Anno 12, n. 2 - maggio 2006 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova
E s p ul s i d a l R os ario m a gg io 1 9 55 : se n z a ar m i n é sa n g ue l ’ A us tr ia s i lib er a da l c om unis m o
Ecclesia militans pag. 4
Contemplazione e azione pag. 9
La rinascita dell’islam pag. 26
“L
Alios ego vidi ventos...
a vita dell’uomo sulla terra è una battaglia”. Queste parole del libro di Giobbe contengono una verità fondamentale: dobbiamo fare i conti con una realtà ineluttabile, con quel “mistero di iniquità” che è il male.
L’opposizione fra bene e male comincia da noi stessi. Esiste nell’uomo un costante attrito tra gli appetiti sensibili e la volontà guidata dalla ragione. Per mantenersi sulle vie del bene l’uomo deve lottare contro le sue cattive tendenze in una vera e propria guerra interiore. Ma il male tende poi a manifestarsi in tutto l’operato dell’uomo. Ed ecco che si incarna, per così dire, in persone, idee, movimenti, false religioni e cattivi poteri che bisogna contrastare. Questa è la condizione della Chiesa e della Civiltà cristiana. Dalle terribili eresie dei primi secoli alle invasioni barbariche, dalle guerre contro l’islam alla lotta contro il protestantesimo, dallo scontro con l’Illuminismo alla persecuzione della Rivoluzione francese, la Chiesa ha dovuto sempre confrontarsi con immani avversari.
Nel secolo XX la Sposa di Cristo si trovò davanti il nazional-socialismo e il comunismo. Il primo finì nel 1945 col trionfo degli Alleati nella II Guerra mondiale. Quanto al secondo, possiamo dire che sia morto? Il risultato delle ultime elezioni in
Italia suscita forti dubbi. Quando la metà dell’elettorato dell’Unione è riconducibile all’estrema sinistra, non possiamo affatto illuderci che il comunismo sia solo roba del passato.
Non si tratta però di un comunismo di mitra e colbacco. Siamo nell’epoca della Rivoluzione culturale. L’ambito dello scontro si è spostato sui temi sociali e morali: aborto, eutanasia, matrimoni omosessuali e via dicendo. Salvo poi sfociare nella “madre di tutte le battaglie”: la controversia intorno alla laicità della società civile. La società civile è soggetta alla legge naturale e divina? O deve farne a meno al punto di escludere qualsiasi manifestazione pubblica di Fede, facendo ripiombare ipso facto i cattolici nella condizione di minoranza oppressa? Ma il comunismo non è la sola minaccia che incombe sull’Occidente. Dopo secoli di letargo, ecco svegliarsi il fondamentalismo islamico, compagno di strada del comunismo nel comune intento di distruggere la Civiltà cristiana.
Questi sono, caro lettore, alcuni panorami che si aprono di fronte ai nostri occhi nel prossimo futuro. Cosa dunque ci aspetta?
Alios ego vidi ventos; alias prospexi animo procellas (“Ho visto altre bufere; ho fronteggiato altre tempeste” Cicerone, Familiares, 12, 25, 5), potrebbe dire la Chiesa fiera e tranquilla in mezzo alle tormente che attraversa attualmente. La Chiesa ha già lottato in altre terre, con avversari provenienti da altre stirpi, e certo affronterà ancora, fino alla fine dei tempi, problemi e nemici ben diversi da quelli di oggi. E vincerà!
Sommario Anno 12, n. 2 - maggio 2006
v v v v v v v v v v v v v v
Alios ego vidi ventos Ecclesia militans Dom Jean-Baptiste Chautard Uomo di contemplazione, pensiero e azione Il timone della storia La Madonna di Fatima libera l’Austria dal comunismo Padre Petrus Pavlicek, O.F.M. La persecuzione nazista contro la Chiesa Il Leone di Münster non cede al nazismo Il Codice Da Vinci La rinascita dell’islam Inaugurata Villa La Clairière Università estiva 2006 Madre di Misericordia
2 4 6 9 14 15 17 21 26 29 30 34 35 36
Tradizione Famiglia Proprietà Anno 12, n. 2 maggio 2006 Dir. Resp. Alberto Carosa.
Abbonamento annuo Euro 15,00
Direzione, redazione e amministrazione: Tradizione Famiglia Proprietà, Viale Liegi, 44 — 00198 ROMA Tel. 06/8417603 Aut. Trib. Roma n. 90 del 22-02-95 Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova Stampa LA Bottega Creativa, via Montecassino, 8 — 20050 Monza TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 3
Ecclesia militans
“Di fronte al cupo panorama dei giorni nostri, analizzato in tutta la sua ampiezza e profondità, di fronte a quest’opera di distruzione della Rivoluzione libertaria e egualitaria, il nostro amore verso la Chiesa, il nostro amore verso la Civiltà Cristiana, il nostro amore verso la Patria, frutti dell’amore che sale a Dio per mezzo di Maria, si trasforma in un irrinunciabile dovere di autentica militanza cristiana”.
4 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
E
Ecclesia militans
siste un dovere cristiano della militanza. Di esso ci diede esempio ineguagliabile, eterno, Nostro Signor Gesù Cristo, il Divino combattente. Egli, che ci disse “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gio. 14, 27) e che morì senza lamenti, come un agnello innocente immolatosi per noi, ci avvertì inoltre: “Non sono venuto a portar la pace, ma la spada” (Mt..10, 34). I Vangeli ci narrano la Sua vita pubblica, nella quale vediamo la Sua divina sfida con i farisei, che cresce d’intensità fino al momento della Sua passione e morte. Egli è venuto a portarci la pace, ma la Sua pace: “Io ve la do, non come la dà il mondo” (Gio. 14, 27). Ed è venuto a portarci anche la spada, la Sua spada. Ovviamente non esiste, né potrebbe esistere, alcuna contraddizione tra i due perfettissimi insegnamenti.
Suoi precetti. Questa pace si proietta poi all’esterno dell’uomo, nelle sue relazioni familiari e sociali, nella vita delle nazioni e si traduce nella “tranquillità nell’ordine”, per usare la celebre definizione di Sant’Agostino.
Dove c’è peccato non c’è ordine e perciò non c’è pace, né interiore né sociale. Lo stesso S. Agostino nel testo di cui sopra avverte: “La pace dei disonesti non si può considerare pace”. Il grande Vescovo di Ippona non fa altro che ripetere l’ammonizione del profeta Isaia: “Non v’è pace per gli empi, dice il Signore” (Is. 48, 22).
Testimoniare Cristo
In linea con queste verità, la teologia cattolica ci presenta una Chiesa comprendente tre realtà: la Chiesa trionfante, cioè i fedeli che sono già in cielo, la Chiesa purgante, cioè i fedeli che stanno purificando nel purgatorio la pena temporale dei loro peccati, e la Chiesa militante, cioè i fedeli ancora “in cammino” su questa terra. Tutti fanno parte della stessa Chiesa in quanto uniti dal comune Battesimo e dalla partecipazione alla grazia divina. Questa è la “comunione dei santi”, secondo quanto insegna il
La pace che Egli ci lasciò non è la pace come la dà il mondo, non è la pseudo pace che sacrifica la Verità alla “dittatura del relativismo” denunciata da Benedetto XVI. È la pace di Cristo nel Regno di Cristo. È la pace in interiore homine di colui che osserva la Sua parola, colui che, redento, liberato dal peccato e riconciliato con Dio compie i La pace è la “tranquillità nell’ordine”, secondo la celebre definizione di Sant’Agostino.
Dove c’è peccato non c’è ordine e perciò non c’è pace, né interiore né sociale. Lo stesso S. Agostino avverte: “La pace dei disonesti non si può considerare pace”. A d., Sandro Botticelli, S. Agostino, Ognissanti, Firenze.
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 5
Ecclesia militans
“Il successo dei nostri nemici non nasce dalla loro forza, ma dalla mancanza di convinzione dei cattolici” vita religiosa. Per tentare di salvare il suo Ordine, Dom Chautard chiese ed ottenne udienza da Clemenceau. Nel corso della conversazione, egli difese con tale veemenza l’eccellenza della vita religiosa contemplativa, che il vecchio anticlericale ne rimase sconvolto, riuscendo appena a mormorare alla fine: “Capisco. La prego di considerarmi un amico”.
Il religioso era convinto che, se i cattolici fossero stati più aguerriti, avrebbero avuto la meglio nello scontro con i laicisti: “Il successo dei nostri nemici non nasce dalla loro forza, ma dalla mancanza di convinzione dei cattolici”.
D
om Jean-Baptiste Chautard nacque nel 1858 a Briançon, Francia. Entrato nell’Ordine cistercense, diventò sacerdote nel 1884. Subito notato per il suo zelo e le sue capacità organizzative, fu designato abate di diversi monasteri e in questa veste dovette affrontare in prima persona la feroce politica anticlericale del governo francese, da cui uscì sempre vittorioso.
È rimasto famoso il durissimo scontro che ebbe nel 1906 col Presidente del Consiglio Georges Clemenceau (a d.), soprannominato “Tigre” per la sua caparbietà. Con la “Legge delle associazioni”, il governo aveva proibito la stessa
Catechismo della Chiesa: “Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa” (N° 962).
I membri della Chiesa trionfante e di quella purgante hanno ormai “combattuto la buona battaglia” (2 Tim. 4, 7) ed hanno
Da dove gli proveniva tale coraggio? Dalla vita interiore. Grande missionario, polemista e studioso, egli tuttavia visse la regola cistercense, essenzialmente contemplativa, alla perfezione. Nel corso della sua lunga vita, Dom Chautard scrisse molte riflessioni sull’influsso della vita interiore nell’attività apostolica, che raccolse poi nel volume L’Anima di ogni apostolato (1907), uno dei libri di spiritualità più diffusi di tutti i tempi. Dom Chautard morì nell’abbazia di Sept Fons nel 1935, all’età di 77 anni.
vinto. I fedeli pellegrini sulla terra, invece, la stanno ancora combattendo. Ecco perché si parla di “Chiesa militante”. In questa vita l’uomo si trova nello stato di prova e soggetto alle tentazioni del demonio. Il peccato originale ha debilitato le forze della sua anima e disordinato i suoi appetiti sensibili: “Vedo nelle mie membra un’altra legge, che lotta contro la legge
6 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
della mia ragione” (Rom. 7, 23). Essendo la natura umana una sola, questa lotta è identica per tutti i cristiani di tutti i tempi.
Ma per chi pretenda di seguire seriamente Nostro Signore Gesù Cristo, il dovere di militanza implica anche l’obbligo di testimoniarLo davanti agli uomini, in urto con quelli che si organizzano in movimenti e partiti per distruggere la Sua opera di
salvezza. In altre parole, esige una militanza pubblica che varia lungo la storia in risposta alle sfide concrete di ogni epoca.
Questa militanza si tradusse nell’eroismo fino al martirio nei tempi apostolici, nelle catacombe e nei colossei romani; impose i suoi nobili obblighi durante le invasioni dei barbari e nelle lotte contro le successive eresie che fin dall’inizio osarono assalire la Chiesa di Cristo; venne splendidamente adempiuta con valenza archetipica nell’espansione medievale dell’impero cristiano, a partire dall’Europa, dalle geste carolinge fino alle Crociate; trovò un animo nuovo nell’oppo-
sizione all’eresia protestante e ai suoi insidiosi seguaci.
Questo dovere non è evaporato nelle mitiche brume di un passato medievale. È divenuto soltanto più sottile, più complesso, spesso più arduo con l’arrivo della modernità. È che anche il nemico di Cristo, della Sua Chiesa, della civiltà cristiana si è fatto più avvolgente, più definito e audace, ma anche più scaltro e tendenzioso.
L’anima di ogni apostolato
Nell’arco della sua lunga vita (1908-1995), il prof. Plinio
Corrêa de Oliveira ci diede un esempio luminoso di adempimento di questo dovere. Possiamo applicargli una frase scritta in riferimento al Legionario, il settimanale cattolico da lui diretto negli anni ‘30: Egli nacque per lottare!
Cosciente del divino insegnamento “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc. 8, 36), egli condusse una vita spirituale fatta di contemplazione e di preghiera, che meravigliava per la sua intensità ed elevatezza, e alla quale non è forse improprio applicare il qualificativo di mistica. Egli fu un grande diffusore dell’opera di Dom Jean -Baptiste Chautard (1858-1935) L’Anima di ogni apostolato, nella quale l’insigne teologo francese mostra come il motore di ogni vero apostolato sia una vita interiore vigorosa.
Devozione al Papato, alla Madonna e al Santissimo Sacramento, ecco i pilastri della vita spirituale di Plinio Corrêa de Oliveira. Non appena si svegliava, il suo primo pensiero era quello di pregare. Al momento di
Due momenti della persecuzione laicista contro la Chiesa in Francia, nel 1901: sopra, l’espulsione dei monaci dalla Grande Chartreuse; a d., i soldati eseguono l’inventario dei beni della chiesa di S. Pietro, a Cailloux. Dom Chautard era convinto che se i cattolici fossero stati più agguerriti, avrebbero avuto la meglio in questa vicenda.
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 7
Ecclesia militans “I cattolici devono essere forti per affrontare le sfide del tempo”. A s., il dott Plinio tiene un discorso all’Azione Cattolica di Santos nel 1943.
La buona battaglia
coricarsi, il suo ultimo pensiero era quello di pregare. Fra l’uno e l’altro, trascorreva una giornata scandita da tante preghiere che più di uno si è sinceramente domandato dove trovasse il tempo per completarle. Possiamo dire, senza timore di esagerare, che Plinio Corrêa de Oliveira cercò prima di tutto la santità.
L’opera filosofica
Questa vita interiore profonda ed intensa si traduceva poi in una vita di pensiero molto ricca. Il dottor Plinio era continuamente intento ad osservare, riflettere, pensare e comunicare. In sessanta anni di vita pubblica, egli ha scritto 20 libri e più di 2.500 saggi ed articoli. Egli ha inoltre dettato più di 20.000 conferenze di cui esistono i testi integrali. Quest’opera intellettuale, riportata in oltre un milione di pagine, fa di lui uno degli autori cattolici più prolifici di tutti i tempi. Tra le riunioni di studio spiccano quelle che, dal 1955 al 1995, egli realizzava tre volte alla settimana con una Commissione di studi filosofici. La loro trascrizione riempie ben 60mila pagine.
Ma egli non trascurava nessun fronte. Dalla possente sorgente della vita spirituale, sgorgava anche un’azione pubblica che spaziava praticamente su ogni campo che potesse interessare alla Chiesa ed alla Civiltà cristiana: dalla politica alla cultura, dall’economia all’arte culinaria. Le battaglie pubbliche del prof. Plinio Corrêa de Oliveira costituiscono quasi un catalogo delle sfide che la Chiesa e la Civiltà cristiana dovettero affrontare nel secolo XX, e che lo videro invariabilmente protagonista: americanismo, nazi-fascismo, comunismo, laicismo, progressismo, islamismo e via dicendo.
In un’epoca in cui il nazismo e il fascismo raccoglievano numerose e influenti simpatie, Plinio Corrêa de Oliveira mantenne il movimento da lui guidato su posizioni radicalmente contrarie a queste tendenze. Dal 1933 al 1943 il Legionario stampò non meno di 2489 articoli contro il nazismo e contro il fascismo, 447 dei quali scritti da lui personalmente. Per illustrare questo aspetto della sua militanza, a pag. 21 offriamo ai nostri lettori un articolo su un aspetto spesso dimenticato della dittatura hitleriana: la feroce persecuzione contro la Chiesa cattolica. Bisogna ricordarsene, particolarmente alla luce di una certa propaganda, d’altronde di scarso spessore intellettuale, che cerca di rispol-
8 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
verare vecchie fandonie circa un supposto connubio della Chiesa col nazismo, con pretesto dell’elezione di un tedesco alla Cattedra di Pietro.
Ma il dottor Plinio guardava lontano. Quando ormai la sconfitta del nazismo era questione di tempo, egli volse il suo sguardo oltre che all’avversario del domani — il comunismo sovietico — anche a quello dell’indomani, denunciando la formazione, ancora in nuce, di un nuovo pericolo per l’occidente cristiano: l’islam. Al riguardo, a pag. 307 riproduciamo un suo articolo del 1947. In un momento in cui questo pericolo incombe in modo drammatico su tutto l’Occidente, ci vengono in mente le parole del cardinale Bernardino Echeverría riguardo al dottor Plinio: “Ah, se questa voce fosse stata ascoltata!”
Verso il futuro
Il panorama che si staglia davanti a noi, specie dopo la vittoria di schieramenti di sinistra in diversi paesi europei, non è roseo. Ma non dobbiamo scoraggiarci. Anzi, dobbiamo crescere proprio nella misura degli ostacoli che dovremo vincere. Chiudiamo queste riflessioni con le parole conclusive della Via Sacra scritta dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira nel 1951:
“Signore Gesù, possa anch’io non aver paura. Non aver paura quando tutto sembrerà irrimediabilmente perduto. Non aver paura quando tutte le forze della terra sembreranno nella mani dei tuoi avversari. Non aver paura perché sono ai piedi della Madonna, attorno alla quale si raduneranno sempre, e sempre di nuovo, per nuove vittorie, gli autentici seguaci della tua Chiesa”. u
Plinio Corrêa de Oliveira
Uomo di contemplazione, pensiero e azione
I
mpegnato sin dall’adolescenza nell’apostolato per la restaurazione dell’ordine cristiano contro gli errori del tempo, Plinio Corrêa de Oliveira si definiva fondamentalmente un uomo d’azione, la cui militanza si esercitava nel campo del combattimento ideologico.
In gioventù egli visse un periodo di fortissima attrazione per la vita contemplativa. Non si trattava certo di rifuggire la lotta, bensì di portarla ad un piano superiore. La crisi del mondo contemporaneo, ponderava, era arrivata a tali estremi che forse più che apostoli servivano vittime espiatorie, cioè anime prescelte che si consumassero in preghiera e penitenza per impetrare dal Cielo le grazie necessarie per sconfiggere la Rivoluzione. Egli era specialmente attratto dai Trappisti, l’ordine forse più austero della famiglia benedettina. Durante un viaggio in Francia ebbe l’irresistibile impeto di baciare le porte d’una abbazia trappista, tanta era la sua ammirazione per questo genere di vita. Altre circostanze lo portarono poi alla ferma convinzione
che il suo posto fosse invece nelle trincee del mondo. Ma egli mantenne sempre molto viva questa dimensione contemplativa. Chi l’ha conosciuto può rendere testimonianza di come, perfettamente attento a ciò che lo circondava, nonché agli affari che concretamente sbrigava, il suo sguardo sembrasse continuamente fisso in un’altissima contemplazione spirituale. Interrogato in merito dai suoi discepoli, egli stesso spiegava che, infatti, viveva come su due piani, contemplativo ed attivo, che era riuscito ad armonizzare: “Alla fine, la Provvidenza è stata misericordiosa, dandomeli tutti e due”.
Donde una vita di preghiera così intensa da meravigliare chi lo seguiva più da vicino, abbinata ad una non meno intensa vita di pensiero e di azione. Offriamo in questo articolo una breve cronaca delle preghiere che Plinio Corrêa de Oliveira recitava ogni giorno, augurandoci che il suo esempio possa spronarci a diventare anche noi uomini di contemplazione e di preghiera, così come di pensiero e di azione.
Preghiere della mattina
Non appena si svegliava, Plinio Corrêa de Oliveira rivolgeva il pensiero alla Madonna recitando due Salve Regina, seguite dall’offerta della giornata secondo la formula dell’Apostolato della preghiera:
“Madre mia, io Vi offro, in unione e per mezzo di San Giuseppe, le preghiere, le opere e le sofferenze di questa giornata, in riparazione per le offese e secondo tutte le intenzioni per le quali il Divin Cuore sta continuamente intercedendo e sacrificando sugli altari. Vi offro per ottenere la conversione di tanti giovani alla vita cattolica, e la perseveranza di coloro che già vi si trovano. Vi offro, in modo speciale, per ottenere per me le grazie di fiducia, pentimento ed umiltà. Amen”.
Seguiva una preghiera in tedesco all’Angelo custode, che aveva imparato dalla Fräulein
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 9
Plinio Corrêa de Oliveira
Tre momenti della giornata del prof. Plinio Corrêa de Oliveira: revisione di bozze; conferenza per i giovani della TFP brasiliana; preghiere pomeridiane in macchina.
10 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
Alla base della spiritualità di Plinio Corrêa de Oliveira v’era una incrollabile fiducia nel trionfo del bene, vale a dire nell’avvento del Regno di Maria previsto dalla Madonna quando a Fatima proclamò: Infine il mio Cuore Immacolato trionferà. Nella foto sopra, un cartoncino manoscritto, molto logorato dall’uso, che il dott. Plinio teneva speso in mano mentre pregava: Contra spem in spem crededet ut fiat patrum gentarum multarum, sicut dictum est ei, ha sperato contro ogni speranza perché fosse stato fatto padre di molte genti, come gli era stato promesso (un riferimento alla promessa fatta ad Abramo, Gen. 17,5).
Mathilde, la sua istitutrice nell’infanzia:
“Heiliger Schutzengel mein, lass mich dir empfolen sein, diesen Tag und jede Stunde, bis meine Seele in den Himmel kommt. Amen”. (Mio Santo Angelo custode, io mi affido a te oggi ed in ogni istante, finché la mia anima non giunga in Cielo. Così sia.)
Poi recitava Credo, Padre nostro e dieci Ave Maria “secondo le intenzioni del Santo Padre, della Sacra Gerarchia e della Santa Chiesa Cattolica”; un’Ave Maria “per non dimenticare nessuna delle preghiere che devo recitare oggi”; tre Ave Maria per i compagni di apostolato più veterani nonché altre tre per i più giovani.
La giornata
Nel corso della giornata, le sue orazioni erano frequenti. Prima e dopo le riunioni, per esempio, egli recitava una serie di preghiere consolidatesi nel tempo e conosciute col nome generico di “Preghiere del Gruppo”: Salve Regina, diverse giaculatorie ai santi protettori, sette Ave Maria secondo intenzioni varie e, alla fine, un Memorare “perché la Chiesa trionfi sulla Rivoluzione nei nostri giorni”. Dopo una mattinata di intenso lavoro, il dottor Plinio dedicava buona parte del pomeriggio alla preghiera. Volendo sfuggire eventuali distrazioni, egli faceva un lungo giro in mac-
china, accompagnato solo dal segretario privato.
Le preghiere seguivano sempre lo stesso ordine. Prima recitava a memoria il Piccolo Officio dell’Immacolata Concezione, salvo l’ora di Mattina, che non era mai riuscito ad imparare. Seguivano i Salmi del Nome di Maria con le loro rispettive antifone:
Magnificat... Ad Dominum cum tribularer clamavi... Retribue servo tuo... In convertendo... Ad te levavi oculos meos...
Dopodiché recitava due rosari di giaculatorie così distribuite: due decine a S. Giovanni Bosco, una a Santa Maria Mazzarello, due a S. Domenico
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 11
Plinio Corrêa de Oliveira
Savio, due a Santa Teresina del Bambin Gesù e tre a S. Giuseppe.
Seguivano le preghiere che Papa Leone XIII aveva prescritto dopo la fine della Messa, in particolare l’esorcismo, con cui si chiede a Dio di spezzare il potere del demonio sull’umanità: Tre Regina.
Ave
Maria,
Salve
“O Dio, nostro rifugio e nostra forza, guarda propizio al popolo che Ti invoca: e, intercedendo l’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, insieme col beato Giuseppe, suo Sposo, e i beati suoi Apostoli Pietro e Paolo e tutti i Santi, esaudisci, misericordioso e benigno, le preghiere che Ti presentiamo per la conversione dei peccatori, per la libertà e l’esaltazione della santa Madre Chiesa. Per il medesimo Cristo nostro Signore”.
“O San Michele Arcangelo, difendici nella lotta, sii nostro presidio contro la malizia e le insidie del diavolo. Che Dio lo soggioghi: chiediamo supplicando; e tu, principe della milizia celeste, caccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che a perdizione delle anime vanno errando per il mondo”. “Cuore Sacratissimo Gesú, abbi pietà di noi”.
di
Litanie a Santa Teresina
Molto devoto a Santa Teresina del Bambin Gesù, il dottor Plinio recitava ogni giorno una novena perpetua alla santa di Lisieux.
Alcuni atteggiamenti del dott. Plinio durante la Santa Messa. 12 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
“Signore, abbi pietà di noi per le lacrime di Maria, Vostra potentissima Figlia. Gesù Cristo, abbi pietà di noi per le lacrime di Maria, Vostra amatissima Madre. Signore, abbi pietà di noi per le lacrime di Maria, Vostra amorevole Sposa. “Santa Maria, prega per noi
noi.
“Santa Teresina, prega per “Angelo di innocenza, ecc.
“O Cuore Immacolato di Maria che hai acceso di amore l’anima della vostra serva Santa Teresina del Bambin Gesù, concedici la grazia di imitarla, di amarla e di farla amare sempre di più. Così sia.” Tre Ave Maria, dieci Salve Regina, cinque Ave Maria.
Preghiera a Gesù come Re dell’universo
“O Gesù Cristo, io Vi riconosco come Re dell’universo. Voi siete l’Autore di tutta la creazione. Esercitate su di me i Vostri diritti. Rinnovo le promesse fatte nel battesimo. Rinuncio a Satana, le sue pompe e le sue opere. In modo particolare, prometto di utilizzare ogni mezzo alla mia portata per far trionfare i diritti di Dio e della Vostra Santa Chiesa. O Sacro Cuore di Gesù, io Vi offro le mie povere azioni affinché gli uomini riconoscano la Vostra Sacra Regalità e affinché il Vostro regno di pace si stabilisca su tutto l’universo. “O Cuore Immacolato di Maria, io Vi riconosco come Regina dell’universo. Voi siete la Madre di tutta la creazione, ecc. (segue la stessa preghiera di cui sopra, applicata alla Madonna).
Fervido devoto del Papato, Plinio Corrêa de Oliveira rivolgeva al Sommo Pontefice un atto di venerazione e di sottomissione, in termini quasi identici a quelli della preghiera a Gesù come Re dell’universo. A d., statua di S. Pietro nella Basilica Vaticana.
“O Divino Spirito Santo, ecc. (segue la stessa preghiera applicata allo Spirito Santo)”.
In seguito, Plinio Corrêa de Oliveira rivolgeva un atto di venerazione e di sottomissione al Santo Padre, in termini quasi identici a questi. “Non è propriamente una preghiera – spiegava – ma un atto di riverenza che io recito internamente”.
Consacrazione alla Madonna e Santo Rosario
Consacrato alla Madonna come “schiavo d’amore” secondo il metodo di S. Luigi Maria Grignon da Montfort, Plinio Corrêa de Oliveira rinnovava ogni giorno questa consacrazione, preceduta dalle preghiere prescritte dallo stesso santo. Avendo letto per la prima volta in francese il Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine, egli le recitava sempre in questa lingua: “Veni Creator: Venez, Esprit créateur, visitez les âmes de vos fidèles et remplissez de la grâce d’en haut les coeurs que vous avez créés…
“Ave Maria Stella. Salut étoile de Mer, Auguste Mère de Dieu, demeurée toujours Vierge, devenue Porte du ciel…”
A questo punto recitava la consacrazione: “O Sagesse éternelle et incarnée! O très aimable et adorable Jésus, vrai Dieu et vrai homme, Fils unique du Père éternel et de Marie toujours vierge!…”
Detto l’atto di consacrazione, egli recitava il Santo Rosario completo, vale a dire i quindici misteri della Gioia, del Dolore e della Gloria.
Comunione
L’apice della giornata del dottor Plinio era, senza dubbio, l’ora della Comunione sacramentale. Dopo una diligente preparazione spirituale, egli faceva la Comunione, restando in profonda preghiera per almeno 15 minuti. Alla fine recitava l’Anima Christi, di S. Ignazio: mi,
“Anima di Cristo, santifica-
Corpo di Cristo, salvami, Sangue di Cristo, inebriami, Acqua del costato di Cristo, lavami, Passione di Cristo, confortami, O buon Gesù, esaudiscimi, Dentro le tue piaghe nascondimi, Non permettere che io mi separi da te, Dal nemico maligno difendimi, Nell’ora della mia morte chiamami, e comanda che io venga a te, affinché ti lodi con i tuoi santi, nei secoli dei secoli. Amen”.
Dopo questa bellissima preghiera, il dottor Plinio recitava le litanie lauretane della Madonna, seguite dalla “Preghiera delle restaurazione” da lui composta.
Giaculatorie
Di sera, mentre la giornata volgeva al termine, Plinio Corrêa de Oliveira recitava sette Rosari di giaculatorie “chiedendo alla Madonna che ricacci il demonio nell’inferno, distruggendo tutte le sue opere sulla terra”. Nei grani del Padre Nostro: “Ausilio dei cristiani, prega per noi”. Nei grani dell’Ave Maria: “Madre mia, ricaccialo!”
Seguivano altri sette Rosari di giaculatorie allo Spirito Santo, al Quale chiedeva di essere riconfermato nella Fede.
Alla fine, recitava un Rosario con questa intenzione in ogni grano: “O Madre mia, dammi la pienezza e l’apice della devozione a Te!” Prima di andare a dormire, il dottor Plinio recitava ancora trenta giaculatorie alla Madonna di Fatima e trenta a S. Charbel Maklouf. Alla fine, baciava una ad una tutte le sue reliquie, invocando ogni volta il santo relativo. Così ora era pronto per il meritato riposo notturno. u
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 13
U
n punto del messaggio di Fatima si impone particolarmente all’attenzione: l’insistenza sulla preghiera come mezzo per ottenere la fine della guerra. Nella terza apparizione, la Madonna disse: “Voglio che continuiate a recitare il Rosario in onore della Madonna del Rosario, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra, perché solo lei ve la potrà meritare” (13 luglio 1917).
Prendendo la Madre di Dio in parola, vuol dire che, al di là dei fattori umani (bellici, politici, diplomatici, economici e quant’altro) la sorte del mondo in quel drammatico frangente si decideva al cospetto di Dio. Eccoci al cuore di una delle questioni più misteriose ed affascinanti della teologia della storia: l’incidenza delle preghiere dei fedeli sul corso degli avvenimenti.
Una tale prospettiva farà forse rabbrividire qualche liberale incallito (o qualche “cattolico adulto”, per usare la parolina ormai di moda), ma corrisponde ad una visione oggettiva della storia. Checché ne dicano le scuole deterministiche, la storia è fatta dagli uomini, il cui atteggiamento dipende dai movimenti del cuore. E questi possono essere condizionati dall’accettazione o 14 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
Il timone della storia dal rifiuto della grazia divina, ottenuta anche tramite l’intercessione dei fedeli.
I nostri antenati avevano chiara questa idea. Per celebrare la vittoria di Lepanto nel 1571, il Senato veneto fece dipingere un quadro, che possiamo ammirare nella Sala dei Cinquecento del Palazzo Ducale. L’opera reca questa scritta: Non virtus, non armas, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit (“Non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha resi vincitori”). La frase traduceva la generale percezione che questa vittoria cruciale fosse avvenuta per intercessione della Madre di Dio. Per commemorarla, Papa S. Pio V fece inserire nelle Litanie lauretane l’avocazione Auxilium christianorum.
“Roba vecchia!”, dirà il nostro cattolico adulto. Ebbene, prendiamo allora un esempio di ieri: la liberazione dell’Austria dal comunismo per mezzo della “Crociata riparatrice del Santo Rosario”, descritta nell’articolo qui a fianco.
“Il timone della storia”, diceva il prof. Plinio Corrêa de Oliveira, “è nelle mani di coloro che sgranano il Rosario”.
In alto, Veronese, Allegoria della battaglia di Lepanto; nel riquadro, Sebastiano Venier, commandante della flotta veneta.
Il timone della storia
La Madonna di Fatima libera l’Austria dal comunismo
di Karl Schaffer
Chi visita la Franziskanerkirche a Vienna si accorge subito d’una statua della Madonna di Fatima in un altare laterale. Ai suoi piedi una lapide la proclama “Simbolo della libertà della nostra Patria”. Di quale libertà si tratta? Qual è la storia di questa statua? Pochi lo sanno, ma la Madonna di Fatima ha operato in queste terre, già capitale del Sacro Romano Impero, un “miracolo” forse non meno portentoso del celebre miracolo del sole nel 1917. Ne parla Herr Karl Schaffer, direttore della campagna Österreich braucht Mariens Hilfe (L’Austria ha bisogno dell’aiuto della Madonna).
D
i fronte alla gravissima decadenza spirituale e morale in cui versava l’umanità, nel 1917 la Madonna apparve a Fatima, in Portogallo. Questa apparizione aveva la scopo di esortare gli uomini al pentimento per i loro peccati, nonché alla conversione di vita tramite la penitenza e la preghiera, particolarmente la devozione al Cuore Immacolato di Maria. In particolare, la
Madonna chiese la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato. Se queste richieste fossero state esaudite in tempo, il mondo avrebbe avuto la pace. Diversamente, la Chiesa sarebbe stata perseguitata, i buoni martirizzati, il Santo Padre avrebbe avuto molto da soffrire, diverse nazioni sarebbero state annientate. Il messaggio finiva con un proclama di speranza: Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!
Due miracoli
Per dimostrare l’autenticità di questo messaggio, nel corso dell’ultima apparizione, il 13 ottobre 1917, la Madonna operò il portentoso miracolo del sole. Davanti agli occhi meravigliati delle oltre settantamila persone accorse a Fatima per l’occasione, il sole “ballò” per diversi minuti, cambiando colorazione e dando l’impressione di precipitare sulla terra, salvo poi tornare zigzagando al punto iniziale. Era piovuto durante tutta la giornata, e le persone erano bagnate. Quando il sole finalmente si fermò, tutti notarono che le loro vesti si erano improvvisamente asciugate. Anche i cuori più induriti dovettero crederci. Questo miracolo è universalmente noto come la più grande manifestazione del soprannaturale nel secolo XX. V’è, però,
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 15
Il timone della storia “Questa statua in legno della Madonna di Fatima fu portata dal Portogallo da P. Petrus, O.F.M., fondatore della Crociata riparatrice del Santo Rosario, e sistemata in questa Chiesa il 19 settembre 1949. “Quando si realizzavano processioni e celebrazioni penitenziali per implorare la liberazione dell’Austria, questa statua era in mezzo ai fedeli. Così è diventata un simbolo della libertà della nostra Patria. “Anche oggi dobbiamo affidare alla Madre di Dio i nostri bisogni, non dimenticando però l’oggetto del culto alla Madonna: Per Maria a Gesù!”
Testo inciso sulla lapide che si trova ai piedi della Madonna di Fatima nella Chiesa dei francescani, a Vienna.
un’altro “miracolo” della Madonna di Fatima, meno conosciuto ma forse non meno portentoso: la liberazione dell’Austria dal giogo comunista nel 1955.
Dall’Anschluss all’occupazione
Realizzando vecchi aneliti espansionistici, il 12 marzo1938 Hitler annunciò l’annessione
mondiale. A partire da questo punto, i destini dei due paesi si trovarono inscindibilmente legati, con la conseguenza che, a guerra finita, l’Austria venne giudicata corresponsabile dei crimini commessi dalla Germania nazista e, quindi, soggetta alle stesse penalità
(Anschluss) dell’Austria, che divenne così una provincia del Terzo Reich. È interessante notare che Suor Lucia, la veggente di Fatima, riteneva l’Anschluss il preludio della Seconda guerra
Già dal 1943 gli Alleati discutevano di sanzioni contro l’Austria, compresa l’ipotesi di un possibile e definitivo smembramento, accorpando i suoi territori agli Stati limitrofi. Alla fine prevalse un’idea più ragionevole. Fu deciso di preservare la sua esistenza politica, assoggettandola tuttavia ad un periodo non definito di occupazione militare.
Dopo la guerra, l’Austria fu soggetta all’occupazione militare da parte delle potenze alleate. Il paese fu quindi suddiviso in quattro zone, rispettivamente sotto il controllo degli Stati Uniti, Francia, Inghilterra ed Unione Sovietica. Quest’ultima ricevette la Niederösterreich, la parte più ricca del Paese che comprendeva la capitale Vienna. 16 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
Il paese fu quindi suddiviso in quattro zone, rispettivamente sotto il controllo degli Stati Uniti, Francia, Inghilterra ed Unione Sovietica. Quest’ultima ricevette la Niederösterreich, la parte più ricca del Paese che comprendeva la capitale Vienna.
Due pesi due misure
Pure la Germania fu suddivisa e messa sotto la tutela delle potenze alleate. Anche se era chiaramente la principale colpevole della guerra, questo controllo però non durò molto. Solo due anni dopo cominciò a recuperare l’indipendenza, almeno nelle zone tenute dagli americani, inglesi e francesi. Rimessa in moto l’economia con una riforma monetaria, venne votata una Legge Fondamentale dello Stato che a tutt’oggi è la sua Costituzione. La Germania risorgeva così dalle ceneri, con uno slancio che in pochi anni l’avreb-
be riportata al rango di potenza europea.
Chissà perché l’atteggiamento degli Alleati nei confronti dell’Austria era ben diverso. Passavano gli anni e non gli veniva concesso il benché minimo margine di autonomia. Quel che è peggio, cominciava anche a perdere pezzi. I padroni sovietici, infatti, appoggiarono le rivendicazioni territoriali del dittatore Tito, che si annesse le zone dell’Austria abitate da minoranze croate.
Con un’efferatezza che ancor oggi sorprende, tra il 29 settembre e il 6 ottobre 1950 a Vienna i sovietici organizzarono perfino un sanguinoso putsch comunista, che per fortuna fallì, al fine di conquistare il governo di tutto il Paese per poi annetterlo all’orbita di Mosca. D’altronde era evidente che, nel clima creatosi a seguito della “guerra fredda”, i sovietici non
Nel 1950 a Vienna i sovietici organizzarono un sanguinoso putsch comunista, che per fortuna fallì, al fine di conquistare il governo di tutto il Paese per poi annetterlo all’orbita di Mosca.
Padre Petrus Pavlicek nasce il 6 gennaio 1902 a Innsbruck-Wilten. Suo padre era ufficiale dell’esercito imperiale, sua madre era figlia d’un noto commerciante. Ambedue provenivano dalla Moravia. Petrus sente precocemente la chiamata alla vita religiosa, ma cattive frequentazioni lo fanno allontanare dalla Fede per alcuni anni.
Gravemente malato nel 1935, egli riceve la grazia della conversione e riprende il vecchio desiderio di diventare religioso. Dietro consiglio della mistica tedesca Teresa Newmann, sceglie l’Ordine dei Cappuccini e viene ordinato sacerdote il 14 dicembre 1941. Richiamato dall’esercito tedesco, egli adempie alle funzioni di infermiere e cappellano, distinguendosi per la sua abnegazione. Il 15 agosto 1944 è fatto prigioniere e internato in un campo francese, dove nuovamente si distingue per lo zelo missionario. Liberato il 16 luglio 1945, festa della Madonna del Carmine, rientra in Austria dove, poco dopo, fonda la Crociata riparatrice, alla quale dedicherà il resto della sua vita.
Padre Pavlicek muore il 14 dicembre 1982, circondato dalla venerazione dei suoi confratelli, universalmente ritenuto un uomo di grande Fede, intensa pietà e fervente devozione alla Madonna. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 17
Il timone della storia
Sopra, dal balcone del Palazzo del Belvedere, a Vienna, il Presidente del consiglio Julius Raab mostra al pubblico il trattato appena firmato con le potenze alleate che restituiva al Paese la sua piena indipendenza. A s., l’imponente manifestazione popolare nella Heldenplatz il 10 settembre 1955, per ringraziare la Madonna di Fatima per la liberazione dal comunismo. Nell’inserto, il Presidente Raab e il Ministro degli Esteri Figl partecipano alla manifestazione.
volevano abbandonare la zona occupata, considerandola ormai parte del mondo comunista.
La Crociata riparatrice
Fu in questa drammatica situazione che la Provvidenza si decise a intervenire.
Il 2 febbraio 1946, festa mariana della Candelora, dopo aver celebrato la Santa Messa in un convento di suore a Graz, il sacerdote francescano Petrus Pavlicek si avviò verso il Santuario nazionale di Mariazell, al fine di pregare intensamente ai piedi della Madonna, chiedendoLe lumi per venire incontro ai bisogni spirituali del popolo austriaco. Mentre pregava, assorto come in estasi, sentì chiaramente una voce interiore che gli diceva: “Fate tutto quello che vi dirò e avrete la pace”. Solo dopo egli si accorgerà che queste erano le stesse parole con le quali la Madre di Dio si era rivolta ai pastorelli di Fatima. Il senso delle parole, però, non era chiaro. Cosa voleva dirgli la Madonna? Dopo un anno di riflessione, nel febbraio 1947 egli
18 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
decise di fondare un movimento di preghiera con persone che si impegnassero a recitare il Rosario in orari diversi, sicché la Madonna fosse onorata 24 ore su 24 in tutto il territorio nazionale.
Con la piena autorizzazione dei suoi superiori, ma senza il minimo sostegno economico giacché la guerra aveva lasciato l’Ordine cappuccino nella miseria, Padre Pavlicek cominciò a percorrere il Paese predicando missioni popolari e fondando gruppi locali del suo movimento, che venne conosciuto come Rosenkranzsühnenkreuzzug, cioè Crociata riparatrice del Santo Rosario. Per evitare di provocare la repressione dei sovietici, i partecipanti alla crociata pregavano appena per due intenzioni: la
conversione dei peccatori e la pace nel mondo. A tutti però era ovvio che quest’ultima comprendesse la liberazione dell’Austria dal giogo comunista.
Peregrinatio Mariae
Padre Pavlicek pose la crociata sotto la protezione della Madonna di Fatima. Inoltre sollecitò ed ottenne dal vescovo di Leiria, in Portogallo, una riproduzione in legno della statua del Santuario, fatta dallo stesso artista. Con questa immagine, portata in Austria attraverso la Svizzera, il missionario cominciò a percorrere il Paese.
Fine primario della crociata era l’adempimento della richiesta della Madonna nel 1917: preghiera, penitenza, conversione. Padre Pavlicek insisteva particolarmente sul sacramento della confessione, per il quale aveva un carisma speciale. Egli raccon-
ta che, nel solo paesino di Amstetten, sentì più di 5.700 confessioni. In un’altra occasione, egli dovette restare nel confessionale 72 ore di seguito! Le conversioni, anche di peccatori incalliti, si succedevano in massa mentre la crociata si propagava a macchia d’olio.
Dopo aver conquistato il cuore delle province, la crociata approdò a Vienna. Nel settembre 1948, Padre Pavlicek iniziò nella Chiesa dei cappuccini gli Atti di devozione riparatrice (Sühnenandacht), consistenti in Messe, omelie, confessioni, benedizione degli ammalati e recita del Rosario. Chiamati Sturmgebete (Assalti di preghiera), queste cerimonie potevano durare anche cinque giorni. “La pace è un dono di Dio — spiegava il missionario — e non un’opera dei politici. E i doni di Dio si ottengono con la preghiera”.
Quando ormai il pubblico non entrava più nella chiesa, sorse l’idea di realizzare solenni processioni con la Madonna di Fatima, il 13 di ogni mese. Inizialmente modeste (si temeva la reazione dei sovietici) queste processioni andarono man mano ingrossandosi fino a diventare manifestazioni di massa, con la partecipazione di centinaia di migliaia di fedeli. Visto l’enorme successo, fu deciso di organizzare nella festa del Nome di Maria (12 settembre) una grande cerimonia religiosa che riunisse tutte le parrocchie di Vienna.
La scelta non era affatto casuale. Questa festa era stata istituita nel 1683 da Papa Innocenzo XI per commemorare la vittoria degli eserciti cattolici contro i turchi nella battaglia di Vienna. La data recava quindi una forte valenza simbo-
Fu nel santuario della Madonna di Mariazell, Regina e Patrona dell’Austria, che Padre Pavlicek ebbe l’ispirazione di fondare la Crociata riparatrice. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 19
Il timone della storia Ancor’oggi, in occasione della Festa del Nome di Maria, ogni 12 settembre i fedeli si riuniscono a Vienna per rendere omaggio alla Madre di Dio e ringraziarLa per la liberazione dal comunismo.
lica: allora la minaccia era l’islam, oggi il comunismo. E così come la Madonna aveva sconfitto il primo, avrebbe sconfitto anche l’altro.
L’ambiguità del Cardinale
Sin dall’inizio Padre Pavlicek aveva invitato il cardinale Theodor Innitzer, arcivescovo di Vienna, a partecipare a queste celebrazioni. Il suo atteggiamento, però, restava piuttosto ambiguo. All’epoca dell’Anschluss, salutando Adolf Hitler come il salvatore della Patria, aveva imprudentemente assecondato il colpo di mano nazista come “il nostro glorioso ritorno nel Grande Reich”, il ché gli valse un durissimo rimprovero di Papa Pio XI. Il porporato si era detto contrario alla venuta della Madonna di Fatima in Austria, con il pretesto che “la Madonna è solo una”. Per confutare il ragionamento, Padre Pavlicek gli fece notare che, nel solo Duomo di Vienna, esistevano ben 35 diverse raffigurazioni della Madre di Dio... Più tardi, sulla scia dello straordinario successo della crociata di Padre Pavlicek, il Cardinale non poté fare a meno di partecipare alle processioni del giorno 13.
Le cose andarono meglio con le autorità politiche. Invitato a partecipare alla crociata, il Primo Ministro Leopold Figl se ne mostrò subito un fervoroso sostenitore, partecipando a tutte le processioni, accompagnato dai membri del Gabinetto con Rosario e cero in mano. Venendo a conoscenza dell’iniziale rifiuto del Cardinale Innitzer, egli disse a Padre Pavlicek: “Anche se dovessimo esserci solo noi due, io ci andrò. La mia Patria lo richiede”. Nel 1953 Figl fu sostituito da Julius Raab, che continuò perfettamente la linea del suo predecessore.
Nel frattempo, la crociata di Padre Pavlicek si allargava. Il numero degli iscritti superava ormai il mezzo milione.
E il miracolo avvenne!
Per tutto questo tempo una delegazione austriaca aveva mantenuto contatti diplomatici a Londra con rappresentanti degli alleati in vista della liberazione del Paese. Dopo ben otto anni e 260 riunioni, però, la situazione non si era sbloccata. I sovietici si rifiutavano di lasciare l’Austria. Sembrava come se Dio volesse provare la fiducia dei cattolici.
A sorpresa, il 24 marzo 1955 i dirigenti del Cremlino convocarono il presidente Raab a Mosca per uno “scambio di vedute”. Presentendo che qualcosa di importante stava per accadere, prima di partire questi si
20 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
rivolse a Padre Pavlicek: “Per favore, dica ai fedeli che preghino con più insistenza!”. Dopo appena un paio di giorni di conversazioni al più alto livello, l’impossibile accadde: senza nessuna motivazione apparente, i sovietici annunciarono che, nel giro di tre mesi, avrebbero ritirato tutte le loro truppe! Il 15 maggio, i rappresentanti delle quattro potenze occupanti firmarono a Vienna il Trattato che restituiva al Paese la sua totale indipendenza. Il fatto si impose prepotentemente all’attenzione del mondo: per la prima volta i comunisti si ritiravano unilateralmente da un Paese. L’ultimo soldato sovietico lasciò il suolo austriaco il 26 ottobre 1955, mentre la Germania avrebbe dovuto aspettare fino al 1995.
Per commemorare un tale trionfo, il12 settembre fu convocata a Vienna una fiaccolata con la Madonna di Fatima, alla quale prese parte quasi un milione di persone con alla testa le più alte autorità ecclesiastiche e civili. Il Presidente pronunciò un discorso nel quale, dopo aver riconosciuto il ruolo del movimento di Padre Petrus Pavlicek, concluse: “Col cuore pieno di Fede vogliamo oggi rivolgere al Cielo una preghiera gioiosa: Siamo liberi grazie a Te, grazie Maria!”
Ancor’oggi, in occasione della Festa del Nome di Maria, ogni 12 settembre i fedeli sono soliti riunirsi in un grande auditorio di Vienna per rendere omaggio alla Madre di Dio, ringraziandoLa per la straordinaria grazia concessa alla loro nazione nel u 1955.
La persecuzione nazista
La persec uz io ne n azista contro la Chiesa Del nazional-socialismo viene giustamente denunciato il suo carattere dittatoriale e razzista. In particolare, viene aborrita l’efferata persecuzione contro gli ebrei, uno degli episodi più iniqui del secolo XX, della quale si sa tutto, o quasi tutto. Chissà perché, invece, si sa molto meno della persecuzione hitleriana contro la Chiesa cattolica.
U
na delle cronache più esaustive della persecuzione nazista contro la Chiesa cattolica è l’imponente opera del gesuita tedesco Walter Mariaux Il Cristianesimo nel Terzo Reich, scritta nel 1939 sotto lo pseudonimo Testis Fidelis e pubblicata originariamente in inglese nel 1940 (Londra, Burns & Oates). Sono ben 792 pagine di documenti agghiaccianti che svelano un’offensiva contro la Chiesa paragonabile soltanto a quella dei regimi comunisti. Intimo amico
del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, l’autore era allora Segretario Generale delle Congregazioni Mariane e viveva in esilio a Roma.
“La formidabile macchina di propaganda nazional-socialista — esordisce Padre Mariaux — vuole far credere che non esista persecuzione contro la Chiesa nel Terzo Reich. Perciò è necessario mettere in evidenza il vero carattere nonché i veri scopi della politica ecclesiastica del nazionalsocialismo per mezzo
d’una chiara e completa esposizione dei fatti”.
“Sterminio delle credenze cristiane”
La prima parte del libro è dedicata ai pronunciamenti ecclesiastici: dall’enciclica Mit brennender Sorge (1937) alle varie allocuzioni pontificie, dalle Lettere pastorali collettive dei vescovi tedeschi (“Pastorali di Fulda”) alle numerose dichiarazioni dei singoli prelati. Questi pronunciamenti mostrano un’opposizione della Chiesa al nazional-socialismo tanto profonda quanto persistente mentre, bisogna ricordarlo, i comunisti andavano a braccetto con Hitler in virtù del Patto RibbentropMolotov. Parlando al Collegium Germanicum di Roma nel 1937, per esempio, il Santo Padre denunciava “la fanatica e furiosa
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 21
La persecuzione nazista
“La situazione della Chiesa in Germania è dolorosa e difficile [in seguito] alla fanatica e furiosa lotta intrapresa contro la Chiesa di Cristo. È una vera e propria persecuzione”. Pio XII al Collegium Germanicum di Roma nel 1937.
lotta intrapresa in Germania contro la Chiesa di Cristo (…) una vera e propria persecuzione”. Da parte sua, Mons. Wilhelm Berning, vescovo di Osnabrück, parlava nel 1935 di “combattimento fino allo sterminio delle credenze cristiane per sradicarle dall’anima dei giovani e sostituirle con la nuova religione germanica”.
Nell’attività di denuncia di questa persecuzione spiccarono due prelati, esponenti delle migliori tradizioni aristocratiche tedesche: il conte Konrad von Preysing, vescovo di Berlino, e il conte Clemens von Galen, vescovo di Münster, recentemente beatificato da Papa Benedetto XVI.
La lotta contro la Chiesa
Con meticolosità tutta tedesca, nonché dovizia di documentazione, Padre Mariaux dedica la seconda parte del libro alle “Misure delle autorità contro la Chiesa”. Vediamo qualche esempio:
In barba al Concordato del 1934, la Gestapo occupò quasi tutte le sedi episcopali della Germania, sequestrando documenti e facendo scempio degli ecclesiastici. Alcuni prelati furono cacciati via, a volte con scuse futili, come nel caso del vescovo di Rothenburg Mons. Johannes Sproll, esiliato nel 1936 perché “è stato l’unico cittadino del
Due esempi di propaganda anti-cattolica nello Schwarze Korps, organo delle SS: “Se la Germania deve vivere, la Croce deve cadere!”
22 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
distretto a non votare nelle ultime elezioni”.
Parecchie congregazioni religiose furono soppresse e i loro beni confiscati. Antiche abbazie, come quelle di Göttweig, Admont, St. Lamprecht e Engelzell furono secolarizzate e i monaci espulsi. Alcuni seminari vennero chiusi e trasformati in dipendenze statali. Stessa sorte ebbero gli ospedali cattolici, espropriati ed integrati nel sistema sanitario nazionale. Il tutto accompagnato da una astiosa campagna di propaganda che ritraeva i religiosi come pigri, tendenti alla licenziosità, alleati degli ebrei, trafficanti di valuta e via dicendo.
Nel 1934 fu promulgata una legge che proibiva alla Chiesa qualsiasi raccolta pubblica di fondi. Nel 1937 le fu anche interdetto di ricevere donazioni. Questa interdizione colpì perfino la tradizionale raccolta di Natale a beneficio dei poveri. Molte parrocchie furono condannate per aver violato queste disposizioni. Gli ordini mendicanti, come i francescani, furono ridotti alla miseria.
Dopo la pubblicazione dell’enciclica Mit brennender Sorge, nella quale Pio XI condannava il nazismo, il regime chiuse le tipografie che avevano stampato il documento, nonché i periodici che lo avevano riprodotto. Successivamente fu proibita la pubblicazione, salvo previa censura, di qualsiasi documento ecclesiastico. Ai sensi della “Legge sui giornalisti” (Schriftleitergesetz) del 1934, alla quale si aggiunse nel 1935 un decreto dell’Ufficio Stampa del Reich, la stampa cattolica fu praticamente imbavagliata e messa sotto il diretto controllo del regime. Centinaia di riviste cattoliche furono liquidate. Il colpo più duro fu la sospensione, nel 1939, di tutte le riviste dedicate ai giovani. Il Nazionalzeitung esultò: “Non esiste più una stampa cattolica!”.
Considerato “inutile come testo di insegnamento religioso”, il Catechismo fu manipolato per “epurarlo di quelle dottrine nocive allo Stato”. Tutti gli esemplari non epurati furono sequestrati e distrutti. Il regime nazista sequestrò inoltre diverse opere di apologetica. Il caso più clamoroso fu quello del libro di Konrad Algermissen Cristianità e germanismo, un’articolata confutazione delle tesi razziste di Alfred Rosenberg, l’ideologo del regime. Diverse biblioteche cattoli-
“Vediamo se le associazioni cattoliche giungono alla decisione di cessare le loro attività perniciose, altrimenti dovremo procedere con la forza”. Baldur von Shirach, capo della Hitlerjugend.
che furono passate al setaccio per accertare che fossero politicamente corrette. Molti libri considerati “nocivi allo Stato” furono sequestrati.
La distruzione delle associazioni e scuole cattoliche
“Le idee di Rosenberg sono la via per la gioventù tedesca”. Con queste parole, pronunciate a Berlino nel 1934, Baldur von Shirach, capo della Hitlerjugend (Gioventù hitleriana), manifestava la determinazione del Reich di educare i giovani secondo i principi del nazional-socialismo, con esclusione di qualsiasi altra influenza, e in primis di quella cristiana.
Qualche anno dopo, il risultato era fin troppo evidente. Sentiamo Padre Mariaux: “Nel momento in cui scrivo queste righe, estate del 1939, non esiste più in Germania praticamente nessuna scuola cattolica, né associazione giovanile cattolica. Questi due strumenti, che permettevano alla Chiesa di educare la gioventù, sono stati incorporati nella macchina statale nazional-socialista e ormai servono il
suo scopo: la scristianizzazione del popolo tedesco”.
Dichiarando che “il Führer ci ha dato l’ordine di scioglere tutte le associazioni non dipendenti dalla Hitlerjugend”, von Shirach minacciava nel 1935: “Vediamo se le associazioni cattoliche giungono alla decisione di cessare le loro attività perniciose, altrimenti dovremo procedere con la forza”. Un messaggio firmato da Rudolf Hess e letto in tutte le scuole stabiliva che i ragazzi dovessero iscriversi alla Jungvolk (10-14 anni) o alla Hitlerjugend (14-18 anni). Le ragazze dovevano entrare nella Deutscher BDM (Bund Mädchen). Secondo Hess, chiunque avesse intralciato queste iscrizioni, sarebbe stato considerato “nemico dello Stato nazional-socialista”. L’appartenenza ad un’associazione cattolica era quindi vista come un impedimento alla militanza nazista.
La spietata campagna contro le organizzazioni cattoliche, minuziosamente documentata da Padre Mariaux, culminò nel 1939 con la loro dissoluzione. Sorte identica ebbero le scuole cattoliche. Colpo dopo colpo, si giunse
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 23
La persecuzione nazista al 1 aprile 1940, quando un decreto di Hitler chiuse definitivamente tutte le scuole private cattoliche.
“La Chiesa deve scomparire”
Fra le aberrazioni del nazismo v’erano i centri di maternità gestiti dall’organizzazione Lebensborn (Sorgente di vita), dove ragazze di comprovata razza ariana potevano farsi ingravidare da giovani militanti delle SS, lasciando poi i figli di queste unioni spurie alla cura di personale specializzato. Sopra, ragazze della BDM fraternizzano con giovani delle SS in un centro Lebensborn.
Come parte dell’offensiva contro la Chiesa, le associazioni cattoliche giovanili furono sciolte ed integrate nella Hitlerjugend. Sotto, campeggio estivo della Hitlerjugend nel 1934.
Il 7 luglio 1935, il Ministro degli interni del Reich Wilhelm Frick proclamava che lo scopo del regime nazional-socialista era “la soppressione di qualsiasi confessionalismo nella vita pubblica. (...) La Chiesa deve scomparire dalla vita pubblica”. Questo scopo fu raggiunto per tappe: prima i nazisti cancellarono i giorni festivi religiosi, poi proibirono le manifestazioni religiose fuori delle chiese, in seguito vietarono la trasmissione via radio delle funzioni religiose, e infine giunsero a interdire perfino i pellegrinaggi ai santuari e qualunque altra manifestazione pubblica della fede.
Queste proibizioni, ironizza Padre Mariaux, erano tanto più arbitrarie in quanto le manifestazioni religiose appartenevano chiaramente alle “tradizioni tedesche” che i nazisti dichiaravano di voler preservare: “Cosa vi può essere di più intensamente legato all’anima nazionale che le feste e le solennità religiose, che da secoli danno vita a manifestazioni così caratteristiche, con canzoni tradizionali, costumi vistosi, piatti tipici e giochi ancestrali?” Nel settembre 1939 entrò in vigore un decreto che proibiva addirittura gli Esercizi Spirituali!
24 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
Alla politica anti-cattolica del governo si abbinava una campagna di diffamazione portata avanti dai giornali del regime come Das schwarze Korps (organo delle SS), Der S.A.Mann (organo delle SA), e il
“La Chiesa deve scomparire dalla vita pubblica!” (Wilhelm Frick, Ministro degli interni.)
I nazisti proibirono perfino i pellegrinaggi ai santuari e qualunque altra manifestazione pubblica della fede.
Queste proibizioni erano tanto più arbitrarie in quanto le manifestazioni religiose appartenevano chiaramente alle “tradizioni tedesche” che i nazisti dichiaravano di voler preservare.
Völkischer Beobachter (organo del NSDAP, cioè il Partito nazista). Questo clima surriscaldato tracimava poi in atti di vandalismo. Le funzioni religiose erano frequentemente interrotte da militanti che entravano in chiesa urlando bestemmie. Gli edifici religiosi erano presi d’assalto da orde naziste al grido di “Morte al clero! Via con questi cani! I preti a Dachau!”.
“Se la Germania deve vivere, la Croce deve cadere!”
L’uomo, riflette Padre Mariaux, non può vivere senza nutrimento spirituale. Cancellata l’influenza della religione cristiana era giocoforza che fosse sostituita col succedaneo neo-pagano del nazional-socialismo. L’ultima parte del libro è quindi dedicata alla denuncia, sempre basata su documenti originali, della nuova religione nazista. A mo’ di esempio, ecco qualche stralcio del periodico neo-pagano Der Durchbruch:
“Il cristianesimo e il popolo tedesco costituiscono due realtà incompatibili, due tendenze culturali antagoniste. (...) L’acqua importata dal Giordano ha seminato lo scompiglio sul suolo
tedesco, che va quindi risanato. (...) Come uomini del Nord, noi ci opponiamo all’influenza semitica che infanga la nostra dignità. (...) Se la Germania deve vivere, la Croce deve cadere. (...) La fine della Chiesa nel Reich è solo questione di tempo. (...) Il Führer ci ha insegnato che nelle nostre vene scorre sangue sacro. (...) Non abbiamo bisogno d’una religione né d’una Chiesa. Tu sei tutto per noi, Germania eterna!”
A questa nuova religione corrispondeva una nuova morale, illustrata da un editoriale del Schwarze Korps del 6 maggio 1937. Rigettando la “religione rivelata” come fonte di moralità, il nazional-socialismo andava a cercarla nelle “manifestazioni vitali del popolo tedesco”. “Nel popolo tedesco — secondo l’organo delle SS — esistono forze insospettabili”. Bisogna dunque “sprigionare il meraviglioso e ancora inesplorato tesoro” di questa vitalità, attraverso pratiche che favoriscano la crescita di questo popolo. Donde una sorta di pan-sessualismo che comprendeva il nudismo, i rapporti sessuali più o meno liberi, il divorzio facile, e via dicendo. Le parole d’ordine erano: “È buono tutto ciò che è forte e bello”, e “Qualsiasi maternità sana è buona”.
Di aberrazione in aberrazione si arrivava così ai centri di maternità gestiti dall’organizzazione Lebensborn (Sorgente di vita), dove ragazze di comprovata razza ariana potevano farsi ingravidare da giovani militanti delle SS, lasciando poi i figli di queste unioni spurie alla cura di personale specializzato.
Chi semina vento... Secondo quanto ammetteva lo stesso Schwarze Korps dell’11 maggio 1939, ben il 75% dei maschi tedeschi soffriva di malattie veneree, mentre il numero di crimini commessi da minorenni era triplicato e il numero degli aborti aumentato del 250%.
Possibile conciliazione?
Chiudendo l’imponente volume, Padre Walter Mariaux si domanda se è possibile arrivare ad un’intesa col nazismo. E risponde:
“Qualsiasi base per un’eventuale conciliazione fra cristianesimo e nazional-socialismo potrà essere presa in considerazione soltanto quando questi abbandoni le sue pretese assolutiste. Quando smetta di essere totalitario. Quando il suo dio si subordini al Dio dei cristiani. Insomma, quando cessi di essere ciò che è”. u
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 25
La persecuzione nazista
Il “Leone di Münster” non cede al neo-paganesimo nazista Discendente di nobile casata, intrepido difensore della Chiesa, avversario indomito del nazismo, il Cardinale Clemens August von Galen non si piegò né con le lusinghe né con le minacce. Egli è un modello per i nostri giorni.
I
l concistoro volgeva alla fine. In una cerimonia durata ben 4 ore, Pio XII aveva imposto il cappello cardinalizio a 32 vescovi, e mentre l’imponente organo riempiva le volte della Basilica di S. Pietro con le sue note solenni, il corteo si snodava per la navata centrale. Tra i nuovi porporati, ne spiccava uno per la sua gigantesca statura. “Ecco il Conte von Galen! — urlava il popolo al suo passaggio — Evviva il Leone di Munster!”. Era il 21 febbraio 1946.
Il beato Mons. von Galen, il “Leone di Münster”: nec laudibus nec timore, non mi smuovono né le lusinghe né le minacce.
Chi era questo personaggio, che aveva suscitato un tale entusiasmo tra i fedeli?
Nobili origini
Il conte Clemens August von Galen (1878-1946) era nato il 16 marzo nel castello di Dinklage, a Oldenburg, nella Germania del nord. Era l’undecimo figlio del conte Ferdinand Heribert von Galen, celebre deputato cattolico del Zentrumpartei, e di Elisabeth, nata contessa von Spee.
Dopo gli anni di formazione presso i padri gesuiti di
Feldkirch, il giovane Clemens entra nell’università di Friburgo, in Svizzera. Ma la Provvidenza lo destinava a ben altro. Sentendo
26 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
il richiamo della vocazione, entra nel seminario gesuita di Innsbruck e viene ordinato sacerdote il 28 maggio 1904.
A s., il castello di Dinklage, dove è nato il beato Mons. Von Galen. A d., la scuola gesuita Stella Matutina a Feldkirch, che egli frequentò.
Il suo primo incarico è quello di Vicario capitolare di suo zio, Maximilian von Galen, allora vescovo di Münster. Nel 1906 gli viene affidata una parrocchia a Berlino, incarico che svolge unitamente all’impegno di insegnante di religione in diverse scuole della capitale.
Il 5 settembre 1933 Pio XI annuncia la sua ordinazione all’episcopato. Consacrato il 20 di ottobre, gli viene affidata la diocesi di Münster. Sul suo stemma possiamo leggere: Nec laudibus nec timore – Non mi smuovono né le lusinghe, né le minaccie. Tutto un programma di vita!
Il “Leone di Münster”
Otto mesi prima Adolf Hitler era salito al potere, e il regime già cominciava a dare i chiari segni di quella deriva neopagana ed anti-cristiana che lo avrebbe sempre più marcatamente caratterizzato.
Una delle prime battaglie pastorali di Mons. von Galen fu quindi la denuncia degli errori contenuti nel libro Il mito del secolo XX di Alfred Rosenberg, l’ideologo del nazional-socialismo. Confutando l’assurdo “mito del sangue”, il presule definiva le
Il neo-cardinale von Galen è accolto festosamente al suo ritorno a Münster.
idee di Rosenberg “una nuova forma di religione pagana”.
Von Galen torna alla carica con la lettera pastorale del 19 marzo 1935 e, successivamente, con tre importanti sermoni pronunciati nel Duomo di Münster il 13 e 20 luglio, e poi il 3 agosto. E fu da allora che i fedeli, pieni di ammirazione per il suo coraggio, lo soprannominarono il “Leone di Münster”. Nell’omelia del 13 luglio, von Galen criticò la confisca dei monasteri e dei conventi cattolici, il che dimostrava da parte del governo “un odio profondo contro il cristianesimo che loro [i Alfred Rosenberg, ideologo del regine nazional-socialista.
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 27
La persecuzione nazista
tedesco, egli sarà ricordato come il tedesco ideale, l’orgoglio della Germania”.
Nell’orazione funebre, il cardinale Frings si fece interprete del comune sentimento di tanti connazionali: “Finché vi sarà una storia del popolo tedesco, egli sarà ricordato come il tedesco ideale, l’orgoglio della Germania”.
nazisti] vogliono estirpare dalla nostra terra”. Il 20 luglio egli paragonò la Chiesa cattolica a un incudine battuto dal martello nazista: “Dobbiamo essere duri e saldi come l’incudine”. Il 3 agosto, arrivò a pronunciare una veemente condanna contro il crimine dell’eutanasia, praticato ai danni di anziani, handicappati e malati incurabili.
La reazione delle autorità fu tremenda. Mentre alti funzionari del partito sollecitavano il governo ad avviare un processo per alto tradimento contro il presule, alcuni tra i più esaltati arrivarono a chiedere addirittura la sua fucilazione sulla pubblica piazza! Conscio che tale procedimento sarebbe stato controproducente, l’astuto Ministro della propaganda, Goebbels, consigliò ad Hitler di “rimandare la resa dei conti a dopo la vittoria finale”. La “vittoria finale”, però, fu quella degli Alleati. Hitler e Goebbels si suicidarono nel bunker di Berlino, i capi del regime furono processati e molti condannati a morte (tra cui Rosenberg),
e il nazismo affondò nel fango della storia, lasciandosi dietro una scia di morte, rovine e miseria.
“Il tedesco ideale”
Come premio per aver difeso con sagacia e coraggio la Chiesa cattolica, Pio XII elevò alla porpora Mons. von Galen nel febbraio 1946. Dopo il Concistoro, il cardinale si trattenne ancora qualche giorno in Italia, visitando soldati tedeschi prigionieri. Il suo rientro in Germania fu trionfale. Le folle acclamavano il loro amatissimo pastore, salutandolo anche come uno dei più decisi oppositori del regime nazional-socialista. Purtroppo, colpito da appendicite acuta, il Leone di Munster morì improvvisamente il 22 marzo di quello stesso anno. Nell’orazione funebre, il cardinale Frings si fece interprete del comune sentimento di milioni di suoi connazionali: “Finché vi sarà una storia del popolo
28 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
Il 9 ottobre 2005, il Cardinale Clemens August von Galen è stato proclamato beato da Papa Benedetto XVI. Fra le decine di migliaia di fedeli giunti da tutta la Germania, spiccavano i membri delle famiglie von Galen, von Spee e von Westphalen, parenti del Beato, nonché altri rappresentanti della nobiltà cattolica tedesca. Il Leone di Münster saliva sugli altari. u
La buona battaglia
La TFP lancia libro sul Codice Da Vinci
C
ome al solito, la Bibbia ha ragione: stultorum infinitus est numerus, il numero degli stolti è infinito (Ecc. 1, 15). Ne è ennesima riprova il successo mondiale del libro di Dan Brown, Il Codice Da Vinci. Dai grossolani errori storici alla stupefacente ignoranza teologica e alle numerose incongruenze narrative, Brown dimostra una scarsità intellettuale da far arrossire perfino un liceale, con una mancanza di serietà almeno pari al suo livore contro la Chiesa Cattolica.
Questo tipo di rozzo anticlericalismo non è affatto nuovo. Per rendersene conto basta sfogliare certi giornaletti ottocenteschi, constatando che la satira blasfema ha fatto sempre parte della letteratura rivoluzionaria. Quel che sorprende, invece, è la totale impreparazione dei cattolici a fronteggiare l’attacco. Aveva ragione Padre Gerard O’Collins, docente presso la Pontificia Università Gregoriana, quando in una recente presentazione a Roma lamentava: “È anche colpa nostra. Non siano stati capaci di insegnare ai fedeli la dottrina cattolica”.
Infatti, sin da quando l’animo catechetico e apologetico è venuto meno, sostituito da quel discorso vago e sdolcinato al quale ormai si sono dovuto assuefare i fedeli, pari passu è
scemata non solo la loro preparazione intellettuale, ma anche il loro desiderio di difendere Santa Madre Chiesa. Di conseguenza, ci troviamo impreparati di fronte alle stoltezze dei vari Dan Brown.
Per rimediare almeno in parte a questa lacuna, l’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà ha deciso di tradurre un libro recentemente pubblicato dalla TFP Americana, “Rejecting the Da Vinci Code”, e di diffonderlo col titolo di “Il Codice da Vinci: false rivelazioni e autentiche menzogne contro la Chiesa”, nel quadro di una vasta campagna contro questa offensiva anticattolica.
Dopo aver smascherato l’ispirazione gnostica e perfino satanica dell’opera di Brown, dimostrando come essa si fondi su una tradizione occultista e neo-pagana, il libro della TFP passa a dimostrare la falsità delle varie calunnie contro Nostro Signore Gesù Cristo, Santa Maria Maddalena, il Papato e la Chiesa Cattolica.
In particolare, il libro confuta la principale “fonte” storica di Brown, i cosiddetti Vangeli Apocrifi, che in realtà sono testi gnostici privi di qualsiasi fondamento reale, scritti nei primi secoli per diffamare la Chiesa nascente. Il libro si conclude con un invito all’azione, in linea con quanto proposto in Italia anche da diversi esponenti ecclesiastici, come il cardinale Tarcisio Bertone, di Genova. I cattolici hanno il grave obbligo morale di difendere la loro Fede, opponendosi a quest’opera con ogni mezzo lecito alla loro portata. Per informazioni sul libro, o per ordinarne una copia, si può telefonare allo 06/8417603 o allo 02/924428023, oppure anche spedendo una email a tfp@data3000.net. u
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 29
La rinascita dell ’i slam di Plinio Corrêa de Oliveira La metafora non è nuova: per certi versi, l’Occidente si trova oggi in una situazione non molto diversa da quella dell’Impero romano d’Occidente all’epoca del suo declino. Un’inarrestabile crisi morale corrodeva le fondamenta stesse dell’anima romana, nonostante gli sforzi degli stoici per contrastarla. Sul fronte esterno, premevano le orde barbariche che, di lì a poco, avrebbero sommerso l’Impero portando ovunque distruzione e arrivando perfino a saccheggiare Roma. Passano mille e cinquecento anni. La crisi morale e culturale dell’Occidente odierno è sotto gli occhi di tutti. E sul fronte esterno incombe il pericolo, sempre più incalzante, del fondamentalismo islamico.
Come abbiamo più volte accennato, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira aveva già previsto questa situazione negli anni 1930-40. Riproponiamo di seguito un suo articolo del 1947 che, eccezion fatta per qualche riferimento a eventi dell’epoca, sembra scritto nei giorni nostri. Inquadrando il problema islamico in un’ampia prospettiva storica, il dottor Plinio ne traccia non solo un’analisi approfondita, ma indica anche le vie per la sua futura soluzione.
(Sopra e a fianco, l’ayatollah Ruhollah Khomeini, il cui particolare miscuglio di islamismo fondamentalista e marxismo rivoluzionario diede il via, nel 1979, all’attuale jihad contro l’Occidente.)
Q
uando studiamo la triste storia della caduta dell’Impero romano dell’Occidente si stenta a
capire la miopia, la superficialità e la trascuratezza dei romani davanti al terribile pericolo che incombeva.
30 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
Come se non fossero bastati i suoi innumerevoli e gravissimi problemi, Roma soffriva anche di un’inveterata abitudine alla vittoria. Ai suoi piedi giacevano le più gloriose nazioni dell’antichità: l’Egitto, la Grecia, l’Asia. La ferocia dei Celti era stata definitivamente piegata. Il Reno e il Danubio costituivano per l’Impero una splendida difesa naturale. Come potevano mai temere che quei barbari, che vagavano nelle selve vergini dell’Europa centrale, avrebbero potuto mettere in serio pericolo una struttura politica così imponente?
Cullatisi in questa visione, i romani non hanno avuto la flessibilità di spirito per capire la nuova situazione che si andava creando. Ad un certo punto i bar-
La sfida islamista
Il mondo islamico comprende una fascia territoriale che parte dall’Indonesia, passa per il Medio Oriente e l’Arabia, raggiunge l’Egitto e va a finire nell’Oceano Atlantico. La zona di influenza dell’islam è immensa sotto tutti i punti di vista: territorio, popolazione, ricchezze naturali.
bari hanno varcato il Reno invadendo il cuore dell’Impero. Davanti a loro la resistenza delle legioni romane era debole, incerta, insufficiente. Però i romani continuavano a ignorare il pericolo, da un lato ossessionati da una smodata sete di piaceri, e dall’altro illusi da quello che potremmo chiamare, nella detestabile terminologia freudiana, un “complesso di superiorità”. Ciò spiega il torpore mortale in cui si mantennero fino alla fine.
Anche prendendo in considerazione il mistero dell’inerzia romana, il quadro potrebbe comunque sembrare atipico e perfino un po’ forzato. Lo capiremo meglio se consideriamo un altro grande mistero che si presenta davanti ai nostri occhi, e del quale siamo in un certo modo partecipi: l’inerzia dell’Occidente cristiano di fronte alla rinascita della gentilità afroasiatica.
L’argomento è troppo vasto per essere trattato nel suo complesso, ma per comprenderlo bene basterà considerare un aspetto del fenomeno: la rinascita del mondo musulmano. Ricordiamo rapidamente alcuni dati generali del problema. Il mondo islamico comprende una fascia territoriale che parte dall’Indonesia, passa per il Medio Oriente e l’Arabia, raggiunge l’Egitto e va a finire nell’Oceano Atlantico. La zona di influenza dell’islam è immensa sotto tutti i punti di vista: territorio, popolazione, ricchezze naturali. Fino a qualche tempo fa, però, diversi fattori paralizzavano in maniera quasi completa questo colosso. Il legame che potrebbe unire i maomettani di tutto il mondo consiste, evidentemente, nella religione del Profeta. Però, fino a poco tempo fa questa si presentava divisa, debole, priva di figure
di spicco nelle sfere del pensiero, del governo o dell’azione. L’islam vegetava, e questa situazione sembrava soddisfare pienamente lo zelo degli alti dignitari islamici. Questo gusto per la stagnazione e per la vita semplicemente vegetativa si rifletteva poi nella vita economica e politica dei popoli maomettani dell’Asia e dell’Africa.
Nessun uomo di valore, nessuna idea nuova, nessuna impresa veramente grande potevano affermarsi in questa atmosfera. Ogni nazione islamica si chiudeva in se stessa, indifferente a tutto quanto non fosse il tranquillo e piccolo piacere della vita quotidiana. Così ognuno viveva in un mondo proprio, diverso degli altri per le tradizioni storiche profondamente diverse, tutti separati dalla loro reciproca indifferenza, incapaci di individuare, desiderare e realizzare
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 31
La sfida islamista
un’opera comune. In questo quadro religioso e politico così deprimente, lo sfruttamento delle ricchezze naturali, che considerate nel loro insieme sono potenzialmente tra le maggiori del globo, era manifestamente impossibile. Tutto, quindi, era rovina, disgregazione e torpore. Così l’Oriente trascinava i suoi giorni, mentre l’Occidente toccava l’apice della sua prosperità. Dall’era vittoriana, un’atmosfera di giovinezza, di entusiasmo e di speranza soffiava sull’Europa e sull’America. I progressi della scienza avevano rivoluzionato la vita materiale dell’Occidente e sul finire dell’800 erano in tanti a prospettare il secolo XX come l’età d’oro dell’umanità.
reazione antieuropea molto pronunciata.
Questa reazione ha due aspetti un po’ contraddittori, ma entrambi molto pericolosi per l’Occidente.
Da una parte, le nazioni orientali hanno cominciato a dare crescenti segni di insofferenza nei confronti del giogo economico e militare dell’Occidente, manifestando un’aspirazione
È difficile abbracciare con una descrizione sintetica fenomeni così vasti e complessi come questi. Però in linea generale si può dire che, dopo la Seconda Guerra, l’Oriente — e con questa espressione vogliamo indicare in un senso molto ampio le zone di civiltà non cristiana dell’Asia e dell’Africa — ha cominciato ad essere investito da un’ondata di
D’altra parte, però, questo risveglio patriottico provoca un rinnovamento dell’entusiasmo per le proprie tradizioni, abitudini, forme di culto e storie nazionali. È superfluo aggiungere che lo spettacolo degradante della corruzione e delle divisioni nel mondo occidentale aizza l’odio contro l’Occidente. Ne consegue la nascita in tutto l’Oriente di un nuovo interesse per i vecchi idoli, di un “neopaganesimo” mille volte più combattivo, risoluto e dinamico del paganesimo antico. Il Giappone è un esempio, forse archetipico, di questo processo che tentiamo di descrivere. Il gruppo ideologico e politico che lo ha lanciato nella categoria di grande potenza, accarezzando l’ambizione di dominare il mondo, era precisamente uno di quei gruppi neopagani ostinatamente attaccati ai vecchi concetti di divinità dell’imperatore e via dicendo.
È chiaro che un occidentale messo in questo ambiente si rendeva benissimo conto dell’inerzia e dell’impotenza dell’Oriente. Parlargli d’una possibile rinascita del mondo islamico gli sembrava qualcosa di così irrealizzabile ed anacronistico, quanto il ritorno agli abbigliamenti, ai metodi di guerra e alla mappa politica del Medioevo.
Di questa illusione viviamo ancora oggi. E, come i romani, fiduciosi nel Mediterraneo che ci separa dal mondo islamico, non ci rendiamo conto che fenomeni nuovi ed estremamente gravi stanno accadendo nelle terre del Corano.
nonché del sistema finanziario e bancario euroamericano.
Una scena destinata a diventare sempre più familiare in Europa: il muezzin d’una moschea di Francoforte chiama i fedeli musulmani alla preghiera.
sempre più decisa per la piena sovranità, cioè per la formazione d’una potenza economica indipendente dotata di grandi eserciti propri. È ovvio che questa aspirazione comporta una certa “occidentalizzazione”, cioè l’assimilazione delle moderne tecniche militari, industriali ed agricole,
32 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
Ora un fenomeno più lento, ma non meno vigoroso di quello del Giappone, sta accadendo nel mondo orientale. Potenze come l’India, l’Egitto, la Persia e la Turchia si sentono sempre più orgogliose del loro passato, delle loro tradizioni, della loro cultura e desiderano conservarli con zelo, mentre allo stesso tempo si mostrano sempre più fieri delle loro ricchezze naturali, delle loro possibilità economiche e militari, nonché del progresso economico che stanno realizzando. Giorno dopo giorno diventano più ricchi, costruiscono città dotate di un sistema di governo efficace, di una polizia ben attrezzata, di università strettamente pagane ma molto sviluppate, di scuole, ospedali, musei, insomma di tutto ciò che per noi significa in qualche
modo progresso materiale. Nelle loro casse l’oro si va accumulando. Oro significa possibilità di acquistare armamenti. E armamenti significano prestigio mondiale.
È interessante osservare che l’esempio nazista ha impressionato fortemente l’Oriente. Se un grande paese come la Germania ha avuto un governo che ha sfacciatamente abbandonato il cristianesimo ritornando alle antiche divinità germaniche, cosa c’è di vergognoso nel fatto che un cinese o un arabo tentino di rivitalizzare le loro religioni tradizionali?
Tutto ciò sta trasformando profondamente il mondo islamico, determinando nei popoli maomettani, dall’Indonesia al Marocco, un sussulto che significa che il sonno millenario è finito. Il Pakistan — stato musulmano indù alla vigilia dell’indipendenza — l’Iran, l’Iraq, la Turchia e l’Egitto sono le punte di lancia del movimento di risveglio islamico. Però anche nell’Algeria, nel Marocco e nella Tunisia l’agitazione va crescendo. La spinta vitale dell’islamismo rivive in tutti questi popoli facendo rinascere in loro il senso dell’unità, la nozione di un interesse comune, la preoccupazione per la solidarietà e il piacere della vittoria.
Questo movimento ha prodotto riscontri politici concreti, come la Lega Araba, che raduna oggi tutto il mondo maomettano. È, alla rovescia, ciò che rappresentò nel Medioevo la Cristianità. La Lega Araba si presenta come un vasto blocco di fronte alle nazioni non arabe, fomentando l’insurrezione nel nord Africa. L’evasione del gran muftì Abd-el-Krim è stata una chiara manifestazione della forza di questa Lega. È stata l’afferma-
zione del proposito deliberato di intervenire negli affari dell’Africa settentrionale, promuovendo l’indipendenza di Algeria, Tunisia e Marocco.
Servono forse molto talento e perspicacia, nonché informazioni eccezionalmente buone, per rendersi conto di ciò che rappreu senta questo pericolo? (Legionario, n.° 775, 15 giugno 1947.)
Il mondo islamico si sta trasformando profondamente, determinando nei popoli maomettani, dall’India al Marocco, un sussulto che significa: il sonno millenario è finito.
La tenda nera della Kaaba, alla Mecca.
TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006 - 33
Il mondo delle TFP
I na u gu r a t a V i l l a L a C la i r i è r e
C
on una solenne Messa in rito romano antico, celebrata dal Cardinale Jorge Medina Estévez, già Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, è stata inaugurata a Creutzwald, al confine tra Francia e Germania, la Villa La Clairière, subito affidata alla speciale protezione della Madonna di Fatima. Si tratta di un nuova casa destinata a diventare un centro per ritiri ed incontri di formazione, specialmente per i giovani. Erano presenti alla cerimonia inaugurale diverse autorità locali, assieme a rappresentati delle varie TFP europee ed associazioni consorelle. Fra gli invitati d’onore, S.A.I.R. il principe Dom Bertrand d’Orleans e Bragança e il Duca Paul von Oldenburg, quest’ultimo accompagnato dalla consorte.
Nell’omelia, il cardinale Medina ha sottolineato la necessità d’un impegno cristiano da parte dei laici, di fronte alla crisi dei giorni nostri.
34 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / MAGGIO 2006
È seguito un pranzo conviviale, sotto i gazebo nell’ampio giardino della Villa, durante il quale il presidente della TFP francese, M. Benoît Bemelmans, ha rivolto un breve indirizzo di saluto agli ospiti presenti, anche a nome delle altre associazioni consorelle. u
Università estiva 2006
Come è ormai tradizione, nell’ultima settimana di luglio si terrà la 6ª Università Estiva delle TFP. Il tema di quest’anno: “Il cattolico militante di fronte alle sfide del mondo scristianizzato”. Il convegno avrà luogo nel castello di Kleinheubach, Germania, dove saremo ospiti del Principe Aloïs Constantin von Löwenstein. Il programma comprenderà atti religiosi, conferenze, visite culturali guidate nonché attività ricreative. Per informazioni, rivolgersi all’Associazione TFP.
Madre di Misericordia
“Io vengo dal Cielo e posso tutto, perché in me dimora un riflesso perfetto della Bontà increata e assoluta. Ciò che io voglio dare perché sono buona, ciò che io voglio dare perché sono madre, ciò che io voglio dare perché sono regina, figlio mio, Io lo dò! “Vieni da Me! Io non ti parlerò, ma farò una cosa molto migliore: Io ti darò una grazia che toccherà il fondo della tua anima. Senti quella
pace? È una pace che nessuna gioia terrena ti può dare... Senti quella tranquillità interiore? Sono Io che ti parlo all’anima: tutto è risolto! E ciò che non è ancora risolto si risolverà. Abbi fiducia in me, figlio mio, Io risolverò tutto! “Se i problemi della vita ti spaventano, vedi il mio sorriso, senti il mio susurro, contempla la mia bontà. E non dubitare mai più! Io sono la Madre di Misericordia!”
(Riflessioni del prof. Plinio Corrêa de Oliveira davanti all’immagine della Madonna delle Grazie nel giardino d’una sede della TFP brasiliana.)