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IL MERCATO DEL CAVA CANTIERE

Un mercato in stand-by

Il segmento dei veicoli da cantiere è in un trend positivo che potrebbe accelerare se solo si arrivasse a una certezza sui programmi futuri del Paese, mentre la specializzazione dura e pura sta lasciando il posto a veicoli multiruolo

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Analizzare il mercato dei veicoli cosiddetti da cava-cantiere è piuttosto complicato, soprattutto è complicato darne i “numeri”, nel senso di quote di mercato, pezzi immatricolati, percentuali di questa o quella configurazione. Il generico termine “cava- cantiere” infatti, racchiude veicoli predisposti per diversi utilizzi che riguardano, appunto il cantiere, le cave, le miniere, ma anche i trasporti eccezionali o quelli dei mezzi d’opera. Dunque, ci dobbiamo orientare su quelli che le Case stesse definiscono essere il loro prodotto destinato ad usi off road. Ma c’è un’altra cosa da sottolineare, secondo Emanuela Pirola, direttore del periodico MC 5.0 Macchine Cantieri: “Il mondo dei veicoli da cava-cantiere non è più così separato dal resto del mercato dei pesanti; nei quattro o cinque anni successivi alla crisi del 20082009, infatti, il mondo degli operatori del cantiere ha giocoforza perso, ha modificato o, soprattutto, ha reso non più esclusiva la propria specializzazione. La necessità di ampliare il campo delle applicazioni dei propri veicoli, infatti, ha spinto le imprese a fare in modo che, oltre all’applicazione cantieristica, potesse usare i veicoli anche in altre mission, grazie anche a una serie di innovazioni tecniche e meccaniche di cui ormai possono disporre i veicoli praticamente di ogni costruttore. Quindi i veicoli ‘duri e puri’ sono ormai solo quelli destinati alle applicazioni più estreme come la cava o le applicazioni tecniche, per esempio, per le betoniere”.

UN MERCATO IBRIDO Insomma, si tratterebbe di un mercato che, per così dire, tenderebbe verso l’“ibrido”. Un fenomeno, questo, registrato anche da Alessandro Oitana, Italy Market IVECO Medium & Heavy Business Line Manager secondo il quale, però, si tratta di un fenomeno che riguarda più l’estero, dove non esiste il concetto giuridico e normativo di mezzo d’opera ed è tanto vero che, proprio all’estero non sono poche le aziende che usano il trattore IVECO X-Way, studiato per la cantieristica meno impegnativa, anche per trasporti stradali. Anche da noi, dove negli ultimi dieci anni si è diffuso l’uso del trattore nelle applicazioni off road, i trattori stradali vengono usati per mission di tipo off road o cantieristico soft anche se Domenico Andreoli, Head of Marketing & PR di Mercedes-Benz Trucks Italia, non è assolutamente d’accordo. “Per ogni mission – dice – ci vuole il veicolo adatto. Se a un cliente occorre un trattore per impieghi, anche minimi, di cantieristica, noi siamo in grado di offrire l’Arocs in configurazione trattore, che assomiglia molto all’Actros; ma attenzione, la somiglianza è solo apparente,

L’allestimento betoniera su un MAN TGS; in Italia, il 40 per cento dei camion per la cantieristica sono allestiti a betoniera.

perché ha una serie di fondamentali accorgimenti specifici nella catena cinematica, nel ponte posteriore, nelle doppie riduzioni, negli assali e nei bracci e, naturalmente nel telaio, che è davvero un altro tipo di veicolo. Spesso usare un trattore stradale con un semirimorchio sullo sterrato, anche se si tratta di un uso di pochi chilometri, o con una bassa frequenza, vuol dire rovinarlo, vuol dire ‘macinare’ il ponte posteriore, perché non è un veicolo pensato per fare questo tipo di sforzi. Ogni veicolo ha la sua mission – conclude Andreoli – e la commistione presenta sempre dei rischi”. TRATTORI STRADALI IN CAVA Ma il mondo è bello, anche perché è vario e c’è chi la pensa in maniera differente. Loris Fortarel è un padroncino trentino: “Il mio lavoro è molto particolare – dice Loris – si svolge per l’80% dell’anno nelle cave di porfido di Fornace, in provincia di Trento. Un continuo saliscendi tipo montagne russe su fondo sterrato. Se non hai un buon mezzo e un bel ‘manico’, puoi lasciarci le penne. Il tempo rimanente lavoro su strada con le imprese asfaltatrici. Quindi avevo bisogno di un veicolo che potesse permettermi entrambi i lavori e ho ordinato uno Scania serie R stradale, con una serie di

In Italia i veicoli “rigidi” fanno la parte del leone nel mercato, con il 95 per cento del venduto, anche se il trattore sta lentamente prendendo piede; tra le configurazioni quella preferita è sicuramente quella a quattro assi.

modifiche. Il camion mi è stato consegnato dopo nove mesi con un rapporto finale cortissimo, 3.23 (normalmente i camion che fanno linea utilizzano uno standard 2.91), semiassi, differenziale e cambio rinforzati, sospensioni pneumatiche su entrambe gli assi e, per la prima volta nella mia vita, mi sono convertito al cambio automatizzato.” Dunque al di là di tutto ciò, facendo la “tara” ai mezzi ibridi (non nel senso del carburante) il mercato dei veicoli da cantiere è, attualmente, un mercato da circa 2mila pezzi l’anno.

UN FORTE TREND DI CRESCITA “Fino al 2009 il mercato andava molto bene – raccontano gli addetti ai lavori – poi, con la crisi e anche per altri problemi (una cronica instabilità politica n.d.r.), il mercato ha collassato. Nel 2019 abbiamo notato notevoli segni di risveglio, con più di 2mila pezzi immatricolati, ma nel 2020 la pandemia ci ha riportato in basso, con una perdita di circa un terzo dei volumi”. Il mercato però in questo momento è in forte crescita, il trend è positivo grazie anche ai programmi di incentivazione, che sono stati una bella spinta al settore delle costruzioni e quindi hanno favorito il mercato. Nei primi tre mesi dell’anno sono stati immatricolati 526 veicoli il che vuol dire un +46% rispetto al 2020 che, comunque, rappresenta l’annus horribilis del mercato (e non solo). Per quanto riguarda tipologie e allestimenti, in Italia circa il 95% dei veicoli da cantiere venduti sono rigidi, ovvero carri con i trattori relegati a quote molto marginali, nonostante negli ultimi anni siano cresciuti nel gradimento delle aziende. Il mix degli allestimenti, carri allestiti, va verso la vasca ribaltabile e la betoniera, quest’ultima si aggiudica un bel 40% del mercato. Solitamente la configurazione che in Italia fa la parte del leone è quella a quattro assi.

COSA RISERVA IL FUTURO? È indubbio che l’Italia si trova di fronte ad un’occasione senza precedenti. Le risorse del Recovery Plan e l’ampio consenso politico sulla necessità di trasformare il Paese fanno sì che oggi ci siano le condizioni ideali per una ripartenza di slancio, con le infrastrutture a fare da tassello chiave per diventare una sorta di moltiplicatore degli investimenti. Certo, l’occasione c’è ma, nel momento in cui scriviamo, non sembra esserci nessuna certezza, solo tante chiacchiere, anche piuttosto fumose, che vanno,

Loris Fortarel il padroncino trentino che, apparentemente contro ogni regola, usa un trattore stradale Scania Serie R per l’impegnativo lavoro nelle cave di porfido.

per esempio, dal recupero del progetto del ponte sullo Stretto a una vaga ipotesi di ferrovia Arezzo – Siena. Parlando con i responsabili marketing e vendite dei grandi Costruttori ci si accorge che i pensieri, le aspettative, anche le speranze non sono univoche. C’è chi ha grande fiducia in una ripartenza rapida e che ha già quasi previsto i numeri di mercato della prossima stagione, altri che credono che la ripresa del Paese, quindi lo sviluppo del segmento, debba partire dalle infrastrutture ma ancora – lamentano – non si sa nulla di preciso. “Per esempio – dice Domenico Andreoli – se il governo volesse davvero concentrarsi sulle energie rinnovabili, dovrebbe pensare a opere infrastrutturali importanti e in questo caso questi veicoli sarebbero indispensabili. Siamo in standby. Ci sono un sacco di chiacchiere – conclude – ma segnali concreti non se ne vedono”. #

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