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DELLE FAMIGLIE TRENTINE

ALL’ESTERO E LA SCUOLA

di Paola Zalla Fotografie scattate a dicembre 2019 pre Covid-19

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Il mondo della scuola rappresenta una priorità per l’Unione delle Famiglie all’Estero. Incontrare docenti e studenti consente di raccontare pagine intense della storia dell’emigrazione trentina, di presentare iniziative/ progetti dell’UFTE e offrire ai nostri studenti trentini l’opportunità di conversare e incontrare i giovani che vivono all’estero. Gli strumenti della tecnologia moderna annullano le distanze e potenziano le dinamiche relazionali che aiutano i ragazzi a sentirsi cittadini del mondo portando con sé l’amore per le proprie radici. Il percorso proposto alla scuola segue modalità differenti a seconda del numero e dell’età dei ragazzi coinvolti. Ai più grandi si propone uno spazio di riflessione articolato, caratterizzato da interventi e testimonianze sulle esperienze di vita di chi ci ha preceduto ed è stato costretto ad abbandonare la propria terra e costruire altrove il suo futuro. Prezioso partner per questa attività è la Fondazione Museo Storico di Trento che cura il contributo storico/scientifico, mentre l’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero sviluppa il tema informando sulla sua storia delle tante famiglie/diramazioni/delegazioni, presenti soprattutto in Sudamerica, che hanno nella nostra Associazione un punto di riferimento. Frequentemente nei nostri interventi a scuo- la utilizziamo skype per metterci in contatto con i referenti delle nostre Diramazioni all’estero e consentire ai ragazzi di essere protagonisti di un confronto vivace e arricchente che dà loro la possibilità di parlare di molti argomenti con i discendenti dei nostri trentini che hanno cercato miglior fortuna altrove. La collaborazione con il mondo della scuola per la nostra Associazione è quindi molto importante e qualificante e prevede, oltre agli interventi in classe, serate informative pensate per promuovere una maggiore con- sapevolezza e conoscenza circa la presenza delle comunità trentine all’estero e a comprendere, oltre alla complessità delle storie individuali, anche le potenzialità di questo grande patrimonio di relazioni. Il modulo didattico aiuta ad affrontare il tema delle migrazioni, adottando una prospettiva interdisciplinare che combina l’approccio storico-geografico con un’analisi critica del contesto e delle prospettive di più stretta attualità. Il percorso intende valorizzare l’esperienza storica dell’emigrazione trentina all’estero e quindi promuovere le opportunità legate alla Trentinità all’estero per i giovani che vogliano provare ad espandere i loro orizzonti di conoscenza: due mondi che si incontrano per ritrovare insieme le origini comuni, nella consapevolezza che le comunità trentine presenti in altri Paesi sono ambasciatrici della nostra storia e cultura. Il progetto vuole favorire i contatti tra i giovani trentini e i giovani di oltreoceano. La programmazione dell’UFTE prosegue anche durante l’emergenza covid proponendo videoconferenze e lavorando a percorsi creativi articolati durante tutto l’anno scolastico.

ForÇA eXPediciÓnAriA brAsiLeirA dUrAnTe LA secondA gUerrA mondiALe a cura di Andrea Gandolfi

LA sToriA - inTrodUzione

Nell’autunno 2018 l’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero iniziò a gettare le basi per realizzare una ricerca dedicata alla FEB “Força Expediciónaria Brasileira – I soldati di origine trentina durante la Seconda guerra mondiale”. Grazie alla documentazione raccolta, lo studio è diventato una mostra dove, oltre a dar conto dei dati, sono raccontate le storie di giovani discendenti di trentini la cui sorte fu quella vivere in Italia la dura esperienza del fronte. Lo sviluppo dell’idea ha richiesto si entrasse in contatto con fonti di informazioni sicure sia in Italia sia in Brasile. Particolarmente importante è stato il rapporto di collaborazione/scambio costruito con il Museu do Expedicionário di Curitiba e con il suo referente per le relazioni pubbliche di quel momento, Benedito Lino Agostinho Junior. Vicinanza e supporto sono stati garantiti anche dalla comunità di Montese e dal Museo Memorie d’Italia di Iola di Montese, in particolare dagli amici Erminio Bernardi e Andrea Gandolfi. La bella notizia è che l’allestimento realizzato dall’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero ha convinto così tanto Lino Junior e gli amici di Montese da indurli a proporre nella loro terra una rivisitazione della nostra mostra. Di seguito le testimonianze di queste importanti iniziative, in attesa per la nostra Associazione di riproporre l’esposizione anche nei comuni trentini quando avremo superato l’emergenza covid. Quest’esperienza ha confermato quanto siano importanti le relazioni sviluppate in ambito culturale, se curate con la giusta sensibilità e attenzione. Con i giusti presupposti questi rapporti sono, infatti, destinati a crescere sul fertile terreno della fiducia e stima reciproca e a trovare canali di sviluppo all’inizio impensabili.

1944. Seconda guerra mondiale. Il 16 luglio nel porto di Napoli sbarca un primo contingente di soldati brasiliani appartenenti alla 1a Divisione di fanteria della Força Expedicionária Brasileira, conosciuta anche con l’acronimo di FEB. A regime, nel febbraio del 1945, la presenza di soldati brasiliani in Italia salirà a 25.334 uomini. Rappresentanti di un popolo latino, abituato a temperature più che miti, nessuno di loro aveva mai visto la neve ne vissuto le temperature degli inverni che nell’Appennino settentrionale, lungo il fronte della Linea Gotica, a quel tempo toccavano i 15 o 20 gradi sottozero e non per pochi giorni durante l’inverno. Il primo incontro con i tedeschi avviene ri- salendo le coste delle Alpi Apuane verso Massarosa, Monte Prana, Barga. L’alba del 5 Novembre del 1944 vede la Divisione brasiliana trasferita su un nuovo fronte, nell’alto appennino Tosco Emiliano, con base a Porretta Terme.

La popolazione ha un ricordo ancora vivo e pieno di gratitudine per questi soldati che, proprio per il loro animo latino, ebbero un rapporto privilegiato con le massaie che spesso li ospitavano; i soldati portavano il cibo e le cuoche lo cucinavano.

Anche con i bambini il loro fu un rapporto paterno incondizionato; i soldati distribuivano scatolette di cibo e cioccolata. Gli infermieri si presero spesso cura anche dei civili. Le principali battaglie che affrontarono in Italia, e che celebrano ogni anno il 24 e 25 Aprile nei comuni dell’Appennino dove hanno combattuto, avvennero a Monte Castello e Montese dove subirono rispettivamente 440 e 420 perdite. Tra quei soldati arrivarono in Italia a combattere anche discendenti di emigrati italiani che già dal febbraio del 1874 erano approdati in Brasile in cerca di un futuro.

Nei successivi cinquanta anni il numero salì a circa 1.4 milioni. Una presenza importante che, ad oggi, si stima essere di circa 30 milioni.

La presenza dei brasiliani in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale è ancora sconosciuta ai più e merita un posto al sole per rendere onore a chi ha combattuto e a chi è morto per la nostra libertà.

La pregevole mostra sui brasiliani del luglio dello scorso anno a Storo, a cura dell’Asso- ciazione Famiglie Trentine all’Estero a cui dobbiamo essere grati per l’invito, è stata lo spunto che ci ha portato a riproporre tale iniziativa anche nei territori dove sono avvenuti i combattimenti. La mostra, che rientra nel programma “LA LINEA GOTICA 75 anni fa” doveva essere inaugurata il 25 aprile ma è stata ovviamente rimandata. Ora è visitabile nella saletta conferenze del Museo Memorie d’Italia a Iola di Montese. Vorremmo cogliere questa occasione per augurare a tutti voi lettori i nostri più sinceri auguri per le festività prossime e per un anno nuovo che ci porterà certamente su un sentiero migliore di quello che ci accingiamo, oseremmo dire per fortuna, ad abbandonare.

La locandina di presentazione della mostra

ForÇA eXPediciÓnAriA brAsiLeirA dUrAnTe LA secondA gUerrA mondiALe a cura di Lino Junior

La 5° divisione Esercito (5° DE) tiene presso l’aeroporto internazionale Alfonso Pena di Curitiba / PR una mostra fotografica dedicata alla FEB. L’esposizione riunisce imma- gini e testi degli autori italiani Giovanni Sulla e Davide Mori e dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero, con il contributo delle famiglie di combattenti di origine italiana.

Tutto è cominciato nel gennaio del 2016 quando, quasi per caso, sull’onda delle ricerche dell’anno precedente che ci avevano portato ad incontrare Maria Silvina Martinelli, discendente di una zia di mio papà emigrata in Argentina dopo la prima guerra mondiale (vedi notiziario Ufte n. 38 - settembre 2016). Quando, appunto, quasi per caso ho invitato mia figlia Selene, da poco diventata maggiorenne, a presentare la sua candidatura per gli interscambi giovanili. Dopo qualche tentennamento si è lanciata e, nel giro di pochi mesi, a metà maggio abbiamo saputo che Selene era stata ammessa all’esperienza e che il primo luglio sarebbe arrivato da noi un giovane ragazzo paraguayano, da Asunción, di nome Cesar Emilio Delgadillo Enciso. Come al solito, curioso di sapere la storia di emigrazione che stava dietro questo ragazzo che non portava nessun cognome di evidente origine trentina, ho chiesto a Selene se mi poteva passare la lettera di presentazione che Cesar Emilio, Milo per gli amici, aveva presentato assieme alla sua candidatura all’esperienza e che, ad abbinamenti avvenuti, era stata girata a Selene per l’inizio di una conoscenza reciproca tra i ragazzi. Così ho trovato subito pane per i miei denti, come si suol dire, visto che la famiglia che era partita da Cavedine tra il 1886 ed il 1890, con tre figli piccoli al seguito, era composta da Mayregger Pietro Giuseppe Fortunato (22-09-1848 # 12-10-1905) e da Domenica Pasolli (28-07-1854 # 3006-1922), coniugati a Cavedine il 21-081875.

Il cognome anomalo di Pietro Giuseppe, portato ancora come secondo nella versione Mayeregger dalla mamma di Cesar Emilio, mi ha fatto venir voglia di capire da dove fosse arrivato in valle dei Laghi, visto anche che, allo stato attuale, è praticamente sparito dal Trentino. Tra le varie varianti di Mairegger, Mayregger, Maieregger e Mayeregger e addirittura Majregger, ho quindi dedicato parecchi dei miei risvegli mattutini a cercare indizi, e con un paio di uscite all’archivio diocesano siamo venuti parzialmente a capo del mistero: il papà di Pietro Giuseppe, tale Giuseppe (figlio di Pietro per non smentirci!) Mayregger, sposato con Cattarina Matsher, era originario di Kollmann (Colma) piccola frazione del Comune di Barbiano in Alto

Adige. Verso il 1845, da poco sposato ed ancora senza figli, era arrivato a Vezzano, probabilmente quale “gestore” del pubblico macello, o comunque di una macelleria, per poi spostarsi in un anno imprecisato a Cavedine. Nel frattempo i contatti di Selene con Milo proseguivano ed il primo luglio, mentre Selene sosteneva la prova orale del suo esame di maturità, Cesar Emilio arrivava per la prima volta in Italia, sulle tracce dei suoi antenati e per conoscere i luoghi da cui erano partiti.

Sono iniziate settimane intense, tra impegni “istituzionali” concerati dall’ufficio emigrazione della P.A.T., in collaborazione con le due associazioni “Unione delle Famiglie Trentine all’Estero” e “Trentini nel Mondo”. Tra questi la festa provinciale dell’emigrazione ad Aldeno e varie gite ed esperienze organizzate per Milo dalla nostra famiglia. Lo abbiamo portato a visitare Rovereto ed i suoi dintorni (Campana dei Caduti, Ossario, Eremo di S. Colombano, Castel Corno, sul Monte Zugna, sul Finonchio, al Lago di Cei, MART. ecc.) e poi organizzato qualche gita più distante: a Bressanone, dove poi Selene si è fermata per il test di ammissione alla facoltà di Scienze della formazione primaria (che sta frequentando attualmente con ottimi risultati), in val dei Mocheni ed a Montagnaga, a Vezzano ed a Cavedine per ritrovare i luoghi dove vissero i suoi avi, sugli altipiani di Lavarone e Luserna dove abbiamo visitato il Forte Belvedere e l’Avez del Princep (ora scomparso). Per finire anche una giornata al Muse ed un pomeriggio al Castel Beseno, con Milo immortalato dietro la vecchia armatura medievale.

Insomma, il nostro caro amico paraguaiano, timido e riservato diciannovenne di Fernando de la Mora -sobborgo di Asunciónsi è fermato con noi fino al 20 agosto, ed al treno era talmente emozionato che non ha saputo trattenere le lacrime.

Lo scorso anno Selene, tra luglio ed agosto, è stata ospitata dalla famiglia di Cesar Emilio ad Asuncion, ed ha trascorso splendide giornate, oltre a poter visitare bellezze naturali di un mondo a lei ignoto, tra cui le spettacolari cascate della Foz do Iguaçu (tutti ricorderanno le scene spettacolari di Mission ...)

Insomma, un’esperienza da consigliare a tutti i giovani ed alle loro famiglie: anche se impegnativa ed intensa lascia ricordi e legami indelebili.

Ma per concludere la storia, e riportarci al titolo di questo articoletto, veniamo al mese scorso, al luglio di quest’anno con i ragazzi dell’interscambio 2019.

Selene a maggio mi aveva accennato che da Milo -sentito in occasione del suo compleanno- aveva saputo che una ragazza della sua “Famiglia” di Asuncion era stata prescelta per l’interscambio di quest’anno; e, tra l’altro, che è pure una sua lontana parente visto che il suo primo cognome è Ma- yeregger. “Accidenti” mi son detto “sarebbe bello incontrarla e magari, con l’occasione, mandare tramite lei un pensierino a Milo”. E così, rivolgendomi alla sempre gentile Nara, ecco che ho saputo che la “gemellata” di Cristina Candida Mayeregger era la signorina Elisa Michelon. Elisa Michelon? Val di Cembra mi son detto; oppure? No, non può essere possibile, sarà un’omonima. Dovete sapere che io ho vissuto la mia infanzia e fino al matrimonio in un piccolo paesino del Comune di Folgaria sul confine con Lavarone: Pra’ di Sopra, trenta abitanti in tutto. La strada asfaltata arriva lì e si ferma; si può proseguire a piedi lungo una stradina sterrata e si arriva in dieci minuti al laghetto di Lavarone. Negli anni ottanta la mia amica d’infanzia Nadia Perpruner ha sposato il geometra Mauro Michelon, cembrano doc, ed hanno anche fabbricato una casa di fronte a quella dei miei avi.

E proprio lì è nata e cresciuta Elisa, assieme al fratello Marco di cui mia mamma è stata la baby- sitter. Era proprio lei la “gemellata di Cristina! Ora, proprio a Pra’ di Sopra dove Milo ha passato due giorni, anche Cristina è stata accolta in casa Michelon, e ci siamo incontrati per un’ora di amicizia e condivisione. Abbiamo consegnato a lei, da portare in Paraguay per Milo, un piccolo regalino e... un chilo di farina gialla di Storo, visto che Milo adora la polenta e là non si trova certo la farina giusta per una buona polenta.

E quanto la polenta fumante sarà rovesciata sul tagliere dalla sua mamma, lo immagineremo ad intonare e cantare col fratello gemello, la mamma e gli amici la canzone della polenta, pensando che il mondo è proprio piccolo.

E chi non conosce la canzone si aggiorni! (https://www.youtube.com/w atch?v=dNTyQ2SHcs0 )

LUnAri dAL nos sAori d’AnAUniA 2020

Il calendario allegato a questo numero del giornalino trae ispirazione dal «LUNARI DAL NOS -SAORI D’ANAUNIA 2020», realizzato dall’associazione storico culturale linguistica El Brenz.

Si tratta di un progetto volto a valorizzare le parlate retoromanze delle Valli del Noce rappresentando nel contempo uno strumento nuovo per creare un ulteriore ponte di collegamento tra le genti anauniche (popolazioni delle Valli di Non e Sole). «Il calendario – spiega Cristian Bresadola presidente del sodalizio- è strutturato in 4 ceppi linguistici principali: Pegaes, Solander, Rabies e No nes. Nell’edizione 2020 abbiamo voluto rin novare completamente il progetto legando lo ancora più al territorio e alle materie prime che ci offre. Si è scelto di esplorare il filone Wine e Food collaborando con 4 realtà enogastronomiche del territorio anaunico dove il km0 è di casa.»

La logica seguita è stata quella di affiancare ad ogni mese un piatto e ad ogni piatto un vino. Marco Varoli è l’autore delle belle immagini in cui sono ritratte le pietanze realizzate con i prodotti del territorio: mele, pancetta, Vezzena, speck, burro, ricotta, patate, casolet, pere, noci… L’abilità del fotografo è stata sollecitata dalla bellezza del cibo e dalla capacità espressiva che il cibo

L’AssociAzione sTorico cULTUrALe LingUisTicA eL brenz

L’Associazione EL BRENZ nasce il 21 dicembre 2009. Non ha scopo di lucro, è apolitica e apartitica, e opera nei settori culturali, editoriale, formativo e ricreativo al fine di far riscoprire e valorizzare la storia, la cultura, la lingua, le tradizioni e i valori delle comunità delle Valli del Noce. Negli anni l’Associazione ha proposto diversi eventi e conferenze, come la Commemorazione del Beato Carlo d’Asburgo e la Nosa Storia en Piaza, e ha organizzato serate storiche, cene a tema storico linguistico e presentazioni di libri. Ha inol tre intessuto una fitta rete di contatti e collaborazioni con altre minoranze linguistiche europee come Occitani e i Catalani. Nel corso della propria attività El Brenz ha avuto parte attiva in collaborazione con enti e altre associazioni nell’or ganizzazione de le «Guerre Rustiche» a Malé e nel progetto multimediale «Portale Memoria». L’Associazione ha inoltre creato il do cumentario «Fioi dal Nos» (disponibile sul sito e canale Youtube de El Brenz), presentato al pubblico nel 2015, e il concorso poetico «Os dal Nos» che nel 2019 ha raggiunto il prestigioso traguardo della sesta edizione; en trambi rigorosamente nelle parlate delle Valli del Noce. Dall’autunno 2017 un nuovo evento ha arricchito il palinsesto associativo: Os dal Brenz, lo spin off di Os dal Nos, è stato proposto in autunno e in pri mavera per due anni.

Lo stile è puro ed essenziale, un punto di vista unico, con lo scopo di intensificare la trama e i colori dei suoi soggetti. Nel 2015 Marco Varoli è stato finalista al FoodPhotoFestival a Vejle in Danimarca con i migliori Fotografi di food a livello mondiale ed è stato nominato tra i migliori al Pink lady’s Food photographer of the Year nella categoria Wine Produce. Il calendario realizzato dall’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero vuole essere un dono per Soci e amici affezionati della nostra Associazione e, come è riuscito a fare il fotografo professionista Varoli, invitarVi a guardare dietro al piatto affinché si riesca ad intravedere quello che, con passione, mani sapienti e ricche di tradizioni tramandate possono raccontare con quello che la terra ci offre.

Inverno

Con la saggezza della canizie, l’inverno dà il fermo agli elementi con uno sguardo agghiacciante. La vita allora si ritira e compone in un riposo provvido, e sarà il cielo a stendervi una coltre immacolata.

La casa

La casa ha il sapore essenziale del pane. Ancora sale in me il sogno: mi trovo serena nel rustico locale. Ancora una volta il sogno smentisce la mia affermata indifferenza. Anche il primitivo assaporava la distensione nella caverna. Ed io, tra le mie mura, avverto ancora nel sogno quel lontano sapore di pane.

tratte da “La lirica della vita”. Nell’archivio centro studi val di Sole sono conservate tutte le opere di

Poesie

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