Famiglie Trentine nr. 48

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48 agosto 2020

PERIODICO DELL’UNIONE DELLE FAMIGLIE TRENTINE ALL’ESTERO

Saluto del presidente Coro carè alto scuola agrotecnica di eldorado - argentina i 25 anni della famiglia trentina di rafaela


Unione Famiglie Unione Famiglie Trentine all’Estero Corso 3 novembre 72 38122 Trento (TN) Tel. +39 0461 237234 Direttore Responsabile Paola Zalla Comitato Editoriale Daiana Boller Patricia Lanzziano Broz Giancarlo Filoso Simone Marchiori Hanno collaborato Alessandra Nicastro Claudio Munari Bruno Cattoni Alicia Mora Teresa Biasion

Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 22 del 21/12/2012 - Rivista quadrimestrale dati della testata

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TRENTO


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Editoriale

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Saluto del Presidente

Pag.6 Nascite

Trentine all’Estero

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Alessandra Nicastro alla Scuola Agrotecnica di Eldorado

Pag.10 Preziosi ricordi della visita del Presidente alle Famiglie dell’Argentina Pag.15 Merica...Merica cosa saralo sta Merica? Pag.18 In Brasile... Si scrive Nova Trento, Rodeio, Rio dos Cedros, ma si parla talian Pag.22 Storia e storie di emigrazione: Mariella Bisesti Pag.24 La Poesia: Recuerdos De Infancia Pag.26 Le ricette: dal Trentino la “Pinza di patate”, dall’estero

i Llapingachos

Pag.27 Presentazione del libro “Pan di sudore ha gran sapore” Pag.29 I 25 anni della Famiglia Trentina di Rafaela Pag.31 Il ricordo del Consigliere Paolo Praindel

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Editoriale di Paola Zalla

In questo numero del notiziario si parla molto dell’Argentina, ultimo Paese del Sudamerica visitato dalla delegazione della sede madre di Trento. A Eldorado Misiones abbiamo incontrato Quirino Asson, Presidente della locale diramazione dell’UFTE, ma soprattutto uomo buono, capace di leggere ed interpretare problemi e opportunità del territorio dove lui e la sorella Isabel sono un riferimento per la comunità trentina. Grazie a Quirino, il Presidente Verones e il Consigliere Massimo Carli hanno potuto conoscere la splendida realtà della Scuola Agrotecnica di Eldorado. Un luogo magico, pieno di sorprese dove un intelligente mix di pratica e teoria prepara i ragazzi alla vita della fattoria…fin da subito. Tuttavia, per chi volesse proseguire nella co-

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Mauro Verones alla visita alla scuola agrotecnica di Eldorado

struzione di robuste competenze in campo agricolo/forestale è possibile continuare la propria formazione all’università. La scuola ha tutto: grandi spazi all’aperto adibiti a vivai, aree occupate dagli animali, laboratori, convitto, luoghi per socializzare e, naturalmente, aule per le lezioni. Tuttavia, una cronica carenza di acqua, essenziale per svolgere l’attività nel centro scolastico, rende più complicato organizzare al meglio una delle poche risposte formative della regione, fortemente limitata da un contesto socio economico povero di risorse. Eldorado è una città situata nella parte settentrionale della Provincia di Misiones, area fra le più depresse dell’Argentina a vocazione prettamente agricola. In questa cornice operano


Quirino e la sorella Isabel, sempre disponibili e pronti ad aprire le braccia a chi ne abbia bisogno. «La scuola -spiega Quirino- ha aperto i battenti nel 1960 per rispondere alla domanda di formazione di professionalità in grado di condurre/gestire attività agricole, risolvendo anche la mancanza di scelte educative dei giovani nelle aree rurali. In una zona così depressa poter fornire competenze tecniche ai ragazzi delle superiori significa preservarli dal degrado e nel contempo insegnare e garantire loro l’esercizio di una professione. L’endemica mancanza di soldi pubblici ha portato la scuola a utilizzare e vendere quanto prodotto durante l’orario scolastico.» Quirino Asson ha l’ambizione di assicurare continuità ed efficacia all’azione della scuola. «Una necessità per noi e un beneficio per la comunità.», sottolinea mentre lo sguardo abbraccia, quasi a volerli proteggere, i vivai, l’edificio scolastico, i recinti per gli animali… Della Scuola Agrotecnica di Eldorado abbiamo raccontato l’unicità, l’atmosfera ricca di stimoli, la sua rilevanza sociale: tutti elementi palesi al visitatore dotato di intuito e avvezzo ad una comunicazione fatta di occhi, sorrisi, strette di mano e tanta concretezza.

Per queste e tante altre ragioni abbiamo deciso di aiutare Quirino nel progetto di costruzione di un nuovo pozzo a servizio di una scuola capace di accogliere ed essere un’autentica palestra di vita per i ragazzi. Affidiamo alla testimonianza di Alessandra Nicastro il compito di farci vivere, come fossimo a Eldorado, una giornata nelle aule dove Quirino insegna da sempre e dove lei è stata per un intero anno scolastico col supporto di Intercultura. Un’esperienza tanto profonda da cambiare l’orizzonte, anche emotivo, della studentessa colpita nel profondo da un contesto tanto diverso dalla sua quotidianità di liceale italiana. È rientrata in famiglia con un senso di pienezza e desiderio di condividere… l’abbondanza di sentimenti ed emozioni. Le immagini che la ritraggono nei mesi trascorsi nella scuola di Eldorado parlano da sole: il suo sorriso comunica uno spontaneo e gioioso senso di appartenenza ad una realtà tanto distante da quella in cui è cresciuta. L’atmosfera è speciale ed è bello che il nostro Quirino Asson contribuisca ogni giorno a preparare il futuro di una terra che ha accolto i suoi avi partiti da un Trentino dove non esisteva neppure l’idea del domani. Buona lettura.

Il Saluto del presidente di Mauro Verones

Cari Amici, apro il mio intervento ricordando con affetto, a nome di tutto il Consiglio di Amministrazione, il consigliere dell’UFTE Paolo Praindel prematuramente scomparso. Ci stringiamo alla sua famiglia con un abbraccio fraterno. Sono ormai passati tre anni dall’elezione di questo consiglio direttivo e dalla mia elezione alla presidenza dell’Unione delle Famiglie

Trentine all’Estero. In questi tre anni abbiamo cercato di far crescere l’associazione sia come dimensioni che come attività svolte sia sul territorio nazionale che all’estero, attraverso un atteggiamento pro-attivo: con iniziative culturali in Trentino e con la collaborazione delle nostre diramazioni, nei singoli paesi esteri, mantenendo comunque ben saldi i valori fondanti dell’ UFTE.

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scuola agrotecnica di eldorado

Attraverso la collaborazione dei Consiglieri e della Vice presidente abbiamo intensificato le attività con le diramazioni all’estero, non mancando, per quanto è stato possibile di andare fisicamente ad incontrare di persona i nostri soci ed i loro presidenti. Questo ha comportato un viaggio in Brasile, Paraguay e Argentina che ci ha permesso di vedere con i nostri occhi molte realtà che altrimenti conoscevamo solo attraverso le parole dei presidenti delle Famiglie del luogo. L’accoglienza e la collaborazione dimostrateci sono state esemplari e ci hanno riempito il cuore di gratitudine e fraternità e per questo non posso che ringraziare tutte le persone che abbiamo avuto l’onore e la fortuna di incontrare nel corso di questo lungo viaggio, raccontato anche nei nostri periodici scorsi ed in questo. Tutti gli incontri effettuati sono stati il seme di un piccolo progetto o di una collaborazione

con la casa madre di Trento che si è attivata per trasformare in realtà dei piccoli progetti. Uno di questi incontri è stato quello con Quirino Asson, che ci ha presentato un progetto di costruzione di un pozzo per l’acqua potabile per una scuola Agrotecnica di Eldorado (Argentina) dove lui stesso insegna e lavora. Si tratta di un progetto di solidarietà internazionale che l’UFTE di Trento ha voluto cogliere come compito da portare a compimento e per questo (malgrado la pandemia che ci ha colpiti tutti) cercheremo di porre in essere tutte le attività necessarie per poterlo realizzare. Chi volesse contribuire può effettuare una donazione a questo scopo a: UNIONE FAMIGLIE TRENTINE ALL’ESTERO – APS CASSA RURALE DI TRENTO COORDINATE BANCARIE IBAN IT42 M083 0401 8070 0000 7772 897

Il Presidente, il Consiglio di Amministrazione e i Soci dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero porgono vivissime congratulazioni alla consigliera Daiana Boller e a Nicola Dellai, felicissimi mamma e papà della piccola Adele nata il 17 maggio 2020 Il Presidente, il Consiglio di Amministrazione e i Soci dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero porgono vivissime congratulazioni a Daniele Condini e a Luana Perotto, già consigliera dell’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero, felicissimi genitori del piccolo Dimitri arrivato il 13 luglio 2020 6


ALESSANDRA NICASTRO ALLA SCUOLA AGROTECNICA ELDORADO «È LA MIA SECONDA CASA» «QUIRINO ASSON SEMPRE PResente»

Cari lettori, sono Alessandra Nicastro, ho 19 anni e sono qui oggi per raccontarvi la mia esperienza scolastica all’estero. Esattamente un anno fa si stava concludendo quella che, ad oggi, è stata l’esperienza più significativa della mia vita. Sull’onda della mia intraprendenza, all’età di 17 anni, ho deciso di prendere parte ad un programma annuale in Argentina. Così mi sono ritrovata, a partire dall’agosto 2018, a vivere a Eldorado (Misiones) a pochi chilometri dalle imponenti Cascate di Iguazù. Essendo il mio un programma scolastico, uno dei punti cardini della mia esperienza è stato, senza dubbio, la scuola che ha deciso di ospitarmi: la “Escuela Agrotecnica Eldorado”. Ho appena concluso il mio percorso di studi superiori presso un liceo scientifico e l’aver trascorso il quarto anno in una scuola diversissima da quella italiana non ha che contribuito ad arricchire il mio bagaglio culturale. Dopo questa breve, ma essenziale, presentazione vorrei continuare raccontando la realtà di questa scuola che, anche se solo per un anno, ha rappresentato la mia seconda casa. La scuola si trovava a pochi passi dall’abitazione della famiglia che mi ha ospitata quindi era per me facilmente raggiungibile. Le lezioni della Agro (soprannome dell’istituto) sono sia di mattina che di pomeriggio. L’alza bandiera, che determina l’inizio delle attività, è alle ore sette e da questo momento ogni studente prende posto nella sua

area di lavoro. Infatti, durante la mattinata le lezioni sono di tipo pratico, i ragazzi si occupano degli animali presenti nella scuola (galline, pecore, mucche e maiali), dell’irrigazione dei campi, del mantenimento dei recinti e delle strutture adibite all’allevamento. Le valutazioni si basano sulle loro abilità, infatti il

Alessandra Nicastro nei vivai della Scuola agrotecnica di Eldorado.

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scuola agrotecnica di eldorado

Alessandra Nicastro al lavoro nella scuola

ruolo del professore è semplicemente quello di dirigere e controllare il lavoro svolto, interviene direttamente solo in caso di criticità, gli studenti sono infatti il motore che permette alle attività agricole proprie della scuola di svilupparsi. Per quanto concerne le attività pomeridiane iniziano alle quattordici e prevedono lezioni teoriche di materie comuni alla scuola italiana, ma anche di materie d’indirizzo. Il mio primo impatto con la E.A.E. è stato sicuramente difficile. Inizialmente ho faticato ad abituarmi alle numerose ore di lezioni pratiche in cui era richiesto il mio contributo ma grazie ai miei compagni e ai miei professori mi sono adattata abbastanza velocemente. Tutte le persone che ho incontrato lungo il mio percorso scolastico mi hanno fatto sentire benvenuta e come dicevo al principio, questa scuola ora rappresenta per me una seconda casa.

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Ho imparato cose che mai avrei sognato di poter apprendere in Italia, come mungere una mucca o guidare un trattore, tutto questo con molta semplicità grazie all’incoraggiamento di chi mi circondava che ha sempre creduto in me. La Agro mi ha cambiata, mi ha fatto superare i miei limiti e le mie paure ma mi ha anche insegnato ad amare le piccole cose. Non serve spendere una immensa quantità di denaro per poter essere felici, basta un pranzo in compagnia di professori e amici dopo una dura mattinata di lavoro nei campi oppure basta rotolarsi nella terra e schizzarsi con l’acqua fino a quando non si avrà mal di pancia per via delle risate. Questa è la Escuela Agrotecnica Eldorado, un’istituzione che fa dei suoi studenti e delle loro energie il suo punto forte. Vorrei spendere alcune parole anche per un professore a cui mi sono affezionata particolarmente: il suo nome è Quirino Asson ma soprannominato da tutti “Ticky”. È importante sottolineare le sue origini, il suo papà era italiano, più precisamente trentino, e da adolescente si è ritrovato a vivere in Argentina dove ha conosciuto quella che fu sua moglie. Quando gli studenti sanno che si devono aspettare da lui una verifica o un’interrogazione orale, sono intimoriti ma, dietro quella figura esigente, si nasconde un cuore enorme. Lui è stato sempre presente per me, mi ha aiutata a risolvere ogni dubbio o perplessità che avessi e non si è mai tirato indietro dal porgermi una mano. Gli studenti in generale hanno una grande ammirazione nei suoi confronti perché oltre ad essere un ottimo insegnante è un ottimo veterinario. Mi ricorderò sempre di due episodi con lui. Il primo quando mi chiese se avessi avuto in programma di tornare in Argentina a trovarli,


Esterno della scuola

io risposi che il mio amore per quella terra era ormai troppo grande e non sarei potuta stare lontana a lungo e così lui mi disse che un proverbio locale recita “Chi beve l’acqua del Piray Guazù (fiume locale) non se ne andrà mai di qui”. Mi ha poi spiegato che non era solo per il fatto che ormai la mia persona è legata per sempre a quel posto, ma anche che il mio ricordo rimarrà per sempre vivo in tutti coloro che mi hanno conosciuta. Il secondo evento, forse più simpatico, fu quando caddi nella terra e lui, vedendo le mie condizioni, commentò con il preside “si è integrata nella Agro alla perfezione”. Come dimenticare di quando, pochi giorni prima della mia partenza, mi organizzò una stupenda festa d’arrivederci (non ha mai voluto dire che fosse una festa d’addio perché spera in un mio ritorno). Lui è solo un esempio ma tante sono state le persone che all’interno di quella scuola hanno rappresentato per me delle guide durante il mio percorso.

Sarò sempre immensamente grata a questa scuola e a chi ne è parte per avermi fatto passare dei momenti che difficilmente cancellerò dal mio cuore.

Quirino Asson, Presidente della Famiglia Trentina di Eldorado

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preziosi ricordi della visita del presidente alle famiglie dell’argentina

Chalet Perrando

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In Argentina Quirino Asson ci ha accolti e con grande entusiasmo e come prima cosa ci ha portato a visitare la Scuola agrotecnica di Eldorado. Una bellissima esperienza proseguita poi con la partecipazione all’apertura dell’anno scolastico della Scuola Amici di Margarita Bussolon, Presidente della Famiglia Trentina di Resistencia. Momenti emozionanti per il Presidente Verones ed il consigliere Carli che anche in questa occasione hanno potuto constatare anche nel corso di un incontro con il sindaco Jorge Capitanich quanto lontano possano arrivare i colori del nostro Trentino: colori vivi delle montagne, dei laghi e dei nostri bellissimi boschi. Dopo Re-

sistencia è stata la volta di Alta Gracia dove si sono dati appuntamento tutti presidenti dell’area di Cordoba per un evento molto partecipato al quale è intervenuto anche il Console Generale d’Italia a Córdoba Tiberio Schmidlin. A seguire è toccato a Rafaela dove con la Presidente della locale diramazione, Maria Elena Peralta Panizza, e Malcela Valler è stato possibile parlare con la stampa e con l’agente consolare Italo Juan Cassina. A Rosario è stata la volta dell’incontro con il Console Martin Brook e con il COMITES, mentre a Buenos Aires il tema degli emigrati trentini è stato affrontato con Mariano Roca, che è stato consultore per la PAT.


Margarita Bussolon, Mauro Verones e Marcela Murgia dopo la stipula dell’accordo di collaborazione

Inaugurazione dell’anno scolastico alla Scuola Amici di Resistencia - Argentina

Incontro con il Sindaco di Resistencia Jorge Capitanich

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preziosi ricordi della visita del presidente alle famiglie dell’argentina

Verones con Silvina Bosetti il Console e Tiberio Schmidlin

Un momento dell’incontro con le Famiglie dell’area di Cordoba organizzato ad Alta Gracia

I Presidenti delle diramazioni dell’area di Cordoba durante l’incontro con il console.

La Famiglia Trentina di Alta Gracia

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Incontro a Rafaela con l’Agente Consolare Italo Juan Cassina

Incontro con la Famiglia Trentina di Rafaela

Con il Coro masculino San Vigilio

Con Maria Elena Peralta Panizza e Marcela Valler all’incontro con la stampa

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preziosi ricordi della visita del presidente alle famiglie dell’argentina

Incontro con Martin Brook, Console generale d’Italia a Rosario

Margarita Bussolon con il Console

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Rosario - Incontro con il Comites

Con Mariano Roca a Buenos Aires


coro Carè alto in brasile

Pubblichiamo il pezzo scritto da Claudio Munari del Coro Caré Alto per il notiziario del Comune di Porte Rendena. L’autore descrive l’incontro della formazione corale con le comunità trentine del Brasile: è un autentico viaggio nei sentimenti, traboccante di cuore. L’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero ringrazia il Coro Caré Alto per la generosa disponibilità e per esserci vicino. Anche noi dell’Unione, come Claudio, siamo molto riconoscenti a Bruno Cattoni capace di cogliere con grande sensibilità quanto sia importante mantenere saldo il legame con i nostri trentini all’estero. Grazie di cuore!

Merica...Merica cosa saralo sta Merica? di Claudio Munari

Come sarà questo pezzettino di Brasile meridionale, Stato di Santa Catarina, dove spicca una città dal nome famigliare: Nova Trento. Me lo sono chiesto durante i mesi scorsi, mentre il maestro Dario ostinato e speranzoso, cercava di farci entrare in testa alcune astiose note armoniosamente inserite in quel canto popolare dal grande armonizzatore Renato Dionisi. Me n’ero fatto un’idea parlando con chi c’era stato, in quella terra lontana. Il primo che mi salta in mente è Bruno Cattoni, che mesi fa abbiamo accompagnato con i nostri canti durante la presentazione a Vigo delle attività della sua associazione di volontariato

solidale “Claudio”, che si prodiga dal 2008 a sostenere “la realizzazione di azioni volte al miglioramento delle condizioni di vita di quelle comunità”; Bruno in seguito abbiamo potuto conoscerlo molto bene e lo ringraziamo sentitamente per essere stato il deus ex machina di tutto il nostro viaggio, che sarebbe rimasto un sogno senza di lui. Un’altra persona importante ha il volto dolce di Paola Zalla, segretaria dell’ “Unione Famiglie Trentine all’estero”, che assieme al suo Presidente Mauro Verones, ci ha donato il modo di essere al centro di un’iniziativa umanitaria; per loro abbiamo fatto un concerto in occasione della consegna dei libri

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coro Carè alto in brasile

della ex biblioteca che il comune di Sfruz ha donato alla scuola italiana messa in piedi a Rio do Sul. Merica...Merica… cossa saralo sta Merica. Questo pezzetto di America è stato per noi un lungo viaggio, fatto di pullman, di aerei, di corse da un terminal all’altro, di valigie ammucchiate su marciapiedi, di soste per i pranzi; fatto di strade sconosciute, di paesaggi sorprendenti, di tanti concerti, di altri canti lanciati nell’aria “brasileira” dai nostri straordinari ragazzi guidati dal loro leader Mattia e anche di canti a volte sguaiati ma sinceri, di chi apprezzava forse troppo la caipirinha. La vera, importante esperienza, è stato il viaggio che ognuno di noi ha vissuto nei gesti, negli occhi, nei sorrisi, nella calda accoglienza, nei cuori e nelle emozioni delle donne e degli uomini che abbiamo incontrato, molto più che le città, le montagne, le foreste o le rive dell’oceano. Persone con una grande ammirazione per tutto quello che è Italia, anche se in verità sono discendenti di Tirolesi di lingua italiana; sono molto orgogliosi del loro dialetto, il “Talian”, una parlata

molto simile a quella che si parla in Valsugana. Dei loro avi hanno conservato l’ordine e l’operosità, siamo rimasti tutti stupiti dalla incredibile pulizia delle strade, dalla assoluta mancanza di rifiuti abbandonati, dal traffico ordinato, dai giardini ben curati, dalla cortesia di tutti, dalla loro intima e taciuta devozione cristiana. Faccio fatica a ricordare la sequenza temporale dei fatti accaduti, ricordo, con riconoscenza e nostalgia, l’incontro con tante persone che hanno arricchito il nostro viaggio. Non dimenticherò mai i cari amici del coro CITAVI, i primi ad accoglierci a Rio do Este con un abbraccio come fossimo fratelli, che ci hanno donato serate festose e canore e i fantastici ed emozionanti ragazzi della scuola “Escola Modelo Ella Kurth” di Rio do Sul, cui abbiamo portato i libri che li aiuteranno a studiare l’italiano; ci hanno dimostrato un amore infinito con i loro grandi occhi riconoscenti. Non posso dimenticare il sorriso ampio e sincero di Norma Maria Da Rui, Console Italiano, con noi un paio di giorni e il ristoratore di Blumenau che in cambio

Il Coro Carè Alto con Elias Noriler, Fiorelo Zanella, Norma Da Rui con studenti ed insegnanti della Escola Modelo Ella Kurth

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Un momento dell’intenso viaggio del Coro Carè Alto

di qualche canto ci ha offerto il pranzo in una tipica birreria di una zona di immigrati tedeschi, dove però tanti parlano ancora il “Talian”. Ricordo volentieri Agostino Orsi e la moglie Marli, loquaci proprietari della Pousada Cantina Italiana e il loro ambiente familiare e comodo, dove sulle pareti spiccano poster ormai scoloriti delle nostre Dolomiti e il vivace Merso Bastiani, che con la sua famiglia ci ha spalancato le porte di casa e ci ha sfamato a birra e bistecche, anche loro felici solo per averci lì. Ricordo una lunga chiacchierata con Valentino Caset, che anni fa, da assessore comunale, impose la raccolta differenziata dei rifiuti con risultati eccellenti, venuto ad un’altra festa in nostro onore con moglie e figlie. Ma anche la gradita sorpresa del Sindaco di Nova Trento che ci ha accolto con tutti gli onori, dandoci un’importanza inattesa. Indimenticabili i signori Girola, vinificatori proprietari di una bella cantina, che hanno perso da pochi giorni un vecchio collaboratore in un incidente stradale; per lui e per loro abbiamo fatto un po’ di canti e alla fine

un Signore delle Cime memorabile, mai in vita mia pensavo di vedere così tanti coristi con i lacrimoni alla fine di un canto. In quella cantina lavora anche Nazareno, vignaiolo che ha studiato a San Michele e che per due estati ha fatto il malgaro sulla malga Brögn da l’Ors di Giustino. Importantissimo è stato l’incontro con Giuliano Mazzola, professore di italiano e persona di enorme cultura, che ci ha raccontato le migrazioni, la vita dei primi trentini brasiliani, le opere di Santa Paulina e tanto altro. E poi le donne e gli uomini del Circolo Italiano di Joinville, dove abbiamo conosciuto anche Ivo Caset, che si è speso per farci cantare per due sere alla fantasmagorica Festa dei fiori. Infine la scoperta di una giovane cuoca di Brescia e del suo ottimo ristorante “A Italiana” in un posto sperduto dell’isola di Sao Francisco su una spiaggia mozzafiato di fronte all’Atlantico burrascoso. Le persone ci hanno accolto e ci hanno aperto il cuore con un sorriso, accogliendoci in amicizia. Ho dimenticato i loro nomi, ma mi resteranno nel cuore i loro occhi che ci scrutano fino nel fondo dell’anima, alla ricer-

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coro Carè alto in brasile

ca di un contatto con la terra dei loro avi, un posto ormai immaginario che continuano però ad amare profondamente. Noi abbiamo fatto il nostro, esibendoci in cinque concerti ufficiali e cantando in ogni occasione la Merica, la Giulieta, la Valsugana e le altre, sempre apprezzati, sempre entusiasticamente applauditi. Merica...Merica… cossa saralo sta Merica. Ora sappiamo almeno un po’ com’è questa Merica e la gente che la abita. Questo canto, che è stato la nostra colonna sonora, finisce con le parole “l’è un mazzolino di fior”: di questi fiori portiamo a casa un denso profumo di amicizia, di ricordi, di nostalgia dei tempi andati, di fierezza delle proprie origini, di amore per la patria dei propri avi. Alla fine, ci resta dentro la felice consapevolezza di aver fatto questo viaggio tre volte: quando lo abbiamo sognato, quando lo abbiamo vissuto ed ora che lo ricordiamo; siamo partiti con una valigia piena di vestiti, siamo tornati con la testa piena di ricordi. Grazie a chi ci ha aiutato a trovare le risorse per affrontare le spese, grazie a chi ci ha sostenuto e spronato, grazie a Bruno che ha organizzato tutto, grazie a chi ha avuto

l’intuizione di provarci, grazie al nostro Presidente Nello e a Mauro per la gestione della cassa, grazie a tutti i coristi per l’impegno, la puntualità, la maturità dimostrata e anche per i costi affrontati; grazie ai nostri splendidi e ilari giovani cantori, grazie al maestro Dario, che non ringrazieremo mai abbastanza per averci fatto imparare a cantare. Grazie di cuore agli accompagnatori che ci hanno incoraggiato, spronato e fotografato ovunque e in particolare a quel gruppetto di gaie signore che si sono auto-definite “Le brasiliane” sempre attive, sempre il prima fila, mai stanche e sempre positive. Grazie a chi ho sicuramente dimenticato di menzionare, grazie a tutti quelli che ci hanno spronato o solo salutato e seguito dai social. Grazie anche ai nostri amici coristi che non sono potuti venire con noi, abbiamo tenuto alto il nome del Coro Carè Alto anche per loro. E infine grazie a chi ha speso il suo tempo a leggere queste modeste righe e a chi ci aiuterà ad accogliere il coro CITAVI che, speriamo, verrà a trovarci l’anno prossimo. Claudio, a nome di tutto il coro, giorno di Santa Cecilia 2019

in brasile...

Si scrive Nova Trento, Rodeio, Rio dos Cedros ma si parla talian di Bruno Cattoni

Nello scorso mese di novembre sono stato in Brasile con il Coro Carè Alto di Porte di Rendena (TN). Facile, basta andare in un’Agenzia viaggi o su Internet, prenotare un volo e un hotel e di là dall’oceano ti aspettano spiagge favolose, balli sfrenati a ritmo di samba, una natura con bellezze mozzafiato, serate fantastiche. Ma il Brasile è anche

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violenza, prostituzione, favelas, comunità indios, sfruttamento dell’ambiente, deserti e altro. Noi non siamo andati per vedere né il Brasile 1 né il Brasile 2, ma in questo Stato immenso, grande quasi come tutta l’Europa, abbiamo scoperto che c’è un Trentino a 10.000 km da noi che parla il nostro stesso dialetto, che ha le nostre abitudini, il nostro


modo di pensare, la nostra organizzazione. Anzi, il loro modo di vivere, di relazionarsi, di sentirsi una vera comunità trentina è molto genuino, è quello dei nostri nonni o bisnonni, con sentimenti e rapporti umani mantenuti intatti e forse rafforzati negli anni. Nel periodo della prima guerra mondiale e anni successivi, il governo brasiliano aveva vietato agli emigrati di parlare italiano, imponendo pene severissime (multe e reclusione); allora i nostri emigrati si riunivano a casa di qualcuno a fare filò e dovevano parlare sottovoce per non farsi sentire dalle guardie che giravano attorno alle case. Erano per la maggior parte trentini e veneti ed è qui che è nato il talian (ora considerato una lingua): un misto di dialetto trentino e veneto con qualche parola in portoghese. Si può facilmente immaginare che gli argomenti delle loro conversazioni siano incentrati sui ricordi della lontana terra di origine, sui giochi, sulle tradizioni, spesso conditi con fantasia e forse con esagerazioni. Questo ha contribuito in modo determinante alla volontà di acquisire di prima mano quante più notizie possibili sulle abitudini, usanze, tradizioni, espressioni e in generale sulla cultura e sul modo in cui vivono i loro

Escola modelo Ella Kurth - la biblioteca

parenti rimasti in Italia; ecco perché quando arriva un trentino in quelle cittadine subito si trova al centro dell’attenzione. Quel dialetto che noi stiamo dimenticando o abbandonando, in Brasile è rimasto ancora vivo e parlato quotidianamente. Sono rimasto meravigliato nel vedere le porte d’entrata delle case aperte sulla strada, come nei nostri paesi parecchi anni fa. Noi trentini, in Italia, siamo soprannomina-

Alla radio con Angelo Zito Manieski - Rio do Oeste

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coro Carè alto in brasile

La festa per la consegna dei libri - Esco modela Ella Kurth

ti polentoni, ma abbiamo perso l’abitudine di fare la polenta (usiamo prodotti a rapida cottura, polenta già pronta, miscele di farina precotta, …); i veri polentoni sono rimasti in Brasile: cucinano la polenta per 45 minuti, la tagliano con il filo di cotone, la fanno più volte alla settimana e mentre la mescolano cantano “la bela polenta”, una canzone che in Trentino non è nemmeno conosciuta. Il loro interesse non è solo per la polenta ma, in genere, per tutte le nostre ricette, che conoscono e vogliono venire in Italia per impararle dal vivo. Durante il nostro viaggio siamo stati invitati più volte a parlare alle radio locali, siamo stati ricevuti dalle Amministrazioni pubbliche, soprattutto siamo stati accolti calorosamente nelle case dei cittadini; in tutti abbiamo riscontrato la felicità di incontrare persone provenienti dai loro luoghi di origine. Alla scuola di Rio do Sul c’era una scolaresca con gli occhi lucidi nel ricevere dei libri di italiano; mentre eravamo alla radio di Rio do Oeste per una trasmissione in diretta, un emigrato veneto, che stava ascoltando la radio a casa sua, è venuto nello studio per

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salutarci di persona; il coro CITAVI (un coro iscritto alla Federazione dei cori provinciale di Trento) ci ha accolti con un paio di serate indimenticabili; a Nova Trento ci hanno letteralmente spalancato le porte di casa. Io ero già stato altre volte nello Stato di Santa Catarina e voglio riportare qualche aneddoto per meglio descrivere la vita in quella zona. Ricordo cinque anni addietro che stavo camminando per strada a Nova Trento; vedo due signore anziane che vengono in bicicletta verso di me, si fermano davanti ad un negozio a pochi passi da me e sento che parlano in dialetto trentino; loro mi guardano incuriosite (è normale osservare con curiosità uno straniero in un paese) e mi viene spontaneo di dire loro “buongiorno”. Loro si girano verso di me e dicono: “Ciao, cerchi qualcuno?” La prima volta che sono stato a Nova Trento mi sono fermato in un ristorante all’ingresso della città per chiedere delle informazioni; subito dopo la porta d’entrata, su un tavolino, due bottiglie di vino e le croste della polenta (come aperitivo self-service per i clienti).


Prima di partire da Nova Trento, sono stato a salutare una famiglia di origine trentina. La padrona di casa aveva appena messo l’acqua nel paiolo per fare la polenta e mi invita a fermarmi per il pranzo. Io dico che devo andare a Joinville, dove ho un appuntamento nel primo pomeriggio e sono tre ore di strada. La risposta della signora è perentoria: “Sèntate só e spèta e ‘ntanto bevi en copo de vinho, così te me conti de la me Valsugana”. Si può rinunciare? A proposito dei legami con il Trentino, i rioni di Nova Trento si chiamano Vigolo, Besenello, Tirolo, Valsugana. Sempre a Nova Trento, la seconda settimana di agosto, viene celebrato l’“Incanto trentino”, una festa in tutta tradizione trentina con la popolazione in costume, attività e attrazioni rievocative del Trentino, con l’elezione della regina e delle principesse della manifestazione (che poi restano in carica tutto l’anno). Una volta ho assistito alla selezione delle candidate per il concorso: tra altri requisiti, dovevano dimostrare di conoscere il Trentino e parlare il dialetto. Io mi ero seduto in un angolo della sala ma, durante un intervallo, non potete immaginare quanto sia stato sommerso di domande e curiosità sulla nostra terra. Un’altra volta sono stato a trovare un colti-

vatore di piccoli frutti nello Stato di Rio Grande do Sul, a Vaccaria, e mi ha portato per una giornata intera a raccogliere fragole (tra l’altro erano molto buone). A Rio do Oeste ogni due anni organizzano la Festa della polenta (la prossima nel 2021); hanno un paiolo che loro dicono sia il più grande al mondo (può essere), capace di contenere 600 litri di acqua e 120 kg di farina gialla. Come detto sopra, siamo stati nello studio della radio di Rio do Oeste; per me era la seconda volta perché c’ero già stato cinque anni fa assieme ad un amico di Albiano; ci eravamo rimasti circa mezz’ora ma il conduttore (Zito) ricordava perfettamente nome e cognome mio e del mio amico ed il motivo della nostra precedente visita a Rio do Oeste. Zito gestisce quotidianamente una rubrica radiofonica e quasi tutti i giorni saluta gli ospiti trentini che sono stati in studio e li ricorda sempre pubblicamente. Sicuramente manterremo dei buoni rapporti con le persone conosciute, anzi cercheremo di ampliarli e, appena possibile, ritorneremo in quelle zone perché sarà impossibile dimenticare questa esperienza.

Rio do Oeste

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storia e storie di emigrazione

Storia e storie di emigrazione:

Mariella Bisesti A cura di Patricia Lanzziano Broz

Nata ad Aldeno nel 1940, l’ultima figlia della famiglia Bisesti Dallago. Suo padre Cornelio Bisesti, e sua madre Teresa Dallago, con tre fratelli Augusta, Rossana e Armando. La sua infanzia si è sviluppata in un ambiente molto affettuoso nella sua famiglia, nonostante le esperienze della guerra, e grazie alla saggezza del padre per far fronte alla carenza di cibo e ad una situazione piena di shock da bombardamenti e conseguenze della guerra. Dal padre ha ereditato il gusto per la musica e le arti soprattutto l’opera classica, cantata e insegnata dal padre, nella sua famiglia ha sempre trovato sostegno, supporto e amore per realizzare i suoi sogni, uno di questi suonare il violino fin dalla giovane età e poi con grande abilità accarezzando il pianoforte per ottenere melodie dolci. Fin da piccolissima era curiosa e attirava la sua attenzione il continente sudamericano, senza nemmeno sapere che in gioventù sarebbe andata nel paese della “primavera eterna” come lo chiamò lei, attraversato dalla Linea Equatoriale, Ecuador, all’età di 25 anni. Nella sua scuola e collegio teneva i suoi appunti e quaderni con grande ordine e impegno: è sufficiente osservare i suoi disegni per notare il suo desiderio di imparare. Mentre studiava il secondo anno di medicina a

Ha fatto gli studi a Rovereto e visitò le sorelle di Never a Roma.

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Nella foto con il marito, suo padre e il fratello Armando.


Trento, iniziò a ricevere lettere d’amore da un ammiratore a migliaia di chilometri di distanza proprio di fronte all’oceano dalla linea equatoriale, in Sudamerica. (non c’era internet al momento, la comunicazione avveniva solo tramite lettere che richiedevano da 20 a 30 giorni per arrivare). In alcuna di queste lettere ha raggiunto il suo obiettivo Cupido, ed è stata centrata dalla freccia del suo amore, per il quale avrebbe lasciato tutto, il suo territorio, le sue radici, la sua famiglia e i suoi amici, per iniziare una nuova vita, e realizzare il suo sogno di essere madre. Nel 1966 il sig. Carlos Alberto Muñoz venne dall’Ecuador, per incontrare di persona e così formalizzare la richiesta per sposare Mariella Bisesti ai suoi genitori: il sig. Cornelio e la sig.ra Teresa. Giunto a destinazione propone la richiesta per sposare Mariella che viene accettata, così Mariella Bisesti fa un passo da gigante, sostenuta dalla sua famiglia che accetta la sua decisione. Nello stesso anno intraprende il suo viaggio con il suo innamorato marito nelle sue terre d’origine, dove nasceranno i loro figli: Florinella e Carlos Cornelio. Circa ogni quattro anni si riuniva la famiglia, sia che i loro parenti viaggiassero dall’Italia all’Ecuador o

Nella foto con il marito, i figli, i genitori e i fratelli.

loro dall’Ecuador all’Italia. Imparò lo spagnolo, la grammatica, l’ortografia, oltre alla sua conoscenza del tedesco, francese, latino e greco. È sempre stata una donna dedita alla sua casa, con amore, illusioni, speranze, santità e pazienza, con un tocco angelico per chiunque la conoscesse, un modello di figlia, sorella, donna, moglie e amica. Ci siamo ricordati che spesso le chiedevano di essere madrina di molti bambini, segno che era benvoluta da tutti i conoscenti e ogni anno i suoi figliocci aumentavano. Ha goduto di vita preparando prelibatezze culinarie di dolci, piatti à la carte, della cucina italiana ed ecuadoriana, i suoi preferiti “biscotti di carnevale”, torta di cioccolato fondente, torta di frutta secca, ceviche, lasagna, quiche. Nel 1997 viene chiamata da Dio al suo fianco, lasciando un immenso vuoto in tutti noi che abbiamo potuto gioire della sua presenza. La sua eredità è la dimostrazione di un viaggio nella sua vita pieno di sacrifici d’amore per la sua famiglia e i suoi amici, insegnando le virtù umane che sono la fonte della vita celeste. Sempre ti ricordiamo con tanto amore.

Tuo marito, i tuoi figli e i tuoi nipoti: Carlos Alberto, Florinella, Carmen, Carlos Cornelio, Mariella Lucia e Carlos Leonardo.

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poesia

Recuerdos De Infancia ilnfancia!... bella palabra que encierra fantasía, inocencia, juegos,cuentos... lentitud de los días cuando esperaba alguna fecha importante. Guardo de ese momento vivido bellos recuerdos, y entre ellos aquellos que tuvieron como escenario el patio grande de mi casa y en él la imagen de mi abuelo paterno, cariñosamente “el nono Pepe”. Su diminuta figura comenzaba a transitar el patio cuando despuntaba el sol, siempre tenía algo que hacer. Sus manos rudas por el trabajo del campo se transformaban en suaves palomas cuando mecían la cuna de alguna de sus nietas. De carácter dócil, era suficiente que con mis hermanas le dijéramos: -Nono, ¿nos llevas a dar una vuelta en sulky?- y allá estaba él preparando el carruaje para recorrer senderos campesinos donde siempre encontrábamos alguna flor silvestre que recogíamos con dulzura. -Nono, ¿nos hacés una hamaca?- Y como por arte de magia ya estaba el columpio prendido a los brazos leñosos de un viejo aguaribay. Después... -hamacame que quiero ir muy alto­entonces en su acento italiano respondía: -canta fuerte- y así surgía de nuestra voz infantil “La Montanara”, “Va l’alpine”, “La Romanina”... y cuántas canzonetas que nos había enseñado bajo un cielo salpicado de estrellas en las noches veraniegas o al calor de los leños durante las frías noches de invierno. -Nono, ¿nos hacés una casita? Y como paciente albañil apareció un día, detrás de un viejo galpón, el preciado pedido... una casita de ladrillos y con techo de chapa con una puerta y dos ventanitas donde nos sentíamos verdaderas amas de casa en compañía de nuestras amigas. Cuando llegaba la época de la poda de los árboles, ese era el lugar elegido para jugar, la imaginación convertía las ramas mustias de los paraísos en...un castillo, un palacio, una cueva ...icuánta felicidad! 24


iY qué decir cuando la primavera derramaba su paleta multicolor sobre el jardín y la huerta! Llegaba noviembre y el perfume de las azucenas embriagaba el ambiente, los gladiolos lucían garbosos sus varas de colores, los claveles era estrellas amarillas, rosas, rojas que salpicaban los canteros, los rosales mostraban su elegancia esparciendo su aroma por doquier acompañados de los suaves capullo se alelíes. Recuerdo que me levantaba temprano para ir a la escuela y el nono ya me había preparado un ramo y me decía: - lleváselo a tu maestra-; yo me sentía una reina y con orgullo llegaba y se lo entregaba a mi señorita como un trofeo. En la Nochebuena, vísperas de Navidad, nos llevaba a caminar esperando la llegada del Niño Dios mientras nuestros padres colocaban los juguetes debajo del árbol;entonces decía:-allá va el Niño Dios, yo lo ví,pasó cerca de aquella estrella grande-,-no lo vemos­ contestábamos admiradas-.- Lo que pasa es que no se deja ver por los niños- respondía. Y en nuestra inocencia lo imaginábamos montado en un burro recorriendo los caminos del cielo. iQué hermosa época! iCuánta inocencia! Y una mañana de noviembre sus ojos celestes como el mar que cruzó, se cerraron para siempre. Ahora que ya mis años se acercan a los suyos cuando yo era niña pregunto: - Nono, ¿habrá jardines en el cielo para que cultives sus flores?... ¿a qué angelitos estarás hamacando?... ¿alguien escuchará tus dulces canzonetas?... Alicia Mora

Famiglia Trentina De Las Varillas

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ricette

Dal Trentino: la Pinza de patate INGREDIENTI Per 6 persone 6/7 patate di media grandezza 5 etti di farina bianca di frumento 1 dado di lievito di birra 1 bicchiere di acqua tiepida olio d’oliva o strutto di maiale sale PREPARAZIONE Sciogliere il lievito di birra in un bicchiere di acqua tiepida, metterlo in una terrina e impastarlo con farina bianca, coprirlo con un panno e lasciarlo lievitare per un’ora circa. Lessare le patate, sbucciarle e passarle con lo schiacciapatate. Mettere la purea di patate nella terrina del lievito, aggiungere sale e un po’ alla volta la farina amalgamando il tutto per un bel po’ fino ad ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso. Ungere bene una teglia con olio (a piacere, ideale lo strutto di maiale), stendere l’impasto nella teglia, inumidire la superficie con l’acqua tiepida, coprire con un panno e lasciare lievitare per circa un’ora e mezzo. Infornare nel forno già caldo (fare attenzione a muovere la teglia lentamente) e lasciare cuocere fin quando fa una bella crosticina croccante e rossa. La «pinza» va mangiata fredda ed è ottima con speck, pancetta e lucanica stagionata.

Dall’estero: Ecuador

I Llapingachos

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personaggi

pan di sudore ha gran sapore a cura di Teresa Biasion

La nostra amica Teresa Biasion, operatrice presso APSP Suor Agnese di Castello Tesino, ha curato con Annamaria Casata la pubblicazione «Pan di sudore ha gran sapore». Il libro raccoglie le testimonianze degli ospiti, le loro storie di lavoro. L’obiettivo? Nella parte dedicata alla presentazione dei contenuti si leggono queste belle righe «atto dovuto di riconoscimento e di riconoscenza, ma anche per trasmettere un messaggio di speranza ai giovani, i loro nipoti, che vivono oggi la fatica di trovare un’occupazione e la preoccupazione per la precarietà. Possano trovare dentro di loro la determinazione, il coraggio, lo spirito d’avventura e la speranza che sono state dei loro nonni» Un bel progetto, realizzato anche grazie al contributo del B.I.M. del Brenta. Di grande prestigio i consensi raccolti: la pubblicazione ha vinto anche due premi internazionali e ha ricevuto un encomio dal Vaticano. La quotidianità può avere uno straordinario valore se vissuta per costruire giorno dopo giorno un senso capace di dare una direzione all’esistenza. Pubblichiamo la storia di Antonia, una gentile signora nata nel 1935, che grazie al suo lavoro di puericultrice ha girato il mondo. La sua testimonianza ci ricorda quanta gioia arrivi dall’avere un lavoro gratificante: l’impegno mantiene giovane lo spirito. Sempre. Grazie Antonia!

La mia famiglia era abbastanza numerosa, ma io e altre tre sorelle abbiamo avuto la possibilità di frequentare a Trento un corso per diventare puericultrici che durava due anni. Ho iniziato la scuola nel 1954 e nel 1956 mi sono diplomata. La scuola era molto dura, formava noi ragazze in modo esemplare inoltre facevamo pratica con i bambini abbandonati donando loro un po’ di conforto e amore. Questo corso era molto caro. Ricordo che i genitori pagavano 27 mila lire al mese per il vitto e l’alloggio. Eravamo molte ragazze in quella scuola e dopo aver preso il diploma tutte avevamo un lavoro sicuro in giro per l’Italia, alle dipendenze delle famiglie più ricche dell’intera penisola. Partii per Roma nel 1956. Mia madre fu contenta perché là si trovavano già le mie sorelle, così sarei stata sotto controllo e in compagnia. La famiglia dove andai a lavorare era molto importante erano i sigg. Visconti di Modrone padroni della Carlo Erba medicinali. Accudivo tre bambini ed era un lavoro che mi piaceva moltissimo. Mia sorella Maria bada-

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personaggi

va ai due figli della sorella della mia padrona, così ci potevamo vedere spesso. La casa era meravigliosa. Avevano un sacco di personale dipendente. Io dovevo badare solamente i bambini. D’estate, eravamo in Sardegna e in inverno a Cortina però sia io che mia sorella d’estate per lunghi periodi portavamo i bambini al nostro paese e loro ne erano felici perché qui a Castello erano liberi di correre dove volevano nella libertà più assoluta. Quando mia mamma faceva la polenta loro diventavano pazzi per la polenta e zucchero e pensare che nelle loro case potevano avere qualsiasi squisitezza. Una volta a Roma sono andata in udienza dal Papa per un incontro con tutte le puericultrici d’Italia e ricordo che ci ha detto «Voi avete in mano i tesori della casa» e io li ho trattati sempre come tali. A Roma mi trovavo molto bene, si potevano visitare monumenti meraviglioso, bere un caffè in centro e incontrare molte persone. Non fosse stato per mia sorella Teresa, la più vecchia che mi teneva sempre al guinzaglio, avrei potuto divertirmi come sarebbe stato giusto per una ragazza della mia età. Il mondo dei ricchi è molto particolare. Si sposano sempre fra di loro, vanno in vacanza tutti negli stessi posti. Per quelle donne è normale avere figli da uomini diversi e cambiano mariti molto facilmente. Ho lavorato anche per il Vicepresidente del senato Scognamiglio che era sposato con la figlia di Susanna Agnelli. Ricordo che un’estate portai i suoi figli in paese per passare un po’di vacanze in serenità ed arrivai da Roma con i bambini e la scorta armata!!! Un’estate tornata al paese andai a funghi e incontrai un bellissimo forestale che arrivava da Vattaro. Era un uomo molto corteggiato ma io l’ho avuta vinta su tutte. Mi sposai e due anni dopo nacque mio figlio. Dopo la nascita di Antonio ritornai al lavoro. Dovevo badare ai figli di Mondadori che aveva sposato un’americana e partii per Man-

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hattan. Portai con me anche il mio bambino e là vivemmo per quattro anni. Devo dire che ho girato il mondo. Ho vissuto a Londra per un bel po’ di anni badando ai figli di Moratti il Presidente dell’Inter. Ho conosciuto un sacco di gente ricca e famosa come gli Agnelli, Moratti, i Mondadori, Pasolini e i Parodi e molti molti altri, sono sempre stata rispettata da tutti, io ho amato i loro figli e loro hanno amato me. Nella vita fare il proprio lavoro con dedizione e serietà è molto importante perché poi vieni sempre ripagata con la stima delle persone a cui dato un servizio. Adesso mi trovo qui in casa di riposo. Dopo aver fatto e rifatto per milioni di volte le valigie, mi sono fermata, non per volontà mia sia chiaro, io avrei potuto ancora spaccare il mondo. Purtroppo questa malattia mi tiene ferma su questa sedia. Per ora non riesco a camminare e fare tutte le cose che vorrei ma per fortuna ho la testa che funziona benissimo e posso raccontare alle persone che mi sono vicine tutte le mie avventure ed esperienze di vita, perché c’è sempre qualcosa da imparare e da insegnare anche da anziani.


Notizie dalle diramazioni

i 25 anni di attività della famiglia trentina di rafaela La Famiglia trentina di Rafaela ha compiuto 25 anni: un quarto di secolo di attività e iniziative che tanto lustro hanno dato all’Unione delle Famiglie trentine all’Estero. Maria Elena Peralta Panizza è la presidente della diramazione e Marcela Valler è la figura che segue con attenzione e grande sensibilità tutti i progetti che parlano del Trentino, terra d’origine dei suoi avi. Sono, tuttavia, molti i discendenti coinvolti nelle numerose iniziative organizzate nell’arco dell’anno: la capacità di raggiungere e motivare le persone ha

fatto sì che accanto alla Famiglia fiorissero il concorso letterario/fotografico «La Farfalla», la Carovana delle Fisarmoniche e il Coro Masculino San Vigilio arrivato nel 2019 al quindicesimo anno di attività. Un quarto di secolo, quindi, speso molto bene grazie al lavoro di tanti uomini e donne che per celebrare questo bel traguardo si sono dati appuntamento…a cena. Quanti ricordi condivisi in questa occasione a cui i media di Rafela hanno dato ampio spazio per raccontare ai lettori una bella storia. Tut-

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Notizie dalle diramazioni

to ha inizio il 23 agosto 1994 con Alberto Baldessari e Eduardo Donati al traino del gruppo impegnato a valorizzare la trentinità. Nacque così la Asociación Civil Famiglia Trentina de Rafaela. Attualmente la direzione della diramazione vede impegnati, oltre alla Presidente Panizza e alla segretaria Valler, il vicepresidente Mario Palmieri e la tesoriera Vanesa Panizza, coadiuvati dai membri ef-

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fettivi Juan Carlos Zanoni, Mirta Aníboli De Philippis, Jorgelina Donati. Presenti all’interno del direttivo, come componenti supplenti, Jorge De Philippis, Valeria Palmieri, Cherubina Zanoni, mentre Marcela De Philippis figura come sindaco e Elda Giuliani ne è stata la supplente. Con la collaborazione di molte persone è stata organizzata una bella cena di gala per


festeggiare il venticinquesimo compleanno della Famiglia. Il cuore dell’evento sono stati gli oriundi della Provincia di Trento e il Coro Masculino San Vigilio, diretto da Veronica Ghiano e orgoglio della diramazione, che in quest’occasione ha festeggiato i quindici anni di attività. La formazione corale è molto conosciuto e apprezzato per il pregio delle interpretazioni dei brani della tradizione italiana e argentina. La Famiglia Trentina di Rafaela sviluppa attività sociali e culturali di pregio e mantiene un costante contatto con al sede madre di Trento: un rapporto rinvigorito dalla visita alla diramazione del Presidente Verones nel corso della quale è stato organizzato un incontro con l’Agente consolare Italo Juan Cassina. La festa per il venticinquesimo della fondazione è stata anche l’opportunità per coinvolgere e ringraziare la Società italiana Victor

Manuel II, la Municipalità di Rafaela rappresentata in questa circostanza dalla segretaria alla cultura Maria Josefa Sabelotti, cori, fisarmonicisti e l’Agente consolare Cassina. Naturalmente si è reso omaggio anche al comitato direttivo degli inizi che aveva come Presidente Alberto Baldessari e come Vicepresidente Eduardo Donati. La segretaria era Ana Maria Zanoni de Roggiani coadiuvata nelle sue funzioni da Elda Baldessari. Le atre figure di rilievo erano Andrea Panizza, Norman Festi, Juan Carlos Zanoni, Silvia Donati, Miriam Giuliani, Nelly Zanella de Briggiler, Hernan Griotti, Aldito Destefanis, Doris Giuliani e Andres Piumetto. La famiglia Trentina di Rafaela è animata come alle origini dallo spirito di costruire relazioni fra i discendenti trentini e i luoghi di origine per i quali nutrono un profondo sentimento di attaccamento.

L’Unione delle Famiglie Trentine all’Estero ricorda con riconoscenza l’amico e consigliere Paolo Praindel, all’affettol'amico dei suoi cari. Paolo Praindel, L'Unione delle Famiglie Trentine all'Estero mancato ricorda con riconoscenza e consigliere mancato all'affetto dei suoi cari. gratitudine salutiamo un uomo che ha lavorato tanto per il volontariato. Con gratitudine salutiamo un Con uomo che ha lavorato tanto per il volontariato. Buon viaggio Paolo e un abbraccio affettuoso ai suoi familiari Buon viaggio Paolo e un abbraccio affettuoso ai suoi familiari

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