TrentinoMese novembre 2016

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ANNO XXIV N. 297

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NOVEMBRE 2016 9 771724 550805

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Eventi



RING

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RING di Pino Loperfido

di Tiziana Tomasini

perfidie

LEGGERE GLI ANNUNCI FUNEBRI? SE PROPRIO LO VOLETE SAPERE, CI PIACE DA MORIRE

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iamo in novembre e il tema è quello giusto, pertanto eccoci qua. In alcuni casi si trovano a piccoli gruppi di tre o quattro persone a cui, di tanto in tanto si aggiunge un automobilista che accosta il mezzo, abbassa il finestrino e – incurante del traffico stradale – commenta assieme agli astanti le ultime dall’obitorio, ovvero i manifesti funebri appena affissi. Nome e cognome, innanzitutto, onde individuare onomasticamente il defunto o la defunta (“Lo conoscevo... Abitava vicino alla chiesa...”, ecc.). Quando si passa ad analizzare l’età il macabro convegno comincia ad assumere le sembianze di una tavola rotonda, con tanto di interventi, obiezioni e dibattito finale (“Madò che giovane... Madò che vecchio... Era malato... Era sano come un pesce... Era malato, ti dico...”, ecc.). Concluso il quale, ci si inoltra nel testo che elenca la fitta rete della parentela: figli, cognati, nuore e nipoti, quelle robe là, insomma. Qui si affaccia il pettegolezzo cattivo, perché magari di un congiunto – che notoriamente detestava il morto e non si parlavano da sedici anni – si dice che è “affranto”. Ma come?! Ma se una volta se le sono date in piazza, davanti a tutti... Vabbè, è il potere pacificatore del lutto, si dirà. Stessa identica cosa, solo più privata e intima, succede per i necrologi. Può essere che quella mattina il giornale annunci lo sbarco dei marziani, la Terza guerra mondiale, l’Inghilterra che in ginocchio chiede di poter rientrare nell’UE: fa lo stesso, la pagina che si porta via tutta l’attenzione è quella dei necrologi. Capita di leggerne di angosciosi, tristissimi, ma pure paradossali e divertenti. Insomma, una passione, ecco cos’è quella di leggere gli annunci funebri. C’è chi ama il teatro, chi la letteratura, chi va pazzo per il calcio e chi invece proprio non riesce a fare a meno di andare a tuffarsi nei casi di chi è dipartito. Insommma, si legge e si prova una specie di soddisfazione, si sazia una fame, si dà risposta ad una necessità. Ah, a proposito... Finita la lettura, stranamente ci si osservano le mani, il petto, le gambe, come a verificare di essere ancora lì, al contrario di qualcun altro, vivi e in carne ed ossa. Sì, perché alla fine, qualcuno se n’è andato, ma siamo rimasti noi; sono rimaste la bontà e l’affetto, veri o millantati, dei parenti. Per questo si capisce che ci può essere vita pure nella morte proprio perché la morte è parte integrante della vita stessa (vi sono filosofi che hanno studiato 70 anni per arrivare a questa conclusione. A noi è bastato stare due minuti davanti ad un manifestino, trenta per quaranta. Tiè...). P.S.: Ok, l’articolo è finito, potete togliere la mano di lì... 8

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a mali estremi ELOGIO DELLA SPESA SLOW, OVVERO, FRETTA PUSSA VIA!

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mproponibile farlo spesso, i ritmi della routine quotidiana non lo consentono. Il lavoro, i figli, le scadenze, la casa, le riunioni hanno sempre la precedenza, andando a travolgere necessariamente ogni elemento che non goda di priorità assoluta. Ma ogni tanto la voglia di farsi coccolare sale, ed allora scendo al negozio sotto casa. Poter vedere così esposte frutta e verdura – che occupano un posto d’eccezione nelle mie scelte alimentari – ha già un sapore intenso. La produzione autunnale è tutta lì, davanti ai miei occhi. Una libidine. E il fruttivendolo anche lui lì, pronto a esaudire i miei desideri. Che uva scegliere? Non c’è problema, qualche acino di assaggio e poi la sua proposta… un grappolo per tipo. Fantastico, accetto. E poi le carote. Con il verde durano più a lungo, per un consumo lento; senza fogliame invece quelle per gli appassionati istantanei di vitamine e betacarotene. Tra i profumi dell’orto, avanzo abbinamenti filosofico stagionali, lui spiega e rilancia i colori delle ciclicità del tempo. La lattuga è di un verde croccante e la cipolla è il risultato di un nuovo mix tra rossa e gialla. I pomodori sono ancora rosso acceso, morbidi e polposi. Ecco fatto, tutto è incartato e impacchettato. Pago e lui mi porge le borse per i manici, a facilitarmi la presa. Io ringrazio, lui ringrazia. Dice che lo fa per passione. Si capisce. Ma il sogno di un giorno qualsiasi finisce. Travolta dalla fretta, vengo catapultata e fagocitata nella routine quotidiana del grande supermercato. Qui nessuno ti chiede cosa vuoi: scegli tu. Guanto e sacchetto alla mano, comincia il gioco di ruolo. Qui sei tu il verduraio. Selezioni l’elemento scavando nella cassetta; i prodotti più freschi sono quelli meno visibili… In quel momento devi far valere la tua astuzia di consolidato consumatore e veterano frequentatore di super-maxi-iper. Imbustato il vegetale, si va alla bilancia. C’è la fila. Ecco quella che sbaglia tasto e ripete l’operazione, ed ecco l’altro che – alla stregua di un prestigiatore – tira fuori almeno una decina di alimenti da pesare… Per non parlare di quell’altro ancora, che finisce la carta proprio prima del tuo turno. E poi, sotto quelle luci al neon, tutto appare molto meno naturale e “contadino”. Mentre sistemi le tue confezioni di frutta e verdura di giornata, passi alla fase offensiva: estrai la pistola e colpisci definitivamente il contenuto, puntando al codice a barre. L’ultima mansione del consumatore post moderno è la cassa. Dopo aver selezionato, imbustato, pesato e prezzato, puoi pagare. Non senza aver subito l’interrogatorio sulle raccolte bollini ed essere messo al corrente delle sensazionali offerte che andranno solo dal… al… Ma attenzione! Conservi scontrino e buono offerta. E la borsa? È lì sotto, ma lei da dove arriva? Io? Dal negozio sotto casa.


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RING di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi NOI, TRA LO SMARTPHONE E LA LUNA. RIPRENDIAMO A CONNETTERCI CON NOI STESSI

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uando ero bambino guardare la luna era pericoloso. Tenendo il naso all’insù potevi inciampare e allora era inevitabile uno scappellotto paterno. Oggi tutti guardano lo smartphone, quasi più nessuno guarda la luna. E se casualmente qualcuno è interessato all’astro notturno, possedimento freddo e silenzioso di Ecate, lo si guarda sempre attraverso lo smartphone. L’immagine fotografica, video o filtrata da qualche applicazione è sempre “più” reale e interessante dello sguardo perso nell’infinito tenebroso dello spazio. La luna incanta, ti strappa dalla terra e ti trascina nei vuoti siderali dove l’immaginazione può cogliere appieno il nostro senso di spaesamento. C’è ancora qualcuno che riconosce gli occhi, il naso e la bocca di Selene? Che ne segue i contorni, che sorride a sua volta, grato che qualcuno, lontano migliaia di chilometri, ti strizzi l’occhio? Forse nulla rinfranca lo spirito come vagare senza una meta ben precisa lontano dalla gente che guarda in basso, che non riconosce chi li sfiora, che non si accorge dei due germani reali che litigano sulla riva sassosa dell’Adige per la femmina, che perde l’occasione di vedere l’airone cinerino spiccare il volo, stanco di aspettare un pesce che non arriva. Il guardare in basso e il guardare in alto rappresentano due mondi un tempo uniti, l’uno rimandava all’altro, si chiamavano microcosmo e macrocosmo e le persone sapevano cogliere e individuare i mille fili che legavano questi due mondi. Oggi i fili non sono scomparsi, non sono distrutti, sono però diventati invisibili e non tutti riescono a vederli. La luna, seppur violata dai moduli lunari e dai satelliti, sprofonda sempre di più nell’immensità magmatica dello spazio siderale. Ma c’è chi ancora alza gli occhi al cielo, e non per esprimere rassegnazione o fastidio. Lo fa cercando lì lo stimolo per sognare, per progettare, per rincorrere un sogno. Il giapponese Kenko Hoshi, nel 1320, scriveva: questi nostri tempi mi pare si siano fatti terribilmente volgari. E questa frase detta da uno scrittore-asceta che viveva in una terra ricca di cerimoniali – rispettosi del passato (in ogni cosa amo il passato) e del gusto religioso e filosofico dell’estetica – fa pensare che in fin dei conti i problemi sono sempre gli stessi. Settecento anni fa ci si lamentava del fatto che la gente non guardava più un petalo rosa di ciliegio cadere lentamente per terra sotto lo sprone di un alito di vento. Oggi ci si lamenta che gli occhi non hanno più la capacità di rimanere alzati verso la luna. 10

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RING Eppure qualche verità soggiace a tutto questo. Guardare in basso e guardare in alto ormai sono due modi di essere, maggioritario il primo, minoritario il secondo. Normalizzatore il primo, inusuale il secondo. Da questo ne deriva, a cascata, tutta una serie di conseguenze tacite, di relazioni, di comunicazione tra noi e gli altri, tra noi e la luna, tra noi e lo smartphone. Una forbice che si divarica. Chi guarda la luna si sente sempre di più “fuori” da questo mondo, molto vicino all’astro siderale e alla compagnia di Ecate la triforme, la giovane e l’anziana, l’accompagnatrice dei morti, quella che incontriamo nei crocicchi (sostituita dai capitelli e dai crocifissi lignei). Chi guarda il telefono è sempre più connesso con centinaia di persone, che si specchiano nel video, rimandando, come in un caleidoscopio, splendide immagini che si perdono nella moltitudine. Un mondo di doppi, speculare, tragicamente reale. La rete è reale, è una forma di realtà, una realtà che ti porta anche al suicidio, anche alla morte, anche alla solitudine più straziante mentre stai premendo disperatamente i tasti. Invece non c’è nulla che rinfranchi di più lo spirito che starsene a guardare la luna, a far viaggiare la fantasia oltre ogni dimensione, a godere di ogni istante, a esplorare la natura misteriosa e cruciale della fantasia come spazio dell’uomo, riprendendoci la pratica della contemplazione e della possessione quali tramiti alla quiete. Il tempo si interrompe, il tempo si rompe, si frantuma, si è connessi soltanto con i nostri fantasmi e con la luna che ci guarda, anche durante il giorno, ci accompagna scandendo i nostri umori e ci sorride. Siamo connessi solo io e lei ma lei ci apre la porta sui miti, sulle verità segrete, sulle evidenze che abbiamo dimenticato. E scopriamo che aveva ragione Friedrich Höderlin quando scriveva: compresi il silenzio dell’etere, le parole degli uomini non le ho comprese mai. Amo camminare per le vie cogliendo gli occhi di chi guarda la luna.


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RING di Silvia Tarter

verde ostinato GREEN ECONOMY = LAVORO. E SPAZIO PER NUOVI GIOVANI IMPRENDITORI VERDI

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i siamo ormai talmente abituati al sottofondo di lamentele sulla crisi economica, la mancanza di lavoro e in particolare l’elevato tasso di disoccupazione giovanile, che abbiamo finito per aggiungerlo alla lista di ritornelli della cronaca quotidiana che costellano le nostre giornate. Un’abitudine, purtroppo, divenuta tale anche per molti giovani, che cercano di esorcizzare la loro mancanza di prospettive future, di stabilità lavorativa e quindi finanziaria, nascondendo i propri timori, allontanandoli o mantenendosi in una realtà provvisoria. Ma non si può continuare ad allontanare la realtà e a lamentarsi; occorre prendere atto della situazione attuale e cercare, senza voler fare alcuna retorica, in questo continuo vociare pessimista quanto invece di positivo serpeggia, anche se con una risonanza ancora minore del dovuto, per guardare al futuro con più lungimiranza. E uno dei settori in cui ci sono molte prospettive occupazionali e nuovi scenari dove agire è quello delle imprese green, che continuano a crescere anche nel nostro paese. Secondo il report Greenitaly 2015 della Fondazione Symbolia, la green economy occupa il 13% dei lavoratori in Italia (quasi 3 milioni), una percentuale in costante aumento. E gli esempi concreti a tradurre questi numeri si vedono anche nel nostro Trentino. Tanto per nominarne uno, di recente, sulla cronaca locale, è apparsa la notizia che la Green Energy Storage srl, una società di imprenditori, ingegnieri e scienziati, dopo l’acquisto di un brevetto da Hardvard, entro il 2018 si insedierà negli Spazi di Progetto Manifattura a Rovereto per dar via alla sua produzione. Si tratta di una grande batteria, in grado di accumulare attraverso un meccanismo simile alla fotosintesi clorofilliana, l’energia proveniente da fonti rinnovabili, dall’intensità variabile e incostante, permettendo di utilizzarla anche quando questa non è disponibile, e garantendo così un approvigionamento di energia, pulita e costante. La società è quindi a caccia di assunzioni: se ne prevedono 50 entro il 2019, tra cui entreranno anche dei ragazzi di Garanzia Giovani, di cui è chiamata ad assumerne il 30%. Una bellissima notizia questa, in grado di accendere energie e speranze di tanti giovani talenti. Anche perché in questa rivoluzione economica green sempre più persone capiscono che il lavoro verde non è solamente un lavoro come tanti, ma qualcosa di più; è anche orgoglio e senso di partecipazione nel contribuire ad una società più sostenibile. E proprio tale convinzione profonda è in grado di scardinare costrizioni e paure e di

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RING mettere in circolo impegno ed energie verso quello che appare come un obiettivo chiaro, etico, raggiungibile e positivo. A tal proposito, una storia interessante che ho sentito di recente è quella di Ortociclo. Ortociclo è l’idea di un ragazzo bresciano di nome Andrea, che un lavoro lo aveva già: era geometra in uno studio. A un certo punto però ha deciso di voltare pagina e con pochi soldi, la pensione del padre come unica garanzia, si è inventato una bicicletta, unico mezzo sostenibile per le sue finanze, dotata di un capiente box anteriore per trasportare la verdura fresca, dalle aziende dei contadini direttamente al domicilio dei consumatori, pedalando per le vie della sua città. Andrea arriva nelle case, con il suo look coloratissimo ormai riconoscibile, consegna la spesa, scambia due chiacchiere e poi inforca di nuovo la sua bici. Un’idea brillante, e in fondo semplice la sua, che salta a pie pari trafile e spese intermedie, garantendo una tutela dei guadagni dei produttori, e allo stesso tempo fornendo in tempi rapidi prodotti di qualità ai consumatori, per di più nel modo più sostenibile possibile, le due ruote. Non è nulla di nuovo in realtà, perché le consegne di prodotti a domicilio, alimentari e non, esistono da sempre, basti pensare al pane e al latte, oppure ai giornali. Ad essere innovativo è il mezzo, la bici-carretto che questo ragazzo si è inventato e la filosofia che sta dietro la sua scelta: il desiderio di fare un lavoro bello, utile (e sicuramento non sedentario!), ricco di umanità, senza dipendere da nessuno e con la fierezza di averlo creato da solo. L’innovatività della green economy è fatta anche di questo: non solo di brevetti e progetti altamente tecnologici, ma anche di possibilità e futuro per un ragazzo che scorazza sulla sua bici carico di verdure fresche.


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RING di Stefano Margheri

caninamente IL CANE? UN EX LUPO EVOLUTO, POI SPAZZINO ED OGGI NOSTRO COMPAGNO DI VITA

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a passione per i cani penso di averla avuta in “pancia”, una sorta di attrazione “patologica” verso gli amici a quattro zampe, addirittura un che di scritto nel destino. Passavo le ore, nei primi anni di vita, ad osservare figure dove loro, i cani, si esprimevano in pose ed azioni, facendomi tradurre i contenuti e memorizzando le razze. Poi le riviste, i libri e gli studi sul comportamento animale quasi in “gran segreto”, mentre, nella vita reale, si stava concretizzando una laurea in Legge che avrebbe aperto ad attività di consulenza legale. Nel frattempo, i numerosi esami di specializzazione, da educatore ad istruttore, da giudice di discipline sportive a conduttore in altrettante attività cinofile con i miei stessi cani. Alla fine, sotto un impeto “emozionale”, la decisione del licenziamento dal “posto fisso” per poter dedicare ancora più tempo ed energia a questo amore senza fine. Ed anche un libro, “Dagli occhi di Mia” (Edizioni Curcu & Genovese), ove il mio cane si racconta, in una sorta di autobiografia, dopo essere passato ad altra vita. “Dagli occhi di Mia” è, altresì, il nome del mio centro cinofilo, presso il quale svolgo l’attività pratica di educazione e rieducazione di cani e “proprietari”, nella speranza che ciascun binomio possa viversi nel massimo della gioia e dell’appagamento. Questo sono io, più o meno, sebbene più che di me penso sia importante parlare di loro, dei cani, ormai così centrali nella vita di moltissime famiglie dei nostri giorni. Parlare e scrivere di cani con l’obiettivo di fornire a chiunque ne manifesti l’interesse le corrette informazioni su questa splendida specie, evitando malintesi, tabù e luoghi comuni. Sorge quindi una domanda: di chi stiamo parlando? E guardandolo negli occhi, in quella profondità che solo gli occhi riescono ad esprimere, potremmo aggiungere: “Chi sei?”. Se uno qualunque dei milioni di cani oggi viventi potesse rispondere, forse direbbe: “Sono un cane che è stato lupo, ma lupo non è più e sono diventato, non essendo più lupo, qualcosa di altro e di altro ancora. Mi sono, in altre parole, evoluto”. E avrebbe ragione perché, pur confermando gli studi vigenti l’origine “monofiletica” del nostro amico, ammettendo senza ombra di dubbio che il tipo ancestrale originario sarebbe stato il lupo, oggi il cane ha assunto caratteristiche tali da allontanarlo 16

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RING profondamente dal suo progenitore selvatico. Ma come è potuto accadere? Come può il lupo essersi trasformato in cane? Una teoria alquanto “romantica” avrebbe espresso l’ipotesi della cosiddetta “adozione diretta”, immaginando che l’uomo primitivo, durante le inevitabili attività esplorative, avrebbe trovato un cucciolo di lupo adottandolo, addomesticandolo e facendolo poi riprodurre. In verità, a discapito dell’ego umano, le cose dovrebbero essere andate diversamente se si ritiene, con ragionevole certezza, che sarebbero stati alcuni lupi, meno inclini alla caccia e più socievoli verso la specie umana, ad avvicinarsi ai primi villaggi stanziali per ottenere, come vantaggio, la possibilità di cibarsi dei rifiuti posti nelle zone periferiche di quegli insediamenti. Secondo questa teoria, chiamata del “commensalismo spontaneo”, uomo e lupo avrebbero tratto benefici reciproci: l’uomo, mantenendo puliti i villaggi ed avendo presso di sé fedeli guardiani pronti ad avvertirlo di eventuali pericoli, e i lupi nel poter cibarsi senza utilizzare troppe energie nelle battute di caccia. Con il passare del tempo, i lupi più “socievoli” si sarebbero riprodotti, continuando ad “auto selezionarsi” in funzione di un maggior attaccamento all’uomo. Ebbene, questo processo di “mutualismo” reciproco sarebbe proseguito contemporaneamente in differenti regioni del mondo, creandosi così dei ceppi “omogenei” di lupi-cani che, nel tempo, avrebbero assunto capacità specifiche: chi votato alla guardia, chi alla caccia, chi alla conduzione degli armenti e chi alle operazioni belliche. Come sempre accade, accanto alle specialità funzionali la “pressione ambientale” avrebbe prodotto cambiamenti nella morfologia dei ceppi stessi, avendosi così gruppi di maggiore o minore taglia, di pelo lungo o corto, di aspetto di un tipo anziché di un altro, e tutto ciò con l’esclusivo obiettivo di svolgere al meglio i compiti accanto all’uomo. Un simile fenomeno avrebbe necessitato di migliaia di anni, se pensiamo che le prime testimonianze fossili di trasformazione del lupo in cane risalirebbero a 14.000-12.000 anni fa, tra il Mesolitico ed il Neolitico, pur essendovi recenti teorie genetiche che addirittura sposterebbero la data a centomila anni fa. Che si tratti della prima o della seconda ipotesi, sta di fatto che i lupi divenuti “non lupi” (“protocani”) avrebbero prima saggiato la vita degli “spazzini” per divenire, tramite l’atto finale dell’addomesticamento, nostri compagni di vita. La “selezione artificiale”, con la costituzione delle razze, avrebbe avuto inizio solamente a partire dalla metà del 1800, quando alcuni appassionati d’oltre manica decisero di dare un nome alle diverse tipologie di cani, in base alla provenienza geografica ed alle mansioni da svolgere. Solo dopo, sarebbero nate le “razze da compagnia”, fino a giungere ai giorni nostri con 312 milioni di cani al mondo a fronte di più di 400 razze riconosciute. Sarà stata la strada giusta? lamiaellie@gmail.com


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trentinoildialettoinforma di RENZO FRANCESCOTTI

il dialetto in-forma “VARDA CHE BELA: L’È L’ERBA CAGARÈLA!”

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uesta volta parlerò di un fiore, o meglio, di un arbusto fiorito, per far contente in particolar modo le mie lettrici (so di averne parecchie) e soprattutto Manuela, che mi ha già interrogato per mail sul tema floreale. Parlerò della Dafne, chiamata anche olivella odorata, timelea odorosa, cnéoro. In Europa, Asia, Africa si annoverano un cinquantina di specie (6 in Italia) di questo arbusto sempreverde con fiori ermafroditi privi di corolla, molto profumati come indicano i vari nomi (odorano di vaniglia), di colore rosso o rosa che producono grappolini di drupe, ovvero frutti rossi somiglianti a bacche sferiche. Ma attenzione a non assaggiarle queste drupe: sono tossiche. In dialetto la dafne (Daphne Cneorum L) viene chiamata in vari modi: brochetini, pangrazioti, erba cagarèla, garofolini mati… Ma sotto i nomi di garòfoi dal forment, garòfoi de prà, garòfoi mati, garòfolini selvàdeghi, garofolini mati si indicano piante che coi garofani hanno poco o niente da spartire. “E i la ciama brochetini, perché? El me scusa, ma a mi me pias i fiori e le piante. Anche gli uomini, s’è sentito… Sì, ma po me confesso sempre!” Si tratta di un nome legato molto probabilmente a quelli di origine celtica come broch e brocón, con cui vengono

designati parecchi suffrutici sempreverdi del sottobosco (mi rifaccio alla altre volte citata preziosa pubblicazione Nomi dialettali delle piante indigene del Trentino e della Ladinia Dolomitica, di G. Pedrotti e V. Bertoldi, pubblicata da Monauni nel 1930). “E perché pangrazioti?” Qui bisogna andare in Val di Non, nei paesi di Termon e di Campodenno della bassa valle, sopra i quali c’è la chiesetta di San Pancrazio, giovane santo quattordicenne martirizzato a Roma sulla Via Aurelia sotto l’impero di Diocleziano, la cui festa cade il 12 maggio. Si dà il caso che i boschi di conifere che circondano la chiesetta di San Pancrazio fioriscono in quell’epoca i fiori della Dafne, scarlatti come le drupe a ricordare il sangue del martirio. Ecco perché vengono chiamati pangrazioti… ”Brao, ma come falo a savér tute ‘ste robe?” Le ho raccolte tra gli anauni, che sono come è noto una stirpe molto intelligente, perché mangiano sin dalla nascita semi di mela, nascendo anzi – come taluno afferma – con una Golden Delicious al posto del cervello. Io che non mangio semi di mela, anzi li detesto, sono comunque informato che le dafne sono anche coltivate nei giardini perché emanano un grato odore di vaniglia e crescono allo stato selvatico tra i 600 e i 1500 metri. E so che le sue brillanti drupe color fragola sono velenose, anche mortalmente. “E perché i la ciama anca erba cagarèla?” Perché una volta i contadini la usavano come decotto purgante… “Anca na me vecia zia la dropa ‘sto purgante. La dis che l’è meio de tante sporcarie che i vende ‘nté le farmacie. E per de pu la dis che la sparagna. Lè ‘de origini nònese…” Ma adesso dove vai? “El tasa che m’è vegnù el córi-córi! G’ho paura che la me vecia zia – che ‘po l’è na me prozia – che no la ghe vede quasi pu e no la vòl comprarse i ociai, per sparmiar, al posto del tè coi biscoti a mi e ai me do mateloti, la n’abia servì el tè de pangrazioti. Pora mi e i mé matelòti!” renzofrancescotti@libero.it

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trentinodadonnaadonna di LOREDANA CONT

ATTUALI MARITI E FAMIGLIE ALLARGATE

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n questo periodo di grande discussione sulle unioni civili, sulle unioni gay, sulle coppie di fatto, sugli uteri in affitto, sulle adozioni del fiol de uno o de l’altro, eccetera… le coppie “tradizionali” finiscono quasi per far parte di una minoranza. Voglio dire: io che ho quasi quarant’anni di matrimonio sulle spalle (orpo! che sia per quelo che gò tutt sto mal de schena?) a volte mi sento quasi imbarazzata ad ammettere che ho avuto e ho un solo marito. Me par de esser ala vecia, de no esser al passo coi tempi... di essermi fermata mentre il mondo ha continuato ad andare avanti. E allora che fare per dare l’impressione di avere avuto un vissuto interessante? Semplice. Presento mio marito come il mio “attuale marito”. Un figurone! La gente mi guarda con un sorrisino incerto che mi fa capire che vorrebbe sapere qualcosa di più ma non ha il coraggio di chiedere. Però poi io preciso: “attuale, perché ormai in Italia il posto fisso non c’è più per nessuno, neanche per i mariti!”. Oggi vige il precariato! Con licenziamento per giusta causa che non occorre sia una gran causa: basta che el lassa i calzoti en giro per casa ed è giusta causa. Quando voglio far vedere di essere proprio moderna (coppia aperta, anzi spalancata) lo presento non come “attuale marito” ma come “il mio ex fidanzato” anzi, detta alla trentina “el me vecio moros”. Non è forse così? Il marito è pur sempre un ex fidanzato! Qualcuno, che viaggia su un unico binario di pensiero, mi dice: “E to marì sa diselo che te vai fora col to ex moros? Se fidelo?” D’altra parte, chi si è fermata al primo marito come me, qualcosa deve pur inventarsi per non sembrare antiquata…. Ma detto ciò, riguardo a ste famiglie moderne, anzi famiglie

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allargate, no se capiss pu gnente. Non sai chi è sposato con chi, e di chi sono i figli di chi. Vai in confusione se hai figli o nipoti da andare a prendere a scuola, e mentre li aspetti, prima o poi parli con i presunti genitori in attesa degli altri bambini. Con il rischio di fare figuracce. Fuori da una scuola materna, un signore dai capelli bianchi ha detto ad un altrettanto signore canuto “Eh, se non ci fossimo noi nonni! Anche lei a prendere suo nipote?” “Nò, son chi a tor me fiol” Che gaffe. Fuori dalla scuola elementare i discorsi sono simili “Son chi a tor la fiola dela me compagna. Ma no ghè anca so fiol en de sta scola, o sbaglio? “Nò, no ‘l sbaglia, ma el va a casa col secondo marì de la me prima moglie. Mi son chi a tor el fiol dela me convivente, che la laora…” Dobbiamo abituarci alla società che cambia, a coppie che si fanno e si disfano, a famiglie che se slarga e se strenze, a genitori sempre più vecchi e via discorrendo…. L’altro giorno, nel tardo pomeriggio, ero ferma ad un semaforo davanti ad una scuola, e ho pensato che è proprio bello vedere uscire i bambini che sembrano sparati dal cannone! È meno bello vederli schiacciati dal peso di enormi zaini, che neanche gli alpini a Monguelfo li avevano così imponenti! In questo miscuglio di bambini e adulti mi capita di pensare che, rispetto ad una volta quando si vedevano tante mamme giovani, ci sono sempre più nonne… Ma poi guardo bene: accidenti, non sono le nonne, sono le maestre……. Coraggio maestre. Fatevi forza. E naturalmente abbasso la Fornero. For ever. Vogliatevi bene!

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Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ] In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher, Gennj Springhetti Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Loredana Cont, Lara Deflorian, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Renzo Francescotti, Flora Graiff, Stefano Margheri Francesca Mazzalai, Maurizio Panizza, Silvia Tarter, Tiziana Tomasini Progetto grafico: Fabio Monauni Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170 Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150 Concessionaria Pubblicità: Südtiroler Studio S.r.l. TRENTO Via Ghiaie 15 Tel. 0461.934494 studiotn@trentinomese.it Direzione pubblicità: Rosario Genovese BOLZANO Via Bari, 15 Tel. 0471.914776 bazarbz@bazar.it Direzione pubblicità: Giuseppe Genovese Stampa: Litotipografia Alcione Lavis (TN)

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SOMMARIO NOVEMBRE 2016

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6 COMMENTI 16 IL DIALETTO INFORMA 18 DA DONNA A DONNA

Attualità

22 PATRICK E GIORGIO

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LE “FUNNE” DI KATIA BERNARDI

34 ALESSIA, SPOSA VIP 36 NEDDA FALZOLGHER 40 IN VIAGGIO CON L’APE 44

GORAN KUZMINAC

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UN PREMIO NOBEL “ALLA GUERRA” HEINRICH MANN A RIVA L’ALLUVIONE DEL 1966 MARIANO FRACALOSSI SPECIALE BOLZANO SPECIALE TEROLDEGO SPECIALE DISTILLERIE

Panorama 82 90 92 94 96 102 104

FESTIVAL METEREOLOGIA SEQUENZE PER IL FUTURO JAZZ’ABOUT BELLEZE IN MUSCA THE MUSICAL BOX CHRISTMAS CAROL INCANTO NATALIZIO

Giorno per giorno

106 MOSTRE 110 APPUNTAMENTI DEL MESE

Scoop&news 120 125 127 129 131 133

I MATRIMONI DEL MESE 50 ANNI DI SALONE “GIANNI” ALESSANDRO PAVONE L’AIRONE DI ANNAMARIA GELMI GRUPPO ALPIN VERSO LE NOVITÀ “E LIBERACI DAL MALE” A TEATRO

Rubriche 134 135 136 137

LIBRI E LIBRERIE VOLTI NELLA STORIA #TRENTINOMESE CONTEST LA VIGNETTA info@trentinomese.it www.trentinomese.it

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trentinoincontri di Pino Loperfido

UN CAFFÈ A CASA DI...

GIORGIO E PATRIK: “ESSERE SE STESSI VUOL DIRE VIVERE” PREMESSO CHE SE VIVESSIMO IN UN PAESE CULTURALMENTE EVOLUTO QUESTO ARTICOLO NON AVREBBE RAGIONE DI ESSERE SCRITTO, SIAMO ANDATI A CASA DELLA PRIMA COPPIA OMOSESSUALE CHE IN TRENTINO HA POTUTO CONVOLARE A GIUSTE NOZZE GRAZIE ALLA LEGGE CIRINNÀ. DALLA LORO MANSARDA DI LEVICO TERME, PATRIK FONGAROLLI FRIZZERA E GIORGIO GUZZETTA CI RACCONTANO A CUORE APERTO COMING OUT, VITA DI COPPIA E COSA SIGNIFICA ESSERE GAY OGGI IN ITALIA E IN TRENTINO. “CONCEDERSI LA LIBERTÀ DI ESSERE SE STESSI”, DICONO, “PAGA SEMPRE. E LE COSE POI MIGLIORANO...”

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loro nomi sono stati sulla bocca di tutti per un bel pezzo, non solo in Trentino. Effetto della Legge Cirinnà, ovvero la n. 67/16 della Repubblica Italiana: in soldoni, quella che ha riconosciuto diritti e doveri alle coppie gay, con le unioni civili, e alle coppie di fatto,

con le convivenze. Insomma stiamo parlando di Patrik Fongarolli Frizzera e Giorgio Guzzetta, la prima coppia che in Trentino ha potuto convolare a giuste nozze. È successo il 3 settembre scorso, davanti al Sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, che ha commentato l’even-

Da sinistra, Giorgio Guzzetta e Patrik Fongarolli Frizzera, nella loro casa di Levico Terme 24

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to storico dicendo che “da oggi le attese dei singoli si trasformano nell’attesa della coppia che condivide un progetto. Vi auguro tutta la felicità”. Siamo andati a trovarli a casa loro, in Piazza Venezia, nella casa rosa che fa ad angolo, propria sopra alla fontana che sta proprio al centro della piazza. No, non a Trento, come avevamo creduto in primo momento – sbagliando clamorosamente il luogo del nostro appuntamento! – ma nella più amena Levico Terme. È una mansarda al terzo piano, recentemente ristrutturata; gli ambienti sono accoglienti, tutto è molto ordinato e arredato con gusto. Insomma, una di quelle case in cui non si fa per niente fatica ad ambientarsi. Diciamo subito che vivessimo in un paese adeguatamente evoluto culturalmente questa intervista non avrebbe nemmeno ragione d’essere (in Danimarca una legge molto più evoluta l’hanno promulgata 26 anni fa…), ma tant’è: il cammino è appena cominciato. Giorgio e Patrik si erano già “sposati” l’8 maggio scorso. Non volevano infatti rischiare di dover aspettare anni perché l’annunciata Legge venisse approvata e resa esecutiva. Ma soprattutto volevano essere loro a decidere la data e che non fosse lo Stato a farlo in loro vece. Per loro il senso del matrimonio era lo scambiarsi una promessa che vale indipen-


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dentemente dalla valenza burocratica, da una firma o da una carta depositata. Ed è quella la data che per loro rimane fondamentale in questa storia d’amore. Una storia che ha un prima e avrà certamente un dopo. Ma cominciamo dal “prima”. “Cominciamo dalla mia storia che è un po’ più complessa – dice Giorgio. Sono nato a Palermo nel 1982, ma ho vissuto sempre a Reggio Calabria dove mamma Enza e papà Salvo lavoravano come ragionieri. A 18 anni mi sono trasferito a Pisa per fare l’Università, tre anni di ingegneria elettronica e poi specializzazione in biomedica”. Un ulteriore passo indietro: cosa volevi fare da grande? “Non avevo grandi idee, né ero preoccupato. Mi piacevano la fisica, il mondo della scienza…” Nel 2006, il suo relatore di tesi gli prospetta la possibilità di venire

a Trento, alla Fondazione Kessler ed eccoci qua… Lavora ancora lì. Cosa sapevi del Trentino quando eri a Reggio Calabria? “Sapevo che era una terra felice…” La confondevi con Trieste? “No, sono sempre stato bravo in geografia”. Patrik (“senza c, mi raccomando…”) nasce a Trento nel 1987, ma si trasferisce quasi subito a Levico Terme, proprio nella Piazza Venezia in cui ci troviamo, assieme a mamma Azzurra e a tre sorelle più grandi. Elementari e medie a Levico, poi le superiori a Rovereto, dove si diploma come tecnico dei servizi sociali, all’Istituto “Don Milani”. Lavora per cinque anni come educatore per Anffas, ma accordi sindacali impediscono di rinnovargli il contratto. “Non mi sono certo perso d’animo… Ho capito che c’era da reinventarsi, così mi sono iscritto ad un

corso triennale di counseling a Padova, una sorta di laurea”. Solo che invece di aprirgli opportunità professionali nuove lo porta ad una inaspettata crescita personale. “Mi ha dato l’opportunità di spazzare via delle inibizioni riguardo alla mia autostima, che mi impedivano di dedicarmi a progetti sempre rimasti in un cassetto. Ho trovato il coraggio di dedicarmi all’illustrazione, una passione che avevo sin da piccolo”. E ad incoraggiarlo nel seguire questa inclinazione e addirittura a farne una professione (Cfr. www.illatofrescodelcuscino.it) trova anche Giorgio, che conosce a Trento nel 2011, durante una festa nel quartiere San Martino, “Il fiume che non c’è”. Si erano già incontrati alcune volte grazie ad alcuni amici comuni … “…e ci siamo piaciuti”, ammette Giorgio. Anche se la loro prima uscita ha avuto un

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FOTO: “LE FOTO DI CLARA”

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che di sfigato. “Avevamo progettato una piccola gita al lago insieme. Solo che al momento di partire, abbiamo avuto in piccolo incidente sotto casa mia, in Piazza Venezia a Trento” (‘sta Piazza Venezia ci sta facendo ‘na confusione in questa storia…). “Siamo rimasti una giornata sotto il sole cocente a compilare constatazioni amichevoli e a parlare con vigili e conducenti di ambulanza. Diciamo che abbiamo resistito ad una prima prova del Destino”. Avrebbero potuto interpretarlo come negativo, una sorta di monito del Cielo, ma se ne sono incicciati perché

IL LATO FRESCO DEL CUSCINO

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osì Patrik Fongarolli Frizzera descrive il suo blog-ecommerce “Il lato fresco del cuscino”: “È la ricerca di leggerezza, tutto ciò che fa respirare vita senza macigni sul cuore, trovandone il senso nelle piccole cose. Attraverso le mie illustrazioni cerco di trasmettere la sensazione di freschezza sulla guancia di un cuscino appena rigirato, dello strofinarsi i piedi sotto le lenzuola la domenica mattina, dei sorrisi gentili senza un motivo, del guardare le nuvole. I miei personaggi hanno gli occhi socchiusi, ascoltano i sussurri del cuore. Coltivano la gentilezza, piangono lacrime buone, non si scordano di sognare. Realizzo i miei prodotti affinché, chi lo desidera, possa portare un soffio di questa poesia nella propria quotidianità.

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da quel momento in poi la loro storia poteva andare solo in discesa. Più o meno. La seconda e “decisiva” uscita di Patrik e Giorgio è stato un week-end a Pisa, dove Giorgio doveva recarsi per lavoro. E lì è scattato qualcosa. WHEN A MAN LOVES A MAN Quando un ragazzo approccia una ragazza si capisce subito dove vuole andare a parare. Quando un ragazzo approccia un altro ragazzo, la cosa è un po’ più complicata, o meno immediata diciamo, non credete? Nel senso

che bisogna capire se oltre ad essere libero e disponibile quel ragazzo sia effettivamente gay. “Questo riguarda più l’approccio con uno sconosciuto… Diverso è se sei già all’interno di un gruppo prevalentemente gay, come noi eravamo”. “Questa forse è la ragione dell’esistenza di locali chiamati gay”, aggiunge Giorgio. “Sono sostanzialmente dei posti in cui se ti piace qualcuno ti puoi sentire libero di proporti senza correre il rischio di prenderti un pugno in faccia. E, si badi, non è una questione di ghettizzazione”. (E poi anche un ragazzo che approccia una ragazza, talvolta, può avere delle sorprese…) Ma sentiamo Patrik cos’ha da aggiungere: “Se a livello sociale e culturale si eliminasse quella sensazione di disagio che un etero può provare se approcciato da una persona gay, in realtà il problema non si porrebbe. Avrebbe lo stesso effetto di una persona che ti dice gentilmente di essere già impegnata”. Ma l’omofobia esiste in Trentino? “Certo, e non parliamo solo di reazioni violente, ma anche solo di essere chiamato frocio in un locale può essere traumatico, specialmente per chi è cresciuto sentendosi sbagliato”. Sì, poi attenzione, per inciso, non vediamo al giorno d’oggi tutta questa montagna di uomini che rimorchiano al bar come nelle serie tv...


trentinoincontri

a r t s o M o t n e v v d’A

soprattutto dalla Chiesa, è difficile che uno si ponga il problema. È più facile che si reprima a vita e amen.

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FAMIGLIA, SCUOLA, CHIESA: “ESSERE ACCETTATI NON CI BASTA PIÙ” In questa rubrica, noi di TrentinoMese abbiamo intervistato industriali, imprenditori di successo, gente che ha compiuto imprese in diversi campi. Gente coraggiosa, insomma. La scelta di Patrik e Giorgio ha richiesto del coraggio? Quanto occorre essere coraggiosi per ammettere di essere gay davanti alla famiglia, agli amici e al mondo? “Quando sei un bambino e cresci – dice Giorgio –, e devi affrontare tutta una serie di fasi molto delicate con questo fardello in più, sei costretto a sperimentare tutta una serie di consapevolezze: dover comunicare alle persone care e temere interiorizzati che inducono a considerare un rifiuto… Sì, ci vuole molto coraggio”. l’eterosessualità la norma, e di conseguenza l’omosessualità una devianza. Cos’è esattamente l’orgoglio gay? È un po’ un affermare una specie di supeIn un contesto eteronormativo, le perriorità sugli etero? “No, è la consapevosone omosessuali faticano a sentirsi rilezza di avere una storia che ha richiesto conosciute, in quanto difficilmente viedei passaggi anche di rottura. Dirlo ai ne presa in considerazione in maniera a spontanea la possibilità che possano miei è stato molto faticoso”. Loro non avevano capito nulla? “Mio non essere etero. Sono costrette ad un papà non sospettava niente. Mia macontinuo coming out, talvolta quotidiaven. – sab. – dom. no, che le porta a confrontarsi con delle dre poco prima che aprissi bocca e le conseguenze afebbraio volte difficili. 2016 ore consegnassi 9–18 la lettera che avevo scritto mi ha detto: hai un compagno? Sì, In un contesto ---------------------------------------------------del genere, corroborato qualche problema c’è stato, devo conda secoli di impostazione morale dettata

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REPRIMERSI A VITA È PIÙ FACILE CHE FARE COMING OUT Ma quella di essere omosessuale è una scoperta o una scelta? “Quando uno ne prende consapevolezza si accorge di averlo in fondo sempre saputo. È un po’ la chiusura del cerchio in una vita in cui ci sono tante cose che non ti tornano, ti senti fuori posto e c’è un momento in cui capisci cos’era quella cosa”. C’è gente che non fa questo passo e trascorre tutta la sua vita “infelice” con una donna? “Io conosco persone che hanno capito di essere gay, o forse hanno trovato il coraggio di vivere veramente questa cosa, anche a 36 anni, dopo aver avuto un sacco di donne”, dice Giorgio. Gli fa eco Patrick: “Di recente un caro amico ha cominciato a frequentare un uomo che è stato sposato e ha avuto dei figli”. E viceversa? Impossibile? “Le inclinazioni sessuali e affettive sono molto complesse – dice ancora Giorgio. Mentre per un omosessuale sperimentare e pensare o ipotizzare di esserlo è disincentivato dalla società in tutta una serie di modi. Quella di poter essere gay non è quasi mai un’ipotesi contemplata, sin da bambini”. Patrick nella sua tesi di “laurea” ha parlato proprio di eteronormatività. Il termine fa riferimento a tutti quei comportamenti culturalmente e socialmente

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DOMANDE FISSE Il libro sul comodino? P. “Il Piccolo Principe” G. Sul comodino c’è “Il gene egoista“ di Dawkins, ma il mio preferito è “Il Piccolo Principe”. Il film preferito? P. Sono tanti, ma tra quelli visti negli ultimi anni “Due giorni, una notte”. G. “The Help”. E invece a proposito di musica, quali sono le vostre preferenze? P. Sam Smith, Ed Sheeran, Lianne La Havas, Florence and the machine, Elisa, Beyoncé... G. De Andrè, Queen, Elisa (da prima di conoscere Patrik) e Beyoncè (“ereditata” da lui). Qual è il vostro piatto preferito? P. Le polpette di carne cucinate da mia madre, pasta al pesto di rucola G. Fondente al cioccolato. Il sogno ricorrente? P. D’improvviso mi ritrovo nudo in un luogo pubblico. G. Tornare a scuola e non esser preparato per l’interrogazione. Il lavoro che avreste voluto fare? P. L’insegnante. G. Qualcosa nel mondo dell’edutainment (a metà strada tra divulgazione scientifica, grafica e videogiochi). La vostra paura più grande? P. Avere il rimpianto di non aver osato abbastanza, di non essere uscito dalla mia comfort zone. G. Andare dal dentista. fessarlo, ma nessuna ostilità esplicita.” E tu, Patrik? “Io sin da piccolo ho avuto delle peculiarità che potevano lasciar trapelare qualcosa o tradire un futuro orientamento sessuale, al contrario di Giorgio che era un insospettabile. Quando ho fatto coming out non ho destabilizzato più di tanto la famiglia. È stato comunque un passo importante che ha cambiato la qualità della mia vita”. Cosa ti ha detto tua madre? “Mi ha detto che per lei l’importante era che trovassi la mia strada. E fossi felice”. Qualcuno vi ha voltato le spalle? “No, assolutamente. Sicuramente l’omofobia esiste, ma noi siamo sempre stati circondati da persone che ci vogliono bene e ci dimostrano un grande affetto”. Secondo i ragazzi, sulle politiche sociali il Trentino fa un po’ da traino al resto d’Italia. Vige un po’ la regola del “vivi e 28

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lascia vivere”, al contrario di altre regioni d’Italia, soprattutto al sud. E la Chiesa trentina? “Non la seguiamo più di tanto a dire la verità. Il Vescovo precedente, Luigi Bressan, ha avuto diversi uscite infelici, dimostrando di non conoscere affatto la questione”. “E poi c’è stata la famosa vicenda del Sacro Cuore e dell’insegnante lesbica…”. Ah, già. “Era stato suggerito ai genitori di acquistare un volume in cui c’era scritto che in caso di sospetta omosessualità il figlio dev’essere portato da uno psichiatra per essere curato”. Sì, l’approccio della Chiesa non è certo progressista… “Anche se il nuovo Vescovo, Lauro Tisi, mi pare che ci stia provando”, dice Giorgio. “Ha detto che oggi Dio accoglie gli ultimi come i ragazzi con il piercing, che suona un po’ ingenua, ma direi che è già un tentativo…” Ora che è cominciata questa sorta di rivoluzione culturale, con la Legge Cirinnà, Patrik e Giorgio non si accontentano più di essere accettati, che suona un po’ come “essere tollerati”. Vogliono essere considerati come tutti gli altri. COLORO CHE SI OPPONGONO AL PROGRESSO HANNO PERSO STORICAMENTE A proposito, come mai vi siete sposati a Trento? “Nei piccoli comuni può esserci la possibilità che ci siano funzionari meno aggiornati… per non parlare di quei centri, come ad esempio Borgo Valsugana, in cui c’è la dichiarata opposizione del Sindaco in persona sulle unioni gay”. “Stanno ricorrendo a tutti i mezzucci possibili per cercare di banalizzare queste unioni”, dice Giorgio. “Ho letto di un Comune in cui hanno concesso uno sgabuzzino anziché la Sala Consiliare… Tuttavia un Sindaco non può rifiutarsi di

applicare una Legge dello Stato. Tutt’al più può delegare, ma non dichiararsi obiettore. Altrimenti è in tutto e per tutto incriminabile.” Per Patrik e Giorgio è una battaglia che certe persone hanno oramai perso storicamente. Verranno ricordati come quelli che si opponevano ai matrimoni interrazziali nell’America degli anni Cinquanta. Saranno i cattivi della storia. Si cerca di sottrarre dignità ad una Legge che peraltro è già un compromesso, in quanto manca la tutela della genitorialità. “Ai figli ci pensiamo e capiterà ancora di pensarci, abbiamo solo 30 anni... Non è nei nostri progetti a breve termine. Quando sarà il momento non ci precludiamo la possibilità”, rispondono all’unisono. L’OMOSESSUALITÀ NON È UNA DECISIONE, MA UNA CONDIZIONE UMANA Poniamo provocatoriamente due obiezioni che vengono solitamente sollevate sulla questione omosessualità. La prima è quella che in soldoni dice: due uomini o due donne si mettono assieme perché per loro è più facile essere amici e i contrasti sono minori rispetto ad una coppia tradizionale. “Mia madre ogni tanto mi dice: ma come fa un uomo senza la complementarietà della donna? Credo che nemmeno lei sappia esattamente cosa voglia dire questa domanda... Quello che va guardato è l’individualità della persona. Due uomini possono essere altrettanto diversi che un uomo e una donna”. Forse tra uomo e donna è più conflittuale il rapporto: voi litigate? “Tantissimo”, rispondono assieme. “Credo che culturalmente – chiosa Patrik – bisogna slegarsi dall’idea che


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trentinoincontri l’omosessualità sia una scelta. Ci sono contesti internazionali in cui viene punita con la morte, sfido io chiunque a compiere una scelta del genere in un contesto del genere. Non è una decisione, ma una condizione umana”. L’organizzazione internazionale della Sanità la definisce: “Variante naturale del comportamento umano”, pertanto non si capisce perché bisogna chiedersene le ragioni. La seconda obiezione è quella incentrata sulla natura umana. Madre Natura ci ha fatti uomo e donna per poter procreare… Come la mettiamo? “La trovo un’obiezione un po’ ingenua – assicura Giorgio. Intanto l’omosessualità esiste anche nel mondo naturale in una vasta quantità di specie. Certo non si capisce che ruolo abbia, ma sappiamo talmente poco della Natura in sé…” Resta un dato di fatto che una coppia come la vostra non potrà mai procreare usando i propri gameti… “Certo, ma la procreazione non è l’unico fine dell’uomo. E poi non abbiamo l’ambizione di colonizzare l’intero universo conosciuto, o di operare affinché tutti diventino omosessuali”. (Se è per quello, se proprio vogliamo metterla sul filosofico-demografico, guardando all’ultimo rapporto di Greenpeace… Forse è meglio se smettiamo di procreare considerato il deteriorato stato delle risorse.) “Ci sono tante strade per diventare genitori oltre ad un rapporto sessuale tra coniugi di sesso opposto, anche per le coppie eterosessuali”, dice Patrik.

Che poi aggiunge: “Non è che ci sia la famiglia tradizionale e poi ci sono i gay e basta. Nel mezzo c’è una gamma di possibilità davvero ampia”. “SEI OMOSESSUALE? SAI CHE NON L’AVREI MAI DETTO?!” In Italia ci sono ancora tantissimi stereotipi legati al ruolo di genere. Pensiamo solo al ruolo della donna, a come si deve comportare, quali sono le tappe fondamentali del suo percorso di vita. Pensiamo al Fertility Day, per il quale se una donna non procrea è una donna che vale meno di qualche altra. Avere figli o meno forse dovrebbe essere una scelta rispettabile come lo possono essere tante altre e altre no. “E rispetto all’omosessualità – dicono

Alcuni lavori realizzati da Patrik, che è illustratore e gestisce il blog www.illatofrescodelcuscino.it 30

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Patrik e Giorgio – l’attenzione si è spostata dall’orientamento sessuale in sé (“Sono un maschio e mi piacciono gli altri maschi”) al ruolo di genere. Cioè la cosa che dà più fastidio non è tanto il fatto che ci siano due uomini che hanno una relazione tra di loro, ma che magari ci siano uomini che hanno caratteristiche che non corrispondono al ruolo di genere maschile per la società. In Italia se io sono uomo devo avere un atteggiamento virile, certi gusti, comportarmi e presentarmi in un certo modo, vestirmi così… Risulta scomodo che ci siano uomini che non rispettano tutte queste caratteristiche”. Quante volte si sente dire, con un’accezione positiva, ad un omosessuale “Sai che non l’avrei mai detto?”. E uno pensa, vabbé anche se lo avessi detto andava bene uguale. “Chissà quanti uomini etero ci sono che si censurano nell’esprimere certi gusti o modalità perché sanno che non sarebbero considerati consoni al proprio sesso maschile. Culturalmente bisognerebbe dare alle persone la libertà di esprimersi per quello che sono veramente. Fin da bambini. Pensiamo ai genitori quando dicono ai piccoli che piangono: Non fare la femminuccia. Passa il messaggio che la donna è debole e in un certo senso inferiore. Che poi forse è la base di molte tragedie legate ai femminicidi, legate al rapporto uomo-donna-potere-dominanza”. LA FATICA DI FARE COMING OUT RIPAGA SEMPRE Come vi vedete da vecchi? “Viaggiare è l’hobby preferito di entrambi. Per cui ci vediamo in giro per il mondo. Una cosa che non ci è mancata in questi cinque anni sono stati i progetti di cose belle da fare insieme”. Che consiglio dareste a un ragazzo o ad una ragazza che sente di avere un dubbio riguardo al proprio orientamento sessuale. “Sicuramente fare coming out è faticoso, può portarti verso situazione sgradevoli ed impegnative, può mettere in discussione il rapporto con chi ti sta vicino, ma alla fine concedersi la libertà di essere se stessi paga sempre. E le cose poi migliorano”. Ed essere felici di essere se stessi vuol dire vivere. E magari la gente che ti è vicina ti capisce di più di quello che pensavi? “La vuoi sapere una cosa? Succede ogni volta...”. ■


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I SOGNI SON DESIDERI... di Tiziana Tomasini

L’INCREDIBILE, MA NON TROPPO, STORIA DELLE “FUNNE” DI DAONE SEMBRA UNA FAVOLA, EPPURE È REALTÀ. UNA FAVOLA MODERNA TRADOTTA IN PAROLE – ORA EMOZIONANTI, ORA DIVERTENTI – E IMMORTALATA CON LA MACCHINA DA PRESA. L’AUTRICE, LA REGISTA TRENTINA KATIA BERNARDI, CI RACCONTA DI QUESTA SPLENDIDA AVVENTURA: LE “FUNNE” E I LORO SOGNI...

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embra una favola ma è realtà, in un’alternanza di parole ora emozionanti, ora divertenti. Scritta e documentata con la macchina da presa da Katia Bernardi, affermata regista e scrittrice trentina. Sta per essere raccontata una storia straordinaria, andata in scena proprio in Trentino, a Daone. Molti la conoscono, ma tutti vogliono sapere di più… Ne hanno parlato tutti i mezzi di informazione a livelli entusiastici, sia per la scrittura frizzante dell’autrice, sia per l’originalità del film/documentario – presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma il 32

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22 ottobre 2016. La storia è unica nella sua semplicità, ed è proprio questa caratteristica a farne un qualcosa di veramente esclusivo. A cominciare dalle dediche iniziali, dal prologo, dalle istruzioni per l’uso fino agli esilaranti e commoventi titoli di coda. E perché non citare le foto con didascalie a metà libro? Una raccolta di questa avventura, che inizia in una valle sperduta del Trentino e finisce nelle acque della Croazia. Tutto da leggere e guardare, nello stile di Katia Bernardi.

Ma quando e dove è nata l’idea di mettere su carta questa storia conosciuta ormai ovunque nel mondo, dagli studi della BBC alla Spagna, fino alla Corea? Katia racconta di essersi sempre divertita – nel suo lavoro di documentarista - a mischiare i generi, ma non avrebbe mai pensato di arrivare al libro, pur scrivendo comunque sceneggiature e producendo scritti funzionali alla sua attività. Il merito è da attribuire a Emanuele Basile, l’editor che ha scoperto questa storia dai media e ha prontamente contattato Katia Bernardi. La sfida viene raccolta subito Katia Bernardi


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Orsolina, Teresa e Zita

Il libro di Katia Bernardi che racconta la simpatica vicenda delle donne trentine

dall’intraprendente donna, non senza qualche perplessità. “Scrivi come parli” – le dirà lui. E lei, che si definisce una chiacchierona, ha seguito il suo consiglio ed ha incominciato a scrivere. Il risultato sono state 216 pagine, “…e qualcosa hanno anche tagliato…” aggiunge sorridendo. La scrittura è stata per lei una

scoperta. E come nelle sue produzioni cinematografiche gioca, mescola e compone, anche in questa nuova esperienza inserisce ad esempio liste, istruzioni e modalità divertenti, tutte da leggere. Scrivere e girare… quanto impegno ha richiesto? Non è stato facile girare il documentario – che ha richiesto due anni e mezzo di lavoro con il coinvolgimento di tante persone – e contemporaneamente scrivere il libro, ma sulla fatica ha prevalso l’entusiasmo. Entusiasmo trasmesso dalla scoperta di questa comunità di donne incredibili, tutte iscritte al circolo “Rododendro”. Katia ricorda molto bene il loro primo incontro: pensava di trovare quattro o cinque signore e invece si è

trovata davanti a circa trenta donne, con “questi visi che parlano”. Il sogno delle funne (così si chiamano le donne di Daone), cioè di andare a vedere il mare, coinvolge altri protagonisti, tra cui il nipote che le indirizza a facebook e insegna loro a navigare nella grande rete. Senza svelare troppi particolari, qual è l’ossatura della storia? La storia si concentra in dodici mesi, da agosto ad agosto, quando il sogno di vedere il mare finalmente si realizza nelle acque della Croazia. Ma come nasce questa esigenza da parte di questo gruppo di donne? Tutto è partito dal fatto che ogni anno il circolo organizza delle gite fuori porta; per il ventennale del circolo, queste donne volevano qualco-

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sa di diverso dalle consuete uscite sul territorio a carattere religioso. Tra i sogni nel cassetto stazionavano tante grandi idee, come andare a Roma dal Papa o partecipare ad un concerto di Gianni Morandi… Improvvisamente decidono di dire “basta” a sagrati e madonne. Ed è una di loro a proporre, quasi sottovoce, il mare. Cala il silenzio nella sala del circolo. E subito la macchina operativa delle eroiche donne di Daone si mette in moto. Nasce così, per raccogliere la somma necessaria a realizzare il sogno delle “dodici dell’Ave Maria”, il mitico calendario, che andrà a fare netta con-

”FUNNE? LA VA COSÌ…”

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entiamo una delle funne, Armida, in occasione della presentazione ufficiale del libro al Muse di Trento: ”Il Rododendro (il circolo di Daone in cui le funne si ritrovano abitualmente) è bello sodo. Non ci manca il coraggio, non ci manca la volontà, non ci manca quasi (e ribadisce quasi) niente. Dove possiamo mettere le mani le mettiamo, dove possiamo realizzare qualcosa lo facciamo e andiamo avanti.” E la questione del calendario delle funne e quello dei pompieri? Erano invidiosi? Armida risponde sincera: ”Questo non lo so, se non lo vendono, si dà lo stesso l’offerta perché sono comunque i pompieri di Daone. Ma il loro calendario non mi piace, perché mettono due mesi sulla stessa pagina. Io glielo dico ogni anno, quando passano per le case!”

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correnza a quello dei pompieri del paese. Ma anche questo non basta, quindi non resta che ricorrere “al mondo dell’internèt, con l’accento sulla e…”. Possiamo raccontare qualche curiosità? Verso la fine delle riprese, si volevano individuare i cinque elementi più importanti emersi in questi anni di lavoro con le protagoniste della storia. E come non citare allora un altro grande personaggio, che emerge con veemenza tra i cinque: la parrucchiera di Daone, Sonia. Mentre giravano il documentario al mare, Katia racconta che la mattina la messa in piega era d’obbligo… da questo rituale sono nate alcune pagine dedicate alle istruzioni per l’uso della pettinatura perfetta.

Come è stato entrare a far parte del mondo di Daone? Katia racconta di essersi letteralmente innamorata di questa comunità e di sentirsi parte integrante di essa; e come in tutte le famiglie, i momenti di amore sono stati intervallati da piccole incomprensioni. Katia non entra nel merito, ma possiamo supporre che tanti caratteri forti possano aver creato qualche scintilla… Insomma eccole qui le funne. Sospese tra favola e fantasia, tra gioco e sentimento, tra verità e poesia sfilano sul grande schermo e tra le pagine del libro e dimostrano che i sogni – come ama ricordare l’autrice Katia Bernardi – non hanno età e che non è mai troppo tardi ■ per vederli realizzati.


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ALESSIA, SPOSA VIP

di Tiziana Tomasini

VOLTO NOTO A TRENTO PER IL LAVORO CHE SVOLGE – GESTISCE UNO DEI NEGOZI “INCONTRO” DELLA CITTÀ, L’ATTIVITÀ DEI GENITORI – ALESSIA MÜHLBACH HA CONQUISTATO TUTTI CON IL SUO MATRIMONIO. TANTO DA ESSERE DECRETATO IL MIGLIORE D’ITALIA IN UNA CELEBRE TRASMISSIONE TELEVISIVA NAZIONALE

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on capita a molti l’opportunità di rivivere un sogno. Quello che viene definito “il giorno più bello” di una coppia rimane solitamente scolpito nei ricordi, si rivede ogni tanto per immagini o si sfoglia tra le pagine di un album. Ad Alessia è stata offerta un’allettante possibilità, e lei l’ha colta al volo. La sua storia – sospesa tra favola e realtà – vale la pena di essere raccontata. Perché sognare piace proprio a tutti. Alessia è una bella ragazza di trentun anni, spigliata e disinvolta. Un sorriso contagioso e due occhi espressivi, incorniciati dai lunghi capelli. Non appena comincia a raccontarsi ed a raccontare la sua esperienza, intuiamo il motivo della sua vittoria. La sua determinazione traspare dalla passione per il suo lavoro: compiuti gli studi liceali frequenta l’università, ma contemporaneamente si dedica a quello che le piace da morire, cioè il mondo dell’abbigliamento di qualità. Capisce ben presto di aver ereditato l’inclina36

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zione di famiglia e si dedica totalmente a questo settore, che definisce la sua vita. Lei si occupa del negozio definito “Petit”, che presenta una linea più giovane; contrariamente a quanto si possa credere, la gestione – spiega – è

molto impegnativa: non si tratta insomma di collocare solo la merce, ma di ricercare sul mercato, trovare nuove ditte e nuove proposte, esaminare i campionari e trovare quindi le ispirazioni per l’anno successivo. Senza dimenticare la creatività dell’esporre e del presentare. Novità dell’era tecnologica è la gestione dei social in chiave commerciale: Alessia ha creato un contatto con i suoi clienti attraverso Facebook ed Instagram. Gli “Incontrini” – che condividono lo stesso stile di abbigliamento di chi si serve da “Incontro” – si scrivono e le scrivono, dando così vita ad una rete di comunicazione molto moderna ed attuale. In parallelo veste anche le cheerleaders dell’Aquila Basket, che hanno messo in piedi un vero e proprio spettacolo per sostenere questa forte squadra sportiva. Oltre allo spirito di iniziativa in questo ambito, scopriamo che Alessia ha nel cuore non solo lo sci nautico che ha praticato a livello agonistico per tutta la sua [prima] giovinezza


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(è stata in Nazionale fino ai 20 anni), ma anche il ballo… non nasconde che le sarebbe piaciuto lavorare nel mondo dello spettacolo. Ma le soddisfazioni comunque ci sono e spesso è protagonista di servizi fotografici grazie alla diffusa visibilità conquistata con la sua attività e attraverso i social. Ed è proprio da queste esperienze che nasce la sua avventura da sposa. Un anno fa convola a nozze con Alberto Hartmann e realizza il video del matrimonio, che pubblica su internet. Non un video qualunque, ma realizzato da esperti che girano corti per sport estremi. Niente di banale o di scontato quindi, quanto piuttosto il desiderio di fare qualcosa di diverso dai tradizionali stereotipi cerimoniali. Alessia spiega che sono cinque minuti di video nei quali però vivi decisamente tutto ed in maniera ariosa e leggera. Si tratta di sequenze veloci, senza parlato e con tanta musica; sono state selezionate le scene salienti dell’evento, dall’attesa allo svolgimento. Con i due sposi per protagonisti. Tra le tante visualizzazioni, questo viene notato dagli autori della trasmissione “La sposa più bella”, che la contattano e le chiedono di partecipare. A questo punto sorgono inevitabilmente gli interrogativi: andare?

Non andare? Cosa fare? Nonostante l’iniziale esitazione del marito, Alessia si fa convincere da un fattore determinante: avere cioè l’opportunità di indossare ancora una volta il suo abito, di rifare l’acconciatura e di ripetere il trucco. In sintesi le viene offerta la possibilità di non lasciare tutto nell’armadio e relegarlo ad un ricordo, ma di rivivere ancora una volta il suo bellissimo matrimonio. Ed allora pronuncia un altro “sì”. Ed entra in trasmissione. In gara con altre due spose (del Centro e del Sud) a rappresentare il Nord, racconta il suo giorno più bello, che viene giudicato vincente da una famosa wedding planner e dal regista della trasmissione, curata dall’emittente nazionale La7. Tanta adrenalina e nuove sensazioni: dal microfonino alla cipria, fino alla messa in onda. Gli elementi valutativi sono stati molteplici: per intenderci, dai tempi e dalla modalità di svolgimento fino alla scelta dei colori. Alessia è ancora emozionata al pensiero. E ricorda soprattutto il momento del confessionale, in cui – seduta su uno sgabellino – ha raccontato, per quaranta minuti, fotogramma per fotogramma, tutto quello che è successo a partire dal giorno precedente alle nozze. La serenata del suo compagno (che non si sarebbe mai aspettata!), l’agitazione

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della sua piccola figlia Stella, l’emozione contagiosa del padre quando l’ha vista, l’entrata in chiesa – la splendida Sant’Apollinare – e la suggestiva coreografia del coro gospel, che poi ha trascinato inevitabilmente nel ballo. Dopo aver raccontato le emozioni e le sensazioni del giorno, è seguito il momento dell’abito. Indossarlo di nuovo è stato un momento importante e significativo, anche perché – racconta Alessia – era davvero da favola. Corpetto stretto e costellato di brillantini ed ampia gonna di tulle; velo lungo e diadema tra i capelli. Una principessina. Come la figlia, che indossava in miniatura una riproduzione simile a quella della mamma. Rivivere questi attimi è stato il coronamento di un sogno o forse anche di più… Rimane un ricordo da ripercorrere insieme. E non un ricordo qualunque. Qualcosa di molto, molto speciale. ■

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NEDDA: IL CANTO PURO DELL’ALLODOLA di Renzo Francescotti

A 60 ANNI DALLA MORTE, UN RICORDO DI NEDDA FALZOLGHER, LA POETESSA CHE SCRIVEVA CON L’INCHIOSTRO VERDE, USANDO LA MANO SINISTRA A CAUSA DELLA MALATTIA, QUELLA POLIOMIELITE CHE L’AVEVA COLPITA ALL’ETÀ DI CINQUE ANNI. MA IN UN MONDO IN CUI TANTI SI PIANGONO ADDOSSO NEI SUOI VERSI NON SI ACCENNA MAI ALLA SUA DISABILITÀ

Nedda Falzolgher in una foto giovanile

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n mese fa su questa rivista abbiamo rievocato Edda Albertini a 90 anni dalla sua scomparsa: impossibile non parlare “a ruota” anche della sua grande amica, Nedda Falzolgher con cui visse quasi in simbiosi. Edda e Nedda, due quasi omonime, un’attrice e una poetessa, due personaggi di statura nazionale, due indimenticabili donne della gente trentina, a cui Trento, la loro città ha intitolato due vie. “Com’era Nedda?” chiesi quarant’anni fa ad Adele Frainer, che non era stata per 26 anni unicamente la sua governante, ma molto di più, una della famiglia, giunta come era da Roncegno a casa Falzolgher nel 1930 quando aveva 23 anni, un anno meno di Nedda. “Era 38

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una creatura angelica. La madre di Nedda era una bella signora che veniva, credo, da una famiglia della Val di Non. Suo padre era un commerciante benestante. La signora era una donna raffinata: tra lei e Nedda c’era un’unione profonda…” Nedda le dedicherà alcuni dei suoi versi più belli: “Fammi ponte della vita /col tuo vivido corpo d’amore /madre che sei l’isola in fiore / dove il tempo è fermo tra due mari. // Tu che avevi sapore di rose/ nella carne ferita, / lascia che io cammini e non ti veda.// E prega per la mia nuda fame: / se il tuo cuore fosse pane/ dal petto ancora te lo coglierei / per i giorni desiderosi.” Il padre di Nedda, Mario, appassionato di pesca, forse per questo aveva scelto di abitare nella casa rossa sull’Adige, nei pressi

del vecchio gasometro e vicino al ponte di San Lorenzo che porta a Piedicastello di Trento, una casa con un grande terrazzo affacciato sul fiume. Nedda, figlia unica, come ce la mostrano le fotografie era una bellissima bambina bionda. A cinque anni venne colpita dalla paralisi infantile (come allora chiamava

la poliomielite): rimase un piccolo corpo inchiodato sulla carrozzella, le gambe e il braccio destro paralizzati, scrivendo col sinistro, usando di preferenza inchiostro verde. Aveva un volto bello che truccava con cura, una voce melodiosa da regalare ai familiari e agli amici, assieme a parole di una profondità sorprendente, che offrivano conforto invece di chiederlo. In un mondo in cui tanti si piangono addosso non esiste in tutti i suoi versi nemmeno un accenno alla sua disabilità. Negli anni Trenta, questa ragazza dall’intelligenza vivida, che si era costruita un’ampia e aggiornata cultura studiando da autodidatta, raccolse attorno a sé non tanto un salotto letterario, quanto un cenacolo, un gruppo di amici che parlavano libera-


trentinopoesia

mente di poesia, di filosofia, di cultura, di arte, nel clima del regime retorico e bellicista. Ma anche divertendosi, tra giovani com’erano, sulla grande terrazza schermata da piante e fiori nelle giornate calde rinfrescata dall’Adige. C’era un poeta conosciuto come il maturo Augusto Goio e giovani poeti ancora sconosciuti come Marco Pola (coetaneo di Nedda), Diego Gadler, Arcadio Borgogno e Raffaele Gadotti, figlio di contadini di Gazzadina, che fece scoprire a Nedda la campagna, portandola tra i solchi, in mezzo alla terra in cui affondava sensualmente le mani. C’erano poi i fratelli Franco e Luigi Bertoldi, il primo che diverrà in seguito pedagogista e docente universitario, il secondo che diventerà nel dopoguerra leader socialista e ministro del Lavoro. E c’erano anche donne: come Jerta Bertoldi, sorella di Franco e Luigi, le figlie dello storico Antonio Zieger e una ragazza di quattordici anni che si chiamava Edda Albertini… Venne la guerra. Il bombardamento schiantò la vicina Portèla e il ponte di San Lorenzo; danneggiò la “casa sul fiume”. Rimasti sotto i calcinacci, i Falzolgher sfollarono prima a Vigo Meano e dopo a Bosco di Civezzano. Poi il ritorno a casa, il dopoguerra col cenacolo che si sciolse quasi del tutto. Edda aveva sino ad allora

pubblicato poche poesie su opuscoli locali; ma anche su una importante rivista nazionale come ”l’Eroica”, diretta da Ettore Cozzani. Ma fu Edda Albertini – che aveva ultimato l’Accademia del Teatro a Roma e iniziato la sua prestigiosa carriera teatrale accanto ai maggiori registi e attori italiani – a convincere Nedda a pubblicare il suo primo libro di poesie. Leggeva le liriche dell’amica in ogni occasione possibile, le trovò un editore e un prefatore: il primo fu Ubaldini di Roma, il secondo nientemeno che Silvio D’Amico, direttore dell’Accademia di Teatro. Era il 1949 e quella raccolta di liriche dal titolo ”Fin dove il polline cade” fu l’unico libro pubblicato da Nedda nella sua breve vita. Ma tranne qualcuno come il romanziere Bruno Cicognani e il critico Alberto Frattini il libro passò sotto silenzio, anche nella sua città. Nedda morì di tumore sette anni dopo, a cinquant’anni. L’anno seguente, Franco Bertoldi – su incarico di Mario Falzolgher – pubblicò con Rebellato di Cittadella (allora uno dei più importanti editori di poesia d’Italia) “Il libro di Nil”, un’antologia di poesie e prose della Falzolgher da lui scelte e ordinate. Tutti i manoscritti (vergati con la sinistra e l’inchiostro verde) vennero bruciati su richiesta di papà Mario. Una gravissima perdita che ancora oggi impedisce agli studiosi di esaminare inediti il cui valore sarebbe stato tutto da verificare. A parte alcune trasmissioni sulla RAI regionale, curate da Nunzio Carmeni, padre della critica letteraria trentina, per 20 anni sulla povera Nedda calò il silenzio. Io avevo 18 anni quando Nedda scomparve, nel 1956, e non ho avuto la fortuna di conoscerla. Ma una volta... vidi una donna sui quarant’anni, spinta in carrozzella. Ero con

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trentinopoesia mia madre, maestra alla ”Crispi”, che mi disse: ”Quella è Nedda Falzolgher, una poetessa. Va nelle scuola a parlare coi ragazzi e leggere poesie”. Nel 1975 venni eletto al Consiglio Comunale di Trento. E una delle mie prime interrogazioni riguardò la poetessa trentina di cui, l’anno dopo, ricorreva il ventennale della morte e nessuno – neanche i suoi stessi amici e amiche – mostrava di ricordarsene. Chiedevo che il Comune si facesse promotore di quattro iniziative. Editare un’antologia delle sue più belle prose e poesie facendole presentare da un importante critico; organizzare un convegno per fare conoscere la Falzolgher in campo nazionale; pubblicare gli atti del Convegno e collocare sulla “Casa sul fiume” una targa. Nel tempo di accelerazioni vertiginose in cui viviamo ci vollero qualcosa come trent’anni per realizzare questi quattro obbiettivi... Due anni dopo la mia interrogazione, nel 1978, edita dal Comune, uscì l’antologia “Nedda Fazolgher, poesie e prose (1935-1952)”. Il libro conteneva tre saggi, di Carmeni, Bertoldi e Francescotti, ed era impreziosito da 10 disegni a sanguigna di un maestro della pittura conosciuto internazionalmente come Remo Wolf (fui io a chiederglieli e il generoso artista, dopo il loro utilizzo, me li regalò: penso che un giorno li regalerò al Comune…). Il libro fu presentato da Ines Scaramucci, docente alla Cattolica di Milano, che ne scrisse anche un saggio sul “Ragguaglio Librario”, nel giugno dell’anno seguente. Mancava però una monografia sulla Falzolgher, che fosse scritta da un critico di caratura nazionale. L’occasione si concretizzò quando scrissi un articolo firmato con lo pseudonimo di Franco Milani, sulla “Nuova Rivista Europea“, diretta da Giancarlo

La targa posta nel 2006 sulla Casa Natale di Nedda Falzolgher

Vigorelli. Quell’articolo ebbe la fortuna di essere letto da un critico come Vittoriano Esposito, ricercatore all’Università dell’Aquila, autore di oltre cinquanta monografie, considerato il maggior studioso di Ignazio Silone. Esposito – con cui diventammo amici – si mise in contatto con me per reperire tutto il materiale possibile sulla poetessa trentina. Fu così che, nel 1981, cinque anni dopo la famosa interrogazione in Comune, uscì quella che resta la monografia fondamentale sulla grande poetessa trentina: ”Il caso letterario di Nedda Falzolgher”, Edizioni dell’Urbe di Roma. Passarono altri

due anni e nel 1983 fu raggiunto il terzo degli obbiettivi: il convegno nazionale. Fui io stesso a suggerire all’allora assessore alla cultura Pietracci, che fosse presieduto da succitato Giancarlo Vigorelli, direttore di quella “Nuova Rivista Europea , stampata a Trento con il sostegno dell’impresario Del Favero. La scelta, come spiegherò, si rivelò esiziale. A quel convegno parteciparono personaggi di notorietà nazionale, come lo stesso Vittoriano Esposito, Alberto Frattini, il poeta Franco Loi; e i trentini Nunzio Carmeni, Franco Bertoldi, Diego Gadler, Raffaele Gadotti e io stesso. Benché

Con la madre e il padre sul terrazzo della casa sul fiume 40

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invitato non ci fu però l’adesione di Marco Pola. Già Ettore Cozzani aveva definito Nedda “una delle poche vere, ardue, vette della nuova poesia italiana… Se l’Italia sarà giusta, la Nedda non sarà dimenticata…” Ed Esposito aveva a sua volta scritto che la nostra poetessa: “A nostro giudizio, per vigore di sentimenti e purezza di stile, non teme confronti tra le voci della poesia europea, e non soltanto italiana, di questo secolo”. C’è da dire che Vigorelli apostrofò Esposito ad alta voce, all’inizio del Convegno, rimproverandogli il suo giudizio su Nedda, a suo avviso sovradimensionato. Per altro dimostrando di non conoscere affatto la Falzolgher (e perché aveva accettato allora di presiedere il Convegno?), così come gli studi pubblicati su di lei, uscendosene con un assolutamente ottuso e crudele: “Io non sapevo che la Falzolgher fosse un’handicappata”. Il timido quanto civile Esposito non replicò (come io personalmente invece avrei fatto…), riservandosi di farlo nella discussione finale del Covegno. Ma non ce ne fu la possibilità. Perché Vigorelli, verso le 17 chiuse frettolosamente il Convegno. E non alzò mai un dito per far conoscere l’opera della grande autrice trentina. Dopo la monografia di Esposito, uscirono negli anni seguenti altri libri su Nedda, che rimane tra ai poeti trentini la più studiata. Nel 1986 uscì “La casa sull’Adige” della romana Marcella Uffreduzzi, dove sono anche ripubblicate un’ottantina di liriche. Quattro anni dopo, nel 1990, un’altra giovane studiosa romana, Emanula Maddaleni, a cura del Comune di Trento, pubblicò “Nedda Falzolgher: il cuore e la poesia”. Si trattava della pubblicazione della sua tesi di laurea discussa all’Università di Roma. (A proposito, ci si domanda


trentinopoesia Con il nonno

come mai l’Università di Trento non abbia mai pensato di valorizzare in qualche modo la figura della poetessa trentina). Comunque, sempre nel 1990, a sette anni distanza (!), uscirono per conto del Comune di Trento gli Atti del Convegno, sotto il titolo di ”Poesia e spiritualità”. Eccoci così alla fine del secondo millennio, nel 2000, la storica “Pro Cultura “ fondata da Cesare Battisti, su proposta di chi scrive, realizzò il CD con una trentina di liriche lette stupendamente da Edda Albertini, all’indomani della perdita della grande amica. Le poesie, accompagnate dalla chitarra di Gianni Falci, del Gruppo “Neruda” furono riversate da dischi incisi su cera in una tiratura per pochi amici. La copertina che met-

te assieme Edda e Nedda, separate anagraficamente da un arco di vent’anni, ma unite simbioticamente, riporta un disegno del pittore Domenico Ferrari, realizzato per l’occasione. Il 9 marzo 2008, al Teatro Cuminetti di Trento, davanti a un folto pubblico, ci fu la prima del filmato realizzato da Francesco Dal Bosco su testo di Alessandro Tamburini. Ma due anni prima si era raggiunto – sebbene a trent’anni di distanza – il quarto obbiettivo indicato in quella lontana interrogazione in Consiglio Comunale: la collocazione di una targa su ”La Casa sul Fiume”. Uno dei proprietari della casa per tanti anni si era inspiegabilmente opposto. In tandem con l’allora assessora comunale alla Cultura Lucia Maestri, in tre mesi risolvemmo il problema. Infine, il 25 febbraio 2006, a 100 anni dalla nascita e a 50 dalla morte, Nedda fu ricordata con una lettura delle sue liriche più belle da parte di Arrigo Dalfovo e Chiara Turrini, in un evento organizzato dal Comune e dalla Biblioteca, in collaborazione con la “Pro Cultura” e col Gruppo “Neruda”. Dalla lontana Avezzano, sarebbe dovuto arrivare a leggere il suo intervento critico Vittoriano Esposito. Ma le condizioni di salute di questo illustre critico amico del Trentino – scomparso nel febbraio 2012 a oltre ottant’anni – non glielo permisero. Il suo intervento fu comunque letto nella sala. Poi la collocazione dell’iscrizione sul muro della casa che guarda l’Adige. Sulla lastra di marmo si può leggere: “In questa “casa a specchio sul fiume / così sola nell’urlo delle piene” / visse a sua breve vita / Nedda Falzolgher / col corpo “segnato in croce” / e il “canto di “allodola pura”. Un canto che talvolta, passeggiando lungo il fiume, pare di sentire ancora, forte e persistente. ■

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IN VIAGGIO CON L’APE

Agostino in fase di rientro

OVVERO, COME UN MEZZO DA LAVORO PUÒ TRASFORMARSI IN UN PREZIOSO COMPAGNO DI VIAGGIO. PERCHÉ – COME DICEVA, AGLI INIZI DEL ‘900, MARCEL PROUST – “UN VERO VIAGGIO DI SCOPERTA NON CONSISTE NEL CERCARE NUOVE TERRE, MA NELL’AVERE NUOVI OCCHI”. SE DUNQUE PER VEDERE BENE È NECESSARIO VIAGGIARE LENTAMENTE, COSA PUÒ ESSERCI DI MEGLIO SE NON L’APE PIAGGIO, IL TRE-RUOTE “SLOW” CHE PER AGOSTINO PROSS È DIVENTATO UN’ALTERNATIVA ALL’AUTOMOBILE? ALTRO CHE AEREO! UNA FILOSOFIA DI VIAGGIO TRASFORMATA IN FILOSOFIA DI VITA CHE È L’ESATTO OPPOSTO DEL MORDI E FUGGI DI MOLTI TURISTI DI OGGI. LE ULTIME IMPRESE? UNA VISITA A FRANCESCO GUCCINI A PAVANA (PISTOIA) E UN VIAGGIO A L’AQUILA, DURATO 22 ORE E 700 CHILOMETRI

C

ome un sonnambulo arrivo alle tre di notte in aeroporto. Check-in per l’imbarco. “Mi dispiace, il bagaglio non è a posto”: colpo al cuore! La soluzione? Basta pagare. Ma come? Il mio bagaglio è regolare! Senza colazione, lo so, sono particolarmente nervoso: discuto, alzo la voce, la gente 42

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si gira, non accetto imposizioni di sorta, grido, non voglio pagare! Alla fine, però, pago. Mi siedo per ultimo nel posto peggiore, ma chissenefrega: basta partire. All’arrivo scendo contraffatto, per via delle turbolenze, però felice. Ecco il pullman-navetta. Via svelti in albergo. C’è il tempo per un giro in

città? Ma certo! La guida parla male l’italiano, non ho capito un piffero. Pazienza, in compenso ho visto tante cose, anche se non so cosa siano. Poi arriva la cena. Poi la notte. Poi la mattina e di nuovo di corsa a vedere tutti i musei, tutti i monumenti, tutte le chiese e tutti i santi. Così, dopo due giorni brevis-

simi, torno a casa distrutto, più stanco di prima come se fossi stato via una settimana. Cose da pazzi! Oggi è così: in meno di due ore possiamo essere a Barcellona, a Parigi, o a Londra. In tre a San Pietroburgo, in quattro a Tel Aviv. Per non dire di certe agenzie che in un giorno ti promettono di vedere Firen-


trentinoincontri

Agostino e Renzo in viaggio verso Volano

ze e in due tutta Roma. Se il vecchio Proust fosse ancora vivo credo si metterebbe le mani nei capelli a vedere quanto sia stata stravolta la sua filosofia del viaggio. Oggi il feticcio è la velocità, altro che la lentezza! Lo vediamo nella pubblicità, dove la maggior parte degli spot esalta la rapidità e la “vita moderna”, che è anch’essa velocità umanizzata. “Chi è lento rimane desolatamente indietro” è il messaggio subliminale che arriva a milioni di spettatori. Ma non per tutti è così. Per Agostino Pross, un saggio agricoltore di Volano di 53 anni, la sua filosofia è ancora quella della scoperta di cui parlava Proust e per praticarla, come inseparabile compagno di viaggio ha scelto un mezzo che ben

Agostino e Francesco Guccini

la rappresenta. L’Ape di cui parliamo – si sarà ovviamente capito – non è l’insetto operoso, né tanto meno la sigla di un attestato energetico. L’Ape di cui vogliamo raccontare è il mezzo a tre ruote della Piaggio, quello che ancora oggi molti ragazzi anticonformisti considerano il loro piccolo-grande amore, alternativo al motorino o alla prima utilitaria. Sì perché l’Ape, l’indovinata sorella della Vespa, a distanza di quasi settant’anni dalla sua prima uscita sa ancora muovere non solo merci, ma pure i sogni e l’anima di chi la guida. E la nostra storia, appunto, è un esempio di lavoro, d’amore, ma anche di vita, con l’Ape e con l’uomo come protagonisti. Agostino – un lungo passato da camionista alle spalle – conosce bene questo mezzo a tre ruote perché per lui è uno “strumento” insostituibile nei campi. In qualche circostanza, però, è stato pure uno straordinario compagno di viaggio, di lunghi viaggi “avventurosi”. Come nel 2014, quando assieme al cugino Renzo a bordo dell’Ape ha raggiunto il paese di Pavana, in provincia di Pistoia (a circa 250 km dal suo paese). Il motivo? Incontrare Francesco Guccini, il celebre cantautore di cui è un grande fan ed estimatore. Agostino, per dire, conosce a memo43

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trentinoincontri ria tutte le sue canzoni. In quell’occasione la trasferta in Ape andò buca, nel senso che il cantautore non era in casa, ma Agostino, comunque, si rifece qualche mese più tardi. Nel frattempo i soliti due amici progettavano e portavano a termine un altro lungo viaggio sul loro tre-ruote, stavolta verso Longarone, in provincia di Belluno, per visitare i luoghi tristemente famosi della tragedia del Vajont, e incrementando in tal modo di 30 km il record precedente. L’ultima impresa in ordine di tempo è di appena qualche mese fa, un’impresa che ha unito il desiderio del viaggio alla necessità di sostituire il vecchio mezzo a tre ruote con uno seminuovo. Un’occasione scovata in internet – di quelle imperdibili – e la solita voglia di avventura, hanno portato questa volta i nostri due “eroi” addirittura a l’Aquila, il capoluogo abruzzese terremotato, a 714 metri di altitudine e a circa 700 chilometri da Volano. Trasportati sul posto in auto da un amico e sbrigate poi le faccende del passaggio di proprietà, Agostino e Renzo in tarda mattinata hanno salutato con commozione la città ancora in rovina e sono saliti sulla “nuova” Ape. Viaggiando con tranquillità per strade secondarie, a

Ad uno dei tanti incroci

una velocità di crociera di soli 60 km, hanno così iniziato a risalire la Penisola, fermandosi di tanto in tanto quando qualche paesaggio suggestivo meritava una sosta. Poi, alternandosi alla guida per tutta la notte (fatta salva qualche breve pausa di riposo), i due piloti la mattina seguente, dopo ben 22 ore di viaggio, sono arrivati in vista di Volano. “Tutto bene?” – chiediamo. “Sì, molto bene, viaggio rilassante, a volte però un po’ difficoltoso nell’inevitabile attraversamento dei grandi centri urbani”. Capiamo allora che il TomTom non fa per loro. “Ma cos’è questa voglia irresistibile di viaggiare in Ape?” – domandiamo ancora. Come fosse la cosa più

naturale del mondo, Agostino ci risponde: “Non è niente di straordinario. Per noi è solo un modo di essere, una ricerca della semplicità e dell’essenza del viaggio. Nient’altro. E’ la possibilità di gustare il territorio a piccoli sorsi, con sobrietà, lentezza e meraviglia, con lo stesso sapore dei viaggiatori di un tempo.” Poi ci racconta di come il viaggiare le ntame nte “permetta anche di guardarsi dentro e di comprendere noi stessi e gli altri” e poi di come si apprezzi la libertà e come ci si possa aprire più facilmente a nuove esperienze umane e spirituali. “Andando lenti, si scoprono paesaggi e gente, si socializza facilmente e ci si fa voler bene, si impara

a riconoscere le diversità apprezzandole in maniera che siano per noi una risorsa, fonte di ricchezza e di stimolo per capire e per crescere”. A sentire queste parole, ancora una volta ci torna alla mente Marcel Proust e i suoi “occhi nuovi per guardare”. E pensando ad Agostino ci rendiamo conto di quanto noi stessi siamo miopi nel non riuscire talvolta a vedere certe meraviglie andando via troppo di fretta. Del resto, guardare dal finestrino dell’Ape un paesaggio che scorre lento davanti a noi, a sessanta chilometri all’ora, è sicuramente un’altra cosa, è un’altra filosofia. In questo caso una filosofia di vita tradotta in itinerario di viaggio. ■

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trentinoattualità

c a n i m z u K Goran

QUEST’ANNO FESTEGGIA I 40 ANNI DI MUSICA, FRA TANTE SODDISFAZIONI. È STATO IL PRIMO CANTANTE AD INTRODURRE IL FINGER STYLE NELLA CANZONE D’AUTORE ITALIANA. DI SÉ DICE: “NON TELEFONO AI POLITICI, HO UN PESSIMO CARATTERE, E SONO L’ULTIMO DEGLI IDEALISTI” di Gianfranco Gramola

“S

ono nato nella ex Yugoslavia sulle rive del bel Danubio blu, a pochi chilometri da Belgrado. I miei genitori si sono trasferiti in Italia quando avevo sei anni, perché mio padre che da bambino aveva fatto le scuole a Bressanone e Verona, si era preso in carico una piccola ditta di spazzole e materiale plastico, pur essendo un medico. Ho fatto un’infanzia libera e spensierata in Trentino”. Inizia così la biografia sul suo sito ufficiale www. gorankuzminac.it Com’è nata la passione per la musica, Goran? La passione per la musica è nata mentre stavo in collegio con i Gesuiti, in Austria, al “Stella Matutina” di Feldkirch. Solo che avevo sbagliato strumento, suonavo la batteria. Dopo di ché al liceo di Trento ho trovato i primi ragazzi che

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trentinoattualità suonavano. Il mondo in quel periodo si divideva in quelli che seguivano la musica e quelli che seguivano il calcio. Quelli che seguivano il calcio conoscevano a memoria tutte le formazioni, mentre quelli che seguivano la musica sapevano tutto sui gruppi musicali. Nel caso mio ho cominciato a suonare, anche per far colpo sulle ragazze del liceo. Chi erano i suoi idoli musicali? Ero tra quelli che cercavano di capire quello che si suonava, perciò mi piacevano quelli che suonavano in maniera pulita, i Beatles piuttosto che Rolling Stones, per esempio, gli Eagles invece che i Chicago. Mi piaceva molto John Taylor, mi piacevano i chitarristi e poi i cantanti italiani, ma i cantautori sono arrivati molto dopo. Io già suonavo quando sono arrivati i primi cantautori. I suoi genitori che futuro speravano per lei? Ho fatto medicina a Padova, perciò si aspettavano che facessi il medico. Ha praticato anche la musicoterapia? Sì, la sto ancora praticando. Sto finendo il quarto anno e mi vorrei laureare adesso o l’anno prossimo ad Assisi. Un’occasione anche per fare una vacanza. Ho praticato questa terapia diversi anni a Villa dei Fiori, un ospedale psichiatrico di Roma. Federico Zampaglione dei Tiroman-

cino ha detto “La musica ci avvolge, ci accarezza, ci circonda, ci sfiora la mano, ci tocca il cuore, la musica è eterna, non smette mai di esistere”. È così anche per lei? È una strana domanda da fare ad un musicista, è come chiedere a te che cosa è l’aria. E’ una cosa che ti serve per respirare per vivere, è una cosa che fa parte del tuo essere, di te, come scrivere. Fa parte del quotidiano, mettere le mani sulla chitarra, cantare, suonare degli accordi. Com’è cambiato negli anni l’ambiente musicale? Purtroppo lo vedo peggiorato: per motivi economici, i potentati cioè le radio o le grandi major, ma specialmente le radio, fanno dei grandi danni, nel senso che in nome del Dio denaro propongono come gioielli dei vetri falsi. Però c’è sempre un modo per salvarsi. Adesso c’è Internet e su questi canali si riesce a trovare la vera musica, gente che suona molto bene e fa veramente delle cose belle. Cosa ne pensa dei Talent musicali? Fondamentalmente ne penso il peggio possibile, anche se suppongo che oggi nella situazione in cui siamo, sia uno dei pochi modi dove si può sentire della musica, anche se molto pilotata e senza alcun futuro. Ci sono dei Talent che propongono anche dei ragazzi bra-

vissimi, ma per contratto l’anno dopo i ragazzi spariscono, tornano nel buio e non avranno mai la possibilità di diventare De Gregori, De Andrè, ecc … per il semplice fatto che uccisi da piccoli e questo è veramente un peccato. Un consiglio a un ragazzo che vuole avvicinarsi alla musica? A un ragazzo che vuole avvicinarsi alla musica è inutile che gli dai consigli, ci si avvicinerà comunque, perché fa parte del suo respirare. I veri musicisti sono veri musicisti anche se non è un me-

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stiere per loro, non è un lavoro per loro, perché fa parte della loro vita. Perciò se hanno la musica dentro, questa musica prima o poi dovrà venir fuori come un respiro. Certo farne una professione oggi devo dire che è un po’ azzardato, molto difficile, pericoloso. L’aneddoto della chitarra che ha costruito e regalato al cantante trentino Anansi, è vero? È vero. È una slide, la slide che adopera lui, l’avevo fatta io anche se poi lui ci ha rimesso mano. Però è una di quelle cose che mi sono divertito a fare un bel po’ di anni fa... Poi gliel’ho regalata. Con Stefano siamo amici da tanti anni, inoltre lui è amico di mia figlia. La prima volta che è salito su un palco, l’ho fatto salire io, proprio a Trento. Le piace la sua musica? A me piace lui, come personaggio e come creativo. È uno che soffre molto sulle cose che scrive, le ragiona, le pensa. È una cosa che oggi di molti altri non si può dire, magari molto più famosi di lui. È capace anche di costruirle? Sono andato per 4 mesi a lavorare gratis da un liutaio per imparare a metterci un pochino le mani, e devo dire che non sono perfette, però suonano. Quante chitarre possiede? Non lo so. Credo 7 chitarre, un banjo, una slide, 4 ukulele, 3 chitarre elettriche, 2 bassi. Ha un negozio praticamente. È tutto quello che mi serve. Poi ti dirò che ne sto costruendo un’altra adesso. Un suo disco ha

per titolo: “Dio suona la chitarra”. Se lo immagina così? Io ne sono assolutamente convinto, che altro strumento può suonare Dio? Il diavolo suona il violino sicuramente, ma Dio suona la chitarra. Hai presente il Dio, quello disegnato da Michelangelo, nella cappella Sistina? Io l’ho immaginato così, bello con le spalle larghe, i capelli bianchi, su una Harley Davidson, con una fender sulle spalle che suona il Blues, ma lo suona in una maniera talmente bella che suona da Dio. Sta nei Pub, parla con tutti i musicisti, insegna loro dei bei giri di chitarra, si beve la birra e poi sparisce. La canzone che l’ha fatta conoscere al grande pubblico è stata “Stasera l’aria è fresca”. È vero. Era iniziato il periodo delle radio libere. Tanta voglia di musica. Era suonata in modo strano, era diversa l’atmosfera, il testo era un tormentone. Poi arrivò: ”Ehi, ci stai” e a quello seguì “Prove di volo” l’anno dopo, e poi i vari Q concert ed il bagno di folla e di popolarità. Ho letto che ha collaborato con tantissimi musicisti italiani, da Francesco De Gregori a Ron. Che ricordi ha di loro? Francesco De Gregori l’ho incontrato a Madonna di Campiglio. Aveva appena finito di registrare “Rimmel”. Lui e Ron sono degli amici e sono dei gran personaggi, perché anche loro hanno cominciato in momenti veramente difficili. Sono stati i primi, quelli che hanno aperto una strada, e questo è stato una cosa che mi ha aperto un mondo quando li ho conosciuti e da loro ho preso molto coraggio. Ivan Graziani e Lucio Dalla, altri due cantanti strepitosi. Sì. Con Ivan Graziani ho fatto una tournée di un anno. Eravamo io, lui e Ron. Ivan era un chitarrista pazzesco e mi è mancato molto. Dalla non lo conoscevo bene nel senso che ci frequentavamo quando

Goran Kuzminac

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lavoravamo al RCA insieme, poi ci eravamo persi di vista. Al momento della sua morte mi è dispiaciuto molto. Con Ivan mi ricordo per esempio la serata che facemmo sia a Trento che a Bolzano. Lui era un personaggione, uno estremamente divertente, piccolino, di quelli caricati a molla, che tentava di parlare in dialetto trentino ma essendo abruzzese non ci capiva un bel niente. Goran, ha dei rimpianti? Devo dire di no. Sono ancora un musicista e questa è una cosa molto importante per me. Probabilmente avrò perso dei treni che però probabilmente erano sbagliati, perché io sono ancora qui dopo 40 anni, mentre molti altri che negli anni ’80 o ’90 sono scesi a dei compromessi, poi sono spariti, non fanno più concerti, non sono più musicisti. Probabilmente i treni che ho perso erano treni da perdere. Ha scritto colonne sonore per Morricone. Altra grande soddisfazione, vero? Sì. Ho lavorato per Morricone, ho scritto un po’ di colonne sonore. Era il periodo in cui a Roma cercavo di trovare delle strade nuove musicali, perché se la musica la fermi in un posto solo, l’ammazzi. Bisogna fare cose musicali diverse. Ha mai pensato di mettere nero su bianco, fare un libro, sulle sue esperienze artistiche? Credo di averne già scritti 15 di libri, sono praticamente i miei dischi. Ascoltando i miei dischi via via ti rendi conto del viaggio che ho fatto e che sto facendo, delle persone che ho incontrato, delle storie che ho raccontato e che ho sentito. Perciò già quello basta. Ha ancora un sogno artistico, che vorrebbe realizzare? Oh, sì. Io ho suonato con due miei grandissimi idoli, uno era Jordan McConnell e l’altro era John Martin e il terzo idolo, con il quale mi piacerebbe fare anche una sola nota, è Peter Gabriel, dei Genesis. Cosa la rende orgoglioso? Una cosa che mi rende orgoglioso è quella di aver suonato con tantissimi grandi. Da Ivan Graziani ad Antonello Venditti, da Ron a De Gregori e Lucio Dalla, per non parlare degli artisti americani che dicevo prima, cioé Jordan McConnell e John Martin. Tutti artisti che io da ragazzino ascoltavo e ammiravo, con i quali poi ho avuto la fortuna di collaborare e lavorare.


trentinoattualità Quando non suona o scrive musica, cura degli hobby? Mi piace molto fare e montare dei video che si trovano su You Tube e mi piace costruire strumenti musicali strani. Difatti ora sto costruendo una chitarra con tre corde. Che progetti ha adesso? In questo momento sono molto impegnato con le serate. Faccio delle serate. Ho passato 10 giorni a Roma, dove ho fatte delle serate al teatro Margherita, ed è stata una bellissima esperienza. Poi credo mi rimetterò a scrivere il prossimo album. Mi parla del suo rapporto con il Trentino? In Trentino ci ho sempre vissuto. Ho una casa a Villazzano e ci vengo spessissimo. Ho vissuto a Tione, ho fatto le scuole elementari e una parte delle scuole medie lì, poi sono andato in Austria e poi sono ritornato a Trento. Fa parte della mia giovinezza, della mia maturità, indipendentemente dall’Università di Padova. Però Trento è sempre stato il posto dove c’è la mia famiglia, dove io ho le mie radici e gli amici. Le piace Trento? Trento è Mitteleuropea, sta al centro dell’Europa, se guardi bene sta abbastanza centrale, una zona interessante di passaggio. È un po’ addormentata ultimamente, però è sempre una bella

città e ci vengo sempre volentieri. A Trento ha fatto la scuola, i primi amori, come ricorda quei periodi? Bellissimi ovviamente. Come dico spesso: “Di tempo ne è passato pochissimo, di anni un sacco”. I suoi luoghi del cuore del Trentino, quali sono? I miei luoghi del cuore sono Tione, il Sarca l’affluente del lago di Garda, dove ho imparato a nuotare e pescare. Poi ricordo “el pont che bala”, “il boion di S. Vigilio”, che purtroppo non c’è più. I posti in cui ho imparato a nuotare, a correre, a pescare e quando ci torno, come sono tornato due mesi fa, è come tornare indietro, è come tornare bambino. Il lago di Caldonazzo, Vigolo Vattaro dove andavo sempre con gli amici. Avevo una bella compagnia e ci divertivamo tantissimo. Cosa le manca di questa regione quando è in giro per suonare? Mi mancano i vecchi amici, anche se mi mancano relativamente, nel senso che li sento e li frequento quando vengo qui. Mi manca più che altro la tranquillità e l’organizzazione. Trento è molto ben organizzata e molto tranquilla, mentre il resto dell’Italia è molto incasinato. Ora vive in Abruzzo. La cucina trentina le manca un pochino? Non mi manca niente, perché sono capace di fare di tutto, dai canederli al

tortel de patate, dalla polenta e crauti, ecc… Quando ho voglia di cucina trentina mi metto ai fornelli. Oltre ad essere una buona forchetta sono anche un bravo cuoco. Frequenta qualche locale a Trento? Tanti anni fa, quando era ancora aperto e c’era un bel movimento, frequentavo “La Cantinota” e vicino al Castel del Buonconsiglio “Le Bollicine”. Adesso quando vengo a Trento non ho un locale in particolare e quindi vado un po’ qua e un po’ là. Si mangia bene dappertutto. Cosa non le piace di questa regione? Troppe regole forse. Il Trentino è diventato come una piccola Svizzera e, secondo me, forse si sta esagerando un pochino sulle regole. Quante volte in un anno viene in Trentino? Ci vengo una o due volte al mese, dipende dagli impegni. Ma molto spesso faccio anche delle serate, la prossima sarà a Cles, in novembre. Quest’anno festeggia 40 di musica. Un breve riassunto della sua carriera? Grande gavetta, successo e poi buio per un bel periodo e poi una vita artistica e creativa. Auguri speciali da Trentino Mese per i suoi 40 anni di musica e per tanti ■ altri anni di buona musica!

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trentinostoria di Francesca Mazzalai

PASSARONO DI QUI...

IL PREMIO NOBEL VA ALLA GUERRA

Kipling posa con alcuni soldati al Fronte

1917. LA STRAFEXPEDITION SI È APPENA CONCLUSA. LA NOTIZIA DELLA DRAMMATICA BATTAGLIA HA FATTO IL GIRO DEL MONDO. PER RACCOGLIERE INFORMAZIONI DI PRIMA MANO GLI STATI ALLEATI DEL REGNO D’ITALIA SPEDISCONO NEL NORD DELLA PENISOLA DEI CORRISPONDENTI DI GUERRA. TRA DI LORO, A OLTREPASSARE IL CONFINE FRA TRENTINO E VENETO, C’È ANCHE LO SCRITTORE, PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA, RUDYARD KIPLING

V

eneto, autunno del 1917. Nel quartier generale dell’esercito italiano due uomini stanno passeggiando lenti, all’aperto, scrutando attentamente l’orizzonte. Uno è italiano, una Penna Nera, un alpino. Mentre l’altro, a cui l’alpino fa da guida, è un inviato di guerra inglese: lo scrittore Rudyard Kipling. “Ci sono tre fronti” spiega la guida a Kipling. “Il primo è quello dell’Isonzo, ossia la strada che posta a Trieste; lì le truppe possono avanzare a piedi, seppur con qualche 50

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difficoltà. Il secondo è quello del Trentino, a nord, dove le linee nemiche si spingono più vicino alle nostre pianure; in questo caso bisogna procedere con scalate e arrampicate. Ve ne renderete conto di persona”. Kipling è stato mandato in Italia proprio per raggiungere la linea di confine con il Trentino e raccontare di persona le aspre battaglie combattute in quella zona. Lo scrittore inglese lavora come corrispondente di guerra dall’inizio del conflitto, e chi lo incontra nei suoi

frequenti viaggi lo descrive come un uomo di mezza età dall’aspetto mite e pacifico, basso di statura, piuttosto esile, la fronte sfuggente, i sottili capelli neri un po’ diradati e tirati all’indietro e dei grossi baffi scuri che quasi gli nascondono la bocca. In quell’umido giorno d’autunno, raggiunto il quartier generale in Veneto, Kipling osserva le montagne lontane, cercando con lo sguardo il punto in cui a ovest delle Dolomiti si intravede il territorio trentino. La guida si fa più vicina all’uo-


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mo, spiegandogli che nella terza guerra d’indipendenza, nel lontano 1866, tutta quella regione era finita sotto il controllo dei volontari guidati da Garibaldi. La conquista del Trentino da parte dell’Italia sembrava ormai cosa fatta, ma ecco che la Prussia, fino a quel momento alleata italiana, senza alcun preavviso aveva firmato la pace con la nemica Austria, riconsegnandole il territorio fino a Riva del Garda. Una storia difficile quella del Sudtirolo italiano, che sembra non avere fine, commenta la guida. I due uomini si guardano e

continuano a camminare. Poco distante da loro si scorge un reticolo di strade in costruzione su cui passano rumorosi autocarri. Alle loro spalle ci sono i solchi scavati dalle trincee e dalle granate e monti ridotti a cumuli di maceria che s’intravedono a malapena, avvolti in una fitta nebbia. La guida alza la mano destra e indica un punto all’orizzonte, la zona dove si è da poco conclusa la drammatica battaglia degli Altipiani. A combatterla l’Impero austroungarico contro il Regno d’Italia. Nel corso dei preparativi l’Austria aveva concentrato in Trentino circa trecento battaglioni e duemila pezzi d’artiglieria. Il piano, secondo un’idea cara al Capo di Stato Maggiore austriaco Conrad von Hötzendorf, era quello di attaccare dalle montagne trentine le truppe italiane schierate a est sull’Isonzo e, una volta isolate, procedere verso il Po. In realtà l’avanzata si rivela molto più ardua del previsto e in un mese e mezzo di combattimenti – fra il 15 maggio e il 27 giugno 1916

Kipling durante un comizio pro arruolamento 51

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– la cosiddetta “Strafexpedition”, lascia sul campo 25 mila morti, 120 mila feriti e 80 mila tra prigionieri e dispersi. Un prezzo altissimo, spiega ancora la guida, pagato da entrambi gli eserciti, ma soprattutto da quello italiano, che non smette di combattere fino alla vittoria finale. Tra i due cala il silenzio. Kipling, che fino a quel momento non ha aperto bocca, si sistema gli spessi occhiali da vista e annota poche parole su un taccuino. Lo scrittore nasconde bene le sue emozioni. Ma a un buon osservatore non può sfuggire quel momento di incertezza nel prendere appunti. Per Kipling non è facile parlare di soldati uccisi. In quell’orribile guerra lui ha perso il suo unico figlio maschio, John, dichiarato disperso nel 1915 in Francia, sul fronte occidentale. Il corpo non è mai stato ritrovato. Eppure, nonostante il dolore, Kipling non ha mai smesso di scrivere. Anzi scrivere è forse il suo unico rimedio alla disperazione. Il mondo lo conosce soprattutto per un romanzo di grande successo, Il libro della giungla, che nel 1907, a soli 41 anni, gli è valso il Premio Nobel per la letteratura, il più giovane di sempre ad ottenere una simile onorificenza. Il premio assegnato a Kipling desta vasta approvazione ma anche diverse polemiche. 52

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Kipling non è uno scrittore convenzionale o che possa passare inosservato. Nelle sue opere c’è tutto il colore e il calore dell’India, dove lui è nato. I primi sei anni di vita Rudyard li ha trascorsi a Bombay. Sei anni talmente belli che avrebbe voluto riviverli altre mille volte. Ma così non è. Come tutti i bambini inglesi nati in India, Rudyard e la sorellina Trix vengono spediti in Inghilterra per studiare. Inspiegabilmente i genitori non hanno scelto la nonna materna o una delle zie a cui affidare i bambini. I piccoli verranno messi a pensione da una “Donna” (come la chiamerà sempre Kipling), ovvero Rosa Holloway, una signora sposata ad un vecchio capitano di marina che gestisce con grande fervore religioso una pensione per studenti. Per Rudyard e la sorellina Trix è un duro risveglio. “Ricordo una terra buia –annota il piccolo Kipling – e una stanza ancora più buia piena di freddo in cui una donna bianca accendeva un fuoco e io piangevo forte di paura, perché non avevo mai visto prima un caminetto”. La scuola, dove ai bambini non viene risparmiata alcuna punizione corporale, viene soprannominata da Rudyard la “Casa della Desolazione”. E se non è la signora Holloway a picchiare i bambini, ci pensa con altrettanto en-

tusiasmo il figlio tredicenne. “Più di una volta, in seguito, la mia adorata zia mi chiese perché non avessi detto a nessuno come mi trattavano. I bambini dicono poco più degli animali, poiché quello che gli capita lo considerano stabilito dall’eternità. E poi i bambini maltrattati – conclude amaramente Kipling – sanno perfettamente che cosa gli toccherebbe se tradissero i segreti della loro prigione prima di esserne completamente fuori…”. Trascorrono così diversi anni. Finché nel 1878 Rudyard raggiunge l’età per frequentare la scula superiore. Per Kipling è finalmente il momento di lasciarsi alle spalle la Casa della Desolazione e tutti i brutti ricordi. Proprio al college il futuro scrittore affronta la prima sfida letteraria diventando direttore del giornale scolastico. E finalmente, nel 1882, arriva per lui il momento di tornare nella sua amata India. Gli è stato affidato l’incarico di lavorare per la “Gazzetta civile e militare” un giornale di lingua inglese della città di Lahore, nell’attuale Pakistan. Da piccolo Rudyard ha imparato perfettamente il dialetto hindi e questo gli permette di penetrare in ambienti inaccessibili al resto degli europei presenti in India. Kipling si tuffa dunque nella vivace vita indiana senza remore, assaporando ed esplorando tutto ciò che lo circonda. “Spesso la notte vagabondavo fino all’alba in strani posti di ogni genere – spacci di liquori, case da gioco e fumerie d’oppio che non sono affatto misteriose, – per il puro gusto di guardare”. Non ci vuole molto perché alla “Gazzetta” si accorgano dell’entusiasmo e del talento del giovane Kipling. Gli vengono affidati incarichi via via più importanti grazie ai quali il giovane Rudyard può raccogliere aneddoti preziosi

per i suoi futuri romanzi. La mia prima mazzetta – racconta Kipling – mi venne offerta all’età di diciannove anni in uno stato indigeno nel quale una delle maggiori preoccupazioni dell’amministrazione locale era di ottenere un maggior numero di colpi di cannone nel saluto rivolto al suo sovrano quando si recava in visita all’India Britannica, e perfino la buona parola di un miserabile corrispondente avrebbe potuto essere utile. Onde il cestino di frutta deposto ogni mattina davanti alla porta della mia tenda, una banconota da cinquecento rupie e uno scialle di cachemire. Poiché il mittente era di alta casta resituii il dono per mezzo dello spazzino dell’accampamento, che non lo era. Dopodichè il mio domestico, che era responsabile verso il padre, e verso mio padre, della mia incolumità, disse senza scomporsi: “Finché non torneremo a casa mangerai e berrai solo dalle mie mani.” E così feci”. Negli anni successivi il suo incarico di giornalista s’intreccia con la passione per la narrativa. È il 1888 quando vede la luce il primo libro


trentinostoria di racconti di Kipling. La maggior parte di questi sono già apparsi con successo sul giornale la Gazette, e la pubblicazione va rapidamente a ruba. Seguono altri libretti tascabili, distribuiti nelle edicole delle stazioni ferroviarie, e che gli inglesi di passaggio in India leggono durante il viaggio, riportandoli poi a casa in Inghilterra. È così che gli scritti di Kipling attraversano migliaia di chilometri. Il suo nome comincia poco a poco a diffondersi nel Regno Unito. Ed è proprio a Londra che Rudyard decide di tornare per tuffarsi nella vivace vita letteraria inglese. Naturalmente uno spirito avventuroso come il suo non può accontentarsi di un semplice tragitto attraverso il canale di Suez. Decide inceve di imbarcarsi in un viaggio decisamente meno convenzionale: lasciata l’India si dirige verso est, per attraversare il Medio Oriente, gli Stati Uniti e infine l’Oceano Atlantico. Il viaggio si rivela pieno di spunti, con tappe in Birmania, Singapore, la Cina, il Giappone, San Francisco, che lui definisce una città folle, e finalmente Londra. Poco dopo il suo arrivo conosce la futura moglie, Carrie, con cui subito dopo le nozze intraprende un nuovo lungo viaggio intorno al mondo. Negli Stati Uniti vengono al mondo numerose novelle e poesie e anche la loro prima figlia, Josephine. Sono gli anni del romanzo Il libro della Giungla a cui seguono il rientro in Inghilterra, un viaggio in Sud America e altri due figli, Elsie e John. Kipling avvia anche una collaborazione con il Times, su cui pubblica in forma di poesie le sue considerazioni sui fatti del giorno. Quando nel 1914 scoppia il conflitto, lo scrittore insieme alla moglie si offre di lavorare per la croce rossa, girando tra gli ospedali di tutta l’In-

ghilterra. Nel frattempo lavora come corrispondente per le maggiori testate giornalistiche inglesi. Nel 1915 è sul fronte francese a incontrare le truppe. E nel 1917 arriva in Italia. Nel seguire le tracce degli Alpini, Kipling rimane colpito dalle difficili condizioni in cui i soldati si trovano ad operare, affrontando i ripidi sentieri montuosi. Kipling percorre il fronte trentino, che ora, finita la spedizione punitiva austriaca, gli appare il più tranquillo del nord Italia, o perlomeno quello dove la presenza dei militari viene meno avvertita. Dopo la Strafexpedition, sembra che tutto si sia fermato. Lo scrittore osserva i paesini deserti, le voragini lasciate dalle granate nemiche e intorno i ruderi abbandonati; un tempo erano case in cui risuonava la vita. “In un altro paesino arroccato sulla pietra non c’era anima viva, tranne i cuochi dell’Esercito e alcuni genieri dall’aria annoiata, addetti alla manutenzione stradale. Il resto delle truppe si trovava sulle alture, per piazzare e far brillare le cariche esplosive, oppure a valle, in conche boschive che assomigliavano a parchi e dove i battaglioni, simili a spettri, si aggiravano nella nebbia dei pini”. Ora gli unici suoni rimasti sono quelli dei cannoni austriaci, tuoni “impazienti, lamentosi, quasi assillanti.” Così commenta Kipling percorrendo la linea del confine trentino. I suoi scritti dal fronte italiano sono densi di particolari visivi, sonori. Il suo talento di narratore consente, a chi legge le sue descrizioni, di sentirsi trasportato ancora oggi nella tragedia di allora. Forse nella speranza che rivivere quell’atmosfera serva da monito. E che l’orrore, il non senso, l’inutilità di ciò che è successo ci insegni a non farlo accadere più. Ma questa è un’altra storia. ■

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trentinoamarcord QUINTA PUNTATA

L’ALLUVIONE DEL 4 NOVEMBRE 1966

di Alberto Folgheraiter

1966: I VERTICI DELLO STATO NEL TRENTINO DELL’ALLUVIONE IN VALSUGANA, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ALDO MORO, DOMANDÒ AI SUOI INTERLOCUTORI: “DI CHE COSA AVETE BISOGNO”? “DI TUTTO, ECCELLENZA, DI TUTTO” – POLEMICHE PER L’AUMENTO DEL PREZZO DELLA BENZINA (10 LIRE IN PIÙ AL LI-TRO) – GLI STUDENTI “BRAVI RAGAZZI” E NON TUTTI “CAPPELLONI YÈ-YÈ”

N

el Trentino devastato dall’alluvione, il 17 novembre 1966 arrivò il presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat. I quotidiani nazionali seguirono, naturalmente la visita del Capo dello Stato a Trento, in Valsugana e nel Primiero. L’inviato della “Stampa” di Torino, scrisse di “un viaggio tra desolazione e rovine quello del presidente Saragat ma anche un viaggio attraverso la speranza, fra gente che ha la coscienza della propria forza d’animo e reagisce alle avversità con rabbiosa voglia di ricostruire”. Del resto, proprio il quotidiano torinese si era distinto nella raccolta immediata di aiuti ed aveva mandato in Trentino un inviato “di grido”, Gigi Ghirotti. Accompagnato nelle valli dal fotoreporter Flavio Faganello, il giornalista aveva distribuito denaro contante alle persone più bisognose, per poi stendere un dettagliato resoconto sul suo giornale. Quanto a Saragat, arrivato a Trento in treno, era stato accompagnato al Commissariato del Governo. Qui erano stati illustrati al presidente della Repubblica i danni causati dall’alluvione in Trentino: “2.167 ettari di terra allagati, di cui 444 irrecuperabili, portati via dai fiumi in piena o sepolti sotto montagne di pietre scaraventate dall’acqua e dalle frane. Otto miliardi di danni per l’agricoltura, quattro miliardi al commercio ed ai fabbricati solo a Trento, otto miliardi all’industria, un miliardo e mezzo all’artigianato”. Saragat chiese di visitare la zona a nord 54

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di Trento dove l’Adige aveva rotto l’argine per circa 60 metri. Scrisse l’inviato della “Stampa”: “In un magazzino di materiale elettrico, un gruppo di studentesse del liceo “Prati” di Trento, diguazzavano nel fango a recuperare lampadine e accumulatori, a ripulire scaldabagni e frigoriferi. “Siete davvero ammirevoli”, ha detto Saragat stringendo loro la mano. “Facciamo soltanto il nostro dovere” ha risposto per tutte Claudia Pacher, 17 anni, terza liceo, inzaccherata fino ai capelli. “Poi la scuola è chiusa”. Nel rione di Cristo Re (duemila famiglie), Saragat ebbe un breve colloquio con don Guido Avi (oggi, con i suoi 98 anni e mezzo, “don Torta”, come è stato chiamato proprio a Cristo Re, è il prete più anziano della diocesi di Trento). Al parroco, il capo dello Stato disse: “Le sue pecorelle sono state leoni”. Il presidente della Repubblica si fece accompagnare anche nel centro storico della città. Qui incrociò un vecchio compagno di partito, l’on. Danilo Paris, il quale era stato deputato alla Costituente, subentrato a Gigino Battisti, il figlio dell’irredentista, morto a causa di un incidente ferroviario, il 14 dicembre 1946, a Sessa Aurunca nel Casertano. “Saragat ha abbracciato l’amico – scriveva l’inviato della “Stampa” – il quale ha voluto che vedesse il disastro dell’inondazione nella sua tipografia. Dentro, fra cumuli di carta satura d’inchiostro e macchine rovinate dal fango e dalla nafta, gruppi di studenti padovani la-

voravano di foga a ripulire e ordinare”. Nel pomeriggio del 17 novembre, il corteo presidenziale si spostò in Valsugana. “Atroce visione a Villa, un piccolo borgo in riva al torrente Chieppena. Un’apocalittica coltre di pietre s’è abbattuta sul paese con l’acqua, travolgendo ogni cosa, distruggendo totalmente un modernissimo lanificio inaugurato quindici giorni or sono”. Sulla piazza di Agnedo il Capo dello Stato incontrò i sindaci di Strigno, Grigno e Villa. Più tardi, il presidente della Repubblica, si trasferì nel Primiero, dove “anche qui egli ha avuto la prova che questi valligiani sanno reagire con forza alle avversità. In cinque giorni hanno costruito due chilometri di terrapieno per sostituire un tratto di strada spazzato via dal torrente Cismon, tutti impegnati nella stessa opera, al punto che i negozi aprivano soltanto a tarda sera, perché ognuno doveva prima lavorare al bene comune”. Da qualche giorno i giornali locali pubblicavano lettere di plauso per i giovani studenti impegnati sul fronte del dopo alluvione. “Non sono tutti giovani yè yè”, titolava l’Adige del 13 novembre, sottolineando che “a centinaia sono Aldo Moro


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trentinoamarcord impegnati sul fronte dell’alluvione”. Dopo un giro in città, Francesco Casetti aveva scritto al giornale: “Una ragazza, la presidentessa dell’organizzazione studentesca del “Tambosi” mi spiega che moltissimi studenti sono andati in Valsugana, con i professori, per sgombrare case e strade dal fango. Altri sono con la CRI (la Croce rossa italiana) nei sobborghi di Trento; altri ancora, soprattutto ragazze, a Trento città impegnate a pulire i negozi”. Morale conclusiva dell’articolista: “Sono questi i giovani veri, non certo quelli yèyè”. Pure la popolazione di Ischiazza e il consiglio comunale di Valfloriana avevano ringraziato pubblicamente (20 novembre) “le volontarie della CRI che, unitamente al prof. Coraiola del Liceo Prati di Trento e a una ventina di studenti hanno offerto agli alluvionati indumenti di prima necessità e hanno collaborato al trasporto delle masserizie che si sono potute salvare nella generale rovina”. I giovani che frequentavano poco il barbiere, i cosiddetti “cappelloni”, tuttavia, erano visti ancora come scapestrati senza morale e senza Dio. Tant’è che i titolari di un locale di Rovereto, “un bar sulla Nazionale”, proprio nei giorni del dopo alluvione avevano impedito a quattro ragazzi “zazzeruti” e a due “ahakerine” sedicenni di scendere nella “Tavernetta” del locale. Titolo del giornale: “Intervengono i carabinieri per introdurre i cappelloni – Il gestore si era opposto e aveva addotto la necessità della cravatta”. Quattro giorni dopo la visita del Capo dello Stato, il 22 novembre arrivò nel Trentino il presidente del Consiglio, Aldo Moro. Su strade dissestate raggiunse Casatta di Valfloriana, quindi si recò a Strigno in Valsugana. Trovò “paesi scomparsi e altri desolatamente vuoti”. In Valsugana, scrisse sull’“Adige” Giacomo Santini, Moro “appariva sinceramente turbato di fronte a un dolore così composto. Ha ascoltato con attenzione il sereno racconto di chi ha perduto la casa e di chi non vuole convincersi ad abbandonarla. Ha chiesto ancora una volta: “Di che cosa avete bisogno”? La risposta è stata sempre la stessa: “Di tutto, eccellenza, di tutto”. Aldo Moro ebbe parole di plauso per l’opera dei volontari; ai sindaci dei comuni colpiti promise aiuti di Stato. Era reduce da una settimana di fuoco, in Parlamento, dove aveva illustrato i provvedimenti presi dal Governo nell’emergenza, a co56

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minciare dall’aumento di 10 lire al litro del prezzo della benzina per recuperare in fretta il denaro necessario alla riparazione o alla ricostruzione delle zone alluvionate (8 novembre). In quei giorni si era pure prospettato il ricorso ad un prestito nazionale per far fronte al ripristino dell’intero territorio alluvionato. Si decise di ricorrere alla fiscalità generale, partendo dalle accise sul carburante. Fino al 31 dicembre 1968 un litro di benzina sarebbe costato 120 lire (normale) e 130 lire (super). Al cambio di oggi: 6 centesimi di euro. Scriveva il giornale “Alto Adige”: “Con l’aumento della benzina, il Governo si propone di reperire la somma di 180 miliardi di lire (oggi 90 milioni di euro) destinati all’opera di ricostruzione”. Il 13 novembre 1966, in tutte le chiese del Paese furono raccolti aiuti “per i fratelli delle zone alluvionate”. Lo aveva deciso la Conferenza Episcopale Italiana, vale a dire l’assemblea dei vescovi, per far fronte alle “gravissime necessità provocate dalla sciagura dei giorni scorsi”. Pure la Croce Rossa Italiana aveva orientato una raccolta di indumenti, coperte e denaro. Intanto era stata avviata una campagna di vaccinazione di massa, contro difterite e paratifo, nelle zone di Valfloriana, CentaSan Nicolò, Villagnedo e Primiero. Sul piano amministrativo, “nelle contingenti gravi circostanze”, il 10 novembre 1966 la Giunta regionale aveva deciso di

rinviare a data da destinarsi le elezioni amministrative già convocate in 53 comuni del Trentino e uno dell’Alto Adige. In una corrispondenza da Venezia del 21 novembre 1966, l’inviato della “Stampa” metteva in risalto che, se per Venezia e Firenze “il peggio sembra superato”, la situazione sembrava ancora critica “anzi, direi, che il peggio deve ancora venire soprattutto per i villaggi del Settentrione”. Francesco Rosso concludeva: “A Venezia la tragedia è finita, a Firenze sta per finire; per le migliaia di sfollati del Trentino, del Veneto, della Toscana, invece, incomincia ora”. Il 23 novembre 1966 i giornali pubblicarono un bilancio degli interventi del “centro soccorso aereo” di Trento, effettuati da cinque elicotteri del “Quarto” artiglieria di Bolzano: 219 voli per complessive 124 ore di volo servite al trasporto di trenta persone (“tecnici e autorità”); di 21 feriti e di 212 alluvionati; 21.700 chili di medicinali, viveri e materiale. Quattro giorni prima, nella fase di rientro dall’ennesimo volo in Primiero, l’unico elicottero in dotazione alla Provincia di Trento aveva subìto un’avaria al motore. Il velivolo, che si trovava a duemila metri di quota, sopra la Valsugana, sfiorando un elettrodotto riuscì a toccare terra in autorotazione solo grazie all’abilità del pilota Zanlucchi. Erano passate tre settimane dall’alluvio-


trentinoamarcord ne e in Val di Cembra già si progettavano interventi radicali. I giornali di venerdì 25 novembre titolavano: “Si dovrà creare un nuovo paese per le due frazioni abbandonate”. Ancora: “Ischiazza è già lasciata al suo destino, per Maso si dovrà fare altrettanto. Quasi un miliardo di danni al patrimonio civico. Il presidente della giunta provinciale, Kessler, in sopralluogo sul posto per coordinare i lavori di emergenza”. Scriveva Aldo Gorfer in una corrispondenza da Casatta di Valfloriana: “Oggi, salvata la vita, si pensa a superare, alla meno peggio, l’inverno. La neve è già caduta e si profila una stagione molto dura”. In meno di due anni, con il denaro della Regione TrentinoAlto Adige e con le cospicue offerte della Croce Rossa Svizzera, per 91 sfollati di Maso e di Ischiazza di Valfloriana sarebbe stato fabbricato un nuovo “Villaggio”, a monte dell’abitato di Casatta. L’inaugurazione, con la consegna delle chiavi degli alloggi (madrina: Francesca Romani, vedova di Alcide Degasperi), si sarebbe tenuta domenica 16 giugno 1968. Nell’autunno del 1966 quella realizzazione pareva impossibile e comunque lontana, molto lontana nel tempo. In Valfloriana persisteva la pericolosità del rio Longo. Nei giorni dell’alluvione, quel corso d’acqua, detto anche rio delle Seghe, combinandosi con le acque del

la storia

l’affinamento

il gusto pionainer

il lavoro

rio delle Bore aveva trascinato nell’Avisio macigni, alberi, terra, creando uno sbarramento. Si era subito formato un lago lungo due chilometri, largo cento metri e profondo dieci. Nella notte del 5 novembre, rotta l’improvvisata diga, quell’imponente massa d’acqua si era riversata nell’Adige e aveva contribuito ad allagare la città di Trento. Scriveva Gorfer: “Tragici esempi di effimeri laghi non sono infrequenti nel Trentino. Il più sinistro di tutti è però quello del Vanoi, detto “Lago nuovo”, formato nella prima metà dello scorso secolo [1825] dall’enorme conoide formato dal Rebrut che bloccò la valle”. “Immensi franamenti caduti dalla valletta del Rebrut, affluente di destra del Vanoi, bloccarono il corso del torrente creando una specie di enorme diga artificiale. Si formò così un grande, pittoresco, lago (18231826) “lungo due miglia”, inghiottendo le 36 case e i 19 fienili della frazione Pont e cancellando dalla storia (maggio 1826) la frazione Remesori con 13 case e relativi fienili. Vi perirono 52 persone”. Non erano le prime frane, non sarebbero state le ultime. Il 20 settembre 1829, la chiesa di Canale e una parte del villaggio furono distrutti dal Vanoi. Le acque, asportarono anche un tratto di cimitero. In quei frangenti, alcune casse da morto, con dentro l’inquilino, “furono viste macabramente galleggiare sulle acque ruggenti”.

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trentinoamarcord Dopo ripetuti insulti, cinquant’anni fa la valle del Vanoi cambiò nuovamente volto. Quindici abitazioni distrutte, sei segherie scardinate e disperse lungo la valle, quaranta persone senza tetto e 97 sfollati. “Ancora l’acqua dopo la miseria” titolò l’Adige del 7 dicembre 1966, un mese dopo il disastro. Al ponte sul Vanoi, tra Canale e Ronco, sbrecciato e crollato sotto l’impeto delle acque, era stata gettata una provvisoria teleferica. Vi transitavano i più ardimentosi, legati al verricello che scorreva lungo il filo d’acciaio. Documentò Aldo Gorfer: “Il ponte crollò come un castello di carta verso le 17 del 4 novembre, esattamente a 49 anni dal crollo del precedente, fatto saltare dalle truppe italiane il 4 novembre 1917 dinanzi all’incalzare degli Austriaci. Dovettero passare 18 anni prima che il ponte fosse ricostruito. Il bel ponte nuovo ha resistito solo 31 anni”. Se l’Adige, esondato nelle campagne e nella città di Trento, era tornato nell’alveo costruito fra il 1856 e il 1859, pure il giornale omonimo era tornato nel vecchio “letto”, con la stampa “in casa”. Per tre settimane, infatti, “L’Adige” era stato confezionato nella tipografia del quotidiano di Verona, “L’Arena”. Anche questo un piccolo segno della ripresa in città e nelle valli. Scriveva il 10 novembre 1966 Luigi Sardi, inviato in Primiero dal giornale “Alto Adige”: “Le campane nella valle disperata battono a martello o suonano a morto, ma nessuno le ascolta più. L’allarme è permanente, dura da una settimana ed è cosa comune. I morti, quelli trovati, li hanno seppelliti subito, senza formalità. Le bare di legno grezzo le portano a spalle i parenti più stretti, lungo strade che sono diventate piste nelle quali camminare ed è una pena perché si sprofonda ad ogni passo”. Cinquant’anni dopo, in valle di Primiero le campane tornano a suonare, il 5 novembre 2016, per la giornata commemorativa predisposta dalla Comunità di Valle. Si parla della trasformazione di un territorio di montagna, ma soprattutto della solidarietà di ieri e di oggi: dall’alluvione del 1966 al terremoto di Amatrice. Perché, se i latini dicevano che “Natura non facit saltus” (tradotto significa che la Natura va per gradi), non fa nemmeno sconti. Come si è visto e come si vede, oggi più di ieri. (6. puntata – fine) 58

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E NEI TEATRI TRENTINI C’È IL “GIORNALE RADIO DELLA STORIA”

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no spettacolo frutto di un anno di lavoro, nasce dalla convinzione di come, a cinquant’anni di distanza, sia significativo rievocare il dramma dell’alluvione che interessò la nostra regione, un evento che la comunità trentina seppe affrontare impegnandosi con determinazione e coraggio nel difficile cammino di ricostruzione e di ritorno alla normalità. Si tratta di “1966: l’anno dell’alluvione. Giornale radio della storia” promosso dai “Musici Cantori” insieme ad Alberto Folgheraiter che dopo il debutto di domenica 30 ottobre al teatro di Canal San Bovo viene proposto venerdì 4 novembre al San Marco di Trento, domenica 6 al teatro di Tesero, venerdì 11 al teatro di Besenello e domenica 13 al Paladolomiti di Pinzolo. Sul palco il coro e il complesso strumentale “I musici cantori” diretti da Mattia Culmone , insieme ai violinisti Manuel Cardona e Aldo Vindimian, alla viola di Luca Geat e al violoncello di Chiara Borgogno. “Riteniamo quanto mai attuale rammentarne i fatti perché se l’esperienza insegna, non sempre l’uomo impara – spiega Daniela Carloni, Presidente coro “I Musici Cantori” - E se il Trentino si dimostra attento ad una politica ambientale a tutela del territorio, soprattutto in materia di prevenzione, altrove fenomeni simili si ripetono ancora, in parte come conseguenza dei cambiamenti climatici, in parte per una gestione scellerata e superficiale del territorio. Di qui l’intenzione di inserire il nostro spettacolo tra altre, interessanti rievocazioni proposte in regione, nel tentativo, cioè, di mantenere alta l’attenzione su fenomeni che, quando accadono, non sono di uno ma di tutti, in un’ottica di responsabilità e di solidarietà”. Attraverso musica, immagini e parole lo spettacolo cercherà di suscitare la curiosità e di stimolare l’attenzione non solo da parte di chi, per propria fortuna, non ha vissuto quei tragici giorni, ma anche di coloro che ancora ne conservano viva la memoria. “Per queste – continua Daniela Carloni - ragioni abbiamo scelto di rievocare quel periodo e di farlo nel modo a noi più congeniale, il canto. Il canto come veicolo di ricordi e di speranza. Affideremo alle note l’eco di quanto verrà raccontato, lasciando alla musica il compito di insinuarsi in quelle corde che risvegliano sensazioni ed emozioni. Grazie alla competenza storica e alla professionalità di Alberto Folgheraiter, anche attraverso gustosi aneddoti ripercorreremo quei giorni con uno sguardo sul mondo, curiosando tra fatti di cronaca e di costume, immergendoci in una dimensione culturale e sociale decisamente ampia e accattivante” . Il programma musicale della serate è pensato come una vera e propria colonna sonora dello spettacolo, che alterna canzoni degli anni Sessanta a brani appartenenti al repertorio più classico e tradizionale. Il legame con i fatti narrati è di tipo emotivo e spirituale, un’amplificazione sonora delle forti parole e immagini che rievocano quei fatidici giorni di inizio novembre di cinquant’anni fa. Ad incorniciare il tutto una suite strumentale scritta appositamente per lo spettacolo e intitolata “Onde di piena”. Da evidenziare che le fotografie e le immagini che vengono mostrate nel corso del programma-spettacolo fanno parte del patrimonio del Museo Storico del Trentino e della Provincia Autonoma di Trento che le hanno acquisite nel corso degli ultimi vent’anni dagli aventi diritto: Rai-Radiotelevisione Italiana e dai fotografi dell’epoca o dai loro eredi.


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Amici Artisti

di Renzo Francescotti

E

ra il 1953 quando Mariano Fracalossi fu invitato, per la sua prima personale, dal grande Remo Wolf al ”Circolo Bronzetti“ di Trento, che organizzava mostre di incisori anche di statura internazionale. Mariano aveva trent’anni. Era nato nel popolare quartiere di San Martino di Trento, figlio d’arte di Attilio, decoratore pittore e scenografo con studi a Milano e un soggiorno di lavoro in Argentina. Il rione di San Martino faceva parte della parrocchia di San Pietro, quartiere in cui Mariano fece le elementari alle scuole “Regina Elena” e frequenterà l’Oratorio cominciando lì a dipingere affreschi nella piccola cappella e a realizzare poi le scenografie per le riviste di grande successo di Marcello Voltolini. Ma prima aveva studiato all’Avviamento Industriale in

TRA CANDORI E IRONIE DOPO LA GUERRA, MARIANO FRACALOSSI SI DIPLOMA A FIRENZE E INIZIA AD INSEGNARE DISEGNO. LO FARÀ PER UNA VITA, CREANDO AL CONTEMPO UN NUMERO IMPRESSIONANTE DI DIPINTI E INCISIONI corso Buonarroti avendo come maestro lo scultore Stefano Zuech. Poi c’era stata la guerra – iniziata a 19 anni in Corsica, nel 1° Reggimento Granatieri – l’arruolamento nel Cor-

“Nessuno ci ferma” (Storie del diluvio) acquaforte, acquatinta, 1981 60

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po di Liberazione Italiano con il grado di sergente, con combattimenti nei pressi di Bologna. E finalmente, a conflitto concluso, la ripresa degli studi, il diploma a Firenze all’Istituto superiore d’Arte, il lavoro di pittore decoratore come suo padre, il matrimonio con l’insegnante bolognese Laura Lenzi, la nascita di Adriano nel ’58 (diverrà anche lui incisore e pittore come suo padre, succedendogli nella gestione delle Galleria “Fogolino”, dopo la sua morte) e di Lorenza, 8 anni dopo. Nel 1956, Mariano sarà nominato docente di ruolo in disegno alla Scuola Media “Segantini” di Trento: vi insegnerà per trent’anni, sino al pensionamento. Ma parliamo ora della sua produzione artistica, cominciando dal disegno che in passato, ahimé (oggi sono saltati tutti gli schemi e le regole), era la base del lavoro di ogni artista, pittore o scultore che fosse. Nei disegni di Mariano il rimpianto Rinaldo Sandri individua “un esito di segni che discendono uno dall’altro, diversi eppure in parentela, per così dire genetica, capaci di autorigenerarsi…”

“Annunciazione”, tecnica mista, 1972

Mario Cossali vi ravvisa il “tentativo di superare i limite della rappresentazione”, almeno in una parte consistente della sua produzione e scrive di “felicità di una libera immersione nella gratuità dello sguardo e della vita”. E Alessandro Franceschini spiega come sia nato il tratto inconfondibile di Fracalossi “e come si sia progressivamente affinato, lavorando sul paesaggio reale e rendendolo, disegno dopo disegno, gesto astratto che si regge su una


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“Autoritratto”, olio, 1952

base figurativa”. Sono passi tratti da catalogo pubblicato per la mostra “Un’avventura nel mondo dell’arte“, del 2015, che contiene anche altri interventi di Giuseppe Calliari, Elisabetta Donselli, Adriano Fracalossi e Nicoletta Tamanini. Prima di quella mostra, fondamentale era stata la grande esposizione a Palazzo Trentini nel 1997, e corredata da un prestigioso catalogo con testi critici di Gabriella Belli, Bruno Passamani, chi scrive e la Jori. La tecnica più vicina al disegno è quella dell’incisone calcografica, in particolare dell’acquaforte e dell’acquatinta in cui Mariano fu un indiscutibile maestro, realizzando opere

che attraversarono gran parte della sua vita, ma dando probabilmente il meglio di sé negli anni Ottanta. Impossibile citare tutte le sue innumerevoli opere: ne voglio qui indicare solo una, un’acquaforte, acquatinta del 1981 dal titolo ”Nessuno ci ferma?”, da “Storie del diluvio”. È un’incisione in cui campeggia una delle sue amate fantastiche imbarcazioni, di mare o di cielo, tante volte raffigurate sotto forma di galeoni (come in questo caso), di imbarcazioni fantastiche, di arche e mongolfiere. In quest’opera ci si impongono larghe campiture di colore giallo, viola, nero, incorniciate da riquadri geometrici, che sarebbero astratti se non fossero istoriati da inaspettati segni grafici figurativi, a evocare figurine infantili di naviganti in partenza, sotto simboli celesti di movimento come le ruote. Nella ”Storia dell’arca”, non datata, si moltiplicano le figurine degli animali che si affollano per salire sull’arca; si moltiplicano le scale portate a spalla su cui si arrampicano gli omini, si scorgono omini felici perché sono arrivati in cima (sempre maschietti, mai femminucce, come praticamente in tutti i quadri di Mariano, una caratteristica questa che potrebbe rivelarsi materia per “strizzacervelli”). Mancano le donne così mancano i drammi nell’im-

Renzo Francescotti, Mariano Fracalossi e Mons. Iginio Rogger

maginario di questo per altro affascinate artista: ma non possiamo chiedergli quello che non ci può dare… Nei suoi quadri si respira un’aria di seta, in immagini che (come Alessandro Franceschini ha citato in un mio passo) si intrecciano sotto il segno di “avventura e gioco, scoperta e ironia, curiosità e stupore”. Sono componenti presenti sin dall’inizio, anche in altri territori della sua pittura, ma componenti che non ti aspetteresti nell’arte sacra. Per finire il tema dell’arte sacra che Mariano affrontò sin dall’inizio nella cappella dell’Oratorio di San Pietro (me lo ricordo che faceva l’assistente a noi ragazzi) dove scopriamo la raffigurazione di un San Vigilio addirittura adolescente: il tema sacro che ampliò al massimo a Segno, nella bassa Val di Non, nel grande mosaico sulla fac-

ciata del Museo di padre Kino, realizzato in mosaico. Sono lieto che l’abbia potuto realizzare, vincendo un concorso in cui ero nella Giuria. In quel grande lavoro pubblico, che anticipa par ampiezza quello creato negli ultimi suoi anni nel Palazzo della Provincia di Trento, anch’esso a mosaico, sul tema dell’Autonomia, Fracalossi esprime le sue fantastiche doti di artista, che crea all’insegna del candore e dello stupore, dell’ironia e della gioiosità, della fantasia e della leggerezza. Tutte qualità sempre più difficili da incontrare in questo nostro tempo sempre più omologato in basso. La morte di Mariano avviene a 81 anni, nel 2004; l’anno precedente era stato insignito della prestigiosa targa della ”Pro Cultura” che era stata prima di lui concessa ad artisti come Wolf, Colorio, Foz■ zer, Winkler.

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re la possibilità agli addetti ai lavori di vedere da vicino e toccare con mano la realtà dell’Alto-Adige e, fiore all’occhiello della manifestazione, il congresso internazionale “La Mela nel Mondo”. VINOSAFARI Bolzano e dintorni 04.11 Un’allegra giornata alla scoperta delle specialità enologiche dell’Alto Adige. Il “safari” comincia in una cantina specializzata nella produzione di spumanti con la degustazione di tre specialità diverse. L’avventura continua con una passeggiata tra i vigneti per conoscere l’arte dei vignaioli e degustare altri tre vini. Durante il pranzo con menu di degustazione in un locale selezionato, un produttore presenterà personalmente tre dei suoi vini. Obiettivo: scoprire Bolzano sotto il profilo enologico e concludere la giornata in un affascinante ambiente con stuzzichini sofisticati. VinoSafari: un’esperienza all’insegna della cultura e del piacere. Info: 0471 860 659 SPARKASSE ATP CHALLENGER VAL GARDENA SÜDTIROL 64.000 Euro Ortisei 05.11

Per la sesta volta il torneo internazionale di tennis maschile “Sparkasse ATP Challenger Val Gardena Südtirol” avrà luogo a Ortisei presso il centro tennis a Roncadizza. Emozionanti partite con atleti professionisti del tennis provenienti da tutto il mondo. Il torneo è dotato con un montepremi complessivo di 64.000.Euro (più hospitality). 64

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MERANO WINEFESTIVAL 2016 Merano 04-08.11

Merano Wine Festival 2016 rappresenta il meglio della produzione enologica e gastronomica italiana e internazionale. Non è solo il risultato del lavoro di selezione di 10 commissioni d’ assaggio, ma è soprattutto espressione di una produzione enologica e gastronomica di qualità superiore. Qualità che si esprime nella presenza di 300 cantine e 100 artigiani del gusto italiani, nonché di 150 produttori vitivinicoli internazionali. Bio&dynamica: da oltre 10 anni, il festival dedica la prima giornata ai migliori vini italiani prodotti in modo biologico, biodinamico e naturale. Chef’s Challenge: dentro lo spettacolo dello show-cooking c’è sempre una grande scuola a dettare i gesti e le scelte dei grandi cuochi. L’appuntamento racconta come sia possibile realizzare alta cucina attraverso la professionalità di grandi cuochi. Merano Wine Forum: il futuro del vino in Europa alla luce dei cambiamenti climatici. Due giorni di convegni, seminari, workshop per parlare, confrontarsi, aggiornarsi sul futuro del vino in Italia e in Europa. IL SOGNO DI SOLIMAN Valle Isarco 24.11 Dopo 55 mila spettatori entusiasti che hanno assistito allo spettacolo nel 2015, l’elefante Soliman ritorna a Bressanone e accompagnerà gli ospiti in un viaggio emozionante. Dal 24 novembre 2016 fino all’8 gennaio 2017 Soliman resterà nel Palazzo

Vescovile di Bressanone per 40 giorni e farà vivere agli spettatori nuove emozioni. Gli artisti della luce della società internazionale francese “Spectaculaires – Allumeurs d’Images” animeranno le facciate del Palazzo Vescovile con le luci di moderni proiettori in 3D e creeranno un‘atmosfera magica fatta di luci e musica. La magia del periodo natalizio e lo show multimediale “Il sogno di Soliman 2” incanterà adulti e bambini. Ogni giorno ore 17.30, 18.30, 19.30 (esclusi 24 e 25.12). A pagamento. CONCERTI DI MUSICA CLASSICA “JËUNI DE MUJIGA” Val Gardena 16.11 e 24.11

Serie di concerti di musica classica organizzata dalla gioventù musicale “Jëuni de Mujiga Gherdëina”. Casa Cultura “Trenker” Ortisei: 16.11; Almamusik: 24.11 Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. MERCATINI DI NATALE DI MERANO Dal 24.11 Merano e dintorni. Tre eventi mercato a Lagundo, dove saranno proposti diversi articoli di qualità, che spaziano dalla gastronomia (pesce, salumi,


SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO mercatino di Natale di Bressanone nel cuore della città, gli espositori aprono giornalmente i loro stand offrendo artigianato tipico: presepi, sculture in legno, ceramiche fatte a mano, candele, sfere e angioletti in vetro, e naturalmente le specialità gastronomiche dell’Alto Adige.

frutta, verdura e dolciumi) agli articoli da abbigliamento e pelleteria (borse, cinture, portafogli) tutti di produzione italiana, per offrire ai visitatori la possibilità di girovagare tuta la mattina, per il bellissimo centro di Lagundo, potendo curiosare tra gli stand allestiti per l’evento. MERCATINO DI NATALE DI BOLZANO Dal 24.11 Le più belle idee regalo in una calda atmosfera natalizia. Per l’appuntamento più atteso dell’anno Bolzano, da sempre punto di incontro della cultura mediterranea e mitteleuropea, si trasforma e si veste dei suoni e dei colori del Natale: centinaia di luci illuminano le vie del centro storico e nel sottofondo si odono le tradizionali melodie dell’Avvento. Piazza Walther ospita le caratteristiche casette in legno del “Christkindlmarkt”; gli espositori propongono tipici addobbi in vetro, legno e ceramica,

tante idee regalo all’insegna della più genuina tradizione artigianale, nonché specialità gastronomiche e deliziosi dolci natalizi come il famoso “Zelten” di Bolzano. NATALE MEDIEVALE A CHIUSA Valle Isarco 25.11 Dal 25 novembre al 18 dicembre 2016, venerdì dalle ore 15 alle ore 19 sabato e domenica dalle ore 10 alle ore 19. Vari eventi collaterali. TRENATALE DEL RENON, IL MERCATINO DI NATALE SPECIALE Dal 25.11 Dagli originali capannoni fuoriescono prelibati profumi di pandolce e vin brûlé, di minestre e dolci tradizionali, ovunque si vedono brillare prodotti tipici fatti a mano, un mercatino soave e nostalgico, lontano dalla confusione e dal rumore delle grandi città e dei grandi mercatini natalizi. Un connubio di emozioni natalizie in città e in montagna… Un programma d’intrattenimento con concerti, fiabe, teatro delle Marionette garantisce un’incantevole atmosfera e divertimento. Il Trenatale del Renon a Soprabolzano e a Collalbo é aperto il 26 e 27 novembre e in dicembre dalle ore 10 alle 18.30. Venerdì 25.11 a Soprabolzano dalle ore 16. Il Trenino del Renon collega il Trenatale di Soprabolzano e Collalbo. La domenica gite in carrozza dalla stazione di Collalbo fino a Collalbo centro.

NATALE NELLE DOLOMITI MERCATINO DI NATALE Alta Pusteria dal 25.11 Natale nelle Dolomiti a San Candido - all’insegna di tradizione e naturalezza. San Candido mostra l’avvento come una volta: antichi valori, usanze vissute, un’atmosfera fiabesca. Artigianato locale e specialità gastronomiche nel romantico paese delle Dolomiti immerso in un clima di festa. Chiese e monumenti adornati con luci e decori natalizi. MERCATINO DI NATALE DI BRUNICO Plan de Corones dal 24.11 Al Mercatino di Natale di Brunico spicca la straordinaria atmosfera creata da luci e dolci melodie, oltre al delizioso profumo dei biscotti al panpepato, dello Zelten, del vin brulè e del thè bollente. Tanti banchetti artisticamente decorati. Tra innovative idee regalo e pregiati prodotti altoatesini di qualità, l’artigianato rinasce a nuova vita, conferendo al mercatino di Natale di Brunico un tocco particolare di tradizione e modernità. Inaugurazione il 24.11 alle ore 17.00 al Parco Tschurtschenthaler. MERCATINO DI NATALE A BRESSANONE Valle Isarco dal 25.11 Con l’Avvento inizia a Bressanone un periodo speciale. Le luci natalizie immergono la città medioevale in un’atmosfera di gioia e d’attesa per il periodo più bello dell’anno. Al

AVVENTO ALPINO VAL SARENTINO Dal 26.11 La selvaggia e romantica valle riporta al Natale di un tempo che fu. Ogni anno l’Avvento Alpino fa riscoprire il mondo magico dell’artigianato artistico, altrove quasi del tutto scomparso, conduce per mano a conoscere sapori, profumi e tradizioni. A pochi km da Bolzano, in oltre 20 baite di legno addobbate a festa, l’Avvento Alpino presenta oggetti e prodotti artigianali tipici: ricami su cuoio con rachide di pavone, giacche di maglia e calzettoni lavorati ai ferri, pantofole in feltro, pino mugo e prodotti caseari. Tutto rigorosamente “Made in Sarentino”. MOSTRA DI PRESEPI A SAN PAOLO-APPIANO Dal 26.11 Nel mese di dicembre, San Paolo si trasforma nella più imponente mostra di presepi dell’Alto Adige. Un centinaio di allestimenti, realizzati negli stili più diversi, raccontano la lunga tradizione natalizia tirolese degli ultimi decenni, testimoniando la vocazione artigianale di questi territori. L’evento culminante è costituito dal “presepe vivente”, inscenato più volte, mentre ogni giorno, alle 16, cortili interni e finestre illuminate espongono presepi provenienti dall’intera area mitteleuropea. Le bancarelle dell’Avvento e le amate cantine, così come le esibizioni musicali che ruotano intorno al “Duomo della Valle” completano in maniera perfetta questa serie di manifestazioni natalizie. ■ 65

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SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO SPECIALE BOLZANO

CRISTINA LARCHER, UNA “ALLENATRICE” DI COMPETENZE IL COACH UMANISTA È UNA FIGURA CHE AFFIANCA UN SINGOLO O UN GRUPPO IN UN PROCESSO DI CRESCITA E MATURAZIONE ATTRAVERSO UN PROGRAMMA IN CUI LA PERSONA, CON LE SUE CARATTERISTICHE E POTENZIALITÀ, VIENE PRIMA DEL RUOLO CHE RICOPRE

N

ella quotidianità altoatesina sentiamo sempre più parlare di “Coaching” e/o “Mental Coaching”. Di cosa si tratta? Il coaching, in poche parole, è allenamento mentale. Il coach spiega e trasmette tecniche, strumenti e metodi per favorire il benessere emotivo, superare le difficoltà, risolvere i conflitti e raggiungere gli obiettivi. Sempre più spesso si sente nominare la figura del mental coach abbinato agli sportivi, ma in realtà non opera solo con loro, ma anche e soprattutto con singoli, gruppi di lavoro e aziende. Cosa fa realmente? Lo abbiamo chiesto a Cristina Larcher, bolzanina, coach umanista: “Innanzitutto è una figura che affianca una persona in un processo di crescita e maturazione personale con un programma di allenamento di competenze personali e potenzialità individuali. Si lavora al raggiungimento di obiettivi fissati all’interno di un contesto di riferimento, sia esso un obiettivo di vita (life), sportivo o legato alla attività professionale, a livello individuale o organizzativo. La persona in quanto tale, con le sue caratteristiche e potenzialità viene prima del ruolo che ricopre”. Qual è l’approccio? “II concetto ba66

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“Un ruolo importante. Molte aziende hanno compreso da tempo il valore e l’efficacia di un certo tipo di lavoro e altre lo stanno facendo. Stiamo cercando inoltre di portare questa metodologia anche nelle scuole, dove registri e voti rischiano di appiattire il fiorire di una solida personalità positiva all’interno di un sistema che apparentemente non ha tempo di occuparsi dei singoli individui, della crescita delle loro competenze personali al di là delle singole materie”. ■

se è quello dell’allenamento, nella vita come nello sport e spesso allenando le nostre competenze personali ci alleniamo anche nei contesti di riferimento. Come coach lavoro anche sulla concentrazione, sul rilassamento e con gli esercizi di visualizzazione. Con professionisti, persone, sportivi di ogni livello e categoria e in caso di ragazzi minori anche con i genitori, che da sostenitori ingombranti possono diventare veri alleati”. Quindi interessa tutte le fasce di età, anche i giovani? “I ragazzi, specie nell’adolescenza si trovano ad affrontare tanti fronti di crescita: la costruzione della loro autonomia e della perso-

nalità, del loro sistema valoriale cecando un filo comune di coerenza tra la scuola, gli amici, lo sport, il rapporto con i genitori. E a volte vanno in crisi coinvolgendo tutti gli ambiti. Per questo un buon coach non può fermarsi al mero raggiungimento di obiettivi di risultato. ll lavoro deve essere collegato necessariamente alla persona, alle sue prestazioni, alle sue caratteristiche ed i suoi valori individuali”. Le aziende, la scuola, le società sportive, quale ruolo gioca no in questo contesto?

Cristina Larcher



trentinomeseteroldego

Da sinistra a destra a partire

dall’alto:

a agricola Endrizzi) Lisa e Daniele Endrici (Aziend agricola Donati) Elisabetta Donati (Azienda a agricola Zeni) end (Azi i Rudy Zen ntina De Vigili) (Ca ili Vig De co ces Fran Giulio De Vescovi i - Ulzbach) (Azienda agricola De Vescov Martinelli) a ntin (Ca Andrea a Giulio Martinelli a Dorigati) ntin (Ca i igat Dor lo Pao Michele e

di Giada Vicenzi

ARTIGIANI DEL VINO 2.0

LE NUOVE GENERAZIONI DEI VITICOLTORI DELLA PIANA ROTALIANA UNITE PER IL TEROLDEGO: UN LAVORO DI SQUADRA CHE VUOLE COMUNICARE AL MONDO UN VINO E UN TERRITORIO CHE NON HANNO EGUALI. SIAMO ANDATI A RACCOGLIERE LE LORO STORIE

È

considerato il “principe” dei vini trentini, cresce in quello che Cesare Battisti definì “il più bel giardino vitato d’Europa”, ha un inconfondibile colore rosso rubino con riflessi violacei, tannini delicati e non troppo invadenti, un gusto fresco, fruttato e pulito da giovane, ma capace di evolvere in corpo pieno e morbidezza senza pari se moderatamente invecchiato. Al Teroldego Rotaliano non manca nessuna di quelle potenzialità e duttilità tipiche di certi cavalli di razza. Ne dovevano essere ben coscienti quei 68

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produttori e istituzioni locali che già nel lontano 1971 decisero di dotare questo generoso vitigno di un disciplinare di produzione e di una Denominazione di origine controllata: la prima del Trentino, che comprende l’area di produzione di Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele all’Adige. Una DOC da 65.000 quintali, su una superficie di neanche 500 ettari, meno del 6% del vigneto trentino. Un’area estremamente ristretta, perché è solo qui, sui terreni sabbiosi e alluvionali del Campo Rotaliano che

questo vitigno dà il meglio di sé e si può dire senza esagerazioni che abbia determinato in maniera sostanziale l’economia di questo territorio. Ma nonostante le conclamate e straordinarie caratteristiche, nonostante voci esperte sostengano da tempo le chance di questo vino di catapultarsi con successo sui mercati internazionali e diventare una varietà di riferimento, il Teroldego resta un vitigno non ancora completamente esplorato e valorizzato in tutte le sue potenzialità e sconta, suo malgrado,


trentinomeseteroldego

A sinistra, Giulio De Vescovi (Azienda agricola De Vescovi - Ulzbach)

quel paradosso, che vede la produzione vinicola del Trentino – per tradizione terroir di grandi vini rossi – sbilanciata in modo forse eccessivo sui bianchi internazionali, soprattutto Chardonnay e Pinot Grigio. Un complesso di inferiorità, potremmo dire, che il recente accordo chiuso dalla Provincia di Trento sulla Doc Venezie Pinot Grigio – una denominazione che privilegia la quantità – non farà che accentuare. E la sensazione è quella di essere al cospetto di un monarca assoluto, certo, ma tuttavia senza discendenti, dell’autoctonismo trentino. Almeno fino a oggi. Perché da qualche tempo nella Piana Rotaliana si respira un’aria nuova: quella del recupero e del rilancio, in chiave moderna e dinamica, di un vitigno e di un territorio e questo grazie a una piccola schiera di giovani viticoltori, che in questi anni, guidati da una nuova filosofia produttiva, hanno raccolto la sfida di vedere finalmente riconosciuto al Teroldego il ruolo che gli

spetta di diritto come vino migliore e più rappresentativo del Trentino. Sembra quasi strano che questo vitigno così antico abbia dovuto attendere l’alba del terzo millennio per imboccare finalmente la giusta strada, per essere compreso e apprezzato e per giunta ad opera di un drappello di giovani, la cui età media non raggiunge i 35 anni: ma una volta che li si ha di fronte, con i loro racconti della campagna, le mani che conoscono la terra, lo sguardo espressivo, si capisce che questi viticoltori saranno anche giovani, ma hanno le idee già chiarissime e una lucidità sorprendente, quando raccontano che non solo al Teroldego, ma in generale alla viticoltura trentina, serve un profondo cambio di passo. Grazie a questi giovani produttori nel Campo Rotaliano fermentano idee e progetti ambiziosi, che ruotano tutti attorno al Teroldego e a un nuovo modo di interpretare la viticoltura. Sono giovani che hanno un lungo corso di studi

tecnici, si sono formati in altre regioni d’Italia e all’estero, hanno maturato, insomma, una visione della viticoltura soprattutto attraverso il confronto con diverse esperienze. Con questo bagaglio di conoscenze e lo sguardo pulito stanno ora cercando di tracciare una nuova strada per la viticoltura rotaliana. Personalità che non potrebbero essere più diverse, alla guida di aziende con le proprie caratteristiche, la propria storia, i propri prodotti di punta, ma unite da un denominatore comune: rilanciare il Teroldego Rotaliano e cominciare da qui, per indicare che un cambio di mentalità e di rotta, anche per il vino trentino, non è solo auspicabile, ma è possibile. E non è questo l’unico aspetto che li rende, a modo loro, speciali: lo è piuttosto la capacità rara ed eccezionale di “fare rete”: cosa che li porta a collaborare e a presentarsi tutti insieme nelle varie occasioni promozionali, condividendo una visione aziendale e territoriale comune, consapevole e matura, come emerge dai loro racconti. GIULIO DE VESCOVI: DAL RISPETTO PER LA TERRA NASCE UN VINO DI QUALITÀ «Dobbiamo ritornare alla concretezza, alla terra, rifondare una nuova agricoltura nel rispetto degli equilibri naturali e della vocazione dei suoli, valorizzando le specificità locali. Il rilancio del Teroldego non può che passare dal rispetto del territorio. Qui in Trentino abbiamo tutto, l’unico problema è la mentalità: ecco perché insisto sempre su questo, serve un cambio di mentalità». Giulio de Vescovi, titolare dell’azienda agricola De Vescovi-Ulzbach di Mezzocorona, chiarisce la scala di valori che caratterizza la

I vigneti del Teroldego in Piana Rotaliana 69

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trentinomeseteroldego sua filosofia produttiva: «Il Teroldego è il vitigno più importante e storicamente rappresentativo del Trentino, ma sconta delle difficoltà, accentuatesi quando nel 1987 il disciplinare è stato modificato aumentando la quantità ammessa. Noi produttori rotaliani abbiamo una responsabilità enorme: dobbiamo fare da traino, non solo per il Teroldego, ma per tutto il Trentino del vino. Il gruppo con le idee giuste c’è, ora dobbiamo partire dal territorio, analizzando quello che è il meglio per i nostri vigneti, e comunicare all’esterno quello che facciamo. Dobbiamo eliminare i compromessi e lavorare sodo, anche con la Fondazione Mach, perché abbiamo un obiettivo importante, che è quello di creare un valore». Laurea in Enologia a Firenze e anni di lavoro in giro per il mondo con il celebre winemaker Roberto Cipresso, Giulio De Vescovi ha concretizzato questo “cambio di mentalità” nella sua sala degustazione, dove espone tutte le bottiglie di Teroldego delle altre aziende. La sua azienda è nata nel 2003, ma ha una tradizione enologica iniziata nel 1708. «Mio padre conferisce alla cantina sociale, io invece ho voluto ricreare proprio attraverso il Teroldego quel legame diretto tra la storia enologica della mia famiglia e il Campo Rotaliano. Mi sono sempre mosso con l’obiettivo di valorizzare la specificità di questo vitigno e quindi ho lavorato in campagna curando il vigneto nel rispetto dell’equilibrio dell’ambiente in cui si trova. La mia però è una ricerca costante, ora per esempio sto gradualmente passando dalla pergola al guyot e da poco ho acquisito un vigneto di Teroldego centenario: voglio cominciare a vinificare in base all’età delle piante. Per anni dalla mia cantina è uscito solo Teroldego, da un po’ di tempo ho affian-

Tre generazioni Donati (Azienda agricola Donati) 70

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Michele e Paolo Dorigati (Cantina Dorigati)

cato altri progetti con uve che coltivo in Val di Non e sulle colline di San Michele: progetti satellite, perché il perno di tutto è sempre il Teroldego». PAOLO DORIGATI: SIAMO INTERPRETAZIONI DIVERSE DI UNA COMUNE IDEA DI TERRITORIO Il legame con il Teroldego e con il territorio da cui origina è esplicito anche per la storica cantina Dorigati, che dal 1858 coltiva e imbottiglia a Mezzocorona Teroldego Rotaliano. Oggi la guidano Paolo e il cugino Michele, rispettivamente 29 e 46 anni: «Siamo un’azienda focalizzata sul Teroldego, su cui abbiamo investito sia a livello di ricerca che di promozione – racconta Paolo Dorigati –. Già nel

1988 mio padre e mio zio hanno dato vita al progetto Diedri, un Teroldego Rotaliano DOC Superiore Riserva prodotto con le uve del vigneto “Bagolari”; su questa scia dal 2012 io e Michele abbiamo lavorato per produrre un cru di un altro vigneto, il “Sottodossi”, con caratteristiche completamente diverse che abbiamo cercato di esaltare nella bottiglia. Lo presenteremo al prossimo Vinitaly, dopo cinque anni di affinamento: è un prodotto di altissima qualità, di cui andiamo orgogliosi e in cui abbiamo investito molto sia in termini di idee che di progetti. Oltre a rappresentare il top di gamma del Teroldego, è un vino in grado anche di restituire molto, in termini di valore, al nostro territorio. Un obiettivo che caratterizza tutti noi giovani viticolto-


trentinomeseteroldego per lavoro accompagnando mio padre a Chicago: avevo solo 15 anni e da allora in pratica non ho più smesso. Mi accorgo che all’estero c’è bisogno di storie vere, come la nostra: il 6 novembre sarò in Canada a presentare il nostro Teroldego di fronte a 500 persone che vogliono conoscere il vino trentino e chi lo produce: un grande palcoscenico, dove non mancheranno i nostri prodotti di punta: il Teroldego Rotaliano Bagolari, il Sangue di Drago, che di recente è stato scelto come case study per una tesi di laurea sulle strategie di marketing vinicolo, e il Teroldego Rotaliano Marco Donati, che si è classificato tra i primi 100 vini italiani della Guida i Vini de L’Espresso».

Rudy Zeni (Azienda agricola Zeni)

ri rotaliani: siamo interpretazioni diverse di un’unica territorialità, con l’obiettivo comune di valorizzare questo luogo di produzione. Per la Rotaliana, questo avviene recuperando un vitigno autoctono come il Teroldego e puntando sulle sue enormi potenzialità. Va benissimo fare la base spumante, ma senza dimenticare il resto. Ci vuole equilibrio. La valorizzazione si fa in due modi complementari: con la ricerca, cioè studiando a fondo il territorio e le sue caratteristiche, e con la qualità». ELISABETTA DONATI: LAVORARE INSIEME SIGNIFICA VINCERE INSIEME «C’è una massima di Michael Jordan che si adatta perfettamente alla nostra filosofia: “Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra che si vincono i campionati”» esordisce Elisabetta Donati, dell’Azienda agricola Donati Marco di Mezzocorona, una delle più antiche cantine del Trentino, produttrice di Teroldego fin dal 1863. «Noto tra noi giovani produttori un grande miglioramento organizzativo, a partire dalla volontà di fare rete: in Trentino siamo uno

dei rari esempi di produttori che lavorano insieme per uno scopo comune. Un altro aspetto che ci caratterizza è la capacità di confrontarci con il mondo esterno. Ho scelto questo lavoro proprio per questo, perché mi permette di unire la passione per il vino a quella per i viaggi, confrontandomi ogni giorno con persone di tutto il mondo e con realtà imprenditoriali diverse: una grande opportunità per arricchirsi, perché bisogna essere sempre aperti a crescere e migliorare. Una visione che ho portato anche nella nostra azienda, dove con i miei genitori Marco ed Emanuela e i collaboratori vige una divisione dei ruoli per dare spazio a idee e novità. Ho iniziato a viaggiare

RUDY ZENI: UNA NUOVA VISIONE COMUNE FONDATA SULLA TRADIZIONE «Siamo tutti molto giovani e molto preparati – racconta Rudy Zeni dell’Azienda agricola Zeni di San Michele all’Adige –; siamo partiti con l’entusiasmo di sporcarci le mani in campagna e in cantina. Rispetto a 10/15 anni fa, ora c’è una visione comune, ad esempio l’attenzione a rese per ettaro più basse, a diversificare le tecniche produttive, per esempio con la sovramaturazione delle uve su pianta o in cassetta, a riutilizzare il legno per l’affinamento: tutto questo aumenta la presentabilità del Teroldego verso l’esterno e il confronto con vini di fama internazionale. Personalmente nel mio lavoro cerco di combinare la passione per il vino con l’approccio tecnico più

Christine, Daniele, Lisa e Paolo Endrici (Azienda agricola Endrizzi) 71

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trentinomeseteroldego

Andrea e Giulio Martinelli (Cantina Martinelli)

rigoroso e credo che rispetto alle generazioni precedenti noi possiamo contare su una visione globale e su una solida preparazione, qualità che si combinano con l’eredità di chi ci ha preceduto: mio padre a mio zio, ad esempio, si sono sempre spesi per valorizzare le varietà locali e andavano a vendere Teroldego quando tutti i clienti chiedevano Bordolesi! In questi anni, quindi, abbiamo portato avanti i capisaldi dell’azienda agricola Zeni, ma tenendoci costantemente aggiornati sullo sviluppo e l’analisi di nuovi metodi di coltivazione, di produzione e di marketing. Abbiamo valorizzato la produzione di Teroldego sulle colline avisiane e portato avanti la conversione al biologico: dal 2015 siamo operatori biologici a tutti gli effetti. Ma “innovazione” per noi ha significato anche il recupero di tecniche abbandonate, come la vinificazione in legno, che ha dato vita alla pluripremiata etichetta Schwarzhof. Di recente, inoltre, il nostro “Pini 2012” ha ricevuto i 3 Bicchieri del Gambero Rosso 2017: una grande conferma per la dedizione e la cura che riserviamo al

Teroldego Rotaliano, praticamente l’unica varietà rossa che coltiviamo nella nostra azienda». LISA E DANIELE ENDRICI: UN’ETICHETTA UNICA PER VALORIZZARE UN POTENZIALE STRAORDINARIO «La valorizzazione del nostro territorio la dimostriamo con le scelte che quotidianamente prendiamo nei nostri vigneti – spiegano i fratelli Lisa e Daniele Endrici, dell’azienda agricola Endrizzi di San Michele, realtà produttiva di punta fondata in Austria 130 anni fa –. Il Teroldego è un vino estremamente moderno, perché ha tutte le caratteristiche che si ricercano ora: autoctono, colore intenso, profumi fruttati, tannini morbidi e poco astringenti, qualità che lo rendono comprensibile e facile negli abbinamenti, il vino ideale da portare all’estero. Accanto a queste qualità, il Teroldego raggiunge livelli eccezionali con un forte diradamento dei grappoli sulla pianta, facendo, cioè, una produzione inferiore a quella naturalmente generosa. È così

che il nostro Terlodego Gran Masetto 2007 è stato giudicato dal concorso internazionale Mundus vini il miglior vino rosso 2011 d’Europa, scelto tra 6 mila vini di 42 Paesi: la prova che anche in Trentino si possono fare vini straordinari. Certo, non si possono fare i 170 quintali ad ettaro permessi dal disciplinare, ma dobbiamo fermarci alla metà. C’è poi anche una particolare lavorazione delle uve, con un parziale essiccamento dei grappoli. Al Teroldego non manca nulla per diventare un grandissimo vino italiano, bisogna crederci. Se lo si valorizzasse come ha fatto la Valpolicella con il Corvina, si otterrebbe un vino ancora più importante dell’Amarone, invece lo si vende a pochi dollari negli Stati Uniti o per tagliare altri vini. Ora siamo noi giovani produttori a dover trovare quella coesione che finora è mancata, mettendo a punto non solo una tecnica, ma anche una comunicazione e, perché no, anche un’etichetta comune. Siamo in una posizione geografica e climatica talmente felice che valorizzando bene questa nostra potenzialità agricola riusciremmo ad attrarre un turismo diverso, dolce e destagionalizzato, che farebbe un gran bene a tutto il Trentino». ANDREA MARTINELLI: UNA COOPERATIVA DI CANTINE PER IL TEROLDEGO Romano, 30 anni, studi in biologia a Brighton, poi in Australia e Sudafrica, un master in economia agraria, nel 2010 Andrea Martinelli decide di tornare in Trentino per occuparsi della storica azienda di famiglia a Mezzocorona. «La mia prima vera esperienza in azienda l’ho fatta con Giulio de Vescovi, poi ho co-

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trentinomeseteroldego

Cantina De Vigili

minciato a “sperimentare” da solo. Nel 2013, ho acquisito parte della campagna di famiglia, che fino a quel momento conferiva alla cantina sociale, e sono partito con 3 mila metri quadri di Teroldego e altrettanti di Lagrein. La prima vendemmia è stata nel 2013, con tre diversi prodotti: Lagrein Trentino Rosso DOC, Teroldego Rotaliano DOC e Teroldego Rotaliano DOC Selezione Maso Chini. Il lavoro è intenso e ormai coinvolge tutta la mia famiglia, anche mio fratello Giulio ora è entrato stabilmente in azienda e i progetti per i prossimi anni sono tanti e su più fronti: ora abbiamo circa un ettaro e mezzo, ma conto di acquisire in breve anche il resto della campagna. Abbiamo anche 200 ettari di bosco sul monte di Mezzocorona, dove coltiviamo anche piccoli frutti e in progetto circa 7mila metri quadri di vitigni resistenti con metodo biodinamico. Insomma, la parola d’ordine per noi ora è far ripartire l’azienda. L’inizio è stato faticoso, ma positivo: qui sono stato accolto da tutti a braccia aperte, tutti mi hanno aiutato nel lavoro e a capire le potenzialità della mia azienda. Partiamo da ottime basi, qui in Trentino. Il Teroldego effettivamente è stato un po’ sacrificato, ma ultimamente

le nuove tecniche produttive e la qualità promettono bene. La vera sfida sarà lavorare uniti, come stiamo facendo ora: da questa unità potrebbe nascere una piccola cooperativa di cantine per trasmettere quello che stiamo facendo». FRANCESCO DE VIGILI: VINO E TERRITORIO VANNO COMUNICATI ASSIEME «Il nostro scopo dev’essere quello di promuovere sempre di più il vino e il territorio e costruire un dialogo solido con tutti i viticoltori della Rotaliana» spiega Francesco De Vigili, giovanissimo titolare della cantina omonima a Mezzolombardo. «È assurdo proporsi da soli, dovremmo piuttosto seguire la scia dei grandi consorzi nazionali, come è ad esempio per il Brunello di Montalcino. Per ragioni di tutela, ma anche di valorizzazione, non solo del Teroldego, ma di tutto il territorio rotaliano: è fondamentale che i due concetti siano veicolati assieme, perché sono inscindibili. Il Teroldego è il Teroldego perché nasce qui, nel campo Rotaliano e non altrove e noi dovremmo far passare questo messaggio al di là delle personali interpretazioni che diamo con i nostri vini. La mia è una

realtà aziendale ancora piccola, ma storicamente radicata e ci proponiamo come obiettivo quello di produrre un Teroldego Rotaliano di altissima qualità. Per questo abbiamo scelto di concentrare la nostra produzione solo su questo vitigno dalle potenzialità immense, ma penalizzato finora proprio dalla mancanza di coesione tra piccoli produttori. Il mio Teroldego è espressione delle uve provenienti dalla zona Pasquari, una delle più vocate della piana Rotaliana per la coltivazione di questo vitigno e compresa nella zona nota comunemente con il nome “Teroldeghe”. È un vigneto di 40/50 anni, coltivato a pergola doppia trentina, con una resa di circa 130 quintali per ettaro, ben al di sotto dei quantitativi concessi dal disciplinare. La presentazione ufficiale dell’annata 2015 sarà a dicembre». Uno per tutti e tutti per uno, insomma, se l’obiettivo è quello di promuovere e comunicare al mondo un vino e un territorio che non hanno eguali. Professionalità, unità, qualità del prodotto: gli ingredienti giusti per una storia vincente ci sono tutti. Per averne conferma, basta aprire una delle loro bottiglie e assaggiare il frutto – sincero e genuino – di questo appassionato lavoro. ■

I PRODUTTORI DI TEROLDEGO ROTALIANO DEL TERRITORIO

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antina A. Martinelli, Cantine Mezzacorona - Rotari, Cantina Rotaliana di Mezzolombardo, De Vigili Cantina vinicola, Azienda Agricola Barone de Cles, Azienda Agricola Betta Luigino, Azienda Agricola de Vescovi Ulzbach, Azienda Agricola Donati Marco, Azienda Agricola

Endrizzi Elio e F.lli, Cantina Dorigati, Azienda agricola Elisabetta Foradori, Redondèl Piccola Azienda Agricola, Azienda Agricola Zeni Roberto, Cantina Endrizzi, Fondazione E. Mach, Villa de Varda, Azienda agricola Zanini Luigi.

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trentinospecialedistillerie di Giada Vicenzi

GRAPPA TRENTINA, UN DISTILLATO DI EMOZIONI DA BEVANDA DI RINFORZO PER GENTE DI MONTAGNA, A PREZIOSO DISTILLATO DA DEGUSTARE CON MISURA E PIACERE: SE LA GRAPPA TRENTINA HA TROVATO UN POSTO TRA I PALATI PIÙ RAFFINATI, LO SI DEVE A IMPRENDITORI E AZIENDE CAPACI DI GUARDARE LONTANO, MA RESTANDO SALDAMENTE ANCORATI AL TERRITORIO E ALLA TRADIZIONE

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ota per il lettore: quello che avete tra le mani non è un articolo da leggere di fretta, mentre bevete distrattamente un caffè prima di correre al lavoro. È un testo che richiede tempo e concentrazione, come l’argomento di cui tratta. E allora mettetevi comodi, rilassatevi, svuotate la mente, riempite un bicchiere di un buon distillato, apprezzatene le sfumature e i profumi, assaggiatelo. Ecco. Adesso il vostro viaggio nel mondo della grappa trentina può cominciare. Tradizione, metodo, territorio, innovazione: sono questi i quattro capisaldi attorno a cui si declina la qualità inconfondibile della grappa trentina. Un

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prodotto che affonda le radici nella storia, un’arte tramandata dai genitori ai figli, per generazioni. E che, tuttavia, ha saputo negli anni rinnovarsi, tenendo il passo con i tempi e con i cambiamenti dello stile di vita e delle abitudini delle persone. Per secoli importante rinforzo alimentare in una dieta che prevedeva polenta o poco più, la grappa forniva energia e calorie a famiglie intere di contadini, che il più delle volte la distillavano in casa. D’altra parte avere tutte quelle vinacce in casa e buttarle via, in una economia povera come quella di un tempo, era davvero un peccato contro Dio e gli uomini. Ecco spiegato il motivo per cui la grappa è

sempre stata considerata un distillato tipicamente contadino, dal sapore forte cui non mancavano sentori legno vecchio bruciacchiato, e anche il motivo della sua scarsa diffusione, restando confinata alle zone di produzione, ovvero il nord Italia a ridosso dell’arco alpino. Mentre nel resto d’Europa e in Sud America per ragioni economiche e climatiche i distillati come il cognac, l’armagnac o il brandy (distillati del vino), il whisky e la vodka (distillati di cereali), il rum e la cachaça (distillati della canna da zucchero), il calvados, lo slivovitz o lo schnaps (distillati di frutta) la facevano da padrone, raggiungendo in alcuni casi profili qualitativi eccellenti, la grap-

pa italiana restava relegata al consumo locale e casalingo. Tutto ciò fino a circa la metà del 1800: fu allora che in Italia e in Trentino si cominciò a pensare che anche la grappa avesse tutte le carte in regola per diventare un distillato al pari degli altri e addirittura superiore. Solo la grappa, dopotutto, poteva vantare una materia prima così nobile: la vinaccia, ovvero le bucce dell’uva dopo che questa è stata spremuta per fare il vino. Solo negli ultimi vent’anni, tuttavia, la grappa è riuscita a scrollarsi di dosso una volta per tutte il cliché di rude distillato da montanari infreddoliti, conquistandosi a buon diritto un posto di primo piano nei bar,


trentinospecialedistillerie nella ristorazione e nel salotto di casa, saziando i sensi in un’armonia di profumi, aromi e sapori, senza distinzioni di luogo di residenza o di sesso. I dati dimostrano che – crisi a parte – negli ultimi anni il mercato della grappa trentina è andato crescendo e il merito va ricercato proprio nella capacità dei produttori di essere riusciti a intercettare le richieste di un pubblico sempre più attento, giovane, ma anche femminile. Tutto questo senza però venire meno ai capisaldi elencati all’inizio: che sia bianca o aromatica, giovane o invecchiata, in Trentino la grappa è sinonimo di qualità. Metodici e rigorosi come solo i Trentini sanno esserlo, i distillatori locali negli anni hanno fatto della qualità della loro grappa una vera missione, di cui l’Istituto Tutela Grappa è garante e supervisore. E in provincia di Trento la grappa è anche un settore importante per l’economia, basti pensare che solo in Trentino si produce il 10% del totale nazionale, vale a dire circa 4 milioni di bottiglie, distillando qualcosa come

25 mila tonnellate di vinacce freschissime. Il risultato sono distillati sublimi, che rappresentano la conclusione ideale di un pasto o l’accompagnamento perfetto a un momento di relax e riflessione. Tra le distillerie trentine che vantano la storia più lunga c’è senza dubbio Segnana, fondata nel 1860 a Borgo Valsugana per opera di Paolo Segnana, che alla fine dell’Ottocento, quando il Trentino faceva ancora parte dell’Impero Asburgico, andava di maso in maso a distillare le vinacce con il suo carro carico di alambicchi. Una storia lunga un secolo e mezzo, rilanciata dalla famiglia Lunelli (proprio quella delle Cantine Ferrari), che nel 1982 ha acquistato Distilleria Segnana. Un marchio che nel frattempo era diventato ormai noto e consolidato e che i Lunelli hanno mantenuto e portato avanti restando fedeli alla qualità del prodotto e al legame con il territorio. Carica di storia e di successi, Segnana è oggi una distilleria all’avanguardia, che sorge accanto alle Cantine Ferrari a Ravina di Trento. Una vicinanza che

Matteo, Camilla e Marcello Lunelli, Distilleria Segnana

ha un risvolto prima di tutto pratico: è proprio la vicinanza, infatti, a garantire la freschezza delle materie prime, ovvero le vinacce impiegate per la produzione delle bollicine Ferrari, Chardonnay e Pinot Nero. Solo 127 metri separano la pressatura dell’uva per il Trentodoc dalla camera di distillazione, dove le vinacce arrivano ancora pregne di mosto e di aromi, inopina-

bile garanzia di freschezza. Nel rispetto della tradizione, il sistema di distillazione è rigorosamente discontinuo a bagnomaria, ma arricchito da nuovi accorgimenti tecnici frutto della ricerca dei mastri distillatori di Segnana, in collaborazione con la Fondazione Mach: ne è esempio la ridistillazione della flemma con metodo brevettato Segnana,

Distilleria Angeli 1952-2012

Per il 60° anno di fondazione della Distilleria Angeli il mastro distillatore Sergio propone ad appassionati estimatori questa grappa stravecchia, stagionata per più di 18 mesi in barrique di legno rovere. Con amorevole cura. Presentata in elegante bottiglia... da consumare a piccoli sorsi per meglio degustare. DRO (TN) - Via Capitelli, 31 Tel. 0464.504310 - Fax 0464.544724 info@distilleria-angeli.it www.distilleria-angeli.it 75

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L’attesa attenua le passioni mediocri e aumenta le grandi Franç ois de La Rochefoucauld

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che permette di ottenere una grappa ancora più morbida e pura. Una volta distillata, la grappa riposa e affina per mesi o addirittura per anni. La maturazione delle grappe invecchiate avviene in legni pregiati, che conferiscono sentori speziati e vanigliati e un intenso colore ambrato. L’estremo rigore e il rispetto della tradizione non impediscono alla famiglia Lunelli di guardare con intelligenza alle future evoluzioni del mercato, in particolare quando si tratta di cogliere i mutamenti nella sensibilità e nel gusto dei consumatori: da due anni, per esempio, nelle botti di Segnana riposa anche grappa biologica, “figlia” di quelle uve coltivate senza uso di prodotti di sintesi (tutti i vigneti di proprietà Lunelli sono in conversione al biologico.) Un’altra espressione dell’innata attitudine alla sperimentazione di casa Segnana sono le grappe invecchiate Solera Selezione e Solera di Solera, prodotte con il metodo di invecchiamento Solera, tipico dello sherry, che prevede l’annuale passaggio della grappa da un livello all’altro di una catasta di cinque piani di botti sovrapposte. Il risultato è un blend di grappe di annate diverse, di grande complessità. Ma la voglia di innovazione si scorge anche nella Grappa Sherry Cask, maturata nelle botti dello sherry e premiata quest’anno come

“Miglior Grappa 2016” secondo il Premio internazionale del Vino. Una vittoria decretata dai voti dei lettori di Bibenda, il magazine della Fondazione Italiana Sommelier, che hanno ritrovato in questa grappa l’emblema di quella sintesi tra storia e innovazione che caratterizza da sempre il lavoro in casa Segnana. Tradizione e innovazione, un binomio solo in apparenza antitetico, sono gli aspetti che caratterizzano Distilleria Bertagnolli, che negli anni è riuscita a rinnovarsi in modo straordinario, dando un segnale forte al territorio e alla cultura imprenditoriale, e si presenta oggi con un’immagine giovane e dinamica. Quattro generazioni per la grappa, quattro generazioni per arrivare a creare la modernissima distilleria che ha sede a Mezzacorona e che ha avuto i natali nel lontano 1870, quando Giulia de Kreutzenberg ed Edoardo Bertagnolli cominciarono a distillare le vinacce dei loro vitigni in Piana Rotaliana. Era il tempo della semplicità e della vita rurale, del sacrificio e del rispetto delle tradizioni. Il carisma di Giulia unito alla passione di Edoardo per storti e alambicchi (veniva da una famiglia di farmacisti) e la presenza di una materia prima eccellente furono gli ingredienti base per la nascita della distilleria. Che di padre in figlio si è trasmessa prima a Giuseppe,

Beppe e Livia Bertagnolli



ISTITUTO TUTELA GRAPPA DEL TRENTINO UN ISTITUTO A GARANZIA DELLA QUALITÀ

Curcu&Genovese Associati s.r.l. - Südtiroler Studio s.r.l. - Riproduzione vietata

IL MARCHIO DEL TRIDENTE La Grappa Trentina di origine e qualità garantite è facilmente riconoscibile. Il sigillo con il Tridente, che il consumatore individua facilmente sulla bottiglia, prevede tutta una serie di controlli stabiliti dai produttori soci dell’Istituto di Tutela. Il marchio certifica che la Grappa: · è sicuramente prodotta con vinacce trentine · è stata controllata sia dal punto di vista chimico che organolettico. È quindi sicura per quanto attiene l’aspetto salutistico e perfettamente in linea con i livelli qualitativi previsti dal disciplinare di produzione redatto dall’Istituto e sottoscritto da tutti i 28 soci.

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trentinospecialedistillerie poi a Mario e Franco e, infine, a Beppe e Livia Bertagnolli, la quarta generazione, quella dei cugini, da trent’anni alla guida dell’azienda. Per la Distilleria Bertagnolli l’innovazione è stata sia di tipo produttivo/qualitativo che culturale: smontato l’assioma “grappa = bevanda rude per soli uomini”, Bertagnolli ha dato il suo fondamentale contributo nell’introdurre sul mercato un prodotto di grande complessità, raffinato e morbido, apprezzato anche dai palati femminili. Il tutto a partire da vinacce freschissime, appena svinate e ricche di mosto: materia prima a chilometri zero, visto che proviene quasi interamente dalla Piana Rotaliana, terra vocata alla coltivazione della vite e non a caso definita da Cesare Battisti “il più bel giardino vitato d’Europa”. Appena giunte in azienda, le vinacce vengono distillate con alambicco discontinuo a bagnomaria alimentato a vapore, un metodo che c’è solo in Trentino e che consente di mantenere intatti profumi, morbidezze e aromaticità delle vinacce di origine.

E la qualità delle grappe e dei distillati Bertagnolli è certificata e attestata da premi e riconoscimenti internazionali. Distilleria Bertagnolli è oggi un’azienda che guarda al futuro e che piano piano si sta ritagliando una nicchia di tutto rispetto sui mercati esteri; ma soprattutto è un’azienda che ha investito con fiducia in un restyling di immagine e in una campagna di comunicazione simpatica e accattivante, curata dall’agenzia milanese Tita, con una serie di claim uno più simpatico dell’altro. Il restyling ha coinvolto tutta la ricca linea di grappe monovarietali e barricate come anche il popolare Grappino Bianco e Oro e la celebre Koralis, riserva di più vitigni, tra i primi esemplari di grappa barricata in Italia. Un’immagine aziendale brillante, che sempre nell’ottica di aprirsi a un mercato giovane e in continua evoluzione ha puntato anche su un sito internet completamente rinnovato, su una presenza massiccia sui social network e su una serie di eventi e happening in tutta Italia, da Milano alla Sardegna a

La famiglia Marzadro

Trento per divertirsi con ricette e cocktail, ma soprattutto per diffondere la cultura del distillato trentino per eccellenza, unita alla filosofia del bere con gusto e responsabile. Fatta di tradizione e sapienza è anche la storia della Distilleria Marzadro, che vede i natali nel 1949 a Brancolino d’Isera per opera di Attilio Marzadro. Una professionalità e un impegno che si sono conservati intatti anche oggi, con la terza generazione, ma sempre nell’ottica di un’innovazione

costante. Marzadro è un’azienda moderna e dinamica, in continuo aggiornamento ed evoluzione per operare al massimo delle potenzialità, nell’assoluto rispetto della qualità delle materie prime e dei sistemi di lavorazione. Paradossalmente è l’aspetto della comunicazione ad offrire le sfide maggiori, perché è fatta non con i canoni classici, ma mira al coinvolgimento totale del consumatore, con tutti i mezzi a disposizione. Fondamentale è per Marzadro

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trentinospecialedistillerie

ISTITUTO DI TUTELA GRAPPA DEL TRENTINO

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ato nel 1969 da un’intuizione di cinque distillatori (Bertagnolli, Pisoni, Sebastiani, Segnana e Bassetti) che già allora avevano compreso l’importanza delle regole di autodisciplina e dei controlli di qualità sulla grappa, oggi l’Istituto conta 27 soci, che rappresentano la quasi totalità della produzione trentina. Compito dell’Istituto è valorizzare la produzione tipica della Grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino e qualificarla con un apposito marchio d’origine e con la scritta “Trentino Grappa”. In questo modo l’Istituto offre al consumatore la garanzia di una indiscutibile qualità, certificata dalle analisi della Fondazione Mach e dalla Commissione per l’analisi organolettica della Camera di Commercio di Trento. L’Istituto vigila sull’osservanza del disciplinare e promuove iniziative e studi per il miglioramento della produzione e la diffusione della Grappa trentina in Italia e all’estero. Attualmente è retto da un Consiglio composto da Giuseppe Bertagnolli (presidente), Stefano Marzadro (vicepresidente), Luigi Cappelletti, Mauro Giori, Carlo Pezzi, Bruno Pilzer, Alessandro Poli, Carlo dell’Elmo Saracini e Rudy Zeni (consiglieri). I soci sono: Angeli, Bailoni, Bertagnolli G., Borgo Vecchio, Cappelletti Antica Erboristeria, Casimiro, Crucolo, Dallavalle Rossi d’Anaunia, Fondazione Mach, Francesco S. Massenza, Giori Distillati Trentini, Giovanni Poli, Marzadro, Maxentia, Paolazzi, Paolazzi Vittorio, Pezzi, Pilzer, Pisoni F.lli, Pravis, Riserva dell’Elmo Saracini, Segnana, Tarter, Vettorazzi F.lli, Zeni, Zuccatti.

raccontare cosa c’è dietro a una bottiglia di distillato. Un principio che la distilleria lagarina porta avanti con attività di promozione, assaggi e degustazioni guidate all’interno dell’azienda, per scoprire come nasce questo prezioso distillato. Tra alambicchi di rame e sale d’invecchiamento dove la grappa riposa per anni in botti di legni pregiati, i visitatori potranno assaggiare i diversi tipi di distillati Marzadro, con la possibilità di abbinare anche una merenda a base di prodotti tipici trentini. I più audaci e curiosi potranno aggiungere alla visita guidata anche l’esperienza sensoriale delle grappe in affinamento nelle botti e una degustazione insolita della grappa Marzadro abbinata al cioccolato Domori. La tappa finale della visita è nel punto vendita, dove scegliere un ricordo da assaporare a casa e

condividere con le persone più care: non solo grappe, ma anche acqueviti, liquori e creme alpine. Da non farsi scappare, la Grappa Stravecchia Le Diciotto Lune, prodotta con le migliori vinacce trentine distillate nel tipico alambicco e lasciata affinare per un minimo di diciotto mesi in piccole botti di legni pregiati, o l’ultima nata, Anfora 43°, prodotta con un metodo che non ha eguali, perché viene affinata per dieci mesi in anfore di terracotta, che permettono di mantenere la limpidezza della grappa bianca unita agli aromi e al gusto di una grappa invecchiata, senza i sentori del legno. Novità assoluta nell’ambito della distillazione e proprio per questo assolutamente da provare. Un viaggio nel mondo della grappa trentina non può non passare per la Valle dei Laghi

e le Sarche, zone tra le più vocate alla coltivazione della vite e alle attività correlate, vinificazione e distillazione. Il borgo di Santa Massenza è considerato addirittura la “capitale della grappa”, mentre nel borgo di Pergolese, nel comune di Lasino, in un maso famigliare vecchio di secoli, incastonato tra le Dolomiti di Brenta, il lago di Garda e la città di Trento, ha sede la Distilleria F.lli Pisoni. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi: documenti dell’epoca del Concilio di Trento menzionano un certo Carlo Antonio Pisoni, fornitore ufficiale di vini ed acqueviti per la corte dell’allora principe vescovo Madruzzo. Anche in tempi più recenti, comunque, i Pisoni, allievi dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige sin dalla sua fondazione nel 1874, hanno sempre prestato la massima attenzione alla qualità dei loro prodotti, coniugando la tradizione e la storia alla ricerca e all’innovazione, grazie anche al moderno impianto di distillazione, progettato dai titolari e costruito nel 2003. Ecco perché oggi la Distilleria F.lli Pisoni è una delle più rinomate in regione: il segreto di tanta qualità è racchiuso in una semplice ma importante regola produttiva: utilizzare una materia prima di ineccepibile qualità e freschezza. Dopo la vendemmia (i Pisoni sono anche produttori di eccellenti spumanti Trentodoc) vengono scelte le migliori vinacce, che

Due generazioni della famiglia Pisoni 80

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senza alcuna torchiatura si distillano lentamente, sempre con il sistema discontinuo a bagnomaria, alimentato a vapore. Ne risultano grappe dalle notevoli componenti aromatiche e dal gusto morbido e rotondo, che hanno permesso alla produzione dei fratelli Pisoni di raggiungere livelli qualitativi di assoluto rilievo. La parte del leone tra i prodotti della distilleria la fanno ovviamente le grappe, nelle quattro tipologie fondamentali: monovitigno, classiche, alle erbe e speciali. Tra le monovitigno troviamo le sei grappe di Chardonnay, Marzemino, Moscato, Müller Thurgau, Nosiola e Teroldego, mentre tra le classiche figurano la morbida e vellutata Schweizer e la calda e amabile Stravecchia. Formidabili fine pasto sono le grappe alle erbe, dalle spiccate proprietà digestive riconosciute dalla tradizione popolare: ecco quindi la Grappa amara, quella all’asperula, alla ruta, al ginepro, alla genziana e al mugo. Alle grappe speciali, invece, è affidato il compito di raccontare non solo la straordinaria aderenza della famiglia Pisoni alla tradizione e alla qualità, ma anche la loro sensibilità e il rispetto per il territorio e l’ecosistema. Connubio ideale di purezza cristallina e attenzione all’ambiente è la grappa biologica Chiave di Volta, mentre Fior di roccia, con miele e stelle alpine, racchiude in sé i profumi e i simboli della montagna trentina. Ma la vera depositaria


Distillata secondo la migliore tradizione trentina, seduce per la complessitĂ e la suadente avvolgenza.


trentinospecialedistillerie

ASSOCIAZIONE DONNE DELLA GRAPPA

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Carmen e Sergio, Distilleria Angeli

di un territorio e di una tradizione secolare è Clessidra, grappa prodotta a partire dalla triade autoctona Marzemino, Teroldego e Nosiola, distillata con metodo Tullio Zadra e invecchiata per dieci anni in barrique di rovere francese, che le conferiscono aromi di spezie e vaniglia e un sapore pieno e avvolgente. Quest’anno è stata anche insignita del premio speciale “Il vestito della grappa” e della medaglia d’oro al Premio Alambicco d’Oro 2016 promosso da Anag-Assaggiatori grappa e acquaviti ad Asti, nella cornice della 50esima Douja d’Or. Non molto distante, nel comune di Dro, ha sede un’altra distilleria, che non si può non nominare se si parla di grappa trentina: la Distilleria Angeli, guidata dai fratelli Sergio e Carmen, che portano avanti una tradizione famigliare lunga più di un secolo. Fu il capostipite Quirino che con apparecchi rudimentali lambiccava nella cantina sotto casa. In inverno, con le vinacce avanzate dalla produzione di vino, faceva le “cotte”, da cui ricavava un ottimo distillato che faceva la gioia di parenti e amici. Una passione trasferita al figlio Antonio, che nel 1952 diede vita all’attuale distilleria, con impianti moderni e ambienti funzionali: colonne in rame Tullio Zadra, caldaie con cestelli a vapore, vasche in cemento per la conservazio82

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n’associazione nazionale e tutta femminile, che dal 2001 si dedica alla promozione della grappa e che è stata fondata da un gruppo di imprenditrici del settore e giornaliste. L’idea è nata nel constatare la vivace presenza delle donne nel settore della grappa, sia a livello imprenditoriale e produttivo che di comunicazione, e lo scopo è quello di ampliare la conoscenza di questo prodotto, insegnando a gustarlo e a proporlo con i migliori abbinamenti e in modo interessante per il pubblico femminile. Non soltanto promozione, quindi, ma anche definizione di nuove modalità di utilizzo. Insegnare l’arte dell’assaggio della grappa e i suoi impieghi nelle preparazioni culinarie, promuovere un consumo consapevole della grappa a partire dalla conoscenza delle sue origini, incoraggiare la crescita e lo sviluppo dell’imprenditorialità femminile mediante la condivisione di esperienze. Queste, in sintesi, le attività di un’associazione che dalla Sicilia al Trentino conta oggi più di 300 socie: produttrici, operatrici tecniche, imprenditrici, giornaliste, barladies, nonché sapienti consumatrici. Tutte insieme rappresentano una forza di mercato, un grande spunto culturale, un approccio nuovo a una tecnica antica e la conferma di come le donne siano, oggi, le estimatrici più attente e preparate di questo prodotto complesso e carico di suggestioni. Il Consiglio di amministrazione delle Donne della Grappa è composto da Valeria Luparia (presidente), Claudia Mazzetti, Livia Bertagnolli (vicepresidenti), Camilla Guiggi, Mariacarla Bonollo (consigliere) e Alessandra Gatti (segretaria).

ne delle vinacce, attrezzatura per l’imbottigliamento: tutto il necessario per arrivare dalla materia prima – solo vinacce trentine freschissime – al prodotto finito, imbottigliato e pronto per essere acquistato e assaggiato. Oggi sono Sergio e Carmen a portare avanti questa passione di famiglia, ricavando grappe fragranti di monovi-

tigno e una serie di grappe aromatiche alle erbe officinali. Dopo la vendemmia vengono scelte le migliori vinacce, che senza alcuna torchiatura si distillano lentamente, sempre con il sistema discontinuo a bagnomaria, alimentato a vapore. Ne risultano grappe dalle notevoli componenti aromatiche e dal gusto mor-

Maddalena Cappelletti tra le cisterne dei prodotti

bido e rotondo, declinate in diverse tipologie: la classica Grappa bianca trentina, le grappe di monovitigno (Chardonnay, Pinot Grigio, Müller, Moscato, Cabernet, Marzemino e Teroldego), le grappe alle erbe (ruta, ginepro, asperula, ortica, mugo, genziana, liquirizia) e la Grappa Stravecchia, invecchiata per oltre 18 mesi in barrique di rovere della Slovenia. Sempre a base di grappa, ci sono poi i liquori alla frutta e quelli con grappa e panna, il liquore al cioccolato e i cioccolatini artigianali. Alla Distilleria Angeli, insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta, sia che si tratti di fare un regalo speciale, ma anche per tenere sempre in casa una scorta di prelibatezze trentine per far felici gli amici. Ne è passato di tempo da quando i distillati caserecci erano venduti di contrabbando e la grappa era sinonimo di contadini dalle guance rubizze e calzoni rattoppati. Da allora molte cose sono cambiate. E se adesso la grappa trentina ha trovato un posto anche sulle tavole e tra i palati più raffinati, lo si deve soprattutto a queste donne e a questi uomini, capaci di guardare lontano e di inventare il futuro con coraggio, ma soprattutto con i piedi ben piantati per terra, irrimediabilmente fedeli al territorio e alla tradizione. ■



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Quanto vale la

SECONDA EDIZIONE DEL FESTIVALMETEOROLOGIA DEDICATO AL “TEMPO CHE FA” E A UNA SCIENZA SEMPRE PIÙ POPOLARE. PER LA DUE GIORNI – 11 E 12 NOVEMBRE – PROMOSSA DA UNIVERSITÀ DI TRENTO E COMUNE DI ROVERETO, INSIEME A TRENTINO SVILUPPO E FONDAZIONE MUSEO CIVICO DI ROVERETO, CONFERMATA LA PARTECIPAZIONE DI LUCA MERCALLI, ANDREA GIULIACCI E FILIPPO THIERY. E TRA GLI EVENTI COLLATERALI IL CONCERTO “PER ARPA E PAROLE” DI CECILIA CHAILLY PROMOSSO DAL COMUNE DI ROVERETO, UNA SERATA PRESSO LA CHIESA SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO “100 VOCI PER IL FESTIVAL” ED UN CONCORSO FOTOGRAFICO PER AMATORI 84

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opo il successo della prima edizione lo scorso anno, torna a Rovereto l’appuntamento con il Festivalmeteorologia, l’unica rassegna italiana specificamente dedicata alle previsioni del tempo e al mondo della ricerca, della formazione e dei servizi che ruotano attorno ad esso. La prima edizione del Festival della Meteorologia, a ottobre dello scorso anno, ha permesso di riunire attorno ad un tavolo tutti i soggetti che a vario titolo si occupano di previsioni meteo. L’edizione 2016 si propone di fare un passo avanti e riflettere sulle dimensioni dell’interesse e del vero e proprio business che si sono sviluppati attorno al meteo. Cosa significa parlare di “valore” in questo campo? Dall’edilizia all’agricoltura, dal turismo alla protezione civile fino all’energia: sono tanti i settori su cui l’impatto economico delle condizioni meteorologiche risulta determinante.


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Luca Mercalli

Ancora una volta il festival vuol essere un’occasione di incontro, di conoscenza reciproca e di interazione tra le diverse realtà della meteorologia italiana. Infatti la manifestazione riunirà gli operatori dei servizi meteorologici, istituzionali e privati, i professionisti e le aziende che operano nel settore, i ricercatori, gli utenti dei servizi e dei prodotti meteorologici, gli operatori della comunicazione, gli appassionati di meteorologia e arriverà a coinvolgere docenti e studenti delle scuole di ogni livello, e il grande pubblico in generale. Sono previste anche quest’anno varie attività didattiche per famiglie e scuole nella sede della Fondazione Museo Civico di Rovereto in Borgo Santa Caterina. Mostre ed eventi di approfondimento si terranno anche all’Urban Center, lo spazio aperto messo a disposizione dal Comune nel centro di Rovereto. «Ogni previsione – commenta il re-

sponsabile scientifico Dino Zardi dell’Università di Trento – è il risultato finale di una lunga e complessa catena di operazioni, che partono anzitutto dalla raccolta dei dati continuamente forniti su tutto il pianeta dai sistemi di osservazione dell’atmosfera: satelliti, radiosonde, radar, stazioni meteorologiche sparse in tutto il mondo. Questi

dati vengono elaborati e costituiscono la base di partenza per i modelli meteorologici, complessi programmi che girano su potenti calcolatori e simulano l’evoluzione per i giorni successivi dello stato dell’atmosfera, in tutte le sue variabili tra cui temperatura, precipitazione, pressione, copertura nuvolosa, radiazione solare, vento e altre». All’Università di Trento è attivo da quasi vent’anni il Gruppo di Fisica dell’Atmosfera. Il gruppo ha sviluppato nel tempo diverse competenze: dalle misure di campo, grazie anche alla strumentazione acquisita attraverso i finanziamenti per progetti di ricerca conseguiti in questi anni, all’utilizzo di modelli meteorologici, che grazie ai calcolatori consentono di simulare i processi atmosferici. «Con il Festivalmeteorologia – aggiunge Zardi dell’Università di Trento (gruppo di ricerca di Fisica dell’atmosfera del Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica) – vogliamo proporre un contributo alla diffusione e al consolidamento di una cultura meteorologica di base, attualmente carente in Italia, ma sempre più necessaria per poter comprendere e interpretare la mole di informazioni meteorologiche quotidianamente diffusa dai vari mezzi di comunicazione. In questo senso il Festival sarà un’occasione unica per rafforzare la collaborazione tra le diverse realtà della meteorologia italiana». Non solo conferenze, però: il Festival della Meteorologia sarà anche una vetrina nazionale per le aziende e le istituzioni che hanno un interesse specifico nelle previsioni del tempo. Tutti gli aggiornamenti sull’evento sono disponibili online, sul sito: www.festivalmeteorologia.it

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Aggiornamenti live dal Festivalmeteorologia anche su facebook: festivalmeteorologia

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INFO RUGGERO PALLAORO Località Cescatti 3/B, Sant’Orsola Terme (TN) ruggero@ruggeropallaoro.com Cell. 328 8508776 conda del tipo di essenza, della forma, dei dettagli. «In genere – racconta Pallaoro – oriento la lavorazione in base al legno che ho tra le mani, ma a volte mi succede di realizzare qualcosa senza averla programmata: è il legno a suggerirmi la tecnica più adatta e durante il lavoro cerco di assecondare i movimenti della materia prima: il legno è un materiale vivo e io cerco di portare alla luce l’oggetto che è nascosto al suo interno. È la “plasticità” della natura a condurmi verso un immaginario favolistico e simbolico». Sperimentazio-

ne, innovazione e armonia sono il filo conduttore delle sue creazioni, che si traducono nella costante ricerca di legni particolari, di cui ama evidenziare le caratteristiche: nodi, disegni e “difetti”, ma anche la storia: come i due

Guardiani, o La casa della formica rufa, o come i Canopi, vasi di noce centenario con chiodo originario in ferro e foglia d’oro zecchino, omaggio ai minatori mocheni. In questi anni le creazioni di Ruggero Pallaoro hanno partecipato a numerosi eventi espositivi, sia nazionali che regionali (dal Fuorisalone di Milano alla Deutsche Bank di Trento), guadagnando molti riconoscimenti. Si possono ammirare e acquistare online, sul sito www.ruggeropallaoro.it, oppure andando a trovarlo nel suo laboratorio. ■

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Abbondanza/Bertoni

di Lara Deflorian

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i presenta fitto questo mese il calendario per gli amanti della danza, che vedrà protagonisti in regione artisti italiani contemporanei, che si differenziano notevolmente per stile e intenzionalità progettuale. Inizierà così il 23 novembre la stagione della danza al teatro Comunale di Bolzano, dove vedremo in occasione del 400esimo anniversario della morte di William Shakespeare, una versione de La Tempesta eseguita dal Balletto Civile, compagnia ligure diretta da Michela Lucenti. L’approfondita conoscenza del lavoro della compagnia di Pina Bausch, segna profondamente il percorso artistico di Michela Lucenti, che la vede protagonista prima nella comunità teatrale nomade del L’Impasto fino a quando, nel 2003, fonda il Balletto Civile con una sua idea di teatro totale, privilegiando il canto dal vivo origi-

SEQUENZE PER IL FUTURO UN DOCUMENTARIO DELLA COMPAGNIA ABBONDANZA BERTONI ACCOMPAGNA IL CIRCUITO REGIONALE DELLA DANZA nale e il movimento fondato sulla relazione profonda tra gli interpreti. A Bolzano presenterà la nuova produzione di Before break, liberamente ispirata a La Tempesta di William Shakespeare, su musica originale con dj set live e la presenza in scena della

violoncellista canadese Julia Kent. L’apparente favola anacronistica de La Tempesta, racchiude la contraddizione tra l’illusione e la realtà dei limiti umani, che la Lucenti rappresenta rivelando le imperfezioni e le debolezze e le nature opposte che guida-

no l’uomo. Il 15 novembre sempre a Bolzano nell’ambito del circuito regionale della danza promosso dal Centro Culturale S. Chiara, al teatro Cristallo sarà proiettato il documentario Sequenze per il futuro, prodotto dalla compagnia roveretana Abbondanza/Bertoni e presentato l’estate scorsa nell’ambito di Pergine Spettacolo Aperto. Otto giovani performer della compagnia junior I BAMBINI, sono i protagonisti di queste riprese effettuate

LA “SIGNORA DELLE RENNE” TORNA A MEZZOCORONA

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lettori di “Trentino mese” la conoscono bene. Lei, Donatella Masè, è la vulcanica “nonna delle renne”. E quest’anno ritorna a Mezzocorona in occasione del seguitissimo “Babbo Natale a Palazzo Martini” (dalle ore 10 alle 19, tutti i sabati e le domeniche dal 19 novembre al 24 dicembre compresi, in dicembre anche giovedì 8, venerdì 9

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e tutti i giorni da lunedì 26 a giovedì 30 dicembre, chiuso il giorno di Natale). Insomma, dopo il successo dello scorso anno sarà ancora possibile ammirare parte della straordinaria collezione di Donatella Masè. Quello che ci aspetta è un vero e proprio viaggio tra i mille modi nei quali la renna, animale simbolo natalizio per eccellenza (e mezzo di trasporto preferito di Babbo Natale...) è stata raffigurata. Pupazzi, pelouches, giochi, quadri, soprammobili, utensili domestici, souvenir, tessuti, libri, figurine, giocattoli: si stenta a credere in quanti modi la renna sia stata mostrata e raffigurata. E Donatella Masè, da quasi vent’anni, colleziona renne, in tutte le salse. Ne possiede migliaia e a Mezzocorona le mette in mostra, per la gioia di grandi e piccini, in un’atmosfera di fiaba e di sogno. Con “Babbo Natale a Palazzo Martini” le renne di “nonna Donatella” si sentono più che mai... a casa.


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durante quattro giorni di residenza creativa, in cui si sono trovati assieme lontani da casa. Il film documenta così l’esperienza, raccoglie le impressioni e le difficoltà che questi giovani hanno incontrato nel mettersi alla prova in una full immersion in cui non solo hanno lavorato duramente, ma hanno anche riso, giocato, si sono raccontati e hanno svelato il loro mondo interiore. Al termine della proiezione è previsto un momento di confronto con la Compagnia. Il circuito regionale della danza dallo scorso anno propone spettacoli nella città della quercia e così il 4 novembre, all’Auditorium Melotti di Rovereto la MMContemporary Dance Company presenterà due titoli noti nella storia della danza: La sagra della primavera e Bolero. Con sede a Reggio Emilia la compagnia MMCDC cerca di favorire scambi e alleanze fra giovani artisti della cultura contemporanea. Nella Sagra della primavera, ispirato all’antica leggenda slava in cui a ogni primavera per far rifiorire la terra, una vergine doveva essere ritualmente sacrificata, il coreografo Enrico Morelli rivela un risvolto

dell’affannoso dinamismo del nostro tempo, in cui ormai è prassi individuare un capro espiatorio e l’animale uomo è condannato a restare “homo homini lupus”. Nella scena buia dall’alto penzolano ganci da mattatoio, presagio di morte e terrore in cui i corpi sono derubati della propria dignità. Nel secondo pezzo presentato, Mario Merola mette in scena il suo Bolero, una metafora della nostra esistenza stretta nei doppi binari che ciascuno sperimenta nel corso della propria vita, fra contrasto e dialogo, seduzione e disinganno, sorpresa e sconcerto. Per quanto concerne la musica, il compositore Stefano Corrias, seppur attingendo alle note originali di Ravel, ha creato una nuova partitura. In questo mese saranno inoltre riprese alcune coreografie già viste negli scorsi anni in regione e così il 15 novembre al Palacongressi di Riva del Garda e il 23 novembre al teatro Sartori di Ala, la compagnia Artemis Danza, diretta dalla ferrarese Monica Casadei, sarà protagonista di Traviata, un lavoro dedicato alla figura femminile tormentata di Violetta, l’eroina della Traviata appunto, una delle più conosciute opere di Giuseppe Verdi e primo di un progetto coreografico che la Casadei ha dedicato al compositore di Busseto. Sulle note delle famose arie operistiche in parte rielaborate, si potrà assistere ad un viaggio musicale, dove il corpo duetta con la musica in una creazione tutta al femminile e la partita si gioca sull’esplodere di un’energia fisica di dolore, specchio dell’anima. Infine il 27 novembre al Paladolomiti di Pinzolo la compagnia Naturalis Labor sarà interprete di Passiontango, una creazione su musica dal vivo di Luciano Padovani centrata sul potere seduttivo e passionale del tango, inteso come “metafora della vita e dell’amore”. ■ 93

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Orlando Julius & The Heliocentrics

di Fabio De Santi

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opo il concer to di apertura dello scorso 21 ottobre a Trento con Mark Guiliana e la sua band con il dj set di Nicola Conte sono due gli appuntamenti di questo mese di novembre per la rassegna Jazz’About proposta dal Centro Servizi Culturali S. Chiara. Sabato 12 al Melotti di Rovereto on stage saliranno Orlando Julius & The Heliocentrics un artista che nella sua terra d’origine, la Nigeria, è davvero una leggenda. Ma la sua visione musicale è globale, intrisa com’è anche di jazz, funk e soul (grazie anche ai molti anni di permanenza in America come turnista di alto livello), il tutto perfettamente amalgamato con la forza e la carnalità del suono più puramente africano. Ad accompagnarlo, quella che è probabilmente la backing band funk-soul più efficace ed ispirata da anni a questa parte, quegli Heliocentrics già al servizio di Mulatu Astatke (altra leggenda del jazz africano) e di Dj Shadow. Di un loro album il sito Storiadellamusica scrive: “Jaiyede Afro” è un capolavoro annunciato, da un lato perchè la “spinta” degli Heliocentrics è perfetta (impressionante l’agilità con cui Malcom Catto si destreggia tra ritmi afrobeat, highlife e funk), dall’altro perchè Orlando Julius scava nel suo repertorio ed estrae gemme purissime come “Omo Oba Blues”, un pezzo tradizionale nigeriano (lo insegnano nelle scuole pubbliche!) che potremmo definire “afro-gospel”, o come “Be Counted”, undici minuti di puro afrobeat nato nel 1976 sulla costa occidentale degli Stati Uniti. E il ponte con l’America si ripete nella cover di “In The Middle” di James Brown, nella 94

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JAZZ’ ABOUT SABATO 12, AL MELOTTI DI ROVERETO ON STAGE SALIRANNO ORLANDO JULIUS & THE HELIOCENTRICS: UN ARTISTA CHE IN NIGERIA È UNA LEGGENDA nuova veste che gli Heliocentrics forniscono al funky di “Love Thy Neighbour” (blaxploitation purissima) e agli scarni afrobeat che sanno di Ebo Taylor, di Fela Kuti (“Jayede Afro”) o di Sun Ra (“Sangodele”)”, Ad arricchire una serata già prestigiosa di suo, uno dei migliori talenti dell’elettronica contemporanea: Archie Fairhurst, alias Romare, talento lanciato dalla Ninja Tune, meravigliosamente in grado di coniugare afro-futurismo, techno e house. Di stanza nella instancabile capitale inglese, con una solida gavetta alle spalle nella scena Uk-bass (due Ep negli scorsi anni a testimoniarne l’affiliazione), Archie Fairhurst approda ai blasoni della Ninja Tune con un notevole bagaglio d’esperienza alle spalle e con la voglia di dire la sua. Sempre al Melotti, il 25 novembre, spazio al concerto di Jacob Collier seguito dal set di Nicky Siano. Cose che succedono oggi: diventare un artista sulla bocca di tutti non grazie ad una release o ad un contratto con una major. Nulla di tutto questo. A Jacob Collier è bastato caricare su YouTube alcuni filmati di sue esibizioni (a partire dalla reinterpretazione in solitaria di “Don’t You Worry ‘Bout A Thing” di

Jacob Collier

Stevie Wonder) per guadagnarsi subito milioni su milioni di visualizzazioni. Merito del suo strabiliante talento, reso ancora più affilato dalle finezze che riserva ai suoi live show, pieni di trovate ed effetti speciali (grazie anche ad alcune tecnologie sviluppate appositamente presso il MIT bostoniano). Se volete una garanzia ulteriore, basta un nome: Quincy Jones. Che lo adora e la ha subito messo sotto contratto. Garanzie ulteriori non servono invece per Nicky Siano: una leggenda, lo storico dj resident del newyorkese Studio 54. Ma soprattutto, ancora oggi un portento di stile, esplosività e conoscenza. A soli 16

anni Siano è già tra i deejay protagonisti al «The Loft» di David Mancuso, a New York. Nel 1972 apre a SoHo la discoteca «The Gallery». Qui ospita dj del calibro di Larry Levan e Frankie Knuckles, e fa esibire per la prima volta dal vivo alcuni cantanti di musica dance come Grace Jones e Loleatta Holloway, oltre a cantanti agli albori della propria carriera come Patti LaBelle, David Bowie, Mick Jagger. Dopo la chiusura del “Gallery” inizia a lavorare all’”Enchanted Garden”, un locale nella zona newyorkese di Queens. Il locale era di proprietà di un certo Steve Rubell, che ben presto apre il nuovo Studio 54: Siano vi si trasferisce, e diviene il primo dj resident, rimanendovi per quasi un anno e mezzo. Nel 1978 è il primo deejay a realizzare e produrre un disco mixato: coproduce infatti con Arthur Russell il singolo Kiss Me Again, sotto lo pseudonimo di “Dinosaur”, vendendo circa 200.000 copie. Altre sue hit sono Pick It Up e Tiger Stripes. È lui a proporre per primo musica innovativa come Love›s Theme della The Love Unlimited Orchestra o TSOP (The Sound of Philadelphia) dei MFSB, che diventano presto hit di successo. ■


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i apre martedì 8 con il concerto di Marc Bouchkov, violino Georgy Kovalev, viola, Alexander Bouslov, violoncello e Gergy Dubko, pianoforte, il mese di novembre della Società Filarmonica di Trento. I quattro musicisti proporranno musiche di F. Schubert, W.A. Mozart, S. Rachmaninov e R. Schumann. Di rilievo la presenza di Alexander Buzlov, uno dei più talentuosi violoncellisti della scena odierna, è stato premiato in prestigiosi concorsi internazionali, tra cui il Concorso ARD di Monaco nel 2005 e il “Č ajkovskij” di Mosca nel 2015. Proprio al Conservatorio di Mosca si è formato sotto la guida di Natalia Gutman, di cui ora è assistente alla docenza, e ha seguito le mastercalss di Mstislav Rostropovič, Daniil Shafran, Natalia Shakhovskaya, Boris Talalay. Ha ricevuto importanti riconoscimenti da numerose organizzazioni internazionali, tra cui le Fondazioni “Mstislav Rostropovič” e “Vladimir Spivakov”. Mercoledì 16 novembre spazio alle note del Quartetto Belcea che vanta una vasta discografia realizzata prima in esclusiva con EMI e ora con l’etichetta ZigZag Territoires. Per le registrazioni il Belcea ha ricevuto numerosi Diapason d’or e Gramophone

Quartetto Belcea

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BELLEZZE IN MUSICA LA STAGIONE DELLA SOCIETÀ FILARMONICA DI TRENTO SI AVVIA TRIONFALMENTE ALLA CONCLUSIONE

Marc Bouchkov

Georgy Kovalev

Award. Dal 2010 è quartetto residente alla Konzerthaus di Vienna e alla Guildhall School of Music and Drama di Londra. Ciò che scrive il Quartetto Belcea nell’introduzione alla sua registrazione dei Quartetti di Beethoven – superare i propri limiti e arrivare alla conoscenza nella ricerca costante della verità – può essere descritto come il credo artistico dell’ensemble, le cui diverse radici culturali lo rendono aperto, dinamico e libero nell’espressione. Fondato al Royal College of Music di Londra nel 1994, il Belcea risiede in Gran Bretagna, ma la violinista rumena Corina Belcea e il violista polacco Krzysztof Chorzelski, i due fondatori, vi trasmettono la tradizione musicale dei paesi d’origine, che si allarga ai colleghi francesi Axel Schacher e Antoine Lederlin, e accoglie l’esperienza dei loro mentori, i Quartetti Alban Berg e Amadeus. L’ensemble fonde le diverse influenze in un lin-

Alexander Bouslov

guaggio musicale omogeneo e queste diversità, unite alla raffinatezza e intensità espressive, si riflettono nel repertorio, che spazia dalle grandi opere classiche e romantiche fino alle novità, sovente commissionate dal Belcea. Sono Alina Pogostkina, violino e Tamara Stefanovich, pianoforte le protagoniste del concerto di venerdì 25 novembre. Nata a San Pietroburgo nel 1983 Alina Pogostkina si è trasferita ancora giovanissima in Germania, dove ha studiato alla “Hanns Eisler” Music Academy di Berlino. La vittoria prima al Concorso per violino Louis Spohr (1997) e quindi allo Jean Sibelius (2005) l’ha immediatamente proiettata nel vertiginoso giro concertistico internazionale. A contatto con direttori quali Vladimir Ashkenazy, Gustavo Dudamel, David Zinman e orchestre come la Deutsches Symphonie Orchester Berlin, Scottish Symphony Orchestra o Philharmonique de Radio

Gergy Dubko

France ha raffinato il proprio stile, ora ben caratterizzato per appassionate articolazioni, impetuosi virtuosismi, eleganza di timbro ottenuto anche grazie a un violino firmato nel 1709 da Antonio Stradivari. La passione per la musica da camera, praticata con Yuri Bashmet, Reto Bieri, Menahem Pressler, Gidon Kremer e Joshua Bell, l’ha avvicinata alla musica contemporanea che frequenta abitualmente e con passione. Recenti sono le sue esecuzioni e registrazioni riservate a opere di Jörg Widmann e Pēteris Vasks. Oggi Alina Pogostkina si sente in particolare sintonia con la pianista jugoslava Tamara Stefanovich anch’ella vicina alla musica contemporanea e da anni ormai proiettata nello stesso mondo di Alina spesso frequentato insieme: Carnegie Hall di New York, Philharmonie di Berlino, Suntory Hall di Tokyo, Royal Albert Hall o i festival internazionali di Lucerna e La Roque d’Anthéron. ■


2016

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di Fabio De Santi

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The Musical Box tornano dal vivo in Italia con il tour “Selling England by the Pound (Black Show Version)”. La formazione canadese che meglio di tutti al mondo, parola di Peter Gabriel, materializza on stage il mito dei Genesis sarà protagonista del concerto in cartellone il 14 novembre all’Auditorium Santa Chiara di Trento. Non chiamatela cover band. I canadesi The Musical Box sono quanto di più simile possiate vedere ai Genesis dei tempi d’oro quando la band era capitanata da Peter Gabriel, non solo dal punto di vista musicale, ma anche per i costumi, le scenografie, gli strumenti, le luci e le videoproiezioni. Per capire l’incredibile livello di verosimiglianza delle loro esibizioni, basti pensare che Phil Collins, dopo averli visti in azione, ha dichiarato che suonano meglio dei Genesis dei primi anni Settanta, mentre Peter Gabriel ha portato suo figlio a vedere il loro spettacolo per mostrargli che cosa faceva sul palco il padre da giovane. I Musical Box non si limitano a proporre uno show greatest hits, come quelli che caratterizzano i concerti dei grandi del rock, ma riproducono nei minimi particolari la scaletta dei singoli tour della band formata da Peter Gabriel, Phil Collins, Steve Hackett, Tony Banks e Mike Rutherford. I The Musical Box sono un’autentica garanzia. Hanno riportato alla luce tutti gli spettacoli dei Genesis del periodo d’oro e li eseguono in perfetti concerti-replica. Adesso, dopo i tour trionfali di The Lamb Lies Down on Broadway tocca a un altro show fastoso, quello di Selling England by the Pound, incentrato sul disco che decretò il successo 98

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THE MUSICAL BOX TORNA DAL VIVO IN ITALIA LA COVER BAND CANADESE CHE OMAGGIA I GENESIS DI PETER GABRIEL. A TRENTO PORTERANNO IL TOUR “SELLING ENGLAND BY THE POUND (BLACK SHOW VERSION)” internazionale dei Genesis – esplosi in Italia prima che in ogni altro Paese, compresa la loro Inghilterra – e che l’anno scorso ha celebrato il quarantesimo anniversario della data di pubblicazione. Selling England by the Pound, così come il precedente Foxtrot, raggiunse la cima della classifica di vendita italiana e consolidò il nostro paese come inespugnabile roccaforte della banda Gabriel. Il tour di supporto all’album fu un successo internazionale che culminò nel febbraio del 1974 in quattro date sold

out nei palazzetti dello sport di Roma, Napoli, Torino e Reggio Emilia. Era una produzione mastodontica con frequenti cambi di costumi, scenografie, effetti speciali assolutamente inediti in quei primi anni ’70, che oggi The Musical Box ricreano in una messa in scena inattaccabile per fedeltà rispetto al prologo del lontano 1973.Per riuscirci, The Musical Box hanno lavorato sui disegni e i bozzetti originali dello stesso Peter Gabriel, gli schizzi degli scenografi, i progetti dei tecnici coinvolti all’epoca. Hanno

studiato attentamente il materiale video disponibile e centinaia di foto di scena analizzando costumi, fondali, luci, strumentazione. Tutto. I critici musicali che hanno scritto del tour non nutrono dubbi: lo show è assolutamente identico a quello che i Genesis portarono in giro per il Vecchio Continente tra il ’73 e il ’74. Tant è, gli stessi Peter Gabriel, Phil Collins, Steve Hackett, Tony Banks e Mike Rutherford, i cinque mattatori di quella stagione irripetibile, hanno dato il loro consenso all’operazione. ■


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di Giada Vicenzi

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A

l ristorante Bandus di Levico il pranzo e la cena sono un trionfo di sapori e di accoglienza. Se cercate un locale raffinato e accogliente, dove mangiare rilassati come a casa, ma con tutte le attenzioni e la cura che solo i professionisti di questo settore sanno dare, allora dovete fermarvi al ristorante Bandus di Levico. Giovanna e Francesca vi accoglieranno a braccia aperte e non appena vi sarete seduti a tavola, vi sentirete come per magia sereni e leggeri. L’atmosfera tranquilla delle sale luminose ricorda il nord Europa, ma con un calore tutto italiano, ed è l’ideale per staccare la spina da impegni e ritmi frenetici, assaporando la serenità di un pasto con la famiglia, gli amici o i colleghi. Al Bandus ogni aspettativa o richiesta sarà sempre soddisfatta, sia che scegliate di festeggiare le occasioni più importanti con i vostri cari, sia per un pranzo o una cena di lavoro, o semplicemente per prendervi un momento per voi stessi. Tutto è curato nei minimi dettagli: piatti gustosi portati in tavola con un servizio veloce, impeccabile e cortese. «Accanto alla qualità dei nostri piatti, che è il nostro primo obiettivo, anche i dettagli sono f o n d a m e n t a l i,

APPUNTAMENTO AL BANDUS PER CHI AMA LA CARNE ALLA GRIGLIA SOPRAFFINA, MA ANCHE IL PESCE ALLA BRACE, I PRIMI PIATTI O LE PIETANZE DELLA TRADIZIONE TRENTINA. E CHE DIRE DELLE GUSTOSE PIZZE LIEVITATE PER 48 ORE?

Le titolari Francesca e Giovanna

perché fanno la differenza – spiegano Giovanna e Francesca, sorelle e titolari del locale –. È la nostra filosofia, per questo cerchiamo di offrire sempre il meglio sotto ogni aspetto: dalla cucina al servizio al tavolo, dall’arredamento al pane fresco che prepariamo ogni giorno, fino al caffè. Sono tutti passaggi di una sinfonia che guarda alla qualità dell’accoglienza. I clienti apprezzano, ritornano, alcuni ormai sono di famiglia. E per noi non c’è

soddisfazione migliore». Solo a leggere il ricco menu viene l’acquolina in bocca. La carne alla griglia, cucinata nell’originale cucina a vista, la fa da padrona: filetto steccato, tagliata, costine, ma anche pesce alla brace, primi piatti di pesce o della tradizione trentina e le insolite pizze, lievitate per 48 ore, prima di essere farcite con ingredienti freschi. La qualità delle materie prime è il segreto di questi piatti e basta un assaggio per accorgersi della differenza. Ad accompagnare le pietanze più di quindici tipi di birre arti-

gianali e un’ampia selezione dei migliori vini italiani e del territorio. Il ristorante Bandus è aperto tutti i giorni tranne il martedì, in estate invece è aperto 7 giorni su 7 anche con un ampio giardino esterno, con vista mozzafiato sulle cime della Valsugana. Facile da raggiungere e a pochi minuti da Trento, si trova in località Costa n.3 a Levico Terme, ai piedi del Colle di Tenna, fra i laghi di Levico e Caldonazzo. ■

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MONTE BONDONE #FAMILYVILLAGE DIVERTIMENTO PER PICCOLI E GRANDI SCIATORI! SCIARE IN FAMIGLIA A MEZZ’ORA DALLA CITTÀ: COMODITÀ, SICUREZZA E UNA MONTAGNA DI SERVIZI adiacenti alla pista “Rocce Rosse”, collegati a Vason con un bus navetta. E sul Monte Bondone…. i parcheggi sono gratuiti! La SICUREZZA delle piste larghe e baciate dal sole, mai troppo affollate, nemmeno durante le migliori domeniche di sole, con tempi di attesa agli impianti ridotti quasi a zero. I 70 ettari di piste sono infatti sinonimo di tranquillità anche per i bambini e i principianti che hanno bisogno di acquisire confidenza con lo sci e lo snowboard, impostando la curva senza paura di avere sciatori troppo vicini. Inoltre, il particolare si-

SKIPASS STAGIONALE Lo Skipass Stagionale Monte Bondone include: – Accesso al tapis roulant del campo scuola primi passi; – accesso allo sci notturno ogni giovedì dalle 20.00 alle 22.30 a partire dal 22 dicembre 2016; – accesso allo sci serale ogni sabato dalle 16:45 alle 19:15 a partire dal 7 gennaio 2017 – 3 giornate sci valide in Paganella o Folgaria Lavarone. Gruppi familiari e minori residenti avranno diritto a skipass a prezzo agevolato. Questo grazie alla convenzione stipulata da Trento Funivie Spa con il Comune di Trento ed altri Comuni dell’ambito Monte Bondone. Il buono è scaricabile online! Molto vantaggiosa anche la speciale tessera Light per i residenti in Trentino Alto Adige: ghiotte condizioni, con prezzi equiparabili a quelli dello sciatore di Trento. Acquisto online skipass stagionali: shop.visitmontebondone.it

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opo una settimana a ritmi intensi tra lavoro e scuola, ciò di cui una famiglia ha bisogno non è che di trascorrere un po’ di tempo insieme in tranquillità, divertendosi sulla neve, sulle montagne del nostro bellissimo Trentino. In tutto questo a mezz’ora dalla città di Trento ricordiamo il Monte Bondone, che si contraddistingue per raggiungibilità, sicurezza, servizi e divertimento per i più piccoli. Sono infatti i giovani campioni gli amici ideali di questa montagna, che si incontrano sui lievi pendii della Cordela per imparare a fare le prime curve sulla neve, e si divertono ballando sulla piana di Vason con gli amichetti mentre mamma e papà si concedono da soli l’emozione dei 4 km della “Gran Pista”. Ma andiamo con ordine… La RAGGIUNGIBILITÀ e COMODITÀ di avere un paradiso innevato e panorami mozzafiato a meno di mezz’ora dalla città, con la grande area parcheggio “Ex Sport Hotel”, appena sotto l’Hotel Montana, che va ad aggiungersi ai posti disponibili a Vaneze, a quelli in località Norge “Baita Montesel”, e a quelli

stema della seduta della nuova e modernissima seggiovia Montesel mette in sicurezza anche i bambini più piccoli. I SERVIZI a por tata di mano: a pochi passi dalle piste da sci, troviamo i parcheggi gratuiti, i ristoranti, gli skibar, i maestri di sci, i noleggi a disposizione delle famiglie e dei piccoli campioni. Il DIVERTIMENTO, con un vero e proprio #familyvillage ricreato sulla piana di Vason, con il Kinderheim dedicato ai bambini più piccoli dai 3 ai 10 anni con laboratori creativi, l’animazione in pista con i balli di gruppo, il gioco aperitivo, la baby dance in compagnia degli animatori specializzati. Tutto questo garantito NIGHT&DAY… &SUNSET!, con la novità di questa stagione invernale: lo sci al tramonto! Infatti perché accontentarsi quando ci si diverte? Dal 7 gennaio ogni sabato sulle piste illuminate si scia

fino alle 19.15! Inoltre si può sciare ogni giovedì sera dalle 20.00 alle 22.30 a partire dal 22 dicembre, per unire l’emozione di sciare sotto le stelle ammirando dall’alto le luci della città al divertimento di un vero e proprio apres ski all’aperto. E i PREZZI? Lo skipass stagionale adulto costa € 299,00 in prevendita fino al 17.12.2016 (bloccato dalla stagione 2012/2013!) ed a partire da € 69,00 per i bambini residenti nel Comune di Trento. Lo stagionale ha incluso lo sci Night&Sunset + 3 giornate sci a scelta tra Paganella e Folgaria ed è acquistabile in prevendita dal 19.11 al 17.12 presso il Torrione di Piazza Fiera, Trento (lunedì-sabato con orari 10:30-13:30 e 14:3018:00). PER INFO: www.skimontebondone.it Tel. 0461/829990 ■


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È

arrivato il momento di spegnere la prima candelina, a distanza di un anno dall’inaugurazione dello scorso 26 novembre, per la nuova gestione del locale di Via al Pont dei Vodi, guidato da Roberto Piancastelli, ex dirigente aziendale e consulente, insieme al suo staff di familiari e collaboratori, 9 persone in tutto. “È stato un anno molto positivo” commenta soddisfatto, “lavoriamo parecchio”. Il ristorante, a due passi dalla zona industriale di Spini, propone infatti un menù molto vario, adatto a tutti, dove è possibile anche pranzare con i buoni pasto, gustando un piatto veloce del menù del giorno–ma qui, sia ben chiaro, non c’è nulla di confezionato e si trovano soltanto prodotti freschi e il più possibile a km 0-, oppure scegliendo le prelibatezze stagionali à la carte dal menù a base di pesce o da quello di terra. Ma è la sera il momento migliore per gustare le sfiziose proposte della trattoria, e immergersi nella sua atmosfera informale ma curata, accogliente e familiare, circondati dalla tranquillità della campagna di Spini. Le ricette spaziano dalla cucina regionale a quella italiana, per soddisfare anche i palati più esigenti, e vanno dall’immancabile tortel di patate, all’antipasto misto di pesce, crostacei e molluschi fino al gran fritto, ai bolliti misti con salsa peverada e salsa verde; e poi ancora, qui si possono trovare anche un saporito piatto di trippa o di baccalà. Il tutto innaffiato da vini trentini e birre, tra cui qualche proposta di birra artigianale, come la Birra LuLu, creata dai noti chef trentini Luca e Luigi Sforzellini, che inizialmente hanno prestato la loro

BUON COMPLEANNO BIANCOSPINO! LO STORICO LOCALE DI SPINI DI GARDOLO FESTEGGIA IL PRIMO ANNO DELLA SUA NUOVA GESTIONE, PROPONENDO TANTE GUSTOSE E INVITANTI NOVITÀ PER LA STAGIONE INVERNALE

collaborazione con la cucina. Da adesso inoltre il locale è ancora più spazioso, dopo l’apertura della veranda dove si potrà cenare riscaldati dal tepore della stufa a legna, e arriva ad ospitare fino a un centinaio di coperti. La vera attrazione però sono le serate di musica spagnola, che hanno preso il via tutti i mercoledì a partire dal 19 ottobre. Una volta a settimana quindi quest’angolo della periferia di Gardolo si anima con le vibranti melodie latine del chitarrista Martin De

La Cruz. “Oltre alla musica, proponiamo anche dei piatti della tradizione spagnola”, spiega Roberto. Gli amanti della cucina latinoamericana potranno dunque assaporare paella valenciana, tacos con carne e fagioli neri, churrasco con patate saltate piccanti e crema catalana o golosi churros con cioccolato. Ma il divertimento non manca neanche al fine settimana, con appuntamenti di musica dal vivo tutti i sabati, da tenere d’occhio visitando la pagina Facebook (Trat-

toria Biancospino) sempre aggiornata. Rispetto ai primi tempi poi, l’apertura del locale è stata estesa anche alla domenica. Insomma, la buona cucina e l’allegria qui non chiudono mai. E come si festeggerà questo primo anno di attività? “Inizieremo al pomeriggio di sabato 26 novembre con l’happy hour, spiega Roberto, per poi continuare la sera con la musica di Martin de La Cruz e le musiche pop di Chicca.” Non ci resta che augurare dunque un buon compleanno! ■

INFO Via al Pont dei Vodi, 39 Spini di Gardolo (Trento) Tel. 0461 961038 Cell. 381.173711 trattoria@biancospino.info www.biancospino.info Trattoria Biancospino Orari d’apertura: dal lunedì al sabato dalle 10 alle 23. Chiuso la domenica.

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di Lara Deflorian

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ituato nel quartiere degli alloggi universitari, a Trento il teatro Sanbàpolis si presenta come la location ideale per accogliere un pubblico giovanile desideroso di assistere a qualcosa d’insolito. Forse anche per questo e per il secondo anno consecutivo il Centro Servizi Culturali S. Chiara, in collaborazione con CID e il festival Oriente Occidente, propone un’inconsueta rassegna di danza verticale, che sicuramente potrebbe attrarre la curiosità di una platea alternativa in cerca di adrenaliniche emozioni. E così direttamente dalla Francia ad aprire il trittico di rappresentazioni previste, il 25 novembre sarà la Compagnie Retouramont diretta da Fabrice Guillot, artista con un passato da alpinista e un presente da coreografo, scenografo e ideatore di spettacoli aerei che sfidano

LA DANZA IN VERTICALE IL 25 NOVEMBRE ARRIVA LA COMPAGNIE RETOURAMONT DIRETTA DA FABRICE GUILLOT, ARTISTA CON UN PASSATO DA ALPINISTA... la gravità. La sua compagnia ha base nei pressi di Parigi e l’articolazione e lo sviluppo delle sue performance dipendono soprattutto dalle peculiarità dell’architettura e dei volumi degli spazi scenici che li ospitano, sviluppando riflessioni che mirano alla comprensione dei segni e dei materiali presenti nello spazio pubblico. Al teatro Sanbàpolis potremo

così assistere a Voluminosité, spettacolo ospitato anche l’estate scorsa nell’ambito di Bolzano Danza al Castel Presule, in cui due danzatrici aeree di formazione circense, volteggiano e danzano con poesia sospese su una grande scultura antropomorfa che, con l’evolversi della performance, si trasforma da oggetto inanimato in complice e rivale delle stesse interpreti.

Gli altri due spettacoli della rassegna prevedono il 31 gennaio del prossimo anno un originale esempio di circo contemporaneo con la compagnia tedesco-canadese Y2D Productions, mentre il 31 marzo la compagnia francese Daraomaï sarà protagonista di una danza acrobatica multidisciplinare. Info: numero verde 800 013952 - www. centrosantachiara.it. ■

ABBRACCIANDO LE NUVOLE! A RIVA DEL GARDA

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inque musicisti professionisti, due coriste, due compagnie di danza, otto utenti della cooperativa sociale Iter, quattro studenti della compagnia teatrale dell’’istituto “Don Milani” di Rovereto. Sono questi i numeri di “Abbracciando le nuvole – Frammenti preziosi di quotidiane diversità”, una performance artistica, ideata dalla cooperativa sociale Iter di Rovereto, dove si intrecciano vari linguaggi dell’arte, dove si racconta la disabilità incrociando testimonianze dirette e video narrazioni. Lo spettacolo, in scena il 5 novembre al Palazzo dei Congressi di Riva del Garda chiuderà “Io, Tu, Noi – (dis) abilità in festival”, evento progettato da un gruppo di realtà del sociale (cooperativa Iter di Rovereto, Casa Mia, Eliodoro, Garda2015, Oasi Tandem e Mimosa di Riva del Garda) per conoscere la disabilità senza preconcetti e indagare le linee di un futuro possibili di rispetto e opportunità di tutti e per tutti. La performance, con i suoi continui cambi di linguaggio, coinvolge da subito lo spetta-

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tore e lo guida in un viaggio alla scoperta della disabilità non come limite, ma come punto di partenza per accendere i riflettori sulla capacità dell’individuo di mettere in atto tutta una serie di strategie per aggirarli, i limiti, e non farli diventare preponderanti nella propria vita. Le immagini proiettate su un grande schermo trasparente, la musica dal vivo, la danza, le parole danno voce al linguaggio delle emozioni che catturano lo spettatore sin dalle prime battute. Incanta la voce di Elisa Amistadi e il racconto video dell’attrice Maria Giuliana D’Amore che, in veste di reporter, mostra e narra la disabilità attraverso alcuni protagonisti e le loro toccanti testimonianze. Ognuno a modo suo racconta un pezzo di una storia più generale, quella di un’umanità poliedrica, dove si incontrano diverse abilità, dialogano, si intrecciano, interagiscono e mostrano la straordinaria armonia della diversità. Prima assoluta a Riva del Garda – Palazzo dei Congressi (Sala dei Mille), sabato 5 novembre, ore 20.45.


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A CHRISTMAS CAROL VENERDÌ 2 E DOMENICA 4 DICEMBRE PER LA STAGIONE D’OPERA VA IN SCENA AL TEATRO SOCIALE DI TRENTO UN’ORIGINALE RIPRESA DELLA CELEBRE NOVELLA DI CHARLES DICKENS © Robert Workman

opo l’esordio a Bolzano con Written on Skin di George Benjamin, accolta da grande successo di critica e pubblico, la seconda edizione di OPER.A 20.21, Stagione d’Opera Regionale organizzata dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento prosegue a Trento con A Christmas Carol del giovane compositore britannico Iain Bell, in scena al Teatro Sociale, in prossimità del Natale, venerdì 2 (ore 20) e domenica 4 dicembre (ore 18). Originale ripresa della celebre novella di Charles Dickens, su libretto di Simon Callow, A Christmas Carol è una One Singer Opera per tenore e orchestra da camera: il suo unico interprete, il tenore Mark Le Brocq è protagonista di un autentico tour de force virtuosistico e attoriale che dà voce alla trasformazione di un uomo e alla forza rigenerante dei sentimenti più nobili. Dirige l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento James Southall. Regia di Polly Graham. A Christmas Carol è una delle più famose e commoventi storie natalizie che, ieri come oggi, è una feroce critica alla società basata sul valore dell’arricchimento di pochi a sfavore di tanti. Charles Dickens la scrisse nel 1843 raccontando la storia di un uomo d’affari avaro ed egoista, Ebenezer Scrooge. L’intera vicenda si svolge la notte della viglia di Natale e ne riflette l’intimo travaglio: tornando a casa più adirato del solito con tutto e tutti e infastidito dall’imminente festività, Scrooge ha l’impressione di scorgere tra la neve il volto del defunto socio in affari, Jacob Marley, morto

sette vigilie di Natale prima; visione che lo turba profondamente. La notte prosegue ancora più inquieta con la visita di tre spiriti che rappresentano il Natale passato, presente e futuro. I tre spiriti porteranno Scrooge a pentirsi dei propri atti egoistici e a cambiare interiormente. Alla fine, Scrooge, fra l’incredulità generale, è un uomo diverso: un piccolo frammento del Natale è entrato dentro di lui e ha dato un nuovo senso alla sua esistenza. “L’elemento che mi ha maggiormente ispirato è stato sicuramente il percorso dell’a-

nima di Ebenezer Scrooge”, racconta il compositore, Iain Bell. “Per me non è una semplice storia natalizia: ha un messaggio più profondo. Scrooge è un uomo destinato all’eterna dannazione a cui però viene offerta una seconda possibilità e ciò avviene in prossimità del periodo natalizio. Ero entusiasta di avere la possibilità di esplorare l’evoluzione della sua anima nel corso della storia attraverso la musica ed elettrizzato dall’idea di dover rendere in musica i diversi momenti, come per esempio le diverse perso-

nalità degli spiriti, ma anche l’immagine di Scrooge mentre osserva la sua lapide”. Il messaggio di A Christmas Carol, che Iain Bell ha fatto proprio, è dunque chiaro ed è sempre attuale: “Tutti abbiamo la possibilità di migliorarci. Possiamo iniziare nuovamente da zero e cambiare in meglio. Non è mai troppo tardi per considerare le conseguenze derivanti dai nostri comportamenti: in fin dei conti potremmo tutti cercare di essere più generosi nei confronti del prossimo”. Info ticket: ■ tel. 0461.213834



di Nicola Tomasi

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pochi chilometri da San Martino di Castrozza, piccola perla alpina incastonata tra le dolomitiche Pale, meta ambita dagli sciatori e amanti della neve, sorge il caratteristico borgo di Siror. Ed è proprio qui che da domenica 27 novembre ed a seguire nei giorni 4, 8, 9, 10, 11 e 18 dicembre, si rivive l’atmosfera del periodo più magico e atteso dell’anno che da sempre fa sognare piccoli e grandi: l’Avvento. Profumi di spezie, luci soffuse, colori e sapori avvolgono così, come un manto caldo, le vie e le piazze del borgo di Siror. Tra le piccole viuzze del centro, artigiani e commercianti nelle tipiche casette di legno o nei caratteristici fienili presentano ai visitatori i loro prodotti: dagli

INCANTO NATALIZIO L’INCANTO DELLE DOLOMITI REGALA MAGIA AL MERCATINO DI NATALE DI SIROR addobbi natalizi ai presepi in legno, dai preziosi ornamenti in pizzo agli artistici ricami. Non mancano le tentazioni di gola con le numerose specialità gastronomiche salate e dolci come il tipico Brazedel di Siror, il Zelten trentino, le frittelle di mele, il corroborante vin brulé e tanto altro ancora. Oltre al tradizionale appuntamento con il concor-

so “Il mio Albero di Natale”, da non perdere la visita al Villaggio dell’Avvento, creato all’interno del paese grazie alla creatività dei suoi abitanti, qui gli occhi dei bambini si illuminano aprendo le finestrelle numerate che accompagnano al Natale svelando piccoli capolavori e grandi pensieri. Il Christkindlmarkt è anche palcoscenico del 15° Simpo-

sio di scultura in legno “Arte Natale”, ornamenti, coreografie, artisti di strada, bande musicali, giocolieri, l’amato Babbo Natale, carrozze itineranti e simpatici asinelli fanno da contorno a questo caratteristico Mercatino creando un’atmosfera speciale in grado di emozionare grandi e piccini. Info: sanmartino.com; T: +39 0439 62407

RANGO, TRA I “BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA“, OVE TUTTO IL BORGO È MERCATINO DI NATALE

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l Mercatino di Natale del borgo contadino di Rango di Bleggio offre la possibilità di vivere la magia più autentica del Natale in Trentino, avvolti in un’atmosfera unica. A pochi chilometri dal Lago di Garda, dalle Terme di Comano e da Madonna di Campiglio, Rango è un piccolo borgo scolpito nella montagna, dove il tempo sembra essersi fermato. Inserito nel prestigioso Club de I Borghi più belli d’Italia, è un magico pugno di case sapientemente conservate, collegate da androni, portici e stretti vicoli. Solo qui i Mercatini di Natale sono ambientati nelle vecchie case contadine, eccezionalmente aperte per l’occasione. Nelle cantine, nelle vecchie stalle, nei portici e nelle soffitte si incontrano bancarelle colme di prodotti tipici locali e delle meraviglie dell’artigianato locale. Ma anche osterie dove gustare piatti tipici e le migliori specialità gastronomica della tradizione contadina trentina come: canederli, strangolapreti,

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gnocchi alle noci, torta di noci, frittelle di mele e strauben. A Rango è possibile inoltre conoscere altre perle dell’Italia più autentica: ogni fine settimana uno tra i Borghi più belli d’Italia si presenta con i suoi prodotti e le sue peculiarità. Saranno presenti Geraci Siculo (PA), Matelica (AN), Bova (RC), Offida (AP) e Locorotondo (BA). Numerosi gli appuntamenti per famiglie e bambini: domenica 11 dicembre arriva, in groppa al suo asinello, Santa Lucia per distribuire doni e dolcetti a tutti i bambini. Lunedì 26 dicembre con un’intera giornata dedicata alle famiglie, con cori di voci bianche, orchestre di fisarmonicisti in erba e l’arrivo finale di Babbo Natale. Durante tutte le giornate dei Mercatini di Natale per i bambini è disponibile gratuitamente la stanza dei giochi, dove partecipare a laboratori creativi, giocare, colorare, ascoltare le fiabe in compagnia di educatrici specializzate. Una parte del ricavato dei Mercatini di Natale 2016 sarà devoluto alla rinascita del borgo di Amatrice. © Maurizio Corradi

Apertura: 26, 27 novembre 3, 4, 8, 9, 10, 11, 17, 18 dicembre Apertura straordinaria: 26 e 27 dicembre

Per informazioni: APT Terme di Comano Dolomiti di Brenta Tel. 0465 702626 www.visitacomano.it


Mercatini di Natale in Valsugana & Lagorai

MERCATINI DI NATALE A LEVICO TERME

Dal 19 novembre 2016 al 6 gennaio 2017 Per gli amanti del periodo Natalizio, i mercatini di Levico Terme sono un evento da non perdere! Nel parco secolare degli Asburgo, uno dei più belli del Trentino, prende vita un’antica favola tra le casette in legno tra gli alberi secolari, tinte di bianco dai fiocchi di neve, e le luci soffuse che vi accompagneranno alla scoperta di questo luogo magico. Un’ atmosfera unica tra suoni, luci e profumi. www.visitlevicoterme.it

MERCATINI DI NATALE A PERGINE VALSUGANA

Dal 12 novembre 2016 al 6 gennaio 2017 Pergine Valsugana celebra anche quest’anno l’antica leggenda di gnomi ed elfi che, nel periodo dell’Avvento, scendevano a valle per offrire giochi, preziosi, decori e dolcezze di Natale. Questo mercatino, unico nel suo genere, è una meravigliosa festa con cori, musici e giocolieri, diversi spettacoli, luci e tanti colori oltre a piccoli laboratori, mostre e degustazioni per le vie del centro. www.perzenland.it

Vi aspettiamo nella magica cornice natalizia della Valsugana e del Lagorai! Viale V. Emanuele, 3 - 38056 Levico Terme (TN) AZIENDA Tel. +39 0461 727700 - Fax +39 0461 727799 PER IL TURISMO VALSUGANA LAGORAI info@visitvalsugana.it

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L’ONESTA OPERA DI LUIGI VICENTINI (1901-1970)

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iò che difetta l’arte contemporanea è la mancanza di memoria. Complice internet, ci si rivolge sempre e comunque al presente, al qui e ora, dimenticando

ciò che è stato, non impegnandosi su ciò che sarà. Però, per fortuna, c’è sempre qualcuno, novello don Chisciotte, che come un frate certosino accumula, mette via, archivia, segna, scrive su ogni artista trentino del passato. Così “per non dimenticare”. Uno di questi personaggi meritevoli è il roveretano Warin Dusatti, un giovane ma con una notevole storia alle spalle essendo figlio di cultori dell’arte, di galleristi e collezionisti. Ha creato un Centro di valorizzazione per l’Arte, offrendo diversi servizi – cataloghi ragionati, recupero opere per esposizioni, autentica opere – sulla pittura trentina del XIX e del XX secolo. L’ultima sua fatica verrà presentata giovedì 24 novembre ad

“IMPASTI CROMATICI” DI LIBERIO FURLINI

U

n’interessante personale di pittura proposta da Liberio Furlini verrà esposta presso Palazzo Della Vicinia a Mezzocorona, dal titolo “impasti cromatici”, dal 18 novembre all’11 dicembre. Inaugurazione venerdì 18 novembre, alle 18. Il coordinamento è affidato alla dott.ssa Margherita Faes, la presentazione critica a cura del prof. Pietro Marsilli. La mostra sarà aperta nei giorni: 19-20-26-27 novembre e 3-4-8-9-10-11 dicembre, con orario 14.00 - 19.00. Avrà come tema principale il lavoro, il territorio e i prodotti della valle rotaliana. Fra le varie tecniche, verrà proposta in alcuni dipinti la tecnica della tempera all’uovo, tecnica usata anticamente già nel periodo etrusco. I colori (pigmenti), vengono impastati con un miscuglio di uova, olio di lino ed un legante (gomma arabica), questo permette di avere sul supporto maggiore potere coprente e forma un insieme di colori di particolare bellezza. Altre informazioni sull’artista: www.liberiofurlini.it.

ore 18 presso il ristorante “alla Moja” (= a bagno, visto la vicinanza del fiume Adige, luogo di zattieri, commercianti, mercanti e viandanti), nello splendido borgo di Sacco, paese dalle antiche radici. Si tratta del catalogo ragionato, intrigante monografia, sull’artista trentino Luigi

Vicentini

(Pomarollo, 16 agosto 1901 – Nomi, 26 novembre 1970), di ben 384 pagine con riprodotte 315 foto delle opere. Vicentini, un artista, come lo ha definito Carlo Piovan nel

1959, che è stato in Austria, in Germania, ha conquistato quasi tutte le cime del Trentino e dell’Alto Adige, ha contemplato assorto in religiosa solitudine laghi, valli, torrenti baite e romitaggi, crode e nevai, fino a che, quasi senza che se ne accorgesse, la sua emozione di contemplatore schivo da angosce più o meno intenzionali, è divenuta prassi della parte migliore della sua onestissima pittura. Giramondo, con solida preparazione artistica a Milano – dove avrebbe potuto spiccare il volo come pittore decoratore e scenografo presso i teatri della città – persegue ostinatamente la sua strada. Così nel 1928 abbandona la scena milanese, il lavoro sicuro, per dedicarsi interamente alla professione di pittore. Quando ritorna a Rovereto di sicuro non si fa affascinare dagli eccessi verbali deperiani e non lo toccano neppure gli sperimentalismi di Carlo Belli – proprio in quegli anni è presente a Rovereto dopo le esperienze berlinesi e quelle bauhausiane a Dessau – o le irruenze cromatiche del pittore pugliese trapiantato sulle montagne

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trentinomostre del pinetano, Francesco Di Terlizzi. Si circonda di artisti locali che perseguono il suo stesso amore per la montagna, il paesaggio e la natura. Nel frattempo viaggia di valle in valle, di paese in paese, di lago in lago. Sono tanti i lavori eseguiti en plein air. Viaggi interrotti dalle fugaci presenze in quel di Milano dove ritrova i suoi amici artisti del periodo giovanile, riscuotendo un bel successo di critica. In un periodo in cui l’arte rincorreva gli stilemi classicisti per compiacere il regime, Luigi Vicentini era fedele alla sua visione del mondo che rasentava talvolta il verismo. Un verismo fatto di tracce cromatiche in cui si riconoscevano perfino i particolari del soggetto dipinto. E la preferenza rimane sempre la natura, assai rari sono i lavori in cui appaiono le figure umane, come se quest’ultime non riuscissero a catturare il senso delle cose e dell’universo. A parte la Madonna con il Bambino adagiata sul cavalletto del suo studio (1922) e il restauro di un quadro antico effettuato nel 1967 (una Natività dove prevale comunque il contesto paesaggistico), sono rare le incursioni dell’artista nel mondo del Sacro, nonostante molti artisti suoi conterranei avessero fatto della pittura religiosa una fonte economica d’entrata sicura, grazie alle numerose committenze della Diocesi di Trento. Pensiamo soltanto a Metodio Ottolini (Aldeno, 1882-1958), o al più recente Marco Bertoldi (Lavarone, 1911 – Trento, 1999) o allo stesso Bruno Colorio (Trento, 1911-1997), artisti che occuparono la scena provinciale di quei anni. Invece le “figure” del Vicentini sono attori che recitano in luoghi dove prevalgono prepotentemente la scenografia e il contesto. Figure formate da tocchi veloci, sinuosi per mostrarne il movimento – le donne lavatrici –, o il peso del lavoro – i lavori eseguiti a Centa S. Nicolò nel 1967 – o il non-movimento, ovvero la sospensione del tempo, come avviene nel ciclo di opere dipinte nel 1966 mentre soggiornava a Grado, la cittadina dai crepuscoli dorati. Anzi si può sicuramente affermare che la presenza umana nell’opera di Vicentini è una presenza funzionale a cogliere il tempo immobile: non trascura il tempo meteorologico (das Wetter), a cui anzi è molto interessato perché fautore di cromatismi, ma disdegna quello lineare e progressivo (die Zeit), oserei dire consequenziale, di cui rifiuta la funzione perché apportatore di morte.

BRENTONICO Mostre CORPI DISARMATI: LA MECCANICA DELLA NORMALITÁ Apertura: fino a domenica 2 luglio 2017. Palazzo Eccheli-Baisi, Via Mantova, 4. La mostra, curata da Mara Dissegna, Rodolfo Taiani ed Emanuele Togni, affronta il tema dei tanti reduci che fecero ritorno alle proprie case al termine della prima guerra mondiale menomati nel corpo e nello spirito. Ingresso gratuito Info: per aperture e orari www.museostorico.it Tel. 0461.1747000; www.comune. brentonico.tn.it Tel. 0464.395059.

CAVALESE Mostre UN PATRIMONIO DI CARTA. I DOCUMENTI DI FIEMME TRA STORIA E TUTELA Apertura: fino a lunedì 17 aprile 2017. Palazzo della magnifica comunità di Fiemme. Orario estivo: 10/12 - 15/18,30. Info: www.palazzomagnifica.eu, email: palazzo@ mcfiemme.eu, Tel. 0462.340812.

LEVICO TERME Mercati IL MERCATINO DI NATALE ASBURGICO Apertura: da sabato 19 novembre 2016 a venerdì 6 gennaio 2017. Parco secolare degli Asburgo e centro storico. Info: www.visitvalsugana.it.

MEZZOCORONA Mostre IMPASTI CROMATICI LIBERIO FURLINI Apertura: da venerdì 18 novembre a domenica 11 dicembre. Palazzo Della Vicinia. Mostra personale. Tema principale il lavoro, il territorio e i prodotti della valle rotaliana. Fra le varie tecniche, verrà proposta in alcuni dipinti la tecnica della tempera all’uovo, tecnica usata anticamente già nel periodo etrusco. I colori (pigmenti), vengono impastati con un miscuglio di uova, olio di lino ed un legante (gomma arabica), qesto permette di avere sul supporto maggiore potere coprente e forma un’insieme di colori di particolare bellezza. Orario: giorni: 19-20-26-27 novembre e giorni 3-4-8-9-10-11 dicembre, orario 14-19. Info: www.liberiofurlini.it.

PALÙ DEL FERSINA Mostre TRATTI DI MATITA ... RACCONTANO I MÒCHENI Apertura: da martedì 1 a mercoledì 2 novembre. Sala Comunale. Mostra delle opere dell’artista pinetana Katia Moser, che racconta, tratteggiandola a matita, la Valle dei Mòcheni. Ingresso libero. Orario: sabato e domenica 14-18. Info: 340.9814786, 0461.550001.

PERGINE VALSUGANA Mercati PERZENLAND: MERCATINI DI NATALE A PERGINE VALSUGANA Apertura: da sabato 12 novembre 2016 a domenica 8 gennaio 2017. Centro storico. Info: www.visitvalsugana.it. Mostre VERTICALISSIMO Apertura: da sabato 16 aprile a domenica 6 novembre. Castello. Mostra di sculture di Jürgen Knubben. Mostra a cura di Theo Schneider e Verena Neff, coordinatore Riccardo Cordero. Orario di apertura: da martedì a domenica dalle 10 alle 20, lunedì dalle 17 alle 20. Info: Castel Pergine Via al Castello, 10 - Tel. 0461.531158; verena@castelpergine.it; www.castelpergine.it.

RANGO DI BLEGGIO Mercati MERCATINI DI NATALE DI RANGO Apertura: 26, 27 novembre. 3, 4, 8, 9, 10, 11, 17, 18 dicembre. Apertura straordinaria: 26 e 27 dicembre. Il Mercatino di Natale del borgo contadino di Rando di Bleggio offre la possibilità di vivere la magia più autentica del Natale in Trentino, avvolti in un’atmosfera unica. Info e programma dettagliato su www. visitacomano.it; Tel. 0465.702626

RIVA DEL GARDA Mostre ASSORTI NEL PAESAGGIO VEDUTE A CONFRONTO IN PINACOTECA Apertura: fino a domenica 6 novembre. Museo. Assorti nel paesaggio. Vedute a confronto in Pinacoteca riprende parte del titolo di una mostra che il Museo Alto Garda dedicò nel 2015 a una selezione di opere di paesaggi gardesani realizzate da alcuni pittori nordici fra Ottocento e Novecento. Nel caso di questo specifico progetto pensato per il 2016, Assorti nel paesaggio diventa, più che il titolo di una mostra o di una sezione, il nome di una partitura che pervade trasversalmente la Pinacoteca del MAG, di una tematica che si dipana lungo le sale dell’intero primo piano del Museo. Orari di apertura: fino al 6 novembre 2016 mar-dom 10-18; giugno-settembre aperto tutti i giorni; 27-30 dicembre 2016 e 2-8 gennaio 2017 ore 10-18; 31 dicembre 2016 ore 1017. Info: Tel. 0464.573869. Mostre DAVID AARON ANGELI. FLUIDI Apertura: fino a domenica 6 novembre. Museo Riva del Garda, piazza Cesare Battisti 3/a. Attraverso disegni, sculture e installazioni ambientali, l’artista recupera motivi e iconografie ispirate a testi, libri o stampe antiche, ad opere del passato, libri 109

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trentinomostre

LA SATIRA HA FUTURO? LA XXIV RASSEGNA DI SATIRA E UMORISMO “CITTÀ DI TRENTO”

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o Studio d’Arte Andromeda sta per compiere quarant’anni. Un periodo di attività segnato da un impegno costante nella ricerca nell’ambito dell’illustrazione, della satira e del fumetto. Nata nel 1979, la Rassegna internazionale di satira e umorismo “Città di Trento” è tra le più longeve d’Italia. Da sempre vicina alle tematiche di analisi sociale, quest’anno la rassegna ha invitato i disegnatori a confrontarsi sul tema del Futuro, argomento controverso e suggestivo che costringe a fare i conti con l’ignoto, con la paura del nuovo e con l’incapacità di controllare e prevedere gli eventi. In un’epoca di mutamenti rapidi e di sgretolamento delle certezze economiche e culturali, come sempre gli artisti riescono ad interpretare in maniera più profonda gli impulsi del quotidiano e le aspettative riposte nel domani. Il tema scelto quest’anno dagli organizzatori della Rassegna coincide con uno dei principi ispiratori dello Studio d’Arte Andromeda, che fin dalla sua fondazione, ha sempre rivolto il proprio sguardo verso il nuovo, come la “galassia in continua espansione” che dà il nome all’associazione. 1242 le opere pervenute da 555 autori in rappresentanza di 67 nazioni. Due le sezioni dei premiati: fumetto e satira. Per il fumetto il romano Riccardo Fortuna si è aggiudicato il primo premio. Per quanto riguarda la satira è stato il russo Andrei Popov a guadagnarsi la vetta della classifica, seguito dal turco Musa Gumus e al terzo posto il cubano Angel Boligan Corbo. Inoltre la giuria ha pensato di segnalare in particolare alcuni altri autori per la qualità delle immagini e per la carica umoristica. I lavori selezionati hanno saputo affrontare i molteplici aspetti che caratterizzano questo tema, come solitamente succede con gli autori di satira, influenzati sia dal proprio percorso artistico sia dal background culturale delle rispettive nazioni. C’è stato chi ha interpretato il futuro con ottimismo concentrandosi sul passaggio di consegne generazionale, altri vedono una porta sull’ignoto dalla quale non si può tornare indietro, ma che è una scommessa da affrontare. Non mancano naturalmente scenari apocalittici e distopici, immaginati a mezza strada tra la fantascienza e le più inquietanti immagini bibliche. L’esposizione di Torre Mirana (in Via Belenzani 3 a Trento) resterà aperta al pubblico fino al 6 novembre con orario 10-12/15-19. Una sezione della mostra sarà riservata alle opere del vincitore della scorsa edizione, il greco Michael Kountouris.

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di storia, geografia o zoologia, reinterpretandoli ed aprendo una nuova possibilità di riflessione sui loro codici di rappresentazione e di significato. Orario: ore 10-18 (lunedì chiuso). Mostre LE COLLEZIONI. L’INVENZIONE DEL MODERNO L’IRRUZIONE DEL CONTEMPORANEO Apertura: fino a sabato 31 dicembre 2016. Mart, Corso Bettini. I maggiori capolavori del Mart, da Medardo Rosso agli artisti delle ultime generazioni, passando per Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Fortunato Depero, Fausto Melotti e Alberto Burri, Lucio Fontana, Mario Merz, Bruce Nauman, vengono ripresentati al pubblico in un nuovo allestimento cronologico e tematico pensato dal direttore Gianfranco Maraniello con i curatori Daniela Ferrari e Denis Isaia. Orario: martedì - domenica 10-18; venerdì 10-21. Lunedì chiuso. Biglietto intero € 11,00; ridotto € 7,00. Info: www.mart.tn.it/lecollezioni. Mostre SUEZ 1956 Apertura: da sabato 8 ottobre 2016 a domenica 22 gennaio 2017. Torrione Malipiero del Castello. Il Museo della Guerra propone una selezione di immagini conservate nel suo archivio fotografico in un fondo dedicato agli anni della Guerra Fredda. Orario: dal martedì alla domenica ore 10-18. Info: www.museodellaguerra.it. Mostre NADIA BALDO - IL BELLO DELL’INDUSTRIA Apertura: da lunedì 24 ottobre a giovedì 15 dicembre. Polo Tecnologico Trentino Sviluppo, via Fortunato Zeni, 8. Mostra personale. Il lavoro presentato in questa mostra è frutto di un progetto che la fotografa ha realizzato nell’arco di un anno. Orario di visita: 08-19. Info: Polo Tecnologico Trentino Sviluppo Tel. 0464.443111; Studio AD Foto Tel. 0461.915235 . Mostre UMBERTO BOCCIONI GENIO E MEMORIA Apertura: da sabato 5 novembre 2016 a domenica 19 febbraio 2017. Mart. Il percorso si dipana tra oltre 150 opere che dialogano profondamente con l’identità del Mart, con le Collezioni e i fondi dell’Archivio del ‘900. Disegni, dipinti, sculture, incisioni, fotografie d’epoca, libri, riviste e documenti raccontano la storia dell’artista che l’Italia, nel 1998, scelse per le monete da 20 centesimi. Info: www.mart.trento.it. Mostre LA COSCIENZA DEL VERO. CAPOLAVORI DELL’800. DA COURBET A SEGANTINI Apertura: da lunedì 5 dicembre a domenica 3 aprile. Mart. Mostra a cura

di Alessandra Tiddia. La mostra intende indagare alcuni momenti della cultura figurativa ottocentesca, nella stagione compresa tra il Romanticismo e l’Impressionismo, ovvero fra il 1840 e il 1895, anno della prima Biennale di Venezia. In mostra circa 70 opere provenienti sia dalle Collezioni del Mart, sia da prestigiose raccolte pubbliche e private, tra le quali spiccano i lavori di maestri indiscussi come Gustave Courbet, Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Giovanni Boldini e Franz Lenbach ma anche Carlo Bellosio, Mosè Bianchi, Giustiniani Degli Avancini, Alessandro Guardassoni, Pompeo Marino Molmenti, Eugenio Prati, Giuseppe Tominz. Info: www.mart.tn.it.

SAN MICHELE ALL’ADIGE Mostre LE STAGIONI DEGLI ALBERI. MOSTRA ITINERANTE SULLA FENOLOGIA Apertura: da lunedì 26 settembre a domenica 18 dicembre. Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina. Info: Tel. 0461.650314; info@museosanmichele.it; www. museosanmichele.it.

SIROR Mercati MERCATINI DI NATALE A SIROR Apertura: da domenica 27 novembre a domenica 18 dicembre. Domenica 27 novembre e a seguire nei giorni, 4, 8, 9, 10, 11 e 18 dicembre, si rivive l’atmosfera del periodo più magico e atteso dell’anno che da sempre fa sognare piccoli e grandi: l’Avvento. Profumi di spezie, luci soffuse, colori e sapori avvolgono così, come un manto caldo, le vie e le piazze del borgo di Siror. Tra le piccole viuzze del centro, artigiani e commercianti nelle tipiche casette di legno o nei caratteristici fienili presentano ai visitatori i loro prodotti. Info: sanmartino.com; Tel. 0439.62407.

TRENTO Mostre I TRENTINI NELLA GUERRA EUROPEA 1914-1920 Apertura: fino a domenica 30 dicembre 2018. Le Gallerie, Piedicastello. Una mostra che racconta il dramma dei trentini nel corso del primo conflitto mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 9.0018.00 (lunedì chiuso). Ingresso libero. Info: www.fondazione.museostorico.it. Mostre TEMPI DELLA STORIA, TEMPI DELL’ARTE. CESARE BATTISTI TRA VIENNA E ROMA Apertura: fino a domenica 6 novembre. Castello del Buonconsiglio. La prima sezione traccia un quadro della vivace situazione culturale del Trentino nel contesto austro-ungarico prima del 1914, con dipinti di Giovanni Segantini,


trentinomostre Eugenio Prati, Bartolomeo Bezzi, Alcide Davide Campestrini, Umberto Moggioli, ma anche Franz von Defregger, Albin Egger-Lienz. Orario: 10.00-18.00 | chiuso il lunedì. Info: Castello del Buonconsiglio Tel. 0461.233770; www. buonconsiglio.it. Mostre ESTINZIONI Apertura: fino a lunedì 26 giugno 2017. MUSE - Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3, Trento. Storie di catastrofi e altre opportunità il MUSE dà il via a un ambizioso progetto che mette in dialogo le ricerche e le riflessioni sulla sesta estinzione di massa ovvero la crisi ecologica che stiamo vivendo - con le dinamiche che hanno caratterizzato le cinque grandi estinzioni paleontologiche avvenute negli ultimi 500 milioni di anni. Orario: da martedì a venerdì 10-18; sabato e domenica 10-19. Costi intero € 10, ridotto € 8. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it. Mostre ASCOLTO LA VITA. SCOLPISCO CIÒ CHE SENTO Apertura: da sabato 17 settembre a lunedì 14 novembre. Museo DIocesano Tridentino. La mostra dedicata ad una delle opere più importanti e originali dell’arte sacra trentina del Novecento: la Via Crucis che Othmar Winkler scolpì nel 1952 per la chiesa di Maria Bambina di Trento. Orario: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato: 9.30-12.30/14.00-17.30; domenica: 10.00-13.00/14.00-18.00; giorni di chiusura ogni martedì, 1 novembre. Info: Tel. 0461.234419; info@museodiocesanotridentino.it; www.museodiocesanotridentino.it. Mostre BRUNIVO BUTTARELLI L’ESTINZIONE. OVVERO LA VITA OLTRE LA MORTE Apertura: da sabato 1 ottobre 2016 a mercoledì 26 luglio 2017. Parco del MUSE e parco del quartiere Le Albere. Ingresso libero. Info: www.muse.it. Mostre RISK INSIGHT Apertura: fino a martedì 29 novembre. MUSE - Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3. La mostra illustra la pluralità degli approcci al rischio: siano essi sociali, politici, scientifici o tecnici. Orario: da martedì a venerdì 10-18; sabato e domenica 10-19. Ingresso intero € 10, ridotto € 8. Info: www.muse.it; Tel. 0461.270311; museinfo@muse.it. Mostre LAURINA PAPERINA DOOMSDAY Apertura: da giovedì 6 ottobre a sabato 10 dicembre. Studio d’Arte Raffaelli. Laurina Paperina ha realizzato per la sua nuova personale in galleria, Doomsday, un proget-

to site-specific che trasformerà lo Studio d’Arte Raffaelli in una vera e propria Apocalisse, con grandi opere su tela, una serie inedita di disegni su carta, video, e l’installazione “The Pape Prophecies”, che consentirà a ciascun visitatore di ottenere una profezia unica e originale disegnata dall’artista. Per la mostra sarà pubblicato un catalogo con testo di Ivan Quaroni. Info: www.studioraffaelli.com. Mostre SEGNALI DI GUERRA Apertura: fino a domenica 29 gennaio 2017. Piedicastello. Le Gallerie. Opere di: Arcangelo, Matteo Basilè, Bruno Benuzzi, Maurizio Bottarelli, Luca Caccioni, Edgar Caracristi, Mirta Carroli, Danilo Danisi, Fernando De Filippi, Maurizio Finotto, Franco Franceschi, Raimondo Galeano, Gaetano Grillo, Franco Guerzoni, Marcello Jori, Luciano Leonotti, Marco Lodola, Franco Marrocco, Mauro Mazzali, Nino Migliori, Giovanni Mundula, Daniele Nalin, Mario Nanni, Maurizio Osti, Mimmo Paladino, Ermenegildo Pannocchia, Stefano Pizzi, Concetto Pozzati, Massimo Pulini, Bruno Raspanti, Albino Rossi, Rufoism, Franco Savignano, Wainer Vaccari, Nicola Zamboni. Lungo un percorso di oltre 70 opere pittoriche, scultoree, fotografiche e installazioni, 35 artisti raccontano la loro personale visione della guerra restituendo al pubblico uno spaccato della percezione che la società contemporanea ha dell’evento che, forse più di qual siasi altro, ha caratterizzato nei secoli la storia dell’umanità. Orario: da martedì a domenica ore 9-18. Ingresso libero. Info:Tel. 0461.230482; info@museostorico.it. Mostre LA TENEREZZA Apertura: da venerdì 21 ottobre a domenica 20 novembre. Cattedrale di S. Vigilio - Aula S. Giovanni. Artisti partecipanti: Gino Bombonato, Anita Anibaldi, Marco Arman, Luigi Bevilacqua, M.a. Marisa Brun, Rita Cench, Mirta De Simoni Lasta, Bruno Degasperi, Carlo Adolfo Fia, Tullia (Lula) Fontana, Maurizio Frisinghelli, Liberio Furlini, Sylvia Lippitz, Bruno Lucchi, Silvio Magnini, Licia Marampon Foches, Mastro 7, Marco Morelli, Paul D Doss Moroder, Giuseppe Nicolini, Angelo Orlandi, Lina Pasqualetti Bezzi, Romano Perusini, Giuliana Pojer, Marisa Postal De Carli, Diego Zeni. Orario: tutti i giorni ore 9-12/14.30-20.

I “PILASTRI” DELL’ALBERO DI NATALE

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igilia di Natale. L’albero viene estratto dalla rete e montato. Viene ruotato avanti e indietro, tagliato, scolpito, maledetto e rimproverato. Tutto questo sarebbe impossibile senza supporto. E i supporti per l’albero di Natale sono proprio l’oggetto della mostra speciale nella Serra storica III della Floricoltura Schullian che verrà inaugurata il 18 novembre alle 19 e rimarrà aperta fino al 24 dicembre. Il più antico riferimento a un albero di Natale decorato e fissato con un supporto, si trova in un manoscritto risalente al 1604. Pare che i primi supporti fossero in gran parte di legno, spesso decorati con muschio e pietre. Sono stati anche utilizzati cunei o croci di legno, secchi o pentole piene di sabbia bagnata, sgabelli con un foro al centro. “Giardino del paradiso o di Gesù”: così venivano chiamate le piccole scenografie che dal 18° al 20° secolo decoravano il soggiorno durante il periodo natalizio. Su un piatto di legno che aveva al centro un foro per l’albero, veniva posizionata paglia o muschio per accogliere la culla di Gesù. Nella metà del 19° secolo sono stati prodotti i primi supporti in ghisa massiccia. Costavano circa quanto un’intera scatola di palline di Natale. Tra le idee più bizzarre i supporti con un rullo inciso con canzoni di Natale. Il supporto per l’albero sembra un accessorio banale, ma dalle sue decorazioni e forme si può apprendere molto della moda e dello stile di vita dei tempi passati. Per maggiori informazioni: www.schullian.it www.facebook.com/schullian

Mostre FUTURO - XXIV RASSEGNA INTERNAZIONALE DI SATIRA E UMORISMO “CITTÀ DI TRENTO” Apertura: da sabato 22 ottobre a domenica 6 novembre. Torre Mirana, via Rodolfo Belenzani, 3. Orario: tutti i giorni ore 10-12/15-19. Info: www.studioandromeda.net.

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trentinoappuntamenti

TRA IL METEO E LA MUSICA, COL NATALE ALLE PORTE

A

fine novembre cominciano i Mercatini Natalizi in tutta la regione. Ma ne parleremo più diffusamerntr nel nostro numero di dicembre.

SECONDA edizione invece per il Festival

Meteorologia dedicato al “tempo che fa” e a una scienza sempre più popolare. Per la due giorni – 11 e 12 novembre – promossa da Università di Trento e Comune di Rovereto, insieme a Trentino Sviluppo e Fondazione Museo Civico di Rovereto, confermata la partecipazione di

Luca Mercalli, Andrea Giuliacci e Filippo Thiery.

E tra gli eventi collaterali il concerto “per arpa e parole” di Cecilia Chailly promosso dal Comune di Rovereto, una serata presso la Chiesa Santa Maria del Monte Carmelo “100 voci per il Festival” ed un concorso fotografico per amatori. Si presenta fitto questo mese il calendario per gli amanti della danza, che vedrà protagonisti in regione artisti italiani contemporanei, che si differenziano

LUCA MERCALLI

T

orinese, ha cominciato ad interessarsi di atmosfera da giovane: nel suo Filosofia delle nuvole, racconta di aver costretto la famiglia a un viaggio a Ginevra per acquistare libri di meteorologia introvabili in Italia all’inizio degli anni ottanta. Ha conseguito a diciott’anni a pieni voti l’attestato di Cultura aeronautica in Meteorologia, rilasciato dal Servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare; successivamente ha svolto il servizio di leva come previsore valanghe nel Meteomont della Brigata alpina “Taurinense”, partecipando all’esercitazione NATO ArrowHead Express nella Norvegia settentrionale. tenuto conferenze in Italia e all’estero, i suoi primi interventi televisivi datano 1990 per Rai 3 Ambiente Italia, dal 2003 è a Che tempo che fa, dal 2005 a Rai 2 TG Montagne e dal 2008 Buongiorno Regione (TG Piemonte). Dal 2007 fa parte di Climate Broadcaster Network-Europe, gruppo di presentatori meteo televisivi voluto dalla Comunità europea per diffondere corretta informazione sui cambiamenti climatici. Nel 2015 ha condotto la trasmissione televisiva in prima serata Scala Mercalli, in onda per 6 puntate il sabato sera su Rai 3, incentrata sulla sostenibilità ambientale. Nella stessa sono stati affrontati, tra gli altri, il tema della scarsità delle risorse, delle città di transizione, il fracking, il picco del petrolio e gli scenari climatici, i ghiacciai, l’acidificazione degli oceani e l’ecocritica. Nel 2016 è ripartita la trasmissione, sempre avente come tema la sostenibilità ambientale con un viaggio attraverso i grandi problemi del mondo.

notevolmente per stile e intenzionalità progettuale. Inizierà così il 23 novembre la stagione della danza al teatro Comunale di Bolzano, dove vedremo in occasione del 400esimo anniversario della morte di William

Shakespeare, una versione de La

Tempesta

eseguita dal Balletto Civile.

e Gergy Dubko, pianoforte, il mese di novembre della

Società Filarmonica di Trento.

torna dal vivo in Italia la cover band canadese che omaggia i Genesis di Peter Gabriel. Il 14 novembre, a Trento, porteranno il tour “Selling

England by the

Pound (Black Show Version)”.

Cinque musicisti professionisti, due coriste, due

Dopo il concerto di apertura dello scorso 21 ottobre a

compagnie di danza, otto utenti della cooperativa

Trento con Mark Guiliana e la sua band con il dj set di

sociale Iter, quattro studenti della compagnia teatrale

Nicola Conte sono due gli appuntamenti di questo mese di

dell’’istituto “Don Milani” di Rovereto. Sono questi i

Si apre martedì 8 con il concerto di Marc Bouchkov, violino

le nuvole – Frammenti preziosi di quotidiane diversità”, Prima assoluta a Riva del Garda – Palazzo

Georgy Kovalev, viola, Alexander Bouslov, violoncello

dei Congressi (Sala dei Mille), sabato 5 novembre.

novembre per la rassegna Jazz’About proposta dal Centro Servizi Culturali S. Chiara.

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tmnovembre

numeri di “Abbracciando


trentinoappuntamenti 1 MARTEDÌ Enogastronomia SAGRA DELLA CIUIGA San Lorenzo in Banale. La Sagra della Ciuiga, salame alle rape presidio slow food, è l’appuntamento autunnale della Comano ValleSalus tra il goloso e il folkloristico. Info e programma dettagliato: www. visitacomano.it. Musica I CONCERTI CASA DI SALUTE RAPHAEL Roncegno Terme. Ore 21. Casa Salute Raphael. Jo-Clarino Clarinet choir. Direttore: Alessanndro Terrin, con la partecipazione del Maestro: Luigi Michielotto su musiche di Vivaldi, Van Deer Roost, Mozart, Weill... Info: Palace Hotel Casa Raphael Tel. 0461.772000; www.casaraphael.com.

2 MERCOLEDÌ Cultura CURARE E RAMMENDARE GLI INDUMENTI Aldeno. Dalle ore 20 alle 22.30. Sala “incontri” biblioteca, via Giacometti 10. Posso farlo anch’io! Lezioni di economia domestica per uomini. Sartoria d’emergenza: come eseguire un orlo ai pantaloni, come risolvere problemi di usura e bucatura di pullover giacche e pantaloni, applicare bottoni ed aggiustare calzini. Lavare i capi e stenderli in maniera intelligente per dover stirare meno. Relatore: Daniela Lenisa, titolare negozio di mercerie. Info: segreteria@comune.aldeno.tn.it.

3 GIOVEDÌ Cultura CONFERENZA Levico Terme. Ore 18. Teatro Monsignor Caproni (Via Mons. D. Caproni, 11). Michele Andreaus dialoga con Rudi Bogni. Modera Gabriele Buselli: “Il mondo rallenta: esiste il piano B?”. Info: Cassa Rurale Alta Valsugana. Cultura FAR DI CONTO IN CASA Trento. Dalle ore 20 alle 22.30. Bookique Caffè letterario Predara, via Torre d’Augusto 29. Posso farlo anch’io! Lezioni di economia domestica per uomini. Gestione del budget familiare: spese ricorrenti e straordinarie e possibili risparmi. Simulazione di un bilancio familiare. Relatore: Marina Cicolini, esperta di economia familiare. Info: segreteria@comune. aldeno.tn.it. Teatro COME NE VENIMMO FUORI Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Il nuovo spettacolo di Sabina Guzzanti porta lo spettatore in un futuro finalmente armonico, per restituirci uno sguardo ironico e liberatorio sulla nostra improbabile attualità.

Secol Superbo e Sciocco, di e con Sabina Guzzanti; musiche di Paolo Silvestri; regia di Giorgio Gallione. Info: www.visitvalsugana.it.

4 VENERDÌ Musica 1966 L’ANNO DELL’ALLUVIONE GIORNALE RADIO DELLA STORIA Trento. Ore 21. Teatro S. Marco. Spettacolo con Alberto Folgheraiter e “I Musici Cantori”, diretti da Mattia Culmone. Info: www.imusicicantori.it. Musica PIANO-QUARTETT Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Baiba Skride, violino; Lise Berthaud, viola; Harriet Krijgh, violoncello; Lauma Skride, pianoforte su musiche di G. Mahler, W.A. Mozart e J. Brahms. Biglietto intero € 25, ridotto € 18 (oltre i 65 anni), ridotto € 8 (fino a 25 anni). Info: info@filarmonica-trento.it; www.filarmonica-trento.it. Teatro CONFERENZA Scurelle. Ore 20.30. Teatro parrocchiale. Il “Leone” di Valsugana - La triste storia del Forte di Cima Campo. Conferenza con Luca Girotto. Info: Biblioteca di Borgo Valsugana Tel. 0461.754052. Tradizione SAGRA DI SAN LEONARDO Castelnuovo. A Castelnuovo, presso il tendone riscaldato di Viale Venezia, tradizionale appuntamento gastronomico per assaporare le tipiche pezate de agnelo cucinate secondo la ricetta di una volta. Info: APT Valsugana uff. di Borgo Valsugana Tel. 0461.727740.

5 SABATO Cabaret NONNA NUNZIA SHOW Pergine Valsugana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di e con Mario Cagol. Ingresso € 8 intero; € 7 ridotto (tesserati ACS, bambini fino a 11 anni e anziani oltre 65 anni). Info: Teatro Comunale di Pergine info@teatrodipergine. it; Tel. 0461.511332 (biglietteria); www.teatrodipergine.it. Cultura PER LE VIE DI TRENTO SULLE TRACCE DEL SIMONINO Trento. Ore 10. Un itinerario di visita di carattere storico-artistico sui luoghi che a Trento furono il teatro della vicenda del Simonino. Partendo dal bassorilievo ligneo custodito in museo, il percorso si snoderà nelle vie del centro storico andando ad interessare via del Simonino, i bassorilievi di Palazzo Salvadori, la chiesa di San Pietro e la Cappella del Simonino, aperta straordinariamente in quest’occasione. Questo luogo, solitamente

chiuso al pubblico, custodisce un importante ciclo di tele risalenti al 1669 del pittore Pietro Ricchi, detto il lucchese. Il percorso si concluderà in Vicolo dell’Adige, luogo dove una targa apposta dal Comune di Trento ricorda la vicenda che ha tristemente segnato i rapporti con la Comunità ebraica. Info: www. museodiocesanotridentino.it.

Teatro MILIOTOZENTOSESSANTASEI Riva del Garda. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Alberto Maria Betta con la Compagnia “I Sarcaioli” dell’Alto Garda. Nell’ambito di “Ottobre a Teatro 2016”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Cultura FOLIAGE LevicoTerme. Dalle ore 10. Parco delle Terme, Viale Rovigo. Racconti, musica, visita botanica.. dedicati alle foglie d’autunno. Info: Apt Valsugana - ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana. it; www.visitvalsugana.it.

Teatro MAMME ROVENTI Roveré della Luna. Ore 20.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di David W. Christner - trad. Leonardo Franchini con la Compagnia “GAD - Città di Trento. Nell’ambito di “Teatro a Roveré”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Musica IN-CANTIAMO LA VALLE Altavalle. Ore 20.30. Chiesa di Faver. XVI edizione della rassegna canora dei cori della Valle di Cembra e festa per il 50° anno di fondazione del Coro Castion di Faver. Saranno presenti il Coro Castion di Faver, il Coro Voci nel Vento di Giovo, il Coro Novo Spiritu di Cembra, il Coro Piramidi di Segonzano e il Coro La Valle di Sover. Ingresso libero. Info: corocastion@libero.it. Teatro TE’NERAMENTE ENSEMA Civezzano. Ore 20.45. Teatro comunale Luigi Pirandello. All’interno della XIII Rassegna Teatrale Bruno Palaoro rappresentazione teatrale presentata dal Gruppo Teatrale Gianni Corradini di Villazzano. Ingresso: intero € 6,00, ragazzi fino a 12 anni € 4,00. Apertura cassa alle 19. Info: filocivezzano@gmail.com, www.filocivezzano.altervista.org. Teatro TINGELTANGEL Trento. Ore 20.45. Teatro S. Marco. Spettacolo di Karl Valentine trad. di Mara Fazio con la Compagnia di Lizzana. Nell’ambito della XX Edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “Il Concorso Premio Mario Roat”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro BASTAVA ‘NA BOTA Telve. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Nell’ambito della 10a edizione di “Palcoscenico Telvato”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro COMPAGNIA AMATORIALE OVVERO: E SE FUSSA LA FIN DELA LEGE MERLIN? Gardolo. Ore 20.45. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo di Italo Conti trad. e adatt. dialettale di Federico Gozzer con la Filodrammatica “La Logeta” di Gardolo. Nell’ambito della 29a rassegna teatrale “Alegra Ribalta”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VOLEVE BEN DIR! Moena. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Enrica Iellici con la Filodrammatica “Amici del Teatro” di Moena. Nell’ambito di “Autunno 2016”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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trentinoappuntamenti Teatro ABBRACCIANDO LE NUVOLE Riva del Garda. Ore 20.45. Palazzo dei Congressi. Uno spettacolo multidisciplinare dove attraverso la diversità di linguaggi artistici si indaga la complessità dell’essere umano tra limiti evidenti e limiti latenti. I diversi linguaggi si intrecciano per parlare di disabillità senza preconcetti e si alternano in scena, offrendo di continuo allo spettatore nuove suggestioni e diverse emozioni attraverso la grande forza evocativa della musica, della danza, delle immagini e della parola. Lo spettacolo è nato da un’idea della cooperativa sociale “Iter” di Rovereto. Costo € 10,00. Info e prenotazioni biglietti Tel. 0464.520000. Teatro ragazzi IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI Vigolo Vattaro. Ore 20.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Gigliola Brunelli (tratto dal romanzo di G. Verne) con la Filo “S. Genesio - Junior & Senior” di Calavino. Nell’ambito della 14a “Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per Ragazzi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Tradizione SAGRA DI SAN LEONARDO Castelnuovo. A Castelnuovo, presso il tendone riscaldato di

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Viale Venezia, tradizionale appuntamento gastronomico per assaporare le tipiche pezate de agnelo cucinate secondo la ricetta di una volta. Info: APT Valsugana uff. di Borgo Valsugana Tel. 0461.727740.

6 DOMENICA Musica SERATA DI FINE STAGIONE Pergine Valsugana. Dalle ore 18.30. Castello di Pergine. Info: Apt Valsugana Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana.it; www.visitvalsugana.it. Musica 1966 L’ANNO DELL’ALLUVIONE GIORNALE RADIO DELLA STORIA Tesero. Ore 17. Teatro. Spettacolo con Alberto Folgheraiter e “I Musici Cantori”, diretti da Mattia Culmone. Info: www.imusicicantori.it. Teatro STRANGE GAMES - UNA COMMEDIA METAFISICA Pergine Valsugana. Ore 16. Teatro Comunale. Una vibrante performance a metà tra poesia e commedia filosofica, tra comédie humaine e joie de vivre, “Strange Games” del celebre clown Vladimir Olshansky è già stato ospitato al Festival Fringe di Edimburgo ed è stato scelto dalla BBC come

“spettacolo da segnalare” (BBC Choice). Olshansky “Art De La Joie” Compagnie Théâtrale. Info: www.visitvalsugana.it. Teatro LA TERRA PROMESSA. 1939 - OPZIONI Altavalle. Ore 16.30. Teatro Le Fontanelle a Grumes. All’interno dell’XI Rassegna Teatrale “Rassegna...tevi al meglio” rappresentazione teatrale in due atti del testo “Scene dall’esilio Sudtirolese” di Josef Feichtiger, adattato in dialetto a Elisabetta Squarcina presentata dalla Filodrammatica di Laives. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 6,00 (bambini fino a 10 anni). Supplemento di € 4,00 per merenda con bibita o birra e panino con würstel. Info: liberoteatrogrumes@gmail.com. Teatro LA TERRA PROMESSA/1939 - OPZIONI Grumes. Ore 16.30. Teatro “Le Fontanelle”. Spettacolo di Josef Feichtinger (versione in trentino di Elisabetta Squarcina) con la Filodrammatica di Laives. Nell’ambito della “Rassegna...tevi al meglio”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VOLEVE BEN DIR! Moena. Ore 15.15. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Enrica Iellici

con la Filodrammatica “Amici del Teatro” di Moena. Nell’ambito di “Autunno 2016”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL FANTASMA DI CANTERVILLE Romeno. Ore 16. Teatro Parrocchiale. Spettacolo tratto dal romanzo di Oscar Wild con l’Associazione Culturale “Teatrando” di Mezzolombardo. Nell’ambito di “A Teatro in Amicizia 2016”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro STRANGE GAMES - UNA COMMEDIA METAFISICA Pergine Valsugana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Info: Apt Valsugana - ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana. it; www.visitvalsugana.it. Teatro ragazzi GOBBO IL RE STORTA LA REGINA Calavino. Ore 16.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Aquilino con “I Giovani attori” del Circolo Culturale Filodrammatico di Ischia. Nell’ambito della 14a “Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per Ragazzi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.


trentinoappuntamenti

7 LUNEDÌ Musica LE OPERE ORGANISTICHE DI MAX REGER NEGLI ANNI DA MERANO A JENA Trento. Ore 17.30. Seminario Diocesano (Sala C. Eccher), Corso III Novembre 46. Le opere organistiche di Max Reger negli anni da Merano a Jena. Relatore: M° Stephan Kofler. Info: Tel. 0461.934080; info@associazionerenatolunelli.org. Teatro ABBRACCIANDO LE NUVOLE Riva del Garda. Ore 10.30-12.30. Palazzo dei Congressi. Uno spettacolo multidisciplinare dove attraverso la diversità di linguaggi artistici si indaga la complessità dell’essere umano tra limiti evidenti e limiti latenti. I diversi linguaggi si intrecciano per parlare di disabillità senza preconcetti e si alternano in scena, offrendo di continuo allo spettatore nuove suggestioni e diverse emozioni attraverso la grande forza evocativa della musica, della danza, delle immagini e della parola. Lo spettacolo è nato da un’idea della cooperativa sociale “Iter” di Rovereto. Costo € 10,00. Info e prenotazioni biglietti Tel. 0464.520000 .

8 MARTEDÌ Musica I CONCERTI CASA DI SALUTE RAPHAEL Roncegno Terme. Ore 21. Casa Salute Raphael. “Chi ha un’armonica in tasca non è mai solo” (John Steinbeck). Concerto saggio finale degli “Amici dell’armonica a bocca”. Info: Palace Hotel Casa Raphael Tel. 0461.772000. Musica INVITO ALL’ASCOLTO AUTUNNO 2016 Trento. Ore 9. Società Filarmonica - Via Verdi, 30. Saverio Gabrielli violino; Stefano Visintainer pianoforte su musiche di F. Kreisler, R. Schumann, S. Visintainer, M. Bruch N. Paganini, R. Schumann. Fantastico virtuosismo!. Info e programma dettagliato www.filarmonica-trento.it.

9 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.30. Associazione di volontariato “Mana” - Piazza Umberto Nobile, 1. Per info

e/o iscrizioni: mimosa.2009@live. it oppure 340.5953472. Cultura DNA FIELD LAB Trento. Ore 18. MUSE - Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3. Caffè scientifici 2016-2017: La ricerca crea valore. Sequenziamento del DNA e ricerca sul campo con Ana Rodríguez Prieto, PhD, ricercatrice Sezione Biodiversità Tropicale - MUSE. Info: Tel. 0461.270311; eventiunitn@unitn.it.

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Cultura FAR DI CONTO IN CASA Aldeno. Dalle ore 20 alle 22.30. Sala “incontri” biblioteca, via Giacometti 10. Posso farlo anch’io! Lezioni di economia domestica per uomini. Lezione 5:Gestione del budget familiare: spese ricorrenti e straordinarie e possibili risparmi. Simulazione di un bilancio familiare. Relatore: Marina Cicolini, esperta di economia familiare. Info: Tel. 0461.842523; segreteria@ comune.aldeno.tn.it.

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Tradizione SAGRA DI SAN LEONARDO Castelnuovo. A Castelnuovo, presso il tendone riscaldato di Viale Venezia, tradizionale appuntamento gastronomico per assaporare le tipiche pezate de agnelo cucinate secondo la ricetta di una volta. Info: APT Valsugana uff. di Borgo Valsugana Tel. 0461.727740.

10 GIOVEDÌ Cultura PICCOLI INTERVENTI IN CASA Trento. Dalle ore 20 alle 22.30. Bookique Caffè letterario Predara, via Torre d’Augusto 29. Posso farlo anch’io! Lezioni di economia domestica per uomini. Lezione 6: Piccoli interventi in casa La cassetta da tenere in casa, gli attrezzi indispensabili, gli utensili elettrici. Come appendere su muro e cartongessi, come effettuare piccole sostituzioni e manutenzioni. Relatore: Vinicio Sevignani, artigiano. Info: Tel. 0461.277277; segreteria@aclitrentine.it. Cultura CONVEGNO Trento. Dalle ore 9. Dipartimento Lettere e Filosofia Università di Trento, via Tomaso Gar 14. Info dettagliate sul sito: www.utopia500.it.

11 VENERDÌ Cultura BENI COMUNI. BUONE PRATICHE SUI BENI COMUNI Trento. Dalle ore 15 alle 19. Sala Falconetto, Palazzo Geremia, via Belenzani 20. Si metteranno a confronto una buona pratica a livello nazionale con una locale. In questa giornata si parla di Innovazione digitale. Interviene Lorenzo Benussi, che parlerà dell’esperienza di Top XI di Torino. Info: Tel. 0461.884453; comurp@comune.trento.it. Cultura CONVEGNO Trento. Dalle ore 9. Dipartimento Lettere e Filosofia Università di Trento, via Tomaso Gar 14. Info dettagliate sul sito: www.utopia500.it.

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trentinoappuntamenti Musica 1966 L’ANNO DELL’ALLUVIONE GIORNALE RADIO DELLA STORIA Besenello. Ore 20.30. Teatro. Spettacolo con Alberto Folgheraiter e “I Musici Cantori”,diretti da Mattia Culmone. Info: www.imusicicantori.it. Musica LAURENCE FEININGER, ORAZIO BENEVOLI E DOMENICO SCARLATTI Trento. Ore 21. Chiesa San Francesco Saverio, via Roma. Laurence Feininger, Orazio Benevoli e Domenico Scarlatti Coro di voci bianche Celestino Eccher - Val di Sole, dir. Marcella Endrizzi. BonportiAntiquaEnsemble del Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento, dir. Roberto Gianotti. Concerto dedicato a Laurence Feininger: sarà proposta la preziosa Messa IV e il Tantum ergo per coro a voci bianche di Laurence. Ingresso libero. Nell’ambito di “Trento Musicantica 2016”. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it. Teatro EL SARIA MASSA BEL SE’L FUSSA VERA Tesero. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo di Adriana Zardini

con la Filodrammatica di Civezzano. Nell’ambito della 25a Rassegna “Il piacere del Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

strutture. Info: www.teatroportland.it; prenotazione consigliata a prenotazioni@teatroportland.it.

Teatro SON PARTITO GIALLONERO E RITORNO TRICOLOR Pergine Valsugana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Claudio Morelli con la Compagnia della Co.F.As. - Federazione dei Corpi Bandistici trentini - Federazione dei Cori e Fe.C.C.Ri.T. Nell’ambito di “Autunno a Teatro 2016”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Cultura ITINERARIO IN CITTÀ ALLA SCOPERTA DELLE OPERE DI OTHMAR WINKLER Trento. Ore 10. Partendo dalle sale della mostra Ascolto la vita. Scolpisco ciò che sento. La Via Crucis di Othmar Winkler per la chiesa di Maria Bambina a Trento il percorso farà tappa nei luoghi cittadini che conservano importanti opere dello scultore. Info: www.museodiocesanotridentino.it.

Teatro COSÌ TANTA BELLEZZA Trento. Ore 21. Teatro Portland, Via Papiria 8. Spettacolo con La Danza Immobile e Teatro Binario 7. Testo e regia di Corrado Accordino. La bellezza di dire ciò che potrebbe essere meglio per sé e per gli altri, la bellezza di essere se stessi, senza fingersi altri. Una pièce che fa riflettere sulle nostre esistenze, su quello che possediamo e su come impieghiamo il nostro tempo. Un’esortazione a non lasciarci sfuggire le occasioni di bellezza che quotidianamente accadono, un’esortazione a vivere il “qui e ora”, liberandosi dalle

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Teatro X RASSEGNA DEL PELLICANO Giovo. Ore 20.45. Teatro parrocchiale di Verla. Rappresentazione teatrale presentata dalla Filo di Mezzocorona. Ingresso: intero € 5,00, bambini fino a 12 anni € 3,00. Info: Tel. 0461.683110. Teatro CRIMINI DEL CUORE E... MENZOGNE DELLA MENTE Trento. Ore 20.45. Teatro S. Marco. Spettacolo di Sam Shepard trad. Rossella Bernascone con la Compagnia “GAD - Città di Trento. Nell’ambito della XX Edizione

di “Palcoscenico Trentino” fase “Il Concorso - Premio Mario Roat”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TE’NERAMENTE ENSEMA Sarche. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con il Gruppo Teatrale “Gianni Corradini” di Villazzano. Nell’ambito della 24a Rassegna Teatrale “Amici del Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTA PARLAR MALE DELE DONE Bedollo. Ore 20.45. Teatro Nuovo. Spettacolo di Claudio Pasquini con la “Filolevico” di Levico Terme. Nell’ambito della 9a Rassegna “Foie de Bedol”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro SON PARTITO GIALLONERO E RITORNO TRICOLOR Pergine Valsugana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Claudio Morelli con la Compagnia della Co.F.As. - Federazione dei Corpi Bandistici trentini - Federazione dei Cori e Fe.C.C.Ri.T. Nell’ambito di “Autunno a Teatro 2016”.Info: Co.F.As.

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Dopo aver incantato il pubblico che ha gremito i tre concerti dello scorso giugno all’Arena di Verona con i suoi successi di sempre e i brani contenuti nell’album “Alt”, magistralmente accompagnato dalla sua band e dell’Orchestra Filarmonica della Franciacorta diretta dal Maestro Renato Serio, RENATO ZERO partirà a novembre con “ALT IN TOUR” una serie di imperdibili date nei più importanti palasport d’Italia.

‘energia che riversa sul palco, e che gli è restituita moltiplicata dai fan che affollano i suoi concerti, lo ha reso grande protagonista della scena live; spettacoli esauriti ovunque su e giù per l’Italia, e, nel 2005, l’imponente evento al Campovolo di Reggio Emilia: 180.000 persone, il più grande concerto di sempre in Europa per numero di paganti.

Dopo il grande successo che li ha visti incantare 6000 persone nell’affascinante cornice di Piazza Santa Croce a Firenze lo scorso 1° luglio, IL VOLO è pronto a far rivivere al suo pubblico le emozioni di un evento unico e irripetibile con un album speciale: “Notte Magica - A tribute To the Three Tenors”,

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IL VOLO


trentinoappuntamenti Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NO POL ESSER...!!!” Telve. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Giovanni Battista Turra con la Compagnia Teatrale “El Ferale” di Primiero. Nell’ambito della 10a edizione di “Palcoscenico Telvato”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro MASSA VECIO PER ME FIOLA Gardolo. Ore 20.45. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo di Loredana Cont con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Nell’ambito della 29a rassegna teatrale “Alegra Ribalta”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUTA COLPA DEL RAFREDOR Povo. Ore 21. Teatro “Concordia”. Spettacolo di e con la Compagnia Teatrale “S. Siro” di Lasino. Nell’ambito della 29a Rassegna Teatrale “Isidoro Trentin”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA NEF DEL ZIO ANSELMO Sopramonte. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Valerio Di Piramo - adattam. dialettale di Piergiorgio Lunelli con la Filodrammatica “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Nell’ambito della 26a Rassegna Teatrale a Sopramonte. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA SALUTE L’È TUT Folgaria. Ore 21. Cinema Teatro “Paradiso” . Spettacolo di Gabriele Bernardi con il Gruppo Teatrale “La Zinzola” di Folgaria. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro 9^ SERATA A TEATRO” “I TONI MARCI ... E LUCIO GARDIN Ravina. Ore 21. Teatro Dematté Via Belvedere. Ingresso gratuito. Teatro ragazzi L’INFANZIA DEL MAGO Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti, Via Santa Croce 67. Spettacolo con la Compagnia Cà luogo d’arte. Con Alberto Branca, Alejandro Zamora, Piergiorgio Gallicani, Zeno Bercini. Regia e scenografie di Maurizio Bercini. Testo: Marina Allegri, riadattamento da Herman Hesse. Nell’ambito di “Anch’io a Teatro con mamma e papà 20162017”. Età consigliata: dai 5 anni. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it.

13 DOMENICA Musica 1966 L’ANNO DELL’ALLUVIONE GIORNALE RADIO DELLA STORIA Pinzolo. Ore 21. Paladolomiti. Spettacolo con Alberto Folgheraiter e “I Musici Cantori”, diretti da Mattia Culmone. Info: www. imusicicantori.it. Teatro LA PRINCIPESSA RAPITA Civezzano. Ore 16. Teatro comunale Luigi Pirandello. All’interno della XI Rassegna teatrale per ragazzi “Il Grillo Parlante” spettacolo con I Teatri Soffiati & Finisterrae Teatri di Trento. Ingresso: adulti € 4,00, ragazzi fino a 12 anni € 3,00. Apertura biglietteria alle 15.30. Info: filocivezzano@libero.it, www. filocivezzano.altervista.org. Teatro LA SALUTE L’È TUT Folgaria. Ore 21. Cinema Teatro “Paradiso”. Spettacolo di Gabriele Bernardi con il Gruppo Teatrale “La Zinzola” di Folgaria. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi IL FANTASMA DI CANTERVILLE Calavino. Ore 16.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo tratto dal romanzo di Oscar Wild con l’Associazione Culturale “Teatrando” di Mezzolombardo. Nell’ambito della 14a “Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per Ragazzi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi FRAGOLINO Cognola. Ore 16.30. Teatro “Auditorium”.Spettacolo di autore anonimo - riadattamento di Michele Comite con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Nell’ambito della 14a “Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per Ragazzi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi GREASE E... VERT Moena. Ore 16. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Lorenza Pallaoro con la Filodrammatica “Filopiccola” di Laives. Nell’ambito di “Autunno 2016”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi L’INFANZIA DEL MAGO Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti, Via Santa Croce 67. Spettacolo con la Compagnia Cà luogo d’arte. Con Alberto Branca, Alejandro Zamora, Piergiorgio Gallicani, Zeno Bercini. Regia e scenografie di Maurizio Bercini. Testo: Marina Allegri, riadattamento da Herman Hesse. Nell’ambito di “Anch’io a Teatro con mamma e papà 2016-

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trentinoappuntamenti 2017”. Età consigliata: dai 5 anni. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it.

15 MARTEDÌ Cultura CONFERENZA LevicoTerme. Ore 18. PalaLevico (Viale Lido, 4). Michele Andreaus dialoga con Alessandro Profumo. Modera Gabriele Buselli: “Il mondo rallenta: esiste il piano B?”. Info: Cassa Rurale Alta Valsugana. Musica INVITO ALL’ASCOLTO AUTUNNO 2016 Trento. Ore 9. Società Filarmonica - Via Verdi, 30. Trio Alma: Enrico Leo Di Vincenzo, clarinetto; Alberto Delama, violoncello; Ruhama Santorsa, pianoforte su musiche di M. Bruchm N. Rota e J. Brahms. Il clarinetto: un protagonista della musica da camera. Info e programma dettagliato www.filarmonica-trento.it.

16 MERCOLEDÌ Cultura PICCOLI INTERVENTI IN CASA Aldeno. Dalle ore 20 alle 22.30. Sala “incontri” biblioteca, via Giacometti 10. Posso farlo anch’io! Lezioni di economia domestica per uomini. Lezione 6: Piccoli interventi in casa. La cassetta da tenere in casa, gli attrezzi indispensabili, gli utensili elettrici. Come appendere su muro e cartongessi, come effettuare piccole sostituzioni e manutenzioni. Relatore: Vinicio Sevignani, artigiano. Info: segreteria@comune.aldeno.tn.it. Musica QUARTETTO BELCEA Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Corina Belcea, violino; Axel Schacher, violino; Krzysztof Chorzelski, viola; Antoine Lederlin, violoncello su musiche di F. Schubert, D. Sostakovic. Biglietto intero € 25, ridotto € 18 (oltre i 65 anni), ridotto € 8 (fino a 25 anni). Info: Tel. 0461.985244; info@filarmonica-trento.it; www. filarmonica-trento.it. Musica «ORCHESTRA HAYDN» Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Christian Arming, direttore. su musiche di W.A. Mozart, J. Haydn, Guillaume Lekeu. Biglietto intero € 25, ridotto over 65 € 15, ridotto under 26 € 5. Info: info@haydn.it; www.haydn.it. Teatro DEPERO E ROSETTA, UNA STORIA FUTURISTA Trento. Ore 21. Teatro Portland, Via Papiria 8. Lezione magistrale e lettura scenica. Testo e regia di Carolina De La Calle Casanova

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con Corinna Grandi, Andrea Pinna e Federico Vivaldi e con la partecipazione straordinaria di Federico Zanoner del Settore Archivi Storici Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Di fronte al fallimento Depero inventava e si reinventava. Dalla caduta traeva forza ed energia creativa. Un insegnamento per questi nostri tempi precari. Info: www. teatroportland.it;Tel. 0461.924470; info@teatroportland.it; prenotazione consigliata a prenotazioni@teatroportland.it.

17 GIOVEDÌ Teatro APOCALISSE Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Il testo di Niccolò Ammanniti e la recitazione di Ugo Dighero mettono in scena una perfetta radiografia e una perfida parodia di una società alla deriva, un po’ operetta a/morale e un po’ favola nera. Info: Apt Valsugana Tel. 0461.727700; info@visitvalsugana. it; www.visitvalsugana.it. Teatro MACBETH Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di William Shakespeare, regia di Franco Branciaroli con Franco Branciaroli. Produzione CTB Centro Teatrale Bresciano - Teatro de Gli Incamminati. Biglietto da € 10 a € 25. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@ centrosantachiara.it.

18 VENERDÌ Cultura PRESENTAZIONE LIBRO Levico Terme. Ore 20.30. Sala Consiliare. Presentazione del libro “Il mondo spezzato” di Massimiliano Unterrichter. Edizioni Curcu&Genovese. Letture di Stefano Borile e Aurelio Micheloni. Ingresso libero. Info: www.curcuegenovese.it. Cultura CONFERENZA Borgo Valsugana. Ore 20.30. Conferenza con Renato Callegari: “L’aviazione del Grapppa”. Info: Biblioteca di Borgo Valsugana Tel. 0461.754052. Famiglia CASHMERE & WINE Trento. A partire dalle 17.30. c/o il negozio Falconeri in via Oriola. Arriva il primo freddo, tre amiche si incontrano per un aperitivo davanti ad un bicchiere di Teroldego e raccontano la loro giornata. Giorgia Candotti, titolare del negozio Falconeri di Trento mostra alle amiche il capo che indossa della nuova collezione, mentre Elisabetta Donati, titolare della Cantina Donati Marco di Mezzocorona, spiega alle amiche le caratteristiche e l’impegno nella produzione del vino che stanno degustando.

Sentendo il racconto, Arianna Bertagnolli, giornalista ed esperta di vino, ha un’idea. Perché non fare organizzare un evento per fare incontrare questi due mondi? Molti sono infatti gli aspetti in comune, dalla cura e ricerca della materia prima, alla lavorazione artigianale del prodotto, fino al piacere che si prova indossando un capo di qualità o degustando un buon bicchiere di vino. Info: facebook: Cantina Donati Marco - Falconeri Trento. Teatro VIEN BIONDA D’AMOR Roveré della Luna. Ore 20.30. Teatro Parrocchiale. Canti, serenate e poesie con Filodrammatica di Laives e il Coro “Monti Pallidi”. Nell’ambito di “Teatro a Roveré”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro SON PARTITO GIALLONERO E RITORNO TRICOLOR Trento. Ore 20.45. Auditorium. Spettacolo di Claudio Morelli con la Compagnia della Co.F.As. - Federazione dei Corpi Bandistici trentini Federazione dei Cori e Fe.C.C.Ri.T. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MACBETH Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di William Shakespeare, regia di Franco Branciaroli con Franco Branciaroli. Produzione CTB Centro Teatrale Bresciano - Teatro de Gli Incamminati. Biglietto da € 10 a € 25. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@ centrosantachiara.it.

19 SABATO Cultura I LODRON A TRENTO: ARTE, MEMORIA E POTERE DINASTICO Trento. Ore 10. L’incontro permetterà di conoscere la storia di questa importante famiglia trentina attraverso un itinerario che si concluderà nelle sale affrescate di palazzo Lodron in Via Calepina. Nonostante l’aspetto esterno si presenti tutto sommato anonimo, Palazzo Lodron è un edificio di notevolissima importanza storica e artistica per il ciclo pittorico che orna i soffitti e i fregi delle sale interne, un unicum nel panorama locale e sicuramente il più rilevante della seconda metà del Cinquecento in terra trentina. Info: www.museodiocesanotridentino.it. Teatro EL DIRETOER DE LE SCOLE Civezzano. Ore 20.45. Teatro comunale Luigi Pirandello. All’interno della XIII Rassegna Teatrale Bruno Palaoro rappresentazione teatrale presentata dalla Filodrammatica Ral di Tassullo. Ingresso: intero € 6,00, ragazzi fino a 12 anni € 4,00.

Apertura cassa alle 19. Info: filocivezzano@gmail.com, www.filocivezzano.altervista.org. Teatro BON DÌ BON AN, DAME NA BONA MAN Trento. Ore 20.45. Teatro S. Marco. Spettacolo da “Buon anno porco mondo” di Corrado Vallerotti con la “Filobastia” di Preore. Nell’ambito della XX Edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “Il Concorso - Premio Mario Roat”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TUTI BONI DE CIACERAR Pergine Valsugana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Nell’ambito di “Autunno a Teatro 2016”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PRIMA DE ‘NRABIARTE... CONTA!” Telve. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo da “Natale al basilico” di Valerio Di Piramo - trad. e adattam. dialettale di Valerio Bombardelli con la Filodrammatica di Sopramonte. Nell’ambito della 10a edizione di “Palcoscenico Telvato”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro A SCATOLA CHIUSA Moena. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Libero adattamento da “Chat en poche” di George Feydeau con l’Associazione Culturale “Libero Teatro” di Grumes. Nell’ambito di “Autunno 2016”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro L’ARCA DI NOÈ Romeno. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Luigi Santucci - trad. e adattam. dialettale di Fausto Rizzardi con il Gruppo Filodrammatico “Coredano” di Coredo. Nell’ambito di “A Teatro in Amicizia 2016”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TE’NERAMENTE ENSEMA Povo. Ore 21. Teatro “Concordia”. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con il Gruppo Teatrale “Gianni Corradini” di Villazzano. Nell’ambito della 29a Rassegna Teatrale “Isidoro Trentin”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTAVA ‘NA BOTA Nave S. Rocco. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Nell’ambito della Rassegna Teatrale a Nave S. Rocco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.


trentinoappuntamenti Teatro NUDA E PER POCHI SOLDI Valfloriana. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Ce.Dro” di Dro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA SALUTE L’È TUT Pomarolo. Ore 21. Teatro. Spettacolo di Gabriele Bernardi con il Gruppo Teatrale “La Zinzola” di Folgaria. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro MACBETH Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di William Shakespeare, regia di Franco Branciaroli con Franco Branciaroli. Produzione CTB Centro Teatrale Bresciano - Teatro de Gli Incamminati. Biglietto da € 10 a € 25. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@ centrosantachiara.it.

20 DOMENICA Teatro PASSEGGINADO FRA LE STORIE Tesero. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo ideato da Maddaleno Longo con la Filodrammatica “Lucio De Florian” di Tesero. Nell’ambito della 25a Rassegna “Il piacere del Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro MACBETH Trento. Ore 16. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di William Shakespeare, regia di Franco Branciaroli con Franco Branciaroli. Produzione CTB Centro Teatrale Bresciano - Teatro de Gli Incamminati. Biglietto da € 10 a € 25. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@ centrosantachiara.it. Teatro ragazzi IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI Calavino. Ore 16.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Gigliola Brunelli (tratto dal romanzo di G. Verne) con la Filo “S. Genesio - Junior & Senior” di Calavino. Nell’ambito della 14a “Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per Ragazzi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi GOBBO IL RE STORTA LA REGINA Cognola. Ore 16.30. Teatro “Auditorium”. Spettacolo di Aquilino con “I Giovani attori” del Circolo Culturale Filodrammatico di Ischia. Nell’ambito della 14a “Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per Ragazzi”. Info: Co.F.As.

Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi OH COME È BELLA PANAMA Pergine Valsugana. Ore 16. Teatro Comunale. Un attore e una sand artist raccontano insieme con parole, azioni e illustrazioni di sabbia una meravigliosa storia di amicizia che ci parla di fiducia, di voglia di viaggiare e del valore della propria casa. Età consigliata dai 4 anni. Info: Teatro comunale di Pergine Valsugana Tel. 0461.511332; www.teatrodipergine.it.

22 MARTEDÌ Cultura CONFERENZA Borgo Valsugana. Ore 20.30. Saletta della Biblioteca. Trento e Cesare Battisti nel centenario della morte - documentario scritto e condotto da Elena Tonezzer. Regia di Andrea Andreotti. Info: Biblioteca di Borgo Valsugana Tel. 0461.754052. Musica INVITO ALL’ASCOLTO AUTUNNO 2016 Trento. Ore 9. Società Filarmonica - Via Verdi, 30. Antonio Maria Fracchetti pianoforte su musiche di L. v. Beethoven, F. Chopin e A. M. Fracchetti. Un romanticismo raccontato sulla tastiera. Info e programma dettagliato www.filarmonica-trento.it.

23 MERCOLEDÌ «ORCHESTRA HAYDN» Trento. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Stefanos Tsialis, direttore; Evgeni Bozhanov, pianoforte; Bertold Stecher, tromba su musiche di Mikis Theodorakis, Dmitrij Sostakovic e L. v. Beethoven. Info: www.haydn.it. LA SALUTE AI TEMPI DEL DIGITALE Trento. MUSE - Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3. La Cartella Clinica del Cittadino a portata di click con Stefano Forti, responsabile Unità “e-Health”, coordinatore dell’area alto impatto “Health and Wellbeing” - Fondazione Bruno Kessler. Partecipazione gratuita, suggerita la prenotazione allo 0461.270311. Info: Tel. 0461.270311; eventiunitn@unitn.it. Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.30. Associazione di volontariato “Mana” - Piazza Umberto Nobile, 1. Per info e/o iscrizioni: mimosa.2009@live. it oppure 340.5953472.

COMUNICATO PREVENTIVO PER LA DIFFUSIONE DI MESSAGGI POLITICI PER IL REFERENDUM COSTITUZIONALE DEL 4 DICEMBRE 2016 Ai sensi della legge 22 febbraio 2000, n. 28 contenente le “Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica” e della delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni n. 73/16/CONS concernente le “Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per il referendum popolare avente ad oggetto l’abrogazione parziale del comma 17, terzo periodo, dell’articolo 6 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), come sostituito dall’articolo 1, comma 239, della Legge 28 dicembre 2015, n. 208 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge di stabilità 2016), indetto per il giorno 4 dicembre 2016” SI COMUNICA che per il referendum popolare indetto per il giorno 4 dicembre 2016 “Curcu&Genovese Associati Srl Unipersonale” mette a disposizione gli spazi pubblicitari su questa testata per la diffusione di messaggi politici referendari nelle forme consentite dall’art. 7 della legge 22 febbraio 2000, n. 28 e successive modifiche e dalla delibera dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni n. 73/16/CONS. L’accesso agli spazi sul mensile TRENTINOMESE è consentito a tutti i candidati ed i partiti politici che ne facciano richiesta, nel pieno rispetto del principio della parità di trattamento. Le condizioni temporali di prenotazione e le tariffe sono quelle previste nel documento analitico depositato presso gli uffici di TRENTO: Via Ghiaie, 15 – Tel. 0461.934494 BOLZANO: Via Bari, 15 – Tel. 0471.914776

Teatro HAYDI! Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Pedro Solano, finiti gli studi, prende servizio presso un’autorità di frontiera internazionale. Mentre pattuglia la frontiera per la prima volta, una giovane

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trentinoappuntamenti donna muore fra le sue braccia. Il dolore per il destino della ragazza lo strappa al suo mondo ideologico. Nel nuovo spettacolo, Familie Flöz, ispirandosi alla figura archetipica del profugo, insegue il bagliore effimero di quell’utopia che vuol garantire a tutti una casa ed è destinata a fallire. Info: Teatro di Pergine; www.visitvalsugana.it.

24 GIOVEDÌ Cultura PRESENTAZIONE SHOPPER E POCHETTE IN EDIZIONE LIMITATA Trento. Dalle ore 9.30 alle 19.30. C/o Details Design Store, via Suffragio 74. Presentazione della collezione in edizione limitata di shopper e pochette REDO upcycling con le illustrazioni di Il lato fresco del cuscino. Info:Tel. 0461.262599; www.detailsdesignstore.it.

info@filarmonica-trento.it; www. filarmonica-trento.it. Teatro SON PARTITO GIALLONERO E RITORNO TRICOLOR Rovereto. Ore 20.45. Teatro “Zandonai”. Spettacolo di Claudio Morelli con la Compagnia della Co.F.As. - Federazione dei Corpi Bandistici trentini - Federazione dei Cori e Fe.C.C.Ri.T. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro PALE BLU DOT - PALLIDO PALLINO BLU Trento. Ore 21. Teatro Portland, Via Papiria 8. Spettacolo con Arditodesìo. Jet Propulsion Theatre. Pallido Pallino Blu di e con Andrea Brunello. Regia di Christian Di Domenico. Il clima. Il Voyager. Il nostro Pianeta. Una rivoluzione ci salverà. Vero? Una incredibile storia di speranza, meraviglia, bellezza e disperazione. Il destino della sonda Voyager 1 si mescola con quella del suo creatore dalle tendenze suicide, quelle di suo figlio sognatore e quelle del Pianeta Terra. Info: www.teatroportland.it; Tel. 0461.924470; info@teatroportland.it; prenotazione consigliata a prenotazioni@teatroportland.it.

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25 VENERDÌ Musica IL GIOCONDO E FLORIDO CONVITO Trento. Ore 21. Castello del Buonconsiglio, Sala grande, via Bernardo Clesio 5. Viene messa in scena una festa di Carnevale nella Bologna del Seicento, con mascherate, musiche e danze, che coinvolgono le figure di Giulio Cesare Croce e di Adriano Banchieri, personaggi unici nell’ambito dell’illustre consorteria di poeti, letterati e musicisti bolognesi di fine Cinquecento, uniti da un reciproco legame di amicizia e da una profonda comunione d’intenti. Croce e Banchieri condivisero anche il gusto per la commedia e la satira nelle quali profusero la loro inesauribile inventiva. Nell’ambito di “Trento Musicantica 2016”. Ingresso libero. Info. www.centrosantachiara. it; n. verde 800.013952; pinfo@ centrosantachiara.it. Musica ALINA POGOSTKINA E TAMARA STEFANOVICH Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Alina Pogostkina, violino; Tamara Stefanovich, pianoforte su musiche di L. Janacek, J. Brahms e S. Prokofiev. Biglietto intero € 25, ridotto € 18 (oltre i 65 anni), ridotto € 8 (fino a 25 anni). Info: Tel. 0461.985244;

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Cabaret MARIO CAGOL IN CABARET Gardolo. Ore 20.45. Teatro “Gigi Cona”. Spettacolo di e con Mario Cagol. Nell’ambito della 29a rassegna teatrale “Alegra Ribalta”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Danza PROSERPINA Civezzano. Ore 20.30. Teatro Luigi Pirandello. Musical con danza e musica sul mito della dea delle Messi, Cenere, la cui figlia Proserpina viene rapita dal Dio degli Inferi. La ragazza si innamora di lui e lo sposa. Su richiesta di Cenere, Giove decide di dividere l’anno in due e Cenere, come segno di dolore, fa calare freddo gelo e buio nei sei mesi in cui la figlia è assente, per poi far risvegliare la natura con sole e abbondanza nei sei mesi in cui Proserpina è sulla terra. Ingresso a offerta libera. Info: 380.2552340. Teatro LA CENA DEI CRETINI Trento. Ore 20.45. Teatro S. Marco. Spettacolo di Francis Veber trad. Filippo Ottoni con il Gruppo Teatrale Tuenno. Nell’ambito della XX Edizione di “Palcoscenico Trentino” fase “Il Concorso - Premio Mario Roat”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NO SE POL Sarche. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Giovanni

Battista Turra con la Compagnia Teatrale “El Feral” di Fiera di Primiero. Nell’ambito della 24a Rassegna Teatrale “Amici del Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro REFUGIUM PECCATORUM Roveré della Luna. Ore 20.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Gabriele Bernardi con la Filodrammatica “I Simpatici” di Roverè della Luna. Nell’ambito di “Teatro a Roveré”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA SALUTE L’È TUT Bedollo. Ore 20.45. Teatro Nuovo. Spettacolo di Gabriele Bernardi con il Gruppo Teatrale “La Zinzola” di Folgaria. Nell’ambito della 9a Rassegna “Foie de Bedol”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA NEF DEL ZIO ANSELMO Pergine Valsugana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Valerio Di Piramo con la Filodrammatica “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Nell’ambito di “Autunno a Teatro 2016”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA VEDO NERA Moena. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Giuseppe Aronne con la Compagnia “L’Arizol” di Masi di Cavalese. Nell’ambito di “Autunno 2016”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL SARIA MASSA BEL SE’L FUSSA VERA Povo. Ore 21. Teatro “Concordia”. Spettacolo di Adriana Zardini con la Filodrammatica di Civezzano. Nell’ambito della 29a Rassegna Teatrale “Isidoro Trentin”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE ALEGRE COMARI DE... Sopramonte. Ore 21. Teatro Parrocchiale. Spettacolo da “Le allegre comari di Windsor” di William Shakespeare - traduzione e adattamento di Giorgio Clementi con la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Nell’ambito della 26a Rassegna Teatrale a Sopramonte. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN GRAN REBALTON Preore. Ore 20.45. Teatro “Casa Mondrone”. Spettacolo con la Filodrammatica di Giustino. Nell’ambito della Rassegna “Preore a Teatro 2016-2017”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro A ROBAR PUEC SE VA EN PRESON Revò. Ore 21. Auditorium Scuole Medie. Spettacolo di Stefano Palmucci con la Filodrammatica “La Revodana” di Revò. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro BASTAVA ‘NA BOTA Folgaria. Ore 21. Cinema Teatro “Paradiso”. Spettacolo di Loredana Cont con la Filodrammatica “Concordia ‘74” di Povo. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA NEF DEL ZIO ALFONSO Pergine Valsugana. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo con la Filo Nave San Rocco di V. Di Piramo - tradotta in dialetto trentino da P. Lunelli. Info: Teatro Comunale di Pergine Tel. 0461.511332; www. teatrodipergine.it. Teatro ragazzi I BRUTTI ANATROCCOLI Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti, Via Santa Croce 67. Spettacolo con la Compagnia teatrale Stilema. Di e Con: Silvano Antonelli. Età consigliata dai 3 anni. Durata: 1 ora circa. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@ centrosantachiara.it.

27 DOMENICA Musica GIACOMO DALLA LIBERA IN CONCERTO Trento. Ore 17. Sala Conferenze Fondazione Caritro, Via Calepina 1. Recital solistico di pianoforte su musiche di Mendelssohn, Chopin, Liszt e Debussy. Per i più piccoli LA BELLA E LA BESTIA Pergine Valsugana. Ore 16. Teatro Comunale. Un mercante di ritorno da un viaggio d’affari si smarrisce trovando rifugio nel palazzo di un essere metà uomo e metà belva, la Bestia. Qui cerca di rubare una rosa ma per questo suo gesto la Bestia lo minaccia di morte. L’unica possibilità di salvezza è che una delle sue figlie decida di vivere con il mostro nel castello. E quello che sembrava essere un destino segnato dalla sfortuna si trasformerà invece in un’insperata e inattesa fortuna. Età consigliata dai 5 anni. Testo e regia di Silvia Priori con Arianna Rolandi, musiche di Robert Gorick. Info: Teatro comunale di Pergine Valsugana Tel. 0461.511332; www.teatrodipergine.it. Teatro MAMME ROVENTI Altavalle. Ore 16.30. Teatro Le Fontanelle a Grumes. All’interno dell’XI Rassegna Teatrale “Rassegna...tevi al meglio” rappresenta-


trentinoappuntamenti zione teatrale del testo di W. Christner presentato dalla filodrammatica GAD Città di Trento. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 6,00 (bambini fino a 10 anni). Supplemento di € 4,00 per merenda con bibita o birra e panino con würstel. Info: liberoteatrogrumes@gmail.com. Teatro NO VE CAPISSO PÙ Telve. Ore 17.30. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Loredana Cont tradotta in dialetto telvato con la Filodrammatica di Telve Valsugana. Nell’ambito della 10a edizione di “Palcoscenico Telvato”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE Cognola. Ore 16.30. Teatro “Auditorium”. Spettacolo con la Filodrammatica “Vi.Va” di Vigolo Vattaro. Nell’ambito della 14a “Rassegna Provinciale di Teatro Amatoriale per Ragazzi”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi I BRUTTI ANATROCCOLI Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti, Via Santa Croce 67. Spettacolo con la Compagnia teatrale Stilema. Di e Con: Silvano Antonelli. Età consigliata dai 3 anni. Durata: 1 ora circa. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@ centrosantachiara.it.

29 MARTEDÌ Cultura PRESENTAZIONE LIBRO Rallo. Ore 20.30. Dopo l’apprezzato adattamento radiofonico del libro trasmesso quest’estate in quattordici puntate da RAI Radio 2 e dopo le belle presentazioni avvenute in maggio a Trento, in settembre a Levico Terme e nell’ottobre scorso a Primiero San Martino di Castrozza, il romanzo di Roberto Corradini “Il sangue e l’inchiostro” (Curcu & Genovese) sarà presentato presso la Biblioteca comunale di Ville d’Anaunia-Tassullo, precisamente presso la “Casa Sociale” di Rallo (Valle di Non). Questa volta la presentazione sarà curata dalla prof.ssa Ida Rizzardi. Info: www. curcuegenovese.it.

30 MERCOLEDÌ Teatro LA LEGGENDA DEL FAVOLOSO DJANGO REINHARDT Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Comunale. Adattamento di Bianca Melasecchi, Paolo Sassanelli, Luciano Scarpa, orchestra Musica da ripostiglio Luca Pirozzi (chitarra e banjo), Luca Giacomelli (chitarra), Raffaele Toninelli (contrabbasso), Ruben Chaviano (violino) con Luciano Scarpa, Gaia Bassi, Eleonora Russo, Anna

Ferzetti, Marit Nissen, Paolo Sassanelli. Regia di Paolo Sassanelli. Info: Teatro di Pergine; www.teatrodipergine.it.

GLI APPUNTAMENTI DI DICEMBRE 1 GIOVEDÌ Musica VOLUME! 2016 Trento. Ore 21. Teatro Sanbàpolis, Via della Malpensada, 82. Ben più di una rassegna cinematografica, si tratta di un originale format tra cinema e musica, che nella scorsa stagione ha coinvolto pubblico e musicisti sfondando l’abituale confine tra schermo e platea, proponendo la proiezione di un documentario musicale seguita dal materializzarsi in scena degli stessi musicisti protagonisti del film, per proseguire la serata con un live. Info: Tel. 0461.217445; cultura@operauni.tn.it.

2 VENERDÌ Musica A CHRISTMAS CAROL Trento. Ore 18. Teatro Sociale. In prossimità del Natale, un’opera che riprende in modo originale la celebre fiaba di Charles Dickens. Una delle più famose e commoventi storie natalizie che, ieri come oggi, è una feroce critica alla società basata sul valore dell’arricchimento di pochi a scapito di tanti. Scritta dall’inglese Iain Bell, uno dei più talentuosi compositori delle ultime generazioni, rappresentata con successo per la prima volta nel 2014 alla Houston Grand Opera, A Christmas Carol è una one-singer opera: il suo unico interprete, il tenore Mark Le Brocq, coinvolto a Bolzano nella produzione di Lulu di Alban Berg, narra le vicende dell’arido e tirchio Scrooge ed è protagonista di un autentico tour de force virtuosistico che dà voce alla forza dei sentimenti più nobili. Un’opera ideale per avvicinarsi con il giusto spirito al Natale. Info: www.haydn.it; Tel. 0461.213834. Teatro FATTI A PEZZI Trento. Ore 21. Teatro Portland, Via Papiria 8. Testo e regia di Maura Pettorruso con Alessio Dalla Costa, Manuela Fischietti, Stefano Pietro Detassis. Fatti a Pezzi è un viaggio nell’uomo. Nelle sue fragilità. Nelle rotture/fratture che ne segnano i limiti. Un vortice davanti a chi ancora non conosce illusione. Info: www.teatroportland.it; Tel. 0461.924470; info@teatroportland.it; prenotazione consigliata a prenotazioni@teatroportland.it.

3 SABATO Teatro NO VE CAPISSO PÙ Telve. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Spettacolo di Loredana

Cont tradotta in dialetto telvato con la Filodrammatica di Telve Valsugana. Nell’ambito della 10a edizione di “Palcoscenico Telvato”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi LA GALLINELLA ROSSA Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti, Via Santa Croce 67. Spettacolo con la Compagnia: Tanti così progetti Accademia perduta. Con: Danilo Conti. Testo e Regia: Danilo Conti e Antonella Piroli. Età consigliata dai 3 anni. Durata: 1 ora circa. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it.

4 DOMENICA Musica A CHRISTMAS CAROL Trento. Ore 18. Teatro Sociale. Info: www.haydn.it; Tel. 0461.213834. Teatro ragazzi LA GALLINELLA ROSSA Trento. Ore 16. Teatro Cuminetti, Via Santa Croce 67. Spettacolo con la Compagnia: Tanti così progetti Accademia perduta. Con: Danilo Conti. Testo e Regia: Danilo Conti e Antonella Piroli. Età consigliata dai 3 anni. Durata: 1 ora circa. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it.

5 LUNEDÌ Musica SOL GABETTA E POLINA LESCHENKO Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi 30. Sol Gabetta, violoncello; Polina Leschenko, pianoforte su musiche di F. Chopin, S. Prokofiev. Biglietto intero € 25, ridotto € 18 (oltre i 65 anni), ridotto € 8 (fino a 25 anni). Info: info@filarmonica-trento.it; Tel. 0461.985244; www.filarmonica-trento.it.

7 MERCOLEDÌ Corsi DANZA DEL VENTRE Zambana vecchia. Ore 20.30. Associazione di volontariato “Mana” - Piazza Umberto Nobile, 1. Per info e/o iscrizioni: mimosa.2009@live. it oppure 340.5953472. Cultura ALLA RICERCA DEL GUSTO Trento. Ore 18. MUSE - Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3. All’origine delle preferenze e dei comportamenti alimentari degli italiani con Flavia Gasperi, ricercatrice, responsabile Unità Qualità Sensoriale Centro Ricerca e Innovazione - Fondazione Edmund Mach. Partecipazione gratuita, suggerita la prenotazione allo 0461.270311. Info: Tel. 0461.270311; eventiunitn@unitn.it. Musica «ORCHESTRA HAYDN» Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Zhang Xian, direttore; Luca Santaniello violino; Nicolai Freiherr von Dellingshausen, violino; Mario Shirai Grigolato, violoncello; Roberto Cominati, pianoforte su musiche di L. v. Beethoven. Biglietto intero € 25, ridotto over 65 € 15, ridotto under 26 € 5. Info. www.haydn.it; n. verde 800.086890; info@haydn.it.

8 GIOVEDÌ Teatro FILUMENA MARTURANO Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo di Eduardo De Filippo; regia di Liliana Cavani con Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses. Produzione GITIESSE Artisti Riuniti. Biglietto da € 10 a € 25. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; pinfo@centrosantachiara.it.

ERRATA CORRIGE

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ello scorso numero di TrentinoMese, a pag. 23, all’interno del servizio riguardante l’imprenditore Mauro Giacca, Fabrizio Brunialti è stato erroneamente definito “direttore generale di Itas Assicurazioni”, in realtà è direttore generale di A.c. Trento e agente del gruppo Itas Assicurazioni. Ci scusiamo con gli interessati e con i lettori.

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trentinomatrimoni SOLO PER I NOSTRI LETTORI, QUESTO MESE LE NOZZE DI SUAHN CON ANGELO E DI ELIANA CON PAOLO

I MATRIMONI DEL MESE

Lei Nome: Suahn Età: 35 Nata: Cologna Veneta Residente: Besenello Vestito: Shaila Sposa - Arco Scarpe: Shaila Sposa - Arco Parrucchiere: Teste Matte parrucchieri Truccatore: Csk Go Coppola - Trento

Lui Nome: Angelo Età: 38 Nato: Rovereto Residente: Besenello Vestito: Baratto - Lavis Scarpe: Baratto - Lavis Teste Matte parrucchieri Barbiere: 122

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trentinomatrimoni Matrimonio: Data: Luogo: Invitati: Ricevimento: Pasticceria: Fiori e bouquet: Anelli: Lista di nozze: Bomboniere: Torta: Intrattenimenti: Viaggio di nozze: Vivranno a:

Civile 10 luglio 2016 Levico Terme 50 Prime Rose - Levico Terme Prime Rose - Levico Terme Cinzia Fonso Mastro 7 - Mattarello Trento Viaggi Trintinaglia e donazione time4life Sweet Sofia Gisella New York & Aruba, 15 giorni Besenello

Servizio fotografico: Trintinaglia Wedding Photo www.trintinaglia.com Regia e Wedding Planner: Cinzia Fonso Eventi

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trentinomatrimoni Matrimonio: Data: Luogo: Ricevimento: Invitati: Fiori e bouquet: Anelli: Torta: Bomboniere: Intrattenimenti: Lista nozze: Viaggio di nozze: Andranno a vivere a:

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Religioso 10 settembre 2016 Basilica di S. Maria Maggiore Maso San Valentino 106 Fioreria da Aldo Gioielleria del Simonino - Trento Gelateria Serafini - Lavis Ass. Leon Salvacarlino Dj Pio Leonardelli e Velvet Sax Quartet Viaggi del Buonconsiglio Maldive, Emirati Arabi - 14 giorni Trento

Servizio fotografico: Roberta Pisoni www.robertapisoni.it


trentinomatrimoni

Lei

Lui

Nome: Eliana Anni: 38 Nata a: Cles Residente a: Trento Vestito: Le Spose di Giò Scarpe: Bruschi - Trento Parrucchiere: Styliris - Trento Truccatrice: Make Up Artist Annalisa Manara Occupazione: Libera professionista

Nome: Paolo Anni: 43 Nato a: Trento Residente a: Trento Vestito: Raccolta differenziata - Trento Scarpe: Bruschi - Trento Barbiere: Jean Louis David Occupazione: Impiegato

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SILVIA CONOTTER

IL TRENTINO DEI BAMBINI LA GUIDA FATTORIE, AGRITUR e MANEGGI

CANYON, GROTTE e MINIERE

PISTE CICLABILI

PASSEGGIATE

MALGHE

IN QUOTA

PARCHI GIOCO e SENTIERI TEMATICI

MUSEI, CASTELLI e SITI STORICI

PARCHI NATURALI, GIARDINI ed ECOMUSEI

LAGHI

PARCHI AVVENTURA, RAFTING e CENTRI SPORTIVI

356 voci, suddivise in 11 sezioni, vi porteranno alla scoperta delle passeggiate più suggestive, ma non solo. Parchi naturali, musei, sentieri tematici, laghi, proposte in quota, ma anche fattorie, maneggi, parchi avventura, grotte ed addirittura sorprendenti canyon

A T A N CI R IO E VO G G OV A E NU N O I E Z T I ED TAN N O C

Euro 15,00 www.curcuegenovese.it


trentinoscoop&news

SALONE GIANNI: 50 ANNI E NON SENTIRLI

FOTO: DANIELE PANATO

FOTO: DANIELE PANATO

NUOVO LOOK PER IL RINOMATO NEGOZIO DI TRENTO, ISPIRANDOSI SEMPRE PERÒ ALLA TRADIZIONE, PAROLA DI LUCA LIUZZO & C.

Luca Liuzzo e Michele Zanghellini

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efiniamolo simpaticamente un “colpo di testa” ragionato e calibrato. E lui – Luca Liuzzo – che di teste se ne intende, può dire la sua. Perché il salone – completamente ripensato e rinnovato – ne ha fatta di strada, da quando il padre Gianni, arrivato dal Sud negli anni Sessanta, scendeva a Trento dal treno con tanti sogni e bellissime speranze. E poi la voglia di fare e l’intraprendenza hanno avuto la meglio, con tante soddisfazioni. La famiglia e il lavoro. Un salone nel cuore del centro, – Vicolo del Vo’, 16 – simbolo della città; conquistata con l’esperienza, la professionalità e la simpatia. Che hanno contraddistinto il capostipite e che continuano a caratterizzare qui e adesso Luca e socio, Michele Zanghellini. Non è stato facile dopo la scomparsa di Gianni… un po’ come imparare di nuovo a camminare. Tanti e moltissimi i riconoscimenti nel tempo all’attività del salone: Gianni è stato proclamato

miglior parrucchiere della regione e decimo a livello nazionale. Tra le varie. Una grande responsabilità – ma anche un’importante prova con se stesso – per il figlio Luca, che ha saputo tradurre in realtà e continuare con maestria e passione gli insegnamenti del padre. Niente di semplice, ma nulla di impossibile per lui: la filosofia dei migliori stilisti mondiali è assolutamente da porre al primo posto, con il suo concetto base che considera il capello al primo posto. Dopo cinquant’anni di attività, il salone si presenta in chiave ultra moderna, ottimizzato e potenziato. Per dare un tocco di stile al presente senza dimenticare le orme del passato. 127

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DA UNA CONFRATERNITA ALL’ALTRA... “GIRAR PER BOSCHI”: STORIE DI MONTAGNA SU RAI REGIONE SERVIZI ANCHE SU RELIGION TODAY E UMBERTO BOCCIONI

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untuale, anche questo mese, arriva “Tapis Roulant”, che va in onda domenica 13 novembre (ore 9.45 circa su RAI3 ed in replica sul canale 103 del Digitale Terrestre alle ore 22.30). In questo mese, la puntata della serie “Girar per boschi”, descriverà il profilo di Claudio Betta, classe ’27 nato a Cavalese, in montagna … nella sua adorata montagna dove ancora vive e dove ancora ama camminare a lungo in tutte le stagioni. Molti i sogni di questo personaggio, conosciuto in tutto il nostro territorio, sogni legati alle vicissitudini di chi vive in quota: il rapporto con la natura, i selvatici, la caccia, i bracconieri ed il cane fedele. Claudio Betta ha scritto una serie di racconti e poesie, oltre ad articoli tecnici sulle attività venatorie, le tradizioni e gli usi della gente che quotidianamente affronta la vita nelle valli e fra le cime della Val di Fiemme. La regia è di Daniele Torresan. A seguire, Religion Today è il primo festival internazionale di cinema delle religioni, nato nel 1997 con lo scopo di usare il cinema come veicolo di conoscenza, permettendo così allo spettatore di vedere e sentire realtà di altre religioni, culture e popoli. Oltre ai documentari, di lungo e corto metraggio, Religion Today è un laboratorio di incontro fisico tra la popolazione, registi, attori, addetti ai lavori e ospiti d’onore per promuovere il dialogo ed una cultura di pace, grazie alla conoscenza reciproca e alla valorizzazione della differenza. Le telecamere di Rai Trentino vi sveleranno i segreti di questo filmfestival con interviste ai realizzatori, tra 128

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opo la consueta pausa estiva, sono riprese le attività enogastronomiche della Confraternita Tonco de Pontesel. Il 5 ottobre è stata la volta di una piccola, ma interessantie realtà enologica situata in uno dei più prestigiosi territori vitivinicoli italiani: Terre del Marchesato Bolgheri. Il responsabile dell’azienda ha proposto ai confratelli, presenti, una degustazione guidata dei prodotti più rappresentativi della stessa. La Confraternita ha abbinato un piatto unico a base di Goc en toc, filetto di maialino in crosta, carote glassate. Il 26 ottobre la Confraternita Tonco de Pontesel ha ospitato gli amici della Confraternita dello Stoccafisso. Il Menù è consistito in un prelibato Baccalà mantecato e di un classico Stoccafisso alla roveretana. Pregiati vini della Cantina Colli Zugna (Mori) hanno supportato con maestria enoica il ricco menù. Nei prossimi Mercatini di Natale di Trento, la Confraternita Tonco de Pontesel sarà presente con un proprio, autonomo, spazio. Verranno proposti piatti del territorio. Immancabile il Tonco, Zuppe del giorno, la Beca, la Torta di fregoloti ed altri piatti tipici. Il tutto accompagnato dai vini della Azienda Vivallis di Calliano e dalla birra curata dal Maestro Birraio Claudio Smaniotto. Mercoledì 9 novembre la Confraternita Tonco de Pontesel ospiterà alcuni fra i più prestigiosi salumieri della val Rendena che proporranno i loro famosi salumi del territorio. Bollicine, trentine, faranno da giusto compendio. Per info e prenotazioni Ristorante Mas dela Fam Tel. 0461.349114.

cui giovani volontari, giurati e registi internazionali. La regia è di Stefano Uccia. La puntata succesiva è prevista domenica 27 novembre. A cento anni dalla morte di Umberto Boccioni il MART rende omaggio, dal 5 novembre al 19 febbraio 2017, ad uno dei più indiscussi protagonisti artistici del secolo scorso, utilizzando materiali originali e documenti inediti di grande rilevanza e significatività. La mostra dal titolo “Umberto Boccioni. Genio e maturità”, è un progetto di grande respiro che mette in evidenza il percorso artistico del Boccioni. La Struttura di Programmazione della Sede RAI di Trento dedica un documentario a questo indiscusso genio dell’arte novecentesca. La regia è di Giorgio Balducci. Ecco, alla fine, Il Disegno nel Piatto. Il programma si propone di esplorare le più recenti tendenze estetiche nel campo della cucina d’autore: il piatto diventa una tela su cui i più blasonati chef trentini dipingono vere e proprie opere d’arte.


trentinoscoop&news

C’È DONATI TRA I 100 VINI D’ITALIA DE L’ESPRESSO NEL NOME DEL BRONZO ALESSANDRO PAVONE, SCULTORE TRENTINO, PRESENTA LA SUA ULTIMA TRASFORMAZIONE DI MATERIA. PER EVOLVERE, SEMPRE

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ià noto alle cronache locali per le sue opere in legno, lo scultore Pavone arricchisce le sue esperienze lavorando su altri materiali, come marmo, granito e ferro. La sua esperienza recente parla soprattutto di bronzo; si è da poco conclusa la mostra allestita al Museo Francesco Messina di Milano – organizzata dal Comune nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio – che ha seguito l’attività svoltasi alla storica Fonderia Artistica Battaglia di Milano. Va giustamente ricordato che questa memorabile officina è portatrice e degna rappresentante dell’arte bronzea del ventesimo secolo, nonché importante laboratorio per l’acquisizione della tecnica a livello nazionale ed internazionale. Un’attenzione particolare quindi non solo a quello da esporre ma a quello che verrà esposto, in proiezione futura. A documentare il percorso artistico di Pavone il fotografo milanese Francesco Moretti, che risiede periodicamente in Trentino e che ha curato l’album fotografico “ARMOUR” nella sua pagina web (www.flickr. com/francesco12corde). Entusiasta della lavorazione del metallo, Pavone ha creato per “primo istinto” un’armatura fantastica, slegata da qualsiasi implicazione storica ma carica di valore onirico. Con l’obiettivo di rafforzare il legame con le precedenti ricerche, ha intravisto nuove possibilità artistiche, ispirandosi anche alle forme delle armature tradizionali da guerra e di quelle da giostra. Interessato da sempre al processo di trasformazione, che considera parte integrante della ricerca e della scultura, l’artista ha lavorato in modo che la forma fosse una conseguenza delle evoluzioni tecniche del materiale; così lo scheletro della struttura in bamboo acquista

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a Guida Espresso “I vini d’Italia” 2017 premia l’etichetta di una storica cantina trentina, mettendola nella classifica dei “100 vini da conservare”: il prestigioso riconoscimento è andato al Teroldego Rotaliano Doc Marco Donati, prodotto dall’Azienda agricola Donati Marco che ha sede a Mezzocorona, nel cuore di quel Campo Rotaliano che è patria indiscussa del Teroldego. Scelto tra più di 20.000 etichette italiane, il Teroldego Rotaliano Doc Marco Donati si è classificato al 63esimo posto tra i vini che maggiormente si prestano ad affinarsi e migliorare nel tempo. La premiazione è avvenuta alla stazione Leopolda di Firenze il 20 ottobre scorso, alla presenza di oltre mille persone. Prodotto con uve 100% Teroldego, di colore rosso rubino brillante, profumato di viola e lampone e dal sapore sapido e di gran carattere, questo vino di casa Donati si presta ad essere invecchiato anche per diversi anni. Grande soddisfazione per la famiglia Donati, alla guida di quella che è una delle più antiche cantine del Trentino: «La testimonianza tangibile – dice Elisabetta Donati, figlia di Marco – non solo dell’altissima qualità raggiunta dal Teroldego Rotaliano, ma anche la prova che questo vino autoctono trentino non ha nulla da invidiare agli altri grandi vini italiani». Per chi volesse scoprire i Vini Donati, l’appuntamento è per il 18 novembre a Trento, al Negozio Falconeri. Elisabetta Donati spiegherà al pubblico le caratteristiche e l’impegno profuso nella produzione del vino.

importanza e prende vita, come del resto tutti gli altri passaggi della realizzazione. Il prodotto finito porta con se’ – visibili – i momenti della creazione ed inoltre diventa pezzo unico per sua stessa definizione, in quanto la sua personale elaborazione non prevede il consueto stampo negativo. Pur continuando a scolpire il legno, che fa parte della sua produzione artistica, Pavone ricerca e sperimenta quindi altri materiali, nella consapevolezza di arricchire il proprio percorso personale di scultore. Con la costante convinzione che andare oltre a quanto raggiunto sia estremamente motivante e che rappresenta appieno il processo evolutivo dell’essere umano. 129

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A CAVALESE, MEZZO SECOLO DI BONTÀ LA SOSTENIBILITÀ TRENTINA PREMIATA AL SAIE DI BOLOGNA ALLA PIÙ GRANDE FIERA PER L’EDILIZIA IN ITALIA, IN OTTOBRE, IMPORTANTE RICONOSCIMENTO PER LA START UP PIETRANET

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l Caseificio Sociale “Val di Fiemme” Cavalese compie cinquant’anni. Un traguardo importante celebrato in una grande festa che ha visto la presenza di istituzioni, dipendenti, soci e loro famiglie, oltre che di fornitori e clienti. Un’occasione veramente unica per ricordare una storia intensa e condivisa, caratterizzata dalla costante tenacia, volontà, passione e talento della sua gente, oggi più che mai orgogliosa di essere parte di questa significativa realtà del territorio. Una vera e propria comunità, strettamente legata al Caseificio, che porta un indotto lavorativo fondamentale per la Val di Fiemme, e che conta 93 soci e 16 dipendenti, che consentono alla struttura di essere operativa 365 giorni l’anno. E in occasione del cinquantenario, presentata in anteprima l’ultima grande novità di gamma, Buon Per Te, il primo formaggio senza lattosio, una caciotta di circa 800 grammi, con una breve stagionatura di 15-20 giorni, a pasta chiara e morbida, dal sapore dolce e aromatico. Frutto di un attento studio e di una profonda ricerca del capo casaro Paolo Campi, Buon Per Te è particolarmente amabile, per tutti i palati, perfetto da mangiare al taglio, particolarmente versatile e adatto ad essere impiegato nelle più svariate ricette. Un primo assaggio, durante la festa, è stato curato dallo chef stellato Alessandro Gilmozzi in show cooking che hanno dato origine a creazioni d’arte culinaria d’altissimo livello sulla base dei formaggi trentini della Val di Fiemme, eccellenze ricavate da genuine materie prime che ben esprimono la tipicità del territorio.

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ovevano essere annunciati i 27 prodotti più innovativi del settore edile. Dopo una scrematura tra centinaia di candidature presentate da tutte le aziende del settore costruzioni, anche la start-up trentina PietraNet è stata premiata per il suo prodotto SOLIDgravel, una pavimentazione di pietra ricavata principalmente dal recupero di scarti di produzione. SOLIDgravel è un sistema di pavimentazione innovativo costituito da un’armatura in polipropilene che permette di ottenere superfici continue, senza l’inserimento di giunti di dilatazione (antiestetici), facilmente percorribile e permeabile (la sue totale permeabilità facilita il mantenimento delle falde acquifere e diminuisce le probabilità di esondazione dei fiumi). Il prodotto si presta molto bene per la realizzazione di piste ciclabili in quanto il ghiaino consolidato NON si muove e rende la percorrenza molto sicura. Molto durevole e facilmente leggibile, risulta la segnaletica orizzontale realizzata con SOLIDgravel, utilizzando questo sistema si realizza una segnaletica praticamente a manutenzione ZERO in quanto non è necessario rifare periodicamente le righe con il colore. «SOLIDgravel è meno impattante dell’asfalto e non usa bitume, ed è persino più sostenibile della normale ghiaia», spiega Gianni Tomasi, di PietraNet. Infatti per realizzare una pista di 50km (larghezza media 3 metri) si usano solo 9.750 tonnellate di materia contro 27mila tonnellate di una 130

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strada in ghiaia battuta normale. SOLIDgravel impiega solo 5 cm di strato (grazie alla presenza dell’armatura alveolare) contro i 10-12 cm di una strada in ghiaia normale. L’idea portante di Saie Innovation è quella di mostrare una selezione delle migliori innovazioni, a basso impatto ambientale e legate al clean-tech suddivise in categorie comprendenti l’intero mondo delle costruzioni, che testimoniano l’impegno da parte delle aziende nel migliorare l’offerta di prodotti e servizi per il settore edile. Per illustrare il suo prodotto, PietraNet srl ha tenuto una conferenza a SAIE, il 21 ottobre, con titolo “Le pavimentazioni eco sostenibili”. Per l’occasione è stato presentato anche il nuovo sito www.pietranet.eu


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“IL MONDO SPEZZATO” A LEVICO TERME L’AIRONE “VOLA” DAL MUSE AL MUSEO DIOCESANO DI TRENTO UN’INSTALLAZIONE DI ANNAMARIA GELMI CORONA LO SCAMBIO DI OPERE CHIESTO DALL’A.M.E.I.

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n occasione della IV edizione delle Giornate, Amei (Associazione Musei Ecclesiastici Italiani) ha invitato i propri associati a riflettere sul concetto di ‘scambio’, effettuandone uno (di opere, di immagini, di pubblici, di idee ...) con analoghe realtà museali. Il Museo Diocesano Tridentino ha effettuato il proprio scambio con il MUSE, al quale ha prestato La creazione di Eva, un importante dipinto realizzato nel 1928 da Tullio Garbari. Il MUSE - Museo delle Scienze di Trento ha prestato al Museo Diocesano Tridentino un airone cinerino in volo. L’airone è stato utilizzato dall’artista Annamaria Gelmi per realizzare Leukos, un’installazione allestita nella cappella palatina del Museo Diocesano Tridentino e posta in dialogo con il cinquecentesco Flügelaltar (altare con le ali) proveniente dalla chiesa di San Vigilio di Tassullo. Per i greci Leukos significa non solo “airone bianco”, ma anche “uccello favorevole”. “Se vola verso il sud o verso il nord” sostiene Plinio il Vecchio “libera dai pericoli e dalle paure”. Uccello beneaugurante, l’airone è anche simbolo di sapienza. Atena, dea della scienza e della saggezza, lo sceglie come proprio messaggero: nell’Iliade di Omero lo invia a Ulisse e Diomede per indicare loro la strada da seguire e lo incarica di guidare in mare la nave Argo perché non si infranga nelle rocce. In un versetto dei salmi l’airone guida i passeri, così come Pietro guida la Chiesa. Nel Fisiologo è definito “assennato più di molti uccelli”; ha una sola dimora, un solo rifugio, un solo nutrimento come il cristiano che trova dimora nella Chiesa di Dio e nutrimento nel Pane Celeste. Amante dei luoghi solitari, l’airone è anche emblema

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i intitola “Il mondo spezzato” ed è il romanzo di Massimiliano Unterrichter (nella foto sopra) che sta avendo un importanto successo di vendite, tanto che è giunto in due mesi alla seconda edizione. Il libro è un affresco toccante degli Altipiani durante la fine della Prima guerra mondiale. Una storia di uomini e di sentimenti, degli eventi disumani che li coinvolsero e ne decretarono i destini; storia di frontiera, frontiera tra Stati, popoli, culture e soprattutto tra due epoche, spaccate da un’esplosione di violenza senza precedenti. Gli eventi che posero fine a un’epoca, l’era dell’Austria Felix che non lascia eredi... Una nuova presentazione pubblica è prevista per venerdì 18 novembre, nella Sala Consiliare di Levico Terme (ore 20.30). Ad organizzarla, l’Associazione Chiarentana. La serata sarà arrichita dalle letture di Stefano Borile e di Aurelio Micheloni. del silenzio: solitudine e silenzio favoriscono la meditazione, il raccoglimento, l’introspezione, aprono al cambiamento. E per il popolo egizio l’airone (Shenty, che significa “apertura di un ciclo”) è appunto simbolo di cambiamento, di rinascita. Nell’installazione di Annamaria Gelmi, l’airone spicca il volo al di sopra di una piattaforma che lo riflette: una sorta di specchio d’acqua a forma di croce intesa come segno cosmico primordiale, che rimanda all’indissolubile nesso tra vita e morte. Le dense simbologie di airone e croce entrano in dialogo tra di loro e con l’antica cappella del Palatium episcopatus. 131

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DATA NONESA PER “IL SANGUE E L’INCHIOSTRO” IL 29 NOVEMBRE, NUOVO APPUNTAMENTO CON IL ROMANZO DI ROBERTO CORRADINI

IRÈNE, L’OPERAIA DELLA FANTASIA A TRENTO, UNA CONVERSAZIONE SULLA NÉMIROVSKY CON LA F.I.D.A.P.A. Luciana Grillo e Fiorella Soldà

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opo l’apprezzato adattamento radiofonico del libro trasmesso quest’estate in quattordici puntate da RAI Radio 2 e dopo le belle presentazioni avvenute in maggio a Trento, in settembre a Levico Terme e nell’ottobre scorso a Primiero San Martino di Castrozza (vedi foto), il romanzo di Roberto Corradini “Il sangue e l’inchiostro” (Curcu & Genovese) sarà presentato anche martedì 29 novembre (ad ore 20.30) presso la Biblioteca comunale di Ville d’Anaunia-Tassullo, precisamente presso la “Casa Sociale” di Rallo (Valle di Non). Questa volta la presentazione sarà curata dalla prof.ssa Ida Rizzardi.

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entre in città si parlava di smart city, la F.I.D.A.P.A. – Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari – organizzava un incontro centrato sulla cultura “alta”, una lunga e ricca conversazione su Irène Némirovsky con Fiorella Soldà, scrittrice e saggista ternana, che all’autrice russo-francese ha dedicato anni di studio e ricerca, sfociati in due pubblicazioni. Dopo il saluto della presidente della F.I.D.A.P.A., Maria Rita Melchiori, la parola è passata a Luciana Grillo. Si è parlato dunque dei successi e delusioni, affetti e solitudini che hanno costellato la vita troppo breve della Némirovsky, autrice prolifica diventata famosa a livello mondiale solo dopo il 2004, anno di pubblicazione di Suite francese. La Soldà l’ha presentata ad un pubblico numeroso e interessato partendo dalla nascita in Ucraina; ha poi descritto gli spostamenti che la famiglia affrontò, dalla Finlandia alla Svezia alla Francia dove, finalmente, Irène pensò di fermarsi. Accentò nome e cognome – come d’altra parte fecero i suoi genitori: il padre Leonid diventò Leon e la madre Anna, Jeanne – e chiese più volte la naturalizzazione francese, ma senza successo. Fu figlia molto trascurata dalla madre, ma a sua volta fu una buona moglie ed una tenera madre. Forse fu soffocata dal senso di provvisorietà che ha caratterizzato la sua vita, vide naufragi e immaginò zattere e perciò racchiuse quanto aveva di più caro in una specie di valigia-bauletto che affidò al marito prima di partire per il suo ultimo viaggio, quello drammatico e assolutamente non atteso verso AuschwitzBirkenau. Lesse e scrisse molto, già a partire dai tredici anni, ma il suo essere “ebrea”, pur se non praticante, ne condizionò vita e scelte: per sopravvivere quando il marito perse il lavoro pubblicò su giornali di opposte ideologie; per salvarsi scrisse lettere in cui chiedeva aiuto e protezione; per 132

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continuare a vivere tutta la famiglia fu battezzata e diventò cattolica. E tutto ciò fu stigmatizzato, il suo comportamento fu considerato incoerente e ambiguo. Il successo del 1929 fu dimenticato e tutte le sue opere vennero messe da parte. Anche Irène sarebbe stata dimenticata se le sue figlie non avessero trovato, in quella valigia tenuta per anni ostinatamente chiusa e sempre custodita con amore, un quaderno che sembrava un diario, in cui con una grafia minuta (per risparmiare la carta!) la mamma aveva scritto Suite francese, straordinario romanzo definito dal drammaturgo francese René de Ceccaty il Guerra e Pace di Irène Némirovsky. Con l’aiuto di slides, il pomeriggio di metà settembre si è consumato in un’attenzione colma di significati, mentre il riferimento al film che da Suite francese è stato tratto ha dato il via ad un dibattito molto vivace. E sicuramente, dal giorno dopo, tutti sono andati alla ricerca delle opere di Irène, dal Ballo a I cani e i lupi, ecc e dei saggi di Fiorella Soldà, Il confine della salvezza – Viaggio nella narrativa di Irène Némirovsky e Irène Némirovsky – Una vita da romanzo/Un romanzo da film, vincitore per la sezione Saggistica del Premio Città di Castello 2015.


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GRUPPO ALPIN PENSA POSITIVO E SFRECCIA VERSO LE NOVITÀ

SPECIALITÀ ENOGASTRONOMICHE CALABRESI A PALAZZO ROCCABRUNA

LA NUOVA SCENIC SCENDE IN PISTA A GIORNI. INTANTO SI PRESENTANO LE PUNTE DEL SETTORE, SENZA TRALASCIARE IL COMMERCIALE

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egnate sul calendario la data del 13 novembre 2016, perché corrisponde alla presentazione ufficiale dell’ultimo veicolo Scenic di Renault. Per gli appassionati – notizia che ha quasi il gusto di un’indiscrezione – l’auto è però già visibile in questi giorni in concessionaria, a confermare l’attenzione verso il cliente. Christian Dallavalle, contitolare e responsabile di comunicazione/marketing, è entusiasta nell’illustrare questa quarta edizione della Scenic dopo ben vent’anni di storia. Nessuna esitazione; diciamo piuttosto toni di pura esaltazione nel comunicare le aspettative – alte – di questo prodotto, discendente diretto del monovolume originario dell’ormai lontano 1986. E se tuttavia l’esperienza insegna, vale la pena di seguire le recentissime linee guida del settore, che hanno portato ad un’evoluzione tecnologica e di design. I numeri confermano la visione più che ottimistica, dettata dai risultati del trend generale: il 2016 è stato un anno decisamente positivo per il Gruppo Alpin, con un incremento vendite del più 30%. Insomma una panoramica di assodato ottimismo, di grande soddisfazione dopo gli anni duri della crisi. Ma la Scenic non rappresenta l’unica novità del Gruppo Alpin: dopo aver presentato la nuova Megane Sporter tour familiare, si attende la futura Koleos. Con motivato entusiasmo per le diverse declinazioni del ramo automobilistico, che restano al passo con le esigenze del fruitore attuale inserito sia nel circuito cittadino, sia nella lunga percorrenza. Fari puntati anche sui veicoli commerciali, forti della recentissima promozione dedicata alle aziende. Gruppo Alpin non tralascia nessuna categoria. L’attenzione ai particolari nel contesto delle grandi categorie rimane una costante della ditta… Basta osservare il nuovo logo. Per credere nel futuro e nella qualità, incontro alle esigenze del presente.

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n gemellaggio concepito con l’obiettivo di promuovere il territorio a partire dalle sue eccellenze enogastronomiche: un percorso alternativo di vini e sapori che attraversa l’Italia da Nord a Sud per raccontare prospettive, gusti, tradizioni e luoghi lontani. “Terre di Cosenza: alla scoperta dei mille volti della Calabria” questo l’evento che da giovedì 6 a sabato 8 ottobre ha accompagnato gli ospiti di Palazzo Roccabruna alla scoperta di prodotti e produttori di una terra che vanta ricchezze naturalistiche ed agroalimentari uniche: la Calabria. Protagonisti della tre giorni sono state le specialità della provincia di Cosenza: dai vini Doc “Terre di Cosenza” (Greco bianco; Mantonico; Guarnaccia e Pecorello; rosati e rossi di Magliocco, Greco nero, passito di Saracena e spumanti metodo classico) alle bacche di Goji, dalle clementine all’olio, dai formaggi ai salumi, dagli agrumi alle tante preparazioni a base di fico e patata. Non sono mancati laboratori enogastronomici, approfondimenti con esperti e menù di territorio. Come ha precisato Klaus Algieri, presidente della CCIAA di Cosenza, l’iniziativa è il frutto di “una collaborazione fra Camere di commercio per la valorizzazione e la promozione delle rispettive specialità agroalimentari. L’accordo fra Trento e Cosenza rappresenta un esempio unico a livello nazionale nell’ambito della rete camerale”. Giovanni Bort, presidente della CCIAA di Trento, ha ricordato che il gemellaggio prevede la presenza della CCIAA di Trento nel mese di gennaio 2017 presso il Castello ducale di Corigliano calabro per coinvolgere tutti coloro che parteciperanno all’evento in un viaggio del gusto attraverso le peculiarità dell’enogastronomia trentina.

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BERTAGNOLLI E LA CAMPAGNA ADV 2016/17 DAL MARE DI SENIGALLIA, L’INVITO PER... TRENTO GIUSEPPINA INVITA I SUOI OSPITI ALL’ANNUALE PRANZO DELL’AMICIZIA DEL 4 DICEMBRE

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on gli ultimi sprazzi di un’estate alterna, Giuseppina, ha raggiunto Senigallia, paesone marittimo, dove vive il famoso volleysta Birarelli, ex Itas Trento, sposato con una trentina. Con la sue verve e la sua simpatica e trascinante comunicativa (“dono ricevuto direttamente dal Signore”, dice lei) ha coinvolto alcuni ospiti dell’albergo a fare gruppo in visita e shopping in città. Dopo cena, hanno tutti sfoggiato i loro abiti più belli esibendosi in una sorta di defilè di moda. Alla fine, Giuseppina ha invitato tutti a visitare Trento nel periodo dei mercatini di Natale e con l’occasione a partecipare, il 4 dicembre all’annuale pranzo natalizio dell’amicizia.

1. Anna, Mery e Giuseppina; 2. Matilde, Giuseppina e Michela; 3. Cristina, Roberta e Bia; 4. Katia, Giusy e... occhiblù. 5. Giorgia, Isabel, Gloria, Giuseppina, Margy e Amaya. 134

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E PER LA PRIMA VOLTA DISCUTE DI GRAPPA ON AIR: #BERTAGNOLLIDICOCHE

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ull’onda dell’enorme successo ottenuto l’anno scorso grazie a “Il primo lancio pubblicitario dopo 145 anni”, Grappa Bertagnolli, la più antica distilleria trentina, torna in comunicazione con una nuova campagna pubblicitaria firmata Tita. L’intenzione è quella di consolidare la brand-awareness - notorietà e memorabilità di questo storico marchio che per lunghi anni era stato lontano dal mondo della pubblicità. Per questo, il progetto iniziato l’anno scorso prosegue quest’anno con grandi novità. Una nuova creatività, per sorprendere il pubblico con degli annunci insoliti divertenti e coinvolgenti, e nuovi media attraverso cui veicolarla: stampa, radio, affissione dinamica e web. E’ prevista una specifica declinazione social in uscita a seguire, con l’hashtag #bertagnollidicoche. La creatività consolida il posizionamento inaugurato nella campagna precedente: la famiglia Bertagnolli incarna la cultura del distillato. Anche se ancora una volta, l’approccio è scanzonato. L a c amp agna, infatti, mette in scena questa ultracentenaria passione mo strandoci le discussioni della famiglia intorno al prodotto in tutte le sue sfaccettature: grappa, etichetta, occasione di consumo, pubblicità, etc. Vediamo quindi ogni volta - su pagine affiancate o consecutive - le opinioni giocosamente contrapposte di Livia e Beppe Bertagnolli. Se nella prima pagina leggiamo “Livia dice che è più buona dell’anno scorso” nella pagina successiva la head recita “Beppe dice che l’anno scorso è venuta meglio”. Oppure, “Beppe dice che la nuova etichetta è stupenda” e di seguito “Livia dice che non sa ancora se le piace o no”. Non mancheranno i riferimenti alla pubblicità, ma per il momento preferiamo non anticiparvi altro… Sfogliate i maggiori quotidiani nazionali Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e Sole 24 Ore, ascoltate Radio24, prendete un tram a Milano e Roma oppure un aereo all’Aeroporto di Roma Fiumicino - Terminal 1, e, naturalmente, seguiteci su Facebook e Instagram!


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I NONNI DI TRENTO VANNO DAL PAPA “E LIBERACI DAL MALE” CON IL CREATVIVENSEMBLE UN SPETTACOLO TRATTO DAL ROMANZO “LA LUNA ANNEGA NEL VOLGA”

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passato un po’ di tempo, ma val la pena scriverne perché lo spettacolo potrebbe essere rimesso in scena. Si intitola “E liberaci dal male” ed è liberamente tratto dal romanzo “La luna annega nel Volga” di Renzo Francescotti (Edizioni Curcu & Genovese). Proposto dall’Associazione Creatvivensemble, è andato in scena presso la sala Polifunzionale di Garniga Terme il 24 luglio scorso, per la regia di Rocco Sestito. Protagonisti: Deborah Meneghini, Maddalena Primo Carrozzini, Chiara Turrini, voci narranti. La drammaturgia è di Maddalena Primo Carrozzini. Con le musiche di Franco Giuliani (mandolino), Marco Salvetti (fisarmonica), Elvio Salvetti (chitarra). Luci curate da Marco Pegoretti. Il romanzo tratta il tema della Grande Guerra, muovendosi su diversi registri che abbiamo ritenuto originali e molto utili ai fini di una diffusione non solo di tipo culturale, ma anche ti tipo “pedagogico”. In Maddalena questo scritto si coglie appieno Primo Carrozzini la poliedricità di Francescotti: lo studioso di linguistica, che ci informa circa la probabile antica derivazione dei vocaboli in uso; lo storico documentato e puntuale; l’esperto di cultura trentina e dialettale, che ci fa conoscere, attraverso le storie dei personaggi, ambienti, usi, costumi di quel periodo storico, la vita dei contadini, dei nostri umili artigiani, le loro fatiche e la loro quotidianità. Il protagonista della storia è Nando Molinari, un anziano mugnaio di Garniga. Scriverà, sollecitato dal nipote a mettere nero su bianco, la storia della sua vita, i suoi ricordi della guerra, ma anche quelli della sua vita di bambino e di giovane ragazzo, quando viveva a Garniga, prima di partire soldato.

FOLTA DELEGAZIONE DI CIRCA CINQUANTA TRENTINI DA BERGOGLIO

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a Federazione Anziani e Pensionati delle Acli, ha partecipato a metà ottobre all’importante appuntamento in Aula Paolo VI per celebrare la Festa dei Nonni insieme a Papa Francesco. Presenti anche 50 nonni trentini. Erano oltre 7mila le nonne e i nonni in Vaticano, che hanno ringraziato il Pontefice per l’attenzione costante del suo magistero verso il mondo della terza età. L’incontro è stato organizzato da Fondazione Senior Italia insieme ad Anla, Associazione nazionale lavoratori anziani, e con la collaborazione di molte associazioni del settore. Gli anziani arrivati da ogni parte d’Italia e non solo, per incontrare Francesco hanno testimoniato la volontà di contribuire attivamente alla costruzione di una società fondata sulla solidarietà e sulla cultura dell’incontro, in cui le generazioni, dai nonni ai nipoti, lavorino unite, ciascuna attraverso il proprio impegno». Alla Festa dei nonni era presente anche una folta delegazione di circa cinquanta persone provenienti dal Trentino (foto).

Nonno Nando scrive la propria autobiografia e il piacere di raccontare lo porta a far emergere spaccati di storie di vita contadina, di personaggi e di figure di donne e di uomini che hanno popolato la sua infanzia e la sua giovinezza. Il tratto distintivo e originale di questo progetto è rappresentato dalle donne che raccontano la guerra, che narrano la storia dei loro uomini soldati. Sono le donne che, attraverso le parole dei loro uomini, consentono di esplorare il mondo interiore con le fragilità, le paure, le speranze, la nostalgia della quotidianità. Attraverso letture interpretate, letture in dialetto, e musiche di quel periodo storico, il Creatvivensemble vuole contribuire alla diffusione della cultura trentina, recuperando, non solo frammenti di storia, ma anche frammenti di vita, di usi e costumi, aspetti folkloristici, affinché ci sia memoria del passato ed un recupero per quanto possibile del senso di appartenenza e di identità. 135

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IL LIBRO DEL MESE

IL FASCINO DI UNA VALLE, POESIA E RICORDI SERATA A BASELGA DI PINÈ, CON IL POETA LUIGI RAMPONI

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oi studenti del “Rosmini” di Trento eravamo abituati, durante le pause del mattino, ad apprezzare la sua avvincente esecuzione al pianoforte de “Le storielle del bosco viennese” di Johann Strauss. Luigi vestiva elegantemente, era attento, pignolo nei preliminari. Quando si metteva a suonare, stavamo ad ascoltarlo come se assistessimo ad un vero concerto viennese in uno dei saloni o in uno dei tanti giardini del Ring. Rapiti si ascoltava sognando e trasformando immagini di Vienna, ritratti di Strauss, rubati ai libri ed alle enciclopedie. Diplomati per alcuni anni ci siamo persi di vista. Più tardi l’incontrammo, da laureato in materie letterarie, in alcuni corsi professionali come esperto di bioenergia, pranoterapia, riflessologia, cromoterapia. Nessuno immaginava che diventasse anche poeta. Ce l’ha rivelato a Baselga di Pinè, durante un rituale raduno di colleghi, donandoci un suo volume di versi (Edizioni Curcu & Genovese) con 45 poesie e la prefazione di Renzo Francescotti. Impreziosiscono il volume dieci stupendi disegni di Giorgio Conta di Monclassico, amico di Ramponi. È stato proprio l’amore per una valle, per Carciato, frazione di Dimaro, nella media Val di Sole a suscitare, far scaturire le prime 15 poesie della raccolta. Traspaiono le intime emozioni provate fin da fanciullo, l’amore per il paese che ti fa ritornare, la positiva malinconia di sussurri, silenzi, fruscii, grida di bimbi, richiami di pastori, canti di ragazze o di donne al lavoro nei campi, sui pendii della valle... La prefazione di Francescotti promuove subito la lettura dei versi, delle poesie delle tre raccolte in cui il volume è diviso. Emergono così figure di pastorelli, falciatori, allevatori, donne al lavoro, donne che vanno o tornano dalle chiese della valle, ragazzi che si fermano a porre dei fiori ai capitelli di campagna, risuonano le campane, ma c‘è anche il vocio caratteristico di sagre paesane. Il volume termina con tre liriche che siglano lo sforzo poetico di Ramponi: “La leggenda del torrente Meledrio” con il ricordo delle bionda regina Tresenga e del pastore Melandro, poi “Sass da Barca” e “Sasso Rosso”, quest’ultimo nato da un vulcano dei primordi. Luciano De Carli 136

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TRINCEE, PIAZZOLE DI ARTIGLIERIA, CAVERNE, OPERE LOGISTICHE: MARCO DORIGATTI IN QUESTO VOLUME ANALIZZA OGNI ANGOLO DEL MONTE BONDONE ALLA RICERCA DELLE TRACCE MILITARI CHE HANNO CARATTERIZZATO, NEL TEMPO, LA MONTAGNA DI TRENTO

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uesto libro nasce dall’idea di descrivere i manufatti militari che sono stati costruiti a scopo difensivo attorno alla città di Trento, nell’imminenza della Grande Guerra e che costituivano appunto il campo trincerato della città. Tali opere (trincee, piazzole di artiglieria, caverne, opere logistiche ecc.) trovano pochi riscontri nella documentazione ufficiale austriaca, poichè la loro costruzione era stata affidata ai comandanti di ogni singolo settore e non sono mai stati cartografati nel loro aspetto dettagliato. Al contrario, le opere maggiori (forti, tagliate stradali ecc.) sono state già ampiamente documentate, sia dal genio militare austriaco, sia da numerosi autori italiani. Il metodo seguito per la rilevazione è stato quello topografico: l’acquisizione cioè sul posto dei vari manufatti, con bussola giroscopica e distanziometro digitale. Successivamente, questi dati sono stati georeferenziati e


trentinolibreria Carmine Abate Il banchetto di nozze e altri sapori Mondadori

Sergio Reolon Kill Heidi Curcu & Genovese

C’è un incontro quotidiano che scandisce e rende più bella la nostra vita, che ci sa sorprendere creando connessioni inattese e meravigliose. L’incontro con il cibo. E anche il destino del protagonista di questo libro è intrecciato con le pietanze “saporitòse” di cui si nutre, dalla nascita in Calabria alla maturità nel Nord. Il cibo è identità e qui diventa motore del racconto: un’appassionata storia di formazione attraverso i sapori e le fragranze che rinsaldano il legame con le origini, accompagnano il distacco dalla propria terra, annunciano il brivido dell’ignoto. Ecco dunque le tredici cose buone del Natale, i piatti preparati con giorni di anticipo, che lasciavano intuire all’autore bambino il ritorno imminente del padre dalla Germania. E poi, nell’adolescenza, nuovi appetiti che troveranno soddisfazione nella letteratura: libri prelibati che trasformano l’autore in un lettore onnivoro...

Il mito di Heidi, con la sua immagine bucolica e stereotipata di una montagna di fatto inesistente, ostacola lo sviluppo di una politica credibile per i territori montani. E l’esigenza di politiche e scelte coraggiose va ben oltre le vette delle nostre montagne. La metafora della descrizione semiseria dei quattro “tipi umani” riferibili alla montagna è innanzitutto una provocazione culturale: il “non montanaro” che idealizza la montagna senza conoscerla, il “montanaro scompaginato” che la abita disconnesso, il “montanaro localista” che si chiude a riccio in poche rassicuranti certezze, e il “montanaro civicus” a cui affidare la speranza di una rivoluzione civile. La profondità raggiunta oggi dalle disuguaglianze richiede un ripensamento generale di straordinaria portata: dentro questo nuovo patto sociale vanno ripensati pure i rapporti fra i territori, fra le aree urbane e quelle rurali, fra la città e la montagna. Ecco perché dobbiamo uccidere Heidi. La prefazione è di Annabile Salsa.

riportati sulla carta tecnica della Provincia Autonoma di Trento. Il risultato finale è la costruzione della linea difensiva in ogni suo piccolo dettaglio. Ogni caposaldo può quindi essere visitato ed interpretato sul posto consultando le planimetrie allegate. In questo modo l’opera può divenire un utile strumento sia per l’escursionista, sia per l’Ente pubblico interessato a eventuali opere di ripristino dei manufatti militari o dei sentieri di accesso. La “linea rossa” formava la linea di difesa esterna della piazzaforte di Trento e si appoggiava alle cime circostanti la valle dell’Adige. Essa era costituita inizialmente da forti in pietra costruiti nel 1800 e quindi completamente inadeguati a fronteggiare le moderne artiglierie della prima guerra mondiale. Per questo motivo all’inizio del 1900, in previsione di una guerra con l’Italia, furono costruiti capisaldi (Stützpunkt), parte in cemento e parti incavernati in roccia, collegati a trinceramenti di difesa e a una fitta rete di strade militari di rifornimento. La valle dell’Adige era a sua volta difesa a nord e a sud da linee di reticolati elettrificati. Tutte queste opere furono costruite anche con l’ausilio della gente trentina che venne precettata a questo scopo. Malgrado sia passato ormai un secolo dalla loro costruzione, queste opere sono a tutt’oggi visibili perchè poste in luoghi poco antropizzati e a volte difficilmente accessibili. La linea rossa inoltre non fu mai veramente operativa perchè gli italiani non riuscirono a sfondare il fronte difensivo austriaco. Al contrario la “linea gialla”, che rappresentava la linea più interna di estrema difesa della città, risulta quasi completamente scomparsa a

Giovanni Bernardini L’Accordo De Gasperi-Gruber Una storia internazionale Fbk Press L’Accordo De Gasperi-Gruber fu stipulato nel settembre del 1946 con l’obiettivo di definire il quadro della tutela degli «abitanti di lingua tedesca» residenti in Alto Adige/ Südtirol. Sebbene la sua piena attuazione abbia comportato lunghi anni di tensioni e di complessi negoziati, i principi e le linee guida dell’accordo posero le basi per la gestione pacifica di una controversia durata più di un quarto di secolo. Meno nota è la rilevanza internazionale dell’accordo, che grazie alla lungimiranza dei suoi estensori costituì un unicum giuridico estremamente avanzato per l’epoca nella tutela delle minoranze etnico-linguistiche. Al contempo esso fu oggetto di discussioni e interferenze da parte dei paesi vincitori della Seconda guerra mondiale, interessati a risolvere un problema che in passato aveva accresciuto le tensioni in Europa. Il volume ricostruisce tale dimensione internazionale dell’accordo attraverso un’ampia antologia documentaria.

causa della espansione del territorio urbano. La “linea rossa” si appoggia alle cime circostanti la città di Trento in particolare andando da nord in senso antiorario: monte Soprasasso (800 m.s. l.m.), monte Palon (2100 m.s.l.m.), monte Marzola (1700 m.s.l.m.), monte Celva (800 m.s.l.m.), monte Calisio (1000 m.s.l.m.). Nella piana dell’Adige la linea era chiusa a nord e a sud da campi trincerati formati da reticolati elettrificati. A nord la linea andava approssimativamente da Ischia-Podetti a Melta di Gardolo, a sud da Romagnano a Stella di Man. Tutte le fotografie e le schede di rilevazione delle opere riportate nel presente libro sono state effettuate dall’autore, che a suo rischio e pericolo e nel corso di circa dieci anni ha effettuato i rilievi necessari. Si ricorda che molte opere in calcestruzzo non sono state costruite con rinforzi in cemento armato e possono essere quindi soggette a crollo per il loro stesso peso. Le opere in caverna inoltre sono soggette ad infiltrazioni di acqua e quindi molto facilmente degradabili. L’autore declina ogni responsabilità per eventuali incidenti che dovessero occorrere a coloro i quali intendano osservare da vicino i luoghi e i manufatti descritti in questo libro.

Marco Dorigatti

Il campo trincerato del Monte Bondone Capisaldi austriaci attorno alla città di Trento 1915-18 Curcu & Genovese (Euro 18,00)

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Volti nella Storia

La frase

Per saperne di più:

El nos Trentin l’è fat come a ventala/cole so val, coi so bei monti ‘ntorno,/che ‘n fora, i ghe fa ‘n orlo de contorno/per salvarlo, ‘n tantin da l’ “omnia mala”

Giuseppe Mor, padre della poesia dialettale trentina: tutti i componimenti poetici, album di bozzetti e caricature dell’antica Trento, a cura di Aldo Bertoluzza, Trento, Dossi, 1988. La poesia in dialetto di Giuseppe Mor: (1853-1923) : fra tradizione e satira, di Sonia Bernardi, in N: Civis : studi e testi. - Trento. - A. 3, n. 8 (ago. 1979), p. 107-170

GIUSEPPE CESARE MOR (BEPI MOR) 1853-1923 ETÀ

sue poesie malinconiche, scritte “tra lo strazio e le lagrime”.

Giuseppe Cesare Mor, che diverrà poi più noto come Bepi Mor, nacque nel quartiere della Portèla il 29 marzo 1853, penultimo di otto figli. Il padre lavorava come fabbro e veterinario, mentre la madre era una levatrice.

LE RACCOLTE POETICHE

ORFANO A DUE ANNI L’infanzia di Giuseppe non fu troppo facile. Era ancora un neonato quando morirono cinque dei suoi sette fratelli, tutti in tenera età e prima che arrivasse a compiere due anni, anche suo padre lo abbandonò.

INCLINAZIONE ARTISTICA Giuseppe crebbe con un temperamento vivace e curioso dimostrando da subito una certa inclinazione per la poesia e il disegno, che non venne vista troppo di buon occhio dalla madre rimasta vedova. Anche a scuola, il suo comportamento irrequieto era la disperazione dei maestri, tanto più che lui si divertiva a canzonarli componendo dei versi ironici.

ZERCHÉ LA ME MARIA? La nef l’ha destendù la valanzana morbida e bianca chive anca da noi: L’Orsa dai sengi de la Vigolana la l’ha segnada ‘n pez prima d’ancòi. Ma prest la narà via: gh’è poc lontana la primavera, i fiori, i rosignoi; za su la me finestra a tramontana ven i oseleti: oh cari quei bestioi! «Cossa volé, poreti? …Se famadi?… Pianzé? …Zerché la me Maria? …Zerché quela che ve tegniva pasturadi?..» «La me Maria, savé, no la gh’è pù: tolé, magné; tolé, magné e pianzé: la me Maria, poreta, l’ei lassu!» 1901

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IL PRIMO LAVORO Abbandonata la scuola a 15 anni, all’età di 17 iniziò a lavorare nello studio dell’architetto Ignazio Liberi dove rimase per due anni.

PIONIERE DIALETTALE In quel periodo iniziò a coltivare sempre più la sua passione per la poesia dialettale, con grande impegno e modestia, tanto che finirà col venir considerato il capostipite di questo genere letterario in Trentino.

PRIME PUBBLICAZIONI Il suo primo componimento uscì su “El Vigili” con il sonetto L’invit ai Trentini, nel 1885. Cominciò poi a pubblicare, sempre in dialetto, sul “Popolo Trentino” e in seguito sull’“Alto Adige” e “Il Popolo”.

I DRAMMI FAMILIARI Nel frattempo si era sposato con Maria Nicolussi, da cui ebbe un figlio, che morì a soli 8 anni. Distrutta dal dolore, anche la moglie se ne andò pochi anni dopo e a Bepi non rimase che rifugiarsi nelle

La sua prima raccolta “Versi Trentini” uscì nel 1922, e racchiudeva le sue opere ordinate per tema: poesia patriottica, poesia scherzosa; Musa triste; Favole varie I, varie II; El bernocol en la vita eterna e Polemiche. A queste fece seguito, qualche tempo dopo, una seconda raccolta.

IRREDENTISTA CONVINTO Le sue idee politiche, favorevoli all’irredentismo e palesemente ostili al regime asburgico lo portarono a scrivere in toni polemici contro alcuni giornali che propagandavano l’anti irredentismo.

CARRIERA CONSOLIDATA La sua fama di poeta vernacolare crebbe, tanto che veniva puntualmente invitato a tenere degli incontri sulla poesia dialettale, insieme a personaggi come Trilussa e Barbarani, anche in altre città del Nord Italia. Sempre giocoso e irriverente, accanto all’attività poetica, non smise poi di dedicarsi anche al disegno di bozzetti e caricature.

LA FINE Bepi Mor morì il 27 febbraio 1923. Gli venne dedicata inizialmente una via tra San Pio x e via Muredei (ora via Benevoli) mentre ora il suo nome si può leggere in una laterale di via Maccani.

Disse della propria infanzia «Io era il diavolo folletto per mia madre in casa e la disperazione dei maestri in iscuola»


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Le lune di Kako / di Flora Graiff

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n paradosso dei nostri giorni: più cala il tempo impiegato a preparare i piatti da portare a tavola e più crescono le ore a guardare programmi televisivi di cucina. Ormai il cibo, in Tv, è davvero cucinato in tutte le salse. E non solo nei format specifici. Anche nei programmi di intrattenimento vario, e persino in quelli di attualità, gli autori in un modo o nell’altro riescono a includere una rubrica di ricette tradizionali o un siparietto con uno chef ai fornelli che spadella accanto alla conduttrice.

FLORA GRAIFF Cartoonist e giornalista pubblicista, vive fra Merano e Trento. Dopo aver studiato restauro a Firenze e xilografia con Remo Wolf, crea Kako, bimbo protagonista di una strip seriale lanciata dalle riviste Linus e Snoopy e poi approdata sul web. Artista eclettica, ha al

suo attivo anche radiodrammi per la Rai, vignette satiriche per quotidiani, tavole per l’Atlante delle Guerre e pastelli per plaquettes di poesie inedite di Alda Merini, Ezra Pound, Salvatore Quasimodo e Marina Cvetaeva. Tra i critici che hanno scritto di lei Enrico Crispolti e Luca Beatrice.


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