Rivista "Tradizione Famiglia Proprietà", Ottobre 2010

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Anno 16, n. 3 - Ottobre 2010 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova

Rivoluzione francese: spartiacque nel processo di scristianizzazione dell’Occidente

Accademia estiva 2010 pag. 6

CiviltĂ cristiana pag. 11

Rivoluzione francese pag. 14


La sorgente del totalitarismo

“N

on vi preoccupate, questi villani non hanno accesso alla stampa. La storia la scriveremo noi!”

Con queste parole, non certo eleganti ma che hanno almeno il merito della schiettezza, il generale Louis-Marie Turreau rassicurava i suoi soldati comprensibilmente turbati dall’ordine di massacrare tutti i prigionieri vandeani.

Siamo nel 1793 e le “colonne infernali” stanno mettendo a ferro e fuoco l’Ovest della Francia, colpevole di non aver accettato i principi della Rivoluzione. Il risultato fu ciò che gli storici cominciano oggi a chiamare “il genocidio vandeano”, il primo Olocausto della storia moderna, durante il quale una intera regione fu rasa al suolo, i suoi abitanti decimati, il suo bestiame confiscato, i suoi campi e foreste bruciati, le sue acque avvelenate. Tutto in nome della liberté, che chiaramente non comprendeva quella di praticare la Fede cattolica.

“Ciò che costituisce una repubblica è la totale distruzione di quanto gli si oppone”, diceva Saint-Just, sopranominato “l’ange de la mort”, per giustificare l’animo sanguinario di questi partigiani della fraternité. Ha ragione lo storico Jean Dumont quando qualifica la Rivoluzione francese “la sorgente del moderno totalitarismo”, segnalando inoltre la sua “vera essenza” come “un anti-cristianesimo totalitario” (1).

Fra ghigliottina, massacri, genocidi e guerre, si calcola che la Rivoluzione francese abbia fatto quasi due milioni di vittime. Un curriculum non proprio bello. Eppure, nelle nostre scuole si continua a presentare questo evento come una svolta epocale posi2 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2010

tiva, anzi sacrosanta in quanto precorritrice della Modernità.

La Rivoluzione francese è stata uno spartiacque che ha diviso la storia in un “prima” e un “poi”. La sua accettazione o il suo rigetto ha poi diviso gli uomini fra “rivoluzionari” e “contro-rivoluzionari”. Mentre i primi hanno sostenuto le varie rivoluzioni successive — liberalismo, socialismo, comunismo, sessantottismo — i secondi hanno appoggiato i grandi disegni restaurazionisti del beato Pio IX e di S. Pio X, conducendo ciò che Pio XI definiva “la santa battaglia per la regalità sociale di Cristo”.

Questa battaglia continua nei giorni nostri. Da una parte vi sono gli eredi dei vari Marat, Danton e Robespierre, che al berretto frigio hanno sostituito oggi la bandiera arcobaleno. Dal altra gli eredi ideali di quelli vandeani che lottavano “per Dio e per il Re”, vale a dire per la civiltà cristiana. I termini sono cambiati, ma lo scontro è sempre lo stesso. Nel momento in cui, in Italia ci prepariamo a celebrare avvenimenti che prendono l’avvio proprio da questa svolta epocale, è il caso di meditare su alcuni suoi aspetti non solitamente messi a fuoco dalla propaganda ufficiale.

È ciò che la TFP ha fatto nell’Accademia estiva 2010, alla quale hanno partecipato giovani provenienti da tutta Italia, di cui diamo ampia notizia in questo numero della rivista, con testimonianze degli stessi ragazzi partecipanti. Buona lettura! 1. Jean Dumont, Pourquoi nous ne celebrerons pas 1789, Bagneux, ARGÉ, 1989, pp. 7, 30. Nella foto: fucilazione di contadini vandeani per le “colonne infernali” al comando del generale Turreau, 1793.


Sommario Anno 16, n. 3 - ottobre 2010

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La sorgente del totalitarismo Mega pensioni, versione europea Le insidie della high-tech I bambini nascono col senso del bene e del male Accademia estiva 2010 Lo studio della Rivoluzione francese Treviri: alle radici del Medioevo “Vi fu un tempo”... Odio verso il sacro 1789: due mondi si scontrano Da qui partì l’assalto alla Bastiglia Il Terrore è democratico Riflessioni sulla morte di Luigi XVI Il genocidio vandeano “Se avanzo seguitemi!” In pellegrinaggio da S. Luigi Grignion da Montfort Presentata biografia di Plinio Corrêa de Oliveira Nobility.org Il giorno del Timone Gran Bretagna: in difesa della famiglia Il glorioso avvenire della Francia

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Copertina: “calamaio rivoluzionario” fatto nel 1793 celebrando il trionfo della Rivoluzione francese sulla Chiesa cattolica. Museo Carnavalet, Parigi.

Tradizione Famiglia Proprietà Anno 16, n. 3 ottobre 2010 Dir. Resp. Julio Loredo

Offerta annua suggerita Euro 15,00

Direzione, redazione e amministrazione: Tradizione Famiglia Proprietà - TFP, Viale Liegi, 44 — 00198 ROMA Tel. 06/8417603 Aut. Trib. Roma n. 90 del 22-02-95 Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova Stampa Tipolito Moderna, via E. Mattei, 13 — 35020 Due Carrare (PD) TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2010 - 3


Attualità

M e g a p e n s i o n i vers i o n e e u ro p e a M

entre in Italia scoppia il putiferio ogni volta che si propone di alzare l’età della pensione o di ridurne i compensi, i burocrati europei se la prendono con molta più calma.

Tanto per cominciare, mentre il normale lavoratore europeo deve attingere dal suo stipendio lordo per pagare i contributi, gli alti funzionari UE non sborsano neanche un euro, mentre quelli più bassi versano appena il 10,6%.

Poi, poiché i mandati europei scadono molto velocemente, col conseguente turnover dei dipendenti, un funzionario UE può maturare una “carriera completa” in appena 16 anni, avendo quindi diritto al massimo compenso, pari al 70% dell’ultimo stipendio. Cosa che nell’Europa reale avviene solo con più di 40 anni di servizio.

Se prendiamo in considerazione che gli stipendi europei partono dai 16.327 euro per un semplice impiegato della Corte, fino ai 29.504 del Presidente della Commissione (più del Presidente degli Stati Uniti!), possiamo cominciare a intravedere l’estensione dei privilegi di questa “casta”. Questi compensi non includono le varie indennità, come quella del “trasloco” (compresa l’assicurazione), oppure l’“indennità di transizione” pari al 65% dell’ultimo stipendio e versata per 36 mesi. Non includono nemmeno i vari supplementi, come quello familiare. Un funzionario UE, per esempio, 4 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2010

può ricevere fino a settecento euro mensili per ogni figlio a carico.

Si calcola che, tra indennità e supplementi, un funzionario UE può contare su un “trattamento fine rapporto” pari a 300mila euro. In attesa di poter cominciare a godersi la vera pensione... Qualche esempio concreto, senza fare i nomi?

Un Supervisore aggiunto alla protezione dei dati riceverà compensi pari a 1.515 euro dopo aver lavorato a Bruxelles la bellezza di 1 anno e 11 mesi. Un vicepresidente della Commissione trasporti se ne andrà con 4.728, avendo maturato ben cinque anni di lavoro. Un Segretario della Corte avrà diritto a 12.500 euro dopo meno di 15 anni, mentre un Procuratore generale ne riceverà 14mila per lo stesso periodo.

Ha ragione un recente Rapporto dell’associazione francese Sauvegarde Retraites (Salvaguarda Pensioni): “È il colmo. L’amministrazione europea, paladina del equilibrio nei bilanci, e che gioca al gendarme ogniqualvolta si tratta di costringere un Paese membro a rientrare nei parametri di rigore finanziario, porta avanti a proprio vantaggio, e a spese del contribuente, una politica lassista totalmente fuori dalla realtà”. E questo in barba alla crisi economica. 


Le insidie della high tech

L

a scena è sempre più comune: un gruppo di amici attorno a un tavolo al ristorante, una coppia che prende il caffè insieme, ragazzi seduti nel parco, studenti nel chiostro della scuola... che cosa hanno in comune? Il silenzio, la mancanza di comunicazione. Perché? Molto probabilmente perché, invece di chiacchierare amichevolmente, stanno comunicando per via elettronica, ognuno per conto suo, chi col cellulare, chi con l’iPhone, chi col palmare. In altre parole, sono “connessi” al world wide web, comunicando con l’universo ma perfettamente noncuranti degli esseri umani lì a fianco.

In un recente articolo, il New York Sopra, riscaldamento Times ha raccolto i risultati di diverse dei tessuti interni della ricerche che mostrano come il continuo testa dopo 15 minuti di barcamenarsi fra cellulare, sms, email, uso del cellulare blackberry, facebook e reti varie, finisce per causare danni non indifferenti al cervello. Il costante stimolo vizia. La vittima diventa web-dipendente. Quando non è “connessa”, avverte tedio e ansia. Le ricerche dimostrano come, in milioni di persone, questo vizio comporti danni alla creatività e alla capacità di riflessione, arrecando di conseguenza problemi anche a livello professionale e familiare.

Per non parlare dei danni strettamente fisici, sempre più evidenti in studi scientifici. Le prove sono ormai inconfutabili. Anche a bassa potenza, i cellulari e altre apparecchiature wireless possono causare gravi disturbi biologici nelle cellule umane. È quanto si legge, per esempio, nel rapporto BioInitiative del 2007, nel quale ventisei scienziati hanno esaminato la letteratura disponibile sugli effetti delle radiazioni elettromagnetiche. 

P

I bambini nascono col senso del bene e del male

aul Bloom, professore di psicologia nell’Università di Yale (Stati Uniti), sua moglie Karen Wynn e Kiley Hamlin, del Laboratorio di Cognizione Infantile della stessa università, hanno studiato a lungo la capacità di valutazione morale nei bimbi dai 6 ai 10 mesi di età. Sono arrivati alla conclusione che, già a quell’età, i bambini distinguono fra personaggi buoni e cattivi, manifestando attrazione per i primi e rigetto per i secondi. L’équipe di ricercatori di Yale ha pubblicato un recente libro nel quale si conclude che i bebè non sono moralmente indifferenti ma tendono a sorridere e a battere le manine davanti a cose buone e belle, mentre tendono a fare smorfie e a girare la testa davanti a cose cattive o brutte. Per gli scienziati, i bambini nascono con un istinto che permette loro di discernere istintivamente il bene dal male, il bello dal brutto.

Di conseguenza, commentiamo noi, la morale non è per nulla il frutto di condizionamenti ambientali, culturali, sociali o religiosi, bensì qualcosa che deriva dalla stessa natura umana, creata da Dio. 

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Accademia estiva 2010

Ac c ade mi a es tiv a 201 0 6 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2010


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i è tenuta ad agosto l’Accademia estiva 2010 organizzata dalla TFP, cui hanno partecipato giovani provenienti da tutta Italia. Col titolo «La Rivoluzione francese, spartiacque nel processo di scristianizzazione dell’Occidente», l’evento si è svolto in Francia e Germania.

I partecipanti sono arrivati alla Villa Notre Dame de la Clairière, a Creutzwald in Lorena, sede della Fédération pro Europa Christiana. Inaugurata nel 2007 dal Cardinale Jorge Medina, allora Prefetto emerito della Congregazione per il Clero, la Villa funziona come centro di studio e di formazione spirituale per i giovani. Dopo la riunione introduttiva, i partecipanti all’Accademia

hanno dedicato due giornate allo studio della Rivoluzione francese in ogni suo aspetto: dalle sue radici tendenziali e dottrinali fino ai fatti svoltisi dal 1787 al 1815.

Le conferenze hanno rilevato come, lungi dall’essere un movimento spontaneo, e tanto meno “popolare”, la Rivoluzione francese sia stata l’esito d’una cospirazione portata avanti da una rete di realtà semi-segrete, tra cui le societés de pensée denunciate da Agustin Barruel nelle sue celebri Mémoires pour servir à l’histoire du jacobinisme.

to di Roma occupata da Massenzio. Padre Klaus Gorges, del clero di Treviri, ha celebrato per noi la Messa, in rito romano antico, nella cripta della chiesa di S. Paolino, dove sono seppelliti i martiri delle persecuzioni di Diocleziano, tra cui molti soldati della Legione Tebea. 

Mezza giornata è stata dedicata per visitare Treviri, antica capitale romana della Gallia Belgica. Fu sede dell’imperatore Costanzo Cloro, e proprio da Treviri partì Costantino all’assal-

Pagina a fianco, il giardino della Villa Notre Dame de la Clairère, dove si è svolta la prima parte dell’Accademia estiva 2010 Sopra, relatori e participanti fanno la foto ufficiale davanti allo Château du Jaglu, prima della cerimonia finale

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Accademia estiva 2010 

L’Accademia è continuata con una visita guidata a Parigi e durata due intere giornate. Prima alla scoperta della città medievale — Notre Dame, Sainte Chapelle, St. Germain des Prés, St. Séverin — salvo poi concentrarsi sui luoghi della Rivoluzione: il Palais Royale, Conciergerie, Bastille, i caffè e i club rivoluzionari. Particolarmente commovente la visita al cimitero di Picpus, dove sono seppellite migliaia di vittime della Rivoluzione, tra cui le Carmelitane di Compéigne.

Una crociera lungo il fiume Senna in bateau mouche ha chiuso con una nota di piacevole svago questa tappa dell’Accademia estiva.

La ferocia della Rivoluzione suscitò una forte reazione che ebbe la sua più alta espressione nelle guerre della Vandea. L’Accademia non poteva finire senza una visita ai luoghi vandeani, iniziando da St. Laurent sur Sêvre, dove è seppellito S. Luigi Maria Grignon di Montfort, dal cui apostolato nacque questa reazione controrivoluzionaria.

Lo studio approfondito di ogni aspetto della Rivoluzione: fondamento di un rinnovato impeto controrivoluzionario

Dopo aver visitato le rovine del castello della Durbelière, dove Henri de la Rochejacquelin radunò uno dei primi nuclei di ciò che diventerà la Grande Armée Catholique et Royale, i partecipanti hanno percorso i luoghi delle principali battaglie in quella zona: Cholet, Chemillé, Mauléon, ecc.

L’Accademia si è poi conclusa nello Château du Jaglu, vicino a Chartes, dove alla solenne cerimonia di chiusura è seguita una cena di gala. 

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di Emanuele Sani, partecipante


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uest’anno l’Accademia estiva dell’associazione Tradizione Famiglia Proprietà si è concentrata sullo studio della Rivoluzione francese quale “spartiacque nel processo di scristianizzazione dell’Occidente”. Attraverso un percorso di conferenze e visite guidate dei luoghi teatro di tali eventi sono state evidenziate le dinamiche del processo rivoluzionario, mediante un’analisi delle tendenze che hanno creato l’ambiente adatto per la nascita e l’attecchimento di idee le quali, divenute filosofie aberranti, sono penetrate e si sono diffuse come un virus nella società per trasporsi infine nei fatti. Tre gli aspetti principali emersi circa la Rivoluzione francese:

1. La versione “ufficiale”, adottata da gran parte della storiografia ed insegnata nella maggioranza delle scuole, che presenta la Rivoluzione quale moto improvviso e spontaneo sorto dal basso, dal ceto popolare, in odio al Re ed alla Nobiltà è quantomeno inverosimile. La realtà che emerge da un’attenta visione d’insieme dei fatti, mette in luce un processo graduale ed articolato svoltosi per tappe successive, organizzato ed orchestrato fin nei minimi dettagli ed in maniera tale che il solo accostare i termini Rivoluzione francese e spontaneità costituisce un ossimoro.

rivoluzionarie, non consiste in un’ascesa indefinita, in un continuo ed inarrestabile progresso, bensì di alti e bassi. Di solito, l’ago della bilancia della storia è spostato da piccole minoranze. La Rivoluzione francese né è un esempio paradigmatico: un esiguo numero di congiurati, ma determinato e ben coordinato, abilissimo nel diffondere e disseminare i veleni rivoluzionari attraverso ogni sorta di canale (dai salotti ai caffè, mediante testi e pamphlets), è riuscito ad innescare un processo che ha rovesciato l’ordine cattolico della civiltà.

3. Il cardine su cui poggia l’azione rivoluzionaria consiste nel suscitare un’avversione contro l’ordine costituito facendo leva su due vizi fondamentali dell’uomo: l’orgoglio e l’impurità. Il primo dei quali genera un odio contro ogni gerarchia ed ogni disuguaglianza, portando all’egualitarismo; il secondo ostile ad ogni limitazione ed autorità, conduce al liberalismo. Ma, per usare le parole del Dottor Plinio,

“un’esplosione di passioni disordinate tanto profonda e tanto generale […] non sarebbe avvenuta senza un’azione preternaturale. (...) La Rivoluzione non è frutto della semplice malizia umana. Quest’ultima apre le porte al demonio, dal quale si lascia eccitare, esacerbare e dirigere”.

Quest’ultima constatazione svela il carattere dello scontro tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione: esso è essenzialmente religioso. Si rende quindi necessario ed indispensabile, in questa lotta, l’ausilio della Grazia e pertanto l’ausilio di Colei che, per la stessa volontà di Nostro Signore Gesù Cristo, ne è la dispensatrice: la Madonna. Proprio per questo il fulcro del percorso di quest’anno è stato, nel cuore della Vandea, la preghiera ed il rinnovo della consacrazione a Maria sul sepolcro di San Luigi Maria Grignion di Monfort, poiché, “la devozione alla Madonna è condizione sine qua non perché la Rivoluzione sia schiacciata, perché vinca la Contro-Rivoluzione”. 

2. L’andamento della storia, diversamente da quanto insegnano le perverse e false dottrine

Alzabandiera solenne col canto del Credo prima di iniziare i lavori della giornata TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2010 - 9


Accademia estiva 2010

Treviri: alle radici del Medioevo In senso antiorario:

 La chiesa di Sankt Paulin. La croce in pietra ricorda le migliaia di cristiani martirizzati sotto Diocleziano proprio in questo luogo, tra cui tutti i membri del Senato. Alcuni martiri furono poi seppelliti nella cripta della chiesa. La maggior parte riposa ancora in fosse comuni sotto questo giardino  Il Duomo di Treviri, eretto dall’Imperatore Costantino nel 326, in occasione del ventesimo anniversario del suo regno. Qui si venera la Veste Sacra (Der Heilige Rock), cioè la Tunica di Nostro Signore

 L’impero romano d’Oltralpe. La famosa Porta Nigra, una delle quattro porte della Augusta Treverorum. Costruita tra il 180 e il 200 dC, è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità

 Facciata della chiesa di S. Mattia. Nella cripta si custodiscono le reliquie di S. Valerio, fondatore della diocesi alla fine del sec. III, insieme a quelle del vescovo S. Eucario

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di Samuele Maniscalco, partecipante

La perfidia della Rivoluzione si coglie non solo dalla sua intrinseca malignità ma anche, per contrasto, dalla bellezza dell’ordine che sta distruggendo. Quest’ordine, come spiega il prof. Plinio Corrêa de Oliveira, è la Cristianità medioevale. Ora, la Cristianità non è stata un ordine qualsiasi, possibile come sarebbero possibili molti altri ordini. È stata la realizzazione, nelle condizioni inerenti ai tempi e ai luoghi, dell’unico vero ordine fra gli uomini, ossia della civiltà cristiana, un ordine nel quale diventava effettiva la regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, modello e fonte di ogni legittimità.

Uno studio cosciente della Rivoluzione francese deve, quindi, partire dalla contemplazione della civiltà cristiana come essa è esistita concretamente. In questa logica, un’intera giornata dell’Accademia estiva è stata dedicata a visitare luoghi che ancora conservano, per così dire, il “profumo” di questa civiltà e ad essa riportano lo spirito, come la cattedrale di Chartes raffigurata in questa foto.

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“Vi

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fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governava gli Stati...” Queste parole di Papa Leone XIII nell’enciclica Immortale Dei, tante volte lette e studiate, diventavano adesso realtà, mentre con i partecipanti all’Accademia estiva della TFP visitavamo i monumenti del medioevo francese: Notre Dame, Chartres, la Sainte Chapelle, Saint Germain l’Auxerrois... pietre che raccontavano una storia, vetrate che ci trasportavano in un’epoca in cui la Fede veramente orientava la vita degli uomini, statue di personaggi allo stesso tempo austeri e gioviali, un tipo umano che oggi non c’è più. Più che uno stile architettonico, il gotico è uno stato di spirito, in cui è facile distinguere le due note predominanti dell’anima medioevale: la calma e la tensione verso l’alto.

La prima impressione è, infatti, una di grande calma. Entrando in Notre Dame, ci sembrava di accedere ad un’altra dimensione, dove non filtra niente di quella agitazione che, purtroppo, pervade il nostro mondo. Aiutava che, dagli altoparlanti, si udiva musica gregoriana soave e suggestiva. Era come entrare in un angolo di eternità. Per noi, ragazzi, era una sensazione assai strana, sconvolgente, all’inizio forse anche un po’ noiosa, abituati come siamo alla frenesia della vita moderna. Ma, dopo un breve periodo di quasi smarrimento, sempre col naso all’insù, abbiamo cominciato a sentire come, dal profondo del nostro essere, venivano fuori forze di cui forse nemmeno sospettavamo l’esistenza. Abbiamo cominciato a contemplare... Il gotico è fatto per la contemplazione. A differenza di certi stili post-rinascimentali, che sem12 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2010

brano dire “Eccomi! Guarda come sono bello!”, il gotico ci dice “Guardami, ma attraverso di me contempla qualcosa di molto superiore”. Mi ricordai del salmo: “Nella tua luce abbiamo visto la Luce”. Nel gotico non si vede l’artista ma Dio. Ed è questo il secondo aspetto che ci ha colpito della Francia medioevale: tutto tendeva verso l’alto. Tutto era riportato a Dio, che così regnava sovrano sulle anime e sulla società.

Abbiamo capito il senso profondo delle parole di Plinio Corrêa de Oliveira, studiate qualche giorno prima a Creutzwald: “Il regno di Cristo si esercita sulle anime e, quindi, l’anima di ciascuno di noi è una parte del territorio di giurisdizione di Cristo Re. Il regno di Cristo sarà un fatto sociale se le società umane Gli presteranno ubbidienza. Si può , dunque, dire che il regno di C r i s t o diventa effettivo sulla terra, nel suo senso individuale e sociale, quando si conformano alla legge di Cristo gli uomini sia nell’intimo della loro anima che nelle loro azioni, e le società nelle loro istituzioni, leggi, costumi, manifestazioni culturali e artistiche”.

Ma tutte queste pietre, vetrate e statue altro non sono che opere uscite dalle mani dell’uomo medievale, il vero protagonista della Civiltà cristiana. Dalle cattedrali bisogna risalire ai personaggi. E viene subito in mente il re S. Luigi IX. Era figlio di Luigi VIII e di Bianca di Castiglia, che sin da piccolo gli ripeteva: “Io ti voglio bene quanto una madre può volere bene a un figlio, ma preferisco vederti morto che colpevole di peccato mortale”.

Egli univa la pietà del santo alla combattività del crociato, l’umiltà del francescano alla pompa del sovrano, la fermezza del governante e la magna-


nimità del padre. Assisteva a ben due messe al giorno e si faceva sempre accompagnare da monaci che cantavano l’Officio divino, anche quando andava in guerra. Capo di ben due crociate, egli era membro del Terz’ordine francescano per il quale, sotto il mantello regale, portava sempre il grezzo abito del Poverello d’Assisi.

San Luigi è ricordato anche come governatore saggio e lungimirante. Organizzò la giustizia trasformando la Curia regis in Tribunale coadiuvato da un corpo di esperti giuristi. Una classica scena è quella del Re che amministra personalmente la Giustizia seduto sotto una quercia nel bosco di Vincennes.

Uomo di profonda carità, serviva personalmente i poveri di Parigi a tavola nel suo palazzo, lavando loro i piedi. Fondò molti ospedali e case di ricovero, come quella di Felles-Dieu per le prostitute pentite. Terribile in battaglia cercò di essere operatore di pace proibendo le guerre private tra i feudatari. Grande patrono dell’architettura, il suo capolavoro rimane la Sainte Chapelle.

Colpito dalla peste durante la sua seconda crociata, S. Luigi IX morì dopo tre giorni di dura agonia esclamando “Nelle tue mani consegno il mio spirito!”. Il copro fu riportato in Francia mentre il suo cuore fu condotto in Sicilia, dove tuttora può essere venerato nel Duomo di Monreale. Uscendo da Notre Dame, al colpo di vento caldo sul viso, ero ormai abituato alla freschezza dell’interno, è seguito un altro colpo che non esito definire uno shock: turisti semi-nudi (sempre meno “semi”), chiacchiere da baraccone, risate forsennate, rumore, agitazione, inquinamento...

Confesso che, per un momento, ho avuto la tentazione (chiaramente utopica) di rientrare nella cattedrale per non uscirne più. Ma in quell’istante ho capito che la Provvidenza mi aveva fatto nascere in questo secolo non per fuggire verso il passato, ma per affrontare il presente preparando il futuro che, ne sono sicuro, sarà più simile a Notre Dame che non a quel guazzabuglio. 

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Accademia estiva 2010

ODIO VERSO IL SACRO

La cappella superiore nella Sainte Chapelle. Nel cerchietto, Danton

I

l motore della Rivoluzione francese fu l’odio, evidente in ogni suo episodio, stampato sul viso di ogni suo attore. Un odio che non si esauriva nel rigetto della legittima autorità, incarnata da Luigi XVI. Non si esauriva nemmeno nel più ampio rigetto dell’ordine allora vigente, cioè dell’Ancien Régime, della sua mentalità, dei suoi valori e del suo tipo umano. Il motore della Rivoluzione francese fu un odio metafisico contro ogni gerarchia, un odio profondo, dirompente, viscerale contro ogni principio che potesse proiettare l’anima umana verso l’alto.

Questo odio ugualitario si scagliò con particolare ferocia contro il Sacro, contro cioè ogni elemento di trascendenza nella società, contro ogni immagine di Dio nel creato. L’ostilità rivoluzionaria contro i re terreni saliva fino a voler colpire Colui che è “Re dei re e Signore dei signori”, Colui che è il fondamento di ogni gerarchia. “Io sono Re”, aveva detto Nostro Signore. E tutti i re dovevano essere decapitati.

Nella Rivoluzione francese le chiese di Parigi furono saccheggiate e devastate. Notre Dame fu vandalizzata. Saint Denis praticamente distrutta. Ma forse nessun fatto mostra tanto questo odio verso il Sacro come la distruzione della Sainte Chapelle, vero gioiello del gotico, costruita da S. Luigi IX per custodirvi le reliquie della Passione. 14 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2010

La Sainte Chapelle fu invasa da un’orda di rivoluzionari che ne distrussero gli arredi e tutta la sua ricca decorazione. I muri furono picconati per cancellare gli affreschi. L’organo fu demolito e portato via, le sedie del coro scomparvero, alcune vetrate furono smontate e vendute in Inghilterra. La grande teca dorata, che S. Luigi aveva appositamente commissionato per le reliquie della Passione, fu fusa e venduta a peso. Tutto quanto poteva sembrare di qualche valore monetario venne fuso e venduto. La grande guglia che sormontava la cappella fu fatta saltare in aria poiché, come dichiarò allora un giacobino, “la sua altezza è antidemocratica”. Ridotta in quel lamentevole stato, la Sainte Chapelle servì dapprima come club rivoluzionario, poi come magazzino e, infine, come archivio del tribunale.

L’odio dei rivoluzionari non risparmiò nemmeno le sante reliquie. Esse furono portate per strada in una parodia di processione religiosa nella quale le bestemmie sostituivano le preghiere e i gesti osceni gli atti liturgici. Alla fine, le reliquie furono “donate” ai vari capi rivoluzionari come “offerta sacrificale alla Repubblica”. La reliquia della Santa Croce fu bruciata. Quasi tutte scomparvero nel nulla. 


17 8 9: du e m on di s i s c o nt r an o

«C

hi non ha vissuto prima della Rivoluzione Francese non può capire cosa sia la dolcezza del vivere». Questa celebre espressione del principe de Talleyrand esprime una profonda verità: dopo la Rivoluzione francese, la Francia, l’Europa, il mondo non potevano più essere come in passato.

Questa frase rappresenta anche il fulcro intorno a cui si sono svolte le lezioni durante la nostra settimana di studio. Sia ben chiaro, quando parliamo di “dolcezza del vivere” non s’intende la vita agiata o tanto meno la società ideale, priva del peccato originale, ma intendiamo la società ispirata dai principi dell’ordine naturale e cristiano. Allora perché chi non ha vissuto prima della Rivoluzione francese non può comprendere cosa sia la dolcezza del vivere?

di Emanuele Pressacco, partecipante

Cerchiamo di spiegarlo considerando la storia della Francia. Quest’ultima può vantarsi di esser considerata la figlia primogenita della Chiesa, il primo regno barbarico a convertirsi al cristianesimo. La Francia fu anche un mirabile esempio di obbedienza alla Santa Sede per la pronta risposta alla crociata bandita da papa Urbano II. Inoltre essa annovera patroni quali San Luigi IX e santa Giovanna d’Arco e figure della statura di san Bernardo di Chiaravalle.

La Francia è celebre anche per l’onore espresso dalla cavalleria cristiana, per la fede mostrata nella costruzione di monasteri e cattedrali, per la sapienza manifestata nelle università; si distinse inoltre per gli asili dei Poveri, conosciuti con il nome di HotelDieu, che accoglievano indistintamente malati, anziani e trovatelli e per l’assistenza pubblica di

san Vincenzo de Paoli e delle figlie della carità di santa Luisa di Marillac. Importante fu anche l’educazione impartita dai Fratelli delle Scuole Cristiane di san Giovanni Battista de La Salle.

Tale era la Francia dell’armonia dei tre ordini, (clero, aristocrazia e terzo stato) della “dolcezza del vivere”, che la Rivoluzione francese in gran parte spazzò via, proponendo a modello gli errori della filosofia illuminista, che minava la stabilità dell’Ancien Régime (espressione naturale della Res Publica Christiana), e che la rivoluzione dissolse fin dalle fondamenta, estirpando le radici cristiane della Civiltà europea. Espressione di tale volontà sono lo scioglimento di decine di ordini religiosi, le persecuzioni e uccisioni di aristocratici, di sacerdoti, monaci e suore, il ghigliotti-

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Accademia estiva 2010

Propaganda anticattolica a Parigi durante la Rivoluzione

namento del Re di Francia Luigi XVI e della sua consorte Maria Antonietta. “Non si può regnare innocentemente” affermò alla Convenzione il tribuno Saint-Just, reclamando la condanna a morte dell’ultimo erede della dinastia millenaria dei Capetingi.

Lo storico Henri Delassus, sottolinea che la Rivoluzione francese non volle colpire in Luigi XVI il criminale (al quale non si poteva attribuire nessun crimine, per la sua indole docile), ma il principio stesso della regalità cristiana. La Restaurazione poteva risanare, ma lo fece solo in parte, poiché l’anima dirompente della ribellione dell’egualitarismo e dell’odio sociale ormai erano entrati a far parte della mentalità comune.

Da questi presupposti possiamo individuare nella Rivoluzione francese una tappa fondamentale di quel processo plurisecolare, descritto dal prof. Plinio Correa de Oliveira nell’opera «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», il quale vedeva nella Rivoluzione francese l’evento ispiratore dei totalitarismi del XX secolo e in particolare della Rivoluzione comunista, che a sua volta era ispiratrice di molteplici aspetti di ribellione della Rivoluzione del ’68, che è fonte dell’attuale relativismo etico, che nega l’esistenza di valori assoluti e di istituzioni permanenti radicate nella natura dell’uomo.

Questa è la base teorica che ci ha permesso di rivivere le vicende storiche della rivoluzione nella città di Parigi e, successivamente, nei luoghi della reazione

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contro-rivoluzionaria nella regione della Vandea. Lì qualche decennio prima poteva udirsi la predicazione infuocata di S. Luigi Maria Grignion de Montfort, e lì la popolazione conservava un forte senso religioso e la fedeltà alla monarchia, elementi che la rivoluzione voleva negare.

Tutto questo ci spinge a riflettere sul fatto che l’Europa non può fare a meno del Cristianesimo perché, come ricorda San Pio X:

“La Civiltà del mondo è la Civiltà cristiana, tanto più vera, più duratura, più feconda di frutti preziosi, quanto più nettamente cristiana; quanto più essa si allontana dall’idea cristiana, tanto più essa declina, con immenso danno per il bene  comune”.


Da qui partì l’assalto alla Bastiglia

A

busando della sua immunità, come cugino del Re, il Duca d’Orléans, sopranominato Philippe Egalité per le sue simpatie liberali, aveva trasformato il suo immenso Palais Royale in una Babele. Nei cortili e nei giardini, affianco a lupanari e casinò, sorsero anche una serie di caffè e di ristoranti che presto diventarono luoghi di incontro delle varie fazioni rivoluzionarie. Le parole d’ordine decise nei club erano recapitate a questi caffè, dove venivano discusse e poi trasmesse agli agitatori che si incaricavano di sobillare i sans culotte radunati nella piazza antistante e tenuti in continua fibrillazione da un esercito di saltimbanchi e di demagoghi. È proprio da uno di questi luoghi, il Caffè de Foy, che partì l’assalto alla Bastiglia che diede il via alla Rivoluzione francese. Era la sera del 13 luglio 1789. Verso l’ora di cena arriva la notizia che “tutto era pronto”. Senza esitazione, Camille Desmoulins esce da sotto la galleria, salta su un tavolo e, impugnando in una mano una spada e nell’altra una pistola, grida: “Citoyens aux armes! Vengo da Versailles dove ho

Sopra, i partecipanti all’Accademia estiva nel cortile del Palais Royale Nell’ovale, Philippe Egalité A dx, l’esatto luogo dove Camille Desmoulins aizzò il popolaccio per assaltare la Bastiglia

saputo che stasera tutti i battaglioni svizzeri e tedeschi usciranno dal Campo di Marte per massacrare i patrioti. Dobbiamo prendere le armi!”.

Centinaia di voci rispondono in coro “Aux armes citoyens!”. Qualcuno prende una foglia di castagno e la infila sul suo cappello dicendo: “Questa sarà la nostra coccarda. Il verde è il colore della speranza!” In pochi minuti gli alberi erano tutti spogli... La folla prima prende d’assalto Les Invalides, dove trova fucili ma non munizioni. Poi, senza che in nessun momento fosse ostacolata dalla polizia di Luigi XVI, saccheggia l’Arsenale e si dirige verso la Bastiglia. Era ormai l’alba del 14 luglio. 

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Accademia estiva 2010

“Il Terrore non è altro che una forma di democrazia”

Robespierre

“Dobbiamo dimostrare odio, impegnarci in una vendetta lunga, ereditaria, eterna”

Collot d’Herbois

“Faremo della Francia un cimitero piuttosto che non rigenerarla a modo nostro”

Carrier

“Dobbiamo marciare su un mare di cadaveri per arrivare alla libertà”

Fouché

“Ciò che costituisce una repubblica è la totale distruzione di quanto gli si oppone”

Saint-Just

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“Il Terrore è democratico”

N

ella Rivoluzione francese il grande protagonista non fu la libertà bensì il sangue. Il sangue scorreva in modo talmente copioso che, a un certo punto, il fiume Loira si tinse di rosso per più di cinquanta chilometri... Il Terrore non fu un aspetto secondario della Rivoluzione, una sorta di male necessario. Fu un suo elemento essenziale.

Gli storici calcolano che, fra esecuzioni e massacri, la Rivoluzione ha ucciso più di mezzo milione di persone, alle quali vanno aggiunte le vittime delle guerre rivoluzionarie. Risultato agghiacciante: due milioni di morti. Un vero “Olocausto”...

Sopra, la fossa comune N° 1 nel cimitero di Picpus, a Parigi, dove venivano gettate le vittime della ghigliottina. Sotto, i partecipanti all’Accademia estiva seguono le spiegazioni della guida nel giardino del cimitero. In fondo s’intravede il portone in legno per dove entravano le carrozze cariche dei cadaveri. 


Riflessioni sulla morte di Luigi XVI

di Plinio Corrêa de Oliveira

Su richiesta della TFP francese, in occasione del bicentenario della decapitazione del Re Luigi XVI (21 gennaio 1789), Plinio Corrêa de Oliveira scrisse una meditazione, della quale trascriviamo qualche brano. Essa indica, oltre ai fatti storici, lo stato d’animo con cui dobbiamo considerare l’episodio, e il suo significato in una corretta teologia della storia. Come parte dell’Accademia estiva 2010, abbiamo percorso i vari luoghi legati a questo tragico evento: dal posto dove sorgeva il palazzo delle Tuileries, dove il Re era sorvegliato a vista dopo il suo rapimento da Versailles, alla Convenzione, dove si era imprudentemente rifugiato, alla Conciergerie, dove è stato imprigionato e, finalmente, a Place de la Concorde dove è stato giustiziato. TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2010 - 19


Accademia estiva 2010

O

Maria, tenendo conto di tutto ciò che questo povero Re ha dovuto patire come conseguenza della sua mollezza nel affrontare la Rivoluzione francese, Vi chiediamo la grazia di non essere mai condiscendenti di fronte alla Rivoluzione, la grazia di non perdere mai un’occasione di combatterla, e di farlo senza tregua. Ottenete per noi la grazia di poter impiegare tutti i mezzi legittimi necessari per arrestare l’assalto della Rivoluzione, per annientarla se possibile, e per far vincere in tutto la Santa Chiesa e la Civiltà cristiana. Ve lo chiediamo affinché, in questo modo, possiate vincere Voi, o Maria Regina del Cielo e della Terra, e con Voi il vostro Divin Figliolo.

O Maria, venga a noi il vostro Regno perché possa venire il Regno di Cristo. Fate sì che, quanto prima, si adempiano gli eventi da Voi previsti a Fatima, affinché questo regno della Rivoluzione satanica e ugualitaria, della quale l’esecuzione di Luigi XVI è stata un episodio archetipico, possa cessare al più presto possibile, e possa essere instaurato sulla terra il vostro Regno.

Questo Regno non sarà né dei pigri né dei cedevoli, di quelli cioè che si sono lasciati sopraffare dalla Rivoluzione, bensì il Regno degli eroi che hanno lottato come giganti, pur sappendo bene che, se vittoria c’è stata, è solo perché Voi e i vostri angeli siete intervenuti in loro favore. Saranno eroi perché la grazia e le virtù cristiane — particolarmente la purezza, la fortezza e l’umiltà — brilleranno sui loro capi come un’aureola. Saranno eroi perché avranno saputo essere terribili in battaglia ma umili e modesti nella vittoria. 20 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2010


Le mani legate, come Nostro Signore

G

li assistenti del boia Sanson si avvicinarono a Luigi XVI per legargli le mani per l’esecuzione.

“Legarmi le mani? Mai! — rispose sdegnato il monarca, respingendo con forza i carnefici — Mai acconsentirò a un tale oltraggio!”

Il sacerdote che lo accudiva, l’irlandese P. Edgeworth de Firmont, gli sussurrò all’orecchio: “Sire, in questo supremo oltraggio io non vedo altro che un ulteriore tratto di somiglianza fra Voi e Nostro Signore Gesù Cristo, che sarà la vostra ricompensa”.

Queste parole sublimi del sacerdote riscaldarono la pietà di re Luigi XVI. Presentandosi al boia che poco prima aveva respinto con violenza, egli sporse le mani e disse pieno di dignità: “Fate ciò che volete!”. Gli sbirri di Sanson, degni figli della Rivoluzione, legarono le mani del Re. E fu così che, con l’esplicita intenzione di assomigliare a Nostro Signore, le cui divine mani furono legate durante la Passione, Luigi XVI salì i gradini del patibolo con passo fermo, e andò deciso verso la ghigliottina.

A

Le ultime parole

llora successe un fatto inatteso. Il Re fece un gesto di autorità e i tamburi smisero di suonare. Impressionati, gli stessi boia si fecero da parte. Il Re, avanzando fino al bordo del patibolo e con una voce che si udiva in tutta l’enorme piazza, lanciò un proclama: “Figli di Francia! Io muoio innocente! Perdono gli autori della mia morte, e chiedo a Dio che il sangue oggi versato non ricada mai sulla Francia. Quanto a voi, o popolo sfortunato...”

Il Re ovviamente voleva proseguire, ma il generale Santerre, comandante della truppa schierata sulla piazza, levò la spada e ordinò di riprendere il rullio per coprire la voce del monarca. “Se quel Capeto avesse continuato non so cosa sarebbe successo in quella piazza!”, dichiarerà egli più tardi. In quel momento supremo, col Re sotto la ghigliottina e la Rivoluzione in sostanza trionfante, i rivoluzionari avevano ancora paura dell’effetto delle parole del Re sulla folla!

I carnefici estesero il Re sulla piattaforma. La lama della ghigliottina ricadde pesantemente sul collo del Re, la sua testa mozzata rotolò via sul pavimento. Sanson la prese per i capelli e, ancora gocciolante sangue da tutte le parti, la mostrò al popolo stranamente silenzioso. Il sole risplenderà ancora per Luigi XVI soltanto il giorno della risurrezione.

Nel momento in cui il Re stava per ricevere il colpo fatale, secondo quanto raccontano vari testimoni, Padre Edgeworth de Firmont esclamò ad alta voce: “Vola in Cielo, figlio di S. Luigi!”

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Accademia estiva 2010

La fedeltà di un sacerdote

C

uriosamente, e nonostante diverse persone attestino l’autenticità dell’episodio, il sacerdote irlandese negherà sempre di aver pronunciato queste parole. Chissà se egli abbia fatto questa esclamazione mosso da un’ispirazione divina, e l’abbia in seguito dimenticata.

Dopo aver compiuto il suo ministero sacerdotale, P. Edgeworth de Firmont — che non aveva giurato la Costituzione civile del Clero ed era, quindi, un prete “refrattario” — cominciò a scendere dal patibolo, dove la sua presenza non era più necesaria. Arrivato in mezzo alla folla, per un attimo pensò che sarebbe stato trucidato dalla furia rivoluzionaria per ciò che aveva appena fatto. Ma, per un sublime mistero — questa vita è così piena di misteri! — il sacerdote riuscì a passare incolume in mezzo alla folla fino a dileguarsi.

Egli sarebbe rimasto nascosto, con una taglia sulla sua testa, in attesa di potersi mettere al servizio di Mme. Elisabeth, la sorella più piccola del Re. Appresa, però, la notizia della sua esecuzione, prese il cammino dell’esilio, dove servì successivamente il Conte di Provenza, futuro Luigi XVIII, e il Conte d’Artois, futuro Carlo X. Morì nel 1807, avendo accompagnato la Reale Famiglia in tutte le vicissitudini.

Dal Cielo, Luigi XVI veglia sulla Francia

C

hi può davvero dubitare che, dopo una morte consumata in queste circostanze, le porte del Cielo non si siano spalancate per accogliere l’anima di questo figlio di San Luigi? Lo stesso Papa Pio VI, qualche mese dopo nel Concistoro, parlerà di “martirio” inflitto in odio alla religione cattolica.

“Oh giorno trionfale per Luigi! — scrisse il Papa nell’enciclica Quare lacrymae — Dio gli ha dato la pazienza nella persecuzione, la vittoria nel supplizio! Noi abbiamo la ferma fiducia che tu hai felicemente cambiato una caduca corona regale e i gigli, che in breve sfioriscono, con un’altra corona perenne, intessuta dagli Angeli con gigli immortali”.

Dal Cielo, Luigi XVI contempla — con quella affabilità che egli avrebbe dovuto tante volte completare con la forza — la Francia di oggi. E, dal momento che nel Cielo non si soffrono i tormenti del pentimento, perché tutti i peccati sono stati già rimessi, egli non deve più chiedere perdono a nessuno. E guarda la Francia, questa amata Francia, la grande Francia, una Francia che la Madonna non smette di amare e di favorire e che, tuttavia, come la maggior parte delle nazioni moderne, non smette di offenderLa e di rinnegarLa. Di fronte a questo rifiuto, Luigi XVI certamente prega la Vergine Madre per la Francia, affinché Ella la scuota con vigore ed essa possa scrollarsi di dosso il giogo della Rivoluzione. Tale è il perdono del Re Cattolico, del figlio di San Luigi!

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I

ntanto, nella prigione della Torre del Tempio, la Regina Maria Antonietta sentiva il rullio dei tamburi provenire da Piazza della Rivoluzione. Sotto le sue finestre, le guardie cominciarono a urlare: “Vive la République! A mort les tyrans!”

E capì tutto... schiacciata e annientata dal dolore. Il piccolo Delfino Luigi si sciolse in lacrime, mentre la figlia, Madame Royale, singhiozzava disperatamente. Lei stessa, stremata dalla prigionia, ebbe un crollo e si accasciò sul letto, il suo corpo percorso da piccole convulsioni.

Improvvisamente riprese animo, si alzò e, con gesto deciso, si inginocchiò davanti al figlio baciandogli le mani. Era lui il nuovo Re di Francia!

Luigi XVII, il successore di Luigi XVI, sarebbe scomparso misteriosamente dalla prigione del Tempio. Alcuni storici dicono che sia stato ucciso dai rivoluzionari. Altri invece che abbia sofferto tali torture mentali da restarne menomato. La sua sorte è tema di discussione ancora oggi.

La Regina sarebbe stata processata e condannata alla ghigliottina qualche mese dopo. Stesso destino sarebbe toccato a Mme. Elisabeth, sorella più piccola del Re.

Dopo tre anni di prigionia solitaria nel Tempio, Madame Royale, figlia degli sfortunati monarchi francesi, sarebbe finalmente stata rilasciata e scambiata per alcuni rivoluzionari catturati dagli austriaci.

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Accademia estiva 2010

È

Simboli che non muoiono

finita questa storia? Se c’è una storia che non è finita è proprio questa. Perché la memoria di Luigi XVI e di Maria Antonietta è ancora viva. Si tratta di simboli che non muoiono nel ricordo di tanti cuori, francesi e non. Sia perché sono amati come meritano, sia perché sono odiati come non meritano. In qualche modo, incarnano la lotta tra il bene e il male, tra la Contro-Rivoluzione e la Rivoluzione.

Saranno sempre ricordati con profondo rispetto e dolore da tutti coloro che hanno almeno una scintilla di Contro-Rivoluzione nell’anima. E saranno rigettati con odio estremo da tutti coloro che portano lo spirito di Satana, che odia ogni disuguaglianza. Odiando ogni gerarchia, i rivoluzionari hanno odiato anche questo Re, il cui grande difetto era proprio un’eccessiva mansuetudine.

Dobbiamo rivolgerci a loro con fiducia, pregandoli di ottenere per noi da Dio forza, forza, forza! Forza in favore della giustizia, forza per fare sempre il bene, forza per portare avanti la ControRivoluzione. Forza per lottare per Voi, o Maria Santissima, e per tuo Divin Figliolo, nostro Salvatore e Redentore. Forza, infine, o Madre, per lottare per la Santa Chiesa e per la civiltà cristiana. Fateci forti affinché, amandoVi con l’amore dei forti, sappiamo servirVi con la dedizione e l’efficacia dei forti. Vogliamo che venga, quanto prima, il Vostro Regno sulla Terra, o Maria, o Gesù!

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I l g e no c i dio v a n de a no

I

l primo genocidio dell’epoca moderna, ancora impunito ed ampliamente insabbiato dalla storiografia ufficiale, è stato quello dei vandeani. Uomini, donne, anziani, bambini sterminati senza nessuna pietà per il solo fatto di opporsi, in quanto cattolici, alle “nuove” idee illuministe.

Già nel 1792 si ebbero in molte zone dei moti popolari che si opponevano alla Rivoluzione. Nel gennaio del 1793, l’ordine del governo di una leva di 300.000 uomini, unitamente alla notizia della morte del Re e il rifiuto della Costituzione civile del clero, fece esplodere la situazione in Vandea. Un gran numero di contadini si diedero alla macchia e si creò spontaneamente un “esercito vandeano”. Questo improvvisato esercito sconfisse uno dopo l’altro i reparti dell’esercito repubblicano inviati da Parigi, e riconquistò per intero il proprio territorio, sottraendolo all’occupazione rivoluzionaria. Successivamente, però, le forze inviate da Parigi, numericamente molto superiori e meglio preparate, rovesciarono la situazione ed ottennero la vittoria.

Fu allora decisa dall’Assemblea la totale cancellazione della Vandea. Perciò il governo rivoluzionario emanò, il 19 gennaio 1793, il seguente decreto: “Ogni capo di colonna dovrà perlustrare e poi bruciare tutti i boschi, villaggi, case ed aziende agricole”. A questa seguiva, il 20 aprile, un altra disposizione: “Ogni brigante trovato con le armi in mano sarà passato alla baionetta. Si farà lo stesso con le ragazze, donne e bambini. Le persone meramente sospette non saranno risparmiate”. Non paga, la Convenzione rincarò la dose con un ulteriore decreto del 1° agosto 1793: “I materiali combustibili di qualsiasi tipo saranno confiscati e

di Francesco Gatta, partecipante

inviati al ministero della guerra per bruciare i boschi, i boschetti e i cespugli. Le foreste saranno abbattute, i nascondigli dei ribelli saranno distrutti, le colture saranno devastate, il bestiame sarà confiscato. La proprietà dei ribelli della Vandea passerà al patrimonio della Repubblica”.

Tra i sistemi impiegati per spegnere il seme vandeano, spiccarono gli annegamenti in massa nel fiume Loira e i rastrellamenti da parte di grandi colonne armate, le cosidette “colonne infernali”, che attraversavano il territorio da spopolare uccidendo qualsiasi essere vivente incontrassero. In nome della “libertè egalitè fraternitè” furono massacrate circa 300.000 persone. Nulla descrive meglio l’orrore di questo genocidio del rapporto del generale Wester-man, (uno dei comandanti delle “colonne infernali”), al Comitato di salute pubblica di Parigi, il 23 dicembre 1793, in seguito alla battaglia di Savenay: “Cittadini repubblicani, non c’è più nessuna Vandea! È morta sotto la nostra sciabola libera, con le sue donne e i suoi bambini. L’abbiamo appena sepolta nelle paludi e nei boschi di Savenay. Secondo gli ordini che mi avete dato, ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei cavalli, e massacrato le donne che non partoriranno più briganti. Non ho un solo prigioniero da rimproverarmi. Li ho sterminati tutti. Le strade sono seminate di cadaveri. Le fucilazioni continuano incessantemente”. Sopra: fossa comune con resti di duemila vittime vandeane, rinvenuta nel 2009 a Le Mans A dx: la pelle di un vandeano esibita come trofeo

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Accademia estiva 2010

Se avanzo, seguitemi; se indietreggio uccidetemi; se muoio, vendicatemi!

N

ella tarda serata del 12 aprile 1793, centinaia di contadini convergono sul castello della Durbelière, a St. Aubin le Baubigné in Vandea, residenza dei marchesi de La Rochejaquelein. A differenza delle orde giacobine che mettevano Parigi a ferro e fuoco, però, questi umili vandeani non erano spinti dall’odio di classe né dalla invidia. Venivano in cerca di un capo per poter lottare contro “les Bleus”, cioè i soldati del governo rivoluzionario che aveva decapitato il Re, destituito i parroci e sigillato le chiese. Il marchese era all’estero, così toccò a suo figlio Henri — un uomo alto, dai capelli biondi, di appena 21 anni di età — ricevere i visitatori.

“Monsieur Henri — esclama un portavoce della folla — i Bleus sono ormai a Bressuire e stanno marciando su di noi. Mettetevi alla nostra testa! Difendeteci!”. 26 - TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ / OTTOBRE 2010

Monsieur Henri era finora vissuto in un ambiente privilegiato, ma era maturo oltre la sua età. Conosceva il pericolo mortale che rappresentavano i Bleus. Per più di un anno costoro avevano imperversato in tutta la Francia occidentale, lasciando una scia di morte e di terrore. Henri si rendeva perfettamente conto che bisognava resistere. Tuttavia, egli non credeva che contadini mal armati e guidati da un ragazzo potessero sconfiggere un esercito temprato. Henri quindi rifiuta il comando e esorta i contadini a tornare alle mansioni agricole. Deluso, un giovane lo apostrofa: “Monsieur Henri, se vostro padre fosse qui, egli non avrebbe paura di combattere!”. Irritato che il suo onore fosse messo in dubbio, il marchesino chiede ai contadini di tornare la mattina dopo, forse sperando che la notte raffreddasse gli animi.

Poco dopo l’alba del 13 aprile, invece, erano più di mille contadini a riempire il cortile del castello della Durbelière. Meno di duecento erano armati, per lo più con zappe, falci ed altri attrezzi agricoli. Una manciata aveva fucili da caccia. Molti avevano riposto una coccarda bianca sul cappello, dimostrando così il loro


sostegno alla monarchia cattolica. Altri portavano un’immagine del Sacro Cuore di Gesù, con sopra la scritta “Dieu le Roi”. Erano pronti a combattere per Dio e per il Re.

Henri de la Rochejacquelein si presenta vestito per la battaglia, senza più le titubanze della sera precedente. Affacciandosi al balcone, egli arringa la folla:

“Amici miei, se mio padre fosse qui, vi avrebbe certamente guidato ispirandovi fiducia. Io sono appena un ragazzo, ma spero di poter dimostrare che sono degno di comandarvi. Se avanzo, seguitemi; se indietreggio uccidetemi; se muoio, vendicatemi!”

Era nata una delle colonne della Grande Armée Catholique et Royale. Iniziava l’epopea della Vandea!

Pagina a fianco, Henri de la Rochejacquelein nel celebre quadro di Pierre-Narcisse Guérin Sotto, i partecipanti all’Accademia estiva 2010 visitano le rovine del castello della Durbelière, una culla dell’epopea vandeana, distrutto dai rivoluzionari nel 1794

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Accademia estiva 2010

I l f u lc r o d e l p e r c o r s o :

I n pe l le g r in a g g io a l la t o m ba di S . L ui g i Gr i g n io n di M o n t fo r t

di Claudio Accardi, partecipante

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“La

lettura [ d e l «Trattato della vera devozione a Maria»] ha segnato nella mia vita una svolta decisiva”. Così scriveva Giovanni Paolo II in riferimento al capolavoro di S. Luigi Maria Grignion di Montfort.

Anche nella vita del prof. Plinio Corrêa de Oliveira quest’opera ha segnato un punto di apogeo, tanto che egli ha voluto lasciarne memoria nel suo Testamento spirituale: “Ringrazio la Madonna — senza trovare le parole sufficienti per farlo — per la grazia di aver letto e diffuso il Trattato della Vera Devozione alla Santissima Vergine, di San Luigi Maria Grignon di Montfort, e di essermi consacrato a Lei come schiavo perpetuo. La Madonna è stata sempre la luce dei miei giorni”.

Il «Trattato della vera devozione a Maria» è un capolavoro della teologia mariana. Forse nessuno come S. Luigi ha esplorato gli orizzonti della mariologia in modo tanto profondo da poter rivelare la “vera devozione” alla Madonna. Forse nessuno ha analizzato il ruolo della Madre di Dio nella storia in modo tanto penetrante da poter intravedere il “Regno di Maria”.

geva il suo apostolato, e come sua diretta conseguenza, che è nata la Contro-Rivoluzione in Francia.

Apostolo popolare

S. Luigi Grignion nacque in Bretagna nel 1673. Ordinato sacerdote nel 1700, fino alla morte, nell’anno 1716, si dedicò alla predicazione di missioni popolari in Bretagna, Normandia, Poitou, Vandea, Aunis, Saintonge, Anjou e Maine. Come le situazioni richiedevano, egli sapeva essere ora soave e dolce come un angelo messaggero dell’amore o del perdono di Dio, ora battagliero e invitto, come un angelo incaricato di annunciare le minacce della giustizia divina contro i peccatori ribelli e incalliti.

La società francese dei secoli XVII e XVIII era gravemente malata. Tutto la preparava a ricevere passivamente l’inoculazione dei germi dell’illuminismo e a franare poi nella catastrofe della Rivoluzione francese. S. Luigi intraprese un’opera di rigenerazione morale. Gesù Cristo croce-

fisso, il suo Sangue prezioso, le sue Piaghe sacratissime, i Dolori di Maria, erano il punto di partenza e il termine della sua predicazione.

Nella Croce il nostro santo vedeva la fonte di una superiore sapienza, la sapienza cristiana, che insegna all’uomo a vedere e ad amare nelle cose create manifestazioni e simboli di Dio; a preporre la fede alla ragione orgogliosa; la fede e la retta ragione ai sensi ribelli, la morale alla volon-

Ma, oltre che sulla teologia, l’opera del Montfort ha inciso anche, e profondamente, sulla storia contemporanea. Infatti, è proprio nelle zone dove egli svol-

Pagina a fianco, la Basilica di S. Luigi, a St. Laurent sur Sêvre, in Vandea A dx, i partecipanti attorno al sepolcro del Santo, dopo la solenne recita del Rosario ella consacrazione alla Madonna

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Accademia estiva 2010

Calvario eretto da S. Luigi a St. Laurent-sur-Sêvre dopo una missione popolare nel 1714

tà sregolata, lo spirituale al materiale, l’eterno al contingente e al transitorio.

S. Luigi completava questa predicazione con una devozione alla Madonna la cui prima caratteristica era proprio la “tenerezza”. Bisogna risalire a S. Bernardo da Chiaravalle, il Doctor Mellifluus, per leggere pagine più dolci e più filiali nei confronti di Maria Santissima.

S. Luigi e la ControRivoluzione

La crisi che trascinava l’Europa verso la Rivoluzione era conseguenza di un deterioramento morale causato da due vizi fondamentali: l’orgoglio e l’impurità, che suscitano nell’uomo un'incompatibilità profonda con la dottrina cattolica. La lotta fra la Rivoluzione e la ControRivoluzione è una lotta che, nella sua essenza, è religiosa. Questa crisi si può evitare e a essa si può porre rimedio soltanto con l'aiuto della grazia. Ora, la Madonna è

la mediatrice universale delle grazie.

D’altronde, non possiamo non scorgere l’azione del principe delle tenebre nella genesi e nello svolgimento dell’immane lotta mossa dall’empietà contro la Chiesa e la civiltà cristiana. Ora, è la Madonna che schiaccia il capo del serpente.

Il Regno di Maria

Da queste e altre considerazioni ricavate dall’insegnamento della Chiesa, S. Luigi Grignon da Montfort si apriva alla prospettiva di un Regno di Maria, cioè un’epoca storica di fede e di virtù, che sarà inaugurata da una vittoria spettacolare della Madonna sulla Rivoluzione. In tale epoca il demonio verrà cacciato e tornerà negli antri infernali e la Madonna regnerà sull’umanità.

Egli è senza dubbio un profeta che annuncia questo avvento, di cui parla espressamente nella sua Preghiera infuocata:

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“Quando verrà questo diluvio di fuoco del puro amore, che devi accendere su tutta la terra in modo così dolce e veemente da infiammare e convertire perfino i musulmani, i pagani e gli ebrei?”.

Il Regno di Maria sarà un’epoca nella quale l’unione delle anime con la Madonna raggiungerà un’intensità senza precedenti nella storia. Qual è la forma di questa unione, in un certo senso somma? È la santa schiavitù alla Madonna, come viene insegnata da san Luigi Maria Grignion di Montfort nel «Trattato della vera devozione a Maria».

I frutti di questa unione si vedranno negli Apostoli dei Tempi Ultimi, il cui profilo morale è tracciato dal santo con linee di fuoco nella sua famosa Preghiera infuocata. A questo fine usa un linguaggio di grandezza apocalittica, nel quale sembrano rivivere tutto il fuoco di un Battista, tutta la forza dell’annuncio di un Evangelista, tutto lo zelo di un Paolo di Tarso.


Alla sorgente

L’Accademia estiva non poteva finire senza un pellegrinaggio a questa vera sorgente della Contro-Rivoluzione, nel cuore della Vandée militaire.

Arrivando a St. Laurent-surSêvre, ci siamo subito recati alla tomba del Santo. Dopo aver ascoltato la lettura di una riunione del dott. Plinio Corrêa de Oliveira su S. Luigi Grignon di Montfort, abbiamo pregato un Rosario e abbiamo quindi recitato ad alta voce la “Consacrazione di se stesso a Gesù, Sapienza Incarnata, per le mani di Maria”. Per molti è stato forse questo il momento culmine di tutto il viaggio, abbiamo avuto modo, in quell’istante, di cogliere appieno il senso di un impegno controrivoluzionario della nostra vita; un impegno che non è rivolto soltanto a meglio conoscere quello che è stata la civiltà cristiana, ma soprattutto a combattere affinché questa civiltà ritorni sulla terra per le mani di Maria Santissima.

Sopra, in conclusione dell’Accademia estiva 2010, relatori e partecipanti si uniscono a membri della TFP francese per consacrare alla Madonna se stessi e tutto il loro apostolato Sotto, la cena conviviale nello Château du Jaglu che ha chiuso questi giorni tanto meravigliosi quanto proficui

Alla presenza di un santo che ha vissuto in tempi tremendi per la Chiesa ma che non è indietreggiato, non è sceso a compromessi, un giovane cattolico si sente stimolato ad una vita di eroismo e di preghiera per la maggior gloria di Dio su questa terra.

Ecco lo spirito che abbiamo conservato, a conclusione di questo viaggio, nei nostri cuori e che noi giovani italiani abbiamo il dovere di diffondere nel nostro paese, così anestetizzato e prossimo ad una secolarizzazione totale.

Che San Luigi ci accompagni con le sue preghiere affinchè il fuoco della controrivoluzione divampi e accenda il cuore d’Italia! 

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Il mondo delle TFP

Perù: presentata biografia di Plinio Corrêa de Oliveira

È

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stata recentemente presentata in Perù la biografia di Plinio Corrêa de Oliveira, scritta dal prof. Roberto de Mattei, «Il crociato del secolo XX. Plinio Corrêa de Oliveira». Pubblicata originariamente in Italia, l’opera era già stata oggetto di convegni a Roma, Milano, Padova, Napoli, Palermo e altre città.

L’edizione peruviana, rivista dall’autore, è stata presentata in avant première a un ristretto gruppo di invitati, nella sede dell’Associazione Tradición y Acción por un Perú Mayor, consorella delle TFP. Per l’occasione è giunto a Lima S.A.I.R. Dom Bertrand d’Orleans e Braganza, Principe imperiale del Brasile e discepolo di Plinio Corrêa de Oliveira, che ha tenuto l’intervento principale. È seguito un animato cocktail (Foto 1).

Il giorno dopo, la biografia del leader cattolico brasiliano è stata presentata nell’auditorio della Fiera del Libro di Lima, con la partecipazione di quasi 200 persone. Hanno parlato i signori José Antonio Pancorvo e Pablo Luis Fandiño, di Tradición y Acción, introducendo la relazione principale, tenuta da Dom Bertrand (Foto 2).

Il Principe ha dovuto poi soffermarsi a lungo nello stand dell’Associazione per firmare le molte copie del libro che il pubblico gli porgeva (Foto 3).

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Il libro del prof. De Mattei è la prima biografia scritta su Plinio Corrêa de Oliveira, un personaggio che ha attraversato quasi da una sponda all’altra il turbolento secolo XX. 


Nobility.org

Il

25 agosto, festa di S. Luigi re di Francia, è stato lanciato negli Stati Uniti, a cura della TFP americana, il sito in inglese Nobility.org che fungerà da strumento per la nuova campagna di diffusione del libro di Plinio Corrêa de Oliveira Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII. Lanciato originalmente nel 1993, questo libro sta conoscendo un rinnovato favore nel mondo anglosassone, nella misura in cui sempre più persone mostrano disappunto nei confronti dell’american way of life, aprendosi quindi a nuovi orizzonti ispirati alla Tradizione.

L

Il Giorno del Timone

a TFP ha partecipato al tradizionale raduno del Timone, che si tiene ogni anno nella Cascina La Lodovica, presso Vimmercate, in Brianza. Come sempre, è stata una bella occasione per rivedere vecchi amici, contattare tante persone e distribuire pubblicazioni sul pensiero del prof. Plinio Corrêa de Oliveira.

Il raduno è cominciato venerdì 21 maggio, con una processione con la Madonna di Fatima seguita dalla Santa Messa. Nel corso della giornata di sabato, la nota rivista di apologetica cattolica diretta da Gianpaolo Barra ha concesso il premio Defensor Fidei al Cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna.

A riprova di quanto il tema sia scottante negli Stati Uniti, giova ricordare che il lancio dell’edizione americana del libro, nel settembre 1993 al Mayflower Hotel, aveva costituito “la più grande riunione conservatrice a Washington dopo l’inaugurazione di Ronald Reagan”, nel giudizio di un noto analista politico della capitale. Adesso, con questo sito, la TFP americana intende dar voce a tutti quelli che, nell’attuale dibattito ideologico, vogliono spezzare una lancia in favore delle legittime gerarchie sociali e contro l’egualitarismo populista imperante. Si tratta di un aspetto importante nella battaglia culturale per la difesa dei valori che contraddistinguono la nostra civiltà.

Man mano, il sito incorporerà anche sezioni in altre lingue, compreso l’italiano. Comunque, il libro in questione può essere consultato online sul sito della TFP italiana (www.atfp.it), nella sezione Biblioteca. 

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Il mondo delle TFP

Gran Bretagana: in difesa della famiglia

C

ome parte di un’ampia campagna in difesa della famiglia, il Tradition Family Property Bureau for the United Kingdom ha pubblicato il libro «L’istituzione cristiana della famiglia. Una forza dinamica per rigenerare la società». L’opera include diversi saggi, scritti e conferenze del prof. Plinio Corrêa de Oliveira sul tema della famiglia.

Sopra, la copertina del libro sull’istituzione cristiana della famiglia Sotto, campagna pubblica della TFP britannica

Il primo capitolo studia la famiglia come cellula fondante della società, dall’Antichità all’epoca feudale. “La nazione è una famiglia di famiglie con a capo il padre dei padri”, scriveva il celebre storico francese Foustel de Coulanges ne «La Cité antique». Tutta una sezione è poi dedicata alla famiglia nel Medioevo, l’epoca in cui la Civiltà cristiana fiorì con vigore maggiore. Allora le famiglie, e quindi le regioni, erano il fondamento dell’ordine sociale e politico. “La famiglia — conclude questa sezione — è l’anima stessa della società e dello Stato”. Vengono i tempi moderni, ed ecco avviarsi un processo di disgregazione della famiglia, le cui attribuzioni sono sempre di più assorbite dallo Stato, il ché sfocia in una crescente massificazione. Lo Stato diventa sempre più centralizzato e assolutista, a scapito delle strutture sociali tradizionali, creando l’humus che ha permesso il sorgere del moderno totalitarismo.

Nel capitolo quattro si apre un’analisi in profondità del carattere stesso della famiglia, partendo dalla virtù dell’“aseità”, un termine della filosofia medievale che significa la caratteristica di ciò che sussiste per se stesso e trova la giustificazione della propria esistenza nella propria stessa essenza. L’aseità è un attributo di Dio. Per estensione, l’aseità è la caratteristica degli esseri creati da Dio per la quale ognuno è unico e irrepetibile.

L’aseità è, quindi, la virtù per cui una persona sviluppa la sua propria originalità, elaborando qualità che la rendono unica e irrepetibile nell’opera della Creazione. Questo è vero per le persone come per le famiglie e, dunque, per le regioni e per le nazioni. In questo senso, la virtù dell’aseità è il “mattone” con cui si costruisce una società organica.

Il libro non sarebbe completo senza un’analisi dei pericoli che insidiano la famiglia nei nostri giorni, dal divorzio all’aborto alla difficile situazione dei giovani. Il tutto corredato con citazioni dei Papi.

L’opera conclude invitando a rigettare i nuovi “modelli” di famiglia che si sono dimostrati perniciosi per il tessuto sociale e per i valori cristiani, e a tornare invece alla famiglia tradizionale con tutti i suoi benefici tante volte comprovati. Questo processo potrà essere lento e non sempre facile, ma è indispensabile. E, soprattutto, non mancherà l’aiuto della Provvidenza, senza il quale nessuno sforzo umano può approdare a niente di buono. 

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In senso orario:

 Giovani della TFP americana in campagna di strada contro un disegno di legge per le “coppie di fatto” in Pennsylvania  Membri della TFP polacca partecipano alla Marcia per la Vita e per la Famiglia, a Varsavia

 Due scene del Summer Camp giovanile tenutosi in Irlanda, nell’abbazia di Mount St. Joseph, a Roscrea

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Il glorioso avvenire d el l a F ra n c i a s e c o n d o S a n P io X

“V

errà un giorno, e speriamo non molto lontano, in cui la Francia, come Saulo sulla via di Damasco, sarà circonfusa da una luce dall’alto, e udrà una voce, che le ripeterà: ‘O figlia, perché mi perseguiti?’ E rispondendo essa: ‘Chi sei tu, o Signore?, la voce soggiungerà: ‘Io sono Gesù, che tu perseguiti; dura cosa è per te il ricalcitrare contro il pungolo, perché colla tua ostinazione rovini te stessa’. Ed essa tremante ed attonita dirà: ‘Signore, che vuoi ch’io faccia’? Ed Egli: ‘Levati su, lavati dalle brutture che ti hanno deturpata, risveglia nel seno gli assopiti sentimenti e i patti della nostra alleanza e va, figlia primogenita della Chiesa, nazione predestinata, vaso di elezione, a portare, come per il passato, il mio nome dinanzi a tutti i popoli e ai re della terra’ ”. (Allocuzione Consistoriale Vi Ringrazio, del 29 novembre 1911, in Acta Apostolicae Sedis, Typis Poliglottis Vaticanis, Roma, 1911, p. 657. Nella foto, il castello di Chambéry.)


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