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Tutti a casa "Giornale Radio. Sua Maestà Vittorio Napolitano, Presidente d'Italia e Protettore d'Albania, ha accolto ieri le dimissioni di Sua Eccellenza il Capo del Governo cavalier Benito Berlusconi. Ad opera dei Regi Carabinieri questi è già stato tradotto in luogo sicuro e protetto da ogni intemperanza popolare. Sua Maestà ha conferito i pieni poteri al maresciallo Finoglio. La guerra contro i poveracci continua, a fianco dell'alleato leghista e con inconcussa fede negli alti destini della patria..." Vabbe', lasciamo andare. Svegliamoci, che è ora di andare a mare. Buon bagno e buone vacanze a tutti (re compreso) || 25 luglio 2009 || anno II n.47 || www.ucuntu.org ||
Antimafia
Roma 26 luglio, in memoria di Rita Il 26 luglio 1992 Rita Atria, Testimone di Giustizia di appena 17 anni, si toglieva la vita lanciandosi da una finestra del settimo piano di Viale Amelia, a Roma. Ricordare Rita Atria significa sempre e innanzitutto fare memoria della solitudine che l’ha portata a quel gesto. Rita Atria non è Vittima solo della cultura mafiosa, ma anche di una “distrazione” istituzionale che ha delegato un uomo, Paolo Borsellino, a sua unica speranza di sopravvivenza. Dopo la morte di Paolo Borsellino le Istituzioni, rappresentate allora dall’Alto Commissariato, non hanno saputo infondere sicurezza e non sono riuscite a stare accanto ad una ragazza di 17 anni che di certo non poteva essere lasciata da sola. Ecco perché il 26 luglio prossimo l’Associazione Antimafie “Rita Atria” sarà a Roma per fare Memoria di Rita Atria con l’inaugurazione di una targa a lei dedicata, ma anche e soprattutto riproponendo un problema non più rinviabile, ovvero la situazione dei Testimoni di Giustizia in Italia, con una tavola rotonda dal titolo
“Testimoni di Giustizia: la necessità di una cultura diversa sul problema”. Si tratta di un incontro riservato tra Testimoni, associazioni che da anni si battono per una gestione diversa delle attività connesse al fattore protezione/reinserimento dei Testimoni di Giustizia, e i rappresentanti politici che hanno accettato il nostro invito a un confronto propositivo. L’esito dell’incontro sarà reso noto attraverso un documento conclusivo. I parlamentari che al momento hanno confermato la loro partecipazione sono: Sen. Giuseppe Lumia, On. Angela Napoli. Adesioni dal mondo politico: Giovanni Russo Spena e On. Rita Borsellino. Nel pomeriggio, alle ore 18:00, si svolgerà in Viale Amelia, 23, Roma, l’inaugurazione della targa in memoria di Rita Atria. Alla cerimonia saranno presenti diversi artisti che daranno omaggio alla forza morale di questa ragazzina che aveva detto no alla mafia: ci sarà il duo di parola e musica costituito dall’attrice Daniela Morozzi e dal
sassofonista Stefano Cantini; la regista Pietra Selva Nicolicchia, autrice della pièce teatrale dedicata a Rita Atria “Uncinn’è”; ci saranno i musicisti Fabrizio Varchetta e Greta Fornasari, che eseguiranno il pezzo “Testimone di giustizia”, scritto per Rita Atria e Piera Aiello, e dedicato a tutti i Testimoni; ci saranno il soprano Maria Tomassi e il pianista Massimo Salvatore, che eseguiranno l’Ave Maria di Schubert, il pezzo che Rita Atria voleva si eseguisse al suo funerale. Al nostro fianco gli amici di sempre: don Luigi Ciotti, Pino Maniaci di Telejato, Graziella Proto direttrice del mensile antimafia “Casablanca”. Compagni di viaggio: Acmos – Libera Piemonte, Associazione volontari Capitano Ultimo, Casablanca – Edizioni Le Siciliane, Libera Nazionale, Libera Liceo Volterra di Ciampino, Telejato. Associazione Antimafie "Rita Atria" Info: www.ritaatria.it, 348.22.98.317
|| 25 luglio 2009 || pagina 02 || www.ucuntu.org ||
Trattative
Miss Mafia e Mr Stato Matrimonio difficile fidanzamento lungo L'accordo era che ciascuno si facesse i fatti suoi, senza pretendere troppo: controllare il territorio, raccogliere un po' di voti, e soprattutto tener buoni i contadini, cioè i “comunisti”. Poi la mafia, coi soldi dell'eroina, è diventata troppo potente. Allora Andreotti ha cercato di tirarsi indietro. Ma... Lo stato, in Italia, ha sempre trattato con la mafia. Ha trattato ai tempi di Giolitti ("camorrista" per Salvemini), di Mussolini (la fine del povero Mori), del'Amgot (Calò Vizzini, Lucky Luciano), di Scelba (Giuliano e Pisciotta) e, naturalmente, di Andreotti. Quest'ultimo, come si sa, si incontrava con boss come Spatola che, con Badalamenti e Inzerillo, formava il triumvirato di allora. Sia Spatola che Inzerillo furono uccisi dai "Nuovi", i corleonesi. Badalamenti scappò in Brasile, e l'uomo di cui si fidava era Tommaso Buscetta. Falcone, mediante Buscetta, aveva l'obiettivo preciso di far parlare Badalamenti. Non ci riuscì. Che cosa avrebbe potuto dire (e provare) Badalamenti, se Falcone fosse vissuto abbastanza da convincerlo? Che l'onorevole Giulio Andreotti, capo del governo italiano, aveva come interlocutori industriali, prelati, politici, e anche i boss di Cosa Nostra. Adesso la cosa non farebbe granché scalpore, perché è una storia vecchia, e perché l'opinione pubblica non è più quella di prima. Ma nel '93, o anche qualche anno prima, sapere ufficialmente che un politico aveva commesso il "reato di partecipazione all'associazione per delinquere" Cosa Nostra, "concretamente", "fino alla primavera 1980" avrebbe fatto saltare per aria l'Italia. Altro che Mani Pulite. *** Per questo Falcone è morto e per questo è morto Borsellino. Ovvio che ci siano entrati (come rozzamente si dice) "i servizi", pezzi di stato. Deviati, ma fino a un certo punto. In certi anni, erano quasi ufficiali.
I rapporti fra Andreotti e Spatola – ossia, fuor di metafora, fra mafia e stato – non erano finalizzati a assassinii (tranne che di comunisti, che allora giuridicamente non erano esseri umani) , né ponevano a rischio l'autonomia dello stato. Erano rapporti periferici, asimmetrici, localizzati. Il mafioso, ai tempi di Spatola, al politico chiedeva cose circoscritte e locali, e il politico gli rispondeva su questo terreno. Al massimo poteva chiedergli una strage di contadini, seppellibili in fretta e senza troppo casino. E' il tipo di rapporto che un ufficiale americano può avere oggi con questo o quel warlord afgano, di cui si conoscono benissimo le atrocità, ma che tutto sommato torna utile per tenere il territorio. Datemi i voti – diceva alla mafia lo stato - ammazzatemi un po' di comunisti e fate quel che cazzo volete nella vostra isola di merda. Poi, verso la fine degli anni '70, i signori della guerra si sono impadroniti di testate nucleari. Cioè, oltre metafora, i mafiosi hanno messo le mani sulla totalità del traffico mandiale di eroina e sono diventati dei grossissimi imprenditori. *** A questo punto i rapporti di forza si sono squilibrati. "Col cazzo che restiamo a fare qualche affare di merda quaggiu n Sicilia! Vogliamo contare dappertutto, vogliamo avere la nostra fetta d'Italia esattamente come tutti i vostri imprenditori. Si aggiunge, proprio in quegli anni, una diciamo così infiltrazione. Ad esempio, gli ultimi 150 inscritti alla P2 stanno in Sicilia o sono siciliani. All'estero (“golpe” Sindo-
na) Cosa Nostra comincia a essere un interlocutore a livello alto. Quindi la partita cambia completamente. Quelli come Andreotti si spaventano, cercano di tirarsi fuori. Però è un po' tardi, anche perchè se hai aiutato il talebano a rubare una vacca e ammazzare un paio di comunisti, quello ti ricatta per il resto della tua vita e pretende, pretende, pretende... Mr Stato dice: va bene, adesso ti aiuto a rubare anche un paio di capre. Miss Mafia dice: Col cazzo. Voglio il culo della regina Vittoria, se no dò al Times le foto di te che rubi le vacche e ammazzi i comunisti insieme a me. E il ciclo ricomincia e continua, sempre più incontrollabile e sempre più in alto a ogni giro. Sta continuando tuttora. Riccardo Orioles
FNSI E ODG PER “I SICILIANI” Martedì 28 alle ore 11, nella sede della Federazione della Stampa in corso Vittorio a Roma, conferenza stampa di Fnsi e Ordine dei Giornalisti - con Roberto Natale e Enzo Iacopino – su “I Siciliani”. Nel corso di essa verranno illustrate le iniziative di solidarietà decise dalle istituzioni dei giornalisti italiani per non lasciare soli i redattori di Giuseppe Fava minacciati, vent'anni dopo, di rovina per aver fatto un giornale libero, antimafioso e senza padroni.
|| 25 luglio 2009 || pagina 03 || www.ucuntu.org ||
Catania ride
“Qua facciamo sul serio. Anzi, per scherzo” Stancanelli ha firmato tutta una serie di provvedimenti, degni di Stoccolma o di Zurigo, che puniscono comportamenti contro il decoro della città. Ma a meritare la sanzione più alta sarebbe proprio lui, per lo stato di abbandono degli immobili comunali (a favore di interessi privati)
Foto di Daniela Siciliano
Ad appena un anno dalla sua elezione, Raffaele Stancanelli passa alla fase operativa. Dal primo di agosto entreranno in vigore sei ordinanze che da un lato ridaranno pulizia, ordine e decoro alla città di Catania e dall'altro contribuiranno a risanare le finanze comunali. Verranno colpiti campeggiatori abusivi, mendicanti, bulli, vandali, graffittari, prostitute e loro clienti, chi butta cicche o carte per terra, ma anche chi non cura gli immobili di sua proprietà, “favorendo fenomeni delittuosi come lo spaccio di stupefacenti". I vigili ubani saranno autorizzati ad uscire dai tanti uffici in cui sono stati rinchiusi, potranno tornare a respirare all'aria aperta ed andare a caccia di mozziconi, cartacce, accattoni, consumare la penna sui blocchetti delle multe e riempire di denari le povere casse minicipali. Gli capiterà di trovarsi a passare da piazza Michelangelo ed imboccare via Bernini. Proprio all'inizio della strada, sulla sinistra, si troveranno ad osservare un enorme immobile abbandonato, devastato ed invaso di rifiuti di ogni genere, tra i quali spiccano siringhe e vetri rotti. Non sarà difficile individuare il responsa-
Favori e passatempi Non toccherà ai vigili indagare sulle cause che hanno determinato lo stato di incuria in cui è stato lasciato l'immobile perchè, trovandosi a passare per via Bernini, saranno obbligati a girarsi dall'altra parte per non ricordarsi delle colpe della stessa amministrazione che ha garantito all'intero corpo Meglio favorire i privati della Polizia Municipale promozioni di Fino al ’99 tutto l'edificio apparteneva massa. Se dovessero essere presi da un alla “Immobiliare Bernini spa”, una società improvvisso attacco di senso del dovere, della Banca Agricola Etnea del gruppo Gra- potranno sfogarsi sui passanti che lasciano ci. Per comprarla il Comune si è caricato di cadere a terra qualche mozzicone di un mutuo di circa 4 milioni di euro, un insigaretta.Del resto, ancora una volta, il vestimento che sarebbe stato ripagato dal complesso immobiliare è stato inserito nelrisparmio sugli affitti degli uffici tecnici co- la lista dei beni in vendita del Comune e munali che vi erano destinati. L'amminipotrebbe passare in mano ai privati da un strazione comunale ha però preferito contimomento all'altro. Magari proprio in quelle nuare a spendere soldi in affitti invece di della Finpop o della BIT Invest. trasferire i propri uffici in via Bernini. Ma è più probabile che la lista servirà Ogni anno quasi 250.000 euro di canone solo a recarsi in banca e chiedere un prestisono andati alla Finpop di Oreste Virlinzi to alla voce “apertura di credito”. Un modo per l'immobile all'incrocio fra via Sangiuper indebitarsi e pagare i debiti con i crediliano e via Biondi ed una cifra simile è stata tori, affittuari compresi, senza bisogno di liincassata dalla BIT Invest di Domenico Toberarsi di affitti inutili e di favori costosi. scano per i locali di via Sant'Agata, via PulTutto a beneficio degli inquilini dei pavirenti e Via Domenico Tempio. lazzi vicini che potranno conservare il loro passatempo preferito, quello di passare le calde serate estive affacciati a Ordinanze Sanzioni ----> minimo massimo conciliazion guardare strane luci che siaccendono e si spengono all'interno dell'edificio Campeggio abusivo 50 500 200 comunale, col dubbio che si tratti di Accattonaggio 50 500 200 tossici alle prese con la loro dose Cartacce, cicche.. incuria degli immobili 50 500 400 quotidiana o di malintenzionati. Bullismo 50 500 400 Piero Cimaglia
Graffiti e vandalismo Prostituzione
bile da multare con il massimo della sanzione, vista la gravità del caso, e ricopiare, nello spazio riservato al nominativo del proprietario, le prime parole in alto sui moduli del blocchetto: "Comune di Catania". Sempre che l'amministrazione cittadina trovi i soldi per pagare a se stessa la multa.
50
500
500
400 400
|| 25 luglio 2009 || pagina 04 || www.ucuntu.org ||
Catania al sacco
“In questa città c'è troppo verde e troppo pochi centri commerciali” Altri cinquantamila metri quadrati di mega-centro commerciale si preparano a piombare senza pietà sulla sventurata Catania. Un chilometro di costa “concesso” per trentotto anni a una cordata di imprenditori. Verde e mare sequestrati. Lungomare al cemento. Silenzio della stampa ufficiale. Silenzio di quasi tutti i politici. Coinvolta la Famiglia Rendo Viabilità di scorrimento EuropaRotolo. Chi l’avrebbe mai detto che sotto un tale fluido ed innocuo appellativo si nascondesse l’ennesimo grande sacco di Catania? Agli inizi degli anni 2000 l’allora sindaco Scapagnini parlava di “waterfront” per indicare di voler consegnare ai cittadini catanesi, ed ai pedoni in particolare, la fruibilità della costa del lungomare di Catania spostando la viabilità veicolare a monte. Si parlava... appunto. Adesso ci troviamo a leggere un’inchiesta a firma di Antonio Condorelli e pubblicata sul giornale “Quotidiano di Sicilia” in cui si denuncia che sotto il sopracitato appellativo si nascondono « 400 mila metri quadri di sbancamento a 10 metri sul livello del mare, 56 mila metri quadri di centro commerciale e 48 mila mq di parcheggi a pagamento spalmati tra una strada che doveva essere una via di fuga antisismica e un pezzo di costa lungo 1200 metri, in concessione per 38 anni ad un gruppo imprenditoriale ». Su “La Sicilia” dell’11 luglio vi è un comunicato stampa di Orazio
Licandro del Pdci che denuncia con molta determinazione tale scempio annunciando una conferenza stampa in cui porterà a conoscenza di “documenti” in suo possesso. Il progetto, a quanto pare, è già in avanzato stato di esecuzione: è stato nominato il R.U.P, vi sono già le imprese aggiudicatrici (tra queste – si legge sempre nell’articolo – Vittorio Casale, immobiliarista di fiducia di Giovanni Consorte, e persino Luigi Rendo). E noi cittadini che ruolo abbiamo avuto in tutto questo? Chi ci ha informati? Chi ha chiesto il nostro parere? In quale luogo pubblico si è discusso di questo progetto? Il Consiglio Comunale, quale massimo organo rappresentativo dei cittadini catanesi, perché non è mai stato convocato per discuterne? Siamo trattati, noi catanesi, come delle comparse e ci sentiamo come stranieri a casa nostra. Pretendiamo delle risposte esaustive ed immediate da parte del Sindaco di Catania e dell’Assessore all’Urbanistica. Pretendiamo che il nostro bellissimo
lungomare non si riempia di cemento ma che possa essere, invece, sempre più, meta di passeggiate tra viali alberati, giardini, bambinopoli. Contro l’ennesimo scempio della città vogliamo quindi lanciare un appello: 1) Ai “media” locali e nazionali, affinché si facciano carico di questa vicenda per non farla cadere nell’oblio; 2) Ai cittadini ed alle associazioni di Catania, perché si uniscano al nostro grido di indignazione. 3) Ai Consiglieri Comunali di Catania, affinché si adoperino per conoscere tutti gli aspetti del progetto ed aprire un dibattito pubblico nella città. CittàInsieme da parte sua non resterà a guardare. Se il silenzio tipico delle istituzioni di questa città continuerà ad incombere anche su questa vicenda, scenderà in piazza e Vi rimarrà ad oltranza. E coinvolgerà tutti quei cittadini e quelle libere associazioni che hanno davvero a cuore il bene di questa città. Città Insieme
|| 25 luglio 2009 || pagina 05 || www.ucuntu.org ||
America
“Fatemi pagare il colonnello, ma niente tasse per il dottore!” Un sondaggio su Facebook rivela il lato più idiota del popolo più libero e militarizzato del mondo. “Volete la sanità pubblica?”. “No! Sarebbe già socialismo!”. Decenni di campagne dei media (a sostegno delle assicurazioni private) sono serviti a qualcosa. E qui?
Tanto per vedere che aria tira... ho partecipato a un sondaggio di Facebook rivolto ai 'mmerikani: "volete un sistema di sanità pubblica universale"? E dopo aver visto i risultati ho avuto il dubbio che l'esercito più potente del mondo sia guidato dal popolo più fesso del mondo. Mi aspettavo che dopo "Sicko" di Michael Moore la gente avesse capito che con la sanità pubblica c'è solo da guadagnare, ma a sorpresa ho trovato il 71% di gente che preferisce rimanere in mano agli squali delle compagnie assicurative. Leggendo i commenti al sondaggio ho visto che Berlusconi non si è inventato niente: "il socialismo non ha funzionato, e quindi perché dovrebbe funzionare la sanità pubblica?". E vai così con altri luoghi comuni e cazzate in libertà condite da Dio Patria e Famiglia, giusto per nascondere la verità di fondo: chi sta bene e ha tempo libero da passare su Facebook non ha voglia di dividere i servizi sanitari con i pezzenti, e preferisce un sistema ingiusto fino a quando gli permetterà di stare dalla parte giusta. Adesso capisco perché anche il "presidente abbronzato" è stato così prudente sulla sanità pubblica perfino in campagna elettorale, quando lanciava grandi sogni, grandi
speranze e grandi visioni del futuro ma negli spot televisivi continuava a definire come un "estremismo" la sanità pubblica, limitandosi a chiedere più "responsabilità sociale" alle compagnie di assicurazioni, che immagino si saranno fatte grasse risate a guardare quegli annunci. Resta ancora da capire come mai il popolo più libero del mondo nel 2008 ha deciso di sostenere spese militari pari a 666 MILIARDI di dollari (e il numero diabolico secondo me non è casuale) con la scusa di difendere la sicurezza del territorio, mentre lo stesso popolo diventa improvvisamente taccagno quando si tratta di spendere soldi pubblici per difendere la salute dei cittadini indipendentemente dal loro reddito. Ma io ho un sogno, e spero che i miei pronipoti vedano il giorno in cui gli eserciti saranno pagati solo dai cittadini di buona volontà che si iscriveranno ad assicurazioni militari private per far difendere il proprio quartiere dall'invasione di non si sa bene chi, il tutto mentre la sanità pubblica schizzerà in cima alla lista della spesa ammerikana. Se passate dagli USA vi dò un consiglio: se non avete problemi critici, come è capitato a me con delle punture di insetti, NON
andate al pronto soccorso, ma fate un salto in farmacia: un dottore che sa dirvi qualcosa, e gratis, di solito lo trovate. A patto che poi gli compriate un bel po' di medicine. Io ho votato "SI" a quel sondaggio, e spero che lo faccia anche molta altra gente non ammerrikana, perché altrimenti qualcuno dei nostri geni europei della finanza creativa potrebbe svegliarsi una mattina per dire che "lo vuole il popolo", cavalcando un consenso finto per privatizzarci anche quei due cerotti di welfare che ci sono rimasti per fasciarci la testa. Ma ripensandoci meglio non sono così sicuro di aver fatto la scelta giusta. Confrontando i dati del sondaggio sulla sanità pubblica con quelli di un altro sondaggio Facebook sulla messa al bando delle armi (col 91% di voti a favore delle pistole libere) può essere che gli statunitensi non siano così stupidi, e che tutto faccia parte di un astuto piano in cui i cittadini si sacrificano mettendosi in mezzo alle sparatorie, per rilanciare l'economia spingendo il business delle armi da fuoco e i profitti delle assicurazioni sanitarie che aiuteranno i benemeriti cittadini sforacchiati per strada. Che astuti! Ulisse Acquaviva www.mamma.am
|| 25 luglio 2009 || pagina 06 || www.ucuntu.org ||
|| 25 luglio 2009 || pagina 07 || www.ucuntu.org ||
D
opo l’assassinio mafioso di Giuseppe Fava, il 5 gennaio 1984, i redattori de I Siciliani scelsero di non sbandarsi, di tenere aperto il giornale e di portare avanti per molti anni la cooperativa giornalistica fondata dal loro direttore, affrontando un tempo di sacrifici durissimi in nome della lotta alla mafia e della libera informazione. Anni di rischi personali, di stipendi (mai) pagati, di solitudine istituzionale (non una pagina di pubblicità per cinque anni!). Oggi, a un quarto di secolo dalla morte di Fava, alcuni di loro (Graziella Proto, Elena Brancati, Claudio Fava, Rosario Lanza e Lillo Venezia, membri allora del CdA della cooperativa) rischiano di perdere le loro case per il puntiglio di una sentenza di fallimento che si presenta - venticinque anni dopo a reclamare il dovuto sui poveri debiti della cooperativa. Il precetto di pignoramento è stato già notificato, senza curarsi d’attendere nemmeno la sentenza d’appello. Per paradosso, il
creditore principale, l’Ircac, è un ente regionale disciolto da anni. E’ chiaro che non si tratta di vicende personali: la redazione de I Siciliani in quegli anni rappresentò molto di più che se stessa, in un contesto estremamente difficile e rischioso. Da soli, quei giovani giornalisti diedero voce udibile e forte alla Sicilia onesta, alle decine di migliaia di siciliani che non si rassegnavano a convivere con la mafia. Il loro torto fu quello di non dar spazio al dolore per la morte del direttore, di non chiudere il giornale, di non accettare facili e comodi ripieghi professionali ma di andare avanti. Quel torto di coerenza, per il tribunale fallimentare vale oggi quasi centomila euro, tra interessi, more e spese. Centomila euro che la giustizia catanese, con imbarazzante ostinazione, pretende adesso di incassare per mano degli ufficiali giudiziari. Adesso c’è da salvare le nostre case: già pignorate. Una di queste, per la cronaca, è quella in cui nacque Giuseppe Fava e che adesso, ereditata dai figli, è già finita sotto i sigilli. Un modo per affiancare al prezzo della
morte anche quello della beffa. La Fondazione Giuseppe Fava ha aperto un conto corrente (che trovate in basso) e una sottoscrizione: vi chiediamo di darci il vostro contribuito e di far girare questa richiesta. Altrimenti sarà un’altra malinconica vittoria della mafia su chi i mafiosi e i loro amici ha continuato a combatterli per un quarto di secolo.
*** I bonifici vanno fatti sul cc della “Fondazione Giuseppe Fava” Credito Siciliano, ag. di Cannizzaro, 95021 Acicastello (CT) iban: IT22A0301926122000000557524 causale di ogni bonifico: per “I Siciliani” Scarica il manifesto/volantone A3. Ecco una versione leggera fatta per il web, http://www.ucuntu.org/pdf/Appello_ISiciliani_ A3_web.pdf - se volete stamparla e farla girare scaricate questa ad alta risoluzione http://www.ucuntu.org/pdf/Appello_ISiciliani_ A3_hires.pdf
|| 25 luglio 2009 || pagina 08 || www.ucuntu.org ||