La Gregoriana - Anno XIX - n.47 - Dicembre 2014

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Anno XIX - n. 47 - Dicembre 2014

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Periodico d’informazione della Pontificia Università Gregoriana

LA FAMIGLIA OGGI TRA ATTESE E INCERTEZZE

BICENTENARIO 1814-2014 LA RICOSTITUZIONE DELLA COMPAGNIA

GIAPPONE E ASIA COME AFFRONTARE LA MISSIONE?

FACOLTÀ DI TEOLOGIA LA RIFORMA DEL PRIMO CICLO


EDITORIALE | F.-X. Dumortier, S.I. FOCUS 2 7 11 15

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BICENTENARIO RICOSTITUZIONE 1814-2014

“Remiamo insieme al servizio della Chiesa!” | S.S. Papa Francesco La Compagnia di Gesù nell’Impero Russo (1772-1820) | M. Inglot, S.I. La nuova strada del Collegio Romano nell’Ottocento | M. Coll, S.I. Pio VII, la Curia romana e il ristabilimento della Compagnia (1814) | R. Regoli

VITA ACCADEMICA “Fa’ questo e vivrai!”. Inaugurazione A.A. 2014-2015 | F.-X. Dumortier, S.I. La riforma del primo ciclo di Teologia. Intervista a D. Kowalczyk, S.I. e J. Carola, S.I. Come affrontare la missione in Giappone e in Asia | A. Nicolás, S.I Il contributo della Sophia University | Y. Sugawara, S.I. La famiglia di oggi tra incertezze e attese | H. M. Yáñez , S.I. – P. Benanti, TOR

DA IERI A OGGI 34 P. Charles André Bernard maestro di teologia spirituale | M.G. Muzj 36 Le camere di Sant’Ignazio e dei primi Generali della Compagnia | M. R. Hurado, S.I.

COMUNITÀ UNIVERSITARIA 40 Retorica Biblica e Semitica: un nuovo slancio | R. Meynet, S.I. – J. Oniszczuk, S.I. 44 Recuperare fiducia nella ragione. Intervista a P. Louis Caruana, S.I. 46 Flessibilità e fedeltà: il cammino della formazione. Intervista a P. Stanislaw Morgalla, S.I.

48 Il servizio della formazione. Dieci nuovi docenti gesuiti alla Gregoriana | P. Pegoraro 51 Lo Scolasticato arriva a Roma | G. Piccolo, S.I. 53

IN MEMORIA

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INFORMAZIONE

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PUBBLICAZIONI

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NOMINE | a cura della Segreteria Generale

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TESI DIFESE | a cura della Segreteria Accademica

n. 47 | Anno XIX | Dicembre 2014 | www.unigre.it/LaGregoriana

Direttore responsabile

Pontificia Università Gregoriana

Gian Paolo Salvini, S.I.

Piazza della Pilotta, 4 | 00187 Roma (Italy) Tel. +39 06.6701.1 | Fax +39 06.6701.5419

Direttore editoriale Paolo Pegoraro lagregoriana@unigre.it

Redazione Maria Rita Marcotulli redazione@unigre.it

CF 80093970582 Banca Popolare Etica: IBAN IT74 I050 1803 2000 0000 0118 079 Conto Corrente Postale n. 10304020

Progetto grafico e impaginazione a cura di GBPress | Gregorian & Biblical Press (Emiliano De Ascentiis | Lisanti S.r.l.)

Foto di copertina Maria è la «maestra dell’autentica teologia» (Papa Francesco) Mosaico di Chiara Pilato (kia@lamelagrana.org - www.lamelagrana.org) L’artista è attiva presso il Santuario Mariano Nazionale di Monte Grisa.

Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 134 del 29 marzo 1996

Stampa Arti Grafiche Picene S.r.l. Via Vaccareccia 57 | Pomezia (Rm) Finito di stampare nel mese di Dicembre 2014


EDITORIALE

Una memoria che fa vivere di FRANÇOIS-XAVIER DUMORTIER, S.I. Rettore Magnifico della Pontificia Università Gregoriana

L’anniversario della ricostituzione della Compagnia ci ricorda il legame tra memoria e identità. Essere radicati in essa allarga gli spazi dell’intelligenza e del cuore. La coscienza del passato diventa sempre coscienza dell’avvenire

The anniversary of the restoration of the Society of Jesus reminds us of the connection between memory and identity. Having one’s own roots in this memory widens people’s intelligence and hearts. The awareness of the past always becomes awareness of the future

ome ben sappiamo, la soppressione della Compagnia di Gesù fu decretata da Papa Clemente XIV tramite il Breve Dominus ac Redemptor del 21 luglio 1773. Quarantuno anni dopo, la Compagnia di Gesù fu ripristinata da Papa Pio VII il 7 agosto 1814 con la Bolla Sollicitudo omnium Ecclesiarum. Per questa ragione l’anno 2014 è stato un tempo molto favorevole per una più profonda conoscenza e comprensione di questo periodo così complesso. Poiché la storia del Collegio Romano e della Gregoriana è strettamente collegata alla storia della Compagnia di Gesù, ci siamo molto rallegrati del Colloquio internazionale “In unum corpus coalescerent”. La Compagnia di Gesù dalla Soppressione (1773) alla Ricostituzione (1814), che si è svolto nella nostra Università dal 6 all’8 novembre scorso.

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Fare memoria di questi eventi della storia della Compagnia non costituisce un semplice rito commemorativo. Una memoria viva stimola la riflessione e fa vivere. Nelle nostre società, le quali moltiplicano le commemorazioni e al tempo stesso percepiscono il tempo come pura immediatezza, lo studio del passato non può essere compito dei soli storici. È un nostro dovere comune, poiché riguarda le radici di ognuno e l’eredità di tutti. Quando le radici muoiono, una pianta perde poco a poco tutto ciò che ne rende possibile l’esistenza. Se non si ha cura del proprio passato e della propria storia, si rischia di trasformarsi in alberi che non maturano più frutti. Come scriveva il 14 novembre 2013 il Preposito Generale della Compagnia di Gesù, P. Adolfo Nicolás: «la memoria e l’identità sono profondamente legate tra loro». La coscienza del passato diventa sempre coscienza dell’avvenire che si sta realizzando, poiché un profondo radicamento allarga gli spazi dell’intelligenza e del cuore. La Gregoriana di oggi ha conservato quel carattere gesuitico che l’ha plasmata fin dalle sue origini. Attualmente vi sono 97 gesuiti coinvolti in modo diretto nella sua missione e che realizzano quest’impegno insieme a tante altre persone che, con loro, si nutrono della spiritualità e della pedagogia ignaziana. Attraverso un cuore e una mente che ricordano, la memoria diventa la via di una intelligenza nuova del mistero di Dio nella nostra storia umana. Nella liturgia di ringraziamento presieduta dal Santo Padre nella Chiesa del Gesù, lo scorso 27 settembre, Papa Francesco diceva: «È l’amore a giudicare la storia, e la speranza – anche nel buio – è più grande della nostra attesa».

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FOCUS

“Remiamo insieme al servizio della Chiesa!” Omelia per l’anniversario della ricostituzione della Compagnia di Gesù di Sua Santità Papa FRANCESCO

Sabato 27 settembre 2014 il Santo Padre ha presieduto la celebrazione dei Vespri alla Chiesa del Gesù nel 200mo anniversario della ricostituzione della Compagnia di Gesù

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ari fratelli e amici nel Signore, la Compagnia insignita del nome di Gesù ha vissuto tempi difficili, di persecuzione. Durante il generalato del p. Lorenzo Ricci «i nemici della Chiesa giunsero ad ottenere la soppressione della Compagnia» (Giovanni Paolo II, Messaggio a p. Kolvenbach, 31 luglio 1990) da parte del mio predecessore Clemente XIV. Oggi, ricordando la sua ricostituzione, siamo chiamati a recuperare la nostra memoria, a fare memoria, richiamando alla mente i benefici ricevuti e i doni particolari (cfr Esercizi Spirituali, 234). E oggi voglio farlo qui con voi. In tempi di tribolazione e di turbamento si solleva sempre un polverone di dubbi e di sofferenze, e non è facile andare avanti, proseguire il cammino. Soprattutto nei tempi difficili e di crisi vengono tante tentazioni: fermarsi a discutere di idee, lasciarsi trasportare dalla desolazione, concentrarsi sul fatto di essere perseguitati e non vedere altro. Leggendo le lettere del p. Ricci una cosa mi ha molto colpito: la sua capacità di non farsi imbrigliare

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da queste tentazioni e di proporre ai gesuiti, in tempo di tribolazione, una visione delle cose che li radicava ancora di più nella spiritualità della Compagnia. Vivere il discernimento della volontà di Dio Il p. Generale Ricci, che scriveva ai gesuiti di allora vedendo le nubi addensarsi all’orizzonte, li fortificava nella loro appartenenza al corpo della Compagnia e alla sua missione. Ecco: in un tempo di confusione e di turbamento ha fatto discernimento. Non ha perso tempo a discutere di idee e a lamentarsi, ma si è fatto carico della vocazione della Compagnia. Lui doveva custodirla, e si è fatto carico. E questo atteggiamento ha portato i gesuiti a fare l’esperienza della morte e risurrezione del Signore. Davanti alla perdita di tutto, perfino della loro identità pubblica, non hanno fatto resistenza alla volontà di Dio, non hanno resistito al conflitto cercando di salvare sé stessi. La Compagnia – e questo è bello – ha vissuto il conflitto fino in fondo, senza ridurlo: ha vissuto l’umiliazione con Cristo umiliato, ha ubbidito. Non ci si salva mai dal conflitto con la furbizia e con gli stratagemmi per resistere. Nella confusione e davanti all’umiliazione la Compagnia ha preferito vivere il discernimento della volontà di Dio, senza cercare un modo per uscire dal conflitto in modo apparentemente tranquillo. O almeno elegante: non lo ha fatto. Non è mai l’apparente tranquillità ad appagare il nostro cuore, ma la vera pace che è dono di Dio. Non si deve mai cercare il «compromesso» facile né si devono praticare facili «irenismi». Solo il discernimento ci salva dal vero sradicamento, dalla vera «soppressione» del cuore, che è l’egoismo, la mondanità, la perdita del nostro orizzonte, della nostra speranza, che è Gesù, che è solo Gesù. E così il p. Ricci e la Compagnia in fase di soppressione ha privilegiato la storia rispetto a una possibile «storiella» grigia, sapendo che è l’amore a giudicare la storia, e che la speranza – anche nel buio – è più grande delle nostre attese. Il discernimento deve essere fatto con intenzione retta, con occhio semplice. Per questo il p. Ricci giunge, proprio in questa occasione di confusione e di smarrimento, a parlare dei peccati dei gesuiti. Sembra fare pubblicità al contrario! Non si difende sentendosi vittima della storia, ma si riconosce peccatore. Guardare a se stessi riconoscendosi peccatori evita di porsi nella condizione di considerarsi vittime davanti a un carnefice. Riconoscersi peccatori, riconoscersi davvero peccatori, significa mettersi nell’atteggiamento giusto per ricevere la consolazione. Fino alla fine, fedeltà allo spirito della sua vocazione Possiamo ripercorrere brevemente questo cammino di discernimento e di servizio che il padre Generale indicò alla Compagnia. Quando nel 1759 i decreti di Pombal distrussero le province portoghesi della Compagnia, il p. Ricci visse il conflitto non lamentandosi e lasciandosi andare alla desolazione, ma invitando alla preghiera per chiedere lo spirito buono, il vero spirito soprannaturale della vocazione, la perfetta docilità alla grazia di Dio. Quando nel 1761 la tempesta avanzava in Francia, il padre Generale chiese di porre tutta la fiducia in Dio. Voleva che si approfittasse delle prove subite per una maggiore purificazione interiore:

“Let’s row together at the service of the Church!” Homily in the anniversary of the restoration of the Society of Jesus (by His Holyness Francis) – On September 27 2014, the Holy Father presided at the celebration of the Vespers and Te Deum on the occasion of the bicentennial anniversary of the reconstitution of the Society of Jesus. Francis’ homily traced a brief history of the events which led to the suppression of the Order, focusing on the discernment of the then General, Fr. Ricci who, in difficult times succeeded in helping his brothers remain in the true spirituality of the Society. He was the keeper of the Society vocation. «The boat of the Society of Jesus has been shaken by the waves – said the Holy Father – and it is no surprise. Peter’s boat could still be shaken. Night and darkness are always near and rowing is very tiring. Jesuits must be “expert and courageous oarsmen” (Pius VII, Sollecitudo omnium ecclesiarum): row then! Row, be strong, even if the wind is against you! We row to serve the Church. We row together!». The Holy Father then concluded his homily reaffirming the words of Pope Paul VI: about the presence of the Jesuits wherever in the Church there is a confrontation between man’s needs and the message of the Gospel.

In un tempo di confusione e di turbamento p. Ricci non ha perso tempo a discutere di idee e a lamentarsi, ma si è fatto carico della vocazione della Compagnia

A sinistra: Papa Francesco rende omaggio a san Giuseppe Pignatelli, S.I. (1737-1811), che dedicò la sua vita alla ricostituzione della Compagnia. Le sue spoglie riposano in una cappella presso la Chiesa del Gesù. Foto L’OSSERVATORE ROMANO

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Compagnia ha vissuto “ Lail conflitto fino in fondo, senza ridurlo: ha vissuto l’umiliazione con Cristo umiliato, ha ubbidito

esse ci conducono a Dio e possono servire per la sua maggior gloria; poi raccomanda la preghiera, la santità della vita, l’umiltà e lo spirito di obbedienza. Nel 1767, dopo l’espulsione dei gesuiti spagnoli, ancora continua a invitare alla preghiera. E infine, il 21 febbraio 1773, appena sei mesi prima della firma del Breve Dominus ac Redemptor, davanti alla totale mancanza di aiuti umani, vede la mano della misericordia di Dio che invita coloro che sottopone alla prova a non confidare in altri che non sia solamente Lui. La fiducia deve crescere proprio quando le circostanze ci buttano a terra. L’importante per il padre Ricci è che la Compagnia fino all’ultimo sia fedele allo spirito della sua vocazione, che è la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime. La Compagnia, anche davanti alla sua stessa fine, è rimasta fedele al fine per il quale è stata fondata. Per questo Ricci conclude con una esortazione a mantenere vivo lo spirito di carità, di unione, di obbedienza, di pazienza, di semplicità evangelica, di vera amicizia con Dio. Tutto il resto è mondanità. La fiamma della maggior gloria di Dio anche oggi ci attraversi, bruciando ogni compiacimento e avvolgendoci in una fiamma che abbiamo dentro, che ci concentra e ci espande, c’ingrandisce e ci rimpicciolisce. Soffrire per il Signore: questa è la Grazia concessa alla Compagnia

A destra: Un momento di raccoglimento del Santo Padre accanto all’icona della Madonna della Strada. Sullo sfondo il sepolcro di San Roberto Bellarmino, Patrono della nostra Università.

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Così la Compagnia ha vissuto la prova suprema del sacrificio che ingiustamente le veniva chiesto facendo propria la preghiera di Tobi, che con l’animo affranto dal dolore sospira, piange e poi prega: «Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo. Ora, Signore, ricordati di me e guardami. Non punirmi per i miei peccati e per gli errori miei e dei miei padri. Violando i tuoi comandi, abbiamo peccato davanti a te. Ci hai consegnato al saccheggio; ci hai abbandonato alla prigionia, alla morte e ad essere la favola, lo scherno, il disprezzo di tutte le genti, tra le quali ci hai dispersi». E conclude con la richiesta più importante: «Signore, non distogliere da me il tuo volto» (Tb 3,1-4.6d). E il Signore rispose mandando Raffaele a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché tornasse a vedere la luce di Dio. Dio è misericordioso, Dio corona di misericordia. Dio ci vuol bene e ci salva. A volte il cammino che conduce alla vita è stretto e angusto, ma la tribolazione, se vissuta alla luce della misericordia, ci purifica come il fuoco, ci dà tanta consolazione e infiamma il nostro cuore affezionandolo alla preghiera. I nostri fratelli gesuiti nella soppressione furono ferventi nello spirito e nel servizio del Signore, lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera (cfr Rm 12,13). E questo ha dato onore alla Compagnia, non certamente gli encomi dei suoi meriti. Così sarà sempre. Ricordiamoci la nostra storia: alla Compagnia «è stata data la grazia non solo di credere nel Signore, ma anche di soffrire per lui» (Fil 1,29). Ci fa bene ricordare questo. La nave della Compagnia è stata sballottata dalle onde e non c’è da meravigliarsi di questo. Anche la barca di Pietro lo può essere oggi. La notte e il potere delle tenebre sono sempre vicini. Costa fatica remare. I gesuiti devono essere «rematori esperti e valorosi» (Pio VII, Sollecitudo omnium ecclesiarum): remate dunque! Remate, siate forti, anche col vento contrario! Remiamo a servizio


della Chiesa. Remiamo insieme! Ma mentre remiamo – tutti remiamo, anche il Papa rema nella barca di Pietro – dobbiamo pregare tanto: «Signore, salvaci!», «Signore salva il tuo popolo!». Il Signore, anche se siamo uomini di poca fede e peccatori ci salverà. Speriamo nel Signore! Speriamo sempre nel Signore! La Compagnia ricostituita dal mio predecessore Pio VII era fatta di uomini coraggiosi e umili nella loro testimonianza di speranza, di amore e di creatività apostolica, quella dello Spirito. Pio VII scrisse di voler ricostituire la Compagnia per «sovvenire in maniera adeguata alle necessità spirituali del mondo cristiano senza differenza di popoli e di nazioni» (ibid). Per questo egli diede l’autorizzazione ai gesuiti che ancora qua e là esistevano grazie a un sovrano luterano e a una sovrana ortodossa, a «restare uniti in un solo corpo». Che la Compagnia resti unita in un solo corpo! E la Compagnia è stata subito missionaria e si è messa a disposizione della Sede Apostolica, impegnandosi generosamente «sotto il vessillo della croce per il Signore e il suo vicario in terra» (Formula Instituti, 1). La Compagnia riprese la sua attività apostolica con la predicazione e l’insegnamento, i ministeri spirituali, la ricerca scientifica e l’azione sociale, le missioni e la cura dei poveri, dei sofferenti e degli emarginati.

Riconoscersi peccatori significa mettersi nell’atteggiamento giusto per ricevere la consolazione

La fiducia deve crescere proprio quando le circostanze ci buttano a terra

Il gesuita adora Dio e ama e serve i suoi fratelli Oggi la Compagnia affronta con intelligenza e operosità anche il tragico problema dei rifugiati e dei profughi; e si sforza con discernimento di integrare il servizio della fede e la promozione

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La Compagnia, anche davanti alla sua stessa fine,è rimasta fedele al fine per il quale è stata fondata

vuole essere “unIl gesuita compagno di Gesù, uno che ha gli stessi sentimenti di Gesù

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della giustizia, in conformità al Vangelo. Confermo oggi quanto ci disse Paolo VI alla nostra trentaduesima Congregazione generale e che io stesso ho ascoltato con le mie orecchie: «Ovunque nella Chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali, vi è stato e vi è il confronto tra le esigenze brucianti dell’uomo e il perenne messaggio del Vangelo, là vi sono stati e vi sono i gesuiti» (Insegnamenti XII (1974), 1181). Sono parole profetiche del futuro beato Paolo VI. Nel 1814, al momento della ricostituzione, i gesuiti erano un piccolo gregge, una «minima Compagnia», che però si sapeva investito, dopo la prova della croce, della grande missione di portare la luce del Vangelo fino ai confini della terra. Così dobbiamo sentirci noi oggi, dunque: in uscita, in missione. L’identità del gesuita è quella di un uomo che adora Dio solo e ama e serve i suoi fratelli, mostrando attraverso l’esempio non solo in che cosa crede, ma anche in che cosa spera e chi è Colui nel quale ha posto la sua fiducia (cfr 2 Tm 1,12). Il gesuita vuole essere un compagno di Gesù, uno che ha gli stessi sentimenti di Gesù. La bolla di Pio VII che ricostituiva la Compagnia fu firmata il 7 agosto 1814 presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, dove il nostro santo padre Ignazio celebrò la sua prima Eucaristia nella notte di Natale del 1538. Maria, nostra Signora, Madre della Compagnia, sarà commossa dai nostri sforzi per essere al servizio del suo Figlio. Lei ci custodisca e ci protegga sempre.


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La Compagnia di Gesù nell’Impero Russo (1772-1820) di MAREK INGLOT, S.I. Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa

a soppressione della Compagnia di Gesù decretata da Clemente XIV tramite il breve Dominus ac Redemptor (21 luglio 1773) fu effettuata in tutto il mondo, fuorché nell’Impero Russo governato allora dall’Imperatrice Caterina II la Grande. Il decreto pontificio non vi fu mai canonicamente promulgato, consentendo ai religiosi che vi si trovavano di continuare la propria vita in condizioni decisamente straordinarie nel periodo compreso tra il 1773 e il 1814, anno in cui la Compagnia fu canonicamente ricostituita in tutto il mondo per opera di Pio VII. Questa parte dell’ordine è conosciuta comunemente come la “Compagnia della Russia Bianca”. Le vicende della Compagnia di Gesù nell’Impero russo negli anni 1772-1820 si svolsero sotto tre Imperatori. I gesuiti accolti da Caterina II, allora al culmine della sua fortuna, si inserirono bene nei piani della sua politica scolastica. Godettero di grandi favori presso lo zar Paolo I, il quale li vedeva utili alla sua politica, non soltanto religiosa, ma come sostegno della reazione e difesa degli antichi valori, e rafforzarono la loro posizione nell’Impero. Furono infine espulsi da Alessandro I dopo un primo periodo di benevolenza.

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La “Russia Bianca” e la libertà religiosa I gesuiti si vennero a trovare in Russia in seguito alla prima spartizione dello Stato polacco, avvenuta nel 1772. Sotto il dominio russo passarono i territori orientali della Polonia, la regione chiamata “Russia Bianca”. L’Imperatrice Caterina II, nella sua politica d’integrazione dei nuovi sudditi, pretese da tutti un giuramento di fedeltà, e per trattenere il maggior numero possibile di popolazione e guadagnarsi le simpatie della nobiltà e del clero, emanò proclami che permettevano la libertà religiosa. Il 25 dicembre 1772, Caterina emanò un ordine (ukaz) che definiva lo stato giuridico dei cattolici romani nella Russia Bianca e in tutto l’Impero. Sottraendo i fedeli all’autorità dei vescovi residenti in Polonia, la zarina annunziò l’erezione di un vescovato latino per tutto lo Stato russo, volendo col tempo elevarlo al livello di arcivescovato e metropoli. Scelse la città di Mohilev quale sede del nuovo vescovato che fu creato, con uno speciale diploma, il 23 maggio 1774. La stessa Caterina II, in netto contrasto con le leggi della Chiesa cattolica e con i diritti del papa, nominò primo titolare della nuova diocesi Stanisław Siestrzeńcewicz. Al momento della prima spartizione dalla Polonia, sul territorio della Russia Bianca la Compagnia possedeva diciotto domicili. Nemmeno un anno dopo, il 21 luglio 1773, papa Clemente XIV decretava la soppressione canonica della Compagnia di Gesù.

La mancata promulgazione canonica da parte dell’Imperatrice Caterina II del decreto pontificio che stabiliva la soppressione della Compagnia di Gesù le permise di continuare ad esistere. La “Compagnia della Russia Bianca” rimase, fino al ristabilimento dell’Ordine, l’unica realtà in cui i gesuiti potessero portare avanti la loro missione

Il passo definitivo nella riorganizzazione della provincia fu la Congregazione Generale radunatasi a Połock nel 1782

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Per intervento della zarina Caterina II i gesuiti della Russia Bianca non condivisero la sorte dei loro confratelli in tutto il mondo. Il papa, nel decretare la soppressione dell’ordine ignaziano, stabilì che il decreto pontificio entrava in vigore dal momento in cui l’ordinario del luogo o un suo delegato ne dava lettura di fronte ad ogni singola comunità. Ciò non avvenne nell’Impero Russo a causa di un ukaz di Caterina II, che vietava di proclamare nel suo Stato qualsiasi disposizione pontificia. In questo modo i gesuiti rimasero sul posto, continuando la loro vita religiosa e l’attività apostolica. Dalla consulta alla prima Congregazione Generale: inizia la riorganizzazione La notizia della soppressione della Compagnia causò una situazione di insicurezza e turbamento fra i gesuiti della Russia Bianca. Pur conoscendo la condizione che per la validità canonica di quest’atto pontificio era necessaria una promulgazione ufficiale, la stragrande maggioranza dei religiosi voleva sottomettersi immediatamente al breve. Tuttavia il superiore di questo gruppo Stanisław Czerniewicz voleva evitare la dispersione spontanea ed immediata dei religiosi per il solo fatto dell’esistenza del decreto di soppressione. Convocò quindi una consulta che decise di rimanere nello statu quo ante perché il breve non era stato ufficialmente promulgato. Conscio della protezione di Caterina, p. Czerniewicz intraprese sforzi per il consolidamento della vita religiosa nelle case a lui sottomesse, ma non fece alcun tentativo per aprire il noviziato, non concesse il rinnovo dei voti agli scolastici e l’emissione degli ultimi voti ai padri, non nominò nemmeno dei nuovi rettori. E così fu fino al 1776, l’anno in cui la situazione numerica dell’ordine divenne critica, e si cominciarono ad accettare nell’ordine i gesuiti delle province madri che lo chiedevano. Il fatto di ammettere alla Compagnia gli ex-gesuiti non bastava per assicurare la continuità dell’insegnamento e delle altre attività apostoliche, l’unico rimedio rimaneva l’apertura del noviziato, che avvenne il 2 febbraio 1780. Il passo definitivo, in quest’opera di riorganizzazione della provincia, fu la Congregazione Generale radunatasi a Połock nell’ottobre 1782 e che elesse vicario generale a vita p. Stanisław Czerniewicz. La Prima Congregazione di Połock costituì una vera svolta: prese posizione sulla legittimità dell’esistenza stessa dell’ordine e stabilì l’identità della Compagnia. Con l’elezione di un vicario generale e la nomina di un provinciale, l’ordine si presentò da allora nella sua forma consueta. Così riorganizzati, nel 1783 i gesuiti della Russia Bianca vennero confermati nella loro esistenza dal successore di Clemente XIV, papa Pio VI, il 12 marzo 1783. A piccoli passi verso il ristabilimento della Compagnia di Gesù Il 7 marzo 1801, Pio VII emanò il breve Catholicae fidei, con cui approvò e confermò ufficialmente l’ordine dei gesuiti in Russia. Come superiore della Compagnia fu costituito p. F. Kareu e fu prescritta l’osservanza della primitiva regola di Sant’Ignazio. Infine, Pio VII concesse alla Compagnia di Russia

I gesuiti della Russia Bianca vennero confermati nella loro esistenza da papa Pio VI, il 12 marzo 1783

L’Imperatrice Caterina II di Russia, incisione dal volume di Erich Boehme Memoiren des Kaiserin Katharina II, Leipzig, Insel-Verlag, 1913 (Biblioteca PUG – Mag. 185 T 1).

A sinistra: Il breve Catholicae fidei, con il quale Pio VII approvò e confermo l’ordine dei gesuiti in Russia (Biblioteca PUG, Fondo Riserva – Ris. 100 DP 1).

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FOCUS

The Society of Jesus in the Russian Empire (1772-1820) (by Marek Inglot S.I., Faculty of History and Cultural Heritage of the Church) – The decree Dominus ac Redemptor (July 21, 1773) by Pope Clement XIV established the suppression of the Society of Jesus. This suppression did not concern the Russian Empire, because of an order (ukaz) of the Empress Catherine the Great forbidding the proclamation of any pontifical declarations within the boundaries of her State. The Society of Jesus, from 1773 to 1814 when it was restored, therefore survived only in the Russian Empire. When the Polish State was divided into different parts, and the eastern one, called “White Russia” became a Russian dominion, the Jesuits found themselves in the Empire. The effect of Catherine’s ukaz was the continuity of the Jesuits’ apostolic life and mission. Some of them however, knowing the existence of the suppression decree, wanted to leave the Order. To avoid a spontaneous dispersion, Stanisław Czerniewicz, the superior of the group, summoned a Council during which the Russian Jesuits decided to remain in the statu quo ante. A General Congregation was held in the city of Połock in 1782 and, with the election of Fr. Stanisław Czerniewicz as General Vicar, the reorganization of the Society of Jesus made a fundamental step forward. In 1783 the existence of the Society of Jesus was confirmed by Pope Clement XIV and, in 1801 Pope Pius VII with the Catholicae fidei approved and officially confirmed the Jesuit Order in Russia. Finally, in 1814 the papal bull Sollicitudo omnium ecclesiarum established that everything granted to the Russian Jesuits was to be extended everywhere else in the world.

Gli anni 1801-1815 “ furono il periodo fiorente della Compagnia di Gesù nell’Impero Russo

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ampie facoltà di erigere collegi, educare la gioventù, istruirla nella religione e nelle scienze e amministrare i sacramenti col consenso degli ordinari. Da questo momento il vicario generale diventò preposito generale dell’ordine, ma solo in Russia. Il breve venne mandato privatamente ai gesuiti di Połock un anno dopo, il 21 settembre 1802, perché lo zar Alessandro I non ritenne necessaria la sua promulgazione giuridica, dato che in Russia i gesuiti non erano mai stati soppressi. Il Catholicae fidei ebbe una duplice conseguenza nel decennio successivo alla sua emanazione: si riversò su Połock un’ondata di petizioni per ottenere l’affiliazione alla Compagnia in Russia da parte di ex-gesuiti provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti e si generò un grande impeto di entusiasmo missionario. In questo modo veniva preparandosi il ristabilimento della Compagnia di Gesù da parte di papa Pio VII. La bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum del 7 agosto 1814 stabilì che le concessioni e le facoltà date unicamente per i gesuiti dell’Impero Russo venissero estese a tutto lo Stato Ecclesiastico e a tutti gli altri stati e domini. Si tratta, quindi, di un’estensione progressiva, non di un ristabilimento proveniente dall’alto. Espansione e conclusione della “Compagnia della Russia Bianca” Gli anni 1801-1815 furono il periodo fiorente della Compagnia di Gesù nell’Impero Russo. La benevolenza di Paolo I e di Alessandro I e il breve Catholicae fidei di Pio VII, le assicurarono una presenza salda e sicura. L’ordine sviluppò la sua attività scolastica e pastorale: sorsero nuovi collegi e missioni in tutto il territorio del dominio degli zar. L’istituzione centrale in quest’apostolato fu il collegio di Połock. Nel 1812, con un ukaz imperiale di Alessandro I il collegio di Połock fu elevato in grado di Accademia. Il secondo importante centro educativo fu il collegio di San Pietroburgo. Oltre a questi due grandi centri scolastici i gesuiti dirigevano nell’Impero Russo altri sette collegi. Una particolare importanza fu data dai gesuiti della Russia Bianca alle missioni. Dal 1803 in poi essi crearono sei nuovi importanti centri di missione nel sud e nell’est dell’Impero Russo, per i cattolici di varie nazioni. L’attività dei gesuiti sotto il governo della Russia ortodossa protrattasi per più di quarant’anni, dimostra la possibilità dell’ordine di adattarsi alle differenti condizioni sociali e politiche. Desideravano soprattutto due cose: mantenere la Compagnia di Gesù e assicurare la cura pastorale ed intellettuale dei cattolici, rimasti sotto il dominio e l’influsso della Russia ortodossa. Proseguendo con perseveranza e determinazione, raggiungessero entrambi gli obiettivi. Con la loro fedeltà al proprio Istituto e alla Chiesa cattolica, i gesuiti attirarono su di sé l’ostilità del potere laico e della Chiesa ortodossa. Il ristabilimento della Compagnia di Gesù nel 1814 porgeva agli avversari un nuovo motivo di ostilità: toglieva al governo russo la possibilità di controllare l’ordine. Tutto questo provocò l’espulsione dei gesuiti: prima da San Pietroburgo (20 dicembre 1815) e più tardi, il 25 marzo 1820, da tutto l’Impero Russo.


La nuova strada del Collegio Romano nell’Ottocento di MIGUEL COLL S.I. Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa

a bolla Sollicitudo omnium Ecclesiarum di Pio VII il 7 agosto 1814, con la quale fu ripristinata la Compagnia di Gesù, non fornisce indicazioni specifiche sulla restituzione del Collegio e delle case della Compagnia, argomento invece trattato nel decreto esecutivo e nel chirografo. Questi atti stabiliscono la restituzione della chiesa del Gesù, ex casa professa, e della chiesa di Sant’Andrea al Quirinale. Il Pontefice si riservò il diritto di prendere, a suo tempo, le opportune decisioni sulla restituzione delle antiche chiese e case gesuitiche di Roma1.

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La restituzione del Collegio alla Compagnia di Gesù (1824) Il silenzio sul Collegio Romano apriva il dibattito sul futuro dell’istituto. I rappresentanti del clero diocesano, i quali lo gestivano dal 1773, chiesero di non esservi allontanati, temendo di essere riportati all’inattività. Ritenevano che la rinascente Compagnia fosse in grado di poter svolgere la sua opera di educazione e istruzione in tre altri collegi dell’Urbe – il Seminario romano, il Clementino e il Nazareno – che ne avevano un grande bisogno. Il clero invitò a riconsiderare il progetto di costituire una sola università, unendo la Sapienza e il Collegio Romano. I gesuiti, per avvalorare le loro pretese sul Collegio Romano, si appellarono allo ius postlimini in base al quale chi ritornava in patria poteva recuperare tutti i suoi beni, e sottolinearono

La restituzione del Collegio Romano alla Compagnia richiese 10 anni di trattative. La necessità di fondare nuovi collegi che offrissero una formazione al passo con i tempi, condusse al rinnovamento della Ratio Studiorum

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“ I Gesuitiallosiiusappellarono postlimini in base al quale chi ritornava in patria poteva recuperare tutti i suoi beni

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che la mancata consegna da parte del Papa del Collegio Romano rischiava di pregiudicare la restituzione di tutti gli altri collegi da parte dei sovrani stranieri. Per di più non ritennero giustificato il timore che venisse a mancare l’occupazione o il mantenimento per il clero. Le pretese dei gesuiti trovarono appoggio nel popolo romano, di cui si fecero interpreti i Conservatori dell’Urbe2. Il Pontefice incaricò di esaminare la questione una speciale congregazione cardinalizia formata da cinque membri, di cui soltanto due si mostrarono favorevoli all’immediata riconsegna del Collegio (1° settembre 1814). Due anni dopo, Pio VII nominò un’altra Congregazione, chiamata “degli Studi” (20 luglio 1816, cardinali Della Somaglia, Litta, Di Pietro, Pacca, Fontana e Bertazzoli). Nonostante essa predisponesse il piano relativo alla costituzione di una sola università a Roma, Pio VII si astenne dal prendere una decisione. Il percorso verso la definitiva riconsegna del Collegio Romano sarebbe stato ancora lento. Nell’intervallo tra le due sedute della suddetta Congregazione (20 luglio 1816 e 22 gennaio 1824), giunse la risposta di P. Fortis, che accettava la cessione del Collegio Romano, ammetteva la proposta di tenere aperte tutte le scuole – comprese quelle nuove rispetto al piano del 1773 (liturgia e eloquenza Sacra) e di ripristinare quella dei Sacri canoni –, nonché tutte le congregazioni spirituali e la direzione dei musei, della Specola, della biblioteca e il governo dell’Oratorio del Caravita.


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La Congregazione esaminò i nuovi temi introdotti dal P. Fortis: a) aggiunta della cattedra di fisico-chimica; b) richiesta di continuare le osservazioni astronomiche secondo il metodo dei Padri Calandrelli e Conti; c) rimozione della cattedra di Diritto canonico; d) conferma ai gesuiti del privilegio di laurearsi in teologia; e) un assegno annuo di 12mila scudi. Il Pontefice approvò le risoluzioni della Congregazione (breve del 17 maggio 1824), accettando inoltre la restituzione alla Compagnia del palazzo dell’ex Seminario annesso alla chiesa di S. Macuto, nel quale si sarebbe istituito il collegio dei nobili. Furono lasciate a carico dei gesuiti le spese di restauro e quelle già effettuate nel Collegio Romano. Leone XII accettò in pieno, ordinando che le disposizioni entrassero in vigore l’11 ottobre 1824. Verso l’aggiornamento della Ratio studiorum (1832) Il ristabilimento della Compagnia s’inserisce nel quadro della restaurazione ecclesiastica dell’Ottocento. Dacché papa Chiaramonti ristabilì l’Ordine ignaziano, prìncipi e vescovi richiamarono prontamente i gesuiti per incaricarli dell’educazione della gioventù. Ci si augurava la fondazione di collegi nei quali le nuove generazioni potessero incontrare l’unità vitale della religione e del sapere e, oltre a provvedere alla necessità di nuove vocazioni, ci fosse un programma di studi rispondente alle necessità dei nuovi tempi. La Congregazione Generale del 1820 nominò una commissione a questo scopo, ma le difficoltà incontrate resero impossibile una soluzione soddisfacente. Soltanto dopo l’elezione di Jan Roothaan a Preposito generale (1829) fu possibile che la ricomposizione della Ratio acquisisse un carattere definitivo. Bisogna tener presente che la tradizione pedagogica della Compagnia era rimasta bloccata per cinquant’anni. La Congregazione generale del 1829 aveva deciso che in teologia si sarebbero dovuti mantenere sia il tomismo sia il sistema scolastico. La commissione di esperti nominata per studiare le regole della Ratio antica (padri Manera, Garolfo, Loriquet, Van Hecke e Gil) decise di non toccarne i punti basilari. Dopo averne studiato il risultato, Roothan inviò (1832) a tutti i Provinciali, ai rettori di collegio, ai prefetti di studi e ai professori della Compagnia la nuova versione della Ratio, non definitiva, affinché fosse esaminata. Novità nel curriculum teologico - Un tempo i professori – tra cui i più insigni come Toledo, Suarez o Sforza-Pallavicini – dividevano il contenuto seguendo le differenti parti della Summa theologica; in seguito si seguì l’ordine indicato dal catechismo del Concilio Tridentino. La Summa non fu più il manuale ordinario, giacché le questioni erano ormai troppo evolute e occorreva che il programma fosse adattato ai problemi attuali. In seguito i professori, seguendo l’ordine tematico del catechismo tridentino, ebbero la libertà di scegliere il testo da spiegare e il modo di sviluppare il programma, mantenendo però l’uso costante della Compagnia di affrontare le questioni non solo secondo il giudizio di san Tommaso, ma anche attraverso i suoi stessi argomenti. In seguito, secondo le esigenze dell’epoca, sarebbero state fondate due nuove cattedre: Storia ecclesiastica e Diritto canonico.

Leone XII accettò anche la restituzione alla Compagnia del palazzo dell’ex Seminario annesso alla chiesa di S. Macuto, nel quale si sarebbe istituito il collegio dei nobili

A sinistra: Tavola tratta dal Ratio studiorum adattato ai tempi presenti di p. Enrico Vasco, S.I., Roma, La Civiltà Cattolica, 1851 (Biblioteca PUG – Mag. 681 R 5-6).

A pagina 11: il frontespizio della sopra citata Ratio.

The new path of the Roman College in the XIX century (by Miguel Coll S.I., Faculty of History and Cultural Heritage of the Church) – Sollicitudo omnium Ecclesiarum, the papal bull which reinstated the Society of Jesus in 1814 did not give any indications about the restitution of the Roman College to the Ignatian Order. To support their demands regarding the Roman College, the Jesuits appealed to the ius postlimini, which granted the right to those who returned to their homeland to have back their possessions. Pope Pius VII appointed a special commission formed by five cardinals to examine this issue, but only two of them were in favour of the restitution of the College. Two years later, in 1816, the Pope appointed another commission to which Fr. Fortis proposed the restitution of the Roman College and some innovations regarding the structure of the studies. The commission accepted the proposals and in 1824 Pope Leo II approved them. After the restoration of the Society of Jesus, the Jesuits were called everywhere to take care of the education of the youth and soon the necessity arose of having a curriculum of the studies in line with the changing times. This led to a renewal of the Ratio Studiorum with important changes both in the theological and philosophical programs.

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Regulae Professoris Theologiae 2] I Nostri seguano [...] per quanto riguarda la Teologia scolastica la dottrina di S. Tommaso e lo abbiano come dottore proprio [...] in modo che gli alunni lo apprezzino in grado sommo. Questo non dev’essere inteso però di sorte che non vi si possa allontanare assolutamente in alcun punto. 5] Nell’insegnamento si abbia una cura molto attenta, poiché la prima cosa è infortire la fede e incitare alla pietà [...] in concordanza con il sensus Ecclesiae [...] Di conseguenza, non rifiutino senza motivo le ragioni che sono ormai ammesse benché soltanto con delle ragioni congruenti G.M. PACHTLER, S.I. (ed.), Ratio studiorum et Institutiones scholasticae Societatis Iesu per Germaniam olim vigentes collectae concinnatae e dillucidatae, t. II, Ratio studiorum ann. 1586, 1599, 1832, in Monumenta Germaniae Paedagogicae II (Berlino 1887) 300 & 346.

Il Preposito Generale Jan Roothan in una incisione, dal volume di Alberdingk Thijm, Levensschets van P. Joannes Philippus Roothaan, Generaal der Sociëteit van Jezus, Amsterdam, Van Langenhuysen - Brugge - Desclée de Brouwer, 1885 (Biblioteca PUG – Mag. 105 L 24).

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Novità nel curriculum filosofico - La nuova Ratio aboliva Aristotele come testo del corso ma prescriveva di rispettare la dottrina dell’Aquinate e non prescinderne senza un motivo giustificato. Per di più, essa accordava più tempo per lo studio delle scienze fisiche e matematiche, precedentemente meno coltivate. Nell’insegnamento secondario furono introdotte lingue e letterature moderne, geografia, storia e matematica, mentre le lettere greche e latine rimasero come materie principali.

La messa in pratica della nuova Ratio e le istruzioni di P. Roothaan suscitarono molte reazioni, delle quali tenne conto. Dopo aver proposto le sue idee di riforma in Belgio e a Roma, P. Vasco, pubblicò, seguendo una sua raccomandazione, un’opera divisa in quattro parti, intitolata La Ratio Studiorum adattata ai tempi nostri (Roma, 1851). La sollecitudine di P. Roothaan nel ristabilire il prestigio della Compagnia nell’ambito dell’insegnamento si rivolse anche alla preparazione dei professori già formati per insegnare all’Università Gregoriana e dare sostegno alla Chiesa lì dove ne aveva più bisogno, vale a dire, professori che fossero in grado di insegnare nelle altre università e nei seminari per combattere l’influsso del giansenismo nella morale e nella spiritualità, di Kant in filosofia e i nuovi errori in epistemologia e nelle scienze politiche.

1 Vid. M.A. QUESADA, Il CR negli anni della soppressione della S.I., in Il CR dalle origini al Ministero per i Beni e le Attività culturali, a cura di Chiara Cerchiai (Roma 2013), 142-148. 2 I “Conservatori di Roma” o “Conservatori del Popolo Romano” erano tre magistrati responsabili dell’edilizia e delle opere pubbliche dell’Urbe, le cui origini si rintracciano negli aediles dell’antica Repubblica. Quest’istituzione aveva anche competenze in materia giuridica in senso molto ampio.


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Pio VII, la Curia romana e il ristabilimento della Compagnia (1814) di ROBERTO REGOLI Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa

l ristabilimento della Compagnia di Gesù nel XIX secolo è stato un fatto polarizzante; ha riscaldato gli animi di gesuiti, filogesuiti, antigesuiti, giansenisti, filogiansenisti e philosophes. Fu questione non soltanto interna alla Chiesa, ma anche inerente all’ordine sociale e politico. Fu questione così significativa che anche nel conclave di Venezia del 1799-1800, in cui venne eletto Pio VII, fu al centro delle trattative, tanto che, sin dalle prime settimane del suo pontificato, il nuovo Papa se ne dovette occupare. Il Papa, i cardinali e diversi vescovi si mostrarono favorevoli al ristabilimento della Compagnia perché riconobbero in essa un’opera favorevole ai regnanti e nella sua soppressione un grande male per la Chiesa.

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Prove locali per il ristabilimento: prudenza con le potenze politiche A meno di un anno dall’elezione di Venezia, su richiesta dello zar Paolo I (sollecitato dai gesuiti presenti in Russia) e senza significativa considerazione della politica spagnola, Pio VII sancisce l’esistenza della Compagnia limitatamente alla Russia, tramite il breve Catholicae Fidei del 7 marzo. Interessante a tale proposito è l’istruzione che il segretario di Stato, cardinale Ercole Consalvi, invia a Giovanni Antonio Benvenuti, uditore di nunziatura a Pietroburgo. Il porporato spiega il tenore del breve di Pio VII, giustificando le apparenti limitazioni come atto di prudenza nei confronti delle potenze politiche (soprattutto borboniche) ancora contrarie ai gesuiti. Ma più importante appare l’orizzonte in cui deve essere collegato il gesto del Pontefice, il quale, infatti, vuole «preparare un risorgimento totale della Compagnia in tutti i regni e in tutte le nazioni […], ma tutto si farà con pace e con carità, e senza prendere di petto quegli oppositori potenti, che distornerebbero il bramato disegno»1. La linea che viene seguita è quella dell’accordo con le corti europee: paradigma di questa politica è il caso russo in cui è stato il medesimo zar a richiedere il riconoscimento pontificio per i gesuiti. Il primo passo deve essere compiuto dal potere governativo, in questo modo la Sede Apostolica può ripararsi dagli attacchi degli antigesuiti; seguendo questa via si riottiene, ad esempio, il ristabilimento canonico dei gesuiti nel Regno delle Due Sicilie (breve Per alias Nostras del 30 luglio 1804)2.

Il lungo processo che portò al ristabilimento universale della Compagnia di Gesù, iniziato con il breve Catholicae Fidei, arriva alla sua conclusione dopo la caduta di Napoleone, durante il congresso di Vienna

Fin dalle prime settimane del suo pontificato, Pio VII si dovette occupare delle trattative relative alla Compagnia di Gesù

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Un argine a Napoleone e all’Illumismo Pius VII, the Roman Curia and the Restoration of the Society of Jesus (1814) (by Roberto Regoli, Faculty of History and Cultural Heritage of the Church) – The restoration of the Society of Jesus in the XIX century was a very important issue; it was so important that Pope Pius VII had to start dealing with it immediately after his election. The Pope, together with several cardinals and bishops were in favour of the restoration of the Society of Jesus and, less than one year after his election, Pius VII granted the request of the Tsar Paul I sanctioning its existence in Russia with the brief Catholicae Fidei. The limitations included in the brief were to be considered cautious due to the political forces which were still against the Jesuits. In 1804, also the Kingdom of the two Sicilies accepted the canonical restoration of the Jesuits. Napoleon’s conquest of the Papal States and the imprisonment of the Pope and several cardinals temporarily froze the process, but in 1814, with Napoleon’s abdication and the Congress of Vienna, it was able to progress. In 1814 the suppression of the Company of Jesus was seen as harmful for the Church and it was finally restored according to the original Ignatian rule, with the bull Sollicitudo omnium ecclesiarum.

Nel 1814, la soppressione della Compagnia venne vista quale elemento «fatale» per la religione e la Chiesa

Nell’Atrio centrale della Gregoriana figurano tre ritratti: al centro sant’Ignazio di Loyola, che ne pose le basi; a sinistra papa Gregorio XIII, “fondatore e protettore” dell’Università, che eresse il Collegio Romano; a destra papa Leone XII che lo restituì ai gesuiti l’11 ottobre 1824

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Poi tutto è bloccato per i gesuiti a causa della conquista napoleonica dello Stato Pontificio con la conseguente prigionia di Pio VII e di parte del Collegio cardinalizio, tra il 1809 ed il 1814. Durante questo tempo, il Papa confida che riconosce nella soppressione la causa «dei gravi danni cagionati alla Chiesa e alla civil Società»3. È dopo la caduta di Bonaparte (1814) e durante il congresso di Vienna (1814-1815) che Roma decide il ristabilimento universale e non più solo parziale della Compagnia di Gesù. Nel 1814, i motivi ecclesiali del ristabilimento della Compagnia vengono fatti propri dai regnanti: la sua soppressione è stata vista quale elemento fatale per la religione e la Chiesa, la sua assenza è stata percepita come una strada aperta alla propagazione delle “nefaste” idee illuministiche4. Il cardinale Bartolomeo Pacca attribuisce a sé l’iniziativa dell’effettivo ristabilimento, quando, verso la fine del giugno 1814, nella sua funzione di pro-segretario di Stato, rivolgendosi al papa, durante una delle consuete udienze, gli disse: «B[eatissi]mo Padre, bisogna ora cominciar nuovamente a pensare alla Compagnia di Gesù». Pio VII replicò: «Possiam fare la restituzione della Compagnia di Gesù nel prossimo festivo di S. Ignazio»5. Il Papa ha fretta: il ristabilimento deve avvenire nel giro di un mese. Insorgono «alcune difficoltà sulla sostanza della Bolla»6. Per risolverle si tiene alla presenza del papa una Congregazione cardinalizia composta dai cardinali Mattei, Di Pietro, Litta, Brancadoro, Gabrielli e Pacca7. Le accennate «difficoltà sulla sostanza della Bolla» non furono cose da poco, in quanto riguardavano il ruolo da dare alla Compagnia nella nuova epoca postnapoleonica. Un nuovo inizio, senza privilegi Il progetto dei cardinali «Loyolitici» pretende di far rivivere la Compagnia di Gesù non solo secondo la regola primigenia approvata dal papa Paolo III, ma vuole in più la conferma di tutti i privilegi e le grazie concesse nel tempo dalla Sede Apostolica, cioè vuole ripristinare la Compagnia così come era al momento della soppressione (1773) e non della nascita.



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Il 7 agosto 1814 Pio VII “firma la bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum, che restituisce la Compagnia di Gesù al mondo intero

Il Per alias Nostras del 30 luglio 1804 sancì il ristabilimento della Compagnia di Gesù nel regno delle Due Sicilie (Biblioteca PUG, Fondo Riserva – Ris. 100 DP 1).

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Il cardinale Michele Di Pietro, perno teologico e organizzativo della Curia romana tra Settecento ed Ottocento, dichiara al papa il suo favore per il ripristino dell’istituto gesuitico, giudicandolo «troppo utile, per non dir necessario nelle attuali circostanze, specialmente per l’istruzione della Gioventù», ma ritiene che vada fatto in maniera più criteriata, cioè come una estensione della «concessione della ripristinazione della Compagnia fatta per la Russia, e per le due Sicilie», realizzata «secondo la regola primitiva di S. Ignazio approvata, e confermata da Paolo III». In tal maniera, sempre secondo Di Pietro, «vengono ripristinati i Gesuiti juxta modum, cioè con Riforma congrua, e discreta, perché previene, e toglie di mezzo que’ principali incentivi di odiosità, discordia, e simultà [!], che inquietavano e la Società, e la Chiesa, e che diedero il principal fondamento al Breve di soppressione»8. Il nuovo testo, proposto da Di Pietro (ben coadiuvato dal domenicano Angelo Maria Merenda), ha per incipit di intitolazione «Sollicitudo omnium ecclesiarum»9, nome che resterà al documento finale. Tra Di Pietro e Pio VII vi è una intesa segreta, così come racconta il cardinale a padre Merenda: «Questa sera Sua Santità mi ha fatto sapere, che sentirà avanti di sé martedì sera la Congregaz[ion]e dei Sette Cardinali per decidere definitivamente l’affare e deciderlo senza che io sia esposto a sentirmi dire un’altra volta delle insolenze. Vuole per altro da me un Foglietto, che gli mandi martedì mattina in confidenza a qualche ora per essere in grado di ribattere validamente ciò che si propone per parte dei Loyolitici»10. Vi è accordo tra Papa e cardinale, tanto da coordinarsi per la riuscita della riunione. Alla fine del confronto cardinalizio e papale si ha il testo definitivo della redazione della bolla. Il 7 agosto 1814, ottava della festa di sant’Ignazio, e non più il 31 luglio come inizialmente desiderava il pontefice, Pio VII firma la bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum, grazie alla quale la Compagnia di Gesù viene restituita al mondo intero11, nella sua forma primigenia e non con tutti i successivi privilegi, come desideravano i «Loyolitici». Ha vinto la linea di Di Pietro, cioè quella del Papa.

1 Istruzione di Ercole Consalvi a Giovanni Antonio Benvenuti, Roma, 9 marzo 1801, in Nonciatures de Russie d’après les documents authentiques, a cura di Marie-Joseph ROUËT DE JOURNEL, vol. V, Intérim de Benvenuti, 1799-1803, Biblioteca Apostolica Vaticana Città del Vaticano, 1957, 86. 2 Pio VII, breve Per alias Nostras, 30 luglio 1804, in Bullarii Romani continuatio summorum pontificum, 591-592. 3 Cfr Bartolomeo Pacca, Il mio secondo ministero, in Antonio Quacquarelli, La ricostituzione dello Stato Pontificio, Luigi Macrì, Città di Castello – Bari 1945, 165. 4 Lettera di Bartolomeo Pacca a Ercole Consalvi, Roma, 8 settembre 1814, in MC2, 47. 5 B. Pacca, Il mio secondo ministero, in Antonio Quacquarelli, La ricostituzione dello Stato Pontificio, Luigi Macrì, Città di Castello – Bari 1945, 165. 6 B. Pacca, Il mio secondo ministero, 166. 7 B. Pacca, Il mio secondo ministero, 166. 8 Osservazioni di Michele Di Pietro a Pio VII, 22 luglio 1814, in ASV, Fondo Gesuiti, n. 41, s.n.f. (lo stesso testo trovasi in A.S.RR.SS., Fondo Caprano, vol. D, fasc. 13, f. 154r-164v). 9 Nuovo progetto di Bolla, realizzato da Di Pietro, in A.S.RR.SS., Fondo Caprano, vol. D, fasc. 13, f. 166r-175r. 10 Biglietto di Michele Di Pietro a Angelo Maria Merenda, [1 agosto 1814], in A.S.RR.SS., Fondo Caprano, vol. D, fasc. 15, f.230r. 11 Pio VII, bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum, 7 agosto 1814, in Bullarii Romani continuatio summorum pontificum, 1096-1099.


“Fa’ questo e vivrai!” Omelia e Discorso per l’inaugurazione dell’A.A. 2014-2015 di FRANÇOIS-XAVIER DUMORTIER, S.I. Rettore Magnifico della Pontificia Università Gregoriana

a domanda del Dottore della Legge a Gesù è sempre attuale: «Chi è il mio prossimo?». Gesù non dà la definizione di questa parola: lascia al suo interlocutore la libertà e la responsabilità di discernere. Sulla via da Gerusalemme a Gerico ecco un uomo “percosso a sangue”, abbandonato “mezzo morto” sul ciglio della strada. Di fronte alla violenza cieca ci sono sempre tanti “perché” senza fine e senza risposta... sulle strade del nostro mondo non mancano le vittime di una violenza che assume mille aspetti: l’uomo che giaceva sulla strada tra Gerusalemme e Gerico è il nostro contemporaneo. La tentazione di passare senza fermarsi per evitare di essere coinvolti è una tentazione comune. Siamo inclini ad allontanarci dalla violenza e dalla sofferenza, ad avere paura di fronte a un evento imprevedibile che è anche imprescindibile. Ma il Samaritano si è fermato. Ha avuto compassione. Ha vissuto questo incontro fortuito come un appello alla propria responsabilità personale. Ricordiamo le parole di Caino al Signore: «Sono forse io il custode del mio fratello?» (Gn 4,9). Il Samaritano vive il suo essere custode dell’altro, si compromette in una situazione imprevista nella quale la posta in gioco è quest’uomo lasciato mezzo

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L’omelia del P. Rettore alla Messa dello Spirito Santo è un appello alla nostra responsabilità personale. Il Samaritano - colui che presta attenzione all’altro e se ne prende cura andando oltre le frontiere sociali, culturali e religiose è icona di chi trasforma i cammini di morte in vita. Sia la guida del nostro Anno Accademico

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VITA ACCADEMICA

di passare “ La tentazione senza fermarsi, è comune perché siamo inclini ad allontanarci dalla violenza e dalla sofferenza

morto. Al di là delle sue priorità e delle differenze religiose, egli non si è sottratto alla sua responsabilità umana. Si è fatto prossimo di questo sconosciuto incontrato sul suo cammino. Il Samaritano è la figura di chi presta attenzione all’altro fino a prendersi cura di lui; di chi permette che il cammino della violenza e della morte diventi il cammino della compassione e della vita; di chi accetta il rischio di andare oltre le frontiere sociali, culturali e religiose che possono sempre diventare muri senz’alcuna porta; di chi testimonia che non c’è mai una persona di troppo nella nostra vita. Possiamo ricordarci le parole di Papa Francesco un anno fa a Cagliari (22 settembre 2013): «È proprio in una solidarietà non detta, ma vissuta, che i rapporti passano dal considerare l’altro come “materiale umano” o come “numero”, al considerarlo come persona. Non c’è futuro per nessun Paese, per nessuna società, per il nostro mondo, se non sapremo essere tutti più solidali». La prossimità non è la constatazione di una vicinanza non scelta. È un atteggiamento, una mentalità, un coinvolgimento, una decisione che porta a superare ciò che separa e mette a distanza. Questa forza interiore – che fa rischiare un passo avanti, una parola di perdono o di sostegno, un gesto di sollecitudine o di solidarietà – si chiama carità. E questa carità significa un cuore che possa amare, occhi che sappiano guardare, orecchi che siano capaci di sentire. «Amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente; e il tuo prossimo come te stesso». Alla risposta del Dottore della Legge, Gesù disse: «Fa’ questo e vivrai». Sia nella nostra vita personale che nella nostra vita universitaria, ci sarà sempre qualcuno che aspetta la nostra attenzione, la nostra parola, la nostra prossimità. Avremo sempre bisogno di un cuore che sappia capire e di una mente che sappia amare per scoprire che l’oggi di Dio e l’oggi della persona umana sono intrecciati. Non possiamo infatti separare due amori così intimamente vincolati da risultare indissociabili. Allora possiamo, all’inizio di questo anno accademico, chiedere la luce e la forza dello Spirito di Dio per camminare senza dimenticare la parola del Signore al Dottore della Legge: «Va’ e anche tu fa’ così».

Dal discorso inaugurale per l’apertura del 464° Anno Accademico dalla fondazione del Collegio Romano Carissimi amici, all’inizio di questo nuovo anno accademico, desidero augurarvi un cammino di fiducia e di speranza sulle vie del nostro compito comune in quanto comunità universitaria. In questo giorno vorrei evidenziare tre aspetti. Camminare da un anno all’altro Nella continuità del nostro impegno universitario, desideriamo accogliere le raccomandazioni espresse dalla Commissione esterna di valutazione della AVEPRO che, nello scorso giugno, ha potuto incontrare docenti, studenti e membri del personale amministrativo. La valutazione molto incoraggiante ci spinge a proseguire con un rinnovato impulso. Alcuni giorni fa si è tenuta la riunione del corpo docente dell’Università nell’Aula Magna ristrutturata. Durante l’estate si

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sono svolti i lavori di ammodernamento che l’architetto Stella ha ideato e gestito con una cura eccezionale. In contemporanea, si sono svolti i lavori richiesti dal trasferimento del Centro per la Protezione dei Minori dalla sede di Monaco a Roma, negli spazi che il Padre Generale ha messo a disposizione nel Collegio Bellarmino. I prossimi mesi vedranno l’avvio delle attività del Centro per la Protezione dei Minori a Roma, con il suo direttore esecutivo, la Professoressa Karlijn Demasure. Quest’anno abbiamo inoltre la gioia di accogliere nel nostro corpo docente dieci gesuiti – una chiara prova dell’impegno della Compagnia di Gesù e del suo servizio alla missione affidatagli dal Santo Padre, che vogliamo compiere al meglio. Assumere la nostra responsabilità Non possiamo proseguire nel corso dell’anno a occhi chiusi… dobbiamo guardare il nostro mondo: non siamo spettatori del mondo e della storia di oggi. Tutti noi abbiamo una forte consapevolezza delle tragedie attuali, di stragi e di conflitti che sembrano senza confini né limiti. Non possiamo tenerci a distanza da questo “hic et nunc” e la nostra preghiera è fondamentale per affidare al Signore l’oggi del nostro mondo scosso e provato da tanti eventi. Ma questa situazione ci chiama con grande forza a vivere pienamente la nostra missione universitaria. Dobbiamo avere una forte coscienza che l’impegno intellettuale non deve mai allontanarci dal mondo nel quale stiamo vivendo. A causa della nostra fede nel Verbo incarnato, a causa di tutto ciò che condividiamo con gli uomini di buona volontà, non possiamo mai rassegnarci alla logica della violenza cieca. [...] Le sfide attuali non richiedono soltanto una conoscenza più profonda di realtà spesso complesse, ma anche il coraggio dell’intelligenza per resistere alla tentazione degli argomenti semplicistici o degli slogan già troppo diffusi. Nel lavoro intellettuale si vive una dimensione di resistenza della ragione e della fede. È un compito a lungo termine, ma sappiamo che esso esige uno spirito libero che imbocca la via esigente di una riflessione condivisa. Qui si colloca il nostro dovere in quanto Università, se vogliamo preparare un futuro di giustizia, di pace e di rispetto della dignità integrale dell’uomo figlio di Dio. Proseguire la nostra missione Oggi più che mai, siamo spinti a “rendere ragione della speranza che è in noi”. Non è soltanto una domanda nei nostri confronti: è un’esigenza interna alla fede stessa. Per questo la ricerca è una dimensione intrinseca della nostra missione... Ho appena detto: “la nostra missione”. La ricerca non è soltanto la responsabilità del docente: è responsabilità di ogni unità accademica e dell’Università nel suo insieme. Penso che il lavoro intellettuale si svolga sempre nella discrezione, talvolta nel silenzio... sappiamo bene che un’attenzione superficiale, parole senza radici profonde e una soddisfazione a basso costo non portano lontano. Mi sembra che la nostra via si chiami: un pensiero umile, profondo, consapevole che la riflessione è un viaggio mai concluso perché sempre si aprono nuovi orizzonti; un pensiero consapevole che la missione intellettuale guida alle frontiere delle culture e delle società, le quali sole permettono uno sguardo nuovo.

“This do, and thou shalt live!”. Speech for the inauguration of the Academic Year 2014-2015 (by François-Xavier Dumortier S.I., Magnificent Rector of the Pontifical Gregorian University) – On October 6 2014, the Pontifical Gregorian University opened the new academic year with the Mass of the Holy Spirit presided by the Magnificent Rector François-Xavier Dumortier S.I. During his speech the Rector underlined three aspects: «The path from one year to the next; taking charge of our responsibilities; carry on our mission. Every year is both the continuation of the previous one and something completely new. To maintain the good results achieved until now we must proceed with renovated vigour. The current challenges not only require a deep knowledge of complex realities, but also the courage given by intelligence to resist the temptation of simplistic topics or over popular slogans. In the intellectual work there is endurance of reason and faith. It is certainly a long term task, but we know that intellectual work requires a free spirit which does not run away from difficulties, but follows the exigent path of shared reflection. I think that our duty as a University lies in the latter if we want to prepare a future filled with justice, peace and respect for the dignity of man, son of God. The centre of the Gregoriana mission is to educate our students, who, in the future, will take the Gospel throughout the world, and be witnesses of the love and mercy of God. Every teacher passes on not only knowledge, but is also an educator who allows each student to grow and reach his or her potential. As the Gregorian University, the Roman College of the Third millennium, we should live the ambition to serve God and follow Jesus».

A sinistra: Un momento della liturgia. In basso: Il Coro del Pontificio Collegio Americano del Nord ha animato la celebrazione liturgica.

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La riforma del primo ciclo di Teologia Intervista con P. Dariusz Kowalczyk, S.I. e P. Joseph Carola, S.I. di PAOLO PEGORARO

Con l’Anno Accademico 2014-2015 è entrata in vigore la riforma del primo ciclo di Teologia: riorganizzazione dei contenuti, nuovi corsi, più spazio allo studio personale, maggiore importanza riconosciuta a seminari ed elaborato finale

I punti principali della riforma Nuovi corsi. Nell’arco dei tre anni del primo ciclo vengono introdotti i nuovi corsi prescritti - Introduzione alla Sacra Scrittura - Introduzione alla Storia della teologia - Introduzione all’Ebraico - Mariologia - Teologia spirituale - Teologia dell’Ecumenismo - Teologia del Dialogo interreligioso Ristrutturazioni. Per il II e III anno alcuni corsi sono stati ristrutturati, con variazioni delle ore frontali di lezioni e “sdoppiamenti” (ad esempio: Teologia morale teologale; Teologia morale fondamentale; Teologia morale speciale. Quest’ultima dedicherà un intero semestre alla Bioetica). Corsi opzionali. I corsi opzionali richiesti saranno solo due e non più quattro come nel vecchio ordinamento; si darà la possibilità di seguirli sia nel II che nel III anno.

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on il primo semestre dell’Anno Accademico 2014-2015 è entrata in vigore la riforma del primo ciclo della Facoltà di Teologia, frutto del lavoro di una Commissione mista – comprendete anche alcuni studenti – impegnatasi nel suo ripensamento e riorganizzazione. La Commissione ha suggerito la riduzione delle ore di alcuni corsi già esistenti e la riorganizzazione dei contenuti di altri, l’introduzione di corsi nuovi o di cui si avverte il bisogno, ma il tutto in modo tale che le ore complessive risultassero diminuite per facilitare lo studio personale. L’ultima riforma della Facoltà altrettanto corposa risaliva al 1974. Ne parliamo con P. Joseph Carola, responsabile del primo ciclo di Teologia, e con il Decano della Facoltà, P. Dariusz Kowalczyk.

C

Un tratto peculiare della riforma è stato il coinvolgimento attivo degli studenti. In che modo e con quali risultati? JC: «Due studenti del terzo anno del primo ciclo – un seminarista e una laica consacrata – hanno fatto parte della Commissione ed erano presenti a ogni raduno. Come preparazione, hanno proposto un sondaggio ai propri compagni sui possibili miglioramenti del programma. Il loro contributo ha toccato in modo particolare questioni di pedagogia. Hanno proposto, ad esempio, d’inserire un esame parziale a metà semestre in ogni corso, sia per stimolare lo studio, sia per verificare che si stesse davvero seguendo quanto insegnato. E già in questo primo semestre 20142015 vari professori hanno proposto questo esame scritto di metà corso. Un altro desiderio degli studenti era l’inserimento di un corso introduttivo all’ebraico biblico e anche questa richiesta è stata accolta». Tra i criteri-guida della riforma vi era quello di rispondere in modo più esplicito alle esigenze del mondo contemporaneo. Con quali conclusioni? DK: «Non è facile individuare tali esigenze. I nostri studenti vengono da più di 120 Paesi e hanno aspettative molto diverse. Un cattolico del Giappone – che sia seminarista, sacerdote, persona consacrata o laica – non si confronta con gli stessi problemi di uno dell’Ecuador. Pertanto, avendo lezioni con 150 studenti, è difficile descrivere “un” target dell’insegnamento. Nonostante tutto, in linea generale si può dire che vogliamo formare leader della Chiesa che da un lato abbiano una propria identità cattolica


ben definita, dall’altro lato siano capaci di incontrare le diverse culture e religioni. Abbiamo perciò introdotto nuovi corsi, come ad esempio Teologia del Dialogo ecumenico e Teologia del Dialogo interreligioso. Inoltre l’uomo contemporaneo è molto sensibile ai temi della spiritualità: abbiamo così introdotto il corso di Teologia Spirituale per dare fin da subito agli studenti una visione non solo speculativa del pensare la fede. Speriamo inoltre che il corso di Mariologia, assente nel programma degli ultimi anni, svolgerà il ruolo di corso-sintesi: è infatti strutturato non come un corso sulla spiritualità mariana, ma come un corso dogmatico che cercherà di mostrare nella figura di Maria una sintesi della Cristologia, dell’Ecclesiologia, della Teologia trinitaria e dell’Antropologia teologica. In effetti, secondo una recente espressione del Santo Padre, Maria è la “maestra dell’autentica teologia”». L’adeguamento della didattica è stato un altro dei grandi temi affrontati. In che modo è mutata la ripartizione oraria delle lezioni? DK: «Uno dei problemi fondamentali è l’equilibrio tra lezioni frontali e studio personale. La logica dei crediti (ECTS) consiste proprio in questo. Alcuni corsi maggiori, come ad esempio Cristologia o Trinitaria, sono stati diminuiti da quattro a tre ore settimanali, pur conservando lo stesso numero di ECTS, non perché saranno meno esigenti, ma perché al posto di un’ora di lezione frontale si proporrà agli studenti una lettura personale. Va chiarito che il senso della riduzione delle ore di alcuni corsi è fare spazio ai nuovi corsi introdotti. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra nuovi corsi, letture obbligatorie personali e riduzione dei corsi già esistenti».

Seminario tutoriale. Finora il seminario tutoriale prolungava in modo pressoché automatico il seminario sistematico, e il moderatore dell’elaborato finale era il professore del medesimo seminario. Ora invece il moderatore potrà essere scelto tra i diversi professori elencati nel programma. Elaborato finale. Avrà valore di 6 ECTS (coefficiente per il grado finale: 10%), avrà il proprio verbale e dovrà essere consegnato secondo il nuovo calendario, presente nel programma degli studi della Facoltà. Studio personale. L’orario di alcuni corsi è stato ridotto per fare spazio ai nuovi corsi, ma soprattutto lasciare più tempo alle letture indicate durante i corsi e agli approfondimenti personali. Gli studenti del III anno non avranno lezione il venerdì. Lo studio sarà verificato in varie forme, tra cui esami scritti di metà semestre.

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The reform of the first cycle of the Faculty of Theology. Interview with Fr. Dariusz Kowalczyk S.I. and Fr. Joseph Carola S.I. (by Paolo Pegoraro) – Fr. Kowalczyk (Dean of the Faculty) and Fr. Carola (First Cycle Moderator) tell us how the reform of the first cycle of the Faculty of Theology is undergoing. This reform was developed by a Commission formed by Professors and students who worked for a year to prepare a proposal, which was later approved by the academic authorities and became effective starting from the first semester of the current academic year. The reformed system requires a new didactic approach: it remains based on frontal lessons but with more compulsory readings and personal researches. The new courses are: Introduction to the Holy Scriptures; Introduction to the History of Theology; Mariology; Theology of Ecumenism; Theology of Interreligious Dialogue; Spiritual Theology. As for the second and third year, some courses were reorganized, changing the number of hours of the frontal lessons. Variations were made also regarding the teaching of the ancient languages, making Introduction to Hebrew and Greek 1 (both taught in Italian and in English) compulsory courses. The tutorial seminar, previously an extension of the systematic seminar and as such the professor was the same, can now be directed by a different professor. The final paper will give 6 ECTS, counting as 10% of the final grade. The general idea of this reform is to offer a cycle of study which gives the students a wider and more balanced formation and, at the same time, allows them to be more involved through their personal researches and study.

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In che modo la personalizzazione dello studio completa le lezioni frontali? Come verificarlo? JC: «Il sistema degli ECTS riconosce il lavoro personale dello studente fuori l’aula: le ore di studio privato vengono calcolate insieme con le ore di lezioni frontali. La riforma ha ridotto le ore frontali in funzione dello studio personale. Gli studenti del terzo anno, ad esempio, non avranno lezioni il venerdì per dedicarsi alla lettura dei testi proposti in aula; è inoltre un giorno ideale per la preparazione delle sedute dei seminari del terzo anno. La verifica di queste letture si svolge in vari modi. L’esame di metà semestre può essere una verifica abbastanza immediata. Domade sulle letture potrebbe essere incorporate anche nell’esame finale. Inoltre, vari professori richiedono piccoli elaborati per verificare la conoscenza della materia. Ci sono anche colloqui obbligatori tra studenti e professori durante il semestre. E senz’altro il lavoro personale viene subito verificato nei seminari». Tra i nuovi corsi ve ne sono alcuni introduttivi che sono stati inseriti per evitare sovrapposizioni tematiche. DK: «Certamente si avvertiva la mancanza di Introduzione alla Sacra Scrittura e Introduzione alla Storia della Teologia, i quali offrono allo studente quella visione di base, quello sfondo biblico-teologico globale, su cui collocare quanto viene man mano appreso dall’insegnamento delle diverse materie. Dopo di che è importante il contatto tra professori per evitare ripetizioni superflue, per quanto repetitio est mater studiorum. Come anticipava P. Carola, su richiesta degli studenti abbiamo inserito nel programma il corso di Introduzione all’Ebraico biblico. In questo caso la “introduzione” consiste nel far assaggiare agli studenti la lingua ebraica per suscitare maggiore interesse per l’Antico Testamento». Infine, si è accentuata l’importanza della forma seminariale... JC: «I seminari sono una parte chiave del primo ciclo di teologia. Offrono l’opportunità di un vero scambio teologico tra gli studenti, facilitando la discussione dei temi trattati durante le lezioni frontali. Inoltre, per aiutare una partecipazione più ampia, i seminari si svolgono in diverse lingue oltre all’italiano. Nel terzo anno si seguono due seminari: uno sistematico nel primo semestre e uno tutoriale nel secondo semestre. Il direttore del seminario tutoriale accompagna gli studenti nello scrivere la tesi del baccellierato ed era abitudine fosse lo stesso direttore del precedente seminario sistematico. Una novità della riforma è che ora lo studente può scegliere anche tra altri professori che dirigono seminari nel primo e nel secondo anno del primo ciclo di Teologia. Questo permette, ad esempio, di scrivere la tesi su un tema biblico accompagnati da un professore che offre un seminario biblico, che gli studenti normalmente hanno già affrontato nel secondo anno. Un’altra novità è il peso degli ECTS riconosciuti alla tesi stessa. Precedentemente i crediti e il voto del seminario tutoriale e della tesi di baccellierato coincidevano. Ora sono distinti. Viene data maggiore importanza alla tesi. Si riconosce insomma, come afferma il programma degli studi della Facoltà, che la tesi è “un elemento decisivo per indicare una reale attitudine ad affrontare il secondo ciclo”».


Come affrontare la missione in Giappone e in Asia di ADOLFO NICOLÁS, S.I Preposito Generale della Compagnia di Gesù Vice Gran Cancelliere della Pontificia Università Gregoriana

ono particolarmente felice di essere con voi questa mattina a celebrare il centesimo anniversario della fondazione della Sophia University, importante opera apostolica della provincia giapponese che tanto ha contribuito alla missione della Chiesa in Giappone e in Asia. [...] Consentitemi di iniziare condividendo brevemente tre semplici punti sulla missione della Chiesa in Giappone e in Asia, utili come orientamento di base per le riflessioni che scaturiranno dai vari interventi. Primo punto: San Francesco Saverio nel 1549 scrisse cinque lettere dal Giappone, ma forse la più famosa è la prima, nella quale espone le sue impressioni sul popolo giapponese. «Le persone con le quali abbiamo conversato finora sono le migliori che abbiamo mai scoperto», scrisse, «e mi sembra che tra gli infedeli non ne troveremo altri che possano superare i giapponesi». San Francesco ammirava la loro cortesia, onestà e senso dell’onore.

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Predisposti alla riverenza: Dio è già al lavoro nei popoli e nelle culture [...] Ho voluto iniziare con questo apprezzamento i due giorni di riflessione comune sulla missione della Chiesa in Asia. Ascolteremo molti discorsi e riflessioni, ma è importante che sin dall’inizio si abbia un atteggiamento essenziale, che chiameremo “riverenza”, la convinzione fondamentale che prima che la Chiesa o i missionari arrivino in un certo luogo, Dio è già al lavoro in quelle popolazioni e culture. Questa è anche la convinzione fondamentale del concilio Vaticano II, e non può essere ripetuta a sufficienza, considerando che in passato la nostra attività missionaria non è sempre partita da tale presupposto, e considerando

Riproponiamo alcuni passaggi dal saluto iniziale rivolto da P. Nicolás al Simposio per l’anniversario della Sophia University di Tokyo, celebrato in Gregoriana lo scorso 14-15 marzo. P. Nicolás ha studiato in entrambe queste Università. Il testo integrale del suo saluto è pubblicato con gli Atti del Simposio (quaderno n. 8 della collana “Gregoriana”, cfr. p. 61)

Il gruppo di pellegrini giunto a Roma dalla Sophia University (Tokyo) Foto AYUMI KIKUCHI (Ms)

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missionaria “ La nostranonattività è sempre partita dal presupposto del rispetto per chi è diverso da noi

il nostro presente, dove aumentano l’intolleranza e la mancanza di rispetto per l’Altro, per chi è diverso da noi. Sarebbe bene ricordare il Decreto Ad Gentes sull’attività missionaria della Chiesa del concilio Vaticano II, che insiste su questo concetto: «verità e grazia sono riscontrabili tra le genti, come segreta presenza di Dio» (n. 9). Alcune delle più belle parole del Decreto si trovano al n. 11, nel quale i missionari sono invitati ad immergersi nelle culture dove sono inviati, per essere «familiari con le tradizioni nazionali e religiose», e con «gioia e rispetto rivelare i germi del Verbo che giace nascosto» in quei luoghi, cosicché «essi stessi possano imparare con un dialogo sincero e paziente quali ricchezze Dio nella sua munificenza ha dato ai popoli». Notiamo le parole che questo Decreto usa per incoraggiare una prospettiva di riverenza: «gioia», «rispetto», «dialogo» «sincero e paziente», sollecitudine a «imparare». Oltre a qualsiasi altra cosa noi possiamo dire o su cui possiamo riflettere nei prossimi due giorni, spero che questo atteggiamento fondamentale di riverenza per il lavoro di Dio nelle culture e nelle popolazioni del Giappone e dell’Asia, sia sempre presente. Risvegliare la sensitività: percepire la trascendenza attraverso i sensi

P. Adolfo Nicolás, S.I. con il P. Toshiaki Koso, S.I., Presidente della Sophia University. A destra: La relazione di P. Shizô Kawamura, S.I.

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Dopo avere iniziato con questa primo e indispensabile orientamento, vorrei proporre una seconda prospettiva missionaria per il Giappone e l’Asia, che potremmo chiamare “sensitività”, una sensibilità verso dimensioni “nascoste” e più profonde dell’esistenza umana. Che cosa intendo? I Giapponesi sono tra le popolazioni più sensibili alla musica. [...] Tokyo ha più sale da concerti di qualsiasi altra grande città al mondo, e otto orchestre, una in più di Berlino! [...] Questo cosa c’entra con la missione? Credo che la religione sia, in primo luogo, molto più simile a questo “senso musicale” che a un sistema razionale d’insegnamenti e spiegazioni. La religione comprende, prima di tutto, una sensi-


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tività, un’apertura alle dimensioni della trascendenza, profondità, gratuità, bellezza, che si trovano alla base delle nostre esperienze umane. Si tratta, al giorno d’oggi, di una sensitività minacciata da una mentalità puramente economica o materialista, resa più debole nel percepire le dimensioni più profonde della realtà. [...] Proprio come il senso musicale è eroso e indebolito dal rumore, il ritmo e l’autoritratto del mondo moderno e post-moderno, lo è anche la “sensitività religiosa”, questa sensibilità alle dimensioni più profonde della realtà, nelle quali è possibile l’incontro con Dio. [...] Suggerirei che la missione in Giappone e in Asia, oggi debba in primo luogo aiutare a scoprire o riscoprire questo “senso musicale”, questa “sensitività religiosa”, la consapevolezza e l’apprezzamento di dimensioni di realtà più profonde di quanto la ragione o la concezione materialista della vita ci consentono. In un modo tutto speciale, aiutare i Giapponesi a mantenere questa “sensitività” dovrebbe essere una preoccupazione delle Sophia University. [...] Non siamo nel campo dell’insegnamento per fare proselitismo, ma per operare una trasformazione. Vogliamo formare una nuova umanità che sia “musicale”, che mantenga la sensitività alla bellezza, alla bontà, alla sofferenza degli altri, alla compassione. Offriamo un’“educazione cristiana” perché siamo convinti che Cristo offra un orizzonte oltre gli interessi limitati dell’economia e della produzione materiale; che Cristo offra una visione di un’umanità piena, che porti la persona fuori da sé stessa per prendersi cura e preoccuparsi degli altri; che Cristo offra non solo informazioni, dalle quali il mondo è già sommerso, ma saggezza, sophìa, profondamente umana e verso la quale i Giapponesi sono sempre stati particolarmente sensibili. Avendo iniziato con la riverenza, come facciamo a promuovere la “sensitività religiosa”, quella che ho definito un certo tipo di “senso musicale”? Credo che questa sia una sfida fondamentale per la nostra missione, oggi, in Giappone e in Asia, che richieda una riflessione creativa, sia teologica che pastorale. Credo che la Sophia University, che sta iniziando il suo secondo secolo di storia, debba chiedersi in modo più intenso cosa stia facendo per aiutare i suoi studenti e il suo corpo docente a mantenere e approfondire questo sensitività alle più profonde dimensioni dell’esistenza. È molto interessante che un poliedrico poeta giapponese, Arai Man, nel suo libro Symphony of God, pubblicato esattamente in occasione del centesimo anniversario di Sophia, nel tradurre la preghiera di Francesco d’Assisi «Rendimi strumento della tua pace», invece di usare il termine generico “strumento”, scelga di utiliz-

Reverence, Sensibility and Hope: Approaching Mission in Japan and Asia Today (by Adolfo Nicolàs S.I., Father General of the Society of Jesus) – On March 14-15 2014, on the occasion of the 100th anniversary of the foundation of the Sophia University, the Gregoriana hosted the International symposium: Between Past and Future, the Mission of Catholic Church in Asia: the contribution of Sophia University. Fr. Adolfo Nicolàs S.I., Superior of the Society of Jesus and former student then professor at Sophia University, delivered the keynote speech. What follows is an abstract. «We shall hear many talks and reflections, but it is important that from the very start, we begin with an essential attitude, which we may call reverence, a fundamental conviction that before the Church or the missionary arrive at a certain place, God is already at work in peoples and cultures. Beginning with this first, indispensable orienting attitude, I would like to propose a second mission perspective, which might be called sensibility, a sensitivity to “hidden” deeper dimensions of human existence. My final point has to do with hope. There is much concern, I know, for the fact that after a hundred years of evangelization, the Church remains a tiny minority that is rapidly aging. A famous Japanese theologian, Koyama Kosuke wrote a book some years ago which he interestingly entitled Three Mile an Hour God. Koyama speaks about our impatience, our desire to go at the speed of our latest technology, even in our mission. But, he insists, this is not God’s pace. God goes at “three miles an hour”, which is the speed one person walks. This is God’s speed because it is the speed of love. May we fulfil our mission in Japan and Asia, with deep reverence for God’s work in peoples and cultures, seeking to reawaken the religious sensibility of people, with patience and hope».

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Dobbiamo aiutare a riscoprire la consapevolezza e l’apprezzamento di dimensioni di realtà più profonde di quanto la ragione o la concezione materialista della vita ci consentono

zare “strumento musicale” («gakki»). In questo modo, unisce i due termini che abbiamo presentato, riverenza e sensitività (senso musicale), in modo tale che abbiamo una nuova possibilità di suonare la Sinfonia di Dio con chi è diverso da noi. Imparare la speranza: il ritmo di Dio non è quello della tecnica Il mio terzo e ultimo punto ha a che fare con la “speranza”. So che c’è molta preoccupazione, oggi, in Giappone, per l’“incanutimento” della Chiesa giapponese: dopo un secolo di evangelizzazione la Chiesa rimane un’esigua minoranza che invecchia rapidamente. Ho sentito anche alcuni giudizi, quasi disperati, sul “fallimento dell’evangelizzazione in Giappone”. [...] Si potrebbe dire che in Giappone alcuni siano preda di una sorta di desolazione ecclesiastica. [...] Negli Esercizi, Sant’Ignazio ci offre la saggezza con cui combattere la desolazione. Ricorda a chi ne è colpito che «l’aiuto divino è con loro sempre... anche se possono non percepirlo chiaramente». [...] In molti modi, Ignazio invita la persona desolata a sperare, basandosi su una visione più ampia degli in-

Non siamo nel campo dell’insegnamento per fare proselitismo, ma per operare una trasformazione

L’intervento di suor Maria De Giorgi, MMX missionaria in Giappone per 30 anni. il Prof. Yoshiaki Ishizawa, già Presidente della Sophia University A destra: P. Yuji Sugawara, S.I. ha coordinato l’evento

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Il contributo della Sophia University N

ei giorni 14 e 15 marzo 2014 si è svolto in Gregoriana il Simposio internazionale “Tra il passato e il futuro, la missione della Chiesa cattolica in Asia” per celebrare il centesimo anniversario dalla fondazione della Sophia University di Tokyo. Voluta da papa Pio X per continuare la missione di san Francesco Saverio, l’università fu fondata da tre gesuiti di tre nazionalità diverse che la Compagnia di Gesù inviò in Giappone per individuare il luogo adatto. Dopo due anni, trovarono una posizione centralissima a Tokyo. Oggi in Giappone ci sono circa 600 università (100 statali, le altre private), tutte a numero chiuso e altamente competitive. Nell’elenco di quelle a cui è più difficile accedere, la Sophia University è al terzo posto nell’elenco delle 500 università private e, nonostante la presenza della Chiesa cattolica in Giappone sia debole, il suo nome è ben noto per l’alto livello intellettuale. Vi sono otto Facoltà – di cui solo quella di Teologia è Pontificia – e circa 12mila studenti. Poche università nipponiche possono vantare una tale longevità e il risultato è ancora più notevole per un’università cattolica. Per questo si è voluto celebrare l’anniversario con alcuni Simposi internazionali, prima a Boston e a Colonia, e infine alla Gregoriana, organizzando un pellegrinaggio di una cinquantina di persone – scelte tra impiegati, ex alunni, studenti e genitori – che hanno partecipato al Simposio. La prima giornata si è riflettuto sulle caratteristiche dell’universalità e della continuità della missione attraverso due emblematiche figure-ponte del rapporto tra Roma e il Giappone, cioè i gesuiti Francesco Saverio e Alessandro Valignano. Su Francesco Saverio sono intervenuti P. Delio Mendonça, S.I. (Gregoriana) che ne ha affrontato la figura dal punto di vista


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tenti di Dio. E forse anche questo è un comportamento importante da tenere, se parliamo di missione in Giappone e in Asia. Un famoso teologo giapponese scomparso recentemente, Koyama Kosuke, qualche anno fa scrisse un libro delizioso, dall’interessante titolo Three Mile an Hour God. Koyama parla della nostra impazienza, del nostro desiderio di andare alla velocità della tecnologia più recente, anche nella missione. Vogliamo successi rapidi, risultati immediati. Ma, sottolinea, questo non è il ritmo di Dio. Dio va a «tre miglia l’ora», cioè alla velocità di una persona che cammina; questa è la velocità di Dio perché è la velocità dell’amore. Scrive: «L’amore ha la sua velocità. È una velocità spirituale. È diversa da quella tecnologica alla quale siamo abituati. Raggiunge la profondità della nostra vita, sia che ne siamo consapevoli o no, a tre miglia l’ora. È la velocità con la quale camminiamo, quindi è la velocità con la quale cammina l’amore di Dio». [...] Termino così queste note introduttive. Mi congratulo con la Sophia University e con l’Università Gregoriana per questa nobile iniziativa, e prego perché le nostre riflessioni sulla missione possano portare frutti nella vita della Chiesa in Giappone e in Asia. Che possiamo completare la nostra missione in Giappone e in Asia, con profonda riverenza per l’opera di Dio nella popolazione e nelle culture, cercando di risvegliare la loro sensitività religiosa, con pazienza e speranza.

convinti “cheSiamo Cristo offra una visione di un’umanità piena, che porti la persona fuori da sé stessa per prendersi cura e preoccuparsi degli altri

[Traduzione dall’inglese di Maria Rita Marcotulli]

indiano, mentre P. Shizô Kawamura, S.I. (Sophia University) lo ha raccontato dal punto di vista giapponese; si è quindi data una valutazione complessiva della sua figura dai due diversi punti di vista. Alessandro Valignano è una figura meno universalmente conosciuta, ma indispensabile per gli studiosi della storia della Chiesa in Asia: su di lui si sono soffermati gli interventi di due gesuiti argentini, P. Martín Morales (Direttore dell’Archivio Storico della Gregoriana) e P. Renzo De Luca (Direttore del “26 Martyrs Museum” di Nagasaki). Il filo conduttore della seconda giornata è stato il dialogo interreligioso. Su di esso sono intervenuti suor Maria De Giorgi, MMX, missionaria in Giappone per trent’anni e professoressa invitata della Facoltà di Missiologia, e P. Sadami Takayama – religioso dei Missionari del Sacro Cuore e docente presso la Sophia University – addottorato in Gregoriana con una tesi che confrontava la figura di Paolo di Tarso con quella del santo buddhista Shinran. La sintesi conclusiva è stata affidata a P. Josè Mario Francisco, S.I. Un caso concreto di dialogo interreligioso è stato presentato dal Prof. Yoshiaki Ishizawa, buddhista e già Preside della Sophia University, che ha avuto un ruolo fondamentale nel restauro del villaggio-santuario di Angkor Wat (Cambogia), come ha ricordato anche S.E. Masaharu Kohno, Ambasciatore del Giappone in Italia. Il Simposio è stato arricchito dai contributi degli esperti di entrambi i poli universitari. La riflessione iniziale del Prof. Tadashi Takizawa e quella conclusiva di P. Tohikaki Koso, S.I., rispettivamente Preside e Cancelliere della Sophia University, spingono a interrogarsi sul ruolo di una Università cattolica in Asia. Indubbiamente la risposta non è in una visione proselitista della Chiesa che misura i propri successi enumerando le statistiche di battesimi, confessioni e matrimoni. Pur essendo necessario “fare il punto” anche attraverso questo metro, l’efficacia dell’evangelizzazione non va ricerca in primo luogo nell’adesione esplicita ai sacramenti, quanto nella pratica del Vangelo.

Qui rientra il senso di un’istituzione come la Sophia University: sebbene il 98% degli studenti non sia cristiano, vi è grande competizione per esservi ammessi perché il suo messaggio è accettato e apprezzato. Gli ex alunni imparano a vivere il cuore del cristianesimo anche se non si battezzano. Molti missionari che hanno conosciuto direttamente la realtà del Giappone – come i gesuiti Pedro Arrupe, l’ex Rettore della Gregoriana Franco Pittau e lo stesso P. Adolfo Nicolás – sanno che per toccare il cuore degli asiatici occorre convertire il modo di agire senza mettere confini troppo rigidi. Questo è certamente il modo per seminare a fondo e preparare un futuro in cui, forse, ci saranno anche più di cristiani battezzati. YUJI SUGAWARA, S.I Decano della Facoltà di Diritto Canonico

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La famiglia di oggi tra incertezze e attese di HUMBERTO MIGUEL YÁÑEZ , S.I. – PAOLO BENANTI, TOR Dipartimento di Teologia Morale

Le due giornate del Forum sulla Famiglia, presieduto dal Card. Lorenzo Baldisseri, hanno proposto interventi, testimonianze e gruppi di studio tematici per aprire la riflessione sul cammino sinodale coinvolgendo “la base”. Numerose famiglie hanno partecipato ai due giorni di riflessione, facilitate dai servizi di babysitting appositamente attivati per l’occasione

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l forum Ascoltando la famiglia. Incertezza e attese (4-5 aprile 2014), organizzato dal dipartimento di Teologia morale della Pontificia Università Gregoriana, ha visto un esercizio di ascolto della realtà coniugale e familiare, per avviare una riflessione “dalla base” in grado di fornire degli strumenti per una riflessione teoretica e interdisciplinare che continuerà con successive iniziative. Si ritiene, infatti, che anche i semplici fedeli debbano avere voce all’interno dell’Accademia e non soltanto nell’ambito della pastorale. Il concilio Vaticano II riconosce il supernaturali sensu fidei (LG 12) senza il quale la riflessione della teologia morale corre il rischio di essere “da tavolino” (cfr. EG 119; EG 133). Sotto la presidenza di S.E. Rev.ma il Card. Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, il forum sulla famiglia si è aperto con il saluto del Rettore Magnifico e le parole inaugurali del Card. Baldisseri.

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Vista da fuori e da dentro: le relazioni nella famiglia Nella prima giornata il professor Ivo Stefano Germano ha introdotto i lavori offrendo un osservatorio sulla relazione familiare nell’oggi, sottolineando come il tema centrale di cui essere pienamente consapevoli riguarda le trasformazioni culturali e strutturali dell’istituzione familiare. In particolare ha mostrato come bisogna avere un’attenta sensibilità scientifica per le relazioni tra i gender e tra le generazioni, al fine di poter comprendere e ana-


Facoltà

lizzare le più diffuse problematiche della famiglia contemporanea. Da alcuni anni, alla famiglia si affiancano le parole crisi, eclissi, tramonto, se non proprio scomparsa. In parallelo, la teoria dei gender studies tende a considerare la realtà familiare al pari di un retaggio tradizionalistico, nei cui confronti occorre operare un superamento enfatizzando, al massimo livello, i desiderata e gli affetti soggettivi. Ma la famiglia, ha dimostrato Germano, non può essere un mero portato della costruzione sociale e culturale, ma rappresenta un bene sociale e relazionale fondato sui due assi del maschile e del femminile e non sull’indifferenziazione e l’infinita e totale decostruzione di elementi naturali e sociali. La Dott.ssa Palladino, cercando di esplicitare la profonda complessità delle relazioni all’interno della famiglia, ha scelto di usare un’analogia a partire dalla spiegazione e dalle conseguenze del principio di indeterminazione di Heisenberg, che fonda la meccanica quantistica. Il valore dell’analogia sta nel fatto che si può affermare che le relazioni nella famiglia siano quelle nelle quali ciascuno osserva e partecipa dell’essere e della vita degli altri membri della famiglia, di fatto orientandoli, attraverso legami complessi e indissolubili che agiscono più o meno esplicitamente lungo tutto l’arco dell’esistenza di un individuo e anche oltre. Tra le conseguenze di questo fatto la Dott.ssa Palladino ha mostrato come da un lato non sia possibile parlare della famiglia assumendo che essa stessa, per il semplice fatto che è costituita, sia anche in grado di assumersi tutti i compiti che Chiesa e società le affidano: dipende infatti dalle relazioni che vi sono al suo interno. Senza questa attenzione e questa cura ai legami interni, si commette un errore analogo a quello di poggiare un libro su un castello di carte. La Dott.ssa Palladino ha poi ricordato che la prima relazione in famiglia che sostiene e nutre tutte le altre è la relazione fra l’uomo e la donna che la compongono. Questa non può e non deve ridursi – né nella sua interpretazione, né nella sua promozione – ad una composizione di funzioni femminili e maschili rigidamente connesse a ruoli e compiti all’interno di essa; altrimenti accade che i generi non siano solo differenti, ma separati. Infine il professor Salonia ha illuminato la prospettiva della cogenitorialità nella funzione educativa della famiglia mettendo in luce come si sia genitori nella misura in cui si sia capaci di essere co-genitori di un figlio se si è “genitori-con” l’altro. È in questa condivisione di responsabilità genitoriale educativa il cuore della co-genitorialità. È dall’amore per i figli che bisogna partire e ripartire per maturare la mentalità della cogenitorialità e crescere nella propria umanità.

La famiglia rappresenta un bene sociale e relazionale fondato sui due assi del maschile e del femminile

per i figli “cheÈ dall’amore bisogna partire e ripartire per maturare la mentalità della cogenitorialità e crescere nella propria umanità

Alcune immagini dal forum “Ascoltando la famiglia”, al quale hanno partecipato coppie di tutte le età, portando le proprie esperienze. Per favorire le giovani famiglie è stato attivato un servizio di babysitting interno all’Università. In basso: La testimonianza dei coniugi Fabio e Stefania Leali. Foto BARBARA ANDOLFI

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L’ampio dibattito e i lavori per gruppi hanno concluso la giornata preparando gli oltre 190 partecipanti al momento di ascolto della seconda giornata del convegno. Listening to the family. Uncertainty and expectations (by Miguel Yanez, S.I. – Paolo Benanti, T.O.R., Department of Moral Theology) – On April 4-5 2014 the Department of Moral Theology of the Gregorian University organized the forum «Listening to the family. Uncertainty and expectations». The event was chaired by H.E. Card. Lorenzo Baldisseri, Secretary General of the Synod of Bishops and had its main objective in observing the reality of the families as well as listening to what they really experience and what they expect. The forum, divided into two days, offered two different approaches: on the first day the lectures were centred on the observation of today’s family, keeping in mind the cultural and institutional transformations and the relationships within it. A debate followed the lectures and then all the participants were divided into different study groups, which at the end of the session shared their conclusions. Fr. Paolo Benanti, T.O.R., coordinated the first day of the forum and offered his final considerations. The second day had a more pastoral approach: the lectures (on conjugal love, parenthood, conjugal spirituality) were followed by the testimony of married couples. As on the previous day, this first part was followed by debates and study groups. The final address, with his final considerations, was given by Fr. Miguel Yañez S.I., Director of the Department of Moral Theology and coordinator of this second session. The choir CinqueCinquanta+, formed by families (parents, children, grandparents), closed the Forum with a concert.

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La misura alta dell’amore coniugale, i problemi dell’amore non sviluppato La seconda giornata si è aperta con una prima relazione sull’amore coniugale presentata da Maria Cruciani, una teologa laica e sposata, la quale, con grande competenza, ha saputo articolare esperienza vissuta e riflessione teoretica, riconducendo il sentimento coniugale nell’argine di una virtù reinterpretata all’interno di un’antropologia relazionale. Il ruolo strutturale dell’affettività nell’atto morale, messo in luce dalle neuroscienze, evidenzia la responsabilità del soggetto nella costruzione della propria identità anche nella dimensione affettiva. Nel legame coniugale la percezione di pervenire a un’esistenza piena grazie alla relazione con il partner incontra la medesima percezione da parte dell’altro, si carica delle sue attese e torna amplificata, generando una reciprocità ricorsiva della speranza che costituisce la determinazione coniugale della coscienza affettiva. Dall’analisi del moto affettivo che porta alla formazione di una coppia, la tenerezza, la compassione e la misericordia emergono come le tonalità emotive che caratterizzano il legame. L’assunzione responsabile di un tale dinamismo naturale conduce alla consapevole strutturazione delle corrispettive virtù. L’autodonazione di Cristo nel mistero pasquale rappresenta il modello verso cui tende questo dinamismo dello spirito umano e, al tempo stesso, la fonte da cui promana la spinta al dono totale di sé, una fonte alla quale attinge, consapevolmente o inconsapevolmente, ogni coppia che intende eternare il proprio amore. Ma una presentazione così attraente della bellezza e della potenzialità dell’amore coniugale non poteva non essere confrontata con i problemi di chi non riesce a svilupparle pienamente. Questo non per giudicare le persone, ma per capire la complessità della situazione odierna, che presenta delle difficoltà a vivere un autentico rapporto coniugale, difficoltà che si riversano anche nel rapporto genitoriale. L’approfondimento di questo aspetto è stato chiesto a un terapeuta familiare di grande esperienza sul territorio, Giorgio Bartolomei, il quale ha presentato le difficoltà legate alla figura del padre nella cultura contemporanea, dove si registra il fenomeno della sua “evaporizzazione”. L’Io, alla ricerca della propria narcisistica individuazione, fatica a diventare Noi. All’interno della famiglia si passa dalla differenza alla confusione delle


Facoltà

generazioni, e questo è dovuto alla paura di non essere amati dai figli e alle attese narcisistiche del figlio idealizzato. Occorre, invece, l’esercizio dell’autorità genitoriale come argine/cornice simbolica necessaria per la costruzione dell’identità del soggetto. La funzione virtuosa del limite è indispensabile nell’educazione dei figli: senza l’esperienza del limite il soggetto è gettato in una condizione esistenziale di angoscia. Lo spirito e il volto della famiglia: immagine plastica, non “di plastica” Punto di incontro tra le due relazioni è stato l’intervento di don Sergio Nicolli con la sua esperienza nel campo della spiritualità familiare, un’esperienza maturata sia nel corso del suo incarico di direttore dell’ufficio della CEI per la pastorale familiare che nell’attuale attività parrocchiale a Rovereto, dove dirige il Centro diocesano di pastorale familiare. La sua proposta è una spiritualità profondamente incarnata nella vita, che valorizza tutti gli elementi tipici della relazione coniugale e della responsabilità genitoriale. La sua relazione si è focalizzata sul nuovo rito del matrimonio in Italia, mostrandone le novità sostanziali rispetto al rito precedente. La spiritualità familiare deve connotarsi per un particolare stile di vita, che riguarda le varie dimensioni della vita della coppia e della famiglia. Nicolli ha saputo individuare anche i mezzi per coltivare la spiritualità coniugale e familiare. Le tre relazioni sono state completate ciascuna dalla testimonianza di una coppia di sposi tra quelle partecipanti ai lavori del forum, le quali hanno donato la propria esperienza di coniugalità e genitorialità attraverso narrazioni cariche di emozioni e spunti di riflessione. Le conclusioni dei gruppi di studio rispecchiavano un ambiente familiare di riflessione condivisa, avviata, ma non compiuta, lasciando nei partecipanti il profondo desiderio di continuare ad accompagnare una Chiesa in ascolto, la quale si prepara al cammino sinodale sulla complessa realtà della famiglia nella cultura postmoderna. Al termine dei lavori, il coro familiare «CinqueCinquanta+» composto da famiglie (genitori, bambini e nonni) ha dato un’immagine plastica di quella che è la vita familiare, dove ognuno “canta” con la propria tonalità la vita di ogni giorno realizzando un’armonia di voci.

La tenerezza, la compassione e la misericordia emergono come le tonalità emotive che caratterizzano il legame coniugale

A sinistra: I due giorni di riflessione sono stati conclusi da un momento musicale animato dal coro familiare CinqueCinquanta + composto da genitori, bambini e nonni.


DA IERI A OGGI

P. Charles André Bernard maestro di teologia spirituale di MARIA GIOVANNA MUZJ Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa

harles André Bernard, per 36 anni professore alla Gregoriana nell’Istituto di Spiritualità (1961-1997), era nato nel 1913 a Berck-surMer, nel Pas-de-Calais, vicino alla frontiera con il Belgio ed è morto all’inizio del 2001. Conosciuto e stimato a livello internazionale, ma quasi invisibile per quanto riguarda incarichi ufficiali, salvo gli anni in cui aveva diretto l’Istituto (1987-1992); il giorno delle sue esequie la grande chiesa romana di Sant’Ignazio era gremita. P. Bernard era un uomo solido, quadrato, massiccio, che trasmetteva un’impressione di forza e di sicurezza; franco e diretto fino alla ruvidezza con i suoi pari; pieno di benevolenza e di pazienza, ma anche fermo, con le persone che gli chiedevano una guida spirituale, che intendeva prima di tutto come una formazione alla libertà interiore; con un’attenzione particolare verso i grandi malati da lui visitati in alcuni casi anche giornalmente. Dai confratelli e anche fuori era considerato il rifugio ultimo sul quale dirottare i casi più difficili. “Mi sembrava di stare su un transatlantico”: l’immagine sorprendente usata da uno di loro rende bene la misura del sollievo che gli interessati potevano provare. Innamorato della natura e della poesia, era scherzoso e assolutamente semplice al di fuori dell’ufficialità. Tratto che forse colpiva di più le persone: “Era un grande uomo e così semplice”.

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Dire che l’anima ha sete di Dio, significa che il desiderio dello spirito si trova in una certa continuità con il desiderio vitale del corpo

(Charles André Bernard)

La forza speculativa di cui era dotato gli era valsa in noviziato l’appellativo di “noûs”, “intelletto”; ma già i vicini di casa lo ricordavano, ragazzino, girare sempre con un libro sotto gli occhi, senza che ciò gli impedisse poi di essere un vero “capobanda”. Verso i 12 anni si era allontanato dalla pratica della fede, per poi “convertirsi” (espressione sua) tra il ‘40 e il ‘41, in un momento storico drammatico, rimasto per lui inseparabile dalla figura di un giovane curato della sua parrocchia, morto in battaglia al momento dell’invasione della Francia: questi gli aveva detto

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un giorno, provocando in lui una impressione profonda, che “avrebbe offerto la vita per lui”. Dopo aver completato gli studi che in Francia preparano all’insegnamento nelle scuole primarie, nel 1943 André entrava nel noviziato della Compagnia di Gesù, allora sfollato a Vals, nella “zona libera”; per questo si trovò a compiere gli studi di filosofia all’Università di Stato di Montpellier, ove ebbe come maestro il filosofo Ferdinand Alquié ed entrò in contatto con il pensiero moderno, in particolare con la fenomenologia, la psicologia, l’antropologia. “È della nostra razza” esclamò al momento della discussione della tesi Alquié, che nutriva progetti per il futuro del suo studente. Ma il giovane Bernard si era già “dato alla Compagnia”. A quel periodo risale la duplice impronta specificamente filosofica che informa tutto il suo itinerario intellettuale: preoccupazione per la dimensione metafisica degli argomenti trattati, intelligenza della problematica antropologica che soggiace alla vita spirituale. Ordinato sacerdote nel 1954 dopo aver conseguito il dottorato in filosofia, alcuni anni dopo conseguì quello in teologia. Anche se entrambe le tesi erano dedicate al pensiero di san Tommaso, Charles André Bernard non si considerava un tomista: è da sant’Ignazio e san Giovanni della Croce che moveva la sua comprensione della vita spirituale. Nel 1961 viene chiamato a insegnare a Roma. I 38 anni romani sono senza storia, scanditi da un unico e medesimo ritmo: Messa mattutina, lavoro intellettuale e insegnamento nella prima parte della giornata (ha diretto 37 tesi di dottorato), ministero di ascolto e di formazione il pomeriggio; praticamente nessuna uscita da Roma durante l’anno accademico. Questa “monotonia” era ciò che custodiva e rendeva possibile un lavoro di approfondimento incessante e una produzione eccezionale per qualità e quantità, incentrati intorno a quell’unico interesse che, come dichiarò in occasione del 50° anniversario del suo ingresso nella Compagnia di Gesù, aveva polarizzato tutte le sue energie: la vita spirituale. Questa però, considerata prima di tutto nella sua accezione più ampia, come fenomeno nel quale rientrano le tre grandi vie dello spirito: il filosofo, l’artista, il santo. Presente sin dall’inizio, tale scelta metodologica aveva un duplice scopo: da una parte, riuscire a rendere conto delle molteplici omologie tra la vita spi-


Le voci e i tempi

rituale cristiana ed atteggiamenti o pratiche spirituali propri anche di altri contesti religiosi e culturali; dall’altra, giungere a individuare pienamente specificità e originalità della vita spirituale cristiana. In una sorta di costruzione dalle fondamenta, p. Bernard parte dunque dalla terza via – la ricerca di una pienezza di vita –, che più lo interessa in quanto include la dimensione religiosa, e ne analizza gli aspetti caratteristici, in particolare il fenomeno centrale della preghiera, argomento del suo primo saggio La prière chrétienne (1967). Della “vita spirituale” p. Bernard coglie innanzitutto ciò che la costituisce come tale, cioè il fatto di essere una vita e dunque un processo dinamico finalizzato: «Il progetto spirituale è slancio vitale polarizzato verso un valore supremo e che dà senso alla vita umana». Non a caso questa definizione, tratta dal saggio fondativo Le projet spirituel (1970), contiene un’immagine spaziale, il “polo”: per l’autore il fatto che sia «impossibile parlare di vita spirituale senza fare appello a schemi immaginativi, quali quello di ascensione o di approfondimento» è un’evidenza. Che sia puramente naturale o che si dispieghi in un ambiente di grazia, la vita spirituale – e la sua espressione – trova una corrispondenza strutturale nelle altre sfere vitali, il che determina il ricorso necessario al linguaggio simbolico: «La coscienza parte dall’esperienza primaria del sensibile per passare al piano spirituale. Dire che l’anima ha sete di Dio, significa che il desiderio dello spirito si trova in una certa continuità con il desiderio vitale del corpo». E poiché ogni vita si esprime attraverso una reazione affettiva, anche il rapporto della coscienza al mondo divino implica necessariamente una dimensione affettiva. Il simbolo, connotato sempre da una dimensione affettiva, appare così a doppio titolo l’espressione connaturale dell’attività religiosa. Infine anche la specificità della vita spirituale cristiana si rivela, ma in un modo divino, dell’ordine della vita: «Tutto è dunque movimento. Tutto è vita. Tutto è animato dallo Spirito. Ed è forse questo l’aspetto più distintivo della spiritualità cristiana. Essa non è semplicemente una vita interiore che fa fiorire delle virtualità che si potrebbero dire mistiche. È una vita sottomessa alle mozioni di uno Spirito Santo, Spirito di libertà e di amore. E tale mozione è tanto interiore da raggiungere l’atto personale di esistere che è alla radice della libertà del nostro spirito. Cosicché ogni movimento spirituale, in noi e nel mondo, si alimenta all’unica fonte dello Spirito vivificante». Questa visione sintetica del fenomeno vita-nellospirito e della sua espressione, ancorata da una parte al dato teologico della fede, dall’altra al sostrato filosofico e antropologico del suo pensiero, spiega l’unità e al tempo stesso l’apertura dell’opera del padre Bernard, in particolare la triade Teologia spiri-

tuale, Teologia simbolica, Teologia affettiva e lo studio fenomenologico delle grandi vie dello spirito all’interno della fede cristiana (Il Dio dei mistici, coronato dal volume postumo Teologia mistica). Ma ne spiega anche la pressante attualità per la Chiesa. Da una lucida analisi sinottica dei rapporti che intercorrono oggi tra filosofia, teologia e spiritualità, p. Bernard fa emergere infatti una proposta che non è di ordine puramente speculativo, ma che sollecita esplicitamente un cambiamento pratico nella formazione.

Bisogna sempre superare dottrinalmente le separazioni contrarie all’unità del dato rivelato e puntare a permettere al credente di raggiungere, per quanto è possibile, l’unità della vita. A tale scopo appare indispensabile la ricerca di una vita spirituale

(Charles André Bernard)

Dall’articolo La spiritualità come fonte dottrinaria (1993) «Oggi sentiamo il bisogno di tornare alla concretezza della vita spirituale, essendo come costretti a riconoscerne la funzione vivificatrice nei confronti della teologia morale come della dogmatica. E si potrebbe aggiungere: dell’esegesi stessa. Questa infatti non è sfuggita al totalitarismo della razionalità astratta, divenendo così la preda dell’oggettivismo storico e, più recentemente, delle disquisizioni linguistiche. Poco ci mancava che la figura del Dio vivente apparisse inutile... Il compito teologico oggi si rivela quindi abbastanza chiaro: anche se appare presuntuoso voler edificare un sistema teologico unitario, almeno in chiave didattica bisognerebbe, nella formazione cristiana, far posto all’insieme delle grandi discipline teologiche; alla teologia morale che in tutti i tempi impone la sua presenza, e particolarmente ai giorni nostri quando si differenziano e si complicano le condizioni concrete in cui bisogna compiere scelte cristiane; alla teologia dogmatica, la quale risponde al desiderio incomprimibile di perseguire una sempre maggiore intelligenza della fede; infine alla teologia spirituale, in quanto vivifica e concretizza il dinamismo delle prime due. […] In ogni caso bisogna sempre superare dottrinalmente le separazioni contrarie all’unità del dato rivelato e puntare a permettere al credente di raggiungere, per quanto è possibile, l’unità della vita. A tale scopo appare indispensabile la ricerca di una vita spirituale, la quale a sua volta richiede una sua intelligenza: la teologia spirituale si manifesta allora come parte della teologia e fonte originale quanto insostituibile».

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DA IERI A OGGI

Le camere di Sant’Ignazio e dei primi Generali della Compagnia di MANUEL RUIZ JURADO, S.I.

Nonostante numerose ristrutturazioni nel corso dei secoli, dentro il Collegio del Gesù sono state conservate le stanze dove visse Ignazio di Loyola e i primi quattro Prepositi Generali della Compagnia. Stanze poverissime, la cui impressione è oggi falsata nel visitatore dall’antistante corridoio, costruito oltre un secolo dopo e affrescato da fratel Andrea Pozzo ono state varie le case abitate dai gesuiti nell’area occupata oggi dalla Residenza del Gesù (residenza, scolasticato e tempio). Nel posto occupato oggi dalle cappelle di sant’Ignazio e della Madonna della Strada, e in un’area poco più estesa, si trovava la casa «vecchia e cascaticcia» di Camillo Astalli [di cui resta memoria nella vicina Via degli Astalli, presso la quale si trova l’omonimo Centro del Jesuit Refugee Service, NdR], la quarta casa abitata da sant’Ignazio e dai suoi compagni a Roma, dal febbraio 1541 al settembre 1544. Lì ebbe luogo la riunione dei compagni per l’elezione del primo

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volte dovettero votare all’unanimità “ Trel’elezione di padre Ignazio a Generale della Compagnia di Gesù, a causa del rifiuto ad accettare la carica e delle resistenze da parte del santo, che accettò per ordine del suo confessore

Generale della Compagnia di Gesù (marzo-aprile 1541), prima di poter fare la professione nella basilica di San Paolo fuori le Mura, dopo aver fissato alcune norme delle future Costituzioni. Tre volte dovettero ripetere la votazione per confermare, sempre all’unanimità, l’elezione di padre Ignazio a Generale della Compagnia di Gesù, a causa del rifiuto ad accettare la carica e delle resistenze da parte del santo, che si dichiarava sempre indegno e incapace a governare se stesso, e tanto più quindi a governare gli altri, avendo un’indole pronta a obbedire e non a comandare. Su richiesta del santo l’elezione fu ripetuta l’8 e il 13 aprile, e finalmente il 19 aprile, sotto l’ordine del suo confessore, Ignazio accettò la carica. Il 22 aprile partirono da qua i compagni con Ribadeneira – che faceva il chierichetto –, per fare la profes36 |

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sione in San Paolo fuori le Mura, all’interno del pellegrinaggio delle Sette Chiese, dinanzi all’altare del Santissimo Sacramento e del mosaico della Madonna, riconosciuta come Regina e Madre della Compagnia di Gesù. In questa casa sant’Ignazio fece la “deliberazione sulla povertà della Compagnia” (febbraio-marzo 1544) e ricevette le celebri e straordinarie visioni mistiche, rimaste descritte nel suo Diario spirituale. «Una casaccia che pareva quasi una capanna» Nella zona dove la via di Aracoeli fa angolo con via San Marco, padre Codacio edificò la casa dove abitò sant’Ignazio dal settembre 1544 al luglio 1556, cioè fino alla morte. Il principe Fabrizio Massimi la descrisse come «una casaccia che pareva quasi una capanna». Oggi di questa casa si conservano le tre stanze dove abitò sant’Ignazio e quella del fratello coadiutore che lo assisteva: sono state conservate, quando fu distrutta l’antica casa per costruire quella immensa attuale, per rispetto e devozione al santo fondatore; sono le cosiddette “camerette di sant’Ignazio”. Qui abitarono anche altri quattro Generali: Giacomo Laynez, san Francesco Borgia, Everardo Mercuriano e Claudio Aquaviva, sotto il cui governo fu edificata la Residenza del Gesù. La stanza piccola u ha una finestra aperta verso la terrazza, dove sant’Ignazio, seduto su un piccolo sedile, durante la notte contemplava il cielo mentre lacrime di devozione sgorgavano senza interruzione dai suoi occhi. Per molto tempo si è conservata appesa al muro una frase, attribuita al santo dal suo biografo Ribadeneira: Heu, heu, quam sordet mihi terra, quando aspicio caelum! (“Ahimè, quanto mi sem-

Nelle “camerette di sant’Ignazio” abitarono anche quattro Generali della Compagnia: Giacomo Laynez, san Francesco Borgia, Everardo Mercuriano e Claudio Aquaviva, sotto il cui governo fu edificata la Residenza del Gesù

bra meschina la terra, quando guardo il cielo!”). In questa stanza il santo dormiva, aveva il suo ufficio, e vi scrisse una buona parte delle Costituzioni, oltre a tantissime lettere per comunicare indirizzamenti, ordini, orientamenti e luci di discernimento e di


Le voci e i luoghi

guida per il governo di tutta la Compagnia; e sempre qui preparò la Formula Instituti (1550) . Bisogna considerare che alla morte del santo vi erano già gesuiti in tutte e quattro le parti del mondo allora conosciuto, più di un migliaio. Si contano più di settemila lettere nel suo epistolario. «Il modo che osservava, quando faceva le Costituzioni, era dire ogni dì messa e rappresentare il punto che trattava a Dio e far oratione sopra a quello; et sempre faceva l’oratione et messa con lacrime» (Racconto del pellegrino, n. 101). Qui hanno collocato nel 1991 la testa in bronzo di sant’Ignazio, su un supporto in pietra, posizionata all’altezza che doveva avere in vita; inoltre vi si trovano qualche documento firmato da lui , un quadro della Madonna, lo scrittorio e gli armadi, che potevano servire per l’archivio dei documenti al suo segretario Polanco. Secondo padre Gonçálves dá Cámara, ministro della casa durante gli ultimi tempi della vita di padre Ignazio, dopo che il padre si alzava dal letto e aveva recitato le preghiere – nelle quali gli era stato commutato l’Ufficio Divino a causa delle sue eccessive lacrime –, «entrava in una cappella vicina alla sua stanza» per la Santa Messa. Poi rimaneva due ore in orazione mentale e, per non essere disturbato, aveva ordinato che i messaggi che fossero arrivati in quel frangente alla portineria fossero consegnati al padre Ministro. Questi ne portò molti alla cappella, quando gli sembravano richiedere una risposta urgente, e assicura che ogni volta che entrava a portarglieli trovava il volto del santo così splendente, che rimase spaventato e come fuori di sé. Il luogo della morte, oggi Cappella La stanza più grande , dove oggi si trova conservato il Santissimo e dove i devoti celebrano la Messa, era allora il luogo dove il santo riceveva gli ospiti. Qui fu trasferito il suo letto nei giorni della sua ultima malattia, probabilmente per facilitare le visite. Ed è qui che avvenne la sua morte, nella stanza più vicina a quella di fratel Cannizzaro, che lo assisteva allora. Quella notte il fratello lo sentì dire alcune volte: “Ay, Dios!”. Allo spuntare il sole, racconta Polanco che, andando a visitare padre Ignazio, lo trovò in fin di vita. Corse in fretta a San Pietro a chiedere la benedizione di Papa Paolo IV per il moribondo, come il padre gli aveva chiesto di fare il giorno precedente. Il Papa la concesse insieme a tutto quanto poteva dare. Padre Ignazio nel frattempo consegnò l’anima al suo Creatore e Signore, poco prima delle sette del mattino, alla presenza di padre Madrid, superiore della casa, e di padre Andrea de Freux, rettore del Collegio Romano . In questa stanza hanno conservato un quadro della Sacra Famiglia che il santo aveva davanti agli occhi, sull’altare dove celebrava la Messa. Probabilmente lo tenne così anche san Francesco Borgia,

generale della Compagnia, come si può dedurre dal suo Diario. L’altra stanza, situata tra le due descritte sopra, serviva probabilmente come sala d’attesa o d’ingresso per i visitatori. Qui è esposto un quadro con la magnifica pittura del Ribera, che rappresenta sant’Ignazio nell’atto di scrivere le Costituzioni 8B. Sembra che le scale, scoperte nel 1991, mettessero in comunicazione questa stanza con il resto della casa antica e con la cappella vicina, scomparsa durante la costruzione del nuovo edificio. Le finestre di questa stanza si aprivano sull’orto sottostante. Al di là di questo, nello spazio vicino all’attuale chiesa del Gesù, Polanco preparò alcune abitazioni per alloggiare san Francesco Borgia, arrivato nell’ottobre 1550 con il suo seguito.

Ogni volta che celebrava la Messa, Ignazio aveva davanti agli occhi un quadro della Sacra Famiglia. Probabilmente lo tenne così anche san Francesco Borgia

Sant’Ignazio, all’interno di queste stanze, il 17 luglio 1546 ricevette san Pietro Favre – dopo che era stato assente per tanto tempo, inviato in missioni pontificie durante la deliberazione del 1539. Anche san Francesco Borgia, arrivato come professo della Compagnia (dal 1548), vestito ancora da duca per licenza pontificia (con il suo seguito di circa venti persone), fu ospite della casa negli anni 1550-1551 ed ebbe contatti con sant’Ignazio per tre mesi. Chi visita questi luoghi intuisce il clima povero e raccolto nel quale il santo visse e governò la Compagnia fino alla sua morte, il 31 luglio 1556, all’età di 65 anni, avendo governato la Compagnia 15 anni. Fu beatificato da Paolo V nel 1609, e canonizzato da Gregorio XV il 12 marzo 1622. L’antisala delle camerette è una magnifica opera d’arte della prospettiva, eseguita dal fratello Andrea Pozzo, che verso la fine del XVII secolo volle onorare il Fondatore con immagini allusive al suo trionfo celeste e ai miracoli a lui attribuiti. A pochi passi dall’attuale Piazza del Gesù e da Via degli Astalli si incontra un altro luogo significativo per la Compagnia: Palazzo Venezia, allora residenza estiva dei Pontefici, presso la quale Ignazio fu ricevuto dal Papa diverse volte. Qui sono state firmate le bolle di approvazione e di confermazione della Compagnia di Gesù: la Regimini militantis Ecclesiae (27 settembre 1540) e la Exposcit debitum (21 luglio 1550); ma anche la Iniunctum nobis (1544) – che apriva la possibilità di ricevere nella Compagnia qualsiasi membro normalmente preparato, senza limite di numero –, e la breve Pastoralis officii (1548) che approvava e raccomandava gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio.

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DA IERI A OGGI

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Per visitare le camerette: ingresso libero dal Collegio Internazionale del GesĂš (Piazza del GesĂš, 45) dal lunedĂŹ al sabato solo il pomeriggio, dalle 16:00 alle 18:00; domenica e festivi solo la mattina, dalle ore 10:00 alle 12:00 Per celebrare la S. Messa: prenotarsi contattando la portineria (tel. +39 06 69205 800 oppure +39 06 69205 878) durante gli orari di apertura al pubblico 38 |

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Le voci e i luoghi

Accanto alla Chiesa del Gesù si trova l’ingresso alle stanze dove visse e morì sant’Ignazio di Loyola. Abitazione molto povera, fu in seguito inglobata nella grande costruzione del Collegio senza modificarne la struttura. Lo studiolo (1) conserva lo scrittoio su cui il santo compose le Costituzioni (8) e altri documenti (2-3); la seggiola da cui contemplava il cielo dalla finestra adiacente; gli armadi usati come archivi dal segretario Polanco.

Quella che in seguito venne trasformata in cappella (4-5) era una semplice stanza adibita per gli incontri con le personalità. Qui venne spostato il letto di sant’Ignazio durante l’aggravarsi della malattia; qui morì, come ricorda una tela esposta (6). Sulla parente di fronte è affisso un quadro della Santa Famiglia di «modesta fattura» (7) davanti al quale sant’Ignazio celebrava ogni giorno la S. Messa. I locali comprendono altre due piccole stanze, adibite a museo.

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COMUNITÀ UNIVERSITARIA

Retorica Biblica e Semitica: un nuovo slancio di ROLAND MEYNET, S.I. – JACEK ONISZCZUK, S.I. Dipartimento di Teologia Biblica

Per analizzare correttamente i testi biblici e del Vicino Oriente antico occorre comprendere le peculiarità della retorica semitica. È quanto si propone la Società internazionale per lo studio della Retorica Biblica e Semitica (RBS), che promuove ricerche e pubblicazioni in questo campo. La Gregoriana ne ospita i convegni biennali

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testi della Bibbia non ubbidiscono – secondo noi – alle regole della retorica classica greco-latina, bensì alle leggi di un’altra retorica, quella semitica. Questa non è una retorica della persuasione che vuol convincere come quella classica, ma una retorica dell’enigma, proposto alla saggezza del lettore. “Il Greco dimostra, l’Ebreo mostra”. Se viene chiamata “retorica biblica e semitica”, significa che vale anche per le altre letterature del Vicino Oriente antico compresi, fra i più recenti, i testi della Tradizione musulmana e del Corano. Non conviene analizzare la lingua araba (o cinese) con le categorie della grammatica latina: non è appropriato. Come dice il proverbio africano: “Il bambino che non è mai uscito di casa pensa che solo sua madre sa fare bene il sugo”. Attenzione all’etnocentrismo! Infatti, come ricorda la Pontificia Commissione Biblica, «radicata nella cultura semitica, la tradizione letteraria biblica manifesta un gusto spiccato per le composizioni simmetriche, grazie alle quali vengono stabiliti dei rapporti tra i diversi elementi del testo. Lo studio delle molteplici forme di parallelismo e di altri procedimenti di composizione semitici deve permettere di meglio discernere la struttura letteraria dei testi e di pervenire così a una migliore comprensione del loro messaggio» (L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Città del Vaticano 1993, 38).

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Pedagogia

Le leggi di questa retorica sono note da tempo: i “fondatori” hanno pubblicato le loro opere negli anni 1820-25! Ormai disponiamo di un Trattato di retorica biblica (R. Meynet; anche in francese e inglese) e per il Corano, dello studio La composition du Coran (M. Cuypers). Oltre i confini del mondo semitico, altri testi possono essere analizzati secondo le leggi di questa retorica: ad esempio la Regola di San Benedetto e i Pensieri di Pascal, due autori talmente imbevuti di Bibbia che compongono i loro testi alla maniera biblica. La “Società internazionale per lo studio della Retorica Biblica e Semitica” (RBS) La RBS è un’associazione senza fini di lucro di diritto italiano fondata nel 2006, il cui Presidente onorario è il Card. Albert Vanhoye. «L’Associazione svolge attività nei campi dell’istruzione, della formazione e della promozione della cultura biblica perseguendo, senza scopo di lucro, il fine di promuovere e sostenere in Italia e all’estero le ricerche e le pubblicazioni nel campo della retorica biblica – sia dell’Antico che del Nuovo Testamento – e della retorica semitica. In particolare, l’Associazione favorisce la realizzazione di progetti di ricerca, di scambi interuniversitari e di pubblicazioni nel campo della retorica biblica e semitica» (dall’articolo 4 dello Statuto). Il Presidente attuale è P. Pietro Bovati, professore emerito del Pontificio Istituto Biblico; tra i membri fondatori, P. Roland Meynet ne è il Segretario e P. Jacek Oniszczuk il Tesoriere. La retorica semitica è riconosciuta, come retorica specifica, dalla “International Society for the History of Rhetoric”, la grande società mondiale nella quale siamo presenti sin dal 1987. Per il ventesimo Congresso biennale che si terrà a Tubinga nel 2015, quattro rappresentanti della RBS presenteranno un nuovo un panel sulla retorica semitica. Le collane Non si è aspettata la fondazione della RBS per fare ricerche e dunque pubblicare. Nel lontano 1988 era uscito il primo volume

Occorre prestare attenzione all’etnocentrismo per non rischiare di applicare schemi retorici tipici di altre lingue alle costruzioni semitiche

Una lezione di P. Javier Lopez S.I. durante l’ultimo convegno di RBS. A sinistra: P. Pietro Bovati, S.I. del Pontificio Istituto Biblico (al centro) è il Presidente dell’associazione RBS. P. Roland Meynet, S.I. (a sinistra) e P. Jacek Oniszczuk, S.I. (a destra) ne sono rispettivamente il Segretario e il Tesoriere, nonché membri fondatori. Foto PAOLO PEGORARO

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di una nuova collana, “Rhétorique biblique”, presso le Éditions du Cerf. È là che P. Bovati e R. Meynet hanno pubblicato, nel 1993, il loro commento al libro di Amos. Questa collana è stata sostituita nel 2005 dalla collana “Rhétorique sémitique”, attualmente presso l’editrice Gabalda: conta tuttora 15 volumi. La collana aveva cambiato nome per accogliere, oltre a studi su testi biblici, anche ricerche sul Corano; prima fra queste, lo studio della sura 5, di Michel Cuypers, religioso della Fraternità dei Piccoli Fratelli di Gesù che lavora all’Institut dominicain d’études orientales (IDEO) a Il Cairo; per questo volume l’autore ha ricevuto nel 2009 il World Prize for the Book of the Year in Islamic studies della Repubblica islamica dell’Iran. La collana francese ha una “sorella” italiana, “Retorica biblica” presso le EDB, che ha pubblicato 18 volumi. Nel 2013 è stata sostituita dalla collana “Retorica biblica e semitica” presso la Gregorian & Biblical Press, con 3 volumi già editi. Vi è infine una terza collana – “Rhetorica semitica”, in spagnolo e in inglese – presso la Convivium Press, in coedizione con la Gregorian & Biblical Press.

Le leggi della retorica semitica “sono note da tempo (1820-25). Esse si possono applicare anche a quei testi non semitici costruiti però da autori così “imbevuti” di Bibbia da riprodurne il modo di comporre

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Il sito La RBS dispone di un suo sito web, indipendente ma “satellitare” rispetto a quello dell’Università Gregoriana: www.retoricabiblicaesemitica.org, fondato nel 2007, ma preceduto da una pagina specifica nel sito della Gregoriana. Questo sito conta attualmente 499 pagine (italiano, francese, inglese). Oltre le informazioni sulle pubblicazioni legate alla RBS, offre l’accesso ai testi fondatori; la terminologia specifica della metodologia, in sette lingue; una bibliografia delle opere che mettono in atto l’analisi retorica semitica (più di 1.400 titoli) ordinata per autori e anche per testi biblici; una rivista online, ecc.


Pedagogia

2008-20I4: i convegni di RBS Dal 2008 si tiene in Gregoriana, a cadenza biennale, il convegno internazionale della RBS. Una delle caratteristiche di questi convegni è che sono aperti agli studenti, della Gregoriana come di altre università. Questi possono anche presentare una comunicazione, come gli altri partecipanti, qualora siano dottorandi o anche studenti di Licenza. Bisogna infatti preparare l’avvenire... Per gli studenti del Dipartimento di Teologia biblica, la partecipazione al convegno equivale a un corso, a condizione che lo studente stenda un resoconto critico di ciò che ha seguito. Inoltre, a ogni convegno interviene uno specialista di un’altra metodologia esegetica. I relatori devono mandare il loro testo cinque mesi prima del convegno, in modo che tutti i partecipanti possano prepararsi alle discussioni critiche, cui si lascia grande spazio. Dopo il convegno, gli autori i cui testi sono accettati per essere pubblicati negli Atti, dispongono di altri due mesi per rivedere il loro testo in funzione delle discussioni. Il primo Seminario di apprendimento della metodologia Un salto in avanti è stato compiuto in occasione del quarto convegno (25-27 settembre 2014). Per la prima volta, prima del suo inizio è stato organizzato un seminario di apprendimento dell’Analisi retorica biblica e semitica, diviso in tre gruppi linguistici: uno italiano (e polacco) con 9 studenti sotto la guida di P. Oniszczuk; uno francese con 11 studenti guidati da P. Meynet, uno francese e arabo sul Corano, seguito da tre musulmani sotto la guida di Michel Cuypers. Tra i partecipanti, anche un bel gruppo di studenti dell’Università cattolica di Lovanio (Belgio) e un gruppo dell’università di Opole (Polonia) con un loro professore. Prima partecipazione di studiosi musulmani La seconda novità rilevante è che hanno partecipato sia al Seminario sia al Convegno giovani ricercatori musulmani, fra i quali l’imam franco-marocchino Yaniss Warrach, cappellano carcerario e assistente degli scout musulmani a Parigi. Ha tenuto una comunicazione particolarmente apprezzata sulla composizione della sura 24, dimostrando che questa, considerata dalla critica tradizionale come composita, in realtà è ben strutturata, il che permette di capirla meglio. Oltre a questo, durante il convegno vi sono stati altri tre interventi sul Corano. Sin dal primo convegno Michel Cuypers aveva comunicato i frutti delle sue ricerche sul testo coranico, proseguendo quelle intraprese sul Hadith alla fine degli 1980 all’Institut d’études islamochrétiennes dell’Università San Giuseppe di Beirut, sotto la guida di R. Meynet. L’appoggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso Dopo il benvenuto del R.P. Rettore, i lavori del convegno sono stati introdotti dal discorso del Segretario del Pontifico Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, P. Miguel Ayuso – letto da Mons. Lucio Sembrano – impossibilitato a presenziare per una concomitante riunione a New York. In questo discorso è stata sottolineata l’importanza del lavoro di tipo accademico per il dialogo con l’Islam, e in particolare per la collaborazione con gli studiosi musulmani che intraprendono un rinnovamento del lavoro esegetico sul Corano.

Biblical and Semitic Rhetoric: a new impulse (by Roland Meynet S.I. – Jacek Oniszczuk, Department of Biblical Theology) – The International Society for the Study of Biblical and Semitic Rhetoric is a non profit association which deals exclusively with the study of Semitic literature, namely, Biblical texts (both New and Old Testament) and other Semitic texts, especially Islamic. The association, founded in 2006, promotes and supports research projects, Intra University exchange and publications. The association produced publications even before it was officially founded: the Rhétorique biblique series was created in 1988, substituted in 2005 by the series Rhétorique sémitique. The Italian series of publications is now called Retorica biblica e semitica, while the English-Spanish version is called Rhetorica semitica. A biennial international convention is held since 2008, open also to students. Prior to the last convention, a seminar was organized (divided into three linguistic groups) about the methodology of the Biblical and Semitic rhetoric analysis. A relevant new factor was the presence, both at the convention and at the seminar, of young Muslim researchers, among which the French-Moroccan Imam Yaniss Warrach. During the convention there were four interventions about the Koran. The speech of Fr. Miguel Ayuso, the Secretary of the Pontifical Council for Interreligious Dialogue, opened the convention underlining the importance of academic work in dialoguing with Islam. Further information can be found at www.retoricabiblicaesemitica.org

A sinistra: L’Imam Yaniss Warrach e, in basso, un momento del suo intervento di esegesi della sura 24 del Corano grazie all’applicazione della retorica semitica.

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Recuperare fiducia nella ragione Intervista a P. Louis Caruana S.I. nuovo Decano della Facoltà di Filosofia di PAOLO PEGORARO

allo scorso 1° settembre 2014 P. Louis Caruana, già professore di Filosofia della scienza e della natura, è il nuovo Decano della Facoltà di Filosofia.

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è un pellegrino che vaga “ Il filosofo per le pianure, familiare con ciò che è umano, un ricercatore della verità che interagisce con gli altri

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Quali sono, a suo avviso, le questioni filosofiche più urgenti nel panorama contemporaneo? «Un problema filosofico urgente è quello che riguarda le scienze naturali. La mentalità scientifica, che sta rapidamente diventando globale, offusca il bisogno di ricercare nella saggezza la propria crescita personale. C’è una tensione tra conoscenza e saggezza; la prima è associata principalmente con l’accumulo di informazioni, la seconda con lo sviluppo della persona nella sua interezza. Un altro problema urgente è collegato all’idea di verità. Siamo giustamente diventati aperti verso punti di vista diversi dal nostro, ma questa apertura può facilmente indebolire la nostra fiducia nelle argomentazioni razionali. La tolleranza viene confusa con il relativismo, i valori con le emozioni, e la verità con le opinioni della maggioranza. Abbiamo bisogno di chiarire urgentemente questi concetti centrali per recuperare la nostra fiducia nella ragione».


In breve

Docenti

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ato a New York (USA) nel 1957, è entrato nella Compagnia di Gesù a Malta nel 1980 ed è stato ordinato sacerdote nel 1991. Dopo aver conseguito un baccalaureato presso l’Università di Malta, ha proseguito i suoi studi al Milltown Institute of Philosophy and Theology (Dublino) e all’Heythrop College (Università di Londra). Si è quindi trasferito a Parigi dove ha studiato Teologia all’Institut Supérieur de Philosophie et Théologie (Centre Sèvres) conseguendo la licenza nel 1992. Tornato in Gran Bretagna ha concluso la

sua formazione accademica all’Università di Cambridge con la licenza ed e il dottorato in Filosofia presso il Dipartimento di Storia e Filosofia della Scienza. Ha ricoperto numerosi incarichi accademici, tra i quali Professore Straordinario e membro del Consiglio Accademico all’Heythrop College (Università di Londra). Dal 1997 è Ricercatore Aggiunto presso la Specola Vaticana. Dal 1995 insegna presso la Facoltà di Filosofia della Gregoriana, e dal 1° settembre 2014 ne è il Decano.

A partire dallo scorso anno, il primo ciclo di Filosofia prevede la scelta di un corso introduttivo alle scienze matematiche, naturali o umane. Quali le ragioni di questa scelta? «Se tornassimo indietro nel tempo, scopriremmo che esse erano originariamente parte della filosofia. Nel corso del tempo si sono espanse e sono diventate autonome. Il curricolum per il baccellierato comprende ora un corso su queste materie, perché siamo convinti che la filosofia abbia molto da guadagnare dal dialogo con altri stili di pensiero e con discipline che seguono un diverso metodo di indagine. Malgrado la caricatura popolare, il filosofo non è un pensatore isolato che vive sulle vette solitarie del pensiero. Dovrebbe essere un pellegrino che vaga per le pianure, familiare con ciò che è umano, un ricercatore della verità che interagisce con gli altri». Come s’innesta la filosofia nel rapporto tra scienza e fede? «La filosofia rimane indispensabile. Identifica strutture nascoste del ragionamento che spesso usiamo inconsciamente, apre orizzonti nuovi del pensiero ed esplora e valuta nuovi punti di vista. Poiché queste attività le svolge in tutte le aree del ragionamento, è coinvolta anche nel dibattito scienza-fede. Può aiutare gli scienziati a ricordare come i loro ragionamenti ed esperimenti dipendano da presupposti generali previ e da strutture concettuali collegate alla vita quotidiana. Può anche aiutare i teologi a ricordare che, se non stanno attenti, possono facilmente infatuarsi dello stile impersonale e i metodi oggettivizzanti delle scienze. Quando ciò accade, la teologia rinuncia alla sua identità e alla sua vocazione. La filosofia non si trova in una posizione di superiorità dalla quale può giudicare imparzialmente le altre discipline. Tutti noi dobbiamo essere consapevoli dei presupposti nascosti che guidano i nostri pensieri». Cos’ha da imparare la filosofia dalla scienza e viceversa? «La filosofia ha imparato molto e deve continuare a farlo, specialmente per quanto riguarda la trasparenza delle argomentazioni, la responsabilità verso ciò che si può osservare e il rigore nel giudicare proposte plausibili e implausibili. Non dimentichiamo, però, che l’area della ricerca filosofica è molto più ampia di quella delle scienze naturali. Le domande sulla natura della storia, il modo in cui il linguaggio determina la natura umana, le arti, la realizzazione personale, il significato della vita, il bene supremo, e altre di questo tipo, sono tutte molto importanti. La filosofia deve affrontarle anche se sono tutte oltre il limite delle scienze positive».

Recovering trust in reason (by Paolo Pegoraro) – Father Louis Caruana S.I. is the new Dean of the Faculty of Philosophy. During our conversation he spoke about a few central themes which need to be addressed in the contemporary world. One of the most urgent problems is how the scientific mentality is rapidly becoming global, obscuring the need for finding in wisdom our personal growth. Sometimes we forget that the human vocation is not just to obtain good information but also to become good people. The second urgent problem is related to the idea of truth. Our openness towards different viewpoints is correct, but it can easily undermine our trust in reasoned argument. The Baccalaureate curriculum currently includes one course to be chosen between an introduction to mathematical, natural or human sciences, «because – said Fr. Caruana – we are convinced that philosophy has a lot to gain from being in dialogue with other modes of thought and with disciplines that follow a different method of inquiry». Philosophy identifies hidden structures of reasoning that we often use unconsciously and is involved in the science-faith debates; it has learnt many things from natural sciences and it must continue to keep on learning. But it is also important to remember that its area of interest is much wider than that of the natural sciences: many of the questions man asks himself lie beyond the boundaries of the mathematical sciences.

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Flessibilità e fedeltà: il cammino della formazione Intervista a P. Stanislaw Morgalla S.I. Direttore del Centro San Pietro Favre di PAOLO PEGORARO

a formazione al sacerdozio e alla vita consacrata è un compito delicato. Preparare chi un domani dovrà assumere il compito di formatore in un seminario o una casa religiosa lo è ancora di più. Ne parliamo con il nuovo Direttore del Centro San Pietro Favre, P. Stanislaw Morgalla S.I.

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In breve

Incontriamo P. Stanislaw Morgalla, nuovo Direttore del Centro San Pietro Favre, per parlare della formazione degli educatori, la selezione dei candidati al sacerdozio e le sfide alla vita consacrata

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I suoi studi si sono concentrati intorno alla psicologia e alla psicologia della religione. Come coniugare spiritualità e psicologia nel modo più corretto? «Esse sono già intrinsecamente congiunte nell’essere umano che cerchiamo di aiutare nella sua ricerca di Dio. Un buon padre spirituale o formatore deve essere, in un certo senso, anche un buono psicologo. Molto più importante a mio avviso è la domanda: quale tipo di psicologia vogliamo usare? Oggi non possiamo più usare il termine “psicologia” al singolare, perché abbiamo a che fare con una immensa quantità di scuole e correnti. E non tutte condividono la visione antropologica della Chiesa, dove l’essere umano è chiamato alla comunione con Dio nella sequela di Cristo. Il campo d’incontro tra spiritualità e psicologia è allora l’antropologia. Spesso però non è un campo di incontro, ma di reciproca sfida... talvolta anche di battaglia. Devo aggiungere che alla guida del Centro San Pietro Favre non c’è solo uno psicologo. Ho ricevuto come stretti collaboratori due ottimi teologi: p. Luc Crepy, eudista francese, e p. James Corkery, gesuita irlandese. Il primo è stato per molti anni rettore del seminario e superiore provinciale, il secondo professore di teologia e formatore dei giovani gesuiti. Abbiamo allora un buon equilibrio tra la parte psicologica e quella teologica».

ato il 26 dicembre 1967 a Rybnik (Polonia), è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1986; dopo il noviziato ha conseguito la licenza in Filosofia presso la Scuola Universitaria di Filosofia ed Educazione “Ignatium” (Cracovia). Si è quindi trasferito a Roma dove ha lavorato all’edizione polacca de L’Osservatore Romano e ha iniziato i suoi studi presso la Gregoriana, dove ha conseguito la licenza in Psicologia. Tornato in Polonia, ha conseguito il dottorato in Filosofia (cattedra di Psicologia della Religione) presso l’Università Pontificia Gio-

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vanni Paolo II a Cracovia con la tesi Il concetto di maturità personale e religiosa di L.M. Rulla. Nel 2002 ha aperto – e poi diretto fino al 2008 – la Scuola per gli educatori presso la Facoltà di Filosofia (Cracovia). Nell’anno accademico 2009-2010 inizia la collaborazione con l’Istituto di Psicologia della Gregoriana, del quale è ora Professore Straordinario. Dal 1° settembre 2014 è direttore del Centro San Pietro Favre per i formatori al sacerdozio e alla vita consacrata.


Docenti

Lei è già stato direttore di una Scuola per Educatori a Cracovia (2002-2008). Cosa significa “formare gli educatori”? «Lo esprimerei in due parole che ho imparato dal mio maestro di novizi: flessibilità e fedeltà. Da un lato i formatori devono essere flessibili, cioè devono continuare a lasciarsi formare, perché essere formatori significa una continua, permanente educazione. “Imparare a imparare” è divenuto uno slogan molto popolare ed è anche molto attuale, specie nelle nostre società chiamate non senza ragione “liquide”. D’altra parte però i formatori devono essere fedeli, costanti, fermi in quanto riguarda i valori religiosi, cioè la ricerca di Dio nella sequela di Cristo. Non c’è posto per il relativismo o smarrimento morale che costituisce un grosso problema nelle società moderne. A prima vista sembrano concetti contraddittori, non lo sono però se li pensiamo come un paradosso». Recenti vicende hanno evidenziato la necessità di selezionare con maggiore attenzione i candidati al sacerdozio, considerandone la maturità psico-affettiva. E il Santo Padre ha messo in guardia dal rischio di creare «piccoli mostri». «La necessità di una buona selezione è solo il primo passo: molto importante, però non sufficiente. Dall’esperienza posso dire che anche i migliori candidati ben selezionati possono diventare dei “grandi mostri”. I seminari o le case di formazione non sono fattorie che producono della merce e offrono una garanzia di alta qualità sino alla morte, possibilmente “nell’odore di santità”. Sarà già un grande successo se i formandi e le formande impareranno ad uscire da se stessi per andare verso i fratelli ed avere – come vuole lo stesso Papa Francesco – l’“odore delle pecore”. Il fallimento è sempre possibile, però non dobbiamo avere paura di fallire. Impariamo da Gesù stesso che pur essendo il formatore per eccellenza ha dovuto sopportare parecchi fallimenti della propria proposta formativa, ma sapeva trasformarli in momenti di crescita e conversione. Basta parlare del più spettacolare: alla vista dello scandalo della Croce tutti i suoi discepoli lo hanno abbandonato, ma poi sono ritornati: cambiati, trasformati, più umili, ma più fiduciosi nelle parole del Signore. La stessa scuola dobbiamo passare anche noi». Nel contesto mondiale attuale, quali sfide si trova ad affrontare chi deve formare i giovani e le giovani che si decidono per la vita religiosa? «Le sfide sono immense e innumerevoli. Difatti siamo letteralmente bombardati da esse e forse questa è la sfida maggiore, perché spesso ci fa perdere animo e ci ruba la speranza. Basta però tornare alla fonte, cioè al dialogo con il Signore Gesù Cristo. È lui che ci manda in questa missione e non ci lascerà da soli. Niente sfugge dalla sua mano. Lo ha predetto: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16, 33)».

Flexibility and dedication: the path of formation (by Paolo Pegoraro) – Fr. Stanislaw Morgalla S.I. is the new Director of the Saint Peter Faber Centre for Formators for the Priesthood and Consecrated Life. During our conversation he touched various themes concerning the formation path, such as the need to find a good balance between the theological and psychological side of the whole process. «Educators should be flexible and dedicated. – said Fr. Morgalla – Flexible, because being a formator means a continuous, permanent education, but at the same time they must be dedicated, steady, firm about religious values, that is, searching God by following Jesus». Another important aspect is the need for a good candidate selection process. It is an important aspect, but it is not enough: failure is possible, but Fr. Morgalla states that we do not have to fear it: «Let’s learn from Jesus. He had to suffer a few failures of his formative proposals himself, but he knew how to turn them into moments of growth and conversion. We should do the same».

I seminari o le case di formazione non sono fattorie che producono della merce e offrono una garanzia di alta qualità sino alla morte

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Il servizio della formazione Dieci nuovi docenti gesuiti alla Gregoriana di PAOLO PEGORARO

P. Adolfo Nicolás, Preposito Generale e Vice Cancelliere della nostra Università, ha ricordato che uno dei modi migliori attraverso cui la Compagnia di Gesù può servire la Chiesa è investendo energie nelle istituzioni per la formazione che i Pontefici le affidano da secoli. L’arrivo di dieci nuovi professori gesuiti alla Gregoriana ne è un segno concreto

e case e le opere interprovinciali a Roma sono una priorità per la Compagnia di Gesù. È questa una convinzione del Preposito Generale e Vice Cancelliere della nostra Università, P. Adolfo Nicolás. Nella lettera inviata a tutta la Compagnia l’8 marzo 2013 egli ricordava che, tra i tanti modi in cui la Compagnia serve la Chiesa, «uno dei migliori sia costituito dalle nostre istituzioni che formano i leader per la Chiesa universale». Tra di esse vi è anche la nostra Università. «Io stesso – continuava P. Nicolás –, avendo studiato alla Gregoriana e vissuto al Collegio Bellarmino, posso personalmente confermare il valore della formazione e dell’istruzione in queste istituzioni e case romane. È un privilegio per la Compagnia che il Romano Pontefice le affidi questa grande opportunità di servire al costante rinnovamento della Chiesa universale». Un impegno concreto, che talvolta penalizza le Province mettendo i propri uomini migliori a servizio di tutti, che si è intensificato sempre più. Sono dieci i nuovi docenti gesuiti giunti quest’anno alla Gregoriana. Come ha sottolineato il Rettore Dumortier nel Discorso inaugurale per l’anno accademico 2014-2015, la loro presenza è «una chiara prova dell’impegno della Compagnia di Gesù e del suo servizio alla missione affidatagli dal Santo Padre, che vogliamo compiere al meglio».

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Jacquineau Azetsop, S.I. (Facoltà di Scienze Sociali) P. Jacquineau Azetsop è nato a Douala (Camerun) nel 1972. Ha studiato Biochimica all’Università di Yaoundé ed è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1993. Dopo gli studi di filosofia a Kimwenza (Repubblica Democratica del Congo) ha studiato teologia all’Hekima College di Nairobi (Kenya). Nel 2003 è stato ordinato sacerdote, quindi ha conseguito la licenza in Teologia morale presso la Weston Jesuit School (Cambridge, Massachusetts). Ha conseguito il dottorato in Etica teologica al Boston College, specializzandosi in Etica sociale cristiana e in Etica della salute pubblica. Ha conseguito un master in Politica sanitaria ed Epidemiologia sociale presso la Bloomberg School of Public Health (Johns Hopkins University). Al suo ritorno in Camerun è stato destinato in Ciad dove ha insegnato al Dipartimento di salute pubblica (University School of Medical Sciences, N’djamena). Ha tenuto lezioni nei programmi di Master in scienze sanitarie e gestione dell’HIV/AIDS alla Catholic University di Beira (Mozambico).

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Laurent Basanese, S.I. (Facoltà di Missiologia) P. Basanese è nato in Francia (Lione) nel 1970 da una famiglia di origine italiana. È entrato nella Compagnia di Gesù nel 1997 dopo studi di ingegneria meccanica e aeronautica e due anni di insegnamento in quanto docente di matematica e di scienze (Marsiglia e Parigi). Dal 2003 in poi, si specializza in arabo e islamistica: Egitto, Roma (P.I.S.A.I.), soggiorni in Siria, Libano e Algeria. Nel 2010 ottiene il dottorato canonico presso il P.I.S.A.I. in Studi arabi e islamistica e il dottorato statale presso l’École Pratique des Hautes Études (Sorbonne, Parigi). Collabora con il Jesuit Refugee Service in Siria nel 2011, prima di essere nominato docente al Pontificio Istituto Orientale e alla Gregoriana. I suoi campi di predilezione sono la teologia cristiana araba e il pensiero fondamentalista musulmano.

James Corkery, S.I. (Facoltà di Teologia) Fino alla scuola superiore, P. James Corkery ha studiato nella sua città natale (Limerick, Irlanda) presso istituti gestiti da gesuiti, ed è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1972. Ha studiato scienze sociali a Dublino e filosofia a Monaco, tornando infine al Milltown Institute of Theology and Philosophy (Dublino), per gli studi di teologia. Dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1984, ha completato i suoi studi di Teologia sistematica conseguendo licenza e dottorato presso la Catholic University of America (Washington, D.C.). Ha insegnato per 23 anni al Milltown Institute di Dublino, affiancando alla docenza un’ampia attività di conferenziere sia in Irlanda che all’estero (USA e Sud Africa). Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, principalmente nel campo della teologia sistematica, fede e cultura, spiritualità sociale. Al suo arrivo alla Gregoriana nel 2014, è stato accolto nei Dipartimenti di Teologia fondamentale e Teologia dogmatica, nei quali è ansioso di collaborare con colleghi e studenti.

Fernando de la Iglesia Viguiristi, S.I. (Facoltà di Scienze Sociali) P. Fernando de la Iglesia è nato a Pamplona (Spagna) nel 1954 ed è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1976. Ha conseguito la licenza in Scienze economiche e gestione d’impresa presso l’Università di Deusto (1976), la licenza in Teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana (1987) e, nel 1993, il dottorato in Teoria economica alla Georgetown University (Washington, D.C). Tra i vari incarichi ricoperti, è stato presidente dell’Associazione Internazionale della International Association of Jesuit Business Schools (IAJBS) e vicerettore dell’Università di Deusto. Attualmente è direttore della rivista Estudios Empresariales, Membro del Consiglio Direttivo della IAJBS , di CJBE (Collegues in Jesuit Business Education) e della rivista Razón y Fe. È professore ordinario alla Università di Deusto. Presso la Facoltà di Scienze Sociali della Gregoriana terrà corsi di Economia e Dottrina sociale cristiana.

Andrew N. Downing, S.I. (Facoltà di Teologia) P. Andrew Downing è nato nel 1973 ed è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1995. Appartiene alla Provincia del New England (USA). Ha conseguito il dottorato presso l’University of Notre Dame (Indiana, USA) con una tesi sulla relazione tra storia e fede cristiana nella teologia del teologo tedesco Johann Sebastian Drey. A partire dal secondo semestre del corrente anno accademico inizierà ad insegnare al secondo ciclo della Facoltà di Teologia (Dipartimento di Teologia dogmatica).

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Filomeno Jacob, S.I. (Facoltà di Scienze Sociali) P. Filomeno Jacob è nato a Dili (Timor Est) nel 1960. È entrato nella Compagnia di Gesù nel 1982 ed è stato ordinato sacerdote nel 1988. Dopo gli studi di filosofia in Indonesia e di teologia alla Gregoriana, ha conseguito un master in Teologia morale (Institut d’Ètudes Théologiques, Bruxelles) e un dottorato in Antropologia sociale e culturale (University of Oxford). Nel 1998 il Presidente Xanana Gusmão lo ha nominato Rappresentante Speciale per istituire il Consiglio Nazionale della Resistenza Timorese (CNRT), in seguito è stato Direttore della campagna nazionale per il referendum organizzato dalle Nazioni Unite. Nel 2000 è stato nominato Membro del Consiglio dei Ministri incaricato degli Affari Sociali per l’Amministrazione di Transizione delle Nazioni Unite a Timor Est. Per alcuni anni ha affiancato come segretario personale il vescovo Alberto Ricardo da Silva. Parla correntemente otto lingue.

Denis Kim, S.I. (Facoltà di Scienze Sociali) P. Denis Kim è un gesuita coreano, sociologo. È stato direttore del Jesuit Refugee Service a Timor Est. Prima del suo arrivo in Gregoriana ha insegnato alla Sogang University, l’università dei gesuiti in Corea del Sud, ed è stato coordinatore dell’apostolato sociale per la Jesuit Conference of Asia-Pacific. Si interessa alla missione sociale della Chiesa nel mondo contemporaneo, in particolare in Asia Orientale, e alla riforma delle organizzazioni religiose.

Adrien Lentiampa Shenge, S.I. (Facoltà di Filosofia) P. Adrien Lentiampa Shenge è nato a Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) nel 1972, settimo di nove figli. È entrato nella Compagnia di Gesù nel 1990; ordinato sacerdote il 14 luglio 2002, ha pronunciato gli ultimi voti il 1° maggio 2010. Nel 2007 ha conseguito il dottorato in Filosofia presso la Gregoriana con una tesi sul concetto di giustizia in Paul Ricoeur. Dopo il dottorato è entrato a far parte del corpo docente della Facoltà Gesuita di Filosofia San Pietro Canisio a Kimwenza (Kinshasa), nella quale era già stato studente e aveva iniziato la carriera accademica in qualità di Assistente. È docente ospite presso la Pontificia Università Gregoriana dal 2010 e, dal settembre 2014, ne è docente stabile.

Ulrich Rhode, S.I. (Facoltà di Diritto Canonico) Nato nel 1965 a Osnabrück, nel nord-ovest di Germania, è entrato nella Compagnia di Gesù all’età di ventuno anni. Dopo aver assolto gli studi di filosofia e teologia in patria, ha studiato due anni alla Gregoriana per la licenza in Diritto canonico. Nel 1999, ha conseguito il dottorato in Diritto canonico presso l’Università statale di Monaco di Baviera, con una tesi sui controlli amministrativi nel Codice di Diritto Canonico. In seguito, per quattordici anni ha insegnato alla Facoltà di Teologia “Sankt Georgen” a Francoforte sul Meno, di cui è anche stato il Rettore accademico per quattro anni.

Nicolas Steeves, S.I. (Facoltà di Teologia) P. Nicolas Steeves è nato a Parigi nel 1973 ed è cresciuto negli Stati Uniti e in Francia, Paesi dei suoi genitori. Laureatosi in Management (HEC Paris) e Giurisprudenza (Parigi), ha lavorato come avvocato societario a Praga e Parigi per tre anni. È entrato in Compagnia nel 2000 e ha studiato Filosofia e Teologia a Parigi, Londra e Roma, conseguendo il dottorato canonico presso il Centre Sèvres-Facultés Jésuites de Paris nel 2014. Ha lavorato come cappellano universitario e collaborato con la Radio Vaticana. Nel campo della Teologia fondamentale, indaga i ruoli dell’immaginazione per ricevere la Rivelazione divina e rispondervi con un atto di fede ancorato nel Reale, con una particolare attenzione alla spiritualità, la liturgia e l’etica.

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Studenti

Lo Scolasticato arriva a Roma di GAETANO PICCOLO, S.I. Facoltà di Filosofia

o studio della filosofia costituisce una tappa importante nella formazione dei giovani gesuiti. Terminato il noviziato, gli scolastici – così sono chiamati, nel gergo proprio della Compagnia di Gesù, i gesuiti in formazione – per ben 25 anni (dal 1988 al 2013) erano soliti trasferirsi a Padova, presso l’Istituto Filosofico “Aloisianum”, gestito dai gesuiti italiani, affiliato alla Pontificia Università Gregoriana, e aperto anche a giovani gesuiti provenienti da Malta, Slovenia, Romania, Russia e Ucraina, e più recentemente dall’Ungheria. L’Aloisianum ha rappresentato fino alla sua chiusura un modello di eccellenza. L’Istituto, rivolgendosi solo a studenti gesuiti, ha sviluppato una pedagogia attenta alle personalizzazione del percorso di studi, con un’integrazione tra vita intellettuale e formazione raggiunta grazie al fatto che l’Aloisianum si trovasse all’interno di un vivace centro giovanile. Si era inoltre stabilita una continua interazione con l’Università di Padova: i giovani gesuiti frequentavano alcuni corsi presso l’Università e alcuni docenti della stessa davano corsi presso l’Aloisianum.

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Il trasferimento dello Scolasticato dall’Istituto Filosofico Aloisianum di Padova alla comunità di San Saba a Roma è stato un passo impegnativo per la Compagnia di Gesù, volto a imprimere un’impronta internazionale alla formazione sin dall’inizio

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COMUNITÀ UNIVERSITARIA

The Scholasticate comes to Rome (by Gaetano Piccolo S.I., Faculty of Philosophy) – Studying philosophy is a very important phase in young Jesuits’ education. After the novitiate, the Jesuits, at this point called scholastics, used to be transferred to the Philosophical Institute Aloisianum in Padua, an example of excellence. Unfortunately, during the years it has become clear that there was a discrepancy between the resources needed to run the institution and the small number of scholastics who studied there, and in September 2013, the Scholasticate was moved from Padua to Rome. Another reason for this change was the desire to have a more internationally oriented educational centre. The Scholasticate is today located in the Jesuits’ house on the Aventine Hill, which also hosts a parish and other activities. The Jesuit scholastics study at the Gregoriana, whose formative offer is wide as well as qualified, and also offers the possibility to learn from professors coming from different parts of the world following different philosophical schools. This variety of experiences assure the scholastics a wide and complex idea of the universal Church.

Un cambiamento generoso per una visione più ampia Nonostante ciò è emersa con chiarezza la sproporzione tra le risorse impiegate – in termini di docenti e formatori gesuiti e in termini di risorse economiche – e il numero sempre più esiguo di scolastici. A ciò si è aggiunto il desiderio di contribuire a costituire un centro di formazione che guardasse oltre i confini della Provincia d’Italia. D’altra parte il Preposito Generale, Adolfo Nicolás, invitava con forza a prestare attenzione ad un’opera estremamente significativa e di interesse internazionale quale è la Gregoriana. Ha preso corpo così il progetto di proporre uno Scolasticato – questo il nome che i gesuiti danno alle case di formazione – che fosse fin dall’inizio internazionale. Così, nel settembre 2013, con un gesto generoso e non indolore, lo Scolasticato si è trasferito da Padova a Roma, trovando ubicazione nella casa di San Saba sull’Aventino. Il progetto, che è ancora in via di perfezionamento, si presenta interessante per la presenza nella stessa struttura di una parrocchia, di un dormitorio del Centro Astalli e della sede degli uffici dell’apostolato giovanile. Anche l’offerta formativa della Gregoriana si è presentata subito non solo molto ampia e qualificata, ma ha dato la possibilità di interagire con docenti di diverse culture e di diverse scuole filosofiche, nonché di avere una visione ampia e complessa della Chiesa universale. Attualmente lo Scolasticato accoglie undici giovani in formazione, provenienti da Italia, Ungheria e, per la prima volta, dalla Spagna.

Testimonianze. L’accoglienza di una grande istituzione «Quando ci fu prospettato il trasferimento del nostro Scolasticato da Padova a Roma, si può dire che fui “assalito” dalle aspettative e dai dubbi più disparati: non solo il passaggio da una città di medie dimensioni ad una metropoli (e che metropoli!), ma anche l’arrivo in un contesto universitario, quello della Gregoriana, assai più ampio e variegato del nostro Aloisianum. Temevo in un certo senso, infatti, che questo avrebbe reso più difficile ricreare quel clima di confronto schietto e aperto, così fondamentale non solo per studiare, ma per “fare” filosofia, che avevo trovato a Padova. Ben presto ho avuto il piacere di ricredermi, trovando da un lato una Facoltà di Filosofia caratterizzata da un’offerta formativa ampia e diversificata, e dall’altro un contesto accademico accogliente e aperto, nel quale io ed i miei compagni ci siamo inseriti senza fatica. Qui infatti abbiamo ritrovato le condizioni ottimali in cui vivere questa tappa del nostro cammino di formazione come gesuiti, nell’ambito del quale siamo particolarmente chiamati a comprendere con simpatia il contesto in cui si svolge e si svolgerà la nostra missione. Questo infatti è l’ “oggi” in cui il Signore non teme quotidianamente di incarnarsi, ed in cui siamo chiamati a collaborare alla Sua stessa missione» CESARE SPOSETTI (gesuita, studente del III anno di baccalaureato in Filosofia)

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In memoria

In memoria Klaus Demmer, MSC Münster (Germania), 27 maggio 1931 Monaco (Germania), 19 luglio 2014

P. Demmer entrò nella Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù nel 1951 e fu ordinato sacerdote nel 1957. Alla Gregoriana conseguì la licenza nel 1958 e il dottorato in Teologia nel 1961 con la dissertazione Zur christolgischen Grundlegung der augustinischen Naturrechtslehre, poi pubblicata nella Collana Analecta Gregoriana. Dopo aver insegnato Teologia Morale ed Etica alla PhilosophischeTheologische Hochschule di Oeventrop/Westf. e alla Theologische Fakultät di Paderborn, nel 1970 venne chiamato ad insegnare nella Facoltà di Teologia della Gregoriana, nella quale divenne professore ordinario nel 1974. La sua attività di docente continuò fino al 2003. Fu nominato Membro dell’Accademia Europea delle Scienze e delle Arti e, nel

1999, l’Università di Friburgo gli conferì il dottorato honoris causa. In quanto professore di Teologia morale è stato non solo un docente, ma anche un maestro per tanti studenti provenienti da tutto il mondo e alcuni dei suoi ex-studenti, diventati docenti al loro turno, hanno voluto testimoniare la loro gratitudine dedicandogli il Festschrift Pensare l’agire morale. Omaggio italiano a un maestro internazionale: Klaus Demmer (a cura di V. Viva – A. Fumagalli, San Paolo 2011) per il suo ottantesimo compleanno. In occasione della presentazione del volume, avvenuta qui in Gregoriana il 9 novembre 2011, P. Demmer ha tenuto una lectio magistralis dal titolo La teologia morale contemporanea: sfide e prospettive.

Hervé Carrier, S.I. Grand’Mère (Québec, Canada), 26 agosto 1921 Québec (Québec, Canada), 2 agosto 2014

P. Carrier entrò nella Compagnia di Gesù nel 1944 e fu ordinato sacerdote il 21 giugno 1955. Compì i suoi studi in Canada e negli Stati Uniti, conseguendo poi il dottorato in Sociologia all’Université Paris-Sorbonne con la tesi Le comportement religieux dans la perspective de la psychologie sociale: psychosociologie du lien d’appartenance religieuse. Nell’anno accademico 1959-1960 iniziò ad insegnare all’Istituto di Scienze Sociali della nostra Università (divenuto Facoltà nel 1970) e nel 1964 divenne Professore Ordinario. Nel 1966 fu eletto Rettore della Gregoriana, mantenendo questo incarico per dodici anni. Durante il suo mandato furono introdotti i nuovi Statuti dell’Università, che hanno poi 47/2013

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COMUNITÀ UNIVERSITARIA

portato alla riformulazione dei programmi accademici e all’introduzione dei tre cicli di studio, ed è stato avviato il processo della formazione permanente, permettendo a religiosi, sacerdoti e laici di frequentare corsi di aggiornamento come ospiti. La sensibilità di P. Carrier verso i problemi dell’inculturazione e del pluralismo culturale aprì le porte della Gregoriana anche ai laici e alle donne. Dal 1970 al 1980 fu Presidente della Fédèration Internationale des Universitès Catholiques (F.I.U.C.), e dal 1978 al 1982 Directeur du Centre de Coordination de la recherche della stessa F.I.U.C. Nel 1982 fu nominato Segretario del Pontificio Consiglio per la Cultura. Scrisse numerosi libri e articoli scientifici, principalmente sulla dottrina sociale della Chiesa. P. Carrier s’impegnò a fondo per rafforzare l’aspetto internazionale della nostra Università, per mantenerla sempre in contatto con lo sviluppo della cultura e delle scienze sacre nel mondo. P. René Latourelle, a lungo nostro professore, ha pronunciato l’omelia al suo funerale e lo ricorda così: «Il corpo docente ha sempre trovato in lui un perfetto gentiluomo, rispettoso della personalità di ciascuno, con il quale era facile e gradevole avere rapporti».

Paolo Molinari, S.I. Torino, 17 gennaio 1924 Roma, 2 maggio 2014

P. Molinari entrò nella Compagnia di Gesù il 16 ottobre 1942. Dopo gli studi di filosofia a Gallarate e due anni di magistero a Muzzano (Venezia), nel 1949 fu inviato a Chieri per gli studi di teologia, poi completati a Heythrop (Inghilterra), dove il 6 settembre 1952 venne ordinato presbitero. Nel 1954 si trasferì a Roma, per continuare gli studi di teologia alla Gregoriana, e dal 1957 al 2009 servì la Compagnia come Postulatore Generale. Insegnò Teologia Spirituale presso l’Istituto di Spiritualità della no-

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stra Università dal 1958 al 1994. In qualità di Postulatore Generale condusse ricerche e si occupò di della documentazione di circa quaranta cause. Era convinto che la devozione dei fedeli verso un uomo o una donna fosse l’indicazione più importante per determinare se quella persona fosse veramente santa: «I santi ci attraggono perché è Dio che opera in loro e, attraverso di loro, comunica con noi».

Dhavamony Mariasusai, S.I. Kuthalur (India), 7 novembre 1925 Chennai (India), 31 maggio 2014

P. Dhavamony entrò nella Compagnia di Gesù il 20 giugno 1947. Dopo aver conseguito la licenza in Filosofia (Sacred Heart College, Shembaganur) e in Teologia (St. Mary College, Kurseong) in India, ed essere ordinato sacerdote (15 marzo 1958), venne trasferito a Roma per proseguire gli studi di filosofia. Conseguì il dottorato in Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana, pubblicando nella Collana Analecta Gregoriana la tesi dal titolo Subjectivity and knowledge in the philosophy of saint Thomas Aquinas (1965). Iniziò la sua carriera di professore Sacred Heart College e, successivamente si recò ad Oxford per conseguire il suo secondo dottorato in Religioni orientali con con una tesi su The Doctrine of Bhakti in Saivism Siddhanta. Nel 1966 tornò in Gregoriana per insegnare “Induismo e Storia delle religioni” nella Facoltà di Missiologia come Professore aggiunto. Nominato Professore Straordinario nel 1970, aveva iniziato un insegnamento anche sulla Filosofia della religione nella Facoltà di Filosofia e sulla Fenomenologia storica delle religioni nell’Istituto di Scienze Religiose. Nel 1975 era stato chiamato ad assumere la carica di Decano della Facoltà di Missiologia per un triennio, carica rinnovata nel 1978 per un ulteriore trien-

nio. Trascorse qui quasi metà della sua vita (43 anni) affiancando alla sua attività di docente quella di scrittore ed editore delle riviste della Facoltà, Studia Missionalia e Documenta Missionalia. Fu professore invitato negli Stati Uniti e in Canada. I suoi corsi hanno sempre riscosso un particolare successo. Lasciò la Gregoriana nel 2007.

Santiago Bretón, S.I. Solana de Béjar (Avila, Spagna), 8 dicembre 1940 Murcia (Spagna), 27 novembre 2014

P. Bretón entrò nella Compagnia di Gesù il 14 settembre 1958 e fu ordinato sacerdote il 24 luglio 1971. Dopo gli studi filosofici ad Alcalá (Madrid, Spagna) dal 1963 al 1966 e gli studi teologici a Francoforte sul Meno (Germania) dal 1968 al 1972, conseguì il Dottorato in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico con la tesi Vocación y misión: formulario profético, pubblicata nel 1987 nella Collana Analecta Biblica. Nel 1981 aveva cominciato a insegnare nella Facoltà di Teologia della nostra Università, offrendo il corso La falsa profecía. Negli anni successivi diresse i seminari Lettura del Profeta Amós e Jeremías: lectura exegetica de textos. Nell’anno accademico 1985-1986 offrì il corso di lingua ebraica per principianti, in lingua spagnola, agli studenti del primo ciclo della Facoltà di Teologia e cominciò a insegnare anche nell’Istituto di Scienze Religiose, offrendo il corso I Patriarchi di Israele. Nel 1994 cominciò a insegnare anche il corso prescritto di primo ciclo di Teologia Aetas et textus Veteris Testamenti. Lex et Prophetae anteriores. Negli stessi anni insegnò anche presso il nostro Istituto di Spiritualità – specialmente con il corso intitolato Spiritualità dell’Antico Testamento – e presso il Pontificio Istituto Biblico. Alla fine dell’anno accademico 2012-2013 terminò, dopo oltre trenta anni, il suo impegno presso la Gregoriana.


Dall’Università

Informazione NOMINE IN GREGORIANA Nel corso del periodo compreso tra il 13 marzo e il 1° ottobre 2014, vi sono state alcune nomine relative ai professori e docenti della nostra Università, delle quali desideriamo dare conto. Rev. P. Stanislaw Morgalla S.I., Direttore del Centro San Pietro Favre per i Formatori al Sacerdozio e alla Vita Consacrata dal 1° settembre 2014 per il prossimo triennio (14/05/2014) e Professore Straordinario dell’Istituto di Psicologia; Rev. P. Ulrich Rhode S.I., Professore Ordinario della Facoltà di Diritto Canonico; Rev. P. Felix Körner S.I., Professore Ordinario della Facoltà di Teologia; Rev. P. Robert Geisinger S.I., Professore Straordinario della Facoltà di Diritto Canonico; Rev. P. Milan Žust S.I., Professore Straordinario della Facoltà di Diritto Canonico; Rev. P. Paul Gilbert S.I., Pro-Decano della Facoltà di Scienze Sociali.

ONORIFICENZE Mons. Luis Ladaria, Professore Emerito della Facoltà di Teologia, è stato insignito del Dottorato honoris causa dall’Università Pontificia di Salamanca.

RETTORATO Festa della Comunità Universitaria 2013-2014

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o scorso 29 maggio 2014 si è celebrata la fine dell’anno accademico con la tradizionale festa della Comunità Universitaria nel quadriportico dell’Università. Il Rettore ha iniziato il suo discorso con un breve momento di raccoglimento e di ringraziamento prima di comunicare i nomi degli studenti che hanno ricevuto il Premio Bellarmino. Ogni anno, una Commissione presieduta dal Vice Rettore Accademico P. Hans Zollner S.I., assegna il Premio a due dissertazioni dottorali

– una difesa nella Facoltà di Teologia, l’altra difesa in una delle altre Unità Accademiche – ritenute particolarmente notevoli. I premiati di quest’anno sono: Mons. Mark Langham della Diocesi di Westminster (The Caroline Divines and the Catholic Church 1600 – 1660: A Contribution to Current Ecumenical Dialogue; Relatore: P. Norman Tanner S.I., Facoltà di Teologia) e il Rev. P. Igor Salmi OFM Conv (Le trattative per il concordato tra la Santa Sede e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni /Jugoslavia 1922 – 1935 e la mancata ratifica 1937 – 1938; Relatore: Prof. Silvano Giordano, Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa). Ad entrambi è stata donata la medaglia di San Roberto Bellarmino più un contributo per la pubblicazione della dissertazione. «E adesso è giunto il momento di esprimere ad alcune persone la nostra e la mia gratitudine. Ringraziare è sempre una cosa difficile da esprimere perché ha bisogno di parole e di silenzio, di memoria personale e di ricordi comuni, della ragione e del cuore...». Queste sono state le parole con le quali il Rettore ha introdotto i ringraziamenti a tutti coloro che, a vario titolo, si sono impegnati per e nella nostra Università, menzionando dapprima Don Paolo Brambilla per la sua collaborazione con l’Information Systems e la Biblioteca, poi il Sig. Ugo Tiberia, che ha festeggiato il venticinquesimo anno di servizio. P. Dumortier ha quindi rivolto parole di gratitudine ai PP. Paul Gilbert e Emilio González Magaña, al termine dei loro incarichi, rispettivamente, di Decano della Facoltà di Filosofia e di Direttore del Centro per i Formatori al Sacerdozio e alla Vita Consacrata (l’attuale Centro San Pietro Favre). Anche i PP. Michael Paul Gallagher, Roland Meynet e Heinrich Pfeiffer, che hanno termininato la loro attività di docenti, sono stati salutati con gratitudine. Sono seguiti i saluti e gli auguri a P. Ottavio De Bertolis e P. George Sans, che lasciano la Gregoriana per assumere altri incarichi. Prima di passare alla condivisione del rinfresco, il P. Rettore ha voluto salutare tutti gli studenti che giunti alla fine del loro ciclo di studi e che sarebbero presto tornati a casa, ricordando loro che «durante gli anni della vostra presenza, la Gregoriana ha avuto un po’ il vostro volto e la vostra voce [...] Non sono soltanto i docenti che trasmettono qualcosa... anche voi avete dato e trasmesso qualcosa della vostra vita e della vostra anima». Infine ha augurato loro «l’allegria del cuore e la fiamma della speranza nel vostro camminare» per «saper accendere stelle nel nostro mondo e ed essere portatori di Cristo e del Suo Vangelo là dove andrete». MARIA RITA MARCOTULLI


INFORMAZIONE

Il riammodernamento dell’Aula Magna

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er poter rendere l’Aula Magna uno spazio multifunzionale, al passo con i tempi ed adatto alle esigenze dell’Università, lo scorso anno accademico ne è stata decisa la ristrutturazione. I lavori si sono svolti durante il periodo estivo, in modo da rendere l’Aula Magna disponibile per l’inizio dell’anno accademico 2014-2015.

Due visioni dell’Aula Magna alla conclusione dei lavori estivi. Nella pagina precedente: Durante la Festa per la conclusione dell’Anno Accademico 2013/2014 hanno ricevuto il Premio Bellarmino per le tesi più notevoli Mons. Mark Langham e P. Igor Salmi, OFM Conv Foto BARBARA ANDOLFI

Nuova disposizione. La prima cosa che salta agli occhi è la disposizione completamente nuova. La cattedra degli oratori si trova in posizione diametralmente opposta a quella che occupava in precedenza ed è posta su una pedana rialzata, di fronte a un fondale curvo. La cavea è di forma ellittica, contiene 312 posti e una zona rialzata dove sono poste le cabine per la traduzione simultanea e i controlli degli apparati multimediali. Illuminazione. Particolare attenzione è stata data all’illuminazione. Per quanto riguarda le esigenze diurne, la luce naturale, ottenuta attraverso le ampie finestre poste frontalmente alla posizione dei posti di studio, è adeguata; l’integrazione è data da lampade fissate al soffitto, che non appesantiscono la struttura, ed hanno un’intensità regolabile. Sia in sala che nelle vie di esodo sono stati installati degli apparecchi per l’illuminazione di sicurezza con lampade a LED e schermi con pittogrammi. Apparati fonici e multimediali. Per le proiezioni in video sono stati installati due schermi, posti ai lati del palco, con una traspa-

renza superiore al 90%, quindi, nel momento in cui non viene proiettato nulla, lo schermo è totalmente invisibile. Durante le proiezioni rende contemporaneamente visibile sia l’immagine proiettata, sia gli oggetti che si trovano dietro, conferendo l’illusione di immagini 3D. La centralina di controllo gestisce otto basi microfoniche fisse e due radiomicrofoni professionali. L’impianto multimediale, gestito integralmente da una regia centralizzata, consente la diffusione di lezioni o di eventi di particolare interesse che, acquisiti da telecamere fisse disposte nell’Aula Magna, possono essere diffuse in remoto in altre aule didattiche. Riscaldamento e impiantistica. L’Aula Magna è separata funzionalmente dall’impianto di riscaldamento centrale al fine di ottenere una libertà gestionale (orari, temperature, costi di gestione energetica, ecc.) che la possano rendere fruibile anche per usi esterni ma gestiti e collegati alla normale attività accademica. L’impiantistica (elettrica, rilevazione di incendio, diffusione sonora, condizionamento e riscaldamento) è stata completamente rifatta. I circuiti principali di luce, energia e forza motrice sono stati realizzati con conduttore multipolare di tipo non propagante l’incendio e con bassa emissione di gas tossici e corrosivi. Insonorizzazione. Infine, si è provveduto all’insonorizzazione dell’aula, con un occhio anche alla qualità estetica. Alcune pareti e il controsoffitto sono stati rivestiti con doghe di Topakustik, per rompere la riverberazione dei suoni. Questo materiale è uno dei prodotti fonoassorbenti più innovativi ed efficienti e permette di migliorare l’acustica in ambienti chiusi eliminando il riverbero e assorbendo il rumore in eccesso. Tutte queste migliorie hanno reso l’Aula Magna uno spazio multifunzionale realmente in grado di assolvere il suo compito nella vita universitaria e pedagogica. GIANCARLO STELLA Architetto

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Eventi

FACOLTÀ DI STORIA E BENI CULTURALI DELLA CHIESA Ricerca storica e metodo cooperativo: un esempio di ricerca comunitaria

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li aspetti istituzionali dello studio (corsi, programmi, esami) pur necessari non esauriscono il compito che è affidato ad ogni istituzione accademica di aiutare e aiutarci a pensare. E soprattutto rischiano, talvolta, di affermare un modello efficentista dove non c’è spazio per l’ascolto e il confronto, ma tutto il lavoro accademico sembra condizionato dall’idea di obiettivi da raggiungere in tempi stabiliti e ispirati al modello dell’utile immediato, del produttivo, dell’aziendale. Questo modello sembra concentrato soltanto sui risultati lasciando in ombra i processi, i tempi e soprattutto i veri soggetti dello studio che sono innanzitutto gli studenti. Seguendo questa idea in Gregoriana – appoggiandoci alla Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa – negli ultimi due anni abbiamo dato vita ad una piccola esperienza di studio definita “Ricerca storica e metodo cooperativo”, un lavoro collettivo realizzato all’interno di una struttura accademica, ma fuori dall’ufficialità. Si è trattato, infatti, di un lavoro totalmente volontario senza alcun riconoscimento di crediti, di esami o di ECTS. Un impegno che un gruppo di specializzandi e dottorandi (F. Agbadi, A. Alt, A.J. Dallazen, N.J. Doublet, S. Giuliano, D. Marino, S. Perego, M. Pettinacci, I. Zubac) ha preso con me e con il collega Stanislaw Adamiak con il solo scopo di continuare a studiare e discutere nelle pause che l’attività accademica concede. Abbiamo così realizzato un “seminario libero” che attraverso decine di incontri ha portato il gruppo a studiare alcuni aspetti della relazione dell’imperatore Costantino con il cristianesimo,

tema oggetto di trionfali ricorrenze fortemente caratterizzate da un invadente uso pubblico della storia e da non poche falsificazioni. I lavori compiuti sono stati poi raccolti nel libro Costantino e le sfide del cristianesimo. Tracce per una difficile ricerca (Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2013), già lo scorso anno utilizzato nell’attività didattica e dedicato alla memoria della giovane studiosa Marilena Amerise (1975-2009). Il libro dimostra che per vincere la tentazione dell’individualismo, trovare le domande, far emergere i nessi e impegnarsi a cercare risposte – precondizioni del fare storia – può e deve essere comunitario. E, sebbene di ogni contributo si assuma la responsabilità l’autore, gli articoli del libro sono passati al vaglio e alla discussione di tutti i partecipanti. Essi sono quindi il risultato di un confronto e di una ricerca comune dalla quale nessuno è venuto fuori identico a come era prima di iniziare. Ognuno ha portato ciò che poteva al lavoro collettivo, progressivamente consapevole di vivere una nuova modalità di studio e di ricerca e alla quale forse non era ancora stato preparato, invitato a passare dal trasmettere al comunicare. Attraverso questo lavoro mi sono ancor più convinto della ricchezza umana e culturale delle nostre studentesse e dei nostri studenti, una ricchezza non comune per la grande varietà di esperienze e culture, per le tante competenze e per le forti motivazioni allo studio della maggioranza di loro. Ai giovani occorre oggi dimostrare che l’obiettivo della ricerca non è nella erudizione, né nella quantità di carta prodotta, né negli apparati elefantiaci di note, né nelle carriere accademiche, né nelle cattedre più alte da occupare, ma nell’originalità di ciò che si scrive e nella capacità di condividerlo con gli altri. La ricerca, attraverso studio e metodo scientifico rigoroso, è strumento di libertà, serve cioè per liberarci e liberare dalle false certezze della propaganda e della mistificazione, raggiungendo insieme alcuni frammenti di quella verità storica che, contrariamente alle illusioni del pensiero debole, sappiamo bene esistere e faticosamente cerchiamo. SERGIO TANZARELLA Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa

Seminario di studi su Carlo Magno, Roma e la Chiesa

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ell’anno in cui ricorrono i 1.200 anni dalla morte di Carlo Magno, la Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana ha organizzato, il 21 e il 22 maggio 2014, un Seminario di Studi durante il quale sono stati affrontati alcuni temi inerenti i rapporti tra papato e impero, e illustrati aspetti del movimento di rinascita culturale conosciuto come “rinascenza carolingia”.

I lavori compiuti dal gruppo di studio “Ricerca storica e metodo cooperativo” sono stati poi raccolti nel libro Costantino e le sfide del cristianesimo. Tracce per una difficile ricerca (Il pozzo di Giacobbe, 2013).

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INFORMAZIONE

nella quale lo studioso ha potuto illustrare le fasi architettoniche del monumento, proponendo anche nuovi dati dai suoi recenti studi. OTTAVIO BUCARELLI Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa

Miquel Batllori, l’acuta arte di un saggio

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Un momento della visita al complesso monumentale di Santa Prassede, a conclusione del Seminario di studi su Carlo Magno. In basso: Il documentario dedicato a P. Miquel Batllori, S.I. che insegnò presso la Facoltà di Storia ecclesiastica della Gregoriana dal 1952 al 1980.

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L’assise scientifica ha visto la partecipazione di studiosi di diverse Istituzioni accademiche che si sono occupati in ambiti differenti di tematiche riguardanti la storia della Chiesa e del suo patrimonio storico-artistico. Il Seminario si è articolato in due incontri, il primo presso la Gregoriana e il successivo presso la Basilica di Santa Prassede in Roma. Padre Jos Janssens, professore emerito della Pontificia Università Gregoriana, ha introdotto e presieduto la prima sessione, ricordando che la ricerca non si ferma mai e che, citando il matematico tedesco David Hilbert, la mancanza di difficoltà “è segno di morte” per qualsiasi disciplina. La prima relazione è stata affidata a p. Giulio Cipollone (Storia della Chiesa medievale - Gregoriana), il quale si è soffermato sui rapporti tra papato e impero. È seguita poi la relazione di Don Johannes Grohe (Storia della Chiesa medievale, Storia dei Concili - Pontificia Università della Santa Croce), che ha illustrato l’attività sinodale durante il regno di Carlo Magno. Alla cultura materiale in età carolingia sono state dedicate due relazioni e una lezione in situ. Ottavio Bucarelli (Archeologia ed Epigrafia cristiana e medievale - Gregoriana), ha presentato una rassegna delle testimonianze epigrafiche a Roma in età carolingia, soffermandosi in particolare sui testi inscritti conservati e tràditi provenienti dalla basilica di San Pietro in Vaticano e dalla Civitas leoniana. La sessione è poi proseguita con la relazione di Lia Barelli (Restauro architettonico - Sapienza Università di Roma), che ha avuto come oggetto l’analisi dell’architettura di alcuni edifici di culto e civili a Roma in età carolingia, tra i quali il complesso dei Santi Quattro Coronati e le mura della Civitas leoniana. Il seminario si è concluso il 22 maggio, presso la Basilica di Santa Prassede in Roma, con una lezione tenuta da Maurizio Caperna (Restauro architettonico - Sapienza Università di Roma),

unedì 19 maggio 2014 è stata presentata a Roma la versione italiana del documentario Miquel Batllori, l’acuta arte di un saggio presso la Pontificia Università Gregoriana, dove Batllori insegnò presso la Facoltà di Storia ecclesiastica dal 1952 al 1980. Hanno partecipato all’evento il cardinale Karl Joseph Becker S.I., professore emerito della Gregoriana, il rettore dell’Università P. Francois-Xavier Dumortier S.I. e un buona rappresentanza del corpo docente. La proiezione è stata preceduta da tre brevi discorsi da parte del P. Rettore, di P. Nuno da Silva Gonçalves S.I., decano della Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa, e di P. Josep Maria Benítez S.I., Professore Emerito della Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa, amico e discepolo di Battlori. I presenti hanno potuto godere di un documentario di fattura eccellente e dal contenuto raffinato, che presenta con fedeltà e splendore la figura e il percorso culturale del gesuita Miquel Batllori. In una ora e mezza di proiezione, lo spettatore si rende conto della grandezza e profondità dei lavori di questo eminente studioso della cultura catalana e del suo rapporto con le culture europee dei secoli che vanno dal XII al XIX. Le ricerche su Raimondo Lullo e Arnau de Vilanova, la spiegazione del significato del loro lavoro e l’esposizione, nel caso di Lullo, delle sue relazioni con pensatori come Pico della Mirandola, Nicola Cusano e Ramon Sibiuda; il profilo intellettuale di Joan Lluis Vives, l’umanista rinascimentale catalano-ispanico che ebbe relazioni con pensatori europei come Erasmo da Rotterdam; gli studi su san Francesco Borgia e i Borgia papi e cardinali. L’approccio all’opera apologetica e politica di Jaume Balmes e la sua percezione dell’Italia. Studi sulle opere critiche e filosofiche di Baltasar Gracián. Le ricerce condotte presso l’Archivio Vidal i Barraquer, con particolare attenzione alle implicazioni socio-politiche e religiose ai tempi della Seconda Repubblica spagnola. Ricerche che permetteranno di far conoscere l’umanesimo catalano-aragonese come fatto storico antecedente e indipendente dall’umanesimo spagnolo di radice castigliana. Le relazioni italoispaniche nell’era moderna e contemporanea. Come testimonia il vasto spettro tematico messo in evidenza nel documentario proiettato a Roma, l’inquietudine investigativa di Miquel Batllori fu rivolta alla massima ampiezza e fu di una profondità oceanica. JOSEP-MARIA PUIGJANER


Libri

La magna charta di Papa Francesco di HUMBERTO MIGUEL YÁÑEZ , S.I. Direttore del Dipartimento di Teologia Morale

iò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti» (EG 20). Con queste parole Papa Francesco ha voluto significare che l’esortazione apostolica Evangelii gaudium è la vera “magna charta” del suo Pontificato. Il volume Evangelii Guadium: il testo ci interroga è il frutto di un esercizio di riflessione tra un gruppo interdisciplinare di professori e docenti della Gregoriana, coordinati dal Dipartimento di Teologia morale, tenendo come orizzonte il rapporto tra evangelizzazione e morale. Il cammino di stesura dei testi è stato intrapreso attraverso momenti di confronto reciproco, con la consapevolezza, da un lato, di leggere un testo magisteriale, e dall’altro, di voler superare un approccio meramente ripetitivo, per lasciarsi portare dal suo spirito di provocazione all’interno di una Università pontificia che vuole accogliere l’insegnamento papale come stimolo al pensiero e alla ricerca della comunità universitaria. Il tentativo è quello di offrire delle «chiavi di lettura» e anche testimonianze e prospettive diverse nate dalla lettura critica del testo, indirizzate a suscitare la lettura del testo papale e la sua riflessione e applicazione alla propria realtà pastorale, nonché l’individuazione di ulteriori punti di ricerca che per forza rimangono aperti.

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“Theologia” 13 pp. 296 - € 30 GBPress 2014

Dopo una prima tappa di riflessione con la tavola rotonda dello scorso 14 gennaio 2014, il progetto si è ampliato e il volume è stato presentato il 21 ottobre 2014 alla presenza del Card. Lorenzo Baldisseri, Segretario del Sinodo dei Vescovi, e con interventi del Card. Luis Antonio Tagle (Arcivescovo di Manila), di Mons. Giancarlo Maria Bregantini (arcivescovo di CampobassoBoiano) e di don Severino Dianich (Facoltà teologica dell’Italia centrale). I filmati dei due incontri sono disponibili sul canale YouTube della Gregoriana: www.youtube.com/unigregoriana Il volume contiene contributi di Gerard Whelan (Evangelii gaudium come “Teologia contestuale”: aiutare la chiesa ad “alzarsi al livello dei suoi tempi”), Joseph Xavier (Spalancando il dinamismo ecclesiale: l’identità ritrovata), Dario Vitali (Una chiesa di popolo: il sensus fidei come principio dell’evangelizzazione), Emilia Palladino (I laici: l’immensa maggioranza del popolo di Dio), Giuseppe Bonfrate (La “porta aperta” dei sacramenti), Maria Cruciani (Lo stile familiare di una evangelizzazione gioiosa), Pavulraj Michael (Una lettura ermeneutica sul discernimento pastorale in Evangelii gaudium: le sfide e le risposte), Emilio Gonzalez Magaña (Formare per restare fedeli alla grazia ricevuta), Rocco D’Ambrosio (Comunicare con semplicità e profondità), Juan Carlos Scannone (L’inculturazione in Evangelii gaudium: chiavi di lettura), Paolo Benanti (L’annuncio del Vangelo di fronte alle nuove sfide culturali: la novità della misericordia nel dialogo con inedite antropologie e nuovi valori), Philipp Renzces (“Grandi cose ha fatto il Signore per noi, siamo stati colmati di goia” (Sal 126): Evangelii gaudium e il dialogo ebraico-cristiano), Felix Körner (Nella verità e nell’amore: apertura per il dialogo cattolico-musulmano), Sergio Bernal Restrepo (Vangelo e cultura di mercato per una fede umanizzante ), Diego Alonso Lasheras (Evangelizzazione ed economia: denuncia e proposta), René Micallef (Il ritorno del linguaggio profetico sul tema dell’immigrazione), Miguel Yáñez (L’opzione preferenziale per i poveri), Prem Xalxo (Le orme ecologiche della nuova evangelizzazione), oltre a una testimonianza conclusiva di mons. Bruno Forte.

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www.gbpress.net

PUBBLICAZIONI

Solidarietà e democrazia. Mediazione e dialogo tra ideali e realtà concrete pp. 332 - € 20 GBPress 2014

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n quest’epoca di globalizzazione, può l’endiadi democrazia/solidarietà risultare via maestra per educare ad una società di corresponsabili? Il percorso delineato nel presente saggio intende stimolare la riflessione su questo “nodo” della vita sociale, verificando se il “modello democratico” sia il più idoneo a rendere effettivo ed efficace il principio di solidarietà. Samuele Sangalli (1967), docente coordinatore del corso di etica pubblica Sinderesi presso il Centro Alberto Hurtado della Pontificia Università Gregoriana.

Vademecum di museografia, “Storia e Beni Culturali della Chiesa” 1 pp. 160 GBPress 2014

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l libro si presenta come un agile vademecum dedicato ad illustrare una disciplina complessa, che spazia dalla storia dell’arte alla legislazione e dalla museotecnica alle strategie di marketing. Aspira ad essere un sintetico manuale, una sinossi degli aspetti storico-culturali e tecnico-gestionali del mondo dei musei.

Ruggero Martines è docente di Museografia e Museotecnica presso la Pontificia Università Gregoriana in Roma. È stato docente della medesima materia presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Realismo e metodo. La riflessione epistemologica di Bernard Lonergan “Philosophia” 4 pp. 296 - € 24 GBPress 2014

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uali opzioni filosofiche contrassegnano il realismo? La questione della conoscenza del reale appartiene al pensiero filosofico di ogni tempo; nei dibattiti filosofici contemporanei essa si accende di varie tonalità, per il moltiplicarsi di forme di realismo e antirealismo. Il problema di fondo è se, conoscendo il reale, siamo consapevoli di ciò che comporti affermarsi conoscenti in termini personali e culturali. Contributi di: Carlo Cirotto, Valter Danna, Rosanna Finamore, Pasquale Giustiniani, Paolo Gherri, Giuseppe Guglielmi, Pierpaolo Triani. Rosanna Finamore è Professore Ordinario di Filosofia della conoscenza nella Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana, Roma. Tra i suoi saggi più recenti: «The Centrality of Consciousness» (2009), ‹‹Ricercare le prospettive viventi» (2010), ‹‹Problematicità del vero e fecondità della mediazione filosofica» (2011), «Insight o dell’intellezione: un atto-evento da scoprire›› (2012), «Cambiamenti e simultaneità nell’esperienza contemporanea del tempo» (2013).

Il Diritto nella Chiesa mistero di comunione. Compendio di diritto ecclesiale

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“Diritto Canonico” 3 pp. 960 - € 55 GBPress 2014

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on questo volume è a disposizione dei docenti e degli studenti di diritto canonico nei seminari e nelle facoltà teologiche, e di tutte le persone interessate, un grande Compendio di diritto ecclesiale, che, essendo il frutto di quarantun anni d’insegnamento di un unico autore, ha il pregio di essere espressione di una profonda unità di pensiero e di metodologia. Il volume è arricchito da una completa e aggiornata bibliografia, dall’elenco di tutti i documenti citati, da un indice dei canoni commentati e delle materie trattate, onde facilitare l’approfondimento e lo studio personale. Gianfranco Ghirlanda, S.I. è nato nel 1942, dal 1976 è docente di diritto canonico nella Facoltà di Teologia nella Pontificia Università Gregoriana, della quale nel 1986 è diventato professore ordinario nella Facoltà di Diritto Canonico. Dal 2012 è professore emerito, che tuttavia continua a conservare integralmente l’insegnamento.


Libri

Cristianesimo e realtà. Vol II. Novità teologiche nel pensiero di X. Zubiri

“Theologia” 12 pp. 208 - € 15 GBPress 2014 Vol. II

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uesto scritto, secondo volume di Cristianesimo e Realtà, tradotto dal R.P. Domenico Ronchitelli SJ, vuole presentare i risultati ottenuti da X. Zubiri, nell’applicazione alla teologia della sua filosofia, trattata nella prima parte. Da questa operazione viene fuori una esposizione sistematica di contenuti fondamentali alla fede quali Trinità, Creazione, Incarnazione. José M. Millâs, S.I. (Barcellona 1940) ha studiato filosofia e teologia presso Sant Cugat (Spagna). Nel 1984 ha ottenuto il dottorato in teologia (Frankfurt a.M.) e dal 1985 è stato docente di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Si è interessato alla filosofia di X. Zubiri e al tema della credibilità di Cristo nella prima pubblicazione Cristianesimo e Realtà, la credibilità di Cristo nell’epoca della Scienza (2013). Con il secondo volume Cristianesimo e realtà, Novità teologiche nel pensiero di X. Zubiri, presenta l’applicazione della filosofia zubiriana alla teologia.

Agire di Dio e libertà dell’uomo. Ricerche sull’antropologia teologica di san Massimo il Confessore

“Theologia” 15 pp. 436 - € 30 GBPress 2014

“Le pagine che offro in questo libro sono il frutto della mia personale esperienza, nel tentativo di percorrere il cammino ignaziano, lungo molti anni, ispirato all’ascolto della Parola. Esse, rispecchiano l’esperienza dello stesso Ignazio”. La mia è una riflessione sui temi nucleari ignaziani con riferimenti alla Sacra Scrittura e agli Esercizi Spirituali. Alcuni aspetti di Ermeneutica e Antropologia Biblica sono stati aggiunti, per illuminare l’ispirazione scritturistica degli Esercizi Spirituali. Philipp G. Renczes, S.I. è Professore della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana e Professore Invitato presso il Pontificio Istituto Orientale e l’Istituto Patristico Augustinianum. Dal 2011 dirige il Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici della Pontificia Università Gregoriana. Tra gli scritti pubblicati: L’apporto di Massimo il Confessore a una precisazione dell’antropologia teologica dei Padri, Roma (2002); L’emergenza educativa secondo i Padri della Chiesa, Roma (2008); L’interiorità agostiniana: un concetto dualistico?, Napoli (2011); The Scope of Rahner’s Fundamental Axiom in the Patristic Pespective: A Dialogue of Systematics and Historical Theology, London/New York (2012).

Collana “Gregoriana”: tre nuove uscite “Gregoriana” 7 pp. 36 GBPress 2014

Il quaderno n. 7 – in lingua francese – raccoglie, sotto il titolo Défis européens, le quattro conferenze tenute in Gregoriana (7-10 aprile 2014) da Michel Praet, Consigliere del Presidente dell’Unione Europea, introdotte da una prefazione di Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio europeo.

“Gregoriana” 8 pp. 94 GBPress 2014

Il quaderno n. 8 – in lingua italiana e inglese – riporta gli Atti del Simposio internazionale Tra passato e futuro, la missione della Chiesa Cattolica in Asia: il contributo della Sophia University organizzato in occasione del centenario della fondazione della Sophia University (14-15 marzo 2014), con l’ampio saluto iniziale di P. Adolfo Nicolás, Preposito Generale della Compagnia di Gesù.

“Gregoriana” 9 pp. 232 GBPress 2014

Il quaderno n. 8 – vero e proprio volumetto di 232 pagine, interamente in italiano – raccoglie gli interventi svolti dalle unità accademiche della Gregoriana in occasione del Dies Academicus L’evento conciliare nella vita della Chiesa (14-15 marzo 2013). I contributi offrono pertanto una riflessione interdisciplinare a tutto campo sul significato dell’evento “Concilio” nelle diverse stagioni della storia della Chiesa. Un’ampia parte è dedicata alla preparazione del concilio Vaticano II nella Facoltà di Teologia della Gregoriana e ai mutamenti che esso introdusse nella didattica di tutte le discipline.

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NOMINE

Nomine ex alunni a cura della SEGRETERIA GENERALE

NOMINE EPISCOPALI Nel periodo compreso tra il 13 marzo e il 1 ottobre 2014, il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovi i seguenti ex alunni Rev. José Manuel Garita Herrera, Vescovo della Diocesi di Ciudad Quesada (Costa Rica). È stato studente nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Diritto Canonico dall’a.a. 1991/1992 fino al 1992/1993. Rev. Juan Armando Pérez Talamantes, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Monterrey (Messico). È stato studente nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Filosofia dall’a.a. 2002/2003 fino al 2003/2004. Rev. P. Aurelio Pesoa Ribera, O.F.M., Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di La Paz (Bolivia). È stato studente Ospite nell’a.a. 1992/1993. Rev. Mons. Nicholas Gilbert Hudson, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Westminster (Inghilterra). È stato studente nel ciclo di Baccellierato della Facoltà di Filosofia nell’a.a. 1981/1982 e nel ciclo di Baccellierato e di Licenza nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1982/1983 all’a.a. 1986/1987 . Rev. Gabriel Ángel Villa Vahos, Vescovo della Diocesi di Ocaña (Colombia). È stato studente nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1996/1997 fino al 1997/1998. Arciprete Lévon Boghos Zékiyan, Amministratore Apostolico “sede plena” dell’Arcieparchia di Istanbul degli Armeni (Turchia) con dignità di Arcivescovo. È stato studente nel ciclo di Baccellierato nella Facoltà di Filosofia e di Baccellierato e di Licenza nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1959/1960 fino al 1966/1967. Rev. Padre Paolo Martinelli, O.F.M. Cap., Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Milano (Italia). È stato studente nel ciclo di Licenza e Dottorato nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1988/1989 fino al 1991/1992 e attualmente Professore Invitato nella Facoltà di Teologia.

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Rev. Mons. Nazzareno Marconi, Vescovo della Diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia (Italia). È stato studente nel ciclo di Baccellierato nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1979/1980 fino al 1981/1982. Rev. Skiper Bladimir Yánez Calvachi, Vescovo della Diocesi di Guaranda (Ecuador). È stato studente nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1999/2000 fino al 2000/2001. Mons. Steven John Raica, Vescovo della Diocesi di Gaylord (U.S.A.). È stato studente nel ciclo di Licenza e di Dottorato con Diploma in Giurisprudenza nella Facoltà di Diritto Canonico dall’a.a. 1988/1989 fino al 1991/1992. Rev. Julian Leow Beng Kim, Arcivescovo della Diocesi di Kuala Lumpur (Malaysia). È stato studente nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa dall’a.a. 2008/2009 fino al 2009/2010. Rev. Héctor David García Osorio, Vescovo della Diocesi di Yoro (Honduras). È stato studente nel ciclo di Licenza in Teologia Spirituale nell’Istituto di Spiritualità dall’a.a. 2009/2010 al 2011/2012. Rev. P. Theodore Mascarenhas, S.F.X., Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Ranchi (India). È Docente Incaricato nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 2003/2004. Rev. Ignatius D’Souza, Vescovo della Diocesi di Bareilly (India). È stato studente nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1996/1997 fino al 1997/1998. Rev. Mons. Wojciech Zaluski, Nunzio Apostolico in Burundi, è stato elevato in pari tempo alla sede titolare di Diocleziana, con dignità di Arcivescovo. E’ stato studente nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Diritto Canonico dall’a.a. 1985/1986 fino al 1986/1987. Rev. Sevastianos Rossolatos, Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Atene e Amministratore Apostolico sede vacante et ad

nutum Sanctae Sedis di Rhodos (Grecia). È stato studente nel ciclo di Baccellierato nelle Facoltà di Filosofia e di Teologia dall’a.a. 1962/1963 al 1967/1968. Rev. Mons. Marcus Stock, Vescovo della Diocesi di Leeds (Inghilterra). È stato studente nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1986/1987 fino al 1987/1988.

ALTRE NOMINE S.E. Mons. Henrique Soares da Costa, Vescovo della Diocesi di Palmares (Brasile). È stato studente nei cicli di Baccellierato e di Licenza nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1991/1992 fino al 1993/1994 e di Dottorato nella stessa Facoltà dall’a.a. 2001/2002 fino al 2006/2007. S.E. Mons. José Valmor César Teixeira, S.D.B., Vescovo della Diocesi di São José dos Campos (Brasile). È stato studente nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa nell’a.a. 1986/1987. S.E. Mons. William Terrence McGrattan, Vescovo della Diocesi di Peterborough (Canada). È stato studente nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1990/1991 fino al 1991/1992. S.E. Mons. Peter Kayode Odetoyinbo, Vescovo della Diocesi di Abeokuta (Nigeria). È stato studente nel ciclo di Licenza e di Dottorato nella Facoltà di Storia Ecclesiastica dall’a.a. 1996/1997 fino al 2001/2002. S.E. Mons. Giovanni Crippa, I.M.C., Vescovo della Diocesi di Estância (Brasile). È stato studente nel ciclo di Licenza e Dottorato nella Facoltà di Storia Ecclesiastica dall’a.a. 1982/1983 fino al 1986/1987 e dall’a.a. 1993/1994 fino al 1995/1996. S.E. Mons. Ernesto Maguengue, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Nampula (Mozambico). È stato studente nel ciclo di Licenza e di Dottorato nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1992/1993 fino al 1996/1997.


Nomine

S.E. Mons. Daniel Edward Thomas, Vescovo della Diocesi di Toledo (U.S.A.). È stato studente nel ciclo di Licenza e di Dottorato nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1987/1988 fino al 1989/1990 e dall’a.a. 2000/2001 fino al 2002/2003. S.E. Mons. Blase J. Cupich, Arcivescovo Metropolita della Arcidiocesi di Chicago (U.S.A.). È stato studente nel ciclo di Baccellierato e di diploma in Teologia Pastorale nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1971/1972 fino al 1974/1975. S.E. Mons. Oscar Omar Aparicio Céspedes, Arcivescovo Metropolita della Arcidiocesi di Cochabamba (Bolivia). È stato studente nel ciclo di Licenza della Facoltà di Teologia dall’a.a. 1992/1993 al 1993/1994. S.E. Mons. John Stanley Kenneth Arnold, Vescovo della Diocesi di Salford (Inghilterra). È stato studente nel ciclo di Baccellierato nella Facoltà di Filosofia e di Teologia e di Licenza e Dottorato nella Facoltà di Diritto Canonico dall’a.a. 1978/1979 fino al 1985/1986.

ALTRI INCARICHI S.E. Mons. Brian Ferme, Prelato Segretario del Consiglio per l’Economia. È stato Docente nella Facoltà di Diritto Canonico dall’a.a. 1993/1994 al 2002/2003. Rev. Mons. Marek Zalewski, Nunzio Apostolico in Zimbabwe, elevato nel contempo alla dignità di Arcivescovo. È stato studente nel ciclo di Licenza e di Dottorato nella Facoltà di Diritto Canonico dall’a.a. 1993/1994 fino al 1995/1996. Prof.ssa Ilaria Morali, Consultore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. È stata studentessa nei cicli di Baccellierato, Licenza e Dottorato nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1987/1988 fino al 1997/1998. S.E. Mons. Martin Krebs, Nunzio Apostolico nelle Isole Marshall e in Nauru. È stato studente nella Facoltà di Diritto Canonico nel ciclo di Licenza dall’a.a. 1987/1988

fino al 1988/1989 e di Dottorato dall’a.a. 1989/1990 fino al 1990/1991. Rev. P. Kevin L. Flannery S.I., eletto VicePresidente per un anno dell’American Catholic Philosophical Association, della quale diverrà Presidente nel 2015. Professore Ordinario della Facoltà di Filosofia. S.E. Mons. Hubertus Matheus Maria van Megen, Nunzio Apostolico in Eritrea. È stato studente nella Facoltà di Diritto Canonico nel ciclo di Licenza dall’a.a. 1990/1991 fino al 1991/1992 e di Dottorato dall’a.a. 1992/1993 fino al 1993/1994. Rev. P. Marcel Chappin S.I., Membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche “in aliud quinquennium”. Professore Emerito della Facoltà di Teologia. Rev. P. Yuji Sugawara S.I., Consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica per un quinquennio. Decano della Facoltà di Diritto Canonico. Rev. P. Robert J. Geisinger S.I., Consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica per un quinquennio. Promotore di Giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede. Professore Straordinario della Facoltà di Diritto Canonico, è stato altresì studente nei cicli di Licenza e Dottorato della Facoltà di Diritto Canonico dall’a.a. 1990/1991 al 1993/1994. Rev. P. Bruno Secondin, O.Carm., Consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica per un quinquennio. Professore Emerito dell’Istituto di Spiritualità. Rev. P. Milan Žust S.I., Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Professore Incaricato Associato della Facoltà di Missiologia. Rev. P. François-Xavier Dumortier, S.I., Membro della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi (519 ottobre 2014). Rettore della Pontificia Università Gregoriana.

Rev. P. Antonio Spadaro, S.I., Membro della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi (5-19 ottobre 2014). Direttore della rivista “la Civiltà Cattolica” e Docente Incaricato nella Facoltà di Teologia fino all’a.a. 2013/2014. Rev. Mons. Robert W. Oliver, Segretario della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. È stato studente nei cicli di Baccellierato, Licenza e Dottorato della Facoltà di Teologia dall’a.a. 1989/1990 al 1998/1999. Rev. Mons. Paolo Rudelli, Inviato Speciale, Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo (Francia). È stato studente nel ciclo di Baccellierato della Facoltà di Filosofia e di Teologia, nei cicli di Licenza e Dottorato nella Facoltà di Teologia e nel ciclo di Licenza nella Facoltà di Diritto Canonico dall’a.a. 1990/1991 al 1999/2000. Rev.da Alenka Arko (Slovenia), Membro della Commissione Teologica Internazionale. È stata studentessa nel ciclo di Dottorato nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1995/1996 fino al 1997/1998. Rev. Mons. Antonio Luiz Catelan Ferreira (Brasile), Membro della Commissione Teologica Internazionale. È stato studente nel ciclo di Dottorato nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 2007/2008 fino al 2010/2011. Rev. P. Peter Dubovsky S.I., (Slovacchia), Membro della Commissione Teologica Internazionale. È stato studente nel ciclo di Baccellierato nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1993/1994 fino al 1995/1996. Rev. Zeljko Tanji (Croazia), Membro della Commissione Teologica Internazionale. È stato studente nel ciclo di Baccellierato, Licenza e Dottorato nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1990/1991 fino al 1998/1999. Rev. Philippe Vallin (Francia), Membro della Commissione Teologica Internazionale. È stato studente nel ciclo di Baccellierato e Licenza nella Facoltà di Teologia dall’a.a. 1987/1988 fino al 1991/1992.

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TESI DIFESE

Tesi difese a cura della SEGRETERIA ACCADEMICA

Tra il 1° febbraio e il 31 luglio 2014, sono state difese le seguenti Tesi di Dottorato.

TEOLOGIA

DELGADO, Maria José Israel: prostituta, adúltera e idólatra en Os 1-3; Jr 2-3 y Ez 16; 23 [CALDUCH-BENAGES, 9532]

ABALODO, Sébastien Bakpenam Structure et Théologie dans le Trito-Isaïe: Une contribution à l’unité du livre [CALDUCH-BENAGES, 9518]

DOS SANTOS FREITAS MAIA, Americo P. A in-habitação de Deus nos escritos teológicos de João de São Tomás, O.P. (1589-1644) [MORALI, 9505]

ACEITUNO DONOSO, Marcos Las “promesas de Dios” en san Pablo. Estudio exegético-teológico de Gál 3,1922 y 2Cor 1,15-22 [BRODEUR, 9517]

GEORGE, Jogy Cheruvathoor The Metaphor of Shepherd in the Gospel of Mark. A paradigm for Mission [GRILLI, 9531]

AFRENTOAE, Mihai Chiamati alla libertà. Una lettura antropologico-etica di Gal 5,1-6,18 [LOPEZ BARRIO, 9524] AWONGO, Ben Vincent “There is Neither Jew Nor Greek”. An Exegetical-Theological Study of Gal 3,2329 and Col 3,9b-17 [BRODEUR, 9511]

KATEMBWE KALUBI, Joseph La réception du Concile Vatican II dans l’Église d’Afrique. Quelques pistes ecclésiologiques de réflexion [VITALI, 9514]

Entwürfen von Henri de Lubac (Paradox) und Joseph Ratzinger (Wahrheit) [CAROLA, 9523] PERDOMO LEMUS, Saimel Jesús Cristo, descendiente de David. Estudio exegético-teológico de Rm 1,1-7 y 2Tm 2,8-13 [BRODEUR, 9525] RIAÑO MALAVER, William Humberto Fundamentos eclesiológicos de la evangelización de la cultura a la luz de Evangelii Nuntiandi y de algunos documentos de las conferencias generales del episcopado latinoamericano [HENN, 9515] ROCCA, Paolo Gesù, messaggero di Yhwh. In cammino dall’uno all’altro Testamento [SONNET, 9534]

LA MASTRA, Gabriella Sofferenza e preghiera. La terminologia biblica della ferita e il suo significato teologico in Geremia 15,10-21; 30,12-17 e nel Salmo 38 [CALDUCH-BENAGES, 9521]

ROTUNDO, Emmanuele Cristologia e soteriologia nelle Sentenze di Pietro Lombardo [BONANNI, 9547]

BAGLIONI, Roberto Il Concilio “tradotto” in italiano. Recezione del Vaticano II nei documenti dell’Episcopato italiano (1965-2010) [VITALI, 9508]

MAZZUCCHI, Tommaso Dio è colui che risuscita l’uomo. Teologia della risurrezione di Ireneo di Lione [TENACE, 9504]

SEROWIK, Wojciech La nuova evangelizzazione e la formazione dei laici per la trasmissione della fede [HENN, 9539]

CALDERÓN GANDULIAS, Pablo Liberación en Cristo Jesús, para caminar según el Espíritu. Estudio exegético-teológico de Rm 8,1-17 [LOPEZ BARRIO, 9533]

MENDUIÑA SANTOME, Antonio El camino de la Palabra, entre escucha y rechazo. Significado y función de las citas de Isaías en la obra lucana [GRILLI, 9513]

SHIN, Woo Sick La speranza nell’ecclesiologia di Cipriano di Cartagine [CAROLA, 9546]

CHARTERS, David Paul Raised again and Justified by the Spirit John Henry Newman’s Lectures on the Doctrine of Justification [RENCZES, 9551]

O'BRIEN, John Joseph The Reception in the Postconciliar Church of Trinitarian Ecclesiology as a Model of the Church According to Lumen Gentium 2-4 [VITALI, 9509]

DE ALMEIDA PEREIRA, Sílvio Do Socorro La divinizzazione come criterio ermeneutico della soteriologia drammatica di Hans Urs Von Balthasar [MARTINELLI, 9527] 64 |

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PECH, Justinus Christoph Nils Paradox und Wahrheit. Ansätze zu einer Gnadenlehre auf der Grundlage von zwei zentralen Begriffen in den theologischen

SPADOLA, Francescoantonio Il contributo dell’immagine “Cristo Luce” in Evangelium Ioannis Tractatus XXXIV di sant’Agostino alla riflessione su un’umanità nuova della Teologia contemporanea [TANNER, 9544] XAVIER, Donizete José A expressividade do mistério revelado no horizonte da linguagem a partir da hermenêutica teológica de Paul Ricoeur [APARICIO VALLS, 9522]


DIRITTO CANONICO AROH, Prudentius Emeka Priestly celibacy: a gift and a commitment (Can. 277 § 1). An integral celibate formation of seminarians in Igboland, Nigeria [GHIRLANDA, 9510] CARDENAS TELLEZ, Leonardo La imputabilidad penal a la luz de la doctrina y la jurisprudencia basada en el canon 1095, 2° y 3° del CIC 1983 [ASTIGUETA, 9554]

FUSAR IMPERATORE, Paolo Il tavolo del cardinal Nipote a quarant’anni dal Concilio di Trento (16001610). Indirizzi, strategie e strumenti della Santa Sede per l’applicazione dei decreti tridentini in Italia [GIORDANO, 9519] LU, Huicun Il movimento anticristiano degli Intellettuali cinesi dall’anno 1922 al 1927 in Cina e le risposte dei cristiani [TANNER, 9537]

SCIENZE SOCIALI CHEULA, Stefano L’ufficio del parroco secondo il dettato del can 522. Per un’analisi della nota della stabilità nell’ufficio e del suo fondamento ecclesiologico. [MONTINI, 9516] MARTÍNEZ GONZÁLEZ, Araceli Il “Coniugium Spirituale” tra vescovo e Chiesa nel secondo millennio. Lettura comprensiva storico-canonica [TANNER, 9506]

FILOSOFIA GARCIA MATOS, Jose M. Deseo, lenguaje y libertad. La idea afirmable de Dios en Claude Bruaire [GILBERT, 9512] RANDRIANAIVO, Jean Georges Hyacinthe La surabondance de l’esse absolu comme fondement de toute réalité chez Joseph de Finance [GILBERT, 9553] ZINKIEWICZ, Maciej K. Ajdukiewicz e K.R. Popper sulla verità - due interpretazioni della concezione tarskiana [SANS, 9492]

STORIA E BENI CULTURALI DELLA CHIESA CUCU, Vasile Fonti per la storia del Cristianesimo antico in Romania [JANSSENS, 9500]

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Ad Maiorem Dei Gloriam

ISSN 2283-3110

1551 - 2014


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