010808
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Le mani sul porticciolo Ad Ognina, nel vecchio porticciolo, va in scena da alcuni mesi, una ordinaria storia catanese: c’è la grande famiglia, antica e ben radicata nel territorio, c’è un progetto da “mille e una notte” per la nautica da diporto, cofinanziato con soldi pubblici, per aumentare a dismisura le fortune della famiglia stessa, che può vantare rispetto e “maniglie” politiche.
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Sotto la pelle di Kanjano e Ferro
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|| 01 agosto 2008 || anno I n.12 || www.ucuntu.org ||
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La Lettera // Cittainsieme
I debiti del Comune ecco le cifre della Magistratura
Apprendiamo dagli organi di informazione che un'inchiesta della magistratura sul "buco di bilancio" del Comune di Catania avrebbe coinvolto ben 40 persone tra ex sindaco, ex assessori al bilancio, ex ed attuali funzionari del Comune stesso. Non crediamo che la notizia arrivi come un fulmine a ciel sereno; è dal 2004 che Cittàinsieme, con poche altre voci attente presenti in città, denuncia il preoccupante stato delle casse comunali, che inevitabilmente ha finito per danneggiare il livello generale di vivibilità della città e gli strati più deboli della popolazione (si pensi alle cooperative dei servizi sociali, ai ragazzi della scuola media "Andrea Doria", agli operatori ecologici, giusto per fare qualche esempio). Queste denunce però non sono mai state accolte seriamente dagli amministratori che in questi ultimi anni si sono succeduti al comando della città; pensiamo all'ex assessore al bilancio D'Asero che nel 2004 negava categoricamente la presenza di un "buco" nelle casse comunali; pensiamo al suo successore, l'avv. Caruso che
all'inizio del 2006, pur ammettendo parzialmente in pubblica assemblea la presenza di un buco di bilancio, ne scongiurava il prolungarsi proponendo una serie di "misure di risanamento" che però, evidentemente, non hanno mai visto la luce o comunque non si sono rivelate efficaci; pensiamo ancora all'ex assessore Tafuri, successore di Caruso, che non ha mai accettato il nostro invito a partecipare ad un'assemblea pubblica per un confronto aperto e franco con i cittadini sulla reale situazione finanziaria del Comune. I cittadini, purtroppo, trovano sempre un muro di gomma quando tentano di dialogare con i propri rappresentanti. Finalmente, però, qualcuno ha ascoltato le loro voci: la magistratura. Già l'11 marzo scorso avevamo chiesto un suo intervento laddove fosse stata sospetta la presenza di responsabilità penali sul buco di bilancio; siamo lieti che questa richiesta, alla fine, sia stata accolta e ci auguriamo, per il bene della città, che si vada fino in fondo. CittàInsieme – CittàInsiemeGiovani
I numeri del debito Debiti verso fornitori: 133 milioni Debiti fuori bilancio da ripianare: 80 milioni Debiti verso operatori del sociale: 10 milioni Esposizioni bancarie in conto operazione immobiliare: 100 milioni Debiti da mutui e prestiti (70% con la Cassa depositi e prestiti): 655 milioni
|| 01 agosto 2008 || pagina 03 || www.ucuntu.org ||
S. Cristoforo
È stato rinviato al prossimo 7 agosto lo sfratto esecutivo della scuola Andrea Doria del rione San Cristoforo, disposto per la morosità del Comune di Catania. È quanto deciso da un incontro tra i legali delle parti in causa, l'ufficiale giudiziario e il segretario generale del Comune.. Lo rende noto l'associazione Liberare Catania che ha partecipato al presidio contro lo sfratto in via Cordai ricordando di "sostenere fortemente la lotta del comitato delle mamme della Doria" e che "sarà al loro fianco per tutte quelle iniziative di resistenza che si attueranno". "Chiediamo al sindaco Stancanelli, che proprio in quartieri come S.Cristoforo ha costruito la sua vittoria elettorale - si legge in una nota di Liberare Catania - perchè il suo primo atto concreto non è stato scongiurare lo sfratto della Doria, pagando almeno una parte degli arretrati (150 mila euro) come prevedeva l'accordo stabilito un anno fa. Il primo atto del Sindaco è stato quello di destinare le risorse per la costruzione di due solarium. In questa situazione, bastava farne uno. Il diritto allo studio è più importante del diritto di fare il bagno a mare utilizzando un solarium". tratto da l'unico quotidiano di cronaca catanese
|| 01 agosto 2008 || pagina 03 || www.ucuntu.org ||
Catania
Ognina: il porticciolo e’ cosa mia Privatizzare il mare? Si può fare. Piallare la scogliera? E’ possibile. Trattare come “riserva indiana” pescatori e residenti “non obbedienti”? Via libera. Minacciare pesantemente chi vuole soltanto fare valere i propri diritti? Perché no? Ad Ognina, nel vecchio porticciolo, va in scena da alcuni mesi, una ordinaria storia catanese: c’è la grande famiglia, antica e ben radicata nel territorio, c’è un progetto da “mille e una notte” per la nautica da diporto, cofinanziato con soldi pubblici, per aumentare a dismisura le fortune della famiglia stessa, che può vantare rispetto e “maniglie” politiche. Dall’altra parte, ci sono un pugno di residenti del luogo, che rischiano di finire in una sorta di “riserva indiana”, con spazi e vedute occlusi, analogamente a quanto potrebbe accadere a tanti pescatori: leggi alla mano, lamentando l’illegittimità dell’opera e per non fare questa fine, si sono rivolti all’Autorità Giudiziaria, nel caso in specie il Tribunale Amministrativo, che ha bloccato i lavori già intrapresi a gennaio, dopo il via libera, con tanto di concessioni, arrivati dall’Assessorato Regionale Territorio Ambiente (concessione demaniale) e comune di Catania (concessione edilizia). Tutto in regola, tutto a posto –dicono infatti i Testa, che con la loro ditta “La Tortuga” sono
impegnati in questa nuova prodezza dell’ imprenditoria catanese. Apriti cielo! Dal pronunciamento definitivo del Tar, che ha disposto lo stop in via cautelare, con due pronunce, a febbraio e marzo scorso, il clima attorno a pescatori e soprattutto attorno ai residenti è cambiato radicalmente. Minacce, spunti, insulti, aggressioni: chi si è opposto ai voleri della famiglia Testa, la vera “autorità” di fatto, ad Ognina, se l’è vista brutta. Nel mezzo, la solita città, indifferente, pigra, che sa e tollera tutto, mentre dalle istituzioni arrivano le solite risposte inadeguate, tardive, che non garantiscono i diritti e la sicurezza dei cittadini. E la politica? Non pervenuta. Ma come e dove nasce questa storia? Tutto comincia in questo pezzo di città, per lunghi tratti degradata: Ognina non è più da un pezzo quello specchio di mare caro a generazioni di catanesi, legato alle tradizioni popolari della pesca. Immondizia, strade sconnesse e buie, mare inquinato,
abusivismo, assenza totale di controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine: Ognina è una “preda”, una delle tante di una città ormai privatizzata, dove le “ragioni” di pochi prevalgono sui molti, grazie ad una pubblica amministrazione allo sfascio e pervasa da logiche di privilegio. Esiste una parrocchia, una bambinopoli risalente ai tempi della giunta Bianco: tanta gente la frequenta, un luogo di incontro, insomma, dal quale passa anche il consenso politico di questa o quella amministrazione. Ma come è nata questa vicenda? Un gruppo di persone legate alla famiglia Testa aveva negli anni Settanta occupato un tratto di scogliera antistante la via Marittima, per farne la sede della propria attività. Con l’occupazione vennero esclusi quasi tutti i pescatori amatoriali che ormeggiavano la loro barche negli spogli e vennero ricavati due vani sottostanti il livello stradale, con un’altezza di appena 2,25 metri ed una scivola per consentire la presa del mare ai motoscafi. >>>
|| 01 agosto 2008 || pagina 04 || www.ucuntu.org ||
Catania
Queste strutture soltanto nell’anno 1976 furono ratificate dalla sola Commissione edilizia ed acquisite poi al Demanio Marittimo nell’anno 1993. In sostanza, un caso di abusivismo, “sanato” alla catanese. Fu realizzata anche una terrazza alta circa 70 cm dal livello della strada pubblica; venne apposta una solida recinzione ed utilizzato lo spazio per mettere in mostra i motoscafi in vendita da parte di una ditta, la “Tortuga srl” di proprietà di Tommaso e Carmelo Testa. Addirittura si arrivò, intorno al 2005, a collocare sulla terrazza dei cassonetti di vetro e ferro per custodire meglio i mezzi di ricambio dei natanti e realizzare un ufficio della ditta, di fronte al mare. Quei cassonetti, dietro sollecitazione di alcuni residenti, furono dapprima rimossi; successivamente “ritornarono” al “loro” posto. Tutto regolare: peccato che l’articolo 23 delle norme di
attuazione del Piano Regolatore di Catania vieta l’installazione anche di manufatti precari. Ma il bello doveva venire: nel mese di dicembre del 2007, alla “Tortuga” viene concessa dal comune di Catania la concessione edificatoria indispensabile per il suo progetto di “riqualificazione, ampliamento e completamento dell’approdo turistico e dello specchio acqueo in località Ognina via Marittima”. Un anno prima era arrivata, dall’assessorato regionale territorio ed ambiente, la concessione demaniale marittima: tutto a posto, tutto nella legalità. Apparentemente. Del resto, le Autorità pubbliche avevano già dato pareri e nulla osta favorevoli in serie: Asl, Direzione Ecologia del Comune, Vigili del Fuoco, Azienda Provinciale del Turismo, Agenzia del Demanio e delle Dogane, Regione, Capitaneria di Porto, Sovrintendenza ai Beni Culturali… Per
la verità, dentro il Comune di Catania qualcuno aveva tentato di sollevare questioni di legittimità dell’operazione, ma il proprio Capo Ufficio l’aveva subito “stoppato”, così sul nascere: “Non è sua competenza…” Via libera al progetto che ha davvero del mastodontico: un’opera, a più piani, sulla base di un investimento che sfiora il milione di euro (con un contributo pubblico nell’ambito del Piano Regionale Operativo di 164.813, 18), che trasforma le strutture esistenti in volumi tecnici, con la creazione di strutture in sopraelevazione del livello stradale di circa un metro e mezzo. Previste anche la realizzazione di cassonetti o cabinati di vetro e acciaio per ottenere punti vendita dei motoscafi e dei pezzi di ricambio per navigli ed altro. Il tutto segnalato da una serie di vele alte dodici metri!
|| 01 agosto 2008 || pagina 05 || www.ucuntu.org ||
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Catania
A mettere la firma al progetto, un architetto di grido: Gian Carlo Mappa, che, tra l’altro, ha curato il progetto di trasformazione del vecchio “Mulino Santa Lucia” (dove nel 2000 morirono e non hanno ottenuto giustizia –anche a causa dell’indulto-due operai) in una megastruttura dei Caltagirone. Tutto andava bene per i Testa, che avevano impiantato il cantiere con solerzia, se non fosse stato per quegli “scocciatori”, quel pugno di residenti che addirittura si sono rivolti al Tar per bloccare i lavori: il 22 febbraio scorso, con conferma il 10 marzo, il Tribunale Amministrativo di Catania ha dato ragione ai residenti “disobbedienti” (ai si è successivamente aggiunto anche un componente dei Testa, il “volto buono”, in disaccordo con il resto della sua famiglia) riscontrando, con un provvedimento cautelare, illegittimità a monte dell’opera, in particolare la violazione in tema di Piano Regolatore, in una delle zone più belle della costa
catanese. Aveva adito il Tar anche un gruppo di pescatori: poi, hanno rinunciato… chissà perché….. E cosa è avvenuto dopo? La possibilità di far valere i propri diritti è sancito nella Costituzione: quel che è altrove è normale, a Catania non lo è affatto. Diventa una “colpa”, qualcuno arriva a definire chi si oppone al progetto dei Testa quasi come dei “terroristi”. Ma c’è di più ed è uno degli aspetti più inquietanti e disgustosi della vicenda: chi si è rivolto al Tar fra i residenti comincia a subirne di tutti i colori. C’è chi viene inseguito, insultato, aggredito e pesantemente minacciato, con particolari “attenzioni” alla propria moglie, c’è chi viene seguito in modo minaccioso, dileggiato, ingiuriato gravemente. Capita poi, che in seguito
all’ordinanza del Tar la “Tortuga” avrebbe dovuto realizzare lavori solo per la “messa in sicurezza” del cantiere: qualcuno dei residenti aveva notato qualcosa proprio di non chiaro al riguardo. C’era bisogno di una verifica: e cosa subisce chi arriva a fare questi accertamenti? Insulti e minacce in serie. I Testa non vogliono “renitenti” alla loro “Autorità” su Ognina. Che vuole dire “messa in sicurezza”? A Catania può anche avere un significato –come dire- “elastico”: è vietato, per caso, “piallare” la scogliera? Forse sì, forse no: bastano una serie di camion e una discarica in periferia dove scaricare il materiale “di risulta”. C’è chi giura di avere visto il tutto, ad Ognina. Del resto, dell’ambiente, della fruibilità di un bene pubblico come il demanio a chi interessa davvero?
|| 01 agosto 2008 || pagina 06 || www.ucuntu.org ||
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Catania
Interessa a quei politici che si tuffano a mare, sotto il “naso” dei Testa? O a quei funzionari e impiegati della pubblica amministrazione che mettono firme e visti, con glaciale distacco? Quei residenti che hanno detto “no”, però, vanno avanti: querele, denuncia per danno ambientale, istanze alle autorità, dalla Questura alla Presidenza della Regione, dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato all’ “Alto Commissario per la Prevenzione e il contrasto della corruzione ed altre forme di illecito nella P.A.”, infine all’Antimafia. E cosa succede? Arrivano per loro le controdenunce! Anche la Procura di Catania si è mossa, sequestrando il cantiere. La “Tortuga”, difesa dall’avv. Antonio Fiumefreddo, ha fatto reclamo al Tribunale del Riesame, che, il 30 giugno scorso, non rilevando il rischio di “un danno grave ed irreparabile”, ha
ordinato il dissequestro. Una vittoria dei Testa? Non proprio, basta leggere le prime righe del provvedimento: “ritiene questo Tribunale che sussista un concreto fumus commissi delicti in relazione ai reati configurati dal Pm; la tesi accusatoria è in particolare fondata sul fatto che la s.r.l. amministrata dai ricorrenti abbia ottenuto una concessione edilizia palesemente illegittima ed in forza di questa abbia realizzato lavori volti a demolire, ricostruire ed ampliare manufatti preesistenti (peraltro ritenuti anch’essi illegittimi), nonché volti a realizzare nuovi manufatti, operando in zona soggetta a vincolo panoramicopaesaggistico e di notevole interesse pubblico…” Che accadrà? Il 30 luglio il Consiglio di Giustizia Amministrativa ha accolto, ma solo parzialmente e limitatamente alla demolizione e ricostruzione del preesistente, il ricorso della “Tortuga”. La battaglia continua.
Dall’azienda dei Testa si rivendica la legalità dell’opera e del procedimento amministrativo che l’ha preceduta, i “resistenti”, invece, gridano il loro sdegno per l’operato della pubblica amministrazione ed il silenzio dei politici. Chi la spunterà? Chiunque “vincerà” a perdere è stato già un pezzo di storia e di bellezza naturale di Catania.
|| 01 agosto 2008 || pagina 07 || www.ucuntu.org ||
Marco Benanti
Da Emme #43 -
llegato all’Unità del 21/07/08