramente sconvolgente come ci saremmo aspettati. Voto: 8 e mezzo. Dr. House: giusto ai suoi 100 episodi dopo 5 anni rimane sempre una delle serie più

geniali della tv al momento. In attesa di vedere gli episodi finali in chiaro su Canale 5 e di vederlo nel suo sesto anno di vita. Voto: 8. Fringe: creatura del papà di Lost, e degli sceneggiatori di Transformers e Star Trek (il film), con una partenza in sordina ha saputo raccogliere un discreto numeri di fan e raggiungere una trama degna dei colossal Alias e Lost. Scena finale d'effetto. Stagione 2 confermata. Voto: 7. Gossip Girl: stagione davvero, davvero deludente. Troppe trame sprecate, troppi intrecci inutili e troppe storie che potevam far a meno di vedere. Nulla in confronto alla prima. Eppure l'episodio finale è stato uno dei più belli mai visti. C'è da dire però che sono accadute più cose in quello che in tutto i precedenti 24. Per lui una terza stagione e pure uno spin-off sulla vita di Lily. Voto: 4. Grey's Anatomy: dimentichiamoci del flop delle stagioni precedenti, il nostro medical love drama si è ripreso bene, tornando a brillare al meglio. Sarà forse l'addio di uno dei protagonisti principali ad aver

Così sembrerebbe… Siamo nati solo due anni fa, un po’ per caso, ci siamo conosciuti grazie alla passione per la musica e da quando abbiamo iniziato a comporre pezzi insieme, abbiamo fatto una trentina di concerti in tutta la Brianza” . Continuo a fargli domande presa dalla conversazione e scopro che il gruppo è formato da quattro ragazzi: Pippo e Batte alla chitarra e al basso, il Cera che canta e suona la chitarra e Donzo, musicista nascente del Curie alla batteria. Attualmente hanno composto una demo formata da quattro pezzi. Sogno nel cassetto: riuscire a registrare quest’estate gli altri tredici brani che hanno già pronti. Dalle pagine di Sottobanco non resta che far loro un grande in bocca al lupo!

21st Century Breakdown”, si può dire il “disastro del ventunesimo secolo”. Così i Green Day vedono il presente e così hanno intitolato la loro seconda “Rock Opera”dopo “American Idiot”. Tutte le canzoni hanno un filo conduttore comune. L’album contiene 18 brani nell’edizione classica ed è suddiviso in tre atti da 6 canzoni l’uno. Con questo album, la band californiana continua il processo di maturazione, sia musicalmente che per quanto riguarda i testi. La storia narrata in 21st Century Breakdown è quella di una coppia di ragazzi che si trova spaesata di fronte a quelli che sono gli scenari del nostro secolo Il primo atto “Heroes and Cons” apre l’album: subito si è travolti dal classico sound dei

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Giulia Colombo

riacceso l'attenzione? Chi sarà? Solo il finale ce lo dirà (forse) e credetemi, sarà sconvolgente! Il sesto anno si preannuncia ricco di sorprese. Voto: 8 e mezzo. Kyle XY: gioiellino arrivato finalmente su Italia 1 dopo lunghe attese. Sembra piacere tanto e diverte molto. Nonostante ciò, non se ne è sentito parlare poi così tanto. Voto: 7. Lost: quinto e penultimo anno per in nostri naufraghi. Non certo semplice da seguire questa 5° stagione, eppure finalmente abbiamo risposte. Piccole o grandi che siano non importa. Doppio episodio finale davvero ad alto tasso di tensione, dove avremo addirittura due finali, uno più interessante dell'altro! Più di un personaggio ci lascerà in questo anno. Pronti per la sesta e ultima stagione? Voto: 9/10. Smallville: questo ritorno al pomeriggio non ci piace tanto. Specialmente perché abbiamo visto terminare la serie quasi subito. E diciamocelo, ora che l'ottava sarà l'ultima, vorremmo vederlo durare un pochino di più prima di dargli l'addio. Voto: 7 e mezzo.

E ora dopo, una breve pagella dei telefilm più famosi e di quelli che vi avevamo già raccontato, diamo un'occhiata a cosa ci proporranno l'anno prossimo: fra le novità più attese c'è Flash Foward, basato su romanzo che racconta le vicende dell'umanità intera dopo che per 2 minuti e 13 secondi ha fatto un salto temporale nel suo futuro di sei mesi; poi Melrose Place, remake dello spin-off di Beverly Hills, 90210; Happy Town, serie tv stile Harper's Island; riconfermato anche Chuck, a rischio cancellazione; tolti invece Senza Traccia e Pushing Daisies. Al prossimo anno!!

Marco Mariani

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ANOTHER GREEN DAY “

Green Day, con “Know Your Enemy” (primo singolo) e “21st Century Breakdown”, considerata dai critici la più significativa di tutto l’album. L’opera continua con Il secondo atto” Charlatans and Saints” e infine con “Horseshoes and Handgrenades”. Da notare l’introduzione in molte canzoni, del pianoforte, strumento che non era praticamente mai stato usato dal trio. Sono molte infatti le canzoni lente e riflessive che si alternano a pezzi più rock che sembrano arrivati direttamente dagli album più duri della band quali “Nimrod” e “Warning”. Quattro anni di lavoro hanno di certo dato i loro frutti, con diciotto brani da ascoltare uno dopo l’altro senza annoiarsi e soluzioni ritmiche interessanti che conferiscono a ogni canzone la sua particolarità.

Il punk è ormai solo un lontanissimo ricordo, difficilmente infatti questo album potrà piacere a chi ha già criticato le sonorità di “American Idiot”. Il prossimo appuntamento con i Green Day sarà il 10 Novembre a Milano (per i più fortunati che sono riusciti ad avere il biglietto) e a seguire l’11 e il 12 a Bologna e Torino (Ultima data del tour). Rock On!

Marco Palermo


ABRUZZO, NON TI DIMENTICHIAMO

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È andata decisamente a buon fine la raccolta di fondi organizzata nella nostra scuola, in seguito al terremoto in Abruzzo. Decisamente a buon fine perché — lo dimostrano i numeri — la partecipazione alle diverse iniziative predisposte è stata senza precedenti: sono stati raccolti in tutto ? 1.318,00, una cifra mai raggiunta in passato nel nostro istituto. Molteplici sono state le modalità attraverso le quali è stato possibile dare un piccolo (ma grande) contributo al lavoro di coloro che affrontano l’emergenza-terremoto. I banchetti di vendita di torte organizzati dal Gruppo Solidarietà hanno vista un’affluenza intensa e per questo dobbiamo ringraziare anche tanti studenti e famiglie che hanno davvero permesso lo svolgimento dell’iniziativa, facendosi carico della preparazione dei dolci. C’è poi il contributo dalla mostra allestita nell’atrio: alcuni ragazzi del liceo classico nello scorso Febbraio sono andati in visita a Venezia con il professor Meli e al loro ritorno, hanno disposta una

piccola esposizione di immagini e testi all’ingresso dell’edificio, nell’ambito della quale poteva essere lasciata un’offerta libera in cambio di alcune pergamene scritte dai ragazzi. Il ricavato di questa iniziativa è stato interamente destinato all’Abruzzo. Da ultimo, anche Sottobanco ha devoluto i proventi della vendita dell’ultimo numero alla stessa causa. L’intera somma, come preannunciato, è stata divisa in parti uguali e versata rispettivamente a favore della Caritas Italiana, ben noto istituto di assistenza che, fin dal sorgere dell’emergenza, si è impegnato sul fronte dell’aiuto ai terremotati, ed al Centro di Servizio per il Volontariato della provincia dell’Aquila. Quest’ultimo è un ente di coordinamento delle associazioni di volontariato presenti nell’area, esistente già prima del sisma e che, quindi, proprio in quest’occasione deve dimostrare la sua utilità e la sua efficienza. Paradossalmente, anche questo servizio di volontariato, come tutte le altre istituzioni aquilane, ha

PALLAVOLANDO AL CURIE

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ome di consueto, anche quest’anno, si è svolto il torneo pomeridiano di pallavolo del nostro liceo. In attesa della finale del triennio 5^C — 5^F, prevista per il 13 giugno, è terminato il torneo relativo al biennio: conclude al 1° posto, imbattuta, la 2^F. I giocatori di questa classe, che si sono iscritti dopo aver vinto soltanto un set nel torneo dello scorso anno, sono riusciti a terminare vittoriosamente la loro avventura. Partiti in 8, sono riusciti a passare il girone preliminare, perdendo soltanto un set; approdati in semi-finale, hanno conquistato la vittoria battendo una buona 1^F e in finale, un’ottima 2^A (che forse ha un miglior potenziale, ma che nella partita decisiva non ha espresso il suo miglior gioco) con il punteggio di 2-1. I nostri “eroi” sono riusciti a compiere l’impresa, pur avendo due infortunati e giocando in 5 l’ultimo set, a causa dell’abbandono di un partecipante Va sottolineato che, pur non

essendo una vera e propria squadra di pallavolo, la formazione della 2^F è riuscita ad esprimere un gioco più che soddisfacente, anche se si sono visti strani “tiri a vassoio”, colpi di tacco, stop di petto che avrebbero fatto pensare ad una squadra di calcio e non di volley. Gli impegni per la formazione vincitrice sono continuati fino al 10 Giugno, con la partecipazione al torneo organizzato dal Gruppo Solidarietà del nostro liceo. Ora si pensa al prossimo anno, quando la formazione si cimenterà nel torneo del triennio sperando di ottenere buoni risultati. Non sarà di certo facile, a causa della forte competizione, ma l’impegno è garantito. I ringraziamenti per la riuscita di Pallavolando vanno, come sempre, al professore-organizzatore-arbitro Giuseppe Pagani che ha consentito lo svolgimento della competizione.

Daniele Bonesso

persa la propria sede a causa delle scosse e dunque si è sistemato provvisoriamente nella tendopoli della località Acquasanta, vicino al capoluogo abruzzese. Abbiamo voluto esporre le ricevute dei versamenti nella bacheca del progetto solidarietà, di fianco alla segreteria, in modo che tutti possano vederle. Sono soldi che serviranno per dare sostegno tecnico alle associazioni di volontariato, per la costruzione di edifici permanenti di utilità pubblica ed, ancora prima, per fornire assistenza ed ascolto alle persone ed in particolare alle fasce sociali più fragili: anziani, malati, disabili, minori, migranti. A onor del vero, dobbiamo dire che, mentre preparavamo la vendita di torte, circa un paio di settimane dopo il sisma, abbiamo temuto, per così dire, di essere arrivati troppo tardi: sappiamo che l’attenzione per le notizie date ai telegiornali o sulla stampa passa in fretta e temevamo che ciò accadesse anche in questa occasione. Siamo stati smentiti. Il fatto che in quest’ultimo

numero di Sottobanco ci sia ancora spazio per scrivere di terremoto e di Abruzzo dimostra che l’interesse delle persone verso chi tutt’ora si trova in difficoltà è più duraturo di quanto pensassimo. Spesso è stato detto di non far calare l’attenzione sul dramma dell’Abruzzo, ma, al di là delle parole, è adesso che è necessario dare prova che la nostra sensibilità verso i terremotati non è venuta meno. A chi, ora, ci chiede quali siano i progetti futuri del gruppo, noi rispondiamo con un punto di domanda: siamo a ridosso dell’estate e pensiamo soltanto a concludere l’anno scolastico in bellezza. Per il futuro si vedrà. Migliorare le attività che in passato hanno già avuto successo e spingere la comunità scolastica ad una maggiore partecipazione alle nostre iniziative. Saranno decisioni che prenderemo, come sempre, insieme

Gruppo Solidarietà

STOURBRIDGE allavolo e cultura un binomio che il liceo M. Curie di Meda coniuga perfettamente ormai da anni. Infatti dopo le trasferte di Feldkirch (febbraio 09 ) Pinczow ( marzo 09 ) e la partecipazione alla XXIV edizione del Torneo di Primavera a Bovsio Masciago (maggio 09 ) l'offerta formativa del Liceo si è ulteriormente arricchita volando oltre Manica. Dal 20 al 25 maggio 10 alunni selezionati tra le classi di seconda hanno preso parte al torneo Volleyball Impact organizzato dalla Redhill School di Stourbrid-

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ge. A questo evento , oltre alla squadra locale hanno preso parte , tra le formazioni inglesi il Newcastle ed il Nottingham, e tra le formazioni straniere lo Slavia di Hradec Kralove ( Rep. Ceca ). Un 'occasione unica, non solo per le sfide sui campi di pallavolo , dove i liceali medesi hanno trionfato arrivando primi nella loro categoria , per un confronto tra culture ed esperienze profondamente diverse tra loro.

Prof. Pagani


Sottobanco | Numero 3 | Giugno 2009

BOVISIO CAPITALE DELLA PALLAVOLO arola d’ordine: formula vincente non si cambia! E anche quest’anno la cittadina di Bovisio Masciago, hinterland nord-ovest di Milano a due passi dal capoluogo, è diventata grande per qualche giorno, ospitando il “Torneo Internazionale di Bovisio” giunto ormai alla sua ventiquattresima edizione. Anche per l’edizione 2009 si è rispettata la formula tradizionale del torneo: le prime due classificate di ogni girone avrebbero disputato le finali previste per il giorno 3 Maggio; si giocavano 3 set (i primi due al 20 e il terzo al 15) con la possibilità di utilizzare il Jolly, che dava due punti, anziché uno, alla squadra che otteneva lo scambio. Le “danze” sono state aperte il 26 Aprile, con una serie di incontri prevalentemente femminili, tra formazioni italiane; in seguito, dopo tre giorni di pausa, il piazzale di via Tonale adiacente alla palestra è tornato ad affollarsi; e questa volta non solo di squadre nostrane, ma anche e soprattutto di compagini straniere da diverse parti d’Europa. La Germania ha portato con sé i campionissimi del BadenWuerttemberg, una selezione di ragazzi provenienti da tutta la nazione. Vi figurano atleti che si distinguono per abilità tecniche (lo sanno bene gli atleti della squadra del Curie che aveva già incontrato questo team in occasione del torneo di Feldkirch del 2006; in questo ambito, tuttavia, non si ripeterà la sfida, poiché le squadre sono state inserite in gironi differenti). Tra i contendenti spiccava poi il Backnung, ospite fisso del torneo, che ogni anno delizia il pubblico con scenette da teatro

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puro, sia fuori che dentro al campo. E’ proprio vero che il “ premio simpatia” se lo assicurano sempre!. Con loro poi è giunta anche la squadra femminile: un ottimo test per le nostre pallavoliste. La Lituania, poi, ha fatto il pieno di presenze: il team presentatosi col nome di Kauno Vilkai, ha infatti preso parte a tre categorie sulle quattro del torneo: Under e Open Maschile e Under Femminile. I più bravi, se così li si può definire, sono stati i ragazzi dell’Under, che hanno raggiunto la finale, senza però riuscire ad affermarsi contro l’armata chiamata Concorezzo, già giunta al quarto posto provinciale in Italia. Per quanto riguarda il settore “new entry”, i belgi del Leuven, formazioni universitarie, sia in ambito maschile che femminile, hanno ottenuto il secondo piazzamento dimostrando tutto il potenziale che può esprimere un team che affianca questo hobby allo studio; l’importanza dell’educazione scolastica come portatrice di cultura, di linguistica e di capacità di socializzare gioca un ruolo fondamentale. Momento coinvolgente del torneo è stata la danza dei ragazzi e delle ragazze belghe, con cui si sono aperte le due finali Open. Esibizioni che hanno lasciato tutti a bocca aperta: è stato un tuffo nella tradizione popolare fiamminga e un modo per caricarsi in vista delle partite che avrebbero assegnato i titoli. Peccato che l’Italia sia carente dal punto di vista dello spettacolo. Infine l’ultima squadra, rappresentante la quinta nazione presente al torneo, ha rappresentato un gradito ritorno per i ragazzi del M.Curie: sono state

infatti le ragazze del Liceo di Pinczow a prendere parte alla competizione, le stesse che poco più di un mese prima avevano offerto ospitalità al nostro “WunderTeam” durante la permanenza in Polonia. Serrati i ritmi del torneo. Le partite prendevano il via alle ore 8 del mattino e andavano avanti fino alla fine della giornata, con una straordinaria e superefficiente organizzazione di arbitri, refertisti, segnapunti e deejay, che intrattenevano il pubblico durante i timeout e soprattutto durante gli intervalli tra gli incontri. L’organizzazione, curata nei dettagli dal nostro prof. di Educazione Fisica Giuseppe Pagani, coadiuvato dalla moglie Stefania Nava, dai figli Riccardo e Davide, dal presidente della società Volley Bovisio Masciago e da tutto lo staff presente, ha inoltre fornito posti letto ai nostri ospiti: un po’ nelle case rese disponibili dall’amministrazione comunale e dalla fondazione dello sport, un po’ nelle case di ragazzi disposti a dare il proprio contributo. A questi si sono aggiunti tutte le prime colazioni offerte dalla società nei giorni di permanenza e un apposito bar, allestito in palestra, dove poter mangiare e dissetarsi in ogni istante del torneo. Le squadre hanno provveduto al resto dello spettacolo: tra queste anche la compagine della nostra scuola, che, battendo col punteggio di 2-1 il Volley Bovisio Masciago, ha conquistato la prima vittoria di sempre del torneo, rischiando quasi di centrare la finale 1°-2° posto perdendo solamente per 20-19 il primo set contro i lituani del Kauno. Il campo ha dato questi vincitori: Under Femmi-

nile: Auprema Cinisello: Under Maschile: Pallavolo Concorezzo; Open Femminile: GA Senago; Open Maschile: Diavoli Rosa. Le classifiche parlano italiano, una rivalsa rispetto alla passata edizione; ma rimane la certezza che l’anno prossimo i nostri amici d’Oltralpe torneranno con la voglia di riscattarsi. Dopo le premiazioni singole per squadra, è stato conferito uno speciale premio a Luca Carcano, studente del nostro liceo: a lui il merito di conciliare la pallavolo con il calcio e la scuola, oltre che sottolineare la sua determinazione e la sua tenacia. Vivere esperienze fantastiche è ciò che ognuno desidera nella propria vita e il torneo di Bovisio ha generato questo tipo di emozione in quelli che l’hanno vissuto in prima persona, specialmente incontrando ragazzi di altri paesi e favorendo lo scambio culturale, linguistico e pallavolistico. Dopo questo racconto, dalla redazione sportiva di Sottobanco, buona estate a tutti!

Mattia Fossati

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TRIDIMENSIONAL MOVIE opo decenni, il cinema 3D ritorna in grande stile e potrebbe rivoluzionare il genere come lo conosciamo oggi. Alla base di tutto questo c’è la “stereoscopia”,una tecnica che permette la realizzazione di immagini e video atte a dare un’illusione di tridimensionalità. Sebbene l’idea di vedere immagini e video in tre dimensioni sembri vera e propria fantascienza, la tecnica della stereoscopia è stata utilizzata per la prima volta nel lontano 1832, quando un certo Sir Charles Wheatstone inventò il primo stereoscopio, un ingombrante binocolo che permetteva la visione di immagini, precedentemente preparate, in 3D. Dopo un iniziale interesse che portò anche alla produzione in serie del binocolo-3D, verso la fine del XIX cominciò il declino dello stereoscopio a causa della nascita del cinema. Fin dai tempi dei fratelli Lumiere si parlava di inserire un effetto tridimensionale, ma sarà solo dopo la fine della prima guerra mondiale che si comincerà ad applicare la tecnica della stereoscopia anche al cinema. Il cinema 3D raggiunse l’apice della popolarità durante gli anni ’50, grazie all’utilizzo degli economici occhialini “duo color” (quelli in

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H2O

del film, si ottiene un effetto tridimensionale nettamente superiore a quello dato dagli occhiali “duo color”, che hanno il difetto di rendere piuttosto male i colori. Senza occhiali speciali si noterebbe solamente una leggera sfocatura del video, proprio perché l’elevata velocità dei fotogrammi rende quasi impercettibile al nudo occhio umano il sovrapporsi di due fotogrammi alla volta. Un importante vantaggio del sistema “RealD” è che sensazioni di nausea e mal di testa sono quasi del tutto assenti durante la visione del film; a volte, per i primi minuti, si può percepire un leggero affaticamento degli occhi, ma è quasi sempre passeggero. Di recente, è uscito anche nelle

sale italiane un film horrorslasher “San Valentino di Sangue, 3D” che, fra una mandibola divelta e un cranio spaccato quasi a pochi metri dallo spettatore, si pone come obiettivo quello di mostrare le reali potenzialità del cinema 3D; il film non solo riesce, con successo, nel suo intento, ma dimostra che la stereoscopia moderna potrebbe essere davvero una rivoluzione come lo furono ai tempi l’aggiunta del sonoro e del colore al semplice video proiettato. Tuttavia la maggior parte dei film attualmente disponibili in 3D sono d’animazione perché la resa della tridimensionalità è più efficace a quella di pellicole con attori veri e propri. Attualmente è piuttosto costoso produrre una pellicola in 3D e non tutti i generi di film possono trarre vantaggi dall’illusione della tridimensionalità tali da giustificare questa spesa aggiuntiva. E’ quindi ipotizzabile che inizialmente le due tecnologie andranno di pari passo ma in futuro è altrettanto possibile pensare che ci sarà una sfida e il vincitore sarà probabilmente il 3D.

Angelo Min Tagliabue

ALTRO CHE LETTO DA MILLE E UNA NOTTE!

Mi versi un bicchiere d’aria?

quasi un paradosso che in un pianeta composto per il 71% di acqua, essa si sia guadagnata l’oramai celebre soprannome di “oro blu”.Ma se un giorno l’acqua finisse? Facile, berremo l’aria! Ci hanno pensato alla Acqua Sciences, creando una macchina che possa ricavare acqua

È

cartoncino con una lente rossa e l’altra blu): per funzionare necessitano solamente di un’immagine, o di un video, precedentemente modificati in modo tale che ognuna delle lenti faccia filtrare solamente parte dell’immagine che poi, ricomposta dal nostro cervello, da l’effetto di tridimensionalità. Oggi però la tecnologia standard per la visione di film 3D è la “RealD” che prevede la proiezione, mediante un solo proiettore digitale, di due fotogrammi contemporaneamente: uno mostra la scena come se fosse vista dall’occhio destro e l’altro da quello sinistro, ad alta velocità. Osservando la scena con degli occhiali speciali, con lenti polarizzate e distribuiti prima della visione

dalle particelle di umidità presenti nell’aria. L’esatto processo di questo apparecchio non è ancora stato reso pubblico ma, a seconda delle condizioni dell’aria, esso può arrivare a produrre fino a 1.893 litri di acqua al giorno.

Camilla Piazza

chi non piacerebbe dormire sospesi nell’aria? Ormai il tappeto volante è sorpassato. Altro che Aladin e Jasmin! A quest’ora se ne starebbero sdraiati sul loro materasso sorseggiando un bel drink. Prodotto da una casa tedesca è un materasso sospeso in aria ad un’altezza di circa 40 centimetri dal pavimento.Il segreto di questo materasso “volante” è un gruppo di magneti, inseriti sia nel letto che nel suolo, che si respingono tra loro, riuscendo così a mantenere il letto a mezz’aria. La loro forza di repulsione è così potente da poter sostenere un peso che si aggira intorno ai 900kg.

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Il costo? E’ l’unico neo! Un milione e mezzo di dollari!! Forse conviene ancora sognare con i piedi per terra…

Camilla Piazza


Sottobanco | Numero 3 | Giugno 2009

TACCHI, UN AMORE VERTIGINOSO hi non ha delle belle scarpe con il tacco nell’armadio?..Scommetto che, soprattutto quest’anno, seguendo i dettami della moda che vuole tacchi di 10 — 12 centimetri, ogni ragazza ne ha acquistato almeno un paio, per essere slanciata e sexy. Queste calzature hanno un’antica origine, infatti la prima testimonianza di scarpa con il tacco indossata, per vanità, risale al 1533, quando la minuta Caterina De Medici, ne scelse un paio per sposarsi, a Parigi, con il Duca D'Orleans. Nel secolo successivo, le donne europee traballavano sui tacchi di 15 o più centimetri, sorreggendosi a dei bastoni per non cadere. Erano uno status symbol nell'Europa del XVII e XVIII secolo ed erano indossati solo dai membri delle classi privilegiate. Sappiamo benissimo che i tac-

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chi alti sono il simbolo della femminilità e che ci rendono più belle. Possono però dare problemi al nostro fisico? Per rispondere a questa domanda abbiamo intervistato l’ortopedico Roberto Pelucchi Roberto, Specialista in ortopedia e traumatologia e responsabile di UOS di chirurgia del piede all’ospedale di Giussano.

infiammazione ai tendini degli arti inferiori con un sovraccarico di peso sulla parte anteriore del piede. Ovviamente ciò accade se si fa un smodato di queste scarpe. Un uso moderato è tollerabile.

Dottor Pelucchi, i tacchi creano qualche problema al nostro corpo? Se si quali?

Le ballerine non so dannose in sè per sé perché sostanzialmente sono scarpe piatte. Inizialmente danno dolore a chi è abituato a portare tacchi poi però con l’abitudine passa. Sono un problema perché determinano un appoggio in assoluto “piattismo” del piede a contatto con il terreno , in quanto non hanno alcuna suoletta all’interno , per cui sollecitano in modo considerevole la pianta del piede… E’ come se uno andasse in giro a piedi nudi

I tacchi fino a 4 cm riequilibrano il peso fra parte posteriore ed anteriore del piede. Se sono più alti, però, spostano il carico del corpo anteriormente e quindi sono dannosi sia per quanto riguarda il piede che il tendine d’Achille. Avviene infatti uno scivolamento vertebrale a carico della colonna e ciò può causare problemi di

E cosa mi può dire delle ballerine o comunque delle scarpe molto basse?

SBALLI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO nsomma si vuole dare veramente a bere a tutto il mondo che qualsiasi ragazzo che fa uso di droga ha problemi con i genitori, ha avuto un’infanzia difficile o ha sbagliato compagnie nella sua “triste, triste” vita? È impossibile. Per quanto alcune analisi psicologiche sull’argomento facciano vomitare più di un doppio whisky misto ad un “tiro” di canna, esse sono del tutto inattendibili, oltre che per il fatto di essere campate per aria, anche per un altro motivo. Il motivo è che per fare un’analisi soggettiva, l’individuo analizzato deve possedere il minimo indispensabile per tale operazione: il cervello. Questo spesso è assente o non risponde all’appello per non farsi cogliere impreparato. I mass-media forniscono un’immagine del mondo della droga prevedibile, presentando giovani che non sanno nemmeno il motivo per cui sono al mondo. Rappresentano i grandi boss che si celano dietro al giro degli stupefacenti. Purtroppo si scopre che, in molti casi, il

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sopraccitato giro, si sposti sempre più nelle mani di persone comuni e insospettabili, come piccole famiglie che cercano una retribuzione da associare a quella dei loro introiti regolari, quando questi sono presenti; ma nello spaccio della droga possono finire anche insospettabili come i proprietari del negozio di fronte casa, in cui non si sarebbe mai immaginato che i giovani si ritrovassero per motivi legati al consumo di stupefacenti. È vera l’equazione: droga uguale divertimento? Se l’annebbiamento cerebrale creato da un agente chimico può esse-

re considerato divertimento… No, non è più una questione di evasione o di dimostrare quanto si vale per accattivarsi le amicizie di un gruppo; ora lo droga è diventata il biglietto d’ingresso per la normalità. Si fa uso di droga per lo stesso motivo per cui un cane si lecca gli attributi: perché si può farlo. E qui ci si potrebbe imbattere in un ragionamento filosofico: “Tutto quello che si può fare si deve fare?” C’è anche un altro interrogativo. Perché la droga “va di moda”? Semplicemente per noia, come ormai ogni cosa. Sembra che gli interessi delle persone, e non solo dei giovani, vertano sul nulla più assoluto. La trasparenza rappresentata da una bottiglia di vetro della Coca-Cola abbandonata e vuota su un marciapiede potrebbe benissimo rappresentare la gioventù attuale: priva di interessi e talmente trasparente da passare inosservata per qualsiasi atto, se non vandalico. I ragazzi che si ribellano al mondo senza conoscerlo, non possono considerarsi maturi solo

solo che così non si ha nessuna suoletta che altera l’appoggio, mentre indossando le ballerine si ha una suola che è relativamente rigida quindi modifica l’appoggio e contemporaneamente, non si ha nessun sostegno della parte della volta del piede.

Arianna Privitera

perché credono di fare qualcosa di “grande”. Cos’è “grande”? Abusare di droga e non riuscire a svegliarsi la mattina? Distruggere e incendiare macchine? Picchiare o peggio stuprare dei coetanei? La verità è che i giovani hanno paura, paura di fallire. La droga rappresenta il loro “giardino segreto” in cui si rifugiano per non pensare ai problemi che credono di avere o che hanno e non riescono ad affrontare. Come aiutarli? Delle adeguate attenzioni possono essere più che sufficienti. Le cure offerte in ospedale, dove questi ragazzi sono seguiti giorno per giorno e visualizzano la loro guarigione, sono utili solo quando quest’ultimi sono veramente incapaci di reagire con l’aiuto di pochi familiari e amici e necessitano di vera assistenza medica, prima per liberarsi della dipendenza dagli stupefacenti e poi per affrontare le sfide della vita. «La droga non é cattiva. La droga é un composto chimico. Il problema é quando quelli che prendono droga la considerano una licenza per comportarsi come teste di cazzo»Frank Vincent Zappa.

Dylan Londra

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ENJOY WIEN uest’anno il mitico corso C (classe 4 e 5) si è avventurato alla scoperta di una città unica e ricca di storia: la fantastica Vienna! Iniziamo col dire che siamo stati molto fortunati, a partire dal tempo che nonostante fosse un po’ freddo nei primi giorni, in seguito si è rivelato spettacolare, regalandoci dei momenti in cui addirittura potevamo stare in maglietta a maniche corte, e non facendoci rimpiangere per nulla il fatto di non essere a scuola! Ecco il nostro “diario di viaggio”. 31 aprile, ore 6 e 30: il ritrovo è fissato a Malpensa dove tutti armati di valigie ci apprestiamo ad iniziare la nostra bella gita. Sulle facce dei partecipanti si legge che si è pieni di aspettative e di voglia di divertirsi. Il volo è regolare e atterrati a Vienna tutti non riescono a togliersi il sorriso dalla faccia. Portiamo le valigie in albergo e cominciamo la nostra bella avventura. Le nostre accompagnatrici prof Consonni e Pozzi hanno pianificato un programma pieno di impegni e così:LET’S GO! Non possiamo perdere tempo. Una sosta per rifocillarci e via verso il centro per trovare la guida che ci illustrerà in breve il Ring (ovvero il centro di Vienna) e ci accompagnerà all’interno del museo di Storia naturale. Inutile dire che, nel frattempo, sono già state scattate miriadi di foto, sia serie che buffe. Il percorso è serrato e le cose da vedere moltissime. Stanchi arriviamo a sera dopo che è trascorsa una giornata passata a camminare e a vedere monumenti e proprio ora scopriamo che non possiamo tornare in albergo, lontano dal centro, e poi uscire nuovamente. Siamo tutti un po’ rattristati, perché volevamo goderci Vienna by night! Ma c’è tempo, non perdiamoci d’animo. E così

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dopo una non-cena a base di “specialità” tedesche, torniamo in albergo. La sera dopo una bella doccia ristoratrice si fa quello che si fa sempre in gita: si cerca di combattere il sonno e la stanchezza,c’è chi ci riesce di più e chi meno ed è proprio in questi momenti di ritrovo che si formano le amicizie migliori. Il mattino seguente, un po’ rintronati, ripartiamo alla volta della residenza degli Asburgo in città: l’Hofburg. Qui visitiamo le stanze di Sissi, la famosa imperatrice austriaca. Dopo un bel pranzetto, nel pomeriggio ci si divide: c’è chi va a visitare il Museo della Scienza e della Tecnica e chi va all’Albertina ad ammirare le opere d’arte. Al termine delle visite ecco il tanto atteso tempo libero,il durante il quale si gira fra i negozi. Non può mancare una tappa da Starbuck’s, per un caffè. Arriva la sera e dopo accese dispute fra le accompagnatrici e i ragazzi, si arriva alla conclusione che non c’è tempo per andare al Prater ( il famoso parco divertimenti di Vienna) e che rimarremo in centro per poi andare in albergo. Di questo momento rimarrà nella storia la frase della Pozzi: “Ragazzi sto per proporre una cosa banalissima..”avente per risposta un applauso collettivo! e così alcuni vanno a godersi una fetta di Sacher all’Hotel omonimo, il luogo dove viene prodotta l’autentica e squisita torta tipica. Altri decidono di riposarsi da Starbuck’s, che, ormai, è una tappa fissa. E inizia così il penultimo giorno, che ci sorride con uno splendido sole. Il programma prevede la visita a Schonbrunn, la residenza estiva di Sissi e degli Asburgo, E’ una immensa reggia, a dir poco stupenda!. Così, tra una chiacchierata e la visita, arriva il pomeriggio in cui ritorniamo in città per vedere gli ultimi monu-

menti e per dedicarci a un ultimo attimo di relax prima della partenza fissata per il giorno successivo. L’ultima sera siamo stanchi morti. Tutti si vorrebbero riuscire a stare svegli, ma la il sonno è tanto e quasi tutti crollano, tranne gli irriducibili. La mattina seguente tutti con delle espressioni tristi sul volto facciamo le valigie e andiamo al Belvedere, con un piacevole intermezzo sul tram, dal quale godiamo la vista sulla città. Al Belvedere, non possiamo non farci la classica foto di gruppo e a proposito, un ringraziamento

speciale è dovuto al folkloristico giardiniere che l’ha scattata! Ultima visita, un giretto veloce al Prater e poi dritti dritti all’aeroporto. Stanchi ma felici ci apprestiamo a fare il check-in aspettando il volo di rientro. Tutto trascorre tranquillo si arriva a Malpensa in orario e poi i saluti che non si voleva arrivassero mai! Un ringraziamento particolare è da fare a tutti coloro che vi hanno partecipato e che l’hanno resa un’esperienza unica. Un sincero grazie è dovuto anche alle accompagnatrici che si sono prese l’impegno di portarci a visitare questa magnifica città. SO WHY DON’T YOU ENJOY YOURSELF IN WIEN TOO?

Francesca Colzani

SIRACUSA, TRA SP IA e 6:00 a.m. di giovedì 14 maggio: i trentacinque studenti circa delle classi II LC A e B, un po’ assonnati ma eccitatissimi, si sono radunati al Terminal 2 di Malpensa, pronti per affrontare un viaggio di cinque giorni in Sicilia. Per alcuni già il volo rappresentava una novità… Per non parlare poi di ben due ragazze che avrebbero raggiunto il traguardo della maggiore età proprio durante la gita! Accompagnati dai vicepresidi Meli e Valtorta e dalla prof.ssa Tentorio, siamo giunti a Catania, e da lì a Siracusa, dove ci attendeva “caloroso” il Villaggio Alpitour Arenella Resort. Lo scopo principale del nostro viaggio era la partecipazione al XV Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani: il più importante appuntamento di teatro giovanile al mondo per la sua specificità e per lo sforzo organizzativo. Dall’11 al 31 Maggio, circa 80 istituti, con la presenza di tremila giovani italiani ed europei hanno portato al teatro greco di Palazzolo Acreide rappresentazioni di tragedie e

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commedie classiche; in più i partecipanti, oltre a portare in scena il proprio spettacolo, erano tenuti ad assistere alle rappresentazioni delle altre scuole iscritte. Certamente il nostro Curie si è accaparrato una posizione lusinghiera tra le altre scuole! Con la toccante tragedia “Orpheus Sive de Aeternitate Poesis”, a cui hanno preso parte l’intera II LC B e buona parte della II LC A, in nostri compagni hanno veramente dato il massimo di sé stessi. E che dire a riguardo? Nonostante siano sorti problemi a causa del mal tempo, che hanno causato anche momenti di nervosismo e di scoramento, il risultato è stato un capolavoro, sia per la notevole capacità degli attori di calarsi nella parte, sia per l’impegno e l’entusiasmo con cui hanno svolto il proprio compito. Sbalorditive sono state, inoltre, le rappresentazioni dell’“Edipo a Colono” e della “Medea”, che hanno occupato le prime due sere del nostro viaggio, vissute da noi nel teatro greco di Siracusa, al tramonto. Ad esse han-


Sottobanco | Numero 3 | Giugno 2009

Sì, VIAGGIARE.. Viaggiare - diceva lo scrittore e poeta statunitense Edgar Allan Poe - è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato”. Questa citazione vi potrà sembrare inopportuna e fuori luogo per lo spazio in cui si trova, ma vi assicuro la sua validità. Vi chiederete a quale viaggio mi stia riferendo; ebbene, non è di un’esperienza vissuta in privato che voglio raccontare, ma di

una gita condivisa da 42 ragazzi. La 5^D e la 5^F del nostro Istituto sono state le protagoniste, dall’ 1 al 5 aprile scorso, di un cammino portato avanti “mano nella mano”, fin dal concepimento del progetto. Tra le possibili mete europee che si contendevano le nostre oniriche aspettative alla fine è stata Barcellona a vincere (e a non deluderci). Sembrerà strano ma, per viaggi di questo genere, assume una grande importanza soprattutto la lontananza dal “nido” scolastico. Proprio la distanza dalla nostra realtà è direttamente proporzionale alla percezione di libertà da parte dello studente. E vi posso assicurare che più di 10 ore di pullman per raggiungere la meta aiutano ad accentuare questa sensazione! È come se allontanarsi, chilometro dopo chilometro, dalla routine ti faccia vivere in un’altra dimen-

P IAGGIA E TEATRO no partecipato alcuni tra i più importanti attori d’Italia, come il grande Giorgio Albertazzi e la strepitosa Elisabetta Pozzi. Con la loro maestria questi interpreti sono stati capaci di portarci a vivere pienamente il dramma umano inscenato. Oltre al teatro, altrettanto belli sono stati anche il giro turistico per Siracusa, la visita alle Necropoli di Pantalica e soprattutto il trekking guidato all’Etna. In modo particolare, quest’ultimo, pur essendosi svolto sotto un sole cocente e avendo richiesto una camminata spossante, ha sbalordito la maggior parte di noi, forse per la novità di un paesaggio vulcanico. Nonostante il teatro e le visite didattiche abbiano occupato la maggior parte del tempo, la nostra gita sarà indimenticabile anche, se non soprattutto, per tutti i bei momenti passati tra noi compagni, e…perché no? Anche per le esuberanti conoscenze che abbiamo realizzato nel villaggio! Chi potrebbe mai scordarsi di quelle splendide serate in cui, sfiniti e spossati, ci

siamo riuniti nelle camere a festeggiare le neodiciottenni, o a giocare a carte e cantare sui tavolini all’aperto del bar, o a ballare come dei pazzi nella discoteca del villaggio? E quel pomeriggio di sole in piscina e al mare, dove l’acqua era gelida e qualcuno ha rischiato anche di affogare? E tutte le volte che ci si è persi in quel labirinto che era il villaggio? E tutte le dormite in pullman e in qualsiasi luogo ci avessimo occasione di accomodarci?? E si potrebbero elencare avventure all’infinito!!! Sempre sfiniti, ma mai abbastanza… E tutto perché quando qualcosa già di per sé attraente si fa con persone grandiose, allora il tutto diventa ancora più bello e la maggior parte dei disagi scompaiono… Grazie Siracusa!

Elisa Marchesi

sione: non sai il perché, ma provi piacere perché ciò accade. Così, scartata la romantica Parigi e la fredda Cracovia, abbiamo iniziato a prepararci psicologicamente per affrontare l’impatto con la, per noi, quasi incomprensibile lingua spagnola e con la prospettiva di trascorrere notti quasi insonni. Lenti, quasi eterni, trascorrevano i mesi prima di partire e troppo, maledettamente, veloci si sono poi consumati i giorni di serena convivenza nella città catalana. Comunque, tra visite a mostre, a chiese e monumenti di una città magnifica, non ci siamo fatti mancare l’occasione per fissare in una eterna memoria, (e non è retorica!) tanti momenti magnifici. Potrei raccontarvi nel dettaglio ogni singola esperienza, ma un pezzo di carta non riuscirebbe a trasmettere quel senso di realtà che si può solo vivere, respirando a fondo la dolce aria dell’ indipendenza. Credetemi, arrivare agli ultimi mesi dell’ultimo anno di liceo e partire per un viaggio (didattico, si intende) è come liberarsi dal peso degli studi ancora prima che arrivi

Giugno: si dimentica la fatica delle settimane precedenti, si dimentica di essere in quinta, si dimentica la imminente “notte prima degli esami”, si dimentica un futuro di responsabilità non troppo lontano. Si dimentica, insomma, per cercare di far spazio a ricordi più importanti di un bel voto, affinché la memoria “si conservi calda” (riprendendo le parole di E. A. Poe). Si dimentica per esorcizzare il nostro inevitabile maturare e crescere, perché una gita come la nostra (e spero come quella che tutti voi potrete vivere) rafforza la voglia di un’adolescenza senza fine… Colgo, infine, l’occasione che mi è stata data per fare un grosso “in bocca al lupo” a tutti gli studenti di quinta per l’esame che dovremo sostenere: una delle tante mete di un “viaggio” che vi auguro sia splendido come la nostra gita a Barcellona!

Alessandro Guidi

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SHAKESPEARE’S DREAM l 30 Maggio al Cineteatro Santa Valeria, come ormai è consuetudine, nel fine anno del Curie, si e’ tenuto lo spettacolo del gruppo teatrale del nostro istituto, intitolato: “Shakespeare’s Dream”. Un viaggio all’interno delle opere maggiormente conosciute di questo grande drammaturgo, tra cui dialoghi tratti da “La Tempesta” e “Sogno Di Una Notte Di Mezza Estate”, legate insieme a formare una vicenda in cui lo stesso autore( presente al centro del palco, seduto su una poltrona) rischia di perdere la propria vita, ma che in fine trova l’ispirazione per riaprire il proprio teatro. Spiriti che discutono, si spaventano, rivivono i propri ricordi, aleggiando per il palco e rendendo inquieto il sonno di Shakespeare, “echi degli spiriti dei suoi successi trascorsi”, ci hanno

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accompagnato per tutta la durata della rappresentazione. Si e’ trattato di una tipologia di spettacolo del tutto nuova per i componenti del gruppo teatro, differente dalla parodia presentata l’anno precedente. Una sfida che ha richiesto grande impegno. Naturalmente la messa in scena e’ stata possibile grazie alla professoressa Consonni, che, come ogni anno si e’ impegnata affinché il gruppo di teatro possa rimanere attivo all’interno della scuo-

la,con l’aiuto di Luca Locati. Si tratta del regista che ha messo a nostra disposizione la sua esperienza e le sue conoscenze in campo teatrale. E un grazie particolare va a Sarah Massa, che ha scritto il copione senza il quale nulla sarebbe stato possibile. Quello di quest’anno è stato un vero e proprio banco di prova in cui ogni partecipante ha messo tutto il proprio impegno, non solo imparando la parte, ma anche cercando di immedesimarsi nel ruolo asse-

gnatogli, correggendo la dizione e preoccupandosi di reperire il materiale scenico e di creare i costumi. Infatti tutto ciò che avete visto è il risultato del lavoro di un intero gruppo, non di individui singoli; lo sbaglio di uno è l’errore di tutti. Nonostante l’entrata di molti nuovi membri e qualche piccolo problema si e’ riusciti a creare una splendida unione, rendendo l’esperienza di ciascuno di questi “piccoli” attori speciale e piena di ricordi. Un ultimo ringraziamento e’ dovuto a tutti coloro, tra cui le ragazze che si sono occupate del trucco, che hanno offerto il proprio aiuto per la riuscita di questo progetto.

Ilaria Vergine

C’EST L’AMOUR

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Amore: la forza che muove tutto l’universo”. Non a caso si dice questa frase. È davvero così, anche se molti potrebbero ribattere. Quale altro sentimento vi fa fare le pazzie più incredibili? Come scrivere centinaia di lettere o comprare regali su regali? Oppure correre per lunghe distanze pur di vedere il sorriso del tuo lui o della tua lei? Non è sicuramente la vostra ragione a farvi fare ciò, anche perché probabilmente vi consiglierebbe di starvene in casa a mangiare nutella e grissini e a guardare un bel film! Ma che mondo sarebbe senza amore? Io direi monotono: senza amore saremmo tutti apatici, il mondo sarebbe grigio come quello di Matrix! No, no per amor del cielo! Personalmente io vivo di amore, io mi NUTRO di amore… E non credo di essere l’unica! Definitemi pure romantica o sdolcinata o poco realista, ma non si può dire di aver vissuto la propria esistenza se non si è passati attraverso un sentimento forte come l’amore, soprattutto alla nostra età, quando ogni emozione è percepita in modo

più intenso. L’amore con la A si trova una, forse due volte nella vita, e quasi sempre arriva improvvisamente. Forse l’uomo della tua vita è proprio il tuo vicino di banco o il tuo migliore amico. Ridi e scherzi con lui, senza notare quanto sia bello o tenero. Improvvisamente le fette di salame che hai sugli occhi cadono e vedi il mondo da un punto di vista diverso: “Cavoli se è carino! Ha dei bellissimi occhi… E poi mi fa sentire come una principessa!” E puff! Ci si è innamorati! Voi l’avreste mai previsto? Noi ragazze aspettiamo il principe azzurro da quando nasciamo: “Mamma mio marito avrà gli occhi azzurri e sarà biondo! Poi sarà forte e vivrà in un castello!”. E non ditemi che non lo avete mai pensato perché mentireste a voi stesse! Invece i ragazzi, ovviamente non tutti, sono un po’ più pratici in questo campo: basta che una ragazza abbia un gran bel fisico e sono contenti! Ma tranquille, quando loro si innamorano diventano più teneroni di noi ragazze! =P Finalmente arriva il fatidico gior-

no del primo bacio, e chi se lo scorda? La tensione che c’è si può quasi toccare. Vi sorridete e magicamente siete vicini tanto da sentire il respiro affannato di entrambi; tutto accade velocemente, le labbra di lui si avvicinano a quelle di lei e avviene il miracolo: il bacio… Sembra quasi una danza: l’uno deve andare al ritmo dell’altro affinché tutto sia perfetto e fantastico. E continui a ridere e sorridere; le tue giornate passano così in fretta che non ti accorgi più di ciò che ti circonda; diventa tutto annebbiato in sua presenza; è talmente bella/o che non vedi nient’altro che lei/lui e non senti nient’altro che il suo profumo unico ed inimitabile... E come arriva se ne va: da un giorno all’altro ti ritrovi a piangere per un amore ormai finito e non riesci ancora a capire la causa di questo inatteso finale, ammesso che la causa esista davvero. L’amore è come un fiume d’acqua: quando scorre in un punto del suo corso non torna più indietro. Passa regalandoti emozioni incredibili; ma come all’improv-

viso arriva, all’improvviso se ne va, lasciandoti un senso di vuoto incredibile che difficilmente potrai colmare. “Goodbye, my almost lover Goodbye, my hopeless dream I'm trying not to think about you Can't you just let me be? So long, my luckless romance My back is turned on you I should've known you'd bring me heartache Almost lovers always do” “Perché disperarsi? E’ solo un ragazzo! Il mondo ne è pieno!”. Ragazze, quante volte avrete sentito questa frase? Quante volte avreste voluto mandare a quel paese chi l’ha pronunciata? Come può non capire che lui era unico e speciale, e che ormai si è portato via il nostro cuore e l’ha nascosto da qualche parte a casa sua? Se n’è andato, portandoci via con sé. L’amore è pericoloso: ti può far compiere azioni anche sciocche, che ci danneggiano piuttosto che aiutarci a risalire il pozzo in cui siamo sprofondati. Per amore siamo disposti a fare di tutto...o no?

Martina Viganò


Sottobanco | Numero 3 | Giugno 2009

LA SCUOLA IN GIALLO Così siamo arrivati all’ultima puntata, quella decisiva dove, come in Conan quando risolve l’enigma, tutti i nodi vengono al pettine e il mistero è finalmente svelato: Buona lettura! Il martedì mattina successivo, la polizia fece irruzione nella scuola e arrestò il dottor Rosebread, davanti all’intero corpo scolastico. E seminascosti tra quella massa di ragazzi, stavano anche Lisa e Matt. Osservavano con attenzione la scena, appoggiati alla bacheca, poco distanti da tutti gli altri, che si alzavano sulle punte dei piedi e stendevano il collo, ognuno come a rubare con lo sguardo un bel pezzo della clamorosa scena che si stava svolgendo davanti ai loro occhi. “A quanto pare tutto e bene quel che finisce bene, no?” domandò il ragazzo, senza distogliere lo sguardo da quanto stava succedendo. “A quanto pare. Certo ora a Michelle sarà resa giustizia, se non del tutto, almeno in parte”. Lisa si avvicinò a uno dei grossi tavoli appoggiati alla parete adiacente e vi si sedette sopra, disturbata dal rumoreggiare della calca di gente. Non passò molto tempo, che subito fu raggiunta da Matt, che le si sedette di fianco. “Come hai fatto a capire che era stato lui?” gli chiese, dopo un breve minuto di silenzio, carico di dubbi e interrogativi. Matt si grattò il mento. “Quando tu sei andata a parlare con il dottore, io ho fatto una puntatina nell’aula di informatica. Sono entrato con la password di Michelle e ho guardato tra le sue mail. Risalivano tutte a pochi giorni prima della sua morte. E ce n’erano un sacco di Rosebread…” si interruppe. "Continua..." lo esortò Lisa, tenendo gli occhi bassi, fissi sulle stringhe delle sue sneakers di marca. "La tempestava di mail. Voleva controllarla, osservarla, conoscere ogni suo spostamento, ogni sua minima azione. Voleva essere tenuto informato di tutto quello che Michelle faceva. Era come se la tenesse in pugno. In ogni istante. Sempre. Da quello che ho capito, lei ave-

va deciso di liberarsi di lui: era diventato insopportabilmente possessivo. inizialmente si era rivelato un buon amico, con cui sfogarsi quando qualcosa non andava. poi con la storia della gravidanza, tutto era diventando pericolosamente difficile, per Michelle. Da lui, all’inizio, si sentiva protetta, rispettata. aiutata." "Aveva solo bisogno di una mano… Dov'ero? Perché ha dovuto affidarsi ad un completo sconosciuto, quando io ero lì, pronta a darle tutto l'affetto di cui aveva bisogno? Se solo me ne fossi accorta prima…" Lisa scosse forte la testa, trattenendo a stento le lacrime. "Non è colpa tua. Non potevi sapere che sarebbe successo qualcosa di così terribile." Matt la strinse in un abbraccio. "Come l'ha uccisa?" sussurrò nella sua spalla Lisa, con un filo di voce. "I medici legali stanno facendo tutte le ipotesi. pensano che quella mattina stessero litigando in palestra. L'ha spinta già dalle tribune, dicono". intanto la calca che si era formata davanti al portone principale si stava via via disgregando. Gli studenti tornavano alla loro vita di sempre, quasi indifferenti rispetto al fatto che un assassino fosse appena stato portato via, in manette, dalla polizia. "Dovrò chiedere scusa a un bel po' di persone, per aver sospettato senza alcuna prova della loro colpevolezza" Lisa tentò di abbozzare un sorriso. "I detective non chiedono mai scusa. Hai mai sentito Sherlock Holmes domandare perdono a

qualcuno dei suoi sospettati?" Matt ridacchiò, cercando di risollevare il morale dell'amica. "Dubito che Sherlock Holmes abbia mai accusato così tanta gente in così poco tempo!". "Mmmh, sì! probabilmente hai ragione!". "Sembra che per loro non sia mai successo niente!" disse all'improvviso Lisa, indicando con un cenno della testa i gruppetti di ragazzi che passavano davanti a loro, chiacchierando del più e del meno. "Siamo al Liceo, ricordi? Qui si vive alla giornata. Tutto ciò che è successo ieri è già troppo vecchio, andato, dimenticato!" spiegò il ragazzo, concentrando la sua attenzione su un gruppetto di primini che in quel momento si spintonavano davanti alba ci il bar. "Non mi dimenticherò di Michelle!". anche se suonava più come una promessa a se stessa che a lui, Matt annuì con la testa e sorrise all'amica. In quell'istante, si udì il trillo della campanella invadere i corridoi e tutti gli angoli della scuola. "Suppongo che dobbiamo rientrare in classe, no?" disse sconsolata Lisa, saltando giù dal banco e guardando fisso il ragazzo. "Ehi, ragazzina: hai appena sbattuto al fresco un assassino pazzo — psicopatico - pedofilo e chi più ne ha più ne metta! Questo dovrebbe garantirti una “promozio” con il massimo dei voti, a prescindere!". "Sai una cosa? Hai davvero ragione!" sorrise, allegra, per la prima volta, da molto tempo. Matt

scese a sua volta dal banco. "Caffè?". Il liceo è il liceo. e l'unica cosa che davvero conta ( o almeno così pensiamo da studenti) è la giornata. Tutto ciò che succede ieri, oggi è già troppo vecchio. E oggi si vive solo in attesa di quel domani che attendiamo. Per la prima volta, Lisa di questo si era resa conto. e, per la prima volta, non le importava. Voleva vivere alla giornata come tutti gli altri e dare il benvenuto a quel domani che avrebbe spazzato via un oggi mediocre. Aveva promesso alla sua migliore amica che le avrebbe reso giustizia, fosse stata l'ultima sua azione. Alla fine aveva raggiunto l’obiettivo. Eppure tutto quello che lei e Matt erano riusciti a realizzare, quasi le sembrava inutile, senza senso. Trovare il colpevole non avrebbe riportato indietro Michelle. non avrebbe cambiato nulla, a dirla tutta. Eppure aveva sentito il bisogno di farlo. per se stessa. e per Michelle. "Sono certa che se ti importa davvero di una persona, non la lasci andare via senza fare nulla...Questo è quello che penso." Matt si fermò, e si voltò verso di lei. "Non l'hai lasciata andare via senza fare nulla. Non potevi sapere che un maniaco compulsivo era appostato dietro l'angolo per farle la pelle. Non è colpa tua, Lisa...". "No...Non lo è". “Finalmente lo hai capito” e in mezzo a quel corridoio, Matt la abbracciò, perché in quel momento era proprio di quello di cui aveva bisogno, più di ogni altra cosa.

Federica Drogo

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SUDOKATIZZATI

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Sfida la Redazione! La redazione di Sottobanco ha impiegato un’ora per risolverli tutti, prova a batterci! In quell’ora non eravamo a casa seduti sul divano, sia chiaro..


Sottobanco | Numero 3 | Giugno 2009

PER L’ESTATE,

LA DIETA GIUSTA! ole, mare, spiaggia, lettino, abbronzatura… Sono queste le parole chiave che frullano nella mente della maggior parte delle teenagers, in questo inizio dell’estate 2009. Dopo aver trascorso mesi e mesi coperti con piumoni e maglioni di lana infiniti, è ora di cambiare abbigliamento e di sfoggiare gli abiti estivi più freschi e leggeri, ma soprattutto i COSTUMI! E’ dunque ora di fare i conti con il proprio fisico e se necessario, di apportare qualche piccola modifica prima della partenza per il mare. Per rimettersi in forma, non sono però necessarie strane pillole dimagranti o altri prodotti che potrebbero risultare solamente pericolosi per il nostro corpo… Fondamentale è praticare sport! Attività fisiche come come tennis, nuoto, una semplice corsa o camminata… Basta che si mantenga un ritmo costante e ci si impegni abbastanza. Se non si è allenati non si deve strafare per evitare stiramenti muscolari o distorsioni. Nel caso in cui si voglia assolutamente seguire una dieta l’importante è farsi visitare da un dietologo che possa dare consigli in relazione

S

alla costituzione dell’adolescente. Tv e cartelloni pubblicitari pullulano di diete fai da te. Ne esistono ormai centinaia, una piu’ strana dell’altra! La dieta che prevede il consumo di carne e pasta a colazione, la dieta del gelato, la dieta a base di cioccolato e vaniglia, la dieta dei limoni… Si potrebbe procedere all’infinito, giusto per mostrare la fantasia degli pseudo esperti! In realtà, molti studiosi seri hanno mostrato

come il 90 % di queste diete siano inutili, o meglio, permettano la perdita di chili ma con probabili danni a fegato e stomaco. In più, questi chili persi, in seguito, saranno sicuramente ripresi. Il gioco non vale la candela! La dieta perfetta FAI — DA — TE dunque non esiste… Si deve parlare solo di mangiare sano. La soluzione? Si chiama dieta italiana. Questa dieta prevede semplici regole, testate scientificamente: il consumo di

una vasta varietà di cibi, l’eliminazione di cibi che possano produrre intolleranze, allergie o gonfiori, pochi grassi animali e dolci e tanti carboidrati, frutta e verdura… Ora non vi resta che mettervi di impegno per prepararvi al massimo per queste magica estate che ormai è già arrivata!

Lisa Spreafico

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La Redazione Direttore Tommie Diena Redattori Giorgio Barison, Daniele Bonesso, Giulia Botta, Laura Colagrossi, Giulia Colombo, Francesca Colzani, Federica Drogo, Mattia Fossati, Silvia Gioffreda, Alessandro Guidi, Dylan Londra, Elisa Marchesi, Marco Mariani,

Massimiliano Mariani, Camilla Piazza, Marco Palermo, Elisabetta Pedrazzani, Alessandra Piagnani, Arianna Privitera, Matteo Songia, Lisa Sambruni, Lisa Spreafico, Angelo Min Tagliabue, Claudia Trabattoni, Silvia Vago, Martina Viganò e Ilaria Vergine. Art Director & Photo Reporter Tommie Diena



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