Anno 23, n. 74 - Giugno 2017 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova
Il secolo di Fatima Gli avvenimenti del nostro tempo alla luce del suo maggiore e piĂš straordinario evento: le apparizioni della Madonna a Fatima
Editoriale
Il secolo di Fatima
Per Plinio Corrêa de Oliveira, Fatima era la chiave per comprendere i nostri tempi:
“Se analizziamo oggi la vita interna delle nazioni, notiamo uno stato di agitazione, di disordine, di sfrenatezza degli appetiti e delle ambizioni, di sovversione di tutti i valori che ci spinge verso il caos.
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mmaginiamo una cena a casa del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, durante la quale commenta i principali avvenimenti degli ultimi cent’anni. Dopo il dessert, gli ospiti si accomodano nel salotto per continuare la conversazione. Qualcuno domanda: “Dott. Plinio, dopo quest’analisi dei grandi avvenimenti del Novecento, come Lei lo definirebbe?” “Suggeritemi voi qualche idea”, risponde lui cercando di vivacizzare la chiacchierata.
A turno, ecco le varie proposte dei commensali: secolo della speranza; secolo della delusione; secolo del petrolio; secolo della tecnica; seculus horribilis; secolo del ‘68; secolo del caos; secolo dell’egualitarismo; secolo delle dittature; secolo del relativismo; secolo dell’islam; secolo del Concilio… “Io, invece, lo chiameri secolo di Fatima”, risponde il leader cattolico.
Cena e conversazione in questo caso sono fittizie, ma quelle con i suoi discepoli furono una costante nella lunga vita di Plinio Corrêa de Oliveira, noto tra l’altro come raffinato causeur. Nell’impossibilità di rivolgergli la domanda – egli, infatti, è deceduto nel 1995 – possiamo tuttavia compulsare la sua vasta produzione intellettuale in tema di Fatima, cercando di rivisitare alcuni dei principali avvenimenti degli ultimi cent’anni alla luce delle apparizioni della Madonna alla Cova da Iria. 2 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017
“Nessuno statista contemporaneo ha saputo presentare un rimedio che tagliasse il passo a questo morboso processo universale. Lo fece invece la Madonna a Fatima, aprendo gli occhi agli uomini sulla gravità di questa situazione e indicando loro i mezzi necessari per evitare la catastrofe. È proprio la storia della nostra epoca e, ancor più, il suo futuro che viene analizzato a Fatima dalla Madre di Dio.
“Se è vero che il grande santo Agostino annunciò la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, che san Vincenzo Ferreri previde il tramonto del Medioevo, che san Luigi Grignon di Monfort profetizzò la Rivoluzione francese del 1789, al nostro secolo spettò la miglior parte: nell’imminenza dell’epilogo della crisi universale, la Santissima Vergine stessa venne per rivolgere la parola agli uomini. “Ella, nel contempo, spiegò i motivi della crisi, ne indicò il rimedio e profetizzò la catastrofe nel caso gli uomini non Le avessero dato ascolto”.
Si suole dire che chi ha avuto accortezza nel prevedere, ha anche ragione nell’ammonire. A Fatima la Madonna ammonì duramente l’umanità per i suoi peccati e previde una serie di castighi nel caso non si fosse convertita. Alla fine, però, promise il trionfo del suo Cuore immacolato. Ecco, in sintesi, la storia della nostra epoca: dall’auge del processo rivoluzionario al trionfo folgorante del Cuore Immacolato di Maria.
Possano queste pagine ispirare i nostri lettori, nell’anno del centenario delle apparizioni.
Nella foto: la TFP brasiliana accoglie nel 1974 la statua della Madonna di Fatima pellegrina internazionale, in una sua sede a San Paolo. Il prof. Plinio Corrêa de Oliveira è il secondo da sinistra, ed è attorniato da membri del Consiglio Nazionale.
Sommario Anno 23, n° 74, giugno 2017
Editoriale: Il secolo di Fatima Il Santo Rosario e la sconfitta di Boko Haram Come è caduto davvero il comunismo in Polonia “La più profetica delle apparizioni moderne” Dall’auge della Rivoluzione al trionfo del Cuore Immacolato Una previsione avverata Fatima, TFP e perestroika De Fatima nunquam satis Agosto 1959: la Madonna di Fatima guarisce Padre Pio Fatima e il Regno di Maria: significato di una profezia Un aspetto poco conosciuto di Fatima: le fonti miracolose Il beato John Henry Newman e il liberalismo religioso Il mondo delle TFP Compassione insondabile
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Copertina: Diverse fotografie rappresentative del secolo XX, e dell’inizio del secolo XXI, sotto lo sguardo della Madonna di Fatima, che nel 1917 aveva già profetizzato tutto. Si potrebbe davvero definire il Novecento il “secolo di Fatima”.
Tradizione Famiglia Proprietà Anno 23, n. 74 giugno 2017 Dir. Resp. Julio Loredo
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Attualità
Il Santo Rosario e la sconfitta di Boko Haram
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l presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha confermato che gli ultimi bastioni del gruppo guerrigliero Boko Haram, che voleva stabilire in Africa un califfato sulle orme del cosiddetto Stato Islamico, sono stati annientati nella foresta di Sambisa, nello stato di Borno, nel nord-est del paese. Centinaia di guerriglieri in fuga hanno varcato i confini e si sono arresi alle autorità del Niger.
In sette anni di guerra, Boko Haram ha ucciso più di ventimila persone e provocato la fuga di almeno altri due milioni di civili. Al suo apogeo, la guerriglia islamista è giunta a controllare vaste aree del Paese. Adesso, invece, la sua sconfitta appare imminente. Che cosa ha provocato il ribaltamento della situazione in così poco tempo?
Laddove l’esercito nigeriano e la polizia venivano accusati dalla popolazione di debolezza e inefficacia di fronte ai terroristi, una persona manteneva accesa la fiamma della reazione contro i seguaci di Maometto. Si trattava di S.E. mons. Oliver Dashe Doema, vescovo di Maiduguri, epicentro della zona d’azione di Boko Haram.
Mentre la diocesi era soprafatta dal terrore, mons. Dashe lanciava una crociata di preghiera del
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Santo Rosario, implorando l’intercessione della Beata Vergine Maria per porre fine alla piaga del terrorismo islamico. Il giovane e coraggioso prelato non ha esitato a scendere in piazza, indossando talare e croce pettorale, per diffondere la recita del Rosario, guadagnandosi perfino il rispetto della popolazione musulmana.
Due anni fa, mentre pregava nella sua cappella privata, mons. Dashe ebbe l’ispirazione soprannaturale di convocare i cattolici per questa crociata di preghiere contro Boko Haram. Egli vide in spirito Gesù che gli consegnava una spada, trasformatasi subito dopo in Rosario, mentre sentiva una voce interiore che gli diceva: “Con questo, Boko Haram sparirà!”. Il presule prese l’ispirazione molto seriamente, annunciando: “La Madonna è con noi, Ella ci consolerà. Innalziamo la nostra preghiera alla Madonna e saremo vittoriosi!”.
In molti furono sconvolti dal coraggio del vescovo della “capitale del terrore”, e non mancò qualche timorato che gli diede perfino del “pazzo”.
Ma ora che l’esercito nigeriano è in procinto di sconfiggere definitivamente Boko Haram, la gente si rivolge a mons. Dashe Doeme con riconoscenza e venerazione.
Mons. Dashe ha istituito la recita del Rosario in tutte le chiese e le scuole cattoliche, e anche nelle famiglie. Interpellato dal Catholic Herald di Londra ha raccontato: “I miliziani di Boko Haram erano dappertutto. Ora sono spariti. La minaccia del Califfato è stata allontanata grazie alla preghiera del popolo. Il Rosario ha fatto miracoli in passato liberando nazioni”. E ha citato, concretamente l’intervento della Madonna nella battaglia di Lepanto, nel 1571.
Come è caduto davvero il comunismo in Polonia
di Roberto Marchesini
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I documenti della vedova dell’ex ministro dell’Interno dimostrano che Lech Walesa ha giurato il falso in tribunale, ed è responsabile di terribili sofferenze a colleghi di lavoro e amici.
a massa di documenti che la vedova dell’ex ministro dell’Interno del regime comunista, Czeslaw Kiszczak, conservava nella propria abitazione privata, quelle carte che dimostrerebbero la collaborazione di Lech Walesa con il feroce regime sovietico polacco: sono autentiche? O sono il frutto di un complotto ordito dal perfido Kaczynski, ora al potere, per accreditarsi come il vero liberatore dei polacchi? La questione non è da poco.
Se le carte fossero false, Kaczynski sarebbe quel farabutto che la stampa mainstream e i poteri sovranazionali descrivono da mesi. E se le carte fossero autentiche? Allora la faccenda sarebbe più complicata. Non solo Walesa, il premio Nobel per la pace, l’eroe dei cancelli di Danzica e del muro di Berlino, sarebbe un impostore; non solo avrebbe giurato il falso in tribunale; ma, soprattutto, sarebbe responsabile delle terribili sofferenze che, a causa delle sue denunce, avrebbe causato a colleghi di lavoro e amici.
Sarebbe necessario, a questo punto, rimettere in discussione la vulgata secondo la quale un elettricista semianalfabeta, capace a malapena di esprimersi per proverbi, avrebbe sconfitto - da solo o quasi - il regime polacco e, conseguentemente, il regime sovietico tutto. Bisognerebbe mettere tra virgolette la famosa espressione secondo la quale «Durante la rivoluzione polacca non fu rotto un vetro, nessun militare fu colpito, nessuna azienda danneggiata» (ANSA).
Beh, forse dovremmo prepararci a farlo.
Collaborazione di Walesa con i servizi segreti del regime
Il 31 gennaio scorso, nel corso di una conferenza stampa, il procuratore Andrzej Pozorski ha dichiarato che i documenti consegnati dalla vedova Kiszczak sono autentici. Sulla base delle indagini durate mesi - condotte dai grafologi e dagli esperti dell’Istituto di Criminologia Forense di Cracovia, sono emersi esiti inconfutabili:
«Dopo la revisione - di ben 235 pagine - la nostra valutazione è completa e coerente. Le conclusioni sono chiare e non lasciano alcun dubbio. L’impegno di collaborazione è stato scritto a mano da Lech Walesa. Le ricevute di denaro sono state scritte da Lech Walesa».
Bolek (il nome in codice di Walesa) ha prodotto 29 denunce di colleghi dal 21 dicembre 1970 al giu-
Papa Giovanni Paolo II riceve Lech Walesa in Vaticano nel 1981 TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 5
Attualità
gno del 1976. Questo è un esempio delle denunce: «Credo che Jasinski e Popielewski possano essere membri di una unità sovversiva, in grado di organizzare uno sciopero».
Ricordiamo che una delazione con l’accusa di attività controrivoluzionaria poteva avere conseguenze gravissime. Per avere un’idea di come funzionava il meccanismo delle delazioni può essere utile la visione del film La vita degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck (2006) Dalle ricevute risulta che Walesa abbia ricevuto circa 13.100 zloty. La moglie Danuta ha più volte dichiarato che, negli anni Settanta, il marito si è trovato più volte, improvvisamente, con grandi disponibilità di denaro, giustificate come «vincite al lotto».
Secondo gli storici, le denunce sono servite per ricattare Walesa negli anni Ottanta e, quindi, averlo in pugno.
Queste conclusioni - certe e definitive - sulla collaborazione di Walesa con i servizi segreti del regime avvalorano, a distanza di anni, un testo scritto da due storici: Slawomir Cenckiewicz e Piotr Gontarczyk. Intitolato «SB a Lech Wałęsa. Przyczynek do biografii» e pubblicato dall’Istituto per la Memoria Nazionale nel 2008, è costato ai due ricercatori la carriera. Ora sappiamo che ciò che è stato scritto in quel volume sulla collaborazione tra Walesa e il regime è vero. Non è un complotto di Kaczynski.
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Una bella fiabba, ma realtà è un’altra cosa
È giunto il momento di smettere di credere alle rivoluzioni durante le quali «non fu rotto un vetro»; agli elettricisti ignoranti che, solitari, hanno sconfitto un regime sanguinario e feroce; ai complotti nazionalisti. È ora di cominciare a domandarsi cosa sia accaduto in Polonia nel ventennio tra il 1970 e il 1990; quale sia stato il ruolo del KOR (Komitet Obrony Robotnikow, Comitato per la Difesa degli Operai) all’interno di Solidarnosc; e in quale modo tutto questo ha potuto portare a quel terribile esperimento di ultraliberismo condotto sulla popolazione polacca stremata da cinquant'anni di comunismo - conosciuto con il nome di «piano Balzerowicz». Ricordo che, alla guida di quel progetto, troviamo Jeffrey Sachs, ghost-writer dell’enciclica di papa Francesco sull’ambiente; e Riszard Petru. La Polonia guidata da Duda e Szydlo sta vivendo un periodo magico: la disoccupazione è scesa sotto il 10%, nascono più bambini, l’economia reale è in crescita, le casse dello Stato sono in attivo.
Dopo secoli di sofferenze la Polonia, il «Cristo delle nazioni», sta finalmente risorgendo?
(Riprodotto con autorizzazione da “Libertà & Persona”, 19-022017)
Centenario delle apparizioni di Fatima
Il nostro secolo nella prospettiva di Fatima
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Cent’anni fa la Madonna appariva a Fatima, Portogallo, ai tre pastorinhos Lucia, Francesco e Giacinta. Dalle prime parole, la Madre di Dio rese chiaro che era profondamente scontenta della piega che aveva preso il mondo moderno, invece osannato oltremisura dai settori “progressisti”, sia laici sia ecclesiastici. Come possiamo considerare i nostri tempi alla luce delle apparizioni della Madonna?
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Centenario delle apparizioni di Fatima
“La più profetica delle apparizioni moderne”
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di Julio Loredo
Qual è il senso teologico dell’apparizione della Madonna a Fatima? Perché il Vaticano la qualifica come “la più profetica delle apparizioni moderne”?
atima è senza dubbio la più profetica delle apparizioni moderne”. Queste parole, contenute nel documento «Il messaggio di Fatima», con cui nel 2000 il Vaticano diede l’assenso definitivo alle apparizioni della Madonna in Portogallo, e poi ripetute a Fatima da Papa Benedetto XVI il 13 maggio 2007, definiscono perfettamente la loro sostanza teologica: sono apparizioni profetiche.
Parlare di “profeta” o di “profezia” trae subito in mente la figura di uno che, ispirato da Dio, predice il futuro. In realtà, la predizione del futuro è solo un aspetto della missione profetica.
Il primo compito del profeta, spiega S. Paolo nella I Lettera ai Corinzi, è di “edificare, incoraggiare e confortare” il Popolo di Dio. In situazioni di grande afflizione spirituale, o di grave smarrimento nella Fede, quando rischia di insinuarsi la tentazione di pensare che Dio si sia dimenticato di noi, Egli manda profeti per ricordarci che è sempre in mezzo a noi, accompagnando e guidando amorevolmente ogni passo del nostro travagliato cammino. All’inizio del secolo XX, la situazione spirituale del mondo era tal-
mente grave, che Dio inviò non un profeta, bensì Sua Santissima Madre per dirci: “Non abbiate paura! Sono la Regina del Rosario”.
Un secolo dopo, la situazione era precipitata così in basso che, proprio a Fatima, Papa Giovanni Paolo II ammonì: “L’umanità è giunta a un bivio: può fare del mondo un giardino oppure ridurlo a un cumulo di macerie”. Di fronte a tale immane prospettiva, non poche anime tremano, vacillano, ripiegano… Proprio per loro, per noi, è venuta la Madonna a esortare: “Non abbiate paura! Non scoraggiarvi! Non vi lascerò mai!”. Quale peso dare a queste parole? Nella prima apparizione, il 13 maggio 1917, Lucia chiese alla Signora: “Di dove è Vostra Signoria?”. Indicando il cielo con la mano destra, Ella rispose: “Sono del Cielo”. Sono, dunque, parole venute dal Cielo, cioè da Dio stesso: parole illuminanti e rasserenanti, atte a darci forza e coraggio nelle tribolazioni odierne.
Il profeta, continua l’Apostolo S. Paolo, è anche colui che svela i misteri dei cuori. La mente del profeta è illuminata da Dio, la sua conoscenza è soprannaturale. Egli vede, per così dire, con gli occhi di Dio, e giudica con la mente di Dio. Perciò il profeta è capace di fare una “diagnosi” precisa dello stato spirituale delle singole anime e delle società.
A Fatima, la Madonna fece una diagnosi pesantemente negativa del mondo moderno: “Molte anime vanno all’inferno perché non vi è chi si sacrifichi e preghi per loro”. E anche della società moderna. All’epoca delle apparizioni, la Madonna indicò la situazione del mondo come estremamente pericolosa. I tre pastorinhos nel luogo delle apparizioni Pagina a fianco, dopo la visione dell’inferno 8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017
L’empietà e l’impurità avevano a tale punto preso possesso della terra, che per punire gli uomini era esplosa quella autentica ecatombe che fu la Grande Guerra 19141918. Questa conflagrazione sarebbe terminata, e i peccatori avrebbero avuto il tempo di emendarsi, secondo il richiamo di Fatima. Se questo richiamo fosse stato ascoltato, l’umanità avrebbe conosciuto la pace. Nel caso non fosse stato ascoltato, sarebbe venuta un’altra guerra ancora più terribile. E, nel caso che il mondo fosse rimasto sordo alla voce della sua Regina, una suprema ecatombe, di origine ideologica e di portata universale, implicante una grave persecuzione religiosa, avrebbe afflitto tutti gli uomini, portando con sé grandi prove per il Romano Pontefice: “La Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. Il Santo Padre dovrà soffrire molto. Intere nazioni saranno annientate. I buoni saranno martirizzati”.
Come siamo arrivati a questa situazione? Risponde la Madonna: per causa dell’apostasia delle anime: “Se l’umanità non smetterà di offendere Dio, verrà un castigo quale non si è mai visto”. In altre parole, si tratta fondamentalmente di una crisi morale e spirituale, che poi si riverbera nel campo sociale, culturale, politico, economico e via dicendo.
Il carisma di profezia, insegna infine S. Paolo, è dato per il bene degli uomini. Il profeta non si limita a confortare e a diagnosticare, egli fa un richiamo alla conversione e indica una via di soluzione, promettendo l’aiuto divino a chi prenderà la buona strada. A Fatima, la Madonna ha rivolto un forte richiamo alla conversione: preghiera, penitenza, Comunione riparatrice, recita quotidiana del Santo Rosario, devozione al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria: “Se se ascolteranno le mie richieste la Russia si convertirà e si avrà pace”. A chi ascolterà le Sue parole, la Madre di Dio ha promesso di stargli vicino: “Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio”. Forse mai nella storia l’umanità era caduta spiritualmente così in basso. Più l’uomo pecca, però, più Dio fa a gara per superare la malvagità umana con una
sovrabbondanza di misericordia. Se in passato Egli aveva inviato santi e profeti per raddrizzare le vie dell’umanità, nella nostra epoca Egli si è degnato inviare la Sua Madre Santissima. Prima alla Rue di Bac (1830), poi a La Salette (1846), ancora a Lourdes (1858) e finalmente a Fatima, nel 1917. Fatima si presenta come il sigillo dell’intervento divino nei giorni nostri, appunto come “la più profetica delle apparizioni moderne”. Un messaggio certamente di tragedia e di castigo, ma soprattutto di coraggio e di speranza. Chiudiamo queste righe citando le parole di uno dei più grandi devoti della Madonna di Fatima nel secolo scorso, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira:
“È bene che, al termine di queste riflessioni, il nostro spirito indugi nella considerazione delle prospettive ultime del messaggio di Fatima. Oltre la tristezza e le punizioni sommamente probabili, verso le quali avanziamo, abbiamo davanti a noi le luci sacrali dell’alba del Regno di Maria: “Infine, il mio Cuore Immacolato Trionferà”. È una prospettiva grandiosa di universale vittoria del Cuore regale e materno della santissima Vergine. È una promessa pacificante, attraente e soprattutto maestosa ed entusiasmante”.
Nell’anno del centenario delle apparizioni, possano queste pagine penetrare l’anima del lettore, lenendo le sue angosce, confortandolo con la forza soprannaturale della grazia divina e, soprattutto, spronandolo all’impegno di conversione richiesto dalla Madonna a Fatima. La ricompensa sarà il Regno di Maria sulla terra, e la felicità eterna nel Cielo. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 9
Centenario delle apparizioni di Fatima
Dall’auge della Rivoluzione al trionfo del Cuore Immacolato
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Il secolo XX nella prospettiva di Fatima nei commenti di Plinio Corrêa de Oliveira
acque prospero il secolo XX, in un clima saturo di ottimismo. Negli sfarzosi saloni, illuminati dalle lampade elettriche da poco inventate, si ballavano i valzer viennesi e si beveva champagne francese. La Belle Époque emanava i suoi migliori profumi. Questo ambiente Plinio Corrêa de Oliveira lo conobbe in prima persona durante il suo soggiorno in Europa nel 1913. Egli rimasse estasiato dai resti di Civiltà Cristiana che ancora permanevano nella Belle Époque. Ma quest’epoca così brillante portava già i segni di un profondo decadimento.
Nelle principali capitali europee si realizzavano le esposizioni universali, nelle quali erano presentate le grandi invenzioni. Sono rimaste soprattutto famose quelle di Parigi, capitale della douceur de vivre. Visitatori di tutto il mondo vi si recavano allibiti per rendere omaggio ai sorprendenti progressi che la tecnica aveva appena compiuto e che avrebbero spalancato per gli uomini un’era di benessere generalizzato. Iniziava l’apoteosi della macchina. Trionfava la civiltà industriale, in cui gli uomini speravano di poter vivere completamente felici. La tecnologia avrebbe risolto ogni difficoltà, la scienza avrebbe eliminato le infermità e, magari, persino la morte... La Torre Eiffel, simbolo della civiltà industriale
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Questo concetto di vita, fondamentalmente laicista, verrà così denunciato da Plinio Corrêa de Oliveira:
“Reso autosufficiente mediante la scienza e la tecnica, l’uomo può risolvere tutti i suoi problemi, eliminare il dolore, la povertà, l’ignoranza, l’insicurezza, insomma tutto ciò che diciamo essere conseguenza del peccato originale o attuale. (...) In tale mondo, la Redenzione di Nostro Signore Gesù Cristo è del tutto inutile. Infatti l’uomo avrà superato il male con la scienza e avrà trasformato la terra in un ‘cielo’tecnicamente perfetto. E con il prolungamento indefinito della vita nutrirà la speranza di vincere un giorno la morte” (1).
Con una tale mentalità, l’umanità entrava euforica nel secolo XX, come passeggeri ed equipaggio imbarcarono nel 1912 sul Titanic, il favoloso e gigantesco palazzo fluttuante, l’insommergibile transatlantico che si potrebbe considerare il simbolo del secolo nascente, e che aveva adottato il motto “Neppure Dio lo affonda”. Ma Dio non si sfida. Il mitico vapore andò a finire sul fondo dell’oceano nel suo viaggio inaugurale...
Dalle armonie dei valzer al tuono dei cannoni: la prima Guerra mondiale
Il secolo XX cominciò a naufragare nel 1914.
Come fulmine a ciel sereno, il 28 giugno l’erede all’impero Austro-Ungarico, l’archiduca Francesco Ferdinando, cadde a Sarajevo sotto i colpi dell’anarchico serbo Gavrilo Princip. Questa fu la scintilla della prima Guerra mondiale (1914-1918). Chiusero i saloni e la gioventù dorata che li affollava finì nelle trincee. Le armonie dei valzer furono soffocate dai tuoni dei cannoni. Era il rintocco a morto della Belle Époque. Il 10 agosto moriva anche Papa s. Pio X, sconsolato per l’apparente futilità degli sforzi atti a fer-
Il Continente europeo fu scosso da un terremoto psicologico che rivoluzionò i costumi e le mentalità, facendo vacillare fin dalle fondamenta il magnifico edificio della Civiltà cristiana
Dalla Belle Époque ai Roaring Twenties, appena dieci anni separano queste due foto
mare questo conflitto, che egli sapeva avrebbe trascinato Europa alla rovina.
Peggiori della guerra stessa furono, in un certo senso, le sue conseguenze. Crollò la Vecchia Europa. Il glorioso impero austriaco fu spazzato via con i suoi mille anni di storia, lasciando l’Europa centrale ed i Balcani senza il loro naturale equilibrio (2). In Germania la monarchia degli Hohenzollern fu sostituita dalla debole Repubblica di Weimar, creando eventualmente le condizioni per l’ascesa del hitlerismo. E - caso paradigmatico - al timido Nicola II, Zar di tutte le Russie, subentrò il sanguinario Lenin, che diede inizio all’era del comunismo sovietico. Il mondo che emerse dai trattati di Versailles e di St. Germain era un mondo radicalmente nuovo.
Sulla scia dei profondi mutamenti politici e sociali, il continente europeo fu scosso anche da un terremoto psicologico che rivoluzionò i costumi e le mentalità, facendo vacillare fin dalle fondamenta il magnifico edificio della Civiltà cristiana. Il suo epicentro era situato oltre Atlantico.
All’insegna di un americanismo sempre più invadente sorsero nuovi “valori” nel nome della modernità (3). Era l’American way of life, propagato specialmente attraverso il cinema, che era la grande novità dell’epoca. Hollywood divenne il nuovo polo di attrazione mondiale. “Mentre l’Europa sembrava affondare nel caos, l’America toccava lo zenith dello splendore wilsoniano. Gli Stati Uniti avevano raggiunto il loro apogeo”, scriveva il dott. Plinio nel 1938 (4).
Le soavi melodie dei valzer furono soppiantate dai frastuoni del jazz. Alla Belle Époque subentrarono les années folles.
Questo spirito nuovo fu così definito dal dott. Plinio: “Uno stato d’animo subcosciente, e talvolta cosciente, che eleva il godimento della vita a supremo valore umano, e cerca di concepire l’universo e di organizzare la vita in modo esclusivamente voluttuoso” (5).
Dai resti di Civiltà cristiana alla città del demonio
Per Plinio Corrêa de Oliveira, spinti alle loro ultime conseguenze naturali, questi cambiamenti avrebbero comportato il virtuale smantellamento della Civiltà cristiana: “Bisogna essere vissuti nel 1920, o nel 1925, per capire il tremendo caos ideologico in cui si dibatteva l’umanità. La Cristianità sembrava un immenso edificio nelle fasi finali di demolizione. Nulla era trascurato che potesse distruggerla. Gli specialisti silenziosi e metodici staccavano una a una le pietre, disgiungevano le travi, toglievano le porte dai loro battenti e le finestre dai loro squadri. Questo compito, che eseguivano con il mutismo, l’astuzia e l’agilità di cospiratori, progrediva con freddezza inesorabile, senza perdere un attimo, senza sperperare un secondo. Quindi, con i materiali rubati dalla Casa di Dio cercavano di costruire con le loro linee stravaganti e sensuali, la superba città del demonio. “Tutto ciò è soltanto un’allegoria. Ma non c’è allegoria, né immagine, né descrizione che possa rappresentare la confusione di quei giorni di postGuerra” (6). TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 11
Centenario delle apparizioni di Fatima “La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre” Sotto, The Times, di Londra, dà notizia dell’aurora boreale vista in tutta Europa il 25 gennaio 1938
titi. Nella terza apparizione, il 13 luglio, Ella rivolse uno sguardo profetico sul secolo XX:
Il maggior avvenimento del secolo XX
È in questo contesto storico che accade il fatto che Plinio Corrêa de Oliveira riteneva il più grande avvenimento del secolo XX: le apparizioni della Madonna a Fatima, Portogallo.
Il 13 maggio 1917 “una Signora più splendente del sole” apparve su un leccio a tre bambini che pascolavano alcune pecore. Due di loro, Francesco e Giacinta, morti giovanissimi, sono stati beatificati da Giovanni Paolo II. La terza, Lucia, è morta nel 2005. La Madonna mostrò come la Prima Guerra mondiale fosse stata conseguenza dei peccati. Rivelò inoltre che una catena di castighi incombeva sull’umanità nel caso gli uomini non si fossero conver-
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“La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore (7). Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre.
“Per impedire tutto questo vengo a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà! (8).
Una ad una le profezie della Madonna andarono compiendosi. Commenta al riguardo Plinio Corrêa de Oliveira:
“Fu confermata la profezia secondo cui, poco dopo le apparizioni di Fatima, sarebbe giunta alla fine la prima guerra mondiale. Come fu pure confermato l’annuncio secondo cui, se l’umanità non si fosse emendata, sarebbe esplosa un’altra guerra mondiale. La luce straordinaria che illuminò i cieli dell’Europa prima della seconda conflagrazione, fu un fatto osservato in diversi paesi e universalmente noto. La Signora aveva preavvertito i veggenti che questo sarebbe stato il segno della punizione imminente. E poco dopo la punizione venne. “La previsione del castigo supremo, che è la diffusione del comunismo, cominciò a realizzarsi poco dopo le apparizioni. È importante notare che la Santissima Vergine annunciò che ‘la Russia diffonderà i suoi errori nel mondo’, ma che, al momento di questa profezia - 13 luglio 1917 - l’espressione era
più o meno inintelleggibile. Infatti lo zarismo era appena caduto, sostituito dal regime ancora borghese di Kerensky, e non si poteva sapere quali sarebbero stati questi errori russi. Perché non si trattava chiaramente della diffusione della religione greco-scismatica, mummificata e privata di qualsiasi forza espansiva.
“Così, l’ascesa dei marxisti al potere, nella infelice Russia, nel novembre del 1917, fu già un eloquente inizio di conferma della profezia. Poi, il Partito Comunista russo iniziò la propagazione mondiale dei suoi errori, il che accentuò ancora di più la coincidenza tra quanto la Vergine aveva annunciato e il corso degli avvenimenti. Dopo la seconda guerra mondiale l’espansione comunista si accentuò ancora molto di più, perché numerose nazioni, soggiogate con la frode e con la forza, caddero sotto il dominio sovietico. La Russia divenne così un pericolo mondiale. In questo modo, la minaccia formulata dalla Madonna, che poteva parere confusa e inverosimile nel 1917, si presenta come un pericolo che riempie di paura tutta la terra” (9). Dagli anni Venti l’Europa fu dunque attanagliata da due influenze, antitetiche per tanti versi ma coincidenti, ognuna a modo suo ed in diverse misure, nella loro azione corrosiva delle tradizioni cristiane:
“Nel 1917, un nuovo soffio dello spirito rivoluzionario percorse l’Europa. Avvenne l’immenso ribombo del crollo dello zarismo, e in Russia si impiantò il comunismo. Tutta la vita intellettuale e sociale si separò ancor più dal passato. In Occidente, l’egemonia si spostava sempre più dall’Europa tradizionale verso gli Stati Uniti livellatori” (10).
Il Nazismo: una falsa reazione al comunismo
L’ascesa del comunismo in Russia e, particolarmente, il massacro della famiglia imperiale, fecero fremere di paura l’Occidente. Ma fu un colpo salutare.
In un pubblico duramente scosso da questo fattaccio, le riforme attuate anni prima da Papa s. Pio X, miranti al risanamento della vita religiosa, cominciarono a produrre i loro frutti, dando vita a un entusiasmo cattolico come da tempo non si vedeva. Un po’ dappertutto sorsero movimenti di laici di indirizzo decisamente anticomunista.
Ecco che, facendo leva su questa salutare reazione (anzi, non limitata agli ambienti cattolici), sorsero anche diversi correnti che, pretendendo di fronteggiare la minaccia comunista e, in certo modo, anche quella americanista, poggiavano però su basi ben diverse da quelle cattoliche, e vi trasbordarono quindi una considerevole parte dell’opinione pubblica. Questi correnti, qualificate da Plinio Corrêa de Oliveira genericamente come “false destre”, trovarono la loro espressione paradigmatica nel nazismo. Una costante in questo periodo della vita del prof. Plinio fu la denuncia e la lotta contro il nazismo. Soltanto per il “Legionário”, del quale era direttore, egli scrisse ben 447 articoli contro questa falsa reazione. Su di essa, infatti, egli aveva le idee molto chiare: “Ogni qualvolta il demonio si trova nell’imminenza di perdere una partita, la sua grande arma è la confusione. Eccolo utilizzandola di nuovo anche questa volta.
“La Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni contro la Chiesa”
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 13
Centenario delle apparizioni di Fatima
1929: una previsione avverata Caro mio,
Mi si accentua ogni volta di più l’impressione che siamo alle soglie di un’epoca piena di sofferenze e di lotte. Da tutte le parti, la sofferenza della Chiesa si fa più intensa, e la battaglia si avvicina sempre di più. Ho l’impressione che le nuvole dell’orizzonte politico stiano calando. Non tarderà la tempesta, che dovrà avere una guerra mondiale come sola prefazione. Ma questa guerra spargerà in tutto il mondo tanta confusione, che le rivoluzioni sorgeranno ovunque, e la putrefazione del triste secolo XX raggiungerà il suo apogeo. A quel punto, allora, sorgeranno le forze del male che, simili ai vermi, appariranno nel momento in cui la putrefazione culminerà. Tutto il bas-fond della società verrà a galla, e la Chiesa sarà perseguitata dappertutto. Però “et ego dico tibi quia tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus Eam!”. Di conseguenza, o avremo un nouveau Moyen Age oppure avremo la fine del mondo.
Ecco il nostro compito principale: prepararci per il combattimento, e preparare la Chiesa, come il marinaio che allestisce la nave prima della tempesta.
staurare. Un comunismo insidioso, mascherato da cristiano. Un comunismo mille volte peggiore, perché mobilitava contro la Chiesa le armi sataniche dell’astuzia invece di quelle innocue ed impotenti della forza bruta. Cominciava con l’esaltare gli animi per mezzo di alcune verità, quindi li metteva in delirio con il pretesto dell’entusiasmo per tali verità, e dopo li attirava ai più terribili errori. Dunque, un comunismo che non significava l’obliterazione dei cattivi, bensì dei buoni; la più terribile macchina di perdizione e di falsificazione che il demonio abbia generato nel corso della storia” (11).
La seconda Guerra mondiale
A Fatima, la Madonna aveva ammonito: “Se [gli uomini] non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI comincerà un’altra [guerra] peggiore”. Purtroppo, l’umanità rimase sorda alla celestiale voce e avvenne l’ecatombe che coinvolse tutto il mondo.
Negli anni Venti, Plinio Corrêa de Oliveira non conosceva ancora in dettaglio il messaggio di Fatima. La (Plinio Corrêa de Oliveira, lettera a un amico, 1929) Seconda Guerra mondiale, però, egli la predisse con dieci anni di antecedenza, per esempio in un’impressio“Forse, un giorno, la storia dirà in quali antri nante lettera a un amico, scritta nel 1929 e riportata tenebrosi fu forgiato. Ma il fatto è che, per corri- parzialmente nel riquadro a sinistra. spondere ai desideri di innumerevoli persone asseNel 1936, quando ancora quasi nessuno pensava tate dei valori della Civiltà cristiana, apparve in seriamente ad una conflagrazione mondiale, il dott. Germania un partito che fu imitato altrove, il quale Plinio avvertiva: “Da qui a poco, solo i ciechi possi proponeva l’insediamento di un nuovo mondo cri- sono contestarlo, verrà un diluvio internazionale: la stiano. A prima vista, nulla di più simpatico. guerra mondiale batte alle porte della Civiltà occi“Tuttavia, se si riflettesse attentamente sul lato dentale” (12). concreto di questa ideologia, un lato che la macNel marzo 1938, la Germania nazista si annesse chiavelica propaganda rivelava solo a piccoli passi l’Austria e, in seguito, i Sudeti. Analizzando gli avagli iniziati, che terribile delusione si subiva! venimenti, il prof. Plinio scrisse: “La guerra è una Un’idelogia confusa, impregnata di evoluzionismo e questione di giorni, ma fatalmente scoppierà” (13). materialismo storico, satura di influenze filosofiche Infatti, essa non tardò. Il 1 settembre dell’anno e ideologiche pagane, un programma politico ed seguente, il Führer ordinava l’invasione della Poloeconomico radicale e tipicamente socialista, dagli nia. Due giorni dopo la Gran Bretagna e la Francia intollerabili pregiudizi razzisti. dichiaravano la guerra all’invasore nazista. Il gioco
“Insomma, dietro ai bramiti anticomunisti del nazismo, era proprio il comunismo che si voleva in14 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017
delle alleanze trascinava poi nella voragine diversi altri paesi, tra cui l’Italia. Gli Stati Uniti entreranno
Anche l’uomo si è trasformato. L’irruente vento della modernità gli ha portato via il cilindro ed il cappello di feltro, gli ha tagliato il baffo, un tempo opulento e dotato di punte alla Kaiser, gli ha ammorbidito il collo inamidato della camicia, gli ha amputato i pantaloni sotto le ginocchia, e del ponderato cavaliere del 1900 ne ha fatto il ragazzotto del 1954
in guerra nel 1941, dopo il bombardamento giapponese contro la base navale di Pearl Harbour.
Dopo sei anni di conflitto, ne risultò un mappamondo del tutto cambiato, scisso in due grandi blocchi. Da una parte il mondo comunista, guidato dall’URSS che aveva inglobato diversi paesi, specialmente dell’Est europeo, schiavizzandoli e segregandoli dal Mondo Libero con una Cortina di Ferro. D’altra parte il mondo non-comunista sotto la guida de facto degli Stati Uniti.
Il secondo periodo post-bellico: “il maggior naufragio della storia”
Come nella prima, anche nella seconda Guerra mondiale, oltre alla catastrofica devastazione materiale, i danni maggiori furonno subiti dai restanti valori della Civiltà Cristiana. Sotto l’influenza hollywoodiana, il mondo occidentale cominciò a cercare sfrenatamente il godimento dei piaceri della vita, specialmente quelli della sensualità. Era il trionfo del neopaganesimo. Plinio Corrêa de Oliveira naturalmente insorse contro questa tendenza perché “la Chiesa ci insegna che questa Terra è un luogo di esilio, una valle di la-
crime, un campo di battaglia, e non un luogo di delizie” (14).
Le esigenze d’una malintesa modernità imponevano modelli, criteri e costumi sempre più democratici, livellatori, rilassati. Ciò che restava di influenza tradizionale fu definitivamente sommerso dall’ondata di modernizzazione. Plinio Corrêa de Oliveira ovviamente cercò di contrastare questo corso degli avvenimenti. Per esempio, riferirendosi alle mode maschili, egli scrisse nel 1954:
“Anche l’uomo si è trasformato. L’irruente vento della modernità gli ha portato via il cilindro ed il cappello di feltro, gli ha tagliato il baffo, un tempo opulento e dotato di punte alla Kaiser, gli ha ammorbidito il collo inamidato della camicia, gli ha amputato i pantaloni sotto le ginocchia, e del ponderato cavaliere del 1900 ne ha fatto il ragazzotto del 1954. (...) Questa immensa trasformazione nei costumi e nel tipo umano implica, ovviamente, una non minore modificazione dello stile di vita e dello stesso contenuto più intimo dell’anima umana. Ed in ciò consiste la sua importanza” (15).
Questo progressivo crollo di tutto ciò che rappresentava ordine, tradizione e virtù fu qualificato dal pensatore cattolico come “il maggior naufragio della storia”: TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 15
Centenario delle apparizioni di Fatima
Una delegazione delle TFP nella Piazza Rossa, a Mosca, nel dicembre 1991, per consegnare a Mikhail Gorbaciov 5.218.345 firme in favore dell’indipendenza della Lituania: secondo gli analisti, fu l’inizio della dissoluzione dell’URSS
“Per non dilungarci troppo, consideriamo soltanto i decenni che seguirono alla Seconda Guerra mondiale. In questo periodo sono occorsi innumerevoli cambiamenti, nel modo di pensare, di sentire, di vivere e di agire degli uomini. Considerati questi cambiamenti come un insieme - e scontate le eccezioni - è innegabile che si dirigono verso una situazione violentemente opposta a tutte le tradizioni spirituali e culturali che abbiamo ricevuto.
“Queste tradizioni sono ancora vive, però ad ogni momento qualche modifica le debilita. Logicamente, se nessuno si erge in loro difesa, finiranno col perire. Quindi, la morte di queste tradizioni implica, secondo me, il maggior naufragio della storia” (16).
L’apogeo del comunismo
Commentando il panorama politico-ideologico dell’immediato dopoguerra, il 13 maggio 1945 il dott. Plinio scriverà:
“Questa guerra è stata soprattutto una battaglia ideologica, in cui si è cercato di stringere l’opinione cattolica nella morsa di un terribile dilemma: o nazismo o comunismo. La Madonna, che ‘ha schiacciato tutte le eresie del mondo intero’, volle che nel mese di Maria si rompesse una delle due parti della tenaglia: il nazismo è morto. Ora dob16 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017
biamo chiederLe di spezzare anche l’altra, schiacciando il comunismo” (17). Il grande nemico di questo periodo era chiaramente il comunismo, condannato dal Supremo Magistero della Chiesa come “intrinsecamente perverso” (Pio XI, enciclica Divini Redemptoris, n. 58). Negli anni successivi al conflitto mondiale, il comunismo ateo conquistò, a volte con le armi a volte con l’astuzia, un impero che fece impallidire quello dei Cesari romani. Nel 1976 rifletteva il prof. Plinio:
“In questo momento [il comunismo] si trova a un autentico apogeo. Prendendo in considerazione i territori e le popolazioni soggette a regimi comunisti, esso dispone di un impero mondiale senza precedenti nella storia. Questo impero costituisce un fattore di continua insicurezza e disunione tra le principali nazioni non comuniste.
“Inoltre, i capi del comunismo tirano i fili che muovono, in tutto il mondo non comunista, i partiti dichiaratamente comunisti, e l’enorme rete di criptocomunisti, di para-comunisti e di utili idioti, infiltrati non soltanto nei partiti non comunisti, socialisti e altri, ma anche nelle Chiese, nelle organizzazioni professionali e culturali, nelle banche, nella stampa, nella televisione, nella radio, nel cinema, ecc.
Già dagli anni Trenta le correnti marxiste più aggiornate cominciarono a delineare la futura Rivoluzione culturale A sin., Wilhelm Reich, autore del bestseller «La rivoluzione sessuale» (1936) Sotto, una delle prime manifestazioni omosessuali a Parigi, ancora sotto l’egida della rivoluzione comunista
“E come se tutto questo non bastasse, il comunismo si serve in modo terribilmente efficace delle tecniche di conquista psicologica di cui parleremo più avanti. Per mezzo di queste, il comunismo sta riuscendo a ridurre in una condizione di torpore, causa di disimpegno e d’istupidimento, enormi settori della opinione pubblica non comunista. Queste tecniche permettono al comunismo di aspettarsi, su questo terreno, risultati per esso ancor più vantaggiosi e sconcertanti per gli osservatori che analizzano i fatti dall’esterno.
“L’inerzia, quando non l’ostentata e sostanziale collaborazione con il comunismo - così potente - di tanti governi borghesi dell’Occidente, configura un terribile quadro d’insieme di fronte al quale vive il mondo attuale.
l’alfiere della conversione prevista dalla Madonna a Fatima? Il comunismo non cadde con il Muro di Berlino nel 1989?
Niente affatto. La perestroika non fu che un traguardo nel lungo processo di metamorfosi del comunismo. Già alla fine degli anni Quaranta ai massimi dirigenti della Rivoluzione parve chiaro che il comunismo di stampo sovietico non aveva possibilità di imporsi in Occidente. Cominciò allora la lunga serie di manovre politiche e di piroette propagandistiche miranti a presentare un nuovo tipo di “comunismo dal volto umano”, antesignano, per certi versi, di ciò che sarà il post-comunismo odierno.
“Stando così le cose, se il corso del processo rivoluzionario continua a svolgersi come si è svolto fino a questo punto, è umanamente inevitabile che il trionfo generale del comunismo finisca per imporsi al mondo intero” (18).
Si compiva così in modo drammatico la profezia della Madonna secondo la quale “la Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa e martirizzando i buoni”.
Fine del comunismo o metamorfosi?
A questo punto si potrebbe fare un’obiezione: ma la Russia non si sarebbe già convertita con la perestrojka di Gorbachov? Questi non sarebbe stato
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 17
Centenario delle apparizioni di Fatima Al classico proletariato operaio, la Rivoluzione culturale sostituisce un neoproletariato culturale e morale, composto, per esempio, dalle femministe e dagli omosessualisti
E le profezie della Madonna continuano a compiersi...
Sempre attento alla marcia della Rivoluzione, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira ha, a suo tempo, puntualmente smascherato ognuno di questi modelli, in alcuni casi anche prevedendoli con anni d’anticipo. Non è questa la sede per trattare l’argomento (19).
Nel 1990, il leader brasiliano concesse un’intervista al settimanale italiano “30 Giorni”, in cui trattò lungamente questo argomento (si veda articolo in questa rivista).
Nel 1992, egli scrisse alcune note aggiuntive al suo capolavoro «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», in cui analizzava in certa profondità le prospettive aperte dalla disoluzione dell’URSS (20).
Rivoluzione culturale
Sulla scia della falsa impressione della morte del comunismo, un altro quesito potrebbe sorgere. Nel periodo della Guerra Fredda si intendeva come trionfo del comunismo - gli “errori della Russia” l’invasione sovietica di un paese libero, oppure la presa del potere da parte del Partito Comunista, con la conseguente instaurazione d’una dittatura del proletariato. Adesso che l’URSS non c’è più, come si realizzerebbe questo trionfo? Come abbiamo visto sopra, la metamorfosi comunista è stata un cambiamento di tattica per arrivare meglio al bersaglio, cioè alla liquidazione della Civiltà cristiana. Abbandonata la forza bruta questa liquidazione procede con l’infiltrazione pacifica e sorniona dei principi rivoluzionari in Occidente, mi-
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nando i costumi e producendo la completa disgregazione morale attraverso la Rivoluzione culturale.
Questa rivoluzione è stata teorizzata dagli stessi marxisi già a partire degli anni Trenta del secolo scorso, per esempio da Antonio Gramsci e dai membri della cosiddetta Scuole di Francoforte. Eccone alcuni elementi:
I. L’amore libero penetra progressivamente nelle famiglie, distruggendo i sacri vincoli del matrimonio e della fedeltà coniugale: legalizzazione del divorzio; diffusione del concubinato; rapporti prematrimoniali; liberazione sessuale con metodi contraccet-
tivi e abortivi, come la “pillola del giorno dopo”; legalizzazione dell’aborto; sterilizzazione di uomini e donne; fertilizzazione in vitro, con tutte le sue conseguenze, come l’utero in affitto; omossessualità dilagante, legalizzazione del “matrimonio” omossessuale e di altre forme di unioni de facto;
diffusione della teoria gender; mode che si avviano al nudismo; mode unisex; proliferazione della pornografia; educazione sessuale tendenziosa nelle scuole.
II. L’ugualitarismo penetra progressivamente nella società, distruggendo le legittime gerarchie: leggi socialiste e tasse sempre più elevate che
corrodono il diritto di proprietà;
riforme di base (agraria, urbana, imprendito-
riale) di inspirazione socialista;
centralizzazione del potere finanziario con la
formazione di super-aziende e super-banche anonime a scapito dell’iniziativa privata; centralizzazione del potere politico, con la soppressione delle legittime differenze regionali e nazionali; uguaglianza tra genitori e figli, professori e allievi, padroni e impiegati, e via dicendo; ingegneria genetica: costruzione dell’essere umano standardizzato.
III. Distruzione totale di ciò che resta della Civiltà cristiana: proliferazione del traffico e del con-
sumo di droghe; discoteche sempre più infrequentabili; eutanasia; proliferazione di culti esoterici, stregoneria e satanismo; una TV sempre più immorale e violenta.
La crisi nella Chiesa
Tutto ciò senza parlare dell’elemento in assoluto più importante: la terribile crisi che attanaglia la Santa Chiesa, paragonata da Papa Paolo VI al “fumo di satana penetrato nel Tempio”. Una crisi molto aggravata proprio negli ultimi anni, col lancio di una nuova pastorale che rischia di portare la scure alle stesse radici dell’ordine famigliare.
Per soppesare questa crisi, basti citare le parole di Papa Giovanni Paolo II:
“Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in gran parte si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi. Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si è manomessa anche la Liturgia; immersi nel relativismo intellettuale e morale e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico senza dogmi definiti e senza morale oggettiva” (21).
Due aspetti della crisi nella Chiesa: una drag queen tiene l’omelia in una parrocchia di San Paolo del Brasile; un sacerdote guerrigliero, seguace della Teologia della liberazione, celebra la Messa in una base insorgente TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 19
Centenario delle apparizioni di Fatima
La prospettiva del castigo
smo, diventa più probabile che avanziamo verso la realizzazione dei castighi” (24).
A questo punto ci si chiede: siamo giunti alla fine? Come giudicava il prof. Plinio Corrêa de Oliveira questo vortice di peccato, alla luce di Fatima? Quale prospettiva intravedeva per il mondo?
Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria
“Si svolgeranno gli avvenimenti previsti a Fatima, e fino a questo momento non ancora realizzati? É la domanda che si fa l’umanità contemporanea. In via di principio, non vi è possibilità di dubbio. Perché il fatto che una parte della profezie si sia già realizzata con impressionante precisione prova il loro carattere soprannaturale. E, provato questo carattere, non è possibile mettere in dubbio che il messaggio celeste si realizzi completamente” (22).
“È bene che, al termine di queste riflessioni, il nostro spirito indugi nella considerazione delle prospettive ultime del messaggio di Fatima. Oltre la tristezza e le punizioni sommamente probabili, verso le quali avanziamo, abbiamo davanti a noi le luci sacrali dell’alba del Regno di Maria: Infine, il mio Cuore Immacolato Trionferà. È una prospettiva grandiosa di universale vittoria del Cuore regale e materno della santissima Vergine. È una promessa pacificante, attraente e soprattutto maestosa ed entusiasmante” (25).
Anzitutto, egli faceva pieno affidamento nelle parole della Madonna. Se la maggior parte delle profezie si sono già avverate, non c’è motivo per non sperare nel compimento delle altre:
In concreto, due profezie debbono ancora realizzarsi: - il supremo castigo per i peccati dell’umanità;
- il trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria.
“Se gli uomini non si emenderanno - ammoniva Giacinta di Fatima - la Madonna invierà al mondo un castigo quale non si vide mai. (...) Bisogna far penitenza. Se non si emendano verrà il castigo” (23). A questo proposito commentava il dott. Plinio:
“Alla Cova da Iria, la Madonna ha indicato due condizioni, entrambe indispensabili, perché si allontanassero i castighi, con cui ci minacciava.
“Una di queste condizioni era la consacrazione. Supponiamo che sia stata fatta nel modo richiesto dalla Santissima Vergine. Rimane la seconda condizione: la divulgazione della pratica della comunione riparatrice dei primi cinque sabati del mese. Ci sembra evidente che questa devozione non si è propagata fino a oggi nel mondo cattolico nella misura desiderata dalla Madre di Dio.
“E vi è ancora un’altra condizione, implicita nel messaggio ma anch’essa indispensabile: è la vittoria del mondo sulle mille forme di empietà e di impurità che lo stanno dominando. Tutto indica che questa vittoria non è stata ottenuta e, al contrario, che in questa materia ci avviciniamo sempre più al parossismo. Così, un mutamento di indirizzo dell’umanità sta diventando sempre più improbabile. E, nella misura in cui avanziamo verso questo parossi-
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Il prof. Plinio Corrêa de Oliveira guardava però al futuro con la certezza fiduciosa del grande intervento di Dio nella storia ed il conseguente trionfo del Cuore Immacolato di Maria:
Questa promessa riguarda il ristabilimento dell’ordine cattolico nel mondo, il risorgere della Cristianità. Quando avverrà? Il futuro appartiene a Dio. Ma la grande certezza che illuminò la lunga vita di Plinio Corrêa de Oliveira fu proprio quella della vittoria finale del Cuore Immacolato di Maria. Le parole conclusive dell’ultima conferenza pubblica che egli tenne il 19 agosto 1995, già molto indebolito dalla malattia, suonano come un vaticinio: “Tutto si è spezzato, tutto è crollato, tutto è ridotto a niente. Soltanto una cosa resta in piedi: la Madonna vincerà! Dopo questa conferenza, che cosa accadrà? Come si svolgeranno gli avvenimenti? Io non lo so. Di una cosa però ho la certezza assoluta. Fra ‘x’ anni, siano essi cinque o cinquanta, voi potrete dire: la Madonna infatti trionfò!”
Fu con questa certezza nell’animo che egli chiuse gli occhi alla luce del mondo il 3 ottobre 1995, confortato dai sacramenti della Chiesa e avendo ricevuto l’apostolica benedizione. Non vi è migliore epitaffio per questo autentico crociato del secolo XX, che le parole che egli stesso scrisse come chiusura del suo saggio «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione»: “In mezzo a questo caos, solo qualcosa non cambierà. È, nel mio cuore e sulle mie labbra, come in quello di quanti vivono e pensano in sintonia con me, la preghiera:
“Ad te levavi oculos meos qui habitas in coelis.
“Ecce sicut oculi servorum in manibus dominorum suorum,
“Sicut oculi ancillae in manibus dominae suae: ita oculi nostri ad Dominam Matrem nostram, donec misereatur nostri”.
“Alzo i miei occhi a te, che abiti nei Cieli. Così come gli occhi dei servi sono fissi sulle mani dei loro signori e gli occhi della schiava sulle mani della sua signora, altrettanto i nostri occhi sono fissi sulla Signora, Madre nostra, finché abbia misericordia di noi. “È l’affermazione dell’immutabile fiducia dell’anima cattolica, in ginocchio, ma incrollabile, in mezzo alla convulsione generale. “Incrollabile con tutta la forza di quanti, in mezzo alla burrasca, e con una forza d’animo maggiore di questa, continuano ad affermare dal più profondo del cuore: Credo in Unam, Sanctam, Catholicam et Apostolicam Ecclesiam, contro la quale, secondo la promessa fatta a Pietro, le porte dell'inferno non prevarranno”.
Note
1. Plinio Corrêa de Oliveira, «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», Luci sull’Est, Roma 1998, p. 81. 2. “Vienna dev’essere la capitale di un grande Impero germanico o di una bipolare monarchia austro-ungarica. Qualunque cosa che non sia questo costituisce un irreparabile danno per l’influenza cattolica nell’area danubiana” (Plinio Corrêa de Oliveira “7 dias em revista”, in O Legionario, n. 570, 11-07-1943). 3. Americanismo, bisogna dirlo, molto lontano e anzi agli antipodi dell’autentico e tradizionale spirito americano. Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, Nobility and Analogous Traditional Elites, Hamilton Press, 1993, Appendix 1, The United States: an Aristocratic Nation Within a Democratic State. 4. Plinio Corrêa de Oliveira, “A dynamite di Christo”, in O Legionário, n. 321, 5-11-38. 5. Plinio Corrêa de Oliveira, “Il cuore del saggio sta dove c’è tristezza”, in Catolicismo, n. 85, gennaio 1958. 6. Plinio Corrêa de Oliveira, “Davanti a Fatima, non induriamo i nostri cuori!”, in O Legionário, 13-05-1945. 7. In dichiarazioni del febbraio 1946, suor Lucia confermò di avere sentito la Madonna pronunciare il nome di Pio XI, non sapendo allora se trattasi di un papa o di un re. Per suor Lucia non presenta nessuna difficoltà il fatto che di solito si intenda che la guerra è cominciata soltanto sotto il pontificato di Pio XII. Lei fa notare che l’annessione dell’Austria costituisce un’autentica premessa della conflagrazione. 8. Cfr. Antonio Borelli, «Fatima. Messaggio di tragedia o di speranza?», Luci sull’Est, Roma 1996, pp. 40-42. 9. Plinio Corrêa de Oliveira, “Fatima: una visione d’insieme”, in Il pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira, luglio 1997, p. 3. 10. Plinio Corrêa de Oliveira, “Davanti a Fatima non induriamo i nostri cuori!” 11. Plinio Corrêa de Oliveira, O Legionário 13-05-1945. 12. Plinio Corrêa de Oliveira, “Unidade nacional”, in O Legionário, n. 219, 22-11-36. 13. Plinio Corrêa de Oliveira, in O Legionário, 18-09-38. 14. Plinio Corrêa de Oliveira, in Folha di S. Paulo, 29-07-80.
15. Plinio Corrêa de Oliveira, “Dame e cavalieri del 1900, sportsmen del 1954”, in Catolicismo, n. 43, luglio 1954. 16. Plinio Corrêa de Oliveira, in Folha di S. Paulo, 20-03-69. 17. Plinio Corrêa de Oliveira, “Regina Pacis”, in O Legionário, n. 666, 13-05-45. 18. Plinio Corrêa de Oliveira, «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», pp. 137-138. 19. Cfr. “Plinio Corrêa de Oliveira e le metamorfosi del comunismo”, in Tradizione Famiglia Proprietà, dicembre 1998, pp. 13-16. 20. Plinio Corrêa de Oliveira, «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», pp. 164-166. 21. Discorso ai religiosi e sacerdoti partecipanti al primo Convegno nazionale italiano sul tema Missioni al Popolo per gli anni ‘80, del 6 febbraio 1981, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Editrice Vaticana, vol. IV, 1, p. 235. 22. Plinio Corrêa de Oliveira, “Fatima: una visione d’insieme”, p. 5. 23. Antonio Borelli, «Fatima: messaggio di tragedia o di speranza?», pp. 58-59. 24. Plinio Corrêa de Oliveira, “Fatima: una visione d’insieme”, p. 4. 25. Ibid. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 21
Centenario delle apparizioni di Fatima
Fatima, TFP e perestroika Nel 1990 l’URSS si avviava verso la dissoluzione. Un po’ come succede oggi con la figura di Vladimir Putin, diverse voci acclamavano Mikhail Gorbaciov e la sua politica di perestroika come segno di conversione della Russia, secondo quanto aveva promesso la Madonna a Fatima. In quell’occasione il mensile romano “30 Giorni”, alfiere di tale posizione, intervistò il prof. Plinio Corrêa de Oliveira.
N
el marzo 1990, il mensile 30 Giorni dedicò un ampio servizio al messaggio di Fatima e al suo ipotetico legame con gli accadimenti oltre la Cortina di Ferro: cfr. Stefano M. Paci, Miracolo all’Est? E la Vergine promise, in 30 Giorni, anno VIII, n. 3, marzo 1990, pp. 6-14, cui si legava l’editoriale dello stesso numero, Il segreto di Fatima e l’apostasia nella Chiesa, a p. 3. Nel servizio venivano riferite opinioni di persone a diverso titolo interessate al tema, fra cui il professor Plinio Corrêa de Oliveira, fondatore e presidente del Consiglio Nazionale della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade, la TFP brasiliana. L’opinione del pensatore cattolico brasiliano è stata espressa all’interno di una lunga intervista da lui concessa — con l’ingegner Antonio Augusto Borelli Machado, membro della medesima associazione e autore dell’opera più diffusa al mondo sulle apparizioni e il messaggio di Fatima (1) — al
redattore della rivista romana. Il titolo, i sottotitoli, le note a piè di pagina e la traduzione dall’originale in portoghese sono redazionali (2).
La perestrojka e il messaggio di Fatima
Ritiene che i cambiamenti che avvengono nell’impero sovietico siano collegati all’apparizione della Madonna a Fatima e con la consacrazione della Russia che Giovanni Paolo II ha fatto nel 1984? Ritiene quella consacrazione valida? Se non la ritiene valida, come ritiene possano essere interpretati gli attuali avvenimenti all’Est?
Plinio Corrêa de Oliveira - La correlazione fra il messaggio della Madonna a Fatima e le trasformazioni che, a quanto pare, cominciano a verificarsi in Russia è evidente.
Le apparizioni di Fatima avvennero nel 1917, poco prima della caduta del regime zarista. Dopo la quale si è fatta particolarmente chiara l’affermazione — prima abbastanza oscura — secondo cui “la Russia [...] diffonderà i suoi errori nel mondo...”, come fu detto in occasione dell’apparizione del 13 luglio. Ed ecco che proprio gli errori del marxismo-leninismo hanno seguaci in tutto il mondo. Il problema che gli attuali accadimenti della Russia potrebbero suscitare, relativamente al messaggio di Fatima, si potrebbe enunciare meglio nei seguenti termini: “Con il crollo del capitalismo di Stato, che Gorbaciov sta portando a termine, il comunismo scompare dalla Russia. Ed esso entrerà
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Dal 1988 una martellante campagna pubblicitaria, alla quale non era estranea l’Ostpolitik vaticana, presentava la perestroika di Mikhail Gorbaciov come segno della conversione della Russia; Plinio Corrêa de Oliveira vi vedeva, invece, una metamorfosi del comunismo
per forza in declino in tutto il mondo. In questo modo, il comunismo non sarà più un ‘errore della Russia’, e si porrà sulla strada di diminuire ovunque. La diffusione del comunismo, prevista a Fatima, sarà stata soltanto un lungo e doloroso episodio della storia ormai relegato nel passato. E la guerra mondiale, pure prevista a Fatima in collegamento con l’espansione comunista, non avverrà. Infatti Gorbaciov è uno dei grandi operatori mondiali della pace. Perciò Fatima non vale nulla”. Tutto questo ragionamento è vano. Si basa sull’idea falsa secondo cui il comunismo coincide con il capitalismo di Stato; perciò è infondata l’affermazione secondo cui, una volta distrutto questo, quello scompare.
In realtà, secondo la dottrina comunista, il capitalismo di Stato è soltanto una tappa nell’evoluzione storica verso il comunismo integrale, nel quale l’au-
togestione a tutti i livelli della società renderà superflua l’esistenza stessa dello Stato. È quanto dice il Programma del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, nella sua nuova redazione approvata il 1° marzo 1986, già nell’era Gorbaciov: “Il comunismo significa la trasformazione del sistema di autogestione socialista del popolo, della democrazia socialista, nella forma superiore di organizzazione della società, l’autogestione comunista della società. Nella misura in cui saranno venute maturando le premesse socio-economiche e ideologiche necessarie, in cui tutti i cittadini saranno stati incorporati nella gestione, lo Stato socialista, come ha indicato Lenin, diverrà in una misura sempre maggiore, verifican-
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Centenario delle apparizioni di Fatima
dosi le condizioni internazionali corrispondenti, la “forma transitoria dello Stato verso il non-Stato”. L’attività degli organi statali dovrà acquisire un carattere non politico e gradatamente scomparirà la necessità dello Stato come istituto politico specifico” (Edizioni dell’Agenzia di Stampa Novosti, Mosca 1986, p. 27) (3). Questo è il significato autentico della demolizione del capitalismo di Stato, promossa da Gorbaciov. Lui stesso lo ha affermato in diverse dichiarazioni ampiamente diffuse dalla stampa e nel
Sin quasi alla fine della sua vita, suor Lucia negò la validità delle consacrazioni della Russia al Cuore Immacolato di Maria; poi improvvisamente cambiò opinione, accettando la consacrazione fatta da Giovanni Paolo II nel 1984: un cambiamento sul quale discutono tuttora gli esperti di Fatima
suo libro Perestroika (cfr. Harper and Row, New York 1987, pp. 36-37) (4).
L’autogestione, verso la quale avanza il comunismo, è semplicemente un comunismo di microsocietà, che diverranno sempre più numerose nella misura in cui si ridurranno le megalopoli. Tutto questo può far sorridere il lettore, che immaginerà di cogliere nelle mie parole un espediente, forse abile, per “salvare” il messaggio di Fatima.
Tuttavia, ho previsto proprio questo, fondandomi sugli accadimenti politici del tempo, quando ho pubblicato la più recente edizione di «Revoluzione e Contro-Rivoluzione». Eravamo nel 1976, e Giovanni Cantoni, con il quale mantenevo rapporti di recente amicizia, ebbe la gentilezza di chiedermi una prefa-
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zione per l’edizione della mia opera in lingua italiana. Questa edizione sarebbe stata lanciata da Alleanza Cattolica, che il mio amico dirigeva brillantemente. Invece della prefazione, inviai a Giovanni Cantoni, per la sua edizione, una nuova parte di «Revoluzione e Contro-Rivoluzione», la terza, che egli gentilmente accettò. Al lettore di queste righe basta consultare le pagine 175 e 190 del libro in italiano, oppure le pagine 64 e 71 dell’edizione brasiliana successiva all’edizione italiana:
“[...] il successo dei metodi consueti della III Rivoluzione [il comunismo] è compromesso dal sorgere di situazioni psicologiche sfavorevoli, che si sono accentuate fortemente nel corso degli ultimi vent’anni. Queste condizioni forzeranno il comunismo a optare, da ora in avanti, per l’avventura?” (p. 175);
“Come è ben noto, né Marx, né la generalità dei suoi più famosi seguaci, tanto ‘ortodossi’ quanto ‘eterodossi’, hanno visto nella dittatura del proletariato la mossa finale del processo rivoluzionario. Secondo loro, essa è soltanto l’aspetto più compiuto, dinamico, della Rivoluzione universale. E, nella mitologia evoluzionista insita nel pensiero di Marx e dei suoi seguaci, così come l’evoluzione si svolgerà all’infinito con il passare dei secoli, così anche la Rivoluzione non avrà termine. Dalla I Rivoluzione [il protestantesimo e il Rinascimento] ne sono già nate altre due. La terza, a sua volta, ne genererà un’altra. E così via... “È impossibile prevedere, nella prospettiva marxista, come saranno la ventesima o la cinquantesima Rivoluzione. Però non è impossibile prevedere come sarà la IV Rivoluzione. Questa previsione l’hanno già fatta gli stessi marxisti.
“Essa dovrà essere il crollo della dittatura del proletariato in conseguenza di una nuova crisi, per cui lo Stato ipertrofizzato sarà vittima della sua stessa ipertrofia; e scomparirà, dando origine a uno stato di cose scientista e cooperativista, in cui — dicono i comunisti — l’uomo avrà raggiunto un grado di libertà, di uguaglianza e di fraternità fino a ora inimmaginabile” (p. 190). Dunque, la Russia di Gorbaciov continua ad avanzare sulle vie del suo errore. Peggio: lo sta por-
La Russia non è mai menzionata nelle varie consacrazioni. Si usano sempre circonlocuzioni. Sembra quasi che l’Ostpolitik condizioni questi atti, come se una menzione esplicita della Russia fosse sgradita ai despoti del Cremlino Antonio Borelli, esperto in Fatima
tando a perfezione e il messaggio di Fatima non è smentito, ma — al contrario — confermato. Infatti il new look gorbacioviano della prerestrojka sta entrando nella simpatia dei borghesi di tutto il mondo molto di più di quanto non sarebbe riuscito a fare il comunismo.
Quindi, gli avvenimenti attuali all’Est potrebbero essere visti come il triste risultato dell’invalidità della consacrazione fatta da Giovanni Paolo II, secondo il giudizio di quanti considerano invalida tale consacrazione.
Il problema della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato della Madonna
Antonio Augusto Borelli Machado - Il vescovo di Leiria-Fátima, S. E. mons. Alberto Cosme do Amaral, ammette che la consacrazione fatta da Giovanni Paolo II ha ottemperato alle condizioni imposte dalla Madonna — ovviamente il termine “valida” è assunto in questo senso nella domanda — perché, anche se non vi è stata una “totalità matematica” di vescovi che si sono uniti all’atto del Santo Padre, vi è stata — a suo modo di vedere — una “totalità morale”. Di fatto, ci consta, da informazioni raccolte qua e là, che vi sia stata un’adesione significativa di alcuni episcopati alla consacrazione fatta da Giovanni Paolo II. In che misura questo è accaduto relativamente a tutti gli episcopati del mondo? Non lo sappiamo. Ma, per quanto si riferisce al Brasile, ci consta che la consacrazione sia stata fatta da pochissimi vescovi, che si possono contare sulle dita di una mano. Oppure è stata tanto discreta, da parte di altri ancora, da non esser giunta a conoscenza del pubblico. Ebbene, l’episcopato brasiliano è, per numero, il terzo del mondo; e il Brasile è il paese con il numero maggiore di diocesi: nel 1983 ne aveva duecentotrentatrè. Perciò, la dichiarazione di S. E. il vescovo di Leiria-Fátima relativamente a una “totalità morale”
non ci convince. In ogni caso, se si esprime in questi termini, certamente lo fa perché ha dati concreti, e in questa materia nessuno deve essere meglio informato di Sua Eccellenza. Sarebbe molto confortante per i fedeli del mondo intero, e soprattutto per i devoti di Fatima, se questi dati fossero divulgati.
D’altro canto, per quanto si riferisce all’intenzione di Giovanni Paolo II di consacrare il mondo “con speciale menzione della Russia” — come richiesto dalla Madonna —, è noto che questa nazione non è presente nella formula della consacrazione. Ma il Pontefice ha incluso diverse circonlocuzioni, che possono essere intese come allusioni indirette. Così ha detto: “In modo speciale Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno”. E più oltre: “La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi ed abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni”. Forse sentendo che queste allusioni non erano sufficientemente esplicite, il Santo Padre inserì, all’ultimo momento — la frase non fa parte della formula inviata ai vescovi —, questa invocazione: “Madre della Chiesa! [...] Illumina specialmente i popoli di cui tu aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento” (cfr. L’Osservatore Romano, 26/27-3-1984).
Si direbbe che, nell’ansia di arrivare il più vicino possibile alla formula richiesta dalla Madonna, il Pontefice andò tanto avanti quanto gli permette-
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Centenario delle apparizioni di Fatima
De Fatima nunquam satis
D
di Plinio Corrêa de Oliveira
e Fatima numquam satis, si potrebbe dire: di Fatima non ci sazieremo mai. Fatima non è un avvenimento capitato solo in Portogallo, né che interessi solo il nostro tempo. Fatima è una pietra miliare nella stessa storia della Chiesa. Lo si voglia o no, Fatima è la vera aurora dei tempi nuovi i cui albori si manifestano nei campi di battaglia (1).
I
n mezzo alla confusione terrena si aprirono i Cieli e la Vergine apparve a Fatima per dire agli uomini la verità. Verità austera, di ammonimento e penitenza. Ma verità ricca di promesse di salvezza. Al termine di questo triste e vergognoso anno di confusione, il miracolo di Fatima si è quasi ripetuto agli occhi del Vicario di Cristo, per testimoniare che le minacce di Dio continuano a incombere sugli uomini, e che però la protezione della Vergine non abbandonerà mai la Chiesa e i suoi veri figli (2).
I
l trionfo del Cuore Immacolato di Maria promesso a Fatima che mai può essere, se non il Regno della Beatissima Vergine profetizzato da san Luigi Grignion de Montfort? E questo Regno che mai può essere, se non quell’epoca di virtù in cui l’umanità, riconciliata con Dio nel grembo della Chiesa, vivrà in terra secondo la Legge, preparandosi per le glorie del Cielo? (3)
S
i vocem ejus hodie audieritis, nolite obdurare vestra corda - se oggi sentite la sua voce, non indurite i vostri cuori, dice la Scrittura. Annoverando la festa della Madonna di Fatima nelle celebrazioni liturgiche, la Santa Chiesa proclama l’attualità del messaggio che la Madonna ha dato al mondo attraverso i pastorelli. Nel giorno della sua festa, ancora una volta la voce di Fatima viene a noi: Non induriamo i nostri cuori perché solo così potremo trovare la strada per la vera pace (4).
S
e vogliamo che la nostra preghiera sia ascoltata, non facciamo leva sui nostri meriti. Apparendo ai pastorelli di Fatima, la Madonna indicò come condizione per la salvezza del mondo contemporaneo la devozione al suo Cuore Immacolato. È nota la devozione della piccola Giacinta – la Bernadette di Fatima – per il Santo Padre, e l’insistenza con cui raccomanda che si preghi per il Papa. Così. Con lo sguardo sugli eventi miracolosi di Fatima, e affidando al Cuore Immacolato di Maria tutte le nostre speranze, preghiamo assiduamente per il Santo Padre, in questo periodo amarissimo del suo pontificato (5). 1. Plinio Corrêa de Oliveira, “Livros versus canhões”, in O Legionário, n. 661, 8 aprile 1945. 2. Id., “Nolite timere pusillus grex”, in Catolicismo, n. 13, gennaio 1952. 3. Id., “Hodie in terra canunt angeli, laetantur arcangeli, hodie exsultant justi”, in Catolicismo, n. 84, dicembre 1957. 4. Id., “Não endureçamos os nossos corações”, in O Legionário, 14 maggio 1944. 5. Id., “Sete dias em revista”, in O Legionário, n. 597, 16 gennaio 1944.
Nella foto: il prof. Plinio Corrêa de Oliveira in ginocchio davanti alla Madonna di Fatima pellegrina internazionale, nel 1973.
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12 maggio 1973, dirigenti della TFP brasiliana accolgono la statua pellegrina internazionale della Madonna di Fatima nell’aeroporto di San Paolo
vano i condizionamenti della Ostpolitik vaticana. Infatti, si deve immaginare che una menzione esplicita della Russia sarebbe riuscita sgradita ai despoti del Cremlino.
Allora il problema si sposta: quando la Madonna ha chiesto una “menzione speciale della Russia”, questo significa che pretendeva una “menzione specifica”, oppure che si accontentava di allusioni più o meno chiare e indirette?
Si deve ricordare che, nella lettera apostolica Sacro vergente anno, del 7 luglio 1952, Pio XII ha consacrato al Cuore Immacolato di Maria “i popoli della Russia” (5). In questo modo, questo Pontefice sembra aver capito — come si è sempre inteso fino a ora — che era necessaria una menzione specifica.
Da quanto detto e sulla base dei dati a nostra conoscenza, siamo propensi a pensare che anche la consacrazione fatta da Giovanni Paolo II non abbia ottemperato ai requisiti stabiliti dalla Madonna a Fatima. Ma non tocca a noi sciogliere una questione per la cui spiegazione sono ben più competenti i Pastori, i teologi e gli storici della Chiesa e, evidentemente, più di chiunque altro, lo stesso Pontefice.
Suor Lucia avrebbe detto che la consacrazione è fatta. Ritiene che si tratti di una manipolazione delle sue parole?
Antonio Augusto Borelli Machado - La semplice ipotesi che le parole di suor Lucia vengano ma-
nipolate — da chi? — offende le orecchie pie, almeno da questa parte dell’Atlantico.
Abbiamo saputo che suor Lucia è passata a considerare “valida” — sempre nel senso di rispettare i requisiti posti dalla Madonna — la consacrazione fatta da Giovanni Paolo II il giorno 25 marzo 1984. Inoltre, sappiamo che viene diffuso il testo riprodotto di una lettera diretta a un’amica personale, nella quale analizza le diverse consacrazioni fatte precedentemente dai Pontefici — compresa quella di Giovanni Paolo II a Fatima, il 13 maggio 1982 —, che, per contro, ella considera “invalide” (6).
Sappiamo che vi è chi contesta l’autenticità di questa lettera, il cui stile sembra essere diverso da quello consueto di suor Lucia.
Evidentemente, non siamo in grado di chiarire questo imbroglio.
Ci sembra strano che, siccome si tratta di un argomento di enorme rilievo, e la veggente è ancora viva e gode buona salute, non le si chieda una dichiarazione con tutte le garanzie di autenticità. Sarebbe il modo più diretto di farla finita con qualsiasi manipolazione, se si verifica. Chiaramente suor Lucia, per il semplice fatto di esser stata uno dei privilegiati veggenti di Fatima, non gode del carisma dell’infallibilità nell’interpretazione dell’elevatissimo messaggio che ha ricevuto. Perciò, ancora una volta, toccherebbe agli storici, ai TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 27
Centenario delle apparizioni di Fatima
Agosto 2014, la Madonna di Fatima pellegrina internazionale presiede l’Università estiva della TFP europee a Cracovia, Polonia
teologi e ai Pastori della Chiesa analizzare la coerenza di questa nuova eventuale dichiarazione di suor Lucia con le sue dichiarazioni precedenti.
Quindi, una parola diretta di suor Lucia sembrerebbe più che mai opportuna.
La TFP e il messaggio di Fatima
Perché il movimento TFP si sente particolarmente legato alla Madonna di Fatima?
Plinio Corrêa de Oliveira - La naturale brevità di un’intervista non mi consente di entrare nei molteplici meandri filosofico-storici e sociali su cui mi fondo, nel mio volume «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», per sostenere che la I Rivoluzione — Umanesimo, Rinascimento e protestantesimo — e la II Rivoluzione — Rivoluzione francese — derivano da enormi peccati collettivi, non soltanto dal punto di vista intrinseco, ma anche da quello della quantità di anime che hanno trascinato con sé, e della vastità dei territori su cui si sono estese. Questo enorme peccato è sfociato ed è giunto al suo apogeo nella III Rivoluzione, il comunismo. Quindi, se gli uomini non si convertono da questi peccati — fra i quali ricordo l’immoralità dei costumi, espressamente denunciata dalla Vergine —, bisognerebbe temere che le nazioni 28 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017
debbano soffrire un castigo proporzionato alla gravità di tale peccato.
Questo timore si fonda sull’affermazione di sant’Agostino che i peccati degli uomini spesso non vengono puniti in questa vita, perché lo saranno nell’altra. Dunque, pensa il grande Dottore, le nazioni non sono come gli uomini: nascono e scompaiono in questo mondo, e, quindi, per esse non vi saranno né Cielo né inferno. Così, devono scontare i loro peccati in questa vita.
Come si può vedere facilmente, vi sono affinità fra il mio modesto lavoro e il contenuto del messaggio della Vergine. Note__________________________________________________
1. Antonio Borelli Machado, «Fatima: Messaggio di Tragedia o di speranza?», Luci sull’Est, Roma 1991. 2. Tratto dalla rivista Cristianità, Piacenza, n. 180-181 (1990). 3. Cfr. Programma del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Nuova stesura, approvata dal XXVII Congresso del PCUS il 1° marzo 1986, trad. it., in “Urss oggi”, n. 5-6, 1/31-3-1986, supplemento, p. 24, in cui il termine samoupravlenie è tradotto “autogoverno” invece che “autogestione”. Linea diversa non lascia intravvedere La piattaforma del CC del PCUS per il XXVIII congresso del partito. Per un socialismo umano e democratico (testo integrale del progetto approvato al Plenum del CC del PCUS del febbraio 1990) (trad. it., ibid., n. 3-4, 1/28-2-1990, pp. 19-44) quando afferma che “il PCUS contribuirà alla formazione ed allo sviluppo di comunità autogestite” (p. 30), e — al capo Lo Stato di diritto e la società autogestita — ribadisce che “i princìpi del so-
I
Agosto 1959: la Madonna di Fatima guarisce Padre Pio
l 5 agosto del 1959 la statua pellegrina della Madonna di Fatima arriva a San Giovanni Rotondo. Padre Pio è seriamente ammalato, al punto di dover venerare la Madonna seduto. La statua viene abbassata fino al viso del Padre perché la potesse baciare (foto sopra). Alle 3 del pomeriggio, l’elicottero con la statua della Madonna si alza in volo dalla terrazza della Casa sollievo della sofferenza. Davanti a Padre Pio, che si trova affacciato alla finestra del coro della Chiesa, l’elicottero compie tre giri attorno alla piazza gremita di fedeli (foto sotto). Poi si allontana per andare in Sicilia. A questo punto, con gli occhi inumiditi dalla commozione, Padre Pio rivolge a Maria un breve lamento: “Madonna, Mamma mia, sei entrata in Italia e mi sono ammalato; ora te ne vai e mi lasci ancora malato?”. In questo stesso istante Padre Pio avverte come un brivido scorrere per tutta la persona e guarisce miracolosamente dal male che i medici gli avevano diagnosticato: un tumore alla pleura. Rivolgendosi ai confratelli, egli esclamò: “Sono guarito!”. Il miracolo fu succesivamente attestato da diversi esami medici. cialismo e della democrazia possono essere incarnati e tanto più fedelmente e sicuramente, quanto più tutti i processi sociali verranno regolati dai mezzi economici e giuridici, quanto più si ridurrà gradualmente il bisogno di ricorrere alla coercizione dello Stato. La formazione di una società autogestita consentirà di rivelare il grandioso potenziale creativo del popolo” (p. 32). Questi elementi programmatici si situano all’interno del quadro costituito dallo Stato sovietico, il cui “fine supremo [...] è l’edificazione di una società comunista senza classi, nella quale riceverà sviluppo l’autogoverno sociale comunista”, e la cui politica estera “mira ad assicurare condizioni internazionali favorevoli alla costruzione del comunismo nell’URSS, la difesa degli interessi statali dell’Unione Sovietica, il consolidamento delle posizioni del socialismo mondiale, il sostegno della lotta dei popoli per la liberazione nazionale” (Costituzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche approvata dalla VII sessione (straordinaria) della IX Legislatura del Soviet Supremo dell’URSS il 7 ottobre 1977, con le modificazioni ed integrazioni apportate dalla Legge federale del 1° dicembre 1988, premessa e articolo 28, trad. it. del testo ufficiale pubblicato nelle Izvestija, 312-1988, pp. 1-2, in Paolo Biscaretti di Ruffìa e Gabriele Crespi Reghizzi, La Costituzione Sovietica del 1977. Un sessantennio di evoluzione costituzionale nell’URSS. Addenda. Modificazioni ed integrazioni apportate dalla legge federale del 1° dicembre 1988 e Decreto del Soviet Supremo dell’URSS Sulle modalità per l’entrata in vigore della legge dell’URSS riguardante “modificazioni ed integrazioni della Costituzione [legge fondamentale] dell’URSS”, Giuffrè, Milano 1989, pp. 8 e 14). 4. Cfr. Mikhail Gorbaciov, Perestrojka. Il nuovo pensiero per il nostro paese e per il mondo, trad. it., Mondadori, Milano 1987, pp. 36-37. 5. Cfr. Pio XII, Lettera apostolica a tutti i popoli della Russia Sacro vergente anno, del 7-7-1952, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. 14, pp. 493-502. 6. Una lettera di questo tenore — con l’informazione secondo cui ne esistono almeno tre —, datata “Coimbra, 31-XI-1989”, è tradotta in
30 Giorni, cit., p. 13, sotto il titolo Esclusivo: parla la veggente di Fatima. La lettura di questo documento permette di rilevare un’evidente incoerenza: infatti, in esso si parla di una “menzione velata, ma che Dio ha ben compreso, della Russia” nella “consacrazione [...] fatta da Pio XII”, ma si lamenta il fatto che a tale consacrazione “è mancata l’unione con tutti i vescovi del mondo”, mentre — com’è noto — il testo di tale consacrazione contiene la menzione specifica della Russia; per contro, vi si afferma che “questa consacrazione così come la Madonna l’aveva chiesta [...] l’ha fatta l’attuale Pontefice Giovanni Paolo II il 25-3-1984, dopo aver scritto a tutti i vescovi del mondo, chiedendo che la facessero ognuno nella propria diocesi”, e nella valutazione della fattispecie si trascura l’assenza della menzione specifica della Russia — nonostante l’approssimazione allusiva segnalata da Antonio Augusto Borelli Machado e quella costituita dal richiamo dello stesso Papa Giovanni Paolo II all’atto compiuto da Papa Pio XII, che “ha affidato e consacrato al tuo Cuore Immacolato tutto il mondo e specialmente tutti i Popoli, che per la loro situazione sono particolarmente oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine” (L’Osservatore Romano, cit.) —, per tacere del problema relativo alla “totalità morale” dei vescovi che hanno raccolto l’invito pontificio. La contraddizione rilevata e le voci correnti di manipolazioni — che tale contraddizione evidente contribuisce non poco ad alimentare — confortano la richiesta di Antonio Augusto Borelli Machado.
Giugno 1959, la Madonna arriva in elicottero a Reggio Emilia, prima di recarsi in Puglia TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 29
Centenario delle apparizioni di Fatima
Fatima e il Regno di Maria: significato di una profezia di Guido Vignelli A Fatima la Madonna promise il trionfo del suo Cuore Immacolato. Cosa implica questo trionfo? Camminiamo verso il Regno di Maria? Questo Regno sarà solo religioso, o avrà anche risvolti politici? Ci sono altre profezie?
«I
nfine, il mio Cuore Immacolato trionferà!». Com’è noto, il 13 maggio 1917, proprio un secolo fa, al culmine del suo messaggio di Fatima, la Madonna affidò ai tre veggenti questa sorprendente profezia. Sorprendente, perché la Ss.ma Vergine lo annunciò dopo aver tracciato un drammatico panorama, dopo aver ammonito su peccati, tradimenti e apostasie, dopo aver minacciato punizioni che avrebbero colpito individui, nazioni e perfino la Chiesa (1). Questa solenne profezia ci fa tuttora tremare di timore, perché parla di colpe, castighi e penitenze, ma ci fa anche esultare nella speranza, perché parla di riscossa e di trionfo, promette l’avvento del Regno di Maria. Per capire il significato e la portata di tale previsione, bisogna rispondere ad alcune inevitabili e problematiche domande. 30 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017
Un trionfo condizionato o incondizionato?
La prima domanda da porci è la seguente: quella della Madonna sul trionfo del suo Cuore Immacolato, è una profezia condizionata, ossia che si compirà solo se le richieste mariane saranno esaudite, o è una profezia incondizionata, cioè destinata a realizzarsi anche se quelle richieste saranno eluse?
Un serio esame della questione ci spinge a rispondere affermando la seconda ipotesi: quella del trionfo mariano sembra essere una profezia incondizionata che si compirà comunque, anche se le richieste avanzate a Fatima non sono state esaudite, come purtroppo appare evidente.
In effetti, la Madonna annunciò il suo trionfo dopo e nonostante Ella stessa avesse previsto che le sue richieste sarebbero state esaudite insufficientemente e troppo tardi. Questa è la tesi di molti mario-
«Il nostro buon Dio (…) si serve di questo tempo per punire il mondo di tanti delitti con la sua giustizia, e per prepararlo a un ritorno più completo a Lui»
Lucia di Fatima
logi studiosi di Fatima, i quali si basano soprattutto sul messaggio stesso della Madonna, ma anche sui chiarimenti espressi da suor Lucia a commento delle rivelazioni ricevute.
Scrive ad esempio padre Stefano Manelli: «Da tutto l’insieme del messaggio di Fatima, appare chiaro che, per il ‘castigo’, la Madonna afferma che noi possiamo evitarlo, se non offendiamo più il Signore con tanti peccati, adoperando i mezzi da Lei proposti e raccomandati. (…) Per il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, invece, la Madonna non pone condizioni di sorta perché esso avvenga, ma fa capire con chiarezza che, in ogni caso – con la corrispondenza o con la incorrispondenza degli uomini alle sue richieste – il trionfo del suo Cuore Immacolato ci sarà, a conforto e gioia di tutti gli uomini. (…) La Ss.ma vergine pone condizioni soltanto per evitare il castigo, non tuttavia per fare trionfare il suo Cuore Immacolato. Dopo l’annuncio di una serie di calamità, che avverrebbero all’umanità nel caso che questa non si convertisse, la Madonna conclude categoricamente: ‘Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà’. Questo è l’annuncio della Sua vittoria sull’impero del male, ossia il Regno di Maria, previsto da san Luigi Grignion di Montfort e da molti altri santi. Perciò, in questo inizio di millennio, che sprofonda nei peccati più abominevoli, la promessa celestiale della Madonna ci deve incoraggiare e dare speranza. Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, in ogni caso, ci sarà e donerà al mondo intero un periodo di pace per la rifioritura della vita cristiana a beneficio di tutta l’umanità» (2).
Infatti, pur essendo così drammatico, il messaggio mariano del 13 luglio 1917 si conclude con questo fausto e categorico preannuncio: «Infine, il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un tempo di pace». In un’apparizione a suor Lucia (Pontevedra, maggio 1936), Gesù stesso, dopo aver ammonito che la consacrazione della Russia verrà fatta “troppo tardi”, tuttavia profetizzò: «Eppure, il Cuore Immacolato di Maria salverà la Russia, perché gli è stata affidata» (3). Anche il cosiddetto terzo segreto di Fatima, pur descrivendo una drammatica scena di rovina della
Cristianità e di cruenta persecuzione della Chiesa, si conclude con un preannuncio di conversione e di riscatto, descrivendo «le anime che si avvicinano a Dio» per merito del sangue versato dai martiri. Dunque, si prevede chiaramente una conclusione immancabilmente vittoriosa.
In una lettera del 1940 al p. Gonçalves, volendo spiegare come mai Dio tollera che le richieste mariane siano eluse per tanti anni, suor Lucia avanzò questa ipotesi: «Il nostro buon Dio (…) si serve di questo tempo per punire il mondo di tanti delitti con la sua giustizia, e per prepararlo a un ritorno più completo a Lui» (4). Sappiamo che la Madonna apparve a Fatima appena otto giorni dopo che papa Benedetto XV, preoccupato per il perdurare della prima guerra mondiale, aveva stabilito di aggiungere alle Litanie Lauretane l’invocazione “Regina della pace, prega per noi”. Il papa si riferiva a una pace intesa solo come fine della guerra; la Madonna invece andò ben oltre e promise anche una pace gloriosa che sarebbe stata frutto della conversione dell’umanità e del trionfo della Chiesa sui suoi nemici plurisecolari.
Un trionfo escatologico o storico?
La seconda domanda da porci è la seguente: annunciando il trionfo del suo Cuore Immacolato, la Madonna allude a un evento “escatologico”, ossia riguardante la fine dei tempi, o allude a un evento storico, ossia riguardante solo la fine di un tempo, per quanto lungo e importante? La parola “infine”, posta all’inizio della profezia sul trionfo, allude alla fine assoluta, ossia alla conclusione della storia, o allude solo a una fine relativa, ossia alla conclusione di un’epoca storica?
Un serio esame della questione ci spinge a rispondere affermando la seconda ipotesi: il trionfo del Cuore Immacolato di Maria segnerà non la fine dei TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 31
Centenario delle apparizioni di Fatima
tempi o della storia, ma la fine dell’epoca rivoluzionaria che stiamo vivendo.
Questo trionfo mariano non allude agli eventi escatologici, ossia alla fine della storia e del mondo determinata dal ritorno visibile di Gesù Cristo come Giudice universale; non allude nemmeno a un millenario Regno di Cristo come culmine della storia sacra, come talvolta si è detto per screditarlo. Questo trionfo allude a un Regno di Maria come epoca che costituirà una rivincita soprannaturale sulla Rivoluzione anticristiana che avrà tentato d’instaurare il dominio del demonio sulla terra.
“Quanto al sacramento del matrimonio, che è simbolo dell’unione di Cristo con la sua Chiesa, sarà attaccato e profondamente profanato. La massoneria, con il suo potere, promulgherà delle inique leggi al fine di eliminare questo sacramento, facilitando la vita peccaminosa di ciascuno e incoraggiando la procreazione di bambini illegittimi, nati senza la benedizione della Chiesa. Lo spirito cattolico diminuirà rapidamente; la preziosa luce della fede si spegnerà progressivamente, fino a quando si giungerà ad una pressoché totale corruzione dei costumi. (...)
“Si diffonderanno varie eresie, e, sotto il loro potere, la luce preziosa della Fede si spegnerà nelle anime per opera della quasi totale corruzione dei costumi. (...)
“Questa sarà la più orribile delle notti perché, secondo le umane apparenze, la malvagità sarà trionfante. Eppure sarà giunta la mia ora, in cui io, in maniera meravigliosa, detronizzerò il superbo e maledetto Satana, ponendolo sotto il mio piede e incatenandolo nell’abisso infernale, liberando infine la Chiesa e la Patria dalla sua crudele tirannia”.
(Dalle profezie della Madonna del Buon Successo, nelle apparizioni alla venerabile suor Mariana de Jesús Torres, a Quito, Ecuador, nel 1634. Sopra, l’immagine della Madonna nel coro delle Suore Concezioniste di Quito.) 32 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017
Il 13 luglio 1917, la Madonna assicurò che «sarà concesso al mondo un tempo di pace». Evidentemente, Ella non allude alla pace definitiva riservata alla Chiesa trionfante alla fine dei tempi e nell’altro mondo, ma a una pace temporanea concessa alla Chiesa militante in un’epoca storica e in questo mondo: ossia l’epoca del Regno di Maria. Si tratta quindi di un Regno che non sarà escatologico ma storico, non sarà celeste ma terreno, dunque temporaneo, parziale e imperfetto, come tutte le vicende della Chiesa sulla Terra; non sarà l’inaugurazione della Chiesa trionfante in Cielo, ma solo un episodio della Chiesa militante nella storia. Dopo aver ammonito che la profezia di Fatima non si è conclusa, Benedetto XVI nel 2010 espresse un augurio: «Possano questi sette anni, che ci separano dal centenario delle apparizioni, affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Ss.ma Trinità» (5). In quello stesso 2010, mons. Serafim de Sousa, vescovo di Leiria, in una sua intervista smentì che il messaggio di Fatima chiuda la storia del mondo e aggiunse: «Io direi piuttosto che si apre una finestra di speranza su questo secolo, la speranza della conversione personale di ognuno di noi e dell’umanità intera, perché essa possa finalmente trovare la pace» (6).
Profezie sul trionfo del Cuore Immacolato
Del resto, il trionfo storico della Chiesa fu preannunciato nei secoli da molte autentiche e significative profezie concesse all’età moderna.
Fin dal 1454, nel monastero domenicano di Alba dedicato a S. Maria Maddalena, le apparizioni della Madonna a Fatima e la sua vittoria sui nemici della Chiesa furono profetizzate dalla veggente suor Filippina de’ Storgi, figlia di Filippo II di SavoiaAcaia. Esattamente due secoli dopo, per commemorare questa profezia, le suore del suo monastero la riportarono in una pergamena: «Satanasso farà una
«Io regnerò, malgrado i miei nemici! Il mio Cuore adorabile vuole trionfare sui grandi della terra, (…) abbattendo tutti i nemici della Santa Chiesa» guerra terribile ma perderà, perché la Vergine Santissima, madre di Dio e del Rosario di Fatima, più forte di ogni esercito schierato in battaglia, lo vincerà per sempre» (7).
Nel 1634, nel monastero della Immacolata Concezione a Quito (Ecuador), la Madonna apparve alla superiora, la beata Mariana Torres Berriochoa, svelandole quanto sarebbe avvenuto alla sua patria e al mondo. Il 2 febbraio 1634, dopo aver previsto per il XX secolo l’apostasia dei popoli e la crisi della Chiesa, la Ss.ma Vergine concluse: «Questa sarà la più orribile delle notti perché, secondo le umane apparenze, la malvagità sarà trionfante. Eppure sarà giunta la mia ora, in cui io, in maniera meravigliosa, detronizzerò il superbo e maledetto Satana, ponendolo sotto il mio piede e incatenandolo nell’abisso infernale, liberando infine la Chiesa e la Patria dalla sua crudele tirannia» (8). Nel 1689 avvenne la profezia più autorevole: quella contenuta nel messaggio del Sacro Cuore di Gesù. Il Redentore preannunciò a santa Margherita Maria Alacoque un nuovo trionfo storico della Chiesa all’insegna del proprio Cuore divino: «Io regnerò, malgrado i miei nemici! Il mio Cuore adorabile vuole trionfare sui grandi della terra, (…) abbattendo tutti i nemici della Santa Chiesa».
Profezie e avvertimenti analoghi si moltiplicarono lungo il XIX secolo. Nel 1846, la Madonna apparve a La Salette e affidò ai due fanciulli veggenti un suo messaggio. Dopo aver previsto decadenza e persecuzione della Chiesa, la Ss.ma Vergine aggiunse: «Tutti crederanno che sia giunta la fine [del mondo]. Ma il trionfo del male non sarà assicurato per sempre. (…) Improvvisamente, tutti i nemici della Chiesa di Cristo scompariranno e la Terra diventerà un deserto. Poi inizierà lentamente una nuova epoca, in cui gli uomini della Terra si porranno al vero servizio di Cristo. La pace, l’armonia tra gli uomini e Dio e l’amore per il prossimo prevarranno su tutto. (…) Il Vangelo sarà predicato ovunque: tutti i popoli e tutte le nazioni conosceranno la verità divina e gli uomini vivranno dei frutti di Dio» (9). Nel 1820, la beata Elisabetta Canori Mora ebbe la visione della vittoria della Chiesa sulle sette mas-
soniche che l’avevano infiltrata e inquinata: «Si vide apparire un bello splendore, che annunciava la riconciliazione di Dio con gli uomini. (…) Il santo [Pietro apostolo] scelse il nuovo Pontefice, fu riordinata tutta la Chiesa secondi i veri dettàmi del santo Evangelo (…) In questa maniera si formò in un momento il trionfo, al gloria, l’onore della Chiesa Cattolica: da tutti era acclamata, da tutti stimata, da tutti venerata, tutti si diedero alla sequela di essa, riconoscendo tutti il vicario di Cristo, il sommo Pontefice» (10).
Quasi contemporaneamente, nel 1822, la beata Anna Katharina Emmerich ebbe la visione della Madonna che, «ritta in piedi su un monte e indossando un’armatura», guiderà una battaglia per difendere la Chiesa dagli assalti dei suoi nemici; «alla fine, solo pochi combattenti per la santa causa erano sopravvissuti, ma la vittoria era per loro» (11). Infine, bisogna ricordare un famoso sogno profetico di san Giovanni Bosco, quello “delle due colonne” (1862), che descrisse la nave della Chiesa tornare trionfalmente in porto dopo una terribile battaglia marittima vinta da un nuovo pontefice (12).
Insomma, la sapienza e la prudenza ci suggeriscono che non ci troviamo alla fine dei tempi, ma solo alla fine di un tempo o di un’epoca: quella della Rivoluzione gnostica e anticristiana iniziata con l’umanesimo neopagano del XV secolo; non siamo giunti alla fine del mondo, ma solo alla fine di un mondo. Si può quindi prevedere che all’epoca attuale ne succederà una nuova: quella del reiterato trionfo della Chiesa; alla società attuale ne succederà una nuova: quella della risorta Cristianità che realizzerà il Regno sociale di Cristo.
A questa conclusione si potrebbe obiettare: “Ma allora, se la nostra epoca non è quella della fine del TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 33
Centenario delle apparizioni di Fatima «Vide la Madonna ritta in piedi su un monte e indossando un’armatura, guidando una battaglia per difendere la Chiesa dagli assalti dei suoi nemici. Alla fine, solo pochi combattenti per la santa causa erano sopravvissuti, ma la vittoria era per loro»
Beata Anna Caterina Emmerich
ma la specifica consacrazione di una nazione: quella russa. Il fatto che questa consacrazione sia stata e sia tuttora malvista dalle autorità politiche e religiose russe, ponendo quindi un ostacolo al compimento delle promesse di Fatima, conferma quanto sia importante riaffermare la Regalità mariana su una nazione e il diritto della Chiesa a consacragliela.
mondo, come mai le assomiglia tanto?” La risposta è semplice: le assomiglia perché ne costituisce una prefigurazione storica. L’attuale crisi della Chiesa prefigura la finale apostasia generale; l’attuale persecuzione anticristiana prefigura quella che colpirà i fedeli degli ultimi tempi; gli attuali anticristi prefigurano l’Anticristo come suoi anticipatori; i castighi minacciati a Fatima prefigurano quelli che provocheranno la fine del mondo. Ma proprio questa somiglianza tra il nostro tempo e quello apocalittico ci conferma l’imminenza di un’epoca storica che vedrà un trionfo della Chiesa tale, da prefigurare (sia pure debolissimamente) il finale e definitivo trionfo della “Gerusalemme celeste” nella beata eternità.
Un trionfo solo religioso o anche politico?
La terza domanda da porci è la seguente: il Regno di Maria profetizzato a Fatima consisterà in un evento solamente religioso o comporterà anche una dimensione politica? Una integra concezione del Cristianesimo ci spinge a rispondere affermando la seconda ipotesi: il Regno di Maria non sarà un evento solamente religioso, consistente nella riforma e riscossa spirituale della Chiesa, ma comporterà anche una dimensione politica, consistente nella ricristianizzazione della società e nella restaurazione della Cristianità. Ciò è confermato dal fatto che la Madonna ha chiesto non una generica consacrazione dell’umanità,
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Inoltre, in una lettera scritta al patriarca di Lisbona (10 gennaio 1940), suor Lucia lo avvertì che Gesù chiedeva, in subordine, di consacrare almeno il Portogallo al Cuore Immacolato di Maria, e che l’episcopato vi coinvolgesse il governo lusitano, ad esempio vietando le feste pagane di carnevale tornate in auge nella popolazione (13). Due anni dopo, Gesù disse che, se altre nazioni europee si fossero consacrate alla Madonna seguendo l’esempio del Portogallo, sarebbero state come questo risparmiate dalla guerra mondiale che imperversava per punire la loro apostasia (14). Ciò presuppone una soprannaturale Regalità della Madonna, partecipata da quella di Gesù stesso, sulle società politicamente organizzate.
Non si tratta certo di una novità. Basti ricordare il noto precedente del messaggio del Sacro Cuore, trasmesso da Gesù a santa Margherita Maria Alacocque nel XVII secolo. Annunciando le richieste del Redentore, la veggente francese ne sottolineò le conseguenze politiche: «Si vedranno i regnanti umiliarsi davanti al Cuore adorabile del Salvatore e, dai tesori di grazie che vi sono racchiusi, ricavare il modello della loro condotta e il più efficace sostegno del loro potere» (15). Non a caso, in una sua apparizione a suor Lucia (Tuy, 28 agosto 1931), Gesù stesso ha collegato il passato mancato trionfo del suo Sacro Cuore con il futuro trionfo del Cuore Immacolato di Maria (16).
A questo possiamo aggiungere che, profetizzando la vittoria della Fede sulla Rivoluzione, nel 1851 la Madonna precisò ai veggenti di La Salette che «i nuovi governanti diventeranno il braccio destro della Santa Chiesa» (17).
«Noi chiediamo dunque ardentemente allo Spirito divino che abbatta il regno di Satana; chiediamo che Cristo vinca e trionfi, che la sua Legge sia in vigore nel mondo intero e che i suoi decreti siano eseguiti»
Catechismo di Trento, promulgato da Papa S. Pio V
Secondo il Catechismo del Concilio Tridentino, quando recitiamo il Pater noster, chiedendo che “venga il tuo Regno”, «noi chiediamo pure che, scacciati dal suo Regno gli eretici e gli scismatici, banditi gli scandali e le cause dei peccati, il nostro Padre celeste purifichi il campo della sua Chiesa, affinché questa goda di una dolce e tranquilla pace, tributandogli un pio e santo culto. (…) Noi chiediamo dunque ardentemente allo Spirito divino (…) che abbatta il regno di Satana; (…) chiediamo che Cristo vinca e trionfi, che la sua Legge sia in vigore nel mondo intero e che i suoi decreti siano eseguiti» (18).
Del resto, la glorificazione sociale di Gesù Cristo e della Madonna può realizzarsi solo durante la storia e sulla Terra, per cui non può essere rinviata alla fine dei tempi e tantomeno esiliata nell’altro mondo. Pertanto, non solo le “culture” e le “civiltà”, ma anche le comunità, le società, i popoli, le strutture e le istituzioni politiche (sia nazionali che internazionali) hanno il dovere di sacralizzarsi convertendosi a Cristo, sottomettendosi alla Chiesa e contribuendo alla edificazione della Cristianità.
Una evoluzione nella continuità o una rottura nella discontinuità?
La quarta domanda da porci è la seguente: il trionfo del Cuore Immacolato, come accadrà? Si realizzerà mediante una graduale e pacifica evoluzione in continuità con la “modernità”, producendo quella nuova sintesi tra Tradizione e Rivoluzione – una sorta di storico “matrimonio tra il Cielo e l’Inferno” – auspicata dai fautori del “dialogo” e della “riconciliazione”? (19) Oppure si realizzerà mediante una brusca e cruenta rottura storica in discontinuità con la “modernità”, suscitando quello scontro tra forze rivoluzionarie e forze contro-rivoluzionarie auspicato dai fautori della riscossa cristiana? La prima prospettiva, quella pacifista della evoluzione nella continuità, appare non tanto vile quanto illusoria: «la vittoria del Figlio della Donna non av-
verrà senza una dura lotta che deve attraversare l’intera storia umana» (20). La Sacra Scrittura ci ammonisce che Dio non concede perdono delle colpe né remissione delle pene senza sofferenze morali e fisiche, anzi senza “spargimento di sangue”: ciò vale anche per espiare i “peccati sociali”, come il “peccato di Rivoluzione” commesso da autorità statali ed assemblee nazionali.
Dobbiamo allora domandarci: quanta sofferenza e quanto sangue purificatore dovranno ancora scorrere, perché l’umanità possa espiare l’empietà di una Rivoluzione plurisecolare che ha portato la ribellione a Dio a una gravità mai vista prima? Se l’empietà della lunga “epoca liberale” (1789-1814) è stata punita con un secolo di devastazioni e poi con due guerre mondiali, come verranno punite le offese a Dio e la rovina delle anime commesse durante decenni di comunismo, di laicismo, di pansessualismo e ormai anche di crisi della Chiesa? La drammatica profezia di sanguinosa persecuzione, contenuta nel “terzo segreto” di Fatima, ci ha avvisato della punizione che sta ormai inevitabilmente arrivando. Eppure, proprio la drammatica situazione che subiamo ci fa sperare che sia vicina l’ora del pentimento e della conversione. «Il mondo geme nelle tenebre e nel dolore, proprio come il figliol prodigo quando giunse agli estremi della vergogna e della miseria, lontano dal focolare materno. Ma, nel momento in cui l’iniquità sembra trionfare, c’è qualcosa di vano nella sua apparente vittoria. L’esperienza ci mostra che da un simile malcontento TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 35
Centenario delle apparizioni di Fatima
E
quanto a te, gran Dio? Non ci sarà quasi nessuno che prenda a cuore la tua causa anche se nel servirti c’è tanta gloria, utilità e dolcezza? Perché così pochi soldati sotto la tua bandiera? Quasi nessuno griderà in mezzo ai suoi fratelli per lo zelo della tua gloria come san Michele: Chi è come Dio?. Lasciami allora gridare dappertutto: Al fuoco! al fuoco! al fuoco! Aiuto! aiuto! aiuto! C’è fuoco nella casa di Dio! C’è fuoco nelle anime! C’è fuoco perfino nel santuario. Aiuto! stanno assassinando il nostro fratello! Aiuto! stanno uccidendo i nostri figli! Aiuto! stanno pugnalando il nostro buon padre!
Chi sta con il Signore, venga da me! Tutti i buoni cristiani sparsi nel mondo cristiano, sia che si trovino tuttora in pieno combattimento o si siano ritirati dalla mischia nei deserti e nelle solitudini, vengano e si uniscano a noi. Formiamo insieme, sotto la bandiera della croce, un esercito schierato e pronto alla battaglia, per attaccare compatti i nemici di Dio che hanno già dato l’allarme: suonano l’allarme, fremono, digrignano i denti, sono sempre più numerosi. Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami. Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall’alto il Signore.
Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano! Svegliati, perché dormi, Signore? Déstati! Signore, alzati! Perché fingi di dormire? Alzati con tutta la tua onnipotenza, misericordia e giustizia. Formati una compagnia scelta di guardie del corpo, per proteggere la tua casa, difendere la tua gloria e salvare le anime, affinché ci sia un solo ovile e un solo pastore e tutti possano glorificarti nel tuo tempio. Amen.
(S. Luigi Maria Grignon de Montfort, «Preghiera infuocata»)
Gli stendardi della TFP spagnola sul castello di Manzares el Real 36 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017
nascono le grandi sorprese della storia. Man mano che le deformazioni si acuiranno, si acuità il malessere. Chi potrà dire quali magnifici sussulti ne potranno scaturire? Nell’estremo peccato sta molte volte l’ora della misericordia divina verso il peccatore» (21).
Comunque sia, risulta credibile solo la seconda prospettiva enunciata: quella della discontinuità, della rottura e dello scontro. Si tratta di una prospettiva non tanto eroica quanto realistica, perché conforme al modo di agire tipico della divina Provvidenza nei momenti critici e decisivi.
Infatti, se è vero che natura non facit saltus, il soprannaturale invece suole provocare quei “salti” che sono le grandi conversioni (individuali e sociali) capaci di cambiare il corso della storia e di risolvere le crisi epocali. Dobbiamo quindi attenderci un nuovo “salto” storico, una rottura traumatica, uno scontro cruento che finalmente interromperà quel graduale e indolore processo di avvelenamento che sta estinguendo la vita religiosa, morale e civile dei popoli cristiani e sta mettendo in pericolo la sopravvivenza della Chiesa visibile.
Dobbiamo quindi aspettarci una catastrofe: ma non una catastrofe fallimentare che chiuderà la storia, bensì una catastrofe risanatrice che aprirà una nuova epoca storica, come è già avvenuto più volte nella storia della Chiesa. Il messaggio di Fatima, così in bilico tra minaccia e promessa, tra tragedia e speranza, non mira forse anche a preparare spiritualmente i fedeli ad affrontare questa prospettiva?
Dobbiamo insomma attenderci una sorta di miracolo, un prodigioso intervento divino nella storia che – in modo imprevisto, improvviso e decisivo – all’ultimo momento risolverà una situazione apparentemente disperata, rovesciando la sconfitta in trionfo.
Probabilmente, questo intervento risolutivo sarà preparato da un drammatico evento chiarificatore che produrrà due risultati decisivi. Dapprima ci sarà una folgore che illuminerà l’oscuro panorama, in modo da dissipare quegli errori, equivoci e compromessi che illudono, indeboliscono e dividono i cristiani rendendoli incapaci di smascherare i nemici di Dio. Poi ci sarà una spada che imporrà una separazione di campo tra fede ed empietà, in modo da permettere alle forze cattoliche di riunirsi per sconfiggere la schiera diabolica. Questo sarà il vero “scontro tra civiltà” opposte e inconciliabili (22).
E noi, “piccolo gregge” rimasto fedele, che ruolo abbiamo e forse avremo in questo panorama storico?
Non facciamoci quindi illusioni di una vittoria pacifica e a basso prezzo. Per vincere bisogna combattere, per combattere bisogna sperare nella vittoria, per sperare bisogna amare ciò in cui si spera, per amare bisogna credere in ciò che si ama, rifiutando colpevoli illusioni e false consolazioni. La riscossa tanto auspicata presuppone l’impegno fino all’olocausto di cristiani dall’animo retto, forte e generoso, dotati delle qualità donate dallo Spirito Santo ai “puri di cuore”; infatti «solo un cuore puro può dire senza timore alcuno: “venga il tuo Regno!” (…) Solo colui che si conserva integro nelle azioni, nei pensieri e nelle parole, può chiedere a Dio: “venga il tuo Regno!”» (24). Se il “resto d’Israele”, se i cristiani rimasti fedeli pregheranno, combatteranno e si sacrificheranno per l’avvento del Regno di Cristo in Maria, dimostrando di desiderare quel bene futuro che non possono vedere, essi otterranno da Dio la ricompensa di vedere ciò che hanno desiderato.
Note 1. Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di suor Lucia, Queriniana, Brescia 2005, pp.80-82. 2. S. MANELLI F.I., Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà, su “Il Settimanale di Padre Pio”, Frigento, 24 marzo 2012. 3. Lucia racconta Fatima, p. 147. 4. Cfr. A BORELLI, Fatima: messaggio di tragedia o di speranza?, Luci sull’Est, Roma 2000, p. 93. 5. BENEDETTO XVI, discorso a Fatima del 13-5-2010. 6. Avvenire, 27-6-2000. 7. Cfr. C. SICCARDI, Fatima e la passione della Chiesa, Sugarco, Milano 2012 pp. 45-58. 8. M. SOUSA PEREIRA O.F.M., The admirable life of mother Mariana, Quito 1790, vol. II, pp. 211. 9. L’apparition de la T. S. Vierge sur le mont de La Salette, Lecce 1879 - Lyon 1904, pp. 13-14. 10. E. CANORI MORA, La mia vita nel cuore della Trinità, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, parte III, cap. 50, § 7. 11. Visione del 22 ottobre 1822. 12. Cfr. E. PILLA, I sogni di don Bosco, Cantagalli, Siena 2004, pp. 193-196. 13. Lucia racconta Fatima, p. 161. 14. Lucia racconta Fatima, p. 158. 15. S. MARGUERITE MARIE ALACOQUE, Vie et oeuvres, Paris-Fribourg 1990, vol. II, p. 327. 16. Fra MICHEL DE LA SAINTE TRINITÉ, op. cit., vol. II, pp. 344-346. 17. L’apparition de la T. S. Vierge sur le mont de La Salette, cit., p. 14. 18. Concilii Tridentini catechismus romanus, §§ 383 e 385. 19. The marriage of Heaven and Hell (1793) è il titolo di una nota poesia esoterica dell’inglese William Blake. 20. GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris Mater, enciclica del 253-1987, § 11. 21. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, La cornice iniziale del risorgimento contro-rivoluzionario, in A. BORELLI, op. cit., pp. 102-103. 22. Cfr. H. DELASSUS S.J, Il problema dell’ora presente. Antagonismo tra due civiltà, Desclée, Roma 1910, vol. I. 24. S. CIRILLO DI GERUSALEMME, Catechesi mistagogiche, V, 13. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 37
Centenario delle apparizioni di Fatima
Un aspetto poco conosciuto di Fatima: le fonti miracolose
D
urante le apparizioni della Madonna a Fatima non sgorgò acqua, come a Lourdes. Si creò pertanto un problema di vitale e difficilissima soluzione: la mancanza di acqua per i pellegrini. Veniva ad aggravare questa difficoltà la natura del terreno, calcareo e molto poroso, incapace quindi di conservare l’umidità. Gli abitanti di Fatima e degli insediamenti vicini, per avere l’acqua nelle proprie case, erano obbligati a raccogliere in cisterne quella piovana che scorreva sulle grondaie.
Come avrebbero potuto riunirsi le centinaia di migliaia di pellegrini in un luogo privo di acqua, com’era la Cova da Iria? D’altronde, le autorità erano alle prese col bisogno di una grande quantità di acqua per le costruzioni progettate. Umanamente parlando, sembrava assolutamente impossibile. Ancora una volta, però, intervenne la Provvidenza. Dove l’uomo non arriva, lo fa Dio.
Era il 13 novembre del 1921. Subito dopo la prima messa celebrata nella piccola cappella commemorativa delle apparizioni, il Vescovo di Leiria ebbe l’ispirazione di esplorare il suolo. Ordinò quindi di scavare un pozzo in fondo alla Cova, precisamente nel luogo dove sostavano i pastorelli al momento della prima apparizione.
Non mancavano tra i contadini quelli che ridevano dell’idea del Vescovo, sostenendo che erano soldi sprecati, che il religioso non era del posto, né conosceva il terreno e via dicendo.
In obbedienza all’ordine dello zelante prelato, gli operai aprirono un tombino di piccole dimensioni e, con non poca sorpresa, videro sgorgare, a pochi passi dal sacro leccio, acqua cristallina e abbondante. “Io non so come spiegare il caso – disse sorpreso un contadino – Nessuno qui poteva immaginare una vena d’acqua. Certamente è stato un miracolo del Cielo, oppure del Signor Vescovo”.
Poco dopo, poiché l’acqua non era sufficiente, il vescovo mandò a scavare altri due pozzi a pochi
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di João Alves
metri dal primo, e anche qui l’acqua sgorgò come la prima volta.
Da quel momento in poi non mancò mai il prezioso elemento, sia quello necessario per le costruzioni, sia quello per i pellegrini, che ne caricavano in quantità per le loro case.
L’acqua delle diverse fonti era raccolta in una grande cisterna di cemento armato, costruita nella base del monumento al Sacro Cuore di Gesù. I successivi lavori, purtroppo, hanno deturpato totalmente la fonte miracolosa, fino a fare quasi perdere la sua memoria. Possiamo, tuttavia, farcene un’idea dai racconti e dalle foto dell’epoca.
La fonte miracolosa aveva la forma di un cerchio di circa due metri di altezza per dieci di diametro, presentando la forma di un bacino abbastanza svasato e per questo un po’ scosceso, com’è facile trovare nelle città portoghesi. La forma circolare facilitava la soddisfazione delle straordinarie richieste di acqua in occasione dei grandi pellegrinaggi. Sul bordo erano stati collocati quindici rubinetti, tanti quanti sono i misteri del Rosario. Nei giorni dei grandi pellegrinaggi, un gruppo di ragazzi volontari si incaricava di distribuire l’acqua.
Vicino alla fonte erano posti degli avvisi per informare sulla gratuità della concessione dell’acqua e su come fosse espressamente proibito dare o ricevere offerte per questo motivo.
C’era anche il progetto di costruire una serie di piscine, come a Lourdes, perché i pellegrini potessero fare pure il bagno. Purtroppo, anche questo è stato abbandonato nei successivi lavori.
Non si contano i casi di guarigioni miracolose attribuite all’acqua della prodigiosa fonte di Fatima. Scorrendo le narrazioni delle grazie segnalate nella pubblicazione ufficiale del santuario, la “Voz da Fatima”, è facile constatare che la maggior parte di esse sia arrivata mediante l’applicazione o l’uso dell’acqua.
Tre momenti delle fonti miracolose: Sopra: la piccola cappella sul luogo delle apparizioni con le fonti di fronte all’ingresso Al centro: durante la costruzione del Santuario, le fonti esistevano ancora
Sotto: il Santuario nella sua forma attuale: le fonti sono sparite, restano alcuni rubineti sulla base del monumento al Sacro Cuore di GesĂš
Religione
Il beato John Henry Newman e il liberalismo religioso di Paolo Gulisano 40 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017
N
ella storia della Chiesa degli ultimi due secoli, spicca la figura di un uomo, un sacerdote, uno studioso, la cui “intelligenza dell’anima” ha cercato instancabilmente la verità, tra ombre e apparenze, e una volta incontratala, per mezzo della ragione e del cuore, la testimoniò con le sue opere e con la sua vita. John Henry Newman, un inglese vissuto lungo tutto il XIX secolo, fu questo straordinario cercatore e testimone di verità. Newman, nell’Ottocento positivista e scientista che aveva cominciato a rifiutare Dio, fu un segno di contraddizione che diede una forte scossa all’Inghilterra - sia cattolica sia protestante - e all’Europa tutta. Da anglicano aveva dato vita al Movimento di Oxford, teso ad approfondire la ricerca teologica, specie nel campo della Patristica, che è la teologia del tempo in cui la Chiesa era ancora una e indivisa, e a confrontarsi con le sfide della modernità.
Newman, nel confronto con queste sfide, si affidò alla Grazia come il mezzo più efficace per trasformare totalmente la condizione umana.
Per questo fu ed è ancora una guida sicura per tutti coloro che sono alla ricerca di un preciso orientamento e di una direzione attraverso le incertezze del mondo moderno, sempre più afflitto dalla follia dell’Ulisse omerico, che consiste nel dimenticare che l’uomo è semplice creatura, ed esaltare la propria intelligenza, al punto di trasformare il desiderio di conoscenza in un’irragionevole negazione dell’esistenza di ogni limite.
La conversione
Newman era approdato al Cattolicesimo dopo un lungo periodo nella Chiesa anglicana, di cui era pastore, oltre che docente universitario a Oxford.
Nel 1839 Newman era già conosciuto ed apprezzato, era uno degli uomini più famosi di Inghilterra. In quell’anno, tuttavia, cominciò ad avere dei dubbi sulla possibilità della cosiddetta “via media” anglicana, riflettendo proprio sul concetto di dogma e di fedeltà.
Avendo riscoperto nei suoi studi i Padri, avendo capito che il dogma è qualcosa che attraversa la vita della Chiesa da sempre, si rese conto che la via anglicana a un certo punto aveva fatto un salto ed era difficilmente sostenibile da un punto di vista dogmatico. Inoltre, da un punto di vista della riflessione concettuale, si prestava molto di più ad un’interpretazione politica, nazionalistica. Infatti, uno degli attributi fondamentali della Chiesa che a Newman
sembrava di non riconoscere più nella Chiesa anglicana era la cattolicità, l’universalità.
Nel corso di un suo viaggio sulle orme dei Padri della Chiesa, giunse in Sicilia, dove cadde ammalato e si trovò, presto, sospeso tra la vita e la morte, senza medici e senza cure. Il suo domestico lo invitò a esprimere le sue ultime volontà. Ma egli rispose: “Non morirò: non ho mai peccato contro la Luce. Ho un lavoro da compiere in Inghilterra”. Infatti, inaspettatamente guarì e riprese la via del ritorno.
Durante il viaggio, pregò Dio in modo struggente: “Guidami, Luce gentile; tra le tenebre, guidami Tu. Nera è la notte, lontana la casa: guidami Tu. Amavo scegliere la mia strada, ma ora guidami Tu. Sempre mi benedisse la tua potenza; ancora oggi mi guiderà per paludi e brughiere, finché svanisca la notte e l’alba sorrida sul mio cammino”. Rientrato a Oxford, si stabilì, attorno a lui, un gruppo di anglicani che trattavano problemi spinosi: la vera natura della Chiesa, il suo rapporto con la Tradizione dei primi secoli, la sua autorità.
Quando infine si convertì al Cattolicesimo, scrisse una dichiarazione di fede che desta commozione nella profondità, totalità, intensità di adesione alla verità della Fede:
“Credo in tutto il dogma rivelato come è stato insegnato dagli apostoli, come è stato affidato dagli apostoli alla Chiesa e come è stato insegnato dalla Chiesa a me. Lo accetto nell’interpretazione infallibile dell’autorità a cui fu affidato, e implicitamente accetto ogni ulteriore interpretazione fatta da quella medesima autorità fino alla fine dei secoli. Accetto, inoltre, le tradizioni della Chiesa universalmente accolte, in cui si trova la materia delle nuove definizioni dogmatiche che vengono fatte di tanto in tanto, e che in ogni tempo accompagnano e illustrano il dogma cattolico già definito. E mi sottometto a tutte le altre decisioni della Santa Sede, in materia teologica e non teologica, attraverso gli organi che essa stessa ha designato e che, senza qui entrare in merito alla loro infallibilità, su di un gradino più basso arrivano fino a me con loro diritto di essere ascoltate e obbedite. Considero inoltre che, a poco a poco, nel corso dei secoli, la ricerca cattolica ha preso certe forme precise, ed ha assunto la veste di una scienza, con un metodo e una terminologia propria, sotto la direzione intellettuale di questi grandi pensatori come sant’Atanasio, sant’Agostino, san Tommaso; e non provo la minima tentazione di distruggere questa grande eredità di pensiero che ci è stata trasmessa fino ai nostri giorni”. (J. H. Newman, Apologia pro vita sua, Jaca Book, p. 268). TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / GIUGNO 2017 - 41
Religione
Cardinale di Santa Romana Chiesa
Nella primavera del 1879 Leone XIII creò cardinale John Henry Newman. Il Pontefice lo accolse a Roma con grande affetto e affabilità. Lo chiamò “il mio cardinale”.
Il concistoro avvenne il 13 maggio. I testimoni di quell’evento riportarono le impressioni e i commenti che la figura diafana di Newman suscitava, dai capelli bianchi e dal marcato profilo, avvolta nella porpora, un vecchio “pallido ma bellissimo”. Un altro celebre convertito: il cardinale Henry Edward Manning, secondo arcivescovo di Westminster
Come cardinale diacono gli era stato assegnato il titolo di San Giorgio al Velabro, una chiesa antichissima che era stata innalzata alla dignità di diaconia cardinalizia da papa Gregorio Magno, il papa degli “angli o angeli?”, il pontefice dell’evangelizzazione dell’antica Inghilterra.
Il cardinalato e l’accoglienza di Leone XIII, oltre che una riparazione per la diffidenza che per anni aveva circondato la vita e l’opera di Newman, erano soprattutto il riconoscimento del valore del suo ampio e lungo magistero. Ed è molto significativo che “L’Osservatore Romano” del 14 maggio, la vigilia del concistoro pubblico, pubblicasse in prima pagina il discorso pronunziato da Newman dopo la consegna del Biglietto di nomina, il 12 maggio, dove faceva un rapido bilancio della sua vita e dove trattava di un tema che appare ancora di impressionante attualità: quello del liberalismo religioso.
Una dichiarazione dai contenuti straordinariamente attuali ancora oggi. Una dichiarazione che partiva da un’analisi profonda e accurata del male più pericoloso che minaccia il cattolicesimo. Newman dunque scriveva: “Godo nel dire che a un gran male mi sono opposto fin dal principio. Per trenta, quaranta, cinquant’anni anni ho resistito, con tutte le mie forze, allo spirito del liberalismo religioso, e mai la Chiesa ebbe come oggi più urgentemente bisogno di oppositori contro di esso, mentre, ahimè, questo errore si stende come una rete su tutta la terra”.
E qui Newman precisò mirabilmente cosa dovesse intendersi per “liberalismo religioso”, termine oggi caduto in disuso, anche se il problema indicato
La “seconda primavera della Chiesa” va pari passu col rifiorire del gotico in Inghilterra. Il nuovo Parlamento di Westminster, per esempio, fu progettato dall’architteto cattolico Augustus Pugin
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C
Il Movimento di Oxford
hi studia la storia dell’Inghilterra moderna si accorge che, con cadenza quasi matematica, il paese è scosso da successive ondate di conversioni verso la Chiesa cattolica. La prima ondata risale a metà dell’Ottocento, concretamente a partire dal 1833, e ha come fulcro il Movimento di Oxford, così chiamato perché molti dei suoi protagonisti erano professori nella celebre università.
Preoccupati con le derive della confessione anglicana, un gruppo di intellettuali, tra cui John Keeble, John Henry Newman ed Edward Pusey, iniziarono una serie di studi sulla Patristica, cercando di trovare i fondamenti della Fede, comuni a cattolici e anglicani. Quello che scoprirono, però, fu molto diverso. Mentre nella Chiesa cattolica romana vi era una continuità adamantina, sia dogmatica sia pastorale, dai primi secoli fino ai giorni attuali, la confessione anglicana si presentava invece come un miscuglio di errori e di deviazioni, con inaccettabili incrostazioni politiche.
Nel 1841 Newman pubblicò il famoso Tract 90 nel quale a un certo punto conclude: “O andiamo in alto, verso Roma, o cadiamo nell’incredulità. Non c’è un punto intermedio dove restare”. Era la fine della “via media”, fondamento della fede anglicana.
Intellettualmente convinti da questi studi – ma soprattutto spinti in cuor loro dalla Grazia divina, che allora soffiava forte in Inghilterra – molti partecipanti al Movimento di Oxford si convertirono alla Chiesa cattolica, trascinandosi dietro migliaia di seguaci. Iniziava ciò che Newman chiamò “a second Spring”, una seconda primavera per la Chiesa in Inghilterra. Fanno parte di questa seconda primavera l’Emancipation Act del 1839, per il quale i cattolici ricuperarono i diritti politici; e la restaurazione della gerarchia cattolica nel 1851, con la quale la Chiesa tornò a essere un’istituzione pubblica. Una figura centrale fu il cardinale Nicholas Patrick Wiseman, primo arcivescovo di Westminster dopo la restaurazione (nel tondo).
da Newman è ancora assolutamente attuale. Benedetto XVI lo ha chiamato “relativismo etico”.
Diceva Newman: “Il liberalismo religioso è la dottrina secondo la quale non esiste nessuna verità positiva in campo religioso, ma che qualsiasi credo è buono come qualunque altro; e questa è la dottrina che, di giorno in giorno, acquista consistenza e vigore. Questa posizione è incompatibile con ogni riconoscimento di una religione come vera. Esso insegna che tutte sono da tollerare, in quanto sono tutte materia di opinione. La religione rivelata non è verità, ma sentimento e gusto, non fatto obiettivo (...) Ogni individuo ha diritto a interpretarla a modo suo (...) Si può andare nelle chiese protestanti e in quelle cattoliche; si può ristorare lo spirito in ambedue e non appartenere a nessuna. Si può fraternizzare insieme in pen-
sieri e affari spirituali, senza avere dottrina comune o vederne la necessità. Poiché la religione è un fatto personale e un bene esclusivamente privato, la dobbiamo ignorare nei rapporti reciproci”.
Newman così concluse: “La bella struttura della società che è l’opera del cristianesimo, sta ripudiando il cristianesimo”; “Filosofi e politici vorrebbero surrogare anzitutto un’educazione universale, affatto secolare (che) provvede le ampie verità etiche fondamentali di giustizia, benevolenza, veracità e simili”; sennonché - osserva Newman - un tale progetto è diretto “a rimuovere e ad escludere la religione”.
Nelle sue parole quasi profetiche Newman sembrava avere intravisto per tempo la grande sfida che attende oggi i cattolici fedeli.
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Il mondo delle TFP
Polonia e Croazia: convegni giovanili
“L
a gioventù non fu fatta per il piacere ma per l’eroismo”, diceva lo scrittore francese Paul Claudel. Oggi, più che mai, i giovani sono alla ricerca di punti di riferimento fermi, che possano orientarli nel caos del mondo moderno, in seno ad una società che sembra fare acqua da tutte le parti.
Per offrire una solida formazione cattolica alla gioventù, le TFP di Polonia e di Croazia hanno organizzato due convegni, tenutisi rispettivamente a Varsavia e Zagabria.
“La civiltà cristiana: storia e fondamenta”, è stato il tema del convegno realizzato nel Palazzo Chodkiewicz, a Varsavia (foto sopra). La missione precipua dei laici, ha spiegato il primo relatore, è l’animazione cristiana della società, quella “consecratio mundi” proposta da Pio XII e poi glossata da Giovanni Paolo II. In altre parole, la costruzione di una civiltà cristiana al servizio della Chiesa, collaboratrice nella missione della salvezza delle anime. Tale civiltà è esistita. Lo dicono i Papi, come Leone XIII e s. Pio X. È stata la civiltà cristiana, che
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nel Medioevo ha raggiunto l’apogeo. Come insegnava Papa Sarto, si tratta di restaurarla continuamente sui suoi fondamenti perenni.
A Zagabria, nella bella cornice del castello di Luznica, si è tenuto invece il convegno “L’avventura della teologia moderna”, articolato in due moduli: “Dal cattolicesimo sociale alla teologia della liberazione: storia di una deriva” e “Dal cattolicesimo liberale alla teologia della liberazione: storia di un’eresia” (foto sotto). Mentre il primo spiegava la deriva verso sinistra, dal cattolicesimo sociale al cattolicesimo democratico, al socialismo cristiano; il secondo descriveva il processo teologico e filosofico che, a partire del cattolicesimo liberale, diede vita al Modernismo, poi alla Nouvelle Théologie, e finalmente alla teologia della liberazione, sia nelle sue forme marxiste, sia in quelle più aggiornate. In consonanza con gli insegnamenti di Plinio Corrêa de Oliveira, si è data molta importanza ai fattori “tendenziali”. Infatti, tutte le eresie che hanno funestato la Chiesa in questi due secoli sono nate nel campo temporale, come frutto di tendenze già largamente trionfanti nella società, salvo poi penetrare la Chiesa con il pretesto di “aggiornarla”.
Brasile: due importanti volumi tuita riconosce queste diversità, e in questo risiede la sua vera giustizia.
G
razie all’iniziativa dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, sono stati presentati a San Paolo del Brasile due importanti volumi. Il primo, scritto dal dott. Adolpho Lindenberg, presidente dell’Istituto, s’intitola «Utopia ugualitaria: svilimento della dignità umana» (Ambientes & Costumes Editora, 2017, 142 pp.). L’altro, scritto da Juan Gonzalo Larraín Campbell, della TFP cilena, è «Plinio Corrêa de Oliveira: la denuncia sul nascere della rivoluzione progressista nel libro In difesa dell’Azione Cattolica» (Editora Artpress, 2017, 530 pp.). Il trait d’union delle due opere è il pensiero e l’azione del comune maestro, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira.
Secondo il dott. Lindenberg, l’essenza del movimento rivoluzionario che da secoli sta distruggendo la Civiltà cristiana e la Chiesa stessa, sta nell’ugualitarismo. Si tratta, ovviamente, di un’utopia perché basta aprire gli occhi per vedere le gerarchie naturali.
Il volume di Larraín Campbell, invece, tratta un argomento sul quale promettiamo di ritornare: il movimento progressista che, da oltre un secolo, cerca di sovvertire la Sposa di Cristo. La prima denuncia comprensiva di questo movimento la fece il prof. Plinio Corrêa de Oliveira nel libro «In difesa dell’Azione Cattolica», pubblicato nel 1943.
Presidente dell’Azione Cattolica, il dott Plinio avvertì le infiltrazioni neomoderniste in seno al movimento cattolico, denunciando sul nascere la rivoluzione progressista. Nonostante il volume si fregiasse di una prefazione del Nunzio apostolico, sull’autore si abbatté una bufera di calunnie e di persecuzioni che non cessò fino alla sua morte nel 1995.
Dopo aver descritto il contesto storico ed ecclesiale nel quale fu pubblicato questo libro, e il suo contenuto dottrinale, Larraín Campbell esamina le ripercussioni del libro fino ai nostri giorni, così il sottotitolo del suo volume: “Attualità, efficacia e influenza nella storia della Chiesa”.
Nello spirito ugualitario vi è un autentico odio verso Dio. S. Tommaso mostra che Dio ha creato un universo gerarchico affinché che le naturali disuguaglianze potessero riflettere meglio la Sua gloria.
L’egualitarismo costituisce un affronto non solo ai diritti di Dio, ma anche a quelli degli uomini. Ogni uomo, infatti, ha diritto alla sua dignità, che è diversa da quella delle altre persone. Una società ben costi-
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Il mondo delle TFP
TFP: una crociata globale in difesa della Civiltà cristiana In senso antiorario:
New York: la TFP americana conduce un Public Square Rosary sulla 5th Avenue, nel cuore della Grande Mela, in difesa della famiglia tradizionale e contro la legalizzazione delle unioni civili
Dublino: la TFP irlandese prega il Santo Rosario sulla O’Connell Street, nel centro storico, chiedendo al Parlamento di non liberarizzare l’aborto
Varsavia: la TFP polacca prega un Rosario publico davanti al Palazzo di governo, in appoggio all’emenda costituzionale che avrebbe definitivamente proibito l’aborto
Huancavelica: come parte del suo apostolato popolare, Tradición y Acción, consorella peruviana delle TFP, promuove il pellegrinaggio della Madonna di Fatima nei piccoli centri minerari nelle Andes centrali
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In senso orario:
San Paolo del Brasile: convegno giovanile organizzato durante il carnevale da Ação Jovem, settore giovanile dell’Instituto Plinio Corrêa de Oliveira
Magonza: la TFP tedesca conduce un Rosario nella piazza pubblica contro l’introduzione del gender nel programma scolastico
Cape Town: un sacerdote benedice la statua del Sacro Cuore, primo passo nella costruzione della nuova sede di Family Action South Africa, consorella sudafricana delle TFP
Medellín: il Centro Cruzada, referente colombiano delle TFP, partecipa alle manifestazioni contro gli accordi del Governo con la guerriglia comunista delle FARC
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Compassione insondabile
L
’aspetto della Madonna che più mi entusiasma non è tanto la sua santità quanto la compassione con la quale rivolge lo sguardo verso chi non è santo. La sua santità è verginale, regale, insondabile, eccelsa... Niente la potrà mai descrivere adeguatamente. Eppure, ciò che mi entusiasma è, soprattutto, la compassione con cui Ella guarda chi non è santo, lo avvolge col suo amore, vuole aiutarlo con una misericordia anch’essa insondabile. È una misericordia inesauribile, pazientissima, clemente, pronta ad aiutare in qualsiasi momento, senza il minimo segno di stanchezza o di impazienza, sempre pronta non solo a ripetersi, ma a superare se stessa. Se il peccatore rifiuta questa misericordia, Maria Santissima la raddoppia. E, così, gli abissi sempre più tenebrosi del peccato fanno nascere luci sempre più sfolgoranti di misericordia. Più il peccatore fugge da Lei, più Ella lo rincorre e lo riempie di grazie. Come ho conosciuto io questa misericordia?
A dodici anni ho avuto una fortissima prova spirituale, nella quale mi sentivo abbandonato e perso. Sono andato a pregare nella chiesa del Sacro Cuore ai piedi della Madonna Maria Ausiliatrice. Senza che avessi una visione, estasi o rivelazione mi sono sentito toccato nel cuore come se l’immagine mi guardasse. Non saprei descrivere come, ma ebbi una conoscenza intima e personale della sua misericordia insondabile. La sua bontà mi avvolse in modo tale
di Plinio Corrêa de Oliveira
che, anche se io avessi voluto fuggire, Ella mi avrebbe rincorso dicendomi con affetto materno: “Figlio mio, torna indietro ancora una volta!”.
La comprensione di questa misericordia fece sì che io restassi perfettamente calmo per il resto della mia vita. Da quel punto in poi ebbi la certezza totale che, qualunque cosa mi accadesse, sarei stato avvolto dalla misericordia della Madonna e, quindi, sarei potuto andare avanti tranquillo. Lei avrebbe trovato per me una soluzione per qualsiasi circostanza.
Capii anche che questo non era un mio privilegio, bensì l’atteggiamento della Madonna nei confronti di tutti. Io non mi sono sentito trattato in modo diverso. È chiaro che la Madonna potrebbe favorire una persona in concreto, ma non era chiaramente il mio caso. Anzi, mi sentivo trattato uguale a tutti. Sentivo che la Madonna è così con tutti gli uomini che sono esistiti, quelli che esistono e quelli che esisteranno.
A me dispiace molto vedere una persona nervosa, con problemi, agitata, ecc. Vorrei poter comunicarle quello sguardo che ricevetti dalla Madonna quando ero bambino. È difficile spiegarlo in parole, ma vorrei poter trasmetterlo. È qualcosa di insondabile, che non si esaurisce, si moltiplica, è premuroso, gentile, ci prende con tenerezza, ci coccola… Veramente non saprei spiegarlo con le parole, ma vorrei che tutti avessero questa cognizione diretta della misericordia della Madonna.
Conversazione con giovani della TFP brasiliana, 9 gennaio 1982. Tratto dalla registrazione magnetofonica. Nella foto, immagine della Madonna Ausiliatrice ai piedi della quale il giovane Plinio pregò.