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Borgate, torneremo a vivere L’Uncem lancia piano per rivitalizzare il patrimonio edilizio delle Terre Alte Fondi europei Programma 2014-2020: nuovi finanziamenti per la montagna
Innovazione e servizi Con Uncem e Csi il Piemonte è più “Facile”, per tutti i Comuni
Bosco e Territorio Filiera legno in fiera a Beaulard di Oulx dal 14 al 16 settembre
Turismo scolastico Nuovo catalogo con 100 itinerari per gli studenti PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE UNCEM
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ATTUALITÀ
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Verso le nuove Unioni montane “Piemonte facile” con Csi e Uncem Bosco e Territorio Ipla da salvare Val d’Aosta e Trentino rilanciano l’autonomia alpina Ritorna “A scuola di Montagna” Siamo Indios anche noi? Rinnovabili, ecco i nuovi decreti Universi perduti Le nostre Miss
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AZIENDA IN PRIMO PIANO 28 31 33 37
CULTURA Le emozioni di Voci dei luoghi Le valli “porte” delle Alpi Recensioni
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Sommario
GAL Canavese turismo per lo sviluppo Piemonti Risorse srl La M(ontagna) che fa la differenza L’ARCA Assicuriamo la montagna EnviCons Una giovane realtà al servizio del territorio e dell’ambiente
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PROGETTI EUROPEI Contro lo spopolamento: le strategie dell’UE
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EDITORE: UNCEM Delegazione Piemontese Via Gaudenzio Ferrari n. 1 – 10124 Torino Tel. 011 861 3713 – fax 011 861 3714 e-mail: uncem@provincia.torino.it www.uncem.piemonte.it DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Bressano CONDIRETTORE: Filippo Grillo COORDINAMENTO REDAZIONALE: Marco Bussone REDAZIONE: Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli, Alex Ostorero HANNO COLLABORATO: Livio Berardo, Lorenzo Boratto, Pier Giorgio Brondello, Emanuela Dutto, Gianni Giacomino, Ambra Lazzari, Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli, Nuria Mignone, Alex Ostorero, Maddalena Sarotto, Elisa Sola, Andrea Trovato, Chiara Viglietti ALLESTIMENTO GRAFICO, PRODUZIONE E STAMPA AGAM – via R. Gandolfo, 8 – 12100 Madonna dell’Olmo (CN) tel. 0171.411470 – fax 0171.411714 – direzione@agam.it – www.agam.it FOTOGRAFIE: AFPT A. Vettoretti, Archivi delle Comunità montane, Costantino Sergi, Marco Bussone, Archivio IPLA, Sergio Beccio, Alessandro Previati Disponibili a riconoscere eventuali e ulteriori diritti d’autore. Stampato su carta ecologica clorofree. Questo numero è stato chiuso in tipografia il 16 aprile 2012 Poste Italiane S.p.A. – Sped. in Abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001 Seguici su Facebook alla pagina Uncem Piemonte
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Riusciremo infine a “riveder le stelle”? di Lido Riba
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l Paese, l’intera Europa stanno attraversando un processo che segnerà inesorabilmente la fine del vecchio ordine economico basato su una spinta ai consumi privati, grazie ad aumenti esponenziali della spesa pubblica, non compensati dai necessari incrementi di produzione e di entrate statali. Questo è avvenuto in larga parte per le impostazioni di molti governi costretti a cercare il consenso dalla ondivaga opinione pubblica, vellicandone (anziché contrastarle duramente) le italiche propensioni a guardare soltanto al di qua del proprio naso e continuando ad ignorare i rischi di un Paese in calo di competitività e di investimenti. La crisi strutturale della montagna italiana nasce da questa insostenibile caduta degli investimenti, della attività di ricerca, degli stimoli produttivi verso le terre alte, in particolare del NordOvest e del Centro-Sud, privi delle
opportunità delle regioni a statuto speciale. Tra i paesi sviluppati del Nord Europa – comprese Svezia e Finlandia – nessuno ha gli scompensi territoriali della montagna italiana: per scendere a 3/4 abitanti per km2 bisogna arrivare alle zone artiche delle renne e dei licheni. I paesi sviluppati sono tali perché – a differenza di quanto succede da noi – hanno saputo recuperare all’economia attiva tutti i loro territori. Il territorio montano può rendere, ma oggettivamente “costa” ancora di più se inutilizzato! Un territorio in pendenza che deve sostenere sulla propria superficie un peso di neve e di acqua di circa 2000 kg per ogni metro quadrato. Il progetto di sviluppo della montagna codificato dall’art. 44 della Costituzione, dalle leggi 1102 del 1971, 97 del 1994 e dalla L.R. Piemontese n. 16
del 1999 era basato su tre capisaldi: programmazione degli investimenti (in infrastrutture e attività produttive) 150 milioni di euro annui a livello nazionale (circa 20.000.000 per il Piemonte) a cui si aggiungevano i circa 19.000.000 della legge 16/99 e 20.000.000 della legge 13/1997 (fondi ATO). Ciò portava la disponibilità complessiva ad un totale di circa 60.000.000 di euro: circa 90 euro per abitante: una inezia rispetto alla spesa pubblica nazionale che ammonta a ben 13.400 euro annui per abitante, ma complessivamente un importo significativo. Furono spesi bene quei soldi? Per una lunga fase certamente sì. Poi ha cominciato a prevalere l’idea che la centralità fosse il Comune e non la Valle. La spesa corrente ha preso il sopravvento sulle politiche di investimento. Il taglio lineare e non selettivo dei trasferimenti ha fatto il resto.
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La scelta di puntare tutto sulle città ha portato prima alla soppressione del fondo nazionale per la montagna (dal 2008) e poi, nel 2011 anche alla legge 13 agosto 2011, n. 238 – che prevedeva semplicemente la dissoluzione delle Comunità montane e, in pratica, la soppressione dei Comuni sotto i mille abitanti. I fondi regionali per il 2011 furono
ridotti a soli 13 milioni. Rimasero, per fortuna invariati, i fondi ATO, ma complessivamente in cinque anni i finanziamenti si sono ridotti della metà. L’obiettivo, adesso che il quadro legislativo prevede non più la soppressione delle Comunità ma la trasformazione in unioni montane, deve essere i 100 euro per ogni abitante – 70.000.000 di euro per il Piemonte – di cui almeno 50 milioni da destinare a investimenti e sviluppo. Forse non stiamo ancora tornando “a riveder le stelle “ ma l’art. 19 – comma 3 – della legge 6/7/2012 n. 195 (spending review) istituisce le unioni di comuni montani stabilendo che compete alle medesime di “esercitare anche le specifiche competenze di tutela e promozione della montagna attribuite in attuazione dell’art. 44 della Costituzione e delle leggi (nazionali e regionali, ndr) in favore dei territori montani”. Anche la pdl Maccanti è uscita dalla Commissione (il 26.7.2012) profondamente modificata nel senso che le Comunità montane non sono più “soppresse” “estinte” come si stabiliva nel testo iniziale ma se ne prevede la
trasformazione in Unioni montane con proseguimento del lavoro “senza soluzione di continuità”. In sostanza si confermano nell’ordinamento piemontese le “agenzie di sviluppo della montagna” rappresentate prima dalla Comunità e ora dalle Unioni di Comuni montane. La bozza di legge passerà ora all’aula dove occorre che siano introdotti importanti perfezionamenti sia per rimuovere i residui della vecchia impostazione che per assicurare condizioni di semplificazione, snellezza e capacità operativa. Bisogna che la legge, pur partendo dalla centralità dei comuni e rispettandone l’autonoma decisione, eviti frammentazioni e dispersioni organizzative che farebbero perdere alle nascenti unioni montane la loro fondamentale capacità operativa e di rappresentanza. Ma, per il lavoro, già fatto, desidero qui ringraziare tutte le forze politiche, i membri della Commissione e la Giunta per i passi avanti rispetto al testo originale. Ora l’errore più grave – che l’Uncem non ha mai fatto e non farà mai – sarebbe quello di assumere, rispetto al progetto di riforma, un atteggiamento reticente, conservatore. Ne sarebbe travolta la nostra identità e anche la simpatia con cui i giornali e molti piemontesi hanno guardato alle nostre battaglie di questi mesi. La strada riprende, in salita naturalmente! Ma non si comincia da zero! Tra i progetti per l’impiego energetico del legno, lo sviluppo dei consorzi forestali, il progetto di recupero borgate, la valorizzazione dell’idroelettrico e tutti i programmi in corso nelle varie vallate, cominciamo a disporre collettivamente di una considerevole capacità operativa come risorsa a disposizione di comuni, unioni, amministratori e operatori economici. I prossimi mesi saranno decisivi per impostare, con la Regione e i territori, le scelte per la futura nuova “governance” delle nostre montagne. Dopo un anno durissimo forse possiamo riprendere, con nuova fiducia e con la determinazione di sempre il nostro lavoro per lo sviluppo delle nostre montagne piemontesi.
L’Uncem lancia il programma per il recupero e la rivalutazione delle case e delle borgate alpine piemontesi. 300 manifestazioni di interesse di imprese, architetti, ingegneri, investitori, Comuni, privati interessati a vendere e acquistare. Via alla realizzazione del marchio con l’Istituto di Architettura montana. Tutto pronto per il workshop dell’8 e del 13 ottobre, a Torino e Ostana Borgata Paschiè, a Oncino in Valle Po
Borgate che rinascono di Gianni Giacomino
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l rilancio della montagna piemontese passa attraverso la ristrutturazione delle baite e di borghi fantasma. Muri in pietre e tetti in losa, fienili e stalle che, nel tempo, si sono svuotati con l’emigrazione verso la città per cercare lavori e vite meno dure. Così è rimasto un patrimonio di immobili più o meno malandati (secondo le stime ai piedi delle Alpi ci sarebbero almeno 20 mila baite disabitate) che, ora, si tenta di ristrutturare con una partnership tra proprietari, imprese edili, professionisti e amministrazioni pubbliche. L’Uncem Piemonte ha presentato a inizio giugno il bando per il programma di “recupero e rivalutazione delle case e delle borgate montane del Piemonte”. Un’iniziativa che prende spunto dal Piano di sviluppo rurale, per il quale, grazie alla misura 3.22 erano stati destinati 43 milioni di euro di fondi pubblici nel 2009, già assegnati. Quei
soldi oggi non ci sono più, ed è quindi necessario trovare delle alternative. E, il progetto di recupero dell’Uncem Piemonte, sta riscuotendo un successo che, alla vigilia, nessuno avrebbe preventivato. “In poco più di due mesi ci sono arrivate ben 300 “manifestazioni di interesse” – dice soddisfatto Lido Riba, il presidente dell’Uncem – meglio non si poteva partire”. A farsi vivi sono stati professionisti, imprenditori, proprietari di immobili, privati pronti ad investire e amministrazioni pubbliche che vogliono rilanciare la montagna piemontese con la ristrutturazione delle baite e di borghi fantasma. In pratica baite, case, ricoveri, vecchie fortificazioni, stalle, intere borgate, spesso di proprietà di privati, ma anche dei Comuni, possono essere vendute a delle imprese che le ristruttureranno per inserirle poi sul mercato immobiliare. Anche perché la
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6 richiesta sembra non manchi. Basta dare un’occhiata alle cartine geografiche per capire quante potenzialità ci sono in tutto il territorio piemontese. A Condove, in Val di Susa, dove, su un vastissimo territorio, costellato da 70 borgate, si calcola esistano almeno un migliaio di immobili che possono rientrare nel progetto. Le amministrazioni comunali di Alpette e Frassinetto, nella Comunità montana Valli Orco e Soana, sono pronte a far decollare iniziative per sfruttare a livello turistico quelle che erano stalle e fienili. “Un gruppo di impresari sarebbe invece interessato ad acquistare e far rivivere una quarantina di baite in una frazione della Valle di Viù – ammette Marco Bussone, il coordinatore del bando – ci hanno contattato, assicurandoci che avevano almeno 200 mila euro da impiegare nell’operazione di restyling”. Poi ci sono i Comuni dell’Alta Val di Susa, del Canavese, della Valsesia. Gli esempi non mancano: borgata Paschié ad Oncino, in Valle Po, dove un gruppo di amici torinesi ha acquistato tutte le case della borgata per ristrutturarle e in alcuni casi tornare a viverci; oppure Campomolino e Valliere, a Castelmagno,
L’impegno di Giaveno Un’azione totale di coinvolgimento, dei cittadini, delle imprese e degli operatori professionali. Massimo impegno della Città di Giaveno nella ricerca di soggetti interessati al programma Uncem. “L’iniziativa – spiega il sindaco Daniela Ruffino – ci ha trovati in perfetta sintonia. Il territorio del Comune di Giaveno conta di un ricco patrimonio di borgate e di baite, un vero tesoro di memoria, cultura, tradizioni che può assumere un nuovo ruolo importante per l’economia e il lavoro, penso infatti alla messa in vendita delle baite ristrutturate e al lavoro che possono dare per rimetterle a posto”. L’attenzione dell’Amministrazione comunale nei lavori di manutenzione e nei servizi è rivolta al capoluogo come alle oltre 108 borgate, che Giaveno ha, nella quasi totalità abitate per villeggiatura ma anche come residenza. “Nelle borgate – prosegue il sindaco – si trovano spesso però anche baite e case in abbandono, pericolanti, che con un intervento mirato di ristrutturazione potrebbero ritornare a vita e diventare oggetto di una offerta turistica alternativa ed innovativa per i nostri territori, come la formula degli ecovillaggi già presenti in Europa e in altre zone d’Italia”. L’interesse verso l’iniziativa dell’Uncem Piemonte è stato espresso anche dai professionisti locali che si sono messi a disposizione gratuitamente per condurre uno sportello informativo rivolto agli interessati. Grande impegno da parte degli assessori comunali Dina Benna, vicepresidente Uncem, e Stefano Tizzani, che detiene la delega all’urbanistica. “In un’ottica di salvaguardia del territorio montano e di recupero del patrimonio edilizio esistente – spiega – il Comune di Giaveno ha costituito un gruppo di lavoro con professionisti del luogo creando uno sportello informativo per pubblicizzare l’iniziativa e raccogliere le adesioni, oltre a una serata pubblica. In un mese di lavoro sono state informate moltissime persone e raccolte 24 adesioni, un numero importante che ha premiato il lavoro fatto. Ci auguriamo ora che tramite l’Uncem si possa portare maggior attenzione verso le Terre Alte e verso questo importante patrimonio edilizio che va salvaguardato. La montagna è un’opportunità e una risorsa”.
dove hanno scelto di investire alcuni grandi produttori di vini di Langa, “barolisti” che guardano alle Terre Alte come area di pregio per l’agricoltura multifunzionale, valore aggiunto delle loro imprese agricole conosciute in tutto il mondo. Ancora Sallette di Pontechianale, interamente acquisita per la riqualificazione da parte di un privato di Tortona che ha coinvolto solo imprese e professionisti del territorio montano alle porte di Cuneo. Ancora, la storia ormai nota di Paraloup, a Rittana in Valle Stura, culla della Resistenza, recuperata grazie alla determinazione della Fondazione Nuto Revelli. L’obiettivo dell’Uncem è quello di ripetere nelle Terre Alte quello che, decenni fa, è avvenuto nel Chianti e nelle Langhe, dove vetuste cascine sono diventate agriturismi, appartamenti di pregio o spa a cinque stelle. Ora il professor Antonio De Rossi, responsabile dell’Istituto di Architettura Montano nato all’interno del Politecnico di Torino, insieme al collega Massimo Crotti, stanno elaborando le “linee guida” da mettere a disposizione dei professionisti – per creare un vero e proprio “marchio” delle
nuove baite, in accordo con la società PieMonti Risorsi srl – e un disegno di legge, in accordo con la Regione, che snellisca le procedure burocratiche per l’apertura dei cantieri. Il bando non prevede contributi pubblici. “Ma – spiega Riba – le banche dovrebbero applicare dei tassi agevolati, al 4 per cento, a chi intende investire del denaro per riattare una baita o un gruppo di case. Ci stiamo lavorando assieme all’Abi, a Casartigiani e naturalmente a Finpiemonte che ha apprezzato molto il progetto presentato”. L’Uncem, insieme a una squadra di imprenditori, sta organizzando anche dei “gruppi di acquisto” con l’obiettivo di spuntare prezzi più competitivi ai fornitori di legname, lose, pietre, di pannelli fotovoltaici e di altre tecnologie innovative, che dovranno essere impiegate nel recupero dei vecchi edifici. “La stima dei costi, ci permette di prevedere investimenti di 500-1000 euro al metro quadrato per il restilyng di immobili che oggi hanno un valore di acquisto iniziale compreso tra i 10mila e i 20mila euro”, calcola il professor De Rossi. Spiega: “Una casa completamente
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Seminario con l’Uncem Quali procedure seguire per “adottare” una borgata? Quali sono i costi del recupero e dove attingere contributi? Come coinvolgere le imprese e gli operatori del settore? Quali sono gli esempi da seguire? Come ridurre i costi con nuove strutture e materiali? Come migliorare le regole e la complessa burocrazia della macchina organizzativa? Quale ruolo trova il recupero edilizio nella macchina della green economy? Quali sono i risolti sociali e culturali dell’operazione? A queste e ad altre domande proverà a dare risposte il seminario dedicato al recupero del patrimonio edilizio nelle aree montane e alla rivitalizzazione delle borgate alpine che l’Uncem promuove l’8 e il 13 ottobre 2012. La prima giornata a Torino, dalle 9 alle 17 nella sala della Regione Piemonte (Centro incontri) di corso Stati Uniti 23, sarà l’occasione per ascoltare alcuni esperti e avviare il dialogo tra quanti hanno risposto al bando Uncem. La seconda a Giornata, a Ostana in Valle Po, prevede la possibilità di visitare il borgo e le frazioni già recuperate grazie all’impegno dell’Istituto di Architettura Montana del Politecnico di Torino. Lunedì 8 ottobre a Torino sono previsti gli interventi di Ugo Cavallera e Roberto Ravello, assessori regionali all’Urbanistica e alla Montagna; Marco Balagna e Roberto Ronco, assessori provinciali alla Montagna e all’Ambiente; Lido Riba ed Enrico Borghi, presidenti regionale e nazionale dell’Uncem; Massimo Crotti e Antonio De Rossi, docenti alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino e coordinatori dello Iam; Maria Cristina Perlo, direttore generale di Finpiemonte; Piergiorgio Scoffone di Casartigiani Torino; Stefano Lucchini, sindaco di Sauris e presidente Borghi Autentici d’Italia; Riccardo Bedrone, presidente dell’Ordine degli Architetti del Piemonte; Giuseppe Provvisiero, presidente Ance Piemonte; Pierfranco Risoli, dottore commercialista; Fiorenzo Ferlaino, ricercatore Ires Piemonte; Paolo Papi, presidente regionale Fiaip.
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Borgata Sellette, a Pontechianale in Val Varaita
ristrutturata, inserita all’interno di una borgata che torna a vivere, può essere venduta a 100 mila, anche 150 mila euro. Naturalmente è possibile l’accesso ai contributi per il risparmio energetico degli edifici e a quelli per le ristrutturazioni, recentemente aumentati dallo Stato”. “Vecchi ruderi possono acquistare valore commerciale – prosegue Lido Riba, il presidente di Uncem Piemonte – sull’esempio di quanto successo alcuni decenni fa nelle Langhe, nel Chianti, ma anche nell’Ossola o in Comuni come Ostana in Valle Po e Canosio, in Valle Maira. Questo programma con il bando Uncem risponde a una precisa vocazione del territorio. Non è più un’illusione di pochi tecnici o amministratori. Una vocazione che diventa stabile e diffusa, così da trasformare le case destinate all’estinzione a causa dell’abbandono, in un patrimonio, capace di far respirare l’economia, creare posti di lavoro e generare imprese capaci di restare sul mercato”. Da settembre, partiranno i primi tavoli di lavoro con i diversi soggetti coinvolti, territorio per territorio, valle per valle. Quello che fa ben sperare è il ritorno nelle Terre Alte di diversi giovani disposti ad investire risorse e speranze in luoghi, fino a ieri, considerati buoni solo per trascorrere qualche giorno di vacanza. “Molto spesso insediano nuove attività, non soltanto agricole, artigianali o turistiche – spiega Riba – ma anche collegate alle nuove tecnologie, grazie al divario digitale ridottosi negli ultimi anni e alle possibilità del telelavoro”.
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Terre Alte al centro dell’Europa di Marco Bussone
Più spazio alla montagna nella programmazione 2014-2020. Via alla definizione delle strategie per le nuove politiche di coesione. Piemonte protagonista con le Comunità montane e l’impegno dei Gruppi di Azione Locale, grazie al lavoro lungimirante della Regione Piemonte. Seminario Uncem a Torino il 21 settembre
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a montagna torna al centro dell’Europa. E con la nuova programmazione comunitaria 20142020, le terre alte sono pronte a trovare nuovo spazio e nuovi finanziamenti. Infatti, anche se le istituzioni dell’Unione europea avevano riconosciuto la specialità e l’importanza delle zone montane fin dal 1975, mediante l’istituzione – nel quadro della Politica agricola comune e di un più ampio regime di aiuti per le aree “svantaggiate” – di un incentivo al reddito degli agricoltori di montagna,
al fine di favorire il proseguimento dell’attività agricola e la conservazione dell’ambiente naturale, tuttavia, è stato solo con il Trattato di Lisbona, in vigore dall’1 dicembre 2009, che, per la prima volta nella storia dell’integrazione europea, viene previsto uno specifico riferimento ai territori montani. Infatti, l’articolo 174 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea prevede espressamente che, nell’ambito della politica di coesione economica, sociale e territoriale, “tra le regioni
interessate, un’attenzione particolare è rivolta alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna”. Le norme trovano un parallelo nella Costituzione italiana, la quale, innanzitutto, all’articolo 44, secondo comma, prevede che la legge disponga provvedimenti a favore delle zone montane. In secondo luogo, la stessa
Cota e l’impegno per la macroregione alpina “Una giornata storica, perché la Macroregione alpina muove il suo primo fondamentale passo. La votazione convinta e all’unanimità della risoluzione da parte di tutte le Regioni aderenti al progetto apre uno scenario nuovo, a cui il Piemonte guarda con grande interesse. Oggi sono stati stabiliti i punti da cui partire per la strategia della Macroregione alpina: l’obiettivo è quello di poter affrontare e risolvere insieme dei problemi comuni. Le Regioni che insistono sull’arco alpino rappresentano 70 milioni di abitanti, che sono il cuore pulsante dell’Europa, ed è chiaro che lavorare insieme è l’unica via anche per uscire da questa crisi e per poter avere una prospettiva”. Lo ha dichiarato Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte e presidente di turno dell’Euroregione Alpina-Mediterranea, al termine dell’incontro di San Gallo, il 29 giugno, con i presidenti delle Regioni alpine di Italia, Svizzera, Francia, Germania e Austria. “Noi non possiamo pensare – ha proseguito Cota – che gli Stati nazionali rappresentino una camicia di forza, soprattutto in un periodo in cui si parla di globalizzazione e di Europa. Territori che hanno delle caratteristiche omogenee dai punti di vista socio-economico, delle esigenze concrete, delle vocazioni socio-produttive devono poter sviluppare delle politiche comuni, parlando direttamente agli Stati e all’Europa”. Tre i pilastri della Macroregione: innovazione e competitività, ambiente ed energia, accessibilità e trasporti. Le Regioni alpine di Italia, Svizzera, Francia, Germania e Austria condividono un percorso di coordinamento delle politiche europee che riguarda uno spazio significativo nel cuore del continente, abitato da 70 milioni di persone e costituito dai territori più sviluppati e dotati di un tessuto imprenditoriale e di centri di innovazione di prim’ordine.
Costituzione all’articolo 119, quinto comma, stabilisce che lo Stato possa destinare risorse aggiuntive ed effettuare interventi speciali in favore di determinati enti territoriali, al fine di promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale e rimuovere gli squilibri economici e sociali. La nuova programmazione 20142020 presenta diverse novità rispetto al passato in particolare per quanto riguarda la governance e la gestione dei fondi europei. Il 29 giugno 2011 la Commissione europea ha adottato
una proposta per il prossimo quadro finanziario 2014-2020 basata sulla strategia denominata “Europa 2020” per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. In linea con tali priorità il 6 ottobre 2011 la Commissione ha approvato un pacchetto legislativo relativo alla politica di coesione in forza del quale promuovere un utilizzo integrato dei fondi comunitari costituiti dal Feasr (nuova Pac), il Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), il Fse (Fondo sociale europeo), il Fc (fondo di coesione) e il Feamp (fondo per la pesca). Proposte per la Montagna Nascono in questo contesto alcune proposte per valorizzare le caratteristiche e le potenzialità della montagna, cogliendo appieno l’occasione offerta dall’attuazione della strategia dell’Unione europea denominata “Europa 2020: per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” e dalle “iniziative faro” della Commissione europea, nonché dall’avvio
Seminario Uncem il 21 settembre “Terre Alte al centro dell’Europa” è il titolo del seminario che l’Uncem Piemonte organizza venerdì 21 settembre, alle 9,30, a Torino, nella Sala Viglione del Consiglio regionale, in via Alfieri 15. Invitati, tutti gli amministratori e i funzionari dei Comuni e delle Comunità montane del Piemonte. Previsti gli interventi di Valerio Cattaneo, presidente Consiglio regionale del Piemonte; Mercedes Bresso, presidente Comitato delle Regioni; Massimo Giordano e Roberto Ravello, assessori regionali; Enzo Ghigo, senatore; Giorgio Merlo, deputato; Aldo Reschigna, Consigliere regionale; Nicolas Evrard, Segretario Aem (Associazione degli Eletti della Montagna); Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem; Tino Rossi, Eurodeputato; Beppe Ballauri, presidente di Assoleader Piemonte; Nuria Mignone, project manager e consulente Uncem. del confronto sulla destinazione delle risorse per il periodo di programmazione 2014-2020 delle politiche e dei programmi dell’Unione. L’Agenda strategica “Montagna 2020” La montagna può fornire un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla strategia “Europa 2020” e dalle sette iniziative-faro lanciate dall’Unione europea, in particolare nei settori della lotta al cambiamento climatico e della prevenzione dei rischi naturali, della produzione delle energie rinnovabili, e, più in generale, nella protezione dell’ambiente e nell’uso sostenibile delle risorse. “I territori montani, infatti – spiega il presidente nazionale dell’Uncem, Enrico Borghi – sono il luogo ideale nel quale sperimentare e costruire un nuovo modello di sviluppo economico che segni il passaggio a un’economia efficiente in termini di risorse, con minori emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici, contribuendo alla protezione e al miglioramento della qualità dell’ambiente e all’interruzione e all’inversione del processo di perdita di biodiversità”. La proposta, quindi, è di elaborare, a livello nazionale, un’Agenda strategica per le aree di montagna, denominata “Montagna 2020”, da declinare poi nelle regioni italiane. “Si tratta di superare la tradizionale, e scontata, visione della montagna come area marginale e la conseguente logica di pura conservazione delle strutture sociali, economiche e territoriali esistenti, eventualmente valorizzandole in chiave turistica”, insiste Borghi. “Occorre, invece – prosegue – assicurare la vivibilità e la vitalità della montagna, la quale è una risorsa importante per lo sviluppo sostenibile del Paese e dell’Europa, individuando le iniziative da realizzare nei prossimi anni per
salvaguardare e valorizzare le specificità culturali, economiche, sociali e ambientali dei territori montani, allo scopo non solo di evitarne lo spopolamento, ma di sfruttarne, in modo sostenibile, il potenziale di crescita”. Iniziative di sviluppo locale Il Trattato di Lisbona ha aggiunto la coesione “territoriale” agli obiettivi della coesione economica e sociale e, pertanto, la futura programmazione dei Fondi strutturali per il periodo 2014-2020 dovrà tenere conto delle specifiche esigenze e caratteristiche dei singoli territori, tra i quali le zone di montagna, caratterizzate da svantaggi naturali o demografici gravi e permanenti. È anche evidente che alcune problematiche ambientali e climatiche dell’Unione europea e nazionali si affrontano con più efficacia a livello regionale o locale. Per sfruttare meglio le potenzialità delle zone montane si propone, innanzitutto, in linea con le proposte presentate dalla Commissione europea, che nella programmazione nazionale e regionale siano rafforzate e agevolate le iniziative di “sviluppo locale di tipo partecipativo”, previste dalla proposta di nuovo Regolamento generale, le quali sono promosse e gestite da “gruppi di azione locale”, composti da rappresentanti degli interessi socioeconomici locali, pubblici e privati. In secondo luogo, si chiede che, già nella fase di predisposizione del nuovo “contratto di partenariato” tra Italia e Commissione europea, sia garantito un approccio integrato all’impiego dei Fondi europei per lo sviluppo territoriale della zone di montagna, che offra opportunità di sviluppo diversificate e multisettoriali: occorre creare le premesse perché i futuri Programmi operativi regionali possano individuare nella montagna una zona
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10 in cui realizzare le iniziative di “sviluppo locale di tipo partecipativo”, sostenute in modo integrato dalla partecipazione di più di Fondi strutturali, quindi, sia dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), per affrontare le problematiche relative all’agricoltura e alla conservazione dell’ambiente, che dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) per le problematiche connesse alla competitività delle imprese, che, infine, dal Fondo sociale europeo (FSE), per affrontare le problematiche relative all’occupazione e alla acquisizione di nuove competenze. Le nuove misure La compensazione estesa alle microimprese dei settori produttivi extra agricoli nelle aree montane L’indennità compensativa, ora misura 211 del piano di sviluppo rurale, è un’integrazione al disagio che è destinata alle imprese agricole che operano in aree svantaggiate e di montagna. Attualmente viene erogata ai beneficiari che operano in aree caratterizzate da parametri specifici di disagio che permettono alle imprese di godere di un indennizzo calcolato sull’incremento del costo di produzione rispetto alle pari aziende della pianura. Tale concetto, riferendoci sempre alle sole aree rurali montane, non è mai stato pensato per le imprese che operano nei medesimi territori ma che interessano altri settori produttivi quali l’agroalimentare, l’artigianato, il turismo, la manifattura ecc. Anche in questi campi di attività esiste un gap fra costi di produzione rispetto alle aree di pianura; il costo dell’energia, il costo dei trasporti, la difficoltà di avere servizi sociali ecc. Ripensare nella nuova programmazione una specifica misura volta a smussare il disagio “ambientale” delle microimprese operanti nelle aree montane potrebbe essere un’azione importante per frenare l’elevato tasso di mortalità di questa tipologia di imprese. Inserire la montagna tra le zone ammissibili agli aiuti di Stato a finalità regionale In deroga al divieto generale di concedere aiuti di Stato alle imprese, il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea prevede che gli aiuti di Stato destinati a promuovere lo sviluppo regionale, possono, a talune condizioni, considerarsi compatibili con il mercato interno. Si propone che le future norme in materia
Montagna in Consiglio Regionale Il 28 giugno si è tenuto a Palazzo Lascaris – su richiesta dei gruppi di opposizione – un Consiglio regionale straordinario su “Fondi europei per la montagna e macroregione alpina: quale futuro e opportunità per il Piemonte”. La sessione si è chiusa con l’approvazione, all’unanimità dei presenti, di due documenti. Il primo ordine del giorno, presentato dai gruppi di maggioranza ed emendato su richiesta dell’opposizione, “impegna la Giunta regionale e il presidente della Regione a sostenere l’iniziativa per una strategia macroregionale europea per le Alpi in tutti gli ambiti in cui la Regione Piemonte è rappresentata, o è comunque presente, a cominciare dalla Conferenza delle Regioni convocata a San Gallo (Svizzera) il 29 giugno”. La seconda mozione, presentata dai gruppi di minoranza a cui sono state apportate modifiche richieste dalla maggioranza, “impegna la Giunta regionale ad aprire un confronto con il Consiglio regionale, anche attraverso apposite sedute di Commissione, al fine di meglio definire gli obiettivi e le scelte su cui orientare la costituzione della macroregione alpina; ad aprire un confronto sul tema, mediante la realizzazione di apposite iniziative, con le amministrazioni locali, ogni giorno chiamate a confrontarsi con problemi e condizioni peculiari legate alle particolari condizioni ambientali e di contesto; ad orientare in modo convergente e sinergico tutte le politiche e gli interventi destinati ai territori montani e alle loro comunità, per evitare approcci scoordinati e frammentari che rischiano solo di disperdere e vanificare potenzialità e opportunità”. La discussione è stata aperta dall’illustrazione della richiesta di Consiglio straordinario da parte di Mino Taricco (Pd) e dalla relazione dell’assessore regionale alla Montagna, Roberto Ravello, il quale ha spiegato che sulle politiche per la montagna in Piemonte sono già stati investiti 1 miliardo e 400 mila euro, spalmati in opere pubbliche, agricoltura, ricettività turistica, scuola e fondi strutturali Interreg. Inoltre, Ravello ha rimarcato che l’attuale situazione di crisi ha certamente portato una diminuzione delle risorse statali, quindi anche regionali, per cui oggi c’è una minore percentuale di compartecipazione finanziaria ai progetti per la montagna. È intervenuto anche il presidente della Regione, Roberto Cota, che ha ribadito l’importanza della firma del protocollo per la macroregione alpina che coinvolge il nord Italia e i paesi interessati all’intero arco alpino; ha annunciato che a settembre riferirà in Consiglio dell’iter di istituzione della macroregione. Nel dibattito sono intervenuti consiglieri di quasi tutti i gruppi consiliari. Per l’opposizione hanno parlato Aldo Reschigna, Wilmer Ronzani e Taricco (Pd), Andrea Buquicchio e Tullio Ponso (Idv), Giovanni Negro (Udc); hanno spiegato che “le macroregioni sono la soluzione più idonea affinché zone con problematiche simili possano fare sinergia, senza inutili istanze indipendentiste. Prestiamo particolare attenzione anche a cosa verrà dopo le comunità montane appena cancellate”. Per la maggioranza hanno preso la parola Luca Pedrale (Pdl), Michele Marinello e Mario Carossa (Lega Nord) e Gian Luca Vignale (Progett’Azione) per difendere l’impostazione data dalla Giunta alle future politiche della montagna, affermando che “le macroregioni non devono essere intese come un semplice contenitore per attrarre finanziamenti, ma uno strumento di politica nuova in grado di fornire i servizi e di andare oltre i centralismi statali per una nuova Europa dei cittadini, superando le varie contraddizioni politiche”. di aiuti di Stato a finalità regionale tengano maggiormente conto delle zone di montagna, considerando tra i criteri di selezione non solo il Pil e la disoccupazione, ma anche gli svantaggi naturali permanenti e la circostanza in base alla quale, in certe aree di montagna sussiste un interesse internazionale, europeo e nazionale nel garantire la preservazione dell’eccezionale patrimonio
naturale, mediante precisi vincoli e limitazioni allo sfruttamento delle risorse esistenti, che non consentono di sfruttare appieno il potenziale locale. In questi casi, aiuti di Stato a finalità regionale di intensità più elevata non solo non presentano impatti significativi sulla concorrenza, ma possono concorrere a conservare attività economiche essenziali per le popolazioni di montagna.
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Ancora tagli alla montagna
Dopo uffici postali e ospedali... i treni di Lorenzo Boratto
Prosegue la distruzione dei servizi. Ma in Consiglio regionale, opposizione, associazioni ambientaliste e produttive, sindacati, amministratori locali di tutti i colori politici, comitati pendolari e semplici cittadini insorgono: tutti contro la decisione della Regione di tagliare 12 linee ferroviarie
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osì non si riducono gli sprechi, si tagliano i servizi”. È il grido trasversale, di protesta, lanciato in modo univoco in Piemonte, da Arona a Ceva. L’elenco delle linee ferroviarie ormai soppresse: Pinerolo-Torre Pellice, Chivasso-Asti, Ceva-Ormea, SanthiàArona, Vercelli-Casale, AlessandriaOvada, Novi-Tortona, CuneoSaluzzo-Savigliano, Cuneo-Mondovì, Asti-Casale-Mortara, Alba-Asti, AlbaAlessandria via Costigliole. L’ultimo appuntamento è stato martedì 19 giugno, durante un Consiglio regionale straordinario (con 60 sindaci con il tricolore, la maggior parte delle Terre alte) dove l’assessore regionale ai Trasporti Barbara Bonino ha garantito: “La sperimentazione in corso sulla Varallo-Novara (una delle linee che dovevano essere tagliate, ma è stata “salvata”, ndr) sarà replicata. Restano i treni e vengono soppressi i bus: questa sperimentazione sarà portata avanti anche sulle altre tratte”. Quasi nessuno ci crede e resta la tensione
tra “territorio” e la Giunta guidata da Roberto Cota. La decisione regionale è stata repentina e “senza alcun confronto con gli enti locali, i pendolari, gli interessati”. Le ultime tappe sulla questione treni: a gennaio scatta l’aumento del 10% del costo dei biglietti e del 18% degli abbonamenti (portando le tratte piemontesi a essere più care di Liguria e Lombardia); a febbraio ghiaccio e neve bloccano decine di convogli (con disagi enormi per i pendolari); ad aprile la Regione annuncia: “Da fine anno addio ai treni poco redditizi”. C’è chi contesta la scelta basata su calcoli inesatti, mentre i sindacati dicono che i tagli saranno anticipati. Infatti da metà giugno hanno detto addio ai loro treni circa 6 mila pendolari. Anche Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem e responsabile Anci per le politiche della montagna, era intervenuto con toni duri: “Ecco il frutto di governanti senza idee: mancano soldi, si taglia ai più deboli. Grazie alla
controriforma del trasporto pubblico in Piemonte pagano di più i cittadini dei territori montani, che agli extracosti della loro condizione strutturale ora aggiungono questo regalo scodellato senza neppure lo sforzo di trovare soluzioni alternative. I montanari piemontesi sono beffati due volte: dovendo prendere l’auto al posto del treno pagheranno più tasse, ma i loro soldi non si tradurranno in servizi, ma in tagli. Con buona pace di tanti convegni sulla sostenibilità ambientale e la riduzione di emissione di anidride carbonica”. Anche il presidente Uncem Piemonte, Lido Riba, attacca: “Dopo uffici postali e ospedali, prosegue la distruzione dei servizi. I nuovi tagli delle linee ferroviarie che dalle città del fondovalle raggiungono i paesi alpini sono l’ennesimo attacco. Via la Pinerolo-Torre Pellice, la Ceva-Ormea, la Cuneo-Saluzzo-Savigliano e altre tratte storiche nelle Terre alte. La montagna ne esce ancora una volta distrutta”. I risparmi? Secondo la Regione le 12 linee in meno (di cui 2 già chiuse dal 2010 per problemi infrastrutturali e 6 chiuse da anni nel periodo estivo) porteranno 6,5 milioni di euro in più all’anno, oltre alla cancellazione dei treni festivi e prefestivi scarsamente utilizzati. In totale 11,5 milioni. Ma tanti contestano i conti della Regione e i sindacati sottolineano che i 350 addetti al trasporto locale ferroviario rischiano il posto. Inascoltati finora tutti gli appelli perché la Regione faccia marcia indietro.
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Federico Borgna,
dalla Comunità montana a Sindaco di Cuneo di Chiara Viglietti
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ice che vorrebbe essere ricordato come il sindaco non solo di Cuneo, ma delle sue valli. E non soltanto di quell’angolo di montagna, la val Grana, da cui è iniziata, come assessore della Comunità montana post riordino, la Grana-Maira, la sua “volata” alla poltrona a primo cittadino. Ma di tutta la montagna cuneese: “Offesa – dice lui – ferita da una politica che ha depredato le nostre vallate e di cui tanti amministratori dovrebbero fare mea culpa”. Un discorso collaudato, da Nuto Revelli in giù. Che lui, Federico Bogna, da pochi mesi alla guida del capoluogo della provincia Granda, sembra incarnare alla perfezione. Laureato in legge, consulente finanziario, è presidente regionale e consigliere regionale dell’Unione italiana ciechi e vicepresidente provinciale cuneese della Federazione della associazioni nazionali disabili. Prioritarie nel suo programma di governo le politiche sociali pro famiglia, anziani, infanzia. Poi viene la montagna: qualcosa in più di un semplice contenitore svuotato del suo contenuto, il suo popolo e le sue tradizioni. “La montagna è un modo el particolare di viverla – dice –.. E a que quel mo odo di essere abitanti delle valli modo alp pine va restituita dignità. E una alpine nu uova voce”. E in che modo, nuova sin ndaco? “È quello o che gli sindaco? am mministratori di o ggi amministratori oggi deevono capire. devono Di certo
svecchiando la logica che vuole questi territori come marginali, ininfluenti nelle scelte politiche”. Non sembra pensarla così la politica dall’alto, che non a caso, ha messo al centro della propria agenda obiettivi ben diversi: l’accorpamento dei piccoli Comuni e la soppressione delle Comunità montane. Che ne pensa in proposito il sindaco di Cuneo? “Non so dire se sopprimere i piccoli Comuni sia un bene o un male, ma so che per dare voce al territorio servono strumenti rappresentativi adeguati. Le Comunità montane ne sono un esempio. Certo, chi le ha gestite per anni senza trasformarle in una voce incisiva del territorio dovrebbe farsi un esame di coscienza. Ma non è chiudendole che si risolve il problema, anzi”. Una realtà, quella degli enti montani, che il sindaco di Cuneo conosce dal di dentro, essendo stato consigliere della Comunità montana Grana-Maira dal 2009 a 2012. Proprio durante la svolta epocale che in Piemonte ha portato a dimezzare gli enti montani. “Un passaggio non facile – spiega Borgna – visto che nella nostra Comunità montana si è tratt trattato di far dialogare due realtà, va Grana e la Maira, molto la val div diverse tra loro. A partire da una div diversa gestione del territorio: la va Grana, ancora troppo attenta val al logiche campanilistiche, e alle la Maira, con il suo modello t turistico e imprenditoriale molto più all’avanguardia. Una sinergia che solo ora sta dando i suoi frutti: grazie anche alla capacità del presidente, Roberto Colombero, di portare avanti strategie vincenti, di dialogo
e confronto tra due modi diversi di interpretare la montagna”. Poi ci sono le risorse del futuro. In cui la montagna, si spera, giocherà un ruolo chiave: fotovoltaico, eolico, energie rinnovabili e biomasse. “Guardo con estremo interesse a questi settori. In realtà ora come ora siamo solo al principio filosofico, agli esordi dello sfruttamento delle risorse. Non ci resta che lavorare con intelligenza, guardando ad un solo obiettivo: il bene della nostra montagna”. E veniamo a Cuneo. E al suo rapporto, non sempre riuscito, con la sua doppia anima, di città stretta tra montagna e pianura. Cosa intende fare in merito un sindaco di “frontiera” come Borgna, cresciuto all’ombra della montagna e del suoi problemi? “Un obiettivo su tutti: trasformare Cuneo in un centro di riferimento per le valli. Senza però esautorare il territorio montano di alcuni fondamentali servizi, che vanno mantenuti se si vuole ridare centralità e voce alla montagna”. In altre parole, invertendo i termini, vuol forse dire mettere le risorse del capoluogo a servizio del territorio? “Sì, ecco. Ma traducendo i propositi in azioni concrete. Un esempio? Da sempre non riesco a spiegarmi una cosa: perché il turismo che viene a Cuneo non va in valle, e viceversa? Possibile che due realtà che vivono così gomito a gomito non riescano a confrontarsi? E lavorare insieme per il bene di tutti?”. I presupposti fanno ben sperare. Come la nomina di un assessore ad hoc per la valorizzazione del territorio. “Con una delega specifica per i bisogni e le urgenze delle singole realtà locali, soprattutto quelle più lontane da Cuneo città. Un modo per partire con il piede giusto”. Parola del neo sindaco.
Verso le nuove Unioni montane Seminario dei presidenti delle Comunità montane, a Pinerolo l’11 maggio. Prima importante occasione di confronto sulla nuova governance delle Unioni e sulle possibilità di sviluppo socio-economiche delle Terre Alte
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alle Comunità montane alle Unioni montane. Prospettive degli Enti locali in base agli indirizzi di riforma della Regione Piemonte e della Carta delle autonomie” è stato il titolo del seminario promosso dall’Uncem Piemonte, venerdì 11 maggio, presso la sede della Comunità montana del Pinerolese, a Pinerolo. Obiettivo, approfondire il confronto sui temi del passaggio dalle Comunità montane alle Unioni montane, alla presenza degli attori regionali e in vista della discussione in Consiglio regionale dei due testi di riordino dell’associazionismo degli enti locali. All’incontro hanno partecipato i presidenti delle 22 Comunità montane piemontesi, i presidenti delle Assemblee dei Sindaci, gli assessori e i funzionari degli enti, i componenti della Giunta e del Consiglio Uncem. Sono intervenuti Aldo Reschigna,
Capogruppo consiliare PD, Mauro Marino, componente Commissione Affari Costituzionali del Senato, Sergio Foà, Docente di Diritto amministrativo dell’Università di Torino, Enrico Borghi, Presidente Uncem nazionale, Marco
Balagna, assessore alla Montagna della Provincia di Torino, Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte, con i vicepresidenti Dina Benna e Giovanni Francini. “Il seminario – spiega Lido Riba – ha permesso di analizzare le strategie di trasformazione delle Comunità montane in Unioni montane dei Comuni, come prevede il disegno di legge regionale varato dalla Giunta. Abbiamo bisogno del più ampio confronto per capire insieme come rispondere alle necessità legislative, ma soprattutto ai reali bisogni delle Terre Alte, con 553 Comuni che devono trovare nuove forme di collaborazione e interazione. Le Comunità montane hanno all’attivo 40 anni preziosi di storia di gestione associata dei servizi e di progetti per lo sviluppo. Questa storia non va polverizzata, ma deve essere la base per i nuovi modelli istituzionali per la crescita sociale ed economica della montagna, a beneficio di tutto il Piemonte”.
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“Piemonte facile” con Csi e Uncem di Bruno Mandosso
Accordo del Consorzio per il Sistema informativo piemontese con la Delegazione, per portare sui siti internet delle Comunità montane e dei Comuni i servizi della piattaforma “Piemonte Facile”, rivolti a cittadini e imprese
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ervizi a portata di click anche nelle Terre Alte del Piemonte. L’Uncem Piemonte sostiene e promuove da maggio, negli enti delle aree montane, il progetto “Piemonte Facile: i servizi a portata di click” del Csi Piemonte. I Comuni montani che scelgono di aderire all’iniziativa potranno offrire ai propri cittadini e imprese, direttamente dal proprio sito o in forma associata attraverso i siti delle Comunità montane, un vasto numero di servizi on line realizzati dal Consorzio per gli Enti locali piemontesi. “Piemonte Facile – spiega Marco Perotto, che per il Csi sta seguendo il progetto – permette infatti di accedere ai servizi della pubblica amministrazione in modo rapido e veloce, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, senza carta e senza code, da casa come dall’ufficio. I cittadini potranno, ad esempio, prenotare esami e visite
La firma del protocollo Uncem-Csi. A Pinerolo erano presenti il direttore generale del Csi Stefano De Capitani, il presidente Uncem Lido Riba, il coordinatore del progetto Piemonte Facile per gli enti locali Marco Perotto
mediche e pagare con tutta comodità il ticket per le prestazioni sanitarie che hanno sostenuto”. Ma anche organizzare momenti di svago e conoscere al meglio il territorio e i suoi tesori, alla scoperta di itinerari turistici, bellezze architettoniche e naturali ed eccellenze enogastronomiche, scaricando comodamente sul proprio smartphone le App realizzate dal Csi. Un servizio a tutto vantaggio anche dei turisti. E ci saranno molte opportunità anche per le imprese del territorio. Grazie al Suap, lo Sportello Unico per le Attività Produttive, i professionisti potranno disporre di un unico punto di accesso per la presentazione di tutte le domande, consentendo un dialogo più efficiente con l’amministrazione. Con il Mude (Modello Unico Digitale per l’Edilizia) avranno poi a disposizione procedure semplificate e omogenee
per inoltrare le proprie pratiche edilizie alla pubblica amministrazione direttamente non line, monitorandone lo stato di avanzamento. In collaborazione con il Csi, i Comuni potranno inoltre avviare un progetto di WiFi gratuito, che permetterà ai cittadini di accedere liberamente alla rete Internet in alcune aree pubbliche comunali. “Gli enti locali oggi si trovano di fronte a grandi sfide – spiega il presidente Uncem Piemonte, Lido Riba – in particolare i Comuni piccoli e di montagna, devono far fronte a molteplici difficoltà nell’erogazione di efficaci ed efficienti servizi ai cittadini e alle imprese. Abbiamo sempre sostenuto che la capacità di unire i servizi, la gestione associata, alle quali le Comunità montane lavorano da quattro decenni, fossero
chiavi importanti per ridurre i costi e migliorare le prestazioni. Anche per questo motivo l’Uncem ha aderito alla proposta del CSI, che ha scelto di mettere a disposizione di tutti Comuni i servizi della piattaforma Piemonte Facile. Negli ultimi anni, è stato importante il lavoro svolto dalla Regione Piemonte e da soggetti come il Csi per ridurre il digital divide che per le terre alte è strutturale, per certi versi drammatico, anch’esso vettore di spopolamento e inibitore di sviluppo socio-economico. Molto è stato fatto e molto rimane da fare. Le Comunità montane dovranno con la Regione, il Csi e anche con il supporto di Uncem, lavorare in questa direzione. Piemonte Facile getta le basi di un nuovo percorso, che dovrà essere veloce e chiaro come ci impone la rete, il web, a vantaggio di quanti vivono e lavorano in montagna. Per migliorare anche i rapporti umani, i sistemi di relazione sociale anima delle Terre Alte e dei Comuni”. Soddisfatti della proposta Uncem-Csi, i presidenti di Comunità montana, che hanno avviato una serie di incontri informativi con gli amministratori del territorio, in cui presentare le opportunità ai sindaci e definire le modalità di avvio del progetto. “Con i servizi della piattaforma Piemonte Facile – aggiunge Andrea Coucourde, presidente della Comunità montana del Pinerolese, la prima ad aver aderito al progetto – la Comunità montana del Pinerolese si pone in prima fila nella gestione di nuove opportunità telematiche per servizi e imprese. Le ultime normative nazionali e regionali relative all’assetto degli enti locali impongono una gestione associata anche delle opportunità che l’informatica e la telematica propongono. Dobbiamo coglierle, insieme. A vantaggio di cittadini e imprese. Lo conferma la nostra adesione al programma Csi, prima Comunità montana in Piemonte assieme all’Uncem. E lo conferma il proficuo lavoro inviato con Csi, che sicuramente potrà continuare con importanti risultati per il territorio”. “Coerentemente con le priorità che stanno emergendo nell’ambito del lavoro per l’Agenda Digitale del Governo – fa notare il direttore generale del Csi Piemonte, Stefano
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Roberto Moriondo Presidente CSI
De Capitani – il Csi è impegnato nella realizzazione di servizi pubblici digitali per semplificare, rendere più efficaci e razionalizzare le attività delle amministrazioni locali a vantaggio di cittadini e imprese. Grazie alla collaborazione con Uncem Piemonte e con le Comunità montane, potremo mettere le nostre competenze anche a disposizione delle più piccole realtà amministrative delle Terre Alte che, attraverso una gestione di sistema, potranno alleggerire il proprio carico economico e burocratico e allo stesso tempo rispondere in modo efficiente e rapido alle esigenze collettività”.
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Bosco e Territorio L’Uncem alla manifestazione promossa dalla Provincia di Torino a Beaulard di Oulx, in Alta Valsusa, dal 14 al 16 settembre
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ira ormai a pieno regime la macchina organizzativa della sesta edizione della manifestazione “Bosco e Territorio”, evento biennale promosso dalla Provincia di Torino e riservato ai tecnici ed ai professionisti delle filiere del legno. Anche nel 2012 “Bosco e Territorio” sarà abbinato a “Boster”, la più grande fiera italiana dedicata alla valorizzazione della risorsa legno e alla gestione sostenibile dell’ambiente boschivo. L’appuntamento per i tecnici – ma anche per il grande pubblico che partecipa sempre numeroso alla fiera – è dal 14 al 16 settembre a Beaulard di Oulx, in Alta Valsusa, sito che nell’edizione 2010 ha dimostrato di essere la “location” ideale per presentare nel loro ambiente naturale le filiere corte bosco-legna, sia per l’utilizzo energetico che per quello edilizio. “Nell’edizione 2010 la fiera ha contato oltre 7000 visitatori, rivolgendosi all’utenza tecnica, professionale e hobbistica ma anche ai comuni cittadini e alle famiglie che vogliono saperne di più sul bosco e sui suoi prodotti – spiega Marco Balagna, Assessore all’Agricoltura e Montagna della Provincia di Torino – La fiera si svilupperà lungo un percorso di visita di oltre 2 km, attraverso un’ampia radura di circa 4 ettari a quota 1200 metri. Il pianoro di Beaulard è al centro di un vasto comprensorio di boschi gestiti dal Consorzio Forestale Alta Valle Susa secondo i rigorosi criteri della gestione forestale sostenibile Pefc”. Il luogo scelto per la manifestazione
consentirà anche quest’anno di allestire veri e propri cantieri dimostrativi di utilizzazione forestale e di mettere in funzione nel loro contesto operativo abituale macchine e attrezzature per la prima lavorazione del legno. Verranno inoltre presentati prodotti e servizi delle filiere di trasformazione. Ad esempio, per quanto riguarda la filiera corta del legno per utilizzo energetico, il percorso espositivo mostrerà come dal bosco si recuperano e lavorano la legna a pezzi, il cippato e il pellet che alimentano caldaie, stufe, camini e termo-camini, dimostrandosi una risorsa rinnovabile, economica e a portata di mano. Il legname prodotto dai cantieri dimostrativi verrà impiegato direttamente in fiera per le dimostrazioni delle macchine per la lavorazione di legna e cippato, delle macchine polivalenti per la piccola industria boschiva e di quelle specializzate per la selvicoltura su scala industriale. Per quanto riguarda la filiera del legno da costruzione e l’uso del legno nella bioedilizia la fiera di Beaulard proporrà un’ampia
esposizione delle migliori realtà dell’artigianato e delle imprese del legno nazionali e delle valli piemontesi, grazie al sostegno della Camera di commercio di Torino e dei Gal (Gruppi d’Azione Locale). Nei giorni della fiera è in programma la presentazione del nuovo marchio “Legno della Provincia di Torino”. Le aziende di utilizzazione forestale, di prima e di seconda lavorazione che aderiscono al marchio saranno presenti con i loro prodotti e con dimostrazioni pratiche. Qualche esempio: la casa in legno di 90 metri quadrati allestita dalle aziende delle Valli di Lanzo, una serie di dimostrazioni di abbattimento, esbosco ed allestimento dei tronchi, l’esposizione di diverse tipologie di case in legno e delle loro parti strutturali. Le costruzioni in legno saranno al centro anche dei convegni, degli incontri tra professionisti del settore e delle visite guidate a cantieri e strutture già realizzate in Valsusa. Il Politecnico e la Provincia di Torino proporranno il convegno nazionale “Costruire sul costruito“, con una rassegna di casi di studio presentati dai progettisti e con la presentazione di due nuovi strumenti dedicati ai progettisti e alle aziende di costruzioni: le Linee Guida per la progettazione delle costruzioni in legno e l’Atlante delle professionalità della filiera legno-edilizia della provincia di Torino. Tutte le informazioni sul programma e le iniziative collaterali di Bosco e Territorio e Boster sono disponibili sui siti Internet www.fieraboster.it e www.boscoterritorio.it
Ipla da salvare L’
Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente che la Regione acquista dalle Cartiere Burgo nel 1979 per utilizzarlo come ente “in house” per lo studio, le ricerche, la gestione ambientale ed economica degli oltre 900.000 ettari di foreste di cui dispone il Piemonte, dopo almeno 15 anni di bilanci sempre in attivo e di espansione delle sue attività è riuscita a perdere 600mila euro in un solo anno, entrando in una fase di crisi sia finanziaria che progettuale che rende particolarmente incerto il futuro dell’ente e dei suoi 50 dipendenti (e di decine di lavoratori stagionali e a contratto). L’istituto è stato sempre nel top dei non molti (2 o 3) enti a livello nazionale in grado di svolgere le attività di ricerca e gestione nel campo ambientale, forestale, entomologico e fitosanitario sulla base delle indicazioni fissate nella legge regionale n.12 dell’8 marzo 1979 istitutiva dell’ente, che all’articolo 2 testualmente stabilisce: “L’Istituto ha come finalità: lo studio e la sperimentazione fitopatologica e produttiva sulle specie arboree, per la conservazione del patrimonio forestale, l’incremento della produzione legnosa e lo sviluppo della forestazione ambientale; lo studio per la programmazione economica e la pianificazione territoriale del suolo, dell’ambiente agricolo-forestale e delle risorse rinnovabili e dei loro bilanci energetici al fine della razionale utilizzazione dei beni primari”. Lido Riba, quali sono secondo lei le cause di questo dissesto? Le cause non sembrano oggettive, bensì riconducibili alla responsabilità degli organismi a cui è affidata la gestione dell’Istituto. Il comportamento del Consiglio di amministrazione nominato lo scorso anno apparve bizzarro fin dall’atto di esordio. Nella sua prima seduta deliberò, all’unanimità,
Dopo almeno 15 anni di bilanci sempre in attivo e di espansione delle sue attività è stata spinta in un inatteso e inspiegabile cono d’ombra e deprezzamento che rende incerto il suo futuro e quello dei suoi 50 dipendenti il licenziamento in tronco del responsabile del settore ricerca e sviluppo delle energie rinnovabili da biomassa che nei cinque anni precedenti, prima da collaboratore e poi da dirigente dell’Ipla, era stato il principale protagonista del percorso di studio e applicazione in Italia dei processi di pirogassificazione, già sviluppati in Germania ed Austria,
gli unici in grado di assicurare un prezzo remunerativo per i prodotti legnosi piemontesi di qualità media relativamente bassa. Era stato lei a promuovere gli studi sulla pirogassificazione. Certo, d’intesa con gli allora assessori regionali Mino Taricco, Bruna Sibille e Luigi Sergio Ricca. Per un ente con le potenzialità dell’Ipla è indispensabile un forte impegno verso l’innovazione sia di processo che di prodotto. Nel caso specifico si trattava di impostare un progetto di utilizzazione economica dei 22 milioni di quintali che le nostre foreste sono in grado di produrre e di cui si utilizzano ora non più di 4 o 5 milioni di quintali (più o meno un quinto della produzione). E i risultati? L’Ipla, grazie al progetto gestito da Giuseppe Tresso divenne leader in Italia per lo studio e la promozione della gassificazione, tant’è che oggi una decina di progetti sono in fase di partenza per una potenza di circa 8.000 Kw (il che vuol anche dire circa 200 posti di lavoro nelle foreste che diventano il nostro pozzo petrolifero). Il processo avviato sia pure faticosamente sta andando avanti lo
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18 stesso, ma l’Ipla privandosi della sua avanzata professionalità nel settore, non ha più molta voce in capitolo. Ci sarebbe da capire se il Presidente Robilotta abbia agito di testa sua o se abbia ricevuto (e da chi) direttive politiche in proposito. Veniamo alla storia più recente. È ancora più drammatica. Dopo una serie di mesi di fatiche in cui sarebbero anche venute meno molte commesse della Regione, il Consiglio di Amministrazione provvede a licenziare in tronco anche il direttore Maurizio Piazzi, dirigente cinquantenne di comprovata esperienza e di indubbia autorevolezza, da venti anni funzionario dell’Istituto, nominato direttore nel 2010 in sostituzione di Mario Palenzona che aveva lasciato l’incarico all’età di 68 anni. Una scelta che ha lasciato perplesso anche l’Ingegner Ettore Broveglio, che ha presieduto l’Istituto dal 1995 al 2005 rimanendo poi dal 2006 al 2011 nel Consiglio di Amministrazione. Vi siete confrontati sulle scelte della nuova gestione? Ovviamente sì, anche con il precedente direttore convenendo – l’ingegner Broveglio, il dottor Palenzona e io – che per guidare un ente di quella dimensione occorrono competenza, esperienza, collegialità, sia di consiglio che con i dipendenti. L’ente deve “stare sul mercato”, saper
Il convegno per i 30 anni dell’Ipla, nel 2009, a Torino
valorizzare le proprie professionalità, sostenere con le proprie capacità gestionali e innovative, il lavoro della Regione. Il licenziamento dei due dirigenti, per giunta senza ragioni minimante plausibili, evidenzia una impostazione molto azzardata dell’ente e ne mette fortemente a repentaglio il futuro. Ma da dove nasce tutto questo? Probabilmente non c’è un disegno organico, ma la tanto pubblicizzata volontà di “estinguere” le Comunità montane può aver concorso ad abbandonare le strategie di valorizzazione del patrimonio montano, collocando l’Ipla in un inatteso e inspiegabile cono d’ombra e deprezzamento. Questa crisi dell’Ipla come si è originata? È sicuramente dovuta sia a fattori personali assai più che a cause oggettive. Grazie al lavoro fatto dai miei predecessori e dalla struttura di direzione, l’Ipla disponeva sia di un efficientissimo controllo di gestione che della flessibilità – potendo agire sull’impiego di esterni a contratto – necessaria per conoscere e regolare tempestivamente gli equilibri di gestione. Problemi di organizzare la produzione, il magazzino, di conseguire e gestire le commesse ovviamente ce ne sono sempre stati, ma sono sempre stati risolti. Durante il mio mandato abbiamo anche ridotto il personale del 10 per cento. Certo
che se invece di ridurre nelle qualifiche non essenziali si liquidano i dirigenti ed i responsabili dei progetti più avanzati... La situazione parrebbe insostenibile, ma l’Istituto può ancora avere un futuro? Sì, se c’è la volontà politica da parte della Regione di risolvere i problemi emersi negli ultimi sei mesi. Ma occorrono almeno due condizioni. Quali? D’intesa tra gli Assessorati alle Foreste, alla Montagna, all’Energia, si può varare un piano di impiego dell’Ipla (progetti, piani aziendali), dei forestali (interventi in bosco) e di sostegni finanziari (restano i fondi di rotazione a tasso agevolato ma servono contributi in conto capitale) per la realizzazione di impianti di produzione energetica (energia elettrica e/o calore) per l’impiego del sottoprodotto forestale piemontese. In secondo luogo si devono impegnare le Comunità montane, alias Unioni di Comuni montani, a programmare le azioni territoriali necessarie per attuare il programma delineato E i licenziamenti? La formazione, l’aggiornamento e il reimpiego di eventuali eccedenze sono questioni fondamentali assieme alla chiarezza degli obiettivi e del futuro aziendale, per assicurare agli enti che richiedono grandi competenze – come l’Ipla – un organico efficiente, preparato e motivato.
Val d’Aosta e Trentino rilanciano
l’autonomia alpina
di Maria Laura Mandrilli
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a montagna riparte da Chivasso, città simbolo della storia dei popoli alpini e della Politica per le terre alte. Amministratori pubblici, uomini di cultura e persone impegnate in associazioni e istituzioni – piemontesi, valdostani, trentini, ladini, veneti, valtellinesi, liguri, cuneesi, valsusini – si sono ritrovati a Chivasso sabato 9 giugno. Un incontro politico, non una commemorazione della “Dichiarazione delle popolazioni alpine” del 1943, anche se lo spirito che ha animato i partecipanti era molto vicino a quello di Chanoux, Page, Chabod, Coïsson, Malan, Peyronel e Rollier che nel dicembre 1943 stilarono il celebre documento che ha posto le basi dell’autonomia delle Alpi. Un pomeriggio di riflessione sulle difficoltà e sul destino politico delle terre alte che per valori, tradizioni di governo, sensibilità e buone pratiche possono portare un contributo innovatore al sistema politico-economico locale e nazionale. “Stiamo attraversando una crisi – ha detto Robert Louvin, consigliere regionale della Valle d’Aosta, promotore con Giorgio Lunelli, consigliere della Provincia di Trento, della riunione chivassese – nella quale sentiamo più che mai la necessità di difendere i nostri territori e identità. Abbiamo chiamato a raccolta altri popoli delle Alpi per vedere se c’è la disponibilità a intraprendere un percorso comune. Così ci ritroviamo oggi in molti, con uno spirito simile a quello del 1943”. “Che senso ha oggi un incontro delle comunità alpine? Siamo contro il flusso
L’attualità della “Dichiarazione delle popolazioni alpine”, da riscoprire oggi tra crisi dei partiti, nuovi modelli economici, attenzione per beni comuni e territori della storia?”, ha provocatoriamente esordito Giorgio Lunelli. E la risposta, espressa in tutti gli interventi, è stata chiara: si deve ripartire proprio dai territori per uscire dalla crisi politica, ambientale, economica. Vivere in montagna o vivere in pianura è profondamente diverso ed è proprio dalle peculiarità dell’abitare e dell’aver abitato per millenni in un territorio difficile che trae la linfa la cultura alpina che può offrire grandi risorse in questa fase storica. Ambiente e sostenibilità sono stati al centro dell’attenzione dei partecipanti, ma in particolare dell’intervento del climatologo Luca Mercalli: “Il vecchio modello di sviluppo basato sul petrolio a basso prezzo è in crisi e noi ci ritroviamo in una situazione di cambiamenti climatici e consumo del territorio. Allora i territori alpini possono cogliere la possibilità di mettere in pratica
Il pubblico e i relatori del convegno svoltosi sabato 9 giugno a Chivasso
sottili strategie di sopravvivenza attraverso regole di gestione dei beni comuni affinché il territorio non sia ulteriormente depauperato, ma sia usato in modo tale che le generazioni future ne possano usufruire. Per esempio, potremmo riprendere quella tradizione, diffusa nelle nostre montagne, di gestione dei boschi e dei pascoli come bene comune, da usare collettivamente e rispettosamente. La montagna, inoltre, sta dimostrando una grande forza innovativa elaborando nuovi modelli di sostenibilità energetica. È spesso la montagna che propone. Credo che se riusciremo a mettere insieme la coscienza del limite che contraddistingue i montanari con l’innovazione, le terre alte avranno qualcosa da dire a tutto il pianeta”. Dagli interventi è emersa l’idea che in Italia c’è oggi un vuoto politico, determinato dalla sfiducia nei partiti nazionali, che deve essere riempito. “Lavoriamo per sentirci meglio dentro la casa comune delle Alpi, non solo per chi vive in montagna, ma anche per la campagna, la città, le valli – ha concluso Lorenzo Dellai, presidente della Provincia di Trento –. Ponendo la questione delle Alpi, proponiamo il ritorno a un paese vero, legato ai territori. Le Alpi rappresentano grandi problematiche, ma anche risorse ambientali ed etiche da valorizzare. Dobbiamo metterci in rete tra di noi, mantenendo la nostra identità politica, ma portando e offrendo anche ad altri quei valori e principi che stanno nell’arco alpino, nella sua storia, nei paesaggi e nelle culture”.
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Ritorna “A scuola d P
Alberto Cirio
Pronta la nuova edizione del catalogo del turismo scolastico, realizzato da Uncem Piemonte con il sostegno della Regione Piemonte
ronti a ripartire? Nuovo anno scolastico, nuovo catalogo del turismo per gli studenti delle elementari, medie e del biennio delle superiori che ritornano sui banchi di scuola. Nuovi viaggi per scoprire il territorio, più di cento itinerari nei 553 Comuni delle 22 Comunità montane piemontesi. Le Terre Alte ritornano a essere il luogo ideale dove imparare divertendosi, dedicato a insegnanti, dirigenti scolastici, educatori, personale non docente e naturalmente ai bambini e ai ragazzi. Nello scorso anno scolastico oltre 12mila studenti piemontesi hanno scelto le mete contenutee nel catalogo “A scuola di montagna”, realizzato da Uncem Piemonte con il sostegno della Regione Piemonte. Itinerari da uno a tre giorni per scoprire tramite musei, parchi naturali, rifugi alpini, grotte e castelli,
PERIODIC
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EGAZ ELLA DEL AZIONE D
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SE UNCEM
2/2004 nº 46) (conv. in L. 27/0 18.04.2001 D.L. 353/2003 del in Abb. Post. - Tribunale di Torino n. 5500 S.p.A. - Sped. e 2 - Poste Italiane ma 1, DCB/CN - Registrazion com art. 1,
/ 201 Piemonti n. 5
la cultura, la storia e la natura della montagna piemontese. “L’esperienza del catalogo A scuola di Montagna giunge a una nuova edizione – afferma Alberto Cirio, assessore regionale all’Istruzione, Turismo e Sport
a di Montagna” di Alex Ostorero – e sono lieto di sapere che le sue pagine arriveranno sui banchi di tutte le scuole piemontesi e di molte della vicina Lombardia. Più di 100 itinerari realizzati con il coordinamento dell’Uncem, grazie alla preziosa collaborazione delle Comunità montane e di tour operator specializzati, che offrono una visione completa dei tantissimi motivi per cui scegliere di organizzare un viaggio d’istruzione sulle straordinarie vette alpine del Piemonte. La scuola è il luogo naturale in cui si insegnano le scienze della terra e la geografia, ma il nostro territorio, come sosteneva il grande geologo piemontese Federico Sacco, è il libro migliore su cui imparare queste materie dal vivo!”. Tutti i viaggi comprendono trasporto, biglietti di ingresso a musei, accompagnatori e guide, assicurazione, attività didattiche e laboratori, pranzi e possibilità di degustazione di prodotti enogastronomici tipici. Un mix perfetto per scegliere la montagna. Non a caso il territorio montano, con il catalogo “A scuola di montagna” ha lanciato la sfida alle “capitali del turismo” per le scuole, a partire da Torino, Roma, Venezia, Firenze. Meglio scegliere un itinerario piemontese, vicino alla scuola, per scoprire quel territorio troppo spesso dimenticato. A prezzi ovviamente anticrisi: non più di 15 euro per la giornata intera, 100 euro per tre giorni di soggiorno. Anche in questa dimensione, la montagna risulta essere affascinante, economica ma piena di possibilità. “Poche altre regioni – spiega il presidente Lido Riba – sono in grado di offrire al visitatore uno scenario così vario per ambienti naturali, storia e cultura. La montagna piemontese è un universo tutto da scoprire, o meglio da riscoprire, al ritmo lento e cadenzato delle camminate, lungo antichi e nuovi sentieri. Stupirsi dell’incontro con un capriolo, rivivere i lavori e la vita del passato o emozionarsi di fronte ad un paesaggio incontaminato. Questo è l’invito che lanciamo a insegnanti,
dirigenti scolastici e studenti. E se vorranno potranno incontrare i coordinatori dei progetti per una presentazione dei diversi itinerari, assieme ai tour operator con i quali collaboriamo proficuamente da molti anni”.
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Siamo Indios anche noi?
di Marco Bussone
Idroelettrico e territorio: una sfida contemporanea. Una battaglia di civiltà, per dare il giusto valore al territorio e ai beni collettivi
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n fondo, la loro battaglia è una battaglia di civiltà. Gli Indios del Mato Grosso, in Brasile, da diversi mesi si oppongono con determinazione alla costruzione della centrale idroelettrica di Belo Monte. Da 11mila megawatt. Sarebbe il terzo impianto più grande del mondo. E la loro non è solo una protesta ambientalista. La motivano così: “È da cinquecento anni che ci portano via le nostre ricchezze naturali.
Belo Monte, l’impianto L’impianto idroelettrico di Belo Monte, la cui costruzione è cominciata lo scorso anno, è destinato a diventare il terzo più grande al mondo con i suoi 11.200 megawatt e sorgerà lungo le rive del fiume Xingu. Ha un costo di 11 miliardi di dollari. Per raggiungere tale portata, è stata prevista l’inondazione di un’area di 500 chilometri quadrati dove vivono 16mila persone, costringendole ad abbandonare le loro terre. Secondo alcune organizzazioni non governative saranno addirittura 40mila (France 24). Il 15 agosto un tribunale brasiliano ha sospeso la costruzione della diga di Belo Monte, nel cuore della foresta Amazzonica, stabilendo che i lavori potranno riprendere solo quando le comunità indigene della zona saranno state consultate.
Prima stranieri, adesso è Pr erano gli stranieri lo Stato, ma per noi è esattamente la stessa cosa: vengono da fuori e vogliono cambiare i nostri modi di vita, nonostante siamo protetti dalla legge e dalla Costituzione. Non mi fido delle loro promesse, chi mi assicura che il fiume non cambierà, che i nostri figli potranno continuare a giocare e bere l’acqua dolce dello Xingu? Noi non abbiamo chiesto questo tipo di progresso, non siamo disposti ad accettarlo”. Ovviamente siamo con loro. Anche noi, nel territorio montano del Piemonte e nelle Terre Alte dell’intera Penisola, non siamo più disposti ad accettare la sottrazione delle risorse naturali senza un adeguato compenso per il territorio che le mette a disposizione. L’avevamo detto nel corso del “Diga Day”, ai piedi dei più grandi invasi d’Italia, nel giugno 2010. L’abbiamo ripetuto innumerevoli volte, a marzo 2012 presentando il
“Manifesto per delle “M Manif ifes esto to p er ll’utilizzo ’uti ’u t lizzo de ellllee ri rrisorse sorse idriche nelle Terre Alte” e ad agosto, di fronte al nuovo screening delle disponibilità idroelettriche avviato da Enel ed Enel Green Power. Non è solo una questione ideologica, tantomeno solo ambientale. Le comunità locali – nel Mato Grosso come nelle aree montane del Piemonte – non possono essere escluse dal dialogo, tagliate fuori, in nome di un furto legalizzato dell’acqua, dai big player italiani dell’idroelettrico. Questa è Civiltà. E su questi argomenti, come sostiene Enrico Borghi, la politica oggi deve necessariamente tornare a confrontarsi, decidendo di scegliere. Di decidere cioè qual è il valore del territorio, delle aree diverse da quelle urbane, delle zone a bassa densità abitativa dove insistono tutte le risorse naturali delle quali la collettività può disporre, ovviamente, senza però dimenticare da dove i “beni collettivi” provengono.
Rinnovabili, ecco i nuovi decreti
di Pier Giorgio Brondello
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Le nuove tariffe previste dal documento – atteso quasi un anno – elaborato da Ministero dell’Ambiente e Ministero dello Sviluppo economico. Sul fronte biomasse, “premi” nelle tariffe per piccoli impianti, uso di sottoprodotti, basso impatto ambientale e cogenerazione ad alto rendimento
ono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale i decreti ministeriali che definiscono i nuovi incentivi per il fotovoltaico con il quinto conto energia e le altre rinnovabili elettriche geotermico, eolico, idroelettrico, biomasse e biogas, ultima tappa per rendere operativo il cosiddetto “decreto rinnovabili”. Molte le novità per le bioenergie e la biomassa forestale in particolare, settore che l’Uncem segue con attenzione da diversi anni quale motore per lo sviluppo delle terre alte. Il decreto per le rinnovabili elettriche entrerà in vigore il 1° gennaio 2013, ma per tutelare gli investimenti, gli impianti a ora già autorizzati potranno entrare in esercizio entro il 30 aprile. Rispetto alla tariffa onnicomprensiva che assegnava un valore fisso per tutte le bioenergie con potenza inferiore al MW elettrico, viene ora introdotta una diversa struttura dell’incentivo, che da un valore base cresce grazie a dei
bonus per lo sfruttamento dell’energia termica (cogenerazione) e la riduzione delle emissioni in atmosfera. La tariffa di partenza inoltre varia in base alla potenza ed alla tipologia di materiale utilizzato a seconda che gli impianti siano alimentati con prodotti (così vengono definite le colture dedicate) o sottoprodotti (derivati della lavorazione dei prodotti forestali, gestione del bosco, potature, ramaglie e residui dalla manutenzione del verde, residui di campo ed espianto); per i sottoprodotti l’incentivo è più elevato ed è consentito che si utilizzino prodotti fino al 30% in peso sul totale della biomassa in ingresso. Viene inoltre estesa la durata dell’incentivazione di cui un impianto può godere, che dai 15 anni è prolungata ad un periodo di 20 anni. Per le biomasse sono previsti premi per la cogenerazione ad alto rendimento: 40 €/MWh nel caso si utilizzino prodotti e 10 €/MWh per i sottoprodotti dove per
Novità importanti sul fronte degli impianti alimentari a biomassa solida. In alto, i ministri Passera e Clini
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24 questi ultimi, se il recupero del calore viene effettuato con teleriscaldamento, il premio sale a 40 €/MWh. Premio di 30 €/MWh per tutte le taglie di potenza di impianti alimentati sia con prodotti che sottoprodotti, che garantiscono l’abbattimento delle emissioni rispetto a determinati valori indicati nel decreto. Per quanto riguarda le potenze, sono state introdotte quattro soglie, una per gli impianti di piccola taglia al di sotto dei 300 KW, una seconda tra 300 KW ed un MW ed una terza tra 1 e 5 MW. Per queste è necessaria l’iscrizione in un apposito registro gestito dal Gse (Gestore dei servizi energetici) che in base ad alcuni criteri di priorità forma le graduatorie di accesso agli incentivi. Per l’ultima taglia, con potenze superiori ai 5 MW è richiesta invece la partecipazione ad un’asta al ribasso. Differenti quindi i fattori che con questo nuovo sistema occorrerà considerare; la principale tra le novità introdotte, sicuramente riguarda il sistema dei bonus premianti a sottolineare la crescente attenzione verso gli impatti paesaggistici ed ambientali, quindi fondamentali saranno la scelta delle tecnologie utilizzate per la riduzione delle emissioni e la localizzazione dell’impianto in base allo sfruttamento dell’energia termica. Positiva anche la differenziazione di tariffa a seconda della materia prima utilizzata con valori più elevati rispetto a bioliquidi e biogas che fino ad ora invece erano equiparati. Inoltre quote base diverse a seconda della taglia, garantiranno agli impianti con p potenza inferiore ai 300 KW un
Una diga da cui si produce energia idroelettrica
Il cuore di un impianto per la gassificazione del legno
incentivo addirittura maggiore: rispetto ai 280 € per ogni MWh elettrico della precedente tariffa onnicomprensiva, nel caso dei prodotti si potranno raggiungere i 299 € ed i 327 € con i sottoprodotti. Questo a sostegno di quanto sempre promosso dall’Uncem con il principio di “portare gli impianti alla biomassa” ovvero localizzare gli impianti in base all’approvvigionamento che un territorio con un attento piano forestale può garantire e non viceversa come purtroppo succede ancora in molte realtà. Nella fase di scrittura del decreto però, molte delle osservazioni p presentate in sede di conferenza stato
regioni non sono state accettate. Ad esempio il bonus premiante per la filiera corta garantito soltanto per gli impianti con potenza compresa tra 1 e 5 MW, necessitava di essere esteso alle taglie più piccole. Una revisione meritava anche la norma attuale che definisce il cippato forestale un prodotto e non un sottoprodotto in quanto questi devono derivare da un processo non direttamente destinato alla loro produzione. Infine è da considerarsi certamente un ostacolo l’iscrizione degli operatori ad un registro che determina l’accesso al sistema nonostante siano esclusi gli impianti con potenza inferiore ai 200 kW. Certamente il decreto rinnovabili cambierà in parte lo scenario di questo settore della green economy allontanandone forse un po’ la sola visione finanziaria per amplificare quella della filiera legno, dove la produzione di energia elettrica e termica sono un anello della catena più ampia che racchiude altre lavorazioni della biomassa forestale. Produzione di pellet, legname da opera, industria del legno e bioedilizia il cui recente bando borgate sta sviluppando interessanti progetti con aziende del territorio, sono le sfide che questi incentivi ci pongono per valorizzare ancor di più l’economia forestale e sostenere il territorio montano e chi lo abita, a cui le forze certo non mancano per poterlo così non solo abitare ma vivere.
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Universi perduti di Maddalena Sarotto
La tesi di laurea in architettura di Maddalena Sarotto – con relatore la professoressa Laura Guardamagna – racconta le borgate abbandonate di Castelmagno. PieMonti le scopre in un viaggio pieno di fascino
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l termine del mio percorso triennale alla Seconda Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, al momento di decidere quale argomento trattare per la mia tesi di laurea, mi sono trovata nel classico momento di “crisi d’ispirazione” in cui si fa una cernita di tutto ciò che si è studiato e quale sia il modo migliore di mettere a frutto i tre anni di lavoro appena conclusi. Dopo aver buttato giù infinite idee poi puntualmente depennate, sono infine approdata alla decisione di dedicarmi alle borgate abbandonate di Castelmagno. La scelta non è stata tuttavia casuale. Da diversi anni
sentivo parlare di Castelmagno, dello stato di abbandono in cui versano le sue borgate e della necessità di una riqualificazione edilizia e paesaggistica capace di rendere nuovamente accessibili queste piccole perle della tradizione architettonica montana. Si tratta di un lavoro che i miei genitori, entrambi architetti (architetto restauratore la mamma, urbanista il papà), svolgono ormai da una decina d’anni in collaborazione con il Comune di Castelmagno, la Comunità montana della Valle Grana, con la partecipazione e i sussidi della Regione Piemonte e dell’Unione Europea. È una tematica che non mi ha toccato
Maddalena Sarotto
solo di sfuggita, magari sentendo parlare di lavoro, ma è proprio entrata all’interno della vita famigliare, dal momento in cui mio papà, per protesta contro l’ abbandono, decise di abitare una casa a Narbona, la più inarrivabile delle borgate, divenendone unico residente. Questa scelta, in particolar modo legata all’inizio dei lavori di riqualificazione, suscitò molto scalpore e, all’epoca, ne parlarono anche i giornali. Si tratta perciò di un tema che, nel mio nucleo famigliare, va oltre al semplice valore architettonico, ma tocca l’etica stessa. Nel mio percorso di ricerca sono entrata in stretto contatto con questa realtà, se così si può chiamare, giacché sarebbe più corretto definirla come uno spettro di realtà: ora c’è solo più
qualche eco della vita che è stata, tra queste case cristallizzate, segni di antropizzazione che poco a poco la natura sta inghiottendo, insinuandosi nelle fessure del legno, tra gli spiragli delle murature a secco, a colmare i vuoti dei tetti crollati sotto il peso della neve. Dopo il secondo conflitto mondiale, infatti, la popolazione, già scarsa di per sé, si è ritrovata decimata ed i pochi superstiti sono migrati verso centri maggiori lasciando le loro case da un giorno all’altro, ancora arredate, in balia della natura circostante. Il mio lavoro è stato una ricerca, una documentazione di ciò che architettonicamente rappresentano queste antiche case di pietra, e si è composto sostanzialmente di due fasi principali: la documentazione e la successiva stesura. Innanzitutto, ho fatto una prima visita in loco, con mio padre, alcuni ragazzi dello studio d’architettura ed un alpinista (che ci è stato molto utile, dato che gran parte del sentiero era ancora ricoperto da un manto di neve di mezzo metro ed abbiamo anche guadato il Grana). In questo giro ho visitato una parte dell’insieme di borgate che costituisce il comune di Castelmagno. In seguito ho svolto ricerche d’archivio a vari livelli (presso il Comune di Castelmagno, le biblioteche di Facoltà, nonchè la fornitissima libreria di mio padre) e ricerche di cartografia antica e contemporanea. Da ultimo, ho fatto un’altra passeggiata, per poter visitare Narbona e la casa di mio padre: in questo caso, oltre a noi due, c’erano due ragazzi che hanno successivamente realizzato un documentario sulle borgate di Castelmagno (L’ultima Borgata). Tutto il materiale reperito ha costituito la prima parte della tesi, mentre in quella successiva sono state trattate le varie tecniche costruttive riscontrate che, essendosi rivelate indissolubilmente legate al modus vivendi, sono state accompagnate da una breve analisi sociologica. Ad oggi lo studio Boglietti & Associati ha già concluso il lavoro di riqualificazione paesaggistica, molti alpeggi sono nuovamente attivi e finalmente è possibile gustare di nuovo il vero Castelmagno; una delle
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borgate abbandonate è già stata restaurata ed è nuovamente abitata (per parte dell’anno), mentre gli altri lavori sono tuttora in corso. C’è chi dice che, per un fondamentale processo di ciclicità, prima o poi saremo costretti ad abbandonare le città di cemento per ritornare alle origini agricole e boschive. È un’idea radicale che condivido solo in parte, ma mi auguro che il mio lavoro di ricerca, assieme al progetto in corso, possa essere non solo divulgativo delle bellezze nascoste in queste montagne, ma anche uno spunto per un maggiore rispetto del nostro territorio e di un riuso realmente qualitativo a discapito delle politiche intensive che privano questi piccoli mondi della loro identità.
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GAL Canavese
turismo per lo sviluppo di Andrea Trovato
GAL VALLI DEL CANAVESE Corso Ogliani 9, Rivara (TO) www.galvallidelcanavese.it Tel. 0124.310109 Villa Ogliani a Rivara, sede del Gal Valli del Canavese
Il Gruppo di Azione Locale dà vita a un Consorzio di Operatori Turistici. Crescono le azioni per i 44 Comuni dove vivono 40mila abitanti. Il presidente Luca Bringhen e il direttore Giorgio Magrini non hanno dubbi: protagonisti sono i giovani. Anche nei nuovi bandi, per sostenere le imprese e i Comuni del territorio
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e Valli del Canavese puntano, ancora di più, sul turismo. Per questo, ad aprile, nella sala consiliare del Comune di Castellamonte, alla presenza del notaio Antonio Forni, si è costituito un nuovo consorzio operatori turistici per rilanciare un territorio fortemente colpito dalla crisi economica e dalla chiusura della Olivetti. I soci fondatori sono ventiquattro imprese turistiche locali (alberghi, rifugi, campeggi, affittacamere, bed & breakfast, agriturismo, ristoranti, produttori agroalimentari di eccellenza, accompagnatori e guide, tour operators e agenzie) che si sono riunite a seguito del processo di animazione avviato dal Gal Valli del Canavese con il supporto dei consulenti Cna. Il consorzio ha la funzione di organizzare, promuovere e commercializzare l’offerta turistica integrata della montagna canavesana. Si tratta di un consorzio senza scopo di lucro aperto alle adesioni delle imprese turistiche della montagna canavesana che intendono operare in modo coordinato per lo sviluppo del turismo canavesano. Sono molteplici le attività in programma, a partire dall’organizzazione e
promozione dell’attività di vendita di prodotti turistici delle Valli del Canavese attraverso l’analisi, lo studio, le ricerche di mercato, l’approntamento di cataloghi, la stipula di accordi con tour operators, l’ideazione e lo svolgimento di azioni pubblicitarie, e di ogni altra iniziativa promozionale ritenuta utile e opportuna. Ma non solo: il consorzio curerà l’organizzazione e la partecipazione a manifestazioni turistiche, fieristiche, culturali, enogastronomiche, sportive in Italia e all’estero, senza dimenticare la rappresentanza e la tutela degli interessi delle imprese consorziate nelle sedi istituzionali pubbliche e private. Inoltre il nuovo organismo offrirà assistenza e consulenza nella soluzione dei problemi tecnici, gestionali, organizzativi, finanziari delle imprese consorziate, ivi compresa l’attività di aggiornamento, riqualificazione, formazione delle risorse umane operanti nel settore turistico e dare il proprio supporto nell’organizzazione e nella gestione di servizi ed eventi di interesse comune, oltre che nella creazione e valorizzazione di marchi di servizi e di qualità per
favorire la diffusione dell’immagine e delle proposte turistiche degli operatori delle Valli del Canavese. Infine, tra gli obiettivi principali, c’è indubbiamente la valorizzazione e la promozione attraverso la visibilità e la presenza dei prodotti tipici agroalimentari e artigianali di eccellenza delle Valli del Canavese negli esercizi turistici e commerciali del territorio e all’esterno di esso o con la progettazione, la realizzazione, la gestione e lo sviluppo di ogni attività idonea a valorizzare il patrimonio turistico, culturale, sportivo, ambientale delle Valli del Canavese. Il territorio, duramente colpito dalla crisi economica, crede nel rilancio. L’area del Gal Valli del Canavese si estende su una superficie di quasi mille chilometri quadrati, collocata a nordovest della Regione Piemonte, nel settore centrale delle Alpi Graie. Distretto territoriale di vaste dimensioni, è stato definito, all’interno del Piano Turistico Provinciale della Provincia di Torino, come “montagna autentica”, poiché dispone di risorse naturali e ambientali “uniche” nel contesto della Provincia, in particolar modo con riferimento al parco nazionale del Gran Paradiso. L’area conta 44 Comuni, nei quali risiede una popolazione di quasi 40mila abitanti (dati ISTAT 2006), distribuita sul territorio con una densità di circa 40,2 abitanti per chilometro quadrato, media abitativa inferiore a quella regionale (170 abitanti/Kmq) e più bassa anche rispetto alla media dei territori classificati come elegibili a Leader+ (43 abitanti/Kmq). I soci pubblici sono: Comunità montana Valli Orco e Soana, Comunità montana Alto Canavese, Comunità montana Valchiusella, Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana, parco nazionale del Gran Paradiso e Ciss 38, ovvero il Consorzio Intercomunale dei Servizi Socio-Assistenziali, mentre quelli privati sono Asa – Azienda Servizi Ambiente; Asco – Associazione Sviluppo Canavese Occidentale; Cia – Confederazione Italiana Agricoltori di Torino; Cna – Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Torino; Coldiretti – Federazione Nazionale Coltivatori Diretti di Torino; Confcooperative di Torino; Consorzio Forestale del Canavese; Consorzio Rurale Valle Sacra; Federazione
tra Consorzi di Tutela Vini DOC “Alto Piemonte”; Formont – Consorzio per la Formazione professionale; Legambiente – Circolo Chiusellavivo; Mediapolis; Segheria Valle Sacra; Società Cooperativa Agripromo Canavese; Società Cooperativa Cantina Produttori di Nebbiolo di Carema; Società Cooperativa Latteria Sociale Valle Sacra e Società Cooperativa Valli Unite del Canavese. Il Gal, quindi, guarda al futuro e ai più giovani. L’analisi del contesto e delle caratteristiche specifiche de territorio, unitamente all’esame del sistema dei relativi punti di forza e di debolezza, ha evidenziato alcune priorità di intervento che concorrono ad elaborare una strategia operativa, attraverso l’attuazione del piano di sviluppo locale, i cui obiettivi riguardano in particolar modo la crescita e la creazione di microimprenditoria giovanile mediante la promozione delle filiere locali rilevanti (la filiera turistica e quella forestale) e l’attivazione di servizi specifici rivolti alle giovani famiglie. Strettamente connesso agli obiettivi di sviluppo delle filiere, ed in particolare relazione con quella turistica, è l’obiettivo inerente la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, supporto indispensabile al fine di creare le condizioni di contesto per una adeguata promozione del territorio. «In considerazione del fatto che favorire la creazione di impresa da parte dei giovani rappresenta la strategia più efficace non solo per contrastare processi perduranti di spopolamento, ma soprattutto per conferire al tessuto produttivo una rinnovata dinamicità – affermano il presidente Luca Bringhen e il direttore Giorgio Magrini – il tema unificante della strategia vede come protagonista l’imprenditoria giovanile, quale “strumento” attraverso cui realizzare il sistema di obiettivi prefissati. Dall’obiettivo generale trae dunque la propria ragion d’essere il tema strategico unificante, che costituisce il fulcro della strategia di intervento: “Imprenditoria giovanile: la leva per un territorio che cresce”. Favorire quindi l’imprenditoria giovanile, attraverso l’attivazione di azioni integrate all’interno delle filiere, che operino come supporto al “fare impresa” da parte dei giovani e la creazione di servizi che forniscano un supporto alle
famiglie giovani, e conseguentemente, ai giovani che intendono sviluppare una propria attività nelle Valli del Canavese». A settembre, inoltre, partiranno cinque importanti bandi pubblici: il primo per la creazione di microimprese, il secondo per la nascita di locande tipiche delle Valli del Canavese, il terzo per il sostegno agli investimenti delle aziende agricole per l’avvio di attività inseribili nel circuito di offerta turistica, il quarto per la creazione di micro imprese ma finalizzata all’attivazione di servizi alla popolazione residente e l’ultimo per l’avviamento di servizi innovativi per la popolazione, con beneficiari Comuni ed enti pubblici in forma singole o associata. Ma non solo: a fine ottobre ci sarà un convegno per la presentazione del consorzio operatori turistici Valli del Canavese (al mattino) e per la presentazione deo due manuali redatti dal Gal indicanti le modalità di recupero dei beni culturali (primo manuale) e beni naturali (secondo manuale) attrattivi del territorio. La novità più importante, però, è l’accordo siglato con il parco Gran Paradiso per la gestione dei centri visita presenti sul lato piemontese. «Si tratta di un progetto importante – evidenzia Magrini – che mira, ancor di più, a promuovere le bellezze del nostro territorio. Il contratto durerà cinque anni ma se tutto andrà per il verso giusto, non è escluso che si possa prolungare ancora. Si tratta di una sfida impegnativa: con l’impegno di tutti, però, il risultato finale potrà essere positivo». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente: «Questo disegno non coinvolgerà soltanto il Gal, il consorzio operatori turistici e il parco – conclude Bringhel – ma anche le Amministrazioni comunali. Purtroppo gli Enti locali hanno sempre meno risorse a disposizione e per questo vogliamo, dove possibile, dare un sostegno affinché il nostro territorio possa rilanciarsi, dopo la crisi economica che in questi anni ha costretto diverse aziende a chiudere definitivamente i battenti, puntando invece sempre di più sul turismo e sui giovani. Dobbiamo sfruttare al meglio le bellezze naturalistiche che ci sono nelle Valli del Canavese: soltanto facendo squadra potremo creare nuove opportunità e nuovi posti di lavoro per i nostri figli e per i nostri nipoti».
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Le nostre Miss Dalle vallate alpine piemontesi alle passerelle di Miss Italia: la bruna Federica Macciotta e la bionda Chiara Andrea Danese. Da Coassolo e Omegna, due ragazze bellissime, piene di sogni e profondamente legate al territorio dove sono nate e vissute Chiara Andrea Danese
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alle Terre Alte al concorso di bellezza più prestigioso. Due valligiane protagoniste a Miss Italia. La prima è Federica Macciotta, 19 anni, di Coassolo, nella Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone: studia al liceo scientifico Filippo Juvarra di Venaria Reale, e in estate lavora come bagnina. Alta 1 metro e 73 centimetri, lunghi capelli castani, ha colpito tutti con i suoi splendidi occhi castani e con il suo sorriso accattivante. Ha due fratelli, Claudio e Pietro, ed è appassionata di sport. Confessa di averne praticati svariati nel corso della sua vita: sci per due anni, nuoto agonistico per tredici anni durante i quali ha vinto un titolo nazionale e diversi regionali nelle specialità di stile libero e dorso. Si è dedicata poi al pattinaggio artistico e all’hockey su ghiaccio, poi quattro anni fa è tornata in vasca, arrivando seconda alle regionali estive e classificandosi per le nazionali. Ama l’arte, passione trasmessa dal nonno pittore. È arrivata tra le 101 finaliste di Montecatini, dove ha partecipato con il numero 73 e la fascia di Miss Ragazza in Gambissima Piemonte e Valle d’Aosta, grazie alla vittoria conquistata alla selezione di Gozzano, dove si è aggiudicata la fascia di Miss Sportiva
Diadora Piemonte. Prima, però, si era aggiudicata il primissimo appuntamento a Mappano, sbaragliando la concorrenza. Com’è nata invece l’idea di partecipare a Miss Italia? ”È stata mia mamma, insieme ad un’amica, Laura Balzano, a convincermi – racconta la bella Federica – mi hanno spinto a credere di più nelle mie potenzialità e quindi a provare a partecipare al concorso. Fino all’ultimo sono stata scettica sulla mia partecipazione, ma poi ho capito davvero di avere una gran mamma che, nonostante i suoi difetti, mi ha cresciuta da sola, cercando di trasmettermi un’educazione esemplare. La ammiro molto e non ci sarà mai persona al mondo più degna del mio amore. A Montecatini è stato tutto molto stressante: pensavo ad un mondo di fotografie e di prove, ma a livello emotivo non è per nulla facile, anzi, soprattutto quando i giorni passano e il giorno del debutto si avvicina. Bisogna svegliarsi prestissimo e si dorme davvero poco: è stata comunque un’esperienza indimenticabile”. A Coassolo, piccolo paese delle Valli di Lanzo, tutti hanno fatto il tifo per la giovane miss. Il sindaco Franco Musso ha già annunciato che
di Andrea Trovato
organizzerà una festa per il ritorno a casa della miss: “Per la nostra comunità è un onore essere stata rappresentata in un palcoscenico così importante come quello di Miss Italia. Siamo contenti di essere arrivati in finale grazie alla bellissima Federica”. In gara anche la bionda Chiara Andrea Danese, di Omegna, nella Comunità montana Due Laghi, Cusio Mottarone e Val Strona in provincia di Verbania, che ha partecipato con il numero 2, quello riservato a Miss Valle d’Aosta. Alta 1 metro e 74 centimetri, la 20enne ha nei suoi occhi verdi il suo punto di forza. Attualmente lavora come educatrice infantile e in futuro le piacerebbe studiare teatro per diventare un’attrice comica. Ha tre sorelle di cui due sono gemelle. “La partecipazione a Miss Italia? Non è stato un gioco, ma un’opportunità per realizzare i miei sogni e magari riuscire e intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo. Un sogno nel cassetto? Andare a cena con Rita Levi Montalcini, alla quale chiederei consigli importanti per diventare un esempio per tutte le donne”.
Federica Macciotta
Pie
onti Risorse srl
la M(ontagna) che fa la differenza Al lavoro la società nata per creare progetti di sviluppo per le Terre Alte, con enti locali e imprese
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ntra in azione PieMonti Risorse, la società nata a Torino ad aprile per sostenere enti locali e imprese nella costruzione di progetti che agevolino lo sviluppo socio-economico delle Terre Alte. “Non è mai esistita, a livello piemontese, una società privata che mettesse al centro del lavoro la montagna, le aree che tutti considerano erroneamente ‘marginali’ – fa notare Marco Cavaletto, presidente della società – La nostra non è solo una scommessa imprenditoriale, ma una vera missione. Il gruppo di persone
che lavorano in PieMonti Risorse ha un comune denominatore, un impegno chiaro”. Accanto a Cavaletto ci sono Giuseppe Tresso, esperto di energie rinnovabili e pirogassificazione delle biomasse, l’avvocato Filippo Cigala Fulgosi, il giornalista Marco Bussone; poi Roberto Isola, ingegnere specializzato nella progettazione di impianti idroelettrici, Mauro Piazzi, esperto di politiche forestali e filiera bosco-legno-energia, Pergiorgio Brondello, ingegnere ed esperto di energie rinnovabili, Luigi Armando Florio, Filippo Grillo e Piergiorgio Scoffone. “Gli enti locali come i piccoli Comuni e le Comunità montane, non solo piemontesi, hanno necessità di servizi, di progetti, di prodotti che un’impresa come PieMonti Risorse può
I servizi di PieMonti Risorse PieMonti Risorse Srl offre un’ampia gamma di servizi per Comuni, Comunità montane, imprese, studi di professionisti, che operano nel territorio piemontese (non solo montano) e in altre Regioni. Eccoli in sintesi: • Realizzazione di servizi e attività connesse alla valorizzazione, tutela e utilizzo del patrimonio naturale e ambientale del territorio montano • Costruzione di progetti connessi al settore delle energie rinnovabili, compresa la ricerca, lo studio e la diffusione di metodologie tecniche • Attività di formazione e di servizi di consulenza per gli enti locali e le imprese • Realizzazione di progetti di recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio e architettonico montano • Gestione di progetti e interventi finalizzati alla valorizzazione turistica dei territori • Costruzione di strumenti per la valorizzazione culturale del territorio e la tutela del patrimonio storico e umano • Progetti di comunicazione, per gli enti le imprese, curando l’organizzazione di convegni, fiere, attività editoriali, promozione su media e internet • Progettazione e sviluppo di attività connesse a progetti proposti dall’Unione Europea e ai programmi finanziati da altri organismi regionali, nazionali e internazionali.
Contatti PieMonti Risorse srl Via Verdi, 20 10124 TORINO Tel. 3402316716 info@piemontirisorse.it www.piemontirisorse.it garantire. Siamo a loro disposizione, anche per le attività di comunicazione integrate”, evidenzia Cavaletto. PieMonti Risorse lavorerà in particolare nel campo delle energie rinnovabili. “Abbiamo ribadito in più occasioni – proseguono Cavaletto e Cigala Fulgosi – quanto sia necessaria una nuova attenzione verso le risorse naturali che la montagna mette a disposizione dell’intera collettività. Acqua e legno sono i beni comuni della montagna, che devono essere valorizzati con i migliori progetti da parte degli enti, d’intesa con le società private che operano nel settore. In questo legame, PieMonti Risorse proporrà misure specifiche, ipotesi di collaborazione, servizi”. “Conosciamo bene il territorio montano e gli amministratori ogni giorno impegnati a fianco dei cittadini – prosegue Cavaletto –. Queste sono due grandi forze per una società come la nostra, che crediamo possa offrire un bagaglio di esperienza unico, finora non sviluppato. Siamo pronti a relazionarci con quanti vorranno incontrarci, con i sindaci e i consiglieri comunali che desiderano lavorare sui diversi fronti dello sviluppo economico, che hanno progetti in mente, che cercano finanziatori per le loro idee e i loro obiettivi”.
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Assicuriamo la montagna Per rispondere alle specificità delle realtà più piccole I piccoli Comuni montani e le Comunità montane spesso si trovano in difficoltà per i loro programmi assicurativi: • per il limitato interesse da parte degli operatori del settore; • perché le loro statistiche individuali di sinistri possono essere inattendibili a causa dell’insufficienza del campione di dati; • perché spesso non hanno in organico le professionalità in grado di valutare le condizioni generali adeguate alle loro realtà. Per rispondere alle loro difficoltà, l’U.N.C.E.M. Piemonte ha siglato con L’ARCA Consulenza Assicurativa Srl una specifica Convenzione a favore dei Comuni montani
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a presente Convenzione si prefigge lo scopo di dare possibilità agli Associati di stipulare delle coperture assicurative specifiche per gli Enti Pubblici montani a condizioni e premi particolarmente vantaggiosi che singolarmente sarebbe molto difficile ottenere. Oltre a tutte le polizze che necessitano ad una P.A. il nostro settore “Enti pubblici” ha studiato una soluzione per assicurare la “Responsabilità Civile Patrimoniale di ogni singolo organismo della Pubblica Amministrazione” e contro i rischi derivanti dalla loro attività, per i singoli Amministratori e singoli dipendenti dei Comuni e delle Comunità montane secondo quanto previsto dalla Legge 244/2007. Il servizio verrà integrato con specifici momenti formativi a favore del personale dell’Ente riguardo alle metodologie della gestione dei contratti (pagamento premi, comunicazioni varie,
modifiche) e dei sinistri. I prodotti verranno commercializzati con il tramite del Broker di assicurazione L’ARCA Consulenza assicurativa S.r.l. e dal suo settore “Enti pubblici” composto da: • Luciano Ronchietto Risk manager Enti Pubblici luciano.ronchietto@larcasrl.it cell. 3456202507 • Claudio CODA Broker Claudio.coda@larcasrl.it cell. 3356455432 • Franco Giorgio Giorgiofr.broker@gmail.com cell. 3468811672 Le condizioni di polizza applicate saranno visibili e scaricabili sul sito della Soc. L’ARCA Consulenza assicurativa Srl: ww.larcasrl.it
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L’ARCA CONSULENZA ASSICURATIVA Srl CHI SIAMO La nostra azienda opera sul mercato assicurativo italiano da oltre 35 anni in vari settori merceologici (Imprese Edili, Alberghi, Attività commerciali e artigiane, Imprese aeronautiche, Sanità) e ha individuato le difficoltà sempre crescenti dovute a continue modifiche legislative ed organizzative della Pubblica Amministrazione nella gestione delle pratiche assicurative. A questo proposito negli ultimi anni, L’Arca ha istituito un settore specifico che tratta Enti pubblici, Istituti, Consorzi, Aziende con partecipazione pubblica (i quali ormai sono sottoposti in ogni istante a continue modifiche legislative ed organizzative, anche per quanto riguarda le pratiche di assicurazione), che gestisce circa l’80% delle Amministrazioni Comunali Valdostane, il cui Responsabile (sig. Ronchietto: Risk Manager Enti Pubblici e Consulente del CELVA Consorzio Enti locali della Valle d’Aosta sulle problematiche assicurative) ha collaborato personalmente alla preparazione del testo della Polizza di Responsabilità Patrimoniale e Tutela legale dell’Amministrazione Regionale. A suggello dell’impegno e serietà dimostrata dal nostro settore, L’ARCA ha avuto l’importante incarico da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta di studiare i capitolati di polizza relativi
ai contratti di responsabilità civile generali e del rischio incendi di tutte le proprietà regionali per l’appalto dell’anno 2002. La professionalità che ci contraddistingue e la profonda conoscenza del settore della P.A. ci ha permesso di siglare un importante accordo con il CELVA (Consorzio Enti locali della Valle d’Aosta), i cui dettagli sono pubblicati sul sito ww.celva.it alla voce convenzioni, per quanto riguarda la copertura della Responsabilità civile patrimoniale per tutte le Amministrazioni pubbliche valdostane a condizioni particolarmente vantaggiose. Le assicurazioni sono da sempre un argomento molto delicato che va trattato con molta attenzione e professionalità, per poter offrire un servizio che sia sempre all’avanguardia abbiamo investito molte energie nella formazione, partecipando a numerosi convegni e corsi di perfezionamento organizzati sia dall’AIBA (Associazione di categoria) e da società specializzate in materia assicurativa degli Enti Pubblici. Tutto ciò ci permette di essere costantemente aggiornati sulle ultime sentenze e Decreti che possono interessare il settore pubblico.
Questi nostri costanti aggiornamenti ci hanno portato ad instaurare dei contatti anche con realtà fuori dalla Valle d’Aosta permettendoci di avviare delle trattative con Amministrazioni Provinciali e Comunali Piemontesi e non che stanno procedendo positivamente. Recentemente abbiamo siglato un importante accordo con l’UNCEM Piemonte riguardante tutte le coperture assicurative relative ai piccoli Comuni montani che permetterà agli Enti aderenti di avere, oltre ad un notevole risparmio di costi delle polizze, anche un servizio preciso e puntuale circa la gestione completa del servizio assicurativo. Per essere ancora più competitivi e aggiornati nel mercato assicurativo, la Direzione della nostra azienda sta approntando la costruzione di un sito internet che ci permetterà di essere ancora più presenti a livello nazionale, dove tra l’altro occupiamo la 59a posizione nel ranking delle agenzie di brokeraggio italiane. Nel contempo abbiamo anche ottenuto la certificazione ISO9001. La nostra azienda, per poter offrire un servizio sempre più attento alla clientela, si avvale della collaborazione
necessarie assistendo altresì nella trattazione di eventuali sinistri.
di 22 persone che si occupano dei seguenti settori: ✔ Contabilità generale ✔ Contabilità clienti e Compagnie ✔ Ufficio sinistri, assunzione e gestione ✔ Assunzione dei rischi ✔ Segreteria ✔ Settore Enti Pubblici ✔ Settore Centrali idroelettriche, biomasse, energie rinnovabili in genere ✔ Settore rischi di montagna (Impianti di risalita, guide, maestri di sci ecc.) ✔ Settore Turistico Alberghiero ✔ Settore Sanità ✔ Settore Aeronautico ✔ Settore Industriale, Edile e dei Trasporti ✔ Settore Famiglie ✔ Settore Commerciale
• Istruzione e collaborazione con il personale indicato dall’ente per la gestione dei contratti assicurativi circa le condizioni contrattuali, le metodologie di gestione, ed i sinistri.
La nostra azienda, dopo aver fatto un’analisi dettagliata delle coperture e dei rischi da assicurare e/o già assicurati, valuterà che essi siano sufficienti e in linea con le migliori condizioni ottenibili sul mercato e sulla base dei programmi di volta in volta approvati e negozierà per conto del cliente con le Compagnie tutte le modifiche che si rendessero
• La possibilità da parte del cliente di entrare, dopo una richiesta di autorizzazione, nel nostro sito per verificare lo stato della propria posizione assicurativa (pagamenti, sinistri, ecc…). Resta, naturalmente, al cliente la sottoscrizione dei contratti e di ogni altro documento riguardante la gestione assicurativa e resta altresì inteso che il nostro servizio è prestato senza oneri a Vostro carico, ci metteremo in contatto con Voi per approfondire più dettagliatamente questo accordo.
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EnviCons
Una giovane realtà al servizio del territorio e dell’ambiente LA SOCIETÀ
EnviCons srl Via Lessolo 3 1053 TORINO Tel. 011.81.28.684 Fax 011.81.27.529 www.envicons.com info@envicons.com
EnviCons è una giovane società emergente del panorama piemontese che presta servizi di consulenza tecnica e scientifica in campo energetico, ingegneristico, agroforestale, paesaggistico ed ambientale. Costituitasi nel 2009, EnviCons ha trovato la sua naturale identità nello sviluppo sostenibile delle infrastrutture sul territorio, curandone gli aspetti progettuali, autorizzativi, realizzativi e gestionali per raggiungere il giusto equilibrio tra ambiente e sviluppo. Una delle caratteristiche vincenti di EnviCons risiede nell’assumere, grazie alle professionalità diversificate di cui dispone, un approccio multidisciplinare, ricercando sempre i giusti compromessi in termini di rapporto costi-benefici, efficacia e sostenibilità ambientale. La società inoltre fa parte del polo di innovazione ENERMHY (ENErgie Rinnovabili e Mini HYdro), ha attivato una convenzione con UNCEM per lo
sviluppo di progetti di valorizzazione sostenibile del territorio, ed aderisce al progetto ECOmpanies della Camera di Commercio di Torino per la promozione internazionale delle aziende nei settori dell’energia e dell’ambiente. Grazie alla sua competenza ed esperienza EnviCons è un partner valido sia per clienti del settore privato che di quello pubblico, capace di venire incontro alle esigenze specifiche delle diverse committenze. EnviCons è in grado di intervenire, fornendo soluzioni personalizzate per qualsiasi esigenza in campo ambientale, paesaggistico ed energetico, gestendo con professionalità e competenza sia gli aspetti tecnici che quelli amministrativi, commerciali e normativi.
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38 manutenzione ordinaria (PMO) e di approvvigionamento delle biomasse legnose. In campo agronomico EnviCons offre la sue competenze a 360° nella consulenza e gestione personalizzata delle aziende agricole per massimizzarne l’efficienza produttiva ed economica, attraverso l’ottimizzazione dei sistemi di irrigazione e di gestione della risorsa idrica e dello smaltimento di sottoprodotti, scarti agricoli e reflui zootecnici.
AREE OPERATIVE Paesaggio e Territorio Il paesaggio è il prodotto delle interazioni tra le componenti fisiche, antropiche e socio-economiche di un determinato territorio. L’uomo ha da sempre trasformato l’ambiente in cui vive, modificandone profondamente l’aspetto paesaggistico. È quindi di fondamentale importanza inserire correttamente le opere nel loro contesto di riferimento al fine di tutelare e salvaguardare il territorio e il paesaggio. Per queste finalità EnviCons realizza studi di inserimento paesistico, analisi percettive e dei margini visivi, opere di mitigazione e compensazione ambientale mettendo in campo le migliori soluzioni tecniche e progettuali volte alla minimizzazione degli impatti sul territorio. A supporto Rivolgersi al team di EnviCons vuol dire trovare: • passione per il proprio lavoro; • un know-how specialistico e diversificato; • attenzione e rispetto per l’ambiente; • soluzioni etiche e a basso impatto ambientale. Per espandere e diversificare il proprio campo di attività EnviCons è alla costante ricerca di: • opportunità di lavoro e sviluppo; • investitori per i nostri progetti; • partnership con aziende ed enti territoriali; • networking.
di questa attività EnviCons si avvale di moderni strumenti informatici quali i Sistemi Informativi Territoriali (SIT) e delle più avanzate tecniche di indagine geologica, geotecnica e topografica. La società inoltre è specializzata nella realizzazione di opere di ingegneria naturalistica (sistemazioni di versante, palificate, gabbionate, difese spondali, ecc), studi idrologici e idraulici.
Agricoltura e Foreste Gli ambienti agro-forestali rappresentano sistemi biologici complessi che possono svolgere molteplici funzioni: la difesa dal rischio idrogeologico, il mantenimento della biodiversità e la mitigazione dei cambiamenti climatici. I boschi e le campagne, storicamente gestiti privilegiando gli aspetti economicoproduttivi, oggi si sono trasformati in elementi multifunzionali, il cui governo non può prescindere da un approccio integrato, attento alla sostenibilità ed agli equilibri ecosistemici. EnviCons mette a disposizione dei propri clienti la propria esperienza offrendo una vasta gamma di servizi che soddisfano ogni aspetto della gestione agro-forestale. Nel comparto forestale EnviCons si avvale di un team di professionisti appassionati capaci di curare ogni aspetto della gestione dei boschi applicando tecniche selvicolturali e dendrometriche per la redazione di piani di assestamento forestale, di
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39 Educazione e formazione Una corretta educazione ed informazione sono fondamentali per diffondere, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, la conoscenza dell’ambiente e delle sue problematiche, contribuendo a formare una adeguata consapevolezza ambientale. Per questo motivo EnviCons è impegnata nel promuovere e diffondere la conoscenza della natura, dell’energia e della sostenibilità in modo efficace ed accattivante, supportando l’attività divulgativa e didattica rivolta a scuole,
parchi, musei ed eventi in genere. La realizzazione dei contenuti viene curata da personale con elevata specializzazione tecnico- scientifica in grado di offrire soluzioni personalizzate per i bisogni del cliente e adatte a tutti i livelli scolastici. EnviCons realizza inoltre una serie di prodotti didattici (plastici interattivi, kit didattici, allestimenti tematici, testi e materiali informativi), in particolare su acqua, neve, suolo, legno e dissesti.
Ambiente ed energia La situazione energetica contemporanea, sia nazionale che internazionale, è sempre più complessa e pone ogni giorno nuove sfide. In questo contesto l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale sono elementi sempre più strategici a tutti i livelli della società, sia per i privati, che per le aziende e le amministrazioni pubbliche. Per affrontare e vincere queste nuove sfide EnviCons, a partire dalla sua fondazione si è sempre impegnata nel promuovere la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di energie rinnovabili (fotovoltaici, idroelettrici, biogas e biomasse). Così facendo, attraverso una attenta valorizzazione delle diverse potenzialità energetiche presenti sul territorio, EnviCons ha sempre posto particolare attenzione a creare opportunità di sviluppo economico e ricadute occupazionali, compatibilmente con la salvaguardia dell’ambiente e in un clima di massima collaborazione e trasparenza con i
clienti. Il fotovoltaico a terra che negli ultimi anni è stato il principale settore di attività aziendale (progetti realizzati per 180 MWp) ha portato oggi EnviCons a curare e seguire la gestione postinstallazione degli impianti realizzando opere di manutenzione e mitigazione del verde nonché monitoraggi ambientali (suolo, clima etc.). Partendo dalle numerose potenzialità idroelettriche non sfruttate o dimenticate (e.g. opifici abbandonati, vecchi mulini, canali irrigui, acquedotti) diffuse in tutto il territorio nazionale nonché piemontese EnviCons è in grado, agendo in stretta collaborazione con partner tecnici e finanziari, di sviluppare interamente la realizzazione di piccoli impianti idroelettrici fornendo un servizio “chiavi in mano”. L’azienda si rivolge a tutti i soggetti interessati curandone gli aspetti autorizzativi, progettuali, finanziari, costruttivi e gestionali. Infine EnviCons rivolge la sua attenzione anche al settore delle bio-energie. Sfruttando il potenziale energetico di biomasse legnose, sottoprodotti agricoli, liquami e scarti agroalimentari oggi è infatti possibile trasformare i costi connessi alla gestione e al loro smaltimento in un ricavo. La produzione energetica con impianti a biogas e a biomasse è oggi una concreta opportunità per gli imprenditori del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale, che intendono integrare e consolidare il proprio reddito e nel contempo aumentare la sostenibilità ambientale della propria azienda.
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Le emozioni di Voci dei luoghi di Elisa Sola
La rassegna teatrale itinerante per non dimenticare è promossa dalle istituzioni che negli anni hanno imparato a fare sistema: il Consiglio regionale, il Consiglio provinciale, l’Uncem, i Comuni, con l’operatività di quattro compagnie teatrali
“C
i sono la Resistenza, la Costituzione, i valori, i sentimenti e la partecipazione migliore della gente per non dimenticare”. Così Roberto Placido (nella foto in basso), vicepresidente del Consiglio regionale
e delegato al Comitato provinciale Resistenza, Costituzione e Democrazia ha commentato la sesta edizione di Voci dei luoghi, la rassegna teatrale itinerante che si è svolta durante l’estate. I comuni montani coinvolti quest’anno sono stati 24, individuati in 18 Comunità montane delle diverse province piemontesi. “Ben il 10 percento del totale dei Comuni in Piemonte” ha specificato Placido, a cui si è aggiunta la Città di Torino dove la rassegna ha preso il via con la serata del 6 luglio, presso il Centro culturale Principessa Isabella. Il tour è iniziato dalla circoscrizione 5 del capoluogo piemontese, quella dove Placido è vissuto. “Dalla periferia della città alle tante e belle periferie del Piemonte”, ha commentato il vicepresidente del Consiglio. “La rassegna – ha spiegato Placido – che in questi anni ha riscosso un indubbio successo di pubblico, rappresenta un’esperienza straordinaria, con la rilettura e l’interpretazione teatrale, delle parole e delle storie delle valli e degli uomini che, sessantanove
anni fa, impegnandosi nella Lotta di Liberazione, costruirono il terreno da cui sono nate la Repubblica e la Costituzione Italiana”. “Anche quest’anno – ha proseguito Placido – Voci dei luoghi ha avuto un riscontro positivo. I piccoli comuni sono la forza del nostro territorio. Nelle montagne non sempre accadono grandi eventi. Devo ammettere che in sei anni le persone hanno risposto molto bene, soprattutto i giovani. I giovani di oggi, che interagiscono nei luoghi dove i giovani di allora, a 16 e 17 anni, hanno sacrificato la vita”. Ogni spettacolo teatrale della rassegna è dedicato a un episodio locale della Resistenza. Per rievocare un fatto, raccontare una storia, celebrare un luogo e una comunità. A partire dalla serata del 6 luglio e fino al 18 settembre, il Piemonte è stato e sarà attraversato da una carovana di attori e musicisti capaci di raccontare storie di guerra e Liberazione. Un cartellone composto da quattro differenti compagnie che
propongono quattro forme di teatro tese a narrare la nostra storia recente: Assemblea Teatro (“Era peggio che per voi”), Accademia dei Folli (“Io sono partigiana”), Associazione Culturale Tékhné (“Omissis. Non dimenticare”) e Compagnia 3001 (“La scelta”). La canzone e il testo, il movimento e la musica, la testimonianza e il forte rapporto con i documenti o i libri saranno la base degli spettacoli che , nel corso degli anni, hanno riscosso un grande successo di pubblico, toccando – nelle cinque precedenti edizioni – 103 località. “Ringrazio – ha affermato Placido – le quattro compagnie teatrali. E ringrazio molto anche i sindaci, perché il successo è anche merito loro, così come degli enti locali e delle istituzioni, riunite insieme per una sesta edizione che coinvolge il dieci percento dei 1200 comuni piemontesi. La rassegna ci fa scoprire nomi e luoghi straordinari. Con 24 Comuni e 18 comunità montane coinvolte si dà l’idea di una partecipazione corale per una riflessione
L’ultima rappresentazione di questa edizione si terrà martedì 18 settembre a Boves (nella Comunità montana Alpi del Mare) nel salone Borelli alle ore 21. Sul palco salirà la compagnia Assemblea Teatro
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sulla Resistenza, sulla Costituzione che sono alla base della nostra democrazia”. “Nei luoghi montani – ha sottolineato il vicepresidente del Consiglio regionale – si è svolta la resistenza con grandi personaggi e grandi eroi. Oggi un momento di riflessione è importante, durante le vacanze estive, per non dimenticare determinati valori al di fuori del momento tradizionale del 25 aprile. Il Comitato vuole proprio organizzare delle iniziative al di fuori di quella data e il successo di questa rassegna è di tutti noi e di tutte le istituzioni. Mi fa molto piacere il clima di partecipazione e collaborazione tra tutte le istituzioni e i piccoli Comuni, che sono la vera e grande risorsa della nostra Regione
e delle montagne. Ci sono spettacoli allestiti nelle piazze, sotto un porticato, nei luoghi dove si ritrova la gente per ricordare e trasmettere valori ricordando episodi locali. Ci sono tanti piccoli nomi che hanno contribuito a fare la Resistenza e che vanno ricordati. La Resistenza è partita dalla montagna”. Il teatro come forma di comunicazione di valori, come collante delle comunità e, secondo Sergio Bisacca, presidente del Consiglio provinciale, anche come forma di resistenza attiva alla crisi. “La nostra scelta è stata quella di tenere programmi lunghi, un corso di iniziative per tutto l’anno – ha spiegato riferendosi all’attività del Comitato – con la crisi economica per i Comuni, in particolare per quelli piccoli, la situazione è drammatica. Noi cerchiamo di tenere in piedi la cultura e uno dei temi è la cultura della memoria. Cerchiamo di mantenerla comunque, nonostante tutto, con queste iniziative culturali che hanno a che fare con la memoria e con la democrazia. L’obiettivo è avere un’idea diffusa della cultura sul territorio e andare a cercare gli spettatori dove ci sono. Molte famiglie vanno in vacanza in montagna, e ce ne sono di più quest’anno rispetto ad altri tempi, perché in tempi di crisi si va meno lontano”. Secondo Lido Riba, “bisogna individuare modelli nuovi per comunicare valori antichi”. “Roberto Placido – ha affermato – ha attuato un’innovazione del processo, perché noi abbiamo un grande patrimonio culturale e anche una grande responsabilità,
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quella di riuscire a trasmetterlo. E questa non è un’operazione burocratica, ma va accertato che il valore sia diventato parte della popolazione, se no non è più trasmissibile. In questo senso l’idea del teatro è un’innovazione del processo e del prodotto. Occorre usare una forma di comunicazione incisiva. Nei comuni montani le risposte da parte dei giovani ci sono, o per curiosità di recuperare un’identità nazionale. Messaggi come questo sono fondamentali per ricostruire il senso di cittadinanza che ne è la premessa. E sappiamo quanto questo è importante per guidare il processo di un popolo, verso la liberazione verso lo sviluppo e verso i valori e la quotidianità”.
I sindaci Sono soddisfatti i sindaci dei 24 Comuni che hanno ospitato la rassegna estiva, e si aspettavano una risposta forte da parte del pubblico. Per Barbara Compagno Zoan, sindaco di Quincinetto, “le compagnie teatrali sono più che apprezzabili”. “Voci dei luoghi – ha precisato – dà l’opportunità di avere un momento di cultura ma
anche di dare spazio e respiro a gente in un momento di crisi, quando le persone tendono a essere remissive o solitarie o a chiudersi. La resistenza la stanno facendo tutti in questo momento”. Secondo Laura Santanera, assessore all’istruzione di Cantalupa, “la cultura si fa tutti i giorni e la memoria fa parte della nostra cultura: non ricordiamocene solo il 25 aprile. Perseguiamo l’obiettivo tutti i giorni e facciamo di tutto per trasmetterlo alle scuole”.
Le compagnie teatrali L’Accademia dei folli propone “Io sono partigiana!”. Un percorso tra musica e teatro sulle tracce delle donne che hanno lottato contro il nazi-fascismo. Storie, testimonianze, lettere, episodi di una resistenza a volte dimenticata o passata in secondo piano. Un’indagine sull’importante ruolo della donna e insieme una riflessione sul concetto stesso di Resistenza. L’associazione culturale Compagnia 3001 presenta il tema de “La scelta”. Quella che fecero molti giovani, molti dei quali appartenenti all’esercito ormai allo sbando, per combattere l’invasione
tedesca. In particolare viene narrata la storia di Armando, un giovane che abbandonò tutto per unirsi ai partigiani. All’interno dello spettacolo si snodano alcune letture tratte dagli archivi storici della Resistenza. Assemblea teatro mette in scena “Era peggio che per voi”, uno spettacolo mutevole capace di mutare forma di serata in serata, a partire da un canovaccio solido e forte di decine di repliche. Tra i protagonisti, in terra di Langa, il leggendario Lulù, un eroe solitario che amava farsi beffe di tedeschi e fascisti andandogli sin sotto il naso con travestimenti incredibili. L’associazione culturale Tékhné offre agli spettatori il tema “Omissis. Non dimenticare”. La Resistenza raccontata con le parole di Beppe Migliore, partigiano di Pradleves. Dalle fasi della liberazione dell’Italia, dall’occupazione nazista alla nascita della nostra Costituzione. Beppe allora era un ragazzo poco più che maggiorenne e come tanti altri suoi coetanei e coetanee, decise di lasciare la sicura vita della famiglia e degli affetti, per inseguire il sogno di consegnare alle generazioni future un’Italia libera.
Le valli “porte” delle Alpi L’
unità ambientale di riferimento per gli insediamenti umani in montagna è la valle, cioè una porzione di territorio attraversata da un corso d’acqua che assicura la risorsa idrica indispensabile per l’uomo e per le coltivazioni e fornisce d’altro lato lo spazio per collegamenti stradali. Il termine latino valles, vallis è imparentato con valvae, battenti della porta (verbo connesso volvo, italiano volgere, far girare): le valli per i Romani erano le “porte” delle Alpi o delle montagne in generale . Il toponimo valle è tra i più diffusi. Connota non solo un valle vera e propria, ma anche porzioni minori di territorio, riconducibili amministrativamente ad un solo comune. Non di rado indica al contempo (ad es. Valgrana) una valle e un suo centro abitato. Nella maggior parte dei casi la valle prende il nome dal corso d’acqua che la attraversa o, se i corsi sono molti, dal principale. L’aostana Valsavarenche è un composto di valle e Savara che è il nome di un torrente con l’aggiunta del suffisso -anica o -enica. Il nome fu italianizzato in Valsavara dal 1939 al 1946, quindi fu scritto Valsavaranche fino al 1976. Nei documenti medioevali il paese è menzionato con il nome di Vallis Savarenchie. Valtournenche invece è un composto di
valle e Torgnon che è il nome di un paese limitrofo con l’aggiunta del suffisso -inca. Il paese fu chiamato Valtornenza dalle solite autorità fasciste e Valtournanche fino al 1976. Altre volte la valle prende nome da una città importante (Aosta, Susa), o di un centro che magari è scomparso: Auriate (da aureo), capitale di una contea medioevale che si estendeva dalla valle Stura alle valle Po, ha lasciato come unica traccia il nome di un piccolo comune, Valloriate. Altre volte è un aggettivo a connotare la valle o il comune-valle. Esso implica la sottolineatura di una caratteristica: atmosferica (Valduggia), acustica (Valsorda), vegetativa (Valverde), di estensione (corta, lunga). Spesso si tratta di un giudizio sull’abitabilità della zona: Valgioie in provincia di Torino (o Vallebona nell’imperiese) pare esprimere un messaggio esattamente contrario a quello di Valmala, aggregazione di borgate in un vallone laterale della val Varaita che culmina in un pianoropascolo, su cui nel 1834 alcuni pastorelli videro la Madonna. Tuttavia il termine gioia non va preso con troppo entusiasmo, come se accanto ai paesi della “malora”, la dura vita contadina sulle terre alte consentisse di indicarne altri come luoghi dell’allegria. Secondo gli studi di Gian Domenico Serra “gioie”
Valgioie: veduta sui laghi di Avigliana
Valmala: il santuario luogo di visioni mariane
Cultura
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di Livio Berardo
Valgioie: veduta sulla val Sangone
(presente anche in Mongioie ecc.) sarebbe la traduzione dei “gaudiosa monticula” di cui parlano alcune fonti medioevali, cioè dei mucchi di pietre usati come indicazioni segnaletiche. In tal caso la “gioia” consisteva nel non smarrirsi durante viaggi di una qualche difficoltà. Nei nomi composti con il prefisso val bisogna infine far attenzione a non confondere quelli di origine latina o neolatina con alcuni derivati dal vocabolo germanico Wald, che indica il bosco: Valperga e Valdengo rappresentano due esempi di questo tipo. Valdieri deriva direttamente da waldarii, guardiani dei boschi. Una lunga tradizione di privilegi feudali (la legna, i frutti del sottobosco, la fauna selvatica come patrimonio del signore) ha insomma preceduto la nascita della riserva di caccia dei Savoia. Per salvaguardare il suo reale hobby Vittorio Emanuele II nelle trattative con Napoleone III per la cessione della contea di Nizza al Secondo Impero (18591860) ricamò un confine a zig zag, così irrazionale da offrire ai francesi il destro per nuove rivendicazioni territoriali all’indomani della II guerra mondiale. Nel nome medioevale del paese sta tutto un destino del territorio, conclusosi felicemente con l’istituzione del parco delle Alpi Marittime e al di là del confine italiano di quello del Mercantour.
Cultura
44 Recensioni a cura di Ambra Lazzari
Indagine sulle caratteristiche e sulle esigenze dei pellegrini della Via Francigena di Sigerico Docente di Politiche del turismo, Mario Matto è autore di numerosi studi e pubblicazioni. Appassionato di cultura locale, territorio, ambiente e paesaggio, è impegnato nell’attività di accoglienza dei pellegrini presso l’ostello di Santhià, dove risiede.
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er soddisfare al meglio le esigenze dei turisti, l’autore ha analizzato con metodo la domanda turistica, attraverso un’indagine che ha coinvolto i pellegrini che hanno soggiornato presso l’ostello di Santhià nel corso del 2010. Lo scopo è stato principalmente quello di dotare le amministrazioni locali di un efficiente strumento che permettesse non solo di esplorare il fenomeno turistico, ma anche di programmare la realizzazione delle necessarie infrastrutture di accoglienza. Ne è emerso un diario di viaggio collettivo che offre uno spaccato vividissimo del mondo dell’escursionismo di lungo corso e che, potenzialmente, potrebbe avere ricadute e propagazione a livello internazionale. Pur trattandosi di un auto censimento – ovvero di un questionario compilato in autonomia dai visitatori senza la presenza di un intervistatore – ha registrato un notevole successo, raccogliendo contributi da parte del 90% degli ospiti. Interessanti i risultati: il costo giornaliero medio sostenuto da un pellegrino si aggira sui 30 euro; il percorso dal Gran San Bernardo a Roma, dura 40 giorni e richiede una spesa media di 1.000-1.200 euro, mentre l’intera tratta, da Canterbury a Roma, ne costa in media 3.000.
Mario Matto, Indagine sulle caratteristiche e sulle esigenze dei pellegrini della Via Francigena di Sigerico, 2011, ed. Grafica Santhiese, pagine 180
Millepassi Percorsi escursionistici in provincia di Alessandria
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illepassi… quanti ne occorrono per uscire dalle abitudini sedentarie della vita moderna e lasciarsi affascinare dalla bellezza antica del camminare, effettuando un percorso di riscoperta”. Riscoperta di sé, del proprio corpo in movimento, del piacere del ristoro al termine dell’escursione, dell’ambiente e dei paesaggi, del volo di un rapace e dello scorrere di un ruscello. 156 sentieri CAI per un totale di 1.345 chilometri, distribuiti tra vallate, colline e pianura. Anche l’amministrazione alessandrina si è impegnata e prosegue costantemente nella promozione di iniziative e progetti che portano ad aumentare la valorizzazione del proprio patrimonio, costellato di
itinerari completamente dimenticati per decenni e ora illuminati da un nuovo interesse. Motore di questa nuova attività è il desiderio di ritrovare il contatto con l’ambiente naturale dal quale la frenetica vita di oggi ci ha profondamente allontanato. Questa guida ne è un esempio concreto e offre una panoramica su alcuni dei percorsi più significativi di ogni area della provincia di Alessandria, garantendo spunti rivolti agli appassionati per andare alla scoperta di altri itinerari. Praticabili in tutte le stagioni, lontani dagli ingorghi e i grandi agglomerati urbani, costituiscono un’offerta turistica completa e dettagliata, forse meno nota di altre aree piemontesi ma altrettanto degna di essere esplorata.
Provincia di Alessandria, Millepassi, 2011, ed. Impressioni Grafiche, pagine 207
www.torinoelealpi.it I
l progetto Torino e le Alpi, ideato da Dislivelli con la collaborazione del Museo Nazionale della Montagna e della Compagnia di San Paolo, intende riprendere concretamente il percorso iniziato e interrotto in occasione dei giochi olimpici, per rivitalizzare il legame sopito ma non spento tra la città e la montagna. Rivolto a tutti coloro che pur abitando, lavorando e progettando ai piedi delle Alpi o nel cuore vivo delle valli, faticano a concepirne non solo il significato culturale e simbolico, ma anche le opportunità economiche. “Lavoriamo innanzitutto per costruire una nuova immagine delle Alpi che superi gli stereotipi della montagna museo o della montagna parco-giochi. Una più realistica descrizione delle Alpi può certamente aiutare a comprenderne le ricchezze, le opportunità, le difficoltà e i bisogni, mobilitando le forze capaci di sostenere strategie di qualificazione e sviluppo durevole, con particolare attenzione ai processi di re-insediamento e di nuova residenzialità”. Tra gli eventi proposti, il Campeggio Resistente 2012, che si terrà dal 2 al 5 agosto 2012 a Valloriate (Cuneo). www.torinoelealpi.it
La Metafora di Bussana: L’Europa Che Vogliamo Giacomo Ferrante 3/1/1965, ha frequentato la Scuola Video di Documentazione Sociale. Ha realizzato numerosi video fra cui: Real Falchera F.C. (1991), Uomo di pietra (1992), Frammenti di quartiere (1994), Milano 25 aprile 1994 (video collettivo, 1994), Il penultimo lustro rosso del secolo (1995), Alzabarriera (1996).
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l regista ha dato vita a un interessante progetto di documentario collettivo che chiama a raccolta tutti coloro che abbiano già del materiale filmico o che siano interessati a realizzarne di nuovo, facendo del borgo una metafora dell’Europa in crisi. “La crisi economica attuale come il terremoto del 1887, noi come quegli artisti che andarono là ispirati dalla voglia di ricostruire daccapo un qualcosa che sembrava morto, ma era solo svenuto!“. Bussana Vecchia fu semidistrutta dal violento terremoto del 23 febbraio 1887. Totalmente abbandonata per decenni, ha ricominciato ad essere abitata dal finire degli anni Cinquanta divenendo un caratteristico “villaggio di artisti”, in un’ambientazione da borgo medioevale. Per comunicare la propria disponibilità a partecipare al progetto scrivere a giacferrantefalchera@libero.it oppure sulla pagina Facebook di Giacomo Ferrante. Progetto di Giacomo Ferrante, La Metafora di Bussana: L’Europa Che Vogliamo
Cultura
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Progetti europei
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Contro lo spopolamento: le strategie dell’UE di Nuria Mignone ed Emanuela Dutto
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ndividuare modelli innovativi di sviluppo per le regioni e le città che hanno subito o stanno vivendo fasi di spopolamento, per assicurare infrastrutture pubbliche sostenibili, limitando i costi pubblici derivanti da opere sovradimensionate, in campo educativo, assistenziale, sanitario, culturale. È questo il principale obiettivo del progetto ADAPT2DC – finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Central Europe – al quale l’Uncem Piemonte partecipa come partner insieme ad altri dieci soggetti istituzionali, università, enti di ricerca di sei Paesi d’Europa
Ostana, il Comune della Valle Po ha accolto il 20 e 21 gugno il meeting del progetto finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Central Europe, di cui Uncem Piemonte è partner
(Germania, Italia, Slovenia, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca). I temi del progetto, considerato “strategico” per la genesi di nuove politiche territoriali dall’UE, sono stati presentati in un convegno internazionale che si è svolto a Ostana nella mattinata di mercoledì 20 giugno, prima di lasciare spazio al meeting tra i partner fino alla giornata di giovedì 21 giugno. Nella sessione plenaria, ospitata nella sala del Consiglio comunale presso il Municipio, sono stati presentati gli obiettivi generali del progetto e i primi passi realizzati nelle aree pilota. Tra i numerosi interventi – dal Sindaco di Ostana Giacomo Lombardo al presidente dell’Uncem Piemonte Lido Riba, dal vicesindaco del Comune di Cuneo Luca Serale al Presidente della Comunità Montana del Monviso Aldo Perotti al Leader Partner del progetto Klaus Bongartz – ha suscitato particolare interesse la presentazione curata dall’architetto Massimo Crotti dell’Istituto di Architettura Montana (Iam) del Politecnico di Torino. Nel suo intervento l’architetto Crotti ha infatti presentato alcune delle iniziative che negli ultimi anni sono state realizzate a Ostana per cercare di rivitalizzare un paese che nei primi anni Ottanta aveva raggiunto un minimo storico di 5 abitanti fissi. Il paese è in una fase di importante rilancio, che
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passa anche attraverso il recupero innovativo del patrimonio immobiliare abbandonato inserito in un’ottica di progettazione urbanistica globale del Comune. Il recupero delle abitazioni esistenti si è accompagnato negli anni a scelte orientate a offrire i servizi necessari per un turismo dolce e per la vita quotidiana dei nuovi montanari, coloro che scelgono deliberatamente lo scenario alpino come luogo di residenza. In tale contesto, il progetto ADAPT2DC permetterà di impostare la progettazione di un centro multiservizi nel quale concentrare i servizi essenziali per residenti e ospiti, quali ad esempio uno sportello medico, una sede comune per l’associazionismo locale, una piccola biblioteca, uno spaccio alimentare, l’ufficio postale, un internet point. Il progetto del centro multi-servizi intende andare incontro alle esigenze dei residenti e dei turisti, fornendo un ventaglio di servizi che sarebbe praticamente impossibile proporre singolarmente in un piccolo comune montano. L’obiettivo è, insomma, creare un luogo di aggregazione e di sviluppo del territorio e delle sue risorse conosciute e nascoste, incoraggiando nuovi potenziali residenti a scegliere la montagna come luogo dove immaginare il proprio futuro.
Notizie dalle Comunità
48 Eventi e iniziative delle nostre Comunità a cura di Marialaura Mandrilli
Bando di finanziamenti per gli alpeggi pubblici
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assessorato regionale alla Montagna ha previsto, sulla base della misura 125.3.3 del Psr, un bando per il finanziamento degli Alpeggi di proprietà degli enti pubblici. Con tale azione, cui sono destinati attualmente circa 2 milioni di euro, che verranno probabilmente implementati alla fine dell’anno, potranno essere attuati interventi infrastrutturali in alpeggi pubblici per il miglioramento della viabilità di accesso e la realizzazione di elettrodotti ed acquedotti. Il contributo in conto capitale previsto è pari al 90% della spesa complessiva ammessa, ad esclusione dell’Iva, non riconosciuta dalla CE per tali interventi. L’alpicoltura piemontese riveste un ruolo strategico per la salvaguardia e mantenimento
dell’ambiente montano e per le peculiarità dei prodotti di caseificazione unici nel loro genere. Investire nelle infrastrutture consente di agevolare il lavoro degli imprenditori, Roberto Ravello facilitandone l’accesso agli alpeggi e operare con l’ausilio di elettricità ed acqua, non sempre adeguatamente presenti in tutti i pascoli. A questa iniziativa, destinata in via esclusiva alle infrastrutture, seguirà presto un provvedimento dedicato alle strutture
Alberto Buzio e Franco Bertoglio, due colonne dell’Uncem
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l 15 giugno 2012 il Consiglio dell’Uncem Piemonte ha ringraziato due colonne della Delegazione che per decenni hanno svolto una preziosa attività politica e sindacale a beneficio del sistema degli enti montani piemontesi. Alberto Buzio, già sindaco di Omegna e per un decennio presidente dell’Uncem Piemonte, e Franco Bertoglio, dal 1973 al 2000 segretario e direttore, sono stati premiati per il loro impegno dal presidente nazionale Enrico Borghi, da Lido Riba e Giovanni Francini. Buzio, non essendo più consigliere comunale, ha concluso il grande lavoro nell’organo esecutivo della Delegazione. Bertoglio e Buzio – per anni al lavoro insieme – hanno guidato con passione il lavoro di rappresentanza degli enti e hanno gettato le basi per il percorso legato allo sviluppo socio-economico delle Terre Alte. Due esempi di dedizione all’Unione, in particolare per gli amministratori pubblici e per le Da sinistra, Franco Bertoglio, Giovanni Francini, Lido nuove generazioni. Riba, Alberto Buzio ed Enrico Borghi
d’alpeggio (ricoveri per il margaro, locali di caseificazione) per un importo di circa 3,5 milioni di euro. Le due azioni consentiranno di sviluppare un processo organico di recupero e miglioramento degli alpeggi pubblici, con positive ricadute sia in termini di vivibilità per gli addetti, sia di mantenimento e sviluppo delle attività economiche in montagna. “L’obiettivo – afferma l’assessore alla Montagna Roberto Ravello – è di favorire lo sviluppo della zootecnia alpina, della filiera agroalimentare, del ruolo di salvaguardia ambientale svolto dagli alpeggi e delle annesse opportunità di lavoro. I pascoli alpini e le relative infrastrutture sono una risorsa per la collettività e concorrono ad una rivalutazione diretta del territorio, fondamentale sia per incentivare un progressivo ripopolamento delle aree montane, sia per implementare l’offerta turistica. Sono dunque occasioni di crescita economica ed occupazionale”. Secondo il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, “Il bando per il finanziamento degli alpeggi di proprietà degli Enti Pubblici costituisce l’ennesimo segnale concreto di attenzione della nostra Giunta nei confronti di chi vive e lavora in montagna. Pur in un momento caratterizzato dalla scarsità di risorse pubbliche, destiniamo 2 milioni di euro per interventi infrastrutturali in alpeggi pubblici, per il miglioramento della viabilità di accesso e la realizzazione di elettrodotti ed acquedotti. Il mantenimento e lo sviluppo delle attività in montagna rappresentano per noi una priorità non soltanto dal punto di vista delle ricadute economiche e occupazionali, ma anche per quanto riguarda la difesa delle nostre tradizioni più antiche e quindi dell’identità del Piemonte”.
Lemie: crediti di carbonio dai boschi della Val di Viù
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l valore dei boschi del Piemonte continua a crescere. Anche nelle Valli di Lanzo. Merito dei numerosi progetti di gestione e valorizzazione delle foreste messi in atto negli ultimi anni dalla Comunità montana e dal Gruppo di Azione Locale. In questa direzione va il progetto “Forcredit, il bosco che respira”, che è stato presentato martedì 12 giugno Celestina Olivetti presso la sede dell’ente montano a Ceres. Previsto in particolare sui boschi di Lemie, il progetto prevede la valorizzazione della foresta che circonda il paese (600 ettari) per “fissare”, cioè assorbire, l’anidride carbonica. I boschi e i suoli possono infatti essere un serbatoio prezioso di CO2 e possono essere posti – tramite adeguati piani di gestione come quello della Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone – al centro di un mercato mondiale (sancio dal Protocollo di Kyoto)
dove l’assorbimento dell’anidride carbonica diventa un valore importante per le aree montane. La Comunità montana e il Comune di Lemie, grazie al contributo della Fondazione Fenoglio, potranno studiare la capacità di assorbimento attraverso un Piano Forestale Aziendale che renderà anche più efficace la gestione del bosco, con i tagli programmati e maggiore Giacomo Lisa rendimento per ettaro. “È il primo progetto di questo tipo in Piemonte – spiegano la presidente della Comunità montana Celestina Olivetti e il sindaco di Lemie Giacomo Lisa – e siamo certi che potrà essere un modello importante per altre aree montane che stanno individuando come noi degli strumenti di valorizzazione delle risorse naturali, beni collettivi che devono essere gestiti saggiamente dal territorio, evitando una nuova colonizzazione e business speculativi”.
Ski College di Limone Piemonte, una realtà in crescita
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ercoledì 23 maggio si è svolta a Limone Piemonte la premiazione degli studenti del Liceo delle Scienze Umane, indirizzo Sportivo, distintisi per meriti agonistici durante l’anno scolastico 2011/12. “Si è trattato di un momento di festa e, insieme, del giusto riconoscimento dell’impegno di questi ragazzi che si sono affermati nelle rispettive discipline e che rappresentano il futuro dello sport cuneese – spiega la presidente della Provincia di Cuneo Gianna Gancia – Lo spirito di partecipazione e l’intraprendenza delle nuove generazioni sono qualità e requisiti senza i quali non ci sono speranza, né futuro”. Erano presenti, fra gli altri, l’assessore provinciale allo Sport Giuseppe Lauria, il provveditore agli studi Franca Giordano, il consigliere del Comune di Saluzzo Domenico Andreis e il presidente dell’Uncem Lido Riba. “Il Liceo sportivo di Limone – ha affermato Gianna Gancia – è eccellenza del nostro territorio, capace di integrare sport e scuola per una formazione davvero completa. Un livello che, raggiunto grazie alla professionalità del corpo docenti e concretizzato nei risultati lusinghieri conseguiti dagli studenti, merita il sostegno di enti ed istituzioni”. Anche Lido Riba non ha dubbi: “Lo Ski
College di Limone Piemonte, con specifici corsi sportivi per gli studenti del Liceo delle Scienze Umane, è certamente una grande risorsa per la Provincia di Cuneo e per il Piemonte. Ho avuto l’opportunità di premiare alcuni studenti, ma da molti anni conoscevo l’importanza di una scuola che ha messo le Terre Alte realmente al centro dei suoi corsi”. “L’alto livello di preparazione degli studenti unito ai successi sportivi nelle discipline invernali, sancisce la forza e l’importanza del legame tra studio, sport, attività ludiche, scienza e cultura. I nostri giovani ne hanno estremamente bisogno. La scuola può e deve infatti dare agli
studenti nuovi strumenti per conoscere fino in fondo la montagna, incentivandoli a non abbandonare il territorio dove sono nati e cresciuti. Allo stesso tempo, il liceo di Limone avvicina alla montagna dei giovani che arrivano nella Valle da altre aree del Piemonte. Anche per questo portante obiettivo – ha concluso Riba – è necessario il supporto di enti e istituzioni, ma anche di imprese private, per l’Istituto e per il Comune impegnati a garantire la residenzialità degli studenti a Limone. Lavoreremo anche come Uncem in questa direzione affinché si possa potenziare una necessaria struttura formativa per la montagna”.
Autorità e docenti alla premiazione degli studenti dello Ski College di Limone Piemonte
Notizie dalle Comunità
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Notizie dalle Comunità
50 VALLI DELL’OSSOLA
Una sola Valle per 38 campanili
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quindi devo avere un ente unico che reclamizzi I relatori del convegno “Una sola valle per 38 campanili”, voluto l’Ossola. Se l’Ossola non dal presidente della Comunità montana Giovanni Francini sarà forte non conterà nulla”. Filippo Cigala Fulgosi, assessore cambiamento del modello politico e geoeconomico. Noi non usciremo da dell’Ente, ha illustrato alcuni dati sul lavoro fatto dalla Comunità montana con questa crisi come ne siamo entrati. Superossola, società che vuole sfruttare la Dobbiamo guardare chi siamo e dove risorsa idroelettrica del territorio, e cha ha vogliamo andare”. Infine la conclusione di Francini: “Abbiamo sintetizzato il già avviato una decina di progetti. ”Oggi nostro pensiero in un “Manifesto” in abbiamo iniziato un percorso – ha detto cui si auspica l’unione sotto un unico Enrico Borghi – mi auguro che seguano ente di tutti i comuni ossolani, ente iniziative di confronto tra amministratori, che potrà rapportarsi con qualunque ma anche della società civile, che vedo riforma il Governo deciderà per il futuro, presente qui fortunatamente. Partiamo la possibile chiusura della Province, da una constatazione di fondo, a tutte un’eventuale macroprovincia con Vercelli, le crisi economiche corrisponde un Novara e Biella. Un unico ente che dia voce all’Ossola e che possa gestire i servizi ed amministrare risorse come quella idroelettrica”. La Comunità montana delle Valli dell’Ossola ha proposto ai Comuni ziende vitivinicole ossolani sin da dicembre 2011, l’unione piemontesi flessibile per i Comuni montani. “Si protagoniste alla 20° deve procedere – sottolinea Francini – edizione del Concorso quanto più velocemente possibile verso internazionale dei una soluzione che consenta all’Ossola Vini di Montagna, di mantenersi unita, autonoma e promosso dal Cervim. con un peso politico ragguardevole. La premiazione si La soluzione dell’unione flessibile è svolta sabato 25 consentirebbe ai comuni, anche molto agosto al Forte di Bard. piccoli, di mantenere la propria identità Medaglie d’oro per il e di gestire con convenzioni di vario Colline Saluzzesi Doc livello le funzioni fondamentali e non. “Bric Boarelli” 2007 Nel progetto è prevista la nascita di una dell’azienda agricola Brindisi con i vini di montagna unione suddivisa in ambiti, pertanto Vigna Monte d’Oro verrebbe garantito il governo locale e la di Verzuolo e per il Colline Saluzzesi Doc Rosso “Pensiero” 2009 della Società vicinanza con i cittadini”. Nel contempo agricola Produttori Pelaverga di Castellar. si metterebbe il territorio in condizione di La 20a edizione ha visto il record di partecipazione di vini con una significativa avere i volumi necessari per la creazione presenza straniera che denota un interesse crescente per la viticoltura eroica, di nuove società e gestione di servizi come spiega il Direttore generale dell’Oiv, l’Organizzazione Internazionale della di grande bacino (come il Ciss o lo Vite e del Vino, Federico Castellucci: “Far fruttificare vigne su terrazze a più di Sportello Unico per le Attività Produttive) 500 metri di altitudine è già di per se difficoltoso, ma riuscire ad organizzare un e un potere contrattuale su tutti gli concorso di vini di montagna con più di 600 campioni, nel contesto economico in scenari istituzionali, garantito da una cui ci troviamo, lo è, forse, ancora di più”. Grande la soddisfazione del presidente popolazione di 68.000 unità. Francini non Roberto Gaudio per lo sforzo profuso dal Cervim nell’organizzazione di questo ha dubbi: “L’Ossola è, e deve rimanere, evento, che quest’anno celebra un doppio anniversario: i 20 anni del “Concorso un unico soggetto, il criticato ‘solista Internazionale dei vini di Montagna”, ma soprattutto i 25 anni di attività del ossolano’, deve poter suonare e cantare Centro, rivolgendo la propria gratitudine e quella di tutti i soci del Cervim, ai sotto il proprio campanile con la propria viticoltori che con la loro attività e con la loro passione continuano a garantire voce, ma nei concerti più impegnativi continuità e vigore ad una viticoltura di così vitale importanza per i territori di deve interpretare il proprio ruolo e dare appartenenza. I vini vincitori saranno portati in degustazione anche a Sierre forza alla grande opera di una valle alpina (Svizzera), in occasione del Salone dei Vini Svizzeri Vinea dal 31/8 al 2 settembre, che seppur dimenticata da molti non ha e a Merano in occasione del Merano Wine Festival dal 9 al 12 novembre prossimi. perso la memoria di se stessa”.
n primo passo verso l’unità Ossolana per affrontare il futuro. Questo l’esito del convegno svoltosi venerdì 1° giugno presso la Comunità montana di Domodossola. A fine incontro il presidente Giovanni Francini ha letto un “Manifesto” che evidenzia la necessità di avere un solo ente per l’Ossola. La Comunità montana diventerebbe così una vera e propria agenzia di sviluppo per il territorio. Mariano Cattrini, sindaco di Domodossola, ha aperto gli interventi: “Spaventa che l’Ossola sia unita a livello politico, il motivo è che unita è forte. Ho capito in questi mesi che per avere successo io devo “vendere” l’Ossola unita perché funzioni,
Vini di montagna: premi per il Piemonte
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Vinadio: in scena i Giganti
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e mirabolanti avventure dei fratelli Ugo, “i giganti di Vinadio”, sono andate in scena a fine luglio al Forte Albertino di Vinadio, grazie allo spettacolo realizzato dalla compagnia “Teatro degli episodi”. Nelle due serate di rappresentazione quasi mille spettatori hanno seguito l’eccellente performance della Compagnia cuneese. Un lavoro di assoluto valore che troverà spazio dei cartelloni dei teatri regionali e importanti rassegne nazionali. Elide Giordanengo, regista della compagnia teatrale che opera dal 1996, racconta come è nata l’idea dello spettacolo. Da dove arriva lo spunto ad affrontare questo nuovo lavoro? L’incontro con un amico ha dato il via a questa avventura. Ilario Tealdi una sera mi parlò dei Giganti Ugo, della loro storia che immediatamente mi avvinse. Ho iniziato da allora una ricerca su testi ed immagini che mi hanno aiutata a redigere il copione, a questo proposito mi corre l’obbligo di ringraziare l’amico Umberto Bovani che mi è stato di grande aiuto nella stesura dei testi. Una scelta coraggiosa, un tema difficile da affrontare... Vero, perché il taglio che ho voluto dare allo spettacolo non è improntato alla loro biografia in senso stretto, ma, piuttosto, al loro “sentire”, al loro vivere una vita da “diversi”, in un mondo che, come del resto avviene oggi, ha bisogno di cibarsi di tutto ciò che non conosce per ribadire la propria “normalità”. Ci spieghi il titolo, “Uomini montagna”. Semplice, Uomini Montagna perché alti quanto le montagne, e Uomini Montagna perché legati indissolubilmente alle loro montagne natìe.
COMUNITÀ MONTANA VALLI ORCO E SOANA
Emoweb: nuovi servizi telematici per i cittadini
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a Comunità montana Valli Orco e Soana e il Comune di Ronco Canavese hanno promosso con l’Asl TO 4 il progetto, per ora in fase sperimentale, riguardante la possibilità per gli utenti del Servizio Sanitario Nazionale della Valle Soana – Comuni di Valprato Soana, Ronco Canavese, Ingria – di ricevere i referti degli esami di laboratorio sul proprio personal computer o, per chi ne è sprovvisto, presso la “Casa Digitale” di Ronco Canavese. Se i risultati saranno positivi, al termine dei 6 mesi di sperimentazione, il servizio verrà esteso a favore di tutti i restanti Comuni delle Valli Orco e Soana. La realizzazione tecnica del progetto è stata affidata al Csi Piemonte e al Csp Innovazioni nelle Ict. La presentazione del progetto Emoweb è avvenuta sabato 14 luglio a Ronco Canavese in concomitanza con l’inaugurazione di Casa Digitale e del nuovo Ambulatorio Medico. L’immobile, destinato allo sviluppo di servizi altamente innovativi per la popolazione che vive e opera in montagna, è stato concesso in comodato dal Comune di Ronco Canavese Canavese alla Comunità montana. Alla cerimonia, con il presidente della Comunità montana Danilo Crosasso e il vicepresidente Giovanni Meaglia, hanno preso parte il direttore generale dell’Asl TO 4 Flavio Boraso, il direttore del distretto di Cuorgnè Lavinia Mortoni, Carla Gaveglio della Direzione Salute del Csi Piemonte e Gianluca Matteucci del CSP.
Come risolverete in scena l’altezza dei protagonisti... Spero in modo non scontato, in modo poetico, che è l’aggettivo che più di altri mi pare rispecchi le emozioni che vorrei passassero agli spettatori. Avete riscontrato interesse al vostro lavoro da parte degli enti locali, delle amministrazioni? Assolutamente sì, primo fra tutti Angelo Giverso, sindaco di Vinadio, una delle persone più disponibili e sensibili che ci sia mai capitato di incontrare. La nostra collaborazione con il Comune è diventata presto significativa, abbiamo anche coinvolto le persone del posto con registrazioni di voce che utilizzeremo nello spettacolo. Tutti hanno dimostrato grande entusiasmo e cortesia.
Notizie dalle Comunità
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Un momento dello spettacolo a Vinadio (Foto bottini.eu)
COMUNITÀ MONTANA VALSESIA
Banda larga su tutto il territorio
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a Comunità montana Valsesia ha attivato un nuovo ripetitore per portare la rete nternet a banda larga nel territorio Valsesiano. L’impianto si trova nel comune di Rossa, in alta Valle, e permette di accedere ad Internet veloce anche dai territori dei comuni di Boccioleto e di Balmuccia. La copertura si estende fino a Piaggiogna. Questa nuova attivazione rientra nell’accordo firmato lo scorso 12 giugno tra la Comunità montana e la società Ngi, proprietaria della rete Eolo. Finalità dell’intesa è di portare connettività in aree della Valle attualmente in stato di Digital Divide a vantaggio della popolazione e dei municipi ad oggi limitati o esclusi dai collegamenti internet veloci. “La carenza di accesso a Internet è una forte limitazione per la nostra popolazione – afferma Marco Defilippi, sindaco di Rossa –. L’esigenza di accedere alla rete è molto sentita da chi vive nelle zone remote come la nostra e apre nuovi possibili scenari di comunicazione e di telelavoro”. “La Comunità montana da sempre crede nel ruolo fondamentale di Internet per lo sviluppo del territorio – ricorda Angelo Dago, Vicepresidente della Comunità Montana Valsesia –. Grazie a questo accordo raggiungiamo il duplice obiettivo di permettere l’accesso a Internet anche nei territori più remoti della Valle e di collegare alla rete, gratuitamente, le sedi dei Municipi”.