Ucuntu n.46

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Digeriretutto Il governo nega i fondi all'Istat (“statistiche pessimiste”): fra poco sarà impossibile anche avere i dati minimi sull'economia. Ma la testa dello struzzo-Italia è ancora saldamente nascosta sotto la sabbia. Fino a quando? Perché hanno ucciso Paolo Borsellino? Solo mafia, o Sistema? Si parla di trattative fra mafia e Stato. Si parla di un'agenda sparita, l'agenda personale di Borsellino. 18, 19 e 20 luglio: Tutti a Palermo per Paolo Borsellino! Non per commemorare, ma per continuare la sua lotta || 15 luglio 2009 || anno II n.46 || www.ucuntu.org ||


“Che ti dice la patria?” v Cinisi, Italia, maggio 2009. Finestra chiusa al passaggio del corteo per Peppino Impastato.

Digerire tutto In Italia e in Zimbabwe il debito pubblico ha ormai largamente superato il Pil e ogni giorno che passa lo Stato è sempre più vicino, finanziariamente parlando, a eventi alquanto infelici. Nello Zimbabwe, il Presidente del Consiglio Mugabe ha sguinzagliato le con l'ordine di arrestare e tradurre al suo cospetto il maledetto Pil, servo dell'Occidente e nemico della rivoluzione. In Italia, dove abbiamo un Presidente un po' più acculturato, l'ordine è stato invece di non parlar più di Pil e di tappare la bocca a chi ci prova. Esageriamo? Niente affatto. Gli economisti dell'Istat hanno lanciato, nell'indifferenza generale, un appello per difendere “la statistica ufficiale, che è un bene pubblico del Paese”. L'Istat rischia infatti di dover sospendere per mancanza di fondi i prossimi rilevamenti. Che erano, per Scajola e Tremonti, troppo frequenti e tali da dare un quadro pessimistico dello stato dell'economia. Dove tutto va invece benissimo e non c'è proprio nulla da temere. E se, come dichiara la Consob, la piccola e media industria “è a rischio di asfissia” perché “nei confronti delle grandi banche si riscontra lentezza nel mettere al centro delle strategie il servizio al cliente”, ossia - per dirla in italiano - le banche strozzano i piccoli imprenditori? Niente paura, basterà non parlare più neanche di Consob. E lo struzzo-italiano restarà tranquillo, col sedere per aria e la testa ficcata sotto un metro

di sabbia. E allegre musichette e spot rassicuranti che lo raggiungono fin sottoterra. *** L'italiano, come lo struzzo, ormai digerisce tutto. Patti fra mafia e Stato, trattative, per salvaguardare le quali fu assassinato – come ogni giorno che passa emerge sempre più chiaramente – il giudice Paolo Borsellino? E chi se ne frega. Puttane, redattori, prottori e politici a libro-paga - paritariamente - degli Affari Del Re, con solo qualcuna delle prime a dimostrare occasionalente (“io certe cose non le faccio”) qualche barlume di dignità? E chi se ne frega. Squadristi, mostri, lager, emigranti annegati, italian-musolini, italian duce-duce, il mondo che ci ride dietro? E chi se ne frega. “Noi tireremo diritto”. “Alalà”. “Duce a noi”. “Me ne frego”. *** E' in queste circostanze, di questi tempi e in questo Paese che alcuni di noi decisero di esercitare ancora, nonostante tutto, l'antico mestiere del giornalista. Gli storici troveranno ciò molto interessante, e ancora più interessante troveranno il fatto che non siano neanche mancati giovani pronti a unirsi a questa avventura. Ma forse non saranno gli storici ad occuparsi di noi in futuro ma, più sovieticamente, i manuali di psichiatria. r.o.

Giornalismo

Due notizie dalla Sicilia

E' morto Enrico Escher Se n'è andato Enrico Escher, giornalista ed ex-docente della facoltà di Lingue. E' stato uno degli ideatori del progetto Step1 e suo direttore fondatore. L'intera redazione si stringe alla famiglia di quello che è stato per molti di noi un vero Maestro. La Redazionedi Step1

Premio Ischia a Step1 Il nostro magazine ottiene il secondo posto nella sezione dedicata al giornalismo online. A determinare il risultato gli articoli che smontarono, un anno fa, la bufala sui Rom “ladri di bambini”. Per noi non è tanto un premio per quel che è stato fatto, quanto uno stimolo a fare meglio da oggi in poi. Sperando che, da oggi in poi, ci sia qualcuno in più a credere a questo progetto. La Redazionedi Step1

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I giorni di Borsellino v

L'agenda rossa che lo Stato nasconde diventa il simbolo degli antimafiosi 18, 19, 20 luglio: a Palermo migliaia di cittadini marceranno portando con sé in bella vista una comune agenda. Rossa. Come quella su cui il giudice Paolo appuntava le sue idee, e che portava con sé il giorno dell'attentato. Dov'è quell'agenda adesso? Perché non si deve sapere? Ricordo quando ancora un anno fa, per telefono, Salvatore Borsellino mi faceva la telecronaca della commemorazione ufficiale di suo fratello Paolo, il 19 luglio. Mi raccontò di quanto fosse indignato e irato dalla presenza del presidente del senato Schifani, che i mafiosi non li ha mai combattuti ma al massimo c'ha fondato assieme società di brockeraggio. Certo è dovuto essere difficile vedere Schifani citare Paolo Borsellino. Da quel giorno, in ogni conferenza in cui ci inviatavano in giro per l'Italia, quella che prima era solo una frase, "Voglio impedire fisicamente che vengano ad insultare la memoria di mio fratello", divenne lentamente un ipotesi, poi un progetto ed infine una realtà. Palermo, il 18 e il 19 luglio, sarà letteral-

mente invasa da persone pacifiche armate di pericolosissime agende rosse. Rosse come il sangue che ancora macchia quei palazzi, rosse come il cuore grande delle famiglie della scorta di Paolo, rosse come non diventarono mai le guance di chi quell'agenda l'asportò illegittimamente, ripulì la borsa e poi la rimise a posto. Rosse come l'agenda rossa. Pagine che potevano far crollare la prima, la seconda e la terza repubblica. E che ora giacciono in qualche caveau come arma di ricatto puntata alla testa di chissà chi. Salvatore Borsellino ha chiesto all'Italia di stargli accanto quando presidierà via D'Amelio per ricordare Paolo assieme ai suoi giovani, ai tanti siciliani e non che sono cresciuti ispirandosi al giudice buono. E noi saremo con lui. Quest'anno il giudice Paolo Borsellino lo ricorderemo noi, sperando di avere accanto la sua famiglia, perchè ci arroghiamo il diritto di pensare che abbiamo più diritto noi a ricordarlo, piuttosto che due o tre politici di turno che con una mano toccheranno la spalla della vedova Borsellino e con l'altra quella di persone poi condannate per mafia. Ormai tutti quelli che sento mi dicono che ci incontreremo a Palermo. Lì da un po' opera un comitato cittadino che sta organizzando tutto nei minimi particolari, gente fantastica che da un presidio ha costruito una manifestazione nazionale. Non so quanti saremo, ma tantissime persone prenderanno ferie e permessi per

stare accanto a Paolo e Salvatore. Questo è uno dei momenti in cui sono orgoglioso di quello di cui siamo capaci quando lo vogliamo. Perchè questi sono gli ideali della Resistenza che Salvatore lancia in ogni incontro. Una Resistenza che parta dal sangue di quel luogo, che faccia tremare le coscienze di chi ha camminato su quel sangue. Ora che i pezzi di quei ragazzi e del giudice, come dice Salvatore, sono entrati in noi, "la partita può cominciare", citando la telefonata tra il giudice e il procuratore Giammanco il giorno della strage. Benny Calasanzio www.bennycalasanzio.blogspot.com/ VIA D'AMELIO/ STRAGE DI STATO TRE GIORNI PER RICORDARE E PER LOTTARE ANCORA SABATO 18 ore 15, via D'Amelio: Marcia delle agende rosse verso Castel Utveggio 20.30, Giurisprudenza (v.Maqueda): Dibattito "I Mandanti Impuniti" organizzato da Antimafia 2000 DOMENICA 19: dalle 8: Presidio in via D'Amelio: ore 16.55: Minuto di silenzio 18.30: corteo fino a piazza Magione 21.30: p.Magione, recital di G.Cavati LUNEDI' 20: ore 9: Presidio a Palazzo di Giustizia. Porta con te un'agenda rossa

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Catania/ Comune nel pallone

Dà i numeri, l'amministrazione Stancanelli A Palazzo degli Elefanti non è cambiato nulla. Si continuano a prevedere entrate e spese che non hanno speranza di realizzarsi. E allora proponiamo ai lettori un gioco, un utile passatempo rubato alla politica

Un treno corre su binari paralleli che lo costringono a seguire un percorso obbligato e che gli impediscono di cambiare strada. Ritarderà forse un po' ma, in genere, ogni convoglio ferroviario arriverà alla destinazione prevista. Il Comune di Catania non è un treno ma possiede anche lui i suoi binari. Si chiamano previsioni di entrate e di spese, vengono approvati ogni anno dal Consiglio Comunale nel 'Bilancio”' e servono ad evitare che si spendano più soldi di quelli che si incassano. Deragliamanto finanziario Praticamente diventa illegale spendere una quantità di denaro superiore a quella prevista per ogni singola voce. In questo modo dovrebbe anche essere garantita una corretta programmazione degli interventi, si eviterebbero i dissesti e le promesse si trasformerebbero facilmente in fatti.

hanno tutti i torti ed il treno etneo è deragliato già da un pezzo. I binari erano larghi il doppio del dovuto e i rottami sono finiti nelle mani dei contribuenti che, dopo avere subito l'inefficienza dei servizi forniti, adesso si preparano a risarcire i danni causati dagli stessi amministratori che hanno votato. Per prima cosa controlliamo le condizioni dei binari, nel tentativo di individuare le cause del disastro. I due binari, sia quello delle entrate che quello delle spese, corrono parallelamente nel Bilancio di previsione, solo che la distanza fra le ruote di sinistra e quelle di destra non corrisponde alla larghezza dei binari. Per capirci: il totale delle spese e delle entrate realizzatesi è la metà di quella prevista nel Bilancio. Alla fine di ogni anno, infatti, le previsioni non vengono rispettate ed entrano in cassa meno della metà delle somme attese.

*** La farsa degli emendamenti “Amaro a chi ci crede” dicono i catanesi quando ascoltano le promesse dei politici, convinti che a trasformarsi saranno solo favori e clientele. Non

può spendere senza rispettare neanche la proporzionalità con gli stanziamenti decisi. Diventa tragicomico vedere i consiglieri sbracciarsi in aula a difesa di emendamenti di poche migliaia di euro a favore di questo o quell'intervento, soddisfatti di avere così dimostrato ai propri elettori di avere ottenuto qualcosa per loro. Sanno invece benissimo che resterà tutto sulla carta, perchè esistono interessi ben più importanti che sarà già difficile soddisfare a causa della mancanza di denaro. È facile immaginare come sarà lasciato a bocca asciutta chi aveva applaudito l'approvazione di emendamenti ed ordini del giorno a favore di associazioni di volonariato, servizi di telemedicina, assistenza domiciliare, servizi ai bisognosi, decoro urbano, sicurezza e, persino, apertura estiva degli asili nido. Come se, durante il resto dell'anno, ci siano i soldi per assicurare una decente soddisfazione delle richieste delle famiglie.

Con vincoli di spesa di fatto inesistenti salta ogni rapporto con la programmazione votata dal Consiglio e si

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Catania/ Comune nel pallone Questa tabella è stata costruita in base ai dati contabili di competenza (escludendo i residui, ovvero i mancati pagamenti e le mancate riscossioni riportati dagli anni precedenti)

E N T R A T E

Previzioni iniziali di bilancio

2009 Rendiconto riscossioni o pagamenti

Previzioni iniziali di bilancio

Tributarie

148.395.334

66.440.452

159.977.627

Trasferimenti

193.985.210

162.601.499

180.453.280

40.315.007

17.181.993

40.185.111

Alienazioni, trasferimenti di capitale e riscossiome di crediti

520.226.485

16.964.872

31.007.458

Prestiti

187.332.228

185.679.802

350.000.000

Servizi conto terzi

123.450.100

87.763.396

111.452.100

1.214.204.367

536.632.017

873.075.576

Correnti

455.209.539

209.382.921

376.955.329

Conto capitale

457.074.367

1.781.720

14.228.000

Rimborso di prestiti

124.069.361

184.783.404

370.440.147

Servizi conto terzi

123.450.100

78.140.883

111.452.100

1.159.803.367

474.088.929

873.075.576

474.088.929

873.075.576

Entrate extratributarie

Fondo cassa iniziale

Rendiconto riscossioni o pagamenti

2.367.219

Totale

S P E S E

2007

Totale Disavanzo

54.401.000

Totale compl. delle spese

Giochiamoci su La matematica è un'opinione e due più due non fa mai quattro. Per gli amministratori catanesi è più probabile che faccia nove. C'è da chiedersi se i lettori siano più bravi dei loro amministratori ed è per questo che proponiamo un gioco: nella tabella abbiamo riassunto i dati contabili degli ultimi due anni lasciando, nell'ultima colonna, alcune caselle vuote in cui inserire le vostre previsioni. Tra un paio di anni, quando verrà approvato il rendiconto del 2009, sarà possibile verificare se sarete stati più bravi. Siamo sicuri che vincerete, nonostante non abbiate a disposizione i documenti in possesso degli uffici della ragioneria comunale. Avete però meno interesse a falsificare le previsioni e, vedendo il grado di realizzazione del Bi-

1.214.204.367

lancio 2007, immaginerete anche quale sarà il risultato del 2009. Senz'altro vicino ai dati del rendiconto di due anni primaa e molto distante dalle previsioni del 2009. Se qualcuno si è chiesto perchè non abbiamo inserito i dati del 2008, precisiamo che il Comune non ha approvato il Bilancio di previsione del 2009 prima dell'inizio dell'anno ma sei mesi dopo ed ha votato il rendiconto del 2007 poco prima e quindi, per il rendiconto del 2008, bisognerà aspettare l'anno prossimo. Per carità, tutto nel rispetto delle leggi che prorogano i termini, ma certamente senza obbedire alla logica che dovrebbe avere un buon amministratore. Se qualcun altro si chiede che razza di programmazione è questa, troverà la risposta rileggendosi quest'articolo. E pensare che un anno fa, all'atto del

suo insediamento, il sindaco Stancanelli sembrava promettere un'inversione di tendenza nei criteri dell'amministrazione e della gestione della macchina comunale. Se così fosse stato, il primo passo da fare era proprio quello di mettere chiarezza nei conti pubblici. Solo in questo modo sarebbe stato possibile rendere conto a se stesso ed ai suoi concittadini della reale situazione finanziaria. Solo così il nuovo macchinista avrebbe potuto riportare il treno sui giusti binari, fornire servizi migliori, individuare ed allontanare dalla mangiatoia chi si era arricchito con gli affitti degli immobili privati, con qualche fornitura particolare o con qualche appalto di comodo. Piero Cimaglia

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Una festa

v

PROGRAMMA 14-19 LUGLIO martedì 14 Ore 21,30 La Compagnia Dei Fuocolieri, “U Bellu sciò” Piazza Don Bonomo, San Cristoforo, CATANIA mercoledì 15 ore 20,30 Su’ddocu (omaggio al soffitto) - M. Ortolani/F.Vaccaro G.A.P.A. Centro di Aggregazione Popolare - via Cordai, 47 CATANIA giovedì 16 Ore 18.00 Incontro Antirazzista “La Nostra patria è tutta la Terra” Ore 21,30 “Falena” Teatro Instabile (SR) G.A.P.A. Centro di Aggregazione Popolare - via Cordai, 47 CATANIA venerdì 17 Ore 19,00 Montse Grau Ferrer “DEUS EX MACHINA” SPETTACOLO DÌ TEATRO ALL’IMPROVVISO Piazza Don Bonomo, San Cristoforo, CATANIA Ore 21.30 Cineforum: “Indovina chi viene a Cena!?” G.A.P.A. Centro di Aggregazione Popolare - via Cordai, 47 CATANIA sabato 18 Ore 18.00 Eco Manifestazione Nazionale/Incontro “IRAN al fianco delle donne e degli uomini in lotta per la libertà” G.A.P.A. Centro di Aggregazione Popolare - via Cordai, 47 CATANIA ore 21.30 “Unduo” ore 22.15 Manomanca e Compagnia Dei Fuocolieri, “HandMade on Fire show” Piazza Don Bonomo, San Cristoforo, CATANIA domenica 19 Ore 19.00 Chumbala Cachumbala, “Il Mostro della spazzatura” Piazza Don Bonomo, San Cristoforo, CATANIA Ore 21.30 “il racconto degli Uccelli” Patrizia D’Antona Ore 23.00 Festa di chiusura G.A.P.A. Centro di Aggregazione Popolare - via Cordai, 47 CATANIA ARTI VISIVE dal giovedì alla domenica -Fabiana Li Vigni – dominando dominando...mostra incontro gioco -Mariolino Bonaccorso – esposizione di opere artistiche al G.A.P.A.

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Catania/ L'agonia dei quartieri

“Purtatimi via di ccà!” Uomini e topi Case pericolanti, topi, lerciume dappertutto: eppure anche qui vivono degli esseri umani. Difendono la loro umanità – i bambini, la dignità, il sogno di un domani migliore – disperatamente. Ma questa è una città umana? Che condanna esseri umani a vivere così?

“Mettiti i scarpi ‘ca ti muzzicanu i peri!”, urla la donna. Ma chi vorrebbe mai mordere i piedini di una biondina di appena tre anni? Eccolo là, uno Speedy Gonzales di 30 cm in un baleno attraversa la stanza e scompare. Dov’è? Forse in uno dei tanti buchi delle pareti, forse dietro o dentro l’armadio? Poco importa, lui è il padrone di casa, ha famiglia e amici e di lì non se ne vuole andare. A nulla servono trappole di colla, quei roditori “sunnu sperti”, al massimo qualche topino ci resta ‘mpicatu. La donna mi mostra un cartone su cui è incollato un piccolo cadavere. Lo conserva perché spera che faccia da esca per catturare la ma-

dre. “A volte non torno neanche a dormire, e quando devo passare la notte qui mi copro tutta, anche la testa sotto le lenzuola, col terrore ca m’acchianunu n’coddu. Sotto la doccia, chiudo gli occhi per insaponarmi i capelli ma poi li riapro di scatto, me li sento sempre addosso”. Topi, ratti, zecche proliferano dentro case fatiscenti dai soffitti sfondati i muri fradici le travi spezzate. Sordidi scantinati senza acqua né luce trasformati in dormitori. E tutt’intorno: edifici sventrati, cumuli di rifiuti, macerie. “A pranzo - dice una vicina - mangiamu pasta ca’ ricotta”, quello che piove dal soffitto è il condimento di ogni portata. “E non si poti lassari nenti, i surici tutti cosi si mangiunu, macari u piattu cummugghiatu si tirunu”. Sono nella parte bassa di via Barcellona, ogni mia occhiata attorno è un pugno allo stomaco. Si parla di Bronx come qualcosa di lontano, impossibile qui da noi. Ma questo è peggio, fino a qualche giorno fa la mia immaginazione non avrebbe saputo concepire tutto questo. Ora che ho visto, le parole sono insufficienti, così cvome le foto scattate sono solo scorci, accenni di vite consumate, scartate e dimenticate. Non ho fotografato gli esterni, le facciate

marce, l’abbandono, la miseria, le facce sporche, perché queste famiglie si vergognano di dove stanno, non vogliono che si sappia in giro. Da anni aspettano l’assegnazione di un alloggio popolare, ma se si aspetta che ci scappi il morto, qui ci manca poco, potrebbe succedere anche ora. Le autorità lo sanno, hanno fatto i sopralluoghi. Nel 2007 con un’ordinanza di sgombero del Comune per inagibilità dovuta al crollo del muro portante perimetrale, alcuni sono stati spediti all’Hotel Valentino, vicino alla fiera, ma dopo due giorni erano già per strada. La permanenza non si poteva prolungare e case vuote non ce ne sono mai state. “E unni ni nn’avevimu a gghiri?”. Dove dovevano andarsene? Sono tornati tutti qua, “nna stu schifu”. È un incubo quotidiano che la società ignora, che nessuno denuncia. Sono soprattutto donne e bambini. Gli uomini sono quasi tutti dentro. “E cosa fai quando torna tuo marito?” Con gli occhi di fuori: “Macari a spacciari sinni po’ gghiri, ma m’havi a purtari via ddi ccà. Non ci pozzu cchiu stari”. Sonia Giardina, I Cordai

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D

opo l’assassinio mafioso di Giuseppe Fava, il 5 gennaio 1984, i redattori de I Siciliani scelsero di non sbandarsi, di tenere aperto il giornale e di portare avanti per molti anni la cooperativa giornalistica fondata dal loro direttore, affrontando un tempo di sacrifici durissimi in nome della lotta alla mafia e della libera informazione. Anni di rischi personali, di stipendi (mai) pagati, di solitudine istituzionale (non una pagina di pubblicità per cinque anni!). Oggi, a un quarto di secolo dalla morte di Fava, alcuni di loro (Graziella Proto, Elena Brancati, Claudio Fava, Rosario Lanza e Lillo Venezia, membri allora del CdA della cooperativa) rischiano di perdere le loro case per il puntiglio di una sentenza di fallimento che si presenta - venticinque anni dopo a reclamare il dovuto sui poveri debiti della cooperativa. Il precetto di pignoramento è stato già notificato, senza curarsi d’attendere nemmeno la sentenza d’appello. Per paradosso, il

creditore principale, l’Ircac, è un ente regionale disciolto da anni. E’ chiaro che non si tratta di vicende personali: la redazione de I Siciliani in quegli anni rappresentò molto di più che se stessa, in un contesto estremamente difficile e rischioso. Da soli, quei giovani giornalisti diedero voce udibile e forte alla Sicilia onesta, alle decine di migliaia di siciliani che non si rassegnavano a convivere con la mafia. Il loro torto fu quello di non dar spazio al dolore per la morte del direttore, di non chiudere il giornale, di non accettare facili e comodi ripieghi professionali ma di andare avanti. Quel torto di coerenza, per il tribunale fallimentare vale oggi quasi centomila euro, tra interessi, more e spese. Centomila euro che la giustizia catanese, con imbarazzante ostinazione, pretende adesso di incassare per mano degli ufficiali giudiziari. Adesso c’è da salvare le nostre case: già pignorate. Una di queste, per la cronaca, è quella in cui nacque Giuseppe Fava e che adesso, ereditata dai figli, è già finita sotto i sigilli. Un modo per affiancare al prezzo della

morte anche quello della beffa. La Fondazione Giuseppe Fava ha aperto un conto corrente (che trovate in basso) e una sottoscrizione: vi chiediamo di darci il vostro contribuito e di far girare questa richiesta. Altrimenti sarà un’altra malinconica vittoria della mafia su chi i mafiosi e i loro amici ha continuato a combatterli per un quarto di secolo.

*** I bonifici vanno fatti sul cc della “Fondazione Giuseppe Fava” Credito Siciliano, ag. di Cannizzaro, 95021 Acicastello (CT) iban: IT22A0301926122000000557524 causale di ogni bonifico: per “I Siciliani” Scarica il manifesto/volantone A3. Ecco una versione leggera fatta per il web, http://www.ucuntu.org/pdf/Appello_ISiciliani_ A3_web.pdf - se volete stamparla e farla girare scaricate questa ad alta risoluzione http://www.ucuntu.org/pdf/Appello_ISiciliani_ A3_hires.pdf

|| 15 luglio 2009 || pagina 08 || www.ucuntu.org ||


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