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INCERTEZZA
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Jean-Michel Pou 1, Alessandro Ferrero 2
Un database della conoscenza a priori Verso un’evoluzione degli organismi di taratura
A DATABASE FOR THE A-PRIORI KNOWLEDGE JCGM document 106, encompassed by the ISO-IEC Guide 98-4, follows a Bayesian approach in using measurement uncertainty in conformity assessment. This paper, starting from the assumption that calibration can be also considered as the assessment of the conformity of an instrument to perform its task, proposes to build a common database of a priori knowledge for general use instruments, in order to correctly assess the risk of wrong decisions taken on the basis of calibration results. RIASSUNTO Il documento 106 del JCGM, recepito dalla Guida 98-4 di ISO e IEC, segue un approccio bayesiano nell’impiego dell’incertezza di misura nelle verifiche di conformità. Questo articolo, partendo dal presupposto che anche una taratura può essere considerata una verifica della conformità di uno strumento allo scopo prefissato, propone di costruire una base dati delle conoscenze a priori degli strumenti di uso comune per poter correttamente quantificare il rischio di decisione errata a seguito della taratura. COSA SIGNIFICA MISURARE?
Misurare è in qualche modo consostanziale all’Uomo. Dalla notte dei tempi misurare è parte delle attività quotidiane dei nostri avi. Si misura per conoscere e comprendere, in particolare i fenomeni fisici. Questo desiderio di conoscenza ci ha trasformati da piccoli gruppi, per lo più politeisti che tendevano a spiegare i fenomeni fisici osservati come la conseguenza delle azioni di divinità più o meno benevole, in una civiltà tecnologica alla cui radice si è collocata, in modo più o meno consapevolmente accettato, la scienza. In questo contesto le misure rappresentano uno strumento essenziale per la comprensione del mondo. Senza misure, il bosone di Higgs resta nella mente di Higgs: esattamente come l’attrazione newtoniana nella mente di Newton, l’atomo in quella di Bohr e la relatività, ristretta o generale che sia, in quella di Einstein. I tempi sono decisamente mutati da quando l’homo sapiens cacciatore/ raccoglitore si è trasformato, nel corso dei secoli, in homo industrius 4.0. Nella nostra società, ormai manifatturiera
importante del dato stesso perché è lei a stabilire l’affidabilità che si può associare a quest’ultimo e, per logica conseguenza, a stabilire l’affidabilità della teoria che poggia su questo risultato …” [2]. Inoltre, citando i suoi pari, Georges Charpak sottolinea come il problema dell’affidabilità dei risultati di misura non sia centrale nelle preoccupazioni degli scienziati. LE MISURE NELL’INDUSTRIA
L’affidabilità dei risultati di misura non è centrale neppure per gli industriali, come confermano la pratica corrente e lo sviluppo delle certificazioni di qualità, come la ISO 9001, a partire dalla fine del XX secolo. Il problema delle misure viene spesso confinato alla verifica della conformità degli strumenti di misura, verifica spesso demandata a consulenti che fanno riferimento a norme, per definizione a carattere generale, e non ai bisogni specifici di ciascun utilizzatore. Tutto si riduce quindi a ritenere che uno strumento conforme sia in grado di eseguire misure accurate: cosa che, in un altro contesto, porterebbe ad affermare che se le pastiglie sono conformi, l’autovettura frena bene. Questa semplificazione dei problemi tecnologici legati alle misure ci ha probabilmente indotto a fare parecchie stupidaggini, come compensare la mancanza di fiducia nei risultati di misura imponendo requisiti ben più stringenti di quelli funzionalmente necessari. L’aspetto positivo è che molto resta ancora da fare per ottimizzare i nostri processi, e la loro ottimizzazione
e commerciale, i risultati di misura servono a prendere decisioni. Decisioni sulla quantità effettiva delle merci scambiate, quantità che ne determina il prezzo, e decisioni sui processi industriali, per consentire di stabilire la conformità dei prodotti e, nel caso di non conformità, per agire sulle regolazioni dei processi stessi. L’homo sapiens ha il cattivo vezzo di mettere “sotto il tappeto” i problemi che incontra, spesso affidando ai propri Dei la spiegazione di ciò che, nelle varie epoche storiche, risultava inesplicabile. Inoltre, per semplificare situazioni talvolta complesse, abbiamo adottato una forma di consenso tradizionale. Per decidere bisogna assai spesso misurare e ci siamo adagiati, per ragioni storiche sulle quali qui non ci dilungheremo [1], a ritenere giusti i risultati di misura, benché noi metrologi sappiamo bene quanto ciò sia tecnicamente impossibile. È una realtà talmente eclatante, in tutti i campi, che nel suo libro “Diventate maghi, diventate saggi”, di cui Henri 1 Deltamu (Francia) Broch è coautore, George Charpak jmp@deltamu.com scrive: “… Pertanto, è bene ricordare 2 Politecnico di Milano che l’incertezza su un dato è altrettanto alessandro.ferrero@polimi.it T_M
N.
3/19 ƒ 175