Ucuntu n.13

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Buona pesca Una scuola simbolo al centro della città

Come ogni estate, politici e speculatori cercano di chiudere l'unica scuola del povero quartiere di san Cristoforo. Come ogni estate, le mamme del quartiere si mobilitano per salvarla. Come finirà? Comunque vada, questa storia ormai rappresenta molto di più che se stessa >> pagina 3

Mica andiamo in vacanza...

Non abbiamo fatto un giornale perché un giornale - nel senso professionale della parola - è cosa ben più ampia di questa. Non abbiamo fatto un sito perché su ucuntu.org la cosa principale è un "giornale" pdf, regolarmente impaginato, e stampabile quando si voglia - un "cartaceo", potenzialmente. >> pagina 4

Uno spettro blu si aggira per il centro L’antica città di Nottingham detiene un triste primato: è probabilmente il posto in cui, se tu rispetti la natura e ti comporti da civile suddito di Sua Maestà, ti fanno pagare la tassa più salata. Per esempio, tu sei uno che si muove a piedi o prende le carrozze pubbliche. Magari possiedi pure un mezzo privato, un Carro Inquinante tutto tuo; ma lo usi solo quando è indispensabile e lo tieni generalmente fermo davanti a casa. Lo Sceriffo e i suoi esattori, se ti comporti così, non ti lasciano scampo. Se vuoi coltivare l’insana passione per l’aria pulita, devi pagare una tassa.

|| 08 agosto 2008 || anno I n.13 || www.ucuntu.org ||

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Ridi, ridi...

kanjano.org || 08 agosto 2008 || pagina 02 || www.ucuntu.org ||


Catania

Una scuolasimbolo al centro della città Come ogni estate, politici e speculatori cercano di chiudere l'unica scuola del povero quartiere di san Cristoforo. Come ogni estate, le mamme del quartiere si mobilitano per salvarla. Come finirà? Comunque vada, questa storia ormai rappresenta molto di più che se stessa

Lasciamoci per ora qui, davanti a questa scuola di Catania, nel quartiere più antico e più “mafioso”. La scuola è l'Andrea Doria, l'unica della zona, il quartiere è san Cristoforo, militarmente occupato dagli uomini dei clan. E' un quartiere poverissimo soprattutto per questo: povero economicamente – immaginate come può decollare l'economia di un posto come questo – e povero socialmente, con uno smog di paura che s'insinua dappertutto. In questo quartiere l'Italia, il mondo moderno, l'Europa (ne parliamo didascalicamente, deamicisiaamente, come se l'Italia esistesse ancora e la modernità fosse quella degli anni Settanta) possiedono due roccaforti, due sole. Uno è il centro popolare “Gapa”, il Gapannone (doposcuola, sostegno sociale, assembleee popolari, teatro, sport); e l'altro la scuola. Quest'ultima è Le Istituzioni, lo Stato; il Gapa la società civile. Ci sono poche storie più miserabili, nella miserabile vita politica catanese,

della periodica chiusura dell'Andrea Doria. L'hanno già minacciata l'anno scorso, tornano a minacciarla anche ora. E' l'unica scuola del quartiere, l'unico pezzo di Stato. Eppure, con ogni evidenza, alla Catania politica non ne importa niente. Il meccanismo della chiusura è il seguente: - la scuola è affittata dalle suore Orsoline (le padrone) al comune; - il comune non paga; - le suore da tempo sono ambite da un grosso imprenditore, che vorrebbe prendersi l'area per specularci; - le suore mandano l'ufficiale giudiziario per sfrattare la scuola; - le mamme del quartiere si mobilitano, insieme al Gapa, per salvare l'unico punto di speranza dei picciriddi; - e... E' successo diverse volte, sta succedendo ancora ora. *** Questa è Catania, questa è la Sicilia di ora. Lottare contro la mafia, lottare contro i politici: per una scuola. R.O.

_____________________________ ANDREA DORIA: UN ALTRO SFRATTO? Un'ennesima proroga? Le dichiarazioni della dottoressa Cocuzza, della prefettura catanese, sono più che ottimiste. "Le trattative con il neo-sindaco Stancanelli sostiene lei - rispetto alla scuola sfrattata A. Doria sono a buon punto". Ma l'agoniata speranza consisterà in una semplice proroga dello sfratto? E poi punto e da capo? I comitati, i sindacati, i partiti della sinistra ed i movimenti sono contenti se si otterrà una proroga, a condizione che lo spazio fra uno sfratto e l'altro venga colmato da iniziative, assemblee per costringere la neo-giunta Stancanelli a trovare una soluzione definitiva per l'Andrea Doria, e che le stesse pratiche di lotta sociale messa in campo per la scuola di San Cristoforo possano "contaminare" altre lotte sociali per l'affermazione dei diritti. Fino a quando non avremo notizie certe sul blocco temporaneo dello sfratto, rimane fissato l'appuntamento di giorno 7 agosto alle 8, 00 sotto l'Andrea Doria. O per resistere o per festeggiare . Giovanni Caruso, Gapa _____________________________

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Estate agosto

Compiti per le vacanze Anche Ucuntu si riposa: ci rivediamo fra due settimane. Ma non è che nel frattempo i problemi si risolvono da soli: ce li ritroveremo davanti pari pari al ritorno, più agguerriti di prima. Che problemi? La mafia? Ciancio? Il fascismo? Berlusconi? Certo, sì: ma il problema dei problemi, senza cui non si risolveranno mai tutti gli altri, consiste in noi stessi. Cioè: siamo davvero un “noi” o siamo rimasti ancora tanti piccoli “io” impotenti? E come pensiamo di... Beh, buone vacanze

Ehi, ci rivediamo dopo ferragosto. Mi sembra che abbiamo fatto un buon lavoro - dodici discreti numeri in tre mesi - e un po' d'onesto riposo ce lo siamo meritato. Che lavoro, esattamente? Non abbiamo fatto un giornale perché un giornale - nel senso professionale della parola - è cosa ben più ampia di questa. Non abbiamo fatto un sito perché su ucuntu.org la cosa principale è un "giornale" pdf, regolarmente impaginato, e stampabile quando si voglia - un "cartaceo", potenzialmente. Pensiamo, in altre parole, di aver fatto più che altro un esperimento. Ma un esperimento molto avanzato, in linea con le tendenze "industriali" sia della carta stampata che dell'informazione in rete. La prima sa benissimo, ormai, di non essere più autosufficiente. Quotidiani e riviste sono ormai in una fase di transizione - gli ultimi anni esclusivamente tipografici, gli ultimi prima del nuovo modello di giornale. Come sarà quest'ultimo? Sicuramente misto, con la "serietà" dei giornali e la capillarità di internet. Avrà il suo punto di forza nella percentuale "colta" della gente, quella che passa almeno un'ora in internet ma, grazie al versante cartaceo (che sarà

molto più leggero dell'attuale) potrebbe raggiungere anche tutto il resto della popolazione e inserirla in un circuito virtuoso che col tempo potrebbe anche contare più della televisione. Questa, tecnicamente, è una tendenza ormai del tutto delineata. Ma, e i contenuti? Saranno i padroni dei media attuali - e dell'attuale orrenda televisione - a gestirli? I contenuti dei giornali, a differenza di quelli delle tv (che erano stati disumanizzati molto prima), si stanno orwellizzando solo ora. Distrutta o ridotta all'angolo la classe dei giornalisti, precarizzate le redazioni, sostituiti i direttorigiornalisti con altrettanti politici, lo stile dei quotidiani italiani è ormai assolutamente normalizzato. Non credo che ci sia più da farsi illusioni: il giornalismo italiano ormai è questo, se cambierà sarà in peggio e ciò che una volta si vedeva nei giornali mafiosi di Palermo o Catania ormai è praticamente standard dappertutto. La campagna per la "paura percepita" è stata condotta dai quotidiani liberal non meno che dalle tv di Berlusconi; e ha funzionato. ***

Ecco: tutto questo ci porta, da giornalisti, a guardare la realtà in faccia e a considerare che questo mestiere può vivere ormai solo fuori dai meccanismi ufficiali. E dunque a studiare con serietà le possibili - e sempre più indispensabili alternative. L'ottimismo ci viene dalla conoscenza della svolta di cui dicevamo sopra, dalla transizione. Il giornalismo del dopo-internet non sarà un giornalismo costoso. Avrà bisogno molto più di intelligenze e competenze che di denaro. Chiederà condizioni pesanti (chi lo eserciterà non potrà camparci su più di tanto) ma sarà perfettamente possibile. Fra dieci anni, la maggior parte della gente usufruirà un giornalismo di questo genere, e se ne saprà servire. Tecnicamente, la sperimentazione di Ucuntu si poggia su due punti precisi: il giornale sta bene in internet, è sfogliabile e (grazie a Issuu) si vede bene; in caso di necessità (e possibilità) si può anche stampare. Il giornale "tipograficamente" è facilissimo da produrre perché si basa su un software elementare (e libero) come Open Office e perciò qualunque gruppo di giovani, se ne ha testa e a voglia, se ne può fare uno.

|| 08 agosto 2008 || pagina 04 || www.ucuntu.org ||


Estate

Culturalmente, le idee su cui ci basiamo sono due: la nostra insufficienza, e dunque l'obbligo della complementarietà, e la necessità della rete; e poi l'assoluta incompatibilità con l'establishment ("il giornalismo borghese", lo definì una volta Giuseppe Fava), che se prima era moderato o di parte adesso è decisamente fascistoide o almeno ostile ai valori di una qualunque democrazia. In Sicilia, entrambi questi dati si moltiplicano. Il Ministero dell'Informazione (che comprende quotidiani, tv, partiti politici, baronati universitari e quant'altro) da noi non serve soltanto le destre d'ogni genere, ma anche il potere mafioso. Che non è, come molti pensano, un'escrescenza criminale esorcizzabile con cerimonie e fiction, ma un sistema che comprende diversi bracci (militare, politico, imprenditoriale) perfettamente armonizzati fra di loro: un regime. "Alii sparant - dicevano i teologi del Medioevo - alii rubant, allii persuadent populum" ad accettare tutto questo. *** Com'è la nostra situazione adesso? Che cosa dobbiamo fare al ritorno dalle chiamiamole così - vacanze? La nostra situazione per un verso è buona,

perché siamo riusciti ad arrivare fin qui, a non perdere il filo, e coi tempi che corrono vanno ringraziati tutti gli dei per questo. Ma è meno buona dell'anno scorso, perché allora - almeno qui a Catania - le varie realtà nuove e giovani che via via nascevano riuscivano ancora a percepire, sia pure confusamente, il senso di una grande battaglia difficile e la necessità di mettersi prima o poi tutti insieme per condurla insieme. In poco meno di un anno, e soprattutto da quando è stata messa a tacere Casablanca, questa percezione si è di molto affievolita. I singoli gruppi crescono ma, con l'eccezione del Gapa, non riescono assolutamente a vedersi più come una parte di qualcosa. Questo genera debolezza comune, insufficienza pratica, tendenza alla ritualizzazione, e chi più ne ha più ne metta. Città Insieme, Grilli, Addiopizzo, Step1, Periferica (per citare i più attivi), che avevano avuto una grandissima (e spesso anche unitaria) stagione due anni fa, adesso sono arroccati ciascuno nel proprio spazio, a difendere chi ancora può la propria valle. Nel settore dell'informazione tendono ormai ad accettare l'esistente. (Personalmente, mi ha colpito moltissimo

che sia stato possibile chiudere Casablanca in una città in cui folle di progressisti accorrevano a sentire devotamente Travaglio o Grillo. Dei partiti, dei Bertinotti che regalano un giornale al guru Fagioli e lasciano chiudere i giornali antimafiosi, dei piddì, dei buffi "comunisti" a corrente alternata non mi scandalizzo più. Della "società civile" invece sì). *** Va bene, buone vacanze a tutti. Brevi, ché c'è molto da fare, dappertutto. Buone vacanze a Pino, a Nadia, a Carlo, alla macchina bruciata, ai su e giù a organizzare, al sito chiuso perché parlava male dei banchieri. A Mirko, a Max e alla sua bambina, a Leandro, a Luca con lo zaino pesante, a Pippo con una fotocamera n Turchia, a Graziella e Rebecca, a Luciano e Fabio, a tutta l'altra Librino, a Gianfranco, a Livio, a quel ragazzo di Step1 che non conosco ma che però scrive bene, a me stesso, al buon Giovanni, al vecchio Titta-Qujiote, a Lucio, a Vanessa, a Toti... Dimentico qualcuno? Ma sì, dimentico un sacco di gente per fortuna, sennò altro che seimila battute, ci vorrebbero altre due pagine e Luca, che già aspetta impaziente, non riuscirebbe più a chiuderle bene stasera. Hasta presto, companeros. Riccardo Orioles

|| 08 agosto 2008 || pagina 05 || www.ucuntu.org ||


Io saprei stare agosto

La legge di Nottingham e lo Sceriffo blu L’antica città di Nottingham detiene un triste primato: è probabilmente il posto in cui, se tu rispetti la natura e ti comporti da civile suddito di Sua Maestà, ti fanno pagare la tassa più salata. Per esempio, tu sei uno che si muove a piedi o prende le carrozze pubbliche. Magari possiedi pure un mezzo privato, un Carro Inquinante tutto tuo; ma lo usi solo quando è indispensabile e lo tieni generalmente fermo davanti a casa. Lo Sceriffo e i suoi esattori, se ti comporti così, non ti lasciano scampo. Se vuoi coltivare l’insana passione per l’aria pulita, devi pagare una tassa. Centotrentaquattro sterline l’anno, poco meno dei nostri duecento euro. Un tempo gli esattori tartassavano solo gli abitanti delle zone centrali, dove ci sono le strade dello shopping e gli uffici del malvagio Sceriffo. Ma pian piano, col tempo, la tassa si è estesa verso la periferia, fino al più remoto angolo della foresta di Sherwood. A questo punto, per i poveri sudditi di Giovanni-re-fasullod’Inghilterra (il vero re, Riccardo Cuor di Leone, è andato alle crociate e chissà quando tornerà) non è rimasta scelta: tanto vale rinunciare all’ecologia, girare tutto il giorno con il Carro Inquinante e sostare sotto casa solo durante la notte, nelle poche ore in cui lo si può fare liberamente. Non è nota la reazione di Robin Hood. Dicono che sia caduto in depressione da quando Lord Threemounts, ministro delle Finanze di re Giovanni, ha preso a farsi propaganda usando il suo nome. Sembra che passi le giornate giocando a freccette; in compagnia, si dice, di alcuni autorevoli esponenti dell’opposizione. *** Tecnicamente la società «Sostare» di Catania non impone tasse. Fornisce un servizio e se lo fa pagare. Il problema è

che questo servizio non si limita al lodevole snellimento del traffico nel centro storico e nelle zone a maggiore densità commerciale (le macchine costrette ad andar via dopo un’ora al massimo, una rotazione continua che libera parcheggi nelle ore lavorative)… Le strisce blu catanesi infatti si sono negli anni moltiplicate a dismisura, hanno invaso entrambi i lati delle strade mangiandosi le aree di sosta libera, e soprattutto sono comparse in quartieri dove non ci sono né uffici né negozi che ne giustifichino la presenza. In queste zone le strisce vengono pagate soprattutto dai residenti e costituiscono dunque, sia pure in forma mascherata, una vera e propria tassa sul suolo pubblico. Pagare un patrimonio per lasciare la macchina sotto casa propria è ormai, per i catanesi, una delle tante normalità che si accettano con fatalistica rassegnazione. Per parcheggiare l’auto davanti a casa senza prendere la multa la soluzione relativamente meno costosa è pagare un abbonamento; il tagliando costa sedici euro al mese, quindi la tassa annua ammonta a centonovantadue euro. Una tassa che colpisce chi non inquina e non incasina il traffico sarebbe probabilmente giudicata, in qualsiasi altro luogo, un controsenso logico: un po’ come raddoppiare l’imposta sulla spazzatura a

nel resto d’Italia. Solitamente la sosta sotto casa non si paga e, quando si paga, la tariffa annua si limita a pochi spiccioli. Ma vediamo sommariamente la situazione delle maggiori città italiane. A Bologna chi abita in una zona a strisce blu ha diritto a parcheggiare gratuitamente vicino a casa sua. A Firenze i residenti hanno dei parcheggi tutti per loro (strisce bianche, vietate ai non residenti) e possono sostare, sempre gratis, su una parte delle strisce blu. A Milano, dopo che il sindaco Moratti ha fatto la faccia feroce con gli automobilisti, in alcune zone a strisce blu la sosta è gratuita per chi ci abita e si discute di estendere l’esenzione a tutta la città. In qualche altra grande città, è vero, il diritto di parcheggiare sotto casa si paga. Ma sono cifre da ridere, se confrontate con quelle catanesi. A Palermo un pass per la sosta nella zona di residenza costa dieci euro l’anno; di recente in alcune zone i posti di sosta gratuita sono stati tagliati e sono subito cominciate le battaglie in Tribunale. Sempre 10 euro l’anno è il costo di un pass per i residenti a Napoli.

|| 07 agosto 2008 || pagina 06|| www.ucuntu.org ||

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A Genova va un po’ peggio, ma solamente un po’: ogni residente può parcheggiare sotto casa per un anno pagando venticinque euro. A Bari il contrassegno per i residenti è ancora più caro: trenta euro l’anno. Lo Sceriffo blu più cattivo sembra quello di Torino dove, tra l’indignazione generale, il pass per la sosta sotto casa è recentemente aumentato da otto a quaranta euro annui. In alcune città ci sono agevolazioni, oltre che per i residenti, anche per chi ha il domicilio in una zona a strisce blu o semplicemente ci lavora. In alcuni casi l’esenzione vale solo per un’auto a famiglia. La divisione in zone è spesso complicata. Ma in nessuna delle dieci maggiori città italiane, comunque la si giri, la tariffa minima richiesta a un residente arriva ai livelli di Catania. E neanche ci si avvicina. A Roma, qualche anno fa, il sindaco Veltroni provò timidamente a far pagare le strisce blu a chi ci abitava sopra proponendo un abbonamento annuale. La questione della sosta divenne per molte settimane la notizia di apertura di giornali e telegiornali e suscitò le proteste dei cittadini. L’opposizione di destra non perse naturalmente l’occasione per chiedere l’impeachment del sindaco. Quarantacinque euro l’anno per

parcheggiare sotto casa propria – questa la cifra proposta da Veltroni – furono definiti una tassa «priva di qualsiasi logica», «concepibile solo da una mente contorta», «odiosa e iniqua»: parole della signora Roberta Angelilli, membro dell’esecutivo di An e capofila, al tempo, dell’opposizione a Veltroni. È finita com’era giusto che finisse, e cioè che hanno vinto le proteste e che Veltroni, saggiamente, ha lasciato che la sosta sotto casa restasse gratuita anche sulle strisce blu. Curioso è però il fatto che il centrodestra del meno-tasse-per-tutti, negli stessi anni in cui a Roma si travestiva da Robin Hood, consegnasse intanto Catania allo Sceriffo di Nottingham. Buffo è che certe tasse risultino odiose e inique soltanto fin quando non le impongono Berlusconi e i suoi amici. Strano che 45 euro ipotetici a Roma facciano tanto scandalo e 192 euro reali a Catania siano accettati senza batter ciglio. Curioso, buffo, strano e dunque, alle nostre latitudini, perfettamente normale. Normale come il fatto che, con tutti gli sceriffi in servizio nell’amministrazione e nelle società partecipate (lo sceriffo della spazzatura ha raddoppiato la tassa l’anno scorso; le bollette dell’acqua sono salite alle stelle già due anni fa), il Comune di Catania

abbia un bilancio che pare un formaggio svizzero. Normale come il fatto che coloro che hanno creato il disastro abbiano rivinto a man bassa le elezioni. Normale come il fatto che i primi a farne le spese siano, al solito, i bambini (ad esempio quelli dell’Andrea Doria, sfrattati dalla loro scuola perchè il Comune non paga l’affitto). Normale come tutto ciò che accade a Nottingham, sotto il regno del fasullo re Giovanni. E re Riccardo – sempre ammesso che sia buono come dicono – è molto difficile che passi di qua.

|| 08agosto 2008 || pagina 07|| www.ucuntu.org ||

Gianfranco Faiilaci


Ridi, ridi...

maurobiani || 08 agosto 2008 || pagina 08 || www.ucuntu.org ||


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