251008
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Scuola Sudicia Semu tutti precari tutti> Gelmini, ma giĂ da noi le scuole chiudono senza il tuo decreto > Occupiamo tutta la cittadella, vengono anche i prof > Manifestiamoci, le foto dalle universitĂ || 25 ottobre 2008 || anno I n.18 || www.ucuntu.org ||
Ridi, ridi...
maurobiani.splinder.com || 25 ottobre 2008 || pagina 02|| www.ucuntu.org ||
W la Squola!
Università: Semu tutti precari tutti? Catania dice la sua Si chiama Baracillus Animalis. Sembra una palla da rugby scoppia, presa a calci un milione di volte, rivoltata nell’olio di semi fritto e rifritto, torturata con una cannuccia di plastica Ha due antenne curve e dentro l’ellissi sgorbia si muovono piccole sfere fuxia e gialle che schizzano in giro e in diagonale come palle da flipper. Il Baracillus è agonizzante. E’ lui il vero precario. Le navi del Cnr italiano lo vanno a pescare in tutto il Mediterraneo per estrarne un’enzima, lo psapma barbaris, una roba che serve a depurare niente di meno che le acque inquinate del pianeta Terra, e non solo. Anzi, si mangia i rifiuti e i liquami che noi non riusciamo a smaltire come se fossero hamburger formaggio, patatine e ketchup. Ma a chi serve! Alla Esso? Macchè. Alla Q8 o ai megapetrolieri Moratti ed Eni??? Scherzate…Serve a tutti noi. Ma con le università in mano ai privati, come vorrebbe la nostra Gelmini, il Baracillus Animalis e lo Psapma Barbaris, se n’andranno tranquilli per i Meditterraneo, nuotando amabilmente mano nella mano. Nessuno li disturberà. Di certo non la ricercatrice catanese che li va a pescare e studiare, e che con coraggio – idiozia?- lasciò l’Olanda dove per raccogliere alghe appiccicose nella Manica le davano milleseicento euro al mese, contributi per la pensione, e soldi del Cnr dei tulipani. Nel frattempo l’Etna sta per esplodere. Terremoti e tsunami sono in arrivo a bizzeffe. E allora? E
chissenferega? I vulcanologi che stanno lissù a controllare per noi sono ricercatori precari. La Gelmini li manda a casa, e la lava scende beata fino alla pasticceria Savia, in pieno centro, ricopre i cannoli alla ricotta, scavalca gli arancini e si confonde col sugo, in silenzio, zitta zitta. Ogni tanto scoreggia qualche lapillo. La scala Ritcher si fa in quattro per raggiungere i 10 gradi, e noi quìssotto beati ci godiamo lo spettacolo. Niente soldi, niente controlli sul vulcano. Useremo i metodi antichi. La fuga, gli scongiuri, le preghiere, Insomma, ci tocchiamo i bassifondi… E poi ci sono gli Spad. Sono delle cellule fotoqualcosa che servono a catturare i sensori ipersensibili dei microscopi, delle macchine fotografiche, telecamere, strumenti a raggi x. Poca cosa, insomma. Acchiappano la realtà e ce la spiegano per bene, immobilizzandola con esattezza. Ma, scusate, chissenefrega di conoscere la realtà. Un gruppo catanese inizia il progetto, investe denaro. Ma v’eravate illusi. Si può vivere senza Spad. Chessono questi Spad? Chi di
Spad ferisce di Spad perisce. Insomma, ‘fanculo pure questi Spad, i Baracillus Animalis, e il signor Ritcher con tutta la sua scala. C’è un ragazzo di colore che sale su uno sgabello, che urla al megafono: “Ragazzi, ci stanno togliendo i nostri diritti! Ragazzi, i miei genitori ci credevano in questa Italia, ma loro ci vogliono idioti! Ragazzi, reagiamo ragazzi!. E un professore universitario del Pleistocene, un tirannosaurus rex, uno col giubbotto avana tra l’Humprey Bogart di Casablanca e l’ispettore Cluseau della Pantera Rosa, col dito nel naso, che fa: “All’Università c’è stata la grande sbracata. Soldi a tutti. Posti a tutti. Compra qua, compra là. Ora che si tirano le reti si piange”. E la sua caccola vola via. Tanto, una colata lavica presto la seppellirà, il terremoto sfuggito di mano la inghiottirà, la prossima manifestazione studentesca la calpesterà e nessuno la vedrà perché avranno lasciato gli Spad fotonici dei super-ricercatori a marcire tra le ragnatele, nei vecchia armadi di amianto. Giueppe Scatà
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W la Squola!
Cara Gelmini, qui le scuole le chiudiamo già senza il tuo decreto Si, a Catania infatti per una scuola rientrare nel “Progetto scuole a rischio” dovrebbe significare avere dei finanziamenti che permettono di svolgere delle azioni mirate alla prevenzione della dispersione scolastica e del disagio degli alunni, ma a Catania va di moda intendere il temine rischio più strettamente legato alla scuola, che diventa così a rischio di chiusura.
Sono ben noti i fatti dell’I.C. “A. Doria”, che continua ad esistere a furia di deroghe grazie alle lotte delle mamme, dei docenti e delle associazioni di volontariato. In sordina è passato nei primi di settembre il blitz che ha portato in poco più di una settimana alla chiusura della succursale di via Asmara del C.D. “A. Diaz” per sfratto per morosità. Tale sede, in funzione da 15 anni con 5 sezioni di Scuola dell’infanzia, ospitava 95 bambini che ad anno scolastico già avviato ancora non sapevano dove sarebbero stati collocati, grazie alla latitanza dell’Assessore alle politiche scolastiche che non ha ritenuto doveroso rispondere alle numerose richieste di chiarimenti da parte della direttrice e dei genitori. A questo elenco si aggiunge la succursale di via E. De Nicola dell’I.C. “A. Vespucci”, uno dei pochi edifici scolastici di proprietà del comune, quindi non legato a problemi di morosità, ma soprattutto degno di essere chiamato scuola perché costruito come tale, rispettando i criteri di sicurezza, con locali ampi e luminosi, e con un bel teatro con circa 300 posti a sedere e impianto multimediale e con una palestra
funzionale con campi di pallavolo e pallacanestro, spogliatoi e tribune. Una struttura di importanza fondamentale sia per l’utenza strettamente scolastica, l’edificio è stato assegnato all’I.C. “A. Vespucci”, con utenza in gran parte proveniente dalla 1^ municipalità dove si trova la sede centrale (zona piazza Mazzini-Pescheria) e ospita anche delle sezioni del C.D. “Sante Giuffrida”, sia per il territorio, infatti le strutture della scuola, in particolare il teatro e la palestra, sono continuamente richieste per varie manifestazioni. Ma tale scuola ha la sfortuna di rientrare nel perimetro delimitato da Piazza Stesicoro, Via S.Maria Betlem, Via Decima, Via S. Gaetano alle grotte, Piazza Carlo Alberto, Via Cosentino, Piazza delle Guardie, Via Maddem, via Ventimiglia, Via Archimede, Viale della Libertà, Via D'Amico, Via Messina (oggi viale Africa), Piazza della Stazione (oggi Piazza Giovanni XXIII), Via 6 Aprile, Via Marchese dì Casalotto, Piazza Alfredo Cappellani, Via Di Prima, Via Gambino, che circoscrive un ampio terreno (per l’esattezza 77.846 mq) venduto dal comune alle società ISTICA
S.p.a., CECOS S.p.a., Risanamento San Berillo S.r.l. ed Euro Costruzioni S.p.a. nell’ambito del piano di risanamento del Rione San Berillo, avviato negli anni cinquanta e che recentemente l’amministrazione comunale sta nuovamente sollecitando. Nel particolare l’affare del comune pare che sia dell’ordine di circa quarantacinquemilioni di euro e la stessa scuola è stata venduta per diecimilioniquattrocentomila euro. Tale piano prevede l’elaborazione di un master plan, cioè un progetto elaborato da architetti di fama internazionale, che dovrebbe riqualificare quel territorio di San Berillo, considerato una cicatrice nella città. Quel che si sa ad oggi, come è leggibile nei verbali delle ultime riunioni tenutesi tra l’amministrazione comunale e i legali rappresentanti delle società (in particolare quelle dell’8 febbraio e del 30 maggio dell’anno in corso), è che in quell’area le società hanno avuto la concessione di costruire per 5 metri cubi al metro quadro, significa che ci sarà una bella colata di cemento per quasi quattrocentomila mc, >>>
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W la Squola!
e che verranno realizzati nell’area un nuovo Mercato Comunale Coperto, nel quale trasferire le attività di commercio ambulante attualmente ubicate nella storica Piazza Carlo Alberto, con relativo parcheggio, e un edificio da adibire a nuova Questura, come risulta dagli accordi tra le società proprietarie del terreno e il Ministero degli Interni che certamente corrisponderà un’interessante rata d’affitto. Riguardo alla scuola, non si sa bene che fine farà, infatti nelle carte non se ne parla, ma l’interesse del comune a venderla, pur essendo nuova e perfettamente funzionante ed in una posizione molto periferica nel territorio previsto dal piano di risanamento, fa temere che la volontà sia quella di abbatterla per dare spazio a strutture economicamente più
redditizie.L’incertezza sul futuro viene anche dalla poca chiarezza sulle figure che stanno dietro alle società proprietarie (pare si tratti di Virlinzi e Ciancio) e sulle loro reali intenzioni sull’area a rischio di speculazione edilizia, e dal fatto che nell’agosto 2007 addirittura un’intera pagina dal titolo “San Berillo, il momento di cambiare” è stata dedicata alla sponsorizzazione del piano di risanamento dal quotidiano La Sicilia a firma di Tony Zermo che auspicava per il quartiere una trasformazione “di stile parigino”. Tra l’altro un ramo del “ribasolamento” delle strade ad opera di Scapagnini si è allungato inspiegabilmente lungo via Marchese di Casalotto.
muovano le ruspe seguendo l’esempio delle mamme di San Cristoforo, pronti a difendere il diritto allo studio e ai luoghi dove esercitare tale diritto, contro un’amministrazione così poco sensibile all’educazione dei cittadini in linea purtroppo con le direttive nazionali che anziché fornire ulteriori strumenti per potenziare la pubblica istruzione e migliorare la qualità dell’insegnamento dimostrano interessi a fare tagli e gettare fango sulla classe dei docenti.
Noi intanto stiamo ad aspettare con occhi vigili e pronti ad una nuova battaglia di resistenza qualora si
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Giovanni Caruso
W la Squola!
Che sorpresa anche i professori sono dalla nostra! È bastato poco. Qualche telefonata, una serie di mail e mercoledì pomeriggio tutti i collettivi delle Facoltà della cittadella universitaria ci siamo ritrovati nell'auditorium di Farmacia per organizzare delle forti iniziative contro il famigerato decreto Gelmini. Ampio dibattito, discussione anche dai toni accesi, ma gli scazzi, oggi, vanno messi da parte.
Si decide la forma di protesta da adottare: assemblea itinerante, ovvero giro nelle aule con l'interruzione delle lezioni per spiegare, a chi non ne fosse a conoscenza, i punti della nostra protesta degli universitari. La prima iniziativa è prevista per l'indomani (giovedì n.d.r.). Ci ritroviamo tutti nella Facoltà di Farmacia già dalle 9 del mattino. La giornata regge climaticamente, si comincia. Prima tappa la Facoltà di Chimica. Siamo in tanti, anche più della riunione preliminare del mercoledì pomeriggio. Il battesimo della nostra protesta è stato di fuoco. Nella prima aula che abbiamo "visitato" troviamo il prof. Chiacchio di Farmacia, celebre per la sua pazzia e per le sue sortite offensive nei confronti degli studenti. Anche con noi il copione è lo stesso. Urla, minacce, sproloqui. Uno scenario da teatrino dell'opera. In qualche modo riusciamo a comunicare ai ragazzi presenti in aula le motivazioni della nostra protesta. Il nostro tour all'interno della Cittadella prosegue all'interno del dipartimento di Chimica. Qui la situazione è diversa. Chimica è un luogo austero, lontano anni luce dal caos che si può trovare in una Facoltà come quella di lettere. Visto l'inizio turbolento della nostra protesta temiamo che nessun professore voglia farci parlare. Non è così.
Arriviamo nelle aule C e D, dove sono in pieno svolgimento due elezioni. Con un po' di timore, visto il trattamento riservatoci dal Chiacchio, entriamo in aula chiedendo dieci minuti per l' assemblea. I nostri volti si sono distesi e gli animi calmati quando i professori si dicono ampiamente disponibili a concederci il tempo richiesto. Con molta serenità cominciamo il nostro dibattito. Il messaggio di fondo è: no alla privatizzazione dell'università. I ragazzi in aula capiscono, seguono con interesse e pongono numerose domande. Dalle aule didattiche ci spostiamo all'aula studio di Chimica. Anche qui convincere il bibliotecario non è facile. Non acconsente assolutamente a farci entrare. In due entriamo lo stesso e distribuiamo alla decina di ragazzi presenti il volantino prodotto il giorno prima. Il bibliotecario non ci sta. Ci insegue, prova a bloccarci anche fisicamente ma divincolandoci con dribbling degni del miglior Roberto Baggio riusciamo nella nostra missione. Dalla Facoltà di chimica saliamo verso Farmacia dove sono in svolgimento solo due lezioni. Spieghiamo ai nostri colleghi la gravità dei provvedimenti presi dal governo. Spieghiamo che è assurdo vedere legiferare la Lega Nord, partito xenofobo per
eccellenza, in materia di immigrazione. Anche i professori entrano nel dibattito. Al termine del primo giro facciamo le nostre prime considerazioni sullo stato dell'informazione nei nostri colleghi. Quasi tutti erano a conoscenza dei tumulti scoppiati in buona parte degli atenei italiani, del resto ottobre è stato da sempre il mese caldo delle contestazioni, ma in pochi si rendevano conto che questa volta siamo alla stretta finale. La disinformazione, specialmente nelle facoltà scientifiche, è disarmante. Consapevoli di questo deficit, come movimento Cittadella in Lotta ci muoviamo verso Ingegneria. Sono tante le lezioni in corso. Il grosso del lavoro è proprio qui. Stesso giro stesso copione. Professori consenzienti, studenti attenti e il numero del nostro corteo aumenta sempre più. Nel frattempo si sono aggiunti anche dei ragazzi della Facoltà di scienze Politiche per informarci della situazione nelle Facoltà del centro di Catania e per darci un aiuto nella nostra iniziativa. Alla fine della giornata sui volti di ognuno di noi c'è un alone di stanchezza coperto da un espressione di soddisfazione per il lavoro svolto. È l'inizio, forse un po' tardi, ma è pur sempre un inizio.
|| 25 ottobre 2008 || pagina 06 || www.ucuntu.org ||
Francesco Marino
Manifestiamoci
foto di Mariavittoria Trovato e Giuseppe ScatĂ
|| 25 ottobre 2008 || pagina 07|| www.ucuntu.org ||
Manifestiamoci
foto di Giovanni Battaglia
|| 25 ottobre 2008 || pagina 08|| www.ucuntu.org ||