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PRIMA PAGINA
PARTE UNA NUOVA AVVENTURA E IL VINO È IL PROTAGONISTA
Carmen Santi
L’ Italia è il maggior esportatore di vino al mondo: nel 2012 il Bel Paese ha incrementato il suo fatturato nell’export di 6,5 punti percentuali, toccando i 4,7 miliardi di euro; un risultato che premia un settore che negli anni ha investito in ricerca, qualità e affinamento. Questo dato ci ricorda anche quanto oggi sia importante produrre qualità ed eccellenza, poiché con le etichette dei nostri vini esportiamo nel mondo non solo il nostro territorio, ma anche le nostre colture, i nostri metodi di vinificazione e i prodotti per l’imbottigliamento, che hanno fatto la storia mondiale del settore vitivinicolo. Per Voi Cantine è un progetto editoriale che nasce proprio per dar voce e visibilità ai prodotti e ai servizi della filiera produttiva del vino italiano, toccando i temi della coltura, della vinificazione, dell’imbottigliamento. Viene distribuito alle Cantine e agli Enologi del Triveneto, in questa sua prima edizione, poiché vuole essere per loro uno strumento di lavoro attraverso cui reperire soluzioni innovative per le differenti necessità della produzione, in modo da affinare sempre di più i processi e i prodotti. Questa edizione propone in prima battuta le interviste ai presidenti delle sezioni regionali di Assoenologi, che ci hanno
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parlato della situazione vitivinicola di ogni regione, e poi lascia spazio ad alcuni contributi d’interesse, come quello della Fivi (Federazione Italiana Viticoltori Indipendenti) e dell’enologo veronese Marco Tebaldi, fondatore di Freewine. Seguono poi le presentazioni dei prodotti e dei servizi scelti per eccellenza all’interno della filiera produttiva vitivinicola. Si tratta di interviste a titolari di aziende che offrono servizi specifici per la vinificazione, divisi per categorie merceologiche, in modo da facilitare al lettore la consultazione e il reperimento delle informazioni. In questo numero, che è il primo di una serie di cinque edizioni che intercetteranno tutto il territorio italiano, si parlerà di: vivai, consulenza ed esecuzione innesti, preparazione dei terreni, macchinari per la coltura della vite, fertilizzanti, manutenzione dei macchinari per le cantine, filtri, analisi di laboratorio, barriques e sistemi di lavaggio, sistemi di drenaggio, bottiglie, etichette, tappi in sughero, grafica e cartotecnica per il confezionamento, ma anche di pavimentazioni speciali per le cantine. Questo è un prodotto voluto e prodotto da Unit Editrice, una casa editrice veronese che da più di 25 anni lavora nell’editoria specializzata a servizio delle imprese. In questi anni si è interessata di sport, realizzando riviste sportive territoriali che hanno segnato la storia dell’editoria locale, e di riviste tecniche in vari settori merceologici, distribuite sul territorio italiano, tra cui, oggi, quello della vinificazione.
Per Voi Cantine, che vede la luce nel 2013 con l’intento di diventare un appuntamento fisso nei prossimi anni, è anche disponibile on-line all’indirizzo:
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IN QUESTO NUMERO
SOMMARIO 01-13
MONDO ENOLOGIA
CASE HISTORIES
Luigino Bertolazzi, presidente Assoenologi Veneto Orientale Celestino Poser, presidente Assoenologi Veneto Centro-Occidentale Rodolfo Rizzi, presidente Assoenologi Friuli Venezia Giulia Fabio Toscana, presidente Assoenologi Trentino Marco Tebaldi, enologo e fondatore di FreeWine Costantino Charrère, presidente Fivi
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FOCUS Speciale Prodotti per l’agricoltura Osservatorio Vinitaly Fiere di settore: Simei
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Analisi Enologiche ed Agroalimentari Barriques e sistemi di lavaggio barriques Bottiglie per distillati Etichette per vino Fertilizzanti Filtri Tangenziali a membrana Grafica e Cartotecnica Macchine e prodotti per la lavorazione dei terreni in viticoltura Manutenzione macchinari per cantine Pavimenti Servizi in viticoltura Sistemi di drenaggio e accessori in acciaio inox Tappi in sughero Vivai-barbatelle e piante da frutto Consulenza ed esecuzione innesti e sovrainnesti
36 40 44 48 52 56 60 64 68 72 76
Autorizzazione del Tribunale di Verona n. 3223/13V.G. del 04/06/13 GIUGNO 2013 UNIT EDITRICE S.R.L. Amministrazione e Redazione 37036 S. Martino B.A. (VR) Viale del Lavoro, 22/D Tel. 045.8780580 Fax 045.8799156 info@pervoicantine.it Direttore Responsabile Carmen Santi
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LUIGINO BERTOLAZZI PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ENOTECNICI ITALIANA VENETO OCCIDENTALE
È L’AMARONE LA LOCOMOTIVA DEL VENETO
Amarone e Prosecco fanno da traino ad un’economia ancora in salute, che sa difendersi e punta sulla sostenibilità, quale sinonimo di qualità testo Carmen Santi
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uigino Bertolazzi, diplomato in Enologia e Viticoltura all’Istituto di Conegliano Veneto, è stato consulente tecnico presso cantine di produzione venete, nonché responsabile degli stabilimenti di pigiatura a Soave (Verona) e direttore dello stabilimento di Soave e di Cazzano di Tramigna, dove ha curato la preparazione del Valpolicella e dell’Amarone seguendone l’intera filiera. Dal 1999 é RSPP (responsabile servizio protezione e prevenzione) dello stabilimento di Cazzano di Tramigna e dal 2002 è RSPP anche degli stabilimento di Soave, Borgo Rocca Sveva. Risponde alle nostre domande in quanto Presidente dell’Associazione Enotecnici Italiana Veneto Occidentale dal 2010, mandato rinnovato a marzo di quest’anno per un altro triennio.
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Presidente, quando nasce Assoenologi Veneto Occidentale e quali sono gli scopi? Assoenologi come sezione Occidentale del Veneto nasce circa trent’anni fa, poiché con la precedente sede veneta a Conegliano non si riusciva a raggruppare, far incontrare e coinvolgere tutta la realtà veneta, che era ed è anche oggi molto ampia. Attualmente l’Assoenologi Occidentale ha sede a Verona e conta circa 290 iscritti. L’obiettivo che abbiamo è soprattutto quello di essere accanto ai giovani enologi, di creare con loro appartenenza, di fare cultura e formazione. L’intento primario è quindi quello di assistere, rappresentare e difendere una professione, che, attraverso la sede nazionale di Roma può vantare anche di un aiuto dal punto di vista legale. Come è cambiato il vostro lavoro negli ultimi anni? Tutto è cambiato, come siamo cambiati noi. Innanzitutto trent’anni fa si producevano semplicemente due tipologie di vino, quello bianco e quello rosso, non c’erano molte altre distinzioni qui e in Italia. Oggi abbiamo fatto un salto enorme fino ad arrivare a produrre tipologie di vino territoriale, che esaltano ogni peculiarità
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del territorio di provenienza con estrema attenzione. E’ cambiato che non si produce più in maniera massale, ma i processi vengono seguiti dalla coltivazione del terreno all’imbottigliamento in modo da qualificare il vino. Sono cambiate le regole comunitarie che un tempo non esistevano ed è stata introdotta la certificazione alimentare, tanto più che oggi il vino è tra i prodotti alimentari più controllati e disciplinati. Grazie all’istituzione della DOC e IGT si può oggi dire che i vini veneti siano tutelati in Italia e nel mondo? Non si può mai dire di essere arrivati, ma quello che è stato fatto fino ad oggi ha avuto come obiettivo primario la tutela del territorio e del suo prodotto e posso dire che di passi avanti ne abbiamo fatti. Oggi la sofisticazione dei vini è molto più difficile di un tempo, e anche se è impossibile estirparla del tutto, attuarla è molto difficile. Quanto vino si esporta oggi dall’Italia e dal Veneto? Direi che in entrambi i casi si parla di cifre che superano la metà dell’intero prodotto. L’Italia è un paese che consuma meno della metà di quanto produce, per cui direi che è un paese esportatore. Verona, città in cui ha sede la nostra associazione, è un polo molto importante a livello nazionale, poiché produce circa la metà delle uve di tutto il
In questi ultimi anni la produzione vinicola è diventata più avanzata e consapevole e questo è un aspetto positivo. Vuol dire che si è coscienti del fatto che la sostenibilità che oggi si deve considerare è innanzitutto quella economica
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LUIGINO BERTOLAZZI PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ENOTECNICI ITALIANA VENETO OCCIDENTALE
Veneto e imbottiglia circa il 10% del vino italiano. Essendo un polo molto importante per l’imbottigliamento nazionale rispecchia le percentuali nazionali di export e infatti vende fuori Italia oltre il 50% di quanto produce. Un altro fattore che ci caratterizza è il mantenimento delle percentuali di produzione, quando in molte parti del mondo la coltura della vite si è stabilizzata verso il basso. Che cosa intende con ‘stabilizzata verso il basso’? Voglio dire che in alcune zone, come la nostra, vi sono dei prodotti importanti che fanno da traino alla produzione di tutto il resto dei vini: nel caso del Veneto parliamo innanzitutto dell’Amarone e del Prosecco, che sono due forti locomotive per tutto il resto. In Veneto comunque una potenza è anche il Soave… Sì, certo quella del Soave è una realtà ampia e non solo per dimensioni ma anche per nome, ma non ha la forza dell’Amarone, che è la potenza vera e propria del Veneto. E’ il prodotto che traina un po’ tutto il resto. Quali sono i maggiori mercati di esportazione? I più grossi bacini geografici di ricezione dei nostri prodotti sono sicuramente Inghilterra e Germania, ma anche tutti i paesi nordici, come Svezia, Norvegia, Danimarca, Svizzera e Canada, che preferiscono però vini di fascia alta, come l’Amarone, ma anche gli Stati Uniti e alcune zone dell’Asia. Ha senso oggi parlare di produzione sostenibile, ovvero, ha una convenienza di mercato? Credo che in questi ultimi anni la produzione vinicola sia diventata più avanzata e consapevole e questo è un aspetto positivo. Questo vuol dire che si è coscienti del fatto che la sostenibilità che oggi si deve considerare è innanzitutto quella economica. La coltivazione deve essere quindi mirata, deve avvenire senza spreco di interventi e di trattamenti per essere sostenibile. Questo presuppone sistemi di monitoraggio mirati, allo scopo di colpire in maniera corretta e precisa eventuali malattie del vitigno senza esagerare con interventi e prodotti che, oltre a danneggiare le uve, sarebbero un costo poco sostenibile. Stiamo andando quindi nella direzione della vinificazione senza sprechi, che diventa quasi una scienza esatta, e che non crea alcun contrasto con le leggi del mercato, soprattutto in questo momento di particolare criticità. Sono convinto infatti che la crisi richieda soprattutto perfezionamento di quello che si fa già, senza sprechi, tenendo sempre presente l’obiettivo che il vino deve essere buono, oltre che prodotto in maniera sostenibile. Quando parla di criticità intende la crisi che sta investendo i mercati? Coinvolge anche quello del vino? Diciamo che la crisi si è sentita meno fino ad oggi nel nostro settore, ma se non si svilupperanno gli altri mercati, ci sarà prima o poi un contraccolpo anche sul nostro: non dimentichiamo che il vino non è un prodotto di consumo primario. Se vengono a mancare le occasioni di consumo, c’è il pericolo che anche noi ne sentiremo l’effetto.
Oggi abbiamo fatto un salto enorme fino ad arrivare a produrre tipologie di vino territoriale, che esaltano ogni peculiarità del territorio di provenienza con estrema attenzione
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CELESTINO POSER PRESIDENTE ASSOENOLOGI VENETO CENTRO-ORIENTALE
LA TERRA TRAINATA DAL PROSECCO iplomato in enotecnica nel 1981 a Conegliano presso l’Istituto Tecnico Agrario, Celestino Poser, dopo diverse esperienze presso cantine venete e friulane, tra cui la Colli S. Anna di Spessa di Cividale, l’azienda vinicola S.I.V.Ag. di San Fior e la Cantina cooperativa di Casarsa della Delizia, nel febbraio 1986 entra nello staff del Laboratorio Enochimico “ex allievi Scuola Enologica di Conegliano”, ricoprendo l’incarico di analista, per diventare, nel 1999, direttore di laboratorio. Membro delle commissioni per i vini Doc della Provincia di Treviso, dal 1999 fa parte del Comitato della sezione Veneto Centro Orientale con la carica di segretario. Nel 2007 entra a far parte del Consiglio nazionale di Assoenologi e dal 2013 è presidente della Sezione Veneto Centro-Orientale.
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Presidente, ci può raccontare qualcosa in merito alla Sezione Assoenologi Veneto Centro Orientale? La Sezione Veneto dell’Associazione Enotecnici Italiani è nata il
Celestino Poser, presidente Assoenologi Veneto Centro-Orientale, ci presenta la terra dove nasce il Prosecco, uno dei prodotti che trainano i vini veneti nel mondo testo Carmen Santi
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CELESTINO POSER PRESIDENTE ASSOENOLOGI VENETO CENTRO-ORIENTALE
24 novembre 1969 presso la Scuola Enologica di Conegliano alla presenza dell’allora preside, professor Aurelio Moretti e dell’allora presidente nazionale dottor Antonio Carpenè. La Sezione così costituita comprendeva tutte le province del Veneto e quelle del Friuli Venezia Giulia.Il primo Presidente della Sezione Veneto fu Piero Berton, direttore delle Cantine Valdo di Valdobbiadene; Narciso Zanchetta, direttore della Cantina sociale di Vittorio Veneto, assunse invece la carica di vicepresidente e di consigliere nazionale per diventare presidente nazionale dell’Associazione Enotecnici Italiani nel 1970, incarico che passò poi ad Ezio Rivella. A Berton subentrò al vertice della Sezione Veneto Antonio Bozzoli, quindi per tre mandati la Sezione venne guidata da Sergio Casagrande, per altri tre da Giovanni Grassi, sino al presidente Valerio Fuson, che, dopo tre mandati consecutivi, ha ceduto l’incarico al sottoscritto. In occasione del Convegno di Udine del 1974 venne costituita la Sezione Friuli Venezia Giulia e nel 1982 il consiglio nazionale dell’Assoenologi divise il Veneto in “Veneto Centro Orientale” e “Veneto Occidentale”. Quanti sono gli iscritti all’Associazione? La Sezione Veneto Centro Orientale è la seconda sezione d’Italia in quanto a numerosità, con i suoi quasi 600 iscritti, ed è superata solo dal Piemonte. Quali sono le attività che propone? Le attività di Assoenologi sono coordinate e seguite dalla Sede Centrale, pertanto le attività di Sezione si avvalgono delle loro linee guida. “L’Associazione Enologi Enotecnici Italiani Assoenologi si propone, senza fini di lucro e nel rispetto del principio della mutualità, la tutela professionale dell’enologo e dell’enotecnico e dei tecnici del settore vitivinicolo in generale sotto il profilo sindacale, etico, giuridico ed economico, e di rappresentare la categoria a tutti i livelli. Si propone inoltre di promuovere l’aggiornamento tecnico dei soci con pubblicazioni, convegni, seminari ed altri mezzi idonei e di tener desto lo spirito associativo e di solidarietà tra gli enologi e gli enotecnici e i tecnici vitivinicoli con incontri, riunioni, pubblicazioni, convegni e similari, nonché di svolgere tutte quelle attività o iniziative che si ritengono necessarie all’interesse mutualistico dei soci. Un altro scopo primario dell’Assoenologi è quello di operare per il miglioramento e la tutela della produzione vitivinicola nazionale e per la sua valorizzazione e diffusione in Italia e all’estero, partecipando a comitati e commissioni ministeriali e proponendo ai competenti uffici obiettive considerazioni e risoluzioni. L’Assoenologi ha rappresentanti ufficiali al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, al Comitato nazionale vini e al Tavolo di filiera vitivinicola del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, all’Union Internationale des Oenologues, all’Organisation internationale de la vigne et du vin. Non da meno, l’Associazione Enologi Enotecnici Italiani si propone di fornire ai propri associati una serie di servizi professionali di tutta considerazione che sviluppa principalmente attraverso i suoi uffici: informazioni, assistenza legale, fiscale, sicurezza del lavoro. Non vanno poi dimenticati i servizi editoriali, assicurativi e la banca dati del lavoro”.
L’attenzione al prodotto finale è massima in quanto da questa deriva il grande successo attuale dei nostri vini. Nella nostra zona l’affinamento in legno dei vini non è utilizzato visto le tipologie prodotte, l’affinamento viene fatto nelle tipologie dove i disciplinari di produzione lo richiedono
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Che tipo di uve vi sono in questa zona del Veneto e quali sono i maggiori vini prodotti? Nel territorio di competenza della Sezione Veneto Centro Orientale attualmente il vitigno più coltivato è la Glera da cui si ottiene il vino Prosecco e molti vigneti coltivati con altri vitigni negli ultimi anni sono stati sostituiti con la Glera, visto l’enorme successo riscosso dal vino Prosecco. Dividendo in aree viticole la zona si può dire che la zona di Conegliano Valdobbiadene è coltivata quasi esclusivamente con la Glera, per la produzione di Prosecco Superiore DOCG. In piccolissima percentuale nella DOCG Colli di Conegliano si trovano i vitigni utilizzati per la produzione dei seguenti vini: Colli di Conegliano Bianco: Manzoni Bianco – Pinot, ecc.; Colli di Conegliano Rosso: Manzoni Rosso, ecc.; Colli di Conegliano Refeontolo passito: Marzemino; Colli di Conegliano Torchiato di Fregona: vari vitigni anche autoctoni. Nella zona di pianura, oltre alla Glera, si coltivano i classici vitigni Pinot, Merlot, Cabernet, Carmenere, ecc. Nella zona Lison, oltre alla Glera, si coltivano i vitigni bianchi classici della zona Lison: Tocai (Lison Bianco), Pinot, ecc. e vitigni a bacca rossa: Merlot, Cabernet, Refosco, ecc. Da segnalare nella zona Piave, seppur limitata, la coltivazione del vitigno Raboso per la produzione del Raboso Piave DOC e Malanotte DOCG. Come è cambiata la vinificazione in questi ultimi anni a livello di tecnologie, ma anche di professionalità coinvolte? Negli ultimi anni la tecnica enologica è cambiata essenzialmente
per adeguarsi alla produzione di vino Prosecco, l’ausilio di presse pneumatiche che lavorano rispettando le qualità dell’uva e la gestione della temperatura nelle varie fasi della vinificazione portano ad ottenere vini freschi, fruttati, giovani. Attualmente il processo di produzione del vino non comincia più dalla cantina, ma dal vigneto interessando diverse professionalità, l’enologo è in alcuni casi supportato da un agronomo per la fase di gestione del vigneto. C’è più attenzione al prodotto finale? Come viene affinato? L’attenzione al prodotto finale è massima in quanto da questa deriva il grande successo attuale dei nostri vini. Nella nostra zona l’affinamento in legno dei vini non è utilizzato visto le tipologie prodotte, l’affinamento viene fatto nelle tipologie dove i disciplinari di produzione lo richiedono (Colli di Conegliano, Raboso Piave, Malanotte, ecc.). C’è attenzione al mercato estero? Il mercato estero assorbe gran parte del vino prodotto in zona, pertanto ricopre senza dubbio molta importanza, questo viene seguito dai vari enti preposti (Consorzi di Tutela, Camere di Commercio, ecc.) Il settore è ancora in espansione? Il settore è ancora in espansione trainato dal fenomeno “Prosecco”, anche gli altri vini a ruota in maniera inferiore hanno una buona espansione.
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FRIULI VENEZIA GIULIA UNA RICCHEZZA ANCORA SCONOSCIUTA Sono i piccoli produttori a farla da padrone in Friuli Venezia Giulia: tante cantine vinicole per una produzione di circa un milione e 300mila ettolitri di vino all’anno, curati nei minimi particolari testo Carmen Santi
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iplomato presso l’Istituto Superiore di Viticoltura e Enologia, G. B. Cerletti di Conegliano, dove ha conseguito il titolo di Enologo, Rodolfo Rizzi, dopo alcune esperienze lavorative nella zona della D.O.C. Piave nel 1978 è stato assunto presso la Cantina Produttori Cormòns come responsabile di cantina e dal 1981 quale Direttore di Produzione. Attualmente, all’interno dell’Azienda, ricopre la carica di Dirigente. La Cantina Produttori produce e commercializza una vasta gamma di prodotti che vanno dai vini tranquilli agli spumanti e frizzanti alle grappe e distillati. Inoltre, dal 1999 al 2006 ha ricoperto la carica di Vice Presidente dell’Assoenologi Sezione Friuli Venezia Giulia. Dal 2004 ricopre la carica di Consigliere Nazionale dell’Assoenologi. Dal 2007 ricopre la carica di Presidente Assoenologi Sezione Friuli Venezia Giulia. Nel 2007 è stato nominato Nobile dei Vini Friulani e nel 2011 è stato eletto nella Corte Ducale. Giornalista collabora, in modo continuativo, con il mensile Fuocolento e altre testate giornalistiche.
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Quando nasce l’Assoenologi sezione Friuli Venezia Giulia e quali sono i suoi obiettivi? La Sezione dell’Assoenologi del Friuli Venezia Giulia nasce nel 1974 con quaranta inscritti e oggi, dopo quarant’anni, ne ha 284 soci. Il consiglio direttivo è eletto dagli associati e rimane in carica per tre anni dove, oltre al Presidente, operano un Consigliere Nazionale (Daniele Calzavara), un Vice Presidente (Roberto Marcolini) e otto Consiglieri. All’inizio degli anni Ottanta gli enologi friulani provenivano, in gran parte, da una formazione di “scuola veneta” grazie alla presenza a Conegliano di uno (in Italia erano solo cinque) dei migliori Istituti agrari specializzati in viticoltura ed enologia. Oggi, le cose sono notevolmente cambiate perché il Friuli Venezia Giulia, oltre ad essere patria di ottimi vini, è anche luogo di formazione scolastica per i futuri enologi ed enotecnici. Mentre a Cividale del Friuli ha sede uno dei più importanti Istituti Agrari italiani per la formazione degli enotecnici (nel 2012 ha festeggiato i trent’anni di attività), è l’Università di Udine che ospita un apprezzato corso di laurea in Viticoltura ed Enologia per la preparazione dei futuri enologi (nel 2013 ha festeggiato i vent’anni d’istituzione). Anche la professionalità degli associati si è modificata in questi anni e se prima gli iscritti erano, quasi esclusivamente, alle dipendenze di cantine private o cooperative oggi, la maggior parte di loro, è proprietario d’azienda. Dobbiamo ricordare che l’Assoenologi è l’unica organizzazione nazionale di categoria che tutela i tecnici operanti nel settore vitivinicolo e, tra i suoi scopi principali, c’è anche l’aggiornamento tecnico dei suoi iscritti. Per questi motivi la nostra sezione punta molto sulla continua formazione dell’Enologo anche attraverso l’affinamento della tecnica di degustazione quale strumento ottimale per la crescita professionale. Ampio spazio è dato ai corsi di lingue straniere specifiche per il settore enologico e ai corsi tecnici tenuti da eccellenti docenti universitari. Ho letto che l’Assoenologi del Friuli Venezia Giulia si occupa anche del sociale. È vero, annualmente organizziamo un incontro denominato “Assoenologi per il Sociale”. Questo progetto (senza scopi di lucro), giunto alla sesta edizione, ha la finalità di raccontare quanti, nel mondo del vino, si evidenziano per il loro impegno nel sociale. Nelle passate edizioni abbiamo presentato: la Comunità di recupero di “San Patrignano” con il Suo uomo simbolo, Andrea Muccioli, la Cooperativa “Placido Rizzotto” di San Giuseppe Jato, che lavora i terreni nel corleonese confiscati alla mafia. L’anno seguente la Fondazione “Francesca Pecorari”, con i progetti per i bambini nel sud est asiatico, la Cantina “Cremisan” dei Frati Salesiani, una realtà vitivinicola a cavallo tra Israele e Palestina mentre, lo scorso anno, abbiamo ospitato un gruppo di enologi friulani che hanno presentato le loro esperienze in “Diamo un Taglio alla Sete” (costruzione di pozzi d’acqua in Kenia) e “Operazione Mato Grosso” (Organizzazione umanitaria a livello nazionale). Nell’ultima edizione abbiamo avuto l’onore di presentare la Comunità di Sant’Egidio con il progetto, su scala mondiale, “Wine For Live” per combattere la piaga dell’AIDS nel continente africano e l’Azienda Castelvecchio (Sagrado-Gorizia) che da anni è impegnata
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RODOLFO RIZZI PRESIDENTE ASSOENOLOGI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
La Regione sta organizzando dei progetti per far si che vi sia un’apertura anche all’estero nei confronti dei nostri vini. Uno di questi, su cui puntiamo molto, è denominato “Tipicamente Friulano”
nel mondo del sociale sostenendo, con una propria squadra, il basket in carrozzina nel campionato di A1. Qual è il tessuto dei vini del Friuli Venezia Giulia? In Friuli Venezia Giulia sono prodotti circa un milione e trecentomila ettolitri di vino l’anno. Se rapportiamo la produzione vitivinicola regionale con gli enologi presenti sul territorio, notiamo quanto sia alto la percentuale di tecnici rispetto al vino prodotto. Questo è un aspetto molto importante perché si ha un maggior controllo sia nella fase produttiva sia nella ricerca della qualità. Il Friuli Venezia Giulia per nostra fortuna è un territorio agricolo vasto e complesso con una superficie coltivata a vigneto di oltre diciottomila ettari. Vigneti bellissimi, coltivati a giardino, sparsi in gran parte nella pianura friulana e solamente una piccola frazione adagiata sui dolci declivi delle colline orientali e carsiche. Nella nostra Regione si producono all’incirca un milione e trecentomila ettolitri di vino e una produzione di un milione trecentomila ettolitro di vino (pari al tre percento della produzione nazionale) di cui due terzi sono frutto di vitigni quali il Pinot Grigio, il Prosecco e il Merlot. É la provincia di Pordenone che, grazie alle sue ampie distese pianeggianti, detiene un terzo dell’intera
produzione vitivinicola friulana composta, per la maggior parte, da vini prodotti con uve a bacca rossa. Ci troviamo, dunque, di fronte a due mondi agricoli sostanzialmente diversi che concorrono entrambi a sostenere l’economia vitivinicola Regionale: l’enologia della tradizione e quella commerciale. L’enologia della tradizione si è adattata, nel tempo, alla complessa morfologia territoriale dell’azienda collinare, dove la meccanizzazione dei vigneti è quasi totalmente bandita e gli interventi innovativi sono frutto di scelta molto spesse svincolate dalle tendenze di mercato. I vini prodotti in questa zona sono il risultato di un progetto, nato alla fine degli anni ottanta ovvero quando il vignaiolo iniziò ad assumere una vera coscienza enologica grazie al lavoro di maestri vignaioli mai dimenticati. Per questi vini, grande importanza è riservata sia all’aspetto qualitativo sia all’appartenenza territoriale sia s’identifica, in maniera inconfondibile, con l’origine collinare. L’enologia commerciale è, invece, predisposta alle operazioni di meccanizzazione del vigneto grazie alla conformazione territoriale pianeggiante. Un modo di produrre che si lega sia all’aspetto qualitativo, sempre richiesto dal cliente finale, sia alle diverse esigenze di un mercato in forte evoluzione. È questa un’enologia che molto spesso non si vuole riconoscere anche se detentrice di record in fatturato e maestranze. Quali sono i vini che il Friuli Venezia Giulia propone all’Italia e al mondo con maggior successo? “Un vino per ogni occasione”, così possiamo racchiudere il lavoro che i nostri produttori, attraverso mille difficoltà, stanno portando avanti con la consapevolezza che per aggredire un mercato in forte evoluzione si devono avere a disposizione sia una larga proposta qualitativa sia una ricercata sinergia quale passaggio obbligato per il prossimo futuro. Nella nostra Regione abbiamo una produzione molto frazionata e questo, pur essendo un bene per la valorizzazione delle uve autoctone, a volte ci crea qualche problema d’identità. Tutto questo va sommato a un’evidente difficoltà di mercato legata
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alla lenta ma inesorabile, riduzione dei consumi originati sia dal cambiamento alimentare sia dalla restrizione monetaria. Questa perdita di benessere sta aumentando la disaffezione dei consumatori verso tutto quanto non più finanziariamente sostenibile. A testimonianza di questo sta crescendo l’abitudine di raffinare la “ristorazione domestica” acquistando i prodotti agroalimentari direttamente dal produttore o in negozi specializzati dove si premia esclusivamente il rapporto “qualità prezzo”. Altro aspetto, da prendere nuovamente in seria considerazione, è la valorizzazione dei nostri “gioielli turistici” fatti di paesaggi, di arte, di cultura, di religione e territorio, con la consapevolezza che l’ospitalità sta alla base di tutto. Qual è il mercato del vino friulano? L’esportazione all’estero si attesta oggi sul 20% dell’intera produzione, il 30% è destinato al consumo interno mentre il restante è commercializzato sul territorio nazionale. State approntando delle politiche per l’esportazione? La Regione sta organizzando dei progetti per far si che vi sia un’apertura dei nostri vini anche verso nuovi mercati come Cina e l’India e consolidare, nel frattempo, quelli esistenti come Germania e l’Inghilterra. Quest’operazione commerciale è posta sotto la bandiera del “Tipicamente Friulano”, uno slogan che non riguarda solo i vini ma anche gli altri prodotti dell’agroalimentare regionale. Altri obiettivi per il futuro del mercato vinicolo? Personalmente credo molto che il futuro dev’essere affrontato attraverso sinergie comuni investendo sì sulla tecnologia ma soprattutto sul fattore umano. Il Friuli Venezia Giulia, come dicevo prima, è una piccola regione vitivinicola che ha bisogno di far conoscere le sue grandi potenzialità ai nuovi mercati emergenti. Per fare questo dobbiamo sia credere nei nuovi sistemi di comunicazione come il web sia valorizzare turisticamente il nostro meraviglioso territorio abbinandolo alle peculiarità dell’agroalimentare.
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FABIO TOSCANA PRESIDENTE ASSOENOLOGI TRENTINO
TRENTINO TERRA DI UVE BIANCHE abio Toscana, enotecnico, diplomato all’Istituto Tecnico Agrario San Michele all’Adige di Trento nel 1980, inizia la sua esperienza lavorativa come cantiniere e aiuto laboratorio nella Cantina Sociale Cooperativa Mezzocorona, dove successivamente inizia la sua professione come enologo. Attualmente è responsabile enologico del Gruppo Mezzacorona. Da sempre coinvolto attivamente, spesso con mansioni direttive, in varie associazioni culturali, è dal 1985 consigliere della Sezione Trentino dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani e dal 2007 presidente della stessa e delegato nel consiglio nazionale.
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Presidente, ci può dire come è nata l’Assoenologi della Sezione Trentina? Nei primi anni Settanta, in Trentino, si è creata l’esigenza di formare gruppo tra chi nelle campagne e nelle cantine viveva giorno per giorno le incessanti vicende del vino e della relativa economia.
Così nasceva, ad opera di alcuni grandi interpreti della vitienologia di allora, l’Associazione degli Enologi ed Enotecnici. Una delle attività che contribuirono alla nascita della sezione fu il 31° Convegno Enotecnico Nazionale svoltosi a Riva del Garda nel maggio 1976, presieduto da Vittorio Fiore. Nello stesso periodo all’Istituto Agrario di San Michele arrivarono professionisti enologi altamente qualificati, come il professor Giovanni Manzoni e il professor Franco Defrancesco. Manzoni dedicò gran parte del suo lavoro alla formazione, implementando con figure importanti il corpo docente di San Michele e portando a diplomare i primi periti agrari ed enotecnici negli anni 1963-64. Defrancesco ricevette l’incarico di ristrutturare e potenziare il laboratorio di analisi e ricerca al quale diede forte impulso innovativo, portando, a ricaduta, continui stimoli verso l’aggiornamento a tutto il comparto dell’enologia e della distillazione. La sezione Trentina di Assoenologi vive i suoi anni iniziali come sezione Trentino Alto Adige, ed è solamente verso i primi anni Ottanta che in provincia di Bolzano nasce una nuova sezione e le due associazioni avranno una loro autonomia. L’importante appuntamento del convegno nazionale di categoria ritorna in Trentino nel 1991, anno in cui viene ufficialmente riconosciuto il titolo di Enologo e avviene il passaggio dell’associazione da “Associazione Enotecnici Italiani” ad “Associazione Enologi Enotecnici Italiani”. Fra i presidenti che nei vari mandati si sono
Il settanta percento delle uve trentine è a frutto bianco, con predominanza di pinot grigio, chardonnay, muller thurgau, traminer aromatico, coltivate e lavorate in ottica sostenibile e con produzione integrata testo Carmen Santi
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FABIO TOSCANA PRESIDENTE ASSOENOLOGI TRENTINO
succeduti alla guida della sezione troviamo: Francesco Spagnolli, Paolo Grigolli, Carmelo Simoncelli, Germano Faes, Gianni Gasperi, e poi la mia presidenza, che vede la collaborazione di Andrea Faustini, vicepresidente, e Tiziana Piffer, segretario. Attualmente la sezione conta oltre duecento associati che con grande passione e professionalità mantengono il comparto vitienologico fra i settori che trainano l’economia trentina. Molti sono i soci che si sono prestati per far crescere al meglio la sezione, facendola vivere a
L’obbiettivo che da sempre ci proponiamo è quello di rafforzare la trasversalità dell’associazione, cercando di svincolarla da interessi aziendali, costruendo quindi un dialogo schietto e collaborativo tra i vari tecnici, pur nella consapevolezza che ognuno opera e mastica il linguaggio dell’azienda in cui opera
stretto contatto con il mondo vitienologico trentino e tenendola unita soprattutto al prezioso centro di formazione e ricerca che è l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, ora Fondazione Mach. A San Michele è collocata da sempre la sede ufficiale dove, nel giugno del 2011, è stato inaugurato il nuovo ufficio nel grande atrio all’ingresso della Scuola. Quali attività proponete ai vostri associati? L’obbiettivo che da sempre ci proponiamo è quello di rafforzare la trasversalità dell’associazione, cercando di svincolarla da interessi aziendali, costruendo quindi un dialogo schietto e collaborativo tra i vari tecnici, pur nella consapevolezza che ognuno opera e mastica il linguaggio dell’azienda in cui opera. Per far questo organizziamo tavole rotonde, degustazioni a tema, viaggi studio, incontri vari e numerosi momenti di dialogo e confronto tra giovani e meno giovani. Per quanto riguarda le attività del 2013, abbiamo in cantiere due uscite: una in Emilia, per visitare alcune delle realtà più dinamiche del territorio, che spazia dal lambrusco spumante all’aceto balsamico, per passare, rimanendo sempre in ambito alimentare, al parmigiano. L’altra sarà un’uscita nella zona di Valdobbiadene, in terra di Prosecco, per approfondire questo fenomeno enologico che sta conquistando tutti i mercati mondiali.Inoltre collaboriamo strettamente con la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, che oltre essere centro di ricerca primario a livello mondiale in campo alimentare, porta avanti a livello scolastico tutta la formazione del tecnico ad indirizzo agrario e nello specifico vitienologico. Collaboriamo inoltre con altre associazioni anche a scopo umanitario, come ad esempio la Fondazione Spagnolli-Bazzoni o.n.l.u.s. di Rovereto, con la quale da qualche anno organizziamo un’asta di vini, chiamata “Asta dell’Amicizia”, il cui ricavato va a sostenere opere di solidarietà a carattere internazionale. Ci può parlare della produzione vitivinicola in Trentino, dandoci un po’ di dati sulle tipologie e sulle quantità? Il Trentino è una terra che offre una superficie vitata di oltre 10.000 ettari, per una produzione che nel 2012 è stata di circa 750.000 ettolitri. Oltre il 90% di questi vigneti sono iscritti agli albi dei vigneti D.O.C. La distribuzione varietale è di oltre il 70% a frutto bianco, e la percentuale ha tendenza all’aumento. Tra le varietà a frutto bianco troviamo: pinot grigio, chardonnay, muller thurgau, traminer aromatico, che rappresentano oltre il 65% della produzione totale di uva. Ci sono poi altre varietà coltivate in ambienti più delimitati, come la nosiola, prodotta principalmente nella Valle dei Laghi, che dà origine al Vino Santo Trentino, vera nicchia di eccellenza; troviamo inoltre moscato giallo, sauvignon e riesling renano. Le varietà a frutto rosso sono invece teroldego rotaliano e marzemino, che sono le due varietà autoctone per eccellenza; altre varietà rosse sono il merlot, il lagrein, il pinot nero e la schiava. Il teroldego rotaliano è stata la prima D.O.C. del Trentino, e viene prodotto nella zona compresa nei comuni di Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele all’Adige su una superficie di circa 600 ettari.
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Qual è il vino che sta portando avanti la bandiera dei vini trentini in Italia e nel mondo? Direi che attualmente stiamo puntando su due vini: uno che ci ha già fatto conoscere nel mondo e l’altro che vogliamo far conoscere. Il primo è il Pinot Grigio, che è nato in Trentino Alto Adige e che rappresentativo dell’alta qualità dei vini trentini nel mondo, risultato dovuto al processo di perfezionamento continuo di cui gode e ha goduto da sempre sia al momento della sua
Ci può parlare della sostenibilità e della produzione integrata? Nel nostro territorio vi è una grandissima attenzione alla sostenibilità in viticoltura e anche un’attenzione minuziosa alla salvaguardia dell’ambiente, poiché siamo consapevoli di doverci confrontare e di dover tutelare un patrimonio unico nel suo genere. L’ambiente viticolo trentino è infatti estremamente caratterizzato da microzone: dai vigneti che si trovano a 100 metri s.l.m. delle zone vicine al lago di Garda, fino ai terreni vitati della Valle di Cembra che si trovano a 800 metri,
coltivazione che della vinificazione in cantina. L’altro, sul quale stiamo puntando, è il Trento DOC spumante metodo classico. Si tratta di un vino che vogliamo proporre al consumatore come lo specchio stesso del nostro territorio. è infatti sicuramente il vino che più racchiude l’immagine del Trentino: vivo, fragrante elegante e raffinato; nasce da uve chardonnay, pinot bianco e pinot nero sapientemente lavorate con la tecnica della rifermentazione in bottiglia ed è un gioiello in cui tutti i produttori credono. Il Trento DOC viene proposto ad un consumatore che cerca una qualità alta, come le montagne che circondano i nostri vigneti.
c’è un’estrema varietà di terreni e di situazioni climatiche, che vanno rispettati. Si tratta di vigneti con terreno, giacitura, esposizione, illuminazione ed escursioni termiche molto differenti, ma saper riconoscere le loro caratteristiche e interpretare il territorio con la messa a dimora della varietà adatta con il sistema di allevamento ideale, dà l’opportunità di creare dei vini unici nel loro genere, che sono una reale espressione del territorio. La qualità della materia prima è fondamentale per creare un buon vino e per questo in Trentino c’è una particolare attenzione alla coltura della vite, che diventa quasi un’arte che si tramanda di generazione in generazione, e che viene seguita in maniera costante dai tecnici della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e dai tecnici operanti nelle varie aziende. L’estrema attenzione per la materia prima, comporta anche che in Trentino le uve siano raccolte esclusivamente a mano. La coltivazione viene seguita con il sistema della produzione integrata, che è l’applicazione ragionata al vigneto dei fattori agronomici, in modo da raggiungere la migliore qualità delle uve per ogni specifico vigneto, nel rispetto dell’ambiente, dell’operatore agricolo e del consumatore. Infine è qui che nasce la prima esperienza in Italia di adozione di un protocollo di autodisciplina sottoscritto da tutti i produttori, affinché la produzione sia costantemente monitorata sia a livello di uva che di vino; questo permette di mantenere costante e inalterata la qualità per cui la produzione trentina è riconosciuta.
Come sono organizzati i produttori vinicoli? Sono oltre 10.000 le aziende che in Trentino allevano la vite con una superficie media di circa 1,2 ettari. In Trentino la forma di proprietà collettiva è molto presente in tutti i settori dell’economia e nel mondo vitienologico le cooperative fra produttori lavorano oltre l’80% delle uve. Mezzocorona e Lavis, cooperative di primo grado, controllano la filiera completa dalla campagna alla bottiglia, Cavit cooperativa di secondo grado associa e gestisce al proprio interno il lavoro di altre 11 cantine cooperative. La restante parte della vitienologia è gestita da aziende private, gran parte delle quali sono unite nell’associazione Vignaioli del Trentino.
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testo Carmen Santi
IL PARTNER CHE RISOLVE PATOLOGIE E OTTIMIZZA LA PRODUZIONE
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a AXS M31 è un’azienda trentina che, attraverso il proprio settore di ricerca sperimentale nel campo delle strutture vitali dei vegetali, è impegnata nel miglioramento continuo dei prodotti per l’agricoltura, diventando partner dell’azienda agricola nella risoluzione di varie patologie e nell’ottimizzazione delle produzioni agricole.
Operativa nel settore di ricerca sperimentale tecnico-scientifica avanzata nel campo delle strutture vitali dei vegetali in genere, ha iniziato la propria attività in quanto produzione di fertilizzanti biologici nanostrutturati ad azione disinquinante, alla quale ha poi affiancato un settore di ricerca sperimentale che, dopo l’installazione dell’XYG28 nel 2004, ha visto nel 2005 la costruzione di un primo laboratorio funzionale allo sviluppo di protocolli mirati allo studio e alla risoluzione di specifiche patologie, e l’istituzione di campi di osservazione per la rilevazione di dati tecnici e monitoraggi, sempre al servizio delle aziende agricole. I due settori hanno dato il via nel 2007 allo sviluppo di un parco scientifico-tecnologico che si estende su un’area di oltre 13.000 mq e accoglie numerose strumentazioni bioelettroniche di nuova concezione, quali captatori e analizzatori per lo sviluppo di processi e prodotti rivolti alla salvaguardia dell’agricoltura, della salute e dell’ambiente; un campo sperimentale per l’applicazione di nanotecnologie in agricoltura collegato a una serra sperimentale, struttura ultimata nel 2009 dedicata alla ricerca tecnico-scientifica avanzata nel campo delle strutture vitali dei vegetali in genere, che ospita specifiche strumentazioni elettroniche, di concezione e realizzazione del ricercatore Alessandro Mendini, per l’effettuazione di analisi globali e analitiche magnetiche subnucleari biomolecolari; non ultima, la serra relativa al progetto Boletus
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Il settore ricerca della AXS M31, oltre a porsi come punto di partenza per l’aggiornamento dei prodotti esistenti e la progettazione di nuovi, sviluppa studi specifici rivolti a capire sempre più profondamente i campi in cui la natura si esprime edulis e pinicola sviluppato dal ricercatore nel 1986-87 e acquistato dalla AXS M31 nel 2011. Nell’ambito dell’importante progetto a tutela della vita dei vegetali, il settore ricerca della AXS M31 oltre a porsi come fondamentale punto di partenza per l’aggiornamento dei prodotti esistenti e la progettazione di nuovi, sviluppa studi specifici rivolti a capire sempre più profondamente i campi in cui la natura si esprime, ad analizzare la messaggistica trasmessa dalla struttura molecolare, i “valori” che lavorano fra tempo-spazio, il movimento e la trasformazione. Una ricerca basata sul rispetto delle leggi della Natura e la comprensione di ciò che essa ha creato, ma soprattutto sulla comprensione degli infiniti “come” e “perché”, senza violare ciò che è stato prestabilito e fatto in miliardi di anni.
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Marco Tebaldi enologo e fondatore del progetto Freewine
Si apre la nuova frontiera sulla salubrità del vino
Freewine è un nuovo modo di vedere il vino. Un prodotto il più possibile privo di allergeni, in grado si esaltare i sapori e la terra di origine del vitigno. Marco Tebaldi è il suo ideatore e ci aiuta a capirne di più testo Carmen Santi
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idea che venne nel 2008 a Marco Tebaldi, enologo e titolare dell’azienda Tebaldi srl di Verona, era quella di lavorare ad una piattaforma che potesse realizzare un vino che fosse il più possibile salubre, creando protocolli personalizzati a seconda del vitigno e dello stile di produzione, per ottenere una rilevante riduzione degli allergeni nel prodotto finale. Da questa idea, grazie alla collaborazione degli enologi coinvolti nella sua azienda, nasce Freewine, “un progetto che ha come finalità quella di ottenere la massima salubrità nei vini per via scientifica e tecnologica, con attenzione alla sostenibilità dei costi, generando adeguata comunicazione verso il mercato”. Marco Tebaldi ci spiega come.
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In cosa consiste il progetto Freewine e perché questa idea? Freewine è un progetto che nasce nel 2008 nella mia azienda di tecnologie per l’enologia, come protocollo per il miglioramento della salubrità in un prodotto come il vino, di per sé salutare. Salubrità intesa come tutela della salute del consumatore finale. A tal fine si pone come obiettivo la riduzione di tutti gli allergeni, ovvero dei solfiti, aggiunti sottoforma di anidride solforosa, presenti in tutti i vini, e di allergeni che invece sono molto più rari, seppur esistenti, come le amine biogene. Quali sono gli effetti collaterali dei solfiti nel corpo dell’uomo? I solfiti vengono da sempre utilizzati nella produzione del vino con funzione antisettica e antiossidante, rappresentano quindi il sistema tradizionale con cui si conserva il vino. Anche molti altri alimenti utilizzano i solfiti per la propria conservazione e questo può causare in alcuni momenti, per sovrapposizione dei vari alimenti che lo contengono, un accumulo eccessivo di anidride solforosa nel corpo umano, che può generare alcuni fastidi. Uno dei fastidi più classici e frequenti è l’insorgere del mal di testa. Limitarne la presenza, a parità di conservazione del prodotto e di risultato finale dei sapori, è quindi uno dei passi da valutare, se si vuole da una parte tener conto della salute del consumatore e dall’altra rispondere ad un mercato che sta diventando sempre più esigente, come si evince anche da una ricerca proposta da Vinitaly 2012, in cui i consumatori hanno risposto, nel 65,2% dei casi, che preferirebbero consumare vino a basso contenuto di solfiti. Vinitaly 2013 del resto ha confermato questa tendenza, vista la presentazione di molti di questi prodotti durante la manifestazione. Qual è il limite di solfiti oggi consigliato? L’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’OMS, dichiara che il limite giornaliero consigliabile è di 0,7 mg di anidride solforosa per ogni kilogrammo di peso del consumatore. Ricordo che questo
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Freewine si pone come obiettivo la riduzione di tutti gli allergeni, ovvero dei solfiti, aggiunti sottoforma di anidride solforosa, presenti in tutti i vini, e di allergeni che invece sono molto più rari, seppur esistenti, come le ammine biogene
conservante è presente in molti alimenti, non solo nel vino, per cui l’OMS stabilisce una sorta di somma adeguata per il corpo umano. Per quanto riguarda il vino bianco è ammessa dalla legge europea una presenza massima di 200 mg per litro, mentre per quanto riguarda il vino rosso il limite massimo ammesso è di150 mg per litro. Nei vini biologici questo limite viene ulteriormente ridotto di 50 mg, sia nei bianchi che nei rossi. Ma com’è possibile allora la conservazione dei vini in altra maniera? Più che parlare di conservazione del vino, bisogna concepire un
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Marco Tebaldi enologo e fondatore del progetto Freewine
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vino che non sia così sensibile al deterioramento e all’ossidabilità. Questo è l’oggetto della nostra ricerca e proprio da questo nasce la nostra piattaforma tecnologica Freewine. Si tratta di un insieme di tecniche e di pratiche mirate, che coinvolgono le biotecnologie, nel senso della selezione dei lieviti e antiossidanti naturali, ma anche le tecnologie impiantistiche, la formazione del personale e tutto ciò che rende possibile e proseguibile il risultato di realizzare vini a basso contenuto di allergeni. Si lavora quindi in logica preventiva, riducendo in modo importante gli allergeni fino a rimanere abbondantemente al di sotto dei limiti disposti. La piattaforma Freewine nasce infatti dalla convinzione che il vino debba generare solo beneficio: essendo un bene edonistico, deve essere solo un piacere, non creare fastidio. Per questo ci occupiamo anche della comunicazione verso il mercato di riferimento, a partire dal sito www.freewine.eu. Qual è l’obiettivo della vostra attività e cosa propone nello specifico la sua azienda come servizio al produttore? Il nostro obiettivo è perseguire la massima salubrità nei vini per via scientifica e tecnologica, con attenzione alla sostenibilità dei costi, generando un’adeguata comunicazione verso il mercato. Proponiamo una serie di operazioni studiate ad hoc su ogni caso, grazie alla professionalità di un tecnico messo a disposizione e attraverso le nostre tecnologie, in modo che si possano scegliere pratiche per diminuire la presenza degli allergeni senza generare troppi costi. Voglio essere chiaro su questo concetto: non esiste alcuna ricetta a priori, ma è necessario analizzare il vitigno in ogni zona, capire qual è lo stile del produttore, fare delle analisi del contesto operativo. Una volta raccolte tutte le informazioni, è possibile attingere alla nostra piattaforma, mettendo a punto un protocollo assolutamente personalizzato. Non esiste un approccio tecnologico omologante, ma, anzi, vogliamo dare una risposta concreta proprio alla biodiversità, che nel vino ci sta molto a cuore. Il vino Freewine risalta anche i sapori della propria terra, quindi? Esattamente. Alla degustazione è un vino molto personalizzato e molto coerente nei confronti della terra di origine ed esprime molto bene il vitigno da cui deriva, poiché tendenzialmente si tolgono alcune “maschere organolettiche” potrebbero limitarne l’espressione. C’è sensibilità nel mondo della produzione nei confronti di queste tecniche? Direi che la sensibilità è nascente. E’ difficile introdurre dall’oggi al domani nuove tecniche e nuovi modi di guardare alla produzione vinicola soprattutto in un territorio come il nostro in cui la tradizione culturale è molto forte, ma il mercato oggi parla chiaro, va in questa direzione e sia in Italia che all’estero si sta guardando in questa direzione. Senza mai disconoscere l’attuale stato dell’arte, che vede l’Italia come leader nel rapporto tra qualità percepita e prezzo, anche grazie al sistema delle Denominazioni di Origine.
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FOCUS OSSERVATORIO VINITALY
ITALIA, MAGGIOR ESPORTATORE DI VINO NEL MONDO
Con 40,8 milioni di ettolitri prodotti nel 2012, di cui oltre il 60% destinato ai 521 vini a denominazione d’origine, l’Italia è il primo Paese produttore a livello mondiale e anche il primo esportatore. Ecco tutto lo scenario, grazie ai dati di Vinitaly testo Carmen Santi
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initaly è la manifestazione che più d’ogni altra ha scandito l’evoluzione del sistema vitivinicolo nazionale e internazionale, contribuendo a fare del vino una delle più coinvolgenti e dinamiche realtà del settore primario. Lo scorso aprile la manifestazione ha visto 148.000 presenze, delle quali 53.000 estere, con operatori di qualità che nella quattro-giorni veronese hanno avuto contatti con oltre 4.200 aziende espositrici da più di 20 Paesi; numeri che confermano la posizione di leadership nel mondo della manifestazione veronese, che si è tenuta dal 7 al 10 aprile 2013. Da questa importante posizione, Vinitaly si pone anche come una sorta di osservatorio dello scenario mondiale della coltivazione dell’uva e della produzione vitivinicola, e vi proponiamo quindi l’elaborazione dei dati forniti dal servizio stampa Veronafiere/Vinitaly sulle fonti Oiv, Istat, Ismea, Federvini, UIV, Assoenologi.
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Nel 2012 il vino italiano sui mercati internazionali ha incamerato un +6,5% annuo, portando il fatturato dell’export a 4,7 miliardi di euro nonostante una contrazione dei volumi dell’8,8%
Il vigneto nel mondo Continua a diminuire la superficie viticola mondiale, che nel 2012 si è contratta dello 0,2% sul 2011, portandosi a 7,5 Mha. A pesare sull’erosione del vigneto mondiale, l’ulteriore riduzione dello 0,8% (-32 mha sul 2011) registrata in Europa, che ora conta una superficie di 4.212 mha. Tra i principali Paesi complici della riduzione del vigneto europeo Spagna (-14 mha), Italia (-7 mha) e Francia (-6 mha). Superficie in aumento, invece, per il vigneto extra UE nel 2012 che conferma, così la tendenza di crescita dell’anno precedente: 3.363 mha, vale a dire il +0,3%.
Produzione mondiale di vino Condizioni climatiche e riduzione del vigneto sono i fattori che peseranno sul dato produttivo mondiale del 2012, che dovrebbe attestarsi intorno ai 250 Mhl (esclusi succhi e mosti), con una flessione stimata del 6% sul 2011. Per quanto riguarda il mappamondo produttivo, si attendono dati in crescita per Stati Uniti (20,55 Mhl, +7%); Sudafrica (10 Mhl; +3,6%), Cile (10,9 Mhl; +3,9%) e Australia per la quale si prospetta un + 4,1% (11,5 Mhl) grazie ai vini bianchi. Diversa la situazione nel Vecchio Continente, dove le stime per i principali Paesi produttori sono in flessione a partire da Francia (-16,8%), Spagna (-11,2%) e Italia (40,8 milioni di hl; -6,3%). Tra i Paesi vinicoli rilevanti dell’UE in controtendenza Germania, Portogallo e Grecia, dove si prospetta un aumento dei volumi rispetto alla modesta produzione del 2011.
Scambi mondiali Gli scambi mondiali di vino hanno raggiunto nel 2012 i 101,4 Mha, con i principali paesi esportatori (Italia, Spagna, Francia, Germania e Portogallo) che perdono quote in volume.
Consumi mondiali Sul fronte dei consumi l’OIV stima una crescita di 1,4 milioni di hl; un dato questo che conferma che il calo progressivo iniziato nel 2008 si è fermato. In Europa risalgono Francia e Germania (+0,9 e + 0,3 Mhl), mentre scendono Spagna e Italia (-0,6 e -0,4 Mhl). Fonte dati: OIV, punto di congiuntura vitivinicola mondiale, ultimi aggiornamenti ufficiali (21 marzo 2013).
Cosa succede in Italia Con 40,8 milioni di ettolitri prodotti nel 2012, di cui oltre il 60% destinato ai 521 vini a denominazione d’origine (330 Doc; 74 Docg e 118 Igt), l’Italia è il primo Paese produttore a livello mondiale. Un settore, quello del vino, che conta, nel nostro Paese, 383.645 imprese vitivinicole produttrici (il 23,5% del totale della filiera agricola) e impiega 700 mila addetti (1,2 milioni con l’indotto primario) per una produzione che supera ormai il milione di etichette. E se i consumi interni sono scesi sotto la soglia di 40 litri pro capite all’anno, ci pensa l’export a tenere alto il fatturato del vigneto Italia. Nel 2012, infatti, il vino italiano sui mercati internazionali ha incamerato un +6,5% annuo, portando il fatturato dell’export a 4,7 miliardi di euro nonostante una contrazione dei volumi dell’8,8%. Una flessione che ci fa rimanere comunque in testa alla classifica quantitativa dei maggiori Paesi esportatori con circa 21 milioni di ettolitri inviati oltre confine. A trainare il fatturato export del vino, Stati Uniti (+6% in valore), Canada (+11%) ma anche Germania (+4%) e Regno Unito (+5%). Crescita a due cifre per il Far East, con Cina e Giappone che avanzano rispettivamente del 15% e del 28%.
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Cos’è la FIVI La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, nata nel 2008, oggi raggruppa 750 produttori italiani, che coltivano 7mila ettari di terra a vigneto, per una produzione di 430.000 ettolitri di vino all’anno, ovvero di 58milioni di bottiglie. Si tratta di un commercio che crea un fatturato di mezzo miliardo di euro. La specificità della FIVI sta nei viticoltori che raggruppa, poiché possono aderire alla federazione solo coloro che rispondono a precisi criteri. Il vignaiolo della FIVI è il coltivatore che si occupa dell’intera filiera produttiva, fino alla commercializzazione del proprio vino in bottiglia, curando personalmente il proprio prodotto. La Fivi aderisce alla CEVI (Confederation Europenne des Vignerons Indipendants) che comprende associazioni di vignaioli di diversi stati europei. La missione dei Vignaioli Indipendenti Italiani. 1 - Difendere gli interessi dei propri aderenti in ambito morale, tecnico, sociale economico e amministrativo. Partecipare alle politiche di sviluppo viticolo a scala locale, nazionale ed europeo. 2 - Proporre misure economiche e norme legislative nell’interesse dei Vignaioli Indipendenti. Proporre e promuovere un’organizzazione economica del vino sostenibile e razionale. 3 - Dialogare con i poteri pubblici con l’obiettivo di esprimere le problematiche specifiche dei Vignaioli Indipendenti. 4 - Coordinare e rinforzare le azioni delle delegazioni locali attraverso il contributo dei delegati di zona e promuovere la creazione di nuove realtà territoriali. www.fivi.it
FIVI, TUTELA DEI VITICOLTORI SU TUTTI I FRONTI A tu per tu con Costantino Charrère, presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, per conoscere quali sono i temi scottanti che riguardano oggi la viticoltura italiana dell’imbottigliamento all’origine testo Carmen Santi
A sinistra Costantino Charrère, presidente della Fivi
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degli iscritti, ma anche di tutti i vignaioli che in Italia svolgono lo stesso lavoro. Non sosteniamo ideologie astratte e teoriche e non siamo un’organizzazione sindacale, bensì ci siamo costituiti per concertare politiche e azioni a tutela della filiera e per proporle direttamente al legislatore per trasformarle in norme. Perché avete sentito questa necessità? Tutto inizia nel 2006, due anni prima della nostra costituzione, quando, leggendo il progetto per la nuova OCM europea, ci siamo accorti che la nostra categoria – non solo italiana ma anche europea – non veniva considerata. All’inizio del 2008 la FWS, Associazione dei Vignaioli Indipendenti dell’Alto Adige, è stata contattata dalla CEVI per creare anche in Italia un gruppo che difendesse e tutelasse gli interessi dei Vignaioli Indipendenti. Da quel momento è partito un processo veloce di costituzione della FIVI, che è culminato con la prima assemblea Costituente del 17 luglio, tenutasi nei locali della Reggia di Colorno (PR). In quella data sono stati eletti i primi organi direttivi dell’associazione con la mia nomina a presidente. La FIVI nasce dalla constatazione che né le nostre organizzazioni sindacali, né il ministero, né i rappresentanti italiani a Bruxelles hanno difeso con la dovuta attenzione gli interessi dei vignaioli italiani.
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La Fivi sta lavorando su più fronti per tutelare i viticoltori italiani indipendenti. Tra i temi scottanti, lo sgravio burocratico, la questione della vendita diretta a distanza tra Stati dell’Unione Europea e il tema della liberalizzazione dei diritti di impianto. Ce lo spiega Costantino Charrère, il presidente.
Presidente, perché nasce la FIVI e quali sono gli obiettivi della Federazione Italiana Viticoltori Indipendenti? Abbiamo costituito la FIVI il 17 luglio 2008 allo scopo di tutelare e difendere gli interessi economici, tecnici, sociali e morali dei vignaioli italiani indipendenti, e partecipare alle politiche di sviluppo viticolo a scala locale, nazionale ed europea, convinti che chi è coinvolto in prima persona come produttore, quindi come conoscitore in primis delle problematiche che riscontra nella propria attività, debba partecipare al processo decisionale affiancando il legislatore. Oggi siamo circa in 750 vignaioli iscritti singolarmente o attraverso le associazioni regionali e territoriali già esistenti, e ci proponiamo con una posizione molto equilibrata, che tiene conto delle reali necessità del settore, difendendo gli interessi
Chi sono i viticoltori che rappresentate? Il vignaiolo della FIVI è il coltivatore che si occupa dell’intera filiera produttiva, dalla vigna fino alla commercializzazione del proprio vino in bottiglia, curando personalmente tutti i processi. Quindi è colui che produce e vende il suo vino direttamente con il suo nome e la sua etichetta. Inoltre non può acquistare uva o vino a fini commerciali, e quando lo fa deve stare nei limiti previsti dal regime di prevalenza, in conformità con le leggi in vigore. Infine, è colui che rispetta la vigna, producendo uve sane , limitando l’uso della chimica di sintesi, nel rispetto della sostenibilità ambientale. Cos’è cambiato in questi primi cinque anni di attività? Nei nostri primi cinque anni di attività abbiamo operato su più fronti, con serietà e competenza. La Nostra dedizione ci ha permesso di ottenere il riconoscimento ufficiale da parte dello stato italiano. La FIVI è iscritta nel Registro Nazionale delle Associazioni con personalità giuridica, è accreditata al tavolo di concertazione PIUE VIII del MIPAAF, all’interno del quale stiamo contribuendo alla costruzione della nuova PAC e del Piano di Sviluppo Rurale. State lavorando anche per ottenere una riduzione della burocrazia che grava sull’azienda agricola che produce vino; ci può spiegare qual è la situazione oggi e quali i vostri obiettivi di cambiamento? Certamente, in questi ultimi due anni abbiamo elaborato un documento, il “dossier burocrazia”, con l’obiettivo di portarlo all’attenzione di chi legifera. Al suo interno vi sono delle proposte di semplificazione e di disboscamento burocratico delle regole produttive. Oggi chi produce è sottoposto ad obblighi burocratici assurdi, complicati e laboriosi, che aumentano i costi produttivi
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COSTANTINO CHARRÈRE PRESIDENTE FIVI - FEDERAZIONE ITALIANA VIGNAIOLI INDIPENDENTI
Chiediamo anche la possibilità di conservazione e moltiplicazione di vigne di varietà rare non autorizzate, al fine di tutelare i vitigni autoctoni presenti sul territorio italiano, che rappresentano un patrimonio ampelografico unico al mondo
e tolgono competitività al sistema. Per redigerlo abbiamo chiesto la collaborazione del Prof. Michele Fino, dell’Univeristà degli Studi delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo, vignaiolo ed, esperto in legislazione vitivinicola. Nello specifico abbiamo toccato tre questioni, fornendo anche delle proposte operative che tengono conto del fatto che “I vignaioli italiani rappresentano il nerbo della qualità vitivinicola del nostro paese”, come recita la prefazione al nostro documento. L’obiettivo che ci proponiamo è quello di restituire competitività al settore “riducendo l’impatto della burocrazia sul monte orario del vignaiolo ed eliminando gli elementi normativi o le prassi amministrative che sul campo non hanno dimostrato la propria utilità”. Ci può spiegare quali sono le linee di intervento che proponete? Innanzitutto proponiamo uno snellimento normativo e ammini-
strativo, che proviene dall’elaborazione di un Testo Unico Agricolo, che permetta di unificare in un solo testo la complicata e cospicua legislazione riguardante il vignaiolo e quindi l’azienda agricola. In secondo luogo serve un intervento radicale su circolari, direttive, altri atti amministrativi e procedure da parte di Ministeri ed Enti preposti ai vari controlli. Una deliberazione ad hoc, congiunta dei Ministri della Sanità, del Welfare e dell’Agricoltura dovrebbe introdurre il principio della semplificazione e razionalizzazione degli atti amministrativi che regolano le attività degli enti e del personale preposti al controllo. Occuparsi solo della semplificazione normativa, senza curare quella amministrativa, significherebbe infatti chiudere gli occhi dinanzi al fatto che sebbene le circolari e direttive amministrative non abbiano un’efficacia diretta, tuttavia rappresentano il vademecum del personale che si interfaccia con le aziende, come e più delle stesse norme di diritto positivo. Pertanto la loro razionalizzazione – anche se non risolve i problemi alla radice - contribuisce efficacemente a eliminare lungaggini, arbitrio e soprattutto differenze di trattamento a seconda dell’ente che si presenta in cantina. Un altro punto che stiamo portando avanti in questo ambito è quello della proporzionalità nei controlli e nelle sanzioni. Chiediamo che ci sia un unico organismo a controllarci, poiché attualmente esistono molti organi di controllo che si sovrappongono rendendo molto difficile il nostro lavoro. Nello specifico il documento richiede: la previsione di due scaglioni, per introdurre esenzioni diverse da adempimenti per i produttori, secondo le quantità prodotte; l’eliminazione della sanzione del sequestro per tutte le violazioni di norme che non comportino un danno immediato e/o irreparabile all’ambiente, alla salute dei consumatori o a entrambi; l’Introduzione di un calendario dei controlli per le ispezioni che mirano a verificare condizioni strutturali e che preveda un’incidenza a scalare di queste ultime; un numero di ispezioni maggiori per coloro che hanno fatto registrare violazioni negli anni e via via più diradati per chi è risultato più virtuoso e indenne da mancanze; la previsione di condizioni di cantina che, vista la peculiare natura del vino, non devono essere parificate a quelle di un macello o di un qualsiasi laboratorio alimentare e infine la trasparenza dei controlli.
Da sinistra Elena Pantaleoni della Fivi nel vigneto di La Stoppa, vinificazione da Viticoltori Deconciliis e il vignaiolo Paolo Beretta dell’azienda agricola Fiorano nelle Marche (foto FIVI)
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vini DO. L’Esperienza dei vignaioli deve essere equiparata al titolo di studio per poter essere ammessi all’Albo; la previsione di un tetto massimo di 240 bottiglie per spedizione di vino a privati e la periodicità annuale per i vignaioli che producono meno di 1000 hl per la presentazione del modello INTRASTAT.
A livello organizzativo quali sono le proposte che fate? A livello organizzativo abbiamo fatto delle proposte puntuali che riguardano sia procedure all’interno della coltivazione della vigna, che in cantina e nelle operazioni di imbottigliamento. Per quanto riguarda la vigna, chiediamo: la liberalizzazione delle varietà interspecifiche per la produzione del vino da tavola; un’ulteriore semplificazione e fruibilità dei voucher vendemmia e del lavoro generale; la possibilità di conservazione e moltiplicazione di varietà rare non autorizzate, al fine di tutelare i vitigni autoctoni presenti sul territorio italiano, che rappresentano un patrimonio ampelografico unico al mondo. Per semplificare il lavoro della cantina, chiediamo di: agevolare la tenuta dei registri per il produttore che non acquista uva, posticipando il termine ultimo per la compilazione del registro di vinificazione al momento della dichiarazione di produzione per tutte le DO; eliminare l’obbligo di dichiarazione preventiva per lo smaltimento agronomico delle vinacce. La vinaccia è un sottoprodotto della vinificazione e come tale lo spargimento deve essere libero e non assoggettato al regolamento sui rifiuti (nel caso non si acquisti uva); l’abrogazione dell’obbligo di comunicazione della planimetria di cantina, in quanto il controllo in merito al quantitativo prodotto è già possibile attraverso le indicazioni contenute nei registri di vinificazione; l’eliminazione dell’obbligo di tenuta del registro di commercializzazione, in quanto duplicato del registro di vinificazione ed imbottigliamento; la riduzione del termine per inoltrare la dichiarazione di concentrazione a freddo, che per ovvi motivi logistici non può essere presentata in anticipo; l’abolizione della dicitura “da usare esclusivamente per l’igiene della cantina”. Per i prodotti detergenti è sufficiente l’etichetta dei fabbricanti; l’abolizione delle date di inizio e fine vendemmia (e fermentazione) e l’innalzamento del limite a 40 hl dei recipienti di cui è obbligatoria la taratura. Infine per l’imbottigliamento abbiamo richiesto: l’adozione di un modello valido, a livello nazionale delle diciture in etichetta; il consentire libertà di scelta sull’uso del tappo anche per i vini a denominazione di origine controllata e garantita, compatibilmente con le decisioni dei Consorzi; l’iscrizione all’Elenco dei Tecnici/Esperti degustatori
Quali altri temi state portando avanti, oltre al dossier sopra descritto? Assieme alla CEVI - Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti – e all’Onorevole Giancarlo Scottà, stiamo portando avanti la questione delle difficoltà che incontra la vendita diretta di vino a distanza fra gli stati membri dell’Unione Europea. Siamo infatti convinti che debba essere elaborata una procedura comune valida per tutti gli Stati per facilitare il commercio tra paesi dell’UE. Per farlo siamo riusciti a creare una linea diretta con Bruxelles e a far sollecitare la Commissione UE, tramite la CEVI, coordinata da Giulia Castellucci, che lo scorso aprile ha chiesto a tutti gli Stati Membri di fornire informazioni precise sulle procedure interne relative alla vendita diretta all’estero. A nostro avviso è un primo passo per iniziare a costruire un percorso comune. Stiamo anche lavorando per contrastare la volontà europea di trattare la potatura delle vigne come rifiuto speciale. C’è infatti una corrente ideologica in Europa che vorrebbe che i tralci delle viti, residui dalla potatura, venissero trattati con la modalità prevista per i rifiuti speciali e non come materiale organico, come da sempre si è fatto. Se passasse questa legge ci sarebbe un rilevante innalzamento dei costi di produzione, che penalizzerebbe soprattutto la gestione della coltivazione delle terre collinari, con relativo rischio di abbandono dei terreni e conseguente dissesto idrogeologico. Questa è quindi una questione calda alla quale teniamo molto, visto che andrebbe anche a ledere la nostra possibilità di crescita. Altra questione calda riguarda la liberalizzazione dei diritti di impianto. Siamo d’accordo per la proroga dell’attuale sistema fino al 2030, ma chiediamo la riduzione della percentuale di crescita annua delle autorizzazioni, proposta dalla Commissione EU, dall’attuale 1% che vorrebbe dire + 6000Ha/anno, ad un più ragionevole 0’5%.
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FOCUS FIERE DI SETTORE
SIMEI PUNTA SULLA SOSTENIBILITÀ Cinquant’anni di Simei, oggi l’appuntamento biennale più atteso a livello internazionale nel settore delle tecnologie del vino. Luogo d’incontro, di approfondimento, dove si definiscono i trend di mercato e si presentano le nuove tecnologie testo Carmen Santi
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IMEI, il Salone Internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento, il più importante punto di riferimento nel panorama delle manifestazioni fieristiche dedicate alla filiera del vino, olio e beverage, in programma a Fiera Milano Rho dal 12 al 16 novembre 2013, festeggerà quest’anno la 25a edizione. Un anniversario importante che segna un vero momento di svolta. Il focus 2013 sarà la sostenibilità, un asset imprescindibile in particolare per il comparto del vino, dalle tecnologie di produzione al prodotto finito. L’orientamento alla sostenibilità di filiera sarà il filo conduttore dell’intera manifestazione: dalla vite al vino sulla tavola, in ogni passaggio la qualità si sposa alla sostenibilità, e diventa elemento distintivo e premiante. Durante il SIMEI sarà organizzato un importante convegno internazionale che coinvolgerà gli attori attivi sul tema della sostenibilità a livello mondiale e che contribuirà a definire le linee guida del futuro in tale ambito, sostenuto da un calendario fittissimo di workshop e seminari di approfondimento. I visitatori di SIMEI, quindi, oltre a trovare una vasta e completa
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esposizione delle eccellenze tecnologiche, potranno assistere a conferenze, convegni, momenti di studio e di scambio tra i protagonisti di questo settore affascinante quanto complesso, portatore del Made in Italy nel mondo, e che costituisce una parte sostanziale del nostro export determinando in misura considerevole i tratti dell’economia globale. In questo processo di evoluzione di SIMEI, Unione Italiana Vini, in qualità di organizzatore della manifestazione, si conferma fonte autorevole nella produzione di contenuti, ma soprattutto agevolatore di relazioni professionali a qualsiasi livello e target. SIMEI, infatti, è una vera e propria piattaforma d’incontro tra domanda e offerta. L’edizione 2013 di SIMEI sarà caratterizzata dall’introduzione di Join Tag, la nuova tecnologia a supporto della relazione espositori-visitatori, mai utilizzata in ambito fieristico che rivoluzionerà la modalità di trasferimento dei contenuti e di creazione dei contatti. Si tratta di uno strumento innovativo per cui lo scambio di informazioni sarà agevolato in modo semplice ed intuitivo grazie all’utilizzo della tecnologia NFC. Tutti i visitatori riceveranno un porta-badge d’ingresso dotato di microchip e tutti gli espositori saranno provvisti di un dispositivo elettronico “caricato” con le informazioni che desiderano trasmettere (brochure, video, ecc.). Il visitatore, accostando il porta-badge al dispositivo, acquisisce le informazioni dall’espositore e lascia traccia della sua azione presso lo stand. In questo modo il visitatore può scaricare i contenuti comodamente a casa sua collegandosi ad un sito dedicato e l’organizzazione può mappare la visita di ogni singolo visitatore, ritornando informazioni utili agli espositori.
Con Simei anche Enovitis In contemporanea alla 25a edizione di SIMEI si svolgerà anche la 9a edizione di Enovitis, il Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura e l’Olivicoltura. Nei padiglioni dedicati a Enovitis saranno esposte le attrezzature, le macchine e i prodotti per il settore viticolo. SIMEI ed Enovitis insieme, quindi costituiscono l’itinerario tecnologico completo dell’intera filiera vitivinicola, dal vigneto fino alla produzione e al confezionamento del vino. Agli espositori delle due manifestazioni è dedicato anche il Concorso Novità SIMEI ENOVITIS 2013.
Un nuovo concorso per Simei In occasione della prossima edizione di Simei, l’Unione Italia Vini ha infatti indetto anche quest’anno il Concorso Novità e Innovazione SIMEI-ENOVITIS, volto a individuare e premiare i progetti più innovativi in ambito di viticoltura, enologia e dell’industria delle bevande, nonché a valorizzare e divulgare le opere dei produttori di attrezzature, prodotti e servizi che presentino innovazioni di prodotto e di processo tali che possano far prevedere un progresso tecnico. Il Concorso sarà dedicato a Lucio Mastroberardino, il Presidente di U.I.V. scomparso pre-
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FOCUS FIERE DI SETTORE | SIMEI
maturamente pochi mesi fa: fu lui a volere e sostenere la nascita del Concorso per stimolare e gratificare l’impegno e l’eccellenza in questo settore. I settori interessati sono quelli della filiera vigneto-cantina e del settore beverage: agricoltura, viticoltura, enologia, meccanica agraria ed imbottigliamento/confezionamento di vino, acqua, bevande. Le imprese che ritengono di aver sviluppato un prodotto, servizio o attrezzatura con una significativa componente d’innovazione che contribuisca allo sviluppo di tutto il loro comparto possono presentare la propria candidatura che verrà vagliata secondo criteri oggettivi e rigorosissimi. A valutare i progetti presentati (secondo le modalità che sono pubblicate nell’apposita sezione del sito www.simei.it e www. enovitis.it) sarà un Comitato Tecnico Scientifico nominato per l’occasione, per dare al Concorso anche un significato di concretezza e per rispondere alle esigenze del settore produttivo. I membri del Comitato saranno personalità di alto profilo nominate dal Consiglio di Amministrazione di Unione Italiana Vini: il Presidente in carica di U.I.V., due vicepresidenti rappresentanti del mondo della viticoltura ed enologia italiana ed internazionale e, in misura uguale, rappresentanti della comunità scientifica e aziende vitivinicole associate a U.I.V. La cerimonia di premiazione avverrà nel giorno d’inaugurazione dei Saloni, il 12 novembre 2013. Sarà consegnato un “Diploma Novità SIMEI-ENOVITIS 2013” alle aziende i cui progetti saranno risultati rispondenti ai requisiti definiti nel regolamento. Il Comitato ha la facoltà di assegnare il “Premio all’innovazione SIMEI-ENOVITIS 2013” a prodotti e progetti che riterrà particolarmente innovativi e meritevoli di segnalazione speciale.
L’orientamento alla sostenibilità di filiera sarà il filo conduttore dell’intera manifestazione: dalla vite al vino sulla tavola, in ogni passaggio la qualità si sposa alla sostenibilità, e diventa elemento distintivo e premiante
Informazioni La 25a edizione di SIMEI si terrà dal 12 al 16 novembre 2013 nei padiglioni 9-11-13-15 del polo espositivo di Rho, Fiera Milano. Contemporaneamente si svolgerà la 9° edizione di ENOVITIS, Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura e l’Olivicoltura. I numeri SIMEI dell’edizione 2011: • 700 aziende espositrici provenienti da 27 Paesi • 48.000 visitatori provenienti da 90 Paesi • 12.000 tonnellate di macchine e prodotti presentati • 80.000 mq espositivi
Da sempre la mission di Unione Italiana Vini è promuovere le aziende italiane del settore vitivinicolo, contribuendo in modi diversi allo sviluppo del comparto. Il Concorso Novità e Innovazione SIMEI-ENOVITIS è uno degli strumenti impiegati con l’obiettivo di valorizzare l’impegno dei produttori di tecnologie e servizi. dando il giusto risalto ai progetti di riconosciuto contenuto innovativo che saranno poi oggetto di particolare interesse per i visitatori delle manifestazioni.
L’osservatorio del vino Unione Italiana Vini, SymphonyIRIGroup e Consorzio Italia del Vino hanno anche presentato in conferenza lo scorso marzo il progetto “Osservatorio del Vino”, punto di vista privilegiato sul mercato e valido strumento per le aziende vitivinicole. “La costituzione dell’Osservatorio nasce da un’esigenza molto sentita dalle imprese, specialmente quelle che si trovano a competere sui mercati internazionali – afferma Domenico Zonin, Presidente di Unione Italiana Vini - disporre con tempestività di dati di mercato aggiornati e dettagliati. In quest’ottica, Unione Italiana Vini ha lavorato negli ultimi due anni per stilare una casistica dei punti più critici nella raccolta e diffusione dei dati, trovando
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In queste pagine Alcune immagini dell’edizione 2011 di SIMEI, sempre presso la Fiera di milano Rho (foto SIMEI)
Unione Italiana Vini una sintonia con il Consorzio Italia del Vino, con cui si è avviato un lungo e articolato confronto”. A presentare l’Osservatorio davanti a una nutrita presenza di stampa specializzata c’era il dott. Francesco Pavanello, Direttore Generale di Unione Italiana Vini che ha dato origine a questo progetto intercettando un’urgente necessità del comparto vinicolo. Il mercato in costante e rapida evoluzione, la crisi economica che ha cambiato l’ordine delle priorità e ha costretto a un ripensamento generale, la moltiplicazione dei soggetti in campo: tutto rende più complicato compiere delle scelte oculate e sempre più urgente disporre di dati certi, facilmente interpretabili e disponibili con immediatezza. Il Dott. Pavanello ha presentato l’attività della più antica associazione di settore la cui grande rappresentatività (vedere box a lato), insieme al patrimonio di ricerca che da sempre distingue U.I.V., è base fondamentale per la credibilità dell’Osservatorio che raccoglierà i dati delle aziende aderenti all’iniziativa, relativamente alla produzione e ai mercati in cui operano, restituendo un’analisi dettagliata del settore. SymphonyIRIGroup è il partner tecnico scelto per garantire la massima tutela della privacy dei dati trattati e l’accuratezza delle elaborazioni offerte.
SIMEI è organizzato da Unione Italiana Vini, la più antica e rappresentativa Associazione di imprese del settore vitivinicolo italiano. Nata nel 1895 conta oggi circa 500 aziende associate che esprimono il 70% del valore dell’export italiano del settore. Sindacato, informazione, promozione in Italia e all’estero, laboratori sono da più di un secolo le leve dell’attività di UIV a sostegno delle aziende vitivinicole. Infatti, ne tutela gli interessi in sede politica, garantisce lo sviluppo del settore vinicolo in Italia secondo le regole della trasparenza e del libero mercato, promuove la cultura della vite e del vino in Italia e nel mondo. Oltre a essere un’associazione, Unione Italiana Vini è anche e soprattutto una società di servizi avanzati pensati su misura delle esigenze delle imprese del settore vino. La sua rete di laboratori, con sede centrale in Verona, riconosciuta come una delle strutture all’avanguardia in Italia per tecnologie e mezzi impiegati, garantisce ogni giorno sulla genuinità e sulla qualità sensoriale dei prodotti. Coerentemente con la propria missione - tutelare e valorizzare le imprese, i prodotti e i territori - Unione Italiana Vini promuove inoltre Tergeo, un progetto di raccolta, qualificazione e divulgazione di soluzioni innovative, tecnologiche e gestionali, per migliorare la sostenibilità dell’impresa vitivinicola.
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PER VOI CANTINE ANALISI ENOLOGICHE ED AGROALIMENTARI
Eccellenze grazie all’analisi e alla certificazione Le analisi di laboratorio e l’assistenza tecnica specializzata fornite da Enocentro sono sicuramente utili a produrre e a garantire la qualità dei prodotti enologici ed agroalimentari testo Carmen Santi
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l laboratorio Enocentro nasce negli anni 60-70 grazie alla passione e alla volontà, del papà Clemente, a cui i fratelli Vassanelli debbono sicuramente il piacere, l’entusiasmo e la professionalità che hanno contribuito a far crescere e diventare oggi così conosciuto e affermato il laboratorio Enocentro. “Per noi è da sempre importante garantire ad ogni Cliente il più elevato standard qualitativo rispondendo ad ogni richiesta con tempestività, professionalità e affidabilità”. Enocentro è autorizzato dal Ministero delle politiche Agricole, Alimentari e Forestali, al rilascio di certificazione avente valore Ufficiale ed è accreditato Accredia n. 0393 secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025.
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Quali sono i servizi che garantisce Enocentro e quali certificazioni può rilasciare? Enocentro Srl è un laboratorio altamente qualificato, specializzato in analisi chimiche e microbiologiche per i settori dell’enologia, dell’agroalimentare ma anche dell’olio, dell’acqua, della birra, della diagnostica fogliare, dei terreni, degli aceti ed agri, dei distillati ed altri. Siamo autorizzati dal Ministero delle politiche Agricole, Alimentari e Forestali e accreditati Accredia per certificare e rispondere alle necessità aziendali proponendo: verifiche di conformità ai limiti di legge ed ai protocolli della G.D.O., controllo qualità, analisi di base, specialistiche e microbiologiche oltre che certificati per export di vini, distillati, bevande spiritose, olio ed ortofrutta. Siamo inoltre in grado di fornire assistenza e consulenza per rispondere alle richieste di natura tecnica ed analitica, come indicato anche sul nostro sito www.enocentro.it.
Formiamo un gruppo in grado di interpretare e rispondere alle più svariate richieste del mercato, garantendo ad ogni Cliente il medesimo elevato standard qualitativo
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Quali sono i settori specifici che trattate? Il settore vitivinicolo è sicuramente quello in cui abbiamo anche una più elevata conoscenza diretta, analizzando uva, vino, mosti concentrati e tappi proponendo analisi di base (controlli di routine), specialistiche, microbiologiche, pesticidi e certificati per le
esportazioni. Ma non meno importanti sono anche gli altri settori su cui lavoriamo costantemente: olio, acqua, birra, diagnostica fogliare, aceti ed agri, distillati, frutta-verdura e loro derivati, terreni. Oltre le classiche analisi di controllo abbiamo la possibilità di proporre una vasta gamma di analisi specialistiche e pacchetti personalizzabili sulla base di ogni richiesta e necessità aziendale. Con quali aziende collaborate e su che territorio? Collaboriamo con aziende vitivinicole, distillatori, acetifici, oleifici, birrifici, ortofrutticole di ogni dimensione in tutte le regioni d’Italia. Ma anche con le industrie alimentari, le G.D.O. e con qualsiasi azienda abbia necessità di accertare la qualità della propria produzione anche applicando specifici protocolli di analisi con attenzione ai criteri ed ai limiti concordati. Rispondiamo inoltre alle richieste dei privati, principalmente per le analisi su vino, olio ed acqua. Com’è organizzato il servizio alle aziende? Un aspetto per noi molto importante è riuscire a proporre le soluzioni più efficaci per soddisfare al meglio le richieste dei nostri Clienti. Negli anni abbiamo studiato e proposto una serie di servizi utili ad ottimizzare le risorse ed il tempo di ogni nostro Partner; tra questi ad esempio il servizio di ritiro campioni è pensato per chi non ha la possibilità di consegnare i propri campioni in laboratorio: per le zone limitrofe ad Enocentro ritiriamo direttamente con nostri collaboratori, mentre per le altre zone d’Italia è attivo il servizio di ritiro campioni con corriere espresso convenzionato, prenotabile on-line, in modo autonomo e veloce, direttamente sul nostro sito. Arrivati in laboratorio, i campioni vengono registrati ed analizzati; al loro completamento vengono quindi resi disponibili on-line, ma anche inviati gratuitamente quale anticipazione tramite mail e/o fax, garantendo così rapidità, affidabilità analitica e un ottimo rapporto qualità/prezzo. Tra gli altri servizi disponibili ai nostri Partner registrati sul nostro sito, ricordiamo la consultazione, l’elaborazione dei dati e la gestione storica di tutte le analisi commissionate; inoltre, gratuitamente a tutti coloro che ne fanno richiesta, inviamo la nostra newsletter periodica, ricca di contenuti tecnici, formativi e legislativi. Nello specifico quali sono i tempi di consegna che assicurate? Tempi molto rapidi: per le analisi di routine, i risultati vengono già inviati entro una giornata lavorativa dall’accettazione dei campioni; per le analisi specialistiche e le export garantiamo comunque tempi molto contenuti. Quali sono i tratti distintivi della vostra azienda? Enocentro è un’azienda fatta di persone; è giovane, dinamica, professionalmente competente e in continua e costante evoluzione che mette a disposizione di ogni suo Cliente, oltre all’esperienza maturata dagli anni di attività, una vasta gamma di analisi e servizi evoluti; Enocentro è garanzia di rapidità, un ottimo rapporto qualità/prezzo, affidabilità tecnica e analitica e servizi specifici per tutte le necessità aziendali.Formiamo un gruppo in grado di interpretare e rispondere alle più svariate richieste del mercato, garantendo ad ogni Cliente il medesimo elevato standard qualitativo.
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Laboratorio Accreditato n째 0393
Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale
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PER VOI CANTINE BARRIQUES E SISTEMI DI LAVAGGIO BARRIQUES
Barriques francesi, sapori che conquistano La bravura dei maestri bottai sta nel saper costruire barriques che sappiano anticipare i vini di domani, esaltando le caratteristiche del prodotto di oggi. Ne abbiamo parlato con Laurent Lacroix, enologo e produttore di vino testo Carmen Santi foto Brive Tonneliers
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a Brive Tonneliers realizza barriques in rovere ricercando e coinvolgendo i migliori talenti bottai e mettendo a disposizione un’esperienza unica, maturata nel cuore della viticoltura francese, a Brive la Gaillarde. A parlarci del lavoro di questa realtà è Laurent Lacroix, il direttore generale.
In cosa consiste il vostro lavoro e come lo svolgete? Il nostro mestiere di bottaio c’immerge nel cuore delle evoluzioni della produzione vinicola, che dobbiamo anticipare costantemente per rivelare i vini di domani, pur ottimizzando quelli di oggi. La nostra vocazione è dunque quella di produrre dei fusti in rovere francese, consigliando i nostri clienti e iscrivendoci all’interno della loro strategia commerciale, enologica ed economica. Brive Tonneliers discende da Tonnellerie Treuil e venne creata a Brive, in un bacino importante per l’essenza di castagno nll’epoca in cui il rovere non era l’essenza universale dell’affinamento. Tonnellerie Treuil aveva costituito un “Cercle de Maitres” con esperienze diverse e molteplici, poiché aveva compreso che solo l’unione di più maestri bottai poteva rispondere ad esigenze e scommesse
Abbiamo la consapevolezza che l’affinamento dei vini non è più semplicemente un risultato enologico, ma entra oramai in un progetto globale armonioso e coerente di una strategia di impresa. E noi, ad ogni strategia, proponiamo un soluzione Brive Tonneliers
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diverse di un mercato esteso come quello mondiale. Per questo oggi proponiamo una gamma molteplice di fusti, frutto della nostra esperienza internazionale, che è nutrita da tantissimi casi particolari. Abbiamo la consapevolezza che l’affinamento dei vini non è più semplicemente un risultato enologico, ma entra oramai in un progetto globale armonioso e coerente di una strategia di impresa. E noi, ad ogni strategia, proponiamo un soluzione Brive Tonneliers. Così la nostra produzione si declina in tre marchi: Alain Fouquet, frutto dell’esperienza di un Mastro Bottaio francese impiantato negli Stati Uniti da 40 anni, che valorizza i vitigni internazionali Merlot, Cabernet sauvignon, Sémillon e Chardonnay; Treuil, marchio storico del sito con una presenza di più di 20 anni in Italia, che consente una perfetta padronanza delle specificità italiane; Marc Kennel, entrato a far parte del circolo di Mastri dal 2004 per rispondere ai clienti preoccupati di un risultato puntiglioso in bilanciamento con l’obiettivo economico.
Brive Tonneliers
Qual è la vostra produzione annua e quali i mercati in cui esportate? Produciamo 15.000 fusti all’anno. Siamo fortemente orientati all’export che rappresenta l’85% della nostra attività e ci rivolgiamo principalmente a paesi leader come gli Stati Uniti, l’Australia, il Cile ma anche all’Italia e alla Spagna. Ogni anno partecipiamo alle missioni economiche per conoscere e capire le esigenze dei paesi in via di sviluppo. Lo scorso anno abbiamo fatto questa esperienza con l’India, mentre quest’anno andremo in Brasile. Insufflato dalla mondializzazione, il mondo del vino si espande
È un’azienda impegnata in un principio di responsabilità sociale d’impresa dal 2011 ed è certificata ISO 9001 dal 2001.
Brive Tonneliers discende dalla Tonnelerie Treuil, creata nel 1935. L’azienda produce attualmente 15.000 barrique all’anno e nel 2008 ha fondato un “cercle de Maitres Tonneliers” - Alain Fouquet, Treuil e Marc Kennel - che oggi è preparato per rispondere alle più importanti esigenze enologiche e economiche per l’affinamento dei vini. Brive Tonneliers ha 2 filiali. Foudrerie Francois: nata nel 2002 e leader mondiale nella produzione dei grandi contenitori nel mercato di alta gamma, con una produzione annuale che si aggira intorno a 200 pezzi tra tini e botti. Bouyoud Distribution: nata nel 2012 per offrire soluzioni di lavaggio e/o disinfezione delle attrezzature delle cantine (barriques, tini, botti, linea di imbottigliamento, ecc.).
rapidamente e per comprenderlo dobbiamo capirlo e anticiparlo, senza dimenticare tuttavia i nostri fondamenti istituzionali. Peraltro la tonnellerie non è la nostra sola attività sul sito, poiché Brive Tonneliers ha due filiali: Foudrerie François, laboratorio specifico per la produzione dei grande contenitori leader del suo mercato, e Bouyoud Distribution, società specializzata nel consulenza, nel servizio, nello sviluppo e nella vendita di prodotti che hanno un legame con l’affinamento dei vini, come Barriclean, un generatore di vapore economo (2 litri per barrique) per disinfettare i fusti. Quali sono i vostri obiettivi futuri? L’obiettivo di Brive Tonneliers e delle sue filiali è quello di diventare il partner indispensabile dei “produttori dei Grande Vini.” Sappiamo da dove veniamo e sappiamo dove vogliamo andare. Ovviamente, il cuore della nostra attività è la Tonnellerie, che non trascuriamo, ma pensiamo che le società giovani come Foudrerie François, creata nel 2002, o ancora Bouyoud Distribution, nata nel 2012, rappresentino delle reali opportunità di crescita. A questo titolo, contiamo sui nostri clienti italiani, affinché facciano posto nella loro cantina al nostro generatore di vapore che porterà soluzioni di disinfezione uniche. Ci può spiegare meglio in cosa consiste? Barriclean è un generatore di vapore mobile a temperatura e resa costante che assicura al viticoltore una disinfezione “di alta gamma” senza prodotti chimici e con solamente 2 litri di acqua per barrique. È un mezzo per rispondere correttamente alle attese dei consumatori in merito ad un’igiene perfetta. Questo strumento è proposto in due finiture e in 3 potenze, in funzione ai volumi di barrique da trattare. Ma il nostro impegno non si ferma qua, poiché stiamo sviluppando prodotti complementari che cambieranno sicuramente la vita dei nostri partner.
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PER VOI CANTINE BOTTIGLIE PER DISTILLATI
Forme di vetro per distillati e liquori La bottiglia è la forma in cui vini, distillati e liquori si presentano sul mercato, e sono molti i casi in cui essa stessa viene identificata con il prodotto. Motivo per cui il vetro, il suo colore, la sua forma possono diventare questioni di marketing testo Carmen Santi foto Covim
aper scegliere la forma, il colore, i dettagli di una bottiglia che verrà immessa sul mercato ha a che fare con l’identificazione e la riconoscibilità del prodotto. Ecco perché affiancarsi ad un partner che sappia seguire il processo di studio, ideazione e realizzazione, sia per grandi che per piccole quantità, è fondamentale ai fini della commercializzazione del prodotto. Covim, leader da oltre trent’anni nel settore, lo sa fare con la particolarità di poter offrire una svariata serie di forme e di colorazioni e un servizio che proviene dall’antico modo artigianale di seguire ogni cliente in ogni dettaglio, come ci spiega la titolare, Cristina Morandini.
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Quale differenza può fare Covim nell’ambito delle produzione di bottiglie di vetro? Il vetro è un materiale povero e realizzare bottiglie è oggi un mestiere che in tanti pensano di saper fare. In tutto il mondo si lavora il vetro e si producono bottiglie, ma ancor nessuno ha eguagliato la capacità, l’industria e il buon gusto italiani. Ecco perché chi produce vini, liquori e distillati nel mondo, comunque passa prima dall’Italia, in
Covim Tra i primi produttori italiani di bottiglie in vetro, Covim vanta una produzione di 40milioni di bottiglie all’anno. Oltre trent’anni di storia, iniziata con Piero Morandini a Milano, dove nel 1977 fondò il “Consorzio Vetrerie Industriali Milano”, e una produzione che per il 20% tocca importanti mercati esteri, come quello est-europeo, russo, medio-orientale, ma anche cinese, indiano, canadese e americano. Attualmente diretta dalla figlia, Cristina, Covim a San Giovanni Lupatoto, in provincia di Verona, vanta oggi una quindicina di dipendenti e importanti collaborazioni con vetrerie italiane, attraverso le quali è in grado di garantire una produzione Made in Italy fatta di qualità e di rispetto delle esigenze della committenza e delle tempistiche di consegna. Il punto di forza è la consulenza sul prodotto, la sua qualità, ma anche la varietà di possibilità creative e la capacità di diversificare la produzione su piccole quantità con la stessa competenza e lo stesso impegno che viene speso per i grandi marchi, a prezzi competitivi. Una realtà a conduzione famigliare che abbina alla produzione industriale l’attenzione ad ogni cliente e la cura artigianale di ogni prodotto.
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lare tipo di bottiglia: poiché ogni prodotto ha caratteristiche molto specifiche e può richiedere lavorazioni particolari, è fondamentale saperle commissionare al produttore giusto. La nostra forza sta infatti nell’aver sviluppato una serie di partnership con vetrerie italiane che scegliamo di volta in volta in base al tipo di produzione, qualità e tempistiche di consegna. Questo ci permette di essere competitivi anche sulle piccole quantità, poiché il lavoro sviluppato negli anni con i grandi produttori di liquori e distillati, ci ha permesso di creare una sorta di collaborazione fattiva con le vetrerie che oggi riescono ad accontentarci anche sulle quantità minori.
particolare dal territorio compreso tra Verona, Vicenza e Treviso, dove viene prodotto circa il 50% delle bottiglie italiane. Covim vanta un’esperienza di oltre trent’anni in questo settore e ben sa che ogni bottiglia deve essere costruita attorno al prodotto. Ecco perché, alla base di tutto il processo realizzativo, c’è un’analisi di ciò che con la bottiglia si vuol andare a comunicare, ci sono capacità creative che vengono messe in opera per creare prodotti esclusivi, partnership con vetrerie che sfruttano moderne tecnologie in modo che la produzione avvenga all’interno di determinati standard qualitativi e attraverso le più innovative possibilità di lavorazione, e poi, a monte di tutto, c’è l’organizzazione di un servizio su misura di ogni cliente, che viene seguito passo passo in tutto l’iter e che, a nostro avviso, è la vera differenza. A chi vi rivolgete nello specifico? Chi sono i vostri clienti? Innanzitutto ci rivolgiamo sia ai grandi produttori di distillati e liquori, che ai più piccoli. In realtà da qualche anno abbiamo scelto di rivolgerci con particolare attenzione a quest’ultimi, garantendo loro lo stesso servizio che forniamo alle grandi aziende, a prezzi competitivi. Il nostro obiettivo è quello di diventare partner di piccole aziende che vogliono iniziare un loro percorso di commercializzazione, mettendo a disposizione un know-how maturato con i grandi marchi in oltre trent’anni di lavoro. Possiamo entrare nel merito dell’iter produttivo? In quanto a servizio partiamo dallo studio e dall’ideazione della forma, del colore, dei dettagli, compresi i marchi della bottiglia. Nostra priorità è dare ascolto alle necessità del cliente per creare un prodotto esclusivo e riconoscibile; facciamo questo studio internamente, grazie ai nostri designer e alla collaborazione con la Scuola del Design del Politecnico di Milano che ci permette di creare proposte uniche e al passo con i tempi per la promozione del prodotto. Una volta che il cliente ha effettuato la propria scelta, passiamo alla realizzazione dello stampo, che viene generato dopo varie prove e dando il massimo accento a dettagli. Fatto questo scegliamo le vetrerie più idonee alla realizzazione di ogni partico-
Producete anche etichette e packaging? Il nostro continuo monitoraggio del mercato ci permette di fornire una consulenza specializzata per ogni singolo progetto in quando a naming, packaging ed etichettatura. Seguiamo il cliente anche in questa importante fase, ideando nuove modalità di confezionamento sulla base delle proposte del cliente o proponendo nostre idee, che derivano sia dall’esperienza che dalla nostra tendenza all’innovazione.
Oggi siamo competitivi sulle piccole quantità, grazie ad una sorta di collaborazione fattiva con le vetrerie in grado di accontentarci anche sulle quantità minori
Cosa mi dice della qualità? Il controllo di qualità fa parte della filosofia aziendale fin dagli inizi. Ogni prodotto infatti viene monitorato durante tutto il processo produttivo, con cura di ogni dettaglio, avendo come obiettivo la perfezione del prodotto. Per questo Covim interviene presso le vetrerie, inviando un proprio tecnico a verificare il prodotto e comunque si fa carico in prima persona di eventuali criticità. Per noi è essenziale garantire il prodotto al cliente. Come avviene la consegna del prodotto? C’è collaborazione con il cliente sul time to market? Come ho già ricordato, nostro obiettivo è sempre quello di venire in contro al cliente, ecco perché ci premuriamo anche di capire quali sono le sue problematiche interne di ricezione e stoccaggio della merce. In quest’ottica siamo in grado di consegnane il prodotto nei tempi pattuiti per non ingombrare il magazzino fuori tempo. Questi di cui ho parlato sono tutti elementi che, assieme al nostro servizio di post-vendita, fanno la differenza e ci permettono di essere competitivi, non solo in Italia, ma anche all’estero. Mercato sul quale stiamo puntando molto.
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PER VOI CANTINE ETICHETTE PER VINO
Pregiate, coordinate, resistenti L’etichetta per il vino può essere realizzata su carta pregiata, con texture e colori che soddisfano ogni esigenza, coordinata con il collarino, la brochure e il packaging, ma deve anche essere resistente ad acqua e ghiaccio testo Carmen Santi foto Arconvert
Arconvert Arconvert nasce nel 1989 ma affonda le sue radici in un passato assai più remoto legato indissolubilmente alla famiglia Fedrigoni. È il 1888 infatti quando viene fondata la prima cartiera del gruppo Fedrigoni a Verona. Mezzo secolo più tardi, nel 1938, viene acquisita la cartiera del Varone. Proprio in questo sito, nel 1965, al ritorno dagli Stati Uniti, dove aveva appreso le tecniche per la realizzazione di carta siliconata, Gianfranco Fedrigoni installa la prima macchina per la produzione di autoadesivi. Arconvert è partita dall’esperienza pionieristica nelle carte adesivizzate maturata in questo stabilimento, con l’obiettivo di dedicarsi interamente, specializzarsi e perfezionarsi nella produzione di carte autoadesive ed espandersi su un mercato in continua ascesa.
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all’inventiva di Gianfranco Fedrigoni, nasce, ancora negli anni Sessanta, la specializzazione nelle carte autoadesive per il vino e per molti altri settori merceologici, che hanno permesso lo sviluppo dell’azienda Arconvert e la conseguente crescita di un know-how unico nell’ambito delle etichette, che oggi ha la possibilità di sfruttare tutta la forza delle carte pregiate e di lusso delle cartiere Fedrigoni.
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Che tipo di etichette producete e quali sono i settori che servite con particolare attenzione? Arconvert è la società del gruppo Fedrigoni specializzata nella produzione in rotolo e in foglio di carta e film autoadesivi, che offre soluzioni specifiche per ogni tipo di applicazione in settori diversi: da quello industriale-chimico, a quello cosmetico, dal farmaceutico, all’alimentare, al settore delle bevande. La società è inoltre specializzata nella fornitura di prodotti autoadesivi di sicurezza che rappresentano un’eccellente garanzia contro la frode e la contraffazione. Un’importante applicazione dei prodotti Arconvert è sicuramente quella che riguarda le carte e i film autoadesivi studiati specificatamente per il mercato del vino; per questo mercato infatti Arconvert offre una gamma di oltre 120 prodotti standard e innumerevoli prodotti su misura con carte, texture e colori che soddisfano le più disparate e innovative tipologie di stampa. Molti di questi prodotti sono inoltre realizzati utilizzando carte provenienti dalla cartiera del gruppo che vengono adesivizzate in Arconvert. Questo permette di realizzare vari elementi coordinati in carta e cartoncino in modo da dare al prodotto un’immagine completa e coordinata in tutti i suoi elementi: dall’etichetta autoadesiva, al collarino, alla brochure, al packaging. La specializzazione di Arconvert nel settore degli autoadesivi ha inoltre permesso di sviluppare adesivi tecnologicamente avanzati, sia per superfici asciutte che umide. Nel campo dell’etichettatura del vino, l’adesivo SH6020 PLUS rappresenta l’ultima evoluzione nella gamma dei prodotti Arconvert; si tratta infatti di un adesivo adatto alle superfici umide a basse temperature, specificatamente sviluppato per contenitori in vetro, che presenta un’ottima resistenza all’immersione in acqua e ghiaccio. E proprio perché le etichette devono essere in grado di tollerare diverse condizioni ambientali (basti pensare ai vini bianchi o spumanti le cui bottiglie vengono immerse nei classici secchielli ghiaccio) ogni “frontale” passa in Arconvert molteplici test qualitativi, uno dei quali è ad esempio il test “Ice Bucket”, con il quale si misura la resistenza dell’etichetta autoadesiva in immersione con acqua e giaccio, durante un periodo minimo di quattro ore. Quali sono i punti di forza della vostra attività?
Uno dei punti di forza dell’azienda è sicuramente dato dall’appartenenza al gruppo Fedrigoni. Ciò significa che Arconvert, come già menzionato per i prodotti della gamma enologica, può contare su importanti sinergie con tutte le altre società del gruppo. Grazie a questa collaborazione l’azienda è infatti in grado di offrire, oltre alle carte speciali di alto prestigio e di lusso di Fedrigoni Cartiere, le migliori soluzioni hi-tech nel settore delle carte di sicurezza marchiate Fabriano, e gli esclusivi elementi di sicurezza Fabriano Securities. Qual è il vostro mercato di riferimento? Oggi l’azienda, presente in Europa con due stabilimenti produttivi, uno in Italia e l’altro in Spagna, consegna in tutto il mondo. Solo in Italia e Spagna la quota di mercato relativa a carte e film autoadesivi è di oltre il 30%. La Germania è uno dei principali mercati ed è stata soprattutto nell’ultimo anno il fulcro delle attività di vendita. L’ubicazione favorevole nel nord Italia, a poche ore dal confine tedesco, si rivela sicuramente un grande vantaggio nei rapporti con questo importante mercato. Per quanto riguarda il sito italiano, presso il quale lavorano oltre 200 dipendenti, Arconvert è negli anni passata da un’area di 6.000 metri quadri ad una di 25.000 metri quadrati, a testimonianza della crescita avvenuta nel tempo. Nello stabilimento produttivo di Arco ci sono oggi 4 linee di spalmatura. Oltre ai classici mercati europei anche il Sud America è sempre stato per Arconvert un mercato molto attraente. All’inizio vi era un rappresentante locale in Brasile, ma la crescente frammentazione del mercato locale rendeva sempre più difficile operare dall’Europa. I dazi d’importazione brasiliani hanno fatto il resto. Così, l’istituzione di Arconvert Brasil nel 2009 è stato un processo quasi naturale. Per il gruppo la controllata sudamericana è una novità, dal momento che ha costituito per la prima volta una joint venture con una società locale.
L’adesivo SH6020 PLUS rappresenta l’evoluzione nella gamma: si tratta di un adesivo adatto alle superfici umide a basse temperature, sviluppato per contenitori in vetro, con un’ottima resistenza all’immersione in acqua e ghiaccio
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PER VOI CANTINE FERTILIZZANTI
I fertilizzanti biologici nanostrutturati Fondamentali per la buona coltura, i fertilizzanti Bio Aksxter® rigenerano le strutture vitali di piante e terreni, potenziano la naturale crescita delle piante e disinquinando restituiscono alimenti sani testo Carmen Santi foto AXS M31
azienda AXS M31 è nata nel 2002 per la produzione delle formulazioni Bio Aksxter®, che rappresentano il frutto della scoperta del ricercatore Alessandro Mendini: una reale innovazione del sistema agricolo in quanto evoluzione del concetto di fertilizzazione. Tutti i prodotti a marchio Bio Aksxter®, unici sul mercato, sono equilibratori di pianta e terreno e sono disinquinanti, pertanto soddisfano le più esigenti necessità produttive e riparano l’agroecosistema. Ne abbiamo parlato con la titolare, Silvana Zambanini.
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Cosa produce nello specifico AXS M31 per l’agricoltura? AXS M31 produce le linee di fertilizzanti Bio Aksxter® ideali per tutti i settori dell’agricoltura, sia essa biologica o convenzionale, in pieno campo, fuori suolo o in serra. L’obiettivo è quello di massimizzare i risultati agricoli, assicurando reddito all’agricoltore, proteggendo la salute al consumatore e mantenendo intatto l’equilibrio dell’ambiente per le generazioni future. Chi coltiva con Bio Aksxter® da anni può assicurare che i prodotti agricoli si differenziano per stato sanitario, salubrità e sapore. Infatti sono
Attraverso il nostro settore di ricerca sperimentale nel campo delle strutture vitali dei vegetali ci impegniamo nel miglioramento continuo dei prodotti per l’agricoltura, ponendoci come partner dell’azienda agricola nella risoluzione di varie patologie e nell’ottimizzazione delle produzioni agricole
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A centro pagina Silvana Zambanini, titolare di AXS M31
prodotti ricchi di proprietà salutari perché sono privi di residui chimici e inquinanti. E proprio le aziende agricole che utilizzano questi prodotti hanno richiesto di apporre il marchio Coltivati con Bio Aksxter® sui loro prodotti agricoli, ovvero una certificazione volontaria per la valorizzazione delle proprie produzioni; chi desidera quindi raggiungere obiettivi di qualità ed essere competitivo sul mercato, può coltivare con i nostri prodotti e usufruire dei vantaggi di questa iniziativa. Ci può parlare della scoperta di Alessandro Mendini che ha condotto a tutto questo? Per oltre 30 anni il ricercatore Alessandro Mendini ha studiato il mondo delle energie. La costruzione di convogliatori dell’energia primaria dal cosmo e lo sviluppo di una vera e propria tecnologia
per preservare i vigneti dallo sviluppo delle patologie e nella produzione di uva d’eccellenza. Tra gli effetti che genera: aumento della capacità di sintesi e traslocazione degli elaborati nell’uva, sia in termini di zuccheri che di acidi, aromi, polifenoli e sostanza secca; purificazione della pianta e del terreno da fitofarmaci e agenti inquinanti; abbattimento dei residui chimici nell’uva; ripristino della capacità di umificazione del terreno e della sua fertilità; aumento delle autodifese della pianta nei confronti di malattie fungine, virosi, batteriosi e altre patologie; superamento degli shock climatici e delle condizioni di stress; produzione costante ed omogenea; maggior elasticità dei tessuti della pianta con un particolare incremento di resistenza al vento, alle sollecitazioni meccaniche e alle spaccature degli acini; ottimizzazione dello sviluppo vegetativo in termini di distribuzione, maturazione del tralcio e della gemma.
I benefici di Bio Aksxter® M31 Bio Aksxter® M31 linea viticoltura innanzitutto riequilibra la pianta, che ottimizza lo sviluppo vegetativo a favore di una maggior produttività, inoltre i tralci sono caratterizzati dalla miglior lignificazione e da internodi regolari e la fertilità delle gemme aumenta, mentre la miglior impollinazione riduce i fenomeni di acinellatura. La maggior elasticità dei tessuti riduce i danni da vento e operazioni meccaniche, facilita la legatura e riduce le spaccature degli acini durante l’ingrossamento. L’abbattimento di residui chimici e inquinanti migliora il contenuto di zuccheri, acidi, aromi e polifenoli, determinando l’eccellenza dell’uva.
dell’energia hanno consentito la sperimentazione di questa scoperta in molti campi e AXS M31 ha scelto di applicare questa grande scoperta scientifica in agricoltura. Attraverso la produzione di avanzate formulazioni tese all’equilibrio dei sistemi viventi, la scoperta Mendini soccorre il mondo agricolo, poiché è possibile disinquinare, chiudere il circuito delle molecole contaminanti e riparare l’agroecosistema. Solo con l’applicazione di questa tecnologia è possibile rigenerare le strutture vitali di piante e terreni, potenziare la naturale crescita delle piante e restituire alimenti sani, facendo fronte così alle necessità e alle crescenti problematiche della filiera agricola. Nello specifico, quali prodotti propone per la viticoltura? Il prodotto pensato per la viticoltura è Bio Aksxter® M31 che è il fertilizzante nanostrutturato, a formulazione magnetica, in grado di programmare l’equilibrio della pianta e del terreno. Grazie alla sua avanzata tecnologia che riproduce i processi naturali, rigenera le strutture vegetali incrementando le potenzialità della pianta, aumenta sensibilmente qualità e quantità delle produzioni, disinquina e rivitalizza il terreno. Agendo specificatamente sulla struttura programmatica primaria della vite, è di fondamentale importanza
L’aumento delle autodifese previene e riduce sia le malattie condizionate dall’andamento climatico come peronospora e oidio, sia quelle più complesse come flavescenza dorata, legno nero o mal dell’esca. In particolare, l’impiego di Bio Aksxter® è determinante per evitare e contenere le malattie (ad esempio botrite e marciume acido) nel periodo vendemmiale quando non si possono impiegare prodotti con tempi di carenza. La maggior resistenza agli stress climatici riduce i danni causati da siccità, piogge acide o persistenti, gelate e sbalzi di temperatura e, in caso di grandinate, velocizza la cicatrizzazione e la ripresa delle funzioni vegetative e riproduttive. La rigenerazione e la rivitalizzazione del terreno riequilibrano la fauna microrganica, ripristinano fertilità, capacità di umificazione e struttura. I fenomeni di stanchezza vengono progressivamente risolti, i residui colturali si degradano rapidamente. I vigneti risultano omogenei sia per lo sviluppo vegetativo sia per la produttività, i giovani impianti anticipano l’entrata in produzione.
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Aumento della capacità di sintesi e traslocazione degli elaborati nell’uva sia in termini di zuccheri che di acidi, aromi, polifenoli e sostanza secca Purificazione della pianta e del terreno da fitofarmaci e agenti inquinanti Abbattimento dei residui chimici nell’uva Ripristino della capacità di umificazione del terreno e della sua fertilità Aumento delle autodifese della pianta nei confronti di malattie fungine virosi, batteriosi e altre patologie Superamento degli shock climatici e delle condizioni di stress Produzione costante ed omogenea Maggior elasticità dei tessuti della pianta con un particolare incremento di resistenza al vento, alle sollecitazioni meccaniche ed alle spaccature degli acini Ottimizzazione dello sviluppo vegetativo in termini di distribuzione, maturazione del tralcio e della gemma
AXS M31 di Zambanini Silvana Località Deggia, 28 - 38078 San Lorenzo in Banale (TN) - I Mail: info@axsm31.com Mail: info@bioaksxter.com Telefono: +39 0465 734591 www.axsm31.com www.bioaksxter.com
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PER VOI CANTINE FILTRI TANGENZIALI A MEMBRANA
Vino limpido in tempi ridottissimi Nei processi di filtrazione del vino, una delle tecnologie che si sta affermando è quella delle membrane porose semipermeabili. Processi di filtrazione che operano in continuo, non richiedono l’aggiunta di sostanze chimiche e abbattono i tempi di filtrazione testo Carmen Santi
azienda Bared è stata tra le prime aziende in Italia a specializzarsi nell’applicazione delle tecnologie a membrana e nei sistemi per la filtrazione a flusso tangente, un processo per la separazione solido-liquido che utilizza membrane porose semimpermeabili, che non richiedono l’aggiunta di sostanze chimiche, e che abbattono i tempi di filtrazione del vino rispettandone tutte le caratteristiche organolettiche. Vediamo con il dottor Antoni Bellussi, il titolare, come questo è possibile.
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Ci può spiegare in cosa consiste il principio di filtrazione tangenziale, rispetto al metodo cosiddetto classico? Il metodo di filtrazione classica ha tre importanti caratteristiche: innanzitutto prevede che il liquido da filtrare attraversi la superficie filtrante solo in senso perpendicolare (frontale); la filtrazione deve essere aiutata dall’aggiunta di sostanze chimiche o da coadiuvanti, come le farine fossili, che richiedono quindi uno smaltimento post-lavorazione; infine, servono più passaggi per arrivare al filtraggio ottimale. La filtrazione tangenziale presenta innanzitutto una differente superficie filtrante, costituita da una
membrana permoselettiva, che permette di filtrare il liquido attraverso un flusso che non è più perpendicolare, ma parallelo alla stessa. In tal modo si riesce innanzitutto ad assicurare una notevole pulizia della superficie filtrante, impedendo quindi che si formi e si accumuli uno strato di materiale intasante (fouling di membrana). Inoltre le membrane utilizzano polimeri sintetici organici, che presentano una porosità tale da acconsentire l’illimpidimento dei vini senza l’utilizzo di coadiuvanti. Infine, il grado
Bared Bared è un’azienda specializzata nell’applicazione delle tecnologie a membrana. Ha maturato da oltre venticinque anni esperienze nel settore dell’industria delle bevande alimentari e in particolar modo nel settore enologico. L’azienda produce in proprio le macchine e si propone nella vendita con impianti progettati secondo le particolari esigenze della tecnica enologica, adeguando le scelte dei polimeri di membrana e delle loro configurazioni in rapporto agli obiettivi da conseguire. Inoltre, da alcuni anni, fornisce un servizio di filtrazione conto terzi a domicilio e/o noleggio di impianti per avvicinare le aziende vinicole ai notevoli vantaggi offerti da questa innovativa tecnologia. Bared produce dalle 50 alle 60 macchine annue. Il suo mercato di riferimento è quello italiano, ma negli ultimi anni si è dedicata anche al mercato estero: l’azienda di Conegliano (Tv) è infatti particolarmente conosciuta in California, dove ha aperto oramai da qualche anno importanti collaborazioni.
immediato di illimpidimento si ottiene con un unico passaggio.In rapporto alla dimensione dei pori della membrana permoselettiva si parla di microfiltrazione, ultrafiltrazione, nanofiltrazione, osmosi inversa e le membrane possono essere selezionate in base alle più disparate esigenze separative. Quanto è conosciuta e utilizzata oggi questa tecnologia nel mondo enologico? Diciamo che sta iniziando ora a crescere la consapevolezza di questo tipo di tecnologia sul mercato, poiché era poco e per nulla conosciuta sino a qualche anno fa. Ora si iniziano a conoscerne i vantaggi e anche l’offerta di mercato si è ampliata. Uno dei vantaggi che viene tenuto molto in conto al momento della scelta è quello del risparmio sui tempi di lavorazione, nel senso che fino ad una decina di anni fa era faticoso
Il sistema è utile per le filtrazioni difficili, in caso di esigenza di bloccare i processi fermentativi, per ridurre (o eliminare) i consumi di chiarificanti e solfitaggio a valori minimi, per esaltare profumi primari e secondari maturando vini in purezza
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ottenere un vino pulito prima di gennaio-febbraio. Oggi, con queste tecnologie, è possibile illimpidire anche subito dopo la fermentazione, con relativo abbassamento dei costi di produzione e immagazzinaggio. Ci può parlare delle caratteristiche fondamentali di questo sistema? Certo, in base a quanto spiegato precedentemente, si tratta di sistemi che permettono la lavorazione in continuo, i cicli di filtrazione possono avere una durata di 20 ore e oltre. Inoltre vi è una riduzione della manodopera, poiché l’impianto una volta portato a regime non necessita di controlli e si arresta automaticamente. E ancora, ha una portata costante, che si assesta su un valore di regime, mantenendosi costante per tutto il ciclo di filtrazione. La lavorazione è sicura, infatti vengono eliminati gli errori di lavorazione dovuti ad imperizia dell’operatore o ad eventi casuali, come errori di dosaggio, di scelta di reagenti e coadiuvanti, disfunzioni per mancanza di corrente elettrica, o per contraccolpi di pressione (nei filtri tradizionali). Inoltre, come già ricordato, c’è l’eliminazione di sostanze chiarificanti e di coadiuvanti di filtrazione, ma anche l’eliminazione dei tempi morti di lavorazione per la chiarifica e la sedimentazione e si elimina il pericolo di inquinamenti dei prodotti stessi. Infine vi è il recupero integrale del prodotto, poiché la resa in filtrato è di regola del 99.8 % e il retentato concentrato che rimane a fine ciclo viene recuperato totalmente. Quali sono i campi di impiego del filtro tangenziale? Come unità di sterilizzazione viene utilizzata per bloccare la fermentazione dei mosti, al fine di produrre filtrati dolci, per filtrare prodotti con residui zuccherini, per prevenire la fermentazione malo lattica e per bloccare fermentazioni anomale. Come unità di filtrazione viene invece utilizzata per illimpidire i vini giovani, in un unico passaggio, per eliminare le proteine condensate, prima e dopo la stabilizzazione tartarica e, nella filtrazione di vini spumanti, prima e dopo la presa di spuma, infine anche per il recupero di torchiati.
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PER VOI CANTINE GRAFICA E CARTOTECNICA
Cartotecnica, volano per la vendita del vino Le soluzioni in cartotecnica sono essenziali per valorizzare il prodotto contenuto, creando interesse, prestigio, unicita’, o semplicemente per rafforzare la percezione della sua qualità testo Carmen Santi foto Scatolificio Pasubio
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Da oltre 30 anni punto di riferimento per la progettazione e la produzione di packaging ed espositori di qualità completamente Made in Italy, Pasubio rappresenta il partner ideale per la creazione di confezioni e soluzioni espositive, per vini e distillati, che combinano praticità ed alto potere comunicativo. Il fondatore e titolare, Francesco Santolin, ci parla del servizio e della particolare capacità della sua azienda di servire cantine e distillerie. Capacità che deriva da anni di esperienza maturata operando in questo specifico settore, che richiede un packaging sempre più ricercato. Qual è il servizio che Pasubio può dare ai propri clienti? Il nostro punto di forza consiste nell’approccio sartoriale al prodotto cartotecnico, possibile grazie alla nostra struttura produttiva d’avanguardia flessibile e completa di tutte le fasi di lavorazione. Uniamo la sensibilità per l’innovazione ad un bagaglio di lunga esperienza e competenza tecnica per realizzare su progetto, in rapporto sinergico con il cliente, espositori, valigette e confezioni pensando tanto all’aspetto estetico e tecnico, quanto alla funzio-
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nalità e all’incidenza dei costi. Per questi motivi, la nostra offerta è veramente vasta e diversificata: realizziamo in una varietà di forme sia prodotti cartotecnici dalle grandi tirature, che oggetti esclusivi, curati nei minimi dettagli e realizzati in serie limitata con materiali tradizionali o pregiati, impiegando cartone ma anche cuoio, metallo e plexiglass. Tutti concepiti con gli stessi presupposti: l’elevata qualità produttiva, l’originalità e la ricercatezza, con il fine di esaltare l’immagine di quanto confezionato o esposto. Siete voi a proporre la creatività? Possiamo parlare di una vera e propria sinergia che si crea tra la casa vinicola committente o un partner creativo (come ad esempio www.cavalloecavallo.it, agenzia di comunicazione specializzata nel settore del vino) nella ricerca comune di un risultato d’eccellenza e di successo. Forniamo tutto il supporto tecnico e progettuale per dar vita ad un packaging o ad un espositore personalizzato nella forma e nei materiali, proponendo spesso virtuosismi tecnici originali ed esclusivi. Qualsiasi idea creativa o esigenza diventa per noi di Pasubio un impulso per sperimentare nuove idee, abbinare materiali diversi, progettare ad hoc ed industrializzare proposte funzionali dall’elevato valore comunicativo, che sottolineino l’identità ed i valori del prodotto vinicolo. Molte sono le aziende prestigiose del settore del vino che da anni ci affidano i loro progetti, sia per grandi o piccole quantità, potendo contare sull’affidabilità, l’elasticità e la completezza del nostro servizio.
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Scatolificio Pasubio Scatolificio Pasubio nasce nel 1979 dalla passione di Francesco Santolin per la lavorazione del cartone e la sua natura ecologia. Da un’azienda di modeste dimensioni, nel corso degli anni ha raggiunto le proporzioni di un gruppo di circa 70 dipendenti, distribuiti in 3 stabilimenti e in 2 sedi commerciali. Tutto viene prodotto internamente, con il controllo dell’intero processo secondo le norme UNI EN ISO 9001, di cui è certificata dal 2001. Nel 2013 ha conseguito anche la certificazione FSC, come concretizzazione di una filosofia aziendale che sostiene, da sempre, il rispetto dell’ambiente. I punti di forza dell’azienda sono: - la progettazione ingegneristica dei prodotti da parte di un team giovane e creativo - l’organizzazione produttiva altamente specializzata, distribuita nelle 3 divisioni di: stampa con macchinari all’avanguardia e di grande formato, cartotecnica industriale e divisione luxury per lavorazioni speciali. Sono settori perfettamente complementari, in cui si articola un’azienda autonoma e completa.
Siamo costantemente in evoluzione e per questo la nostra offerta è vasta e diversificata e contempla sia prodotti cartotecnici di grandi tirature che oggetti più esclusivi, realizzati in materiali pregiati in serie più limitate
61 noi, è il settore dei vini e dei distillati, dove possiamo contare su una quantità considerevole di clienti, dislocati non solo in Italia, ma anche in Francia. Con il prezioso supporto della nostra sede commerciale francese, operativa da 15 anni, siamo in grado di servire direttamente numerose aziende, molte delle quali sono nomi prestigiosi nella produzione di champagne, che si aggiungono a quelli della cosmetica. Il mercato francese, esigente e raffinato, ha contribuito alla nostra crescita, stimolandoci ad intraprendere un cammino orientato sempre più verso la qualità e la costante ricerca di packaging pregiati. Come state affrontando l’attuale crisi generale? Semplicemente con la creatività, fantasia e competenza tecnica che ci contraddistinguono e per le quali siamo conosciuti. Proponiamo ai nostri clienti soluzioni sempre innovative, che vengono accolte con entusiasmo, permettendo a noi di acquisire commesse e a loro, probabilmente, di sostenere le vendite. I dati di mercato confermano infatti che il settore della cartotecnica sta mantenendo i suoi fatturati. Credo sia un andamento positivo dovuto da una parte alle grandi potenzialità espressive dei prodotti cartotecnici, con i relativi ampi margini di sviluppo e, dall’altra, all’aumentata sensibilità dei clienti verso la loro utilità.
Qual è il vostro target? Il nostro target è diversificato: ci rivolgiamo a tutti i settori, dal meccanico all’alimentare, dallo sport alla moda, dalla farmaceutica alla profumeria. L’obiettivo è quello di fornire non solo un contenitore, ma anche un valido ed efficace strumento di comunicazione, che supporti le aziende in quanto strumento di marketing mirato a rafforzare la loro immagine e quindi a sostenere le motivazioni all’acquisto da parte del cliente finale. Molto importante, per
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Le vostre passioni.
Le nostre soluzioni.
PACKAGING · DISPLAY · ESPOSITORI · PUNTO VENDITA · LUXURY PACK Con Pasubio le vostre passioni si arricchiscono di un universo di forme, materiali e soluzioni tecniche. Qualsiasi proposta cartotecnica diventa motivo di sperimentazione di soluzioni innovative, abbinando anche materie prime diverse e progettando packaging ed espositori su misura, ad elevato impatto estetico ma sempre all’insegna della funzionalità. Pasubio, è il partner ideale per ricevere tutto il supporto tecnico e progettuale e valorizzare il vostro prodotto.
il Gruppo Divisione cartotecnica Scatolificio Pasubio srl via Venezia, 144 Schio (VI) Tel. +39 0445 512500 pasubio@pasubio.it
Divisione luxury pack Atecna srl via dell’Industria, 28 Pievebelvicino (VI) tel. +39 0445 661800 info@atecnasrl.com
Divisione stampa Kaigen srl via Due Camini, 43 Zanè (VI) tel. +39 0445 315310 kaigen@kaigen.it
Showroom Milano via G. Galilei, 47 Cinisello Balsamo (MI) tel. +39 02 61291347 milano@pasubio.it
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PER VOI CANTINE MACCHINE E PRODOTTI PER LA LAVORAZIONE DEI TERRENI IN VITICOLTURA
Soluzioni meccaniche per ogni situazione La lavorazione delle varie tipologie di terreni in viticoltura richiede macchine sempre più specialistiche, Berti macchine Agricole S.p.A. propone una delle gamme più ricche in agricoltura, per intervenire su ogni tipo di terreno con la massima efficienza testo Carmen Santi foto Berti Macchine Agricole S.p.A.
n’azienda di famiglia, nata nel 1920, che ha puntato tutto sulla serietà e sulla qualità delle proprie proposte, sapendo bene che robustezza, versatilità e sicurezza di un macchinario non si possono improvvisare, ma sono il risultato di un processo controllato e di esperienza messa a frutto sul campo. La ditta Berti è specializzata nella produzione di macchine per la lavorazione di terreni in viticoltura e si propone con modelli in grado di rispondere alle esigenze più particolari e con il brevetto di alcuni sistemi innovativi. Scopriamo questo mondo assieme a Filippo Berti, figlio di Mario, il titolare.
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Qual è la filosofia che caratterizza il lavoro della Berti Macchine Agricole S.p.A.? La nostra scelta, operata ancora alla fine degli anni Ottanta, è stata quella di costruire la nostra reputazione intorno alla qualità dei nostri macchinari, più che sul prezzo. Sapevamo di poter produrre macchine migliori della concorrenza, vista l’esperienza che avevamo alle spalle, la conoscenza molto specifica del settore
e la nostra aspirazione alla qualità e al miglioramento continuo. Partendo da queste basi, abbiamo rafforzato il percorso di studio delle esigenze del nostro segmento e abbiamo investito nella proposta di sistemi, alcuni brevettati, che soddisfassero reali esigenze che riscontravamo sul campo. Il risultato di questo percorso, che è ancora in divenire, è la gamma più completa oggi esistente di macchinari per l’agricoltura e per la viticoltura, che si compone di oltre 400 modelli. Su che fascia di prodotto vi collocate e chi sono i vostri clienti? Proponiamo un prodotto piccolo, medio e alto, rispondendo puntualmente alle esigenze dell’azienda agricola media e grande. Il 60% dei nostri macchinari è venduto all’estero, con il restante 40% del nostro prodotto copriamo tutto il suolo italiano, attraverso un’importante rete di distributori. Incentrandoci sulla viticoltura: quali sono le proposte più interessanti che la ditta Berti fa in questo settore? Innanzitutto vorrei far presente che le proposte sono davvero tante, proprio perché il vigneto è una realtà complessa, fatta di innumerevoli sfaccettature, che non sempre è facile cogliere, ma che per noi è doveroso studiare nei particolari. Per questo abbiamo investito molto nel nostro studio interno di progettazione, grazie al quale quotidianamente lavoriamo per individuare soluzioni per ogni situazione. Solo in questo modo, a nostro avviso, è possibile far
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Abbiamo investito molto nel nostro studio interno di progettazione, grazie al quale quotidianamente lavoriamo per individuare soluzioni per ogni situazione. Solo in questo modo è possibile far fronte all’evolversi delle richieste del settore fronte all’evolversi delle richieste del settore, che provengono perlopiù da enologi ed agronomi che conoscono molto bene le problematiche della coltura.
Tornando ai nostri prodotti, ce ne sono alcuni da mettere necessariamente in evidenza, come la trinciatrice TFB/Y, una macchina robusta e compatta, adatta a trinciare erba e sarmenti (fino a 8 cm di diametro) di potatura di vigneti. In secondo luogo, un altro prodotto interessante, è la trinciatrice PICKER/C per sarmenti di potatura. Si tratta di una macchina adatta alla trinciatura di materiale legnoso (fino a 8 cm di diametro), la cui particolarità consiste proprio nel fatto che non lascia nel vigneto alcun residuo di potatura, riducendo in questo modo la possibilità di uno sviluppo batterico. La novità del 2013 è però ECOSPRINT, una diserbatrice meccanica interfilare brevettata, la cui interessantissima lavorazione va addirittura a sostituire il diserbo chimico. Si tratta una macchina che tecnicamente ha una buona velocità di lavoro, che è stata pensata per non danneggiare il fusto della pianta e che è molto versatile, vista la possibilità di diverse regolazioni idrauliche. Altro prodotto molto interessante, per l’agilità e la robustezza con le quali riesce anche a lavorare su terreni molto difficili, è FLEXY, un rasaerba a taglio variabile, che permette l’adattamento su filari di differente larghezza. Ricordo per ultimo, tra i prodotti più rappresentativi, la decespugliatrice idraulica a tre articolazioni, mod. FB/ARC. Si tratta di un braccio a tre articolazioni che consente all’operatore di scavalcare i filari e gli impianti di irrigazione per effettuare il taglio di erba e arbusti fino a tre centimetri di diametro.
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PER VOI CANTINE MACCHINE E PRODOTTI PER LA LAVORAZIONE DEI TERRENI IN VITICOLTURA
Quali sono le politiche aziendali che adottate per la vendita e il post-vendita? A livello di vendita abbiamo adottato un programma di formazione per i nostri concessionari, affinché siano preparati a fare le giuste proposte e a dare risposte alle varie problematiche, soprattutto per quanto riguarda le nostre soluzioni tecniche. Per quanto riguarda invece il post-vendita e la manutenzione, abbiamo scelto di organizzare il servizio internamente, convinti che sia una delle scelte vincenti per fidelizzare il nostro cliente. Il reparto ricambi e manutenzione ci permette infatti di rispondere in maniera tempestiva alle richieste della clientela e di dare soluzioni in maniera competente e mirata, senza sottostare a lunghi tempi di attesa.
mo e assembliamo i componenti di prima qualità che vengono realizzati esclusivamente in Italia e in Europa. Al suo interno seguiamo inoltre tutte le procedure di assemblaggio, sabbiatura, verniciatura, lavaggio e controllo qualità. Produciamo in questo modo circa 150 macchine a settimana, seguendo il sistema certificato ISO:9001 (in arrivo ISO 14001:18001).
La produzione è totalmente made in Italy? Nel nostro stabilimento di Caldiero, in provincia di Verona, dove attualmente sono impiegate 52 persone, progettia-
Berti Macchine Agricole S.p.A. Una realtà importante dell’imprenditoria veronese condotta oggi da Mario Berti e dai suoi due figli, Filippo e Alessandra, assieme a numerosi collaboratori. Nata nel 1920 come piccola ditta di macchine agricole, a Tavernello, in provincia di Vicenza, nel 1959 si trasferisce nel veronese, a Caldiero, dove è collocata ancora oggi la sede. Tutto ebbe inizio con Venusto Berti, nonno di Mario, agricoltore terziario con una spiccata vocazione per l’agricoltura e per la ricerca di soluzioni per la lavorazione della terra, che già all’inizio del Novecento ha dato vita ai primi progetti e alle prime macchine, come l’aratro. Si trattava di una macchina che inizialmente era a trazione animale e che poi venne sviluppata meccanicamente. Fu poi il figlio Pierino Livio a migliorarla tecnicamente e a dare vita anche ad un’altra soluzione molto utile ai viticoltori: il torchio per la spremitura delle uve. L’evoluzione seguì poi, nel 1961, con il primo impolveratore per spargere lo zolfo nei vigneti, al quale venne in seguito aggiunta un’appendice che permetteva di trasformarlo in spandiconcime, in modo da consentirne l’utilizzo sia in estate che in inverno. A Livio si affiancano poi i due figli, Mario e Giorgio, che, assieme al padre costruirono la prima pala e la prima benna caricatrice per l’uva.
Ma il prodotto che ha sancito la svolta e la storia dell’azienda è la trinciatrice: il primo modello, ad asse orizzontale, venne realizzato nel 1972 con il nome SFIPO. Nel 1979 viene invece costruita la prima trinciatrice da argini, con il nome TAB, che sarà l’antenata dell’attuale gamma TA. È il 1987 quando alla produzione delle trinciatrici si affianca quella dei carrelli porta barra, nel 1989 la gamma viene ampliata con le decespugliatrici idrauliche e con applicazioni speciali per macchine movimento terra. Negli anni Novanta l’azienda sceglie di specializzarsi nella produzione di trinciatrici per la manutenzione e la bonifica professionale del verde agricolo, urbano e forestale. Altro anno significativo per la ditta Berti è il 2003, poiché viene realizzata la prima trincia caricatrice per il recupero energetico delle biomasse: PICKER/C. Attualmente l’azienda, ancora orgogliosamente a carattere famigliare, si sviluppa su una superficie di 15mila mq, è organizzata con rivenditori in Italia e all’estero, ed esporta il 60% del suo prodotto, portando l’eccellenza delle proprie macchine nel mondo.
Nella foto in alto Filippo Berti con il padre Mario, al centro, con tutto il Team Berti
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PER VOI CANTINE MANUTENZIONE MACCHINARI PER CANTINE
In cantina la manutenzione senza problemi La manutenzione degli impianti di vinificazione e imbottigliamento può essere seguita da aziende specializzate, che, conoscendo il funzionamento della parte meccanica, elettrica e idraulica, risolvono le problematiche in un unico intervento testo Carmen Santi foto O.M. System
da sempre il lavoro di O.M. System quello di individuare ogni problema di funzionamento sui macchinari utilizzati per la trasformazione e l’imbottigliamento del vino e risolverlo in maniera tempestiva: questo avviene grazie all’esperienza di Marco Olivieri e Federico Mutinelli, che hanno maturato il proprio know-how in più di vent’anni di lavoro all’intero di un’importante cantina vinicola del Nord-Est.
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Quale tipo di servizio offrite per la cantina vinicola? Grazie alle nostre professionalità differenziate offriamo un servizio di manutenzione e revisione completa per tutti i macchinari automatizzati che vengono utilizzati per la vinificazione e l’imbottigliamento nelle cantine. Ci occupiamo della parte elettrica, meccanica e idraulica. Per molti anni siamo stati responsabili della manutenzione di un’importante cantina vinicola veronese, esperienza che ci ha permesso di specializzarci in questo ambito su ogni tipo di macchinario utilizzato per la vinificazione. Nel 2004 abbiamo scelto di allargare le nostre competenze a molte altre realtà vinicole del veronese, ed è nata O.M. System, un’a-
Possiamo offrire servizi di manutenzione annuale programmata per impianti di pigiatura e pompe enologiche, ma anche manutenzione e revisione elettrica e meccanica di impianti di imbottigliamento e progettazione di quadri elettrici di gestione e automazione
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L’idea della macchina lavacasse automatica Dalla necessità di lavare le cassette utilizzate per l’appassimento delle uve, O.M. SYSTEM ha ideato e creato la macchina automatica lavacasse: un prototipo completamente in acciaio inox, che lavora con un lavaggio con acqua calda a 60-70 gradi, ad asciugatura automatica e ad una velocità di 1.500-1.800 casse all’ora. Questa macchina è disponibile per il noleggio presso le cantine vinicole che ne facciano richiesta nella provincia di Verona e limitrofe.
O.M. System Azienda nata nel 2004 che offre servizi ad aziende agricole e agro alimentari del settore enologico, grazie all’esperienza ventennale maturata dai propri titolari come manutentori in una grande Cantina vinicola del Nord-est Italia. Il suo obiettivo è quello di agevolare i processi produttivi delle piccole e medie aziende, diventando un punto di riferimento nella risoluzione di ogni problematica che si possa verificare durante il processo, che viene affrontata grazie a più competenze che vengono messe a disposizione a costi competitivi.
zienda dinamica che propone servizi di revisione e manutenzione programmata, ma che interviene anche tempestivamente in caso di urgenza. La nostra è una realtà che oggi vanta tra la propria clientela molte realtà piccole e medie del territorio veronese per le quali fornisce i servizi d’installazione, di collegamento, di avvio e adeguamento, oltre che la manutenzione degli impianti di vinificazione e di imbottigliamento. Nello specifico di cosa si tratta? Tra i servizi che forniamo c’è la manutenzione annuale programmata per impianti di pigiatura e pompe enologiche, la manutenzione e revisione elettrica e meccanica di impianti di imbottigliamento e di impianti di saturazione azoto, la progettazione di quadri elettrici certificati di gestione e automazione, la realizzazione di impianti per il controllo automatico nella temperatura dei serbatoi e di quadri per la gestione della pompa di alimentazione delle linee di imbottigliamento. Che tipo di contratti proponete? Proponiamo sia contratti di manutenzione annuale, che contratti a chiamata in caso di problematiche che si verifichino durante la lavorazione, ovviamente ogni tipo di contratto viene discusso in fase di analisi dei processi produttivi della cantina, in base alle necessità e alla mole di lavoro. Avete anche ideato soluzioni per la gestione automatizzata. Ce ne può parlare? Certamente, si tratta di un Radiocontrol per pompe, che può essere collegato a qualsiasi pompa con quadro elettromeccanico a comando con teleruttori. La gestione prevede una marcia “avanti e indietro” e la regolazione della velocità della pompa tramite inverter, se previsto: è un sistema che dà la possibilità di comandare da remoto l’aumento della portata e che garantisce la comodità e la sicurezza di comandare i sistemi di pompaggio. Può essere anche applicato a sistemi di pigiatura, osmosi e ai filtri per il trattamento del vino, addattandosi anche a pompe di vecchia costruzione.
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ASSISTENZA Siamo in grado di intervenire tempestivamente presso il cliente, individuare il problema e presentare l’offerta per le lavorazioni da eseguire.
Prodotti Omsystem utilizza le più moderne tecnologie e i migliori materiali esistenti sul mercato. Siamo infatti in grado di fornire: • Raccorderie Alimentare din, clampo, garolla • Raccorderie enologiche • Raccordi su misura • Contalitri • Modifiche per serbatoi • Tubazioni fisse in acciaio inox • Sistema di svuotamento linee - Pigging system • Assistenza tecnica specifica
Assistenza impianti enologici: • Linea di imbottigliamento e pigiatura • Revisioni • Modifiche studio manutenzioni programmate • Impianti di automazione, impianti elettrici • Modifiche per serbatoi e pompe per uso enologico • Monitoraggio ed analisi consumi elettrici della vostra azienda per conoscere il costo di produzione per singolo prodotto Assistenza meccanica ed elettrica di vari settori come: • Industria vinicola, cantine, aziende agricole, acetifici • Produzione birra, distillerie, liquori • Produzione bevande, succhi di frutta, acque minerali • Oleifici, produzione olio, caseifici, latterie, prosciuttifici, industrie alimentari in genere
Per far girare la tua azienda affidati agli esperti degli impianti enologici Noleggio Macchina lavacasse Da diversi anni ormai O.m. system ha introdotto il noleggio della lavacasse automatica una macchina particolare e specifica di propria progettazione e realizzazione. Tramite la formula del noleggio le aziende e cantine possono gestire al meglio l’utilizzo e i costi per la pulizia delle casse. Macchina lavacasse. Velocità 1400/1600 cassa ora: • Dimensioni L3000X1800 H1500 • Utenze: presa 32ahm 5 poli • Acqua di rete • No detergenti • Consegna Veneto e Lombardia • Consegne con i nostri mezzi in 24h previa verifica disponibilità
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PER VOI CANTINE PAVIMENTI
Pavimentazioni tecniche a prova di cantina Pavimentare le cantine è un’operazione da realizzare con prodotti resistenti, con lo studio e la posa di sistemi di drenaggio, con particolare attenzione alla sigillatura delle fughe (igiene e resistenza). Per questo ci vuole un partner specializzato testo Carmen Santi foto Tecnopavimenti
al 1991 Tecnopavimenti realizza pavimentazioni tecniche per l’industria alimentare e per le cantine vitivinicole, ma non solo, l’azienda si è specializzata nella pavimentazioni delle grandi superfici, di impianti natatori e nei rivestimenti esterni di facciata, utilizzando prodotti di comprovata qualità e un team di posatori organizzati su tutto il territorio nazionale, come ci spiega il titolare, Massimo Tabuani.
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Quali sono i prodotti specifici che Tecnopavimenti utilizza per la pavimentazione delle cantine? La Tecnopavimenti è specializzata fin dai suoi inizi nella realizzazione di pavimenti per l’industria alimentare e le cantine, che ha seguito, e segue tuttora, su tutto il territorio nazionale. I materiali che utilizziamo spaziano dal grès porcellanato, al clinker, con particolare attenzione alla selezione di prodotti, che sono tutti certificati e qualitativamente adatti per supportare i carichi, ma che rispondono anche a specifiche esigenze estetiche. Per le cantine possiamo progettare tutto il sistema pavimento, dai
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Tecnopavimenti Tecnopavimenti è una realtà specializzata nella pavimentazione di superfici tecniche. Nasce nel 1991 come ditta individuale di Massimo Tabuani, che, a partire dal 1984, aveva maturato un’importante esperienza nel settore dei pavimenti. L’azienda, con sede a Roma, si trasforma in srl nel 2007, e prosegue la sua attività su tutto il territorio nazionale, grazie ad una rete di posatori fidelizzati di professionalità comprovata, che lavorano seguendo i rigidi standard della certificazione UNI EN ISO 9001. L’azienda ha maturato importanti referenze in aziende del settore alimentare, in cantine vinicole, in centri commerciali, ipermercati e impianti natatori. Ogni pavimentazione e rivestimento Tecnopavimenti è garantito 10 anni.
massetti alla posa, ai sistemi di drenaggio in inox. Altra cosa importantissima: realizziamo la sigillatura delle fughe con resina epossidica antiacida, che viene utilizzata nell’industria alimentare per questioni di igiene, ovvero per rendere il pavimento a carica batterica zero. La sigillatura serve inoltre a rendere più resistente
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A sinistra Cantina Antinori Località Bargino, Firenze
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quindi si tratta di professionisti seri che operano in maniera da rispettare gli alti standard di qualità che vogliamo come azienda. Siamo infatti una realtà che ha fatto della qualità il proprio cavallo di battaglia: siamo certificati UNI EN ISO 9001 e godiamo dell’attestazione SOA. Perché avete scelto di lavorare per questo segmento molto specifico? La nostra passione per i materiali di pavimentazione e l’orientamento al ‘problem solving’ ci ha di fatto spostati su commesse più tecniche, stimolati anche dal fatto che questo settore è molto più complesso e complicato rispetto all’edilizia tradizionale. Per questo abbiamo deciso di seguire tutto il processo in maniera molto professionale, affidandoci a partner come Mapei per la formazione del personale e per la scelta dei prodotti. Oggi le nostre pavimentazioni sono talmente sicure, che possiamo dare una garanzia decennale sulle nostre opere.
la pavimentazione al momento dei lavaggi. Per questo le nostre pavimentazioni possono definirsi sicure, robuste e di lunga durata. Di quali altre attività si occupa la vostra azienda? Quali sono le vostre referenze? Seguiamo la posa di pavimenti e rivestimenti in monocottura, grès porcellanato, clinker e marmo per l’industria alimentare, centri commerciali, ipermercati, impianti natatori e grandi superfici in genere su tutto il territorio nazionale. Inoltre realizziamo anche rivestimenti esterni di facciate. Dal 1991, anno di nascita della nostra azienda, abbiamo seguito moltissime aziende, grandi e medie. Il nostro cliente è per lo più il grande committente privato, anche se realizziamo superfici medie, non andando però al di sotto dei 500 mq. Per ricordare solo alcuni dei lavori che abbiamo fatto, ne cito alcune, come: Spumantificio Rotari Mezzocorona (Trento), Cantina Sociale Montalcino (Siena), Cantina Antinori a Bargino (Fi), ma anche cantine di dimesioni più ridotte come Campagnola Giuseppe a Verona. Per quanto riguarda l’industria alimentare trattiamo dalla Conserve Italia “Valfrutta” Ferrara, alla Acqua e Terme di Uliveto (Pisa), alla Ferrero Spa. In quanto a grandi superfici abbiamo pavimentato molti ipermercati, come L’Ipermercato Coop di Sesto Fiorentino (Firenze), ma anche il Centro Commerciale di Beinasco, l’Ospedale S. Orsola di Bologna, e altre realtà come la Concessionaria FIAT Alfa Lancia di Rovigo “ing. Fabbris”. Abbiamo poi seguito molti impianti natatori, dallo Stadio del Nuoto di Riccione a varie piscine comunali su tutto il territorio nazionale. Come siete organizzati per la posa sul territorio nazionale? Attualmente siamo organizzati con una squadra di 32 posatori che lavorano in tutta Italia. Alcuni sono dipendenti diretti di Tecnopavimenti, mentre altri sono artigiani che lavorano esclusivamente per noi. Molti di loro lavorano con noi fin dall’inizio,
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Secondo lei, qual è stato il segreto della vostra attività in tutti questi anni? Cosa vi ha fatto primeggiare nel vostro settore? Credo che il nostro punto di forza sia davvero la qualità, poiché una delle nostre regole consiste nell’accettare esclusivamente le commesse che siamo scuri di poter eseguire col nostro personale. Non accettiamo lavori che poi non riusciremmo a gestire nei tempi stabiliti, o a non gestire con il nostro livello di qualità. Inoltre abbiamo un’organizzazione forte, che è in grado di calcolare le tempistiche di consegna e di rispettarle.
Credo che il nostro punto di forza sia davvero la qualità, poiché accettiamo esclusivamente le commesse che possiamo eseguire con il nostro personale. Inoltre abbiamo un’organizzazione forte, che è in grado di calcolare le tempistiche di consegna e di rispettarle
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PER VOI CANTINE SERVIZI IN VITICOLTURA
I maestri della piantagione La progettazione e la piantagione di un vigneto sono attività di grande responsabilità, poiché si tratta di prendersi cura a priori di tutto il processo produttivo, che va dalla preparazione della terra alla consegna delle uve testo Carmen Santi foto Tecnovitis
La progettazione e la piantagione di un impianto viticolo ad opera di professionisti con conoscenza ed esperienza alle spalle è fondamentale almeno per tre ragioni. La prima, ed è la più pratica, per assicurarne la longevità e la resa nel tempo, poiché solo un vigneto progettato a seconda della consistenza e della pendenza del terreno, delle condizioni climatiche della zona e del tipo di vite, può sviluppare tutte le proprie potenzialità; la seconda tocca l’ambito della sicurezza, soprattutto se si tratta di vigneti piantati in zone impervie, dove vi sono particolari pendenze e terrazzati: in questi casi è necessaria una buona progettazione che permetta di risolvere le problematiche di pendenza e cedimento dei terreni, allo scopo di permettere la gestione futura del vigneto in totale sicurezza. La terza riguarda invece il business. Ogni cantina vinicola sa quanto oggi sia importante l’immagine ai fini del marketing e della vendita, ed ecco perché una progettazione di precisione, supportata dalla tecnologia, ha il merito di dare un aspetto ordinato al vigneto. E questo fa la differenza. Tra i professionisti che oggi hanno una lunga esperienza alle spalle in questo settore e che hanno testato
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e testano quotidianamente sui loro 65 ettari di vigneto le proprie tecniche, c’è Tecnovitis di Verona, una realtà nata nel 1985 dall’ingegno del suo titolare, Tiziano Stizzoli, che ha sviluppato la sua attività su tutto il territorio italiano, ed ora anche all’estero, offrendo una serie di servizi per la viticoltura. Quali sono i servizi che Tecnovitis riserva ai propri clienti? I servizi che noi forniamo su tutto il territorio nazionale ed estero comprendono le attività di progettazione pre-impianto, di preparazione del terreno, di messa in sicurezza nel caso di pendenze e di cedimenti del terreno, di piantagione e di armatura. Siamo attrezzati per realizzare ogni tipo di allevamento, anche se consigliamo l’impianto a Guyot poiché permette una lavorazione meccanica più agevole viste le macchine e la tecnologia che il mercato offfre. In caso di condizioni estreme di collina, come accade spesso in Trentino, realizziamo la pergola trentina, unilaterale. Limitatamente al territorio veronese, possiamo offrire anche il servizio di gestione completa del vigneto che consiste invece nelle attività di potatura, legatura viti, concimazione, eventuali diserbi, scacchiatura, cimature verdi, trattamenti, sfalcio, irrigazione, raccolta, consegna in cantina. Nel caso della realizzazione di un nuovo allevamento, fornite tutti i materiali oltre che l’opera? Siamo disponibili a lavorare anche con materiale fornito dal com-
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mittente, dopo un’attenta analisi della sua qualità, ma consigliamo di scegliere il nostro servizio “chiavi in mano”, che prevede la scelta e la fornitura delle barbatelle e di tutti i materiali da parte nostra; questo perché se vengono utilizzati materiali già collaudati dalle nostre macchine il nostro lavoro è più scorrevole; inoltre solo così possiamo garantire in tutto e per tutto qualità e sicurezza. Nella realizzazione di un vigneto è molto rischioso andare al risparmio sui materiali, come purtroppo fanno alcuni, poiché questo ne comprometterebbe intrinsecamente sia la qualità che la sicurezza, oltre che incidere negativamente sulla sua longevità (ad esempio: ribaltamento filari per agenti atmosferici).
Tecnovitis Tecnovitis è una società specializzata nella fornitura di servizi per la viticoltura, nata nel 1985 da una necessità riscontrata all’epoca dal titolare, Tiziano Stizzoli, che costruì un prototipo per facilitare l’impianto di viti su un terreno sassoso. Da lì iniziò un percorso che lo portò da viticoltore a fornitore di servizi per la viticoltura, grazie al continuo investimento in tecnologia e all’ideazione di macchinari che nel tempo fecero espandere l’attività in Italia e all’estero (Romania, Portogallo, Kazakistan). Attualmente l’azienda è diretta da Stizzoli assieme ai due figli, Martina e Andrea, che seguono direttamente la realizzazione di ogni impianto. Particolarmente specializzata nella realizzazione di vigneti in territori difficili in cui vi sono pendenze e terreno rocciosi, si serve di tecnologie, come: - macchine trapiantatrici a guida Gps - macchine pianta pali a guida laser, con martello demolitore oppure a pressione. - macchine a recupero prodotti, per fare trattamenti del vitigno con recupero del prodotto, che invece di andare disperso, viene rimesso nel circuito per il riutilizzo, senza dispersioni nell’ambiente e senza creare problemi ad abitazioni e corsi d’acqua. In Italia e all’estero offre i servizi di: progettazione preimpianto, preparazione del terreno, messa in sicurezza nel caso di pendenze e di cedimenti del terreno, piantagione e armatura. Per il territorio veronese è possibile la gestione completa del vigneto: potatura, legatura viti, concimazione, eventuali diserbi, interfilare, scacchiatura, cimature verdi, trattamenti, sfalcio, irrigazione, raccolta, consegna delle uve in cantina. Tecnovits testa tutte le proprie lavorazioni e i propri servizi su 65 ettari di proprietà piantati a vigneto, in Italia.
Quanto incide l’investimento in tecnologia e macchinari sulla crescita della vostra attività? Che risultati vi ha dato? I vigneti da noi piantati in tutti questi anni di attività non hanno mai riscontrato problemi nel tempo, proprio perché siamo sempre stati attenti non solo all’aggiornamento dei macchinari impiegati, ma anche alla qualità dei materiali utilizzati. Abbiamo dato attenzione ai dettagli, abbiamo risolto situazioni difficili, ci siamo ingegnati spesso per costruire prototipi e macchinari che ci permettessero di operare in situazioni in cui altri non erano stati capaci. Questo ci ha premiati nella nostra attività e possiamo dire che attualmente non ci sono situazioni che non sapremmo affrontare. Siamo anche coscienti del fatto che realizzare un vigneto è una grande responsabilità, per questo non improvvisiamo e abbiamo tutto l’interesse a consigliare bene e a lavorare al massimo delle possibilità. Del resto ci teniamo a far capire alla proprietà che preparare bene il terreno, progettare intelligentemente l’allevamento e investire sui materiali significa creare un vero e proprio patrimonio che resta nel tempo.
Servono prudenza e conoscenza della materia, ma soprattutto è necessaria l’esperienza che permette di intervenire anche nelle situazioni più difficili per realizzare un vigneto lavorabile sempre in sicurezza
PROGETTIAMO E REALIZZIAMO IL TUO VIGNETO OVUNQUE TU VUOI
PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DI VIGNETI lavorabili con tecnologie di ultima generazione
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DISPONIAMO DI ATTREZzATURE PER LA RACCOLTA E LA MANUTENZIONE DEL VIGNETO
Via Montecurto di Sotto 6 37030 Lavagno (VR) Italia Mob. 338 9947199 PEC: tecnovitis.stizzoli@pec.it Email: tiziano.stizzoli@email.it
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PER VOI CANTINE SISTEMI DI DRENAGGIO E ACCESSORI IN ACCIAIO INOX
Inox imbattibile nelle linee di drenaggio Canaline e chiusini di drenaggio delle acque e dei liquidi possono essere realizzati anche in acciaio inox. Questa è il core business di Inoxsystem® leader nel settore edile ed alimentare con prodotti speciali per le cantine testo Carmen Santi foto Inoxsystem
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a Inoxsystem® da oltre vent’anni è attrezzata per la realizzazione di articoli per il drenaggio delle acque e dei liquidi, attraverso una serie di prodotti in acciaio inox. L’azienda, che ha sede in provincia di Vicenza, propone sul mercato un’assortita gamma di articoli e di accessoristica in acciaio inox, destinata all’industria edile ed alimentare, con particolare attenzione alle cantine vinicole. Ce ne parla il titolare, Adriano Dal Ponte, che oggi esporta i suoi prodotti in tutto il mondo.
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Quali sono i prodotti che realizzate per i vinificatori? Quali le esigenze che incontrate? La nostra azienda è attrezzata per proporre perlopiù linee di drenaggio, che vengono studiate caso per caso, in modo ingegneristico, ma anche architettonico, in modo da poter rispondere alle esigenze pratiche ed estetiche delle cantine. Tutto questo viene realizzato con particolare attenzione ai punti di sforzo, ovvero con prodotti specifici, particolarmente resistenti nei punti in cui vi sono passi carrabili con movimentazione di mezzi pesanti.
Lavoriamo per qualsiasi situazione, studiando precedentemente dove si fermano i deflussi e trovando la soluzione ad hoc attraverso i nostri prodotti: pozzetti, chiusini, pilette di nostra realizzazione, esclusivamente in acciaio inox inossidabile. Ci può dare qualche indicazione specifica sui prodotti? Certamente, i nostri chiusini sono adatti a qualsiasi situazione di drenaggio e, costruiti in acciaio inox AISI 304 e AISI 316, presentano un elevato grado di inossidabilità. Sono disponibili in diversi modelli: con copertura in piastra o in griglia; con superficie a forma quadra o tonda, con sifone e non, con doppio sifone, con piastra cieca con anello di tenuta OR o con cestello per il recupero
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Inoxsystem® Nata nel 2000 dalla passione di Adriano Dal Ponte per la lavorazione dell’acciao inox, intercettando le richieste di articoli per il drenaggio delle acque, provenienti dal mercato europeo, Inoxsystem® lavora inizialmente per l’industria chimica e alimentare. L’azienda, grazie alla qualità del prodotto e alla capacità di risolvere in modo semplice ed efficace anche le più svariate esigenze che si presentano in cantiere, trova subito un ottimo riscontro nel settore, diventando, in pochissimo tempo, leader nel mercato italiano ed europeo. Nel 2003 la Inoxsystem® si sposta in via Astico, a Fara Vicentino e, 5 anni dopo, acquista un’altra sede staccata e nuovi macchinari: in questo modo può garantire una rapida esecuzione dei lavori senza rinunciare alla politica di velocità ed efficienza che da subito ha contraddistinto l’azienda. Nel 2009 l’azienda viene trasformata da società individuale a società a responsabilità limitata, consentendo così l’inserimento dei figli Daniel e Jacopo. Da questo momento Inoxsystem® inizia a proiettarsi verso una nuova prospettiva, diventando non solo leader nel settore per il mercato europeo, ma anche mondiale, grazie al nascere delle prime ottime collaborazioni provenienti da tutto il mondo. Tutti i prodotti sono visibili su www.inoxsystem.it
degli scarti. Inoltre, oltre la vasta gamma di modelli standard, ogni pezzo può essere adattato in base alle esigenze. Anche le canaline sono costruite con il medesimo acciaio inox, hanno pendenza incorporata e possono avere una superficie a fessura da 20 millimetri (8 mm a richiesta), o una superficie con griglia di varie misure. Complete di chiusini e flangiature, possono raggiungere diverse lunghezze e forme per essere costruite e adattate alle diverse esigenze di installazione. La Inoxsystem® dispone inoltre di una vasta gamma di articoli di propria produzione, in acciaio Inox (stainless steel), quali chiusini di ispezione con superficie pavimentabile o in piastra, paraspigoli e paraangoli da parete e terminali di contenimento per pavimentazione. Fate anche lavorazioni su misura? Diciamo che più che parlare di “su misura”, parlerei di possibilità di adattamento dei prodotti che abbiamo in catalogo. Inoltre disponiamo di una vasta scelta di componenti e accessori di nostra produzione, sempre in acciaio inox, come chiusini di ispezione con superficie pavimentabile o in piastra, paraspigoli, terminali di contenimento per pavimentazione e altre tipologie di articoli adattabili alle diverse necessità. Com’è nata questa passione per l’acciaio inox e come ne è conseguita questa attività? Dopo essermi diplomato in meccanica, ho fatto subito esperienza
Le linee di drenaggio in acciaio inox presentano caratteristiche uniche di solidità e durevolezza, inoltre sono facilmente pulibili, rispettando le normative vigenti, e soddisfano l’estetica
nella produzione di articoli in acciaio inossidabile e mi sono affacciato così per la prima volta in questo mercato, all’epoca ancora poco conosciuto, che è diventato la grande passione della mia vita. In quegli anni ho appreso in prima persona le migliori tecniche di lavorazione del metallo “a freddo”, che venivano usate per ottenere dal semplice foglio di lamiera in inox prodotti destinati all’industria alimentare e chimica, come serbatoi o macchinari in genere. Successivamente, a Bassano Del Grappa, ho fondato la mia prima azienda specializzata in prodotti in acciaio inox su misura, lavorando principalmente per il mercato Svizzero. Le continue richieste, provenienti non solo dalla Svizzera ma anche dal mercato europeo, di articoli per il drenaggio delle acque (e di liquidi in genere) su pavimenti destinati all’industria alimentare e chimica, mi hanno spinto ad inventare e immettere nel mercato un prodotto che andasse oltre al classico sistema in cemento, in plastica o in ghisa; un prodotto, come il nostro, che offrisse allo stesso tempo efficienza, solidità, estetica, durata nel tempo e facilità di pulizia (vista anche la crescente attenzione delle imprese al rispetto delle normative d’igiene). Così, nel 2000, ho fondato “Inoxsystem di Dal Ponte Adriano”, con sede a Zugliano in provincia di Vicenza, e ho posto la firma per il registro del marchio d’impresa Inoxsystem®.
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PER VOI CANTINE TAPPI DI SUGHERO
Il sughero che esalta ogni vino Il sughero è il materiale che permettere la buona conservazione del vino, dei suoi profumi, ossigenandolo e conservandolo nelle sue caratteristiche originali. Conoscerlo e lavorarlo è oggi una specializzazione testo Carmen Santi foto Sugherificio LTS
ugherificio L.T.S. è una azienda specializzata nella produzione di tappi in sughero, sia per il vino che per il segmento vini spumanti, nata nel 1976 ai piedi della Franciacorta - territorio strategico per il settore vinicolo -, che ha fatto della qualità e della ricerca i suoi punti di forza. Manlio Sordi, l’attuale titolare, proveniente da una famiglia che si è dedicata al sughero, prima come materiale per le calzature e poi per il settore vinicolo, ci spiega la mission dell’azienda e le caratteristiche di un sistema che permette di ottenere una notevole riduzione del tricloroanisolo, sostanza responsabile del cattivo gusto di tappo.
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Signor Sordi, qual è la mission della sua azienda, e quali gli obiettivi che si propone? La mission della società è quella di realizzare prodotti ad elevata affidabilità, anche nelle tipologie a basso costo. Il controllo costante di tutte le fasi della lavorazione, dalla importazione della materia prima al post vendita, ha consentito a L.T.S. nel 2003, unica società italiana dopo due famose multinazionali del settore, di conquistare
la certificazione di qualità della Commissione Europea del Sughero. Il punto di forza dell’azienda risiede nell’accurata selezione delle zone di produzione della materia prima; per questo motivo, dopo alcuni studi di settore, L.T.S. ha scelto la Spagna e il Portogallo, dove vengono effettuate le prime lavorazioni sul prodotto, mentre le operazioni più essenziali avvengono direttamente presso la sede dell’azienda a Brandico, in provincia di Brescia. La ricerca continua è una delle caratteristiche più importanti della vostra attività. A cosa ha condotto? Il risultato attuale della nostra ricerca è ACV System, un nuovo sistema di sterilizzazione dei tappi naturali in grado di garantire un TCA inferiore ad un nanogrammo per litro. Si tratta di una procedura testata particolarmente adatta ai vini di fascia alta, che permette una notevole riduzione del tricloroanisolo, sostanza responsabile del cattivo gusto di tappo. Un’altra novità, frutto della nostra ricerca, è rappresentata da MicroLTS, un tappo microgranulato di sughero con microsfere in silicone, adatto a vini di fascia media con 3-4 anni di conservazione, che garantisce percentuale zero per quanto riguarda il gusto del tappo. Come si è riusciti ad arrivare a questi risultati e come li garantite? Abbiamo sviluppato nel corso degli anni un accurato sistema di lavorazione e di rigidi controlli sulla qualità, allo scopo di ridurre le problematiche del tappo in sughero. Innazitutto partiamo dalla
85 gnano in 24 ore, onde evitare lo stoccaggio dei nostri prodotti in magazzino non idonei; in ogni caso è essenziale che il trasporto non sia effettuato assieme ad altri materiali, che potrebbero inquinare il sughero stesso (acidi, idrocarburi, ecc...). Per un ottimale stoccaggio si consigliano successivamente locali non umidi, esenti da odori con temperatura tra i 15 °C e 25 °C, e una umidità relativa tra il 50% ed il 65%, o quantomeno, di tenere i nostri prodotti in un ambiente con tali condizioni, almeno 48 ore prima dell’imbottigliamento.
scelta della materia prima, proveniente prevalentemente da Spagna e Portogallo, e ci accertiamo che il sughero abbia raggiunto un’adeguata stagionatura (asciugatura della linfa) minima di 18 mesi, adottando la linea dei processi di lavorazione edita della C.E. Liège dal disciplinare dell’Università di Piacenza Facoltà di Enologia, e della Stazione Sperimentale Sughero di Tempio Pausania. La bollitura avviene effettuando il cambio giornaliero dell’acqua, affinché il sughero possa perdere la maggior quantità di tannini presenti al suo interno. I tappi vengono divisi successivamente in lotti da 100.000 pezzi e per ogni lotto vengono effettuate analisi organolettiche e di tenuta rondelle per i tappi tecnici. Una volta superati questi esami, il lotto passa alla fase di lavaggio di sanificazione, con successive analisi di controllo delle cessioni di sostanze ossidanti. Si passa poi alla selezione del tappo con macchina computerizzata. Infine, prima della timbratura personalizzata, viene controllato il
Il risultato attuale della nostra ricerca è ACV System, un nuovo sistema di sterilizzazione dei tappi naturali, in grado di garantire un TCA inferiore ad un nanogrammo per litro livello di umidità. Una volta timbrati, i tappi vengono lubrificati con silicone alimentare, con successivo controllo della forza di estrazione. Infine, dall’entrata in vigore della normativa sull’igiene degli alimenti, abbiamo provveduto a rilasciare autocertificazione HACCP su ogni fattura e per ogni fornitura effettuata. Nel processo di lavorazione comprendiamo anche la fase di trasporto: innanzitutto i nostri prodotti vengono confezionati in sacchetti di polietilene alimentare, elettricamente saldati, riposti in scatole di cartone e sigillati. In secondo luogo utilizziamo corrieri espressi che conse-
Quali sono i risultati tangibili di questo processo? Questa procedura, messa a punto negli anni, ci ha portato ad avere una percentuale di cessione “di gusto di tappo” e di altre problematiche dovute al tappo di sughero, inferiore all’uno per mille. Tuttavia, pur essendo soddisfatti dei risultati ottenuti, il nostro intento è quello di continuare nella ricerca e di rendere sempre più affidabile ogni nostro tappo di sughero. Quanti tappi vengono prodotti all’anno dal vostro sugherificio e per quali settori? La nostra azienda produce all’incirca 20milioni di tappi all’anno, comprendendo, oltre che tutta la gamma dei vini, da quelli di alta qualità alla qualità media, sempre in monopezzo, anche quella dei liquori, dei distillati e degli aceti. Distribuiamo i nostri prodotti in tutta Europa, con servizio di trasporto direttamente al cliente.
Sugherificio LTS Il Sugherificio LTS nasce nel 1976, fondato da Ivan Sordi, e si espande con la crescita della vendita di tappi di sughero per l’imbottigliamento del vino, usati dai privati in quegli anni. Inizialmente l’azienda lavorava il sughero della Maremma Toscana, ma le incognite riscontrate durante la stagionatura del sughero acquistato in pianta non davano garanzia della qualità che l’azienda cercava. Ecco perché dal 1992 il sughero venne importato dalla Spagna e dal Portogallo, paesi nei quali vengono attualmente effettuate le prime lavorazione del sughero grezzo, mentre le fasi più delicate ed essenziali che portano fino alla lavorazione ultima del tappo avvengono sotto il diretto controllo dell’azienda nella sede di Brandico. “La nostra attenzione è particolarmente rivolta verso le analisi ed il controllo della qualità che ci consentono di offrire uno standard qualitativo molto elevato – ricorda Ivan Sordi, il fondatore –. Inoltre, la gestione famigliare dell’azienda rende appetibile il nostro prodotto anche sul piano economico e credo sia anche questo un motivo per il quale possiamo annoverare fra i nostri clienti i più qualificati produttori vinicoli che vogliono offrire al loro cliente un prodotto di alta qualità, senza correre il rischio “che il vino sappia di tappo”. Oggi le redini dell’azienda sono passate nelle mani del figlio Manlio, che già da tempo affianca il padre nel lavoro, e della figlia Stefania, che segue la parte amministrativa.
C.E.LIÈGE - Certificazione di conformità al codice europeo per la produzione di tappi in sughero. SYSTECODE - sistema di garanzia delle qualità per l’industria del sughero.
da sempre amiamo realizzare tappi di qualità
E lo facciamo sempre meglio, grazie all’utilizzo di sughero naturale di ottima qualità ed allo sviluppo di sterilizzazione dei tappi ACV System, in grado di garantire un TCA inferiore ad un nanogrammo per litro. Innovazione e ricerca, come per MicroLTS, un tappo microgranulato di sughero con microsfere in silicone, adatto a vini di fascia media con 3 - 4 anni di conservazione, che elimina del 100% il gusto del tappo.
Tappo sughero naturale monopezzo Tappo sughero agglomerato birondellato 1+1 Tappo spumante Tappo colmatato Tappo sughero tecnico MicroLTS Tappo sughero agglomerato Tappo per liquori
Sugherificio L.T.S. S.r.l. Via X Giornate N.28 25030 Brandico (BS) Tel. +39 030975275 / +39 0302059433 info@sugherificio-lts.it
www.sugherificio-lts.it
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PER VOI CANTINE VIVAI-BARBATELLE E PIANTE DA FRUTTO
Tutto inizia da barbatelle certificate Scegliere barbatelle certificate, prodotte con un processo attento alla qualità in ogni aspetto, è la prima garanzia per avere un buon vigneto e il primo passo per ottenere un vino di qualità testo Carmen Santi foto Vivai Gozzo
attività dei Vivai Gozzo, che fonda le sue radici nel lavoro di Michele Gozzo negli anni Venti, si basa oggi su attenti controlli di qualità, su processi che vengono gestiti da macchinari e tecnologie che garantiscono la commercializzazione di barbatelle certificate, per rispondere alle esigenze di produzione dei vari viticoltori. Ce lo spiega Zeno Gozzo, titolare di terza generazione, che ha oggi ceduto l’attività ai figli Davide e Daniele.
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Come nasce la vostra attività? Tutto ha inizio con l’insorgere della Fillossera, una malattia che colpì la vite europea negli anni Venti, attaccandola nel suo apparato radicale, e nella soluzione che venne scoperta per sconfiggerla. Infatti si era capito che era necessario piantare una vite resistente al parassita, individuata nella vite americana, detta anche selvatica, e innestare successivamente su di essa la vite europea. Fu mio nonno Michele a cogliere in quegli anni l’opportunità di questo lavoro per farne una vera e propria attività: piantando infatti le talee della vite selvatica, in modo che emettessero radici, ne ricavava barbatelle da commercia-
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Vivai Gozzo Giunta alla quarta generazione, la Società Agricola Vivai Gozzo è attualmente diretta da Davide e Daniele Gozzo che, sulla scia di un’esperienza di famiglia che risale agli anni Venti, propongono oggi un processo di produzione di barbatelle meticoloso e di qualità. Il potenziale del vivaio si aggira su una produzione di oltre un milione di barbatelle l’anno, che interessano per lo più le uve del Soave, del Valpolicella, del Bardolino e del Custoza. Ma vengono prodotte anche barbatelle di pinot, chardonnay, merlot, cabernet, sauvignon, vespaiola, glera e altre. L’azienda è da sempre attenta alla ricerca ed è socia del Consorzio per la Valorizzazione dei Prodotti Ortoflorovivaistici Veronesi, marchio Vitiver, che sta omologando una serie di nuovi cloni dopo una serie di studi durata oltre 10 anni. Vitiver, assieme a Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, Cra di Conegliano, Università di Udine, Provincia di Verona e i consorzi di tutela di prosecco, Soave, Valpolicella e Bardolino, sta portando avanti il progetto Vitires, volto ad individuare nuove varietà di vite veronesi resistenti ad oidio e peronospora. Sempre tramite Vitiver, partecipa inoltre ad uno studio sull’agrobatterio della vite, in collaborazione con il Cra di Conegliano e l’Università di Padova.
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lizzare. A quell’epoca le barbatelle venivano vendute senza innesto, piantate a dimora e, solo raggiunta la misura, venivano innestate con la vite europea. Questo metodo, dell’innesto della vite europea in campo, è stato utilizzato fino agli anni Cinquanta. Solo più tardi, con i figli di Michele, ebbe inizio lo sviluppo del campo vivaistico viticolo come lo consociamo oggi. Qual è stata l’evoluzione? L’evoluzione avvenne con l’innesto della talea in azienda e con la sua successiva piantagione in vivaio, per consegnare al cliente una barbatella già innestata, con un notevole guadagno di tempo. Per parecchi anni, in realtà, si continuarono entrambe le produzioni, anche quando a metà degli anni Cinquanta uno dei fratelli, Giuseppe, si trasferì a Verona, a Porto San Pancrazio, portando con sé parte della produzione. E’ con i figli di Giuseppe che si sceglie la strada della barbatella innestata in vivaio e oggi, con la quarta generazione, ovvero con Davide e Daniele, i miei figli, l’azienda, mantiene lo stesso processo, pur rinnovandolo nelle tecnologie e nelle attrezzature. Attualmente il nostro vivaio ha una vasta produzione rivolta soprattutto a varietà veronesi, sia di grande diffusione che di nicchia, e ci offriamo volentieri per soddisfare richieste di particolari varietà. Quante barbatelle produce all’anno e quali sono le qualità più ricercate? Il potenziale del nostro vivaio supera il milione di barbatelle all’anno, con uno sguardo particolare alle produzioni del Soave, del Valpolicella, del Bardolino e del Custoza. Ma non disdegniamo cospicue quantità di pinot, chardonnay, merlot, cabernet, sauvignon, vespaiola, glera e altre. La fase produttiva: ci può spiegare come ha inizio il processo? Con l’impianto di piante madri di categoria base selvatiche, che danno talee selvatiche da innestare. Anche le piante madri delle marze di vite europea seguono lo stesso iter. Le piante madri, dal momento dell’impianto, vengono sottoposte ad attenti controlli cadenzati da parte dell’Osservatorio per le malattie delle piante, che rilascia regolarmente un verbale di idoneità del materiale prodotto. Questo processo dà origine al materiale vivaistico sano. Quando inizia la lavorazione vivaistica vera e propria? La lavorazione ha inizio a gennaio, prelevando i lunghi tralci di vite selvatiche dai corrispettivi impianti e procedendo alla loro pulizia e sezionamento in talee. Man mano che sono pronte, le talee vengono disinfettate e conservate in frigo. Lo stesso vale per le marze, che vengono raccolte e tagliate a gennaio, gemma per gemma, disinfettate e frigoconservate. All’inizio di marzo si procede all’innesto, che viene fatto grazie a macchine agevolatrici che permettono all’operatore di innestare alcune migliaia di soggetti al giorno; in parallelo un altro
Una nostra peculiare attenzione consiste nel consegnare le barbatelle direttamente durante la fase d’impianto, per essere certi che il materiale non venga esposto a rischi
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gruppo di operatori provvede alla paraffinatura dell’innesto, attraverso una paraffina specifica che viene utilizzata per proteggerlo. Una volta innestate, le talee vengono riposte in cassoni specifici a tenuta e conservate in frigorifero fino al momento della forzatura, operazione che consiste nel portare le talee innestate in ambiente caldo e controllato fino alla formazione del callo di cicatrizzazione dell’innesto. La nostra azienda ha scelto di fare questa operazione in acqua, per poter gestire l’iter più attentamente. A forzatura avvenuta, i cassoni vengono estratti dal locale specifico e dopo un breve periodo di climatizzazione si provvede ad una nuova paraffinatura. Da notare che per ogni paraffinatura viene usata una paraffina specifica per l’operazione in atto. Come avviene la piantagione e la coltura? Durante tutte queste operazioni è stato preparato il campo per l’impianto del vivaio: ogni anno viene scelto un campo nuovo per motivi fitosanitari, ovvero per evitare di piantare nuove talee in terreno ostile per fitotossine emesse dal vivaio precedente. Il campo viene preventivamente fertilizzato con concime organico e chimico, arato, erpicato e predisposto alla pacciamatura. La pacciamatura viene posata con una specifica macchina che contemporaneamente posa una manichetta per le successive irrigazioni, concimazioni e per i trattamenti specifici, tra cui quelli preventivi per la lotta al mal dell’esca, che avviene tramite inoculo di funghi antagonisti nel terreno. Le colture estive si traducono negli avvicendamenti antiperonosporici, antioidici e nei trattamenti insetticidi vari, nonché nelle sarchiature. Vengono anche fatte delle cimature per contenere la vegetazione e favorire la profilassi. In autunno, alla caduta delle foglie, si procede ad una drastica cimatura e allo sterro. Anche in questo caso una macchina innovativa ci permette di compiere l’operazione con la massima celerità e tutela delle barbatelle, che, raccolte in fasci vengono caricate su carri, portate in sede e conservate in locale fresco, in attesa della graduale operazione di cernita. A cernita avvenuta viene opportunamente reciso il tralcio e applicata una nuova paraffina adatta alla frigoconservazione e all’esposizione in campo dopo la messa a dimora. Come vengono confezionate e vendute le barbatelle? Le barbatelle vengono legate in fasci di 25 unità, ognuno contraddistinto da un’etichetta che ne certifica le caratteristiche e la tracciabilità, stivate in specifici bancali, protette da segatura umida, e poste in frigorifero, in attesa della commercializzazione e dell’impianto a dimora. Una nostra peculiare attenzione consiste nel consegnare le barbatelle direttamente durante la fase d’impianto, per essere certi che il materiale non venga esposto a rischi. Dopo l’impianto seguiamo la coltura, fornendo consigli utili per la buona riuscita del vigneto.
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Da generazioni
vite al servizio della Vite
Da quasi un secolo le quattro generazioni che si sono susseguite nella famiglia Gozzo si dedicano con passione alla viticoltura e in particolar modo al vivaismo viticolo. • visite pre/post impianto • consigli nella scelta della varietà, della selezione clonale e del portinnesto • idonea conservazione del materiale in celle frigorifere • possibilità di messa a dimora delle barbatelle • moltiplicazione di materiale aziendale • ogni altro servizio riguardante il settore
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Scegliere Vivai GOZZO come partner vuol dire poter contare su solidità ed affidabilità, su un rapporto cortese, diretto e sincero oltre che ottenere risultati reali: piante sane, robuste e vigneti che producono qualità.
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PER VOI CANTINE CONSULENZA ED ESECUZIONE INNESTI E SOVRAINNESTI
Tutti i vantaggi del sovrainnesto in vigneto Sovrainnestare un vigneto senza doverlo reimpiantare permette alle aziende vitivinicole di avere la produzione di una nuova varietà con estrema rapidità, ovvero già dalla stagione successiva, a costi imbattibili testo Carmen Santi foto Studio Passilongo
pecializzato in consulenza ed esecuzione di innesti e sovrainnesti di vigneti e frutteti in piantagione, ovvero nel creare nuovi vigneti innestando le marze di una nuova varietà sul vecchio impianto, per avere una nuova piantagione in grado di essere pressoché in piena produzione già dalla stagione successiva, con notevole risparmio di tempo e di costi rispetto al reimpianto totale. Questo è ciò che lo Studio Agronomico del dott. Nicola Passilongo, assieme ad altri agronomi ed esperti, realizza grazie ad una lunga esperienza nel settore degli innesti di vigneti e frutteti: un nuovo vigneto in un anno a costi imbattibili. Ce lo spiega proprio il titolare, Nicola Passilongo.
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In cosa consiste il vostro lavoro? Quali vantaggi dà rispetto a reimpiantare il vitigno ex-novo? E perché sovrainnestare? Il nostro studio è specializzato in consulenza ed esecuzione di innesti di marze di nuove varietà su piante vecchie, che vengono opportunamente preparate per fungere da porta-innesto, tecnicamente detto intermedio, e sulle quali viene poi eseguita
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Siamo in grado di sostituire le varietà esistenti in vigneto con altre più appetibili sul mercato o di recuperare e innestare vigneti di vecchie varietà, come accade in Valpolicella con il recupero della Turchetta, Corbina e Oseleta, che permettono di ritornare a gusti e aromi antichi, differenziando i vini sul mercato una sorta di operazione di chirurgia vegetale. Queste operazioni consentono alle cantine vitivinicole di ottenere, in un solo anno, un cambio varietale. Tale aspetto è di fonadamentale interesse visto che purtroppo dobbiamo abituarci alla volatilità del mercato attuale. Infatti, una varietà che oggi è interessante, all’indomani potrebbe non essere più cercata, con il rischio per il coltivatore di un crollo del reddito. Per questo aspetto consigliamo che al momento dell’impianto di un nuovo vigneto, si programmi e si accantoni annualmente un piccolo capitale che permetta all’azienda di essere pro-attiva e di seguire tempestivamente gli andamenti del mercato, cambiando quindi la vecchia varietà non più richiesta con una nuova più remunerativa. Il sovrainnesto è veloce ed economico: sostituire un vigneto espiantando e reimpiantando comporta un costo quantificabile in un range compreso tra i 12.000 e i 24.000 euro all’ettaro. Con la tecnica del sovrainnesto la spesa si attesta intorno ai 4.000-6.000 euro/ ha. In termini di recupero di tempo, essendo il porta-innesto già presente in campo, è infatti possibile realizzare l’innesto nella fase fenologica in cui vi è la ripresa della vita vegetale, ovvero a marzo, e quindi dare vita ad una nuova vigna già nell’arco di una stagione. Vorrei infine sottolineare l’aspetto qualitativo del sovrainnesto, poiché, avvenendo sulle radici di un impianto esistente, già dal secondo anno dà uve di qualità enologicamente mature. In quali altri casi viene praticato il sovrainnesto? Oltre che per il cambio varietale, oggi viene praticato per recuperare antiche varietà come accade per esempio in Valpolicella con la Turchetta e la Corbina, che, grazie alle loro caratteristiche enologiche, danno la possibilità di ritornare a gusti e aromi antichi, differenziando
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Nicola Passilongo Laureato in Agronomia presso l’Università Cattolica di Piacenza, Nicola Passilongo ha proseguito la sua formazione con un Master in Agribusiness presso lo SMEA di Cremona, maturando anche un’esperienza di quasi due anni in Canada presso l’Università di Guelph. Tornato in Italia ha lavorato per il Consorzio Agrario Lombardo Veneto (Calv) e, successivamente, nel coordinamento nazionale dei periti grandine per una multinazionale tedesca di assicurazioni (VH-Italia). Successivamente è rientrato nell’azienda agricola di famiglia, ma la passione per la viticoltura e la frutticoltura, unita a quella per le esigenze di mercato dei coltivatori, lo hanno portato a dedicarsi in particolare allo studio della tecnica degli innesti su frutteti e vigneti. L’esperienza maturata nel settore e la conoscenza di tutti gli aspetti tecnici maturata negli anni, sono oggi i punti di forza su cui fonda il proprio servizio di consulenza ed esecuzione.
i vini sul mercato. Le operazioni di sovrainnesto vengono anche eseguite per ringiovanire il vigneto o per risanarlo da talune virosi. Quali sono i vitigni più richiesti e quelli che avete la potenzialità di innestare? Spaziamo dalle varietà più conosciute a quelle più particolari, rispondendo alle diverse richieste di mercato. A seconda della vocazione delle diverse aree, i viticoltori scelgono le varietà che fanno al caso loro e noi siamo in grado rispondere a qualsiasi richiesta. Oggi, in particolar modo, siamo in grado di seguire una nuova tendenza che è quella che vuole recuperare vigneti di vecchie qualità, come già ricordato sopra. Qual è il vostro territorio di riferimento? Devo dire che siamo specializzati nei vitigni veneti e lavoriamo molto in questo territorio, ma di fatto lavoriamo anche in tutta Italia, dove è richiesto. Qual è il servizio che date al viticoltore? Innanzitutto facciamo un sopralluogo sul vigneto per capire qual è la situazione delle vecchie piante e per consigliare il tipo di innesto, se a spacco, a corona, a T-Bud o a Chip-Bud. Siamo in questo senso i consulenti del viticoltore per consigliare la tecnica migliore a seconda dei risultati che vuole ottenere. Dopodiché entrano in azione le nostre squadre di operatori. Si tratta di persone che lavorano con noi costantemente, ragazzi che sono specializzati in questo lavoro da alcuni anni, seguiti da un tecnico che ha un’esperienza di oltre quarant’anni nel settore. Ad innesto avvenuto forniamo l’assistenza tecnica per le operazioni di post-innesto e di difesa dell’innesto da insetti e funghi, tipici della fase di post-innesto.
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Il tempo non puoi fermarlo.
INNESTO APPENA ESEGUITO
INNESTO IN GERMOGLIAMENTO
INNESTO CRESCIUTO
INNESTO DOPO CINQUE MESI
Perché innestare un vigneto? Per avere una varietà diversa in produzione già nell’anno successivo. E per altri buoni motivi. - Ricambio varietale - Ringiovanimento del vigneto - Risanamento del vigneto
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- Costi più bassi rispetto ad un espianto-reimpianto - Tempi imbattibili: Rapidità d’esecuzione! - Qualità enologica delle uve tipica di vigneti maturi
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Ma con l’innesto puoi guadagnarlo. Dott. Nicola Passilongo Dottore agronomo - MBA Via Dossetto 5 37060 - Nogarole Rocca (Vr) Cell. 320 7409622 nicola.passilongo@studiopassilongo.it
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PER VOI CANTINE QUESTIONARIO
VALUTAZIONE DELLA PUBBLICAZIONE Gentile imprenditore, enologo e lettore, questo questionario è un modo per avere un riscontro da parte Sua in merito alla nostra pubblicazione. Affinché possiamo garantirLe un servizio migliore e più vicino alle Sue necessità, la preghiamo di rispondere alle domande seguenti e di inviarlo via fax al numero 045 8799156. • Età
❏ 20/30 ❏ 30/40 ❏ 40/50 ❏ 50/60
• Sesso
❏M❏F
• Residenza
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• Professione
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• Titolo di Studio
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• Ruolo
❏ Imprenditore
• Impresa
❏ Famiglia ❏ Piccola Impresa ❏ Media Impresa ❏ Grande Impresa
❏ Lavoratore Dipendente
Secondo Lei pubblicazioni di questo tipo sono utili nel mercato della viticoltura e vinificazione? ❏ Sì ❏ No Perché? .............................................................................................................................................................................................................................................................................................. Lei pensa che potrebbero essere realizzati progetti integrativi, diversi o più utili di questa pubblicazione? ❏ Sì ❏ No Se sì specificare quali ....................................................................................................................................................................................................................................................................... Perché? .............................................................................................................................................................................................................................................................................................. Cosa non Le è piaciuto di questa pubblicazione? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................. Cosa invece l’ha interessata e Le è stato di utilità? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................. Troverebbe utile per Lei e la Sua impresa una successiva pubblicazione dello stesso tipo? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................. Vorrebbe dare il Suo contributo al miglioramento dell’iniziativa con interventi specifici riguardanti il Suo settore, e contribuire con altri a progetti di scambio di informazioni fra categorie e fra appartenenti allo stesso settore? ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................. Ha trovato l’approccio con il Gruppo Unit soddisfacente? ❏ Sì ❏ No Perché? .............................................................................................................................................................................................................................................................................................. Grazie del Suo contributo, siamo sicuri che sarà fondamentale per il nostro miglioramento.
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Foto: Cantina Antinori Bargino
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