Ucuntu n.75

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Nell'interno: Le tavole inedite di Politano e Ferrara dedicate a Giuseppe Fava

Storie così Un gruppo di giovani decide di raccontare l'antimafia in maniera nuova, a fumetti. Si mettono a lavorare, tirano giù i primi libri e, per non essere censurati da nessuno, fondano una casa editrice tutta loro. Adesso stanno lavorando al libro su Pippo Fava, che uscirà fra poco. Una storia italiana. Vanessa Marchese: Continente Donna/ Il Senegal Tutti a Cinisi il 7 maggio per il Forum Antimafia “Peppino Impastato”! Abbagnato: Sicilia a perdere Mazzeo: Il Ponte, l'Impregilo, i Bin Laden || 4 maggio 2010 || anno III n.75 || www.ucuntu.org ||


Agenda

Forum Sociale Antimafia “Peppino Impastato” 9 maggio 1978 – 9 maggio 2010

Contro mafia e fascismo la Resistenza continua

Domenica 9 maggio

Giovedì 6 maggio ore 17,00: Forum “SPAZI SOCIALI E TERRITORIO” Moderatore: Nino Termotto (Laboratorio Zeta Palermo) Interventi: - Alfonso De Vito (InsuTV), - CP Experia (Catania), - Cloro Rosso (Taranto), - Figlie femmine (Bologna)

Sabato 8 maggio

Venerdì 7 maggio ore 9,00 Forum “AMBIENTE” Ore 9,00 - Proiezione Video “Emergenza rifiuti in Campania” Interventi : - Doriana Sarli : “La situazione attuale in Campania”, - Paola Nugnes e Giuseppe Cristofori : “ Risvolti economici e alternative possibili” - Santina Mondello (Ass. Rita Atria): “ La responsabilità del sistema rifiuti” - Gabriele Dulcetta, Cenciaiolo (Coop APAS Pa) - Ore 13,00: Presentazione del dossier “Munnizzopoli” a Catania e provincia, a cura dell’ass. “Lavori in corso” ore 16,00 Presentazione del libro di Antonio Mazzeo, “I padrini del ponte” ore 17,00 Forum “SI SCRIVE ACQUA SI LEGGE DEMOCRAZIA” - Proiezione di video Interventi : - Vincenzo Miliucci (COBAS - Nazionale), - Lorella Lari (Attac, Forum mov. per l’acqua Bergamo, - Antonio Valassina (Associazione Lib- Lab Roma) - Presentazione del dossier “Privati dell’acqua” (ass. “Lavori in corso”) Durante i lavori del forum verrà formulato un questionario sulla gestione dell’acqua che verrà distribuito a Cinisi ,i cui risultati saranno letti in piazza e consegnati all’amministrazione comunale. Spettacoli: Ore 21: (Piazza di Cinisi):Spettacolo teatrale della compagnia Arte Vox RADIO. - Malasuerte (Firenze SUD) - Concerto dei “Talco” (gruppo ska- punk)

ore 9,00 Forum “LAVORO” (migranti, lavoro precario, resistenza operaia) Moderatore: Fabrizio Fasulo Interventi: - Fulvio Vassallo: “Sicilia da terra di sbarco a terra di detenzione” - Marco Pirrone - Umberto Santino: “Globalizzazione e mafie” - Emilio Santoro: “Carcere e migrazioni” - Judith Gleitze: “Nuovi scenari dell’immigrazione in Sicilia” - Renato Franzitta: “Il collegato lavoro. La distruzione dell’art. 18” - Testimonianze: Barbara Evola e Luigi Del Prete ( Precari scuola), FIOM Termini Imerese, Flai CGIL – Michele Scifo,(Flai CGIL) – Francesco Piobbichi (Arancia Meccanica) ,Rdb- Napoli - Proiezione video Zeta lab “Terra estrema” - Conclusione del Prof. Alessandro Dallago Ore 17,00: Forum: “DERIVA DELLA DEMOCRAZIA E NEOFASCISMO” Moderatore: - Salvo Vitale: “La nuova Italia della P2“ Interventi: - Pino Maniaci (Tele Jato):“L’informazione tra repressione mafiosa e censure politiche” - Leo D’Asaro (storico): “Informazione e consenso politico” - Antonio Ingroia (magistrato): “Leggi, progetti, prospettive di stravolgimento della Costituzione” Testimonianze varie Spettacoli: - Presentazione del libro “I fiori di Faber “ con Claudio Porchia e Liberario Guglielmi - A seguire: brani di De Andre’ eseguiti dal Collettivo musicale “Peppino Impastato”. - Concerto dei Radiodervish , Stasi e Carmina Solis

ore 9: Forum: PEPPINO IMPASTATO DAGLI ANNI ‘70 AI NOSTRI GIORNI Moderatore: Umberto Santino, che presenterà la nuova edizione di “Storia del movimento antimafia Interventi: - Salvo Vitale: “Peppino e l’antifascismo” - Paolo Arena: “Peppino e la militanza politica” - Carlo Bommarito: Peppino e il territorio - Andrea Bartolotta: Peppino e l’esperienza radiofonica - CAU Napoli, Comitato Resistenze Marzabotto, ANPI, Comitato 3e32 (L’Aquila), Associazione Walter Rossi (Roma),Centro Di documentazione Francesco Lorusso (Bologna), Radio Cento Passi, Radio Resistor Presentazione del libro “Onda Pazza 2” Ore 15,00: Elaborazione documento conclusivo a cura delle realtà del Forum sociale Ore 17 CORTEO Concentramento Sede di Radio Aut(Terrasini), partenza ore 18,00 Spettacoli: Ore 21:Apertura “Il bello, il bullo e il grattino”, Pupi di Surfaru, Mannarino, Alfio Antico , I nuovi Rakali, Concerto finale … a sorpresa *** - Campeggio allestito al campo sportivo di Cinisi con cucina sociale e media center . - I forum si svolgeranno nella nuova aula consiliare (Palazzo Benedettini) di Cinisi. - Per informazioni, spostamenti, sistemazioni, consultare il sito www.peppinoimpastato.com o/e telefonare a 3356339850, 3336394387, o al telefono di Casa Memoria 0918666233 Al Salone comunale sarà esposta una mostra di foto, dipinti, collage: “Peppino Impastato, vita, lotta, memoria”, a cura di Pino Manzella, Guido Orlando,Beny Vitale

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Memoria

Peppino e il suo Paese Alcune voci

La memoria di Peppino Impastato, con le parole di Umberto Santino : - Peppino è un caso unico, non c'è un altro caso di militante, di attivista alla lotta contro la mafia che proviene da una famiglia di mafiosa di serie A. Peppino è il problema del suo sangue, delle sue radici, della sua stessa esistenza. La memoria di Peppino con le parole di Felicia, sua madre. Racconta come l'attentato del mafioso Manzella aveva colpito la coscienza di Peppino, a quindici anni : - Sai quando ammazzano un agnello? - Brandelli di carne li hanno trovati appesi ad un albero. - Gli volevo dire Figlio... - Zio, ma che cosa ha potuto trovare? Umberto Santino ricorda il giorno del funerale di Peppino: “Al funerale di Santino eravamo in mille, ma in gran parte venivamo da fuori. I compaesani ce n'è erano pochi e le finestre delle case lungo il corso erano chiuse. Lo erano anche il giorno dopo, quando i compagni mi chiesero di parlare. Nel comizio abbiamo indicato i mafiosi come responsabili del delitto e rivolgendomi alle finestre chiuse, ben sapendo che in quella occasione ci sono dietro persone che stanno a parlare senza farsi vedere, ho rivolto un invito: - Se queste finestre non si apriranno, l'attività di Peppino Impastato è stata inutile”. La memoria di Peppino, con le parole

di Giovanni, suo fratello (Appello per il forum 2010 a Cinisi): “Peppino Impastato muore trentadue anni fa. Dopo quel 9 maggio c'è un limite invalicabile tra il prima e il dopo. Il dopo è l’esigenza di reagire, di affrontare a testa alta i carnefici mafiosi e i depistatori istituzionali”. Sul depistaggio dell'inchiesta ha scritto Umberto Santino: “L'inchiesta sul caso Impastato, archiviata come suicidio compiendo un atto terroristico, venne riaperta; e nel 1984 una sentenza dell'Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, predisposta da Rocco Chinnici, e completata da Antonino Caponetto, riconosceva che si trattava di omicidio mafioso. Nel 1997 si è arrivati alla richiesta di rinvio a giudizio di Badalamenti e Palazzolo come mandanti del delitto. L'inchiesta si è sbloccata quando un collaboratore di giustizia, appartenente alla famiglia di Badamenti, si è deciso a parlare, ma per interrogarlo sul delitto Impastato c'è voluto un nostro esposto”. La memoria dei Siciliani ( maggio 1983): “A distribuire il giornale, nell'estate del Settantasette, c'è un ragazzo di diciasette anni, Peppino Impastato. Passano i diciassette anni, adesso Peppino è un Capo-dei- Comunisti , un aizzapopolo, uno da farglela pagare. Ora Peppino vola: “Manifestazioni a Cinisi contro il

progetto per la terza pista di Punta Raisi”. “Scontenti i proprietari dei terreni espropriati per la pista”. “Denunciati cinque giovani a Cinisi”. “Domenica sera a Cinisi: Comizio di Lotta Continua”. Inutile ricostruire la storia di tutti quegli anni, accompagnare Peppino davanti ai cantieri edili e sulla pista dell'aeroporto e dentro la sede dei lottacontinua e nei cortei. Tanto, sono decine di sconfitte e nessuna vittoria. Ma se lo facessimo, ci accorgeremmo che ora è molto difficile trovare qualcuno che non sia un compagno accanto a lui nella piazza, a Cinisi. La sua non era una storia che poteva durare . E non è durata. Alcuni titoli di giornali: Ultrà di sinistra dilaniato dalla sua bomba sul binario (Corriere della Sera). Attentatore dilaniato da una bomba (L'Avanti)”. Ancora, il depistaggio della morte, raccontato da Santino:“Con la morte di Peppino si apre una vicenda di depistaggi, di inerzie, di ritardi delle forze dell'ordine e della magistratura, come di un grande impegno della madre, del fratello, dei compagni, di noi del Centro siciliano di documentazione”. Cinisi. Oggi, Giovanni, il fratello, dice: “Ogni 9 maggio ci riuniamo per confrontarci, per leggere assieme la realtà che ci circonda e per inventarci nuove strategie di risposta, nuove possibilità di azione e non solo di reazione”. Fabio D'Urso

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Libri

in rete Sebastiano Gulisano Porcilandia/ La vera storia di Sua Innocenza 96 pagine 12 euro

Vi si racconta di un Paese che somiglia all’Italia, ma è Porcilandia. Un Presidente che ricorda Silvio Berlusconi, ma è Giuliocesare Cavaliere detto “Il Dottore” «ché il suo gioco preferito, fin dalla più tenera età, è sempre stato "il medico e la malata": lui fa il medico, la malata è sempre una bambina possibilmente ogni volta diversa. Ché con le bambine l'innocenza del gioco è garantita. Senza malizia. Proprio l'innata predisposizione del Dottore a prendersi cura degli altri, specie delle altre, ha spinto i media "più sensibili e avvertiti" di Porcilandia, tutti di sua proprietà, a cucirgli addosso un altro soprannome: Sua Innocenza». Cosa collega un singolare corteo di bambine fra i 6 e gli 8 anni, nel 1943 a Maduninadabere, con una loro coetanea sverigese che, tre anni dopo, molesta sessualmente un compagno di classe e subito si sente così male da essere ricoverata in ospedale? E cosa c’entrano questi due fatti con una fabbrica di caramelle nata in un paesino della neutrale Elvezia durante il Grande Conflitto Globale? Cos’è il “Cartello delle caramelle mou” e cosa ha da spartire con Giuliocesare Cavaliere, che dal 2000 al 2040 è Presidente della Libera Repubblica Telecratica di Porcilandia? Un giornalista insegue lo scoop della vita e decide di indagare, scavando in un secolo di storia di Porcilandia, districandosi fra esponenti della Chiesa Ufficiale, banchieri, mafiosi, incappucciati, Maialini e Maialoni, con ricco contorno di Zoccolette («il mestiere più ambito dalle nuove generazioni di giovani donne che intendono affrancarsi da secoli, anzi millenni di anonimato»).

Su Facebook si possono leggere due capitoli: http://www.facebook.com/group.php? v=wall&ref=mf&gid=113156265377362http://www.facebook.com/ Il libro è acquistabile solo online, qui: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=433644

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I numeri della crisi

Questa Sicilia a perdere I segni di un degrado nell'economia e nella società

Ormai siamo abituati alle notizie sulla crisi economica che i media ribaltano ogni giorno nei nostri divani e sulle nostre tavole imbandite, nonostante le precisazioni rassicuranti di fonte governativa, di norma improntate sul “tanto peggio tanto meglio”. Scenari inquietanti si svelano per i lavoratori, con il corollario di aziende in difficoltà, con l’incremento della cassa integrazione, per chi ne può usufruire, e della richiesta di allargamento per quelli meno fortunati che non possono accedervi. Nel mercato del lavoro non si finisce mai di essere sfigati. Intanto, l’Istat, l'Istituto Statistico nazionale, prova a mettere insieme un infinitesimale miglioramento del dato dell’inflazione, ossia del potere d’acquisto reale delle famiglie, con il crollo dei numeri dell’occupazione, quasi che chi è disoccupato sia in grado di apprezzare un quarto di punto in meno d’inflazione o un decimo in più di Prodotto interno lordo, ossia di ricchezza prodotta. Purtroppo, la dura realtà la presentano le associazioni di assistenza nel territorio, sia di tipo laico che religioso, che alzano da tempo il grido d’allarme contro la diffusione delle “nuove povertà”, quelle che, al di là dei confini del tradizionale bisogno di fasce sociali di presenza fisiologica nella cosiddetta economia di mercato, fanno riemergere la richiesta di beni di prima necessità come il latte per i bambini e la pasta come unico sostentamento delle famiglie. Se questo quadro desolante è vero anche per sacche di miseria insospettabile in realtà dell’Italia opulenta del nord, è ancora più fedele alla realtà che vive il tessuto sociale del Sud e la Sicilia in particolare. Giusto per dare qualche numero di quelli ufficiali, registriamo quanto l’Istat certifica,

ossia che tra il 2007 e il 2009 in Sicilia si sono perduti qualcosa come 47.000 posti di lavoro con una maggiore penalizzazione dei settori dell’agricoltura, con circa 20.000 addetti in meno, e dell’industria con un deficit complessivo di 23.000 unità di lavoro. Percentualmente significa che il dato dell’occupazione regionale in Sicilia che nel 2007 stava al 44,6% scende nel 2009 al 43,5%.

La riprova di questo calo sta nel fatto che il tasso di disoccupazione che nel 2007 stava al 13%, nel 2009 è salito a circa il 14% che significa circa il doppio della media nazionale. Sono questi freddi numeri che, seppure necessari per “leggere”un territorio, rischiano di farci perdere i connotati non misurabili, perché inestimabili, delle “fatiche” delle persone che rappresentano la carne e il sangue di questi scenari economici che diventano drammatici quando impattano nel quotidiano delle persone, specialmente le più socialmente deboli. Ma intanto la gente nei nostri territori emigra perché non trova il lavoro e coloro che erano riusciti a conquistarlo nei pochi insediamenti produttivi creati in Sicilia in

un passato più meno lontano, oggi lo perdono, o rischiano di perderlo, perché le loro aziende, comprese quelle più grandi e di più prestigiosa storia, segnano pesantemente il passo. Tutto il territorio regionale è segnato da questo degrado socio-economico, comprese le aree a più salda struttura economica, come il ragusano e il trapanese, ma fanno registrare numeri impressionanti le ultime province per tasso di occupazione che sono, dal terz'ultimo all'ultimo posto, Palermo - con circa il 43% e il record del tasso di disoccupazione del 17,9% - Catania e Caltanissetta con circa un punto percentuale in meno. Numeri che gli statistici definiscono “pesanti” e che nella realtà vengono “mitigati”dal cosiddetto sommerso, costituito da fasce di lavoro irregolare, nella sostanza tollerato, che rappresentano nel mercato, oltre che un livello inaccettabile di sfruttamento ed insicurezza, gli indicatori più chiari di una struttura economica arretrata ed inadeguata alle sfide che non la modernità impone, come si suole dire nei convegni confindustriali, ma che è necessaria per assicurare un minimo di coesione sociale per evitare la cosiddetta “macelleria sociale”o, peggio, la Jungla incontrollabile. Da tutto questo la crisi di interi settori produttivi, soprattutto industriali ed agricoli che, evidenziano drammaticamente, caso mai ce ne fosse bisogno, l'assenza di politiche di sviluppo, centrali e regionali. Insomma, con buona pace dei “riciclati”sicilianisti di nuovo corso, presunti difensori degli interessi regionali, assistiamo all'eclissi di una Sicilia ormai considerata “a perdere”. Giovanni Abbagnato

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Sicilia e dintorni

L'Impregilo, i Bin Laden e i re del petrolio Impregilo, la società di costruzioni general contractor del Ponte sullo Stretto di Messina, concorrerà in Arabia Saudita alle gare per la realizzazione di impianti di dissalazione dal valore complessivo di 4 miliar di di dollari. E, secondo quanto dichiarato dal suo amministratore delegato Alberto Rubegni, lo farà in associazione con la controllata Fisia Italimpianti e con la Bemco, società del Saudi Binladin Group (SBG), il colosso finanziario della famiglia bin Laden operante nei settori delle opere pubbliche, delle telecomunicazioni e dell'editoria La prima offerta di gara sarà presentata entro il 9 maggio e riguarderà la costruzione di un impianto a Raz Azur; a giugno si punterà invece alla costruzione di un megadissalatore a Yanbu. Il Saudi Binladin Group è amministrato da Bakr bin Laden, fratello del più noto Osama, l’irrintracciabile stratega del terrorismo internazionale di matrice islamica. La holding è una delle principali alleate economiche della petro-famiglia che governa l’Arabia Saudita. Fu grazie all’amicizia personale con il re Abdulaziz Al Saud, fondatore del regno saudita, che il patriarca Mohammad bin Laden (padre di Osama) riuscì ad accumulare un immenso patrimonio finanziario. Amico personale di re Fahd era pure il primogenito Salem bin Laden, succeduto a Mohammad nella conduzione del gruppo, vittima nel 1988 di un misterioso incidente aereo in Texas dove si era recato per un incontro d’affari con George Bush senior. Il Saudi Binladin Group è stato per lungo tempo il principale cliente della famiglia regnante dell’Arabia Saudita per la costruzione e l’amministrazione dei luoghi santi del mondo islamico. La controversa famiglia bin Laden ha aderito al “wahhabismo”, il movimento rigorista sunnita diffusosi in Medio oriente nel XVIII secolo e rilanciato dai regnanti

sauditi nel Novecento. A partire dagli anni ’70, l’Arabia Saudita ha investito somme notevoli per l’esportazione del pensiero wahhabita, dando vita a diversimovimenti islamisti radicali nell’area afghano-pakistana, in Caucaso ed Asia centrale e nel Sud-est asiatico. I bin Laden sono stati importanti investitori della AlShamal Islamic Bank, utilizzata dal principe Mohamed Al-Faisal Al-Saud per finanziare i movimenti wahhabiti internazionali. I bin Laden sono pure azionisti di un altro istituto bancario filo-radicali, la Dubai Islamic Bank di Mohamed Khalfan ben Kharbarsh, ministro delle finanze saudita. Nonostante la forte connotazione pro-islamica, il Saudi Binladin Group si è affermato nei maggiori mercati azionari mondiali, conseguendo partecipazioni in imprese statunitensi, canadesi ed europee, come ad esempio General Electric, Motorola, Nortel Networks, Iridium, Unilever, Quaker e Cadbury Schweppes. Rilevanti i vincoli con alcuni dei principali gruppi finanziari transnazionali che intrecciano attività e destini con Impregilo e gli azionisti di riferimento: il Saudi Binladin Group ha operato in particolare congiuntamente con Goldman & Sachs, Citigroup, Deutsche Bank ed ABN Amro. Goldman & Sachs, dopo l’uscita di Gemina da Impregilo, ha acquisito il 2,84% della

società di Sesto San Giovanni; inoltre controlla l’8% circa della finanziaria Sintonia SA, il cui azionista principale è Edizione Srl della famiglia Benetton, tra gli azionisti di rilievo di Impregilo. ABN Amro, invece, dopo aver offerto la propria disponibilità a concorrere al finanziamento di una parte dei lavori del Ponte sullo Stretto di Messina, nel gennaio 2008 ha accettato la richiesta di IGLI (la finanziaria che controlla il 33% di Impregilo in mano ai gruppi Benetton, Gavio e Ligresti) di rastrellare il 3% delle azioni della società di costruzioni. Intanto gli operatori s’interrogano se la partnership in terra araba con il Saudi Binladin Group non possa consentire ad Impregilo di conseguire una parte dei capitali necessari alla progettazione e realizzazione dell’opera di collegamento stabile CalabriaSicilia. Da Riyadh, in passato, qualche segnale d’interesse sarebbe stato inviato. Al processo sul tentativo d’infiltrazione da parte del le grandi organizzazioni criminali mafiose nordamericane nella gara per il Ponte, conclusosi una decina di giorni fa a Roma con la condanna dell’ingegnere italo-canadese Giuseppe Zappia, tra i possibili co-finanziatori dell’opera è stato fatto il nome di un principe saudita, Bin Nawaf bin Abdulaziz Al Saud, indicato come “nipote di re Fahd d’Arabia”.

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Sicilia e dintorni

Sarebbe uno dei più stretti congiunti dell’uomo nominato a capo dei servizi segreti nazionali alla vigilia dell’attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001, quello ordinato da Osama bin Laden ed eseguito da un commando con passaporto saudita. Altro strettissimo familiare del “principe del Ponte” sarebbe Mohammed bin Nawaf bin Abdul Aziz Al Saud, ambasciatore saudita in Italia e Malta dal 1995 al 2005. Tra i membri più influenti della dinastia saudita c’è poi Abdullah bin Saleh Al Obaid, fondatore della Lega islamica mondiale, con sedi in 120 paesi. La Lega ha al suo attivo la costruzione delle moschee di Copenaghen, Madrid e Roma. Con un costo complessivo di 50 milioni di dollari, la grande moschea di Roma è stata realizzata a metà anni ’90 da un’impresa italiana, la Federici, poi acquisita dal colosso Impregilo. Nell’ottobre del 1996, alla stessa Impregilo (insieme con Rizzani de Eccher di Udine) è stato affidato invece il primo lotto di lavori per la realizzazione della più grande moschea del mondo (500 mila metri quadri), quella di Abu Dhabi. Il megacomplesso religioso è stato interamente finanziato dallo sceicco Kalifa bin Zayed Al Nahyan, l’emiro e presidente del consiglio esecutivo di Abu Dhabi morto nel

2006. Anche Kalifa bin Zayed Al Nahyan è noto per i suoi legami con le organizzazioni dell’estremismo islamico. Negli anni ’60 lo sceicco visitò il Beluchistan pakistano sotto la protezione di un anziano funzionario dei servizi segreti di quel paese, tale “Awan”, che lo mise in contatto con molti dervisci e mistici locali. Fu grazie a questi contatti che l’emiro di Abu Dhabi incontrò in Pakistan l’uomo d’affari Agha Hassan Abedi, divenendone amico e partner finanziario. Abedi è il fondatore della BCCI, la Bank of Credit and Commerce International, più nota come Criminal Bank, per diversi anni il più importante centro di “lavaggio” del denaro proveniente dal narcotraffico, utilizzata dalla CIA per la conduzione di operazioni clandestine a favore dell’ex alleato Saddam Hussein, del dittatore pakistano Mohammed Zia, della Contra nicaraguese e della resistenza islamica all’occupazione sovietica dell’Afghanistan. Fu proprio grazie a Kalifa bin Zayed Al Nahyan, che la BCCI ebbe la possibilità di aprire tre filiali negli Emirati Arabi Uniti, una delle quali proprio ad Abu Dhabi. Nel piccolo emirato arabo gli affari per Impregilo non sono certo mancati. Oltre alla monumentale moschea, la società di costruzioni e la controllata Fisia Italimpian-

ti hanno realizzato 7 dissalatori, mentre sono in corso i lavori per un nuovo impianto da 100 milioni di galloni al giorno e per una centrale elettrica di 1.500 MW a Shuweihat, lungo la costa del Golfo Persico. Nel settembre 2009, Impregilo si è aggiudicata la gara internazionale promossa dalla “Abu Dhabi Sewerage Services Company” per la realizzazione del primo dei tre lotti di un tunnel lungo 40 chilometri che raccoglierà per gravità le acque reflue di Abu Dhabi e le convoglierà alla stazione di trattamento situata nella località di Al Wathba. I lavori, per un importo di 243 milioni di dollari, dovranno essere completati entro il 2013. Fisia ha invece presentato un’offerta per la parte del progetto relativa alla costruzione degli impianti di desalinizzazione delle acque marine. L’ammontare della possibile commessa potrebbe superare i 2,7 miliardi di dollari. Antonio Mazzeo

All’Arabian Connection delle società interessate alla realizzazione del Ponte sullo Stretto è dedicato uno dei capitoli del libro “I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina” (A. Mazzeo, Edizioni Alegre, Roma), in pubblicazione proprio in questi giorni.

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Altri Sud

Senegal Donne con le gonne Lo studio, il matrimonio, la politica, il divorzio, l'aborto, la poligamia, il lavo ro, il matrimonio, il diritto alla vita, la mortalità: son tante le differen ze fra Africa e Europa ma c'è una cosa in comune: le donne, rispetto ai maschi, contano molto meno. E però, a conoscerle bene, c'è un'altra cosa che unisce le donne dei due mondi: la non-rassegnazione. Il Continente Bianco, il Con tinente Nero – ma molte nascondono in testa un Continente Rosa...

2010, Italia. Noi donne abbiamo il diritto al voto, ad indossare i pantaloni, ad abortire, a tradire nostro marito, ad arruolarci nell'esercito, a sposare chi vogliamo. 2010. Senegal. Mendy ha 62 anni. E' una donna che fa politica. Ha due lauree ed ha anche insegnato. Quando Abdou Diouf divenne Presidente della Repubblica, una trentina di anni fa, credette che poteva cambiare il mondo e lo seguì. E' stata Ministro e Presidente di Regione anche con il partito avversario al governo. Mendy ha il viso dolce e il tono di voce rassicurante. Lei non porta i pantaloni, come tutte le donne della sua generazione. La moda dei pantaloni è per le giovani donne che vivono in città. Diritto allo studio. “Sono nata a Kaffrine, un vilaggio diventato da poco capoluogo di regione che comunque villaggio è rimasto, come le case povere e l'assenza di infrastrutture. “Mandare le bambine a scuola era straordinario , ma io ci andai lo stesso. Io volevo studiare per poi lavorare. Vivevo con mia zia e all'età di sedici anni. Lei mi chiamò e mi disse che era giunto il momento di sposarmi e lasciare la scuola. -racconta Mendy-.Io ci rimasi malissimo e le chiesi di darmi almeno il tempo di di-

plomarmi e poi mi sarei sposata. Il matrimonio. La zia di Mendy fu ragionevole e le concesse un po' tempo. Ma agli esami di stato Mendy venne bocciata. “Mi dovetti sposare, ma mio marito mi permise di continuare gli studi e l'anno successivo presi il mio diploma. Poi ci trasferimmo a Dakar e iniziai l'Università”. Quattro figli, lavoro, attività politica: Il marito suo coetaneo era compagno di vita e di partito. La poligamia. Quattro anni fa il marito di Mendy prende un'altra moglie trent'anni più giovane di lei. Le donne in Senegal sono soggette alla poligamia. Hanno diritto al voto, possono scegliere i loro rapprensentati istituzionali ma non possono impedire al marito di crearsi un harem legalizzato. “Io decisi di divorziare - continua Mendy- anche se la mia famiglia ha cercato di farmi cambiare idea. Ed ora? Dopo quattro anni di separazione mio marito è di nuovo in casa mia. Me lo hanno lasciato una settimana fa davanti la porta di casa, distrutto, con un cancro in stato avanzato. Ed io che avrei dovuto fare? E' mio dovere accoglierlo, imboccarlo, lavarlo”.

Le donne in Senegal lottano ogni giorno per fare rispettare i loro diritti. Ecco, ad esempio la storia di Fanta. Ha 20anni e due figli. Non sa nè leggere nè scrivere. Ha frequentato per un paio di anni la scuola coranica, poi è rimasta in casa ad aiutare la madre nelle faccende. La sua famigia è numerosa, 8 tra fratelli e sorelle. La sua casa sono due stanze in un abitazione tradizionale in cui coabiatano più famiglie. Non si è mai sposata. I suoi figli hanno padri diversi che non le danno nessuna assistenza. Fanta è musulmana praticante, prega cinque volte al giorno fino dall'età di tre anni, fa il Ramadan. Nonostante la severità del padre e la sua religione che vieta i rapporti prematrimoniali , Fanta e si è lasciata andare a storie d'amore passeggere. Della contraccezione non sa nulla, è un tabou anche parlarne. L'aborto è un peccato sia per Dio che per gli uomini. In Senegal l'interruzione volontaria della gravidanza è punita con la galera. Da qualche anno il governo promuove il planing familiare per il contenimento delle nascite. I centri sanitari prescrivono e vendono anticoncezionali e spiegano alle coppie che usare i contraccetivi non è peccato.

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Altri Sud

(foto V.Marchese)

L'ignoranza, la brutalità, la disperazione, l'abbandono e a volte la follia spingono decine di donne a gesti estremi per liberarsi dei figli non desiderati. La cronaca quasi quotidianamente racconta di donne che nascondono le loro gravidanze e che uccidono i loro figli appena nati. Matrimoni precoci. Dare in moglie bambine è una pratica diffusa nell'africa sub sahariana e in quella del nord, in Asia, nei paesi del medio oriente e in tutte le zone povere del pianeta. Il matrimonio precoce è una strategia economica, per la sopravvivenza. Le bambine sono merce di scambio. Secondo i sociologi quella che era un tempo una pratica culturale che implicava unicamente lo scambio di doni simbolici, è oggi un vero commercio. Il matrimonio precoce è accettato dalla religione musulmana: una bambina può essere data in moglie all'età di sei anni ma sono vietati tutti i contatti fisici fino alla sua maturità biologica. La legge senegalese vieta i matrimoni precoci, le autorità invitano la popolazione a denuciare tali fatti ma i dogmi tradizionalisti e l'omertà spingono molti a far finta di nulla. Il lavoro. Vero mezzo di emancipazione è il lavoro che conduce all'autonomia economica. Grazie ai progetti che incentivano

l'imprenditoria femminile, ai finanziamenti per il microcredito in zone urbane e rurali degli istituti di credito, delle Organizzazione Non Governative e delle Cooperazioni internazionali molte donne in Senegal hanno migliorato la loro vita e quella dei propri figli. L'Unicef registra una diminuizione dell'analfebetismo e delle mutilazioni genitali femminili legate alla crescente autonomia economica delle donne. Diritto alla vita. In Senegal il livello di mortalità infantile è stimato a 510 decessi ogni 100.000 nati vivi. Questa situazione è più preoccupante nelle regioni remote come Tambacounda e Kolda in cui il rapporto di mortalità è di 1.200 decessi per 100.000 nati vivi. La mortalità materna . Cinque donne continuano a morire ogni giorno in Senegal. Milleottocentoventicinque donne muoiono ogni anno, di cui il 47% di età inferiore a 15 anni, in seguito a complicazioni legate alla gravidanza e al parto. La mortalità materna colpisce le donne fino a 42 giorni dopo il parto, ed è la causa più o meno diretta della morte di quasi due terzi dei bambini da 0-1 anno. Le cause dirette della mortalità materna sono le emorragie, i disturbi ipertensivi, il travaglio,la sepsi (infezione del sangue), l' anemia, gli aborti

non sicuri, ma anche la malaria o l'AIDS. Sono tre i fattori a cui imputarla:le analisi prenatali fatte in ritardo o per ignoranza o per mancanza di mezzi; lo scarso accesso alle strutture sanitarie a causa della distanza o delle condizioni stradali; il ritardo del personale infermieristico responsabile delle cure alle gestanti, specialmente a quelle che hanno bisogno di servizi di emergenza. In aggiunta a queste cause c'è la maternità precoce. Più della metà dei decessi si verificano tra le donne di età inferiore ai 19 anni. I tabou socioculturali spesso impediscono alle donne di consultare un medico durante le prime fasi della gravidanza, esse nascondono il loro ventre rotondo dagli sguardi di tutti. Gli stessi tabou inibiscono l'uso dei contraccettivi che comunque non possono essere utilizzati senza il consenso del marito. Solo il 4,8% della popolazione fa uso di contraccettivi contro l'8% della Gambia e il 33% del Kenya. L'unione fa la forza . In Senegal le donne aiutano le donne. Si associano, fanno collette, scendono in piazza. La solidarietà femminile è la forza delle donne di tutto il mondo. Vanessa Marchese

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Appuntamenti

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Stampa libera e non

Non tutti i Clandestini sono uguali Due giornali (molto diversi fra loro) con lo stesso nome: uno esce ancora, l'altro no...

Martedì 20 le sirene delle forze dell’ordine hanno dato il buongiorno all’editore Fabio Caso e a suo padre Gian Gaetano. Entrambi, insieme ad altri, sono stati arrestati con le accuse di: abusivismo bancario, fatture false, fittizi aumenti di capitale sociale, bancarotta fraudolenta. Ma chi sono questi Caso? Ora ve lo raccontiamo, ma permetteteci di cominciare questa storia da lontano. Con precisione, da un giorno di fine estate del 2006, a Modica, nel ragusano. Un garage impolverato che sa di musica, quattro sgabelli e una decina di ragazzi. “Lo facciamo un giornale?” “Come lo chiamiamo?” “Il Clandestino”. Tutti d’accordo e si parte: scrivi, impagina, diffondi. Pensavamo che il nome che avevamo dato al nostro giornale fosse un nome originale. Non avevamo capito niente. Infatti, nel novembre dell’anno passato, ci accorgiamo di avere un omonimo. I manifesti riempono le città d’Italia pubblicizzando una nuova avventura editoriale. La direzione è affidata a David Parenzo e al suo fianco c’è Pierluigi Diaco. E intanto, noi continuiamo: scrivi, impagina, diffondi. Ma questo Clandestino ci incuriosisce: “ma chi sono?”. Cominciamo ad informarci e scopriamo che tutto parte da un sito: ilclandestinoweb. Un sito animato dai fratelli Ambrogio e Luigi Crespi (tra cui uno sondaggista di Berlusconi) e di proprietà del gruppo di un noto petroliere della nostra città: Rosario Minardo. Un piccolo Berlusconi locale con tanti soldi; molti mezzi d’informazione; alberghi e pure un figlio in parlamento, nei banchi del Pdl. Continuiamo a informarci e scopriamo

che il gruppo editoriale del Clandestino 2 è composto da un accordo tra il gruppo Minardo e Fabio Caso. Ecco chi è Fabio Caso. Un editore protagonista delle sventure del giornale Dieci, un quotidiano sportivo nato nel 2007 e chiuso dopo alcuni mesi di vita; della rinascita, nel 2000, del Globo, attualmente in fallimento e di altre mille sciagure. Il 24 novembre comincia ad uscire nelle edicole questo nuovo giornale. Il Clandestino (quello finto) sin dall’inizio si mostra in difficoltà. Poche vendite e l’esigenza di liquidità. E allora ecco la mossa che può salvare tutto: l’acquisto del Campanile di Mastella. Questo l’anno passato intascò 1.5 milioni di contributi pubblici. E sono soldi che fanno gola a Caso, se dovessero essere di nuovo stanziati. Ma in redazione comincia ad incrinarsi qualcosa. Il primo a lasciare è David Parenzo. Alla direzione gli succede Diaco, ma anche lui dopo un po’ fa le valigie e abbandona. Ma non finisce qui, infatti a lasciare sono pure i fratelli Crespi. Che succede? E’ Ambrogio Crespi a spiegarlo in un editoriale: “Il rapporto tra noi e i Caso si è chiuso il 12 Marzo in seguito ad una situazione insostenibile legata a mancati pagamenti, non rispetto degli impegni presi, disordine e caos”. Da metà marzo il giornale non esce più nelle edicole. E noi, giovani squattrinati, continuiamo a consumare le suola delle scarpe girando in lungo e in largo nei nostri quartieri. E soprattutto, noi a piede libero e loro al fresco. In bocca al lupo. Giorgio Ruta, Il Clandestino (Ragusa)

SCHEDA “IL CLANDESTINO” DI RAGUSA Il Clandestino nasce nel 2006 su iniziativa di un gruppo di ragazzi modicani. Esce, inizialmente, con scadenza quindicinale, fotocopiato alla meno peggio. Si diffonde nelle scuole e soprattutto diventa il giornale del movimento studentesco contro la privatizzazione dell’acqua. Il giornale, sull’onda del movimento, cresce sempre di più. Fino al febbraio del 2009, quando dopo gli anni di rodaggio, Il Clandestino aggiunge il sottotitolo “con permesso di soggiorno” e diventa mensile. Viene registrato, si abbandonano le fotocopie, una redazione più stabile e un direttore responsabile: Pippo Gurrieri Il Clandestino, a Ragusa, sta rappresentando un opportunità di libera informazione, con inchieste che hanno cercato di sviscerare i malaffari del territorio. Fa rete con altre testate di base, all’interno dell’Associazione Lavori in corso, con la convinzione che l’unità possa rappresentare l’unica speranza per una sana informazione. La redazione ha deciso pure di darsi un appuntamento annuale organizzando un Festival del giornalismo.

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Edicola

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Quartieri

Mamme e bambini piantano a Librino semi di speranza Ancora una volta sono loro, le donne e soprattutto le mamme, a non ras segnarsi e a lottare attraverso significativi gesti concreti, perché anche la periferia possa essere un luogo dignitoso in cui crescere i propri figli. An cora una volta sono loro, i bambini, a ricordare agli “adulti” che hanno il dovere di offrirgli un posto un po' migliore e non peggiore di come lo han no trovato

Fino a ieri Gianmarco si asciugava dalle ultime pioggie primaverili sui Nebrodi, stamattina invece si è svegliato al sole di Librino e c'è aria di festa: da oggi in poi vivrà qui e un bambino, del quale porta il nome, si prenderà ogni giorno cura di lui preoccupandosi che cresca bene e diventi segno di speranza per questo quartiere. Gianmarco non è il solo ad iniziare questa avventura, insieme a lui ci saranno anche Christian, Agatino, Noemi, Mario, Mario "grande", Loredana e tanti altri compagni: cento amici in tutto! Gianmarco e gli altri sono dei piccoli arbusti di tuia e lavanda piantati in viale Moncada 5 da un allegra brigata di bambini per volontà delle donne che abitano lì con la collaborazione dei volontari del centro Iqbal Masih e di Rifondazione Comunista. Marcello Failla, responsabile di Rifondazione Comunista è tra i primi, zappa alla mano, a preparare il terreno per la posa delle piante; "la nostra - ci spiega - è una forma di protesta contro il disimpegno dell'amministrazione comunale che

da anni ha lasciato il quartiere in uno stato di abbandono e degrado. Oggi consegnamo queste piantine ai bambini, loro possono testimoniare la volontà di cambiamento del quartiere come ha mostrato Presti con la Porta della Bellezza". "Sono state soprattutto le mamme del palazzo a spingere perchè l'iniziativa potesse realizzarsi" - aggiunge Dina, volontaria del centro, mentre insieme ai bambini prepara le etichette con i loro nomi che ognuno appenderà sulla propria piantina. I bambini si lasciano subito coinvolgere in questo gioco che per loro diverrà anche l'impegno a curare giornalmente la pianta che porta il

proprio nome e proteggerla. Gianmarco è orgoglioso di aver piantato la prima mentre altri due più piccoli si scambiano seri consigli di botanica: "Acqua ci nna mèntiri picca, quannu hai siti su ti vivi mbicchieri di acqua stai bonu, ma su tti nni vivi na cascia sana mori"; La mattinata è ormai conclusa e la signora Franca, che abita lì da più di vent'anni, porta per tutti un vassoio dei suoi biscotti appena sfornati e conclude "quando avete finito salgo a prendere la scopa e togliamo anche la terra che è rimasta sul marciapiede". Massimiliano Nicosia la Periferica

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“Lo spirito di un giornale”

“Fumetti per raccontare Giuseppe Fava e gli altri eroi” Un gruppo di giovani mette su una piccola casa editrice per narrare le storie di Siani, di Fava e degli altri militanti dell'antimafia. Lo fa con uno strumento non convenzionale, il fumetto. Ma lasciamolo raccontare da loro

RACCONTARE IL SUD Se decidi di fare il giornalista e raccontare il Sud non puoi che dover parlare anche di politica, malaffare, estrema bellezza e passione, dolore e gioia e naturalmente anche di crimine organizzato. Questo è quello che facciamo quotidianamente con l'associazione daSud grazie anche alle pubblicazioni edite dalla Round Robin. Io, da calabrese e giornalista, provo a raccontare questo Sud, quello in cui sono vissuto e che mi piace, che odio e che amo, che vorrei tanto diventasse altro, ma che alla fine non vorrei che diventasse troppo “altro”. Incontrare Pippo Fava è stata un'esperienza unica. Un punto di riferimento importante che incarna tutto ciò per cui vale la pena vivere e lottare. Un punto di riferimento per un lavoro che forse ha ancora un senso, fare il giornalista che descrive e racconta ciò che vede senza alcun condizionamento. Pippo Fava non era solo un giornalista, era un uomo che amava raccontare la vita e descriverla assaporandone sensazioni ed essenza. La descrizione del mondo attraverso articoli, quadri, opere teatrali, poesie e sorrisi di tutti i giorni sono le cose in cui mi sono ritrovato cercando di conoscere meglio la figura di questo personaggio. Nelle giornate passate in giro per Catania, durante il periodo di ricerca che ha preceduto la stesura del fumetto, ho parlato a lungo con tante delle persone che lo hanno conosciuto. Di questo sono grato a molti, ma in particolar modo ad Elena, la figlia di Pippo, che ha deciso di raccontarmi la

straordinaria figura di suo padre senza mai descrivermelo come un eroe, ma come la persona per cui tutto era un gioco, un sorriso e una storia. Elena mi ha descritto un uomo che spesso passeggiava assieme a lei per le vie della città, descrivendo il mondo che li circondava come un romanzo in cui ciascun personaggio rimane in attesa di una parte da interpretare. Ho provato diverse volte ad immaginare i giorni passati nella redazione del Giornale del Sud in un periodo complicato come potevano essere gli anni 80 a Catania. Il passaggio turbolento al mensile “I Siciliani” come unica alternativa possibile per poter dare un senso al lavoro. Tutto sempre con la consapevolezza di ciò che deve essere fatto, anche con sacrifici, ma senza mai abbandonare la serenità e il sorriso. Pippo Fava era tutto questo, un uomo risoluto, caparbio e tenace, ma anche la persona che amava giocare pensando che alla fine una soluzione ai problemi si trova sempre. Orioles mi ha raccontato di un giorno in cui alla cooperativa Radar era stata fissata una riunione importante dal Direttore. Pippo, ricorda Orioles, si presentò con circa due ore di ritardo adducendo scuse abbastanza poco credibili. Poco dopo scoprirono che il buon Direttore si era fermato a giocare a calcio per strada con dei ragazzini. La riunione si fece comunque, e il giornale uscì anche quel mese confermando l'enorme successo del lavoro di quei pochi ragazzi in redazione e del loro Direttore. Suggestioni e ricordi lontani. Luigi Politano (sceneggiatore)

COMUNICARE LA VERITA' Nel gennaio del 1984 avevo poco meno di due anni. La sera del 5 gennaio un uomo buono e onesto viene ucciso a sangue freddo, in una strada che poi, proprio per questo, finirà per prendere il suo nome: Giuseppe Fava. Una settimana prima Giuseppe detto Pippo era apparso in televisione, intervenuto in una trasmissione di Enzo Biagi per parlare di mafia. Probabilmente Pippo era stato invitato per la sua conoscenza enciclopedica dell’argomento, e bastano le poche e sintetiche domande di un impeccabile Biagi a innescare una serie di risposte che delineano la situazione dell’epoca. Questo perché Giuseppe Fava ha passato la sua vita adulta a indagare su tutto quello che la mafia era, dalle radici nel brigantaggio alle innumerevoli ramificazioni, nazionali e internazionali, di questa organizzazione criminale, ora come allora. Forse influenzato dalle tante sfaccettature di questo fenomeno, ha utilizzato i suoi talenti, ed erano tanti, per raccontare di mafia a chi volesse sapere: perché Pippo era scrittore, scriveva romanzi, poesie, testi teatrali, sceneggiature per film; perché Pippo dipingeva anche, disegnava con molti stili personaggi grotteschi e colorati. Ed era un giornalista. Tanta la sua passione che quando ha cominciato a parlare di argomenti scomodi per i suoi stessi editori, una volta allontanato ha fondato un proprio giornale, dove non potesse essere messo a tacere. Ha proseguito per poco più di un anno denunciando la situazione desolante della legalità in Sicilia negli anni ‘80, ma

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“Lo spirito di un giornale”

quando è andato in televisione forse ha alzato l’asticella, forse è andato oltre, parlando alla nazione, e nel giro di sette giorni viene assassinato. La cosa che più colpisce è la freschezza del suo discorso, se estrapolato dagli ovvi riferimenti alla contemporaneità. Tutto ciò innesca in me due pensieri. Da una parte, il tempo sembra appiattirsi e ripensare al mio percorso finora diventa più semplice: la passione per il disegno fin dall’infanzia, la decisione di iscrivermi alla Scuola del Fumetto di Milano mentre sostenevo gli esami di specialistica a Torino, i primi lavori e le prime storie disegnate, l’incontro con Round Robin. Tanti anni che sembrano perdere il loro peso quando ascolto le parole di Pippo e mi rendo conto che pochissimo è cambiato, in Italia. E qui si giunge al mio secondo pensiero. Pippo ci ha mostrato, con tanta decisione e altrettanta sorprendente leggerezza di spirito, l’importanza dell’informazione. L’importanza di comunicare la verità alle persone, di informarle su quanto succede troppo vicino a loro, in barba a chi coltiva l’ignoranza e la usa per controllare e sfruttare chi non può, e troppo spesso non vuole, comprendere il mondo intorno a sé. Con questo libro spero di contribuire a portare avanti il messaggio di Pippo, non solo cercando di rendere onore alle sue belle fattezze e al suo sorriso, ma anche mostrando i suoi atteggiamenti risoluti ma sempre venati di umanità e inquietudine creativa. Un esempio in tutto e per tutti. Luca Ferrara (disegnatore e cosceneggiatore) “COSE DA PAZZI” “Tu sei pazzo!”. La risposta di Danilo Chirico mi confermava che l’idea aveva le gambe per camminare. Potevo mettermi al lavoro per realizzare il primo fumetto della collana Libeccio, una serie di libri sulla vita, la testimonianza e soprattutto l’eredità di persone che si sono contraddistinte per il loro impegno contro il crimine organizzato. Era dicembre del 2008. Prima di sentire Danilo, e tramite lui gli altri amici dell’associazione daSud, avevo già fatto un’istruttoria. “Bella sfida: attraversiamo con la matita l’Italia della legalità” mi ha detto Luigi

Politano, anche lui compagno di viaggio a daSud, quando gli ho proposto di coinvolgere nel progetto la casa editrice Round Robin, di cui è uno degli animatori . L’altro “consulto” l’ho fatto con Francesco Matteuzzi, che da Bologna ha accettato con entusiasmo di mettere a disposizione “della causa” le sue competenze di sceneggiatore ed esperto di fumetti. “Mi metto subito a studiare – mi ha risposto Francesco –. Mandami quello che hai su don Peppe. Nel frattempo contatto i disegnatori”. Così il viaggio è partito da Casal di Principe, la cittadina campana a cui la mafia ha sottratto il nome, il futuro e, tra le tante vittime, un uomo coraggioso e amato come don Peppe Diana. Via con le foto, le interviste, la ricerca di documenti e racconti inediti. Anche sul metodo di lavoro ci siamo trovati subito in sintonia. “L’associazione è nata per questo – dice Danilo al primo incontro per pianificare la collana –: ricostruire memoria, condivisa dal basso e non riconciliata dall’alto”. Aggiungo: “Diamo voce alle “resistenze” locali, a chi ha raccolto il testimone delle persone che racconteremo a fumetto”. Il tutto associando la centralità del valore artistico dei fumetti a una caratteristica che nell’intenzione comune è distintiva della collana Libeccio: l’approfondimento giornalistico e la rispondenza al vero di fatti, luoghi e personaggi descritti con vignette e balloon. Il nome della collana l’ha proposto Luigi: “Libeccio è un vento rigeneratore che viene dal Sud: dobbiamo dire a gran voce che il cambiamento è possibile solo se parte da lì!”. D’altro canto l’intreccio dei linguaggi è nel Dna dell’associazione da-

Sud: dal restauro del murales di Gioiosa Jonica in memoria di Rocco Gatto alle mille performance che si incrociano nella nostra sede romana, fino ai documentari e al portale Stopndrangheta.it, l’obiettivo è di raggiungere e coinvolgere anche chi in genere non si appassiona a questi temi. Da don Diana in poi, il lavoro è ormai avviato: l’albo su Pippo Fava sarà seguito da quello su Giancarlo Siani e Natale De Grazia, e il prossimo anno sarà la volta, tra gli altri, di Libero Grassi, Lollò Cartisano e Jerry Masslo. E accanto all’attività editoriale, che vede coinvolti giovani disegnatori e professionisti affermati, il progetto Libeccio si comincia a caratterizzare per i laboratori su “fumetto e legalità” e soprattutto per la sua capacità di mettere in rete associazioni, fondazioni, addetti ai lavori e semplici cittadini accomunati dalla voglia di costruire un Paese libero dai condizionamenti mafiosi cominciando col tener viva la memoria di chi ha perso la vita per farlo. Davvero cose da pazzi. Raffaele Lupoli (curatore collana Libeccio)

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DAL LIBRO In questa pagina e nelle seguenti alcune tavole tratte dal libro di Politano e Ferrara.

BOOKMARK Il sito sulla storia dei Siciliani: http://isicilianidigiuseppefava.blogspot.com/

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“Lo spirito di un giornale”

SCHEDA/ IL LIBRO Catania 1980. Nella Milano del sud il clan di Nitto Santapaola domina, in una terra meravigliosa e maledetta, una città in cui coesistono cosa nostra e istituzioni in un gioco di potere fatto di morti ammazzati, grandi opere, corruzione e fiumi di denaro.A Catania vive e lavora un giornalista, Giuseppe Fava, che racconta la verità senza tralasciare nessun particolare. Amori, morte, disperazione e bellezza nelle parole di “Pippo” che diventa il pericolo da abbattere a tutti i costi.

Dalla pittura, ai racconti, alle opere teatrali tutto di Pippo Fava è pieno dell'amore per la sua terra. Ed è proprio dopo un anno di pubblicazione de I Siciliani - un mensile di denuncia che farà storia nella lotta per la libertà di informazione - che il giornalista verrà ucciso con cinque proiettili sparati a sangue freddo da spietati killer che il 5 gennaio del 1984 decisero di giustiziare colui che non sarebbero mai riusciti a far tacere. Il fumetto narra l'esperienza di un uomo che affronta a viso aperto, e con la sola forza delle parole, un sistema che nessuno ebbe il coraggio di denunciare. Nel 1981 Pippo Fava scriveva: “A coloro che stavano intanati, senza il coraggio di impedire la sopraffazione e la violenza, qualcuno disse: 'Il giorno in cui toccherà a voi non riuscirete più a fuggire, né la vostra voce sarà così alta che qualcuno possa venire a salvarvi!'” Pippo Fava - Lo spirito di un giornale Autori: L.Politano e L.Ferrara Editore: Round Robin pagg: 132/ prezzo: 15,00 euro in libreria e in edicola con “Carta”.

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“Lo spirito di un giornale”

SCHEDA/ LA CASA EDITRICE La Round Robin nasce nell'autunno del 2004 dall'idea di giovani studenti universitari, con l'idea di costituire un nuovo soggetto editoriale indipendente in grado di entrare nel mondo dell'informazione con un giornale on line – rivistonline.com – e con la pubblicazioni di romanzi e saggi di giovani promesse della letteratura italiana e straniera. Costituitasi come società editrice nel maggio del 2005, vanta la produzione di un catalogo con titoli che riscuotono un discreto successo nelle librerie. Oltre alla produzione di romanzi e saggi, nelle collane “Parole in viaggio”, “Fuori rotta”, “Fari”, “Corsari” la casa editrice continua a proporre ai suoi lettori temi di stretta attualità inaugurando la pubblicazione di una serie di Graphic novel, certi dell'importanza di sperimentare nuovi linguaggi. Fumetti dedicati agli eroi dell'antimafia prendono vita nella collana “Libeccio”, in collaborazione con l'associazione daSud onlus.

La collana si chiama Il libeccio perché “Il libeccio è un vento del sud, sud ovest per la precisione, arriva da ponente. Spesso porta caldo e tempesta e rende il mare impetuoso al suo risveglio. Un vento che arriva da Sud, trasportando la storia di uomini come tanti, che mai avrebbero voluto essere degli eroi”. Il primo libro a fumetti è stato dedicato a Don Peppe Diana, martire della giustizia, ucciso a trentasei anni dalla camorra a Castel il 19 marzo del 1994 a Casal di Principe, in Campania. Uscito a marzo 2009 è intitolato “Don Peppe Diana, per amore del mio Popolo”. Ha vinto il premio “Giancarlo Siani”, nel 2009. Prossime uscite: maggio 2010: Pippo Fava. Lo spirito di un giornale sett. 2010: E' lui che mi sorride, mio fratello Giancarlo Siani dic. 2010: Natale De Grazia e il mistero delle navi dei veleni

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Movimenti

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