2 PROM FACILITY: LA
MECCATRONICA A PORTATA DI AZIENDA intervista a Paolo Bosetti
4 TUMORI ALLA
PROSTATA E MEDICINA DI PRECISIONE di Andrea Lunardi e Francesco Cambuli
6 XRDLAB: IL
LABORATORIO DI DIFFRAZIONE DEI RAGGI X
Periodico di informazione dell’Università degli Studi di Trento Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale 70% NE/TN taxe perçue - tassa riscossa Iscrizione Registro Stampe del Tribunale di Trento n.11 del 22 marzo 2011 Iscrizione ROC n. 17340 del 31 luglio 2008
di Paolo Scardi e Mirco D’Incau
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NUMERO 17 | ANNO 7 | NOVEMBRE 2017
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Direzione e redazione: Divisione Comunicazione ed Eventi Direzione Generale Università degli Studi di Trento via Calepina 14, I-38122 Trento tel. +39 0461 281201 fax +39 0461 282899 e-mail: knowtransfer@unitn.it http://knowtransfer.unitn.it
L’Università di Trento ha, infatti, tra i suoi obiettivi quello di rafforzare la capacità della ricerca scientifica di trasferire nuove tecnologie e innovazioni verso l’Industria e la nuova imprenditoria.
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Periodico di informazione dell’Università degli Studi di Trento anno 7, numero 17, novembre 2017 Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale 70% NE/TN taxe perçue - tassa riscossa Iscrizione Registro Stampe del Tribunale di Trento n.11 del 22 marzo 2011 Iscrizione ROC n.17340 del 31 luglio 2008
Direttore: Flavio Deflorian Direttore responsabile: Francesca Menna Redazione: Marinella Daidone, Paola Fusi, Lino Giusti, Claudio Nidasio, Vanessa Ravagni, Simona Sorrentino Progetto: Divisione Comunicazione ed Eventi Divisione Supporto alla Ricerca scientifica e al Trasferimento tecnologico Università degli Studi di Trento Grafica e impaginazione: Merj Morani Hanno collaborato a questo numero: Mirta Alberti, Paolo Bosetti, Francesco Cambuli, Mirco D’Incau, Andrea Lunardi, Francesco Pavani, Alessandro Rossi, Paolo Scardi, Massimo Stroppari Foto: Paolo Bosetti, Roberto Bernardinatti, Giovanni Cavulli, Alessio Coser, Daniele Lira (archivio Trentino Sviluppo), Luca Valenzin, Marzo Zanoli, Fotolia.com, e altri Stampa: Litotipografia Alcione Numero chiuso in tipografia il 10 novembre 2017
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Flavio Deflorian è prorettore vicario dell’Università di Trento con delega al supporto al sistema produttivo.
L’IMPULSO DEI DOTTORI DI RICERCA ALL’INNOVAZIONE INDUSTRIALE
Figure formate all’interno dell’università sempre più importanti per ricerca e sviluppo aziendali di Flavio Deflorian
Il dottorato di ricerca, in Italia come nel resto del mondo, è un percorso universitario finalizzato a formare studentesse e studenti nel settore della ricerca scientifica. Per molto tempo nel nostro paese si è circoscritto il naturale proseguo professionale dei dottori di ricerca all’ambito della ricerca pubblica, in particolare accademica. Da qualche anno si è sempre più cominciato a capire che l’impatto dei dottori di ricerca è decisamente più ampio ed è di particolare interesse per il mondo delle imprese, dove i settori aziendali di ricerca e sviluppo, e più in generale di innovazione, possono ricevere un impulso determinante dal contributo dei dottori di ricerca. Infatti, come già da tempo è stato riconosciuto nei paesi più avanzati dal punto di vista economico e tecnologico, le persone che hanno completato un dottorato di ricerca (PhD) hanno una elevata potenzialità nel trasferimento della conoscenza. Una visione di questo tipo è essenziale, sia per offrire interessanti opportunità di lavoro ai neo-dottori di ricerca (l’accademia può offrire possibilità di prosecuzione lavorativa a un numero limitatissimo di dottori di ricerca), ma anche e soprattutto per dare un contributo fondamentale di innovazione alla nostra società. Infatti questa apertura riguarda non solo i dottorati di ambito scientifico tecnologico, dove appare più scontata, ma anche gli ambiti delle scienze sociali e umanistiche. Perché questo processo di avvicinamento al mondo del lavoro ad ampio spettro sia efficace, va supportato e alimentato anche durante il percorso formativo di dottorato. Per questa ragione sono state sviluppate presso l’Università di Trento varie iniziative, quali la promozione di corsi aperti a tutti i dottorati finalizzati all’imprenditorialità, alla capacità di sviluppare nuove start up, alla conoscenza degli strumenti di tutela della proprietà intellettuale, e altri ancora. In particolare un’iniziativa che si tiene con successo da anni è il “Crash Course on Research Funding, Intellectual Property and Start up Creation”, organizzato dalla Divisione Supporto alla Ricerca scientifica e al Trasferimento tecnologico dell’Ateneo, che ha lo scopo di fornire conoscenze e competenze fondamentali per un efficace trasferimento della conoscenza in ambito applicativo. Un’altra iniziativa di notevole successo, che fa collaborare imprese e dottorandi (oltre a studenti e giovani ricercatori), è IPSP: Industrial Problem Solving with Physics. Si tratta di un evento della durata di una settimana, organizzato dall’Ateneo in collaborazione con Confindustria Trento e Polo Meccatronica - Trentino Sviluppo. Si veda in questo numero l’approfondimento “Giovani cervelli al lavoro” (pag. 11). Un tema dibattuto nella nostra società è come trasferire efficacemente le conoscenze generate dalla ricerca scientifica alla comunità, in modo tale da massimizzarne l’impatto sull’innovazione. La conoscenza trasferita alla società deve migliorare la qualità della nostra vita sul piano economico, tecnologico, sociale, umano. È un compito difficile e una grossa sfida. Chi sta svolgendo un dottorato di ricerca, o lo ha finito da poco, è un attore privilegiato di questo processo, perché ha dalla sua la freschezza, l’entusiasmo e il talento per vincere la partita. L’Università, dal canto suo, deve fornire gli strumenti necessari e assecondare il percorso.
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PROM FACILITY: LA MECCATRONICA A PORTATA DI AZIENDA
I nuovi laboratori del Polo di Rovereto. Tra i primi progetti sviluppati: la monoposto elettrica da corsa intervista di Claudio Nidasio a Paolo Bosetti
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Frutto della collaborazione fra Provincia autonoma di Trento, Trentino Sviluppo, Università di Trento, Fondazione Bruno Kessler (FBK) e Confindustria Trento, i nuovi laboratori della ProM Facility - dove ProM sta per Prototipazione Meccatronica - offrono alle aziende della filiera meccatronica una piattaforma integrata per la progettazione, lo sviluppo, la realizzazione, la verifica e la validazione di sistemi e processi produttivi. Si aggiunge un tassello importante al Polo Meccatronica di Rovereto. Abbiamo sentito Paolo Bosetti, docente del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento e responsabile scientifico della ProM Facility. Professor Bosetti, la ProM Facility si pone la finalità di ridurre i tempi di sviluppo e produzione di manufatti di design e prototipi industriali tramite macchinari d’avanguardia. Quali attrezzature saranno presenti per le aziende? La ProM Facility metterà a disposizione attrezzature e macchinari per quattro linee d’azione: prototipazione, testing, metrologia e ICT. La prototipazione prevede la capacità di realizzare componenti per stampa 3-D (in metallo, in polimero e in composito), componenti in tubo e lamiera tagliati al laser, componenti meccanici ottenuti per asportazione di truciolo e per elettroerosione, nonché la realizzazione di piccole serie di schede elettroniche. Il testing prevede la possibilità di verificare i prototipi mediante banchi prova meccanici, banchi prove motore, una camera climatica con shaker. La metrologia consente sia di verificare le dimensioni e le geometrie
dei componenti prototipati sia di effettuare operazioni di reverse engineering, mediante sistemi a scansione laser, tomografia X, interferometria e misure a contatto. Infine, la linea ICT fornisce il supporto allo sviluppo di soluzioni IoT (Internet of Things) e di intelligenza artificiale da integrare nei prodotti meccatronici. In particolare, grazie a un finanziamento della Fondazione Caritro, la facility sarà dotata di un supercalcolatore all’avanguardia per l’addestramento delle Deep Neural Network, molto importanti nel campo dell’Intelligenza Artificiale. L’Università di Trento è una delle parti coinvolte nella ProM Facility in quanto qui convergeranno alcune attività di didattica, ricerca e trasferimento tecnologico in un’ottica di Industria 4.0. Ci può illustrare il ruolo dell’Ateneo a supporto della ProM Facility? La facility è stata progettata ed è gestita grazie a un protocollo di intesa firmato, oltre che dalla nostra Università, da Trentino Sviluppo, Fondazione Bruno Kessler, Confindustria Trento. In particolare, la gestione vede l’Università farsi carico (tramite un suo delegato) della responsabilità scientifica delle attività. L’Università ha la responsabilità di coordinare in ProM le operazioni di ricerca e trasferimento tecnologico, sotto forma di supporto e contributo intellettuale ai progetti di ricerca e sviluppo condotti dalle aziende presso la facility, di didattica attraverso dottorati, tesi di laurea e attività di laboratorio, e di formazione sulle nuove tecnologie, rivolta a professionisti e operatori delle industrie del territorio). In virtù di tale contributo, i ricercatori dell’Università hanno la possibilità di accedere alle attrezzature della
lavora presso la Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica e al Trasferimento Tecnologico dell’Università di Trento.
facility secondo le tariffe di puro uso, ovvero coprendo i costi di energia e consumabili. All’interno della ProM Facility è stata realizzata una monoposto a propulsione elettrica della scuderia E-Agle Trento Racing Team, formata da studenti dell’Università di Trento. In cosa consiste questo progetto e come sono state utilizzate le tecnologie di sviluppo e prototipazione disponibili? La nostra Università ha istituito da circa un anno una propria squadra corse, formata esclusivamente da studenti delle lauree triennali e magistrali, principalmente in Ingegneria ed Economia, per partecipare alle competizioni di Formula SAE. Si tratta di competizioni internazionali nate negli Stati Uniti negli anni ’80 e che vedono una forte presenza di atenei italiani da circa una decina d’anni. La nostra squadra ha cominciato a lavorare nel settembre scorso alla primissima monoposto targata UniTrento ed ha tratto un importantissimo contributo proprio dalla sponsorizzazione di Trentino Sviluppo che ha puntato proprio sulla monoposto come test per mettere alla prova la ProM Facility nella realizzazione di una vettura da competizione a propulsione elettrica. La vettura è stata completata in luglio di quest’anno, con un innovativo telaio a traliccio con giunti strutturali realizzati in stampa 3-D e tubi tagliati al laser. Gli studenti si sono dedicati con passione e sacrificio ad un progetto estremamente ambizioso (realizzare un veicolo da competizione in meno di un anno) lavorando attivamente all’interno della Facility, sfruttandone appieno i macchinari e le competenze dei tecnici. Tra
i primi risultati della scuderia c’è la partecipazione alla competizione che si è tenuta dal 19 al 23 luglio sul circuito Riccardo Paletti a Varano de’ Melegari (Parma). L’E-Agle Trento Racing Team ha ottenuto il primo premio assoluto, con la monoposto Chimera, per la migliore soluzione di telemetria, cioè per il miglior sistema di raccolta e comunicazione dei dati di funzionamento di tutti i sistemi del veicolo, visualizzati in maniera molto efficace al pilota, mediante il grande display sul volante, e alla squadra dei tecnici nel paddock. [Per approfondimenti visita il sito della squadra: http://formula.dii.unitn.it/]
CONTATTI Dipartimento di Ingegneria Industriale Università di Trento via Sommarive 9, I-38123 Povo (Trento) paolo.bosetti@unitn.it ProM (Prototyping Mechatronics) Facility via Fortunato Zeni 8, I-38068 Rovereto(Trento) tel. +39 0464433111, info@polomeccatronica.it http://polomeccatronica.it/it/prom-facility
PRIMO PIANO
Claudio Nidasio
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TERAPIA A BERSAGLIO E MEDICINA DI PRECISIONE
Lo studio di modelli sperimentali di tumore alla prostata per cure sempre più personalizzate di Andrea Lunardi e Francesco Cambuli
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Il cancro alla prostata è la neoplasia più comunemente diagnosticata in uomini di età superiore ai 60 anni. Da un punto di vista clinico il protocollo per un tumore confinato prevede la rimozione chirurgica dell’intera prostata (prostatectomia) o, in alternativa, il trattamento radioterapico. In caso di tumore metastatico, l’inibizione della via di segnalazione dell’androgeno rappresenta la terapia d’elezione. Sebbene quasi il 90% dei pazienti rispondano positivamente alla deprivazione ormonale, con tempi di latenza che possono variare da pochi mesi a diversi anni a seconda del paziente, il cancro diventa inevitabilmente resistente alla terapia. Mutazioni che rendono attivo il recettore dell’androgeno in assenza dell’ormone e la neo-sintesi di androgeno da parte delle stesse cellule tumorali, tramite attivazione di specifiche vie metaboliche, rappresentano due dei meccanismi identificati per i quali nuovi farmaci sono in corso di sperimentazione. L’identificazione sempre più accurata dei meccanismi implicati nell’insorgenza e progressione metastatica del tumore alla prostata, così come nella risposta alla radioterapia e alla terapia ormonale avrà perciò un impatto fondamentale per lo sviluppo di una medicina di precisione basata su strategie terapeutiche più efficaci e durature, mirate contro le alterazioni molecolari caratterizzanti il tumore di ogni singolo paziente.
Capire come specifiche alterazioni genetiche possano influenzare l’aggressività della malattia e la risposta a specifici trattamenti, alterando precisi meccanismi cellulari, consentirà da un lato una migliore stratificazione dei pazienti in regimi terapeutici appropriati, dall’altro l’identificazione di nuove terapie da affiancare alle esistenti, migliorandone così l’efficacia. Abbiamo dimostrato, insieme ad altri gruppi di ricerca e grazie all’utilizzo di sistemi modello geneticamente modificati, che: la genetica del tumore alla prostata determina il grado di aggressività della malattia; distinte genetiche del tumore determinano distinti meccanismi di resistenza al medesimo approccio terapeutico; la modulazione farmacologica di tali meccanismi può recuperare la sensibilità del tumore alla terapia impiegata. L’impiego di modelli murini geneticamente modificati in grado di sviluppare tumore prostatico in seguito a specifiche alterazioni del loro corredo genetico ha condotto a un fondamentale miglioramento della conoscenza di alcuni meccanismi di base del processo tumorigenico prostatico e, recentemente, di alcune forme di resistenza a specifiche terapie, con importanti ricadute in ambito clinico. La complessità genetica caratterizzante il tumore prostatico umano richiede inevitabilmente lo sviluppo di modelli di studio sempre più sofisticati.
Andrea Lunardi è professore associato e P.I. dell’Armenise-Harvard Laboratory of Cancer Biology & Genetics, CIBIO, Università di Trento.
Francesco Cambuli è borsista della Fondazione Umberto Veronesi e post-doc nell’Armenise-Harvard Laboratory of Cancer Biology & Genetics, CIBIO, Università di Trento.
Partendo da tale necessità, stiamo sviluppando una nuova strategia per la generazione e lo studio di modelli sperimentali di tumore alla prostata tramite un percorso ex-vivo/in vitro/in vivo. Cellule prostatiche primarie vengono mantenute in colture tridimensionali seguendo protocolli recentemente pubblicati. All’interno di idrogels e grazie all’aggiunta di un cocktail di fattori di crescita che stiamo perfezionando, le cellule prostatiche primarie danno origine a ‘organoidi’, vere e proprie strutture tissutali ricapitolanti vari aspetti chiave del tessuto prostatico da cui originano. Questi avatars del tessuto prostatico permetteranno finalmente di approfondire concetti sulla fisiologia dell’epitelio prostatico, di identificare e studiare le nicchie staminali che ne regolano l’omeostasi, così come di conoscere molto più in dettaglio i meccanismi molecolari che ne determinano il corretto stato e funzionamento. Tali conoscenze, definite ‘di base’, sono di fondamentale importanza per la corretta interpretazione dei processi oncologici e, di conseguenza, nell’identificazione di strategie terapeutiche più efficaci in quanto personalizzate. Abbiamo messo a punto un pannello di vettori virali per ingegnerizzare geneticamente gli organoidi al fine di ricapitolare specifiche lesioni genetiche e deregolazioni molecolari tipiche del tumore alla prostata umano. Tali organoidi ingegnerizzati saranno sottoposti a studi in vitro mirati all’identificazione di nuovi meccanismi tumorali responsabili sia della progressione del tumore che della resistenza a specifici approcci terapeutici. Ci aspettiamo che tali studi conducano all’identificazione di concetti nuovi nel campo del tumore prostatico in quanto, al contrario dei classici studi su linee tumorali metastatiche umane isolate decine di anni fa e mantenute in colture bidimensionali, il modello cellulare utilizzato avrà un corretto corredo genomico, la normale fisiologia cellulare di una cellula prostatica ed
infine la corretta contestualizzazione epiteliale essendo parte costituente dell’organoide tridimensionale. Infine, dato il ruolo che il micro-ambiente tumorale gioca sia nella progressione tumorale che nella sua risposta terapeutica, le analisi in vitro verranno implementate da studi in vivo. Il processo tumorigenico e la risposta ad approcci terapeutici innovativi, definiti mediante gli studi in vitro, saranno seguiti tramite approcci di imaging in vivo, similmente al percorso clinico a cui sono sottoposti i pazienti. In conclusione, la generazione di modelli di studio ricapitolanti in modo sempre più fedele e accurato aspetti fondamentali del tumore umano, migliorerà le nostre conoscenze dei meccanismi oncogenici responsabili della progressione, aggressività, e risposta alla terapia del tumore prostatico; servirà inoltre a definire nuovi biomarker per una migliore stratificazione dei tumori (in indolenti e aggressivi) e infine a identificare più efficaci strategie oncologiche, tramite concetti di terapia mirata e medicina di precisione.
CONTATTI Armenise-Harvard Laboratory of Cancer Biology & Genetics Centro di Biologia Integrata (CIBIO) Università di Trento via Sommarive 9, I-38123 Povo (Trento) tel. +39 0461 285288 www.cibio.unitn.it AUTORI andrea.lunardi@unitn.it francesco.cambuli@unitn.it
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LA DIFFRAZIONE DEI RAGGI X
XRDLab: la ricerca sui materiali nanostrutturati e il supporto alle problematiche industriali di Paolo Scardi e Mirco D’Incau
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Sono poche le tecniche che hanno dato contributi così profondi alla comprensione della materia come la diffrazione dei raggi X (X-Ray Diffraction o XRD). Si tratta di una tecnica analitica in costante evoluzione, che dà risposte fondamentali sulla struttura della materia, ma anche un supporto diretto a molteplici problematiche industriali. Dobbiamo alla diffrazione dei raggi X le nostre conoscenze sulla struttura interna di tutti i composti e materiali, anche di uso comune, come acciai e ceramici, e la distinzione tra polimorfi, ossia sostanze con stessa ‘chimica’ e diverso abito cristallino. Ad esempio, grafite e diamante, oltre alle forme del carbonio individuate di recente, come grafene e nanotubi; oppure austenite e ferrite negli acciai, ma anche vetro e quarzo, forme rispettivamente amorfa e cristallina della silice. La XRD ha dato contributi fondamentali anche in ambito biologico, ad esempio nello scoprire la struttura a doppia elica del DNA, ed è tutt’oggi la tecnica di riferimento per comprendere e sviluppare nuovi composti farmaceutici, nello studio di proteine e virus. In parallelo al contributo fondamentale sulla struttura della materia, la diffrazione dei raggi X è utilizzata per svariate tecnologie e attività industriali. Tramite XRD si può identificare e quantificare la presenza di fasi cristalline, i ‘componenti’ di svariati materiali, o conoscere forma e dimensione dei cristalli che li compongono, oltre che la tipologia e densità di difetti, come la densità di dislocazioni introdotte dalla deformazione plastica di un metallo. Ancor più verso l’ambito tecnologico, la XRD permette di conoscere le autotensioni residue, in componenti meccanici o per l’elettronica, e l’orientazione o tessitura dei cristalli in rivestimenti e strati sottili, fibre o superfici variamente lavorate.
La XRD è disponibile a scala di laboratorio, ma anche presso le grandi facility di luce di sincrotrone, per ricerche di frontiera sui materiali, sulla chimica e fisica della materia. Sempre più richiesta a livello industriale, si calcola che oltre 2/3 delle strumentazioni per XRD siano collocati in aziende per attività di ricerca e sviluppo. Nel nostro laboratorio disponiamo delle strumentazioni e delle competenze per svariate tipologie di misure di XRD. Attivo da oltre trent’anni presso l’Università di Trento, il laboratorio di diffrazione dei raggi X (XRDlab) del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (DICAM) si occupa di diverse tematiche della ricerca scientifica e tecnologica sui materiali per l’ingegneria e per la fisica dello stato solido, con particolare enfasi a nanotecnologie e materiali per l’energia. Di seguito, alcuni esempi di impieghi della XRD presso XRDlab. L’analisi dell’austenite residua in componenti d’acciaio è fondamentale per la realizzazione e il controllo di qualità di manufatti d’acciaio, ad esempio in ingranaggi ‘cementati’, ovvero con uno strato di diffusione del carbonio, che conferisce durezza e resistenza meccanica, ma che in taluni casi, per forte accumulo di questo polimorfo del ferro, può indurre frattura. Attraverso la XRD con un metodo sviluppato presso XRDlab, possiamo identificare e quantificare su base routinaria la presenza di austenite attraverso gli strati cementati fino a profondità di diversi millimetri. A tale analisi si accompagna spesso quella delle tensioni residue, ovvero del sistema di sforzi autoequilibrati che permane a seguito di trattamenti meccanici o termici. Tali sforzi possono essere causa di rottura, ad esempio
Paolo Scardi è professore ordinario di Scienza e tecnologia dei materiali del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università di Trento.
Mirco D’Incau è responsabile tecnico di XRDLab presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica dell’Università di Trento.
per fatica meccanica ciclica, come accade per sforzi di trazione indotti da taglio e/o saldature di componenti d’acciaio, ma anche avere effetti benefici, come gli sforzi di compressione introdotti da una ‘pallinatura’. Presso XRDlab è anche attivo un impianto di ‘shot-peening’ dedicato a ricerca e produzione di preserie industriali. La XRD si adatta particolarmente bene allo studio di polveri e materiali disaggregati, quali cementi, svariate polveri metalliche e ceramiche, ma anche farmaci. Per esempio si può determinare la densità di difetti e la dimensione dei cristalliti (domini cristallini a scala nanometrica) in polveri ottenute per macinazione ad alta energia in mulini. È il caso di polveri di acciaio o di fluorite, oggetto di diversi studi e simulazioni, sia del processo di macinazione che della microstruttura prodotta; tramite questa tecnica determiniamo tipologia e contenuto di difetti, nonché dimensioni dei cristalliti raggiunte con la macinazione. Di recente abbiamo applicato macinazione e caratterizzazione mediante XRD a farmaci strategici ma poco solubili, come Efavirenz, utilizzato nella terapia contro l’HIV. Tramite questa ed altre tecniche abbiamo potuto dimostrare l‘attivazione meccanica del farmaco, che ha permesso di graduare (accelerare o rallentare) la cinetica dissolutiva nel mezzo biologico, oltre che incrementare l’efficacia stessa del principio attivo. La XRD trova applicazioni nello sviluppo di materiali per l’energia. Tra i numerosi esempi, assorbitori ceramici in celle fotovoltaiche a film sottile, membrane ed elettroliti solidi per celle a combustibile, cementi speciali per edilizia e per accumulo termico, ma anche i più moderni catalizzatori metallici nanostrutturati. In questo ambito le tecniche XRD si saldano con quelle di modellazione a scala atomistica, in fase di costante sviluppo, come la Molecular Dynamics; ad esempio, per seguire la cinetica di immagazzinamento e rilascio di idrogeno in Palladio, o l’azione catalitica di nanocristalli dello stesso metallo. XRDlab ha numerose collaborazioni con realtà industriali
e con istituzioni pubbliche e private, supportate da una rete di contatti e progetti internazionali. Le ricerche condotte sono oggetto di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali di elevato impatto. Tra i molti temi trattatti (dettagli nella Bibliografia), oltre quelli citati sopra - attivazione meccanica di farmaci mediante macinazione ad alta energia, materiali per l’energia, struttura e microstruttura di componenti meccanici e modellazioni atomistiche – spiccano gli studi sulle metodologie cristallografiche e gli impieghi dei raggi X, per i quali XRDlab è considerato un riferimento anche a scala internazionale. (Leggi gli approfondimenti http://knowtransfer.unitn.it/)
nella
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CONTATTI XRDlab - X-Ray Diffraction Laboratory Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica Università di Trento via Mesiano 77, I-38123 Trento www.xrdlab.net AUTORI paolo.scardi@unitn.it mirco.dincau@unitn.it
online
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LA CONTAMINAZIONE DELLE IDEE DÀ VITA A PROGETTI D’IMPRESA
CLab Trento: laboratorio interdisciplinare per studenti universitari e giovani laureati intervista di Paola Fusi ad Alessandro Rossi
Non è il primo in Italia, ma è uno dei pochi. Aperto nel 2013 CLab Trento, dove C sta per “contamination”, è un centro dove si incontrano giovani menti: studenti con background diversi e con profili formativi diversi imparano a confrontarsi e a dialogare in un processo di condivisione delle idee. Ma dove porta questo? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Rossi, coordinatore del CLab e docente di Economia e Gestione delle Imprese dell’Ateneo. Professor Rossi, CLab Trento si propone come centro A chi si rivolge CLab Trento e come è possibile d’innovazione. In che senso? partecipare? CLab Trento è lo spazio di apprendimento Si rivolge a tutti gli studenti universitari (dal triennio interdipartimentale di UniTrento pensato per la diffusione al post-doc) che sentono il bisogno di completare della cultura dell’innovazione, dell’imprenditorialità e del l’offerta formativa tradizionale aprendosi al confronto fare in un contesto didattico innovativo, informale e a interdisciplinare, al mondo del lavoro ed esponendosi stretto contatto con il mondo del lavoro. Contaminazione a nuovi modelli di apprendimento basati sull’ideazione per noi vuol dire organizzare occasioni formative creativa e sulla progettualità, rafforzando nel contempo (seminari e laboratori intensivi, hackathon, corsi le c.d. competenze soft e trasversali. Tutte le iniziative semestrali) che sfruttano la diversità di conoscenze e sono inoltre aperte a ricercatori, imprese e a tutti gli competenze dei partecipanti. Queste iniziative si basano altri attori dell’ecosistema locale. In alcuni casi essi su metodi di apprendimento attivi dove gli studenti sono partecipano come mentor, tutor o committenti dei chiamati ad affrontare e risolvere sfide complesse come progetti di innovazione. In altri casi si creano gruppi di sviluppare e lanciare una startup o lavorare a un progetto lavoro misti dove la distinzione fra ruoli e provenienze viene meno. Completa il quadro della contaminazione di innovazione per un’impresa esistente. il confronto interdisciplinare favorito dall’alternarsi di docenti che provengono da diversi dipartimenti e
Paola Fusi è responsabile della Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.
anche dal mondo extra-accademico (come manager, imprenditori ed esperti di innovazione). Per un quadro completo delle iniziative e per come iscriversi si può fare riferimento ai nostri canali social (CLabTrento). In questi quattro anni di attività quali sono stati i risultati più marcati? Contamination Lab Trento entra in questi giorni nel suo quinto anno di attività e nell’ultimo anno accademico ha offerto occasioni di formazione per oltre 500 studenti dell’ateneo. I risultati che ci fanno più piacere sono legati al periodo post-CLab: molti studenti continuano il loro progetto di startup accedendo a programmi di pre-incubazione e accelerazione (ad es. come quello offerto da HIT), partecipano e vincono bandi di finanziamento per l’avvio dei loro progetti imprenditoriali (ad es. il D2T Start Cup), competizioni di business e hackathon nazionali e internazionali (ENACTUS; VKTW, hackathon FGCI, UPF Hack, ecc.), programmi di studio d’eccellenza (ad es. Silicon Valley Study Tours), fondano associazioni studentesche che aiutano a trasformare la contaminazione in una vera e propria pandemia (ad es. l’associazione Inama). Altri studenti attivano tirocini per portare a compimento i progetti di innovazione sviluppati per conto delle imprese committenti.
Guardando in prospettiva, che cosa vi aspettate per il prossimo anno? Di recente abbiamo ottenuto un finanziamento dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR) per aumentare il numero di studenti coinvolti e i format educativi, anche grazie alla nuova sede del CLab in piazza Fiera a Trento (ospitato negli spazi dell’Istituto Artigianelli) che gestiamo assieme a HIT (Hub Innovazione Trentino), nostro partner strategico nella contaminazione territoriale. Vogliamo spingere di più sulla leva interdisciplinare, coinvolgendo colleghi e studenti dai dipartimenti e corsi di laurea attualmente meno rappresentati. Vogliamo inoltre rendere Contamination Lab Trento uno spazio ancora più vivo e animato, a disposizione per tutti i “CLabber” non solo durante corsi e seminari ma anche e soprattutto come luogo di aggregazione, spazio di lavoro per i loro progetti, occasione di socializzazione, luogo per l’organizzazione da parte di associazioni studentesche di eventi legati ai temi di innovazione, imprenditorialità, creatività (con workshop, seminari interattivi, testimonianze). La visione è quella di rendere questo spazio veramente fruibile, attrattivo e caratterizzante per la vita universitaria dell’Ateneo. CONTATTI CLab Trento Clabtrento@unitn.it http://r.unitn.it/en/eco/clab
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Francesco Pavani è professore ordinario del Centro Interdipartimentale Mente/ Cervello e del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive, Università di Trento.
CARTOGRAFIA 3D DELLO SPAZIO ACUSTICO
SPHERE: un approccio multisensoriale e motorio allo spazio acustico per la diagnosi e la riabilitazione di Francesco Pavani
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L’ambiente acustico attorno a noi contiene spesso molteplici suoni: le voci dei parlanti vicini, il brusio di una conversazione lontana, il rumore di fondo di un ventilatore o i suoni di un televisore. Il nostro cervello riesce a dipanare questa complessa scena acustica grazie alle differenze percepite fra un suono e l’altro (una voce maschile rispetto ad una voce femminile) e grazie alla capacità di dare a ciascun suono una diversa posizione nello spazio. I disturbi uditivi cambiano la percezione della scena acustica, rendendo difficile o impossibile l’ascolto nel rumore. Per questa ragione le persone ipoacusiche si sentono a disagio nei contesti rumorosi, e scelgono frequentemente di limitare la loro vita sociale. Benché esistano oggi possibilità di recupero uditivo senza precedenti – quali le protesi digitali o gli impianti cocleari – nella pratica clinica la valutazione della percezione spaziale acustica è rara; è misurata attraverso strumentazioni che non consentono di cogliere la complessità della scena uditiva, e anche quando presente non si accompagna a proposte di programmi riabilitativi mirati. Una collaborazione fra il CIMeC dell’Università di Trento e il Centro di Ricerca di Neuroscienze di Lione (Francia) ha portato allo sviluppo di un sistema per una cartografia tridimensionale dello spazio acustico nelle persone ipoacusiche. Il sistema, denominato SPHERE, sfrutta tecnologie di realtà virtuale e di registrazione del movimento in tempo reale per guidare il posizionamento di un altoparlante nello spazio tridimensionale attorno alla persona, controllare con precisione le informazioni visive disponibili attraverso un visore di realtà virtuale immersiva, presentare gli stimoli acustici in posizioni definite dello spazio centrato sulla testa del partecipante e misurare la complessità della risposta motoria
tracciando parallelamente i movimenti degli occhi, della testa e della mano. I risultati sono presentati attraverso un software di analisi multipiattaforma, che in maniera intuitiva aiuta a comprendere le distorsioni dello spazio acustico indotte dall’ipoacusia, offrendo quantificazioni sintetiche delle difficoltà della persona nel percepire la scena acustica. SPHERE costruisce cartografie 3D dello spazio acustico utilizzando tecnologie originariamente sviluppate per l’industria dell’intrattenimento (es., realtà virtuale per i video-giochi), economicamente accessibili e progettate per essere particolarmente stabili. La possibilità di misurazioni accurate, unite al controllo delle altre informazioni multisensoriali e motorie, consente di estendere l’utilizzo di SPHERE verso un approccio riabilitativo. Ricerche sono in corso presso il laboratorio Cognition Across the Senses, con sede a Rovereto e a Lione, per testare le potenzialità di addestramento alla percezione dello spazio acustico, con l’intento di definire le strategie e i parametri ottimali per implementare futuri protocolli di riabilitazione della percezione spaziale acustica e migliorare l’ascolto in rumore.
CONTATTI Centro Interdipartimentale Mente e Cervello Università di Trento Corso Bettini 31 - 38068 Rovereto francesco.pavani@unitn.it CAtS@Rovereto http://r.unitn.it/en/cimec/cats
Lino Giusti lavora presso la Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica e al Trasferimento Tecnologico dell’Università di Trento.
GIOVANI CERVELLI AL LAVORO
Un buon esempio di collaborazione università-impresa intervista di Lino Giusti a Massimo Stroppari
Industrial Problem Solving with Physics (IPSP) è un evento della durata di una settimana, organizzato dal Dipartimento di Fisica, dalla Scuola di dottorato in Fisica e dalla Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica e al Trasferimento Tecnologico dell’Università di Trento, in collaborazione con Confindustria Trento e Polo Meccatronica - Trentino Sviluppo. Questa iniziativa è nata per rispondere a quesiti posti dalle aziende attraverso il lavoro di un gruppo di giovani “cervelli” di talento. Giunto alla quarta edizione, quest’anno IPSP ha visto un forte interesse industriale con la candidatura di 19 problemi. Tre le aziende selezionate, Adige Spa – BLM Group, Tecnorad e Areaderma srl. A vincere l’edizione IPSP 2017 è stato il progetto preparato per Areaderma. Abbiamo sentito Massimo Stroppari, responsabile Industrializzazione di Areaderma, un’azienda con circa 50 dipendenti che opera da 25 anni in alcuni settori della cosmetica come lo skin care, i dispositivi medici di prima e seconda classe e la detergenza. Ingegner Stroppari, quali sono le motivazioni che hanno spinto Areaderma a partecipare a Industrial Problem Solving with Physics? Gli elementi che ci hanno portato a partecipare a IPSP sono molteplici ma si possono inquadrare in 4 aree principali. La prima è quella delle risorse, dato che, come molte piccole e medie imprese, Areaderma può contare su risorse limitate per affrontare problemi come quello proposto, sia in termini di personale che di strumenti. La seconda area riguarda le competenze, che in azienda sono principalmente concentrate su temi più specifici del nostro settore come la formulazione di nuovi prodotti, lasciando un po’ meno presidiati temi come l’evoluzione delle tecnologie di processo, che
a seconda dei concetti che si vogliono approfondire richiede competenze di alto livello in ambiti diversi. Questa necessità di allargare lo spettro di competenze accessibili per l’azienda introduce la terza area che è quella di costruire un network con altri soggetti (nello specifico l’Università) con i quali poter instaurare forme di collaborazione e partnership per affrontare altri progetti. Infine abbiamo visto in questa iniziativa un elemento di marketing, per dare visibilità all’azienda anche da una prospettiva non convenzionale. Ci può accennare quale è stato il problema proposto da Areaderma, quale soluzione ha proposto il team dell’Università e come verrà implementata in azienda? Il tema proposto da Areaderma era quello di verificare l’utilizzabilità della tecnologia delle microonde per riscaldare le materie prime nel processo di produzione delle creme. La cosa potrebbe a prima vista apparire banale e risolvibile con delle semplici prove, ma in realtà è estremamente complessa, soprattutto per le materie prime che non contengono acqua e/o di natura biologica. Il team dell’Università ha lavorato sul tema in modo veramente eccezionale, spaziando con competenza in molteplici discipline, ed ha elaborato una risposta articolata sia sul piano analitico, che su quello simulativo e sperimentale. Gli elementi emersi dallo studio, e suffragati dai test e dai modelli simulativi a elementi finiti e di fisica molecolare, ci hanno permesso non solo di capire l’utilizzabilità della tecnologia delle microonde nei nostri processi, ma soprattutto di avere una profonda comprensione dei fenomeni di processo da controllare e quindi delle linee guida da seguire per arrivare all’applicazione industriale. [Ulteriori approfondimenti nella versione online http://knowtransfer.unitn.it/]
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TEDX TRENTO 2017: FARE
Appuntamento il 25 novembre al Teatro Sociale 15 speaker, di diversa provenienza e formazione, si alterneranno sul palco di TEDx Trento il prossimo 25 novembre al Teatro Sociale. L’edizione 2017 s’intitola FARE: Fidati, Agisci, Rischia, Esplora. Quattro declinazioni per un unico verbo che sono testimonianza dell’impegno e dello sforzo creativo degli innovatori. Nate in California una trentina di anni fa, le TED conference si sono diffuse in tutto il mondo, mantenendo il nome seguito da “x” e dalla città che le ospita. Il successo è dovuto sicuramente al format, pulito e accattivante, ma soprattutto ai messaggi e agli stimoli che avvolgono ognuno di noi nel “vivere” un evento TEDx. Perché TEDx è un grande strumento per l’innovazione sociale attraverso la presentazione di progetti, di nuovi trend, di risultati della ricerca, di scienza e di tecnologia, con testimonianze reali, con modi di vedere il mondo e la vita non convenzionali. Il format prevede brevi talk di massimo 18 minuti: sono le “Ideas Worth Spreading”, questo è appunto il motto TED. Ma TED non si ferma agli eventi e si propaga nel mondo attraverso i TED Talk on line dal suo sito www. ted.com: un grande contenitore di innovazione, con aggiornamenti quotidiani da ogni parte del mondo. Il tutto libero e gratuito, a disposizione con un click.
In questo grande e ambizioso progetto si inserisce a pieno titolo TEDxTrento, considerato il miglior TEDx italiano, a cui un team di professionisti dedica il proprio tempo come volontari. L’evento è possibile grazie ai partner che lo sostengono e all’Università di Trento che ne è ente promotore. (per ulteriori informazioni: http://tedxtrento.com/)
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UX CHALLENGE
Giovani e aziende a confronto in una due giorni dedicata al service design 6 team di studenti e giovani professionisti, 3 imprese di prodotti e servizi digitali, 2 giorni di design e testing, 1 team vincitore. UX Challenge (User eXperience Challenge) è un’iniziativa di Hub Innovazione Trentino finalizzata a consentire alle imprese trentine di testare e migliorare la qualità dei propri prodotti e servizi digitali, realizzata in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler, l’Università di Trento, Trentino Sviluppo, l’Istituto Pavoniano Artigianelli per le Arti Grafiche e Confindustria Trento. Il format sarà quello di un hackaton sui temi del service design. Nel corso di due giorni, venerdi 1 e sabato 2 dicembre, studenti e giovani professionisti lavoreranno con esperti di User eXperience per migliorare utilità e usabilità di applicazioni mobile, webapp e software. Parteciperanno alla UX Challenge tre imprese digitali e studenti ed ex studenti dell’Università di Trento e dell’Istituto Pavoniano Artigianelli per le Arti Grafiche. Gli studenti verranno formati sulle metodologie da utilizzare e organizzati in team di “solver”. I team avranno due giorni per testare e migliorare la User Experience
dei prodotti selezionati, progettare nuovi mockup di interfacce digitali o nuove funzionalità. Come output le imprese selezionate otterranno uno slide deck che evidenzierà problemi e suggerimenti per il miglioramento dei prodotti. Le aziende parteciperanno alle fasi più importanti della Challenge, e potranno seguire da vicino il lavoro dei solver. (Per informazioni: www.trentinoinnovation.eu/uxchallenge)
Terza Edizione Rovereto - 17,18 e 19 novembre 2017
METEOROLOGIA TRA SCIENZA E TECNOLOGIA
Il focus dell’edizione 2017 è sull’interazione tra chi si occupa di tecnologie e chi cerca servizi di supporto meteorologico. Scopri le iniziative in programma per operatori di settore e per tutte le persone appassionate di meteorologia. Spazi espositivi con enti, aziende e associazioni Incontri e conferenze con esperti ed esperte Laboratori, giochi, attività didattiche Seguici su @festivalmeteorologia @festivalmeteo @festivalmeteorologia @festivalmeteorologia con il contributo di
in collaborazione con
www.festivalmeteorologia.it
In questo numero
EDITORIALE
SPIN OFF E START UP
1 L’IMPULSO DEI DOTTORI DI RICERCA ALL’INNOVAZIONE Figure formate all’interno dell’università sempre più importanti per ricerca e sviluppo aziendali
8 LA CONTAMINAZIONE DELLE IDEE DÀ VITA A PROGETTI D’IMPRESA CLab Trento: laboratorio interdisciplinare per studenti universitari e giovani laureati
I neo-dottori di ricerca (PhD) hanno una elevata potenzialità nel trasferimento della conoscenza, che concorre a creare nuove opportunità di lavoro e a dare un contributo fondamentale di innovazione alla società.
Dopo l’esperienza in CLab molti giovani continuano il loro progetto di start up accedendo a programmi di pre-incubazione e accelerazione o attraverso bandi di finanziamento.
di Flavio Deflorian
intervista di Paola Fusi ad Alessandro Rossi
PRIMO PIANO
TECHNOLOGY DISCLOSURE
2 PROM FACILITY: LA MECCATRONICA A PORTATA DI AZIENDA I nuovi laboratori del Polo di Rovereto. Tra i primi progetti sviluppati: la monoposto elettrica da corsa
10 CARTOGRAFIA 3D DELLO SPAZIO ACUSTICO SPHERE: un approccio multisensoriale e motorio allo spazio acustico per la diagnosi e la riabilitazione Da una collaborazione tra il CIMeC dell’Università di Trento e il CRNL di Lione, un sistema che sfrutta le tecnologie della realtà virtuale per costruire la cartografia tridimensionale di localizzazione della fonte sonora.
I laboratori di ProM Facility per la prototipazione meccatronica offrono alle aziende una piattaforma integrata per la progettazione, lo sviluppo, la realizzazione, la verifica e la validazione di sistemi e processi produttivi. intervista di Claudio Nidasio a Paolo Bosetti
RICERCA 4 TERAPIA A BERSAGLIO E MEDICINA DI PRECISIONE Lo studio di modelli sperimentali di tumore alla prostata per cure sempre più personalizzate La generazione di modelli di studio sempre più accurati migliorerà le nostre conoscenze dei meccanismi oncogenici responsabili della progressione, aggressività e risposta alla terapia del tumore prostatico, servirà a definire nuovi biomarker e a identificare più efficaci strategie oncologiche. di Andrea Lunardi e Francesco Cambuli
di Francesco Pavani
FOCUS 11 GIOVANI CERVELLI AL LAVORO Un buon esempio di collaborazione universitàimpresa Industrial Problem Solving with Physics è un’iniziativa è nata per rispondere a quesiti posti dalle aziende attraverso il lavoro di un gruppo di giovani di talento. Il punto di vista del responsabile industrializzazione di Areaderma. intervista di Lino Giusti a Massimo Stroppari
VI SEGNALIAMO 12 TEDX TRENTO 2017: FARE
Appuntamento il 25 novembre al Teatro Sociale
LABORATORI 6 LA DIFFRAZIONE DEI RAGGI X XRDLab: la ricerca sui materiali nanostrutturati e il supporto alle problematiche industriali Attivo da oltre trent’anni presso l’Università di Trento, il laboratorio di diffrazione dei raggi X (XRDlab) del DICAM si occupa di svariate tematiche della ricerca scientifica e tecnologica sui materiali per l’ingegneria, con particolare enfasi su nanotecnologie e materiali per l’energia.
di Paolo Scardi e Mirco D’Incau
http://knowtransfer.unitn.it
UX CHALLENGE
Giovani e aziende a confronto in una due giorni dedicata al service design