In Viaggio nel Novarese #1_2021

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In Viaggio nel Novarese Percorsi turistici e curiosità


In Viaggio nel Novarese

Sommario

Redazione progetto editoriale ATL della Provincia di Novara

Presentazione 5

Grafica Full Print Srl Foto Archivio ATL della Provincia di Novara. Federico Barra, Franco Voglino e Annalisa Porporato, Isabella Bisiacchi, Mariano Spinelli, Antonella Sebastiani, Giovanni Malgherini, Marta Marcomini. Illustrazioni Marina Cremonini, Gabriele Genini, Andrea Longhi. Copertina Cupola della Basilica di San Gaudenzio, Novara. Foto di Carlo Sguazzini.

Itinerari d’arte nel Novarese Itinerario Antonelliano 6 Bellinzago Novarese: Chiesa di San Clemente e casa parrocchiale 7 Asilo infantile 9 Boca: Santuario del SS. Crocifisso 11

Passeggiate in famiglia nel Novarese Parco del Ticino - Bosco del Ticinetto

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In bici nel Novarese Lungo la Roggia Mora e l’Agogna nelle Colline Novaresi

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I Musei del Novarese Cureggio: TAM - Spazio Multimediale sul Tardo Antico e il Medioevo

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#ilmionovarese Le vostre foto del nostro Novarese più bello!

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Il gusto del Novarese Cannelloni alla Camerese 24


Presentazione Nell’ottica di estendere la conoscenza del Novarese ai turisti, ai visitatori ma anche agli abitanti del nostro territorio, l’Agenzia Turistica Locale della Provincia di Novara realizza un nuovo progetto editoriale di divulgazione online, che possa suscitare curiosità e desiderio di conoscere e approfondire non solo il nostro patrimonio storico, artistico, naturalistico, ma anche aneddoti, prodotti tipici, proposte e itinerari per tutti. Trovi qui piccole rubriche dedicate ogni volta ad argomenti diversi su tematiche specifiche: • il cicloturismo e gli itinerari, con percorsi sempre diversi, elaborati con l’aiuto dell’Associazione Amici della Bici di Novara (FIAB); • la cucina tipica, con una ricetta elaborata da chef e blogger del territorio e non solo, che abbia la particolarità di utilizzare i prodotti del Novarese (riso, gorgonzola, salumi, dolci, vino e miele) al fine di sostenere un consumo alimentare più consapevole, il ritorno a cibi semplici, favorire l’acquisto a km0 e promuovere la cultura e la ricerca della materia prima di qualità, tutelando il “made in Novara”; • arte, storia e architettura, con focus su monumenti, palazzi, chiese e oratori, castelli e giardini storici, siti di interesse archeologico, musei e collezioni, che possano essere visitati o di facile accesso per il turista; • le passeggiate studiate appositamente per famiglie con bambini nella natura e nelle aree verdi, nelle oasi e nei parchi, per conoscere le diverse specie di flora e di fauna e tutto ciò che rende il nostro territorio uno dei più “green” d’Italia; • #ilmionovarese è la sezione dedicata ai nostri follower, che sono invitati a condividere immagini del nostro territorio sui social; • eventi e manifestazioni: da fine giugno prende avvio l’Estate Novarese, con un fitto calendario di eventi, concerti, presentazioni con autori, tutti consultabili e in continuo aggiornamento sul sito http://a-novara.it; altre iniziative potranno invece essere consultate sempre sul nostro sito www.turismonovara.it. Invitiamo i Comuni, le Associazioni, le Pro Loco a inviarci tutte le loro iniziative di carattere turistico, in modo che il sito sia il più completo e aggiornato possibile. Fotografie, disegni e immagini faranno da corredo a tutte le rubriche della rivista. Non mi resta che augurarvi una buona lettura del nostro magazine, affinché possa darvi suggerimenti e spunti di visita e vi faccia amare ancora di più il nostro bel Novarese. La Presidente Maria Rosa Fagnoni 4


Itinerari d’arte nel Novarese Itinerario Antonelliano Alessandro Antonelli nasce a Ghemme nel 1798 e viene considerato con Guarino Guarini (1624-1683) e Filippo Juvarra (1678-1736) uno dei tre architetti che nel corso di tre secoli hanno lasciato un’impronta indelebile della propria creatività in Piemonte. È attraverso la narrazione di storie, la lettura di documenti e lettere, l’osservazione di disegni e progetti che emerge la figura di una personalità unica che sapeva unire l’estetica della perfezione classica alla sperimentazione tecnica. Geniale nelle intuizioni, dalla volontà di ferro, scrupoloso in ogni dettaglio delle sue opere, di cui seguiva personalmente l’avanzamento dei lavori, era attratto sopra ogni altra cosa dalle altezze, una tensione continua verso il cielo come ben testimonia l’opera novarese sua più famosa, la Cupola di San Gaudenzio. Fu un precursore per le soluzioni costruttive scelte e un perfezionista per la realizzazione delle sue architetture che venivano modellate e rimodellate per arrivare al suo progetto ideale. Nell’ammirare tutte le sue opere ci colpiscono quattro elementi essenziali: la potenza e l’eleganza dello stile, ma anche la volontà e la tenacia che hanno sorretto Antonelli nel perseguire con ostinazione le sue intuizioni ingegneristiche. È nella sua provincia natia che ha lasciato le testimonianze di tutto il suo genio e delle molteplici competenze: edifici civili, monumenti religiosi, architettura pubblica e privata, urbanistica e piani regolatori tracciano un ampio Itinerario Antonelliano che, toccando nove comuni tra cui il capoluogo, si snoda dalle risaie della bassa ai declivi collinari coperti di viti, in cui l’opera dell’architetto si intreccia all’ordito della natura. Periodicamente pubblicheremo i percorsi che ci guideranno alla scoperta del personaggio e dei suoi lavoro, sapientemente descritti da storici locali, in cui troviamo dettagli inediti e a volte curiosi, illustrati dai disegni di Marina Cremonini, Gabriele Genini, Andrea Longhi e Bruno Testa, che hanno saputo raccontare questo insolito e originale itinerario turistico.

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Bellinzago Novarese: Chiesa di San Clemente e casa parrocchiale L’attuale chiesa parrocchiale di Bellinzago Novarese, dedicata a San Clemente, fu eretta nella prima metà dell’Ottocento su progetto dell’architetto Alessandro Antonelli, che venne chiamato per interessamento dell’allora prevosto, Don Serafino Bellini. I lavori presero avvio nel 1837 con una cerimonia durante la quale l’architetto pose la prima pietra. Lo scopo era quello di ampliare la preesistente chiesa cinquecentesca, ormai inadeguata alle esigenze della popolazione. Questa, che era stata consacrata da monsignor Bascapè nel 1595, sorgeva a sua volta su un edificio preesistente, documentato nelle Consignationes del 1347. Quello ottocentesco era dunque il terzo fabbricato. La navata centrale del 1595 non fu toccata; Antonelli costruì le navate laterali e una crociera sormontata dalla cupola. Non toccò neppure il campanile: mantenne quello del 1754, che era stato rialzato nel 1827. Anche la facciata non venne

modificata e rimase quella barocca fino al 1931, quando venne restaurata dall’architetto Giovanni Lazanio, mentre era prevosto don Adolfo Cremona. Vi sono collocate nove statue alte due metri e mezzo: Santa Cristina, Sant’Adolfo, l’Ausiliatrice, San Grato, San Clemente, San Francesco d’Assisi, San Giovanni Bosco, San Pacifico, Santa Teresa del Bambin Gesù. Al centro della facciata si trova la vetrata del prof. Antonio Siletti di Torino, sempre del 1931, composta da tre pannelli, di cui uno centrale raffigurante l’Ostensorio e due laterali con Angeli in adorazione. La consacrazione avvenne il 17 novembre 1844 alla presenza del Vescovo Gentile; la chiesa era stata addobbata con un arco trionfale con diverse iscrizioni commemorative all’ingresso, due “plaffoni” opposti ai lati del presbiterio e diversi banchi, per permettere alla gente di seguire la lunghissima funzione. La chiesa in realtà non aveva l’aspetto che l’architetto aveva immaginato, poiché nei disegni si vede che doveva essere prolungata anteriormente con l’aggiunta di


Itinerari d’arte nel Novarese

un portico esastilo e una tribuna superiore. Dove oggi ci sono gli altari laterali del Corpus Domini e dei Santini dovevano esserci due cappelle sormontate da cupolette. I lavori però non vennero eseguiti secondo progetto a causa delle difficoltà economiche della popolazione, che si era spesa al massimo per poter onorare l’impegno preso di costruire una nuova chiesa. Ai lati di questi due altari laterali vi sono le quattro statue degli Evangelisti, opera di Giuseppe Argenti su disegno dell’Antonelli (1858), che è ricordato in uno dei due busti di marmo sopraporta, sempre dell’Argenti; l’altro raffigura il prevosto Serafino Bellini. Lo Scurolo dei Santini fu aggiunto nel 1891-1892 su progetto del figlio di Antonelli, Costanzo; vi sono conservati i corpi dei Santi Martiri Pacifico e Cristina e una tela raffigurante la Vergine che dona il rosario a San Domenico di Angelo Capisani. Le decorazioni dell’edificio sono opera del pittore milanese Rodolfo Gambini, che lavorò negli stessi anni. Alla chiesa sono anche annessi l’oratorio della Confraternita del SS. Sacramento (1844) e quello della Madonna del Rosario (1878). Gli altari laterali sono otto, con le seguenti dedicazioni: Corpus Domini, con la grande tela della Cena in Emmaus, opera del rimellese Michele Cusa; Maria SS. Addolorata; San Giuseppe; Gesù Adolescente e Maria Bambina; Battistero; Immacolata; Gesù Crocifisso; Beata Vergine del Rosario. Le navate laterali furono completamente rinnovate nell’ornato e nelle pitture tra il giugno e il novembre del 1937 dal cavalier Mario Albertella, con i pittori Ugoni, Peverata, Zaffaroni, Pigozzi e con lo stuccatore Piffero. Ad Antonelli si deve anche la risistemazione della casa parrocchiale; la matrice antonelliana si riscontra soprattutto nella gestione dello spazio interno, luminoso ed ampio, e nella decorazione esterna, di gusto prettamente neoclassico.

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Asilo infantile L’Asilo Infantile De Medici, uno dei primi edifici destinati a fini educativi per fanciulli in età prescolare, fu progettato dall’Antonelli negli anni Settanta dell’Ottocento, su richiesta della comunità bellinzaghese che voleva in questo modo adempiere alle disposizioni testamentarie dell’avvocato Gabriele De Medici. Nato a Bellinzago nel 1797, ma residente a Borgo Ticino, il De Medici nel 1859 concesse il suo patrimonio per la fondazione di una struttura che secondo lui avrebbe giovato al paese natio: “Vi produrrà maggior bene che sia in potere mio fargli, attesa specialmente la condizione agricola della maggior parte degli abitanti”. Nel testamento lasciò scritto che si sarebbe dovuto provvedere alla costruzione entro quattro anni dalla morte della moglie, per la quale era previsto l’usufrutto delle sue sostanze. Nel documento viene anche specificato

che il compito di amministrare sarebbe toccato ad una commissione composta dal sindaco, dal prevosto e da tre “seniori” possidenti del paese, mentre la gestione doveva essere affidata a suore di un ordine che l’amministrazione avrebbe prescelto. Tra il 1859 e il 1872 vennero nominati i curatori, venne steso l’inventario dei beni della successione, si procedette al riconoscimento della fondazione eretta ad Ente e all’accettazione dell’eredità da parte dell’amministrazione comunale. Nel frattempo si era inoltre acquistata l’area necessaria, rispondente alle condizioni del testamento. La moglie del De Medici morì nel 1872; il 2 luglio 1873 venne concordata la vendita di un fondo a levante della casa parrocchiale, acquisto consigliato anche dall’Antonelli, che fu altresì incaricato dei progetti di costruzione.


Il 28 maggio 1876 l’Asilo Infantile De Medici venne inaugurato. Inizialmente la direzione venne affidata alle suore di San Luigi, già presenti nelle scuole di Belgirate. Nello stesso periodo però venne fondato a Piacenza il nuovo Ordine delle “Suore Figlie di Sant’Anna” per opera della R. Madre Rosa Gattorno, ora beata, ed il prevosto don Pietro Paolo Ottone, scrivendole, ottenne che nel marzo del 1879 venissero mandate le “Figlie di Santa Anna” alla direzione dell’Asilo. Le prime quattro suore giunsero nell’ottobre del 1879, seguite da altre due per l’apertura fissata per il 15 dello stesso mese. Il progetto dell’architetto Antonelli è espressione ancora oggi di una grande razionalità spaziale, che si riverbera in ogni settore in maniera funzionale. La struttura si impianta su una crociera equilibrata in ogni sua parte, aperta verso l’alto tramite delle cupolette che contribuiscono a rendere la costruzione luminosa e arieggiata. Il piano intermedio, riservato alle camere delle religiose, è sobrio e razionale e testimonia la seria progettazione architettonica sottesa all’edificio. Da questo ammezzato infatti le consorelle avevano una vista ampia sulla crociera, potendo in questo modo controllare il piano terra. Su questo piano è ubicata anche la Cappella privata delle suore. Essa fu benedetta dal prevosto don Pietro Paolo Ottone “colla formula prescritta dal Rituale Romano” nella prima decade del novembre 1880. In seguito la Curia Vescovile di Novara vi autorizzò la celebrazione della Santa Messa.

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Al piano superiore, che si raggiunge con una scalinata le cui alzate sono pensate in modo da facilitare la salita, è stata allestita una stanza-museo che ricorda la camera che ospitò Madre Rosa in occasione della sua venuta a Bellinzago, il 15 novembre del 1880; raggiunse la cittadina per verificare le condizioni del luogo in cui vivevano le sue figlie spirituali. A questo stesso livello è possibile godere della luminosità e della spazialità ottenute da Antonelli con la riproposizione dello schema a crociera sottostante e con diverse finestre, la cui apertura è garantita da un sistema a carrucola progettato dall’architetto. Quest’opera della maturità si può davvero considerare il “testamento architettonico” dell’illustre architetto, che in questo luogo poté adottare tutte le soluzioni formali che aveva perfezionato negli anni precedenti. Federica Mingozzi

Boca: Santuario del SS. Crocifisso Il Santuario del Santissimo Crocifisso godeva di fama miracolosa. Infatti, presso la seicentesca cappella votiva costruita su un masso roccioso, un giovane si era ripreso da una grave crisi epilettica ed il mercante Curioni si era salvato dall’assalto dai banditi che si appostavano lungo la via Traversagna. Il luogo dopo un secolo era divenuto una grande meta devozionale. Nel 1768 la cappella si ampliava a scurolo; a breve distanza al di là del torrente Strona si trovava la chiesa con un portico antistante. Dopo cinquant’anni l’affluenza dei pellegrini faceva proporre al cardinal Morozzo di realizzare un porticato coperto con affreschi della Via Crucis e si affidava il progetto al valente ingegnere Giovanni Agnelli che, nel 1820 , faceva costruire un portico attorno allo scurolo. “E mentre si attendeva di arricchire il nuovo portico con affreschi, compare un giovane di appena ventidue anni, studente d’ingegneria e di architettura a Torino, dalla intelligenza vivissima, animato da una volontà ferrea di farsi

Itinerari d’arte nel Novarese

un nome nella storia dell’arte, buttandosi pienamente nel fervore religioso che animava tutta la zona. La storia del Santuario con lui volta pagina: si apre un avvenire grandioso insieme ed incerto, seminato di gravi difficoltà e di vastissimi problemi”. A chiamarlo nel 1821 fu Andrea Rezzi, parroco di Boca e reggente del Santuario, di sua iniziativa e per aver sentito di come il giovane Antonelli stesse dimostrando la sua bravura nella chiesa parrocchiale di Maggiora. Il vescovo Morozzo, in un primo tempo contrario, acconsentì più avanti al cambio del perito. La municipalità bochese fu in parte concorde ed in parte contrariata. Il laureando Alessandro Antonelli aveva in mente un grandioso progetto, che rielaborò in più versioni a partire dal 1827 fino al 1831. Intendeva spostare il torrente Strona perché la cappella del Crocefisso avrebbe dovuto essere a sua volta trasportata all’interno di un grande scurolo, attorno


Itinerari d’arte nel novarese

capitelli nel ’48, si coprirono le navate laterali nel ’50 e tutte le colonnate interne con rifiniture nel ’58. Il coperto venne sistemato dal 1871 al 1878. Nello stesso anno l’ottuagenario Antonelli si occupò del pronao ad otto colonne corinzie con i pilastri angolari a mattoni. Non riuscì però ad ultimarlo. Toccò al figlio ingegner Costanzo portare a termine il Santuario che venne inaugurato nel 1895.

al quale si sarebbero fatti correre i portici, che poi avrebbero fiancheggiato il maestoso tempio da erigersi con dimensioni sorprendenti. La nuova chiesa in stile neoclassico era prevista a tre navate, voltata a botte, col coperto a capanna lunga quarantacinque metri, larga ventiquattro, con ventisei colonne a sostegno delle navate laterali, mentre sopra la centrale si sarebbe elevata una piccola chiesa, con ai lati due ordini di camerette destinate al clero per gli esercizi spirituali. Davanti al tempio si sarebbe eretto un pronao, con dodici colonne di mattoni rivestite di granito di Baveno, lungo oltre quaranta metri, largo ed alto oltre sedici, con accesso tramite scalinata su grande piazza. L’intero complesso sarebbe stato costruito con mattoni cotti sul posto nella fornace, aperta nel 1768 nella parte retrostante il santuario e di cui oggi sono visibili alcune tracce. Nel 1830 Antonelli apportava delle modifiche: mirava ad eliminare la vecchia cappella per far della Rotonda il vero e proprio scurolo. All’interno della basilica, il posto della chiesa settecentesca veniva quasi tutto occupato dall’abside. Il pronao diventava ottastilo, il piazzale si arricchiva di una vasca centrale con colonne e di una scala a semicerchio come cinta. Nelle diritture delle colonne laterali erano previsti due caseggiati ad uso di ricovero per i pellegrini. Nel 1831, a completamento, si aggiungeva l’erezione di una torre campanaria a candelabro di centodiciannove metri di altezza, “faro” di religiosità che si sarebbe visto da lontano. Il grandioso progetto ideato, abbozzato e disegnato sulla carta cominciò a prendere corpo nel 1822 con la demolizione dei portici innalzati dall’Agnelli e con lo spostamento del torrente. I lavori però si sospesero ben presto dando vita a quel “calvario” d’interruzioni e riprese che in zona fece dire poi “è lungo come il Santuario …”. 12

Gli amministratori bochesi e almeno una parte di popolazione s’indignarono per lo spreco dovuto all’abbattimento dell’appena costruito e chiesero la chiusura del cantiere. Il vescovo Morozzo inviò il canonico Giuseppe Andreini, nonché arciprete di Maggiora, perché mediasse, al fine di stilare un regolamento da rispettare in pieno per realizzare il Santuario antonelliano. La missione ebbe buon esito e nel 1825 sembrava si dovesse procedere al meglio. Dal 1826 al 1831 però cause su cause procrastinarono ancora i lavori: i rigori invernali, la mancanza d’acqua in periodi siccitosi, l’arrivo tardivo dei materiali. In particolare si sentiva l’assenza dell’architetto che soggiornava a Roma e, quando giungeva sporadicamente, impartiva ordini ma non lasciava disegni leggibili. In nove anni si era solo costruito il porticato semicircolare con la porta trionfale. Dal 1831 al ’35 si recuperò aggiungendo la Rotonda, l’edificio sopra il cui altare l’Antonelli intendeva portare l’immagine sacra del Crocifisso. Malgrado il permesso dell’autorità vescovile e l’imminenza della traslazione, non gli fu però consentito perché suscitò la “rivoluzione a Boca”. Antonelli, di certo a malincuore, lasciò in piedi la vecchia cappella del Crocefisso ma si confortò dedicandosi al grande tempio. Le fondamenta vennero sistemate nel vecchio alveo dello Strona. La grossa impresa esigeva una mole di lavori e finanze esose. Le critiche e le polemiche del Comune e della popolazione contro l’Amministrazione del Santuario contribuirono non poco a rallentare il processo di edificazione di per sé già non facile del luogo sacro. Un contributo venne dal nuovo direttore del Santuario don Francesco Del Boca che seppe riprendere un dialogo con i fedeli e dare significato all’opera. I lavori ripresero: nel 1845 vennero innalzate le mura perimetrali, si alzarono le colonne fino all’attacco dei

La storia del Santuario nel tempo unì ancora il miracoloso Crocifisso all’ardimentoso Architetto. Il 30 agosto 1907 alle tre del pomeriggio si verificò il crollo di nove delle dodici campate della parte destra della basilica. Gli stuccatori, allertati da un sacerdote, si salvarono. Fortunatamente i soldati, attesi quel pomeriggio in numero consistente perché impegnati sul territorio per le esercitazioni, erano in ritardo. L’ingegner Costanzo vide dalla sua casa di Maggiora il disastro e corse sul posto. Accorse anche il re Vittorio Emanuele III che si trovava a Gattico in concomitanza con le giornate di grandi manovre. L’ispettore del Genio Civile Giuseppe Gattico e la Commissione Tecnica rilevarono concause da attribuirsi alla catastrofe: lesioni dovute a folate di vento e fulmini (scatenatisi nei giorni precedenti) nel fusto di due colonne sulle quali Costanzo Antonelli stava già facendo predisporre anelli di fasciatura; cattiva disposizione delle pietre di struttura dei fusti delle colonne; pressione troppo elevata sui fusti delle colonne.

La ricostruzione non fu né facile né breve. Venne richiesta una rielaborazione che desse garanzia comprendente lo scheletro di cemento armato per la copertura, cosa non subito accettata da Antonelli che dimostrò divergenze sulle procedure e che, affiancato dagli architetti Crescentino Caselli e Stefano Molli, si dimise dalla direzione dei lavori nel 1915. Il Santuario antonelliano venne aperto al culto nel 1917 e, benché incompiuto, ha il potere di sorprendere: improvviso compare tra i boschi, poderoso nella struttura, rosso nel colore, impossibile ignorarlo. All’ingresso del grande tempio c’è l’Architetto (il busto scolpito da Giulio Milanoli) con il suo progetto in mano a confermare che il Santuario è “suo”. Fulvia Minazzoli


Passeggiate in famiglia nel Novarese

Parco del Ticino Bosco del Ticinetto Percorso rilassante ad anello tra gli ambienti del Parco del Ticino, lungo zone boscose, guadi e greti di bianchi ciottoli, per scoprire le rive del fiume Ticino. Località di partenza e di arrivo: Mulino Vecchio (150 m.) Dislivello: irrilevante Lunghezza: 4 km totali Tempo di percorrenza: 1 ora e 30 minuti totali al netto delle soste (considerate che le spiagge lungo il Ticino assorbiranno molto tempo per il gioco!) Tipologia di percorso: sterrata, sentiero Segnaletica: segni bianco/rossi Acqua: fontane assenti Periodo consigliato: tutto l’anno, anche in presenza di neve, ma non in periodi molto piovosi Come arrivare: 22 km a nord di Novara; con la SS32 si arriva a Bellinzago Novarese, quindi si imbocca Via Ticino (cartelli marrone di Mulino Vecchio) superando l’impianto di depurazione; strada terminale al Mulino Vecchio lunga 4 km dal centro di Bellinzago, dopo il canale Regina Elena la strada diventa sterrata per 1,2 km. 14

Informazioni: www.turismonovara.it; www.parcoticinolagomaggiore.com; L’itinerario: Uscendo dall’ombroso parcheggio si prende la sterrata puntando in direzione del Mulino Vecchio. Poco prima di raggiungerlo si imbocca la sterrata a destra che porta a costeggiare il piccolo laghetto, offrendo la vista più bella sull’edificio. Proprio all’altezza del Mulino, si deve ora imboccare la sterrata di nuovo a destra che si inoltra tra piacevoli boschi radi di carpini, querce e noccioli. Il bosco si fa poco alla volta più fitto e il tracciato si restringe fino a diventare sentiero. Si deve prestare molta attenzione ai segni bianco/rossi perché si trovano diverse tracce che si staccano dal sentiero principale, ma il tracciato è sempre indicato anche se a volte si deve avere un po’ l’occhio lungo e guardare al di là dei bivi per trovare i segni. Il percorso fa superare un paio di guadi solitamente in secca e poco dopo devia decisamente a destra, cominciando a seguire la riva del Ticino. In realtà il fiume è praticamente sempre invisibile e per poterlo vedere si deve deviare verso sinistra ma se si ha un poco di pazienza si arriverà a scoprirlo per bene. La vegetazione, nel frattempo, è cambiata completamente, diventando più rada e recente. Quando il sentiero devia decisamente verso destra, lo si può abbandonare provvisoriamente per andare a sinistra e raggiungere così una bella e ampia zona di spiagge formate da ciottoli bianchi dove fermarsi a costruire dighe, lanciare sassi o inventare giochi.

Ripreso il sentiero, si passa accanto ad un’area picnic con tavolini e alla Cascina Provasin. Superato il parcheggio si arriva ad un incrocio. Si deve proseguire dritti su sterrata (indicata da un cartello di divieto di accesso eccetto mezzi autorizzati). La strada passa ora piacevolmente tra bei prati aperti. Poco prima di un traliccio si prende a destra e si torna nuovamente nel bosco. La sterrata diventa vecchio asfalto e porta al parcheggio di partenza. Consigli per i baby escursionisti Facile passeggiata adatta a tutti ma non accessibile a passeggini. Con bambini che non camminano molto si può percorrere, a rovescio, il solo tratto che dal parcheggio porta alle spiagge di ciottoli. Il percorso è da evitare in caso di forti piogge poiché fa superare alcuni guadi solitamente in secca ma che potrebbero inondarsi improvvisamente. Per saperne di più: Il Mulino Vecchio L’edifico attuale è del XVIII secolo ma già nel XV secolo vi era una struttura destinata alla macinatura dei cereali, sfruttando le acque della Roggia Molinara. Oggi è stato completamente restaurato con la sala delle macine ed il forno per il pane, ospita il Centro Regionale di Educazione Ambientale, proponendo attività didattiche per le scolaresche. Testi: Franco Voglino e Annalisa Porporato

Per altri suggerimenti di itinerari da fare con i bambini visita il sito www.turismonovara.it


In bici nel Novarese Lungo la Roggia Mora e l’Agogna nelle Colline Novaresi Tra Roggia Mora e torrente Agogna, attraverso colline ed ambienti della Riserva Naturale delle Baragge, seguendo l’itinerario dei vini tipici delle Colline Novaresi, ammirando borghi, ricetti e castelli medievali a Briona, Fara, Sizzano, Ghemme, Barengo, Morghengo e Castellazzo.

Km parziali

16

Km progressivi

Descrizione del percorso

0

0

Partenza da Castellazzo Novarese

4

4

Immediatamente dopo il castello girare a sinistra e seguire la sterrata che passando dalle Cascine Gorettina e San Martino raggiunge Briona

2

6

Seguendo la strada lungo la Roggia Mora si raggiunge Fara

5

11

Proseguire lungo la Roggia Mora e raggiungere Sizzano

4,5

15,5

In paese seguire la Roggia Mora per 800mt, girare poi a sinistra sull’ultima strada dell’abitato e dopo 600mt immettersi a destra sulla sterrata che entra in Ghemme

6,5

22

Attraversare il paese, uscire dalla tangenziale ed immettersi, girando a destra (per Cavaglio) sulla SP22 che sale fino alle Cascine Strona e passando tra i vigneti, scendi poi a Cavaglio. (tratto con 2km di salita con pendenza del 7% e 1,5km di discesa con pendenza dell’8-9%)

1,5

23,5

Dopo la discesa svoltare a destra e stando sulla strada alta si arriva a Cavaglietto

3,5

27

Prendere a destra la SP21 e seguirla fino a Barengo

2

29

Alla rotonda, subito dopo Barengo, girando a sinistra, immettersi sulla SP100 che raggiunge Agnellengo

5

34

Proseguire sempre sulla SP100 fino a Morghengo

2

36

In paese girare a destra sulla SP101 raggiungendo San Bernardino

3,5

39

Attraversare San Bernardino, dopo 1km immettersi sulla SP299; percorrerla per 1,25km (attenzione tratto ad alto traffico), girare a sinistra sulla sterrata che dalla Cascina Prati arriva, dopo 1,25km, alla Cascina Anna

1,5

41

Girare a destra, percorrere 0,5km a fianco del canale, passare sul ponticello a destra e proseguire fino alla Cascina Borghignona

2

43

Girare a sinistra sulla SP124 e raggiungere Castellazzo, punto di partenza

Percorso di 43 km circa di cui 16 circa su strada sterrata; percorso misto con saliscendi e due tratti in discreta pendenza. Il tragitto si snoda su strade secondarie o a bassa intensità di traffico automobilistico con un solo inevitabile breve passaggio su strada trafficata.

Percorso realizzato con la collaborazione di Amici della Bici – FIAB Novara.


In bici nel Novarese

Cosa vedi sul percorso Castellazzo Novarese

Sizzano

Ghemme

Rocca dei Caccia Oggi il castello si presenta come un complesso eterogeneo di edifici costruiti dal XV al XVII secolo, con annessa una chiesa privata. All’interno si erge l’imponente e maestosa rocca.

Chiesa Parrocchiale di San Vittore Una campagna di scavi archeologici ha portato alla luce sotto il pavimento i resti di un edificio civile del II secolo, su cui fu costruita la prima chiesa paleocristiana. La chiesa attuale risale al XVII secolo. Al suo interno è conservata l’epigrafe di Aucusta del 519 d.C., a testimonianza della diffusione del Cristianesimo. Il Castello-Ricetto ingloba la Parrocchiale.

Parrocchiale di Santa Maria Assunta La sua costruzione iniziò a metà del XVII secolo e fu completata a metà del Settecento. L’interno conserva pregevolissimi capolavori. Annesso alla chiesa è lo Scurolo della Beata Panacea (1864-1875), il cui progetto fu affidato ad Alessandro Antonelli, nativo di Ghemme. Castello-Ricetto Il Castello-Ricetto di Ghemme, a pianta rettangolare, fu costruito nel Medioevo per difendere le popolazioni locali da scorribande ed incursioni. Il complesso conserva ancora la sua struttura principale, con le case costruite con ciottoli di fiume e corsi di mattoni, disposte su tre piani. Diversi gli edifici che presentano finestre a sesto acuto decorate con formelle in terracotta.

Briona

Castello Da un rialzo collinare si eleva l’imponente fortezza dei secoli XV-XVI che domina con la sua mole compatta sul borgo sottostante. All’interno al piano terra si trova la galleria d’armi. La storia del castello è legata alla figura di Giovan Battista Caccia, conosciuto come il Caccetta, che ispirò Manzoni per il suo Don Rodrigo. Oratori di Sant’Alessandro, di San Bernardo (della Mora), di Sant’Antonio Le tre chiese, la prima posta all’interno del cimitero, la seconda in prossimità della Roggia Mora, la terza nella frazione San Bernardino, meritano una sosta per i preziosi cicli di affreschi che custodiscono, opera dei maestri d’arte Novarese.

Roggia Mora Ghemme è attraversata dall’antica Roggia Mora, che prende il nome da Ludovico il Moro.

Fara Novarese Chiesa di San Pietro e Paolo L’antica parrocchiale quando il paese si estendeva lungo la collina, ora è inserita nel cimitero. Di origine romanica, è arricchita da interessanti affreschi che rappresentano il ciclo dei mesi con immagini legate al mondo contadino. Chiesa Parrocchiale dei Santi Fabiano e Sebastiano Risalente al XVI secolo, fu ampliata nel corso del Seicento; al suo interno è custodito lo scurolo consacrato a San Damiano, patrono del borgo.

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Chiesa di San Grato Oggi sconsacrato, conserva ancora begli affreschi del XV secolo.


Riserva Naturale Orientata delle Baragge

In bici nel Novarese

I Musei del Novarese

e loggiato, abbondantemente ricostruito nel Novecento. Nei pressi si trova la Panchina Gigante n. 130, inserita nel circuito Big Bench Community Project.

Cureggio: TAM - Spazio Multimediale sul Tardo Antico e il Medioevo

È stata istituita nel 1992 per proteggere quest’area caratterizzata da una fitta brughiera di felci e brugo, alternata a vaste distese di prateria, che fa apparire questa zona simile alla savana africana. Offre incomparabili scenari che mutano con lo scorrere delle stagioni. Molte le specie di uccelli, sia stanziali che di passaggio.

Il TAM è un centro di documentazione e didattica dedicato alla storia del territorio novarese fra epoca Tardo Antica e Medioevo, ospitato presso Casa della Torre, un edificio del XVI secolo, completamente ristrutturato.

Cavaglio d’Agogna Parrocchiale di San Mamante Costruita nella prima metà del Settecento sui resti di un antico edificio trecentesco, al suo interno si conserva la preziosa tela del Peracino, raffigurante il Martirio di San Mamante.

Barengo Oratorio di San Rocco e Chiesa di Santa Maria di Campagna Lungo la strada che conduce al cimitero sorge l’Oratorio di San Rocco, con affreschi attribuiti alla bottega del Cagnola; nel cimitero incontriamo la Chiesa di Santa Maria che fino al 1358 ha svolto funzioni di parrocchiale, con pregevoli opere di Giovanni de Rumo.

Caltignaga Castello di Morghengo Sorto sulle rovine di un antico castello distrutto nel 1156 dai milanesi, il castello ha poi subito numerosi rimaneggiamenti, fino a diventare una dimora di campagna. Il complesso è circondato da un ampio ed elegante parco.

Il Centro TAM si presenta con una proposta didattica e di ricerca rivolta a scuole, famiglie e turisti, interessati a nuovi itinerari storico-archeologici per valorizzare e promuovere un patrimonio culturale unico, a partire dal complesso battesimale di San Giovanni. In un percorso multimediale è possibile realizzare una visita con video-proiezioni della durata di 30 minuti, oppure optare per una consultazione libera interattiva utilizzando touch screen o tablet. Nelle tre sale, allestite secondo un “viaggio” cronologico (dalla Preistoria e Protostoria, alla Romanizzazione fino al XII secolo), si trovano plastici, ricostruzioni architettoniche in 3D, video, navigazioni immersive nei battisteri e nei siti della valle dell’Agogna. Sono inoltre esposte alcune riproduzioni di importanti reperti trovati a Cureggio, corredati da pannelli e didascalie. La narrazione del percorso è affidata a tre personaggi. Si tratta di Licinia Iustina, una giovane donna romana del II secolo (la cui presenza è riferibile a due epigrafi di Cureggio), il diacono Stefano (unico personaggio di fantasia presente nella visita) e il nobile longobardo, la cui tomba è stata trovata all’ingresso del battistero di San Giovanni. Info: Piazza Cesare Battisti, 11 - Cureggio (NO) Comune tel. +39 0322.839100 (int. 6) info@tamcureggio.it @tam_cureggio

Castello e Big Bench L’imponente rocca che domina il borgo, oggi abitazione privata, ha pianta di quadrilatero irregolare con torri d’angolo 20

Chiesa di San Martino Di origine romanica, al suo interno si conservano alcuni pregevoli affreschi, tra cui una Madonna del Latte del XV secolo.


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Le vostre foto del nostro Novarese più bello!

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Novara @robypozzoli

Canale Cavour @lisa_lisa_7419

Vicolungo @giovannimalgherini

Castello di Sopramonte, Prato Sesia @stefano_1373

Badia di Dulzago, Bellinzago Novarese @susy_mezzanotte_photog

Pieve di San Martino, Gattico @itinerarium_it

Oratorio di S Martino di Breclema, Romagnano Sesia @la_mi.ky

Chiesa di Sant’Antonio, Casaleggio Novara @nicola_farise

Cerano @mischiattimarta

Oleggio @andmar88

Novara @boldrinitiziano

Tanbo Art, Tornaco @lukipedia81

Ospedale Maggiore della Carità, Novara @arrety

Roggia Mora, Ghemme @paolavallogini

Parco del Ticino, Cameri @marco.22lr

Castellazzo Novarese @marco.binotti

Casa Silva, Novara @paglia__

Trecate @annaurani74

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Il gusto del Novarese Cannelloni alla Camerese Ricetta per n. 8 persone Ingredienti • 2 cipolle • 500 g di polpa di manzo • 150 g di polpa di maiale • 150 g di cuore di vitello • 150 g di animella di vitello • 100 g di prosciutto crudo • 100 g di cervella di vitello • 200 g di polpa di pomodoro • 500 g di spinaci bolliti • 3 uova • 250 g di latte • 112,5 g di farina 00 • 200 g di Parmigiano Reggiano • 200 g di latte • 200 g di panna • sale e pepe q.b. PREPARAZIONE Per il ripieno: Tagliare a julienne le cipolle e farle appassire in una casseruola, unire le carni e rosolare; unire la polpa di pomodoro e cuocere per circa 2 ore bagnando con il brodo. A fine cottura unire gli spinaci, precedentemente sbollentati e strizzati, cuocere per altri 10 minuti per ridurre il liquido di cottura. Far raffreddare e passare il tutto al tritacarne per due volte. Per la crêpes: In una bacinella impastare con una frusta le uova con la farina e unire il latte, il sale e il pepe; fare riposare per circa 30 minuti; passare dunque il composto al mixer e con l’apposita padella formare le crêpes molto sottili. Per la salsa al Parmigiano Reggiano: In una casseruola scaldare il latte e la panna, unire il formaggio grattugiato e frullare il tutto al mixer. Per i cannelloni: Tagliare le crêpes in due, stendere il ripieno di carne su un lato aiutandosi con un sac à poche; arrotolarle ben strette e tagliarle in due parti, da adagiare su una placca da forno imburrata. Spolverizzare con il Parmigiano grattugiato e il burro fuso. Cuocere in forno a 180° per 5 minuti fino a che i cannelloni non saranno dorati; servirli con la salsa di Parmigiano. 24


Agenzia di Accoglienza e Promozione Turistica Locale della Provincia di Novara Piazza Martiri della Libertà, 3 - interno Castello - Novara tel. +39 0321 394059 - info@turismonovara.it - www.turismonovara.it @atlnovara Progetto: In Viaggio nel Novarese


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