Triathlon Magazine

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MACCA MARZO APRILE 2011

WEBTRIATHLON.COM

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VOGLIA DI OLIMPIADI

Anno 3-­‐ Bimestrale -­‐ TRIATHLON Via Caramagna 16 -­‐ 10126 Torino/ Poste Italiane spa. Spedizione in abbonamento postale -­‐ DL 353/2003 [conv.in I.27/02/04 nr.46] art. 1 comma 1 Torino nr 1/2011

OFFICIAL MEDIA PARTNER

BRIEFING

LE PILLOLE DI NIEDERFRINIGER, DEGASPERI E FERRARO

RACE

LA GARA DI ANDORA COMPIE VENT’ANNI I RESOCONTI DEGLI IRONMAN NEL MONDO

TRAINING

ALIMENTAZIONE: SCEGLIERE I CIBI GIUSTI IRONMAN ITALY 70.3: IL SECONDO PERIODO LA FASCITE PLANTARE: COME PREVENIRLA CURARSI CON OSTEOPATIA E TECAR


Assimilazione ottimale.

LA TUA ENERGIA SEGRETA PRIMA DELLO SPORT

La totale assenza di grassi favorisce un’efficace assimilazione senza causare disturbi di digestione.

Ritarda l’esaurimento delle tue riserve energetiche.

Alessandro Fabian Campione Italiano Assoluto Triathlon 2010

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96% dell’energia da carboidrati. Basso indice glicemico. La soluzione migliore per fare il carico di carboidrati prima dell’attività sportiva.

NE O I Z A V O N IN ASSOLUTA

STRATEGIA ENERGETICA Si consiglia di consumare 3 PRE SPORT nelle due ore che precedono l’allenamento lungo o la gara. Se assunti durante la colazione, trasformano il pasto che precede la gara in un’ottima soluzione per fare il giusto carico di carboidrati.

Gelatina al gusto arancia. L’esclusiva formula in gelatina lo rende particolarmente gustoso: soddisfa ma non appesantisce.

Science in Nutrition Fornitore ufficiale Federazione Italiana Triathlon

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REDAZIONE

Editoriale del direttore

RICOMINCIARE SEMPRE DA CAPO

Alberto Fumi

Direttore Responsabile alberto@webtriathlon.com

PER NON

Proprio mentre questo numero stava andando in stampa, ho assistito ad una presentazione di una squadra di triathlon italiana, ho ascoltato attentamente gli interventi e ho colto uno spunto per provare a gettare le basi per una riflessione. Parto dalla conclusione: non dobbiamo ricominciare sempre da capo. Premetto che il team in questione era il Peperoncino che nell’occasione ha tagliato il nastro alla decima stagione di triathlon. Conoscendo bene l’ambiente di questa squadra, che come tutte le entità di alto livello può essere soltanto amata o odiata, difficile trovare mezze misure, so che la conferenza stampa allestita in grande stile (sfido io a trovare un’altra squadra di triathlon che prepari la metà di quanto visto a Torino) non ha richiesto un lavoro totale ossia che partisse dall’ABC, ma serviva solo mettere a punto alcune cose. Questo perchè la filosofia, l’idea, il modo di lavorare, sono impronte che caratterizzano questa società sin dalle origini. Questo esempio serve a trasmettere un messaggio: quello di non andare dove tira il vento, ma di camminare lungo un percorso prestabilito e programmato, per poi adeguarsi in corsa ad eventuali variazioni. Non possiamo cambiare continuamente obiettivi, spostare la mira ogni volta che si gira il calendario e si inizia un nuovo anno, soprattutto se questi traguardi prefissati non sono stati raggiunti, non possiamo dire “quanto siamo belli, quanto siamo bravi” essendo coscienti che ciò che abbiamo di fronte è uno specchietto per le allodole, non possiamo illuderci che vada sempre tutto bene quando in realtà il bilancio (non solo economico) stenta ad arrivare in pareggio. E non possiamo, ogni volta, essere costretti a ricominciare da capo, gettando al vento quel (poco) che è stato fatto. A buon intenditore poche parole e chi ha orecchie per intendere, intenda.

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SOMMARIO

MARZO Â APRILE Â 2011

In copertina: Chris McCormack

via Caramagna 16 10126 TORINO Tel. e fax: +39 011 5537427

REDAZIONE

www.webtriathlon.com

Editoriale del direttore 5

THE  SHOT NAHBS 2011, La passione per la bici 8 Fabian, Tra leoni e dune 10 Abu Dhabi, lo sceicco dell’acqua 12 Mooloolaba 14

BRIEFING Edith Niederfrininger 17 Alessandro Degasperi 19 Gieseppe Ferraro 21

DIRETTORE RESPONSABILE Alberto Fumi alberto.fumi@webtriathlon.com REDAZIONE redazione@webtriathlon.com

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, 9 7 03 +,*6336 9 , 7

Andrea Capello andrea@webtriathlon.com Francesco Cauz francesco@webtriathlon.com Guido Esposito guido@webtriathlon.com SEGRETARIA DI REDAZIONE Valentina Savone

TRILIFE Proviamoci ancora Macca! 22 Sylvain Sudrie 27

info@webtriathlon.com UFFICIO ABBONAMENTI abbonamenti@webtriathlon.com

SPECIALE Un viaggio negli uffici federali 30

REDAZIONE GRAFICA Andrea Weindelmayer

RACE Â Andora, Carlo Rista 34 Pianeta Ironman 37 Tutto Gare 42

AFORISMA Muhammad Ali 49

TRAINING Ironman 70.3 Italy 50 Nuoto. Nuotatori e Triatleti 56 Nuoto a secco 58 Gli ex nuotatori 60 Il ciclomulino 63 Tecarterapia 66 La fascite plantare 68 Cross Training 74 Alimentazione pre-gara 78

COLORS Tripictures 82

www.graficasport.it HANNO COLLABORATO Emiliano Agnello, Marco Alessandria, Ignazio Antonacci, Lorenzo Boeris, Nadia Cortassa, Alessadro Degasperi, Giuseppe Ferraro, Andrea Gabba, Sergio Migliorini, Igor Nastic, Edith Niederfriniger Stefano Rossi, Edoardo Savoldi, Massimo Sprovera, Nick Warren. FOTOGRAFIE Actionpixel, Atletas.info, Diego Caruso, Delly Carr, Fitri.it, Focalive, Mike Holmes, Ironman.com, Getty Images, Gianfy Marty, ITU Media, Jozef Jurasek, Nital, Pix Mania, Roberto Tamburri, Starproduction, Bakke Svensson, Triangle Events, Frank Wechsel, Eric Wyn TECNOLOGIE WEB UbyWeb&Multimedia (www.ubyweb.com) Ubaldo Ponzio EDITORE TRIATHLON MAGAZINE Sede Legale: Via Caramagna 16, 10126 Torino e-mail: info@webtriathlon.com Tel e Fax : + 39 011 5537427 DIRETTORE EDITORIALE Alessandro Bertino alessandro@webtriathlon.com DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA Eurostampa srl - aderente all’A.D.N. C.so Vittorio Emanuele II 111, 10128 Torino Tel 011538166 Fax 0115176647 Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Torino, n°12 del 16/03/2009

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Noi  di  CEEPO  costruiamo  esclusivamente  biciclette  per  il  triathlon,  per  fornire  la  massima  ef-­ ¿FLHQ]D YHORFLWj VWDELOLWj H FRPIRUW SURJHWWDWH GD WULDWKOHWL SHU WULDWKOHWL RYYHUR VDSSLDPR FKH OœDWOHWD GHYH DQFKH FRUUHUH 2JQL WHODLR &((32 q FRVWUXLWR VHQ]D FRPSURPHVVL XWLOL]]DQGR L PLJOLRUL PDWHULDOL H OLQHH VWXGLDWH QHOOD JDOOHULD GHO YHQWR ,O PRGHOOR 9,3(5 UDSSUHVHQWD OD PDVVLPD HVSUHVVLRQH GL TXHVWD ¿ORVR¿D 3HU PDJJLRUL LQIRUPD]LRQL FRQWDWWDWHFL DOOR 051.593994  oppure  visitate  il  sito  www.ceepo.it

&((32 VRQR VWDWH VFHOWH FRPH ELFLFOHWWH XI¿FLDOL GHOOœ,URQPDQ ,URQPDQ ,URQPDQ ORJR H 0 'RW VRQR PDU-­ FKL UHJLVWUDWL GDOOD :RUOG 7ULDWKORQ &RUSRUDWLRQ ,O ORUR XWL-­ OL]]R q FRQFHVVR VX OLFHQ]D GDOOD ,5210$1 75,$7+/21


THE SHOT

NAHBS 2011

THE SHOT

NAHBS 2011

LA

PASSIONE PER LA BICI Un’immagine che parla da sola. Questa ripresa dall’alto ŝŵŵŽƌƚĂůĂ ůĂ ĨŽůůĂ ƉƌĞƐĞŶƚĞ ĂůůĂ E , ^ ϮϬϭϭ ƵŶĂ ĮĞƌĂ ĚĞů ĐŝĐůŝƐŵŽ ŝŶ ĐƵŝ Ɛŝ ĞƐƉŽŶŐŽŶŽ ƉƌŽĚŽƫ ƌĞĂůŝnjnjĂƟ ĂƌƟŐŝĂŶĂůŵĞŶƚĞ͘ ŽŵĞ ĚŝĐĞ ŝů ŶŽŵĞ ĚĞůů͛ĞǀĞŶƚŽ͕ ƋƵĞƐƚŽ ğ ƵŶŽ ƐŚŽǁ ŶŽŶ ƵŶĂ ĮĞƌĂ͘ ĂŶĐŽƌĂ ƵŶĂ ǀŽůƚĂ abbiamo qualcosa da imparare dagli americani.

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Credit: North American Handmade Bicycle Show 9


THE SHOT

Fabian

THE SHOT

Fabian

TRA LEONI E DUNE ůĞƐƐĂŶĚƌŽ &ĂďŝĂŶ ŚĂ ƐǀŽůƚŽ ƵŶ ŵĞƐĞ Ěŝ ƉƌĞƉĂƌĂnjŝŽŶĞ ŝŶ EĂŵŝďŝĂ ;ϭϳ ĨĞďďƌĂŝŽ ʹ ϭϮ ŵĂƌnjŽͿ͘ ů ƌŝƚŽƌŶŽ ŚĂ ĚĂƚŽ ůĂ ƉƌŝŵĂ njĂŵƉĂƚĂ ǀŝŶĐĞŶĚŽ ŝů ĚƵĂƚŚůŽŶ Ěŝ ƌĐƵŐŶĂŐŽ͕ ƵŶ ŽƫŵŽ ďŝŐůŝĞƩŽ ĚĂ ǀŝƐŝƚĂ ŝŶ ĂƩĞƐĂ ĚĞŝ ƌƵŐŐŝƟ ŝŶ ĐĂŵƉŽ ŝŶƚĞƌŶĂnjŝŽŶĂůĞ͘

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THE SHOT

Abu Dhabi

THE SHOT

Abu Dhabi

LO SCEICCO DELL’ACQUA WĂƌƚĞƌƌĞ ĚĞ ƌŽŝƐ Ăŝ ŶĂƐƚƌŝ Ěŝ ƉĂƌƚĞŶnjĂ ĚĞů ƚƌŝĂƚŚůŽŶ Ěŝ ďƵ ŚĂďŝ͕ ƋƵĞƐƚ͛ĂŶŶŽ ĚĂǀǀĞƌŽ ĐĂƉĂĐĞ Ěŝ ƌĂĚƵŶĂƌĞ ůĂ ĐƌĞŵĂ ŵŽŶĚŝĂůĞ ĚĞůůĞ ůƵŶŐŚĞ ĚŝƐƚĂŶnjĞ͘ Ă ĚĂƌĞ ŝů ǀŝĂ ŶŽŶ ƉŽƚĞǀĂ ĐŚĞ ĞƐƐĞƌĐŝ ƵŶ ƌĞ ĚĞůů͛ĂĐƋƵĂ͕ /ĂŶ dŚŽƌƉĞ͕ ĐŚĞ ŚĂ ƐŽŐŐŝŽƌŶĂƚŽ ŶĞŐůŝ ŵŝƌĂƟ ƉƌŝŵĂ Ěŝ ƌŝƉƌĞŶĚĞƌĞ ů͛Ăƫǀŝƚă ĂŐŽŶŝƐƟĐĂ ŝŶ ^ǀŝnjnjĞƌĂ ŝŶ ǀŝƐƚĂ ĚĞŝ 'ŝŽĐŚŝ Ěŝ >ŽŶĚƌĂ ϮϬϭϮ͘ 12

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THE SHOT

THE SHOT

Mooloolaba

Mooloolaba

KAHLEFELDT E SAMUELS: PADRONI A MOOLOOLABA 14

ƌĂĚ <ĂŚůĞĨĞůĚƚ ĐĂůĂ ŝů ƚƌŝƐ ǀŝŶĐĞŶĚŽ ƉĞƌ ůĂ ƚĞƌnjĂ ǀŽůƚĂ in carriera la tappa inaugurale di coppa del mondo. A DŽŽůŽŽůĂďĂ ; ƵƐƚƌĂůŝĂͿ͕ ŚĂ ƉƌĞĐĞĚƵƚŽ ŝů ĐŽŶŶĂnjŝŽŶĂůĞ Sexton allo sprint e il francese Hauss; 25esimo ůĞƐƐĂŶĚƌŽ &ĂďŝĂŶ͘ 'ƌĂnjŝĞ ĂĚ ƵŶĂ ƐƚƌĞƉŝƚŽƐĂ ĨƵŐĂ ŝŶ ďŝĐŝ͕ ůĂ ŶĞŽnjĞůĂŶĚĞƐĞ EŝĐŬLJ ^ĂŵƵĞůƐ ǀŝŶĐĞ ůĂ ŐĂƌĂ ĨĞŵŵŝŶŝůĞ ĚĂǀĂŶƟ ĂůůĂ ƉĂĚƌŽŶĂ Ěŝ ĐĂƐĂ DŽīĂƚ Ğ ĂůůĂ ĐŝůĞŶĂ ZŝǀĞƌŽƐ͘ >͛ĂnjnjƵƌƌĂ ŚĂƌůŽƩĞ ŽŶŝŶ ŚĂ ĐŚŝƵƐŽ ŝŶ ϯϴΔ ƉŽƐŝnjŝŽŶĞ͘ 15


BRIEFING

Edith

IRONMAN

— Edith —

QUANDO E COSA MANGIARE

Dopo un breve sondaggio fatto su Facebook, l’argomento che vi interessava molto e che quindi ho scelto per questo spazio, è l’alimentazione nei giorni prima e durante l’Ironman. E siccome ne esistono tantissimi libri e testi scientifici in merito, voglio più che altro parlare della mia esperienza e quindi partire con un breve racconto. Anno 2009, IM Coeur d’Alene, preparazione ottima, mi sentivo in forma e pronta a gareggiare! Venerdì, due giorni prima della gara, di solito vuol sempre dire “darsi alla crapula”, per causa di impegni vari, tipo conferenza stampa e alcuni imprevisti, non sono riuscita a mangiare in tranquillità e soprattutto abbastanza. Errore fatale. Vi chiederete “vabbè, c’è ancora sabato per riparare”. Invece bisogna introdurre gran parte delle calorie in forma di carboidrati almeno 48 ore prima della gara, in modo di ripristinare il glicogeno muscolare al 100% e oltre. E vi svelo un piccolo segreto: gran parte dei pro il venerdì si muove poco o niente (allenarsi assolutamente no), addirittura se ne stanno a letto per gran parte della giornata. Andare in giro per l’expo per ore, prendere freddo, stare in piedi, vuol dire consumare, anche se non ci alleniamo. Il sabato invece conviene fare una riattivazione in una o due discipline, ad andature facili (magari solo qualche allungo) e per tempi brevi e la dieta è ancora a base di carboidrati, ma anche una fonte di proteine magre e ben digeribili è importante perchè in fondo l’Ironman per la sua durata è anche una disciplina molto muscolare. La scelta degli alimenti è semplice: mangiate quello che siete abituati a mangiare. E soprattutto provate a farlo più volte durante la vostra preparazione, cioè carbo-load due

giorni prima di un allenamento intenso e molto lungo. Torniamo a Coeur d’Alene, giornata di gara: acqua fredda e molto mossa, percorso in bici molto impegnativo (salite corte ma toste per tutto il percorso), vento freddo per tutta la gara e io che ho troppa poca legna nel mio forno ossia mi manca del glicogeno muscolare. Potete immaginarvi che neanche mangiando regolarmente durante la gara sono riuscita a introdurre quello che stavo bruciando. Esito: sono arrivata ottava, peggior risultato Ironman di sempre e solo con la mia buona condizione di base ed esperienza sono riuscita a finire nella topten. Che rimorsi... Per quanto riguarda l’alimentazione durante la gara, basta seguire alcune raccomandazioni. Possiamo assumere intorno ai 60 grammi di carboidrati per ora (ovviamente chi pesa 90 kg un po’ di più, chi 40 kg di meno) e pare che con la giusta percentuale di glucosio/ fruttosio si arrivi anche a valori di 80 grammi/ ora di gara. Sono dell’opinione che non c’è regola assoluta, siamo troppo differenti l’uno dall’altro quindi è necessario provare, provare, e ancora provare. Allenatevi in condizioni simili della gara e provate a leggere le etichette dei vostri gel, delle barrette, dei liquidi provando ad introdurre i carboidrati richiesti in maniera ben distribuita, in porzioni ogni 20 minuti... e soprattutto non dimenticatevi mai di mangiare! Il grande Mark Allen ha detto: “l’Ironman è fatto di tre parti ugualmente importanti: preparazione fisica, forza mentale ed alimentazione”. Io, in quella maledetta gara a Coeur d’Alene ero al 100% nelle prime due, mentre soltanto al 80% dell’ultima e quindi risultato finale non al 100%.

— Chi è: Edith Niederfriniger è una triatleta di professione: dal debutto avvenuto nel 1989 non è più uscita dal mondo della triplice. Azzurra da oltre un decennio, rappresentante del nostro paese nelle lunghe distanze in eventi prestigiosi come l’Ironman Hawaii, di cui è ormai una veterana, e l’Ironman France, vinto nel 2006, la meranese Ironfrini non nasconde il suo lato germanico che la rende precisa,

puntuale ed estremamente professionale, ma ogni tanto si concede una buona cena mediterranea innaffiata con un buon boccale di birra. Altrimenti come si brinda alle vittorie?

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BRIEFING

Alessandro

TRIATHLON OGGI

IL

— Alessandro —

EVOLUZIONE O RITORNO ALLE ORIGINI? Saluto velocemente i lettori, sono all’esordio su Triathlon Magazine, e partirei da alcune considerazione sul triathlon internazionale, perché è l’ambiente in cui ci dobbiamo muovere, quello che detta le regole e le tendenze. Dal mio osservatorio un po’ privilegiato, avendo, ed avendo avuto in passato, la possibilità di girare un po’ il mondo, ho colto l’opportunità di confrontarmi sia con il movimento ITU che con quello Ironman, in continua contrapposizione tra loro per la dominanza di questo mondo, magari piccolo, ma relativamente ricco e fiorente della triplice. Da notizie abbastanza recenti, sembra ancora una volta che la politica aggressiva della WTC stia pagando: infatti, dopo aver di fatto precluso alla ITU qualunque successo su distanze superiori all’Olimpico, l’Ironman Corporation ha fatto un passo molto importante per portarsi a casa il predominio anche su questa distanza. È infatti nato il circuito 51.50 che ha già preso alcune tra le più importanti gare su distanza Olimpica del mondo, in USA ma anche in Europa, e non è difficile aspettarsi un boom di queste manifestazioni come è già successo per il circuito 70.3, che nel giro di 5 anni è letteralmente esploso. Tutto ciò a scapito della ITU, che mi sembra stia perdendo sempre più forza ed appeal, e si stia rannicchiando in distanze sempre più corte: dopo Londra la distanza ufficiale dovrebbe diventare lo Sprint. Un peccato dal punto di vista del mondo amatoriale, sempre meno disponibile a fare spostamenti per gare sempre più corte, privato del fascino della sfida con sé stessi. Un peccato però anche per il mondo elite, in cui si creerà sempre una maggior frattura tra sprinter e fondisti, con un ritorno sempre maggiore alla frazione in bici senza la scia, con tutte

le ripercussioni del caso sia come modi di allenarsi che come mezzi meccanici e scelta dei materiali. Sicuramente la WTC, essendo una società privata, e quindi nata per fare business, ha sempre tenuto molto in considerazione le realtà e i diversi contesti che di volta in volta si è trovata di fronte, dando di fatto molta più spinta ad un mercato legato al triathlon rispetto a quanto fatto dall’ITU; questo è, secondo me, il motivo principale per cui è riuscita a creare quello che ora tutti conoscono come il mondo Ironman. Ma in questa situazione generale, come si sta muovendo il triathlon in Italia? Io credo che anche in Italia, anche se con i classici 3-4 anni almeno di ritardo, ci si stia indirizzando nella stessa direzione. Il ritardo, ovviamente, è dovuto dalla bassissima considerazione che ha il triathlon nel panorama sportivo nazionale, che non è purtroppo aiutato dal sostanziale immobilismo, soprattutto mediatico e comunicativo, della nostra federazione. In ogni caso l’ingresso in Italia di un evento Ironman non potrà che dare una spinta positiva al nostro movimento, magari non verso l’esterno ma almeno all’interno, sperando che dopo la prima ne arrivino altre e si metta in moto un volano che stiamo aspettando da anni. Questo sarebbe un bene per tutto il movimento: da una parte ci potranno essere finalmente più gare belle, ben organizzate, e gratificanti per gli age group a casa nostra, e dall’altra si potrebbero aprire maggiori prospettive anche per un movimento professionistico che non sia per forza vincolato ai soli Gruppi sportivi militari, inevitabilmente legati all’ITU e ai condizionamenti federali. Vedremo intanto cosa succederà quest’anno. Buon divertimento.

— Chi è: Alessandro Degasperi è nato a Trento il 23 novembre del 1980. Risiede con la sua famiglia a Panchià, in val di Fiemme, e dopo aver preso la maturità scientifica ha conseguito la laurea in Economia Politica Università di Trento. La sua passione per lo sport lo ha portato a condurre diversi progetti in questo ambito, ma soprattutto lo ha portato al raggiungimento di numeri successi personali come atleta nel triathlon.

Ha sfiorato la qualificazione olimpica, in bacheca a messo diverse

maglie tricolori, poi ha allungato la distanza fino ad arrivare all’Ironman passando dai 70.3 ed è stato in grado di ritagliarsi un ruolo da protagonista negli XTERRA. Cosa possiamo chiedere di più?

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596

BRIEFING

Giuseppe

Photo athlète : Thierry Sourbier

Mike Aigroz - Ironman Kona 2010

“Non trovo le parole adatte per descrivere quello che ho scoperto e ciò che ho provato. Solamente tre cifre.“

596 I-PACK : Aerodinamica,potante e polivalente, il 596 offre il miglior rendimento in ogni tipo di percorso per il massimo piacere sia in allenamento che in competizione. Telaio e forcella 100% carbonio VHM, leggero e rigido provato in galleria del vento ottimizzando l’aerodinamica,il 596 è dotato delle ultime innovazioni a livello mondiale di LOOK: la pedivella ZED2 100% monoscocca*, dotata del miglior rapporto peso/rigidità vi consentirà un rendimento eccezionale ed una trasmissione della potenza ineguagliabile. L’associazione forcella dall’aereodinamica deportante e attacco manubrio indicizzato vi offrirà un’incredibile rigidità ed una precisione di guida superiore.L’integrazione del reggisella E-Post R32 studiato appositamente per il triathlon con la possibilità di regolazione dell’indice di comfort migliorerà l’assetto per il massimo del piacere.

*in dotazione i pedali Keo Blade Crmo.

COSÌ

SONO RINATO Ho cominciato a fare triathlon già da grande, avevo 22 anni e provenivo dal pentathlon moderno dove fino a quel momento avevo fatto bene: una buona carriera giovanile con successi nazionali ed internazionali. I Carabinieri, successivamente, mi hanno dato la possibilità di iniziare questo splendido sport, il triathlon, e sarò sempre grato a loro perchè grazie a questo sostegno riesco ad allenarmi al meglio, senza problemi e con al fianco atleti come i fratelli D’Aquino e Hofer con cui abbiamo fatto la storia del nostro team. Dopo tanti anni a buon livello con periodi più o meno belli mi porto dentro meravigliose emozioni e splendidi ricordi. Grazie al triathlon ho avuto la possibilità di conosce e creare delle amicizie uniche e di viaggiare in giro per il mondo conoscendo realtà e culture diverse dalla nostra. Prorpio in questo momento scrivo seduto in un autobus mentre attraverso la Patagonia, terra a me carissima conosciuta grazie al mio grande amico Daniel Fontana, amico e rivale di tante battaglie agonistiche. Il triathlon mi ha insegnato tanto: mi dà disciplina, stile di vita, ed ho imparato sulla mia pelle a soffrire ed a reagire davanti alle difficoltà. Tutti gli atleti, siano essi elite, amatori o giovani, si trovano al momento di massima sofferenza o di difficoltà d’innanzi ad un bivio: in quell’istante siamo da soli e dobbiamo scegliere se reagire o mollare. Credo che proprio questo sia il momento più bello: superare questi muri, essere fieri di se stessi, sono momenti che valgono più qui ogni insegnamento teorico.

— Giuseppe —

Proprio della mia rinascita vorrei parlarvi. Tra il 2004 e il 2006, mi sono ritrovato nel momento più basso della mia carriera un incidente in bici e due operazioni al tendine d’achille tutto in 20mesi, perdendo il treno della qualifica olimpica e una buona dose autostima e sicurezza. La mia fortuna è stata ritrovarmi come allenatore personale Fabio Vedana ed in nazionale Simone Diamantini, due grandi allenatori oltre che meravigliose persone che hanno creduto in me. Un lavoro iniziato nel bel mezzo dell’infortuno proprio in Argentina insieme ad un gruppo incredibile di 9 grandi atleti. Questo periodo per me è stato un insegnamento di vita, ripartire da zero, lavorare con umiltà con tanta fatica. Decidiamo insieme di programmare la Itu di Sanremo: io non ci credevo, Vedana si. Un lungo lavoro comincia dall’operazione: sono stato assistito da Sergio Migliorini, che mi ha consigliato di operarmi a Busto, per poi farmi seguire dal fisioterapista dei Carabinieri Eric Del Bianco. Anche se nelle gare a metà della preparazione i risultati erano scadenti, il miei due coach sembravano sereni e fiduciosi. Mi hanno anche filtrato le voci che alla vigilia di Sanremo mi davano come un atleta finito... e poi immaginate che emozione vincere quella gara Una rivincita con me stesso e contro tutto quello che era andato male, una vera lezione di vita, un momento unico, una sensazione che ancora sento sulla mia pelle. È indescrivibile quello che ho provato al traguardo abbracciando Vedana e Migliorini, solo noi sapevamo quello che avevamo passato. Sono le persone come loro che insegnano a noi atleti a gareggiare e vivere.

— Chi è: Giuseppe Ferraro. Una frazione di corsa da fare invidia, una determinazione mai doma. Questo è in sintesi il triatleta Giuseppe Ferraro, ex nuotatore che ha scoperto la triplice dopo essere transitato dal pentathlon. Più volte campione italiano di triathlon e duathlon, Peppe ha accumulato una corposa esperienza internazionale con prestigiosi piazzamenti nella prove Etu/Itu suggellati dal titolo mondiale militare nel 2007. Purtroppo il catanese ha dovuto fare spesso i conti con gli infortuni, la fragilità di Giuseppe è solo articolare, nell’animo è sempre stato e sempre sarà un indomito lottatore.

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TRILIFE

TRILIFE

Provaci Macca

Provaci Macca

giorni in cui alla transizione con la corsa ci si poteva cambiare con calma. Immaginavi che alla fine sarebbe stato così determinante? Non lo sapevo per certo, però avvantaggiarsi nei cambi permette di risparmiare energia, non essendo poi costretti a rincorrere. Adesso cosa farai? Sono impegnatissimo a scrivere il mio libro Cresce la rivalità tra te e Craig Alexander? Anche se siamo avversari, in realtà spesso ci alleniamo insieme. Perché hai scelto di gareggiare ad Abu Dhabi? Hai detto che uno dei motivi del successo a Kona è stato ridurre gli impegni sulle distanze lunghe. Abu Dhabi è una gara che mi incuriosisce per la distanza anomala (3 km nuoto, 200 km ciclismo, 20 km corsa), non mi preoccupo molto per il risultato. Chi andrà là per lottare per la vittoria, pagherà dazio più avanti nella stagione.

Cosa cambierà con le nuove regole di qualifica per l’Ironman Hawaii? Probabilmente cambierà la partecipazione alle gare di altri circuiti come Challenge, Rev3 e Tri Star. Per il resto, in quanto vincitori recenti, io e Craig siamo già qualificato di diritto per i prossimi anni.

PROVACI ANCORA

MACCA!

Chris McCormack nel corso della sua quasi ventennale carriera di triatleta, dal ragazzo emotivo degli esordi è maturato, divenendo un campione consapevole dei suoi mezzi. Lungo questa strada ha raccolto successi come il mondiale ITU del 1997, Escape From Alcatraz, Chicago, Los Angeles, Commonwealth Games, cinque consecutivi Ironman Australia e quattro Challenge Roth (due volte sotto le otto ore). Dopo tre anni di tentativi a Kona, dove è arrivato sesto nel 2005 e secondo nel 2006 al termine di una

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sfida mozzafiato con Normann Stadler, ha finalmente trionfato nel 2007; dopo essere giunto quarto nel 2009, lo scorso Ottobre è tornato alla vittoria, piegando nel finale la resistenza di Andreas Raelert. Però il tempo passa, Macca avrà 38 anni quest’anno, quando sarà chiamato a difendere il suo trono hawaiano, l’età più avanzata di qualsiasi precedente campione uscente. Dopo aver selezionato le gare di avvicinamento, in considerazione della sua età, Chris vuole dare il meglio nel 2011; allo

Cosa cambierà invece per gli atleti emergenti che dovranno accumulare punti per qualificarsi? Ci sono solo 50 posti per i professionisti uomini: chi si vuole qualificare avrà pochissimi tempi di recupero; penso che atleti come Petr Vabrousek, che fa cinque o più Ironman l’anno, saranno avvantaggiati. di Guido Esposito

stesso tempo è però preoccupato riguardo ai possibili sviluppi futuri dello sport che ama. Dopo la gara di Kona del 2009, in molti hanno pensato che quel quarto posto fosse il tuo canto del cigno; cosa ne pensi? Secondo me quella gara è stata importante. Emotivamente è stata una giornata straordinaria, il quarto posto era il miglior risultato possibile, gli altri sono stati più forti quel giorno, ma lì ho capito che potevo

ancora lottare per vincere. Molti mi hanno dato per finito per quel quarto posto, ma io ero convinto di aver fatto una grande gara, anche se avevo nuotato in maniera pessima: e da lì sono ripartito, nel 2010 sono stato molto concentrato nella prima frazione, sapevo dove erano tutti i miei avversari.

Dopo il 2009 ho capito che dovevo curare tutto nei minimi dettagli, volevo essere sicuro di non avere problemi con i cambi, soprattutto se avessi dovuto recuperare dopo il nuoto, così ho anche attaccato i calzini alle scarpe da corsa col nastro, per non dover rovistare nella sacca.

Nel 2010 le tue transizioni sono state più veloci rispetto a quelle di tutti i tuoi avversari: il segreto della tua vittoria va cercato nei dettagli?

Interessante! Oltre a questo ci sono altri trucchi? Ho messo tutti gli integratori sulla bici, ormai non si può trascurare niente, sono finiti i

I professionisti sono importanti per la crescita di questo sport? Sembra che molti organizzatori non siano di questa opinione. Gli organizzatori si devono ricordare delle aziende che supportano le loro gare; se i professionisti non utilizzassero i prodotti di tali aziende, pensi che queste avrebbero ancora interesse a sostenere gli eventi? Ad esempio? Nessuno conosceva Kuota prima delle vittorie a Kona di Stadler, guarda dov’è adesso.

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TRILIFE

TRILIFE

Provaci Macca

Provaci Macca

Dal punto di vista della visibilità, il triathlon cosa può imparare dagli altri sport? Non seguivo il golf, ma una volta vedendo un incontro, ho sentito il telecronista dire che stavamo per assistere ad un colpo da un milione di dollari: questo attira l’interesse degli spettatori occasionali; quando la posta è alta, aumenta la suspense dell’evento.

sistema di punteggi. Cosa sarebbe successo se avreste dovuto affrontare questo criterio all’inizio delle vostre carriere? Craig è stato il miglior lunghista degli ultimi anni, ma se si fosse dovuto qualificare per Kona, non avrebbe potuto esprimere il suo potenziale. Il nuovo sistema rischia di distruggere molti atleti emergenti: il consiglio che posso dare è di non cercare la qualifica a tutti i costi; se dopo le prime gare della stagione non si è dentro, meglio rinunciare e continuare con gradualità.

Come mai invece i montepremi nel triathlon restano così modesti? Perché gli organizzatori ed i promotori sono molto conservatori.

Ad esempio? Prendete Pete Jacobs: se fosse arrivato a Kona più fresco avrebbe potuto centrare il podio. Io ho fatto l’errore di gareggiare troppo nel 2009 e sono arrivato scarico a Kona: ho fatto sette 70.3, non ho più 25 anni!

Saresti invidioso se, quando smetterai, i premi nel triathlon aumentassero? No, io non potrei chiedere più di quanto ho ottenuto, e sarei anzi entusiasta di vedere Alistair Brownlee gareggiare per un premio di un milione di dollari.

Anche Alexander ha subito questo sovraccarico secondo te? Lo scorso anno Craig ha corso quasi un 70.3 ogni settimana, svuotando il proprio serbatoio; da questo punto di vista, col suo quarto posto ha dimostrato tutto il suo valore. Se riusciamo a dosare per bene le energie noi due possiamo ancora vincere alle Hawaii. Per i prossimi cinque anni siamo qualificati di diritto: a quel punto saremo troppo vecchi per vincere, ma nel frattempo purtroppo molti giovani validi saranno stati bruciati dal nuovo assurdo sistema di qualifica.

Ma quindi si deve allargare l’immagine del triathlon oppure possono bastare alcune gare con grandi montepremi? È come chiedere se è nato prima l’uovo o la gallina; ci sono sport come il tennis che erano già importanti, e, con l’introduzione di grandi montepremi, sono diventati ancora più popolari. Quale posizione pensi di occupare nell’universo dei campioni sportivi? Nel 2007, dopo la mia prima vittoria alle Hawaii, sono andato in vacanza a Las Vegas; una sera parlando con un tizio al casinò è saltato fuori che per il campione del mondo di freccette c’è un premio molto più alto che per il vincitore dell’Ironman. Il mio posto nell’universo è dopo il campione di freccette! Ma il triathlon per fortuna ha infranto la prima barriera, la gente lo conosce. Adesso occorre che i campioni siano retribuiti per ciò che valgono. Questo è accaduto nel ciclismo: quando Greg LeMond ha vinto il Tour de France, ha spianato la strada per i grandi montepremi, e Lance Armstrong ha contribuito ad un ulteriore innalzamento; da questo punto di vista il triathlon è ancora alle scuole elementari. La World Triathlon Corporation sembra intenzionata a rafforzare la propria supremazia con la costante crescita dei circuiti Ironman, 70.3 ed adesso il nuovo 5150; ci sarà spazio anche per altre gare? La WTC protegge il marchio Ironman, di cui è proprietaria, ma credo che con coraggio

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“Mia moglie dice che sto avendo una crisi di mezza età”, ha detto macca allo show radiofonico. “Sono tornato da Kona al settimo cielo. Poi ho ricevuto una telefonata dalla federazione e mi hanno chiesto se potevamo incontrarci. Siamo finiti nel discorso olimpico e io ho detto: ‘Vorrei tanto avere una possibilità, ma non ho idea di come poter fare’. Loro mi hanno risposto che la porta era aperta. ‘Se vuoi provarci, puoi assolutamente farlo’. Così sono tornato a casa e ne ho parlato con mia moglie e abbiamo pensato ‘perché no’. Questa sarà l’ultima opportunità nella mia carriera di poter fare questo tentativo”.

si possano creare altri grandi eventi, fuori dall’influenza di Kona. Cosa ne pensi del fatto che gare storiche come gli Ironman di Australia e Nuova Zelanda sono state relegate al livello più basso come punteggio e montepremi, tra le gare di qualifica per Kona, mentre nuove gare come l’Ironman Texas sono al livello più alto? È molto triste, dato che queste gare hanno fatto la storia di questo sport e dovrebbero essere maggiormente valorizzate: basta

pensare al duello in Nuova Zelanda tra Pauli Kiuru e Ken Glah, o a quello tra Peter Reid e Chris Legh in Australia, per non parlare dei record di Lori Bowden e Thomas Hellriegel. Io ormai sono a fine carriera, ma sono preoccupato per i giovani come Paul Ambrose e Terenzo Bozzone: le regole del gioco stanno cambiando e gli interessi degli atleti non sono tutelati. Tu e Craig Alexander siete i nomi di spicco adesso, ma, tenuto conto della vostra età, non sarete molto coinvolti dal nuovo

Il personaggio l’abbiamo inquadrato: è uno che non smette mai di stupire. E così Macca, tramite il suo blog, ha scioccato il mondo del triathlon, dichiarando che l’unico rimpianto della sua carriera è non aver partecipato alle Olimpiadi, e quindi avrebbe tentato di qualificarsi per i Giochi di Londra 2012. Dopo la vittoria ai mondiali di Perth nel 1997, Chris ebbe una serie di divergenze con la propria federazione nazionale, che culminò con l’esclusione dai Giochi di Sydney 2000, dove gli vennero preferiti Stewart, Bennet e Robertson. Macca, così, per voltare pagina dopo la delusione, iniziò a gareggiare nel circuito professionistico USA, avvicinandosi progressivamente alle lunghe distanze. La notizia del suo imminente tentativo olimpico ha suscitato pareri controversi, ma Chris è determinato a giocarsi le proprie carte, dichiarandosi comunque disponibile, a seconda di come si evolverà la gara, ad aiutare un compagno a conquistare una medaglia.

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TRILIFE

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SYLVAIN SUDRIE 9/52 "%34 %6%29 37)- %6%29 2)$% %6%29 25. %6%29 4)-% .5/6/ 0/,!2 28# / Grazie alla nuova fascia WearLinkŽ+ Hybrid misura la frequenza cardiaca anche in acqua. / La funzione Race Pace ti permette impostare l’andatura da tenere per raggiungere il tuo obiettivo, sia in gara che in allenamento. / Con i 7 Profili Sport personalizzabili puoi passare in modo veloce da uno sport all’altro. / ZoneOptimizer adatta automaticamente le zone di allenamento in base alla tua condizione fisica giornaliera / Il sensore GPS G5 di ridotte dimensioni (34g) misura velocità e distanza. Ti permette inoltre di tracciare il tuo percorso per poi visualizzarlo online. 9OUR BEST EVERY TIME 0ER MAGGIORI INFORMAZIONI VISITA WWW POLARITALIA IT

Non ha ancora sfondato nel mondo Ironman, ma è riuscito ad emergere dalla fitta rete del triathlon francese, storicamente fucina di campioni di tutte le distanze. Sylvain Sudrie si è tuffato nelle lunghe distanze togliendosi giĂ enormi soddisfazioni imponendosi su palcoscenici importanti, ma l’affermazione piĂš prestigiosa è senza dubbio la conquista della maglia iridata della lunga distanza. Come hai scoperto il triathlon? Ho iniziato a sedici anni, seguendo l’esempio di mio fratello maggiore; a quel tempo praticavo il nuoto, e, quando c’era l’occasione, andavo a seguire mio fratello alle gare.

Qual’è il tuo punto di forza? Avendo nuotato da ragazzo, riesco ad uscire davanti dall’acqua. In bici vado forte, cosĂŹ riesco a mettere in difficoltĂ i miei avversari. Nelle distanze lunghe adesso riesco a correre forte dopo il ciclismo, insomma, ritengo di essere un triatleta completo. Quante ore ti alleni ogni settimana? A gennaio riprendo ad allenarmi dopo una pausa di due mesi. In inverno mi sposto a Lanzarote per uno stage di due settimane; lĂ mi alleno 35 ore alla settimana, vale a dire 20-25 km di nuoto, 600-700km in bicicletta e 80-

90km di corsa. Quando iniziano le gare, non vado oltre le 15-20 ore settimanali, tra una competizione e l’altra. Bisogna allenarsi molto per essere competitivi per tutta la stagione, che ormai va da aprile a novembre. Come mai Lanzarote è cosĂŹ gettonata tra i triatleti? PerchĂŠ è vicina ed il clima è perfetto per chi vuole allenarsi. Ti aspettavi di vincere il mondiale ITU di Triathlon Lungo, oppure è stata una sorpresa?

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TRILIFE

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Ero fiducioso di ottenere un buon risultato, essendo arrivato secondo nel 2009; durante la gara ho sempre avuto ottime sensazioni, ma ho capito di avercela fatta solo a 2km dal traguardo, quando il mio vantaggio era di 5 minuti.

Continuerò a concentrarmi sui lunghi, inoltre il mio team salterà il circuito Grand Prix, così gareggerò anche sulla distanza 70.3 e debutterò nell’Ironman, in Spagna. Ovviamente cercherò di bissare il titolo iridato.

Qual è il tuo ricordo più bello legato al triathlon ? Ovviamente il titolo mondiale, ma tutto il 2010 è stato eccezionale, con le vittorie, oltre a Barcellona, a Gérardmer e Miami.

Il passaggio all’Ironman comporterà dei cambiamenti nel tuo programma di allenamento? Qualcosa devo modificare, per aumentare la mia autonomia complessiva di circa due ore. Sarà pertanto necessario allungare alcune uscite in bici, così come le sessioni di endurance nella corsa.

Cos’hai in programma per il 2011?

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Dovrai rivedere anche la tua posizione in sella? No, quella attuale, studiata con i tecnici del mio sponsor tecnico funziona alla perfezione Hai un metodo particolare per essere forte anche mentalmente? Per me lo sport è una passione, è importante apprezzare ciò che si fa ed essere motivati giorno dopo giorno, specialmente quando si è, come nel mio caso, allenatori di se stessi. Quando i risultati arrivano, però, la soddisfazione è immensa.


SPECIALE

SPECIALE

Uffici federali

Uffici federali

Un viaggio negli

Gli interlocutori operativa

UFFICI FEDERALI Come in ogni federazione sportiva nazionale, anche la Federazione Italiana Triathlon ha una serie di uffici che rispondono ad esigenze amministrative, organizzative, tecniche e di segreteria. La Fitri, risulta essere tra le più piccole, oltre che tra le più giovani, tra tutte le federazioni olimpiche riconosciute dal CONI, il numero dei suoi uffici e quindi di operatori/impiegati al suo interno, nonostante la notevole attività tecnicoorganizzativa, con le molteplici ed eterogenee realtà che compongono il triathlon e le sue specialità, richiederebbe probabilmente un numero superiore di persone che possano corrispondere alle diverse esigenze e realtà di sviluppo dei settori in continua crescita (vedi ad esempio la nuova emergente ed impegnativa realtà del Paratriathlon). Sono 14 le persone che si adoperano per supportare un’attività di numeri non certo piccoli: 15mila tesserati, oltre 300 gare nazionali in calendario federale, oltre 260 società sportive; questi i ‘fruitori’ del mondo del Triathlon, senza considerare i referenti istituzionali, CONI su tutti, per i quali è previsto l’espletamento di una serie di impegni a fronte dei contributi economici che risultano essere i ¾ delle risorse economiche federali. Ciò che ad oggi è stato approntato, è una Federazione con un organigramma articolato secondo le principali priorità appunto istituzionali e della nostra specifica realtà, uffici che riescono a portare avanti servizi e programmi. Le aree di competenze “fotografate” ed indicate dal CONI sono, a grandi linee, quella amministrativa, quella tecnica, quella organizzativa e di segreteria, nel contesto delle quali si sviluppano i diversi settori; gli ‘operatori’ che rispondono alle problematiche ed esigenze dei propri tesserati, società sportive e delle strutture esterne, sono 13 con il supporto di 2 collaboratori, a capo di questi, un dirigente nella persona del segretario generale. C’è chi si dedica agli aspetti amministrativi, dalla stesura e controlli del bilancio, alla corresponsione di stipendi, rimborsi, contributi...c’è chi supporta il lavoro degli

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organizzatori di gare nazionali, chi si occupa delle trasferte degli nostri atleti all’estero, a chi si dedica all’organizzazione dei momenti di formazione e di aggiornamenti dei tecnici, da chi raccoglie e decodifica le informazioni per gli age group, a chi si occupa di dare all’esterno tutte le notizie del mondo del triathlon, a chi controlla che tesseramenti,

affiliazioni e riaffili azioni siano in ordine per la tutela dell’attività agonistica e poi molto altro ancora, regolamenti, corrispondenza, adempimenti burocratici ed istituzionali, assicurazione, antidoping, rapporti con la stampa, sopralluoghi per rilevare l’idoneità per le gare, i giovani, la scuola, il collegamento con la cosiddetta periferia federale.

della

struttura

Aldo Lucarini Il coordinamento e la direzione degli gli uffici federali per tutte le differenti attività, problematiche e responsabilità, è del Segretario Generale Aldo Lucarini, il cui compito istituzionale è quello di rendere esecutive le delibere del Consiglio Federale (oltre che controfirmarle, assistere alle riunioni e redigerne i relativi verbali), quindi, di ‘attuare’ il mandato decisionale del Consiglio stesso. È anche la persona che detiene il ruolo istituzionale di rappresentanza esterna.

Il responsabile dell’amministrazione, è Stefano Mondello, le cui attività principali sono quelle di predisporre i bilanci, interfacciarsi con il collegio dei Revisori dei Conti, di verificare che tutti gli aspetti economici, finanziari e contrattuali della Fitri, siano in ordine secondo le indicazioni del CONI. Il suo compito è principalmente quello di tenere d’occhio la situazione economica per far sì che tutti i pagamenti previsti siano effettuabili e congrui e che tutte le entrate siano altrettanto allineate. Del settore amministrazione, fa parte Barbara Baldasseroni che contabilizza, insieme alla collaboratrice esterna Antonella

Aldo Lucarini

Daniela Garratoni

Barbara Baldasseroni, Stefano MOndello, Antonella Saviola

Veruska De Angelis, Emilia Borrello, Simonetta Vittorioso

Saviola, tutti i rimborsi, gli stipendi, le collaborazioni, le fatture che arrivano in Fitri; a Barbara Baldasseroni va anche il compito di coordinare a livello amministrativo le attività dei Giudici di Gara, dalle convocazioni, ai rimborsi spesa, ai gettoni. Daniela Garratoni, si occupa principalmente di Age Group e del Settore Medico ed Antidoping. E’ la persona a cui si rivolgono gli age group per avere informazioni (dalle trasferte che li riguardano, all’abbigliamento). Nel contesto dell’Antidoping, oltre all’espletamento delle pratiche burocratiche ed informative di cui necessita il CONI, è la persona che al termine delle gare si deve accertare che i controlli (prelievi) siano effettuati secondo le regole. Emilia Borrello, coordina le attività di segreteria, con particolare attenzione alle diverse attività previste nel contesto dei Consigli federali, alle cosiddette “Carte Federali” - come il regolamento Organico, Statuto, ecc, ai rapporti con gli Organi di Giustizia; il suo compito è anche quello di tenere i contatti con le compagnie assicuratrici e di coordinare l’ufficio del tesseramento, con il principale impegno di esaminare le innumerevoli problematiche di adeguamenti. Nel contesto delle attività di segreteria, Veruska De Angelis, interagisce nel disbrigo delle attività giornaliere sia del Segretario generale, che per le tutte quelle attività cosiddette di funzionamento: dal protocollo, agli acquisti, alla corrispondenza, archivi, ecc., si dedica quindi alla risoluzione delle molteplici incombenze operative che prevede la segreteria di ogni federazione sportiva nazionale. Simonetta Vittorioso, è responsabile dell’attività che il Settore Scuola effettua per far sì che il Triathlon sia conosciuto e praticato anche nell’ambito, appunto, scolastico, accertandone la diffusione dei progetti tecnici e promozionali previsti dalla Fitri e dal CONI; inoltre, cura i rapporti con il territorio, in particolare di collegamento con i Comitati Regionali ed i delegati. Simona Filabozzi, si occupa di tesseramento: è principalmente “la voce” che ogni giorno al telefono spiega le procedure per affiliarsi, riaffiliarsi e tesserarsi, a tutti colori che chiamano in federazione per capire come risolvere le procedure on line o verificare, dal materiale cartaceo e dal programma tesseramento, che tutto sia a posto.

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SPECIALE

Uffici federali

Anita Tamburri, che lavora principalmente nel contesto dell’Ufficio Gare, si occupa oltre che del collegamento di informazioni con gli organizzatori da tradurre poi per il sito federale in Guida Tecnica, anche del rapporto con gli sponsor - curandone e risolvendo tutti gli aspetti operativi - e con le aziende per l’abbigliamento delle squadre nazionali. Laura Patricolo, anche lei dell’Ufficio Gare, ha il compito di inserire manualmente le oltre

Anita Tamburri, Laura Patricolo

Marco Saliola, Barbara Cardinali

Gabriella Lorenzi, Camilla Lemme

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300 gare nel calendario del sito federale e di verificare che le informazioni riportate autonomamente dagli organizzatori siano adeguate ai regolamenti, ma non solo, il suo compito ovviamente è quello di essere anche sul campo in occasione delle manifestazioni, nonché di tenere la corrispondenza con gli organizzatori, dalle assicurazioni, alle comunicazioni di servizio, al riscontro che tutto sia predisposto

secondo quando previsto dai regolamenti, in vista delle gare. Marco Saliola è il vice segretario, responsabile dell’Ufficio gare e di tutta l’attività tecnica che lo svolgimento delle manifestazioni in Italia comporta: a Saliola il compito di verificare che le gare di calendario federale, soprattutto quelle di campionati italiani, gare nazionali giovanili e gare internazionali ospitate nel nostro territorio, corrispondano ai requisiti previsti dai regolamenti e dai canoni federali sulla sicurezza:dall’idoneità delle località, a quella dei percorsi, agli allestimenti, fino alla cura dell’attuazione dei regolamenti stessi, sono i suoi principali compiti. Gabriella Lorenzi è la persona che assicura che tutta l’organizzazione per l’attività delle squadre nazionali, secondo le indicazioni della Direzione Tecnica, sia completa e puntuale, dall’iscrizione degli azzurri alle gare, alla sistemazione logistica degli atleti sia in trasferte all’estero che in raduni collegiali. Non solo, cura i contatti operativi di attività internazionale con i referenti istituzionali dell’ITU e dell’ETU, oltre che a correlarsi con le singole federazioni estere in occasione di eventi internazionali che si disputano in Italia. Camilla Lemme è entrata in Federazione in sostituzione per maternità di Elena Canonico, quindi si occupa principalmente degli aspetti operativi del Settore Istruzione Tecnica, relativamente all’organizzazione dei corsi di formazione ed aggiornamento dei quadri tecnici federali. Camilla Lemme è inserita anche nell’attività operativa e di segreteria, corrispondenza ed organizzazione dell’area tecnica. Barbara Cardinali è la responsabile dell’Ufficio stampa, cura le informazioni e le notizie che devono essere fatte uscire all’esterno, ossia la comunicazione istituzionale. È responsabile del sito federale e ne assicura quotidianamente l’aggiornamento costante con le notizie. Redige comunicati, articoli, redazionali, le informative sul triathlon e sull’attività federale, cura i rapporti con le televisioni - in particolare su tutto ciò che si rende necessario per la visibilità del triathlon e delle gare - con i media e le relazioni esterne. (Nota: questo servizio è stato ideato e creato grazie alla stretta collaborazione tra la redazione di Triathlon Magazine, l’ufficio stampa federale nella persona di Barbara Cardinali e il presidente della Fitri Renato Bertandi)


RACE

Andora

Andora

CARLO RISTA

ǀĞŶƚ͛ĂŶŶŝ ĂůůĂ ŐƵŝĚĂ ĚĞů ƚƌŝĂƚŚůŽŶ Ěŝ ŶĚŽƌĂ

Il triathlon di Andora è diventato negli anni un appuntamento imperdibile del calendario nostrano: i numeri parlano chiaro e i continui record di presenze testimoniano la qualità della manifestazione. Oltre alla massiccia partecipazione italiana, la gara ligure è riuscita sempre ad attrarre atleti stranieri che danno un sapore internazionale all’appuntamento di primavera. La mente di questa macchina organizzativa è Carlo Rista, appassionato e protagonista del triathlon italiano che ha portato in alto levento che nel 2011 compie 20 anni.

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Carlo, cosa ti inventerai per il ventennale di Andora? Per ora è ancora tutto in fase di definizione, ma stiamo pensando ad un concerto e ad una festa alla vigilia della gara. Ovviamente molto dipenderà dal budget che avrò a disposizione, ammetto che stiamo attraversando un momento di grande difficoltà in cui non è facile reperire dei fondi e degli sponsor. Se ti guardi indietro, quali errore non rifaresti nell’organizzazione della gara? Non proporrei più la distanza olimpica, che tra l’altro ad Andora era molto impegnativa, ma investirei maggiormente e proporrei

di Alberto Fumi

solo la distanza sprint. Con la gara più corta si compie anche un’opera di promozione perchè si riesce ad avvicinare alla triplice un maggiorn numero di appassionati. Inoltre ho notato che nei contesti di gara sprint si respira più aria di festa. Qual è stata l’edizione che ricordi con maggior piacere? Di tutte ho un bel ricordo, ma se proprio devo scegliere direi quella dello scorso anno: avere superato la quota dei 750 iscritti stabilendo il record delle 19 edizioni, avere una qualità tecnica dei partecipanti di quel livello, riuscire a completare la manifestazione senza nessun

intoppo particolare, e notare il foltissimo pubblico presente sono i motivi che mi rendono orgoglioso dell’edizione 2010. E andando un po’ indietro negli anni? Ricordo con divertimento l’edizione del 2000 quando partecipò la squadra nazionale cubana, la quale ottenne un bel risultato e trascinò tutti con la simpatia e l’energia che li contraddistingue. Chi è l’atleta che più ti ha impressionato nella gara di Andora? Tra i maschi direi due atleti su tutti: Frederic Belaubre, per la forza fisica e la facilità di corsa che esprimeva quando ha vinto lo scorso anno, e Vladimir Polikarpenko per la longevità atletica dimostrata: basti pensare che nel corso degli ultime nove edizioni a cui a preso parte al triathlon di Andora ha vinto quattro volte, due volte è giunto secondo e lo scorso anno (a quasi fine di un decennio ) è arrivato quarto. Tra le donne sicuramente mi è rimasta impressa Nadia Cortassa per la

superiorità che dimostrava sulle altre quando partecipava e vinceva. Cosa significa organizzare una gara così prestigiosa e frequentata? Quali sono le difficoltà principale? Per chi ancora non l’ha provato posso solo dire che organizzare una manifestazione di triathlon è veramente complicato: si tratta di fatto di organizzare tre gare in una. Le difficoltà sono tante: in primis direi che è il riuscire a coinvolgere un gran numero di volontari che possano aiutare a realizzare una manifestazione del genere e successivamente il coordinare tutti questi volontari; spesso sono più quelli impegnati dietro le quinte che quelli che si vedono sul campo gara. Negli ultimi anni poi, altra cosa sempre più stressante, sta diventando ottenere le autorizzazioni dagli enti pubblici coinvolti. Devo ammettere però che per quanto mi riguarda la grande partecipazione e il costante aumento degli atleti iscritti è una soddisfazione che ripaga i tanti sforzi.

RACE

È vero che vuoi lasciare l’organizzazione? Si è vero. Penso proprio che questo sia il mio ultimo anno da responsabile organizzativo di questa gara. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione? La motivazione è semplice: la mia presenza ad Andora sempre più sporadica non mi consente più di dedicarmi al massimo alla preparazione della gara e di seguire la manifestazione come vorrei. Sei riuscito a creare un team dal quale esca il tuo successore? Il team organizzatore c’è, spero solo che il mio amico Giorgio Baldo che attualmente riveste la carica di vicepresidente del comitato organizzatore, abbia voglia di proseguire anche senza di me. In questi anni è stato il mio braccio destro: non gli manca niente per poter dirigere al meglio una macchina del genere.

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Pianeta Ironman

Pianeta IRONMAN Rev 3 Costa Rica Pro | 20 febbraio Il favorito locale, Leonardo Chacon, e la statunitense Kelly Williamson si sono aggiudicati la tappa costaricana del circuito Revolution 3. Chacon, frequentatore assiduo degli eventi ITU (anche WCS), si è presentato in T2 con un margine rassicurante di 3 minuti su un gruppetto di triathleti di caratura internazionale tra cui gli americani Huerta (secondo alla fine) e Fleischmann (terzo), ma anche l’aussie Ritchie Cunningham (quarto). Nella gara femminile Kelly Williamson (15^ alle Hawaii nel 2010) si è imposta al termine di una sfida avvincente con l’australiana Kate Major (tre volte terza all’Ironman delle Hawaii). Ironman New Zealand - Taupo | 5 marzo E sono 10! Il 37enne Cameron Brown ha conquistato per la decima volta in carriera tra i pro l’IM New Zealand, l’ironman più longevo della storia del triathlon (eccezion fatta per la “gara regina” di Kona). Il neozelandese ha letteralmente distrutto le ambizioni del connazionale Terenzo Bozzone, che ha tentato di anticipare la poderosa frazione ciclistica di Brown nuotando tre minuti più forte del diretto avversario. Il Vincitore ha sfoderato due frazioni eccezionali in una giornata fredda e caratterizzata dal maltempo, lasciando a più di dieci minuti Bozzone, “intrigato” nella rimonta per risalire fino al secondo posto dopo che lo svizzero Hect ed il neozelandese Keegan lo avevano staccato nella frazione ciclistica. Da segnalare la miglior frazione ciclistica fatta registrare dal canadese Scott Curry che ha staccato persino Brown (4:39:58 contro 4:43:03). Nella gara femminile desta scalpore la sconfitta della campionessa del mondo in carica, Mirinda Carfrae, che ha dovuto fare i conti con la sfortuna, ripartendo dopo due forature. Nonostante tutto Mirinda è rimontata in sella entrambe le volte prodigandosi in una rimonta impossibile, dopo che la leader, Samantha Warriner, aveva scvato una voragine di ben 24 minuti tra lei e la rivale

di Francesco Cauz

TOP 10M

TOP 5F

1. Leonardo Chacon (Costa Rica) 1:53:47

1. Kelly Williamson (USA) 2:10:56

2. Manny Huerta (USA) 1:56:57

2. Kate Major (AUS) 2:13:20

3. Brian Fleischmann (USA) 1:57:03

3. Annie Warner (USA) 2:13:50

4. Richie Cunningham (AUS) 1:57:51

4. Amanda Stevens (USA) 2:14:48

5. Andrew Starykowicz (USA) 1:58:14

5. Bree Wee (USA) 2:16:18

6. Romaine Guillaume (FRA) 1:58:39

6. Kathleen Calkins (USA) 2:20:53

7. Jordan Jones (USA) 1:59:49

7. Jacqui Gordon (USA) 2:21:08

8. Matt Reed (USA) 2:02:23

8. Malalaika Homo (USA) 2:21:43

9. Damian Hill (USA) 2:04:02

9. Elizabeth Bravo (ECU) 2:22:36

10. Rom Akerson (CRC) 2:05:03

10. Amanda Lovato (USA) 2:24:25

TOP 10M

TOP 10F

1. Cameron Brown (NZL) 8:31:07

1. Cameron Brown (NZL) 8:31:07

2. Bozzone Terenzo (NZL) 8:41:54

2. Bozzone Terenzo (NZL) 8:41:54

3. Mathias Hecht (SUI) 8:45:36

3. Mathias Hecht (SUI) 8:45:36

4. Williams Keegan (NZL) 8:49:37

4. Williams Keegan (NZL) 8:49:37

5. Scott Curry (CAN) 8:50:44

5. Scott Curry (CAN) 8:50:44

6. Luke Harrison (AUS) 08:58:14

6. Luke Harrison (AUS) 08:58:14

7. Petr Vabrousek (CZE) 08:58:30

7. Petr Vabrousek (CZE) 08:58:30

8. Deano Gaskin (NZL) 9:07:10

8. Deano Gaskin (NZL) 9:07:10

Richard Bayly (NZL) 9:10:05

Richard Bayly (NZL) 9:10:05

Gage Stephen (AUS) 09:10:41

Gage Stephen (AUS) 09:10:41

più pericolosa. La Carfrae ha comunque fatto segnare lo straordinario parziale di 3:01:06 nella maratona (quinto tempo assoluto nella frazione podistica contando gli uomini), dando prova di grande carattere. Sam Warriner dopo una lunga

RACE

carriera all’interno del circuito ITU (con la bellezza di 7 vittorie in gare di Coppa del Mondo) si è convertita alle lunghe distanze ma fino a ieri non era mai riuscita a salire sul gradino più alto del podio.

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Pianeta Ironman Abu Dhabi International Triathlon | 12 Il belga Frederik Van Lierde si è confermato uno degli atleti più interessanti del 2011, conquistando la vittoria più prestigiosa in carriera nella ricchissima e durissima gara di Abu Dhabi. Dato in grande forma ed in grande miglioramento, anche grazie al cambiamento di allenatore (ora è seguito dal recordman di Kona Luc Van Lierde), il fresco vincitore dell’IM70.3 Sudafrica ha interpretato la corsa alla sua maniera, ovvero all’attacco fin dalle prime bracciate. Con una frazione ciclistica (lunga 200km), percorsa ad una media di 43km/h Van Lierde ha staccato l’avversario più pericoloso, il connazionale Marino Vanhoenacker che, pur prodigandosi in una rimonta furibonda nei 20km della frazione finale, non è riuscito a raggiungere il leader della corsa. Dirk Bockel ha confermato il terzo posto della passata edizione, mettendosi in luce ancora una volta in una gara di livello straordinario, pur mostrando di avere ancora qualche limite che gli impedisce di cogliere quel successo che potrebbe coronare una lunga carriera. Nella gara femminile la britannica Julie Dibens, straordinaria nella frazione ciclistica (39,5km/h di media), ha ottenuto la seconda affermazione nel Triathlon Internazionale di Abu Dhabi. Nulla da fare per la campionessa del mondo di triathlon long distance, la tedesca Caroline Steffen, che ha comunque condotto una gara regolare a poca distanza dalla fuoriclasse inglese. Al terzo posto si è piazzata la fortissima atleta britannica Catriona Morrison, che ha fatto valere la Ironman 70.3 Portorico - San Juan | 19 marzo Seconda vittoria consecutiva in gare IM 70.3 per Tim O’Donnel che, dopo l’IM 70.3 Thailandia, si è aggiudicato la prima edizione dell’IM 70.3 San Juan, imponendosi con un margine superiore a tre minuti sull’inglese Paul Amey. Terzo classificato Luke McKenzie, autore della miglior frazione ciclistica. Al quinto posto si è piazzato l’italiano Alessandro Degasperi che, dopo il podio della gara d’esordio in Sudafrica, si conferma uno degli atleti più “solidi” del panorama internazionale. L’attesissimo campione australiano, Chris McCormack, si è ritirato a pochi km dal traguardo, quando si trovava a oltre cinque minuti dalle posizioni importanti. Nella gara femminile vittoria a sorpresa per Kelly Williamson che ha staccato di tre minuti e mezzo Kate Major. La straordinaria mezza

RACE

marzo TOP 10M

TOP 5F

1. Frederik Van Lierde (BEL) 6:43:14

1. Julie Dibens (GBR) 7:14:23

2. Marino Vanhoenacker (BEL) 6:43:31

2. Caroline Steffen (SUI) 7:19:45

3. Dirk Bockel (LUX) 6:43:42

3. Catriona Morrison (GBR) 7:31:12

4. Raynard Tissink (RSA) 6:43:47

4. Rachel Joyce (GBR) 7:32:09

5. Sylvain Sudrie (FRA) 6:45:49

5. Angela Naeth (CAN) 7:32:34

6. Craig Alexander (AUS) 6:46:46

6. Leanda Cave (GBR) 7:34:20

7. Luke Bell (AUS) 6:46:52

7. Lucie Zelenkova (CZE) 7:46:33

8. Faris Al Sultan (GER) 6:48:22

8. Joanna Lawn (NZL) 7:48:10

9. Timo Bracht (GER) 6:49:40

9. Belinda Granger (AUS) 7:49:09

10. Andrew Starykowicz (USA) 6:50:22

10. Emma-Kate Lidbury (GBR) 7:51:30

sua esperienza nelle gare internazionali, soprattutto di duathlon. Gara sfortunata per i due italiani in corsa per il ricco montpremi della gara “pro”. Massimo Cigana si è ritirato dopo il primo giro della

frazione ciclistica quando si trovava a a qualche minuto di distanza dalle posizione importanti. Ritirata anche l’altoatesina Edit Niederfringer prima del giro di boa virtuale dei 100km.

TOP 10M

TOP 10F

1. Timothy O’Donnell (USA) 3:49:29

1. Kelly Williamson (USA) 4:15:38

2. Paul Amey (GBR) 3:52:37

2. Kate Major (AUS) 4:19:05

3. Luke McKenzie (AUS) 3:56:57

3. Caitlin Snow (USA) 4:20:33

4. David Kahn (USA) 3:58:40

4. Magali Tisseyre (CAN) 4:21:36

5. Alessandro Degasperi (ITA) 4:01:15

5. Margaret Shapiro (USA) 4:24:52

6. Tony White (USA) 4:04:16

6. Desiree Ficker (USA) 4:27:48

7. Justin Daerr (Boulder CO) 4:04:56

7. Kim Loeffler (USA) 4:29:02

8. Oscar Galindez (ARG) 4:05:16

8. Nina Kraft (GER) 4:31:53

9. Trevor Delsaut (FRA) 4:05:18

9. Bree Wee (USA) 4:33:23

10. Mikel Elgezabal (ESP) 4:05:41

10. Ariane Monteceli (BRA) 4:34:31

maratona dell’atleta texana, corsa in 1h 20’ (settimo tempo in assoluto) ha determinato l’esito finale della gara. Al terzo posto è

giunta la statunitense Caitlin Snow, che in carriera vanta un personale sotto le tre ore nella maratona dell’IM Hawaii.

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Pianeta Ironman Ironman 70.3 Singapore | 20 marzo Esordio vittorioso su distanza 70.3 per il neozelandese Kris Gemmel, che si è imposto su una schiera di triatleti di valore internazionale. Primo fra tutti James Cunnama. Se il 2010 era stato l’anno delle vittorie, il 2011 sembra essere l’anno dei secondi posti per il campione sudafricano, che ha bissato la medaglia d’argento della gara “di casa”. Gemmel e Cunnama si sono presentati appaiati in T2 dopo che il sudafricano era riuscito a colmare il gap rimediato nel nuoto facendo segnare il miglior “split” nella seconda frazione. Correndo la mezza maratona conclusiva in 1h 13’ 40” Gemmel riusciva ad imporsi con un margine di poco superiore al minuto su Cunnama. A completare il podio ci ha pensato il fortissimo

TOP 10M

TOP 10F

1. Kris Gemmell (NZL) 3:50:56

1. Mary Beth Ellis (USA) 4:21:06

2. James Cunnama (RSA) 3:51:45

2. Amy Marsh (USA) 4:22:32

3. Pete Jacobs (AUS) 3:54:25

3. Michelle Wu (AUS) 4:25:31

4. Patrick Vernay (NCL) 3:55:50

4. Maki Nishiuchi (JPN) 4:31:11

5. Faris Al-Sultan (GER) 3:56:13

5. Rachael Paxton (AUS) 4:36:52

6. Hideo Fukui (JPN) 3:56:32

6. Kirsten Molloy (AUS) 4:37:48

7. Christian Kemp (AUS) 3:57:00

7. Rachael Smith (4:41:17) 4:41:17

8. Scott Nyedli (GBR) 3:58:25

8. Emma Ruth Smith (GBR) 4:43:56

RACE

9. David Dellow (AUS) 4:00:08 10. Balazs Csoke (HUN) 4:02:38

podista australiano Pete Jacobs pur senza mai avvicinare la coppia al comando. Nella gara femminile la vice campionessa del mondo sulla distanza 70.3, Mary Beth Ellis, si è imposta al termine di un avvincente

duello con la connazionale Amy Marsh. Al terzo posto è giunta l’australiana Michelle Wu, mentre la grande favorita, l’inglese Jodie Swallow non ha concluso la gara nelle migliori otto.

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RACE

Tuttogare Italia

TUTTO

GARE

Coppa Primavera 2011: la carica dei 400 Grande successo per la 2° edizione della Coppa Primavera, l’evento organizzato dalla Federazione Italiana Triathlon in collaborazione con i Comitati Regionali: 15 le sedi che hanno ospitato la manifestazione con un buon successo organizzativo. Indicativo l’incremento dei partecipanti che furono 245 lo scorso anno, per passare ai 426 dell’edizione 2011: di questi atleti circa un terzo risultano essere nuovi praticanti che, grazie a questa occasione curata dal settore dell’attività giovanile federale, si sono avvicinati alla multidisciplina. Cigana vince a Manerba Massimo Cigana, appena dalla sfortunata trasferta

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rientrato di Abu

Dhabi, ha vinto il secondo duathlon consecutivo staccando tutti gli avversari nella frazione ciclistica e giungendo al traguardo con un margine prossimo ai due minuti. Giunto in T1 assieme ad un gruppetto di quattro atleti tra cui il valdostano della DDS Andrea Vizzardelli, Cigana è scattato sul primo strappo del percorso ciclistico, giungendo poi in T2 con più di due minuti sugli inseguitori. Facendo segnare il miglior parziale della terza frazione, Vizzardelli ha colto la seconda piazza, dopo quella ottenuta a Pella nella gara d’esordio. Sul terzo gradino del podio è giunto Lorenzo Villa. Nella gara femminile vittoria di Elisa Battistoni, davanti a Micol Ramando e Paola Goldoni.

di Guido Esposito Dotti e Capone vincono il Golden Duathlon Fausto Dotti ed Alice Capone sono i vincitori della quarta edizione della gara lecchese del 20 Marzo 2011. Christian Puricelli e Luca De Paolis hanno completato il podio maschile, mentre argento e bronzo femminili sono andati a Monica Cibin e Marta Miglioli. Ad Arcugnano dominio dell’azzurro Alessandro Fabian, tra le donne vince Mateja Simic Prima prova del Circuito nazionale di Duathlon Sprint ad Arcugnano Domenica 13 Marzo, con la vittoria del protagonista della giornata, l’azzurro del Centro Sportivo Carabinieri, Alessandro Fabian, davanti al giovane talentuoso Davide Uccellari (GS.


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Fiamme Azzurre) ed all’altro giovane atleta, Matthias Steinwandter (Alta Pusteria). Nella prova femminile si è imposta l’atleta del Cremona Stradivari, Mateja Simic, che ha tagliato il traguardo per prima, davanti ad Alfonsa Sella (TD Rimini) ed a Margie Santimaria (GS Fiamme Oro). Grande partecipazione alla prima gara di circuito con oltre 400 presenze e di notevole livello tecnico, con la gran parte degli elite, sia di triathlon che tra gli specialisti del duathlon, in gara Duathlon MTB: Nocentini e Gigoni campioni toscani In una uggiosa Domenica 13 Marzo 2011, presso il bel parco fluviale di Lucca, si sono

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svolti i campionati regionali di Duathlon sprint MTB. Il fango ha esaltato le doti di biker di Leonardo Nocentini (Firenze Tri), che ha tagliato vittorioso il traguardo, davanti a Musumeci e Piersante. Tra le ragazze, dominio dal primo all’ultimo metro della livornese Arianna Gigoni (La Fenice Tri), seguita dalla compagna di squadra Alice Lunardini e da Sara Mondini. Formello: partenza sprint del Forhans Team Dominio assoluto del Forhans Team nel duathlon sprint di Formello, disputatosi Domenica 6 Marzo: la squadra romana ha infatti occupato tutti i gradini del podio sia nella gara maschile che in quella femminile.

Tra gli uomini Luca Desideri, Lorenzo Stefani e Fabrizio Baralla non hanno concesso nulla agli avversari: in testa già dai primi metri di gara, il terzetto si è giocato la vittoria nella frazione finale di corsa (chiudendo poi nell’ordine), dopo aver controllato in bicicletta Innocenti e De Palma, gli avversari più pericolosi, finiti poi rispettivamente 5° e 6°.La gara femminile ha avuto uno svolgimento abbastanza simile a quella maschile: Alice Capone e Sara Desideri hanno fatto subito il vuoto ed hanno poi chiuso nell’ordine la gara. Vanessa Schlemmer ha completato il podio per il Forhans Team dopo una gara in solitaria, distanziata dalla coppia di testa ma con un buon vantaggio sulle immediate inseguitrici.


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Duathlon del Carnevale di Venezia: Cigana e De Rossi non scherzano Successo casalingo nella prima edizione del Duathlon del Carnevale di Venezia del 6 Marzo 2011 per entrambi i vincitori. Nella gara maschile il mestrino Massimo Cigana ha sferrato l’attacco già negli ultimi metri della prima frazione podistica. Solo Denis Del Bianco si è levato la soddisfazione di entrare in T1 appaiato al campione mestrino che si è immediatamente lanciato in una fuga solitaria fino al traguardo. Alle sue spalle, in T2 sono giunti quattro atleti: Eddy Papais del Peperoncino, Francesco Cauz del Ligerteam, Federico Costa, alla prima esperienza nel duathlon dopo un passato da ciclista, e lo sloveno Mitja Mori. Nella

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frazione finale il mestrino Cauz ha regolato il gruppetto recuperando terreno sul leader, che poteva contare sul rassicurante vantaggio di un minuto. Terzo gradino del podio per Papais, alla prima uscita in casacca Peperoncino. Nella gara femminile successo atteso per Agnese De Rossi del Liger Team-Keyline, che ha dovuto fare i conti con Francesca Cauz, classe ‘92, che ha fatto valere le sue doti di ciclocrossista su un percorso tortuoso e pieno di rilanci, che ha incontrato il gradimento della maggior parte dei partecipanti. Terza classificata Lisa Desiderà (Liger TeamKeyline), definitivamente ritrovata dopo una stagione travagliata alle prese con un infortunio.

Picco e Priarone vincono al duathlon di Pella Il capitano della squadra azzurra di duathlon, Alessio Picco (TD Rimini), e la junior della A.S Virtus Giorgia Priarone hanno vinto il duathlon di apertura dellla stagione 2011 a Pella. Picco ha condotto una gara solitaria a partire dalla frazione ciclistica e poi si è limitato a controllare nei 2.5km di corsa finali. Alle spalle del romagnolo, si è piazzato il valdostano della DDS Andrea Vizzardelli che ha regolato facilmente il gruppo nella frazione finale. Terzo l’avvocato volante Alessandro Brustia dell’ASD Poletti. Nella gara femminile Giorgia Priarone ha sconfitto la coppia del Peperoncino composta da Sara Dossena e Claudia Bordiga.


AFORISMA

Muhammad Ali

‘‘

I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione. Muhammad Ali

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Ironman 70.3 Italy

Ironman 70.3 Italy

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C

t della nazionale di lungo, è stato responsabile del settore femminile alle olimpiadi di pechino ed è allenatore e marito di Nadia Cortassa. Con i suoi atleti ha vinto oltre 30 titoli italiani assoluti o giovanili e segue la preparazione degli age group tramite il sito www.triathloncoach.it. Ha gareggiato dal 1992 su tutte le distanze dall’ironman Hawaii all’XTERRA passando per le distanze classiche.

di Andrea Gabba

Andrea Gabba andreagabba@webtriathlon.com

Si avvicina sempre più l’appuntamento con la prima edizione dell’Ironman 70.3 Italy che come ben sappiamo si svolgerà a Pescara il prossimo 12 giugno. Ormai l’inverno è alle nostre spalle e i lavori aerobici e di forza presentati nello scorso numero della nostra rivista sono stati fatti. La preparazione di base svolta nel macrociclo precedente ci permetterà ora di spingere sull’acceleratore e lavorare a ritmi più elevati innalzando la nostra soglia e costruendo il ritmo gara.

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IL RITMO GARA Ogni atleta dedito alla distanza 70.3 dovrà ricercare e allenare nei mesi precedenti alla competizione il suo ritmo gara ideale per terminare al meglio la competizione. Per una corretta interpretazione del ritmo gara dobbiamo fare un importante premessa: ogni atleta ha il suo ritmo gara che corrisponde ad una intensità ben precisa. Un atleta con grande esperienza, buone doti di endurance e una grande capacità nel lavorare ad alta intensità sarà in grado di impostare il suo ritmo gara a livelli prossimi

a quelli di soglia o per essere più precisi ad un ritmo compreso tra il fondo medio e la soglia. Al contrario un atleta che da pochi anni pratica triathlon, e che, per disponibilità di tempo e capacità, ha come unico obiettivo superare la finish-line gareggerà nel 70.3 ad un ritmo aerobico o poco superiore. In entrambi i casi, che si voglia (o si possa9 impostare un ritmo gara a ritmi superiori al fondo medio o che si imposti un ritmo gara vicino al fondo lento è importante allenarsi a regimi di soglia anaerobica. Per allenarci ad intensità di soglia dobbiamo quindi sapere quanto vale questo importante parametro. LA SOGLIA E I SUOI VALORI Dopo aver svolto il lavoro aerobico invernale è quindi importante programmare un test per determinare il livello di soglia in tutte e tre le discipline. Il test di soglia determinerà non solo la velocità-potenza-battito alla quale l’acido l’attico prodotto e quello smaltito sono in equilibrio ma “ a cascata” determinerà tutte le andature I test che servono a misurare con più o meno precisione questo valore sono molteplici tra i più comuni possiamo ricordare il classico test Conconi oppure passare al più complesso (deve essere effettuato prelievo si sangue e valutazione diretta del lattato ematico) test

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Ironman 70.3 Italy

Ironman 70.3 Italy

di Mader. Per il nuoto ma anche per la corsa esistono anche test più empirici che si basano sul calcolo differenziale di due prove cronometrate su distanze diverse. Qualunque sia il metodo di esecuzione del test (esistono centri specializzati o allenatori in grado di svolgere test con precisione accurata) è fondamentale analizzarne i dati e iniziare a lavorare alle giuste intensità. Un buon programma di allenamento e la giusta individuazione delle intensità a cui allenarsi ci permetterà, se siamo scrupolosi nel rispettare le andature e le frequenze, di innalzare nell’arco di qualche settimana il

nostro livello di soglia e quindi di migliorare di conseguenza anche il nostro ritmo gara qualunque esso sia. Per questo motivo se è utile effettuare un test di soglia prima di iniziare il lavoro a questo ritmo è altresì importante ripetere il test dopo il periodo di lavoro alla soglia per valutare in modo oggettivo i miglioramenti. Facciamo un esempio, se un triatleta dopo il periodo di lavoro aerobico effettua un test di soglia e scopre di avere la medesima ad un velocità di 4’00” al km verosimilmente il ritmo ideale per fare il fondo medio sarà intorno ai 4’20” al km e il lavoro aerobico

andrà eseguito interno ai 4’40”-4’45” al km. Dopo un periodo di allenamento proficuo atto a innalzare la sua soglia ripete il test e supponiamo scopre di aver portato tale limite a 3’50” al km allo stesso tempo il suo ritmo medio passerà a 4’104’15” al km e il lento sarà a 4’30”-4’35” al km. A questo punto, dopo aver capito che cosa vuol dire lavorare alla soglia e al ritmo gara andiamo a vedere disciplina per disciplina come impostare il periodo di lavoro primaverile in vista dell’Ironman 70.3 di Pescara.

IL PROGRAMMA Nel periodo centrale della nostra preparazione (da meno 12 a meno 5 settimane alla gara) lavoreremo su tre allenamenti fondamentali: i lavori a ritmo gara, i lavori alla soglia e i lavori lunghi aerobici che devono essere mantenuti dal periodo di lavoro invernale. Questi tre allenamenti sono la base per costruire un grande Ironman. Inoltre preparare una gara al meglio vuol dire allenare quella competizione ossia cercare in allenamento di riproporre percorsi simili ai circuiti che andremo ad affrontare a Pescara. Anche le gare di verifica devono svolgersi su percorsi dalla tipologia analoga a quella dell’Ironman 70.3 NUOTO Gli allenamenti di nuoto di questo periodo si svolgeranno per motivi climatici quasi esclusivamente in piscina ma qualora fosse possibile inserire un allenamento a ritmo gara in acque libere (o almeno in vasca da 50 m) sarebbe un ottimo esercizio di adattamento. Lavori aerobici I principali lavori aerobici di questo periodo riprendono inevitabilmente quelli fatti nel periodo precedente. Il lavoro quindi si

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esegue su una distanza variabile tra i 1500 e i 2500 m da nuotare in modo frazionato su distanze variabili dai 100 fino ad un lavoro continuo sui 2000 m (solo per gli atleti con buone doti tecniche). Il lavoro frazionato va eseguito tenendo conto dei recuperi che devono essere sempre brevi e identici ripetuta dopo ripetuta. Un buon lavoro aerobico ha la caratteristica di essere eseguito a ritmo uniforme dalla prima all’ultima serie. In questo allenamento è consigliabile effettuare anche vasche a testa alta o bracciate dove volutamente si alza la testa simulando quello che avviene in gara quando nuotiamo in acque libere. A margine del lavoro aerobico va inserito un richiamo di forza. Lavori alla soglia. Il lavoro alla soglia è fondamentale in questo periodo. Questo allenamento va eseguito a ritmo costante su una distanza complessiva variabile tra i 1200 e i 2000 m. Ogni ripetuta va svolta su una distanza variabile tra i 100 e massimo i 400 m. Il ritmo deve essere esattamente quello di soglia e il recupero deve essere fisso. La nuotata non deve subire variazioni nella sua efficacia.

Lavori a ritmo gara. Determinato il ritmo gara ideale (tendenzialmente qualche secondo inferiore al ritmo di soglia o al ritmo massimale che si ottiene nuotando 2000 m alla massima velocità) diventa fondamentale svolgere esercitazioni che tengano conto delle specificità della gara. Come ben sappiamo la partenza in una gara di triathlon (anche in un Ironman) avviene o dovrebbe avvenire (specie per gli atleti migliori) a velocità leggermente superiore a quella di gara perché è fondamentale passare alla prima boa senza essere intrappolati nel gruppo. I lavori più efficaci si svolgono quindi su una distanza di 2000 m e prevedono una parte iniziale di circa 300-500 m a ritmo superiore a quello di gara e una seconda parte di lavoro al ritmo gara ideale. Un esempio può essere un allenamento tipo 20x100 con 5x100 a velocità di soglia o poco superiore e 15x100 a ritmo gara, oppure un altro lavoro può essere impostato con 400 m continui a ritmo di soglia + 8x200 a ritmo gara. La difficoltà maggiore di questa esercitazione sta nel riuscire a lavorare a ritmo costante dopo aver affrontato una partenza a ritmo elevato.

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Ironman  70.3  Italy

CICLISMO Il ciclismo deve assolutamente svolgersi su percorsi il piĂš possibile conformi al percorso dell’entroterra pescarese quindi sono perfetti gli anelli ondulati comprendenti salite lunghe e tratti di discesa sia tecniche e sia filanti. Gli allenamenti a ritmo gara devono svolgersi con la bicicletta che useremo durante la competizione. Lavori aerobici Il lavoro aerobico di base prevede uscite lunghe di 3-4 ore da svolgere a ritmo di fondo lento su percorso comprendente due o tre salite lunghe (7-10km) o piĂš salite brevi. In salita per i piĂš esperti è utile alternare tratti da svolgere in agilitĂ a tratti di forza facendo cosĂŹ un richiamo di questa fondamentale qualitĂ . Il lavoro aerobico può essere svolto in gruppo. Lavori alla soglia Il classico allenamento alla soglia prevede una serie di ripetute da svolgere all’intensitĂ che ci permette di produrre 4 mM di lattato. Questo allenamento ha la sua massima efficacia se svolto in salita su pendenze intorno al 4-8 percento.

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Dopo una accurata (anche 1h) fase di riscaldamento il lavoro principale prevede 5-8 ripetizioni da 3-5’ alla frequenza cardiaca o watt di soglia. Il recupero avviene in discesa a ritmo blando oppure per i piĂš esperti continuando in salita con un rapporto agile e frequenza cardiaca pari al fondo lento Una valida alternativa per atleti con esperienza consolidata è quella di fare ripetute su piĂš lunghe 10-15’ per 2-3 volte, il recupero in questo caso avviene in discesa. L’intero allenamento ha la durata di 2-3 ore totali. Lavori a ritmo gara L’allenamento a ritmo gara prevede lunghi tratti percorsi al ritmo che si presume possa essere mantenuto durante i 90 km dell’Ironman 70.3 Itay. L’uscita ideale, per questa gara, prevede un percorso lungo 60-90 km con salite nella prima parte e tratti filanti nella seconda parte. Utilizzando la bici da gara e senza l’ausilio della scia si deve pedalare al ritmo gara. Sono molto utili allenamenti a questo regime svolti insieme ad alcuni compagni di squadra con caratteristiche e capacitĂ simili, senza pedalare in scia ma mantenendo sempre dalla ruota del compagno che ci precede la

distanza pari a quella regolamentare per le gare no-draft. I primi allenamenti a ritmo gara devono essere svolti nella forma frazionata (per esempio 15 km a ritmo gara 5 km aerobici) mentre successivamente si deve arrivare a svolgere l’intera distanza dell’allenamento all’andatura della competizione. Questo lavoro trova la sua massima espressione nella formula combinata nuoto piÚ ciclismo (tutto a ritmo gara) oppure nuoto piÚ corsa (sempre a ritmo gara).

Lavori a ritmo aerobico Il lavoro aerobico prevede l’allenamento di fondo lento lungo da svolgere in pianura o meglio su percorso vallonato. La durata di questa esercitazione per l’Ironman 70.3, in seguito al lavoro invernale di costruzione può essere di circa 1h30’.

delle ripetute che nel nostro caso possono essere svolte sia in pista sia su strada. La distanza complessiva del lavoro in base alle capacitĂ dell’atleta può variare dai 7 ai 10 km e il recupero può essere svolto nella forma continua o da fermi. La distanza di ogni ripetuta per atleti in preparazione in vista della mezza maratona di un 70.3 varia dai 1000 m ai 3000 m. Sono quindi validi esempi allenamenti come 8x1000 m recupero 200 m facili o 1’30â€?-2’00â€? da fermo oppure 3x(2000 m rec 400 + 1000 rec 200) oppure 3000 + 2x2000 + 2x1000.

Lavori alla soglia Anche nel caso della corsa il classico lavoro a soglia è quello volgarmente detto

Lavori a ritmo gara Il lavoro a ritmo gara prevede una duplice interpretazione. Negli allenamenti

CORSA L’allenamento di corsa per questo periodo prevede come per il nuoto e per il ciclismo l’alternarsi dei tre lavori principali.

esclusivamente di corsa si deve impostare un ritmo simile a quello che si può realizzare su una mezza maratona secca e si deve correre per circa 8-15 km a questa andatura. L’allenamento può essere svolto in continuo o in modo variato tipo 4 km a ritmo gara 1 km a fondo lento. La partecipazione a una gara sulla mezza maratona è fondamentale in questo periodo. In altro modo vanno invece interpretati gli allenamenti combinati a ritmo gara dove una volta scesi dalla bici si deve sempre correre una distanza mediolunga (8-15 km) ma questa volta al ritmo che si pensa di correre i 21 km nel 70.3 ossia dopo le prove di nuoto e ciclismo.

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Nuoto

Nuoto

NUOTATORI E TRIATLETI LE DIFFERENZE

di Stefano Rossi

Nuoto e triathlon sono evidentemente due sport diversi ma in comune hanno una cosa: il nuoto. Gli allenamenti però sono per molti aspetti diversi anche se alla fine comunque in tutti e due i casi bisogna nuotare, nuotare e ancora nuotare. Le diversità stanno prima di tutto sui volumi di allenamento ma anche l’aspetto metodologico ha qualche differenza. Volumi di lavoro Un nuotatore elite viaggia dai 12 ai 16 km al giorno, un triatleta elite dai 4 ai 6 km. Visto che alla fine però tutti e due devono fare una gara di 1500 metri, in cosa sta la differenza? Il nuotatore costruisce i propri presupposti metabolici principalmente nuotando, il triatleta anche correndo e pedalando. La differenza tra fare 14’40” nei 1500 e 15 minuti nel caso di un nuotatore è abissale, tra fare 15’50” e 16’20” nella prima frazione di un triathlon olimpico il divario è praticamente nullo. Con una partenza anaerobica nel triathlon puoi sopravvivere in gara anche fino alla fine della frazione natatoria, anche se qui ci sarebbe da discutere in che condizioni uno poi affronta la frazione ciclistica; con una partenza anaerobica nei 1500 nel nuoto vari solo ed esclusivamente la tattica di gara che va costruita a tavolino. Caratteristiche anaerobiche In un nuotatore possono fare la differenza negli ultimi 100 metri di gara, in un triatleta se hai una soglia bassa possono anche essere trascurate.

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Stefano Rossi

riatleta “pioniere” dal 1986, allenatore di nuoto e triathlon, laureato in psicologia con indirizzo sportivo, direttore tecnico del Ligerteam Keyline. Come triatleta vanta con orgoglio un singolare record: gareggia ininterrottamente dal 1986. Come allenatore di nuoto ha ottenuto i podi ai campionati Italiani assoluti dalla distanza dei 50 m alla 25 km di fondo. Nel triathlon in carriera ha vinto i titoli italiani in tutte le categorie da cadetti fino ad assoluti. Detiene il record italiano sulla distanza Ironman con Massimo Cigana (8h31’26”, IM Florida 2007). Il suo motto è: fare attività fisica è la cosa più naturale che ci possa essere, non complicatela troppo.

Serie centrale 2x (6x100 a 1’15” passo 1’04”-1’06”, 500 a 5’45” (chiudere in 5’30”), 4x100 a 1’10” passo 1’04”, 300 a 3’30” (chiudere a 3’15”), 4x50 a 40” progressione 1-4 (33”, 32”, 31”, sotto 30”), 4x25 farfalla a 30”) Altro 500 gambe + tavoletta 10x50 gambe con pinnette curando le nuotate subacquee a 45” 500 sl + palette 300 sl completo 25 piano + 25 forte Come vedete, oltre all’aspetto metabolico va curata anche tecnica, gambe, nuotate subacquee; anche le andature allenanti vanno rispettate in maniera certosina anche nell’aerobico.

stefanorossi@webtriathlon.com

Tecnica d i nuotata In un nuotatore va curata in maniera certosina, nuotate subacquee comprese; in un triatleta si possono anche trascurare (se la qualità globale della nuotata raggiunge la sufficienza). La forza Visto che si nuota in acque libere va curata ancor di più in un triatleta che in un nuotatore. Le gambe In un nuotatore vanno allenate più che in un triatleta ma questo non vuol dire che non si debbano allenare Allenamento aerobico tipo di un triatleta con un record personale sui 1500 stile libero di 16’30” volume 4000-5000 m Riscaldamento: 500 sciolti 20x25 esercizi Serie centrale: 2x (500 palette+pull buoy a 6’15”, 400 sl a 5’, 3x100 a 1’20”, 200 a 2’40”, 4x25 farfalla

a 30”). Andatura media attorno a 1’10”/100 metri Altro 500 gambe + tavoletta Come vedete qui si cura quasi solamente l’aspetto metabolico. Dopo il triatleta deve fare altre sessioni di allenamento. Allenamento aerobico tipico di un nuotatore con personale sui 1500 sl di 15’ Riscaldamento 500 sciolti 16x25 esercizi 300 gambe 12x50 a 40” (passo 33”/50 m) 8x25 esercizi/progressione

E questo è solo il primo allenamento, pomeriggio altri 6000-8000 metri magari inserendo qualche lavoro sulla forza. Riassumendo Nel nuotatore bisogna curare in maniera maniacale tutti gli aspetti sia metabolici che tecnici perché anche un solo secondo ti fa passare dalle glorie di una vittoria alla medaglia di legno anche su 1500 metri. Nel triathlon vanno curati aspetti metabolici per “sopravvivere” nel primo gruppo in una forbice di 30-45 secondi tra il record personale del primo che esce dall’acqua e l’ultimo del primo gruppo e adattati di anno in anno in base all’evoluzione qualitativa di questo sport che ultimamente sta crescendo notevolmente anche sotto l’aspetto natatorio.

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Nuoto a secco

Nuoto a secco

Migliorare in nuoto? Proviamoci... anche senza entrare in acqua In questa fase della preparazione l’aspetto del nuoto riveste un ruolo fondamentale per migliorare la prestazione generale. Perché generale? Perché è grazie al nuoto che possiamo migliorare la prestazione nel suo complesso: se usciamo bene dall’acqua, infatti, possiamo prendere il gruppo in bici che va più veloce e poi giocarci quello che ci resta nella corsa. In ogni caso il complessivo della prestazione avrà un balzo in avanti notevole. Il triatleta che non è nato tale, ma proviene da altri sport (bici, corsa, sci di fondo) spesso vede il nuoto come un allenamento noioso e di transizione verso qualcosa da cui provengono. Invece deve essere l’opposto. La capacità di un triatleta è la sua adattabilità a sforzi diversi, quindi, per questo motivo, è meglio concentrarsi sulle qualità da migliorare (molto spesso il nuoto) che volersi accanire con allenamenti su altri sport dove già siamo preparati tecnicamente e fisicamente. Va da sé che questo può essere ribaltato se parliamo di un ex nuotatore, il quale dovrebbe lavorare molto sulla tecnica di corsa e in bicicletta, argomenti, questi che tratteremo in futuro.

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Gli esercizi che tratteremo vengono distinti in due categorie: a secco e in acqua. Gli esercizi a secco si suddividono a loro volta in esercizi eseguiti in palestra con macchine con manubri o con elastici. A seconda delle capacità motorie dell’individuo, e della sua esperienza in palestra, è sempre consigliabile iniziare con gli esercizi con gli elastici, dove vengono sviluppate anche le qualità articolari, rispetto alle macchine isotoniche, dove, per contro viene sviluppata molto di più la componente legata alla forza. In mezzo gli allenamenti con i manubri servono da tramite per lo sviluppo di entrambe le qualità. Una sessione di allenamento finalizzata al nuoto deve innanzitutto far lavorare i processi articolari propri del movimento della bracciata, ovvero la cuffia dei rotatori (il processo infiammatorio viene chiamato volgarmente “la spalla del nuotatore”) poi le varie fasi di presa e di spinta. Nella fase di presa, per la prima parte la muscolatura che interviene è quella pettorale, per poi trasferirsi alla zona dorsale che utilizza il 70% del lavoro della

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di Emiliano Agnello

bracciata. Il restante, nella fase di spinta è a carico dei tricipiti. Il lavoro non è cosi selettivo come si può pensare: intervengono infatti anche tutti gli altri muscoli che cercano delle forme di compensazione rispetto al lavoro che si deve effettuare, quindi è opportuno sempre allenare tutti i gruppi muscolari. Qui, in ogni casi tratteremo solo quelli di nostro interesse. Quando svolgiamo degli esercizi in piedi è opportuno porsi nella posizione di retroversione del bacino, ovvero gambe leggermente piegate, glutei contratti e spalle indietro. Si butta fuori l’aria (espirazione) mentre si fa lo sforzo, contraendo gli addominali. Fig.1 Solitamente, nella prima fase della preparazione per almeno 2-3 settimane, si preferisce allenare la componente resistente ed è per questo che i carichi devono essere contenuti, mentre il numero delle ripetizioni è elevato. Nella seconda fase, per altre 2-3 settimane, la preparazione tende a privilegiare maggiormente l’incremento della forza, anche se in modo aspecifico e generale, quindi l’intensità aumenta e calano il numero

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è

laureato in Biotecnologie. Lavora in ambito di preparazione atletica e mentale per sport di endurance presso i centri fitness Virgin a Milano. Si occupa anche di riabilitazione post-trauma e recuperi all’attività sportiva.

Emiliano Agnello emilianoagnello@webtriathlon.com

delle ripetizioni. La terza fase che può durare anche un mese, è caratterizzata da uno sviluppo della forza in maniera specifica, concentrandosi maggiormente sui distretti muscolari più sollecitati nello stili di gara. In questo caso l’intensità è molto elevata e di conseguenza sono contenute le ripetizioni. In questa fase, vengono utilizzate le metodiche classiche, a piramide (ascendente o discendente) o a circuito. Un nuotatore deve allenarsi in palestra non più di 3 volte a settimana nelle modalità spiegate in seguito.

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La scelta dei pesi dipende dalle caratteristiche dell’atleta. Numero ripetizioni Forza 1-3 100-95% / 4-8 94-84% 9-15 83-70% / 16-25 69-58% In acqua il discorso è molto più semplice, in quanto la selezione degli esercizi di tecnica ricorda molto la bracciata analizzata nelle sue fasi più importanti. Ecco di seguito alcuni degli esercizi di tecnica che si possono fare in piscina , da introdurre subito dopo il riscaldamento, per migliorare la sensibilità in acqua:

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- Nuotata monolaterale: con un braccio avanti, effettuare la bracciata solo con il braccio opposto, curando la presa in acqua e stendendo bene il braccio dietro. respirazione ogni 2 bracciate. - Nuotata monolaterale con il braccio dietro: come sopra ma con il braccio dietro la schiena. - Tocco spalla: sempre con un braccio avanti, con l’altro braccio prima di chiudere in avanti, tocco la spalla cercando di rimanere, quasi a sfiorare, il più vicino possibile al tronco. - Nuotata con i pugni: per migliorare la sensibilità delle mani, nuotare a stile completo ma a pugni chiusi. Alternare una vasca normale a una con i pugni chiusi per valutarne la sensibilità sulle mani in presa - Nuotata a testa alta: per il rafforzamento del tronco e della schiena, cercare di chiudere la bracciata e prendere acqua più lontano. In conclusione, possiamo dire che, se la palestra da un lato ci rafforza muscolarmente, la tecnica ci fa nuotare meglio e con una maggiore fluidità. Entrambi questi metodi di allenamento dovrebbero essere effettuati, e, per chi ne ha la possibilità è bene effettuare la sessione di allenamento in palestra e poi trasformare con gli esercizi di tecnica in acqua (molti centri hanno ormai palestre e piscine incorporate) in modo da acquisire subito i movimenti.

Busto appoggiato, gomito

Manubri alzate laterali fig.11

vicino al tronco, estensione

Dalla posizione in retroversione,

verso il basso delle braccia

alzare le braccia fino a

Cavi spalla singola alzata fig.6

90° (curare la schiena)

Dalla posizione in retroversione,

Manubri rematore

estensione completa

fig.12 Sulla panca, portare

del braccio laterale

distendere e portare il braccio

Cavi bicipiti fig.7 Dalla posizione

vicino, con il gomito alto

in retroversione, porto in su le

Manubri croci inverse fig.13

braccia, non fino al massimo

Su panca, aprire le braccia

Cavi presa e tirata (anche con

senza alzare il busto

elastico) fig.8 Busto un avanti,

Lat machine fig.14

simulazione adella bracciata con il

Da portare all’altezza

gomito alto (curare la spinta dietro)

del petto e distendere

Manubri spinte in alto – seduto

completamente le braccia

fig.9 Posizione di partenza con le

Pulley fig.15

Elastico extrarotatori fig.2

retroversione, braccia larghe e tese,

braccia a 90°, posizione di arrivo a

Busto sempre eretto, tirare

Dalla posizione in retroversione,

portarle indietro senza piegarle

braccia distese

le braccia con i gomiti

con il gomito piegato e attaccato

Elastico streching per i polpacci

Manubri spinte in alto –

rivolti verso il basso

al tronco, portarlo verso l’esterno

fig.4 Da seduto, gambe tese,

sdraiato fig.10 Posizione di

Pulldown fig.16

Elastico rotazioni per le

portare in avanti il busto

partenza con le braccia a 90°,

Tirare le braccia in basso

spalle fig.3 Dalla posizione in

Cavi tricipiti fig.5

posizione di arrivo a braccia distese

senza staccare il busto

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TRAINING

TRAINING

Ex nuotatori

Ex nuotatori

P

iergiorgio Orla esercita la professione di ottico optometrista ma ha un passato poliedrico nello sport: oltre ad essere istruttore di triathlon, è maestro di ciclismo fuoristrada e allenatore di football americano, specialità nella quale si è laureato campione europeo (da giocatore) nel 1983. Attualmente ricopre il ruolo di responsabile delle pubbliche relazioni del Torino Triathlon dopo aver rivestito l’incarico di direttore sportivo del settore giovanile (fino al 2009).

EX NUOTATORI:

GLI UN PATRIMONIO DA SFRUTTARE.

MA OCCHIO ALLA TECNICA

di Piergiorgio Orla

Emiliano Agnello Piergiorgio Orla piergiorgioorla@webtriathlon.com

sulla distanza di evitarsi tripli o quadrupli doppiaggi perché inseriti in terza o quarta batteria insieme con “zattere” M3-M4. Perfetto. Abbiamo quindi il nostro neotriatleta che esce dall’acqua fra i primissimi e “velocemente” effettua la transizione in T1; sale in bici e si ritrova in mezzo a scafatissimi triatleti che ostentano dimestichezza con il mezzo tecnico. Ha ritirato la bicicletta da poche settimane e il tempo per acquisire confidenza con il mezzo è stato sacrificato

Capita spesso che si affaccino al triathlon atleti che provengono dal nuoto agonistico con buoni piedi, allenati alle campestri e in pista con gare scolastiche e giochi della gioventù. Ragazzi con ottima capacità sensoriale in acqua, tempi interessanti (magari solo sulle brevi distanze), grandi capacità aerobiche sviluppate in tanti anni di allenamenti quotidiani in vasca a botte di 5-6000 metri al giorno. Quando si è fortunati questi ragazzi sono ancora in età adolescenziale, altrimenti anche fra gli Age-Group sono numerosi i casi di passione improvvisa per la triplice, dopo qualche anno di abbandono dalla

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gare FIN o di permanenza fra le squadre Master che accolgono l’abbondante “dropout” dell’agonismo. Il tecnico che si trova questo materiale umano fra le mani può ritenersi estremamente fortunato. Egli può intravedere un potenziale che se gestito e indirizzato nella giusta direzione può in pochi mesi trasformarsi in atleti di alto livello. Ma tanta qualità, tanta capacità condizionale può indurre a commettere gravi errori. Forte è infatti la tentazione di gettare (o gettarsi) nella mischia della prima gara senza porre le basi per il giusto approccio agonistico a una disciplina che con il nuoto ha in comune

a vantaggio di diverse ore trascorse a macinare chilometri. Questo atleta non ha resistito alla tentazione. Non ha posto quelle basi indispensabili per affrontare la frazione ciclistica alla pari con i suoi compagni di fuga. Il risultato sarà sicuramente essere abbandonato dopo il primo cambio saltato o dopo l’accelerazione del più scaltro che ha individuato il pivellino da seminare. I giri di boa e le rotonde sono solitamente le situazioni più difficili da

affrontare per un neofita a corto di capacità tecniche. Stiamo quindi parlando di nuotatori dalle grandi capacità aerobiche, dotati di grande tolleranza all’acido lattico, anche se ripartita su tutti e quattro gli arti, anziché sulle sole gambe come avviene sia nel ciclismo che nel podismo. Non abbiamo, almeno in questa fase, una priorità ad allenare le capacità condizionali. Come abbiamo già detto, disponiamo di un soggetto ben allenato a livello prestativo, anche se solo in una delle tre discipline. Ciò che dobbiamo preparare è un terreno adatto a sviluppare i carichi specifici per ottenere il massimo rendimento. In questa prima fase, la tecnica deve essere il focus principale. Chi nuota da tanti anni sa quanto il gesto effettuato in modo proprio sia redditizio per l’avanzamento. Anche atleti olimpici dedicano ogni giorno qualche centinaio di metri a rinfrescare la tecnica di nuoto con esercizi specifici. Il triatleta dovrebbe fare la stessa cosa anche per il ciclismo e la corsa, sempre, a tutti i livelli, ma a maggior ragione quando è ancora nelle categorie giovanili o approccia per la prima volta al triathlon. Nei prossimi numeri dedicherò l’approfondimento metodologico per sviluppare la tecnica nel ciclismo e nel podismo del triathlon.

soltanto l’ambiente naturale della prima frazione, quando non si svolga in acque libere, dove il gesto del nuotatore da piscina va completamente rivisto a cominciare dalla necessità di orientare la direzione verso le boe senza l’ausilio della riga sul fondo vasca. Ma se la prima gara avviene in piscina, il nostro nuotatore, avrà ottime probabilità di uscire dopo i classici 750 metri fra i primi, soprattutto se si troverà inserito nella prima batteria. Basso numero di partenti, una “wild card” procurata dall’organizzatore o dal tecnico di società consentono spesso anche agli N.C. che dimostrino buoni tempi

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TRAINING

Ciclomulino

ciclomulino

Allenarsi con i test fondamentali Il ciclomulino o cicloergometro a resistenza aerodinamica nasce all’inizio degli anni ’90 su progetto e realizzazione dell’Australian Institute of Sports come mezzo di valutazione funzionale da laboratorio, trovando poi

successivamente applicazione metodologica specifica non solo nel ciclismo. Inizialmente si trattava di una bicicletta fissa, regolabile in altezza e in lunghezza (tipo cyclette) con doppia trasmissione a catena,

di Edoardo Savoldi

di cui una collegata ad una resistenza costante ed un’altra variabile con ruota libera e cambio. anteriormente proponeva una ruota con cerchio di 28” in acciaio con applicate n°4 palette rettangolari di 5x10cm come resistenza aerodinamica crescente all’aumentare della potenza erogata. L’evoluzione tecnica del ciclomulino, promossa soprattutto dalla ricerca effettuata dalla squadra nazionale femminile italiana di ciclismo (Broccardo-Colli), ha portato ad un modello applicativo attuale, dove l’atleta utilizza la propria bicicletta, quindi senza cambiare la sua posizione in sella ed il suo assetto, oltre che usare il proprio sistema di cambio con tutti gli elementi di resistenza che si vengono cosi a trovare nella parte posteriore. Esistono oggi in commercio due prodotti differenti ma che hanno esattamente la stessa finalità; il primo che ha mantenuto il cerchio con palette applicate ed un secondo che in sostituzione della ruota propone uno stampo a quattro razze dimensionate all’estremità con le stesse misure e forma delle palette. Il peso relativo e la facilità di trasporto fanno del ciclomulino uno strumento pratico di utilizzo per tutti i tipi di utenza. Sono anche disponibili strumenti, software e tabelle per la monitorizzazione della potenza reale sviluppata per effettuare correttamente test di valutazione e svolgere programmi di allenamento personalizzati. Test di valutazione funzionale su ciclomulino Curva lattato-potenza-frequenza cardiaca Si tratta di un test di tipo incrementale a step successivi della durata di 5’ ciascuno, che consentono quindi una migliore stabilizzazione dei valori metabolici e muscolari, poiché effettuati a potenza e rpm costanti. Al termine di ogni step vengono rilevati in diretta: frequenza cardiaca finale, potenza media prodotta ed emoconcentrazione di acido lattico tramite prelievo di sangue capillare. Il primo carico dovrebbe indicativamente esprimere una

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Ciclomulino

potenza pari a 2,5 watt per kg del soggetto testato. L’accumulo di acido lattico determinato dall’aumento dello sforzo e relazionato ai valori di frequenza cardiaca e potenza corrispondenti, permettono l’identificazione su di un unico grafico degli indici convenzionali di soglia aerobica (2 millimoli) e soglia anareobica (4 millimoli) che in soggetti conosciuti e/o con caratteristiche muscolari differenti andrebbero comunque adattati. Curva potenza-velocità Il test viene effettuato attraverso l’esecuzione di 4 accelerazioni massimali senza alzarsi di sella e partendo da bassa velocita, della durata di 6-8’’ a diverse percentuali di forza, variando il rapporto e quindi a differenti rpm. Viene rilevato il il picco di potenza massima raggiunto ad ogni prova che correlato alla frequenza di pedalata raggiunta, consente in un grafico di individuare le potenze espresse a differenti rpm, utili a qualificare le caratteristiche neuromuscolari del soggetto. Questo test è fondamentale più di altri in fase di selezione del talento e molto utile come controllo negli atleti evoluti per valutare l’andamento della forza durante gli anni, come elemento qualificante della prestazione. Massimo consumo di ossigeno Questo test, effettuato dalla squadra nazionale femminile di ciclismo con l’ausilio del metabolimetro K4 cosmed, misura la massima potenza aerobica, sia in valore

I

l professor Edoardo Salvoldi, conosciuto ai più come Dino, è il commissario tecnico della nazionale di ciclismo femminile. Alla guida delle azzurre dei settori strada e pista si è rivelato il ct più vincente della storia: le oltre 70 medaglie conquistate dalla sua nazionale parlano da sole. Durante questa stagione si presterà al nostro triathlon per fornire alcuni consigli relativi all’allenamento della potenza con l’ausilio del ciclomulino.

Edoardo Salvoldi edoardosalvoldi@webtriathlon.com

assoluto (vo2max) che in relazione al peso corporeo del soggetto testato (vo2/kg) ed indica la massima quantità di ossigeno che è possibile utilizzare nell’unitaà di tempo per produrre energia attraverso il metabolismo aerobico. Tale parametro esprime l’efficienza della ventilazione polmonare, dell’attività cardiocircolatoria e del metabolismo cellulare di trasporto e di utilizzo a livello muscolare dell’ossigeno. Valutata precedentemente la soglia anaerobica, si richiede all’atleta che indossa una maschera di raccolta dei gas espirati, di mantenere per 2’ una potenza pari al 130% del valore di potenza corrispondente alle 4 mm a circa 100 rpm costanti e poi per altri 2’ di resistere o aumentare fino all’esaurimento

delle forze. Un software applicato determina la massima quantità di ossigeno estraibile dall’aria ambiente in un minuto. Risulta essere un valido test in fase selettiva ma poco modificabile con l’allenamento. Wingate test – potenza anaerobica lattacida Consiste nell’esecuzione di una prova massimale senza alzarsi di sella e ad esaurimento, della durata di 25-30’’. vengono rilevati ogni 5’’ i valori di potenza espressi che vanno a disegnare una curva dove si evidenziano il picco di potenza raggiunto, la potenza media e la percentuale di diminuzione della potenza (indice di affaticamento). Misurando ad intervalli di 3’ la concentrazione di acido lattico al termine dello sforzo, si possono valutare anche le capacita’ di accumulo e smaltimento, indici delle qualità muscolari del soggetto. Costo energetico – rendimento Con rendimento, si intende la capacita’ del soggetto di esprimere una migliore efficienza della pedalata con una migliore posizione o stile, che comportano a parità di sforzo prodotto un risparmio di energia. Il test consiste in un a prova a rpm costanti di 6’, ad una potenza corrispondente alle 3mm rilevata dalla curva lattato/potenza. Assunto che a questa intensità, il metabolismo interessato sia solamente quello aerobico e che pertanto l’energia spesa corrisponde a quella del suo consumo d’ossigeno, a parità di potenza meccanica espressa l’atleta con il miglior rendimento avrà un consumo di ossigeno inferiore.

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TRAINING

Tecarterapia

Tecarterapia

Tecarterapia

ĐŽŵĞ ŽƩĞŶĞƌĞ ŝů ŵĂƐƐŝŵŽ ƌĞŶĚŝŵĞŶƚŽ Due sono i punti di forza del trattamento Tecar. Da un lato consente una significativa riduzione del dolore, dall’altro favorisce un rapido recupero della funzionalità. La Tecar crea un campo elettromagnetico alternato che accumula e respinge le cariche elettriche libere presenti sotto forma di ioni in ogni substrato biologico. Attraverso questo movimento controllato si trasferisce al tessuto l’energia associata al campo senza proiettarla dall’esterno e si generano dall’interno del tessuto flussi di cariche elettriche naturali denominate tecnicamente correnti di spostamento. Gli effetti prodotti sono di tre tipi: - Biochimico: riequilibra il disordine enzimatico degli adipociti e accelera il

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metabolismo ultrastrutturale delle cellule richiamando sangue ricco di ossigeno, velocizzando il flusso e facilitando il drenaggio linfatico. - Termico: per l’effetto Joule prodotto dalle correnti di spostamento induce una endotermia profonda e omogeneamente diffusa. - Meccanico: aumentando la velocità di scorrimento dei fluidi drena la stasi emolinfatica, tonifica le pareti vascolari. Oggi è possibile accorciare i tempi di recupero e lo testimoniano tutti i pazienti sottoposti a trattamenti di tecarterapia. Soprattutto nel mondo dello sport agonistico, il massaggio con Human Tecar viene utilizzato a scopo preventivo. Infatti migliora l’efficienza, la potenza e la tonicità muscolare, grazie alla

M

di Lorenzo Boeris

migliore ossigenazione che rende i muscoli più elastici e reattivi e meno soggetti a eventi traumatici. Inoltre favorisce l’azione di defaticamento grazie all’aumento della circolazione sanguigna e linfatica. Il massaggio con Human Tecar aiuta a rimediare alle posture scorrette e ha un effetto analgesico sul dolore provocato da contratture anomale di un singolo o di gruppi di muscoli. Dal momento che la Tecarterapia presta particolare attenzione alla componente manuale dei trattamenti, l’obiettivo del terapista è quello di creare, nel paziente, tutte le condizioni perché la terapia abbia la massima efficacia; ma prima il corpo ha bisogno di un po di attenzioni. Preparazione del corpo, trattamento con l’apparecchiatura, detersione e detossinazione

Lorenzo Boeris

finale sono i punti di forza del trattamento di successo. L’utilizzo di particolari prodotti della linea tecar possono aumentare a mio parere del 35-40% i benefici del trattamento. Per aiutare il corpo a trarre i massimi benefici dal trattamento, i prodotti tecar sono per

assofisioterapista, dottore in Scienze motorie. Specializzazione in scienze e tecniche dello sport e dell’allenamento. Esperto in tecniche di riatletizzazione sportiva. Ha seguito e segue tuttora numerosi atleti di vertice nel triathlon tra cui Marcel Zamora e Vladimir Polikarpenco, oltre numerosi runner e ciclisti. Lavora presso lo studio Atlante di Cumiana (TO) di cui è titolare e anche a domicilio o presso società sportive. Lo sport e in particolare il triathlon sono la sua prima grande passione, 15 anni di agonistico alle spalle, 3 volte ironman con personale di 9h 18 sulla distanza regina. lorenzoboeris@webtriathlon.com

me da considerare fondamentali per la preparazione e il trattamento dei tessuti, e per prolungare gli effetti benefici anche dopo settimane. I prodotti utilizzati nel massaggio pre e post tecar hanno il compito di predisporre il soggetto a una più attiva

ricezione dei benefici della terapia. La crema dermoattivante e l’olio eudermico drenoattivante, grazie alle proprietà drenanti e di riattivazione della circolazione superficiale, favoriscono lo smaltimento delle tossine accumulate e riducono notevolmente la sensazione di affaticamento muscolare. A mio parere sono un valore aggiunto nel massaggio pre-tecar per riattivare la circolazione capillare e favorire un migliore drenaggio verso le stazioni linfatiche, accuratamente trattate prima del massaggio con le quintessenze massaggio linfoarticolare. Poche gocce applicate sui gangli linfatici e sulle articolazioni degli arti superiori e inferiori, svolgono una eccezionale azione preventiva drenante. Ricordarsi di grassare bene la cute prima di iniziare il trattamento tecar, l’olio forma sulla cute una barriera che impedisce alla crema conduttrice idratante di penetrare e si può osservare il caratteristico fumo di olio bruciato. Le Quintessenze, formulate con principi a derivazione naturale, possono essere utilizzate prima del massaggio, con un’applicazione a livello locale, oppure dopo la Tecarterapia per offrire ulteriori stimoli grazie alle loro componenti aromaterapiche. Poche gocce delle quintessenze rilassante applicate a fine trattamento tecar svolgono un’azione decontratturante della muscolatura e sono utilissime per il recupero di uno stato di totale relax. Le essenze termoattivante stimolano la naturale riattivazione degli scambi tessutali e incrementano la temperatura locale. Le essenze tonificante rivitalizzano e tonificano i tessuti; applicate dopo la terapia tecar restituiscono una maggiore sensazione di tono e vitalità. La soluzione idrosolubile dermopurificante è indicata per la detersione e detossinazione cutanea. Durante la preparazione del trattamento o dopo un massaggio manuale, elimina le tossine, purifica la pelle in profondità e lascia una sensazione di freschezza e leggerezza. I prodotti della linea Tecar possono veramente fare la differenza nelle mani di persone competenti dunque pretendete il massimo dal vostro terapista. Un trattamento di tecarterapia e massaggio di circa un’ora eseguito con i prodotti sopra descritti non ha nulla a che vedere con un trattamento di 25 minuti scarsi eseguito nella maggior parte dei centri. Il prezzo del trattamento può salire anche del 20-30% ma a mio parere vale veramente la pena provare.

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Fascite plantare

Fascite plantare

la

Infortunio dietro l’angolo

fascite plantare

È un infortunio che spesso rende vani gli sforzi del medico e dell’atleta. Vediamo come affrontarlo. Ne soffre almeno il 10% dei runners ma è diffusissima anche fra i triatleti. Sostiene l’arco longitudinale del piede,assorbe gli urti al contatto del piede con il terreno e stabilizza le articolazioni del tarso nello stacco. La fascite plantare non è solo la tendinopatia della fascia all’inserzione sul calcagno con la formazione del “temuto” sperone calcaneare, ma è soprattutto la compressione del nervo calcaneare al di sotto della fascia.

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è

nato a Cameri il 19/4/57, città in cui risiede. Laureato in medicina e chirurgia, si è specializzato in medicina dello sport e riabilitazione. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche nel campo della medicina e traumatologia dello sport, e tecnica dell’allenamento, ha pubblicato diversi libri in ambito sportivo e collabora con diverse testate sportive specializzate italiane. Per la Fitri riveste il ruolo di medico federale.

di Sergio Migliorini

È molto dolorosa. Il dolore inizia gradualmente, al mattino, per poi rimanere durante gli allenamenti della corsa. A volte compare acutamente, dopo un trauma occasionale, per esempio il contatto in appoggio con un sasso. Attenzione ai terreni e alle scarpe. Chi corre abitualmente su terreni accidentati ha più probabilità di farsi male. Discese ripide, sentieri di montagna, sono nemici della fascia plantare. Sono anche nemici le scarpe da gara superleggere, che non proteggono il calcagno, soprattutto se sono inadeguate al peso, appoggio e andatura.

La scarpa va poi sostituita almeno 2 o 3 volte l’anno. Un’intersuola consumata è fonte di innumerevoli problemi. Nel triathlon è consigliabile usare in gara scarpe che proteggono maggiormente il piede, non le superleggere. La T1 e la T2 sono per ogni triatleta un momento di stress per il piede. In particolare correre in transizione scalzi crea un grande traumatismo sul calcagno. Chi poi passa l’estate a camminare scalzo, o con le infradito o le ballerine rischia veramente di infortunarsi. Fate una visita specialistica. Una radiografia del calcagno deve essere sempre fatta,

Sergio Migliorini sergiomigliorini@webtriathlon.com

ma in alcuni casi va effettuata anche una RMN perché spesso il dolore del calcagno nasconde una frattura da stress! L’ecografia a mio parere non è così importante. Se il

dolore è bilaterale fate le analisi per i fattori reumatici. Aspettatevi tempi lunghi di guarigione. Rassegnatevi. La fascite plantare

può disturbarvi anche per 6-12 mesi. Nonostante le terapie. Riposate nella corsa ma continuate a nuotare e pedalare. Fate lo stretching della fascia, la crioterapia e l’automassaggio oppure un massaggio profondo della pianta del piede, oltre a sedute periodiche di fibrolisi diacutanea. Le onde d’urto vanno tenute per ultime. Oramai siamo tutti concordi che se vengono prescritte come prima terapia sono destinate a fallire regolarmente. In alcuni casi sono indicate le infiltrazioni cortisoniche. Evitate l’uso di plantari con lo scarico calcaneare a “virgola” o con il “foro”, perché quasi sempre peggiorano addirittura il dolore. Fate una sistematica “revisione delle scarpe d’atletica, ma anche di quelle civili : basta una scarpa inadeguata per vanificare tutte le terapie. Se l’andatura di gara è di 4-4’30” al km evitate di acquistare scarpe progettate per correre a 3’ al km. Se dopo un anno di terapie conservative permane il dolore è indicato eseguire l’intervento di tenotomia parziale della fascia.

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TRAINING

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Aerodinamica

Aerodinamica

l’

ecco le formule

C

Migliorare

lasse 1983, laureato all’Università di Padova in ingegneria aerospaziale. Da nuotatore ha gareggiato nel Nuoto Venezia, di cui è uno degli atleti più longevi, e nel Team Veneto, vincendo nel 2006 il Miglio del Passetto, classica del nuoto in acque libere. È il fratello del triatleta azzurro Alberto Casadei

AERODINAMICA di Francesco Cauz e Francesco Casadei

Francesco Casadei francescocasadei@webtriathlon.com

la resistenza d’attrito superficiale (“skin fiction”), causata dall’estensione e dalla scabrezza della superficie su cui scorre il fluido e la resistenza di forma (“form drag”), dovuta esclusivamente alla geometria del corpo. Nel caso del ciclista la componente di

Ma occhio ai fenomeni da baraccone

Caschi da cronometro, manubri a profilo alare, tubi schiacciati, ruote lenticolari e persino vernici e tessuti aerodinamici, sono queste le preoccupazioni di chi si è trovato o prima o poi si troverà a fare i conti con Eolo, magari in un ironman o in una qualsiasi gara no-drafting, oppure perché in un impeto di coraggio e follia ci si è decisi ad evadere dalla monotonia della doppia fila per tentare un assolo. L’esigenza di rannicchiarsi sulla sella a gomiti stretti e con la pancia a terra per provare ad infilarsi nel muro d’aria che sembra sempre più denso col passare dei chilometri e con l’aumentare della stanchezza è un bisogno istintivo, innato. Non c’è bisogno di conoscere le equazioni del moto dei fluidi per rendersi conto che con qualche accorgimento la resistenza che si oppone al desiderio di avanzare a tutta velocità si può attutire. Resta da stabilire quali siano questi accorgimenti e se ce ne siano di più vantaggiosi o, persino, di inutili sebbene ormai sedimentati nella credenza sportiva ed accettati universalmente. Nella percorso di studi di un aspirante ingegnere capita un bel giorno di imbattersi

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attrito è trascurabile rispetto alla resistenza di natura geometrica. Pensando alla posizione in sella ad una bicicletta si può intuire che le possibilità di cambiamenti radicali rispetto ad una posizione tradizionale non sono poi molte. Certo, si potrà giocare sull’altezza

della sella o sulla posizione del busto ma sarà sempre importante conservare quegli spazi e quegli angoli che consentano di non perdere efficienza e confort. Gli accessori dalle forme allungate e sottili di cui si è soliti adornare il proprio abbigliamento e la propria specialissima da cronometro supersottile concorrono a diminuire questo coefficiente in misura molto minore di quanto ci si aspetti e di quanto strillato dalle pubblicità dei costruttori. Senza contare che le condizioni di esercizio (direzione del vento, velocità) di questi oggetti possono variare più e più volte nel corso di una gara e con esse gli effetti sulla resistenza all’avanzamento dovuta ai fenomeni dissipativi che entrano in gioco. Dall’espressione della resistenza aerodinamica (“drag force”) proposta in figura 2 si può osservare la proporzionalità diretta di questa forza, oltre che con il CD e la densità del fluido (ȡ), anche con l’area esposta al flusso (A) e con il quadrato della velocità del flusso (V2). Si noti che a basse velocità prevale l’effetto geometrico della superficie esposta, mentre ad alte velocità, per effetto della proporzionalità

nello studio dell’aerodinamica dei corpi tozzi (in inglese “bluff bodies”) ovvero degli oggetti che per la loro particolare geometria, se investiti da una corrente fluida tendono a creare dei vortici dovuti alla separazione del flusso dalla loro superficie (figura 1). Questa separazione si può intendere come la scarsa attitudine del fluido a voler rimanere appiccicato alla superficie del corpo tozzo, dovuta sia alla geometria del corpo stesso che alla “propensione” del fluido a mantenere la direzione imposta dal profilo del corpo (che a sua volta è dovuta a grandezze legate alla natura del fluido in questione, che nel nostro caso è l’aria). Pertanto, d’ora in poi, per quanto la nostra posizione in sella possa apparirci allungata ed aerodinamica, approssimeremo i ciclisti con dei corpi tozzi, dal momento che il comportamento dell’aria che un ciclista investe (o da cui il ciclista viene investito) ben si approssima con questo modello. L’ulteriore passo in avanti consiste nel prendere coscienza (ed ancor prima nell’accettare un concetto poco intuitivo) che una parte dell’energia spesa per vincere la resistenza del vento dipende da ciò che accade alle spalle

(ovvero a valle) del ciclista, a causa dei moti intrapresi dall’aria ed indotti dalla geometria dello stesso (ma anche da altri fattori, primo tra tutti la velocità del fluido). Interiorizzato questo concetto la famosa convenienza nell’avere le spalle coperte assume un sapore molto più scientifico e si impreziosisce della conferma di una scienza complessa come la fluidodinamica. È così che, a parità di velocità, un ciclista che tira in testa ad un gruppo fa meno fatica dell’uomo solo al comando, perché il resto dei componenti del gruppo, con la loro presenza alle sue spalle, hanno un effetto regolarizzante sulla scia di chi li precede, inducendo così un vantaggio aerodinamico rispetto al “fuggitivo”. (figura 2) Un altro concetto di cui si sente spesso parlare è quello di coefficiente di resistenza aerodinamica (“drag coefficient”), indicato spesso con la sigla Cx o CD. Si tratta di un coefficiente adimensionale usato dagli aerodinamici per quantificare la resistenza di un oggetto sottoposto ad un campo di fluido in movimento come una corrente d’aria o d’acqua. Il CD comprende l’effetto delle due principali cause della resistenza aerodinamica:

fig. 1

fig. 2

fig. 3

fig. 4

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Aerodinamica

Aerodinamica

con il quadrato, è proprio questa seconda dimensione a contribuire maggiormente alla determinazione della resistenza aerodinamica. L’unico insegnamento che si può trarre da questa dipendenza, fermo restando che per un triatleta la velocità quando si pedala sulla propria bicicletta non è mai troppo alta, è l’importanza di ridurre il più possibile l’area della superficie esposta (immaginando di tagliare a metà il ciclista all’altezza delle spalle e misurare l’area della sezione così ottenuta) cercando di avvicinare i gomiti il più possibile, tenendoli piegati per avvicinare il busto al suolo (l’arcinoto “pancia a terra”).

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La figura 3 mostra come nel campo dell’aerodinamica non sia raro scoprire che la forma che empiricamente sembra prestarsi di più a penetrare in un fluido sia, dati alla mano, meno efficace di una forma apparentemente meno scorrevole. Il consiglio è quindi di diffidare da chi promette sensibili miglioramenti dovuti alla forma appiattita di telai e componenti e di investire su una posizione che privilegi l’efficienza del movimento, facilitata dalle geometrie dei telai da cronometro.

si trasforma in un danno ad ogni movimento della testa. Ruote a razze e lenticolari. Come si può apprezzare dalla tabella proposta il vantaggio in termini aerodinamici, misurato con il coefficiente di resistenza aerodinamica, supera di poco l’1% se si opta per una ruota lenticolare in luogo di una tradizionale ruota a 36 raggi. Il vantaggio della ruota lenticolare o a razze è quasi esclusivamente dovuto alla massa ed alla distribuzione della massa su queste tipologie di ruota.

Sfatiamo qualche mito Caschi a goccia. Guardando ciò che accade nelle gare ProTour che di fatto è la Formula Uno del ciclismo, si può notare la tendenza ad accorciare sempre di più le code appuntite dei caschi da cronometro. Non sono più di moda i bananoni usati oramai dieci anni fa, sostituiti da caschi più corti e con più prese d’aria, a tutto vantaggio del confort e della libertà di movimento della testa. I veri cronomen si allenano a tenere il capo fermo per decine di chilometri, per poter sfruttare il vantaggio offerto dai caschi a goccia, che

Wheel Cxo Conventional 36-spoke 0.0491 Campagnolo Shamal 16-spoke 0.0377 HED CX 24-spoke 0.0379 Specialized tri-spoke 0.0379 FIR tri-spoke 0.0382 HED disk (lenticular) 0.0361 ZIPP 950 disk (flat sided) 0.0364 Telai supersottili e profili alari. Come già osservato nella figura 3, non è detto che un profilo schiacciato o alare sia necessariamente più aerodinamico di un tubo a sezione

francescocauz@webtriatlhon.com

Note Le espressioni “attitudine” e “propensione” nascondono chiaramente dei concetti e delle grandezze che non vogliamo esplicitare in questo articolo, che non ha assolutamente la pretesa di sostituirsi ad un trattato di aerodinamica ma piuttosto vuole rappresentare una lettura si spera di gradimento per un appassionato di triathlon e ciclismo, che sperimenta ogni giorno sulla propria pelle quanto raccontato. La scelta di un approccio “attivo” (lagrangiano, dal punto di vista del fluido) è più intuitiva di una visione “passiva” (euleriana) del ciclista (ciclista fermo investito da un getto d’aria) ma non meno precisa. Si tratta di due approcci alternativi utilizzati in fluidodinamica.

profilo alare) investito da un flusso “laterale” che si comporta esattamente come un corpo tozzo. Forme e sezioni sottili potrebbero inoltre pregiudicare le caratteristiche meccaniche del telaio rendendo del tutto inutile il guadagno in termini aerodinamici.

Bibliografia ht t p: // w w w. anal y t i cc ycling.co m / WheelsConcept_Disc.html http://www.unicopter.com/1021.html Bluff-body aerodynamics - Guido Buresti (Department of Aerospace Engineering, University of Pisa, Italy)

C

lasse 1989, mestrino, dopo l’esordio nella triplice nel 2003 ha gareggiato su tutte le distanze dallo sprint (3 tappe del Gran Prix D1 francese con il Rouen) fino all’IM 70.3 (St.Poelten 2010 - 1° cl. nella categoria 18-23). All’IronTour 2010 ha difeso i colori del Liger Team Keyline, che da sempre è la sua squadra. Studia ingegneria navale all’Università di Trieste.

Francesco Cauz

più tozza. La varietà di condizioni meteo in cui ci si trova nel corso di una gara può portare a situazioni paradossali in cui una bici tradizionale è più aerodinamica di una specialissima da cronometro Nella figura 4 si osserva un oggetto streamlined (ovvero un

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TRAINING

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Cross-­‐training

Cross-­‐training

CROSS-­‐TRAINING

Il

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Parlando sempre del mondo amatoriale, si può sicuramente affermare che per allenarsi a lungo ottenendo notevoli benefici dal punto di vista organismo, muscolare e psicologico, evitando problematiche fisiche con conseguenti periodi di stop dall’attività fisica, la pratica del cross training ha una notevole importanza. In pratica si tratta di integrare diverse attività e discipline, come potrebbero essere, nuoto, bici, finendo con la corsa. Come ho premesso poc’anzi, sono del parere che per correre a lungo, per tanti anni, limitando al massimo gli infortuni, quindi i periodi di stop dalla corsa (e attività fisica in genere) è fondamentale, se non necessario inserire altre attività collaterali alla corsa. È ovvio che non stiamo parlando di professionisti, ma di amatori che vogliono mantenere la propria condizione fisica più a

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lungo possibile, preservare il proprio corpo da problemi di sovraccarico funzionale, e perché no, raggiungere degli obiettivi agonistici alla propria portata. Quindi non focalizzare la propria preparazione solo sulla pratica di una disciplina sportiva è fondamentale, in questo carico si eviteranno carichi di allenamento eccessivi dal punto di vista della durata, frequenza e intensità sull’apparato locomotore. Basterà prefiggersi e programmare regolarmente l’inserimento di altre attività, come nuoto, bici, potenziamento muscolare, necessarie allo sviluppo della propria condizione fisica, e al recupero di alcuni distretti muscolari, tendini e articolazioni sollecitati dalla corsa. Alcuni potrebbero pensate che ci possano essere dei limiti per quanto concerne la pratica del nuoto, soprattutto

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opo essersi diplomato all’Isef, è diventato docente e acquisito la qualifica di personal trainer FIF. Da anni si occupa di corsa e svolge consulenze specifiche nel settore. Organizza collegiali per i runner di tutti i livelli ed è responsabile del gruppo di pacemaker di RunninZen. Il sito internet, di cui è ideatore e titolare, è www.runningzen.it

di Ignazio Antonacci

per la tecnica di nuoto, in quanto uno che non sa nuotare bene fa fatica a proiettarsi in avanti, ma come in tutte le discipline basta cimentarsi, allenarsi con costanza, e i risultati si noteranno da subito. Quindi il consiglio è di inserire queste diverse discipline nella propria preparazione, nuoto, bici, corsa e potenziamento (a carico naturale e con macchine isotoniche in palestra), soprattutto se l’età avanza e la capacità di recupero è sempre più lenta, integrare diverse discipline è di vitale importanza. E non pensiate che i risultati saranno più scadenti se non vi allenate tanto in una determinato sport, anzi alternare le diverse attività e i diversi sport, vi permetterà di raggiungere prima il vostro obiettivi e soprattutto infortunarvi di meno.

Ignazio Antonacci ignazioantonacci@webtriathlon.com

Benefici del Cross Training Si possono annoverare diversi benefici in chi pratica il Cross Training in maniera regolare nell’arco della propria preparazione atletica, e questi sono: - Miglior recupero: chi alterna diverse attività durante la preparazione permette all’organismo, e soprattutto all’apparato locomotore, di recuperare prima dalla fatica con la possibilità di allenarsi anche tutti i giorni, invece di programmare un recupero completo (passivo), o la stessa attività fisica nel giorno seguente, con rischi di infortuni e sovraccarichi funzionali. Questa capacità di recuperare nel più breve tempo possibile è molto importante , soprattutto per chi ha superato diverse primavere, ove fisiologicamente l’organismo e l’apparato locomotore necessita di più giorni per recuperare e allontanare le fatiche degli allenamenti precedenti. Quindi via libera al Cross Training. - Miglior condizione fisica: alternando esempio un giorno di corsa , un giorno di nuoto, uno di potenziamento, e uno di bici, oppure integrandoli anche nello stesso giorno (doppia seduta), avremo la possibilità di ottenere miglioramenti notevoli, in quanto diamo all’organismo stimoli fisiologici differenti e la preparazione diventa molto più completa e produttiva. In questo caso il corpo si sviluppa in maniera più armonica possibile, potenziando la muscolatura, migliorando l’apparato cardiovascolare e allungando la stessa muscolatura (nuoto) rendendola più elastica e meno incline agli infortuni.

- Prevenzione infortuni: il fatto di alternare diverse attività, permette all’organismo di recuperare prima e al nostro apparato locomotore di avere momenti di riposo attivo che gli permetteranno di evitare sovraccarichi funzionali che portano all’usura di tendini, articolazioni, ed evitando problematiche muscolari (strappi, contratture, tensioni in generale). Prendendo l’esempio della corsa che è una delle attività più traumatiche ad alto impatto, alternare un giorno di corsa e uno di nuoto o bici, è l’ideale, in questo modo ci si allena tutti i giorni, ma facendo

riposare determinati distretti muscolari e tendini sollecitati nella corsa. - Miglior autostima e umore: inserendo diverse attività consecutive nell’arco della settimana di allenamento, permette di allenarsi tutti i giorni se lo vogliamo, con conseguente benefici per la nostra mente di sentirsi sempre carica di energia, piena di vitalità per affrontare la giornata, di avere maggior autostima per il fatto che riusciamo ad allenarci tutti giorni e verificando i notevoli risultati raggiunti. Tutti questi benefici sono scaturiti e scatenati dalla produzione di endorfine che l’attività fisica riesce a rilasciare nel nostro organismo. - Miglior peso forma: allenandosi tutti giorni, o comunque inserendo diverse attività, come la corsa, nuoto, bici, potenziamento, permette al nostro organismo di mantenere elevato il metabolismo con conseguente maggior consumo calorico nell’arco della giornata. Tutto ciò porta al risultato finale di mantenere e migliorare il proprio peso forma, ottenendo notevoli benefici sul dimagrimento e soprattutto sul mantenimento di questo stato di forma. Potremo anche permetterci di assecondare i nostri gusti alimentari, trasgredendo a volte alle regole alimentari da atleta. Una volta analizzato il perché e quali sono i benefici di integrare la nostra preparazione con il Cross Training, vediamo come sia giusto integrare queste attività .

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IRONMANÂŽ and M-DOTÂŽ are registered trademarks of World Triathlon Corporation used herein by permission

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La domanda che dobbiamo porci è quando e quanto allenarci con il nuoto, con la bici, con la corsa e il potenziamento muscolare? Come far convivere queste attivitĂ nell’arco della settimana? C’è da premettere che valutando il coefficiente di difficoltĂ e di impegno fisiologico per il nostro organismo, possiamo affermare che al primo posto c’è la corsa , poi la bici e poi il nuoto. Questo significa che se vogliamo dare uno stimolo allenante efficace con la bici e normalmente corriamo per un’ora, dovremmo ipotizzare un allenamento con la bici di almeno un paio d’ore. Per quanto concerne il nuoto invece, la fatica è molto piĂš limitata se la tecnica è ottimale ed ha una buona acquaticitĂ , mentre è piĂš accentuata per chi invece non ha una buona famigliaritĂ con l’acqua. Ăˆ ovvio che tutto dipende dalla proprie caratteristiche fisiche, genetiche e frequenza negli allenamenti. Vediamo sulla base di queste indicazioni come possiamo utilizzare le diverse discipline. Per chi corre, il nuoto lo si potrebbe utilizzare sia come seduta di scarico per le articolazioni, ridare elasticitĂ muscolare, rigenerare il nostro organismo, visto e considerato che l’acqua ha un’ottima azione rilassante e decontratturante, oppure come attivitĂ allenando aumentando un po’ intensitĂ di allenamento, sia in durata e sia in qualitĂ delle sedute. Anche la bici, la si può utilizzata come vero e proprio mezzo di allenamento, preferibilmente utilizzando la bici da corsa per non appesantire troppo la muscolatura delle gambe con un eventuale utilizzo della mountain bike; oppure di scarico se utilizzata in come day–after di un allenamento impegnativo di corsa.

ORGANIZZAZIONE SETTIMANA DI CROSS TRAINING LUN.

MAR.

MER.

GIOV.

VEN.

SAB.

Corsa lenta

Nuoto da 45’/1h00

Corsa lenta 15’00

Bici da 1h30/2h00

Corsa Lenta 15’00

Nuoto da 45’/1h00

1 ora

+

Ripetute Pianura

+

Corsa Media 10 km

di scarico

allunghi 10 x 100

Potenziamento

8/10 x 1km Ritmo

Nuoto da 45’/1h00

mt

Palestra

gara 10km

Come si può notare dalla tabella su menzionata si alternano le diverse attività durante la settimana, quindi la Corsa + Nuoto + Bici + Potenziamento, in questo modo non si inseriscono mai due sedute di corsa consecutive, ma alternate o al nuoto o alla bici o combinata con la bici. Questo schema di allenamento può essere tranquillamente organizzato per chi pratica la corsa a livello amatoriale, fino alle ultime 2 settimane di ogni

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appuntamento importante, dalla Mezza Maratona alla Maratona e per sino per un Ultramaratona. In questo modo l’organismo non sarĂ sempre sollecitato dal punto di vista muscolare, articolare, e mentale dalla corsa, ma avrĂ il modo di rigenerarsi, e cosa piĂš entusiasmante sarĂ data dalla gran capacitĂ di correre piĂš riposati, piĂš agili, piĂš veloci e piĂš a lungo. Molte volte il limite è dato dalle giornate e dal tempo a disposizione, ma

DOM. Combinato Bici 1h00 + Corsa 1h00

se decidiamo di dedicare ogni giorni agli allenamenti integrando le diverse attivitĂ , possiamo impostare tranquillamente le sedute settimanali, con uno schema che prevede diverse soluzioni in base alle nostre necessitĂ . Il consiglio è sempre quello di far passare un giorno di riposo o inserendo altre attivitĂ , tra una seduta e l’altra della corsa, come ho detto tutto ciò è importante, sia per un discorso fisico e sia mentale.

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PIATTO prima della GARA?

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x nazionale di canottaggio, ha raggiunto l’apice nel 2009, stagione in cui si è laureata campionessa italiana nella categoria pesi leggeri. Laureata in Scienze Motorie, in seguito si è specializzata in Scienza dello Sport, oltre a diventare dottore di ricerca in Attività Fisica e Sport presso l’Università degli Studi di Milano. Attualmente riveste il ruolo di responsabile “Nutrition Center” di Enervit.

di Elena Casiraghi

Molti atleti prima della gara o dell’allenamento, sia nelle 2-3 ore prima sia nei minuti imminenti la partenza, assumono alimenti ricchi di carboidrati, con la convinzione che ciò possa aumentare le scorte di energia e migliorare la prestazione. In realtà, l’aumento delle scorte di carboidrati nell’organismo (che sono stipate nel fegato e muscoli) e il vantaggio prestativo possono esistere soltanto se vengono scelti i carboidrati adeguati. Infatti, si deve tenere presente che, come conseguenza dell’assunzione di carboidrati, ci possono essere anche possibili effetti

negativi sulla successiva prestazione; questo avviene soprattutto se si assumono molti carboidrati ad alto indice glicemico, ovvero quegli alimenti che vengono assimilati velocemente dall’organismo (come ad esempio pasta, pane, fette biscottate, succhi di frutta, biscotti). INDICE GLICEMICO E PERFORMANCE L’indice glicemico fa riferimento all’entità della salita della glicemia dopo l’assunzione di un cibo. È senz’altro un grave errore assumere molti carboidrati ad alto indice glicemico prima

di una gara, specie se si tratta di una gara di lunga durata o di endurance, come nel caso del triathlon o dell’Ironman. La scelta di questi cibi provoca l’innalzamento dei livelli di insulina nel sangue (ormone che “assorbe” lo zucchero presente nel circolo sanguigno); ciò inibisce il consumo dei grassi che, come si sa, sono il carburante fondamentale per questo tipo di gare. Quanto più elevato è il livello di insulina, tanto minore è, dunque, la possibilità che il grasso venga rilasciato per essere bruciato e fornire l’energia derivante, utilizzata come benzina per il motore umano; i muscoli, perciò, ne

Prima delle competizioni può essere utile assumere carboidrati, a patto però che non determinino un notevole innalzamento dei tassi di insulina nel sangue - come succede invece quando si prendono molti carboidrati ad alto indice glicemico.

Un livello elevato di insulina nel sangue, infatti, impedisce l’utilizzo dei grassi da parte dei muscoli e porta ad un precoce esaurimento delle scorte di energia, con possibile insorgenza di una crisi. Prima delle competizioni (specie di quelle che durano almeno 80 min) è dunque un

errore assumere cibi ricchi di quei carboidrati che vengono digeriti e assorbiti velocemente (come il riso, il pane, le fette biscottate, i biscotti, il miele…) e va data la preferenza ai carboidrati a basso indice glicemico.

Elena Casiraghi elenacasiraghi@webtriatlhon.com

possono utilizzare una minore quantità come fonte di energia e devono ricorrere all’uso di una maggiore quantità di carboidrati.

Nella prima fase dello sforzo, si può anche verificare un abbassamento notevole della glicemia a causa della combinazione

dell’aumentato utilizzo del glucosio da parte dei muscoli (a sua volta causata proprio dal fatto che essi non hanno la possibilità di ricorrere anche agli acidi grassi liberi) e della ridotta messa in circolo di glucosio da parte del fegato, anch’essa determinata dagli alti livelli di insulina. L’assunzione di carboidrati a basso indice glicemico prima di una gara, al contrario, può costituire un vantaggio per il fatto che nella produzione di energia è maggiore il contributo dei grassi; si ha così un risparmio di glicogeno e la possibilità di poterlo utilizzare più a lungo durante lo sforzo. In altre parole, se all’inizio di un impegno prolungato (prova di triathlon, di maratona, di marcia, di sci di fondo, di ciclismo su strada…), i muscoli utilizzano fin dall’inizio una corretta miscela di carboidrati e di grassi, l’impiego del glicogeno (ovvero delle riserve di energia presenti nei muscoli e nel fegato) può essere distribuito lungo tutta la durata della gara.

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Se, al contrario, proprio a causa dell’assunzione di molti alimenti ad alto indice glicemico e del conseguente innalzamento dell’insulina, il consumo di carboidrati per ogni minuto è eccessivo fin dall’inizio, ci può essere l’esaurimento delle scorte (glicogeno muscolare ed epatico), specie nelle gare che durano almeno 80 minuti. In pratica, nelle decine di minuti o nelle 2-3 ore che precedono la competizione, bisogna stare molto attenti alla scelta dei carboidrati, consumando non più di poche decine di grammi di cibi contenenti carboidrati ad alto indice

glicemico (Tabella 1), sia quando si faccia riferimento a quelli che si consumano abitualmente nella prima colazione (pane, fette biscottate, miele, marmellata, biscotti, torte, cereali…), sia anche ad altri, tipici del pranzo o della cena (pane, pasta, riso…), ma che vengono spesso assunti nella prima mattinata da certi atleti quando la gara si svolge di mattina (riso, patate…). Anche di quei carboidrati ad alto indice glicemico che si trovano abitualmente negli integratori (glucosio, maltodestrine, saccarosio), non se ne possono assumere se non quantità modeste.

Quali sono, allora, i carboidrati da preferire prima di una competizione? Fra i cibi, certamente non vanno bene anche se sono a basso indice glicemico i vari tipi di verdura e, al di sopra di una ridotta quantità, di frutta, sia per la lunga permanenza di essi nello stomaco, sia per i problemi gastrointestinali che possono derivare dalle fibre assunte prima della gara. Per quest’ultimo motivo non vanno bene neppure i cereali integrali (oltre che per il loro elevato indice glicemico). Si possono prendere lo yogurt bianco-magro con poca frutta, così come i prodotti della Zona. I più indicati sono gli zuccheri che hanno, al tempo stesso, un veloce transito gastrico e – per il fatto che vengono assorbiti in maniera modulata – un basso indice glicemico. I migliori sono l’isomaltulosio e il fruttosio.

Tenendo conto delle caratteristiche di questi carboidrati, le scelte da fare sono diverse da situazione a situazione Prima dello sport: vanno senz’altro preferiti i carboidrati a basso indice glicemico, come il fruttosio e l’isomaltulosio. Essi, fra l’altro, hanno un’ottima velocità di transito gastrico e, dunque, possono essere assunti anche poche decine di minuti prima della competizione senza creare di solito disturbi soggettivi evidenti; ma – essendo assorbiti più lentamente a livello intestinale – assicurano un apporto di carboidrati diluito nel tempo, senza inibire il consumo dei grassi. Durante lo sport: anche in questo caso vanno preferiti i carboidrati a transito gastrico più veloce e, dunque, le maltodestrine vanno meglio del glucosio. Per sfruttare il fatto che i trasportatori del glucosio (che è stato assunto

come tale o che deriva dalle maltodestrine) è diverso da quello del fruttosio, di modo che nel sangue possano arrivare più carboidrati per ogni minuto, si tende a ritenere che la miscela più adatta sia quella costituita da maltodestrine e fruttosio

Dopo lo spor t: nelle decine di minuti immediatamente successivi all’attività, la scelta è bene che cada su carboidrati ad alto indice glicemico, come il glucosio, il saccarosio e le maltodestrine.

VALORE INDICE GLICEMICO

ALIMENTO

15

Broccoli, finocchi, insalata, spinaci,

I carboiodrati per gli atleti

zucchine 18

Soia

19

Yoghurt bianco

23

Fruttosio, ciliegie, orzo perlato

30

Legumi

32

Albicocca

34

Latte scremato

38

Pera

39

Mela

41

Ravioli

44

Pesca

46

Arancia

48

Uva

49

Piselli freschi

54

Succo d’arancia

56

Banana

57

Pasta al dente

58

Biscotti da the

59

Patate bollite

60

Riso in bianco

63

Gelato

66

Biscotti di pasta frolla

67

Zucchero da cucina (saccarosio)

80

69

Gnocchi

73

Pane bianco

76

Miele

78

Patate fritte

80

Wafer

88

Patate al forno

100

Glucosio

GLUCOSIO - E’ detto anche destrosio. E’ la forma più comune di carboidrato che passa dall’intestino al sangue dopo la digestione; è una delle principali fonti energetiche per l’organismo. Dopo l’assorbimento a livello intestinale, il glucosio - entrato nel sangue viene in buona parte accumulato nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno; una parte diventa grasso. Ha il più alto indice glicemico (100) e transita dallo stomaco meno velocemente del fruttosio, dell’isomaltulosio e delle maltodestrine. FRUTTOSIO – E’ lo zucchero naturalmente presente nella frutta, nel miele e in altri alimenti di origine vegetale. Ha un transito gastrico veloce, un assorbimento intestinale modulato (attraverso un trasportatore diverso da quello del glucosio), un indice glicemico molto basso (23) e una risposta insulinica bassa, la qual cosa favorisce il consumo di grassi da parte dei muscoli. Quando arriva nel sangue, va nel fegato, dove viene trasformato in glucosio ed è in gran parte immagazzinato sotto forma di glicogeno. SACCAROSIO – E’ il normale zucchero bianco che si usa al bar e in cucina. E’ un disaccaride, essendo costituito da una molecola di glucosio e da una di

fruttosio. La sua digestione (ossia la rottura del legame fra le due molecole elementari) è molto rapida, così come l’assorbimento dei due monosaccaridi che si formano. Ha un indice glicemico di 67 e determina un significativo innalzamento dell’insulinemia. MALTODESTRINE – Sono catene di glucosio. Ha un transito gastrico più veloce di quello del glucosio o del saccarosio. Gli enzimi digestivi le scindono molto rapidamente nelle molecole elementari di glucosio. Le maltodestrine hanno un indice glicemico molto alto, vicinissimo a quello del glucosio. ISOMALTULOSIO - E’ uno zucchero che si trova in natura (per esempio nel miele e nello zucchero di canna), sia pure in piccole quantità; è formato da una molecola di glucosio e una di fruttosio come il saccarosio, ma da esso differisce per il tipo differente di legame tra queste molecole. Ciò fa sì che gli enzimi digestivi impieghino un tempo molto più lungo a scinderlo e, di conseguenza, la velocità di assorbimento sia bassa, pari ad un quinto di quella del saccarosio.

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