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In guardia! Armati di penna, astuccio e calamaio vi aspettiamo martedĂŹ 4 novembre (ore 19.00) al Gapa, in via Cordai 47 per partecipare al nostro laboratorio di giornalismo. Per saperne di piĂš scrivi a rredazione@gmail.com Essere Saviano ogni giorno > Fisica, dentro l'occupazione> Alla ricerca dell'universitĂ perduta > Manifestiamoci, le foto dalle piazze || 31 ottobre 2008 || anno I n.19 || www.ucuntu.org ||
Saviani Anche oggi Marco ha preso il motorino, è uscito di casa e se n'è andato in cerca di notizie. Ha lavorato tutto il giorno e poi le ha mandate in internet a quelli che conosce. Fa anche un giornaletto (Catania Possibile) di cui finalmente anche i lettori hanno potuto vedere un numero (il primo solo i poliziotti incaricati di sequestrarlo in edicola) con relative inchieste.
Non ci guadagna una lira e fa questo tipo di cose da una decina d'anni. Ha perso, per farle, la collaborazione all'Ansa, la possibilità di uno stipendio qualunque e persino di una paga precaria come scaricatore: anche qui, difatti, l'hanno licenziato in quanto "giornalista pacifista". Marco non ha paura (nè della fame sicura nè dei killer eventuali) ed è contento di quel che fa. Anche oggi Max è contento perché è riuscito a mandare in giro un altro numero della Periferica, il giornaletto che ha fondato con alcuni altri amici del quartiere. Il quartiere è Librino, il più disperato della Sicilia. Se ne parla in cronaca nera e nei pensosi dibattiti sulla miseria. Loro sono riusciti a mettere su una redazione, a organizzare non solo il giornale ma anche un buon doposcuola e dei gruppi locali. Non ci guadagnano niente e i mafiosi del quartiere hanno già fatto assalire una volta una sede. Max non ha paura, almeno non ufficialmente, ed è contento di quel che fa. Anche oggi Pino ha finito di mandare in onda il telegiornale. Lo prendono a
qualche chilometro di distanza (la zona dello Jato, attorno a Partinico) e contiene tutti i nomi dei mafiosi, e amici dei mafiosi, del suo paese. Non ci guadagna niente (a parte la macchina bruciata o un carico di bastonate) ma lui continua lo stesso, ed è contento di quel che fa. Anche oggi Luca ha chiuso la porta della redazione, al vicolo Sanità. Il suo giornale, Napoli Monitor, esce da un po' più di due anni e dice le cose che i giornalisti grossi non hanno voglia di dire. E' da quando è ragazzo (ha iniziato presto) che fa un lavoro così. Non ci guadagna nulla, manco il caso di dirlo, e non è un momento facile da attraversare. Ma lui continua lo stesso, ed è contento di quel che fa. Ho messo i primi che mi sono venuti in mente, così per far scena. Ma, e Antonella di Censurati.it? Sta passando guai seri, a Pescara, per quell'inchiesta sui padri-padroni. E Fabio, a Catania? Fa il cameriere, per vivere, ed è giornalista (serio) da circa quindici anni. E ti sei dimenticato di Antonio, a Bologna? Vent'anni sono passati, da quando gli puntarono la pistola in faccia per via di
quell'inchiesta sui clan Vassallo e gli affitti delle scuole. Eppure non ha cambiato idea. E Graziella? E Carlo Ruta, a Ragusa? E Nadia? E... Vabbè, lasciamo andare. Mi sembra che un'idea ve la siate fatta. C'è tutta una serie, in Italia, di piccoli giornali e siti, coi loro - seri e professionali - redattori. Ogni tanto ne fanno fuori qualcuno, o lo minacciano platealmente; e allora se ne parla un po'. Tutti gli altri giorni fanno il loro lavoro così, serenamente e soli, senza che a nessuno importi affatto - fra giornalisti "alti" e politici – se sono vivi o no. Eppure, almeno nel settore dell'antimafia, il novanta per cento delle notizie reali viene da loro. Saviano è uno di loro. Quasi tutti i capitoli di Gomorra sono usciti prima su un sito (un buon sito, Nazione Indiana) e nessuno, salvo chi di mafia s'interessava davvero, se l'è cagati. Poi è successa una cosa ottima, cioè che l'industria culturale, il mercato, ci ha messo (o ha creduto di metterci) le mani sopra.
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Saviani
Ne è derivato qualche privilegio, ma pagato carissimo, per lui. Ma ne è derivato soprattutto che - poiché l'industria culturale è stupida: vorrebbe creare personaggi mediatici, da digerire, e finisce per mettere in circolo contenuti "sovversivi" - un sacco di gente ha potuto farsi delle idee chiarissime sulla vera realtà della camorra, che è un'imprenditoria un po' più armata delle altre ma rispettatissima e tollerata e, in quanto anche armata, vincente. *** Ci sono tre cose precisissime che, in quanto antimafiosi militanti, dobbiamo a Saviano. Una, quella che abbiamo accennato sopra: la camorra non è la degenerazione di qualcosa ma la cosa in sè, il "sistema". Due, che il lato vulnerabile del sistema è la ribellione anche individuale, etica. Tre, che lo strumento giornalistico per combattere questo sistema non è solo la notizia classica, ma anche la sua narrazione "alta", "culturale"; non solo "giornalismo" ma anche, e contemporaneamente, "letteratura". (Quante virgolette bisogna usare in questa fase fondante, primordiale: fra una decina d'anni non occorreranno più). Dove "letteratura" non è l'abbellimento laterale e tutto sommato folklorico, alla
Sciascia, ma il nucleo della stessa notizia che si fa militanza. Nessuna di queste cose è stata inventata da Saviano. Il concetto di "sistema", anziché di semplice (folkoristica) "camorra" è stato espresso contemporaneamente, e credo sempre su Nazione Indiana, da Sergio Nazzaro (non meno bravo di Saviano: e vive vendendo elettrodomestici); e forse prima ancora, sempre a Napoli, da Cirelli. L'aspetto fortemente etico-personale della lotta non alla "mafia" ma al complessivo sistema mafioso è egemone già nelle lotte degli studenti (siciliani ma non solo) dei tardi anni Ottanta. La simbiosi fra giornalismo e "letteratura", che è forse l'aspetto più "scandaloso" (e che più scandalizza; e non solo a destra) di Saviano è già forte e completa in Giuseppe Fava, e nella sua scuola. Le "scoperte" di Saviano sono dunque in realtà scoperte non di un singolo essere umano ma di una intera generazione, sedimentate a poco a poco, nell'estraneità e indifferenza dell'industria culturale, in tutta una filiera di giovani cervelli e cuori. Alla fine, maturando i tempi, è venuto uno che ha saputo (ed ha osato) sintetizzarle; e che ha avuto la "fortuna" di incontrare, esattamente nel momentochiave, anche l'industria culturale. Che
tuttavia non l'ha, nelle grandi linee, strumentalizzato ed è stata anzi (grazie allo spessore culturale di Saviano, ma soprattutto dell'humus da cui vien fuori) in un certo qual senso strumentalizzata essa stessa. *** Questa è la nostra solidarietà con Saviano. Non siamo degli Umberto Eco o dei Veltroni, benevoli ma sostanzialmente estranei, che raccolgano firme e promuovano (in buona fede) questa o quella iniziativa. Siamo degli intellettuali organici, dei militanti ("siamo" qui ha un senso profondissimo, di collettivo) che hanno un lavoro da compiere, ed è lo stesso lavoro cui sta accudendo lui. Anche noi abbiamo avuto paura, spesso ne abbiamo, e sappiamo che in essa nessuno essere umano può attendersi altro conforto che da se stesso. Roberto, che è giovane, vedrà certo la fine di di questo orrendo "sistema" e avrà l'orgoglio di avervi contribuito: non poveramente - da solo ma volando alto e insieme, con le più forti anime di tutta una generazione.
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Riccardo Orioles
W la Squola!
FISICA Il diario dell'occupazione Ci sono un mucchio di cose che impari, quando con quaranta persone occupi una parte di un’università, cose che non avresti imparato se fosse stato approvato il decreto centotrenta tre di questa finanziaria. A contatto improvviso, durante le notti li impari a conoscere e capisci che in ognuna delle loro vite c'è tutto un mondo, di cui stai prendendo consapevolezza.
"Quale mondo?" Prendi ad esempio l'attaccante del gruppo. Tu lo guardi davanti ad un’assemblea in un’aula piena di persone, che chiede di prendere posizione, di agire, e pensi che egli sia uno di quegli studenti, molto bravo nella retorica. Poi improvvisamente, vedi che c'è una ragazza che sta fotografando l'assemblea con la sua bimba accanto, che le scappa dalla mano e va verso suo padre. E suo padre è l'attaccante. Qui ti accorgi che questo tizio è uno studente lavoratore. E ti viene improvvisamente l'intuizione che quello che sta succedendo non è solamente un fatto di protesta degli studenti. Ma cominci a considerare l’ipotesi, che qui come altrove, l'Italia si sta rivoltando dalla testa ai piedi. A testa alta. A quattro ore dal momento in cui a Fisica è cominciata quest’assemblea generale, c'è ancora un’aula piena di persone. In quest’isola felice sembra non sia avvenuto alcun esito. Sembra un’ordinaria assemblea, dove un sacco di studenti e tantissimi professori hanno interpretato il loro ruolo, di cittadini preoccupati ma inerti innanzi alle difficoltà. Un centinaio di
studenti si sono tranquillamente diretti verso una delle aule. Alle due del pomeriggio non ci sono lezioni in questo martedì ventotto ottobre dentro l’aula E. “Andiamo ad occupare, ”, sembra che dica il centro avanti del gruppo. Tu lo guardi e cerchi di sentire quello pensi abbia detto.
vedevi tanti. A vista giovani politici con in mano carpette azzurre, per controllarsi l’avvenire E allora cominciavi a domandare in giro, con frasi del tipo "perché vai a votare, che cosa ti aspetti dai tuoi rappresentanti". E guardavi questi altri studenti che non sapevano che risponderti.
Il centro avanti parla poco. Lo guardi e ti accorgi della sua esilità fisica, o meglio lo guardi e ti rendi conto di quanto è strutturato e serio. Normalmente non sarebbe uno di quelli che fa politica, perché il suo posto, tu pensi, sia un laboratorio. Lui sembra essere più un gatto solitario, con il suo gruppo d’amici. Ma se presti attenzione capisci che sta pensando ad altro adesso. Non è preoccupato di parlarti, perché l'occupazione di una parte dell'Università a Catania si può fare senza parole.
Adesso guardi invece queste persone, che cominciano coraggiosamente a farsi i conti e pensare che forse, in questa città, in questa università qualche cosa, può cambiare, che conviene tentare, perché si è già perdenti quando non hai almeno provato a cambiare le cose. Cosa fai quando il tuo mestiere e la tua facoltà non è quella di scienze politiche o lettere o lingue, e dove nei giorni scorsi ci sono state polemiche e assemblee pubbliche e dotte. Cosa fai, scientificamente? Decidi di impiantarti in un’aula e di spiegare con gentilezza al direttore del Dipartimento, che stanotte volete restare in aula. Siete quaranta ragazzi. Sarete attenti e vigili a voi stessi e agli altri per tutta la notte. “Direttore abbiamo deciso di non spostarci da quest’aula, lei capisce vero".
Ti viene in mente quello che è successo una settimana prima, mentre in tutta l'Italia, i ragazzi stavano occupando le università, e tu, stavi leggendo quelle cronache. Qui a Catania, si facevano le elezioni universitarie: a votare soltanto un terzo degli studenti. Con i santini in mano ne
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W la Squola!
Andiamo avanti. Sono le diciannove, e venti cinque studenti di fisica, con calma si prendono di coraggio e responsabilità l’aula mentre il professore, di solito accorto e ansioso, esce dopo avere parlato con loro, come un padre rassegnato. Prima di mezzanotte, cominciano l'invio del comunicato stampa on-line. Qualcuno si chiede se non si possa avvertire la stampa. Fortuitamente il redattore del giornale locale viene a sapere dell'occupazione e così arriva un vecchio fotografo, divertito scatta la foto, e va via. Questo gruppo di persone comincia a confrontarsi, a mettersi d'accordo, a capire se quel passaggio porterà o no a qualcosa di buono. Dopo mezzanotte, il contatto internet è già off-line. "Non ci sono fax, per mandare notizie" dice qualcuno,
sorridendo e pensando che suo padre ha fatto la pantera negli anni novanta, ma adesso fa il bidello, e gli dice "non posso venire, che domani sono a scuola, ma vai avanti che anche a me riguarda questa faccenda”. Vi siete svegliati la mattina, dopo qualche ora di sonno. Sono le otto e in gruppi andate in giro in tutta la facoltà, classe per classe, parlando e proponendo. Nel frattempo si susseguono le lezioni, e gli interventi. Raitre viene dentro la classe e fa le prime riprese, poi arrivano le televisioni locali. Alle undici comincia alla Cittadella Universitaria un’assemblea pubblica di tutte le facoltà. Con sorpresa vi rendete conto di non essere poi così periferici, perché ci sono i collettivi di tutte le altre facoltà. Allora vi dite tra voi, che il messaggio è passato e che Catania oggi ha raggiunto finalmente il
movimento in Italia. Passano così questi tre giorni d’occupazione non violenta, passano fino al giorno in cui a Catania sfila un corteo di oltre trentamila persone. Voi avete fatto la vostra parte e per adesso questa sera uscite dall’aula, dopo avere ordinato e pulito. Perché la gente civile propone così un gesto di discontinuità, quando è consapevole che talvolta bisogna osare. E..
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Fabio D'urso
foto Stefano Messina e Martina D'Angelo
W la Squola!
In difesa di quale università?
Catania è però la città dove tre ragazzi qualunque fanno in tre anni di fila il concorso di dottorato all’Università di Siena, vincendo il primo posto con borsa nel dipartimento di Romano Luperini, il critico letterario, che si congratula pure. Un filotto reale, come si direbbe al biliardo. Eppure quei tre avevano provato prima a Catania, in Filologia moderna. Gli danno picche, nemmeno il posto senza borsa. Risultato? I genietti emigrano. Non fosse stata Siena sarebbe stata Londra, o Boston, chissà. E allora, che Università stanno difendendo, a migliaia? Professori introvabili durante le ore di ricevimento e durante le lezioni, perchè hanno un secondo e un terzo lavoro. Le scuole di specializzazione della Sissis e i master create giusto per ingrossargli il portafoglio, i libri imposti scritti dallo stesso professore. Ci viene voglia di chiedere se i ragazzi della piazza lo sanno. E poi gli avanzamenti di carriera, fatti a centinaia, tanto che non ci sono più ricercatori – che dunque non ci sono anche per altre ragioni - ma solo professori. Giusto per dare ancora soldi a chi di dovere. E infine i nuovi corsi di Laurea aperti a macchia di leopardo per tutta Italia e gli immobili comprati e ristrutturati per fare nuove sedi. E’ un professore anziano che si confessa. Un simpatico. Uno che non fuma, ma sorride e commenta sempre. E’ all’università da mezzo secolo, ne ha viste tante: “Da quando c’è l’autonomia c’è stata la grande sbracata. Hanno creato nuovi posti, inventando centinaia di corsi di Laurea. Uno ad esempio a Siracusa, per
"A Catania, come in tutta Italia, se non conosci, se non sei appoggiato, col cavolo che fai ricerca". Alla faccia del merito. C’è chi non li spende nemmeno quei soldi per iscriversi all’esame di dottorato: “Tanto sono soldi buttati”. E altri: “Fai esami, fai lezioni, fai tutto quello che dovrebbero fare loro, ma mica fai ricerca se vinci il dottorato!”. Eppure Francesca e Tiziano sono due bravi ricercatori, con un curriculum da invidiare.
pochi iscritti. Con quei soldi potevano finanziare pure la casa agli studenti fuori sede che venivano proprio da Siracusa. Ma no. Dovevano dare posti. Prima c’erano poche sedi d’eccellenza, ora l’Università è ovunque: più professori, più dottorandi. Ormai l’Università significa potere, non cultura. L’ex rettore comprava immobili perché si candidava alla Regione, e allora faceva favori. Ora non è cambiato nulla. ‘Ero professore, ora ho il potere e distribuisco per avere più potere dopo”, questo pensano. Basta vedere come la politica si sia impadronita dell’Università. Questi ragazzi, poveretti, non sono consapevoli. Loro vedono solo i tagli, non possono allungare lo sguardo”. I giornalisti ste cose le scrivono da così tanto tempo che ormai nemmeno libri interi spesi sull’argomento, con tanto di dati e lavoro di anni, o gli articoli di Attilio Bolzoni (la Repubblica) sulla parentopoli palermitana dell’Università Statale fanno notizia, nemmeno gli alberi genealogici della cancrena baronale del capoluogo siciliano impressionano più. E’ già un dato di fatto. Neanche a mettere con attenzione i cognomi, uno dietro l’altro: pater familias ordinario, moglie ordinaria, figlio ricercatore/trice, nipote dottorando in ginecologia ma laureato in legge, autista scienziato con borsa di studio ad Harvard. Il lettore è stanco, salta pagina. Sarebbe come leggere che l’olio viene dalla spremitura delle olive e che il vino si fa con l’uva. L’opinione pubblica, dunque, sa: l’Università è terreno di pochi, di potenti. Nessuno lo dice adesso. O quantomeno i giornali preferiscono non ricalcare quando parlano di Gelmini e Tremonti. O
se pubblicano ad esempio il pezzo di Bolzoni, non collegano, mettono in pagine diverse. Meglio puntare sulla protesta, sulle migliaia di giovani in piazza, sulla parola “Onda”, perchè parola nuova, perché sa di “Pantera”, meglio ricalcare “2008-1968”, rispolverare gli archivi e fare parallelismi, quelli di cui i giornalisti vanno sempre ghiotti. I parallelismi allietano ormai le tavole dei giornalisti italiani: se li fanno coi maccheroni, alla brace col salmariglio (prezzemolo, aglio, olio, aceto), flambè, con panna e cioccolata e pure zabaione. E poi è roba che basta risaltare in padella con patate o piselli per rimbandire la tavola. Meglio inquadrare le fiumane di giovani, i ragazzi che invadono strade, dare numeri, riportare slogan, raccontare storie di ricercatori sfigati, e poi “Tagli, tagli, tagli”. E’ vero. Ci sono tagli assurdi. Indiscriminati. Roba da pogrom della ricerca e dell’istruzione, che nemmeno Stalin, o l’Hitler di Aushwitz. Ma che fine hanno fatto le parole “Barone-Baronato”, “Potere”, “Raccomandazione”? Tagli, Tagli, Tagli. Se il decreto verrà approvato le Università dovranno rivedere i loro bilanci, rivedere le spese. Ma cosa taglieranno? Secondo voi? Intanto guardate i volti di quei ragazzi col megafono, cogli striscioni. Urlano, cantano, battono le mani, per difendere l’istruzione, il futuro, l’università. Guardateli bene. Loro sono il futuro. E sono pure il paradosso. Difendono l’università di oggi, quella che li ha già tagliati fuori. Per questo sono ancora più coraggiosi.
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Giuseppe Scatà
LinkNews di L.Perrotta
Che succede a Catania? Un tentativo di restare al passo con gli eventi a) Manifestazione, sciopero, protesta. Resistenza? Oggi Catania ha visto scendere in strada un corteo immenso, migliaia di persone, solito balletto di cifre... Erano tanti, tantissimi, di tutte le età, di tutte le idee politiche, tutti uniti contro l'uccisione dell'Istruzione in Italia, contro il precariato, contro le decisioni prese alla spalle dei più deboli. Il corteo era lungo mezzo chilometro, c'erano pochissime bandiere dei Partiti politici. Un movimento trasversale, come quello che lo scorso anno si sveglio all'improvviso dopo il Derby Catania Palermo in cui venne ucciso l'ispettore Raciti. Per saperne di più www.step1.it b) Simbolo del Movimento sono gli studenti di Fisica: qui a Catania godono di un rispetto particolare, sono il “fiore all'occhiello” dell'Università catanese, i “geni” che poi vanno a lavorare in mezzo mondo, e che se restano a Catania portano avanti l'INFN, Istituto Nazionale di Fisica. Hanno smesso di studiare e hanno occupato la facoltà di Fisica, senza partiti e con l'appoggio di tutti gli studenti. Con loro ci sono anche tanti ricercatori precari, “tagliati” dalla riforma. Anche loro oggi 30 ottobre erano in quel corteo, lungo come gli anni in cui hanno subito in silenzio un sistema che li ha penalizzati economicamente e professionalmente rispetto a chi ha deciso di andare a lavorare all'estero. I fisici occupanti hanno un blog fisicaoccupata08.wordpress.com c) Cortei e confusione, ma al viale Mario Rapisardi di più! La ricevitoria Giunta è ormai luogo di pellegrinaggio per le famiglie catanesi e non solo, arrivano decine di telecamere da tutta Italia per riprendere il Luogo Più Culuto Del Creato, e il sindaco, dopo aver lasciato la sua testimonianza di direttore di una amministrazione indigente allo Stand Up Day, chiede aiuto al novello ma sconosciuto riccone. “Faccia come in America, dia parte dei soldi alla Comunità”. Cercate su Google... d) La Procura della Repubblica di Catania ha rivelato i nomi di tutti i 47 ex ed attuali amministratori e funzionari indagati per l’inchiesta “Buco di Bilancio“: Vincenzo Castorina, Roberto Giordano, Eugenia Messina, Giuseppe Arena, Mario Brancato, Francesco Bruno, Francesco Caruso, Santo Castiglione, Rosario D’Agata (non è il consigliere del Pd, ma l’ex assessore che si fa chiamare Giancarlo), Orazio D’Antoni, Antonino D’Asero, Mario De Felice, Ignazio De Mauro, Paolo Di Caro, Salvatore Di Gregorio, Filippo Drago, Fabio Fatuzzo, Ilario Floresta, Marco Forzese, Alessandro Gaglio, Filippo Grasso, Silvana Grasso, Francesco Gueli, Stefania Gulino, Paolo Italia, Santo Ligresti, Giuseppe Maimone, Angelo Moschetto, Giovanni Musumeci, Nello Musumeci, Antonino Nicotra, Vincenzo Oliva, Benito Paolone, Angelo Rosano, Domenico Rotella, Salvatore Santamaria, Gaetano Sardo, Umberto Scapagnini, Antonio Scavone, Elita Schillaci, Giuseppe Siciliano, Nino Strano, Gaetano Tafuri, Gianni Vasta, Giuseppe Zappalà. Le indagini sembrano particolarmente difficili, ed è stata richiesta una proroga di sei mesi. Le imputazioni? Falso in atto pubblico e abuso d’ufficio.
www.comune.catania.it e) Cittàinsieme, storica associazione di “Società Civile” etnea, questi amministratori spendaccioni non li ha mai digeriti, e ora guarda con sospetto ai loro dubbi sul dichiarare Dissesto finanziario. Si o no? C'è già stato un incontro a riguardo, molto tecnico, nella sede di Cittàinsieme, la Parrocchia San Pietro e Paolo. Relatori un professore universitario che sosteneva le ragioni del dissesto e il ragioniere del Comune (e anche della Provincia di Catania, deve essere un luminare nel suo campo), che di cognome fa Bruno, che sosteneva che “i creditori non verranno mai pagati per intero”. Siccome la gente non ha obiettivamente capito un'acca, ci sarà un incontro chiarificatore, con due politici: il sindaco di centrodestra del Comune di Catania, il senatore Stancanelli, che rifiuta l'ipotesi del dissesto al pari del ragioniere Bruno, e un membro dell'opposizione ormai “extraparlamentare”, Orazio Licandro, che invece sostiene come il dissesto aiuti solamente il Comune a risollevarsi... In mezzo ai due un moderatore, le domande del pubblico e un “super tecnico” al di sopra delle parti, che da anni si occupa come commissario governativo di intervenire nei comuni in situazione di dissesto... E ovviamente la diretta online su www.cittainsieme.it f) A sud del Cimitero, dall'altra parte della città rispetto a Cittàinsieme, gli amministratori spendaccioni non vanno a genio ai cittadini, ma in questo caso non ci sono posizioni contrastanti, sono tutti d'accordo: hanno abbandonato Librino. L'associazione Oltre La Periferica è appena nata, ma grazie al giornale “La Periferica” è riuscita a “fare rete” e riunire tutti, cattolici autonomisti comunisti etc etc . Giorno 8 Novembre per la prima volta nella storia di Librino, di San Giorgio, del Villaggio Sant'Agata, del Pigno, di Zia Lisa, le associazioni che operano nella “Città Satellite” dove abitano quasi un quarto dei catanesi si troveranno tutte insieme al Pala Nitta, l'unica struttura sportiva che funziona nella parte di città dimenticata. g) A Librino le associazioni non si riuniscono per caso, l'incontro di giorno 8 è la conclusione di un percorso avviato a marzo, con l'Unica istituzione che da queste parti s'è fatta viva: l'Università, con i suoi studenti e i suoi ricercatori, gli stessi che sono scesi in piazza a protestare giorno 30. Qualche mese fa quegli studenti e quei ricercatori sono andati in giro per Librino, lo hanno fotografato, studiato, cartografato e riprogettato. Al Pala Nitta ci sarà una mostra “interattiva” di analisi e progetti degli studenti del corso di Tecnica Urbanistica della Facoltà di Ingegneria, Dipartimento di Architettura e Urbanistica, che hanno coinvolto in un grande progetto i bambini di alcune scuole di Librino, oltre alle associazioni. La mostra si svolgerà dalle ore 9:00 alle ore 13:00 presso il Pala Nitta nei giorni del 6, 7 e 8 novembre 2008. Titolo? “Da Città Satellite a Città e Basta” Altre informazioni a breve su www.laperiferica.it e www.labpeat.dau.unict.it
Potete leggere gli esilaranti comunicati dell'epoca Scapagnini su
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Manifestiamoci
foto di Giovanni Battaglia
|| 31 ottobre 2008 || pagina 08|| www.ucuntu.org ||