Universitinforma

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U NIVERSITINFORMA www.universitinforma.it Mensile di informazione universitaria - aprile 2011 con il patrocinio di

E.R.S.U. Catania

ateneo POLEMICHE/ L’insolita querelle tra rettore e studente

time out FATBOY SLIM/ Il groove in testa

città il caso

INCHIESTA/ “Case loro”. I beni confiscati alla mafia e dimenticati

RADIO ZAMMÙ/ L’ateneo cambia tutto. Perché?

VERDENA «WOW, IL LABORATORIO MUSICALE CHE CI FA BATTERE NUOVE STRADE ALL’INTERNO / Università, le proposte del Coordinamento unico d’ateneo per uno statuto partecipativo / Sport, Enzo Santonocito e Stefano Caltabiano, basket che passione! / Città, il Gar per San Berillo / Stabile, Pirrotta e Savatteri: Quei ragazzi di Regalpetra

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sommario

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U NIVERSIT

in questo numero... ateneo NUOVO STATUTO / Università pubblica e più partecipazione pag 5 IL CASO / Radio Zammù, l’Ateneo cambia tutto. Perché?

pag 6-7

QUERELLE / Il “magnifico” contro lo studente indisciplinato pag 8 SIAMO IN...TESI / Due epoche attraverso i film di Wilder

pag 10

QUANTO NE SAI DI? / Chernobyl e il pericolo nucleare

pag 11

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sport BASKET / Tanta passione, ma il migliore attacco è la difesa

Gerenza

pag 12

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città

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SAN BERILLO / Gar: «Vinciamo il degrado facendo bellezza» pag 13 CASE LORO / I beni della mafia confiscati e dimenticati

pag 14-15

Registrazione Tribunale di Catania n. 21/2005 - del 23/05/2005

Anno VII - N. 4 - aprile 2011 EDITORE: Katamedia S.r.l. viale Alcide De Gasperi, 54 Catania

diritto allo studio ERSU / Tutor e consulenti per tutto il percorso

“UNIVERSITINFORMA” Mensile di informazione universitaria www.universitinforma.it

pag 16/17

lavorare TIROCINIO / Unesco, c’è posto per dieci

pag 18

STAGE / Bosch apre a studenti e laureati

pag 19

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time out-time in

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ARTE / Il mondo nei dipinti di Samantha Torrisi

pag 20

STABILE / Regalpetra, universo di Quei ragazzi di vita

pag 21-22

FATBOY SLIM / L’uomo con il groove in testa

pag 24

BRANCATI / Compositori made in Sicily

pag 25

VERDENA / «Wow, laboratorio musicale per nuove strade» pag 26-27 INTERVISTA / La band dei Music for eleven instruments

pag 28

WAINES / «Il tre è più che un numero perfetto»

pag 30

AFRICAN N’GUEWEL / Il ritmo tribale del Senegal

pag 32

LIBRI / Licia Di Franco e l’universo variopinto di Viola

pag 35

TIME IN / Libri, videogame, web e dischi

pag 36-38

DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia Mazzamuto DIRETTORE EDITORIALE Gianluca Reale REALIZZAZIONE EDITORIALE E REDAZIONE Blu Media V.le Andrea Doria, 69 - Catania tel. 095 447250 - 095 432304 redazione@blumedia.info REDAZIONE CENTRALE viale Alcide De Gasperi, 54 Catania info@universitinforma.it STAMPA: Grafiche Cosentino - Caltagirone info@universitinforma.it TIRATURA: 15.000 copie

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Hanno collaborato a questo numero: Maria Enza Giannetto, Rita La Rocca, Paola Pasetti, Tiziana Lo Porto, Riccardo Marra, Vanessa Ferrara, Salvo Mica, Lavinia D’Agostino, Marco Pitrella, Emanuele Brunetto, Giorgio Pennisi, Giusy Cuccia, Oriana Mazzola, Luca Di Leonforte, Marco Polimeni, Danila Giaquinta, Agata Pasqualino CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Katamedia Srl v.le Alcide De Gasperi, 54 -Ct Responsabile commerciale Daniele Consoli info@universitinforma.it tel. 340 6943805 “Universitinforma” Copyright Katamedia Srl Tutti i diritti riservati

Con il patrocinio di: Ersu, Ente Regionale Diritto allo Studio di Catania



unimix

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U NIVERSIT

AEGEE / Summer university nel segno della cultura

PERUGIA / Dal 13 aprile il Festival internazionale del giornalismo

MODA / Premio “Alfredo Canessa”

Due settimane di puro divertimento, cultura, intrattenimento organizzate da studenti per gli studenti con un occhio di riguardo al portafoglio. È questa la filosofia delle Summer universities, gli scambi culturali estivi che l’associazione studentesca internazionale Aegee organizza ogni estate includendo fra le sue mete città rinomate e d’antica bellezza e siti ricchi di fascino e magia. C’è tempo fino al 24 aprile per iscriversi: possono partecipare gli studenti di qualsiasi facoltà (dottorandi e specializzandi inclusi), d’età compresa fra i 18 e i 35 anni. Il progetto all’estero si svolgerà insieme ad un gruppo di persone, più gli organizzatori locali, tutti lì per conoscere nuove persone e fare un’esperienza europea. Per partecipare bisogna prima iscriversi all’associazione e pagare la quota associativa di 20 euro (inclusivi della quota europea da mandare a Bruxelles) e compilare i moduli. Per informazioni: http://aegeesu.wordpress.com o www.aegee-catania.org. Per le destinazioni di quest’anno: www.projects.aegee.org/suct/su2011/listing.php.

Si svolgerà dal 13 al 17 aprile la V edizione del Festival internazionale del Giornalismo di Perugia: cinque giorni tra keynote speech, incontri-dibattito, tavole rotonde, interviste, presentazioni di libri, workshop, proiezioni di documentari, concorsi, premiazioni e mostre. Come sempre la manifestazione, ad ingresso libero e aperta a tutti, ospiterà giornalisti da tutto il mondo. Oltre 140 eventi e più di 300 giornalisti ed esperti che arriveranno a Perugia per discutere di giornalismo, di attualità e di problemi dell’informazione (info: www.festivaldelgiornalismo.com).

Sistema Moda Italia, la Federazione di Confindustria del settore tessile e moda, ha bandito il premio “Alfredo Canessa” per la migliore tesi di laurea o di dottorato di ricerca specialistica che abbia per oggetto il tema della difesa della proprietà intellettuale e della lotta alla contraffazione. Il premio ammonta a 1.500 euro. Al concorso possono partecipare tutti gli studenti o ricercatori che avranno discusso la tesi - riferita a un corso di laurea o ad un dottorato di ricerca specialistici conseguiti presso una qualsiasi facoltà di una università italiana legalmente riconosciuta - in un periodo compreso tra il 1° marzo 2010 e il 31 marzo 2011. La domanda di partecipazione, unitamente a una copia della tesi, deve essere inviata con raccomandata A/R entro il 15 aprile alla sede di Sistema Moda Italia, viale Sarca 223 – 20126 Milano. Per informazioni e per scaricare la modulistica: www.sistemamodaitalia.com.

NOKIA UNIVERSITY PROGRAM / Progetti fino al 13 giugno Ottava edizione per il Nokia university program, la competizione nazionale a squadre rivolta a studenti universitari dei corsi di laurea triennale e specialistica di tutte le università italiane. Per il 2011 i gruppi di studenti si sfideranno nell’ideazione, implementazione e lancio di una applicazione destinata a terminali mobili Nokia, utilizzando tutti i modelli di business consentiti da tali applicazioni e definendo le soluzioni innovative che possano condurre l’iniziativa al successo. Le applicazioni dovranno rientrare in una delle seguenti aree tematiche: mobilità, wellness, media & news, istruzione, lavoro, giochi, utilities e servizi. Per partecipare, bisogna formare un gruppo composto da 2 a 4 elementi anche appartenenti a università diverse. La gara si chiude il 13 giugno. Info: www.nokiauniversityprogram.it/nup.

AIMAS / Scade il 30 aprile il bando dell’Associazione italiana di medicina aeronautica e spaziale per il miglior articolo sull’uomo e il volo atmosferico (www.aimas.it)

AICA / Quattro premi per tesi in Ict L’Aica, Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo automatico, in collaborazione con il Rotary International, ha bandito quattro premi di laurea e di dottorato di ricerca dal titolo “Eict – Etica e Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione”. Ogni premio ammonta a 3.000 euro. Per partecipare è sufficiente essere uno studente di un qualsiasi ateneo italiano. La domanda da compilare e da inviare all’associazione è reperibile on line sul sito dell’Aica all’indirizzo www.aicanet.it. La scadenza è fissata al 31 ottobre.

TERRA FUTURA / Architettura e sostenibilità AICUN / VIII premio in Comunicazione bando per futuri architetti e ingegneri universitaria Torna il premio Architettura e sostenibilità, per tesi di laurea, di dottorato di ricerca e per iniziative di amministrazioni pubbliche su edilizia, architettura sostenibile e partecipata. Il premio, giunto alla VI edizione, è promosso da Terra Futura e Ecoaction Cultura & Progetti sostenibili. L’iniziativa è rivolta a laureati e laureandi delle facoltà di Ingegneria e Architettura di tutti gli atenei europei, che abbiano prodotto tesi di laurea magistrale o quinquennale sulle seguenti aree di intervento: insediativi-urbanistica, architettonica, tecnologico-strutturale. Le tesi candidate devono essere state discusse tra il 31 maggio 2008 e il 29 aprile 2011. I vincitori del premio nelle varie categorie avranno diritto a un riconoscimento economico e a uno stage di tre o sei mesi da svolgere presso uno studio di progettazione architettonica, un’impresa o una pubblica amministrazione. La domanda di partecipazione deve essere inviata entro il 29 aprile via email a eventi@adescoop.it. I materiali, invece, devono essere inviati alla segreteria organizzativa entro il 2 maggio. La cerimonia di premiazione si svolgerà nell’ambito di Terra Futura, la mostra convegno internazionale dedicata alle buone pratiche di sostenibilità, che si terrà alla Fortezza da Basso di Firenze dal 20 al 22 maggio. Per maggiori informazioni, contattare la segreteria organizzativa Adescoop o consultare il sito www.terrafutura.info.

Aicun promuove anche quest’anno il premio di laurea in Comunicazione universitaria, giunto all’ottava edizione. Il premio viene assegnato ad una tesi triennale, biennale, di master o di dottorato, svolta su tematiche attinenti alla comunicazione nel suo complesso, con particolare riferimento alle organizzazioni universitarie e di ricerca. Il premio di studio, riservato a laureati nell’a.a. 2009/10, ha lo scopo di valorizzare le tematiche della comunicazione e del marketing istituzionale e di contribuire all’evoluzione degli studi sulle organizzazioni dell’alta formazione e della ricerca. Le domande di ammissione e la documentazione dovranno pervenire entro il 31 dicembre. Info e materiali all’indirizzo www.aicun.it.


INFORMA

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Nuovo statuto, università pubblica e maggiore partecipazione LA PROPOSTA / Dal consiglio

n un clima non certo sereno, dopo le accese polemiche sul metodo usato dal rettore Antonino Recca per la composizione della commissione dei 15 che dovrà riformulare lo Statuto dell’ateneo, si cerca di gettare acqua sul fuoco. I presidi “dissenzienti” che stavano pensando a un ricorso al Tar, sembrano tornati a più miti consigli. Nonostante il ricorso fosse già stato preparato, all’ultimo istante s’è deciso di non presentarlo e di non dividere in due l’ateneo. Lo stesso Recca fa appelli all’unità, necessaria in questo periodo di cambiamenti. I malumori, però, non sembrano essere stati superati. A farsi sentire, intanto, è chi non ha nulla da perdere o da ottenere nello scacchiere che ridisegnerà i poteri dell’Università, con la composizione dei nuovi dipartimenti. Così dal coordinamento unico d’ateneo arriva una proposta per il nuovo statuto dell’Università di Catania. «Con una convinzione - riporta il magazine Step1.it -: anche se la Gelmini vuole accentrare il potere nelle mani dei rettori e di pochi ordinari, la battaglia per la partecipazione non è affatto perduta». Il coordinamento unico d’ateneo dunque diffonde un suo documento. Non si tratta solo di una critica al metodo scelto dal rettore per designare i componenti della commissione che dovrà modificare lo Statuto, ma di una organica proposta su specifici temi: democrazia partecipativa, elezione del rettore, consiglio di amministrazione, senato accademico, composizione e funzione dei dipartimenti. PRINCIPI ISPIRATORI. La bozza diffusa, precisa innanzitutto i “principi ispiratori”: «Lo statuto dovrà essere ispirato ai principi della democrazia rappresentativa e partecipativa. Le procedure per la stesura dovranno essere caratterizzate dalla massima trasparenza e partecipazione; tutti gli atti della commissione (già insediata e che ha suscitato tante critiche, ndr) dovranno essere pubblici e reperibili sul sito dell’ateneo e dovranno essere tenute audizioni e assemblee pubbliche». Secondo il coordinamento, nella dichiarazione sui “principi generali”, occorrerà specificare che «l’Università è un’istituzione pubblica e che non persegue fini di lucro» e «che il suo fine è quello di essere promotrice di crescita culturale attraverso lo svolgimento sinergico e inscindibile di ricerca e didattica. Va sancita la libertà di insegnamento e di ricerca, la centralità dello studente e di tutte le sue esigenze, e la pari dignità tra tutti i lavoratori all’interno degli atenei. Nessun apporto finanziario esterno può essere determinante per il funzionamento ordinario dell’Università e condizionare la libertà di ricerca e insegnamento». PARTECIPAZIONE E TRASPARENZA. Il coordinamento sostiene che bisogna aumentare «la qualità della partecipazione», anche «garantendo forme di democrazia diretta». Quindi prevedere referendum, delibere di iniziativa popolare, meccanismi di iniziativa studentesca, progettazione partecipata nel campo dell’edilizia. E anche

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«l’obbligo di redigere un bilancio sociale». Poi, più trasparenza: le sedute del senato accademico e del cda devono essere pubbliche (anche telematicamente) e per tutti gli organi deve essere garantita la pubblicità, la tempestiva diffusione e reperibilità degli atti e dei verbali. Relativamente alla rappresentanza degli studenti, «si deve tenere presente il vincolo del 15% come presenza minima». In più, il coordinamento ritiene utile che viga il principio della pari rappresentanza delle tre fasce di docenza (ordinari, associati, ricercatori). ELEZIONE DEL RETTORE. Sull’elezione del rettore, l’ipotesi è di comprendere nell’ettorato attivo professori ordinari, associati, ricercatori a tempo indeterminato e a tempo determinato e personale equiparato, anche i precari della ricerca. Inoltre deve essere previsto un voto ponderato, nella misura più ampia possibile, degli studenti, dei dottorandi, degli specializzandi e del personale tecnico-amministrativo. Il peso degli studenti deve raggiungere almeno quel 15% del personale docente. IL CDA. Per quanto riguarda le modalità di scelta dei componenti del cda «non riteniamo opportuno che a scegliere sia il rettore, né il senato accademico. I due organi devono essere indipendenti», scrive il coordinamento. «Per lo stesso motivo siamo contrari che a scegliere sia una commissione formata dai direttori dei dipartimenti. Preferibile, invece, che la scelta dei componenti del cda venga effettuata da una commissione di saggi che rappresenti, in egual misura, tutte le aree scientifico disciplinari». COMPONENTI ESTERNI. Inoltre, secondo il coordinamento «la presenza di componenti esterni nel cda richiede la previsione di criteri che sanciscano il regime di incompatibilità degli stessi componenti». Per esempio, no a chi ha ricoperto cariche politiche, sindacali, incarichi in cda di enti pubblici e privati che abbiano rapporti contrattuali a qualunque titolo con l’università. SENATO ACCADEMICO. Secondo il coordinamento deve essere garantita pari rappresentanza ai professori ordinari, associati e ricercatori a tempo indeterminato e determinato; non ci dovranno essere rappresentanti di enti esterni e l’elettorato attivo e passivo deve essere garantito a tutto il corpo docente. Inoltre, devono essere previste una rappresentanza dei ricercatori precari e dei tecnici amministrativi nella misura più ampia possibile, una rappresentanza degli studenti non inferiore al 15%. E il senato accademico dovrà mantenere nella misura maggiore possibile tutti i poteri di scelta politica e su temi quali didattica, ricerca e servizi agli studenti DIPARTIMENTI. Ultimo punto affrontato dal coordinamento, quello dei dipartimenti, dentro i cui consigli dovrà essere garantita la rappresentanza di tutte le componenti, come negli altri organi d’ateneo. (r.u.) U i

di amministrazione al senato accademico, il documento diffuso dal coordinamento unico d’ateneo mette alcuni paletti alla nuova “magna charta”: più trasparenza e coinvolgimento di tutte le componenti accademiche, dagli ordinari sino ai precari. Oltre a limiti e incompatibilità per l’ingresso di soggetti esterni


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IL “CASO” / Dopo le promesse e i segnali, il repentino voltafaccia dell’università alla gestione che dal 2006 conduce l’emittente. Fatta una nuova gara a trattativa privata per gestione e frequenza. E non è stato invitato chi vi ha lavorato sino ad ora. Perché? Studenti preoccupati

Radio Zammù non spera più L’ateneo cambia tutto. Perché?


INFORMA di Gaia Nucellare adio Zammù, fine di una stagione felice? La radio dell’Università cambierà gestione e frequenza. Addio 101 in FM. Lo ha deciso il nuovo bando per l’affidamento del servizio, che ha escluso gli attuali gestori. Cosa resterà di un progetto nato nel 2006 e faticosamente portato avanti da un gruppo appassionato che dal 2009 non ha avuto più quel piccolo sostegno economico iniziale da parte dell’Ateneo, eccetto per la copertura del costo della frequenza? Se lo chiedono in tanti, primi fra tutti i tanti studenti che vi hanno sino ad oggi lavorato con grande passione. La scelta, comunque è netta. Nei numeri scorsi avevamo scritto che Radio Zammù aspettava e sperava, fiduciosa in alcuni segnali che provenivano dall’amministrazione dell’Ateneo. Non è più così. Zammù passerà di mano. Se continuerà ad avere le stesse caratteristiche o se avrà un’impronta diversa lo si saprà a breve, appena si conoscerà chi ne curerà la gestione e quale sarà la nuova frequenza su cui trasmetterà. Lo scorso 23 dicembre, infatti, l’università di Catania ha deciso di voltare pagina, approvando in Consiglio di amministrazione la trattativa privata (una gara ad inviti) per l’affidamento della gestione e l’acquisizione di spazi su una frequenza in fm. A questa gara non sono stati invitati gli attuali gestori. Un atto i cui tempi e le cui conseguenze non sono stati mai prospettati né all’attuale gestione né a tutti i ragazzi che da oltre 5 anni fanno parte della radio. «Ci era stato già detto che l’ateneo voleva fare una nuova gara per affidare il servizio. Era una procedura necessaria per la trasparenza. E non avevamo nulla in contrario. Ma non capiamo perché non ci hanno invitato e perché non ci hanno nemmeno anticipato l’intenzione di non invitarci alla gara. In questi anni abbia tenuto sempre grande equilibrio e fornito all’Ateneo un servizio pubblico più volte elogiato in pubblico dallo stesso rettore», afferma Gianluca Reale, giornalista che ha fondato Radio Zammù nel 2007 e che ne è stato direttore responsabile della testata giornalistica sino a pochi giorni fa. Appresa la notizia del mancato invito di Blu Media, la cooperativa a cui era stata affidata la gestione, ha dato le dimissioni. «Sia nelle modalità sia nella sostanza è chiara una cosa: l’Ateneo non approvava più il nostro progetto, voleva cambiare pagina. Legittimo, ma

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7 Le 7 domande all’Università

Queste le domande che poniamo pubblicamente all’Università di Catania e che ancora non hanno una risposta

1. Perché il 23 dicembre 2010 5. Non sarebbe stato più opin cda è stato deciso di passare dall’affidamento del servizio attraverso procedura ordinaria (come previsto a luglio 2010) alla trattativa negoziata (trattativa privata) ad inviti?

2. Perché non sono mai stati informati gli attuali gestori (a cui era stato prorogato il servizio), che non sarebbero stati invitati alla nuova gara?

3. Se non si approvava l’operato degli attuali gestori, perché non sono mai state mosse contestazioni formali?

4. Chi ha scelto, e in base a quali criteri, i soggetti da invitare alla nuova gara?

portuno optare per un bando pubblico secondo la procedura ordinaria?

6. Chi ha stilato il nuovo bando della gara a trattativa negoziata, che contiene alcune indicazioni molto tecniche sulla frequenza, difficilmente nelle competenze di un funzionario amministrativo? E perché è stata inserita la richiesta di possedere “una regia mobile” nel capitolato sulla gestione della programmazione?

7. Perché l’Ateneo non ha ancora comunicato la lista delle ditte invitate alla gara e non ha detto chi ha presentato l’offerta, nonostante le richieste avute?

Nella pagina a fianco alcuni momenti della vità di Radio Zammù. Dalla postazione al Filmfest di Taormina (nelle foto con Luigi Lo Cascio e Valeria Solarino) alle foto dello staff con il rettore a quella con lo stesso Recca negli studi dell’aula 24 al monastero dei benedettini, per finire al Fru, il Festival deller adio universitarie ospitato a Catania nel 2008 con ospiti di prestigio (nella foto Carmen Consoli, Marina Rei e Paola Turci).

sono dispiaciuto per come tutto ciò è avvenuto. Avevamo concepito il progetto facendolo nascere dal basso, dando libertà di espressione ai ragazzi, pur nei limiti dovuti, perché l’università deve formare senso critico e libertà espressiva. Avevamo concepito la radio come la radio dell’universitas, della comunità accademica. Abbiamo raggiunto molti risultati positivi, Radio Zammù s’è affermata in città e nel panorama delle radio universitarie italiane. Adesso mi auguro che per i ragazzi dello staff di Zammù ci sia l’opportunità di proseguire in un progetto in cui hanno messo l’anima, ancora nella radio dell’università o in qualche altro progetto». L’ateneo ha replicato alle dimissioni ribadendo il rispetto delle normative vigenti e della procedura amministrativa. Ma al di là di leggi e regolamenti, la volontà di cambiare è inequivocabile. Gli studenti in radio sono preoccupati. Hanno scritto una nota e l’hanno inviata anche al rettore, che fino ad ora non ha risposto. «La scelta di optare per un cambio di gestione ci lascia perplessi. – hanno scritto e ripe-

tuto ogni giorno durante la programmazione -. Chiediamo ai vertici dell’ateneo alcuni chiarimenti. Con la delega a un nuovo gestore, che sorte si prospetta per gli studenti che oggi si impegnano per e in nome di Radio Zammù, ricevendo lusinghieri riconoscimenti dentro e fuori l’ateneo?». E ancora: «Crediamo sia lecito porre questa domanda per fare chiarezza sul presente, e soprattutto sul futuro di un progetto che ci sta particolarmente a cuore. In attesa di una risposta, e a dimostrazione del nostro impegno e della professionalità raggiunta, garantiremo comunque la continuità della programmazione radiofonica, come sempre al servizio dell’intera comunità universitaria». Il clima è di sconforto e apprensione. L’ateneo non fornisce ulteriori elementi. Nemmeno a Universitinforma che ha chiesto di conoscere quali sono le ditte invitate alla gara e chi ha presentato offerta entro la scadenza, il 31 marzo. «Vi faremo sapere entro i termini di legge (30 giorni)», dicono dagli uffici. Certamente la decisione di adottare una procedura di trattativa

privata (dunque ad inviti) non è stata presa subito. Nel verbale del cda del 28 luglio 2010, infatti, il consiglio aveva autorizzato la proroga del servizio a titolo gratuito a Blu Media sino a fine dicembre, «ferma restando, per il 2011, la necessità di programmare e di espletare la procedura ordinaria (dunque un bando pubblico, ndr) concernente il servizio di programamzione radiofonica». Nel verbale si legge anche il precedente contratto era stato rescisso a giugno 2009, poco meno di un anno prima della scadenza, per mancanza di fondi. Per il 2010 il cda a giugno aveva approvato la proroga del contratto solo alla concessionaria della frequenza 101, la cooperativa Radio Marte. Si arriva a dicembre, dove invece si cambia idea. Non più procedura ordinaria ma trattiva privata, cosa peraltro consentita dalla legge. La trattativa privata è a inviti. E la decisione di escludere i vecchi gestori è già presa. Nel verbale del consiglio di amministrazione del 23 dicembre, infatti, è già riportato il testo del capitolato, anzi dei due capitolati di gara, uno per la frequenza e uno per la gestione della programmazione. Il primo per un importo annuo di 16.666 euro oltre Iva, il secondo per 14.583 euro oltre Iva. Il contratto avrà validità per tre anni. Nei capitolati ci sono alcune specifiche che nel mondo della radiofonia hanno fatto sorgere qualche interrogativo. Il primo, quello della frequenza, prevede alcuni requisiti tecnici molto specifici: oltre a richiedere una maggiore copertura, talvolta regionale (esigenza giustificabile), si chiede di «assicurare un segnale di qualità nitido, pulito e stereo, attraverso ponti di banda 2Ghz; rendere gradevole l’ascolto su tutta la rete FM attraverso una deviazione di “+ o - 75 khz”». Dettagli che difficilmente sono nelle competenze dei funzionari amministrativi. Chi ha predisposto il capitolato? Nel capitolato per la gestione viene inserita inoltre la necessità di impiegare «mezzi dotati di regia mobile» per realizzare programmi itineranti. Perché? Quante radio sono dotate di regia mobile? Sarebbe ulteriore questione di trasparenza conoscere anche con quali criteri e da chi è stata fatta la scelta dei soggetti da invitare alla trattativa privata. Intanto, entro poco tempo Radio Zammù cambierà volto, forse voci, sicuramente frequenza. Ma il patrimonio di competenze e di professionalità acquisite da tanti studenti non va sprecato. U i


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Querelle tra il “magnifico” e lo studente indisciplinato di Giorgio Pennisi l Movimento studentesco catanese dichiara con forza, ed informa il rettore, che non si lascerà «minimamente intimidire dalle gravissime minacce contenute nel documento ufficiale inviato alla facoltà di Scienze politiche. Continueremo, senza paura alcuna, a denunciare la cattiva gestione dell’ateneo di Catania e l’arroganza antidemocratica del prof. Antonino Recca». Con queste parole, contenute in un comunicato ufficiale, vengono rimandate al mittente le accuse del rettore nei confronti dello studente universitario Matteo Iannitti. Il singolare caso che vede il rettore mettersi pubblicamente contro uno studente, comincia il 22 marzo quando Recca indirizza al preside della facoltà di Scienze politiche, Giuseppe Barone, una lettera ufficiale che per oggetto i “comportamenti tenuti dallo studente Iannitti Matteo”. In questo documento di due pagine Recca scrive: “Nel periodo compreso tra il 19 marzo del 2009 e il 4 febbraio del corrente anno, lo studente Matteo Iannitti, della facoltà di Scienze politiche, ha dato ampia diffusione a “comunicati” a propria firma […] che offendono la reputazione, l’onore e il decoro del rettore dell’ateneo, e al contempo ledono dell’ateneo il prestigio e la dignità. Comportamento, quello ripetutamente tenuto dallo studente Matteo Iannitti, certamente perseguibile sul piano disciplinare, in quanto appartenente nella qualità di studente a codesta facoltà di Scienze politiche e a questo ateneo, a prescindere dagli eventuali risvolti penali a suo carico. Pertanto – conclude il rettore nel documento inviato – ritengo necessario […] che il preside della facoltà di Scienze politiche inviti lo studente Matteo Iannitti a tenere comportamenti ed espressioni sempre dignitosi, corretti e rispettosi […] per non incorrere

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IL CASO / È bufera all’Università di Catania. Il rettore Recca manda un singolare “dossier” al preside di Scienze politiche per chiedere misure disciplinari contro Matteo Iannitti, attivista del Movimento studentesco e di Rifondazione, sempre molto critico con l’operato del vertice accademico. L’accusa: ha leso la dignità e il decoro dell’ateneo. La replica: atto intimidatorio in conseguenze penalmente perseguibili e, per quanto riguarda lo status di studente”. Il documento, come era prevedibile, scatena una forte reazione del movimento studentesco catanese che risponde con durezza e indice una conferenza stampa. Intanto sul sito www.movimentostudentesco.org campeggia la scritta “Siamo tutti Matteo!” e viene pubblicata per intero la lettera del rettore e il famigerato dossier di 17 pagine che lo stesso Recca ha spedito al preside Barone: articoli e comunicati in cui Iannitti avrebbe offeso la re-

putazione del rettore: articoli de La Sicilia, del Corriere del Sud, di Step1 e soprattutto i comunicati del Movimento studentesco. Eccola la documentazione che il rettore ha portato a sostegno della sua tesi, evidenziando i passaggi che a suo dire risulterebbero “macroscopiche falsità, nonché indicazioni e omissioni che lasciano alquanto perplessi”. Iannitti, come detto da lui stesso affermato, è anche membro molto attivo dello stesso Movimento studentesco e del partito della Rifondazione comunista. «È un’azione gravissima, un atto intimidatorio - ha commentato lo studente - non solo nei miei confronti, ma contro tutti quegli esponenti di Rifondazione e del Movimento studentesco che hanno fatto battaglia contro una gestione fallimentare dell’ateneo di Catania. È chiaro che è una ritorsione, vogliono zittirci». L’altra questione che sottolinea Iannitti è quella legata alla libertà di stampa e di espressione: «Non si è mai visto che un rettore dell’università utilizzasse mezzi istituzionali, come dei provvedimenti disciplinari, per minacciare le legittime prese di posizione degli studenti». Intanto il preside della facoltà di Scienze politiche, dopo aver visionato il dossier, risponde alla missiva, esprimendo solidarietà al rettore Recca: “Ho preso atto della documentazione dalla S.V. allegata e ho incontrato lo studente Matteo Iannitti, al quale ho espresso il mio fermo rincrescimento per le espressioni e i giudizi contenuti nelle sue dichiarazioni che possono considerarsi lesive nei confronti della carica istituzionale e della dignità personale del rettore” scrive il preside che aggiunge di essere intenzionato a inserire un punto all’ordine del giorno su questo argomento nel prossimo consiglio di facoltà. U i


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ateneo

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Siamo in..TESI?

U NIVERSIT La tesi? Letteratura o scienza, comunque il frutto di un lavoro di ricerca. Noi gli diamo spazio. Segnalateci le vostre a info@universitinforma.it

di Vanessa Ferrara

«Ho analizzato due epoche storiche attraverso i film di Billy Wilder» a Norma Desmond a Fedora, Billy Wilder tra Golden Age e modernità», è il titolo della tesi che Giuseppe Paternò Raddusa ha voluto discutere a conclusione del suo percorso triennale in Lettere Moderne. Un elaborato nel quale è l’irriverente contrapposizione di due diversi momenti, dei quali fu segnata la carriera di uno straordinario maestro come Billy Wilder - autore, regista e sceneggiatore di una innumerevole quantità di pellicole che determinarono la sua ascesa ad icona della cinematografia hollywoodiana - ad essere accuratamente analizzata. Quando ti sei laureato? «19 marzo 2011». Con quale votazione? «110 e lode». Come hai strutturato la tesi? «In due capitoli: il primo dedicato al crollo della Golden Age e a “Viale del Tramonto”; il secondo, invece, incentrato sul paradigma di “Fedora” e il suo insuccesso presso il grande pubblico». Quanto tempo hai impiegato nell’elaborazione della tesi? «Più o meno sei mesi». Perchè hai scelto proprio questo argomento? «La mia ricerca analizza due film all’interno della sterminata e meravigliosa filmografia del regista viennese, naturalizzato americano, Billy Wilder. Sono affascinato dal fatto che due film come “Viale del Tramonto”, girato nel 1950, e “Fedora”, uscito nelle sale 28 anni dopo, siano emblematici di due momenti diversi nel modo di intendere il cinema. Nel 1950, infatti, nonostante l’ardito flashback, quasi metafisico, “Viale del Tramonto” si impone come un caposaldo inossidabile della Golden Age di Hollywood, l’epoca dorata e ambigua dei grandi Studios, delle dive indimenticate e di film costruiti a tavolino, con sceneggiature ferree e rigore strutturale da invidia, facendo della protagonista della pellicola, Norma Desmond interpretata da Gloria Swanson, un’ex stella del muto ancora illusa di essere l’unica

«D

vera star sulla piazza. “Fedora”, nel 1978, approda nelle sale senza riscuotere alcun successo. La tragica vicenda di una diva, deturpata in viso da una serie di interventi chirurgici volti a mantenere intatto il suo fascino, che costringe la figlia, fino ad allora tenuta nascosta, ad assumere brutalmente la sua identità, non ha alcun tipo di presa verso il grande pubblico. I tempi sono cambiati, c’è stata la crisi economica, la guerra nel Vietnam, le contestazioni giovanili nelle università. L’Europa ha offerto ai

nuovi cineasti un modello di fare cinema d’autore più economico rispetto a quello dei grandi maestri. Il 1977 è l’anno di “Guerre Stellari”, film che registra cifre impressionanti al botteghino, segno che pubblico è interessato a nuove storie. L’anno dopo, quello di “Fedora” è purtroppo un anacronismo inascoltato, sebbene qualitativamente sublime». Una comparazione tra due epoche storiche ricondotte a un unico regista, Billy Wilder. Perchè? «Perché a differenza di altri registi, nel corso della sua lunga car-

Cittadella / In arrivo un collegamento “verde”

Alla Cittadella il collegamento tra la nuova mensa e gli alloggi universitari sarà “verde”. L’area logistica e spazi a verde dell’Ateneo di Catania, con tutto il grippo di lavoro che partecipa al progetto europeo GraBs ha infatti già redatto la perizia per l’affidamento dei lavori. Il nuovo percorso consentirà il collegamento pedonale tra l’edificio Mensa e Centro Studentesco con il Cus e l’edificio collegi universitari e biblioteca Antolini. Il collegamento in progetto - il cui costo previsto è di 56 mila euro - consentirà la fruizione di una zona di pregio del verde della città universitaria, attualmente non utilizzata. Inoltre, è previsto l’inserimento di piazzole di sosta in zone ombreggiate da arredare con tavoli e sedute. Il tutto per creare le condizioni ottimale di un percorso anche per il jogging, le camminatte ma anche momenti di studio e relex. Si tratta di un primo passo verso la riqualificazione degli spazi e del primo tratto di un collegamento pedonale e ciclabile cjhe potrà, in seguito, estendersi fino a realizzare un attraveramento lungo tutta la direttrice est-ovest.

riera ha la fortuna (o la sfortuna) di analizzare con ferocia diverse epoche storiche che si sono inevitabilmente contraddistinte per modalità differenti, come è ovvio che sia, nell’approccio alla storia, alla cultura e alla fruizione stessa dei film». Cosa distingue il cinema d’oggi da quello di ieri? «Il rapporto con il pubblico. Non è tanto un problema di sceneggiature, registi, attori. Come ieri, ci sono quelli validi e quelli meno validi. È la predisposizione del pubblico di oggi. La gente al cinema ormai si annoia, paradossalmente, anche con storie leggere. Un po’ come capitava con il teatro vent’anni fa. La commedia ridanciana è l’unico “analgesico” ad un periodo desolante come quello che stiamo vivendo. È auspicabile una distensione dei rapporti tra il cinema e i suoi spettatori, ma non credo possa essere attuabile adesso». Cosa rappresenta un regista come Wilder nella storia del cinema americano? «Billy Wilder era un uomo di cinema di rara grandezza: sceneggiatore di ferro, autore di battute memorabili, si è fatto interprete del “tempo” in maniera infallibile. È stato uno dei pochi registi della Hollywood classica a lavorare sul corpo, le sue trasformazioni e le sue connessioni con la psiche, in maniera continua e totalmente libera. Ha diretto pellicole che hanno definito alcuni generi in maniera insindacabile: il legal thriller, con “Testimone d’Accusa”; la commedia romantica, con “Sabrina”; la comicità slapstick di “A qualcuno piace caldo”, o l’intrinseco fattore paranoico presente nello splendido “L’appartamento”. E non sono che pochi titoli. Aveva il privilegio di osservare l’universo statunitense dalla sua condizione di immigrato, con una classe, uno humour che non andava mai perduto, nemmeno nei contesti narrativamente più drammatici». U i


ateneo

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INFORMA

Quanto ne sai di?

Cosa sanno gli studenti di personaggi e fatti che hanno segnato la storia recente? Proviamo a chiederlo, per scoprire che...

di Luca Di Leonforte

Chernobyl e il pericolo nucleare e vicissitudini della centrale giapponese di Fukushima hanno riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica i rischi legati alle centrali nucleari. Forse è proprio per questo che gli studenti catanesi non si sono fatti trovare impreparati sul tema di questo mese: il disastro di Chernobyl. Nonostante sia avvenuto il 26 aprile 1986, quando quasi la totalità degli intervistati non era ancora nata, nessun “non so” figura tra le risposte. Tutti sanno del disastro nucleare e hanno ben chiara la gravità dell’incidente parlando di radiazioni che si propagarono in gran parte dell’Europa arrivando perfino in Italia. «Si tratta del più grave incidente nucleare della storia, che deve portare il mondo moderno ad abbandonare questa soluzione a favore delle energie rinnovabili», così contestualizza Michele, 23 anni, attualizzando le nostre domande e riferendosi

L

Sarcofago del reattore n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl

all’eventualità di riaprire le centrali nel nostro paese. Solo ad una domanda nessuno sa rispondere: quante sono state le vittime dell’incidente? Questo quesito però non ha

una risposta certa. Nel conteggiare i morti bisogna infatti inserire, oltre a quelli che sono deceduti durante gli interventi per limitare i danni dell’incidente, anche tutti coloro che

sono morti nei decenni successivi a causa di tumori dovuti alle radiazioni, operazione questa che risulta essere alquanto difficoltosa: le varie stime parlano di 65 vittime accertate con sicurezza e un numero che va dai 4 mila ai 6 milioni di morti per malattia a seconda che i dati siano dell’Onu o di Greenpeace, altri conteggi forse più attendibili parlano di una cifra che si assesta intorno alle 50 mila vittime. A 25 anni dal disastro una cosa è certa: l’energia nucleare, nonostante potenzialità enormi, presenta rischi altissimi per la popolazione mondiale. E se dopo un quarto di secolo uno dei paesi tecnologicamente più avanzati del pianeta trema di fronte ad una centrale nucleare, ciò significa che il problema è tutt’altro che risolto e che catastrofi come quella di Chernobyl sono ancora oggi possibili. U i


sport

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U NIVERSIT

BASKET / Enzo Santonocito e Stefano Caltabiano spingono la Gad Etna verso la promozione in C1, cercando di conciliare gli impegni universitari con l’amore per la pallacanestro. Tanto allenamento e schemi eseguiti alla perfezione valgono poco senza sinergia nello spogliatoio

Gioco di squadra e tanta passione ma il miglior attacco è la difesa di Marco Pitrella chema e tattica sono alcuni dei pilastri su cui si fonda il basket. Partendo da questi nasce il piacere di giocare e la voglia di essere in campo ogni partita, che spinge a fare qualche sacrificio in più per poter conciliare università ed allenamenti. Enzo Santonocito, diciannovenne studente di Medicina, e Stefano Caltabiano anch’egli diciannovenne e studente di Scienze della Comunicazione, di voglia ne hanno tanta. Entrambi giocano nella Gad Etna, squadra catanese attualmente prima in classifica della Regular Season, campionato regionale della Sicilia orientale di C2, che dal 9 aprile inizierà a disputare i play-off (hanno diritto ad accedere ai play-off le prime otto squadre classificate di ogni girone) per vincere il titolo ed essere promossa in C1. Enzo inizia a tirare a canestro all’età di undici anni col minibasket, facendo parte in seguito della rosa della Virauto Ford Catania in B2. Stefano invece inizia a giocare a sette anni, poi la gavetta in serie D ed un anno nel Rimini nel campionato d’eccellenza under 17: «Questa esperienza mi ha fatto crescere molto, sia sotto il profilo sportivo che sotto quello umano, e già solo il fatto di essere stato scelto mentre disputavo un torneo con la selezione regionale siciliana mi gratifica, tanto quanto l’essere primi in classifica quest’anno». E per essere primi ci vuole tanto allenamento: quattro volte a settimana in palestra per il potenziamento muscolare, e poi in campo; ed inoltre - aggiunge sempre Stefano - «alla base degli ottimi risultati di quest’anno c’è l’aver saputo trovare grande sinergia all’interno dello spogliatoio tra noi che siamo i più giovani ed i senior - cioè i compagni più esperti e con alle

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Stefano Caltabiano

Final Four A1 volley a Catania

Enzo Santonocito

Il PalaCatania sarà il palcoscenico della Final Four della 33a Coppa Italia A1 di pallavolo femminile. Una due giorni di volley, sabato 16 e domenica 17 aprile, per una competizione che sbarca per la seconda volta nella storia in Sicilia - la prima era stata a Marsala nella stagione 2000/01. Quattro le formazioni protagoniste (Scavolini Pesaro, Norda Foppapedretti Bergamo, MC-Carnaghi Villa Cortese e Yamamay Busto Arsizio) che si contendono la coccarda tricolore e l’accesso di diritto alla Champions League 2011/12. Detentrice del titolo è l’MC-Carnaghi Villa Cortese che la scorsa stagione, da neopromossa, ha conquistato la Coppa Italia battendo Bergamo nella finalissima. spalle una carriera più lunga -, perché le partite si vincono grazie al gioco di squadra - ci tiene ad aggiungere Enzo -; ogni singolo non solo deve fare meno errori possibili durante lo svolgimento della partita, ma deve anche giocare con la convinzione che un suo errore può far saltare l’intero schema». «Infatti - sottolinea ancora Stefano - preparare la partita vuol dire sforzarsi il più possibile di studiare ed automatizzare la tattica». E questo a volte avviene attraverso la consultazione del “book tecnico”, una raccolta di tattiche d’attacco e di difesa; nel basket, infatti, molto spesso il miglior attacco è la difesa, cioè limitare l’attacco avversario per poi ripartire ed andare

a canestro. Saper mettere in pratica gli schemi, naturalmente, non è il solo mezzo per vincere le partite, aggiunge Enzo che «attorno ad un tiro a canestro ruotano tutta una serie di situazioni di gioco, che negli allenamenti cerchiamo di imparare e nella partita di concretizzare; come l’on-fire: cioè fare entrare un giocatore, e con esso tutta la squadra, in ritmo, come diciamo tecnicamente, al fine di ottenere un break, togliendo così il ritmo alla squadra avversaria”. Ed infine il terzo tempo, ovvero la consuetudine di stringere sempre la mano all’avversario a fine partita, gesto magari non emozionante quanto un tiro a canestro ma che di sicuro vale molto di più. U i

Sicilia Jumping Tour a Militello

“A cavallo fra territorio e cultura”, è questo il claim della manifestazione internazionale di salto ad ostacoli che vede l’equitazione protagonista a Militello Val di Catania. Dal 14 al 17 aprile, nella cornice della Tenuta Ambelia, prenderà vita la prima edizione di FierAmbelia, un appuntamento dedicato al territorio, al cavallo e alla straordinaria biodiversità che fa di questi luoghi e della Sicilia tutta, una meta di primissimo rilievo. Il programma completo sul sito www.siciliajumpingtour.com/fiera-ambelia.


città

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INFORMA

INIZIATIVE / Dalla piazza virtuale del social network 40xCatania a quella reale: il Gruppo azione risveglio (Gar) ha deciso di denunciare il disagio della città con azioni creative. L’ultima, “C’era una volta San Berillo”. «Il nostro - dice Salvo Grillo - è il linguaggio dell’arte» di Danila Giaquinta unziona così da secoli. Ci si incontra in una piazza, si discute di faccende comuni, ci si scambia opinioni, si trova una soluzione che vada bene per tutti o quasi. Non è molto diverso quello che accade oggi nell’agorà degli internauti, lo spazio “liquido” da cui hanno preso forma i movimenti civici e “solidi” negli ultimi tempi sempre più attivi a Catania. È la forza aggregante dei social network, la rete dei nuovi cittadini “glocali” che s’infittisce, si dirama e, tra il serio e il faceto, reinventa la politica, il civismo, la partecipazione. È proprio su Facebook che muove i primi passi 40xCatania - il social network nato giusto da un paio di anni - perché è lì che i suoi fondatori s’incontrano e si riconoscono per un’affinità elettiva ben precisa, l’interesse per la propria città. A far scattare la molla è «lo stato di narcosi generale in cui viviamo – spiega uno dei membri, Salvo Grillo –. Quello che ci interessa non è indicare una strada politica quanto contribuire al risveglio di un pensiero critico. Il nostro, poi, è un movimento generazionale e territoriale, nel senso che sentiamo l’esigenza di “localizzare” la nostra attività, di rimanere nell’ambito della città». E se il social network – che oggi raccoglie un migliaio di iscritti – rimane un luogo di denuncia virtuale dove è possibile bloggare, caricare foto o video, è stato anche trampolino di lancio e continua ad essere fonte di ispirazione del Gar, il Gruppo Azione Risveglio, un vero e proprio laboratorio di cittadinanza creativa che fa arte e denuncia al tempo stesso. «La rete è uno strumento di coagulo, di comunicazione – spiega Grillo –. Il Gruppo prende spunto dal social network dove si lancia un tema, si crea un’opinione, si fa un’azione, un’incursione nel reale. Il nostro linguaggio non è ideologico ma è quello dell’arte. Abbiamo cambiato il modo di fare protesta: preferiamo azioni simboliche e creative. Senza volantini né slogan». Dall’impacchettamento di Piazza Europa ai manichini di “1km per la città” fino all’articolato e ricco evento civico-artistico che si è svolto nel quartiere di San Berillo qualche giorno fa, il movimento punta sulla fantasia, su tutti i

né parrocchie né sezioni di partito e la politica assomiglia sempre più a una lotta tra guelfi e ghibellini, le piazze si ripopolano sul web. E in molti casi non è solo click activism, non è solo “mi piace” o “condivido”, ma è partire da un’identità digitale per impegnarsi nella più fisica delle esperienze, quella della mobilitazione sul campo. E reagire a una cultura di gattopardiana memoria, che è quella della rassegnazione, del fatalismo, dell’impossibilità del cambiamento. «La città reagisce – continua Grillo –. In un certo senso facciamo scuola. È partito un meccanismo di competitività e sono tante oggi le associazioni che si danno da fare. Anche il linguaggio dei

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«Vinciamo il degrado facendo bellezza» Alcune immagini di San Berillo. Qui sopra, la locandina dell’iniziativa del Gar del 9 aprile

colori e le forme espressive per accendere un faro sul degrado e le questioni mai risolte della città. «San Berillo è il “grande male” – racconta Grillo –. Nella nostra performance teatrale lo chiamiamo il Karma. Cos’ha fatto la città per meritare tanto degrado? Ci avevano promesso la gran-

✎ Com’eravamo...

deur, la Milano del Sud, e invece abbiamo assistito alla distruzione di un quartiere, della sua linfa vitale, delle sue attività produttive e allo spostamento di 30.000 persone. Come riscattare quel dolore? Solo facendo bellezza». Va detto. In tempi di apatia e disincanto, in cui non ci sono più

una foto per la Villa

Prestare una propria vecchia foto scattata al Giardino Bellini per contribuire alla grande collettiva organizzata da Gli amici della Villa Bellini che a maggio racconterà, grazie al contributo di tutti, la storia del giardino pubblico più importante di Catania. Chi vuole può consegnare le foto entro il 1° maggio in sette punti di raccolta (le librerie La Paglia, Tertulia, Selinoon Library, La Cultura; gli studi fotografici Pelleriti e l’Accademia Wall Street Institute) oppure via email a: amicidellavilla@gmail.com. Info: http://villabellini.worpress.com.

giovani politici è cambiato. Non solo. Sulla vicenda di piazza Europa un cittadino alla pescheria mi ha chiesto “comu finiu?” In poche parole, le nostre azioni fanno riflettere e il movimento di denuncia che parte dal web ha un’incidenza tale che la stampa e i mezzi di comunicazione di massa devono parlarne. Credo che il risveglio debba colpire soprattutto i borghesi che hanno gli strumenti critici. Insomma sono loro che hanno fatto la rivoluzione francese». E le istituzioni? «All’inizio erano perplesse mentre adesso colgono la ragionevolezza oltreché l’eleganza delle nostre azioni. Abbiamo avuto il patrocinio del Comune per “C’era una volta San Berillo”. È ancora presto per fare bilanci ma i risultati concreti sono il motore che spingono ad andare avanti, a fare sempre meglio, a crescere, a contagiare la febbre dell’impegno e dell’interesse e il movimento chiama a raccolta un numero sempre più ampio di catanesi. «La più grande soddisfazione – conclude Salvo Grillo – è il consenso crescente per un gruppo che offre scelte ragionevoli e amore per la città». U i


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U NIVERSIT

INCHIESTA / I beni di mafia a Catania confiscati e dimenticati. Lo strano caso del civico 28 di via Caprera, a San Cristoforo, ufficialmente un rudere in attesa di demolizione. L’avvocato antiracket Giusy Mascali: «La nostra è una città collusa. Bisognerebbe creare un cortocircuito»

Il portone del civico 28 di via Caprera. Il bene, un locale di 32 metri quadrati, è stato confiscato nel 1992 a Santo Mazzei. Affidato al Comune di Catania, il vano risulta essere un rudere da demolire. Il suo aspetto dall’esterno, però, sembra raccontare un’altra verità

CASE LORO di Agata Pasqualino beni confiscati alla mafia sono un’enorme fonte di ricchezza e un simbolo potentissimo della lotta alla criminalità organizzata. Con la confisca viene colpito il patrimonio e la potenza economica della mafia, indebolendo il suo controllo e radicamento sul territorio, e attraverso il riutilizzo sociale dei beni confiscati si riafferma il principio di legalità. Quando questo meccanismo si inceppa però, o rallenta a causa di ritardi e inefficienze, il simbolo rischia di ribaltarsi e di rafforzare il mito di una mafia invincibile. A Catania, una città che ha bisogno di sviluppo e legalità, la macchina burocratica

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Step1, un laboratorio che si occupa di inchieste e videogiornalismo

Il laboratorio inchieste e videogiornalismo di Step1 è oramai una costola del magazine on line-palestra di giornalismo della facoltà di Lingue dell’Università di Catania. Si tratta di uno spazio di “allenamento professionale” dedicato ad un ramo avanzato del giornalismo, quello delle inchieste di approfondimento ma anche del giornalismo autoprodotto in video, oramai protagonista nel mercato dei freelance e del web dopo una lunga esperienza degli inviati nei Paesi di guerra. Il laboratorio vanta varie produzioni; tra queste “Eleven Catania”, l’inchiesta collettiva che ha vinto la prima edizione del premio Eretici digitali 2010 al Festival del giornalismo di Perugia, e “My Hometown Catania”, il dvd del rockumentary di Marco Pirrello, in vendita in libreria per sostenere U Press. Oltre a “Case Loro” che sancisce una prima collaborazione tra Step 1 e Libera, in questi giorni è in uscito “Aspettando il festival di Perugia”, tre videoinchieste glocali che saranno pubblicate on line. Ideatrice e coordinatrice del Laboratorio è la giornalista e docente di “Giornalismo e nuovi media” Rosa Maria Di Natale.

che si muove attorno ai beni strappati alla mafia è incredibilmente lenta. E piena di contraddizioni.

Via Caprera: che succede al civico 28? “Fatevi i cazzi vostri”. C’è scritto così al numero 28 di via Caprera, nel quartiere di San Cristoforo a Catania. Non è la scritta di un graffitaro o di un teppista. È invece una sorta di decorazione che, assieme a motivi ornamentali tipicamente siculi e all’altra frase , “La tua invidia è la mia fortuna”, abbellisce una porta pesante e nuova, incastonata in un muro color giallo scuro, curato e pulito. Di certo è uno stabile che salta all’occhio, perché nelle strade strette del quartiere popolare è tra i pochissimi rimessi a nuovo. È un vano di 32 mq confiscato nel 1992 a Santo


INFORMA Mazzei, boss dell’omonimo clan mafioso altrimenti detto dei carcagnusi, e ora detenuto in regime di 41 bis. Lo stesso Mazzei, per intenderci, nominato uomo d’onore da Salvatore Riina nel 1992 grazie all’affiliazione alla famiglia Santapaola. Nel 1999 il locale è stato trasferito al Comune di Catania, come la maggior parte degli immobili confiscati alla mafia che non vengono mantenuti dallo Stato per fini istituzionali. Il Comune etneo, tra i più disastrati d’Italia e ancora alle prese con un “buco” di bilancio da ricucire, avrebbe dovuto utilizzarlo o assegnarlo ad associazioni e organizzazioni onlus affinché venisse destinato a fini sociali.Un percorso questo, stabilito dalla legge sui beni confiscati alla criminalità organizzata. L’immobile “Fatevi i cazzi vostri” si trova in una via stretta e senza uscita di uno dei quartiere più problematici della città. San Cristoforo possiede infatti tutte le caratteristiche del rione povero: fatiscenza e precarietà degli edifici, assoluta mancanza di spazi pubblici, di verde e di servizi, e un alto tasso di dispersione scolastica e criminalità. La maggior parte delle case è al piano terra, e i balconi e le terrazze dei cittadini sono le viuzze stesse; quei rivoli di asfalto a doppio senso nei quali a stento riesce a passare un’auto. Non esistono segnali stradali a San Cristoforo, direzioni o divieti. Qui sembra che la legge non arrivi nemmeno nelle sue forme più scontate. Chi vi abita lo sa, e il forestiero, spaesato come dentro a una giungla, viene riconosciuto subito. Difficile chiedere e farsi raccontare cosa succede davvero dentro il civico 28 di via Caprera. Ci sono però le carte che raccontano qualcosa. Nella lista in possesso della Prefettura di Catania e in quella del Comune di Catania, quel “garage” confiscato alla mafia diciotto anni fa, risulta da demolire. Agli uffici di Palazzo Minoriti il vano risulta essere un rudere, e la decisione di demolirlo, ci dicono, è stata presa per scongiurare il rischio che potesse essere utilizzato per scopi illeciti. Per nascondere armi, ad esempio, o perché prima o poi potrebbe anche crollare e rappresentare un rischio per passanti e abitanti del luogo. Il civico 28 di via Caprera sarebbe dunque da demolire perché il Comune non potrebbe utilizzarlo come deposito. L’aspetto di quell’immobile, però, sembra dimo-

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Nella foto in alto, immobile in via Delpino, nel quartiere di Zia Lisa, confiscato nel 2002 e trasformato dal Centro Astalli in casa di accoglienza per immigrati nel 2007. Nonostante l’insegna, il bene è chiuso e inutilizzato mentre il Centro attende che gli venga riassegnato. Qui sopra, villetta in via Gambetta, confiscata nel ’96 e assegnata nel ’99 all’Ufficio Casa del Comune. Non vi sono tracce di uffici comunali

strare altre cose. Eppure la legge, prima delle modifiche apportate dalla norma n. 50 del marzo 2010, non prevedeva la demolizione di un bene dello Stato. Questa, infatti, era stata concessa a patto che il Comune utilizzasse l’area per scopi sociali, magari attrezzandola con un po’ di verde e scivoli per bambini. Il Comune, che all’ultima richiesta di aggiornamento della Prefettura aveva risposto che il locale non era ancora stato demolito perché si era indecisi su cosa farne e come usarlo, ora conferma che il “rudere” deve essere demolito, ma sta cercando di capire se può farlo con le sue forze o se dovrà indire una gara per appaltare i lavori.(...)

Quelle indagini dimenticate Catania è la quarta città per numero di beni confiscati alla criminalità organizzata in Italia con 592 beni, di cui 87 sono aziende, dopo Palermo (3316), Reggio Calabria (1021) e Napoli (915) e prima di Milano (536) (dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata al 6 settembre 2010). Gli immobili confiscati a Catania e nei ventotto comuni della sua provincia sono per lo più terreni, appartamenti e villette, ma non mancano garage, box, botteghe, intere palazzine, e perfino aree urbane, come quella confiscata a Tremestieri Etneo, comune alle

pendici del vulcano. Gli ex-proprietari portano i cognomi di note famiglie mafiose: Laudani, Riela, Ercolano, Vasta e naturalmente Santapaola, perché a Catania, come a Palermo, Napoli e Reggio Calabria, la criminalità organizzata ha radici e storia profonde. Eppure il numero dei beni confiscati a Catania risulta esiguo, se confrontato con quello delle altre tre città. Giusy Mascali, avvocato dell’associazione antiracket Asaec - Associazione Antiestorsione Catanese “Libero Grassi”, impegnata in iniziative che evidenziano spesso la questione dei beni confiscati a Catania, spiega che le responsabilità sono di chi dimentica di fare le indagini. «Due sono le cose – afferma il legale –, o a Catania la mafia non esiste o c’è una Procura che è in letargo. È vero che la Procura è sotto organico e le vicende su cui indagare sono molte, ma il personale dovrebbe essere impegnato in base alla priorità». Per l’avvocato Mascali, Catania ha tutte le carte in regola per apparire una città collusa: «È come se ci fosse un accordo con la mafia che in cambio non provoca eventi che possono traumatizzare e creare l’allarme sociale, come è successo invece a Palermo. Di sicuro la criminalità organizzata non è meno presente che a Palermo, a Reggio o a Napoli». La mafia etnea è imprenditrice, fa affari e deve il suo potere economico alla complicità di imprenditori e politici. Ne è la prova anche la recente operazione antimafia Iblis, scattata nel Catanese all’inizio di novembre, che ha portato all’arresto di 48 persone, tra cui uomini d’affari e funzionari pubblici, e richieste di sequestro di beni per 400 milioni di euro. Per l’avvocato antiracket, sono davvero troppe le lentezze che si accumulano, pericolosamente: «A Catania si aspetta e poi, o si chiude il processo o i beni vengono dissequestrati o vengono venduti e con tutta una serie di prestanome ritornano al patrimonio mafioso. Questi sono i meccanismi perversi che bisognerebbe fare andare in cortocircuito, ma la società civile non è stata capace di farlo perché non ha la forza e un potere contrattuale tale da poter incidere, né tantomeno ne è capace la politica, che non ne ha alcuna volontà». U i


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U NIVERSIT

«Tutor e consulenti per tutto il percorso» di Maria Enza Giannetto

to del lavoro». L’articolo 3 della legge regionale 20/2002 indica l’indirizzo da seguire per la piena attuazione dei servizi di informazione, di orientamento alla scelta del corso di studi universitario e di orientamento professionale. «La moderna concezione della comunicazione - continua Rapisarda - vede l’Ersu di Catania impegnato nell’attivazione di canali che possano trasferire, le varie situazioni che lo studente dovrà esaminare e individuare per progettare il proprio percorso formativo. Ma, una visione concreta della scelta del corso di studio universitario non può essere disgiunta dalla conoscenza del panorama complesso e va-

ccoglienza, supporto psicologico, assistenza e tutoraggio. Sono questi i servizi che l’Ersu offre agli studenti nell’ambito dell’orientamento, uno dei compiti essenziali degli enti regionali per il diritto allo studio, già previsti nella legge istitutiva. Orientamento sia per l’accesso agli studi superiori, sia per gli sbocchi lavorativi. Insomma, tutti gli aspetti che decorrono dalla fase iniziale della scelta del percorso formativo con l’attività quotidiana di crescita sia negli aspetti della didattica che sotto i profili della formazione individuale, si sviluppano con gli sbocchi occu-

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SERVIZI / Orientamento, accompagnamento e tutoraggio. Messo a punto un piano per sostenere gli studenti durante le varie fasi: dalla scelta del corso di studio all’inserimento nel mondo lavorativo pazionali. Il servizio, oltre a una prima fase di orientamento su accertamento psicoattitudinale, alla scelta della facoltà e della sede universitaria, prevede la divulgazione di informazioni sui corsi di studio, informazioni didattiche sulle facoltà, sui percorsi formativi e sulle conoscenze di base per accedere ai diversi corsi. Anche l’accompagnamento consente di individuare il giusto metodo di studio e un adeguato inserimento nell'ambito universitario, mentre il tutoraggio, supporta gli studenti per ciò che riguarda la scelta universitaria e l’iter formativo. Una volta effettuata la scelta, gli studenti che ne fanno richiesta, possono ricevere assistenza e sostegno per superare eventuali difficoltà di inserimento e adattamento socio-ambientale, fino all’introduzione nel mondo del lavoro. «Tutte azioni - dice il direttore dell’Ersu, Nunzio Rapisarda mirate e ridurre il fenomeno dell’abbandono degli studi e delle continue migrazioni tra i vari corsi universitari, oltre al raggiungimento del massimo livello negli studi, e il completamento della propria preparazione professionale». Fino ad ora, gli atenei, demandati a questo compito dalla leg-

ge 390/91 hanno assolto la fase iniziale e il percorso intermedio con l’ausilio del tutoraggio e dell’incentivazione del rapporto dei docenti con gli studenti. «Una fase da sostenere con maggiore forza - continua Rapisarda - è quella del colloquio con il mondo del lavoro soprattutto quello imprenditoriale e con le strutture, non solo pubbliche ma anche private e consortili che devono svolgere un servizio di contatti e di inserimento nel merca-

Info e contatti Info sul sito dell’Ersu. www.ersu.unict.it Ricevimento: lunedì e venerdì 10-13 mercoledì 16-19 Catania Via Etnea n.570 – 2° Piano – Tel.095/7517966 grazia.musumeci@ersu.unict.it sandra.valenti@ersu.unict.it claudia.trapani@ersu.unict.it

Il punti del progetto in sintesi

A. Ricognizione della popolazione studentesca, informazione e attività di counseling per gli studenti dell’ultimo anno delle medie di II grado e per gli studenti nuova immatricolazione all’Università. B. Accertamento sociale della “condizione” del nucleo familiare, del contesto relazionale e ambientale di provenienza degli studenti che intraprendono il percorso formativo nelle Università. C. Counseling, tutoraggio e assistenza psicologica per gli studenti che seguono i corsi di studio dell’Università.

D. Informazione, orientamento e tutoraggio per gli studenti laureati che dovranno frequentare corsi di specializzazione, tirocini e stage formativi in istituzioni, ordini professionali e aziende. E. Ricognizione delle strutture sociali e istituzionali che si occupano dell’offerta delle opportunità di lavoro e collaborazione con gli enti demandati: enti locali, associazioni di categoria, osservatori del pubblico Impiego. F. Attività di informazione, counseling e tutoraggio per gli studenti laureati che intraprendono attività di ricerca e studio nelle Scuole d’eccellenza

riegato del mondo delle occupazioni. Se per l’informazione i mezzi di comunicazione possono essere sufficienti è invece necessario l'intervento costante delle “guide” del corso di studi che, attivando curiosità e stimoli cognitivi, crea il presupposto indispensabile per l’individuazione della professione». Come a dire: la presenza del tutor è fondamentale, perché oltre ad assistere e correggere i giovani nell’impegno allo studio, può costituire il naturale riferimento e aiuto per le scelte, sempre più impegnative, che lo studente dovrà affrontare fino all’impegno nell’attività lavorativa. Parte importante del percorso formativo è l’inserimento nel mondo delle professioni. Per questo diventa imprescindibile l’esperienza degli stage finali nei centri vitali del mondo del lavoro e delle professioni, previsti dal nuovo ordinamento degli studi e favorevolmente accettati dalle imprese e dal mondo produttivo. «Su questa fase - continua Rapisarda - il servizio di assistenza degli enti per il diritto allo studio si rivela indispensabile. Per tutto il progetto abbiamo individuato figure importanti come consiglieri di orientamento, tutor con coordinamento, operatore statistico di ricerca e operatore sociale». U i


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INFORMA

FESTIVAL / Il 29 aprile a Catania, prende il via la nuova edizione del festival Per vocem, instrumenta et organum, con la direzione artistica di Antonella Fiorino. Primo concerto con Gianluca Libertucci, Davide Milioto e l’Orchestra dell’Ersu

Il festival di voci strumenti e organo usica e tradizione. Ma anche un occhio verso i nuovi talenti. Riparte il Festival organistico Per vocem, instrumenta et organum, che prenderà il via venerdì 29 aprile (dopo lo spostamento tecnico dal 7 aprile), con un programma molto variegato. «Anche quest’anno spiega il direttore artistico Antonella Fiorino il repertorio sarà incentrato su colonne sonore famose e punterà molto sull’esibizione di giovani talenti che, accompagnati dall’orchestra dell’Ersu, si esibiranno con concerti solistici tratti dal repertorio». «Tra tutti gli appuntamenti continua la professoressa Fiorino - segnalo, soprattutto, l’inaugurazione del Festival con l’esibizione del concerto per clarinetto e orchestra di Mozart K 622 per clarinetto e orchestra eseguito dal giovane clarinettista Davide Milioto. Come ogni anno il festival aprirà con le magiche note dell’organo Serassi custodito nell’incantevole Chiesa San-

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t’Angelo ai Minoriti di Catania eseguite dal maestro Gianluca Libertucci, organista del Vaticano e docente di organo principale presso il conservatorio di musica di Castelfranco Veneto». E naturalmente ci sarà l’Orchestra sinfonica dell’Ersu, diretta da Antonella Fiorino. Una grande inaugurazione su musiche di Mozart, Tchaikovsky, Bizet. Anche quest’anno il festival varcherà lo stretto e, in colla-

borazione con l’Andisu, farà conoscere la proposta etnea nelle città di Firenze e Roma. Dopo l’inaugurazione, a giugno la rassegna si sposterà a Palermo, nella Cattedrale per il concerto di Mauro Visconti (organo), Marcello Enna (violino), Daniela Santamaura (violoncellista) e il Coro Sancte Joseph su musiche di Vivaldi, Corelli, Leclair, Palestrina, Mozart, Bartolucci, Visconti. Il 1° ottobre appuntamento a Catania, nella Chiesa Santa Maria di Gesù, con Carmelo Scandurra (organo), Puglisi Piera (soprano), Enza Puglisi (soprano) su musiche di Bach, Schubert, Verdi. E poi ancora, un appuntamento a Catania con Salvatore Reitano (organo) e l’Orchestra Sinfonica dell’Ersu, su musiche di Bach, Haendel, Rossini e Verdi. Infine, la gran chiusura, l’1 dicembre, nella Chiesa di San Michele Arcangelo ai Minoriti Catania affidata ancora al maestro Libertucci e all’Orchestra sinfonica dell’Ersu su musiche di Bellini, Bach, Verdi, Mascagni, Bartok. U i

Escursioni / Mercoledì 4 maggio in alto sul Monte Altesina

L’Ersu organizza una visita guidata nella Riserva Naturale Orientata “Monte Altesina” (Enna) per gli tutti studenti. La visita avrà luogo mercoledì 4 maggio, con partenza, con pullman dell’Ersu, alle ore 8 da piazza Cavour. La Riserva, istituita nel 1997, ricade al centro della Sicilia, approssimativamente nel punto di contatto tra le regioni geografiche amministrative in cui nel Medioevo venne suddivisa la Sicilia (Val di Mazara, Val di Noto, Valdemone). Il Monte Altesina è la vetta più alta dei Monti Erei e presenta una doppia cima, una di m 1192

s.l.m. e l’altra di m 1180 s.l.m. Dalla sua cima è possibile ammirare un panorama che si apre su tutta l’isola. È prevista la visita del villaggio bizantino di Contrada Canalotto situato a circa sei chilometri dal centro abitato di Calascibetta. Per informazioni più dettagliate relative al programma di visita e per l’iscrizione (entro il 2 maggio), gli studenti possono rivolgersi alla sede dell’Ersu-Ufficio per le Attività culturali di via Etnea n.570, dal lunedì al venerdì ore 9-12,30 e mercoledì anche alle ore 16-18, dove potranno presentare domanda di prenotazione, utilizzando il modulo scaricabile anche dal sito dell’Ente, www.ersu.unict.it

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la camera della musica

Una piccola sala di musica da camera in pieno centro, a Catania. E soprattutto una sala dove gli studenti universitari possono “assaporare” la musica classica. La sala Musejon di via Verona può ormai essere definita uno dei luoghi della musica della città, con uno o più appuntamenti a settimana che fanno parte delle tre rassegne organizzate e patrocinate dall’Ersu. Un’unica stagione concertistica unisce la programmazione impaginata da Sebastiano Reitano e quella di Annalisa Caruso - “I giovani e la musica s’incontrano al Museion” (in collaborazione con la Dante Alighieri). La rassegna continua il 14 aprile spazio al pianoforte con la solista Laura Nocchiero su musiche di Beethoven e Chopin. Il 5 maggio ancora pianoforte con I.Bordonaro. Il 12 maggio, infine, recital del duo Chiara Scucces (flautista) e Mariaconcetta Rosa (pianista). Sempre nella sala Musejon, fino a giugno, l’Ersu ospita la rassegna concertistica “Amici dell’Arte”, con la direzione artistica di Sarah Angelico. Venerdì 1 aprile alle ore 18 in scena Vincenza Arena (flauto) e Graziella Concas (pianoforte), musiche di Doppler, Schubert, Genin, Bizet. Venerdì 15 aprile ore 18, il duo pianistico Ilaria Sinicropi e Roberta Piccirillo su musiche di Bethoven, Kummel, Schubert, Mendelssohn. Venerdì 6 maggio ore 18,30, sarà il momento di Antonio Aprile (chitarra dell'800) e Stefania Di Prima (clavicembalo) su musiche di Carulli, Giuliani, Rutini. Venerdì 27 maggio ore 19, Salvatore Visalli impegnato in un recital di chitarra su musiche di Bach, Giuliani, Mortari. Venerdì 3 giugno alle ore 19, Monica Ricceri al pianoforte impegnata in un concerto su musiche di Beethoven, Ravel. Infine, venerdì 24 giugno ore 19, Trio Morzat con Massimiliano Bigone (clarinetto), Ottavio Brucato (clarinetto) e Giuseppe Turiano (fagotto).


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U NIVERSIT

ROMA TOR VERGATA / Iscrizioni entro il 15 aprile per il master di II livello sui “Servizi d’interesse generale. Trasporti ed energia” della durata di un anno. Informazioni: www.juris.uniroma2.it

CRUI / Bando Scuola Economia e finanze Aggiornare le pagine internet di una biblioteca, predisporre bibliografie su argomenti economici e tributari, progettare percorsi formativi. Sono alcune delle attività previste per i tirocini organizzati dalla Scuola superiore dell’Economia e delle finanze e dalla fondazione Crui per le università italiane che si svolgeranno dal 6 giugno al 6 dicembre. Trenta le posizioni disponibili, di cui 26 a Roma; le altre quattro saranno distribuite fra Torino, Palermo, Bologna e Milano. Le domande possono essere presentate entro il 14 aprile. Possono partecipare laureati “triennali” e laureandi e neo-laureati di vecchio e nuovo ordinamento. I laureandi della specialistica devono avere acquisito 60 crediti su 120; gli iscritti alla magistrale e a ciclo unico, invece, 240 su 300. Info: tirocini.sseconomiafinanze@fondazionecrui.it, www.fondazionecrui.it.

UE / Giovani laureati a Strasburgo Il Parlamento europeo apre le porte ai giovani di ogni parte d’Europa e in particolar modo a laureati, giornalisti, traduttori e interpreti. Per partecipare ai tirocini retribuiti, della durata di cinque mesi, è necessario avere conseguito un titolo di laurea. I tirocini intitolati a Robert Schuman, uno dei padri dell’Europa, prevedono due diverse opzioni: la prima, ovvero le borse Chris Piening, è di indirizzo generale e per potervi accedere è necessario avere scritto un elaborato sui temi legati alle relazioni tra l’Unione europea e gli Stati Uniti; la seconda è di indirizzo giornalistico. L’iter per la candidatura avviene online. Ci sono poi i tirocini per traduttori con opportunità per stage retribuiti e non retribuiti. La durata in questo caso è di tre mesi, prorogabili. Il tirocinio prenderà il via il 1° ottobre. Inoltre, il Parlamento europeo offre tirocini retribuiti di cinque mesi alle persone con disabilità per agevolarne l’integrazione sul posto di lavoro. In tutti e tre i casi, le domande vanno presentate entro il 15 maggio. Per informazioni: www.europarl.europa.eu.

TIROCINIO / Unesco,c’è posto per dieci L’Unesco ha bandito tirocini non retribuiti per giovani laureati e laureandi. Possono partecipare i giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni a cui non manchino più di cinque esami alla discussione della tesi di laurea o laureati che non abbiano conseguito il titolo da più di 18 mesi. Saranno ammessi anche giovani ricercatori e studenti di master. Info: www.unesco.it.

NUOVA ACROPOLI / Corso per volontari in Protezione Civile

Antincendio, soccorso in mare, allestimento tendopoli, ricerca sotto le macerie e primo soccorso. Sono alcune delle materie del corso di formazione al volontariato in Protezione Civile organizzato dall’associazione culturale Nuova Acropoli. Affiancato da esperti istruttori, l’aspirante volontario avrà modo di seguire lezioni settimanali teorico/pratiche e cimentarsi in esercitazioni relative a tutte le aree di competenza del mondo della Protezione Civile. La prima lezione introduttiva si terrà il 20 aprile alle 19 nella sede associativa di via Passo Gravina 61. Info: catania@nuovaacropoli.it, tel. 3803305167.

POLITECNICO DI MILANO / Esperti in energie sostenibili e sicurezza

Sono aperte le iscrizioni a due nuovi master del Politecnico di Milano per formare altrettante figure emergenti all’interno delle aziende: l’Energy manager e l’HSE (Health, Safety, Environment) manager. Il master in Energy Management vuole formare professionisti che conoscano l’impresa nei suoi aspetti strategici, organizzativi e funzionali con particolare riferimento alla gestione della sostenibilità, dell’ambiente e dell’energia, temi sempre più centrali nelle strategie d’impresa. La domanda scade il 30 maggio (info: www.mip.polimi.it). Il master Behavior-Based Safety (B-BS) per l’industria di processo si propone invece di formare figure in grado di misurare, prevedere e costruire comportamenti di sicurezza all’interno di un’azienda, competenti nell’utilizzo di strumenti, tecniche e metodologie di analisi e di intervento in ambito organizzativo. Il corso fornirà una conoscenza dettagliata del contesto normativo relativo alla salute e alla sicurezza sul lavoro e delle nozioni tecniche per la previsione e il calcolo del rischio, oltre a fornire elementi tecnici per la valutazione del rischio ambientale e la protezione dagli incidenti. Il protocollo di sicurezza comportamentale (B-BS) si sta affermando nel mondo e in Italia come strumento evidence-based per la riduzione degli infortuni. Le domande d’iscrizione vanno presentate entro il 30 giugno; informazioni all’indirizzo www.aarba.it.


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INFORMA

lavorare STAGE / Bosch apre a laureati e studenti

le opportunità del mese dove

cosa

requisiti

info

SPECIALISTI DEL CAFFÈ Bialetti cerca per la propria sede di Coccaglio (Brescia) un R&D Specialist Coffee che coadiuvi il responsabile nello sviluppo dei prodotti caffè, con particolare riguardo alle prove di laboratorio.

Il candidato ideale possiede una laurea in Scienze e Tecnologie alimentari, Chimica o affini, e ha maturato un’esperienza professionale in torrefazioni o aziende legate al mondo del caffè.

Bialetti offre anche possibilità di stage. Per visionare questa e altre opportunità: www.bialetticareers.com. È possibile inviare il proprio curriculum direttamente dal sito.

ANIMATORI A EURODISNEY Disneyland Paris seleziona ragazze/i per interpretare in costume i ruoli dei suoi personaggi o partecipare alle parate in qualità di ballerini. Si offrono contratti a tempo determinato (minimo due mesi).

Requisiti: conoscenza fluente dell’inglese e del francese; nozioni di danza classica e/o modern jazz (per ballerini). Sarà data priorità ai candidati di altezza compresa tra 137 cm e 153 cm.

Le selezioni si svolgeranno al Cus Catania il 3 maggio. Domande entro il 19 aprile a: eures@regione.sicilia.it e massimo.floridia@regione.sicilia.it. Materiale sul sito www.regione.sicilia.it/lavoro/uffici/eures.

INFORMATICI AL NORD Società operante nei servizi di consulenza tecnologica, sviluppo applicativo e Ict Consulting cerca 10 neodiplomati o neolaureati in discipline informatiche.

Dopo il corso di formazione full time di 2 mesi (a Milano con rimborso spese) sarà comunicata la sede di lavoro (Brescia, Padova, Verona o Torino). Si offre contratto a progetto, full time con possibilità di proroga.

Per candidarsi, consultare il sito di Adecco: www.adecco.it.

IN 26 NEI MUSEI CAPITOLINI Zetema progetto cultura srl del Comune di Roma cerca 9 unità full time e 17 part time da inserire a tempo indeterminato nell’ambito dei circuiti museali e culturali capitolini.

La ricerca per il part-time è rivolta a 14 assistenti in sala, 1 addetto alla biglietteria e 2 alle librerie museali; per il full time si cercano profili professionali in vari ambiti relativi ai circuiti museali.

Per scaricare bandi e materiali: www.zetema.it, sezione Lavora con noi. Entrambi i bandi scadono il 21 aprile.

STAGE CREATIVO A SALEMI La Fondazione Sgarbi, presieduta dal frenetico sindaco del comune di Salemi Vittorio Sgarbi cerca nuove figure nell’ambito della creatività: fotografi, grafici, videomaker e addetto stampa.

I candidati selezionati d’età compresa tra i 18 e i 29 anni - faranno un periodo di prova della durata di un mese, al termine del quale inizierà lo stage che avrà la durata di 3 mesi prorogabili.

Lo stage non è retribuito ma sono incluse le spese di vitto e alloggio.Inviare cv con foto e lavori realizzati a: info@fondazionesgarbi.it. Per info: tel. 3405481487 (Giovanni).

Uno stage di sei mesi con rimborso spese anche per chi non ha ancora finito l’università. Ad offrirlo, in varie sedi, è la multinazionale tedesca Bosch. Tre le proposte a Correggio (Reggio Emilia): uno stage in Sistemi Informativi per laureandi o neolaureati in discipline scientifiche; uno nell’ufficio Controllo di Gestione rivolto a laureandi o neolaureati in discipline economiche (preferibilmente con specializzazione in Amministrazione, Finanza e Controllo) e uno in Risorse umane aperto a giovani provenienti dalle lauree in discipline socioeconomiche, linguistiche e umanistiche. Nelle sedi di Milano si svolgono invece due stage. Il primo è all’Ufficio stampa e Relazioni pubbliche all’interno della Direzione Communications, Marketing, External & Media Relations; il secondo, per laureati in discipline economiche, è nell’area vendite Gdo. Infine, tre le posizioni in provincia di Cremona, a Offanengo: uno stage all’Ufficio Tempi e Metodi, per neolaureati in Ingegneria meccanica o dell’automazione; uno in Logistica, per neolaureati in Ingegneria, Lingue e Letterature straniere ed Economia e Commercio; uno nell’ufficio Acquisti, al fianco di un buyer, rivolto a neolaureati in Ingegneria Meccanica o dei Materiali.

Fra educational traineeship e volontariato, le opportunità del mese cco le proposte di stage all’estero segnalate questo mese dall’Aiesec, la piattaEforma internazionale per gli studenti che vogliono scoprire e sviluppare il loro potenziale e avere un impatto positivo sulla società. GERMANIA. Stage in Marketing e vendite di almeno 3 mesi, $ 650 mensili. Lo stagista dovrà avere un ottimo inglese e gestire delle ricerche di mercato per l’azienda. Lo stage parte a maggio. PERÙ. Educational traineeship. Lo stagista dovrà organizzare e realizzare delle lezioni

di inglese per studenti di scuola media. Retribuzione: $ 724 mensili. Durata: 24 settimane. Richiesto certificato Toefl.

lazioni con gli stakeholder dell’impresa e la creazione di materiale pubblicitario. Retribuzione: $ 400 al mese. Durata: 30 settimane.

TAIWAN. Opportunità di volontariato. Presso una scuola media, lo stagista dovrà organizzare con l’insegnante d’inglese delle attività in lingua inglese e dei club di attività extrascolastiche. Vitto e alloggio forniti dal comitato ospitante. Durata 7-8 mesi.

AUSTRALIA. Società australiana di formazione manageriale cerca stagista da affiancare al responsabile delle risorse umane per una revisione delle politiche delle risorse umane dell’azienda. La retribuzione è di 2000 euro mensili. Durata: 14 settimane. Ore settimanali: 35.

NIGERIA. Opportunità di stage in marketing e promozione. Lo stagista dovrà pianificare una strategia di lungo termine, curare le re-

Per questi stage e per tutte le altre opportunità: catania@aiesec.it.


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Lavia, malato immaginario

Un capolavoro del teatro di tutti i tempi, “Il malato immaginario” di Molière arriva a Catania, dal 12 al 17 aprile al Teatro Verga, nello splendido allestimento di Gabriele Lavia e della sua compagnia. L’ultima opera di Molière pone a partire dal titolo, due problemi: due "altrove" dell'Essere: la Malattia e l’Immaginario. In fondo basta spostare l'enfasi su una parola piuttosto che un'altra e cambia tutto. Perché in fondo, tutto dipende dal soggetto interessato.

✎ Finale di partita Castri propone

Capolavoro del teatro di Samuel Beckett, deriva il titolo da una mossa del gioco degli scacchi. L’analogia tra il contenuto del testo e il gioco è stata espressa dallo stesso autore, che ne era un appassionato giocatore. Lo spettacolo, nella traduzione di Carlo Fruttero, per la regia di Massimo Castri, con Vittorio Franceschi, Milutin Dapcevic, Diana Hobel, Antonio Giuseppe Peligra sarà al teatro Ambasciatori dal 26 aprile all’8 maggio.

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A GIUGNO / Lo Stabile di Catania produce Quei ragazzi di Regalpetra

Calderone, vita da mafioso

Dalla letteratura al palco, la storia di un mafioso è al centro di “Mi chiamo Antonino Calderone” (al Teatro Musco dal 20 al 28 aprile, prima e ultime due repliche per le scuole) della grande Dacia Maraini con Pino Caruso che ne cura anche la regia. La messinscena, coprodotta dallo Stabile etneo e dal Teatro Biondo Stabile di Palermo e basata sul libro “Gli uomini del disonore” di Pino Arlacchi, racconta la storia di un mafioso, “un uomo mite, non portato per carattere ai delitti, ma trascinato dalla storia familiare”.

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spettacolo di Vincenzo Pirrotta dal romanzo di Gaetano Savatteri. Gli autori: «Dalle nostre esperienze simili, nasce una storia universale»

Regalpetra, universo di quei ragazzi di vita di Maria Enza Giannetto uò la società civile fare qualcosa per chi si perde? Può la cultura essere la risposta contro la violenza? C’erano altre strade possibili per quei “ragazzi di vita” di Regalpetra e del mondo? Tante domande, tante riflessioni pronte a saltare dal libro al palcoscenico, insieme al passaggio dal romanzo “I ragazzi di Regalpetra” (Rizzoli) di Gaetano Savatteri allo spettacolo “Quei ragazzi di Regalpetra”, adattato per la scena dall’autore insieme con Vincenzo Pirrotta - che ne è anche regista e protagonista - e prodotto dal Teatro Stabile di Catania. Con la pièce, che andrà in scena dal 19 giugno al Cortile Platamone, nell’ambito del cartellone impaginato dal direttore Giuseppe Dipasquale, l’ente teatrale catanese continua il suo impegno nella promozione della letteratura siciliana tradizionale e contemporanea. Un paese della Sicilia, un luogo letterario: la Regalpetra di Leonardo Sciascia. Un posto tranquillo, con una vecchia mafia dormiente dove un gruppo di ragazzi fonda il piccolo giornale “Malgrado tutto” per raccontare la propria realtà, mentre altri ragazzi incubano un altro destino. Dopo la morte di Sciascia, esplodono i germi di una violenza sepolta. La mafia semina stragi e morti, contrappone gli amici di ieri, i ragazzi che hanno giocato assieme. Sono i ragazzi di Regalpetra. Ragazzi armati l’uno contro l’altro. Ragazzi armati di pistole o di parole, in uno scontro tra civiltà e violenza. Ragazzi che diventano uomini,

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Gaetano Savatteri e la copertina del suo libro, a fianco Vincenzo Pirrotta ragazzi che diventano boss. Un percorso che segue il filo del destino individuale e dei destini collettivi, il momento in cui ciascuno supera la propria linea d’ombra e sceglie il proprio presente adulto. Un racconto corale che ripercorre il tempo dell’infanzia e degli incubi, per ricostruire una Sicilia che nelle strade e piazze vede convivere bene e male, civiltà e prepotenza, luce e lutto. E soprattutto la storia di un luogo “simbolico” delle decisioni invisibili e fondamentali, quelle che scavano nella coscienza. Decisioni e scelte su cui l’auto-

re del romanzo, il giornalista Gaetano Savatteri, riflette lungo tutto il suo libro. Savatteri, come si affronta il passaggio di un proprio testo dal libro a piéce teatrale? «In questa avventura mi sono affidato alla genialità di Vincenzo Pirrotta e il risultato, di certo, non sarà semplicemente una lettura del libro. Io come un padre gli ho affidato il mio testo, dicendogli praticamente di farne ciò che voleva. Quello venuto fuori dalla sua mano è un dramma assolutamente originale legato al tipo di teatro civile e “siciliano” cui Pirrotta, in questi anni, ci ha abituato». Vuol dire che ci aspetta tutta un’altra storia? «La storia è sempre quella del libro. Da una parte si sottolinea


come la violenza possa irrompere nella vita di una piccola comunità e dall’altra c’è la coscienza civile del narratore che si chiede se tutto ciò poteva essere evitato. Io ho accompagnato Pirrotta nei luoghi della storia, spiegandogli i retroscena che peraltro lui, come me, figlio di un paese ad alta intensità mafiosa (Partinico ndr) poteva comprendere benissimo - , ma l’opera per le scene ha una sua vita autonoma. Certo, anche lì ci si chiede se c’è una responsabilità collettiva dietro le scelte che portano un uomo a perdere se stesso. E ci si chiede se la cultura poteva e può fare qualcosa». Qual è la risposta? «Non può essere univoca. Però, “se la cultura non può salvare il mondo, un libro può salvare una vita”. È questa la considerazione finale dell’uomo che, in carcere, ripensa alla sua esistenza e dice: “io ero giovane, non sapevo sognare, non ne avevo i mezzi, ma se avessi conosciuto alternative forse sarebbe andata diversamente”». Possiamo dire, però, che la risposta la fornisce con la sua personale esperienza. «Pirrotta e io, in fondo, abbiamo un background simile, entrambi ci siamo ritrovati a passare la nostra gioventù con ragazzi che poi abbiamo perso di vista e abbiamo ritrovato, da grandi, come capocosca o pentiti. E allora, tu che hai fatto un altro percorso, un po’ ti chiedi se, in fondo, non ci sia una responsabilità anche tua, o per lo meno collettiva. Ti chiedi se allora avresti dovuto fare di più e ti chiedi come sarebbe andata se avessi provato a trascinare quell’amico verso un’altra strada. È vero, ognuno è responsabile di se stesso, ma chiedersi cosa si può fare in più per gli altri è un dovere civile». Un dovere che in questo caso rimbalza dal romanzo di Savatteri al teatro impegnato di Vincenzo Pirrotta, vestendosi di quel linguaggio scenico e di quella gestualità che sono, da sempre, la cifra stilistica dell’attore e regista siciliano. «Ho sempre grande rispetto per i testi e gli autori che porto in scena - dice Vincenzo Pirrotta -. Come per Bufalino e Rabito, il percorso che ho fatto con il libro di Gaetano Savatteri è stato più di innesti che di stravolgimenti. Ho, letteralmente, incastrato pezzi teatrali nel suo testo, che parte da un fatto di cronaca ma lavora sulla coscienza di un uomo che riflette su ciò che è successo nel suo paese e su ciò che lui avrebbe

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potuto fare. Insieme all’autore ho ragionato su questo esame di coscienza, sul rimorso per non aver agito e sulle recriminazioni su cosa poteva fare e non ha fatto Regalpetra». Come ha lavorato sul testo? «Ho letto più e più volte il romanzo, poi ho lasciato, senza violarle, le cose che Savatteri ha scritto e anche grazie a lui che mi ha fatto conoscere i luoghi, il pregresso, le storie, inserito nel testo le mie sensazioni. La descrizione di Regalpetra diventa la descrizione di un certo tipo di provincia d’Italia e del mondo. E questo avviene anche attraverso il coro che, in

un gioco tra la tradizione della tragedia greca e la ritualità del teatro orientale, canta e recita tutte le vicende, partendo da un fatto specifico per poi svilupparlo in maniera universale. È quello che succede, ad esempio, con il canto dei minatori e dei lavoratori, quando si individua il retaggio di Regalpetra, una città operosa con tante miniere di zolfo e sale, che sembrava non aver spazio per la malavita, ma invece ne viene assalita». Il suo avvicinamento al teatro orientale sembra una novità. «In realtà sono sempre stato molto attento alla sua ritualità

Centro Zo / Hammamet e mafie in pentola

Dalla cronaca al palcoscenico. Al Centro Zo vanno in scena i fatti italiani dell’ultimo ventennio. A partire da “Mafie in pentola” un progetto di teatro, legalità e culture gastronomiche a cura di Tiziana Di Masi e Andrea Guolo in programma venerdì 15 aprile. Milioni di ettari di terreno tra Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, hanno assistito a secoli di violenza, sfruttamento, illegalità, omicidi. Ora quelle stesse terre, liberate dalla mafia con lo strumento della confisca offrono al mercato alcuni gioielli enogastronomici del nostro. Giovedì 28 aprile in scena “Hammamet” spettacolo teatrale su Bettino Craxi scritto e diretto da Massimiliano Perrotta (consulenza storica del giornalista Mattia Feltri). In scena Roberto Pensa e Lorenzo Mercante, danze ideate ed eseguite da Barbara De Blasio, musiche originali Emanuele Senzacqua, mezzosoprano Simona Braida, collaborazione artistica Sara Nussberger. Una produzione Associazione Color Teatro che si sviluppa come una rilettura autocritica fatta da sinistra degli anni in cui cadde la cosiddetta Prima Repubblica, In scena si confrontano le ragioni e gli errori di Craxi, ma anche le ragioni e gli errori di chi lo avversò e oggi prova a rileggere quegli anni con equanimità.

e al suo rapporto con il pubblico e ora, reduce da un viaggio in India, ne sono ancora più incuriosito. Nell’impianto scenico dello spettacolo ho pensato di inserire una protuberanza del palco, una passerella che quasi come una lingua di palcoscenico si insinua tra gli spettatori». Un modo per coinvolgere il pubblico e per farlo partecipare a questa riflessione? «Decisamente. Anche se l’elemento tradizionale, con le feste, i canti, la storia, è molto presente, si tratta di teatro civile. È uno spettacolo di denuncia che analizza il percorso di crecita e la vita di alcuni ragazzi, ma io faccio teatro e il mio modo di chiamare in causa lo spettatore è assolutamente teatrale. Per esempio, dopo la prima strage, il racconto del coro delle donne, tra canto e recitazione, è talmente vibrante che il mio auspicio sarebbe che il pubblico si alzasse per cantare con loro questo dolore». Chi l’accompagna in scena? «Ci sarà l’orchestra del Teatro Massimo Bellini sulle musiche originali di Luca Mauceri, un coro di dieci o dodici persone. Ho selezionato alcuni giovani della scuola Umberto Spadaro che affiancano attori che lavorano sempre con me. E poi, due attori, una cantante lirica e io nel ruolo di narratore e in qualche modo sarò l’alter ego di Gaetano Savatteri». Savatteri dice che in fondo condividete un background molto simile. «Entrambi abbiamo conosciuto persone che si sono perse. Il percorso dei ragazzi di Regalpetra può essere simile a quello di tanti ragazzi del Nord d’Italia o del Messico. È un po’ la storia dei “ragazzi di vita” di pasoliniana memoria che sono simili ovunque nel mondo. Noi raccontiamo una storia universale, partendo dalla provincia di cui siamo figli, ma figli critici in quanto abbiamo fatto un percorso di analisi intellettuale che ci ha portati lontano». Un percorso che vi ha salvati? «A volte anch’io mi chiedo “se mi ero accorto di certi meccanismi, perchè non ho cercato di illuminare le menti dei miei compagni di gioco?”. La risposta credo risieda in un legame atavico con le famigle, sempre, nel bene e nel male. Come mai ragazzi che tiravano calci allo stesso pallone hanno preso strade diverse? Credo che, in fondo, potevamo fare qualcosa per loro, ma abbiamo fatto qualcosa per noi». Ui


time out di Giusy Cuccia Samantha Torrisi, nata e cresciuta artisticamente a Catania, è una giovane pittrice molto promettente e apprezzata grazie ai suoi lavori, opere pervase da un’atmosfera da sogno, ma in cui nulla è inventato, dove, per usare le parole di Baudrillard, “non c’è più finzione, né realtà”. Quando e come inizia la tua carriera artistica? «Il mio percorso artistico inizia con la scuola, prima il Liceo Artistico e poi l’Accademia. Verso la fine degli anni accademici, nel 2000, comincia la mia attività professionale vera e propria, le prime mostre collettive, il confronto con altri artisti già affermati oltre che con i miei coetanei, gallerie e collezionisti che cominciano a notare i miei lavori». Possiedi un ventaglio espressivo abbastanza ampio che spazia dalla pittura alla fotografia. Quale preferisci? «La pittura è il mezzo che, in assoluto, più mi rappresenta e con cui riesco meglio a esprimermi anche se, nella mia ricerca, pittura e fotografia sono strettamente collegate. Tranne che per alcuni casi, utilizzo la fotografia per prendere appunti di luoghi e suggestioni. Le foto sono “bozzetti” preparatori a quella che poi sarà l’opera pittorica». Qual è stato il percorso che ti ha portata a maturare il tuo attuale linguaggio artistico? E quali i maestri, se ce ne sono stati, che hai avuto come riferimento? «Alla base del mio percorso c’è il forte interesse per i nuovi media, la comunicazione digitale e il mondo virtuale, l’interattività, ma soprattutto la contaminazione tra i linguaggi espressivi, non solo nelle arti visive (cinema, fotografia, pittura) ma anche nella musica e nella letteratura. Non ho dei veri e propri maestri, anche se ho avuto dei validissimi insegnanti in Accademia, ho sempre seguito un percorso e soprattutto un “sentire” diverso dal loro. Ho guardato tanto gli artisti a cui mi sentivo vicina per il loro modo di rappresentare le cose, ma ciò che mi ha davvero aperto un mondo è stato, inizialmente, il cinema e in particolare quello di Wim Wenders (parliamo del “vecchio” Wenders). Comunque la mia è una ricerca e una sperimentazione continua». In alcune tue pitture ritrai dei paesaggi suburbani, luoghi talmente diafani da sembrare frutto del ricordo e non reali. Sono questi degli spiragli coi quali

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ritratto d’artista SAMANTHA TORRISI / Con le sue opere sospese tra sogno e realtà, l’artista catanese non cerca di comunicare qualcosa ma di suscitare sentimenti ed emozioni nell’osservatore

«Nei miei dipinti un mondo da interpretare cerchi di comunicare qualcosa? «Sì, nonostante l’inquietudine, c’è sempre uno spiraglio, una strada verso qualcosa, una speranza... per quanto annebbiata possa essere. Ma non sto lì a pensare a cosa voglio comunicare: saprebbe di “morale della favola”. È tutto molto istintivo, già dal momento i cui scatto la foto o fermo l’immagine. Per il resto mi piace che ognuno ci veda ciò che vuole e che sente, in senso positivo o negativo, l’importante è suscitare dei sentimenti».

Quali altri linguaggi artistici hanno influenzato la tua arte? «Il video ha giocato e gioca un ruolo fondamentale. I miei lavori infatti sono dei veri e propri frames tratti dalle mie riprese digitali o pescati dal web. Sono sempre stata attratta da questo mezzo, fin da quando mi nutrivo di video clip musicali negli Anni 80.» Dove dipingi di solito? Hai una galleria di riferimento a cui ti senti legata professionalmente? «Ho una piccola stanza nella casa in cui vivo. Non è un grande studio ma ci sto bene, dentro c’è tutto il mio mondo.

Foto di Jessica Hauf

In mostra alla Feltrinelli le Cento Pasque di Sicilia dell’Acaf

Fino al 28 aprile la libreria La Feltrinelli in via Etnea 283 a Catania ospita la mostra fotografica “Cento Pasque di Sicilia”. La storia della fotografia siciliana comprende un capitolo significativo e affascinante: i reportage delle celebrazioni pasquali in varie parti dell’Isola. Feltrinelli ha chiesto ai fotografi dell’Acaf di estrapolare dall’archivio dell’associazione venticinque scatti a tema. È stata così creata una galleria di immagini che bene rende la grande varietà di tradizioni, riti e manifestazioni di fede che ogni anno attrae migliaia di visitatori.

Con L’Arte Club c’è un legame oramai decennale e un rapporto di collaborazione costante. È stata la prima ad accogliermi e a credere nel mio lavoro fin dagli ultimi anni di Accademia, ma al momento non voglio sentirmi vincolata più di tanto a una sola galleria perché mi piace confrontarmi anche con altre realtà, sia in questa città come altrove. È fondamentale per la mia crescita artistica e individuale». Sei giovane, molto apprezzata nell’ambiente catanese e non solo, hai partecipato a decine di mostre in giro per il mondo. Qual è la tappa successiva? Alla fine di aprile si inaugurerà l’ultima tappa della mostra “What we call Peace”, a cui partecipo insieme agli artisti del Colectivo Cillero, iniziata nel 2010 in Portogallo e che poi ha toccato anche città della Spagna come Madrid e Albacete, dove si chiuderà il 22 maggio. Attualmente, invece, sto producendo una serie di lavori per il progetto della Etcetera sull’incompiutezza della realtà che sarà presentato in anteprima nell’autunno 2011, nell’ambito di Efest (Etcetera Festival), dedicato quest’anno al tema dell’incompletezza». C’è un luogo di Catania a cui sei particolarmente affezionata e che ha ispirato le tue opere? «A dire il vero no, o meglio, sono affezionata a Catania ma sono altre città del mondo a ispirarmi mentre la Sicilia, quella che amo, emerge soprattutto nei miei paesaggi». U i


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RASSEGNA / La manifestazione promossa dall’Ambasciata di Francia, propone il 6 maggio un “fenomeno” dell’hip hop

Con Wax Tailor, Zo suona francese S uona Francese (manifestazione promossa dall’Ambasciata di Francia) venerdì 6 maggio arriva a Catania, al Centro Zo, con una proposta musicale di grande rilievo: Wax Tailor, fenomeno musicale in Francia e nel mondo, giunge infatti per la prima volta in Sicilia in occasione del suo tour mondiale con quasi 100 tappe tra ottobre 2009 e maggio 2010 (Europa, Stati Uniti, Asia). La sua proposta musicale, spesso etichettata nel hiphop, infrange le barriere di questa riduttiva classificazione grazie all’utilizzo di una vasta gamma di suoni che traggono spunto dal soul, dal funk e dal jazz. Spesso paragonato a RJD2, DJ Shadow o ancora Portishead non ha proprio niente da invidiargli, visto che è riuscito a trovare il suo proprio sound, ormai riconosciuto dappertutto nel mondo. Il suo ultimo disco “In The Mood For Life” include il bellissimo singolo “Say Yes” e vede la presenza di numerosi ospiti tra cui Speech Defect, Charlie Winston o ancora Dionne Charles a.k.a. Baby Charles. In patria Wax Tailor ha già acquisito lo status di “Peso Massimo” cosa che lo ha recentemente portato ad esibirsi all’Operà di Parigi in una due giorni “sold out” con più di 5000 presenze. Ad accompagnare il live di Catania, una videoproiezione studiata appositamente per l’evento che trascina il pubblico verso un immaginario sorprendente. U i

Un live che si preannuncia un evento: il 19 maggio ai Mercati Generali di Catania, arriva la cantautrice Cristina Donà. Il concerto fa parte de tour che segue il nuovo album “Torno a casa a piedi”, uscito lo scorso gennaio. Cantautrice italiana tra le più apprezzate da pubblico e critica, la Donà è apprezzata per la voce e per i testi delle sue canzoni. Tra il 2009 e il 2010 comincia la collaborazione con Saverio Lanza, chitarrista e pianista, con il quale Cristina condivide, per la prima volta nella sua vita, la composizione di tutti i brani. Con l’aiuto di Lanza che firma anche la produzione artistica, approda all’album "Torno a casa a piedi" (EMI music). Maggiori info sull'artista su: www.cristinadona.it I biglietti possono essere acquistati in prevendita presso il circuito Box Office Sicilia.

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LIVE / Il 19 aprile arrivano gli Tsigoti

TSIGOTI è una band di improvvisatori avantpunk che esprime la propria opposizione a guerra, regimi autoritari e fanatismi e violenze religiose. Composta da musicisti provenienti da due continenti diversi con una quantità enorme di esperienza in una grande varietà di situazioni musicali. Il loro primo album è uscito l'anno dopo la guerra del 2006 tra Libano e Israele ed è dedicato alla guerra in generale. L’appuntamento, organizzato da Succo Acido magazine, è per martedì 19 aprile al centro Zo.

PROSSIMAMENTE / Cristina Donà Il 19 maggio ai Mercati generali

SHERATON / A cena con l’autore

La rassegna letteraria “L’autore per cena” è nata tre anni fa dall’incontro tra il management dello Sheraton Catania Hotel e l’associazione culturale Interminati Spazi, entrambi convinti che la cultura sia l’elemento caratterizzante della Sicilia. «Mi piacerebbe dice Ornella Laneri, consigliere delegato dello Sheraton Catania- che l’albergo tornasse ad essere un luogo di sosta nel senso più ampio del termine, dove scambiare conoscenze ed esperienze». La rassegna 2011 è dedicata a sei scrittrici esplosive che si stanno imponendo all’attenzione di pubblico e critica: sono forti, decise e appassionate, così come le attrici che, coordinate da Mariella Lo Giudice, le affiancheranno. Il terzo appuntamento, il 20 aprile alle 21, avrà come protagonista un’esordiente scrittrice, Viola di Grado con il suo libro settanta acrilico trenta lana, edito da e/o: la giovanissima autrice, nuova stella del panorama letterario contemporaneo. I prossimi appuntamenti: 20 maggio Lorenza Ghinelli “Il divoratore”, 10 giugno Alessia Gazzola “L'allieva”, 8 luglio Claudia Durastanti “Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra” .

PROGETTI / Erbematte home edition spiega come creare un “orto insorto”

L’associazione Erbematte di Catania presenta il progetto “Gli orti insorti”, dalle pagine del blog http://gliortinsorti.blogspot.com, iniziativa inserita all'interno del progetto Erbematte home edition in cui la casa, il domicilio, viene vissuto come luogo di sperimentazione e di espressione artistica. L'iniziativa ispirata dalla lettura del libro di J.S. Foer “Se niente importa”, si propone come un tentativo di riappropriarsi di un pezzo della propria Terra attraverso la creazione di orti domestici urbani. A partire dall’abitazione privata Erbematte, si vuole realizzare un modello che possa essere esportabile in qualsiasi casa privata dotata di uno spazio esterno (balcone, terrazzino, finestra con fioriera) dimostrando come anche un principiante assoluto possa coltivare alcuni ortaggi con successo e soddisfazione. Scopo del progetto è quello di innescare un meccanismo virtuoso che possa far riflettere su concetti quali identità, appartenenza e collet-

tività. La seconda parte del progetto prevede il coinvolgimento di tutto il condominio, nel tentativo di creare un orto comune interpretato come recupero di una storia antica ma comune. Per chi volesse un orto insorto Erbematte spiega come fare mettendo in pratica tanti consigli trovati su internet. Parte integrante del progetto sono i video nei quali si dimostra come produrre il dentifricio o il sapone per i piatti, nella convinzione che ci siano argomenti che possano e debbano camminare insieme (diventare vegetariani per motivi etici, volere un orto, sviluppare una sensibilità verso l'ambiente, riciclare, condividere, recuperare una tradizione e la nostra terra). Notevole l'interesse suscitato da questi argomenti che trovano a Catania terreno fertile, molte infatti le iniziative private in tal senso. Fondamentale l'incontro con l'agronoma Marianna Martorana che si occupa professionalmente di orti urbani sviluppando progetti nelle scuole, nella sua dimora e tenendo corsi di ortoterapia.


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CONCERTO / Il Big Beaters che suonava il basso nei The Housemartins, anima i club con una musica elettronica piena di ritmi ciclici e battiti frenetici. Sull’onda del disco inciso nel 2010 con David Byrne, suonerà a Catania il 7 maggio al Vola Music Air rovare dei punti di contatto tra l’autore di The Rockafeller Skank - hit del 1998 con un videoclip delirante, nel quale tre uomini con pettinatura afro si muovono all’unisono - ed il bassista di The Housemartins (band pop adolescenziale degli anni ’80 che cantava Caravan Of Love) sembra apparentemente impossibile. Eppure, spesso la musica segue traiettorie non convenzionali. Norman Quentin Cook, alias Fatboy Slim, in concerto al Vola Music Air di Catania sabato 7 maggio, al pari di Chemical Brothers e Daft Punk, è l’uomo simbolo del calderone elettronico che negli ultimi 20 anni ha sconquassato teste e orecchie degli ascoltatori di musica e dei frequentatori di club. “The funk-soul brother”, come ripeteva in un loop quasi stordito la voce effettata in The Rockafeller Skank, è l’uomo che ha sparigliato le carte nel mondo dell’elettronica clubbing degli ultimi 15 anni: uno stile, tanto di produzione quanto di djing, che mischia tutto. Con lui è nato quel movimento stilistico che chiamiamo Big Beat: un enorme buco nero col funk in testa e il punk nell’anima. Norman, però, arriva da molto lontano: le sue radici musicali sono ben salde, ma abbracciano esperienze molteplici. Scritta la parola fine all’esperienza indie pop della band inglese di The Caravan of Love, Cook viene folgorato dalla super-

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FATBOY SLIM

si. Dopo, e talvolta quasi in contemporanea, l’esperienza Beats International continua il suo percorso nella musica dance sotto vari pseudonimi: il collettivo Freak Power e poi gli alias di Pizzaman, The Mighty Dub Kats o Fried Funk Food. Nel ’95 inizia l’avventura del suo nick più celebre, Fatboy Slim, appunto, che tradisce un senso dell’umorismo per gli ossimori evidente in tutta la sua produzione. L’ultima parte degli anni ’90, sino alla prima metà degli anni Zero, sono un continuo successo: l’omaggio di Everybody need a 303 alla più storica delle bassline (la 303 della Roland è “Lo strumento” per antonomasia della primissima ondata house e acid). Remix per Cornershop (il tormentone di Brimful Of Asha), Beastie Boys e mille altri, il successo interplanetario di The Rockafeller Skank, Gangster Trippin’, Right Here Right Now: singoli che finiscono per trainare al successo anche gli album, Better Living Through Chemistry, You’ve Come A Long Way, Baby, Halfway Between The Gutter And The Stars (che campiona persino Jim Morrison e vede un cameo della diva Macy Gray) o Palookaville del 2006. Nel frattempo la leggenda si alimentava con lo storico Big Beat Boutique, club e party omonimo con lui come resident, a Brighton. Nel 2002 la seconda edizione del suo Big Beach Boutique, sul lungomare di Brighton

L’uomo con il groove in testa nova house che scuote il grigiore londinese, e non solo, alla fine di quel decennio. Come successo a gente come Primal Scream, Happy Mondays e molti altri, è nella musica da club che si ritrova quello spirito di rottura, tanto estetico quanto sociale, che quaranta anni di rock avevano un po’ smarrito. Lavora ad un mix del celebre I Got Your Soul degli eroi hip hop Erci B & Rakim e fonda il collettivo Beats International. Siccome il talento è nel sangue, la loro Dub Be Good To Me dell’89 arriva in prima posizione nelle charts ingle-

Note di primavera al Centro Zo

Continua al Centro Zo Culture Contemporanee “Note di primavera”, la mini rassegna presentata come anteprima del festival di musica da camera Classica & Dintorni organizzata da Dashan. Lunedì 18 aprile sul palco i Nakaira: Franco Barbanera (fiati), Marco Carnemolla (basso e voce), Salverico Cutuli (fisarmonica), Francesco Emanuele (chitarra e bouzouki), Mario Gulisano (voce e percussioni), Angelo Liotta (voce e bouzouki). Musiche tradizionali di Sicilia, Tunisia, Turchia, Palestina, Galizia, Grecia, Balcani. Mercoledì 27 aprile sarà il momento di Classico terzetto italiano: Ubaldo Rosso (flauto), Carlo De Martini (violino), Francesco Biraghi (chitarra) su musiche di Carulli, Rossini, Kuffner, Weigl.

mette assieme 250.000 persone letteralmente impazzite sotto la sua consolle. Dal 2006 decide di starsene un po’ in disparte, scegliendo con una cura più certosina se, dove e quando esibirsi. Di recente è tornato con Here Lies Love, album inciso insieme all’ex Talking Heads David Byrne. Se c’è qualcosa che resta in piedi fra le mille esperienze e vite di Fatboy Slim è proprio l’aspetto più importante e determinante: è un uomo con il groove in testa, e ovunque, se c’è un vero party man in giro per il mondo, questo è lui. U i


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RASSEGNA / “Città Teatro in Musica” è il nuovo ciclo di concerti aperitivo che il Brancati dedica a tre autori di musiche di scena e colonne sonore

Compositori made in Sicily re incontri per “assaporare” musiche di scena, colonne sonore e sinfonie che, per la prima volta, non faranno solo da sottofondo, ma saranno protagoniste della serata. Sul palco del Teatro Vitaliano Brancati di Catania per “Città Teatro in Musica”, la nuova rassegna di concerti aperitivo che prenderà il via mercoledì 13 aprile, si alterneranno tre giovani compositori siciliani autori di musiche di scena per il teatro. Sarà il catanese Matteo Musumeci (nella foto), già direttore artistico del Teatro Sangiorgi, ad inaugurare con il suo ensamble il ciclo dei concerti organizzati da Associazione Città Teatro. «Sono felice di contribuire a questa nuova avventura del Teatro Vitaliano Brancati - ha spiegato Matteo Musumeci -, una realtà privata che

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si impone di diritto nel panorama culturale italiano e che vuol dare voce alla musica contemporanea. Sarà un’occasione di conoscenza e ascolto degli autori di oggi, che hanno sempre più spazi all’estero e sempre meno nei teatri italiani».

Per la serata del 13 aprile al Brancati, l’autore eseguirà il concerto “Pentagramma Cromatico”, una selezione delle musiche scritte per il teatro, per concerto e per balletto, appositamente rivisitate ed arrangiate, con le scene virtuali di Ottavio Anania. Il 20 aprile sarà la volta di Ruggiero Mascellino con “Delitto e Castigo”: il compositore presenterà una selezione delle musiche di scena frutto della decennale collaborazione con il Teatro Libero di Palermo. Ad accompagnarlo sul palco Nica Banda e il quartetto Ottava Nota. Chiuderà la rassegna dedicata ai compositori contemporanei Joe Schittino con “Soire’e Schittino”, fiaba da suonare, recitare e cantare eseguita con l’Acadèmie de la Toux diretta da Luigi Sferrazza. U i

La Pasqua caraibica di Fuego Latino

Si terrà dal 22 al 25 aprile all’hotel Fontane Bianche di Siracusa il nono Congreso Mundial de la Salsa, Sicilia Salsa Congress 2011, organizzato dall’Accademia de Baile Fuego Latino di Catania, diretta dal campione del mondo di salsa Mirko Stefio. Saranno quattro giornate dedicate alla salsa, cubana e portoricana, ma anche alla rumba, all’hip-hop latino, all’afro, al mambo, alla bachata e al merengue. Inoltre, si svolgeranno stage tenuti dai migliori artisti del mondo. Per informazioni e prenotazioni: www.fuegolatino.it.


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INTERVISTA / Dopo oltre 15 anni di carriera nell’era del digitale la band bergamasca esce con un disco doppio da 27 canzoni, in cui spesso si affidano al pianoforte. In concerto ai Mercati Generali il 7 maggio. «Al nostro pubblico faremo ascoltare brani nuovi e vecchi»

VERDENA «Wow, laboratorio musicale che ci fa battere nuove strade» di Riccardo Marra o scorso mese su Universitinforma Eugenio Finardi ci ha raccontato come si sopravvive al rock. Il cambiamento è l’unico antidoto, non adagiarsi mai, cercare di spostare sempre l’orizzonte più in là. I Verdena lo sanno bene. Sono in corsa da oltre 15 anni, ma mai nella loro carriera hanno ripetuto lo stesso canovaccio. Il risultato? Alle volte spiazzante, ma sempre stimolante. Il loro nuovo arrivato, Wow, è un puzzle di 27 canzoni variopinte. Immaginatevi un quadro di Liechtenstein, una tela pop art, i nuovi Verdena sono rock, prog, acustici, si affidano al pianoforte di Alberto Ferrari, ai cori alla Beach Boys

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e alla schizofrenia. Un doppio disco impegnativo, forse confusionario, ma assolutamente vivo che presenteranno ai Mercati Generali il 7 maggio (biglietti esauriti ndr). Alberto, Wow è un laboratorio dei Verdena sulla musica? «Penso sia un disco sperimentale sì, nel senso che a noi piace sempre battere nuove strade e ogni volta che facciamo un album cerchiamo di trovare qualcosa di nuovo per noi stessi a livello musicale. Se non ci diamo una scossa non stiamo bene, e fare sempre le stesse robe ci annoia da morire. Da questo punto di vista la sperimentazione è una forma di sopravvivenza». Altra parola chiave è improvvisazione? «C’è anche quella di sicuro, pe-

rò molto meno presente rispetto al precedente Requiem che era totalmente basato sull’estemporaneità. Wow è più studiato, le canzoni sono specie di matriosche, c’è una struttura più consapevole. Insomma, una volta che le canzoni sono partite, siamo stati noi ad avviarle verso le direzioni che volevamo». Avete optato per il disco doppio, sembra una scelta fuori tempo in era digitale… «Non ci faccio molto caso a queste faccende di vendita o di marketing. Noi l’abbiamo fatto perché la soddisfazione definitiva rispetto a questo disco è arrivata solo nel momento in cui abbiamo raggiunto l’attuale tracklist. Poi io non capisco neanche ’sto fatto del downloading, della gente che ascolta

solo mp3, anzi un disco doppio dovrebbe essere più allettante per il pubblico e, considerando in quanti lo stanno comprando, credo abbiano apprezzato la nostra scelta». Delle 27 canzoni qualcuna ha rischiato di rimanere fuori? «Inizialmente erano 31, poi siamo arrivati a questo numero e non abbiamo reputato di tagliare altro. Ti ripeto, a noi piace così, non saremmo stati soddisfatti con qualcosa di meno o di più. Certo, c’è qualche pezzo più leggero, ma è comunque importante nella logica dell’alternanza dei pesi di un disco». Ancora novità: il pianoforte. Scelta ponderata o istinto? «Cento per cento istinto, non so perché mi sono seduto al piano, era lì, non lo usava nessuno e mi sono detto “dai pro-


INFORMA viamo a vedere cosa succede”. Così gli ho attaccato i distorsori e li ho messi negli amplificatori della chitarra e sono partito. Il fatto è che, una volta seduto e scoperto come funzionava, mi sono esaltato e ho viaggiato in un mondo nuovo… entusiasmante. Il mio rapporto con la chitarra è logoro, ci ho fatto quattro dischi, il piano invece è uno stimolo per me, anche se ancora non lo so usare alla perfezione e devo ancora capire certe dinamiche mano destra, mano sinistra». Poi ci sono i cori a sancire un’ulteriore scelta estetica… «Si, era anche questo un aspetto mai sperimentato prima. Diciamo che Brian Wilson e i Beach Boys mi hanno aiutato molto. Mi sono innamorato della loro musica tre anni fa, loro usano i cori in modo divertente e volevo divertirmi anch’io testandomi. Ho usato i cori come parti musicali sostituendo brani di chitarra o altro. Il tutto in maniera ancora una volta istintiva, quasi primordiale». Oltre 15 anni di Verdena, vi manca la scena degli Anni ’90? «Sì assolutamente, mi manca. Era una bella scena di musicisti. Ci metto però una pietra sopra, quegli anni lì non ci sono più ed è inutile recriminare (ride). Oggi è tutto molto cambiato, nei ’90 mi sembrava tutto più vero, la gente era se stessa, la musica cercava di fare qualcosa di nuovo. Ecco, oggi non mi pare che ci sia qual-

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27 cuno che sa fare di meglio, però spero di sbagliarmi». Di voi tre si dice che siete legati da un equilibrio precario. È vero? «Non lo so, non credo, è Luca (Ferrari, il batterista ndr) che è pessimista da questo punto di vista. Per me va tutto bene, certo siamo un gruppo con degli alti e bassi, litighiamo parecchio, ma secondo me litigare fa bene. Quando non si litiga è un male perché non si tirano fuori i problemi. Io, Luca e Roberta siamo una band che esterna molto. Quando litighiamo la giornata è proprio da buttare, ma io lo vedo come un pregio». Di certo rispetto ad altri avete scelto la riservatezza. Siete rimasti a Bergamo come agli esordi. La provincia vi ha preservato? «Si, rischierò di essere ripetitivo, ma noi lo facciamo normalmente. Vedi, qui ci sono i nostri amici, la nostra famiglia, le nostre case. Non avrei mai la tentazione di andare a Milano. Io amo la nostra piccola saletta a Bergamo, mi piace che gli amici vi entrino ed escano continuamente. Mi piace la normalità». A Catania assisteremo all’esecuzione di Wow per intero? «No, perché il disco è molto lungo e vogliamo fare anche pezzi vecchi,. Ci piace cambiare le scaletta, come suonare cose vecchie, per il nostro pubblico e perché ci divertiamo. Fare tutto Wow risulterebbe apocalittico, oltre tre ore di concerto. Magari in futuro, in qualche situazione particolare. U i

MERCATI GENERALI / A fine aprile Shir Khan a maggio attesa per Eva Be Ev

a Be Tra dj set e live ai Mercati Generali questo mese non ci sarà che l’imbarazzo della scelta. Venerdì 15 aprile è prevista la serata Jungle Fever, Drum and bass & Dubstep Party con i dj set di Giulio Ascoli aka Wax Project Laboratory e Leonardo Quintili aka Noname che insieme hanno fondato la Subwarfare Crew, una delle più importanti ed attive label. Il 16 aprile sarà la volta del dj set di Eleonora Cutaia, artista fortemente influenzata dal Pop e Soul degli Anni 80, che nei suoi dj set unisce sapientemente lounge, electro, house e dubstep, mentre il 23 aprile si esibirà in consolle colui che è stato definito the next big thing dagli esperti del settore, ovvero Shir Khan. Il mese di maggio si apre giorno 7 con il live dei Verdena e prosegue il 13 maggio con il dj set di Gigi Bracco e il 14 maggio con il dj set della berlinese Eva Be che darà spettacolo con uno dei suoi mix dinamici ed eclettici, fatti di house, dub-electronica ed electro funk.

BARBARABEACH / One Day Music grande happening in spiaggia il 1° maggio

L’estate comincia sulla sabbia del Barbarabeach con il “One Day Music”, vero e proprio happening che, anche per quest’anno, proporrà musica dal vivo e dj set in riva al mare. Dalle 11 di mattina del 1° maggio fino a notte fonda, più di 50 dj coinvolti, 2 live bands, 3 aree musicali, scuo- Trab ant la di surf gratuita, barbecue previsto anche per vegetariani, diretta radio dell’intera giornata. Protagonisti dei live saranno i Trabant, gruppo indie rock triestino e i milanesi Giobia. Rock Therapy Crew con dr Save, Nuccio Giuffrida, sir Adriano Patti, Renato /g.lo, Kirlian, Abdel, Maurizio Di Stefano, Psycho, Andrea Ditta, Miss Apple, Tino G. Dalle 20 l’Elektro - Cool Stuff Zone con i Fresh Foolish, I am Orkid, Sabotage, Tezuma&Kint, Shardy n’ Orange, Army Project, Stop&Play, Overnoize. Per l’area Reggae - Sickness on the Beach: Vulkanu Crew, La famiglia, Sicily rebellious, Ramajca Sound, Stone Mama, Mistical Sound, Silverman, Irie Collie, Knotty, Sergio Rasta, Carlo Critical, No Fake Beats, Lupen, Terun Vibez, Rude Lion, Reggae Connection (Diretta radio by Sbeberz Rasta Radio listen on www.rastaradio.it). Tech House - Deep House powered by Diatonico Red Bull Zone con Salvo Carel, Sisio, Jitzu, Sire_G, 00 Tabu, Phaida, Roberto di Mauro e Alex B. Foto e video a cura di Party Trasher, Paolo Torrisi, Zulu Gang.


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INTERVISTA / Salvatore Sultano e i catanesi H.C.-B insieme per un album che coniuga folk ed elettronica. «Business is a sentiment è un disco colorato e malinconico» spiega il musicista gelese, “mente” del progetto. Appuntamento il 23 aprile alla Lomax di Riccardo Marra mmaginatevi una banda popolare che attraversa la città: tumulto di suoni, tripudio di musica e marcia avvolgente. Immaginatevi di sentire questi suoni da fuori, ma poi, una volta alla finestra di non vedere nessuno. Ecco, il sound dei Music for Eleven Instruments è quello di una banda immaginaria. Dietro a questo strambo Mago di Oz ci sta Salvatore Sultano, musicista di Gela, il suo debutto discografico a nome “Music…” si intitola Business is a Sentiment e per suonarlo ha scelto l’apporto di altri visionari del rock: i catanesi H.C.-B. La banda immaginaria si esibirà alla Sala Lomax il 23 aprile. Salvatore, Music for Eleven Instruments. Partiamo da questo nome… «L’ho scelto per identificare l’utilizzo degli strumenti con cui ho composto i brani, ma non solo, volevo anche dare al progetto un’aria da banda di paese: non avendone a disposizione una vera, me la sono immaginata…». In “Business is a Sentiment”, di italianità ce n’è poca. I suoni sono molto europei. Mi sbaglio? «Da sempre sono stato attratto dal brit pop e dalla scena americana: sono cresciuto con Radiohead, Blur, Smashing Pumpkins, Nirvana e altri. Negli anni ho poi approfondito le mie conoscenze e allargato le mie influenze. Oggi ascolto Hanne Hukkelberg, Elliott Smith, Beirut, Sparklehorse, Low... Forse è per questo che nel disco non si sentono influenze italiane». Poi invece c’è la dimensione testuale… «Sono originario di Gela e quando ho composto questi brani abitavo lì, dunque è naturale che quella città mi abbia influenzato. Anche perché a Gela e dintorni si registra il tasso di tumori e di malformazioni più alto d’Europa e non ho mai accettato che alcune persone pensino più al loro stipendio piuttosto che al futuro loro e dei loro figli. “Business is a Sentiment” ironizza su chi sceglie di seguire la comodità piuttosto che l’etica, ma è un discorso più ampio, che va oltre Gela: il disco

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S T N E M U R T S IN N E V E L E R O MUSIC F

«La nostra banda

immaginaria»

racconta anche di primavere, ipocrisia ed egoismo». I pezzi sembrano rivestiti a strati. Tutto parte da un nocciolo folk? «Il nocciolo di partenza è la musica folk ma anche quella elettronica. Partendo dall’electrofolk ho poi cercato di sviluppare degli arrangiamenti che prevedessero l’utilizzo di vari strumenti che mi ritrovavo a casa in quel periodo, lasciandomi influenzare da musicalità differenti». Quali sono gli instruments che affollano il mondo di questo disco? «Chitarra acustica ed elettrica, mandolino, basso, violino e violoncello, piano elettrico roland, korg triton, gloken spiel, varie percussioni e voce. L’uso di questi strumenti però, ci tengo a precisarlo, non è concentrato sul singolo brano, bensì sulla composizione dell'intero disco». È un carrolliano “paese delle meraviglie”? «Comporre questo disco è stato un po’ come tentare di ridipin-

gere il mondo reale, ma a mio modo, seguendo una visione che in molti hanno definito fiabesca. Ne è venuto fuori un disco colorato, spensierato e un po’ naif, eppure molto malinconico, a tratti ironico e persino amaro. Non so a cosa sia dovuta tutta questa malinconia, forse alle differenze tra il mondo reale e quello immaginato». Come nasce la collaborazione con gli H.C.-B.? «Ho conosciuto gli H.CB. nel 2006, mi piacquero moltissimo, tanto che Riccardo Napoli (batterista H.C-B.) iniziò a suonare con i miei Flugge e io con gli H.C-B. Da allora la collaborazione è sempre continuata. Ho scelto loro perché sono tre musicisti bravissimi e già affiatati, in qualche modo si può dire che l’intruso sono io. Sono rimasto colpito da come sono riusciti ad adattarsi alle mie sonorità, che sono molto diverse dalla musica che suonano con gli H.C-B». Catania. Misurateci la temperatura di questa città… «Fino a qualche mese fa ero en-

tusiasta di questa città, e ti avrei detto che Catania dal punto di vista culturale era una città in fermento. Ultimamente invece qualche dubbio mi è venuto: la situazione è peggiorata negli anni, e ormai il fermento culturale funziona a singhiozzo. Però questa città è bella perché unisce un’anima profondamente nazionalpopolare a una vita culturale giovanile alternativa e indipendente. E poi Catania è la città in cui vivo in questo periodo e devo ammettere che ci sto benissimo». Raccontaci del video di Everyone in their Room che ha vinto il premio di miglior clip italiano… «Ricordo che un mio amico mi consigliò di vedere i lavori di Marco Missano, giovane regista d’immenso talento. Rimasi impressionato in particolare dai suoi lavori in stop-motion e lo contattai. A lui il brano piacque molto e così nacque il progetto del videoclip, che abbiamo prodotto insieme. Devo ammettere che io stesso sono rimasto stupito del risultato, e non ringrazierò mai abbastanza Marco per la sua disponibilità e bravura». U i


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ACIREALE / Doppio concerto il 26 e il 27 aprile per il lancio del nuovo album di Cherubini

E Ora arriva Jovanotti oppio appuntamento ad Acireale per Jovanotti, che il 16 aprile dà via da Rimini al tour per il lancio del suo nuovo album “Ora”. Lorenzo Cherubini sarà al Palasport Tupparello il 26 e il 27 aprile, per presentare il doppio album che arriva a quattro anni dal suo “Safari”. Lanciato il 15 gennaio scorso, il doppio album contiene 25 tracklist in cui il cantautore emiliano declina tutta la propria arte: in “Ora” c’è il Jovanotti delle canzoni d’amore, c’è il re del ritmo, the rhythmatist, il profeta elettrico, il niño quimico, il guru sintetico, il ragazzo folk e stornellatore di Cortona. Ci sono Mozart e Pinocchio che si tengono a braccetto, c’è il Jovanotti che scrive per il dancefloor e fa ballare anche i muri, c’è il mai sopito amore per i viaggi che diventano musica, dall’Afrique c’est chic al New York State of Mind. C’è l’impalcatura dell’hip hop a sorreggere tutta la costruzione, anche se dell’hip hop formalmente non c’è quasi traccia. Nato e cresciuto in un anno lungo e difficile per Lorenzo, preceduto da un importante lavoro di scrittura e dalle session fatte con la sua band (Saturnino, Riccrado Onori, Frank Santarnecchi, Christian Rigano, Alex Alessandroni Jr., Gil Oliveira e la supervisione del produttore Michele Canova Iorfida), “Ora” è stato registrato a Milano ed è impreziosito dalla presenza di amici importanti e prestigiosi come Amadou&Mariam, Cesare Cremonini, Michael Franti, Luca Carboni. Il risultato è un big bang spazio-temporale fotografato nell’attimo in cui tutta la materia viva si apre nel nulla dell’universo e diventa forma, colore, energia.

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CATANIA JAZZ / Il 14 aprile al Metropolitan la 195a Conduction di “Butch” Morris

In esclusiva nazionale, il 14 aprile per Catania Jazz arriva al Teatro Metropolitan il musicista, compositore e direttore d’orchestra americano Lawrence D. “Butch” Morris. A Catania Morris – che ha firmato un contratto di collaborazione esclusiva di Butch Morris tre anni con Catania Jazz – si esibirà con la Catania Jazz Orchestra, da lui assemblata durante un laboratorio, formata da Seby Burgio (piano), Carmelo Venuto (contrabbasso), Alberto Amato (contrabbasso), Alessandro Borgia (batteria), Emanuele Primavera (batteria), Giuseppe Risiglione (chitarra), Enzo Pafumi (chitarra), Giuseppe Asero (sax contralto), Cristiano Giardini (sax tenore), Ivan Cammarata (tromba). All’ensemble Morris applicherà la sua Conduction® (la 195a della sua carriera), il metodo con cui il musicista californiano ha rivoluzionato l’approccio alla direzione, all’esecuzione e alla composizione orchestrale. La serata sarà aperta dalla giovane formazione siciliana Urban Fabula, ovvero Seby Burgio al piano, Alberto Fidone al contrabbasso e Peppe Tringali alla batteria. Originario della California, dove è nato nel 1947, Morris si è distinto grazie all’originalità di un pensiero musicale nel quale improvvisazione e composizione si fondono mirabilmente. Morris si è affermato a livello internazionale come una delle più originali e sorprendenti figure in quel territorio di confine tra jazz, new music, improvvisazione e musica classica contemporanea. Affermatosi negli anni Settanta come specialista della cornetta, suonando accanto a David Murray, Arthur Blythe, Frank Lowe e altri, Morris ha elaborato e perfezionato dal decennio successivo il concetto di Conduction®, un vocabolario di segnali e gesti utilizzati per modificare e costruire in tempo reale un arrangiamento o una composizione per orchestra. Annullato il concerto dell’Overtone Quartet del 27 aprile, per indisponibilità del bassista Dave Holland, la stagione di Catania Jazz si chiude il 6 maggio con la serata al femminile dedicata ai talenti siciliani Agata Lo Certo e Beatrice Campisi.


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LA BAND / La formazione palermitana il 16 aprile presenterà alla Lomax il terzo disco intitolato “Sto”, un lavoro più maturo che segna un deciso cambiamento «perché - dicono - ci siamo riscoperti molto più “in movimento”»

«Il tre è più che un numero perfetto» di Oriana Mazzola rrivati al terzo album, i Waines con la stessa grinta che aveva contraddistinto il loro precedente lavoro Stu (che significa two nella numerazione inglese pronunciata da Benny, il pizzaiolo da cui deriva anche il nome della formazione ndr), danno a quello nuovo una “simbologia numerica” chiamandolo Sto che significa tre. Questo numero perfetto rappresenta non solo i componenti della band, ma anche la loro terza produzione, le settimane di scrittura e lavorazione dell’album e, per finire, i tre uomini che caratterizzano la copertina del disco che in un volo deciso hanno ben chiara la meta, proprio come i palermitani. Sto uscirà in Italia a metà aprile e sarà pubblicato senza un’etichetta. I Waines (Fabio Rizzo, Roberto Cammarata e Ferdinando Piccoli) ci faranno conoscere il loro progetto il un live, il 16 aprile alla Lomax, che sarà seguito da un tour italiano che si concluderà a maggio in Germania e Olanda. Da Stu a Sto è arrivato un forte cambiamento o un semplice e comodo approdo? «Un cambiamento deciso, di certo nessuno dei brani che compongono Sto sarebbe mai uscito dalle sessioni di Stu. Tra i due dischi ci sono, oltre che un paio di anni, tanti concerti, tanta esperienza in più; insomma ci siamo riscoperti molto più “in movimento” di quanto immaginassimo prima di cominciare a lavorare sul nuovo materiale. Tutto è stato semplice in quanto spontaneo, comodo direi per nulla, visto che ci siamo divertiti a metterci in gioco, e spesso abbiamo messo da parte anche quelle piccole certezze su cui avevamo basato il disco precedente». All’interno del primo album il video di Let me be ha suscitato molte critiche ma anche numerosi consensi. Ci scuoterete anche in questo album o sarete un po’ più soft? «Proveremo a scuotervi in maniera diversa. In generale non ci piace percorrere strade che abbiamo già battuto, preferia-

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WAINES mo esplorare altrove. Ad esempio il primo video tratto da Sto sarà un videogame in pieno stile Anni 80. E per il video seguente abbiamo già in mente un’altra cosa molto divertente». Il vostro suono riconoscibile ha un marchio più europeo che italiano, Sto vi porterà fuori dall’amata Patria o ancora più lontano dello Stu che ha varcato alcune capitali europee? «Penso di sì. Già in sede di produzione abbiamo cercato sonorità e respiro internazionale (il nuovo disco del trio palermitano è stato mixato da Mario J McNulty - newyorkese già al lavoro con David Bowie -, Lou Reed, Nine Inch Nails, Reveonettes e Antiflag ndr). Rispetto al disco precedente è certamente meno immediato e più “prodotto”, non so come sarà accolto in Italia ma onestamente non ci siamo fatti tanti problemi al riguardo mentre lo realizzavamo, non ce ne faremo nemmeno adesso». Quanto la vostra crescita musicale è condizionata dai profondi mutamenti della società odierna? «Noi viviamo nella società

odierna e già per questo ne siamo inevitabilmente influenzati. Con questo non voglio dare alla nostra musica spiegazioni “sociologiche”, i Waines funzionano come la più classica rock&roll band: si chiudono in sala e tirano fuori ciò che gli passa dalla testa. Ma, in fondo, la testa anche a noi ce la riempie tutto ciò che viviamo e vediamo ogni giorno». Gli animali più bizzarri sono stati i protagonisti della fotografia del vostro primo album, quale diversità caratterizzerà l’aspetto del nuovo? «L’artwork di Sto è stato integralmente ideato e curato da Adalberto Abbate, un artista palermitano che stimiamo molto e con cui abbiamo condiviso l’idea di far collidere la sua arte e la nostra musica in questa esperienza. È stato un passaggio importante, con tanto lavoro e idee sviluppate in piena sinergia tra noi e Adalberto, che è stato capace di tirar fuori una vera e propria poetica da un semplice artwork di un disco, rendendolo in questo senso un’opera d’arte. Quando Adalberto ci ha

portato le bozze del lavoro su cui stava lavorando eravamo nel pieno delle sessioni di registrazione, e ricordo benissimo che appena ci ha fatto vedere i tre uomini volanti, che poi sono finiti dritti dritti in copertina, siamo saltati tutti e tre dalle rispettive sedie. Quello è stato uno dei momenti rivelatori, a volte basta una immagine per farti capire qualcosa in più sui suoni su cui stai lavorando». Il vostro trio esplosivo è sempre curioso e alla ricerca di che cosa? «Direi che abbiamo una nostra idea di suono e che stiamo cercando di svilupparla al meglio delle nostre possibilità man mano che acquisiamo più esperienza». Vinili, cd, piattaforme... come ascoltereste voi stessi? «Nessun supporto potrà mai superare il fascino del vinile: il modo più costoso, scomodo e caldo di ascoltare qualsiasi cosa». Rock&roll, alternative, underground, voi in quale genere vi collocate? «Penso che sotto la grande coperta del rock&roll un posticino ce lo cercheremmo di ricavare anche noi. Ma in fondo le etichette di genere lasciano il tempo che trovano». U i


OGNI GIOVEDÌ DALLE

BIBLIOTECA MULTILINGUE 18,00 ALLE 20,00 SERVIZIO

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ATTIVITÀ Biblioteca multilingue, letture, danze, musica, teatro Nuova cognizione dell'aperitivo (apericena) ogni giorno dopo la fatica del lavoro e dello studio vienici a trovare per rilassarti trovando buffet assortiti, allegria e tanto divertimento!!!! La Taverna offre servizi per lauree, compleanni ed eventi in generale oltre che cene su prenotazione durante la settimana. AspettandoVi ogni mercoledì dalle 23:00 in poi per la serata apericena a tema, Vi ringraziamo. Per info e prenotazioni: Dario Colombrita 3401010701 Contatto facebook: d.colombrita@yahoo.it A breve nuovo sito internet per poter accedere al Vs. menù di preferenza

Taverna 95100 Via S. Orsola, 22 - Catania

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30/04/11

6 mesi € 89,00

LABORATORI Teatro Multilingue, Uso della Voce, Comunicazione non Verbale, Danza Orientale

LINGUE spagnolo, arabo, inglese, persiano, turco

YOUTH IN ACTION PROGRAMME


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AFRICAN N’GUEWEL / Ousmane Sene è l’anima del gruppo che da 15 anni fa conoscere ai siciliani musiche e canti tradizionali. «Con i nostri tamburi vi raccontiamo un po’ della nostra gente e della nostra terra»

«Abbiamo portato a Catania il ritmo tribale del Senegal» di Maria Enza Giannetto un po’ la storia della musica africana a Catania. Da quasi 15 anni. Da quando Ousmane Sene, griot di Dakar e anima della formazione decide, non appena arrivato in città, di costituire un gruppo di musica tradizionale. E allora, chiamati all’appello fratelli, cugini, nipoti, parenti e amici, mette su l’African n’guewel group: la formazione di musiche (e balli) tradizionali del Senegal. Un gruppo che, con un vero e proprio statuto associativo, si propone di far conoscere la cultura africana attraverso la musica e cerca di trasmettere i suoi messaggi parlando attraverso il ritmo e le percussioni dei loro tanti “tamburi”: il djambè, il tam tam, il tamà, il dum dum. Griot per nascita, percussionista per passione, immigrato per scelta, Ousmane Sene è il simbolo di una bella storia di integrazione. Catanese doc, ormai, che oggi potrebbe anche chiedere la cittadinanza, se volesse, Ousmane non si è accontentato di vivere alla giornata ma ha progettato la sua vita in Sicilia. Ha lasciato un lavoro alla Corte suprema in Senegal ed è venuto a Catania, dove si è rimesso in gioco, lavorando, suonando e studiando (ha preso i primi due livelli all’Università per stranieri, ha seguito corsi di informatica, ha frequentato la scuola italiana e ha persino preso il brevetto da bagnino). Ma Ousmane è, soprattutto, un griot (ngewel in wolof), «di padre e di madre», ci tiene a precisare, perché discende da una di quelle famiglie antichissime che in Senegal sono un po’ come i cantastorie e i menestrelli di corte, mediatori tra i potenti e la gente comune. «Quando sono arrivato a Catania - racconta Ousmane - ho deciso che insieme ad amici e parenti dovevo mettere su un gruppo per far conoscere ai siciliani la nostra tradizione. L’unico modo che conoscevo, quello

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più diretto, era la nostra musica. Certo in tutto questi anni la formazione è cambiata varie volte, ma è un po’ come se tutti quelli che suonano percussioni africane a Catania fossero passati da noi». Oggi la formazione degli African nguewel annovera Abramo Laye Sene, Moustapha Ngom, Bara Ndaga , Mbaye Tamà, Thierno Gaye. Sono soprattutto percussionisti di djambè, tam tam, tamà, dum dum: tutti strumenti della tradizione tribale usati da sempre nei villaggi senegalesi per comunicare nei vari momenti di vita sociale. Tutti musicisti che con i loro “tamburi” hanno un legame speciale. «Costruisco io stesso il mio

Indie concept, la rassegna

Continua al Centro Zo l’ottava edizione dell’Indie Concept, rassegna per gruppi indipendenti di base proposta da Rumori Sound System, in collaborazione con il The Cave Studio. Appuntamento per la seconda serata della manifestazione, ormai la più importante del circuito indie rock siciliano è per sabato 16 aprile con Wall of Isolation (Ct), Lotustore (Ct), Sabina Caruso (Ct), Venus in Drops (Me). A seguire djset resident Trinacria Beat Box, ovvero Antonio Vetrano + JJ Salafia + Renato/G.Lo, sound likes Indie.Rock.Electro.Wave.Punk (visual Vj Rielax, photo: Bigeyed Fish, partner, Graffiti Catania). Terza setata, sabato 30 aprile con i live di Yperlux (Ct), The Skraps (Ct), Boomerang Baby (Ct), Ssick (Ct). A seguire dj set Trinacria Beat Box. Info www.zoculture.it.

djambè - dice Ousmane - . La membrana è fatta di pelle di mucca o di capra, depilata, modellata bagnata e “tirata”. Le corde vanno tirate fino a raggiungere l’intensità di suono che voglio e alla fine faccio il battesimo dello strumento con una monetina che deve rimbalzare in un certo modo. Il legno, invece, è scolpito, colorato con i colori del mio Paese, oppure adornato con piccole conchiglie». «La musica tradizionale - continua Ousmane - è il cuore della nostra cultura e quindi del nostro repertorio. I ritmi tribali svolgono un importante ruolo nella comunità. Non solo ogni occasione ha il suo particolare tipo di musica, ma esistono anche generi musicali diversi per le donne, i cacciatori, i guerrieri e i bambini. Ogni festa ha i suoi canti e suoi ritmi, noi oggi suoniamo e cantiamo canzoni religiose, nenie dedicate a parenti e personalità importanti o anche semplici ninne nanne per i più piccoli». Un’occasione per ascoltarli, per chi non l’avesse già fatto nei tanti locali di Catania o in giro per la Sicilia nei festival multiculturali (come alla Sagra del Mandorlo in fiore di Agrigento), sarà il prossimo 29 aprile al Centro Zo Culture Contemporane dove l’associazione stessa sta organizzando una serata per celebrare la Festa di Indipendenza del Senegal. Una festa in cui oltre alla musica, si potranno mangiare piatti della cucina tipica e conoscere di più questo paese africano. «Durante le serate eseguiamo canzoni tipiche, tradizionali ma, soprattutto, cerchiamo di coinvolgere la gente. Nessuno riesce a star fermo, il pubblico comincia a cantare e a battere le mani insieme a noi. Inoltre, nel nostro repertorio, nazional-popolare abbiamo inserito anche due canzoni in dialetto siciliano: Ciuri ciuri e Vitti ’na crozza, in omaggio alla terra che ci ospita». U i


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INTERVISTA / Le palermitane Serena Ganci e Simona Norato dopo aver partecipato alla rassegna Musicultura pubblicano “Divento Viola” di cui dicono «è il figlio adolescente di due autrici, diverse per indole e formazione»

«Non chiamateci duo ma band» di Emanuele Brunetto arlano di religione, politica, sesso e amore le palermitane Iotatòla. Come preferiscono definirsi loro stesse, una band – piuttosto che un semplice duo – tutta al femminile. Provenienti da esperienze artistiche molto diverse fra loro, Serena Ganci (laureata in musicologia e specializzata in canto jazz) e Simona Norato (polistrumentista e collaboratrice di numerose realtà indipendenti) hanno attirato l’attenzione degli addetti ai lavori ben prima della pubblicazione di un lavoro a proprio nome, grazie alla partecipazione alla manifestazione Musicultura e alle loro ricercate esibizioni. L’album d’esordio è ovviamente arrivato, s’intitola “Divento Viola” ed è disponibile già dal 5 aprile. Ne parliamo con Simona Norato. Cominciamo dalla domanda più banale, il vostro nome “Iotatòla”. Puoi spiegarcelo? «Immagina di essere una bambina di tre anni con un precoce e profondo bisogno d’emancipazione. Immagina che “i grandi” provino continuamente ad aiutarti a fare le cose. Cosa risponderesti? Risponderesti “No grazie, io ta tola”. Lo abbiamo rubato ad una nostra amica infante, Virginia. Significa “io da sola” ed è diventato il nostro manifesto d’emancipazione. Da sole abbiamo scritto il disco, da sole lo abbiamo registrato e da sole siamo una band, e non un duo, sui palchi». Che tipo di lavoro e che idee stanno dietro “Divento Viola”? «Divento Viola è il disco di due donne, il figlio adolescente di due autrici, diverse per indole e per formazione, che vogliono cantare i vizi, i vanti e gli scivoloni della generazione che ha compiuto trent’anni. In ogni brano c’è un micro-romanzo rosa ed un macro-tentativo di esorcizzare quell’amore che lascia grandi lividi viola. Sublimare le promesse sentimentali, ironizzare sull’autoerotismo che non basta mai, lodare le

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IOTATÒLA pantofole come simbolo di una sana solitudine, confessare la sfiducia politica, ammettere il ruolo provvidenziale della droga, sfottere il basso grado di conforto che proviene dalle religioni. Questi gli imperativi che compaiono nelle liriche del disco tra le quali fanno un giro a piedi i misantropi, i parenti pesanti, i pirla dell’opposizione, i preti in poltrona, gli innamorati cronici e i principi azzurri che hanno venduto il cavallo. Il set utilizzato nel disco ricalca, con pochi timbri aggiunti, quello del live in cui l’armonia è affidata completamente alla chitarra elettrica e alla vocalità; il beat vive invece grazie a una batteria smembrata, fatta a pezzi per essere suonata da due persone distinte». Dovendo definire la vostra musica, quali sarebbero le parole adatte? «Facciamo molta fatica ad attaccare etichette di sorta; ci succede con la nostra musica ma anche con quella degli altri. La diversità, per grazia di Dio, è ormai tale e tanta che ci sembra riduttivo tentare di definire un genere o una poetica. Noi scriviamo canzoni». A cosa è dovuta la scelta di altre lingue oltre all’italiano? «Nel nostro disco c’è un unico

brano in francese, Ce n’est pa ça l’amour, mentre gli altri nove sono in italiano. Il riferimento è dunque decisamente la nostra lingua. Serena ha scritto il testo di quel brano in francese per omaggiare e contemporaneamente dire addio ai suoi otto anni parigini, anni durante i quali ha scoperto e affinato la sua creatività. Credo sia un suo legame legittimo, romantico, al quale dedica spesso un pensiero anche attraverso la musica. Io per esempio sono una fanatica della lingua italiana, ho sempre scritto in italiano e sempre lo farò». Per proporre i pezzi dal vivo rimarrete in due o vi accompagnerete ad altri musicisti? «Esattamente come è successo nella registrazione del disco, nessun musicista esterno sarà inserito nel live. Tutto sempre da sole. La nostra forza sta anche anche in questa chiusura che, limitando i timbri e le braccia disponibili, esalta in modo formidabile la nostra creatività creando una sorta di sfida all’arrangiamento minimale ma completo. Lavorare in

due è magnifico: poche spese, cachet più alti e poche teste da mettere d’accordo. Non litighiamo mai». Raccontaci dell’esperienza “Musicultura”. «Serena, da poco rientrata in Sicilia dopo otto anni parigini, era stata selezionata da Musicultura e mi ha chiesto di accompagnarla alle prime selezioni in veste di musicista affiancata. Succedeva nel marzo del 2010 ed il suo brano concorreva come opera di Serena Ganci. Poi, insieme, il concorso lo abbiamo vinto. Musicultura ci ha dato un bell’esempio di professionalità e di grande cura dell’artista, esempio raro in un’Italia che snobba gli emergenti. Questo festival si colloca tra i pochissimi che forniscono agli artisti più giovani un aiuto tangibile per il proseguimento della propria carriera. A noi Musicultura ha dato dei soldi veri e ci ha inserite in un tour che si è svolto nei teatri delle Marche durante il quale abbiamo acquisito maggiore visibilità (suonavamo tutte le sere con Paola Turci) e anche un cachet per ciascuna esibizione. Siamo molto grate a chi ha creato il festival e a chi lo fa sopravvivere». C’è femminismo in una band tutta al femminile? «Nessuna forma di femminismo. Se in questi anni sono in aumento le band al femminile questo è da imputare probabilmente alla voglia di sperimentare in modo più approfondito l’alchimia tra artiste donne. Negli ultimi dieci anni abbiamo sempre lavorato con musicisti maschi, questo ci ha arricchito; ma adesso vince una sana curiosità che ci spinge ad evocare altri incontri creativi. A me e Serena probabilmente è successo questo. Per noi è stato semplicemente un incontro felice, fortunato». U i


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a cura di

Dalla Sony lo smarthphone per GIOCARE alla Play

ta diventando sempre più di tendenza il gaming su smartphone e non a caso il Sony Ericsson Xperia Play è il primo smartphone che permette di giocare come se avessimo in mano una PlayStation. Questo significa che oltre a tutte le caratteristiche di uno smartphone avanzato, l’Xperia Play ospita l’hardware necessario a funzionare come la console portatile di Sony. Solo l’hardware, però. Ma essendo il primo smartphone certificato PlayStation potremo collegarci alla Suite della console per recuperare i migliori titoli a disposizione, tra cui Need for speed, Sims 3, Fifa 10, Guitar hero, Splinter cell e Assassin’s Creed. Per giocare non dobbiamo fare altro che far scorrere lo schermo, impugnando il telefono in orizzontale. Vedremo comparire i comandi di gioco, con un D-pad digitale, due controlli touch analogici, due comandi laterali e i pulsanti con i quattro simboli che hanno reso famosa la PlayStation: cerchio, croce, quadrato e triangolo. La qualità dell’esperienza di gioco è garantita dal processore Qualcomm Snapdragon con cpu da 1 GHz e un processore grafico Adreno, ottimizzato per i giochi 3D. Facciamo scivolare i comandi sotto lo schermo, impugnamolo in verticale e l’Xperia Play torna a essere uno smartphone Android con sistema operativo Gingerbread, con schermo multitouch da 4 pollici e fotocamera da 5.1 megapixel. La memoria è di soli 400 Mb, ma può ospitare schede micro SD fino a 32 Gb. Lo vedremo in vendita in Italia nel corso di questo mese.

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La casa nippo-svedese lancia sul mercato Xperia Play e Xperia Arc. Il primo ha una mini PlayStation, l’altro è molto sottile e leggero, con uno schermo da 4 pollici e una fotocamera da 8 megapixel Il Sony Ericsson Xperia Arc, invece, è uno smartphone equipaggiato con sistema operativo Android OS 2.3 Gingerbread, 117 grammi di peso, dotato di display da 4,2 pollici per una risoluzione di 480 x 854 pixel e la nuova tecnologia Reality Display che sfrutta il motore Bravia già utilizzato in alcuni Tv led. L’interfaccia è basata su display touch a 16,7 milioni di colori con touch capacitivo, multitouch, accelerometro, sensore di prossimità e di luminosità e tecnologia del display anti graffio. L’hardware prevede un processore Qualcomm da 1 GHz e un supporto micro SD fino a 32 GB. Oltre a lettore musicale con funzioni avanzate e lettore video, troviamo la

radio FM integrata e una fotocamera posteriore con sensore ottico da 8,1 Megapixel per una risoluzione fotografica massima pari a 3264 x 2448 pixel, sensore mobile Sony con lunghezza focale f/2.4 e registrazione video 720p HD. La fotocamera è dotata inoltre di auto focus, touchfocus, flash Led, ottica Exmor R f/2.4, stabilizzatore, face detection, geo tagging, zoom digitale 3x. Il supporto di rete prevede Hsdpa, supporto email e navigazione web su browser e connettività Bluetooth 2.1 con A2DP e connettività Wi-fi 802.11 b/g/n e tecnologia Dlna. Insomma, due nuove realtà che attireranno sicuramente l’attenzione dei geeks e dei tech-addicted.

Specifiche tecniche Xperia Play Sistema Operativo: Android 2.3 Gingerbread Schermo: multitouch capacitivo da 4”, 480x854 pixel Connettività: Quadband, Bluetooth 2.1, Usb, Wap, browser Opera/Internet Explorer, Wi-Fi Fotocamera: 5.1 megapixel, video 720p Memoria: 400 MB + micro SD fino a 32 Gb Dimensioni e peso: 125 x 63 x 9 mm, 117 g Altro: Funzionalità di gioco PlayStation, PlayStation certificate, collegabile a PlayStation

Specifiche tecniche Xperia Arc Sistema Operativo: Android 2.3 Gingerbread Schermo: multitouch da 4.2 pollici, 480x854 pixel Connettività: Quadband, Bluetooth 2.1, Usb, Wap, browser Opera/Internet Explorer, Wi-Fi Fotocamera: 8.1 megapixel Memoria: 512 Mb + micro SD fino a 32 Gb Dimensioni e peso: 119 x 62 x 16 mm, 175 g Altro: nuova tecnologia Reality Display che sfrutta il motore Bravia


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L’INTERVISTA / Il primo libro dell’insegnante catanese Licia Di Franco racconta il viaggio “a colori” di una giovane donna che, con la sua spontaneità, è capace di parlare al cuore dei lettori

Emozioni, immagini e ricordi dall’universo variopinto di Viola di Rita La Rocca icia Di Franco ha trentanove anni, un marito e dei figli che rappresentano la sua ragione di vita, un lavoro come insegnante che ama, e una grande passione per la scrittura che, sin dall’adolescenza, l’ha “costretta” a riempire quaderni, diari e taccuini senza più riuscire a smettere. «Ho tenuto tutti questi racconti, appunti di viaggio, lettere d’amore e d’amicizia per me, nei cassetti, negli scatoli, sulle mensole – confessa Licia. L’anno scorso ho sentito il bisogno di far uscire qualche pagina di questo bagaglio di scritti e proporlo a parenti e amici. La voglia di lasciare una “pennellata” di colori su quello che penso mi ha portata a scrivere un libro». Nasce così Viola (Inkwell edizioni), il primo romanzo della catanese Licia Di Franco che in 25 capitoli, simbolicamente intitolati con i nomi di altrettanti colori, intraprende un viaggio sentimentale per riscoprire il senso della vita. Nelle semplici ma toccanti riflessioni della protagonista Viola si mescolano, come in una tavolozza immaginaria, i toni cupi che colorano le difficoltà della vita, la noia e la morte, e le sfumature sgargianti di cui risplendono gli amori, le amicizie e le passioni. Lettere e pagine di diario alternate a una narrazione in terza persona fanno emergere sogni, speranze, ma anche ansie, paure e debolezze in cui è facile riconoscersi. Quella di Viola è una voce che riesce a parlare direttamente al cuore delle donne di oggi, “incastrate” nelle aspettative di una società che troppo spesso ne mortifica la sensibilità. Abbiamo chiesto a Licia Di

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Franco di raccontarci qualcosa di più del suo esordio letterario. Come nasce il personaggio di Viola e quanto di Licia c’è in Viola e viceversa? « Il personaggio di Viola nasce dal desiderio di far sapere ai miei figli tutto quello che penso oggi. Tutte le idee, i pensieri, le convinzioni, la voglia di un mondo migliore sono di Licia, mentre i sogni sono di Viola. La mia protagonista è un personaggio immaginario, stupendo, bello dentro e fuori. Ammiro la sua serenità, i suoi sogni, la sua forza d’animo, le sue reazioni, ma non condivido la sua ingenuità, la sua immaturità, le sue debolezze, insicurezze, tristezze. Lei mi ha insegnato che credere nei propri sogni è una forza e che essere anticonformista è una soluzione». Perché hai deciso di associare ogni capitolo a un colore? «Nella prima stesura del libro i

capitoli avevano titoli differenti. In seguito si è sviluppata l’idea di usare il nome dei colori, forse per la voglia inconscia di dipingere un quadro, di creare un arcobaleno di parole. Il mio capitolo preferito e “Rosso”, in cui scrivo dell’amore. Questo libro, che ho scritto per i miei figli, è anche una dichiarazione d’amore per mio marito, un’esaltazione di questo nobile sentimento che per me è il motore di tutto». Il capitolo “Nero” è dedicato al legame molto intenso che Viola sente ancora con il padre morto, quanto ti riconosci nelle emozioni che descrivi? «Pessoa scriveva: “Il poeta finge così completamente che arriva a fingere che è dolore, il dolore che davvero sente”. Da “aspirante scrittrice”, ho scritto il capitolo “Nero” usando tonalità cupe che descrivono le emozioni forti, amplificate dal dolore di Viola, ma mi riconosco poco in questo colore lugubre. A volte sento un grande

vuoto, ma col tempo ho imparato a riempirlo di colori. Il messaggio che cerco di trasmettere è che è importante reagire sempre e comunque». Nel libro sono descritti numerosi viaggi, tra cui uno a New York a cui è dedicato un lungo capitolo. Che significato ha per te il viaggio? «Il viaggio è evasione dalla routine, voglia di provare avventure ed esperienze nuove. Ma viaggiare non significa soltanto andare in posti lontani ed esotici, ma anche fare una gita fuori porta. Il mio viaggio a New York è stato la realizzazione di un sogno e la vittoria sulla paura nata dopo gli attentati del 2001. Mettere piede per la prima volta negli Usa è stata un’emozione unica e vorrei far vivere questa stessa emozione a chiunque legga il mio libro». Oltre ai paesi lontani, vengono menzionati molti luoghi della nostra città. Che rapporto hai con Catania e come vivi la tua sicilianità? «Considero Catania la città più bella d’Italia, dopo Roma. Amo questa città, la sua vitalità, i suoi colori. Per me essere siciliana è sicuramente un valore aggiunto. Quando stavo a Roma, ero felice, ma avevo nostalgia della mia terra, dell’Isola, dei miei affetti. Non avrei potuto lasciare la Sicilia, che mi dà forza con il profumo del suo mare e felicità grazie all’affetto dei miei cari». Viola ha un taccuino rosso su cui annota i pensieri positivi e uno nero per quelli tristi. Cosa scriveresti tu oggi sul tuo taccuino rosso? E su quello nero? «Alle pagine del taccuino rosso affiderei la voglia di vivere, mentre sul taccuino nero scriverei tutto il mio sdegno per la politica italiana di oggi» Nel capitolo “Glicine” scrivi: “a volte una frase vale un libro intero”. Quale frase sceglieresti per rappresentare il tuo libro? «“Le piccole gioie della vita danno un senso all’esistenza”». U i


libri

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U NIVERSIT

GLOCAL

Il verso presente esplora il Mediterraneo i è alzato il sipario sulla seconda edizione della rassegna poetica “Il verso presente”, un ciclo di incontri sulla poesia contemporanea organizzato dalla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania, in collaborazione con il Camplus D’Aragona di Catania, l’Associazione Musicale Etnea, la Fondazione La Città Invisibile, l’associazione culturale Graffiti e il Teatro Stabile di Catania. Dopo il successo della prima edizione, “Il verso presente” propone sei nuovi incontri per far conoscere la più recente produzione poetica di alcune aree del Mediterraneo. La rassegna, voluta e organizzato dagli studenti della facoltà di Lettere, curata dal

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professore Rosario Castelli, da Patrizia Guarino e Cristina Mongioì e coordinata dal professore Antonio Di Grado, intende affiancare il percorso scientifico a forme di spettacolo, favorendo la fruizione a un pubblico ampio ed eterogeneo. Per questo è stata mantenuta la suddivisione di ogni appuntamento in due momenti. Nel pomeriggio si svolge un seminario introduttivo al termine del quale i partecipanti incontrano i poeti. A conclusione di ogni giornata di studio uno spettacolo all’insegna della poesia permette una più larga

CALENDARIO sabato 16/4 CONTA LA MUSICA Libreria Mondadori, corso Sicilia 23 (Ct), h 18 “Conta la musica”, secondo romanzo di Claudio Buccheri, racconta la storia di Tommaso Lasorella, avvocato civilista, che si ritrova a barcamenarsi tra clienti stravaganti e a tratti surreali e una vita privata altrettanto precaria. L’unica consolazione che gli resta è la musica. Interviene il giornalista Giovanni Iozzia.

lunedì 18/4 TERESA Libreria La Feltrinelli, via Etnea 283 (Ct), h 18 Claudio Fava presenta il suo romanzo “Teresa” (Feltrinelli), in cui racconta la storia di una ragazza fuggita dalla Sicilia dopo che il padre è stato ucciso perché ribellatosi al pizzo. A Roma trova lavoro come assistente ai malati terminali, e incontra l’amore. Ma il passato si ripresenta insieme a un ex brigatista.

mercoledì 20/4 FOTOGRAFANDO ’A MUNTAGNA Libreria La Feltrinelli, via Etnea 283 (Ct), h 18 Alessandro Bonaccorso e Stefano Branca presentano “Fotografia storica

alla luce del vulcano” (Le Nove Muse) in cui ricostruiscono la storia eruttiva dell’Etna e di Stromboli tramite foto del Fondo Fotografico del vulcanologo Gaetano Ponte. Intervengono Enzo Boschi, Piero Maenza e Carmelo Nicosia.

sabato 23/4 SE TU FOSSI QUI Libreria Mondadori, corso Sicilia 23 (Ct), h 18 “Se tu fossi qui” (Cairo) è il terzo romanzo di Maria Pia Ammirati. Al centro della vicenda un uomo che perde la giovane moglie e, durante il funerale, capisce di non sapere niente di lei. Per il protagonista inizia una lunga discesa agli inferi che si concluderà però con una risalita, con una conoscenza e una consapevolezza nuove.

giovedì 28/4 UN FILO D’OLIO Libreria La Feltrinelli, via Etnea 283 (Ct), h 18 Simonetta Agnello Hornby presenta il suo nuovo libro edito da Sellerio “Un filo d’olio” , il ritratto di una famiglia dell’aristocrazia terriera nella Sicilia Anni Cinquanta. Una storia autobiografica ambientata in uno scenario, quello della casa di campagna, dove l’autrice ha trascorso le estati della sua infanzia e giovinezza. Nel racconto dei vecchi tempi, affiorano un lessico familiare e le storie di parenti e contadini.

fruizione di questa forma d’arte. Il prossimo appuntamento della rassegna, in programma lunedì 11 aprile, avrà come ospite Giampiero Neri. Le letture saranno a cura degli allievi della Scuola d’Arte drammatica “Umberto Spadaro”. Il tema dell’incontro di martedì 3 maggio, che avrà per protagonisti Jean-Jacques Viton e Andrea Inglese, sarà “L’esperienza di ‘Tel Quel’ e le sperimentazioni francesi e italiane”. Alle 21 al Centro Zo Andrea Inglese reciterà “Letture di JeanJacques Viton per un uso poetico di Kubrick”. Mercoledì 11 maggio, Moncef

Ghanchem sarà l’ospite dell’incontro “La poesia maghrebina francofona di fine secolo”. La giornata di studio si concluderà al Centro Zo con “Quelli che bruciano la frontiera”, con Moncef Ghanchem e Biagio Guerrera. Ultimo appuntamento lunedì 16 maggio con il seminario “Luoghi musicali nella poesia neogreca del secondo Novecento” che vedrà la presenza di Titos Patrikios. Alle 21 gli allievi della Scuola d’Arte drammatica “Umberto Spadaro” metteranno in scena “Ribaldus (dedicato a Edoardo Sanguinetti). Commedia in due atti per il circo”, con i testi e la regia di Giuseppe Di Pasquale. U i


libri&...

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INFORMA VIDEOGAME

di Salvo Mica

BIT&CALAMAIO

Dieci buoni motivi per amare Nintendo 3DS iovani e tremendamente innovative. Tali sono le due novità che presentiamo in questa primavera videoludica. Innanzitutto “Brave New Game” il primo trofeo per indie game developer. Al grido di “Stay Indie if you dare”, il trofeo vuole “premiare l’inventiva, l’originalità e il talento dei game developer che si sono saputi distinguere per idee innovative. Le iscrizioni resteranno aperte fino alla mezzanotte del 10 aprile”. Promotore del trofeo: l’attivissimo portale IndieVault (www.indievault.it) gestito da Vincenzo Lettera con il determinante appoggio di Napoli Comicon. La giuria del trofeo è di primissima scelta: Andrea Pessino, Antonio Farina: Daniele Azara, Matteo Bittanti, Riccardo Cangini. Altra novità video ludica letteralmente esplosa il 25 marzo scorso: il Nintendo 3DS. In dieci punti vi dico perché non potete non comprarlo:

G

1 Lo schermo superiore è in grado di generare la visione 3D senza bisogno di indossare occhiali. 2 Il 3D è disattivabile in ogni momento. 3 Lo stick analogico sopra il DPad garantisce una nuova comodità e precisione nel sistema di controllo. 4 Tre fotocamere, una interna e due esterne per scattare foto in 3D. 5 Sensori di movimento come nel Nintendo Wii e iPhone/ iPad. Accelerometri e giroscopi sono stati aggiunti per garantire un’esperienza di gioco ancora più totale. 6 Le carte RA (Augmented Reality) in regalo con il Nintendo 3Ds. Le piazzi sul tavolo, inquadri con le telecamere

Nintendo e sul tavolo appaiono draghi e sorprese “molli” 7 Streetpass: la console cerca altri utenti con cui scambiare dati e poter progredire nei mini games. 8 Il “pedometro”. Il Nintendo 3DS misura quanti passi fai nella giornata: più cammini, più ricompense riceverai nei giochi Nintendo. 9 Spotpass consente al Nintendo 3DS di trovare hotspot wireless o punti di accesso Lan wireless, e di ottenere dati sul posto. Software gratuiti, notifiche e contenuti 3D 10 Last but not least: la conturbante sensualità giapponese non poteva non sfruttare le nuove potenzialità 3D della piccola di casa Nintendo. Se siete maggiorenni e non avete la ragazza andate su http://www.gamersweb.it/JulieWatai-3DSa.zip e fatemi sapere se state ancora tentennando.

CAVALLOTTO/ Largo alle donne

Un aprile all’insegna della letteratura al femminile alla Libreria Cavallotto. Sabato 30 aprile alle 18, la libreria di corso Sicilia 91 a Catania aprirà le porte a Simonetta Agnello Hornby che presenterà “Un filo d’olio” (Sellerio), dopo aver incontrato gli alunni del liceo Caminiti di Santa Teresa di Riva. Gli alunni del liceo scientifico Majorana incontreranno invece Silvana Gandolfi venerdì 15 per discutere del libro “Io dietro gli spari”. Tra gli appuntamenti in libreria, incontro giovedì 14 alle 18 con Enrico Di Luciano che presenta il suo “Politicamente scorretto”; modera Enrico Trantino. Martedì 19 aprile il prof. Giuseppe Barone presenta “L’incantesimo della buffa” di Silvana Grasso; con letture a cura di Lucia Sardo. Giovedì 21 alle 18 il prof. Isidoro Pennisi presenta “Genius 01 – Anno 2092.L’alba di una nuova era” di Cinzia Di Mauro. Grande attesa, infine, per l’incontro con Dacia Maraini il 4 maggio alle 18.

READING di Tiziana Lo Porto ✎

Una famiglia a pezzi

Le storie di una vita

La scrivania di Nadia

Libertà è il titolo del nuovo romanzo di Jonathan Franzen pubblicato in Italia. Come nel romanzo che lo ha reso celebre, Le correzioni, protagonista è una famiglia americana. I Berglund sono una famiglia democratica e benestante che ai quartieri residenziali preferisce la periferia urbana, considerandola un terreno vergine dove è ancora possibile crescere dei figli e passare una vecchiaia serena. Ma le cose non andranno come previsto: la figlia partirà per il college, il figlio si invischierà in un commercio di vecchi camion polacchi destinati alle truppe americane in Iraq, marito e moglie si tradiranno e lasceranno per poi adattarsi a un compromesso (tutt’altro che rasserenante).

Le lacrime di mio padre è una splendida raccolta di racconti di John Updike, pubblicata negli Stati Uniti nel 2009, pochi mesi dopo la sua morte e da pochi mesi anche nelle librerie italiane. Nel volume diciannove storie scritte per l’Atlantic Monthly, Harper’s Magazine, Playboy e il New Yorker a partire dal 1979. Marocco è il primo, e forse anche il più bello, dei racconti. In parte autobiografico, racconta del viaggio di una famiglia americana in Marocco nel 1969. Il viaggio si rivelerà al di sotto delle aspettative condivise. Ma quello che si direbbe un viaggio da dimenticare, curiosamente si evolve nel ricordo del narratore-padre, consapevole di avere raggiunto in Marocco “il massimo della compressione familiare”.

Nadia è una delle protagoniste del nuovo romanzo di Nicole Krauss (autrice del bel romanzo La storia dell’amore). Il libro si chiama La grande casa e ha per filo conduttore una scrivania. Il romanzo è diviso in due parti, ciascuna delle quali contiene i quattro episodi del libro. Il primo episodio (e il più bello) è un lungo monologo di Nadia che accetta in prestito dei nuovi mobili da un poeta cileno. Tra questi “una grande scrivania di legno con numerosi cassetti grandi e piccoli”. Nadia, scrittrice di mestiere, non si separa mai dalla scrivania fino al giorno in cui la figlia del poeta la chiama e le chiede di restituirle la scrivania del padre. La separazione dal mobile sarà talmente inaccettabile da spingere Nadia a partire per Gerusalemme a raggiungere ragazza e scrivania.

Jonathan Franzen Libertà Einaudi, pp. 625, 22 euro

John Updike Le lacrime di mio padre Guanda, pp. 309, 18,50 euro

Nicole Krauss La grande casa Guanda, pp. 334, 18 euro


time in WEBBING

Fortress Europe, storie che fanno la storia www.fortresseurope.blogspot.com Attivo e conosciuto già da un bel po’ di anni, mai come oggi il blog dello scrittore Gabriele Del Grande è attuale e il suo lavoro tanto importante. “Fortress Europe” è un costante e puntuale aggiornamento su ciò che accade nelle acque del Mediterraneo, sfidate quotidianamente da migliaia di persone alla ricerca di un futuro migliore nell’Europa che conta. I racconti di Del Grande sono frutto, oltre che di testimonianze indirette, anche e soprattutto di esperienze vissute in prima persona laddove partono questi flussi migratori.

Groupon, il risparmio è on line www.groupon.it In questo periodo il mondo degli

di Emanuele Brunetto acquisti su internet sta letteralmente impazzando. Gli addetti ai lavori (aziende in primis) l’hanno capito e “sfornano” proposte, veri e propri incentivi a presentarsi poi fisicamente nei negozi. “Groupon” offre giorno per giorno, città per città, i cosiddetti “deal”, offerte d’acquisto scontate anche fino al 70%. Cene in ristoranti di lusso, prodotti di cosmetica, abbigliamento, tecnologia, vacanze, arredamento e tanto altro, tutto all’insegna del risparmio.

Scendi in campo con un click www.fubles.com I social network stanno entrando ogni giorno di più nella vita quotidiana di ciascuno di noi. “Fubles” riesce adesso a insinuarsi in un territorio finora incontaminato: il calcio giocato. Tramite il portale in questione è possibile gestire la propria squadra di amici come si fosse tra professionisti, organizzare una partita in città, attendere adesioni da parte di sconosciuti o sfidare un’altra squadra iscritta al servizio. E poi cercare un campo disponibile dove giocare, pubblicare i risultati e le relative pagelle.

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U NIVERSIT di Riccardo Marra

LOW / C’mon C’è un aspetto che rende la musica dei Low assolutamente unica: qualsiasi problema affligga la vostra giornata lei ti consolerà. Ci fosse anche il diluvio, ci fosse la fine del mondo, i coniugi Sparhawk con le loro invocazioni al cielo faranno irruzione nella vostra emotività e la conquisteranno. C’mon è un’esortazione a resistere, anzi a reagire alla stanchezza contemporanea. Qualcosa in più della religione, qualcosa che non ha necessariamente a che fare con la loro appartenenza Mormona, è piuttosto un desiderio di spiritualità, un sentimento di universalità. Musicalmente i Low rimangono fedeli alla formula della sottrazione: le loro canzoni vivono di minimalismo, essenzialità, slo-core. Oltretutto, questo giro, abbandonano l’elettronica austera che aveva popolato il precedente Drums and Guns. Ed ecco che ascoltare pezzi come Witches, Nathingale o Done ti porta a riconsiderare il mondo come luogo di mistero e bellezza. Ti porta a riconsiderare, il che non è poco.

THE STROKES / Angles Rum e coca, gin tonic, un po’ di limone sulla tequila boom boom. E poi tanta bella gente vestita con la camicia giusta, l’ultima scarpa della serie, l’occhiale da sera. È la disco bellezza! Ecco, avranno pensato questo Julian Casblancas e gli amici Strokes dalla Grande Mela quando hanno progettato gli “angoli” del loro nuovo disco (a 5 anni dall’ultimo). Un mucchio di hit con cui lanciarsi in pista, un pezzo per ogni pettinatura. Angles è un disco perfetto all’interno della dancefloor, ma una volta uscito diviene un ammasso di disturbanti motivetti da supermarket. E allora chiediamoci, è questo quello che vogliamo dai gruppi d’oggi? Vogliamo chitarrine demenziali, testi da eiaculazione precoce, rock da birra party? Se amate questo disco allora vi invito a ignorare me e questa rubrica per sempre, se invece ascoltandolo avvertite un insopportabile prurito alla schiena, scrivetemi una mail, ce ne andremo assieme a rispolverare (visto che si parla di New York) i Sonic Youth di Daydream Nation o a goderci il 2011 degli Swans.

Frago Comics da oggi è disponibile in Android Market di Google con una applicazione per telefonini ricca di contenuti: vignette umoristiche, strisce di Raptus e vignette di satira. Accedi tramite il barcode scanner o www.turtlemob.com/fragocomics/index.html


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