Lezione 5 reazione ag ab ab caldi e freddi

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Le reazioni antigene - anticorpo


• La capacità di rilevare le reazioni Ag-Ab è l’elemento fondante della immunoematologia

• La reazione Ag-Ab nella sierologia dei gruppi sanguigni può dar luogo a: • agglutinazione • emolisi • precipitazione


Emolisi 1 • Rottura dei GR con conseguente rilascio dell’emoglobina • In vitro, l’emolisi Ab-mediata dipende dall’attività del complemento (unità di attacco alla membrana)

• Non c’è emolisi se: • l’Ag e Ab interagiscono in un siero che manca di complemento • o se nel plasma l’anticoagulante ha chelato i cationi di Calcio e Magnesio necessari per l’attivazione del complemento


Emolisi 2 • Nei test per il rilievo degli Ab anti-eritrocitari, l’emolisi è un risultato positivo in quanto dimostra l’unione dell’Ag con l’Ab con l’attivazione della cascata complementare • Un sopranatante rosato in un test con il siero ed i GR è un’osservazione importante che può indicare l’avvenuta reazione tra l’Ag e l’Ab • Ab che sono emolitici in vitro: • anti-Vel

• anti-Lea • anti-Jka


Precipitazione • Formazione di un complesso insolubile, solitamente visibile, che viene originato dalla reazione di un Ab solubile con un Ag solubile • La precipitazione del complesso Ag-Ab richiede che entrambi siano presenti in proporzioni ottimali • Se l’Ab è presente in eccesso, restano disponibili troppo pochi siti antigenici per legare a ponte le molecole e la struttura reticolare non viene formata


Agglutinazione


Agglutinazione 1 • Aggregazione mediata da anticorpi, di particelle che presentano il relativo Ag sulla loro superficie • L’agglutinazione dei GR avviene perché le molecole degli Ab si legano ai determinanti antigenici dei GR adiacenti, legandoli tra di loro a formare un aggregato visibile • E’ il risultato finale della maggior parte degli esami di immunoematologia


Agglutinazione 2 • In alcuni casi, l’Ab colma direttamente la distanza tra i GR adiacenti • In altri casi invece, le molecole di Ab si legano agli eritrociti ma non li agglutinano. Si rende quindi necessaria una fase aggiuntiva per indurre un’agglutinazione visibile


Agglutinazione 3 • E’ una reazione chimica REVERSIBILE che

avviene in 2 fasi: • SENSIBILIZZAZIONE: attacco dell’Ab all’Ag sulla membrana del GR • formazione dei ponti tra gli eritrociti sensibilizzati per creare il reticolo che costituisce l’agglutinazione • Diversi elementi sono in grado di agire sulle due fasi per potenziare o ridurre l’agglutinazione


Agglutinazione: fase 1, sensibilizzazione • Al principio, l’Ag e l’Ab devono avvicinarsi e interagire in un’idonea relazione spaziale • Elementi che possono aumentare la probabilità che l’Ag e l’Ab si leghino: • centrifugazione • agitazione • modificando le concentrazioni di entrambi


• l’Ab e l’Ag devono adattarsi l’un l’altro in modo complementare sia dal punto di vista strutturale (sterico) sia chimico • affinché avvenga la sensibilizzazione, si deve formare un legame chimico non covalente tra l’Ag e l’Ab • Le forze che tengono uniti Ag e Ab sono deboli e attive solo a brevissima distanza Tratto da Technical Manual AABB 15th Edition


Sensibilizzazione: legami chimici • i legami Ag-Ab sono reversibili e legami casuali si creano e si spezzano continuamente, fino a quando non si raggiunge uno stato di equilibrio • Tipi di legame: • legami idrogeno • legami idrofobici • legami elettrostatici o ionici • forze di Van der Waals

• i differenti tipi di legame hanno diverse caratteristiche termodinamiche


Caratteristiche termodinamiche dei legami Ag-Ab • i legami possono essere esotermici o endotermici • le caratteristiche termodinamiche possono alterare i fenomeni sierologici rilevati in un test • Gli Ag glicidici tendono a formare legami idrogeno ESOTERMICI con l’Ag, sicché i legami sono più stabili a basse temperature • I legami idrofobici tipici dei legami tra Ab e Ag proteici sono ENDOTERMICI, pertanto più forti a temperature più elevate


Costante di equilibrio dell’Ab 1 • la costante di equilibrio (o di affinità) K0 di una reazione è determinata dalle velocità relative di associazione o dissociazione • per ogni reazione Ag-Ab la K0varia. Essa riflette il grado con il quale un Ab e un Ag si ASSOCIANO e si legano uno all’altro e la velocità della reazione • Più elevato il valore di K0 migliore l’associazione • quando K0 è elevata, la reazione avviene più velocemente ed è dissociabile con più difficoltà; ne consegue che questi Ab avranno una maggiore rilevanza clinica • Il grado di conformità tra Ag e Ab è influenzato dal tipo di legami predominanti


Costante di equilibrio dell’Ab 2 • I legami idrofobici sono solitamente associati a

valori più elevati di K0 rispetto ai legami idrogeno • La K0 è influenzata da condizioni fisiche come la temperatura, il pH, la forza ionica del mezzo di sospensione e naturalmente, alle concentrazioni di Ag e Ab • Nei test di laboratorio che utilizzano come risultato finale l’agglutinazione, la modifica delle condizioni fisiche del sistema può incrementare o ridurre la sensibilità


Costante di equilibrio dell’Ab 3 • La reazione Ag-Ab è reversibile e può essere descritta con la seguente formula: K1 Ab+Ag K2 AbAg • a equilibrio raggiunto, la costante di equilibrio K è definita con: [K1] [AbAg] = = K [Ab]X[Ag] [K2]

[AbAg] [Ab]

= K[Ag]


Costante di equilibrio dell’Ab 4 • Più elevata la costante di equilibrio, maggiore sarà la

quantità di Ab che si legherà all’Ag (nella condizione di equilibrio) • La K di un Ab può essere considerata come una misura della bontà dell’incastro tra l’Ab ed il suo Ag corrispondente • la K dipende anche dal tipo di legame: idrofobici danno origine a maggiori affinità dei legami idrogeno • quando K è elevata, il legame AgAb generalmente sarà più saldo e si romperà con maggiore difficoltà



Fattori che influenzano la reazione Ag-Ab: la temperatura 1 • la maggior parte degli Ab contro Ag ematici reagisce in un range di temperatura ristretto • Gli Ab che reagiscono in maniera ottimale a temperature tra 4°-25°C vengono chiamati Ab ‘freddi’ • Quelli che reagiscono tra 30° e 37°C sono Ab ‘caldi’ • gli Ab che reagiscono in vitro solo a temperature < 30°C raramente provocano la lisi delle emazie trasfuse positive per l’Ag corrispondente e quindi considerati clinicamente non significativi • Molti Ab freddi sono IgM • Nella maggior parte dei casi gli Ab caldi sono IgG


Fattori che influenzano la reazione Ag-Ab: la temperatura 2 • Non è la classe anticorpale a determinare la

temperatura di reazione dell’Ab ed il suo significato clinico • la temperatura di reazione è influenzata dal tipo di reazione e la natura chimica dell’Ag • gli Ag glicidici sono con maggior frequenza associati con gli Ab freddi • gli Ag proteici sono con maggior frequenza associati con Ab caldi


Fattori che influenzano la reazione Ag-Ab: Il pH • I cambiamenti di pH possono influenzare i legami

elettrostatici • Si presume che per la maggior parte degli Ab importanti in immunoematologia, il pH fisiologico sia quello ottimale • In alcuni casi è noto il pH ottimale: ad esempio l’anti-M reagisce meglio a pH più bassi • Per la maggior parte dei test di routine, andrebbe utilizzato un pH attorno a 7.0


Fattori che influenzano la reazione Ag-Ab: Il tempo di incubazione • il tempo necessario per raggiungere l’equilibrio è

diverso per i diversi anticorpi gruppoematici • Variabili: temperatura, classe Ig, specifiche interazioni tra la configurazione dell’Ag e l’Ab, l’uso di agenti potenzianti • per un sistema in salina in cui si utilizza un siero antiglobulina per dimostrare l’adesione di un Ab, tempi di incubazione tra 30 e 60 minuti sono adeguati • il tempo di incubazione a 37°C può essere ridotto a 1015 min se si utilizza una soluzione a bassa forza ionica (LISS)


Fattori che influenzano la reazione Ag-Ab: la forza ionica • In una soluzione salina standard, gli ioni Na e Cl

neutralizzano parzialmente le cariche opposte presenti su Ag e Ab • Questo ostacola l’associazione tra Ag e Ab • Abbassando la forza ionica della soluzione in cui avviene la reazione, l’effetto ostacolo può essere superato e l’attrazione elettrostatica incrementata • Riducendo la concentrazione salina siero-cellule viene aumentata la velocità con cui gli Ag e Ab si incontrano e può essere aumentata la quantità di Ab legato


Fattori che influenzano la reazione Ag-Ab: concentrazioni relative di Ag e Ab • un eccesso di Ag dovrebbe portare ad un incremento

della quantità di Ab adeso; ciò è favorevole per gli assorbimenti • Per la maggior parte dei test, un eccesso di Ag riduce il numero di molecole di Ab fissate ad ogni GR, limitando la loro capacità di agglutinare • E’ preferibile un eccesso di Ab • Standard: 2 gocce di siero + 1 goccia di sospenzione dal 2 al 5% di GR • se l’Ab è debolmente reattivo, l’aumento della quantità di Ab può migliorare la sensibilità del test


Agglutinazione: fase 2, creazione dei ponti tra i GR • Dopo l’adesione degli Ab agli Ag sulla superficie dei GR (sensibilizzazione), i GR devono essere legati in un reticolo • Il reticolo consente la visualizzazione della reazione • Fattori che influenzano la formazione del reticolo: • dimensioni e proprietà fisiche delle molecole Ab • concentrazione degli Ag su ogni GR • la distanza tra i GR

• i ponti tra gli Ab legati ai GR si producono per collisione casuale tra GR sensibilizzati


Agglutinazione: fase 2, creazione dei ponti tra i GR • in condizioni isotoniche, i GR non possono avvicinarsi ad una distanza inferiore a 50-100 Angstrom • le molecole di IgG non riescono a colmare questa distanza tra i GR e quindi determinano la sensibilizzazione senza formare il reticolo (eccezione: IgG anti A, B, M, N) • Con le molecole IgM, l’agglutinazione di verifica facilmente


Agglutinazione: fase 2, creazione dei ponti tra i GR • i GR sospesi in soluzione salina hanno una carica netta di superficie elettronegativa e di conseguenza si respingono tra di loro • le molecole elettronegative sulla membrana cellulare provocano repulsione • Metodi per ridurre la repulsione: centrifugazione, siero antiglobuline, riduzione carica elettronegativa mediante enzimi proteolitici, riduzione dello stato di idratazione atorno ai GR, introduzione di macromolecole cariche positivamente


Il test all’antiglobulina


test all’antiglobulina 1 • 1945: Coombs, Mourant e Race descrivono un test per evidenziare gli anticorpi che non producono agglutinazione • utilizza un Ab contro le globuline umane • inizialmente usato per evidenziare Ab nel siero, è stato poi usato per studiare l’adesione di Ab e complemento a GR in vivo • produce agglutinazione visibili delle emazie sensibilizzate


test all’antiglobulina 2 • Test all’antiglobulina INDIRETTO (TAI)

• usato per rilevare in vitro le reazioni tra gli eritrociti e gli Ab che sensibilizzano ma NON agglutinano i GR con Ag corrispondenti

• Test all’antiglobulina DIRETTO (TAD) • per lo studio della sensibilizzazione in vivo dei globuli rossi


test all’antiglobulina 3 Principi del test • tutte le molecole anticorpali sono globuline • se inoculiamo un animale da laboratorio con globuline umane, il suo sistema immunitario produrrà anticorpi specifici anti-globuline • il siero che reagisce contro le globuline umane viene chiamato AHG (anti human globulin) • l’AHG può reagire contro immunoglobuline oppure componenti del complemento • attualmente si impiegano ibridomi per produrre AHG


Test all’antiglobulina 4: Principi del test

• l’anti-IgG si lega principalmente alla porzione Fc degli Ab adesi alla superficie dei GR • I due siti Fab dell’anti-IgG formano un ponte tra cellule adiacenti rivestite di Ab, contribuendo a formare l’agglutinazione • Naturalmente i GR non sensibilizzati da anticorpi non produrranno agglutinazione

Tratto da Technical Manual AABB 15th Edition


test all’antiglobulina 5 Principi del test • L’intensità dell’agglutinazione è solitamente proporzionale alla quantità di globuline adese • Poiché oltre a reagire con le IgG adese ai GR, l’AHG reagisce anche con le IgG libere nel siero, è importante prevedere una fase di lavaggio dei GR sensibilizzati prima di aggiungere l’AHG pena il rischio di falsi negativi. Questo è indispensabile per i test in provetta • E’ prevista anche l’aggiunta finale di GR sensibilizzati (Coombs Control) per controllare l’efficacia del AHG (sempre per i test in provetta)


test all’antiglobulina DIRETTO (TAD) • Utilizzato per dimostrare il legame in vivo dei GR con anticorpi o complemento, soprattutto IgG e C3d • Utilizzo del TAD: – indagini sull’anemia emolitica autoimmune (AIHA) – emolisi indotta da farmaci – malattia emolitica del neonato – reazioni alloimmuni contro emazie recentemente trasfuse


test all’antiglobulina INDIRETTO (TAI) • il siero o plasma è incubato con GR, successivamente lavati per rimuovere globuline non-adese (provetta) • se dopo l’aggiunta di AHG si osserva agglutinazione, significa che il siero conteneva Ab specifici contro Ag presenti sui GR

• SITUAZIONE 1: siero noto, assetto antigenico dei GR ignoto. Fenotipizzazione dei GR • SITUAZIONE 2: siero (del paziente) ignoto, GR con Ag noti (pannelli). Ricerca ed identificazione Ab. • SITUAZIONE 3: siero e GR ignoti. Crossmatch.


reattivi antiglobulinici • AHG polispecifici: – utilizzati per il TAD. Contengono di norma Ab antiIgG e C3 – poiché la maggior parte degli Ab clinicamente significativi sono IgG, la principale funzione dell’AHG polispecifico è di dimostrare l’adesione dell’IgG

• AHG monospecifici: – anti-IgG, anti-C3b, anti-C3d


• agglutinazione su microcolonna -schedina di microprovette (6) - una camera di reazione ai vertici di ogni colonna per la sospensione di GR da soli oppure GR+siero - quando le cellule passano attraverso la colonna (centrifugazione) il mezzo nella colonna (gel) separa le emazie agglutinate da quelle non agglutinate sulla base della dimensione degli aggregati - non è necessario lavare le emazie

Tratto da Technical Manual AABB 15th Edition


Automazione • Attualmente sono disponibili diversi strumenti automatici per evidenziare le reazioni Ag-Ab • tutti i passaggi sono eseguiti dallo strumento, dall’aliquota al referto • tecnologie in fase solida, gel su colonna o micropiastra • identificazione dei campioni e dei reagenti mediante lettura di bar-code • il computer dello strumento viene interfacciato con il gestionale del trasfusionale per la refertazione • necessità di validare la seduta mediante CQ interni


Immunofluorescenza • permette di identificare e localizzare Ag all’interno o sulla superficie dei GR • una molecola di Ab può essere ‘marcata’ con un fluorocromo (fluoresceina, ficoeritrina) senza alterarne la specificità • l’adesione degli Ab marcati agli Ag cellulari rendono le cellule fluorescenti • gli Ab marcati possono essere utilizzati nelle procedure dirette o indirette, con la fluorescenza anziché l’agglutinazione come risultato visibile


Servizio Sanitario Regionale AZIENDA OSPEDALIERO – UNIVERSITARIA Ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione ( D.P.C.M. 8 aprile 1993) FACOLTA’DIDIMMEDICINA CHIRURGIA EDICINA EEC HIRURGIA FACOLTA'

OSPEDALI RIUNITI DI TRIESTE

dott.Vincenzo Luca Giovanni Mascaretti DIPARTIMENTO INTERAZIENDALE DI MEDICINA TRASFUSIONALE - Direttore: dott. De Angelis Servizio di Medicina Trasfusionale - Direttore: dott. De Angelis dott.Vincenzo Luca Giovanni Mascaretti

L’evoluzione della ricerca degli anticorpi irregolari Lorenzo Carlini


Cell 2

Cell 2 Cell 1


Ricerca Ab in fase liquida: procedura Dispensazione siero paziente (~ 3 gocce) Dispensazione emazie pannello 3% (1 goccia) Incubazione 37 °C x 30’ (15’ con sol. forza ionica Lavaggio/centrifugazione x3 Aggiunta siero di Coombs Centrifugazione Striscio vetrino Lettura microscopio (1 cell x volta)


Cell 11 Cell 10 Cell 9 Cell 8 Cell 7 Cell 6 Cell 5 Cell 4 Cell 3 Auto Cell 2 Cell 1


Ricerca Ab in fase liquida: Pregi Buona sensibilità Grande versatilità Poco costosa Difetti Poco standardizzata Relativamente laboriosa Non automatizzabile


Metà anni ’90:

Schedine (Agglutinazione su colonna)


Principio agglutinazione su colonna:


Principio agglutinazione su colonna:


Principio agglutinazione su colonna:


Principio agglutinazione su colonna: risultati


Principio agglutinazione su colonna: risultati

PositivitĂ : 0,5


Principio agglutinazione su colonna: risultati

PositivitĂ indeterminata:

RIPETERE


Ricerca Ab su colonna: procedura Dispensazione diluente (50 μl bliss) Dispensazione emazie pannello 3% (10 μl) Dispensazione siero/plasma Incubazione 37 °C x 15’ Centrifugazione 5’ Lettura macroscopio (fino a 2 pz. x volta o 1 pannello 11 cell con 2 schedine)


Ricerca Ab su colonna: pregi Buona/Ottima sensibilità (> vs. fase liquida) Metodo standardizzato Meno laborioso e più pulito Volumi ridotti di campioni e reattivi Interpretazione dei risultati + facile e veloce Possibilità di automazione


Ricerca Ab su colonna: difetti Metodo un po’ più rigido Metodo più costoso


Ricerca Ab su micropiastra


Ricerca Ab su micropiastra: Piastre vergini:

+ Utilizzo microquantità reattivi/campioni Pulito Automatizzabile Standardizzabile -

Scarsa sensibilità (< fase liquida)


Ricerca Ab su micropiastra:

Piastre preseminate: +

Utilizzo microquantità reattivi/campioni Pulito Automatizzabile Standardizzabile Ottima sensibilità -

Estrema specificità (solo vs. Ig G)


Ricerca Ab su colonna:automazione Fine anni ’90: Dispensatore/incubatore Estate 2005: Sistema automatico Walk away Interfacciamento “Host querry”










tizio


tizio







…quando le cose si complicano…






Quindi Utilità dell’automazione se… Usata con intelligenza Tenendo presente che.. Proposta del risultato (no referto)


Sistemi di gruppo sanguigno che stimolano la produzione di anticorpi “caldi�


Anticorpi “caldi” • Sono in genere stimolati da antigeni proteici (polipeptidi) sotto diretto controllo genico – – – – – – –

(MNS) Rh Kell Kidd Duffy Lutheran Others • • • •

Chido/Rodgers Bg Xga Diego


Anticorpi diretti contro gli antigeni del sistema Kidd 1. Attivano il complemento 2. Si trovano spesso in combinazione con altri anticorpi 3. Spesso deboli, tendono ad andare sottosoglia di rilevazione nel tempo; 4. Si deteriorano durante la conservazione del campione; 5. I principali sono gli alleli codominanti Jka and Jkb 6. Anticorpi immuni IgG (MEN) 7. Possono essere esclusi SOLO con cellule omozigoti 8. Danno importanti reazioni emolitiche ritardate


Anticorpi diretto contro gli Ag del sistema Kell 20 antigeni di cui i due principali: K e k alleli codominanti Altri di rilievo Kpa, Jsa , Kpb , Jsb Frequenza fenotipi : Kk : 1/10 - kk: 9/10 - KK: 2/1000

1. Anticorpi in genere immuni 2. Effetto dose 3. Alcuni Attivano il complemento 4. Causano reazioni emolitiche trasfusionali e MEN

Dopo gli anticorpi ABO e Rh, anti-K è l’anticorpo più frequente Meno frequentemente si incontrano anticorpi anti Kpa, Jsa Anticorpi anti k, Kpb, Jsb: Molto rari Perchè? Sono antigeni ad alta frequenza (>99,8%) !


Anticorpi anti Fya e Fyb • L’antigene Duffy è una glicoproteina che funge da recettore per il Plasmodium Vivax (60% africani Fy (a-b-)

• Anti Fya e Fyb sono anticorpi immuni • Non agglutinano le cellule trattate con enzimi • Escludibili solo con cellule omozigoti • Anti-Fya Causa MEN e Reaz. Emol. Tr. • Anti-Fyb: raro e in genere poco reattivo – Presente per lo più in associazione ad altri anticorpi.


Antigeni MNSs

M & N due amminoacidi differenza

M Glicoforina A

N

RBC

U Glicoforina B

COOH e ‌..

S s

‌.5, 4, 3, 2, 1 (NH2 )

S & s solo 1 amminoacido di differenza


Anti-S anti-s ed anti-U • IgG reattive a 37oC e AHG • CLINICAMENTE SIGNIFICATIVO • Anti-S di solito NON reagisce con cellule trattate con enzimi • Anti-s ha comportamento variabile con cellule trattate con enzimi • Anticorpo immune • Escludibile con cellule omozigoti • Anti-U: reagisce con tutte le cell S+ e/o s+ • U- < 1% dei soli neri


Anticorpi anti-M anti-N • Presentano effetto dose – IgM (raramente IgG) – In genere clinicamente non significativi – Se IgG raramente implicate nella MEN – Gli antigeni M ed N sono distrutti dal trattamento enzimatico – Gli anti-M sono potenziati in ambiente acido (acidificazione)


Caratteristiche degli anticorpi MNSs Anticorpo

Classe Ig

SignificativitĂ clinica

Anti-M

IgM (rare IgG)

No

Anti-N

IgM

No

Anti-S

IgG

Si

Anti-s

IgG

Si

Anti-U

IgG

Si


Anticorpi anti-Lutheran 1.Anti-Lua Non Immune (Naturale) – Presenti componenti IgG, IgM o IgA – Reagisce bene a temp. ambiente – Per lo più clinicamente insignificante 2 Anti-Lub No HTR o HDN Agglutinazione campi misti 3. Anti-Lu3 Immune, classe IgG Reagisce a 37oC e in fase AHG • Moderata HDN e HTR • Clinicamente significativo Inseparabile da anti-Lua e anti-Lub • Fase AHG, Reagisce con tutti i GR tranne Lu (a-b-) • Si trova in fenotipi Lu (a-b-)


Anticorpi Chido/Rogers Alto titolo, Bassa avidità (HTLA) • • • • • •

Alto titolo: 1:64 o più Bassa avidità: 1+ o meno in tutte le diluizioni Agglutinazione debole e variabile. RBC Immuni: IgG, non legano il complemento NON CLINICAMENTE SIGNIFICATIVI Risoluzione: se si sospetta un HTLA anticorpo: 1) Titolare il siero del proposito: gli anticorpi HTLA hanno alto titolo (> 1:64) 2) Neutralizzare il siero del proposito con siero fresco normale : ciò rimuove l’anticorpo HTLA


Sistemi di gruppo sanguigno che stimolano la produzione di anticorpi “freddi�


Anticorpi freddi sono più spesso diretti contro gruppi e collezioni con antigeni costituiti da catene di carboidrati • I geni controllano l’espressione di un enzima che attacca lo zucchero immunodominante ad un supporto “precursore” presente sulla membrana del globulo rosso. – – – –

ABO Ii Lewis P e Globoside Collection


Collezione Globoside • Presenti due antigeni principali: Pk (raro) e P : • nel fenotipo P1 sono presenti due antigeni P1 e P (Simile al gruppo A1-A2) • Nel fenotipo P2 solo P

Anticorpo Anti-P1 1. Si trova nei fenotipi P2 •

Debole, a freddo

2. Anticorpo IgM reagisce bene a <25 oC • •

Non Immune (Naturally occurring) Non Clinicamente significativo

3. Aumentato dal trattamento enzimatico


Anti-P •

Anticorpo naturale nei fenotipi Pk , IgM può causare Emolisi immune • Auto Anti-P (IgG) si trova in Emoglobinuria Parossisitica a Frigore ed è noto come anticorpo di Donath–Landsteiner – Emolisina Bifasica: Lega il complemento a basse temperature e lo attiva a caldo – Si può manifestare in pazienti giovani <14 anni, dopo infezioni virali e nella sifilide terziaria.


Anticorpi del sistema P: Anti-PP1Pk (Tja) 1.

Molto significativo sul piano clinico

2.

Classe immunoglobulinica 2. IgM con componente IgG. Ampio spettro termico, attiva il C’ Non-RBC Immune 3. Non richiede stimolo trasfusionale

3. 4.

Si trova solo nel fenotipo amorfo p piccolo

1. HTR, HDN e aborti spontanei frequenti

4. Separabili specificitĂ anti-P, antiP1 e anti-Pk. Reagisce con tutte le cellule eccetto p phenotype


Antigeni Lewis • Solubili e riscontrabili nei liquidi biologici • Adsorbiti sui globuli rossi

La sostanza Lewis aderisce reversibilmente al GR e ne costituisce un antigene

RBC Sostanza Le nel plasma

Le geni


SIGNIFICATO CLINICO DEL SISTEMA LEWIS • •

In genere NATURALI (non Immuni) nei soggetti Le(a-b-) Non implicato in HDN – Gli Ag Lewis non sono ancora adsorbiti sulla membrana dei GR dei neonati – Possono essere rilevati all’inzio di una gravidanza quando le donne possono diventare temporaneamente Le(a-b-) – Molti Abs Lewis Abs sono IgM: agglutinano direttamente a TA Reazioni trasfusionali possibili ma rare: in genere non significativi – Gli Ag Lewis nel plasma dei donatori possono neutralizzare alcuni Abs Lewis del ricevente – Gli Ag Lewis sulle cellule dei donatori possono disassociarsi La più parte dei riceventi con Abs Lewis Abs può ricevere emazie Lewis positive


Collezione di Gruppo Ii • Stesso olisaccaride degli antigeni A-B-H ma una porzione più interna • antigene i, non ramificato è presente sulle emazie del neonato (cordonale) • antigene I, ramificato , si forma durante I primi 2 anni di vita


Anticorpi Anti-I 1. 2. 3.

Non-immune Frequente autoanticorpo. IgM a freddo. NON CLINICAMENTE SIGNIFICATIVO Reagisce con quasi tutte le emazie di adulto –

4. 5.

Quale reattività con le cellule cordonali ?

Reattività aumentata con cellule trattate con enzima Autoanti-I “Benigni” (presenti a tit. < 1:64) –

Diffusi. Reagiscono a temperatura ambiente e possono essere evidenziati in fase antiglobulinica usando antisieri

polispecifici (C) –

Le tecniche di preriscaldamento riducono o rimuovono la reazione, quelle di raffreddamento la potenziano.


Anticorpi anti-I 1. 2. 3. 4. 5.

1.

Anti-I Patologici Più ampio spettro termico di reattività ed alto titolo Implicati in malattia emolitica da anticorpi freddi Può essere secondaria a infezione da Mycoplasma pnuemoniae. Possono essere associati a malattia linfoproliferativa ( IgM monoclonale) Possono mascherare allo-anticorpi clinicamente significativi: panagglutinazione con autocontrollo positivo Anti-IH Sono stati identificati nel siero di fenotipi A1 (reagiscono di più con emazie 0)


Anticorpi Anti-i • Reagiscono di preferenza con cellule cordonali e a 4oC • Non immuni • Potenti auto-anti-i a seguito di Mononucleosi Infettiva. – Transitori: presenti solo nella fase della malattia


Per saperne di più - AABB Technical Manual. 15th edition 2005. - M. Murphy - D. Pamphilon eds. Practical Transfusion Medicine. Blackwell 2001

- Massimo La Raja. http://immunoematologia.blogspot.com/2009/03/proce sso-trasfusionale-prova.html - Si ringrazia il Dr. Lorenzo Carlini per l’autorizzazione all’utilizzo delle proprie diapositive


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