Contiene inserto redazionale
Anno 21, n. 64 - Marzo 2015 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova
“Questa cultura del niente non sarà in grado di resistere all’assalto ideologico dell’islam, che non mancherà”
(Card. Giacomo Biffi)
M
Ego vici mundum!
olto si discute sulla possibilità di distinguere fra un islam “moderato” e uno “radicale”. Senza negare che vi sono musulmani con i quali è possibile stabilire rapporti civili, è anche ovvio che, sin dai primordi, l’islam ha avuto una fortissima componente guerrafondaia. Questa risale allo stesso Maometto che, dopo aver sterminato gli oppositori a Medina, intraprese non meno di ottanta battaglie di aggressione. Il suo ultimo ordine, poco prima di morire, fu di invadere i confini meridionali dell’Impero bizantino.
L’islam si è sempre diffuso con la forza delle armi. Commentava il più grande teologo islamico Mohammad al-Ghazali (1058-1111): “Non ho mai visto una discussione che finisse con la conversione di qualcuno [all’islam]. Le conversioni avvengono per altri motivi, soprattutto in conseguenza di guerre con la spada”. In uno hadith, il Profeta affermava: “Ho ricevuto l’ordine di combattere le genti finché non riconoscano che non vi è un’altra divinità se non Allah”.
È questo l’islam che annientò la cristianità nordafricana e distrusse l’Impero bizantino. È questo l’islam che nell’847 devastò il Vaticano. È questo l’islam che invase l’Europa arrivando fino al cuore della Francia. È questo l’islam che risalì i Balcani, calpestò l’Ungheria e strinse d’assedio Vienna. È questo l’islam che oggi si sta insediando nel nostro Continente. Si moltiplicano, per esempio, le “no-go zones”, aree urbane controllate dai musulmani e nelle quali un cristiano non può avventurarsi. In Gran Bretagna si è già accettata la vigenza della legge coranica a fianco di quella britannica. I militanti musulmani sono molto agguerriti e non fanno segreto delle proprie intenzioni: sottomettere l’Europa. E noi, cosa abbiamo da opporre?
“Con le vostre leggi democratiche vi invaderemo!”. Così dichiarava un alto esponente musulmano a mons. Giuseppe Bernardini, allora vescovo di Smirne, Turchia. I musulmani conoscono benis-
simo il tallone d’Achille dell’Europa: il liberalismo relativista. Anzi, proprio questo costituisce uno dei principali motivi della loro aggressione: ci considerano apostati e decadenti e, perciò, indegni di esistere.
All’epoca delle crociate, i musulmani combattevano i cavalieri cristiani, ma li rispettavano. La storia è piena di episodi in questo senso. S. Luigi IX prigioniero era invitato a giudicare discordie fra gli stessi musulmani, tanto era il suo prestigio morale. Oggi, invece, i musulmani disprezzano la nostra decadenza. Afferma mons. Bernardini: “Ogni volta che noi diamo ai musulmani una chiesa sconsacrata per trasformarla in moschea, per loro è la riprova della nostra apostasia”. E, secondo il Corano, gli apostati vanno annientati. L’unica soluzione alla prepotenza islamista è riscoprire le nostre radici cristiane e la nostra fierezza di essere europei. E, con essa, la voglia di difendere la nostra Fede e la nostra identità.
Non possiamo non ricordare le parole di Papa Giovanni Paolo II a Santiago di Compostela: “Io, Giovanni Paolo (…) successore di Pietro nella Sede di Roma, Sede che Cristo volle collocare in Europa e che l’Europa ama per il suo sforzo nella diffusione del Cristianesimo in tutto il mondo; io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: ‘Ritrova te stessa. Sii te stessa’. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti”.
Riscoprendo le nostre radici, riscopriremo la sorgente di tutto: la Santa Croce del nostro Divino Salvatore che, proprio in questo periodo, celebriamo nella liturgia della Settimana Santa. E con la Croce riscopriremo anche la forza di tornare a essere militanti: “Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo!”.
Sommario Anno 21, n° 64, marzo 2015
Editoriale: Ego vici mundum! Islam in Europa: si moltiplicano le “no-go zones” Il massacro dell’innocenza Chiesa e marketing: vince la Tradizione Un Sinodo “straordinario” da ogni punto di vista La Chiesa del futuro immaginata dal cardinale Marx Cosa vuole la sinistra cattolica dal Sinodo? Supplica filiale a Papa Francesco sul futuro della famiglia Misericordia: “parola talismano” al servizio della propaganda? Il dovere cristiano della militanza Il coccodrillo affamato e le contraddizioni del liberalismo Io Non sono Charlie Hebdo. Allora, chi sono? La militanza Militanza nella visione storica di una santa Settimana Santa a Siviglia Il mondo delle TFP Odio implacabile: Una meditazione sulla Passione
2 4 5 6 8 12 13 15 16 19 20 24 26 34 36 44 48
Copertina: Un guerrigliero dell’ISIS sventola la bandiera nera dell’islam. Sotto, sfilata omosessuale a New York. Chi vincerà la sfida?
Tradizione Famiglia Proprietà Anno 21, n. 64 marzo 2015. Contiene inserto redazionale. Dir. Resp. Julio Loredo Offerta annua suggerita Euro 15,00
Direzione, redazione e amministrazione: Tradizione Famiglia Proprietà - TFP, Viale Liegi, 44 — 00198 ROMA Tel. 06/8417603 Fax: 06/85345731 Email: info@atfp.it Sito: www.atfp.it CCP: 57184004 Aut. Trib. Roma n. 90 del 22-02-95 Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova Stampa Tipolito Moderna, via A. de Curtis, 12/A — 35020 Due Carrare (PD) TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 3
Attualità
Islam in Europa: si moltiplicano le “no-go zones” vava che varie periferie parigine stavano diventando delle “società islamiche separate”, tagliate fuori dallo Stato francese e dove la Sharia, la legge islamica, stava rapidamente soppiantando il diritto civile francese.
F
ece scalpore, un paio di anni fa, la denuncia dell’esistenza in Europa di “no-go zones”, cioè aree urbane controllate dai musulmani dove un cristiano non può entrare se non a rischio della propria incolumità. Non mancò chi, volendo salvare ad ogni costo il “dialogo”, contestò l’attendibilità della notizia. Eppure, la denuncia proveniva da una fonte tutt’altro che sospetta: la Gendarmerie francese. Nel 2012 il corpo dei gendarmi pubblicò una mappa delle cosiddette Zones Urbaines Sensibles, classificandole secondo il rischio per un cittadino non musulmano. Ben il 15% di esse era a rischio così elevato che, in pratica, costituivano “no-go zones”.
L’allerta delle Forze dell’Ordine transalpine veniva a confermare i risultati di un rapporto di 2.200 pagine pubblicato nel 2011 dall’Institut Montaigne. Intitolato «Banlieu de la République», lo studio rile-
4 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
A gennaio di quest’anno, un altro studio, questa volta del Gatestone Institute conferma pienamente la denuncia. Lo studio di 120 pagine intitolato «No-Go Zones in the French Republic: Myth or Reality?» documenta decine di quartieri francesi “dove la polizia e la gendarmeria non riescono a far rispettare l’ordine repubblicano né possono accedere ad essi senza il rischio di scontri, di essere feriti o anche di sparatorie letali”.
Stando così le cose, ecco che esplode una nuova notizia, questa volta in Germania. Nella città di Wuppertal, vicino a Düsseldorf, i musulmani hanno creato una propria Polizia. Si tratta di ronde di giovani islamici, con tanto di gilet arancione rifrangente con la scritta Shariah Police, in inglese. Il gruppo, di stretta osservanza salafita, ha un obiettivo dichiarato: far rispettare la legge islamica, specialmente il venerdì, giorno di preghiera.
Fra “no-go zones” e Shariah Police, quale futuro aspetta l’Europa?
Il massacro dell’innocenza
L
’innocenza infantile è un valore così sublime che, nelle carceri dure, dove prevale la legge della giungla, gli stupratori di bambine hanno i giorni contati. Normalmente vengono messi in isolamento per sottrarli alla furia degli altri reclusi, che non riescono a tollerare tale nefandezza. L’abbrutimento del senso morale non arriva a cancellare il rispetto per l’innocenza infantile.
Non possiamo dire lo stesso del mondo moderno.
In occasione dell’ultimo Natale, varie case di giocattoli statunitensi hanno lanciato sul mercato bambole che dicono parolacce. Tra queste, la celeberrima Barbie, subito ribattezzata “Swearing Barbie” (Barbie Bocca Sporca). Non diverso il caso della bambola Po, prodotta dalla Teletubby, che invita le bambine a fare cose immorali. Oppure quella della Toys “R” Us, che addirittura insegna alla bambina come insultare altre persone. Nonostante le proteste di migliaia di mamme, questi prodotti non sono stati ritirati dal mercato.
Sempre prima di Natale, un gruppo femminista dell’Ohio caricò su internet un video mostrando bambine dai 6 ai 12 anni che, vestite da principessine, inveiscono contro il “maschilismo” con un linguaggio tanto osceno da far impallidire perfino un adulto (foto sopra). Neanche a dirlo, il clip è diventato “virale”, e migliaia di bambine hanno cominciato a parlare nello stesso modo.
Ma torniamo vicino a casa nostra. Recependo una normativa eu-
ropea, l’allora ministro Elsa Fornero emanò la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, poi confermata dal governo Letta. Poco dopo, il presidente Napolitano firmava il decreto 104/2013 secondo cui i bambini a scuola saranno introdotti “all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere”. Al fine di superare gli stereotipi, ai bambini saranno insegnate le pratiche omosessuali sin dalla più tenera età. Sono previste addirittura lezioni di nudità, di masturbazione e altre pratiche che il pudore più elementare impedisce di menzionare.
È in corso una manovra su larga scala per corrompere l’anima dei bambini. Non possiamo non ricordare le parole del nostro Divino Maestro: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse Una specie in estinzione? gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali!” (Mt 18, 3-7). TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 5
Attualità
Chies a e v inc e l a
ma r k e t i n g : T r ad i z i o n e
La Via Crucis ad Atripalda (AV)
Chiese semi-vuote, ora di religione deserta, vocazioni sacerdotali ai minimi storici, pratica religiosa in caduta libera, giovani in fuga… Qualcuno sostiene che, per attrarre le nuove generazioni bisognerebbe “modernizzarsi”, cioè fare le cose che piacciono alla gente di oggi. Sarà vero? Invece, no. È vero, anzi, il contrario. Sentiamo la testimonianza, non sospetta, di un grande esperto in marketing.
P
ochi paesi hanno sofferto tanto le conseguenze della crisi post-conciliare come il Brasile, dove il numero di cattolici è calato del 35% negli ultimi trent’anni. Qualche anno fa, preoccupati con l’emorragia di fedeli, i vescovi brasiliani hanno arruolato un’importante azienda di marketing, l’ALMAP, il cui presidente, Alex Periscinoto, era stato nominato “miglior marketing manager” del Brasile. I membri della Commissione esecutiva della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile si aspettavano da Periscinoto un consiglio su come impostare la pastorale della Chiesa, offrendo una migliore immagine dell’istituzione, al fine di fermare l’emorragia di fedeli che, per lo più, stanno passando alle communità evangeliche.
Il risultato è stato sorprendente. Periscinoto ha presentato i risultati del suo studio davanti a duecento tra vescovi e sacerdoti legati alla pastorale. Dire che 6 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
siano rimasti scioccati dal discorso dell’esperto in marketing, è poco. Forse si aspettavano che egli consigliasse di dipingere le chiese in colori vivaci, di introdurre più musica pop, liturgie aggiornate e via dicendo. Invece…
“Il primo strumento di marketing della storia del mondo è stato la campana – ha esordito Periscinoto – ed era il migliore. Quando suonava, non solo raggiungeva il 90% degli abitanti, ma ne modificava il comportamento personale. Voi avete poi inventato uno strumento che è ancora utilizzato nel marketing commerciale. Si chiama ‘display’. Il display è qualcosa che utilizziamo per enfatizzare, per proporre con forza qualcosa al pubblico. Quando tutte le case erano basse, voi costruivate chiese con torri e con campanili sei volte più alti. Questo permetteva l’immediato riconoscimento della chiesa: eccola! “Voi avete poi inventato il primo logotipo della storia. Il logo è un simbolo utilizzato per far sì che il
“Cari vescovi brasiliani, avete sbagliato tutto”
Alex Periscinoto, “miglior marketing manager” del Brasile
marchio sia facilmente riconoscibile. Il vostro era il migliore: la Croce. Questo logotipo era collocato sempre sopra il punto più alto e visibile del display. Nessuno poteva sbagliarsi: quella era la chiesa cattolica! Questo logotipo inventato da voi era così efficace che perfino Hitler lo utilizzò, con alcune piccole modifiche, per mobilitare le masse. E quasi vinse la guerra.
“Voi avete inventato anche la campagna promozionale. Cos’è una processione religiosa? Per un paese di campagna, oppure per un quartiere di una grande città, niente è più promozionale di una processione, per esempio, in onore della Madonna. Quando noi, esperti in marketing, organizziamo un evento promozionale, utilizziamo molto di ciò che la Chiesa ha inventato. Noi sfoggiamo bandiere e stendardi, noi abbigliamo i nostri rappresentanti con costumi particolari per far sì che siano facilmente riconoscibili. Noi cerchiamo di creare una mistica commerciale. Ma la nostra mistica non sarà mai così ricca come la vostra.
“Purtroppo, voi avete cambiato il modo in cui è celebrata la Messa. Oggi la Messa non è più in latino e non si volgono più le spalle ai fedeli. Pensavate forse di far qualcosa gradita. Invece, ho una brutta notizia da darvi. Mia mamma mai pensò che il sacerdote le volgeva le spalle. Lei pensava invece che tutti, fedeli e celebrante, guardassero Dio. A lei piaceva il latino, anche quando non ci capiva un granché. Per lei, il latino era un linguaggio mistico col quale i ministri della Chiesa parlavano con Dio. Lei si riteneva privilegiata e ricompensata per aver assistito, in ginocchio, a una cerimonia così importante. Secondo me, il cambiamento che voi avete fatto nella liturgia della Messa, è stato un tremendo errore. Posso sbagliare. Io non sono un teologo. Io analizzo il problema dal punto di vista del marketing. E da questo punto di vista, è stato un disastro.
“Voi avete snaturato i vostri display, facendo le chiese sempre più simili ai palazzi civili.
“Tutto ciò che voi avete inventato contiene un’offerta, qualcosa che voi volete vendere. Il vostro prodotto si chiama Fede. Ma ho anche una buona notizia da darvi. Questo prodotto, oggi, trova una domanda sempre crescente. Il mercato, forse, non è mai stato tanto propizio per la Fede. Voi, però, parlate più di politica che di Fede. Potete, dunque, lamentarvi se le vostre chiese sono sempre più vuote, mentre i saloni dei gruppi evangelici sono sempre più pieni?”
“Voi avete tolto il costume particolare, la talare, che contraddistingueva i vostri rappresentati commerciali, i preti. Avete così buttato via un marchio.
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 7
Sinodo sulla Famiglia
Un Sinodo “straordinario” da ogni punto di vista
di Giacomo Canepa
Lo scorso ottobre si è svolto in Vaticano il Sinodo straordinario dei Vescovi sulla famiglia, in preparazione per quello ordinario che si terrà fra pochi mesi. Non sono mancate le polemiche. Quali i punti discussi? Siamo veramente di fronte all’eventualità di uno “scisma”, come qualcuno suggerisce?
I
l Sinodo dei Vescovi è un organo consultivo permanente della Chiesa cattolica, che si riunisce in forma ordinaria ogni quattro anni. L’ultimo risale al 2011; il prossimo dovrà riunirsi a ottobre di quest’anno. Nel 2013, però, Papa Francesco convocò a sorpresa un Sinodo straordinario, da tenersi nell’ottobre 2014 in preparazione per quello ordinario. Il tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”.
Voglia di cambiare
Oltre alla novità di un Sinodo in due tempi, la scelta del tema ha colto tutti di sorpresa. Infatti, nel 1981 si era già tenuto un Sinodo sulla famiglia, il cui esito fu la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica 8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
Familiaris Consortio, di Papa Giovanni Paolo II, “sulla funzione della famiglia cristiana nel mondo di oggi”. Si tratta di un documento del Magistero che, da allora, guida la pastorale della Chiesa sulla famiglia. Perché tornare sul tema?
Un inizio di risposta lo dá il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo: “E poi c’è anche uno sviluppo teologico. Non è tutto statico, noi camminiamo nella storia. La religione cristiana è storia, non ideologia. Il contesto attuale della famiglia è differente da quello di trentatré anni fa, ai tempi della Familiaris Consortio”. In altre parole, i tempi sarebbero cambiati. Bisognerebbe di conseguenza modificare le dottrine, o almeno le linee pastorali, contenute del documento di Giovanni Paolo II.
Qualche accenno a un cambiamento lo ha dato lo stesso Pontefice nel viaggio di ritorno dal Brasile. Alla domanda se esiste la possibilità di modificare la disciplina della Chiesa riguardo alla Comunione sacramentale ai divorziati risposati, egli ha così risposto: “Una parentesi. Gli ortodossi hanno una prassi diversa. Loro seguono la teologia dell’oikonomia, come la chiamano, e danno una seconda opportunità, permettendo la seconda unione. Ma io credo – e chiudo parentesi – che il problema vada studiato nell’ambito della pastorale matrimoniale”. La nomina di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, quale segretario speciale del Sinodo straordinario, ha acceso in molti l’attesa di un cambiamento. Egli è, infatti, assertore di una linea teologica progressista, specie in materia morale, non di rado in aperta contraddizione col Magistero della Chiesa. Sulle coppie omosessuali, per esempio, è possibilista.
Il Questionario
Un altro elemento di straordinarietà è stato il metodo utilizzato per convocare il Sinodo. Nel «Documento preparatorio» inviato in precedenza a tutte le Conferenze episcopali, era compreso anche un “Questionario” contenente 38 domande sulle “nuove problematiche” inerenti la famiglia: le coppie di fatto, le famiglie monoparentali, l’utero in affitto, la contrac-
cezione e via dicendo. Si voleva prima “ascoltare” i fedeli, salvo poi stilare gli schemi sinodali. In particolare, due temi presentati nel “Questionario” hanno suscitato una forte polemica: la possibilità di riammettere alla Comunione sacramentale i divorziati risposati, e l’accoglienza delle coppie formate da persone dello stesso sesso.
Il “Questionario”, però, non ha coinvolto tutte le realtà cattoliche. Poi, alcune fra le principali realtà, seppure impegnate a fondo nella pastorale familiare, non sono state invitate a participare al Sinodo. Per esempio i neocatecumenali. Un altro “escluso eccellente” è stato il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia, che annovera alcuni fra i più autorevoli esperti in queste materie.
Perché questa scelta di escludere alcune realtà, col risultato concreto di favorire un certo tipo di linea?
La polemica
Diversi rappresentanti della linea progressista hanno colto l’occasione per avanzare proposte di rottura col Magistero.
Per esempio, mons. Robert Zollitsch, arcivescovo emerito di Friburgo, ha pubblicato un documento chiedendo apertamente ai divorziati di accostarsi alla Comunione, “secondo la decisione della propria coscienza”. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 9
Sinodo sulla Famiglia Cardinale Walter Kasper: annullamento del matrimonio agevolato, comunione ai divorziati risposati e possibilità di seconde nozze
alla Comunione sacramentale. La terza: permettere una sorta di secondo matrimonio ai divorziati, pratica, secondo lui, già esistente nella Chiesa primitiva e oggi conservata solo dalle chiese ortodosse.Il porporato ebbe cura di precisare, dopo, che non intendeva cambiare la dottrina ma solo la prassi pastorale. Contro il cardinale Kasper si sollevò un vero coro di voci discordanti. Forse la più autorevole è stata quella di cinque cardinali che, in un’opera collettiva, hanno ribadito il Magistero della Chiesa: Gerhard Ludwig Müller, Raymond Burke, Velasio de Paolis, Walter Brandmüller e Carlo Caffarra, «Permanere nella verità di Cristo» (Cantagalli 2014).
Definendo il Sinodo “un’occasione storica che apre nuove strade”, il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha dichiarato in riferimento alle coppie omosessuali: “Ho l’impressione che abbiamo molto lavoro da fare nel campo teologico, non solo riguardante la questione del divorzio, ma anche sulla teologia del matrimonio”. Secondo il prelato, i divorziati risposati non vivono in peccato perché “non si può affermare che qualcuno sia in peccato continuo. Ciò è impossibile”.
Mons. Johan Bonny, vescovo di Anversa, ha difeso la “primazia della coscienza individuale”. “Troppe decisione sono state prese dalle autorità ecclesiastiche senza prendere in considerazione il sensus fidelium e senza consultare i fedeli – ha dichiarato il presule – se vogliamo dialogare dobbiamo guardarci da ogni qualificazione morale che non si adegui alla realtà”.
Più esplicito, il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Nel suo intervento in occasione del Concistoro dei cardinali prima del Sinodo, il teologo tedesco ha presentato tre proposte. La prima: lasciare nelle mani del confessore la decisione se un matrimonio è valido o meno, togliendo quindi la facoltà ai Tribunali ecclesiastici. La seconda: permettere ai divorziati risposati, soprattutto con figli a carico della seconda unione, di accostarsi
10 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
Non meno contundente il documento di un gruppo di teologi domenicani statunitensi. Se fosse accettata la comunione ai divorziati risposati, “non si vede come la Chiesa potrebbe rifiutarla anche alle coppie conviventi, o alle coppie omosessuali. In effetti, la logica di tale posizione suggerisce che la Chiesa dovrebbe benedire tali unione (come fanno oggi gli anglicani), il ché implicherebbe l’accettazione di tutta la liberazione sessuale contemporanea. La comunione ai divorziati risposati sarebbe solo il primo passo”.
Non diversa la posizione di due esperti del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia, P. Juan José Pérez Soba e Stephan Kampowski. Secondo loro, per la propria logica interna in materia di morale sessuale, o resta tutto in piedi o crolla tutto.
Il documento intermedio
Poco dopo l’apertura del Sinodo, nuovo colpo di scena: ai Padri sinodali è stato proibito di divulgare i propri interventi in aula. In questo modo, l’unica informazione data al pubblico nelle prime settimane è stata quella ufficiale della Commissione relatrice. Senza tener conto delle obiezioni di molti partecipanti, tra cui il cardinale Müller, Prefetto della Dottrina della Fede, la Commissione ha redatto un Documento intermedio, chiamato Relatio post-disceptationem. Questo documento contiene alcune idee che non hanno mancato di sollevare preoccupazione:
— presentava “il cambiamento antropologicoculturale di oggi” (cioè, la rivoluzione sessuale) come una “sfida” per la Chiesa, senza farne un giudizio morale, aggiungendo: “richiede un approccio analitico e diversificato, capace di cogliere le forme positive della libertà individuale”; — faceva larghissimo uso del principio morale della “gradualità”, interpretandolo nel senso di cogliere elementi positivi in tutte le situazioni oggettivamente peccaminose; — apriva a diverse forme di convivenza, invitando a “cogliere la realtà positiva dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, delle convivenze”; — apriva alle coppie omosessuali, affermando: “Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità?”
Non bisogna sottolineare quanto la stampa progressista abbia salutato questo testo come una grande conquista. Dall’altra parte, invece, diversi prelati hanno deplorato il fatto che esso fosse stato divulgato quale frutto dei lavori del Sinodo quando, in realtà, non era stato ancora votato. Fra i più critici, il cardinale Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban, e mons. André Léonard, arcivescovo di Bruxelles.
Il Documento finale
terzi necessari per l’approvazione. Tre articoli – proprio quelli che trattavano le questioni più scottanti – sono stati bocciati a larga maggioranza. Solo un articolo ha raccolto l’unanimità.
Alla domanda di un quotidiano di Buenos Aires se la votazione avesse rappresentato una sconfitta dei progressisti, l’arcivescovo Víctor Fernández, rettore della Pontificia Università cattolica di Argentina e uno dei relatori del Sinodo, ha risposto: “Assolutamente no! Il Papa non ha mai proposto una soluzione concreta. Egli aveva appena chiesto che i problemi fossero discussi con franchezza”. Sulla comunione ai divorziati risposati, il presule affermò che la maggior parte dei vescovi sembrava favorevole: “C’era solo un gruppetto di cinque – sei molto fanatici e un po’ aggressivi, ma che non rappresentavano nemmeno il 5% del totale”.
Dello stesso parere il cardinale Marx: “Fino ad oggi questi due problemi [comunione ai risposati e coppie omosessuali, ndr] erano non negoziabili. Oggi non è più così. Nonostante non abbiano raggiunto i due terzi, molti vescovi hanno votato a favore. Tanto che sono state reintrodotte nel testo finale. Questo Papa ha aperto la porta, e i risultati delle votazioni nel Sinodo non cambieranno niente”. Non c’è dubbio che siamo di fronte a un Sinodo veramente straordinario, da ogni punto di vista.
Messi a votazione, molti degli articoli della Relatio post-disceptationem non hanno ottenuto i due
“Il rischio di confondere adattamento con conformità al mondo è un rischio non solo possibile, ma reale. Questo rischio sembra essere stato particolarmente forte nel tempo recente. È bene, anzi necessario, che ce ne rendiamo conto. La Chiesa, pur dovendo tener conto della cultura e dei tempi che cambiano, non può non annunciare Cristo che è sempre lo stesso, ieri, oggi e sempre! Il riferimento alla cultura non può essere il riferimento principale, e tanto meno unico e determinante per la Chiesa, ma Cristo e la sua verità. Non può non essere motivo di riflessione il fatto che non pochi cristiani oggi tendono ad annacquare il messaggio evangelico per farsi accettare dalla cultura del tempo”.
Cardinale Velasio de Paolis TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 11
Sinodo sulla Famiglia
La Chiesa del futuro immaginata dal cardinale Marx
di Mathias von Gersdorff
Intervenendo nel dibattito a proposito del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, ha presentato la sua visione della Chiesa del futuro, assai lontana da quella attuale.
L
o scorso 22 gennaio, la rivista dei gesuiti americani “America” pubblicò una lunga intervista al cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera e presidente della Conferenza episcopale tedesca. Svelando le sue speranze in vista del prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia (“un’occasione storica che apre nuove strade”), il porporato ha colto l’occasione per presentare la sua particolare visione della Chiesa del futuro, assai diversa da quella esistente per venti secoli.
12 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
Nel divulgare l’intervista, la stampa tedesca ha posto l’accento soprattutto sui passaggi concernenti i divorziati risposati e gli omosessuali. Il quotidiano “Süddeutsche Zeitung”, per esempio, titolava: “Gli omosessuali fanno parte della Chiesa”. Mentre il “Nordbayerische Kurier” informava: “Marx in favore di un percorso di riforma per i divorziati risposati”.
In Germania, tali questioni occupano oggi il primo posto nell’agenda dei cosiddetti cattolici riformisti, che si battono per un adattamento della Chiesa alle idee e alle tendenze del Sessantotto. E il cardinale Marx non si è sottratto al commento. Alla domanda se la Chiesa accetterà i divorziati risposati e gli omosessuali, egli ha risposto: “Ho l’impressione che abbiamo molto lavoro da fare nel campo teologico, non solo riguardante la questione del divorzio, ma anche sulla teologia del matrimonio”. Secondo il prelato, i divorziati risposati non vivono in peccato, perché “non si può affermare che qualcuno sia in peccato continuo. Ciò è impossibile” (sic). Tuttavia, il cardinale Marx non si è limitato a questo. Nel corso dell’intervista, egli ha fatto un’analisi approfondita dei cambiamenti voluti dal cattolicesimo riformista. È chiaro che egli vorrebbe mettersi a capo di questo vasto movimento che propone una drastica riforma nella Chiesa: riforma nella sua struttura, nel suo Magistero, nella sua disciplina e nella sua liturgia, con il pretesto di adattarla allo stile di vita di oggi.
Cosa vuole la sinistra cattolica dal Sinodo?
N
ell’ottobre 2014, il movimento internazionale “Noi siamo Chiesa” pubblicò un documento con le proprie proposte per il Sinodo sulla famiglia:
“Libertà di coscienza nel campo della regolazione delle nascite (...) “Riammissione piena alla celebrazione eucaristica dei divorziati risposati (…) “Accettazione piena nella comunità cristiana delle persone omosessuali e dei loro rapporti fondati su relazioni stabili e affettivamente fondate. Ciò implica il superamento di una visione dell’omosessualità come deviazione (…) “Valorizzazione di tutte le relazioni affettive vere, senza preconcette proibizioni (…) “Presa d’atto di come la scelta di interrompere la gravidanza, assunta in piena coscienza, possa essere ritenuta eticamente giustificata (…) “Rivalutazione del matrimonio civile (…) “Una diversa comprensione del celibato dei presbiteri (…) “Piena partecipazione della donna ai ministeri ecclesiali”. Qualcuno potrà obiettare che tale programma è talmente radicale da renderlo vano. Ciò implica non conoscere il ruolo delle fazioni radicali nei processi rivoluzionari. Spiega Plinio Corrêa de Oliveira in «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione»: “Si direbbe che i movimenti radicali siano inutili. Ma non è vero. L’esplosione di questi estremismi alza una bandiera, crea un punto di attrazione fisso che affascina per il suo stesso radicalismo i moderati, e verso cui questi cominciano lentamente a incamminarsi”. Di fronte all’estremismo di “Noi siamo Chiesa”, le proposizioni discusse nel Sinodo, che di per sé avrebbero potuto scioccare come troppo spinte, assumono quasi un’aria moderata. Domani, perfino quelle di “Noi siamo Chiesa” potranno sembrare moderate di fronte a un estremismo ancor più spinto.
Sovversione nella Chiesa
Il movimento riformista prese il volo da ciò che in Germania si conosce come “caso Tebartz van Elst”. Lo scorso anno, il vescovo conservatore di Limburg, Franz-Peter Tebartz-van Elst, fu allontanato dalla propria diocesi nel pieno di una campagna pubblicitaria per supposti scandali finanziari. Il caso fornì ai cattolici riformisti proprio l’occasione che cercavano per lanciare la loro iniziativa. Col pretesto di evitare nel futuro un altro caso simile, i cattolici riformisti propongono una sostanziale trasformazione nella struttura gerarchica della Chiesa e nel modo di governarla, con la “ridefinizione” del ruolo dei vescovi e dei parroci. In realtà si tratta di una nuova visione, ugualitaria e democratica, della Chiesa.
“La Chiesa può dimostrare al mondo che non è un’istituzione fine a se stessa, ma è uno strumento di unità per il paese e per il mondo – spiegava nell’intervista il cardinale Marx – la Chiesa non può essere narcisista, non può avere paura del mondo”. La
Chiesa, secondo il porporato, dovrebbe essere guidata soprattutto dai laici, per diventare un “punto di incontro” e non più “custode della verità”: “La declericalizzazione della Chiesa è molto importante, sia nelle diocesi sia a livello di Curia Romana”. Secondo Marx, i laici dovrebbero assumere la guida di molti organi ecclesiastici, e perfino la presidenza di Congregazioni e altri dicasteri vaticani. In queste riforme strutturali, le donne dovrebbero avere un ruolo preponderante: “l’emancipazione della donna è un segno dei tempi. Noi dobbiamo sapere interpretare questi segni. (…) Dobbiamo cambiare la mentalità della Chiesa”.
Nell’orizzonte del modello di Chiesa proposto dal cardinale Reinhard Marx, sorge l’utopia di una rete di diocesi e parrocchie senza territorio fisso, autogestite da consigli pseudo democratici, formati da persone carismatiche che sappiano discernere i segni dei tempi. Un modello di Chiesa pericolosamente vicino alla società post-strutturalista sognata dai rivoluzionari del ’68. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 13
Sinodo sulla Famiglia
Dal Direttore
2015 Roma, 22 febbraio
Gentile Lettore,
i, che Sinodo dei Vescov il no ca ti Va in glia. unirà anza per la fami rt po Ad ottobre si ri im ta al ù pi temi della a Chiesa nei dovrà decidere su la pastorale dell à er nd pe di do no l Si Dai risultati de i. nn petiprossimi dece promuovendo una no an st à it al on ioni e pers sua parola di Diverse associaz filialmente una li og nd de ie ch cesco, zione a Papa Fran chiarimento. uppo, movimento di un singolo gr e on si es pr es è ne di reLa petizione non mpia collaborazio ’a un di to ut fr ne è è il oprietà. A tal fi Pr ia o personalità, ma gl mi Fa ne liale, i Tradizio mato Supplica Fi ia ch o altà, tra le qual iv at zz ni nno consegnate Comitato orga stato creato un ma. Le firme sara Ro 8 19 00 0, 11 a Nizz nodo. con sede in via sco prima del Si ce an Fr pa Pa a i del Sinodo direttamente isi. Dai risultat cr e av gr in , gi i. La famiglia è, og i prossimi decenn ne sa ie Ch a ll de orale situadipenderà la past scienza. Ci sono co di ma le ob pr un grave ro intervento Ciò pone per noi margini. Un nost ai e ar st re to ci ta petiè le promuovendo ques mo zioni in cui non ia st iò rc Pe ! fferenza potrà fare la di cesco. an il suo nome zione a Papa Fr Lei aggiungesse e ch an se e er ac o alla pi il foglio acclus Mi farebbe molto re za iz il ut ò pu Per farlo, alla petizione. diventare presente rivista. ù: Le chiedo di pi di r co an re quale di fa ra di bene della pe Le chiedo, però, ’o un rà Sa . va all’iniziati un partecipante conto. ovvidenza terrà arli. Opcertamente la Pr e, può fotocopi rm fi le r pe i gl Nizza più fo ca Filiale, via li pp Se Le servissero Su a: o nd ve chiesta scri pure può farne ri a mail a: o può inviare un 110, 00198 Roma; gmail.com. all’insupplicafiliale@ edite per posta sp i po re se es dovranno Le firme raccolte indicato. ca Filiale sopra dirizzo di Suppli saluti. e porgo distinti nt me ta pa ci ti an RingraziandoLa Julio Loredo 14 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
Beatissimo Padre,
In vista del Sinodo sulla famiglia dell’ottobre 2015, ci rivolgiamo filialmente a Vostra Santità per manifestarLe le nostre apprensioni e le nostre speranze sul futuro della famiglia.
Le apprensioni nascono dal fatto che assistiamo da decenni ad una rivoluzione sessuale promossa da un’alleanza di potenti organizzazioni, forze politiche e mezzi di comunicazione, che attentano passo dopo passo all’esistenza stessa della famiglia come cellula base della società. Sin dalla cosiddetta Rivoluzione del ‘68 subiamo un’imposizione graduale e sistematica di costumi morali contrari alla legge naturale e divina, in modo talmente implacabile da rendere, per esempio, possibile in molti paesi l’insegnamento della aberrante “teoria del gender” fin dalla più tenera infanzia.
L’insegnamento cattolico sul Sesto Comandamento del Decalogo è come una fiaccola che brilla dinanzi a questo oscuro disegno ideologico. Questa fiaccola attrae numerose persone – oppresse dalla propaganda edonistica – verso il modello familiare, casto e fecondo, predicato dal Vangelo e conforme all’ordine naturale. Santità, alla luce delle informazioni veicolate in occasione dello scorso Sinodo, riscontriamo con dolore che per milioni di fedeli la luce di questa fiaccola sembra vacillare di fronte ai venti malsani degli stili di vita propagati dalle lobbies anticristiane. Constatiamo infatti un generalizzato disorientamento causato dall’eventualità che in seno alla Chiesa si apra una breccia tale da permettere l’adulterio – in seguito all’accesso all’Eucaristia di coppie divorziate e risposate civilmente – e perfino una virtuale accettazione delle unioni omosessuali. Tutte pratiche, queste, condannate categoricamente dalla Chiesa come opposte alla legge divina e naturale. Da questo disorientamento scaturisce paradossalmente la nostra speranza.
In questa situazione, infatti, una parola chiarificatrice di Vostra Santità è l’unica via per superare la crescente confusione tra i fedeli. Essa impedirebbe la relativizzazione dell’insegnamento di Gesù Cristo e dissiperebbe le tenebre che si proietterebbero sul futuro dei nostri figli, se la fiaccola smettesse di illuminare il loro cammino. Questa parola, Santo Padre, ve la imploriamo con cuore devoto per tutto ciò che Voi siete e rappresentate. Siamo sicuri che la Vostra parola non potrà mai dissociare la pratica pastorale dall’insegnamento lasciato in eredità da Gesù Cristo e dai suoi vicari, perché ciò renderebbe più grave la confusione. Infatti Gesù ci ha insegnato con assoluta chiarezza la coerenza che deve esistere tra la verità e la vita (cfr. Gv 14, 6-7), così come ci ha avvertito che l’unico modo di non soccombere è quello di porre in pratica la sua dottrina (cfr. Mt 7,24-27).
Nel chiedere la Vostra benedizione apostolica, Vi assicuriamo le nostre preghiere alla Sacra Famiglia – Gesù, Maria e Giuseppe – perché Essa illumini la Santità Vostra in questa così importante circostanza. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 15
Sinodo sulla Famiglia
L e “ p a ro l e t al i s m a n o” al s e r vi z i o d e l l a p r op ag a n d a
di Julio Loredo Incentivate dal tam-tam mediatico, certe parole vanno di moda. Tutti le usano. Il loro preciso significato, però, è spesso sfuggente, ambiguo, flessibile… Ne sono esempi “misericordia” e “persone ferite”, usate a proposito dell’ultimo Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. Perché questa repentina fama?
U
na delle parole più usate a proposito dell’ultimo Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, tenutosi lo scorso ottobre in Vaticano, sia nei Documenti sia nelle discussioni, è “misericordia”. Si direbbe, infatti, che tutto il Sinodo si sia svolto all’insegna della misericordia, quale criterio cardine per la pastorale della Chiesa nei decenni a venire. Ma, soprattutto, i mass media hanno cercato di creare l’impressione di una ventura “Chiesa della misericordia” in opposizione alla Chiesa finora esistente. Nel documento conclusivo, «Relatio Synodi», la parola è usata ben sedici volte. Il cardinale Walter Kasper, relatore del Sinodo, aveva già pubblicato un libro in merito: «Misericordia. Concetto fondamentale del Vangelo. Chiave della vita cristiana», che ha molto ispirato il dibattito. La versione che si cerca di trasmettere è che la pastorale della Chiesa non può essere fondata appena sulla dottrina, cioè sulla giusta applicazione dei principi della Morale e del Magistero, ma anche sulla misericordia, che, andando oltre la dottrina, valuta con occhi benevoli certe situazioni concrete. Fin qui 16 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
niente di nuovo. Nella fattispecie, però, alcuni vorrebbero applicare la misericordia alle persone in situazione coniugale irregolare: divorziati risposati, conviventi, coppie di fatto (anche omosessuali), senza far loro rinunciare alla propria condizione di peccato. Tutto ciò costituirebbe già una novità pericolosa, in quanto escluderebbe il necessario pentimento e il proposito di emendamento.
Si è giunti, in alcuni casi, a proporre, addirittura, di riammettere tali persone alla Comunione sacramentale, come pure di aprire alle coppie formate da persone dello stesso sesso. Nelle discussioni, si è arrivato a prospettare sostanziali cambiamenti nel Magistero e nella disciplina della Chiesa in materia morale, pur di venir incontro, in modo misericordioso, a queste persone.
Nel «Documento Preparatorio» al Sinodo, posto il quesito “Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio?”, è stata messa in evidenza “la vasta accoglienza che sta avendo ai nostri giorni l’insegnamento sulla miseri-
Siamo di fronte a ciò che Plinio Corrêa de Oliveira definiva “parole talismano”, al servizio di un “trasbordo ideologico inavvertito”
cordia divina e sulla tenerezza nei confronti delle persone ferite, nelle periferie geografiche ed esistenziali”.
Le “parole talismano”
“Misericordia”, “tenerezza”, “persone ferite”… parole ad altissimo contenuto sentimentale, il cui significato, di per sé legittimo, diventa sempre più sfuggente man mano che sono manipolate con sfumature diverse da una certa propaganda. Queste sono le parole che oggi vanno di moda, e che confermano che ci troviamo ad avere a che fare con una collaudata strategia rivoluzionaria.
Infatti, siamo di fronte a ciò che Plinio Corrêa de Oliveira definiva “parole talismano”: vocaboli con forte contenuto sentimentale, che suscitano una costellazione di impressioni ed emozioni, dotate di grandi qualità propagandistiche, della cui elasticità si abusa per scopi ideologici, suscettibili di essere fortemente radicalizzati al fine di realizzare ciò che il pensatore cattolico indicava come “trasbordo ideologico inavvertito”, cioè un cambiamento nella mentalità del “paziente” senza che questi se ne accorga (1).
Le “parole talismano” sono simili a recipienti nei quali si possono versare diversi contenuti. Ammettendo un significato legittimo, perfino nobile, le “parole talismano” sono manipolate tendenziosamente dalla propaganda, assumendo quindi significati sempre più vicini alle posizioni ideologiche verso le quali si vuole trasbordare l’opinione pubblica. In questo modo, le “parole talismano” diventano strumenti della rivoluzione. Si tratta di una tecnica di persuasione ideologica implicita.
Facciamo un esempio concreto: “persone ferite”. Si tratta, in questo caso, di persone che vivono in stato di peccato mortale pubblico: divorziati risposati, conviventi, coppie omosessuali. Il termine appropriato sarebbe quindi “peccatori pubblici”. Questo, però, dicono i paladini della misericordia, non fa altro che aumentare il loro dolore, cosa contraria all’amore. Chiamandole invece “persone ferite” si evita di arrecare loro ulteriore danno, ripudiandole con un giudizio morale negativo, e si
esalta invece un aspetto, vero ma secondario, della loro person a l e condizione, usando nei loro confronti un termine atto a suscitare compassione: sono “persone ferite”…
Così come il dolore fisico è una difesa dell’organismo per richiamare l’attenzione su una situazione patologica, che altrimenti andrebbe trascurata, il dolore spirituale è una difesa della coscienza a una situazione di peccato. È dal dolore che nasce il pentimento. Dominata da un sentimentalismo morboso, che varca i confini della ragionevolezza, una certa mentalità pensa invece solo a sollevare il dolore, non affrontando alla radice il problema, bensì offrendo palliativi.
La reazione normale di fronte a una “persona ferita” è, ovviamente, venirle incontro per sollevarla da ogni sofferenza. Per chi possiede questa mentalità, mentre ogni giudizio teologico e morale è sconsigliato, anzi evitato, al fine di non aggravare ulteriormente le sofferenze di tali persone, il sentimento di “tenerezza” e di “misericordia” nei loro confronti va dilatato fino a diventare il criterio dominante nell’analizzare la situazione e, quindi, anche nel tracciare una condotta pastorale.
Nell’auge della manipolazione del sentimento di misericordia, a qualcuno può venire in mente di “far evolvere” il Magistero della Chiesa e la sua disciplina pur di non “ferire” più queste persone.
La vera misericordia
Teologicamente, la misericordia è una virtù che incide sulla nostra capacità di avere compassione, cioè di “patire con” il nostro prossimo, venendo incontro a eventuali situazioni di sofferenza al fine di sollevarlo dalle sue miserie. L’oggetto della misericordia è la sofferenza che si discerne nel prossimo, TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 17
Sinodo sulla Famiglia
soprattutto quando essa è involontaria. La misericordia è intimamente collegata alla giustizia perché, al pari di essa, controlla i rapporti fra le persone.
Secondo il sacerdote spagnolo Juan José PérezSoba, del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, “quello che differenzia la misericordia dalla sola compassione, è che lo scopo della misericordia è di ‘rimuovere l’altrui miseria’, in altri termini, la misericordia è attiva contro il male che l’altro subisce. Non è misericordia la falsa consolazione che porta a dire che si tratta di un male minore, se non si libera da esso colui che lo subisce. La misericordia nasce dall’amore per la persona al fine di curarla dal male dell’infedeltà che l’affligge e che la impedisce di vivere nell’Alleanza con Dio” (2).
Tale misericordia va necessariamente collegata alla giustizia e alla verità: “La misericordia in quanto virtù non è estranea alla giustizia. (…) Non possiamo lasciare spazio ad una misericordia ingiusta poiché sarebbe una profonda falsificazione della rivelazione divina. (…) La verità è il nesso che unisce la misericordia e giustizia. (…) Un’azione ingiusta, quindi, non è mai misericordiosa”.
Il trasbordo ideologico inavvertito
Molto diversa è la “misericordia” talismano, strumento del trasbordo ideologico inavvertito. Cercheremo di descrivere, passo per passo, tale trasbordo, seguendo lo schema di Plinio Corrêa de Oliveira.
Prima fase: ipertrofia della compassione. La manipolazione inizia con l’ipertrofia della compassione. Insistiamo sull’importanza del fattore emotivo e sentimentale. Si nota una forte fermentazione passionale irenistica, che consiste in un vigoroso desiderio di concordia e di bene universale, di pace in tutti i campi delle relazioni umane, senza esclusione di nessuno, poiché ogni esclusione fa soffrire. Tale desiderio sarà soddisfatto solo quando non ci sarà più sofferenza nel mondo. Si ammette ancora una verità oggettiva, cioè principi morali che sono ancora affermati e, talvolta, anche difesi. Se dal punto di vista dottrinale, si affermano ancora i principi, dal punto di vista emotivo si è introdotto un fattore passionale che, esacerbato, porterà a relativizzare la dottrina. La parola “misericordia” subisce allora la sua prima trasformazione: slegandosi gradualmente dalla verità e dalla giustizia, assume una vita propria.
18 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
Seconda fase: la compassione invade la discussione a scapito dei principi. A partire da un dato momento, la compassione irenistica comincia a prendere il primo posto nella discussione, a scapito dello zelo per la difesa dei principi e del Magistero. Ne deriva un mutamento nel modo di portare avanti la discussione: non più per affermare la verità e la giustizia, approfondendo il Magistero, ma per risolvere ad ogni costo le situazioni di sofferenza. Nel caso in questione, dicono, queste persone si sono allontanate dalla Chiesa solo perché essa le ha finora trattate in modo duro. Basterebbe usare tenerezza e misericordia che esse tornerebbero alla Casa paterna La parola talismano “misericordia” acquisisce un significato nuovo e più ampio: non si tratta solo di venir incontro alle “persone ferite”, ma di farlo a qualsiasi costo. Qualsiasi indugio sarà contrario alla carità. Si comincia a perdere di vista il fine della pastorale, cioè il bene spirituale delle persone, e si cerca invece, sempre di più, di lenire le loro sofferenze. Il criterio della pastorale si sposta dalla Verità insegnata dal Magistero, alla percezione che queste persone hanno della propria situazione. Terza fase: la compassione sfocia nel relativismo. Fin qui, sotto la pressione emotiva, l’obiettivo della discussione diventa sempre più la compassione a qualsiasi costo e sempre meno la Verità. Nella terza fase, il desiderio sfrenato di compassione scavalca le esigenze del Magistero, arrivando a pensare che l’unica verità proponibile sia quella della pratica pastorale concreta, adattata secondo i casi particolari, e non fondata su principi assoluti. In altre parole, alla fine del processo si può arrivare al relativismo. A questo punto, la “misericordia” appare come la chiave di volta della civiltà dell’amore, il fondamento dell’era della buona volontà, in cui ogni discriminazione sarà stata finalmente superata. Una civiltà guidata non dalla ragione quanto dal sentimento, non dal Logos quanto dal Eros.
È evidente che, descrivendo in questo modo il processo, non intendiamo affermare che esso si svolgerà, necessariamente e in tutti i casi, fino alla fine. Una certa propaganda al servizio del progressismo ci proverà senz’altro. Spetta ai cattolici fedeli “esorcizzare” la magia della parola talismano, riportandola ai suoi contenuti teologici tradizionali.
Note_________________________________________________ 1. Plinio Corrêa de Oliveira, «Trasbordo ideologico inavvertito e Dialogo», Editoriale Il Giglio, Napoli 2012. 2. Juan José Pérez Soba, «La misericordia, verità pastorale», Cantagalli, Siena 2014.
Speciale: la militanza cattolica
I l do v er e cr i stia n o d el l a mil i t an z a
Può il liberalismo relativista essere una risposta all’offensiva islamista?
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 19
Speciale: la militanza cattolica
Il coccodrillo affamato e le contraddizioni del liberalismo di Raffaelle Citterio
Una delle sentenze più spiritose attribuite a Winston Churchill è, senza dubbio, la definizione di temporeggiatore: “Colui che alimenta il coccodrillo sperando che questi lo mangi per ultimo”. Per anni il liberalismo occidentale ha temporeggiato con l’offensiva islamista, perfino osteggiando chi vi si opponeva. Adesso sembra avvertire il morso del coccodrillo. La sua reazione, però, suscita grosse perplessità.
G
li attentati a Parigi dello scorso 7 gennaio, col tragico bilancio di diciassette morti, hanno portato l’offensiva islamista al cuore dell’Europa. Era già successo a Madrid nel 2004 (190 morti, 1859 feriti), e a Londra nel 2005 (55 morti, 704 feriti), per non parlare di altri attentati minori, come l’uccisione in Olanda di Theo Van Gogh, nel 2004. Secondo il «Rapporto sul terrorismo internazionale di matrice jihadista», della Fondazione ICSA, presentato alla Camera dei Depu-
tati italiana il 28 novembre 2013, nei cinque anni precedenti vi sono state in Europa 14.317 vittime di attentati terroristici di matrice islamica. L’Europa, però, è rimasta largamente impassibile. Questa volta, invece, sembra che sia stato toccato un nervo scoperto.
La stessa macchina di propaganda, che non aveva quasi mosso un dito per le vittime di Madrid e di Londra, né per i cristiani perseguitati in Medio Oriente e in Africa, questa volta è scattata come un solo uomo, promuovendo massicce manifestazioni di protesta.
Perché tale reazione? Non certo per difendere la civiltà europea dall’invasione islamica né, tantomeno, per proteggere la Chiesa contro il suo secolare avversario. No! Ma per tutelare la “libertà di espressione” minacciata dai “fondamentalisti”. Come se ad
A sin., i terroristi che hanno insanguinato Parigi 20 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
affrontarsi fossero esclusivamente due visioni del mondo: una liberale e una totalitaria. Il suo simbolo non è la croce, bensì una matita. Il suo moto non è “Deus vult!”, ma “Je suis Charlie”.
Winston Churchill una volta definì un temporeggiatore: “Colui che alimenta il coccodrillo sperando che questi lo mangi per ultimo”. Per decenni il liberalismo occidentale ha temporeggiato con l’islamismo, perfino osteggiando chi vi si opponeva. Adesso sembra avvertire il morso del coccodrillo affamato. La sua reazione, però, suscita grosse perplessità.
Il suicidio della modernità
Per cominciare, è proprio il liberalismo ad aver ridotto l’Occidente allo stato di estrema debolezza in cui oggi versa. Diffondendo il laicismo, ha svuotato la nostra civiltà da ogni contenuto religioso; proponendo il relativismo, ha cancellato la stessa possibilità di un ordine morale; diminuendo gli attributi dell’autorità, ha ridotto lo Stato all’impotenza; aprendo i confini a un’immigrazione senza controllo, ha riempito l’Europa di potenziali attivisti islamici; affermando il multiculturalismo, ha distrutto l’identità delle nazioni europee; imponendo la contraccezione, l’aborto e l’eutanasia, ha messo a rischio la stessa sopravvivenza della nostra gente.
Ci possiamo lamentare che si sia creata ciò che il cardinale Giacomo Biffi definiva “cultura del niente”? Aggiungeva il prelato: “Questa cultura del niente non sarà in grado di resistere all’assalto ideologico dell’Islam, che non mancherà”. Questo per un motivo assai semplice: il nulla non resiste a niente, il vuoto semmai attira le cose. Per resistere serve qualcosa che resista. L’esito dello scontro fra un batuffolo di cotone
e un proiettile di piombo è drammaticamente scontato. Noi oggi siamo il batuffolo.
La modernità fondata sul liberalismo è sull’orlo del suicidio.
Questa la lettura che, sempre più spesso, stanno facendo dell’attuale situazione perfino intellettuali ritenuti moderni. Si parla della fine dell’Illuminismo. Non è altra l’opinione dello scrittore Michel Houellebecq, autore del best-seller «Sottomissione», che immagina nel 2022 una Francia islamizzata. Commentandolo, l’intellettuale liberale francese Michael Onfray dichiara: “Credo che abbia ragione. Il suo romanzo coglie quel che fa l’attualità del nostro tempo: il nichilismo consustanziale alla nostra fine di civiltà, la prospettiva millenaristica delle biotecnologie, le previsioni fantastiche della clonazione, il turismo sessuale di massa, i corpi ridotti a cose, la loro mercificazione, la sessualità fine a se stessa, la tirannia democratica, ecc.” E conclude: “Questo non è tanto un libro sull’islam quanto sulla collaborazione, la fiacchezza, il cinismo, l’opportunismo degli uomini. (…) La civiltà dell’Europa è sfinita. È un continente morto”.
Accanimento contro i difensori dell’Occidente
Il liberalismo non solo ha svuotato l’Occidente da ogni elemento che potesse proteggerlo dall’assalto islamista, ma si è addirittura accanito contro chi osava denunciare tale assalto. È successo a Papa Benedetto nel 2006. Nell’ormai celebre Lectio magistralis all’Università di Ratisbona, il Pontefice si era permesso di citare l’imperatore Manuele II Paleologo, il quale rilevava che Maometto “ha introdotto solo cose cat-
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 21
Speciale: la militanza cattolica
Cardinale Biffi: “Col ‘dialogo’ ad ogni costo i cattolici stanno preparando la propria estinzione”
“D
obbiamo salvare l’identità della Nazione dall’annichilimento dei più alti valori della nostra civiltà (…) Io non ho nessuna paura dell’Islam, ho paura della straordinaria imprevidenza dei responsabili della nostra vita pubblica. Ho paura dell’inconsistenza dei nostri opinionisti. (…) Sorprendente che gli opinionisti laici non si accorgano di questi pericoli. (…) Ho paura soprattutto dell’insipienza di molti cattolici. (…) I cristiani devono piantarla di dire che bisogna andare d’accordo con tutte le idee. (…) Il mio compito è di evangelizzare i musulmani. È un gravissimo errore rinunciare all’evangelizzazione. (…)
“Oggi è in atto una delle più gravi e ampie aggressioni al cristianesimo che la storia ricordi. Tutta l’eredità del Vangelo viene progressivamente ripudiata dalle legislazioni, irrisa dai ‘signori dell’opinione’, scalzata dalle coscienze specialmente giovanili. Di tale ostilità, a volta violenta a volte subdola, non abbiamo ragione di stupirci né di aver troppa paura, dal momento che il Signore ce l’ha ripetutamente preannunciato: ‘Non meravigliatevi se il mondo vi odia’. Ci si può meravigliare invece degli uomini di Chiesa che non sanno o vogliono prenderne atto. (…) 22 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
“L’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana. Ciò che mi pare senza avvenire è la ‘cultura del niente’, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale.
“Questa cultura del niente non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico dell’Islam, che non mancherà. Solo la riscoperta dell’avvenimento cristiano come unica salvezza per l’uomo – e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica anima dell’Europa – potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto.
“Purtroppo né i ‘laici’ né i ‘cattolici’ pare si siano resi conto del dramma che si sta profilando. I ‘laici’, osteggiando in tutti i modi la Chiesa, non si accorgono di combattere l’ispiratrice più forte e la difesa più valida della civiltà occidentale e dei suoi valori di razionalità. I ‘cattolici’, lasciando sbiadire in se stessi la consapevolezza della verità posseduta, e sostituendo all’ansia apostolica il puro e semplice ‘dialogo’ ad ogni costo, inconsciamente preparano la propria estinzione”. (Giacomo card. Biffi, Lettera pastorale “La città di S. Petronio nel terzo millennio”, ottobre 2000)
Benedetto XVI, costretto a chiedere scusa dalla stessa macchina di propaganda che oggi difende la libertà di espressione
tive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede”.
La reazione è stata violentissima, costringendo il Pontefice a chiedere scusa. In quell’occasione, la macchina propagandistica liberale ha rivaleggiato con quella islamista, facendo gara a chi denunciava il Pontefice con più veemenza. Non si è tenuto conto delle ammonizioni di Papa Ratzinger nemmeno in ambienti di Chiesa. Commentava il vaticanista Sandro Magister: “Si è preferita la strada del dialogo, o meglio la retorica del dialogo, a tutti i costi”.
È successo anche al cardinale Giacomo Biffi, allora arcivescovo di Bologna. Nella lettera pastorale «La città di San Petronio nel terzo millennio», dell’ottobre 2000, trattando delle “sfide del nostro tempo”, il porporato ha preso atto che “il fenomeno di una massiccia immigrazione”, soprattutto musulmana, ormai diventata un flusso inarrestabile, “ha colto un po’ tutti di sorpresa (...) lo Stato e anche le comunità cristiane”. Il presule romagnolo si è visto piombare addosso l’ira frenetica dei guru del multiculturalismo che, con apostrofi come “oscurantista”, “miope” e “decadente”, tanto altisonanti quanto prive di contenuto, hanno voluto squalificarlo.
E chi può dimenticare le feroci campagne mediatiche contro Papa Giovanni Paolo II quando tentò di mettere in rilievo le radici cristiane dell’Europa? In quell’occasione, il Parlamento europeo giunse ad approvare una risoluzione di censura al Sommo Pontefice, accusato di “fondamentalismo”.
Il liberalismo si pesta i piedi
Il liberalismo porta in grembo una contraddizione insanabile. Mentre proclama la libertà senza limiti, si accorge che l’applicazione di tale libertà finisce spesso per creare le condizioni per la propria distruzione. Allora è messo davanti a un bivio: rinunciare agli ideali liberali per difendersi, oppure restare fedele a tali ideali rischiando il suicidio. Prima o poi, il liberalismo dovrà fare i conti con se stesso.
È già successo, per esempio, negli Stati Uniti negli anni Ottanta, quando la sinistra anarchica cominciò a bruciare bandiere a stelle e strisce per protestare contro il governo. Si affermava che tale azione rientrava nella “libertà di espressione” garantita dalla Costituzione. Ciò innescò un infuocato dibattito sul concetto di “libertà”, che andò a toccare le stesse fondamenta dell’ordine americano. Mentre la sinistra proclamava che bruciare la bandiera costituiva una libertà costituzionale, la stragrande maggioranza dei cittadini opinava che l’onore del Paese e la stabilità della società sono valori superiori. Chiedevano quindi un’interpretazione restrittiva e non liberale della Prima Emenda.
La militanza cattolica
Oggi il dibattito tocca il cuore della moderna società illuministica. Dopo aver temporeggiato per decenni, il liberalismo si accorge che deve reagire per sopravvivere. Basterà l’ideologia liberale per difenderci dall’assalto islamista?
La risposta è chiaramente: No. Prima di tutto, bisogna tornare a un concetto cattolico di libertà, che non consiste nell’assenza di ogni restrizione, bensì nella capacità di scegliere i mezzi adeguati per raggiungere un certo fine, la cui giustizia è sempre definita secondo i criteri oggettivi della legge naturale e della legge divina. Lo scopo dell’uso della libertà non può essere altro che la verità e il bene. Poi, dobbiamo riesumare un altro concetto che ci è stato rubato dal liberalismo imperante, un concetto tanto cattolico da aver definito, fino a non molto tempo fa, la condizione della Chiesa sulla terra: militante. Senza un concetto militante della Fede, nessuna reazione è possibile. Proprio a questo tema dedichiamo il dossier del presente numero. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 23
Speciale: la militanza cattolica
L’
orribile massacro perpetrato lo scorso 7 gennaio da estremisti islamici contro il personale del settimanale satirico “Charlie Hebdo”, insieme ad altri due attacchi terroristici con vittime, hanno suscitato un’immensa commozione, richiamando la condanna e lo sdegno di tutto il mondo. Eccezion fatta, è chiaro, per certi ambienti islamisti, dove il massacro è stato, invece, festeggiato con grande schiamazzo. Si parla di “11 settembre” francese, anzi europeo. Rapidamente, con l’agilità e la concisione proprie dello spirito francese, il giornalista Joachim Rancin ha sintetizzato il biasimo in tre parole: “Je suis Charlie” (Io sono Charlie). I francesi, e quindi tutti, sono stati invitati a identificarsi con quella frase, diventata lo slogan delle manifestazioni in Francia e nel mondo. La frase vorrebbe esprimere rifiuto al crimine perpetrato e solidarietà per le vittime.
Un equivoco e una trappola
Tuttavia, la frase è restrittiva perché si riferisce a un solo aspetto di ciò che è accaduto. Induce inoltre a un equivoco che nasconde una trappola ideologica.
Io Non sono Charlie Hebdo. Allora, chi sono?
di Alejandro Ezcurra
In effetti, la tragedia non si è limitata all’attacco a “Charlie Hebdo”. È stata una sequenza di tre atti terroristici consecutivi nei quali, oltre ai dieci membri del personale della rivista, sono stati uccisi anche tre poliziotti e quattro civili, clienti di un negozio alimentare ebraico. Pertanto, la frase “Io sono Charlie” ha qualcosa di esclusivista, diremmo proprio di discriminatorio, nei confronti delle altre vittime.
La frase racchiude anche un errore dottrinale poiché suggerisce che il ripudio di tali attacchi, e la compassione per le diciassette vittime, implica necessariamente l’identificarsi con “Charlie Hebdo”, e quindi con la linea editoriale della rivista. Questo, per un cattolico, è semplicemente inaccettabile. Almeno in una delle sue caratteristiche essenziali, “Charlie Hebdo” non è molto diverso dall’estremismo islamico.
Gli jihadisti praticano una forma di barbarie crudele, omicida, selvaggia, che vuole imporre con la forza uno stato di cose in base al loro fanatismo religioso. Anche “Charlie Hebdo” pratica una forma di fanatismo neobarbaro, senza spargimento di sangue, ma altrettanto inaccettabile: ciò che più di un analista
Se proprio dobbiamo identificarci con un “Charlie”, allora ci riconosciamo piuttosto in Charles Martel, il vincitore dei musulmani nella battaglia di Poitiers
ha chiamato “terrorismo della bestemmia” (1). Consiste nel calpestare ogni regola di convivenza civile, offendendo pesantemente chiunque la pensi in modo diverso, oltraggiandolo in modo crudele e selvaggio.
Con il pretesto di essere una rivista “satirica”, i redattori e vignettisti di “Charlie Hebdo” si celavano dietro la “libertà di espressione” per esercitare una forma di barbarie intellettuale di ispirazione atea e anarchica. Si tratta di un aspetto della Rivoluzione culturale che cerca di imporre ciò che Papa Benedetto XVI definì “dittatura del relativismo”.
Impossibile riprodurre in questa sede le vignette con le quali, per esempio, “Charlie Hebdo” scherniva la Santa Chiesa Cattolica. Chi può dimenticare la vignetta in cui la Santissima Trinità era raffigurata come un atto omosessuale? Oppure la copertina che mostrava un frontale della Madonna mentre dava alla luce il nostro Divino Salvatore? Oppure quella in cui Papa Francesco era ritrattato nudo, come una danzatrice di night club? Il peccato di blasfemia è sempre grave. Oltre a ferire direttamente Dio, i santi e le cose sacre, svela un male intrinseco: l’odio verso Dio. Sottolineando l’estrema gravità di tale peccato, il «Catechismo della Chiesa Cattolica», al n° 1864, ricorda: “La bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata”.
Il convivio civile, non solo in Occidente ma in ogni civiltà degna di questo nome, si è sempre cimentato su un chiaro senso della dignità umana e del rispetto dovuto ai nostri simili. Nella civiltà cristiana, quel senso di dignità e di rispetto ha raggiunto un apice, generando bellissime forme di cortesia ispirate a due virtù: la giustizia, che dà a ciascuno ciò che gli è dovuto, e la carità, che aggiunge un ulteriore sentimento di compassione nei confronti dei più bisognosi.
Dalla pratica di queste virtù fiorì quella eccellenza nei rapporti sociali che contraddistingueva il cristianesimo europeo, sintetizzata da Talleyrand in una formula poi diventata celebre: “la douceur de vivre”, la dolcezza di vivere.
La Francia era il “Regno cristianissimo”, la culla della douceur de vivre, il paradigma della delicatezza e della cortesia più raffinata. Leggendo le mostruosità
neobarbariche di “Charlie Hebdo”, non possiamo fare a meno di esclamare col profeta Geremia: “Quomodo obscuratum est aurum!”, Come si è annerito l’oro! (Lam, 4, 1).
Je suis Charlie Martel
Sommandoci al generale sdegno, preghiamo per tutte le vittime della barbarie omicida islamica, compreso il personale di “Charlie Hebdo”, su cui invoca la misericordia di Dio e lo sguardo materno della Madonna. Ma, allo stesso tempo, ripudia con forza la neobarbarie culturale rivoluzionaria, della quale il settimanale satirico francese è diventato il paladino.
Diciamo, quindi, categoricamente: “Io NON sono Charlie Hebdo”. Chi siamo allora?
Siamo cattolici, apostolici, romani che, di fronte all’avanzare della neobarbarie contemporanea, nelle sue molteplici forme, affermiamo come unica risposta il ripristino della vera civiltà, ossia la Civiltà cristiana: la pace di Cristo nel regno di Cristo. In questo senso, ci identifichiamo piuttosto con quell’altro slogan sfoggiato in diverse manifestazioni: “Je suis Charlie Martel”, un riferimento a Carlo Martello che, nel 732, sconfisse i musulmani nella battaglia di Poitiers, fermando così l’invasione dell’Europa cristiana. Se oggi esiste la civiltà in Europa, è dovuto anche a lui. Ma, possiamo sperare che la civiltà moderna produca un nuovo Carlo Martello?
Note_________________________________________________ 1. Si veda “Il terrorismo della bestemmia, strumento della rivoluzione culturale socialista”, in Sociedad Española de Defensa de la Tradición Familia y Propiedad, España, anestesiada sin percibirlo, amordazada sin quererlo, extraviada sin saberlo. La obra del PSOE, Editorial Fernando III el Santo, Madrid 1988, pp. 401-454. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 25
Speciale: la militanza cattolica
Il dovere cristiano della militanza
Trascriviamo un discorso basato su testi del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, e letto a nome suo nel corso della “XXXI Reunión de Amigos de la Ciudad Católica”, tenutasi a Madrid nel dicembre 1992
Il Divino combattente
Esiste un dovere cristiano della militanza. Di esso ci diede esempio inoppugnabile, ineguagliabile, eterno, Nostro Signor Gesù Cristo, il Divino combattente. Egli, che ci disse “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (1) e che morì senza lamenti, come un agnello innocente immolatosi per noi, ci avvertì inoltre: “Non sono venuto a portar la pace, ma la spada” (2). I Vangeli ci narrano la Sua vita pubblica, nella quale vediamo la Sua divina sfida con i farisei, che cresce d’intensità fino al momento della Sua passione e morte. Egli è venuto a portarci la pace, ma la Sua pace: “Io ve la do, non come la dà il mondo” (3), ed è venuto a portarci anche la spada, la Sua spada. Ovviamente non esiste, né potrebbe esistere, alcuna contraddizione tra i due perfettissimi insegnamenti. La pace che Egli ci lasciò, come bene spiega P. Victorino Rodríguez O.P. nei suoi «Estudios de Antropología Teológica» (4) non è la pace “come la dà il mondo”, non è la pseudo-pace che sacrifica la Verità all’idolo del consenso relativista; è la pace di Cristo nel Regno di Cristo. È la pace “in interiore homine” di colui che osserva la Sua parola, colui che, redento, liberato dal peccato e riconciliato con Dio compie i Suoi precetti (5). Questa pace si proietta all’esterno dell’uomo, nelle sue relazioni familiari e sociali, nella vita delle nazioni e si traduce nella “tranquillità nell’ordine”, per usare la celebre definizione di Sant’Agostino (6).
E la spada? I Vangeli ci raccontano che quando la Vergine Madre presentò il Bambino nel Tempio, il profeta Simeone comprese che si trovava in presenza del Salvatore e lo salutò con le parole del Nunc dimitis: “Ora, Signore, lascia pure che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola; perché gli occhi miei hanno veduto la tua salute. Questo bambino è destinato ad essere causa di rovina e di re-
26 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
surrezione di molti in Israele e a diventare un segno di contraddizione” (7).
Nostro Signore fu anche divinamente chiaro quando nel discorso dopo l’Ultima Cena avvertì gli Apostoli:
“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; invece, siccome non siete del mondo e vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi di ciò che vi ho detto: Il servo non è da più del padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma vi faranno tutte queste cose a cagione del mio nome, perché ignorano Colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato non avrebbero colpa; invece non hanno scusa al loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro ha fatto, non avrebbero colpa; ma ora le hanno vedute, e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo è avvenuto perché si adempisse la parola scritta nella loro legge: mi hanno odiato senza ragione” (8).
Il miraggio di una nuova era senza divisioni né conflitti
Fermiamoci allora a riflettere un momento sulla realtà di questo odio in certo senso insondabile, di questo “mistero di iniquità” che ebbe per bersaglio Colui che era la Perfezione e la Bontà, al confronto di un certo ecumenismo irenico e relativista che informa gli spiriti nei nostri giorni, sia sul piano religioso che filosofico, culturale e politico. Il dovere cristiano della militanza contro il male è oggi sempre più ignorato, negato, vilipeso, perché le idee liberali e relativiste vengono, da molto tempo,
penetrando e imbevendo con i loro errori la mentalità dell’uomo del XX secolo.
Molte persone, che non hanno mai letto Rousseau né gli Enciclopedisti e neppure si sono impegolate nelle astruse speculazioni del relativismo hegeliano, si trovano tuttavia plagiate a fondo dai miti liberali e dal miraggio di un pacifismo sentimentale e relativista, che le rende ostili a questo dovere cristiano della militanza. Ancora più doloroso e deplorevole: tra i diffusori di questo pacifismo relativista vi sono non pochi teologi ed ecclesiastici. La TFP ha già espresso pubblicamente il suo pensiero nei confronti del tendenzioso processo di diffusione di questa mentalità liberale e relativista, processo che è venuto accentuandosi, turb a n d o l’opinione pubblica con il ricordo delle g u e r r e mondiali ed agitando lo spettro dell’olocausto atomico.
Tutta una dottrina non scritta
Questa propaganda diffonde attraverso stimoli, immagini, suggestioni e sottintesi tutta una dottrina non scritta che potrebbe riassumersi così:
Gli uomini sarebbero naturalmente buoni. Se commettono errori o fanno il male, se aggrediscono o praticano violenze e crimini, questo sarebbe dovuto semplicemente ad equivoci o circostanze, od a strutture sociali avverse che ve li avrebbero condotti. Gli uomini sono cattivi solo perché non furono trattati con bontà, non furono fatte loro opportune concessioni, né gli si diedero prove illimitate di fiducia.
Secondo questa dottrina, le idee ed i principi sono secondari. L’importante è la fratellanza, il dialogo ottimista, generoso e aperto tra gli uomini, senza diffidenze né riserve, anche tra coloro che hanno le posizioni religiosi, morali, filosofiche e ideologiche più Sfruttando contraddittorie, la paura che natra coloro che turalmente produadottano i sistemi cono queste terridi vita più opposti. bili devastazioni, Così, superate senza un’abile propaganda essere state risolte, le pacifista alimenta nelcontraddizioni perdel’uomo moderno, per rebbero la loro importanza contrasto, il miraggio di una ed apparirebbe quello che reCristo gladifero, Sainte Chapelle nuova era senza divisioni né almente interessa, ossia la conflitti; senza dottrine contrapbontà naturale degli uomini che poste né scontro tra tutti affratella. Tutto ciò blocchi ideologici; che distingue, che defini“Non sono venuto a portare la pace, senza confronto tra le sce, che stabilisce o rima la spada” (Mt. 10,34) nazioni, tra i gruppi socorda doveri, che ciali e perfino tra gli inrivendica i diritti di una Verità assoluta, ecco qui in dividui. Un mondo nel quale la divisione tra il Bene realtà il nemico contro il quale si rivolge militante e e il Male, e con essa i problemi di coscienza ed i ri- feroce il pacifismo relativista dei nostri giorni. Così morsi, verrebbe alla fine a sparire. come militanti e feroci si mostrarono, circa duemila TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 27
Speciale: la militanza cattolica Precisamente, contro la vita, passione e morte del Divino Redentore, si frantumano impotenti gli utopistici balbettii del pacifismo. Il peccato si mostrò di fronte a Nostro Signor Gesù Cristo in tutta la sua ingiustizia, in tutto il suo torto, in tutta la sua atroce e dichiarata malvagità A sin., Gesù davanti a Ponzio Pilato, Duccio di Buoninsegna, La Maestà, Siena
anni fa, il Sinedrio ed i farisei contro Colui che disse di Se stesso: “Io sono la via, la verità e la vita” (10).
Ferocia del pacifismo relativista
Ma, precisamente, contro la vita, passione e morte del Divino Redentore, si frantumano impotenti questi utopistici balbettii. Tali balbettii cozzano a fondo con la dottrina cattolica, in quanto mentre postulano la presunta bontà naturale dell’uomo negano, teoricamente e praticamente, in maggiore o minore grado, l’esistenza del peccato originale e dei peccati attuali nonché le loro conseguenze sulla vita individuale e sociale. Orbene, il peccato si mostrò di fronte a Nostro Signor Gesù Cristo in tutta la sua ingiustizia, in tutto il suo torto, in tutta la sua atroce e dichiarata malvagità.
Il “dovere cristiano della militanza” ci chiede quindi di riflettere sulla lotta del Divino guerriero, che ha “vinto il mondo” (11) e che giunge senza retrocedere di un millimetro, senza vacillare un istante, fino all’altezza del Calvario.
Poté esservi chi lo odiasse? Sì, qui la realtà è innegabile, clamorosa. Nel corso dei secoli ha causato spavento, dolore e indignazione. Egli fu vittima dell’odio più implacabile che si conosca, un odio che si organizzò, che lo perseguitò con trame occulte e successive campagne di calunnie ed, infine, dopo il giudizio più iniquo della Storia, lo condusse alla morte, alla morte in Croce. 28 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
Come è possibile sostenere che tutto ciò si dovette ad un mero equivoco di comprensione o a qualche risentimento dei suoi persecutori che avesse come causa Lui che era la più pura innocenza? Quando mai vi fu un apostolo più prudente e pieno di tatto, un maestro più persuasivo e attraente, un benefattore più misericordioso e completo, un’incarnazione più viva e integra della verità, del bene e della bellezza? Tuttavia, contro di Lui si levarono gli odi senza ragione, il furore persecutorio di quelli che, tramando nell’ombra, rispondevano ai sublimi insegnamenti, alle cure miracolose, al perdono infinito, moltiplicando le insidie, aumentando la diffusione delle calunnie, alimentando in se stessi la deliberazione deicida proprio perché non era possibile trovare in Lui la più piccola macchia, né ombra d’ingiustizia o imperfezione.
Quale equivoco intellettuale, quale cattivo trattamento, quale parvenza di pretesto poteva addurre Giuda, il quale era uno dei dodici, accolto nella convivenza insondabilmente soave, nell’intimità infinitamente dolce dal Divino Maestro? Ciò che esisteva, come lo mostra chiaramente il Vangelo, era uno smarrimento morale, una volontà viziata che si aprì al male. Giuda divenne ladro, seguì le sue cattive inclinazioni e, abisso chiama abisso: l’evangelista ci dice che, in un determinato momento, “entrò Satana in Giuda” (12). Giuda si mise al servizio del male organizzato che cospirava contro Nostro Signore, divenne traditore, il traditore per antonomasia. Egli consegnò il Figlio dell’Uomo con un bacio, cioè aumentò l’iniquità del tradimento, poiché nel medesimo atto di consumarlo lo fece con la falsità di fingere un affetto che non aveva. Infine, lo stesso traditore fece testimonianza contro se stesso quando prima di impiccarsi disse: “Ho peccato consegnando sangue innocente” (13).
“Christianus alter Cristus”. Quest’odio che si levò iniquo, peccaminoso, sinistramente organizzato contro il Figlio di Dio fatto Uomo, si doveva scatenare anche contro la Sua Santissima Madre, contro gli Apostoli e Discepoli, contro la Chiesa nascente, contro i fedeli nel corso dei secoli.
In questa vita l’uomo si trova nello stato di prova e soggetto alle tentazioni del demonio. Il peccato originale ha debilitato le forze della sua anima e, sebbene l’uomo possa incorrere in errore per un mero equivoco del suo intelletto, o per mancanza di formazione, la causa più frequente e dinamica che lo porta a diffondere l’errore ed a operare il male, suole essere l’inclinazione deviata della volontà. E coloro che hanno abbracciato l’errore ed il male tendono ad unirsi ed organizzarsi, in un modo o nell’altro, per lottare contro coloro che desiderano amare Dio e seguire la Sua legge. Questo, a nostro giudizio, deve essere detto e spiegato, alla luce della dottrina cattolica e della realtà evidente, per smascherare in maniera efficace il relativismo rivoluzionario così come esso si insinua nell’opinione pubblica di oggi, che è il moderno campo di battaglia tra la Rivoluzione e la Contro Rivoluzione.
Il dovere esigette l’eroismo nei tempi apostolici, nelle catacombe e nei colossei romani. Questo dovere impose i sui nobili obblighi durante le invasioni dei barbari e nelle lotte contro le successive eresie che fin dall’inizio osarono assalire la Chiesa di Cristo.
Questo dovere venne splendidamente compiuto con valenza archetipica nell’espansione medievale dell’impero cristiano, a partire dall’Europa, dalle gesta carolingie fino alle Crociate, dove fiorì quella unione armonica di eroismo religioso e di pietà combattiva che diede origine alla cavalleria cristiana. In modo tale che fino ai nostri tempi, quando si vuole elogiare un uomo giusto ancora si sente dire: Tizio è un cavaliere!
Un ineludibile dovere di militanza cattolica
Per chi pretenda di seguire seriamente Nostro Signore Gesù Cristo, esiste dunque un dovere di militanza, che comincia naturalmente da lui stesso, ma che implica l’obbligo di testimoniare Cristo davanti agli uomini, in presenza di coloro che Lo aggrediscono, in urto con quelli che si organizzano per distruggere la Sua opera di salvezza. Un dovere di militanza cristiana ineludibile.
Lo adempì, e quanto ammirevolmente, Maria Santissima, la Virgo Fidelis, che la liturgia canta e celebra come Colei che è “terribile come esercito schierato a battaglia — terribilis ut castrorum acies ordinata” (14).
Il dovere della militanza venne splendidamente compiuto con valenza archetipica nelle Crociate, dove fiorì quella unione armonica di eroismo religioso e di pietà combattiva che diede origine alla cavalleria cristiana
A dx., il beato Urbano II predica la prima crociata, statua a Châtillon-sur-Marne, Francia TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 29
Speciale: la militanza cattolica
Questo dovere non è evaporato nelle mitiche brume di un passato medievale. È divenuto soltanto più sottile, più complesso, spesso più arduo con l’arrivo della modernità. È che anche il nemico di Cristo, della Sua Chiesa, della civiltà cristiana si è fatto più avvolgente, più definito e audace, ma anche più scaltro e tendenzioso.
A questo misterioso e multiforme nemico del nome cristiano si riferisce Pio XII in penetranti e suggestivi termini:
ciale. E oggi manifesta sempre di più il suo volto totale, il suo supremo “non serviam”.
Possiamo definire la Rivoluzione come un processo nato alla fine del Medioevo, che ha come causa profonda un’esplosione di orgoglio e di sensualità che ha ispirato, non un sistema, ma tutta una catena di sistemi ideologici. Dalla loro ampia diffusione sono derivate le tre grandi rivoluzioni della storia d’Occidente: la Pseudo-Riforma, la Rivoluzione Francese e il Comunismo
“Esso si trova dappertutto e in mezzo a tutti; sa essere violento e subdolo. In questi ultimi secoli ha Profonde spinte rivoluzionarie tentato di operare la disgregazione intellettuale, mo- nell’anima umana rale, sociale dell’unità nell’organismo misterioso di L’orgoglio produce odio contro qualsiasi supeCristo. Ha voluto la natura senza la grazia; la rariorità, e quindi porta all’affermazione che la disugione senza la fede; la libertà senza l’autorità; talguaglianza è di per se stessa un volta l’autorità senza la libertà. male, a tutti i livelli ma princiÈ un ‘nemico’ divenuto sempre Il dovere della militanza non palmente quello metafisico e relipiù concreto, con una spregiudigioso. Questo è l’aspetto è evaporato nelle mitiche catezza che lascia ancora attougualitario della Rivoluzione. niti: Cristo sì, Chiesa no. Poi: brume di un passato medievale. È divenuto soltanto più sottile, Dio sì, Cristo no. Finalmente il La sensualità, di suo, tende più complesso, spesso più grido empio: Dio è morto; anzi: ad abbattere ogni barriera. Non Dio non è mai stato. Ed ecco il arduo con l’arrivo della accetta freni e conduce alla ribeltentativo di edificare la struttura modernità. È che anche il lione contro qualsiasi autorità e del mondo sopra fondamenti che nemico di Cristo, della Sua qualunque legge, sia divina che Noi non esitiamo ad additare Chiesa, della civiltà cristiana umana, ecclesiastica o civile. come principali responsabili si è fatto più avvolgente, più Questo è l’aspetto liberale della della minaccia che incombe sulla definito e audace, ma anche Rivoluzione. umanità: un’economia senza più scaltro e tendenzioso. Ambedue gli aspetti, che in Dio, un diritto senza Dio, una poultima istanza hanno un carattere litica senza Dio” (15). metafisico, sembrano contradditQuesto nemico ha un nome. Esso si chiama Ri- tori in molti casi, ma si conciliano nell’utopia marvoluzione. Ma non si tratta di questa o di quella ri- xista di un paradiso anarchico nel quale l’umanità voluzione, questo o quel tumulto sovversivo: è la altamente evoluta ed “emancipata” da qualsiasi reliRivoluzione con la “R” maiuscola, la Rivoluzione gione, vivrebbe in un profondo ordine senza autorità universale, una, totale, dominante (16). Nel XVI se- politica ed in una libertà totale dalla quale, tuttavia, colo la affrontò nella sua fase di ribellione contro non deriverebbe alcuna disuguaglianza. l’ordine religioso la Controriforma cattolica. Nel In tal modo, l’orgoglio e la sensualità, in quanto corso del XVIII secolo fino al XIX la contrastò, nella profonde spinte rivoluzionarie nell’intimo dell’anima sua fisionomia ad un tempo religiosa e politica, il pensiero cattolico tradizionalista, commosso davanti umana, alimentano tendenze sempre più radicalal cataclisma sociale che, nel 1789, trasformò in ro- mente egualitarie e liberali. Queste tendenze disorvine l’Ancien Régime francese, e perseguitò con lo dinate, che per la loro intrinseca natura lottano per stesso odio egualitario e liberale l’Altare ed il Trono. realizzarsi non conformandosi più a tutto un ordine di Contro questa Rivoluzione anticristiana, che così ma- cose che è a esse contrario, cominciano a modificare nifestava chiaramente la sua globalità, la sua ansia di le mentalità, i modi di essere, le espressioni artistiche distruzione dell’ordine cristiano nel suo complesso, e i costumi, senza incidere subito in modo diretto — si alzò subito e vigilante la voce dei Pontefici Ro- almeno abitualmente — sulle idee. Ma non passa molto tempo che da questi strati profondi, la crisi mani in memorabili documenti. passa al terreno ideologico. Così, ispirate dalla sreCon il comunismo questo processo si scagliò golatezza delle tendenze profonde, spuntano dottrine contro ciò che era rimasto dell’ordine economico-so- nuove. Questa trasformazione delle idee si estende, a 30 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
sua volta, al terreno dei fatti, da cui passa a operare, con mezzi cruenti o incruenti, la trasformazione delle istituzioni, delle leggi e dei costumi, tanto nella sfera religiosa quanto nella società temporale.
Difficoltà di comprendere che questo processo esiste
Come potrebbe ai nostri giorni la militanza cristiana ignorare o rimanere indifferente davanti all’esistenza di questo processo e del suo dinamismo di distruzione rivoluzionaria di tutte le gerarchie religiose, politiche, sociali ed economiche, di negazione di ogni legge divina e naturale?
Tuttavia, l’uomo della strada stenta a comprendere l’esistenza di questo processo, che le sue dimensioni siano quelle che stiamo illustrando. Egli rimane disinformato, disorientato, imbevuto di relativismo teorico e pratico, sollecitato in mille modi a non prendere nulla sul serio, a non voler irrevocabilmente nulla se non il godimento del piccolo paradiso che sia riuscito a costruire, quando vi è riuscito... Intossicato dal mito della bontà naturale degli uomini e dal miraggio di un’era di pace idilliaca senza contraddizioni né conflitti, a quest’uomo della strada risulta ancor più difficile comprendere che questa Rivoluzione plurisecolare viene ispirata e orientata da generazioni di abilissimi cospiratori coalizzati per la distruzione della Civiltà Cristiana.
Tuttavia, nell’arco dei secoli in cui si è venuta dispiegando la Rivoluzione, i suoi mentori e seguaci sono riusciti ad affinare sempre di più le loro tecniche, divenendo capaci di guidare non solo movimenti ideologici, strutture politiche e istituzioni finanziarie, ma pure di modellare i costumi e la mentalità di individui e popoli, manipolando gli ambiti più reconditi della loro psiche. A tal fine, la Rivoluzione ha saputo utilizzare ora la persecuzione violenta, ora metodi e tecniche di una raffinatezza che un cavaliere cristiano medievale certamente non sarebbe mai riuscito ad immaginare.
Agenti del processo rivoluzionario
Non crediamo che il semplice dinamismo delle passioni e degli errori degli uomini possa unire mezzi così diversi, per il raggiungimento di un unico fine, cioè la vittoria della Rivoluzione.
Produrre un processo così coerente e così continuo, come quello della Rivoluzione, attraverso le mille vicissitudini di secoli interi, pieni di imprevisti di ogni specie, ci sembra impossibile senza l’azione di successive generazioni di cospiratori dotati di una intelligenza e di una potenza straordinarie. Pensare che la Rivoluzione sarebbe giunta allo stato in cui si trova senza tale azione, equivale ad ammettere che centinaia di lettere dell’alfabeto gettate da una fine-
“L’uomo della strada stenta a comprendere l’esistenza del processo rivoluzionario. Gli risulta ancor più difficile comprendere che questa Rivoluzione plurisecolare sia ispirata e orientata da generazioni di abilissimi cospiratori coalizzati per la distruzione della Chiesa e della Civiltà Cristiana”
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 31
Speciale: la militanza cattolica
stra possano disporsi spontaneamente al suolo, in modo da formare un’opera qualsiasi, per esempio l’“Inno a Satana” di Giosuè Carducci.
Le forze propulsive della Rivoluzione sono state manovrate fino a oggi da agenti astutissimi, che se ne sono serviti come di mezzi per realizzare il processo rivoluzionario.
In modo generale, si possono qualificare agenti della Rivoluzione tutte le sette, di qualunque natura, da essa generate, dalla sua nascita fino a oggi, per la diffusione del pensiero o per l’articolazione delle trame rivoluzionarie. Però, la setta madre, attorno alla quale si articolano tutte le altre come semplici forze ausiliarie — talora consapevolmente, talaltra inconsapevolmente — è la massoneria, come si rileva chiaramente dai documenti pontifici e specialmente dall’enciclica Humanum genus di Leone XIII, del 20 aprile 1884.
Il successo che fino a ora hanno ottenuto questi agenti rivoluzionari, e specialmente la massoneria, è dovuto non solo alla loro incontestabile capacità organizzativa e cospiratrice, ma anche alla loro lucida conoscenza di ciò che costituisce l’essenza profonda della Rivoluzione, e del modo di utilizzare le leggi naturali — parliamo di quelle della politica, della sociologia, della psicologia, dell’arte, dell’economia, ecc. — per far procedere la realizzazione dei loro piani sovversivi.
In questo senso gli agenti del caos e della sovversione fanno come lo scienziato che, invece di agire con le sue sole forze, studia e mette in azione quelle, mille volte più potenti, della natura.
Documenti pontifici
Se sull’esistenza e l’azione rivoluzionaria della massoneria il cattolico comune era abbondantemente informato nel XIX secolo e parte del XX, già negli anni ‘50 era sceso un velo di silenzio su questo argomento. Oggi sono pochi quelli che hanno letto, per esempio, la grande opera di Mons. Henri Delassus «La Congiura Anticristiana» (17) o che conoscono i successivi documenti pontifici che condannano e denunziano la cospirazione massonica. Pochi conoscono oggi i documenti pontifici, dal più antico — la lettera apostolica In Eminenti di Papa Clemente XII, del 28 aprile 1738 — fino ai 226 documenti pubblicati dalla Santa Sede durante il pontificato di Leone XIII, che condannano la massoneria, i carbonari e le società segrete in generale. 32 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
È lentamente calato il silenzio sul fatto che il Codice di Diritto Canonico, vigente fino a qualche anno fa, castigava con la pena della scomunica il cattolico che si affiliasse alla massoneria (canone 2335).
Sono rari i cattolici che oggi sanno che continua la proibizione per il cattolico di affiliarsi alle associazioni massoniche, in conformità alla Dichiarazione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede del 25 novembre 1983, benché il nuovo Codice di Diritto Canonico, entrato in vigore nel 1983, abbia sospeso la pena della scomunica (18).
Orbene, per mostrare all’uomo di questa confusa e caotica fine secolo la cospirazione delle forze occulte che cercano di distruggere i resti della Civiltà Cristiana nella società e nelle anime, ci sembra indispensabile studiare e mostrare, a partire da fatti evidenti per tutti, l’esistenza del processo rivoluzionario nella sua unità e globalità. Dobbiamo scoprire il suo intero volto, che esso tenta di nascondere, poiché è solo in tale modo che si palesa l’esistenza di questa cospirazione, in quanto oggi le premesse del pensiero anti-massonico sono state cancellate dallo spirito della massa dei cattolici e del pubblico in generale.
Meccanismi di infiltrazione nel corpo sociale
Classicamente, la denunzia contro l’azione delle sette rivoluzionarie si è incentrata sui loro metodi di reclutamento ed i loro meccanismi di infiltrazione nel corpo sociale, principalmente nelle finanze e nell’establishment politico.
Si tratta di reclutare il maggior numero di persone che poi occuperanno incarichi-chiave nell’apparato statale e nelle imprese private, come pure posti di rilievo nella vita sociale. Tale metodo è stato sempre molto utile alle sette rivoluzionarie, non solo come incentivo per conquistare adepti tra persone opportuniste e avide, ma anche per favorire i disegni rivoluzionari. A nessuno sfugge quanto possa risultare conveniente alla massoneria, per esempio, avere i suoi affiliati collocati in posti-chiave di un determinato governo nel caso si volesse dare impulso ad una riforma laicista dell’educazione. Non solo per favorire e fare approvare le relative leggi e le misure, ma anche perché queste vengano applicate conformemente al segreto piano massonico. D’altra parte, negli ambienti cattolici anti-massonici si è sempre tenuto presente che la setta ambisce di controllare il maggior numero di governi,
nonché la stessa meccanica delle relazioni politiche e finanziarie, per raggiungere la meta della repubblica universale egualitaria alla quale deve corrispondere anche una religione mondiale ecumenica e relativista a sfondo panteista.
Rivoluzione culturale e dominio delle anime
A questo terreno classico della concezione antimassonica dobbiamo però aggiungere un nuovo campo: lo studio e la denunzia delle tecniche di governo delle anime. Questo campo comprende la spiegazione in profondità della conoscenza e manipolazione delle tendenze disordinate; la creazione di ambienti; la diffusione, tramite i mass media ed altri mezzi, di una mentalità che garantisca l’avanzamento delle idee e dei fatti rivoluzionari. È la denunzia di ciò che, oggigiorno, viene conosciuto con il termine un po’ impreciso di “rivoluzione culturale”: rivoluzione dei modi d’essere e di vivere che coinvolgono persino il quotidiano e che avviluppano l’individuo in tutte le sue manifestazioni. In questa prospettiva, persino la forma di una nuova macchina, un nuovo stile architettonico, una nuova musica o una nuova moda femminile, può servire di veicolo alla rivoluzione culturale. L’ampiezza di questa rivoluzione implica un corrispondente allargamento del fronte della lotta controrivoluzionaria, e un corrispondente ampliamento dello studio delle tecniche rivoluzionarie di governo delle anime.
Il dovere della militanza controrivoluzionaria
Di fronte a questo panorama, analizzato in tutta la sua ampiezza e profondità, di fronte a quest’opera di distruzione della Rivoluzione libertaria e egualitaria, il nostro amore verso la Chiesa, il nostro amore verso la Civiltà Cristiana, il nostro amore verso la Patria, frutto dell’amore che sale a Dio per mezzo di Maria, si trasforma in un irrinunciabile dovere di militanza controrivoluzionaria.
Tutti sappiamo, tuttavia, che in questa lotta tanto drammaticamente disuguale, non esisterebbe studio, non sagacità, non ci sarebbe abilità operativa né determinazione né coraggio che servano a qualcosa, se il cattolico volesse affrontarla ignorando la vita soprannaturale. “Senza di me non potete far nulla”, ci ha detto Nostro Signore. Però proprio in questa impossibilità ricordata e riconosciuta costantemente troviamo la forza del lottatore cattolico. Per-
ché tutto possiamo fare in Cristo tramite Maria e potremo vedere in tutta la sua grandiosità il compimento della promessa evangelica: “Le porte dell’inferno non prevarranno”.
Ma ancora, dobbiamo militare per il Regno di Nostro Signor Gesù Cristo, con la certezza della Sua vittoria e con la fiducia che il Sacro Cuore di Gesù regnerà per mezzo del sapienziale Cuore di Maria, così come Ella ci promise a Fatima: “Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà”.
Note_________________________________________________ 1. Gio. XIV, 27. 2. Mt. X, 34. 3. Gio. XIV, 27. 4. Victorino Rodríguez, O.P., Estudios de Antropologìa Cristiana, Editorial Speiro, Madrid, 1991, pp. 291-328. 5. Cfr. Gio. XIV, 21 e 23. 6. De Civitate Dei, XIX, 13, 1. 7. Lc. II, 29, 30 e 34. 8. Gio. XV, 18-25. 9. Sociedad Española de Defensa de la Tradición Familia y Propriedad – TFP Covadonga, “España anestesiada sin percibirlo, amordazada sin quererlo, extraviada sin saberlo – la obra del PSOE”, Ed. Fernando III el Santo, Madrid, 1988, Parte I. 10. Gio. XIV, 6. 11. Gio. XVI, 33. 12. Lc. XXVII, 4. 13. Mt. XXVII, 4. 14. Cantico dei cantici, VI, 4. 15. Allocuzione all’Unione degli Uomini di Azione Cattolica, del 12-10-52. Discorsi e Radiomessaggi, vol. XIV, p. 359. 16. Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, “Rivoluzione e Contro Rivoluzione”, Cristianità, Piacenza, 1976. 17. Mons. Henri Delassus, « La Conjuration antichrétienne – Le temple maçonnique roulant s’élève sur les ruines de l’Église catholique», Desclée, Lille, 1910, 3 VV. 18. AAS, 1 marzo 1984, n. 3, vol. LXXVI, p. 30. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 33
Speciale: la militanza cattolica
La militanza nella visione storica di una santa Correva l’anno 1918. Una giovane cilena, Juana Fernández Solar, studentessa di storia al Liceo del Sacro Cuore, presenta tre composizioni in un concorso letterario accademico. Una di esse ottiene il primo premio. Pochi mesi dopo, Juana entra nel Carmelo di “Los Andes”, assumendo il nome religioso di Teresa di Gesù. Muore a soli vent’anni. Oggi la veneriamo come Santa Teresa delle Ande.
V
Trascriviamo alcuni brani della composizione premiata, dal titolo “Demolitori e creatori”. Il contenuto rivela tratti ammirevoli di questa santa sudamericana. La sua sua fede militante sia per noi un esempio.
Demolitori e creatori
i è un potere sempre regnante, una dinastia che non conosce tramonto, una luce che mai si estingue. Questo potere è sempre combattuto, questa dinastia è sempre perseguitata, questa luce è sempre accerchiata dalle tenebre. Ecco l’eterna storia del potere della Chiesa, della dinastia del Papato, della luce della Verità. Mentre tutto passa e perisce ai suoi piedi, la Chiesa rimane sempre in piedi, perché è sorretta dall’alto.
Alziamo il sipario sullo scenario dei popoli moderni e vedremo come, in ogni secolo, i figli della Chiesa hanno dovuto suonare le trombe di guerra. Questa guerra non finirà mai perché eterno è l’antagoni-
34 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
smo fra la luce e le tenebre. Mentre i figli delle tenebre demoliscono, i figli della luce rigenerano. Ecco il titolo che abbiamo scelto per questo saggio: Demolitori e creatori.
Cosa è successo nel secolo XVI? I Paesi dell’Europa sono stati divorati dalle fiamme di una guerra fratricida. In Germania, un astro sinistro si frappone fra le anime e il sole della Verità. Lutero e i suoi seguaci lanciano il grido di guerra. Il bersaglio dei loro attacchi è l’autorità della Chiesa. ‘Credete in ciò che volete’, grida Lutero. Qual è il frutto di questa ribellione? La distruzione della comunione di idee fra i popoli europei. Le nazioni sono sommerse dal sangue, le anime avvolte dalle tenebre dell’errore. L’eresia, come un fiume in piena, travolge le masse popolari, la nobiltà, i troni, perfino i ministri dell’Altare! I canali attraverso cui Dio faceva scendere le Sue grazie sugli uomini, sono inquinati.
Ma è possibile che il mondo perisca? No! Ecco che sorge un nuovo astro all’orizzonte: è il ferito di Pamplona, Ignazio di Loyola, che cade quale soldato di un re terreno per risollevarsi quale soldato del Re
dei Cieli. Egli raduna una Compagnia che non utilizzerà armi né impugnerà la spada. Volete conoscere le sue armi? Il Crocefisso! Il suo grido di guerra? Tutto per la maggior gloria di Dio! I suoi soldati si portano ovunque diffondendo la luce della verità e lasciando al loro passaggio un segno luminoso. La luce si spande per tutta l’Europa, nelle controversie, nella predicazione, nell’insegnamento. Questa luce varca gli oceani e giunge nelle Indie con San Francesco Saverio, che rigenera nelle acque del Battesimo milioni di anime. I nuovi soldati della milizia effondono la luce fino ai confini della terra. Voltiamo pagina e, dal secolo XVI, andiamo al secolo XVII. Anche in questo scenario le tenebre si alternano alla luce, i demolitori ai creatori. Nel secolo XVII si staglia nelle tenebre una figura dall’aspetto rigido e severo: Giansenio, che sparge freddo e ombre per dove passa. La fiamma dell’amore vacilla e finisce per estinguersi con il suo grido empio: Cristo non è morto per tutti! Egli fugge dal Santissimo Sacramento. Fuggi! Fuggi! urlano i demolitori del secolo XVII, e le anime, atterrite, fuggono, si irrigidiscono e si perdono… Dio era ferito nel punto più delicato del Suo amore. Ancora una volta, però, il Verbo pronuncia una parola creatrice che farà splendere la luce in mezzo alle tenebre. A Paray-le-Monial sorge un sole splendido e vivificante. Gesù Cristo mostra a un’umile suora della Visitazione, santa Margherita Maria Alacoque, il Suo Cuore aperto, avvolto dalle fiamme dell’amore, lamentandosi dell’oblio degli uomini. Egli richiama tutti gli uomini con insistenza. L’esercito giansenista grida: ‘Fuggi! Fuggi!’. La voce di Parayle-Monial esclama, al contrario: ‘Venite! Venite!’. La nera bandiera del terrore cederà davanti al bello stendardo dell’amore. Ecco tutto? No. Sorge anche il grande apostolo della carità, san Vincenzo di Paola che, imitando il Divino Maestro, chiama il povero, il malato, il bambino: nel suo cuore c’è posto per tutti.
Ma la lotta non finisce lì. Il nemico è sempre in agguato contro la Chiesa. La più terribile tempesta scoppia nel secolo XVIII. I corifei della malvagità, Voltaire e Rousseau, si mostrano, il primo col sorriso giocoso sulle labbra e la bestemmia nella penna, il secondo col sofisma e la confusione delle idee. Entrambi con la corruzione nel cuore. Questi sedicenti filosofi vogliono spiegare tutto razionalmente, e proclamano alla faccia del mondo che Dio non esiste. Strappano Cristo dal cuore dei nobili e dei plebei, e osano perfino strapparlo dal cuore dei bambini. Altolà, infami! State superando i vostri limiti! Questo santuario di innocenza non si tocca! I bam-
bini appartengono a Gesù Cristo! Un apostolo si alza in nome di Dio e dell’infanzia: è Giovanni Battista La Salle, che fonda le Scuole Cristiane, riaccendendo nei cuori dei piccoli la fiammella della Fede, che invece altrove si andava spegnendo.
O Chiesa! Il tuo potere non sarà mai distrutto! Le tenebre coprivano l’universo agli albori del Tempo. Ma col ‘Fiat lux’ esse fuggirono sconfitte. Più tardi, le tenebre dell’idolatria coprivano il mondo antico. Venne il Verbo Divino e le dissipò, perché il Verbo era la Luce. Oggi le tenebre coprono di nuovo l’orbe cristiano, ma la parola di Cristo è sempre lì, Verità eterna: ‘Colui che mi segue e compie la mia parola non camminerà nelle tenebre’. O Parola di vita! A Te amore eterno!
A dx., Voltaire
Pag. a fianco, Lutero TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 35
Settimana Santa
Settimana Santa a Siviglia
di Benoît Bemelmans
Siviglia, capitale dell’Andalusia, è celebre per la sua Settimana Santa. Per sette giorni, migliaia di persone sfilano per le sue vie strette e sinuose. Molte indossano l’abito dei penitenti. Lo sfarzo è ineguagliabile. In Spagna dicono: “Quién no vió Sevilla no vió maravilla”. Hanno ragione.
36 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 37
Settimana Santa
Sopra, la Hermandad de las Aguas Sotto, la Hermandad de la Redención
S
iviglia è la città dei profumi. La prima cosa che colpisce il pellegrino sbarcato nel capoluogo andaluso è il dolce profumo dei fiori d’arancio che aleggia in tutta la città. Durante la Settimana Santa, a questo profumo si mescola quello, un po’ aspro, delle nuvole d’incenso che si innalzano dalle processioni, e quello della cera calda che scorre dalle migliaia di candele portate dai penitenti che sfilano. Le sensazioni olfattive in questo periodo sono uniche. Qui non solo si respira, ma si tocca, si contempla, si sente, si prega, si grida, si canta, si mangia… Siviglia è una città visualmente poetica. La poesia è presente ovunque: nei celebri cortili interni delle case, infiorati e visibili dalla strada attraverso splendide ringhiere in ferro battuto; nelle cappelle dove vengono esposte le insegne delle confraternite; nelle portantine processionali riccamente decorate con le immagini che riproducono i vari momenti della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Una sacralizzazione della vita temporale
Presenti nelle chiese sin dal Medioevo, le Confraternite spagnole iniziano a uscire sulle strade nel secolo XVI, all’epoca della Contro-Riforma, per realizzare atti pubblici di fede in contrasto agli errori del protestantesimo. La Settimana Santa nasce militante. Le immagini erano portate in giro in modo molto appariscente proprio in segno di sfida. Si voleva dare, in modo pubblico e tangibile, una lezione su come venerare la Passione di Nostro Signore e i dolori della Madonna. Dobbiamo ricordare che, come si dice da queste parti, “una processione vale mille prediche”.
Ecco perché il penitente sfila per lunghe ore, coperto con una tunica e un cappuccio che lo rende anonimo, portando in mano una grande candela accesa. È chiamato Nazareno perché, con la sua penitenza, partecipa alla Passione del Redentore, si trasforma in un altro Cristo.
38 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
Nella Settimana Santa sfilano a Siviglia Confraternite, che organizzano processioni e curano le immagini, capolavori dell’arte barocca spagnola. Attraverso questi atti di pietà e di cultura cattolica, le Confraternite svolgono un ruolo importantissimo nella società moderna, sostenendo la religiosità popolare e impegnandosi in opere di carità. L’aspetto culturale comprende anche la conservazione degli archivi storici e la promozione di convegni di studio su “Fede e Cultura”. Le attività delle Confraternite hanno a cuore un innegabile gusto per la bellezza, e
costituiscono una particolare forma di sacralizzazione della vita temporale.
La città sfila in grandi processioni
Passeggiando per le vie del centro storico nel primo pomeriggio, incrocio molti penitenti già vestiti con la tunica, che si dirigono verso la chiesa da dove partirà la processione della propria Confraternita. Partono sette - otto processioni allo stesso tempo, spesso sovrapponendosi e incrociandosi. Il movimento è continuo. Ricordo la strana impressione mentre aspettavo il semaforo per attraversare la strada, attorniato da personaggi che sembravano emergere da un’altra epoca. Molti vanno a piedi nudi, per fare penitenza. Dopo il passaggio delle processioni non è raro vedere, qua e là, piccole macchie di sangue sull’asfalto. Qui si fa sul serio.
Mi unisco ai penitenti e ai fedeli che si ammassano di fronte a una chiesa. La banda della Confraternita è già schierata. All’ora stabilita, la porta principale si spalanca e appare la Cruz de guía, che apre l’impressionante corteo. Tra due ranghi di penitenti, esce il Senatus, portando il labaro romano con la sigla “SPQR”, per ricordare che Gesù è morto sotto il potere dell’impero romano. A quell’epoca Siviglia si chiamava Hispalis.
I Nazarenos si preparano per le processioni: un sacrificio perfettamente anonimo
Dietro il Senatus escono i diversi gruppi di penitenti. Ognuno ha la propria divisa e il proprio gonfalone, ed è guidato da un Priore. Le bandiere riportano massime come “In cruce vita est, et salus nostra ressurectio”. Attorniato da una Guardia d’Onore, un confratello reca su un cuscino il Libro della Regola della Confraternita, riccamente adornato con oro e argento.
Seguono le immense portantine. Mi dicono che superano i dieci quintali di peso. Tutto è in legno ricoperto d’oro. I lampadari sono in cristallo. C’è una profusione di fiori bianchi e rossi. Ogni portantina raffigura una scena della Passione: Cristo crocefisso, il bacio di Giuda, la Madonna Addolorata, Nostro Signore nel sepolcro e via dicendo.
Le portantine sono caricate a spalla da gruppi di 40-50 costaleros, nascosti sotto la piattaforma coperta da pesanti velluti. Un panno imbottito protegge loro la testa, oltre ad alleviare il carico sulle vertebre del collo. Fino agli anni Settanta del secolo scorso, questa funzione era spesso fatta dagli scaricatori del porto. Con la scomparsa di questa professione, il servizio è oggi fatto esclusivamente da volontari, membri delle Confraternite. Il passo è tipico: un continuo dondolare che avanza lentamente.
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 39
Settimana Santa
Davanti, un caposquadra in abito nero comanda i costaleros con ordini brevi urlati in modo militare. I costaleros, lo ricordiamo, vanno alla cieca. Una seconda squadra, già col panno imbottito in testa, marcia sempre a fianco, pronta a sostituire a turno i colleghi.
Fra una preghiera e l’altra, la banda suona marce funebri e militari spagnole, di chiara influenza arabeggiante. Il timbro delle trombe taglia l’aria primaverile con lamenti lancinanti. La folla prega, canta, urla e di tanto in tanto applaude.
In onore della Vergine corredentrice
Mi sposto in un’altra chiesa. Da qui esce la Madonna dal titolo “Sine Labe Concepta”. È la Vergine Immacolata, risalente all’epoca del Concilio di Trento, quando questa Confraternita fece voto di difendere la verità che la Madonna è stata concepita
40 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
senza peccato originale, quattro secoli prima che fosse proclamato il dogma da Papa Pio IX.
La portantina della Madonna è in argento ed è coperta da un baldacchino in velluto. È d’una bellezza indescrivibile: un fastigio di poesia, luci e fiori con i quali la Confraternita vuole consolare il dolore di Maria, accompagnandola in ogni momento della Passione. Alcuni fedeli toccano l’orlo del manto di Maria: hanno ricevuto una grazia durante l’anno e vogliono ringraziare la loro Celeste Protettrice.
I balconi delle case sono ricoperti da tessuti e tappeti pregiati. Le famiglie, in abito da cerimonia, accompagnano la processione. I bambini gettano una pioggia di petali di fiori. Improvvisamente, da un balcone una ragazza con la classica mantilla comincia a cantare alla Madonna una saeta. È una melopea lancinante, quasi un gemito, come una freccia lanciata verso la Beata Vergine che sgorga dal petto con grande angoscia. L’origine araba è evidente. Mi di-
cono che la prima saeta l’abbia cantata la stessa Madonna ai piedi della Croce: “Nació la primera saeta al pie de la Cruz, y se envolvió en un suspiro la Madre de Jesús”.
Non leggere questa parte...
Caro Lettore, non legga questo se Le piace solo ciò che luccica ed è allegro, e invece fugge dalla realtà nuda e cruda, quella che si vede ogni giorno, quella che fa soffrire.
All’alba del Venerdì Santo, nessuno dorme a Siviglia. Le strade sono così affollate che a volte non si può nemmeno passare. Nostro Signore è già stato giudicato e condannato. Ora tocca solo accompagnarlo al Calvario per il passo finale. È l’auge della Settimana Santa. Fra penitenti e fedeli, credo vi siano centinaia di migliaia di persone sulle strade.
Fino a questo punto ero stato talmente preso dalla bellezza di tutto quanto descritto, che non mi ero riposato un minuto. Di colpo, una domanda mi ferisce come un chiodo sulla testa: Ma sei sicuro che tutto ciò che hai visto è bello ed edificante? È possibile che in una città moderna come Siviglia, piena di ragazzi in festa, tutto sia devozione e preghiera? No! Non è possibile!
Mentre queste domande mi percuotono il cervello, ecco che a pochi metri spunta la processione di Jesús del Gran Poder. Il Suo volto tumefatto è l’immagine stessa del dolore. La portantina barcolla come uno che non riesce più a camminare dalla fatica. Dal fiume Guadalquivir, alla luce ancora incerta dell’alba, si leva una nebbia fredda e fosca che copre un pezzo di luna che ancora si ostina a mostrarsi vicino alla Torre del Oro.
Il chiodo, però, non mi molla. Tutt’una serie di brutti ricordi recenti passa davanti ai miei occhi. Mi TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 41
Settimana Santa ricordo di aver visto gente ubriaca; di aver visto bar affollati con gente che rideva e festeggiava; di aver colto in flagrante più di una coppietta; mi ricordo perfino di aver visto un gruppo di ragazzi bucarsi in un parco. No. Non tutto è bellezza, non tutto è pietà e preghiera. Non tutto è virtù. Non sarebbe meglio che tutte queste brutte cose non ci fossero? Perché queste persone non se ne stanno a casa, a peccare lontano dallo sguardo dei fedeli che sfilano per la Settimana Santa?
È allora che, girando lentamente l’angolo della viuzza, appare in silenzio l’immagine del Cristo de los Gitanos. Tutti lo salutano. Perfino un ubriaco che giace a terra si desta e fa il segno della croce. Il rullio dei tamburi taglia l’aria fredda e la mia attenzione torna a concentrarsi sulle cerimonie religiose. Ecco Nostro Signore, con la Sua immensa croce, con il Suo immenso dolore, con il Suo immenso amore!
Penso: questa è proprio l’immagine della realtà. È Dio fattosi Uomo che percorre le strade del mondo in mezzo ai poveri peccatori, offrendo a tutti il Suo amore infinito e la Sua salvezza. Oggi, come allora, Egli sta soffrendo per noi, per salvarci. Mentre il Cristo de los Gitanos scompare all’orizzonte, mi ritrovo ad applaudire con tutti, freneticamente. Non posso trattenere le lacrime: è evidente che uno di
42 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 43
Il mondo delle TFP
Perù: “carovana” estiva
A
pprofittando delle ferie estive, un gruppo di volontari della TFP peruviana ha attraversato alcune zone delle Ande meridionali. Partendo da Cusco, l’antica capitale degli Inca, la “carovana” si è diretta verso sud, per la Cordillera del Vilcanota, visitando anche i paesini di montagna più sperduti, salvo poi piegare verso est scendendo man mano verso la selva amazzonica. I ragazzi della TFP hanno diffuso lungo il percorso le pubblicazioni dell’associazione.
La TFP davanti al Duomo di S. Stefano, a Vienna
Austria: contro l’eutanasia
F
orze potentissime stanno spingendo in tutta Europa per l’approvazione dell’eutanasia. Niente di più logico: dall’uccisione dei nascituri, con l’aborto, adesso si passa all’uccisione dei malati terminali e degli anziani. La TFP austriaca ha lanciato una campagna di pressione sul Parlamento affinché sia conservato nella Costituzione il divieto all’eutanasia, cioè al suicidio assistito. Solo questo tipo di divieto potrebbe salvare il Paese dall’abisso eugenetico.
Parallelamente, la TFP chiede al governo, senza arrivare a ciò che si conosce come accanimento terapeutico, di potenziare le cure ai malati gravi, con la fattibilità dell’assistenza domiciliare.
44 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
L’iniziativa, chiamata “Non morire per mano dell’uomo”, ha già raccolto più di trentamila firme, che saranno consegnate al Parlamento.
Roma: TFP partecipa alla processione dell’Immacolata
C
ome è ormai tradizione, un gruppo di volontari della TFP italiana, indossando le tipiche cappe rosse, ha partecipato alla processione dell’Immacolata che, ormai da qualche anno, si svolge nel Centro Storico di Roma la sera della festa. Organizzata dall’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, la processione è partita dalla chiesa di Gesù e Maria al Corso, preceduta da una banda musicale. Snodandosi per le vie del centro, il corteo è passato davanti a Palazzo Chigi, salvo poi arrivare a piazza della Minerva. La cerimonia si è conclusa nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, con un momento di preghiera presieduto da S.E.mons. Matteo Maria Zuppi, vescovo ausiliare di Roma per il Centro Storico. La mattina, i volontari della TFP avevano deposto un omaggio floreale ai piedi del monumento all’Immacolata in piazza Spagna.
C
EUA: continua la diffusione di “Return to Order”
ontinua con grande successo la diffusione del libro “Return to Order”. Scritto da John Horvat, vice presidente della TFP americana, l’opera raccoglie le conclusioni della Commissione di Studi americani guidata dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira. Con più di trentamila copie vendute e centinaia di convegni di presentazione, il libro della TFP è diventato una lettura d’obbligo per chi vuole capire le ragioni più profonde dell’attuale crisi e le sue conseguenze per il sistema americano.
L’attuale crisi economica, scrive Horvat, è un’avvisaglia di qualcosa di molto più profondo: il crollo di certi presupposti che hanno generato la modernità. Tale crollo ci spinge a fare una domanda fino a poco impensabile: è possibile restaurare l’ordine cristiano?
L’autore John Horvat partecipa ad un programma televisivo
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 45
Il mondo delle TFP
Francia: capodanno con la TFP
C
ome è ormai tradizione, in occasione di Capodanno le TFP europee hanno organizzato un corso di formazione nella sede di Creutzwald, in Francia. Il tema: la vocazione di Plinio Corrêa de Oliveira nell’ordine temporale. Alle lezioni seguivano momenti conviviali e visite culturali, senza dimenticare l’aspetto più importante: le cerimonie religiose, sia in parrocchia, sia nella propria sede.
Teologia della liberazione Un salvagente di piombo per i poveri di Julio Loredo
> Dal cattolicesimo liberale alla Teologia della liberazione passando dal Modernismo: storia di un’eresia
> Dal cattolicesimo sociale al cattocomunismo passando dal cattolicesimo democratico: storia di una deriva
> “Comunismo e Regno di Dio sono la stessa cosa”: il nucleo dottrinale della Teologia della liberazione > “Dobbiamo cancellare il cristianesimo costantiniano”: l’ecclesiologia della Teologia della liberazione
> Verso la “liberazione del cosmo”: gli ultimi orizzonti della Teologia della liberazione Edizioni Cantagalli, Siena 2014 Per eventuali richieste: chiamate lo 06-8417603; oppure inviate una mail a info@atfp.it; o tramite il menu “Richiesta materiale” nel sito www.atfp.it con possibilità di pagamento online. Prezzo: Euro 23,00
46 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015
Washington: March for Life
Q
uando, nel 1960, Plinio Corrêa de Oliveira fondò la Società per la difesa della Tradizione Famiglia e Proprietà, prevedeva già che la difesa dei valori della vita e della famiglia avrebbe costituito il cuore della lotta contro la Rivoluzione nei decenni venturi. In questo senso, si può dire che la TFP sia stata la prima associazione pro life del mondo.
Coerente con tale impegno, sin dalla prima edizione, nel 1974, la TFP americana partecipa alla March for Life che si realizza ogni anno a Washington, in occasione della ricorrenza della sentenza della Corte Suprema che legalizzò l’aborto negli Stati Uniti. Questa Marcia, ispirata allo slogan “nessuna eccezione, nessun compromesso”, costituisce un modello e uno stimolo per il movimento per la vita in tutto il mondo.
Con i suoi caratteristici stendardi rossi col leone rampante, e accompagnata da una banda musicale, la TFP americana è ormai un elemento centrale della marcia. Quest’anno, la March for Life ha superato ogni record, a riprova di quanto il popolo della vita sia una realtà crescente e sempre più agguerrita. Negli Stati Uniti, infatti, l’aborto è in calo, le cliniche che lo praticano stanno chiudendo, e le restrizioni legali si fanno sempre più stringenti.
La TFP invita tutti i suoi amici e simpatizzanti a partecipare alla Marcia Nazionale per la Vita, che si terrà a Roma domenica 10 maggio, con partenza da Castel Sant’Angelo alle ore 14,00. Non mancate!
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MARZO 2015 - 47
Odio implacabile: Una meditazione sulla Passione
P
di Plinio Corrêa de Oliveira
er te, mio Signore, l’empietà ha scelto il peggiore dei tormenti finali. Sì, il peggiore, perché è quello che fa morire lentamente, quello che produce sofferenze maggiori, quello che era più infamante in quanto era riservato ai criminali più abietti. Tutto è stato predisposto dall’inferno per farti soffrire, sia nell’anima che nel corpo. Quest’odio immenso non contiene per me nessuna lezione? Povero me, che non la comprenderò mai a sufficienza senza giungere a esser santo. Fra te e il Demonio, fra il bene e il male, fra la verità e l’errore, vi è un odio profondo, irriconciliabile, eterno. Le tenebre odiano la luce, i figli delle tenebre odiano i figli della luce, la lotta fra gli uni e gli altri durerà fino alla consumazione dei secoli, e non vi sarà mai pace fra la stirpe della Donna e la stirpe del Serpente...
Per comprendere l’estensione incommensurabile, l’immensità di questo odio, si osservi tutto quanto ha osato fare. Ecco il Figlio di Dio trasformato, nell’espressione della Scrittura, in un lebbroso nel quale non vi è niente di sano, in un essere che si contorce come un verme sotto l’azione del dolore, detestato, abbandonato, inchiodato su una croce fra due volgari ladroni. Il Figlio di Dio: che grandezza infinita, inimmaginabile, assoluta, si racchiude in queste parole! Ma ecco quanto l’odio ha osato contro il Figlio di Dio! E tutta la storia del mondo, tutta la storia della Chiesa non è altro che questa lotta inesorabile fra quanti sono di Dio e quanti sono del Demonio, fra quanti sono della Vergine e quanti sono del Serpente. Lotta nella quale non vi sono soltanto equivoci dell’intelligenza, non vi è soltanto debolezza, ma anche malizia, malizia deliberata, colpevole, peccaminosa, nelle schiere angeliche e umane che seguono Satana.
Ecco quanto bisogna dire, notare, ricordare, sottolineare, proclamare, e di nuovo ricordare ai piedi della croce. Perché siamo fatti in modo tale, e il liberalismo ci ha sfigurati a tal punto, da essere sempre propensi a dimenticare questo aspetto imprescindibile della Passione.