U NIVERSITINFORMA www.universitinforma.it Mensile di informazione universitaria - marzo 2011 con il patrocinio di
E.R.S.U.
ateneo
Catania
RIFORMA GELMINI/ Statuto e nuovi assetti L’università gioca «la partita della vita»
time out
time out BLACK ROSES/ Micol e Beatrice le donne in nero della musica
IL GENIO/ «Non temiamo il nostro passato pop porno»
EUGENIO FINARDI «L’ITALIA È UN PAESE PER SCEMI» ALL’INTERNO / Sport, la “favola” del San Gregorio Catania Rugby / Città, nasce Hub network di idee in movimento / Stabile, La brocca rotta, satira sulla giustizia / William Wilson, mitteleuropeo di Sicilia / Libri, storie precarie della “generazione Ikea”
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Catania Viale Vittorio Veneto, 186 - Tel. 095 370438 Giarre (CT) Via Callipoli, 24 - Tel. 095 9704109 Acireale (CT) Punto vendita selezionato “RC. MOTO SRL” Viale Alcide De Gasperi, 123 - Tel. 095 891040
sommario
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in questo numero... ateneo RIFORMA GELMINI / L’ateneo gioca la partita della vita
pag 6
RAPPORTO ALMALAUREA / È crisi di matricole
pag 9
LETTERE / Elezioni e polemiche
pag 10
SIAMO IN...TESI / Cresce il consumo di alcolici tra i giovani pag 11 QUANTO NE SAI DI? / Ustica, la strage senza colpevoli
pag 12
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sport Gerenza
RUGBY / «Chi ha detto che serve il fisico? Ci vuole passione» pag 13
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diritto allo studio ERSU / Nel segno del diritto allo studio
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pag 14/15
lavorare pag 16
OPPORTUNITÀ / Fotografi per villaggi vacanze
pag 17
EDITORE: Katamedia S.r.l. viale Alcide De Gasperi, 54 Catania
città
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pag 16
time out-time in STABILE / La brocca rotta e la fallacità della giustizia
pag 20/21
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ARTE / Gurrieri-Tumminelli: «Restiamo in Sicilia ma ci muoviamo»pag 22 BLACK ROSES / Micol Martinez in concerto al Centro Zo
pag 23
EUGENIO FINARDI / «L’Italia è un Paese per scemi»
pag 24/25
IL GENIO / «Non temiamo il nostro passato pop porno»
pag 26/27
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pag 29
FELDMANN / «Siamo il ponte immaginario col blues»pag 30 TRIO DIMARTINO / «Guardiamo la vita con stupore
pag 32
LIBRI / People from Ikea e Tutto è perduto fuorché l’amor pag 34/35 TIME IN / Libri, videogame, web e dischi
pag 36-38
DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia Mazzamuto DIRETTORE EDITORIALE Gianluca Reale REALIZZAZIONE EDITORIALE E REDAZIONE Blu Media V.le Andrea Doria, 69 - Catania tel. 095 447250 - 095 432304 redazione@blumedia.info REDAZIONE CENTRALE viale Alcide De Gasperi, 54 Catania info@universitinforma.it STAMPA: Grafiche Cosentino - Caltagirone info@universitinforma.it TIRATURA: 15.000 copie
FRANCESCO CAFISO / «La mia musica profuma di Sicilia» pag 28 WILLIAM WILSON / «Ho un dna metal rock»
Registrazione Tribunale di Catania n. 21/2005 - del 23/05/2005
Anno VII - N. 3 - marzo 2011
FULBRIGHT / Master in International relations negli Usa
NETWORK / Hub, idee e cittadini in movimento
“UNIVERSITINFORMA” Mensile di informazione universitaria www.universitinforma.it
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Hanno collaborato a questo numero: Maria Enza Giannetto, Rita La Rocca, Paola Pasetti, Tiziana Lo Porto, Riccardo Marra, Vanessa Ferrara, Salvo Mica, Paola Santoro, Lavinia D’Agostino, Marco Pitrella, Emanuele Brunetto, Giorgio Pennisi, Giusy Cuccia, Perla Maria Gubernale, Carmen Valisano, Oriana Mazzola, Luca Di Leonforte, Benedetta Motta CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Katamedia Srl v.le Alcide De Gasperi, 54 -Ct Responsabile commerciale Daniele Consoli info@universitinforma.it tel. 340 6943805 “Universitinforma” Copyright Katamedia Srl Tutti i diritti riservati Con il patrocinio di: Ersu, Ente Regionale Diritto allo Studio di Catania
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TEATRI RIFLESSI / C’è tempo fino al 22 aprile per partecipare alla terza edizione del festival organizzato dall’associazione IterCulture. In gara, dal 14 al 17 luglio, fino a 18 opere provenienti da tutta Italia
Cercansi corti per il palcoscenico l teatro che “riflette” la contemporaneità, che sperimenta linguaggi innovativi, che coinvolge la comunità. Teatri Riflessi, Festival nazionale di corti teatrali, organizzato dall’associazione IterCulture, è anche questo, grazie ad una nuova forma di spettacolo dall’impatto immediato, diretto e accessibile, che ha portato nelle due precedenti edizioni un’affluenza di oltre 700 persone a sera. Sdoganato dalla formula istituzionale, è il teatro, nella sua versione rinnovata e snellita, a raggiungere il pubblico nei luoghi ad esso più congeniali: dopo l’ex Monastero dei Benedettini e il Palazzo della Cultura, sarà il Centro Fieristico Le Ciminiere ad accogliere la kermesse, perfetta commistione tra cultura e intrattenimento, che anche quest’anno avrà come evento centrale il concorso di corti teatrali. C’è tempo fino al 22 aprile per partecipare alla prossima edizione, che si svolgerà dal 14 al 17 luglio. Il concorso è rivolto a tutte le associazioni culturali, asso-
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ciazioni universitarie, scuole di teatro e drammaturgia, attori, autori e registi sia emergenti sia professionisti, alle compagnie e gruppi teatrali, riconosciuti e non, presenti su tutto il territorio nazionale. Saranno selezionati da nove a diciotto corti della durata massima di 15 minuti, che debbano appartenere a una delle due categorie scelte: corti originali a tema “il cibo”; corti da riduzioni/adattamenti/libere interpretazioni di testi editi a tema libero. Il concorso prevede inoltre due sezioni: “corto classico”, sezione sperimentale 2011 per riduzioni o adattamenti nel genere del corto teatrale di testi della letteratura classica greca e latina; “danza”, sezione speciale 2011 per performance di teatro-danza a tema libero. Il migliore lavoro riceverà un premio in denaro della somma di 1.200 euro. La domanda di partecipazione può essere scaricata insieme al bando completo dal sito www.iterculture.it. Per ulteriori informazioni, iterculture@live.it, 366.2852843, 349.3151882.
ARTI VISIVE / La sicurezza sul lavoro in un’immagine Rappresentare il fenomeno degli incidenti sul lavoro con un’immagine. È il tema del concorso nazionale di arti visive indetto dall’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) per la prossima Giornata nazionale delle vittime degli incidenti sul lavoro, che viene celebrata da 60 anni. L’immagine sarà utilizzata per tutta la campagna promozionale, su manifesti, volantini e inviti. Ciascun partecipante potrà presentare, singolarmente o in gruppo, al massimo due proposte - rigorosamente inedite - che dovranno pervenire entro il 21 aprile: l’idea creativa che riuscirà a rappresentare al meglio la tematica secondo la Commissione giudicatrice, composta da esperti del settore e Dirigenti Anmil, riceverà inoltre un premio di 1.000 euro, che sarà consegnato per la 61ª Giornata Nazionale il 9 ottobre a Roma. Info: www.anmil.it.
ARCHITETTURA / L’University Festival premia i progetti più creativi
DIRITTI UMANI / Premio “Giuseppe Sperduti” iscrizioni aperte fino al 18 aprile
In occasione della prima edizione dell’International meeting University Festival sul tema “Il messaggio di Archimede”, che si svolgerà a Siracusa dal 5 al 14 settembre, è stato indetto un concorso riservato agli studenti delle Facoltà di Architettura nazionali e straniere e agli studenti dei corsi di laurea in Scienze dei Beni Culturali e Tecnologie applicate alla conservazione e al restauro dei Beni Culturali di Siracusa. Il concorso è articolato in tre sezioni - Arte, Tecnologia e Scienza - ognuna delle quali sarà introdotta da un convegno sul tema specifico. I candidati, studenti seguiti da tutor, dovranno realizzare lavori realizzati su supporti svariati (video, prodotti multimediali, rese grafiche e prototipi in scala), ispirati alla conoscenza del territorio e mirati a trasmettere la sua storia e le sue possibilità di sviluppo, acquisendo la capacità di tradurre in immagini le sue caratteristiche. Le facoltà hanno tempo fino al 31 marzo per inviare le proprie candidature; i lavori dovranno essere invece inviati entro il 31 maggio. Per scaricare il bando, www.siracusauniversityfestival.com. Ulteriori informazioni ai numeri telefonici 0931.33777, 0931.489408 o all’indirizzo e-mail info@siracusauniversityfestival.com.
Anche quest’anno il Comitato per i Diritti umani della Sioi, Società italiana per l’organizzazione internazionale, ha indetto il premio “Giuseppe Sperduti”. I candidati dovranno affrontare una gara di simulazione processuale su un caso pratico relativo all’applicazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali e relativi Protocolli. Potranno partecipare squadre di tre studenti iscritti da almeno un anno ad un corso di laurea in discipline giuridiche di qualsiasi università italiana. Alla squadra vincitrice andrà un premio di mille euro. Il bando scade il 18 aprile (info: www.sioi.org).
VIAREGGIO / I giovani nella vita pubblica del Paese, concorso per universitari È on-line il bando di concorso “I giovani nella vita pubblica del Paese - Sezione università”, organizzato dall’Assessorato alla Pubblica istruzione del Comune di Viareggio. Il concorso si ispira alla presenza e al ruolo delle nuove generazioni nella vita pubblica in riferimento ai valori di unità, democrazia, libertà e giustizia sociale sanciti dalla Costituzione. Possono partecipare tutti gli studenti di tutte le Università italiane presentando un elaborato sugli argomenti e secondo le modalità indicate nel bando, entro venerdì 29 aprile. Al primo classificato andrà un premio in denaro di 800 euro. Gli interessati possono scaricare il bando di concorso direttamente dalla sezione “Servizi al cittadino” del sito web: www.comune.viareggio.lu.it.
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INFORMA
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PSICOLOGIA / In ricordo della prof. Giusi Ortoleva
ASFOR / E-learning, alla ricerca della tesi di laurea più innovativa
WORKSHOP / Lezioni di teatro a Siracusa
Per il primo anniversario della morte di Giusi Ortoleva, psicologa e docente universitaria catanese, i quattro fratelli Ortoleva, di concerto con il Dappsi - Dipartimento di Analisi dei processi politici, sociali e istituzionali - della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania, indicono una borsa di studio riservata ai laureandi presso lo stesso Ateneo. Ogni anno verrà premiata la migliore tesi di laurea che abbia come oggetto di studio e di ricerca l’inserimento sociale o lavorativo delle persone con disabilità psico-sociale. Il bando, che verrà pubblicato entro la primavera dalla facoltà, assegna al laureando, prescelto da un’apposita commissione, una borsa di 2.500 euro. Saranno ammesse alla selezione le tesi di laurea discusse nel periodo giugno-dicembre 2011 e inviate o consegnate alla segreteria del premio entro il 31 dicembre dello stesso anno. Giusi Ortoleva, scomparsa a 56 anni l’8 marzo del 2010, è stata autrice di saggi e testi poetici, nonché fondatrice della piccola casa editrice Yseos che ha editato tra l’altro una rivista annuale di psicologia.
Un premio per la migliore tesi sull’e-learning. Giunge alla quinta edizione il concorso indetto dall’Asfor, Associazione italiana per la Formazione manageriale, che ha l’obiettivo di individuare elaborati che diano un significativo contributo di conoscenza sul versante dei sistemi dell’eLearning: analisi dei profili professionali emergenti, delle metodologie e delle tecnologie per l’apprendimento, della valutazione dei processi formativi e della certificazione di qualità della formazione, nonché l’impatto della teledidattica sui processi organizzativi e la sua relazione con il Knowledge management. Possono concorrere i laureati, suddivisi nelle tre categorie: laurea triennale o Master di I° livello; Laurea specialistica/magistrale o vecchio ordinamento; alta formazione (Master di II° livello o dottorato) che abbiano discusso la tesi negli anni dal 2008 al 2011 e che non abbiano già partecipato alle precedenti edizioni. In palio premi in denaro del valore complessivo di 500 euro per i primi classificati di ogni categoria e menzioni speciali oltre a segnalazioni su riviste scientifiche per i secondi e terzi classificati di ciascuna categoria. I candidati dovranno entro il 31 luglio prossimo inviare una sintesi di presentazione della tesi che ne evidenzi la struttura e gli aspetti innovativi Il facsimile della domanda di partecipazione è scaricabile dal sito www.asfor.it.
Lezioni di regia teatrale e drammaturiga, costruzione e realizzazione di pupazzi e scenografie con materiali poveri, incontri teorici e pratici su tecniche moderne di teatro popolare; clown, narrazione, teatro di figura, realizzazione di materiali. Tutto questo verrà insegnato durante il workshop organizzato da Area Teatro e rivolto agli studenti della facoltà di Architettura di Siracusa. Il corso si terrà da aprile a maggio, per una durata totale di 50 ore e dà diritto a 4 crediti formativi. Gli incontri, della durata di cinque ore ciascuno, si terranno una volta la settimana nella sede della facoltà. Le iscrizioni vanno presentate entro il 24 marzo. Per informazioni inviare un’e-mail a areateatro@gmail.com o telefonare ai numeri 0931.991921 e 338.4149595.
FONDAZIONE FRATE SOLE / Al via il Premio Europeo di Architettura sacra, rivolto a progetti di chiesa di culto cristiano oggetto di tesi di laurea specialistica, dottorato o master. Info: www.fondazionefratesole.org
ACUSTICA / Premio CONCORSO UNAR / La “diversità urbana” “Amedeo Giacomini” attraverso l’obiettivo di giovani fotografi Fino all’8 aprile si può partecipare al premio “Amedeo Giacomini” dell’Associazione italiana di Acustica rivolto a laureati che abbiano presentato una tesi relativa all’acustica. I candidati non devono aver superato i 30 anni di età e devono aver conseguito la laurea specialistica o di vecchio ordinamento nell’anno accademico 2010. La proclamazione avverrà durante il 38° Convegno nazionale Aia, in programma a Rimini dall’8 al 10 giugno. Il vincitore avrà diritto a un premio di 1000 euro e dovrà tenere un intervento nel corso del convegno e preparare un articolo scientifico per la pubblicazione sulla Rivista italiana di Acustica. Info: www.associazioneitalianadiacustica.it.
“Diversità urbana” è il 1° concorso fotografico organizzato dall’Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’intento è quello di far emergere ogni iniziativa che, a partire dalla rimozione degli stereotipi che favoriscono la conflittualità, favorisca il dialogo e l’inclusione sociale nei contesti urbani tra cittadini italiani, stranieri, rom, sinti e di altre minoranze etnico-linguistiche e di altre religioni, tra persone disabili, tra giovani ed anziani e tra persone con diverso orientamento sessuale ed identità di genere. Il concorso, a cui si potrà partecipare fino al 15 aprile, è rivolto ai giovani dai 18 ai 35 anni e premierà, con 1.000 euro ciascuna, le migliori 6 foto ritenute vincitrici ex-aequo dalla commissione giudicatrice. Inoltre, le migliori foto (vincitrici e non) saranno selezionate e diffuse nell'ambito di campagne informative e di sensibilizzazione elaborate dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre ad essere pubblicate in un libro fotografico e usate per mostre fotografiche. Per la domanda di partecipazione www.unar.it e www.pariopportunita.gov.it.
BORSA / Donazione di organi, nel nome di Marta Russo L’associazione “Marta Russo” il cui scopo è la sensibilizzazione alla cultura della donazione degli organi, ha istituito con il contributo della Fondazione Roma - Terzo settore, una borsa di studio sull’educazione sanitaria in materia di trapianti e donazioni di organi, rivolta a neolaureati in Medicina e Chirurgia di Lazio, Abruzzo, Calabria e Sicilia. La borsa è dedicata alla memoria della giovane universitaria, uccisa all’Università di Roma “La Sapienza” a soli 22 anni, che in giovane età aveva comunicato la volontà di donare i suoi organi, permettendo cos’ a sei persone di continuare a vivere. La borsa si compone di un totale di 4 premi. Gli interessati dovranno inviare un elaborato sulla donazione degli organi entro giovedì 30 giugno. Per il bando: www.martarusso.org.
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RIFORMA GELMINI / Intervista di Step1.it al prof Giacomo Pignataro, componente del cda d’ateneo, sulla riscrittura della carta fondamentale dell’università imposta dalla legge 240. Una “rivoluzione” complessa con al centro i dipartimenti. E che ha già suscitato polemiche di Perla Maria Gubernale Carmen Valisano opo il turbolento avvio della procedura richiesta dalla legge Gelmini, sono in molti a chiedersi cos’è uno statuto universitario, come cambierà, quali saranno le conseguenze sull’ateneo catanese. Per cercare di far chiarezza, Step1 ha intervistato il professore Giacomo Pignataro, ordinario di Economia delle finanze e membro del consiglio di amministrazione dell’università etnea. Si parla tanto della riscrittura dello statuto, cosa significa? «La legge 240 chiede di rivedere lo Statuto, la carta fondamentale dell’autonomia universitaria, sul quale si stabiliscono i diritti e i doveri della comunità universitaria. Una riorganizzazione a partire dall’attività didattica che, insieme alla ricerca, verrà affidata ai dipartimenti. Con il nuovo statuto, si dovranno rivedere anche la composizione e le competenze del senato accademico e del consiglio di amministrazione». Nello specifico, come influirà la riforma dello statuto, secondo i dettami della legge Gelmini, sul sistema universitario catanese? «In una università come quella di Catania si gioca una partita fondamentale, in un contesto che sarà caratterizzato da un’intensa competizione sulle risorse finanziarie. Dovrà stabilire i criteri di accreditamento delle sedi e dei corsi di studio, si individuerà ciò che un’università può fare oppure no. In questi anni sono state forti le pressioni per differenziare il sistema universitario. Il rischio è che questa differenziazione possa passare attraverso il dato territoriale: Nord e Sud». Quindi il nostro ateneo potrebbe già partire svantaggiato? «Sì, come tutte le università del Sud. Ma non perché negli atenei del Mezzogiorno non ci sia una didattica di qualità. Il problema principale è che l’intensità della ricerca è collegata alle risorse finanziarie e al Sud scontiamo un divario consistente, dovuto al diverso sviluppo economico e alla
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STATUTO «L’ateneo gioca la partita della vita» distribuzione diseguale del fondo di finanziamento ordinario. Le norme statutarie, con la riorganizzazione delle strutture, devono essere finalizzate ad ottenere dipartimenti efficaci nella produzione di ricerca e didattica di qualità». Uno dei cambiamenti più radicali apportati dalla nuova legge sarà la sparizione delle facoltà a favore di mega-dipartimenti a cui, oltre alla ricerca, verrà affidato anche il settore della didattica. Quali saranno i cambiamenti per docenti, ricercatori e studenti? «Il nodo fondamentale sarà l’or-
ganizzazione dei dipartimenti in termini di composizione di aree scientifiche e di produzione di ricerca attrattiva nei confronti degli investitori. Ne va garantita quindi la massima flessibilità nella composizione, anche per salvaguardare la multidisciplinarietà di alcune aree di ricerca. La legge 240 parla di omogeneità dei settori disciplinari, ma è un criterio burocratico con cui si rischia di tagliare la ricerca interdisciplinare. Tuttavia bisognerà agire in modo da offrire agli studenti un prodotto di qualità e in linea con gli ordinamenti didattici nazionali. Affidando i corsi di studio ai dipartimenti, essi devono avere al loro interno tutte le competenze
necessarie a garantire l'offerta formativa». Se ciò non dovesse avvenire, quali rischi correrebbe la didattica? «In una scomposizione delle facoltà e in una loro riaggregazione all’interno dei dipartimenti, potremmo trovarci con strutture che non hanno il matching perfetto con i corsi di studio attualmente offerti». Le aree che hanno un impatto meno diretto nello sviluppo tecnologico, come, ad esempio, quella umanistica, non verranno penalizzate da questo tipo di organizzazione? «In un Ateneo generalista come il nostro, ci sono delle aree scientifiche più deboli per la lo-
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INFORMA
On line dibattito aperto fra critiche dure e proposte l dibattito sul nuovo statuto d’ateneo non accenna a placarsi. In molti tra docenti, ricercatori e studenti hanno espresso il loro dissenso sulla procedura scelta dal rettore Recca per nominare la commissione che si occuperà di predisporre la nuova “carta costituzionale” dell’università di Catania (e che ha già cominciato i lavori, ndr), procedura accusata di scarsa legittimità, nonché di totale chiusura alla partecipazione delle componenti del mondo accademico. Dopo l’intervista al prof. Giacomo Pignataro, Step1 ha raccolto i pareri e le proposte di docenti che sostengono la necessità di aprire un confronto sull’argomento e di instaurare un punto di contatto con il rettore, per evitare una gestione monocratica del potere decisionale e scongiurare scelte azzardate che possano compromettere il futuro dell’ateneo. A parlare del bisogno di più ampio coinvolgimento è il prof. Vincenzo Di Cataldo, preside di Giurisprudenza e uno tra i membri “dissidenti” del senato accademico che, in seguito alla nomina in fretta e furia della commissione statuto, avevano annunciato un ricorso al tar ( a quanto pare sfumato, ndr). «Si tratta di vedere se è possibile trovare un’intesa, contenuti alla mano - dice -. La commissione può anche rimanere quella che è, dobbiamo però verificare l’esistenza di un progetto condivisibile, sia sul piano delle procedure che su quello dei contenuti. Il primo verbale della commissione sembra formulare una proposta che neanche in Libia oggi si accetterebbe: il rettore sceglie da solo tutti i componenti del cda, esterni ed interni. Bisognerà trovare dei meccanismi di equilibrio, attraverso la partecipazione, molta buona volontà e una valutazione delle alternative. I vantaggi di un dibattito collettivo e pubblico sono irrinunciabili». La proposta del prof. Giuseppe Vecchio, ex preside di Scienze politiche, sottolinea che «il processo di riforma dello statuto è appena iniziato. Si dovrà anche porre mano all’adozione di una serie di atti regolamentari complessi e decisivi per la funzionalità delle strutture dipartimentali; per l’organizzazione della didattica e della ricerca. La sfida che ci attende è quella di
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ro capacità di attirare risorse esterne. Dobbiamo far sì che l’allocazione delle risorse sia basata sul merito, ma essa deve tenere conto anche della necessità che le risorse che utilizziamo garantiscano queste aree come progetto culturale di un ateneo, che non può certo fare a meno della cultura umanistica, della formazione di base e della speculazione teorica “pura”». Quali potrebbero essere gli strumenti per mettere in atto una giusta ripartizione delle risorse? «Con la nuova legge si vuole definire un sistema di vincoli e regole strette per tenere “la bestia in gabbia” e questo è davvero inefficace. Occorrerebbe invece un sistema di grande autono-
“razionalizzare e riorganizzare” la struttura organizzativa, unificando le funzioni e riaggregando la docenza e la ricerca secondo progetti coerenti e sostenibili». In forma di lettera al rettore, il prof. Carmelo Buttà, preside di Economia, è intervenuto sui criteri per la formazione dei dipartimenti: «Il riordino dei dipartimenti - spiega - definisce una soglia numerica e adotta il criterio di omogeneità dei settori scientifico-disciplinari ai fini dell’afferenza. L’elemento su cui intervenire non è tanto la soglia minima quanto il criterio di omogeneità, che andrebbe integrato prevedendo, ad esempio, che l’afferenza sia resa possibile anche nei casi di settori affini e culturalmente complementari». La professoressa Sara Gentile di Scienze politiche vede la riscrittura dello statuto come un «momento importante di confronto e arricchimento, una fase “costituente” che dovrebbe essere “naturaliter” democratica e di ampio coinvolgimento del corpo universitario nel suo complesso. La nomina della commissione così proposta dal rettore, contraddice un principio consolidato ed una esigenza sentita non solo nel nostro ateneo (...). La scelta di forme, palesi o meno, di cooptazione è lontana dal metodo democratico e non lungimirante». Renato Pucci, ex preside di Scienze, definisce «antidemocratica» la procedura seguita dal rettore e «ben diversa da quella adottata da altri atenei. Per questo - spiega - ho aderito alla petizione del coordinamento unico dell’università di Catania, che chiede le dimissioni dei componenti della commissione». In un documento diffuso dalla segreteria del rettore, il docente elabora una proposta che «cerca di introdurre democrazia e omogeneità culturale nella scelta dei componenti del cda. La legge 240 non dice che debba essere il rettore a sceglierne i membri, ma che è lo statuto che deve indicare le modalità di tale scelta. Si potrebbero adottare le tre macroaree proposte dal Cun, che individuerebbero tre corpi elettorali, utili ad eleggere tre commissioni che sceglierebbero sia i membri esterni che quelli interni del cda, in seguito a bandi elaborati dalle stesse commissioni».
Il nuovo statuto diverrà esecutivo dopo il benestare ministeriale. Realisticamente non prima dell’anno accademico 2012/2013
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mia delle università, ma anche dei singoli dipartimenti al loro interno. Purtroppo a questo sistema di autonomia non si è mai affiancato un insieme di criteri di responsabilità nell’utilizzo delle risorse» Il nuovo statuto potrà colmare questa lacuna? «Enfatizzando il principio della responsabilità per i risultati in termini di ricerca e di didattica realizzati da ciascun dipartimento. Tale principio deve però essere reso operativo attraverso un sistema di valuta-
Il prof. Fulvio Attinà di Scienze politiche spiega come potrebbe cambiare l’università di Catania col nuovo statuto, dal punto di vista dell’organizzazione della didattica. «I dipartimenti devono essere luoghi nei quali gli studiosi, specialmente i giovani, abbiano opportunità di fare ricerca scientifica, anche perché è questa che li mette in grado di essere bravi docenti. La costruzione di un ambiente omogeneo di ricerca scientifica è fondamentale perché solo l’insegnamento impartito da docenti che si formano e si sviluppano in un ambiente appropriato di ricerca scientifica ha impatto sociale». Per Tiziana Cuccia, docente di Economia, c’è bisogno di «un criterio di omogeneità che tenga conto anche dell’offerta didattica. La “semplificazione dell’articolazione interna” - continua la docente - non può e non deve corrispondere né ad una mancanza di rappresentanza e di partecipazione, né ad una concentrazione eccessiva di potere in poche figure istituzionali. A mio giudizio - conclude - in questo processo di snellimento della struttura organizzativa, l’obiettivo prioritario, nell’ambito dell’attività didattica è quello di proporre un’offerta formativa competitiva sia a livello nazionale e, perché no, internazionale». Il prof. Vincenzo Cucinotta della facoltà di Scienze, condanna senza mezzi termini della riforma Gelmini e si chiede come si possano avere «organismi che siano il più possibile rappresentativi», tra cui anche un un «senato degli studenti». Propone strategie di ottimizzazione della didattica e della composizione degli organismi dirigenti dell’università. «Data la centralità che la 240 attribuisce ai dipartimenti, rimane da capire quale debba essere la definizione e il criterio di ripartizione dei docenti in tali strutture. Altro nodo è la definizione di un meccanismo efficiente di gestione della didattica: saranno molto rari i casi in cui le competenze didattiche richieste per i corsi di studio possano essere rintracciate totalmente all’interno di una singola struttura dipartimentale. L’organizzazione, quindi, deve essere abbastanza flessibile da rispondere efficientemente a situazioni fortemente differenziate». (perl.gub.) U i
zione che tenga conto delle differenze esistenti tra le diverse aree scientifiche, inevitabilmente multidimensionali. Dovremmo dar vita ad un sistema serio, trasparente, gestito attraverso organismi indipendenti, a cui va collegato l’allocamento delle risorse finanziarie e umane». Quanto tempo verrà impiegato per l’effettiva attuazione di questi cambiamenti?
«Per la modifica dello statuto il tempo è definito dalla legge: sei mesi dall’entrata in vigore, il 29 gennaio scorso, a cui si potranno eventualmente aggiungere altri tre mesi se il processo non fosse completato. Dopodiché, lo statuto, redatto dalla commissione, adottato dal senato dopo il parere positivo del cda, dovrà essere trasmesso al Ministero che valuterà la coerenza con i principi e i criteri contenuti nella legge e diverrà esecutivo non appena ottenuto il benestare ministeriale. Realisticamente questo non avverrà prima dell’anno accademico 2012/2013». Entriamo nel merito: dopo l’approvazione del nuovo statuto, cosa cambierà e quali saranno
ateneo gli effetti su didattica e ricerca? «Innanzitutto non avremo più le facoltà ma strutture di raccordo che servano a coordinare l’attività didattica tra i diversi dipartimenti. I presidenti dei dipartimenti, a differenza dei presidi di facoltà, non avrebbero automaticamente diritto a stare in senato accademico. Per quanto riguarda l’organizzazione dei corsi di studio, la legge non ha comportato innovazioni, ma il problema sta su come ricollocarli. Qui la composizione dei dipartimenti è cruciale: l’esistenza dei requisiti previsti per un corso di studi dovrà essere verificata in capo a queste strutture di aggregazione. Cambieranno anche gli organi di governo». Nello specifico? «La differenza più significativa si avrà nel cda, meno numeroso nella sua composizione: da 2425 componenti si passerà ad un numero massimo di 11, con aperture anche al mondo non universitario. Lo statuto dovrà definire i criteri attraverso i quali selezionarne i componenti. Ritengo che bisognerà garantire competenza e, il più possibile, appartenenza alla comunità scientifica, anche internazionale. Inoltre la selezione dovrebbe avvenire attraverso il senato, mediante una commissione appositamente nominata, senza che essa sia affidata alla competenza del solo rettore. Come bisogna evitare che siano componenti del cda persone che ricoprono, o che hanno ricoperto in un passato relativamente prossimo, cariche politiche». La mancata apertura del senato accademico a tutti i direttori di dipartimento non rischia di snaturarne la funzione originaria? «La norma prevede che almeno i 2/3 del senato siano composti da docenti e che almeno 1/3 di questi 2/3 siano direttori di dipartimento. A mio parere, un criterio di funzionalità organizzativa complessiva richiede che in senato siedano i direttori di dipartimento. Parliamo dell’organo che deve stabilire una strategia di ateneo e, sulla base di questa, valutare le proposte che vengono dai dipartimenti». Quale sarebbe un giusto modello di processo decisionale all’interno del nostro ateneo? «Per quanto riguarda le scelte fondamentali, deve essere un processo bottom up: deve partire dall’autonomia delle strutture dipartimentali e vedere in senato accademico un momento di verifica e coordinamento dentro una strategia di ateneo. Il cda deve farne poi una valutazione, deve verificare l’efficienza e l’efficacia con cui sono state utiliz-
zate le risorse in relazione agli obiettivi che si perseguono. Una ricerca non semplice di un equilibrio tra i poteri». In questo percorso, come potrebbero essere utili gli studenti? «La valutazione degli studenti deve avere un peso nella distribuzione delle risorse. Sono gli stakeholder fondamentali». Conoscendo l’ateneo di Catania, un’innovazione così radicale cosa potrà produrre? «Credo che, a prescindere dal giudizio che possiamo dare sui contenuti di questa legge, l’ateneo giochi la partita della vita, che va giocata bene: a partire dal modo in cui organizzeremo la revisione dello statuto, attraverso un processo che deve portare a una piena condivisione dei risultati, a un confronto quanto più ampio possibile - delle idee; un processo, quindi, che deve avvenire sulla base di regole del gioco chiare».
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Il rettore di un’università non deve rischiare di apparire come il giocatore di una squadra contro un’altra
Sarà un match impegnativo. «È ovvio che in una ristrutturazione così ampia e radicale si confrontano interessi diversi. Se però consideriamo il contesto di questa ristrutturazione, dobbiamo capire che la partita non la giochiamo al nostro interno, ma al nostro esterno. Anche il legittimo perseguimento dei singoli interessi deve confluire in una logica di tutela dell’interesse della comunità che viene servita dall’ateneo. In questo senso partecipazione e condivisione significano non solo rispetto del principio democratico, che è stato sempre fondante nelle comunità scientifiche, ma corrispondono all’efficacia con la quale sapremo realizzare l’esecuzione delle innovazioni statutarie e organizzative. Se questo processo è governato da pochi, e una parte consistente si sente esclusa, è chiaro che il processo camminerà su gambe molto fragili». Proprio di esclusione e violazione dei principi democratici si è parlato al momento della nomina della commissione che si dovrà occupare della revisione dello statuto. «È stata denunciata, da parte di alcuni membri del senato, la violazione delle regole procedurali.
8 Proprio perché la revisione dello statuto è la partita dell’ateneo, essa non può essere ridotta a uno scontro tra parti avverse. Il rettore di un’università non deve rischiare di apparire come il giocatore di una squadra contro un’altra. Qui esiste solo un gruppo, quella dell’università di Catania. È questa che alla fine vincerà o perderà. È chiaro che il rispetto delle regole è un prerequisito». Cosa andrebbe fatto, dunque? «Saggezza vorrebbe che di fronte al rischio che il processo di revisione dello statuto possa subire interruzioni a causa di una querelle che riguarda l’applicazione delle regole si riportasse, anche per una sorta di auto-tutela, il processo di costituzione della commissione alle regole che disciplinano il funzionamento degli organi dell’ateneo. In questo momento non c’è alcun interesse ad aprire competizioni e scontri». Come si spiega il gesto così improvviso del rettore? «Il professore Recca aveva organizzato una prima riunione informale del senato e del cda il 10 gennaio e in quella sede aveva informato che i tempi della legge erano sufficientemente lunghi affinché si procedesse con una certa prudenza. Sono rimasto sorpreso quando - a meno di due settimane da quell’occasione - c’è stata un’accelerazione nella nomina della commissione. Il problema tuttavia non sono i tempi in cui si costituisce la commissione, ma il procedimento». Lei in senato si è astenuto. «Non perché avessi qualcosa da ridire sui nomi, ma perché proponevo un percorso che fin dall’inizio realizzasse quei principi di condivisione e partecipazione che sono fondamentali per la buona riuscita di questa operazione. Spero che si possa ripristinare questa possibilità». Cosa succederà adesso? «Spero che l’ateneo eviti di incorrere in battute di arresto che non servono a nessuno». Questo però presupporrebbe una marcia indietro del rettore. «Non si tratta di fare marcia indietro. Può accadere, nella vita di un’amministrazione pubblica, che laddove ci si rende conto che dei provvedimenti possono correre il rischio di essere dichiarati illegittimi, si revochino in auto-tutela e si provveda a rinforzare la procedura di deliberazione con un rispetto delle regole che ne assicuri la piena legittimità». U i
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Volantini anonimi sanzioni disciplinari e segnalazione alla Procura
La vicenda dei volantini anonimi ingiuriosi nei confronti dei vertici dell’ateneo - dei quali abbiamo accennato nello scorso numero - è stata segnalata alla Procura della Repubblica ed è costata sanzioni disciplinari a un dipendente dell’ateneo. È stato lo stesso rettore Antonino Recca ad aver reso noto al consiglio di amministrazione dell’università, nella seduta del 23 dicembre, l’esistenza di tali volantini e l’individuazione di un dipendente, C.C., nei cui confronti «immediatamente il direttore amministrativo avvierà un procedimento disciplinare». Il rettore ha detto anche che «del fatto sarà informata la procura della Repubblica». Così si legge nel verbale (nella foto) di quella seduta del cda. Secondo quanto riferito dal rettore «è stato accertato» che il volantino «è stato diffuso anche utilizzando fax delle segreteria studenti. Come risulta dalla relazione del dirigente dell’Area della Didattica detto volantino è stato “trovato accidentalmente per strada dal sig. C.C. durante le sue incombenze relative al recapito della posta e quindi in avanzata fase divulgativa, per affermazione dello stesso, è stato da lui inviato dalla segreteria studenti ai colleghi della segreteria di Economia, esclusivamente per mettere a conoscenza delle notizie riportate sul trattamento economico di alcune unità di perosnale dell’ateneo, alla luce del fatto che, a tutt’oggi, il personale delle segreterie studenti non ha ricevuto il compenso relativo ai progetti di produttività 2009 conclusi da oltre un anno e per sollecitare l’attenzione delle rappresentanze sindacali”». Da qui la decisione di adottare misure disciplinari nei confronti del dipendente (per aver diffuso il volantino) e informare la magistratura. (r.u.)
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IL RAPPORTO ALMALAUREA / Intervista ad Andrea Cammelli, presidente del consorzio: «Il calo demografico e la crisi determinano una flessione nelle iscrizioni al primo anno di università». Ma a ridursi è anche il lavoro per i neolaureati. «Indispensabile investire in istruzione e ricerca» di Giorgio Pennisi opo due anni e mezzo di bombardamento da ogni parte sui mali dell’Università, su tutto quello che l'università ha sbagliato, alla fine si semina evidentemente sfiducia. Ma in realtà il calo delle immatricolazioni è dovuta al calo demografico: il Paese sta perdendo popolazione giovanile per effetto del calo delle nascite, e quindi è evidente che se abbiamo perso quasi il 40% dei giovani diciannovenni negli ultimi venticinque anni, si può attendere un calo delle immatricolazioni». Il professore Andrea Cammelli, presidente di Almalaurea, commenta il XIII Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati presentato a Roma nella sede della Crui. Il dato più significativo è forse il forte calo delle immatricolazioni all’università. Calano infatti del 5% con 3.986 nuovi iscritti in meno nel 2010 rispetto al 2009. Negli ultimi quattro anni il calo è del 9,2%, con 26 mila immatricolazioni in meno. Insomma, un dato che conferma anche quanto avvenuto quest’anno all’Università di Catania, dove sono rimasti “scoperti” numerosi posti. «C’è da considerare anche che
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Atenei, è crisi di matricole l’istruzione, soprattutto quella universitaria, non è gratuita. Non solo per le tasse, ma anche per i costi annessi, ed è evidente che questo diventa un impegno sempre più difficile per tante famiglie che stanno facendo molta fatica ad arrivare alla quarta settimana del mese, ma forse anche alla terza». I dati, disponibili sul sito di Almalaurea, evidenziano che «si riduce la condizione occupazionale dei laureati, una tendenza che va avan-
ti da dieci anni e che prosegue. Si riduce anche la stabilità nel lavoro svolto, si riduce anche la retribuzione, il guadagno». Ma la situazione, anche se difficile, non deve essere drammatizzata, se è vero che dopo cinque anni dalla laurea l’80% dei laureati lavora stabilmente. «La nostra conclusione - dichiara Cammelli è che investire nell’istruzione universitaria nel nostro Paese sia un’operazione indi-
spensabile, che serve non soltanto ad accrescere le capacità culturali, ma anche a far aumentare le possibilità di aiutare la ripresa del Paese, le sue capacità di internazionalizzarsi, la sua possibilità di usare le nuove tecnologie». E’ evidente che questo si può fare solo se l’Università, i cui mali e difetti nessuno nasconde, viene aiutata di più, soprattutto dal punto di vista dei finanziamenti che le vengono corrisposti e se si investe in ricerca e innovazione. «Se si smette di investire nel futuro, si rischia di precludere alle nuove generazioni un futuro migliore», aggiunge il Presidente di Almalaurea. Sullo standard stabilito dall’Unione Europea per il numero dei laureati, che dovrebbero raggiungere il 40% della popolazione nei singoli Paesi entro il 2020, Cammelli ha un’opinione chiara: «Noi siamo soltanto al 19%, al disotto della media degli altri Paesi dell'Unione. Siamo talmente in ritardo rispetto a questi standard che, usando una metafora, si rischia di discutere di obesità, quando ancora dobbiamo garantire la semplice alimentazione. Alimentazione intesa come quella culturale, di una formazione estesa e di alta qualità». U i
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LA QUERELLE / Indette le consultazioni per eleggere i nuovi rappresentanti degli studenti nella facoltà che ha sede ai Benedettini. Il provvedimento contestato dal Movimento studentesco catanese: «Vìola quanto stabilito dalla riforma Gelmini». Il rettorato replica: «Un atto dovuto»
Lettere, elezioni e polemiche per Lingue è l’addio a Catania di Gaia Nucellare
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rimo atto ufficiale, con strascico polemico, dell’addio della facoltà di Lingue e letterature straniere a Catania. Il rettore Antonino Recca ha infatti emanato i decreti che indicono le elezioni dei nuovi rappresentanti degli studenti nei consigli di facoltà di Lettere e filosofia (che dal prossimo anno accademico ingloberà la facoltà di Lingue di Catania) e della facoltà di Lingue che, anche in questo caso dal prossimo anno accademico, avrà sede esclusiva a Ragusa. Non mancano le critiche. Secondo il Movimento studentesco catanese i decreti del rettore che indicono il voto violano «l’appena approvata Riforma Gelmini, che prevede il congelamento di tutti gli organi collegiali d’ateneo». Lo stesso rettore in effetti, il 27 gennaio scorso, aveva diffuso una circolare indirizzata anche ai presidi di facoltà, comunicando che «l’art.2 comma 9 della legge 240 (la riforma Gelmini) stabilisce che gli organi collegiali delle università decadono al momento della costituzione di quelli previsti nel nuovo statuto». E dunque gli organi il cui mandato scadrebbe prima rimarranno in carica (compresi i presidi di facoltà) fino a quando non saranno ricostituiti secondo il nuovo statuto d'ateneo. Nella stessa circolare il rettore invitava pertanto «a non avviare procedure di rinnovo degli organi in scadenza entro il suddetto periodo e sospendere quelle eventualmente già avviate e non ultimate entro il 29 gennaio 2011, data di entrata in vigore della legge». Una raccomandazione evidente-
Sopra, una veduta dell’ex monastero dei Benedettini sede, oggi delle facoltà di Lettere e di Lingue. A fianco la circolare del rettore che invitava a sospendere i rinnovi degli organi collegiali. Sotto l’accordo di transazione con il consorzio di Ragusa e il decreto che ha indetto le elezioni a Lettere
mente ritenuta non applicabile alle facoltà di Lingue e di Lettere. Anzi dall’ateneo, documenti alla mano, fanno sapere che «i decreti rettorali n. 1171 e 1172 del 1 marzo 2011, con i quali sono state indette le elezioni dei nuovi rappresentanti degli studenti in seno al nuovo consiglio della facoltà di Lingue e letterature straniere (la
quale - a decorrere dal 1 novembre 2011 - avrà sede esclusiva a Ragusa), e al consiglio della nuova facoltà di Lettere e filosofia, derivante dall’accorpamento tra l'attuale sede catanese della facoltà di Lingue e letterature straniere e l’attuale facoltà di Lettere e filosofia, costituiscono un atto dovuto rispetto alle deliberazioni assunte il 14 giugno 2010 dal senato accademico e dal consiglio di amministrazione dell’ateneo, a cui ha fatto seguito la stipula di apposito “accordo con transazione” tra l'ateneo catanese e gli enti ragusani, sottoscritto anche dal dott. Giovanni Bocchieri, capo della segreteria tecnica del ministro Gelmini». Insomma, per l’ateneo non poteva farsi diversamente. Dunque, un’eccezione dovuta che confermerebbe la regola. Il passo immediatamente suc-
cessivo alle elezioni studentesche, dovrebbe poi essere quello di costituire i nuovi Consigli di facoltà e di indire le elezioni dei nuovi presidi. La facoltà di Lettere, in seguito all’accorpamento con Lingue, potrebbe anche essere considerata una nuova facoltà tout court, sostiene qualcuno nelle stanze dei Benedettini. Se così fosse, si potrebbero dipingere anche scenari in cui gli attuali organi della facoltà potranno essere riconfermati o rieletti, come nel caso del preside, nonostante i mandati già svolti. Sarà così? Si vedrà. Quel che è certo è che il Movimento studentesco catanese non la manda giù. Matteo Iannitti, esponente del Movimento non usa mezze parole: «La convocazione di queste elezioni ad appena tre mesi dall’entrata in carica dei rappresentanti eletti nel maggio 2010, sancisce nei fatti la chiusura della facoltà di Lingue, e la chiusura di tutti i corsi di laurea della facoltà che saranno conseguentemente spostati a Lettere». Secondo Iannitti «queste elezioni non sono fatte per favorire gli studenti ma sono delle elezioni per curare gli interessi di una parte, che non sono appunto i settori più deboli dell’università, ma quel baronato che si vuole riciclare nella creazione dei nuovi dipartimenti». Il Movimento ha perciò intenzione di ripartire con la mobilitazione, a cominciare con un’assemblea tenutasi nei giorni scorsi proprio nella sede delle due facoltà catanesi, all’ex monastero dei Benedettini. «Ma non siamo contro le elezioni degli studenti - dice Iannitti - sappiamo che a livello nazionale c'è una grande battaglia per poter votare e rinnovare i consigli, anche per gestire la fase transitoria dello Statuto». U i
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Siamo in..TESI?
La tesi? Letteratura o scienza, comunque il frutto di un lavoro di ricerca. Noi gli diamo spazio. Segnalateci le vostre a info@universitinforma.it
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di Vanessa Ferrara
uguali o variano a seconda di determinati fattori? «Gli effetti indotti dall’abuso di alcol variano a seconda della tolleranza individuale, del sesso, del metabolismo, dal tipo di sostanza alcolica ingerita e dalla sua modalità di assunzione (a stomaco pieno o a digiuno)». Quali sono i soggetti che risultano maggiori assuntori di alcol? «L’alcol è la sostanza psicotropa maggiormente diffusa nel nostro Paese. La percentuale di consumatori di bevande alcoliche è in continua crescita. I dati sono allarmanti, specie perché sempre più spesso i consumatori di bevande alcoliche sono adolescenti e giovani adulti». L’abuso di alcol rappresenta una delle principali cause delle stragi del sabato sera. Pensi che le campagne informative siano sufficienti a contrastare il fenomeno? «Penso che le campagne informative, in tal senso, siano sempre utili. A quanto pare si stanno ottenendo buoni risultati, specie con le nuove normative del codice della strada, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Una buona idea sarebbe quella di realizzare in modo costante e frequente campagne di prevenzione nelle scuole medie e superiori».
dati che emergono dal quadro della relazione del Ministero della Salute sugli interventi realizzati da Ministero e Regioni in materia di “alcol e problemi alcol-correlati” - trasmessa lo scorso dicembre al Parlamento -, parlano chiaro: quasi 8,5 milioni di cittadini bevono oltre la soglia di rischio. Tra questi, circa 475.000 sono i ragazzi con un’età inferiore a 16 anni, pronti a prendere il “bicchiere” in mano già a undici anni, magari “sballandosi” a suon di “binge drinking” (un devastante modo di bere, che prevede un consumo compulsivo di svariate bevande alcoliche in un breve arco di tempo e lontano dai pasti), pur di non rinunciare a sentirsi grandi e “omologati” al gruppo, celando comunque un profondo malessere interiore. Valutando la concentrazione di etanolo in reperti autoptici, Veronica Dovere, laureata in Medicina e Chirurgia, ha voluto argomentare la sua tesi proprio su uno dei più allarmanti fenomeni sociali, concentrandosi sui devastanti effetti che è in grado di produrre l’alcol. Quando ti sei laureata? «Il 22 Luglio 2010». Con quale votazione? «110/110». Quanto tempo hai impiegato ad
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«In crescita il consumo di alcolici soprattutto tra gli adolescenti» elaborare la tesi? «Complessivamente, circa due anni». Come hai strutturato l’elaborato? «Ho seguito le tappe che di regola si seguono per la preparazione di una tesi e lo schema di base usato per esporre un lavoro scientifico. Tappa iniziale e fondamentale di ogni elaborato è procedere ad una accurata ricerca bibliografica in merito all’argomento, quindi preparare un protocollo di lavoro. Soltanto dopo aver provveduto a ciò si può proseguire nella stesura. In breve: una introduzione sul tema affrontato e lo scopo del lavoro; materiali e metodi, in cui si espone il protocollo seguito
per l’attuazione del lavoro; l’esposizione dei casi giunti all’osservazione e i risultati ottenuti dalle analisi impiegate per lo scopo dello studio. Il tema principale della mia trattazione è la corretta determinazione del tasso alcolemico - nel caso specifico nel cadavere -, fondamentale per la valutazione delle condizioni psico-fisiche di un soggetto al momento dei fatti oggetto dell’indagine giudiziaria. In ultimo ho affrontato una discussione, nella quale ho esposto quali sono i meccanismi di assorbimento, distribuzione, metabolismo ed eliminazione di questa sostanza». Quali sono i principali effetti che può produrre l’abuso di al-
col? «L’alcol è una sostanza psicoattiva e, come tale, agisce sul sistema nervoso centrale, crea dipendenza psico-fisica, assuefazione e disturbi comportamentali. L’alcol assunto in basse dosi ha effetti euforizzanti; mentre a dosi elevate determina risposte ansiolitiche e sedative. In caso di ebbrezza alcolica, invece, l’individuo è indotto a commettere reati, proprio perché in lui subentra l’eccitazione psicomotoria, si accentua l’instabilità emotiva, si attenuano i freni inibitori, diminuiscono l’attenzione, il senso critico e la valutazione dei pericoli, facendo diventare il soggetto violento e aggressivo». Questi effetti sono sempre
Dalle ricerche effettuate, cosa ti ha colpito di più? «Proprio il fenomeno dell’abuso di alcol tra i giovani, specie tra gli adolescenti. Sembra che ormai il divertimento più vero si possa raggiungere soltanto attraverso l’uso di questa sostanza e superare i limiti di assunzione sembra essere diventata la distrazione più grande. Il fatto che sempre più giovani sentano il bisogno di dimenticare per qualche attimo il loro vissuto quotidiano mi fa pensare che forse non siano soddisfatti di loro stessi, e che probabilmente non riescano a trovare punti di riferimento solidi e importanti come la famiglia, la scuola, i gruppi di catechesi, etc.». U i
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Quanto ne sai di?
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U NIVERSIT Cosa sanno gli studenti di personaggi e fatti che hanno segnato la storia recente? Proviamo a chiederlo, per scoprire che...
di Luca Di Leonforte
Ustica, la strage senza colpevoli ai come questa volta la scarsa conoscenza degli studenti può essere giustificata. Riguardo alla strage di Ustica non esiste ancora una verità certa, ma solo un’infinità di verità possibili. In seguito a un incidente aereo, il 27 giugno 1980 morirono 81 persone al largo della costa di Ustica. Poco importa se qualche studente posticipa la strage al 1990, la data è forse la cosa meno importante da conoscere. Dopo le prime domande di rito, agli universitari vengono chieste le cause dell’incidente. Svariate le risposte. Viene accusata la Libia, gli Usa, si parla di un malumore del pilo-
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I resti del DC 9 custoditi nel “Museo della Memoria” di Ustica
ta o di cause sconosciute dovute del mancato ritrovamento della scatola nera. Se diverse e numerose sono le risposte degli studenti, altrettanto numerose e fantasiose sono le ipotesi che durante gli anni sono state
avanzate. C’è chi parla di un cedimento strutturale e chi sostiene la tesi dell’esplosione di una bomba a bordo. Si parla di una collisione con un caccia statunitense e di un missile francese sparato verso un aereo libico. Tra le ipotesi più estreme c’è quella che tira in ballo perfino gli Ufo. Ma in un contesto cosi ingarbugliato non è da escludere nemmeno la stravagante tesi del sito “Nonciclopedia” che riduce tutto a un truc-
co del mago Silvan. Nella storia giudiziaria italiana non vi è nessun altro caso a cui si è dedicato tanto tempo e tante risorse, eppure la risposta è ancora lontana. Per questo caso è stata coniata l’espressione “muro di gomma” che si riferisce a quella che presumibilmente è stata la volontà dei potenti chiamati in causa che, per interessi internazionali, hanno ostacolato la ricerca della verità. Ci sarebbe da indagare anche su numerose morti sospette: dodici persone direttamente legate alla strage, dal 1980 sono morte in strane circostanze, tanto da far parlare di una vera e propria maledizione. U i
sport
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INFORMA
RUGBY / Carlo Leonardi e Michele Failla del San Gregorio Catania Rugby, squadra di A1 che lotta per accedere al campionato Super 10, svelano i segreti di questo sport fatto di nomi difficili ma anzitutto di tecnica e tattica. E poi c’è il terzo tempo...
«Chi ha detto che serve il fisico? Per giocare ci vuole passione» ✎
di Marco Pitrella a sensazione più bella che provo giocando a rugby è segnare una meta, cioè aver sudato e faticato per raggiungere l’obiettivo, aver infranto il muro ed aver messo infine il pallone a terra oltre la linea della squadra avversaria. Tutto ciò, ogni volta che avviene, mi suscita un emozione così for- Carlo Leonardi te che è la base stessa del mio amore verso il rugby» parla così Carlo Leonardi, ventisettenne studente di Ingegneria e giocatore del San Gregorio Catania Rugby, squadra che attualmente milita nel campionato di serie A1, in lotta per i play-off per accedere al Super 10, massimo campionato professionistico di questo sport. Oltre a tutto ciò che concerne la fisicità, nell’allenamento sono previste tre sedute settimanali di potenziamento in palestra. Ma nel rugby c’è dell’altro: tattica e tecnica su tutto. Quattro volte a settimana ci si allena in campo al fine di ricreare tutte quelle situazioni di gioco dai nomi altisonanti e che suscitano in chi osserva una strana visione di un momento in cui “qualcosa si crea prima e si disfa poi”; una su tutte la “mischia” in cui alcuni giocatori si legano fra di loro cercando di spingere in blocco la squadra avversaria per contendersi il pallone, oppure altre giocate come il “ruck” o il
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La squadra San Gregorio Catania Rugby
Corri Catania ...e tre
Torna domenica 27 marzo la 3a edizione della Corri Catania che per questa edizione partirà da piazza Università alle ore 9. Sport, solidarietà e tanto divertimento sono gli ingredienti di questo evento aperto a tutti coloro che vogliono diventare protagonisti di una domenica di festa all’insegna del benessere, dell’amicizia e dell’impegno sociale. Lo slogan della manifestazione, organizzata dall’associazione sportiva dilettantistica “Ragazzini Generali” e dal comitato “Corri Catania”, è anche quest’anno Catania corre per Catania, a significare lo spirito solidale di tutti i partecipanti uniti dalla volontà di scendere lungo le strade per un obiettivo comune. www.corricatania.it
Michele Failla
“maul” in cui si ripete questo continuo legarsi e slegari fra compagni ed avversari. «Il rugby è uno sport per tutti ci tiene a sottolineare Michele Failla, ventiseienne studente della facoltà di fisica, cercando di smentire un luogo comune su questo sport -, non è vero che bisogna essere alti e con le spalle larghe a dismisura per poter giocare, alla base di tutto deve esserci solo la passione che a me ha trasmesso mio padre, tanto che ho iniziato a giocare a otto anni. Essendo uno sport di contatto devi avere un forte autocontrollo e soprattutto devi sempre rispettare le regole. Non si può infatti placcare dal petto in sù, sono bandite tutte quelle azioni che tecnica-
mente vengono chiamate antigioco, come i placaggi al collo, i pugni e le gomitate, cioè tutte le potenziali scorrettezze fisiche e tutte le azioni pericolose». Nel rugby c’è anche un “terzo tempo”, il momento in cui le due squadre avversarie alla fine della partita mangiano insieme, lasciando da parte la delusione per una sconfitta e anche la stessa gioia per la vittoria. È questo forse uno dei rari esempi concreti di come andrebbe vissuto qualsiasi sport, è questo di certo l’aspetto più affascinante del rugby, un gioco in cui la palla puoi passarla solo all’indietro e a furia di tirarla indietro finisce sempre magicamente più avanti, o meglio, finisce sempre oltre la meta. U i
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Half Marathon start alla Playa
Catania capitale siciliana del podismo e meta prediletta degli atleti provenienti da tutta Italia. Domenica 20 marzo alle ore 9, nella consueta e suggestiva cornice del lungomare Kennedy di Catania, partirà la sesta edizione della Etna Half Marathon, valevole anche come 4ª prova del Gran Prix delle Maratonine di società Amatori Senior/Master 2011, un classico del podismo che ha sempre raccolto partecipanti da ogni zona d’Italia, ma anche dall'estero. Informazioni su www.etnahalfmarathon.it
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GESTIONE ORDINARI / Contributi, residenze, ristorazione, sussidi e mobilità studentesca. Ecco alcuni dei servizi e delle attività di cui si occupa, quotidianamente l’Ente regionale per il diritto allo studio
Nel segno del diritto allo studio D
alle borse di studio alle residenze, dalla ristorazione alla mobilità nazionale e internazionale. E poi ancora, corsi di lingua all’estero, corsi d’informatica; contributi per tesi di laurea e di ricerca contributi per spese di trasporto; contributi per viaggi d’istruzione, sussidi straordinari e tante attività culturali. Sono queste le attività di cui, l’Ersu di Catania, subentrato, a seguito della legge regionale n.20 del 2002 all’Opera Universitaria, si occupa. Un ente nato per predisporre ed erogare servizi ed interventi diretti ad agevolare l’attuazione del diritto allo studio universitario in Sicilia. Un ente che in questo periodo, però, continua la gestione ordinaria di questi servizi in attesa della nomina del presidente per poter entrare a pieno regime nella programmazione. In ogni caso, ricordiamo che, per accedere agli interventi e alle iniziative dell’Ersu, gli studenti dovranno presentare domanda direttamente negli uffici di via Etnea n. 570 (Catania) o presso le sedi convenzionate decentrate - e per molte istanze direttamente on line, visto che l’ente ha già provveduto all’informatizza-
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Uffici dell’Ente
L’Ersu di Catania, in via Etnea 570, è così articolato:
zione - rispondendo ai bandi che vengono pubblicati nei vari periodi dell’anno. Questo, in linea di massima, il calendario della pubblicazione dei bandi: borse di studio e rimborso alloggio (agosto); servizi abitativi gratuiti e a pagamento (agosto); contributo spese trasporto (novembre); contributo viaggi d’istruzione (giugno/gennaio); abbonamen-
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ti teatrali (settembre/ottobre); corsi di lingua all’estero; (consultare il sito); corsi d’informatica (consultare il sito); laboratori teatrali (consultare il sito), laboratori musicali (consultare il sito), coro (marzo/novembre). I moduli si ritirano negli uffici di Catania (ore 9 - 13) e il mercoledì (16 18) e nelle sedi decentrate.
Affari Generali: - ufficio del personale e Segreteria del Consiglio di amministrazione - Gare per forniture beni e servizi e stipula contratti - Contabilità, Ragioneria e Controllo di Gestione - Patrimonio ed Economato - Orientamento e Coordinamento dei Servizi Informatici Ufficio Stampa Servizio Editoriale e Copia Unità Operativa I - Borse di Studio Concorsi e benefici Gestione informatica dei Concorsi Attività culturali Ufficio Tecnico Unità Operativa II - Residenze e Ristorazione Universitarie Residenze Universitarie a gestione diretta Residenze Universitarie a gestione indiretta Ristorazione universitaria Controllo qualità dei servizi di ristorazione Ufficio di Caltanissetta
Escursioni / Il 23 marzo, tra i sentieri di Vendicari
L’Ersu di Catania organizza una visita guidata nella Riserva Naturale Orientata “Oasi Faunistica di Vendicari” (Noto) per gli studenti iscritti per l’a.a. 2010/2011 all’Università degli Studi di Catania, all’Accademia di Belle Arti di Catania e agli studenti degli Istituti Musicali Bellini di Catania e Caltanissetta. La visita si terrà mercoledì 23 marzo e impegnerà l’intera giornata. La partenza, con pullman dell’Ersu è prevista per le ore 8 da piazza Cavour. La riserva, inaugurata nel 2004 dall’Azienda Foreste che ne cura la gestione, è composta da tre pantani, ed è una vera e propria oasi di pace e ristoro per molte specie di uccelli (tra cui aironi e fenicotteri rosa). Una fitta rete di sentieri permette di inoltrarsi in diversi punti di quest’area naturalistica e osservare le abitudini della fauna. Percorrendo i sentieri della Riserva è possibile ammirare splenditi paesaggi e diversi edifici storici come la torre Bufatu, costruzione fortilizia del XVIII sec. di recente restaurata. All’interno della Riserva, nelle “ex case dei pescatori” è presente un Centro visitatori con diverse sale didattiche sulle peculiarità della Riserva naturale (pannelli su flora, fauna, geologia, ambiente marino, aspetti antropici, nonché teche contenenti reperti del mare, fossili marini, una xiloteca e una sala proiezioni per documentari. Per informazioni più dettagliate relative al programma e per l’iscrizione, gli studenti possono rivolgersi all’Ufficio per le Attività Culturali dell’Ersu (via Etnea n.570), dal lunedì al venerdì ore 9-12,30 (mercoledì anche 16-18), dove potranno presentare domanda di prenotazione, utilizzando il modulo scaricabile dal sito, entro il 21 marzo e fino all’esaurimento dei posti-pullman.
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FESTIVAL / Il 7 aprile a Catania, con Gianluca Libertucci, Davife Milioto e la formazione dell’ente catanese prende il via la nuova edizione del festival Per vocem, instrumenta et organum. Con la direzione artistica di Antonella Fiorino
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ormula vincente non si cambia. Musica, intrattenimento e approfondimento della tradizione siciliana sono da sei anni alla base del Festival organistico Per vocem, instrumenta et organum. Anche per questa nuova edizione, che prenderà il via giovedì 7 aprile, la rassegna propone un programma molto variegato. «La speranza - spiega il direttore artistico Antonella Fiorino - è ancora una volta le proposte possano essere gradite al pubblico, riscuotendo il medesimo consenso delle altre edizioni. Anche quest’anno il repertorio sarà incentrato su colonne sonore famose e punterà molto sull’esibizione di giovani talenti che, accompagnati dall’orchestra dell’Ersu, si esibiranno con concerti solistici tratti dal repertorio». «Tra tutti gli appuntamenti - continua la professoressa Fiorino - segnalo, soprattutto, l’inaugurazione del Festival con l’esibizione del concerto per clarinetto e orchestra di Mozart K 622 per clarinetto e orchestra eseguito dal giovane clarinettista Davide Milioto. Come ogni anno il festival aprirà con le magiche note dell’organo Serassi custo-
Tchaikovsky, Bizet. Insomma tante proposte e tante aspettative per il festival che, anche quest’anno varcherà lo stretto e, in collaborazione con l’Andisu, farà conoscere la proposta etnea nelle città di Firenze e Milano. Dopo l’inaugurazione, a giugno la rassegna si sposterà a Palermo, nella Cattedrale per il concerto di Mauro Visconti (organo), Marcello Enna (violino), Daniela Santamaura (violoncellista) e il Coro Sancte Joseph su musiche di Vivaldi, Corelli, Leclair, Palestrina, Mozart, Bartolucci, Visconti. Il 1° ottobre appuntamento a Catania, nella Chiesa Santa Maria di Gesù, con Carmelo Scandurra (organo), Puglisi Piera (soprano), Enza Puglisi (soprano) su musiche di Bach, Schubert, Verdi. E poi ancora, un appuntamento a Catania con Salvatore Reitano (organo) e l’Orchestra Sinfonica dell’Ersu, su musiche di Bach, Haendel, Rossini e Verdi. Infine, la gran chiusura, l’1 dicembre, nella Chiesa di San Michele Arcangelo ai Minoriti Catania affidata ancora al maestro Libertucci e all’Orchestra sinfonica del’Ersu su musiche di Bellini, Bach, Verdi, Mascagni, Bartok. U i
Organo e orchestra melodie di successo dito nell’incantevole Chiesa Sant’Angelo ai Minoriti di Catania eseguite dal maestro Gianluca Libertucci, organista del Vaticano e docente di organo principale presso il conser-
vatorio di musica di Castelfranco veneto». E naturalmente ci sarà l’Orchestra sinfonica dell’Ersu, diretta da Antonella Fiorino. Una grande inaugurazione su musiche di Mozart,
Museion, una “camera” per la musica RASSEGNE / Concerti, recital e appuntamenti dedicati alla classica nei tre cartelloni impaginati da Sebastiano Reitano, Annalisa Caruso e Sarah Angelico per l’Ersu di Catania e ospitate nella sala della Mensa Centro
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na piccola sala di musica da camera in pieno centro, a Catania. E soprattutto una sala dove gli studenti universitari possono “assaporare” la musica classica. La sala Musejon di via Verona può ormai essere definita uno dei luoghi della musica della città, con uno o più appuntamenti a settimana che fanno parte delle tre rassegne organizzare e patrocinate dall’Ersu. Un’unica stagione concertistica unisce la programmazione impaginata da Sebastiano Reitano e quella di Annalisa Caruso - “I giovani e la musica s’incontrano al Museion” (in collaborazione con la Dante Alighieri). La rassegna, continua il 17 marzo alle 20.30 con il Duo Oboe e Pianoforte (R. Trentuno, D. Abbate). E poi, ancora il 24 marzo con il “Duo EuridiceFagotto e Pianoforte” (S. Palmeri, F. Miracola). Giovedì 31 mar-
zo, in scena lo spettacolo “L’Assassina” di Alexandros Papadiamantis con Salvo Valentino, attore e regista. Ritorna la musica, il 7 aprile, con il Duo ConCorde, con Francesco Clemente (violinista), Antonio Ruffo (chitarrista). L’8 aprile 2011 Davide Sciacca sarà protagonista di un recital di chitarra solista. Giovedì 14 aprile spazio al pianoforte con la solista Laura Nocchiero su musiche di Beethoven e Chopin. Il 5 maggio ancora pianoforte con I.Bordonaro. Il 12 maggio, infine, recital del Duo Chiara Scucces (flautista) e Mariaconcetta Rosa (pianista). Sempre nella sala Musejon, fino a giugno, l’Ersu ospita la rassegna concertistica “Amici dell’Arte”, con la direzione artistica di Sarah Angelico. Venerdì 1 aprile alle ore 18 in scena Vincenza Arena (flauto) e Gra-
ziella Concas (pianoforte), musiche di Doppler, Schubert, Genin, Bizet. Venerdì 15 aprile ore 18 il Duo pianistico Ilaria Sinicropi e Roberta Piccirillo su musiche di Bethoven, Kummel, Schubert, Mendelssohn. Venerdì 6 maggio ore 18,30 sarà il momento di Antonio Aprile (chitarradell'800) e Stefania Di Prima (clavicembalo) su musiche di Carulli, Giuliani, Rutini. Venerdì 27 maggio ore 19, Salvatore Visalli impegnato in un recital di chitarra su musiche di Bach, Giuliani, Mortari. Venerdì 3 giugno alle ore 19 Monica Ricceri al pianoforte impegnata in un concerto su musiche di Beethoven, Ravel. Infine venerdì 24 giugno ore 19 Trio Morzat con Massimiliano Bigone (clarinetto), Ottavio Brucato (clarinetto) e Giuseppe Turiano (fagotto) U i
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STAGE / Posticipata al 21 marzo la data di chiusura delle candidature per l’International Internship Programme 2011. Per informazioni e adesioni: www3.unict.it/mobilityoffice/stage
TORINO/ 45 esperti in proprietà intellettuale La facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino in collaborazione con Wipo Worldwide Academy e Centro internazionale di Formazione dell’Oil organizza il Master of Laws “Intellectual property”. È richiesta una buona conoscenza della lingua inglese. Obiettivo del master di I livello è quello di formare giuristi, economisti ed esperti nei vari settori della proprietà intellettuale. Il corso, aperto a 45 persone, si svolgerà a Torino da giugno per un totale di 1500 ore e dà diritto a 60 crediti formativi. Domande entro il 31 marzo. Info: www.turin-ip.com.
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FIRENZE / Energie alternative, progettazione di sistemi solari
C’è tempo fino al 6 aprile per presentare domanda d’iscrizione al Corso di perfezionamento organizzato dalla facoltà di Architettura dell’Università di Firenze “Integrazione del fotovoltaico in architettura”. Obiettivo del corso, rivolto a laureati di vari settori - dall’Architettura alla Geobiologia fino all’Ingeneria - e aperto ai possessori di diploma universitario in Disegno industriale, Edilizia, Ingegneria dell’ambiente e delle risorse, elettrica, energetica o informatica, è quello di fornire le conoscenze necessarie per la progettazione e integrazione architettonica dei sistemi solari, con particolare riferimento alle tecnologie del fotovoltaico e del solare termico. Trenta i candidati ammessi; 32 le ore di lezione a frequenza obbligatoria, per un costo complessivo di 450 euro. Informazioni e contatti su www.arch.unifi.it.
URBINO / Opere d’arte la catalogazione ai tempi dei bit
“Catalogazione delle opere d’arte: evoluzione degli standard e procedura informatica” è il titolo del corso di perfezionamento organizzato dalla facoltà di Lettere dell’Università di Urbino. La figura professionale formata si inserisce nel contesto della politica di catalogazione promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalle Regioni rispondente alle nuove esigenze della normativa italiana, in merito ai criteri tecnicoscientifici e agli standard di catalogazione e valorizzazione dei Beni culturaResterà on-line fino al 18 marzo il primo bando di tiroli. Il corso, ricinio 2011 promosso dall’Asi, Agenzia spaziale italiavolto a launa e dalla Fondazione Crui che mette a disposizione Uno stage all’estero o in Italia dureati trienna15 posti presso la sede centrale Asi rante i mesi estivi con Itf, Indepenli, prevede lezioni frontali e atdi Roma. Il bando si rivolge a neodent teachers Foundation per Intertività di laboratorio, per un tolaureati e laureandi di primo livello, studio Viaggi, come membri del tale di 150 ore. La prima parte di specialistica e di vecchio ordinateam di assistenza e animazione di verte su conoscenze teoriche; mento dei 40 atenei italiani che adegruppi di giovani in età scolare in la seconda fornisce competenriscono al bando. Il periodo di stage vacanza studio. Candidature entro il ze per l’analisi della scheda di ha una durata di 6 mesi, con inizio 31 marzo a: www.itfteach.it/seleziocatalogo OA e l'inserimento previsto per il 16 Maggio. Un tutor ne-personale.cat e per conoscenza a dei dati catalografici nel Sirin loco avrà il compito di certificare massimo.floridia@regione.sicilia.it. pac. Le lezioni avranno inizio i il raggiungimento degli obiettivi a Le selezioni si svolgeranno a Milaprimi di maggio e si terranno cui farà seguito un rimborso spese no, Benevento, Venezia, Palermo e nell’Aula informatica di Palazmensile di 300 euro. Roma. zo Albani, via Timoteo Viti, 10 Urbino. Ci si può iscrivere fino al 4 DIRITTI UMANI / European Master’s Degree promosso da 41 università europee, aprile. Info: le iscrizioni sono aperte fino al 20 marzo (info: www.emahumanrights.org) www.uniurb.it.
INTERSTUDIO VIAGGI / Assistenza studenti in vacanza studio
TIROCINIO / Dieci posti all’Ufficio brevetti C’è tempo fino al 31 marzo per candidarsi ai dieci posti per tirocinanti all’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno, noto a tutti come Ufficio europeo per la registrazione di marchi e brevetti. La prospettiva è quella di passare cinque mesi ad Alicante a partire dal 1° settembre ad occuparsi di proprietà industriale. Sono requisiti obbligatori aver ottenuto almeno la laurea triennale e di conoscere due lingue comunitarie. Al tirocinante verrà versata una borsa mensile e un’indennità di viaggio. Info: http://oami.europa.eu.
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CRUI-ASI / Sei mesi di tirocinio all’Agenzia spaziale italiana
BORSA FULBRIGHT / Master in International relations un anno in una università degli Stati Uniti
La Commissione Fulbright nell’ambito della borsa di studio Fulbright-Carlo Maria Santoro per la frequenza del primo anno di un programma di Master in Relazioni Internazionali presso università negli Stati Uniti, conferisce una borsa di studio dell’importo di 30.000 dollari più 1.500 euro per le spese di viaggio di andata e ritorno, assicurazione medica e procedura di ammissione all’università statunitense espletata dall’Institute of International Education. Saranno privilegiati i candidati in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali che hanno conseguito il titolo di laurea da non più di tre anni rispetto alla data di scadenza del bando e che hanno avuto poca o nessuna esperienza di studio recente negli Stati Uniti. Scadenza 4 maggio. Per informazioni www.fulbright.it. Inoltre il 30 e 31 marzo si terrà a Milano e Bologna la fiera di scambio interculturale Expo Studi all’Estero. Un advisor della Commissione Fulbright parteciperà all'evento per illustrare ai visitatori il programma e le opportunità di studio negli Stati Uniti. L’entrata al salone è completamente gratuita. Per maggiori informazioni: www.studiallestero.com/usa.
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lavorare TURISMO / Fotografi per villaggi-vacanze
le opportunità del mese dove
cosa
requisiti
info
FUNZIONARIO TECNICO Knauf Sistemi costruttivi cerca un funzionario tecnico per Sicilia e Calabria che si occupi della promozione tecnica a progettisti, imprese ed enti, assistenza pre e post-vendita.
Il profilo del candidato/a ideale è: giovane ingegnere/architetto con buona padronanza della lingua inglese, capacità di utilizzo dei principali pacchetti software ed una esperienza nel settore edile.
Preferenziale la residenza in provincia di Messina. Candidature on-line all’indirizzo www.knauf.it, riferimento FTME.
ENJOY COCA COLA La Coca Cola HBC Italia sta ricercando un soggetto da inserire nell’organico di Ancona come market developer.
Sono richiesti: laurea, passione per l’area commerciale, conoscenza della lingua inglese, padronanza dei principali sistemi informatici, abilità nelle relazioni interpersonali, possesso di patente B, conoscenza del territorio.
La formula sarà un contratto full time. Per presentare la propria candidatura consultare www.cocacolahellenic.it.
250 PER CAPGEMINI Capgemini, leader nella consulenza, information technology e outsourcing cerca 250 figure professionali da inserire nelle sedi italiane.
Si cercano: 100 consulenti applications, 50 consulenti di business & processi organization design, marketing&vendita, public and financial services e 100 esperti di tecnologia e ingegneria del software.
Per informazioni e per inviare il proprio curriculum www.capgemini.com, sezione “lavora con noi”.
UN POSTO DA LIDL Un master specialistico retribuito in retail management, seguito dall’assunzione a tempo indeterminato. È l’offerta di Lidl, che cerca capi settore in Il master dura 7 mesi, tra lezioni e training on the job.
Si richiede laurea di 2° livello ad indirizzo tecnicoeconomico o affini. Si valutano profili di candidati neolaureati o con pregressa esperienza in ruoli analoghi. La conoscenza della lingua tedesca costituirà titolo preferenziale.
Le sedi di lavoro sono in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Lazio, Puglia, Calabria e Sicilia. Curriculum e lettera di presentazione on line www.lidl.it, specificando periodo di disponibilità e zona di preferenza (Rif. Repubblica).
UN GIORNO ALLA BOSCH Riparte women@bosch, il progetto della multinazionale rivolto a 30 laureande in Ingegneria. L’opportunità è quella di confrontarsi con manager del Gruppo Bosch in Italia, vivendo l’azienda per un’intera giornata.
Le studentesse selezionate saranno invitate il 23 giugno presso la sede di Milano. Le figure professionali ricercate sono legate a Ingegneria meccanica, elettronica o gestionale.
Bosch valuterà le candidature arrivate tramite il sito www.bosch-career.it fino al 1° giugno.
Società internazionale cerca 100 giovani fotografi, dai 20 ai 35 anni, da inserire nei villaggi turistici. È richiesta una buona conoscenza della lingua inglese o del francese e predisposizione alle pubbliche relazioni. Non è richiesta esperienza nel settore. Si offre: contratto a progetto (min. 3 mesi), fisso e provvigioni. Per le mete estere, invece, si applica il contratto locale, per una durata minima di 56 mesi. Le retribuzioni per la prima stagione variano, a seconda dell’esperienza, dai 700 ai 1.300 euro lordi (responsabili fotografi), a cui si dovrà aggiungere un incentivo in base al fatturato. Sono offerti vitto, alloggio, viaggio da casa al villaggio andata e ritorno e attrezzatura fotografica. La prima selezione si terrà a Catania, Se il colloquio sarà positivo, il candidato dovrà prendere parte ad una ulteriore selezione a Torino, che prevede la partecipazione a un corso di formazione di due giorni (a carico del candidato saranno le sole spese di viaggio). Curriculum a: professionefotografo@ilgruppodigitale.co m e per conoscenza a eures@regione.sicilia.it e massimo.floridia@regione.sicilia.it indicando in oggetto “Selezione Fotografi”.
Dall’Islanda all’Indonesia, le proposte di stage del mese le proposte di stage all’estero segnalate questo mese dall’Aiesec. Ecco ISLANDA. Si richiede uno stagista con ottima conoscenza della lingua inglese e di programmazione (Java; PHP; SQL). Lo stagista dovrà partecipare alla creazione di un videogioco su piattaforma Android. Lo stage dura 48 settimane; il salario è di 1400 dollari. RUSSIA. SAN PIETROBURGO. Si cercano stagisti per un progetto di 6/8 settimane sulla sostenibilità. Allo stagista non sarà corrisposta una retribuzione ma sono offerti vitto e alloggio. Lo scopo del progetto è quello di
mettere a contatto gli studenti di una fascia d’età che va dai 10 ai 12 anni con culture straniere e sensibilizzare le nuove generazioni all’ecologia. INDONESIA. Cercasi volontario per un progetto di sviluppo sociale. Lo stagista, a cui sono forniti vitto e alloggio, dovrà fare lezioni di base su matematica, inglese, informatica e scienze a bambini di aree disagiate. Durata: 7 settimane circa. REPUBBLICA CECA. Lo stagista dovrà svolgere dei corsi di lingua inglese all’interno delle università e delle scuole superiori di
Brno. Ciascuna lezione verterà su un particolare tema con lo scopo di facilitare il superamento degli esami di lingua inglese da parte degli studenti. Vitto e alloggio forniti. Durata: 7 settimane. Ore settimanali: 30. AUSTRIA, VIENNA. Nell’ambito del progetto “Colors of the World”, lo stagista dovrà discutere con studenti liceali tematiche quali la sensibilità culturale, la migrazione, il razzismo, la globalizzazione. Vitto e alloggio forniti. Durata: 9 settimane, ore settimanali: 38.
Per questi stage e per tutte le altre opportunità: catania@aiesec.it.
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PROGETTI / Cooperazione, responsabilità e impatto sociale. Le iniziative di tutti sono alla base del modello che punta alla “rinascita” di Catania attraverso una rete di persone. Tra le “azioni”: il Parràmuni corner alla Villa Bellini
Hub, un network di idee e cittadini in movimento di Paola Santoro
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ppur si muove!". Sì, anche a Catania qualcosa è in atto. Catanesi e non solo iniziano a farsi sentire. Innovazione sociale, cittadinanza attiva, idee in movimento. Interessanti iniziative stanno nascendo in seno a un gruppo di “vivacissime menti”. «Stiamo creando una rete di persone - spiega Rosario Sapienza, uno dei coordinatori dei numerosi eventi - cercando di entrare in connessione con porzioni eterogenee della società». Azioni e aspirazioni diversificate e compenetranti, animate dalla filosofia “Hub”: network, cooperazione, responsabilità e impatto sociale, secondo modelli che si stanno imponendo da Milano a Toronto. E questi fermenti dilagano anche nel capoluogo etneo. Con il movimento “Sicilia chiama Maghreb” si affronta la questione sempre più urgente dell’esodo dai paesi destabilizzati. L’intento è riunire esperti e professionisti che mettano a disposizione le proprie competenze per proporre soluzioni integrate circa l’accoglienza, il rimpatrio e il consolidamento delle spinte autoctone di governance pacifica nei paesi di esodo, stimolando un dialogo regionale e un dibattito leale. Per contenere l’emigrazione attraverso la comprensione rapida e analitica delle sue cause, mobilitando risorse e trasformando i problemi in opportunità. In un’ottica di condivisione e scambio di esperienze, periodicamente vengono organizzate le “Conversazioni sull’innovazione sociale”: chiacchierate private nei caffè del centro etneo, con un numero ristretto di invitati, 8/10 persone per volta. Scopo? Creare un sistema di relazioni multi-livello che mira a una rete diffusa. Non mancano gli incontri tematici. A novembre si è discusso di “Economia e felicità”: un
Da sopra, l’appuntamento “innovare l’informazione in Sicilia; il Parràmuni corner alla villa Bellini e la festa di carnevale organizzati dagli Amici della Villa
viaggio alle origini della teoria economica, senza perdere di vista l’attualità, introdotto dalla ricercatrice Maria Olivella Rizza e, qualche settimana fa, il dibattito sul tema “Innovare l’informazione in Sicilia”, moderato da Sergio Albergoni, esperto di comunicazione. Un appassionante incontro sul giornalismo siciliano, spesso caratterizzato da atteggiamenti di provincialismo, dalla presenza di editori in perenne conflitto di interesse, dalla limitata capacità di separare i fatti dalle opinioni e dall’assenza di un pensiero autonomo e forte sugli accadimenti inter-
nazionali. Parallelamente a queste attività è nato il movimento “Amici della Villa Bellini”: un laboratorio vivo di cittadinanza attiva, che riunisce catanesi mossi dal desiderio di impegnarsi nella gestione del giardino comunale più importante della città. Nato in relazione alla chiacchierata riapertura della villa ai primi di settembre, dopo un restauro costosissimo durato sei anni, il gruppo intende riappropriarsi dello spazio cittadino attraverso varie iniziative. Tra le tante, il “Parràmuni Corner”, ispirato alla tradizione inglese dello Spea-
ker Corner, piccolo podio ad Hyde Park a Londra, dove le persone prendono la parola per discutere di tematiche legate al vivere civile. Vengono condotte anche attività di ricerca, in collaborazione con la cattedra di Antropologia Culturale della Facoltà di Scienze politiche di Catania e coordinate dalla professoressa Mara Benadusi: l’iniziativa “Movimentare la villa” ha previsto la realizzazione di un sondaggio per raccogliere e analizzare le opinioni dei cittadini riguardo alla recente ristrutturazione. La domenica di Carnevale si è pensato a una festa in maschera per bambini, nello spirito dell’autopromozione attraverso il coinvolgimento spontaneo di tutti. «Azioni assolutamente volontarie - spiega Viviana Cannizzo, una delle organizzatrici. - Puntiamo sull’iniziativa dei cittadini, per il piacere di stare insieme. E avvertiamo la voglia crescente di mobilitarsi per realizzare attività collettive». Non ci si ferma qui: in programma una mostra fotografica “Com’eravamo… alla Villa Bellini”, il 22 maggio al parco cittadino e dal 24 al Monastero dei Benedettini. L’obiettivo è dare visibilità alle storie personali dei catanesi per sollecitare la memoria collettiva e il senso di appartenenza al verde pubblico più importante della città. Chiunque può partecipare, inviando una o più foto che lo ritraggono all’interno dello storico luogo catanese all’indirizzo amicivillabellini@gmail.com o contattando il numero 3355387858. Il termine ultimo per la presentazione degli scatti è il 1° maggio. «Diverse realtà si stanno muovendo - sottolinea Stena Paternò, una delle ideatrici. - Lavoriamo su più piani e fronti, utilizzando come tecnica l’aggregazione delle idee. Obiettivo: stimolare, sempre e comunque». Perché, anche a Catania, si può. U i
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foto Giuseppe Sinopoli
La brocca rotta, satira sulla fallacità della giustizia di Maria Enza Giannetto ronico e divertente, capolavoro universale della commedia satirica, La brocca rotta di Heinrich von Kleist è la nuova produzione del Teatro Stabile di Catania, in scena al Musco (la storica sala di via Umberto) fino al 17 aprile. A firmare la regia è Nino Mangano, le scene Riccardo Perricone, i costumi Dora Argento, le musiche Massimiliano Pace, le coreografie Silvana Lo Giudice, le luci Franco Buzzanca. Protagonista Mimmo Mignemi, affiancato da Angelo Tosto, due autentici beniamini del pubblico. Insieme a loro agisce un cast di qualità che annovera ancora Egle Doria, Fiorenzo Fiorito, Marzia Longo, Camillo Mascolino, Margherita Mignemi, Raniela Ragonese, Chiara Seminara, Aldo Toscano. Divertimento e stigmatizzazione dei costumi vanno di pari passo in questo testo caustico e robusto, che Kleist costruisce sui moduli della satira, allontanandosi dalla prediletta tragedia per approdare non di
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COMMEDIA / Il capolavoro di Heinrich von Kleist in scena al Musco fino al 17 aprile. Prodotta dallo Stabile, la commedia, con Mimmo Mignemi e Angelo Tosto, è diretta da Nino Mangano meno ai vertici di un genere, la commedia appunto, da lui frequentata in quest’unica occasione. L’esito è solo apparentemente distante da creazioni come “Pentesilea” e “Il Principe di Homburg”, e invece in linea con la radicale tragicità e problematicità che pervade tutta l’opera del drammaturgo e poeta tedesco. “La brocca rotta” è in questa visione il rovescio della medaglia. A chiarire il gioco di sottili implicazioni tragicomiche è lo stesso autore che, nella premessa, rivela di essersi ispirato ad un’incisione in rame “Le juge ou la cruche cas-
sée”, realizzata da Jean Jacques Le Veau nel 1782, da un dipinto perduto di Debucourt: «La prima cosa che vi si notava era un giudice che sedeva impettito sul suo scanno. Davanti a lui, in piedi, una donna anziana reggeva una brocca rotta e pareva manifestargli un’ingiustizia subìta. L’accusato, un giovane contadino che il giudice investiva come si farebbe con un reo confesso, si difendeva ancora, ma debolmente. Una ragazza, che sembrava aver deposto come testimone, stava tra la madre e il fidanzato (…). Il cancelliere, che forse poco prima aveva
guardato la ragazza, ora guardava in tralice, diffidente, il giudice, come in un'occasione analoga Creonte aveva sbirciato Edipo.» La tragedia sofoclea diventa così un riferimento obbligato. «Dall’Edipo in poi – nota il regista Nino Mangano - è diventata un “classico” la figura dell'investigatore che cerca affannosamente il colpevole: se stesso. Di certo cambiano, da autore ad autore, stile, situazioni, momenti dell'indagine. E può anche succedere che un grande tragico qual è Kleist si prenda, per così dire, una vacanza nelle terre dell’umorismo scrivendo “La brocca rotta”, lasciandoci una galleria di personaggi dotati di una teatralità a tutto tondo e realizzando un balletto psicologico quanto mai originale e coinvolgente.» Scritto nel 1806, rappresentato da Goethe a Weimar nel 1808, l’atto unico “Der zerbrochen Krug” venne poi pubblicato nel 1811. L’idea kantiana che l’essere umano è inabile a conoscere ciò che sia realmente vero, si traduce qui nella
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PRODUZIONI / La surreale storia scritta da Ercole Patti per le scene dello Stabile di Catania, torna al Verga diretta da Giovanni Anfuso. Protagonisti Sebastiano Tringali, Mariella Lo Giudice, Miko Magistro
L’avventura di Ernesto una sonata di morte uando la vita è più ingombrante della morte. È questo il grottesco paradosso sui cui Ercole Patti fonda “L’avventura di Ernesto”, che il Teatro Stabile di Catania propone in una nuova produzione, alla sala Verga, dal 22 marzo al 10 aprile. Un team importante per l’allestimento: Giovanni Anfuso firma la regia, Alessandro Chiti le scene, Silvia Polidori i costumi, Franco Buzzanca le luci. Sul palcoscenico artisti di spicco, come Sebastiano Tringali (nella foto), Mariella Lo Giudice, Miko Magistro, insieme a Fulvio D’Angelo, Rosario Minardi, Olivia Spigarelli e Giorgia D’Urso. Rivive così un testo che “nasce” più di quarant’anni fa proprio all’interno dello Stabile etneo: a commissionarlo allo scrittore catanese fu infatti nel 1969 uno dei padri fondatori dello storico teatro, il direttore Mario Giusti, che chiese a Ercole Patti di adattare per la scena il racconto “L’incredibile avventura di Ernesto” per l’edizione che vide Turi Ferro nel ruolo del titolo, affiancato da Fioretta Mari, Michele Abruzzo e Franca Manetti. La scelta conferma la vocazione del Tsc a valorizzare la tradizione letteraria isolana e si inserisce coerentemente nell’ambito del variegato cartellone impaginato dal direttore Giuseppe Dipasquale sul leitmotiv “Il tempo della musica”. Il lavoro di Patti “suona” come un’inarrestabile “sonata di morte”, costruita sul tema
Q fallacità della natura umana e del sistema giudiziario. Come in “Edipo re” la colpevolezza è del giudice, ma a differenza di quanto avviene nella tragedia sofoclea, è svelata allo spettatore già all'inizio. Nella commedia di Kleist il giudice è Adamo, canaglia rotta a mascalzonate di ogni genere, che, con valenze esilaranti, gioca tutte le sue astuzie per stornare da sé i sospetti e nascondere la tentata scappatella con Eva (destino dei nomi!), non solo di fronte alla madre e al fidanzato della ragazza, ma all’intera comunità, in una ribalderia continua che lo condurrà - ahi lui! - al ludibrio e alla fuga. «Tutt'attorno - osserva ancora Mangano - brulica un'umanità ricca di umori sanguigni di molto assimilabile per usanze, strepiti, testardaggini, valori, voglie, rancori, umoralità, ad una tipica realtà da borgo agreste siculo, realtà ancorata a stereotipi immutabili nel tempo e nei modi di vivere. Ed è lì, nel microcosmo di quello sperduto villaggio, che si esplica l’antica voglia di sopraffazione, camuffata da giustizia, del più forte sul più debole, in un mondo in cui il corruttore quasi si meraviglia che qualcuno abbia qualcosa da ridire. E quanto tutto ciò sia malauguratamente attuale, non fa altro che dare ragione al “tragico” Kleist, straordinario testimone delle miserie dei nostri destini di uomini». Ui
dell’ineluttabile disfacimento fisico. «L’arte di Patti - spiega il regista Anfuso - è meravigliosamente inquieta, ricca di languori e sensualità, quindi dionisiaca e, in quanto tale, simbolica e materica a un tempo, perciò il suo confine naturale ed inesorabile è rappresentato dalla morte». In un contesto di reazioni esterefatte, prende le mosse la surreale storia di un intellettuale che, dopo quasi due decenni dalla morte, grazie ad un esperimento medico, ritorna in vita. Tornato a casa sua, dinnanzi allo sconvolgimento emotivo di amici e parenti, si rende conto che l’unico approdo possibile è sempre e solo la morte, colta, questa, nelle esilaranti forme del lento decadimento fisico, implacabile nell’incessan-
te suo procedere. All’interno di queste coordinate si inquadra la vittoria del tempo, che con il suo scorrere inesorabile segna dei solchi indelebili, tanto per gli uomini quanto per le donne, poiché passa per tutti, anche per chi non c’è più. La pièce è ambientata in Sicilia. Terra che diviene nostos in senso opposto e contrario alla nostalgia a cui Patti ci ha abituato; e cioè non viaggio nella memoria, briosa ricerca erotica, tormentata sensualità, amara inquietudine o inerzia sonnolente, bensì nostalgia del futuro, di ciò che potrebbe essere. L’autore approfitta, così, per gettare una luce sinistra, quanto realissima e materica, sui profittatori dell’ultima ora e, più in generale, su una colorita galleria di pseudo-familiari ed amici. Il tutto con un amarissimo divertito e divertente cinismo, colorato da smaliziato disincanto, mentre celebra il vitalismo decadente di una società priva di ogni riferimento etico e morale, che nel sogno, nella noia o nel fastidio consuma le contraddizioni di un presente “fuori di chiave”. Alla fine un’angosciosa intuizione conduce i protagonisti all’ingresso di un labirinto che investe tutti, l’uomo, lo scrittore, gli eventi: la sostanza dell'uomo “è nella morte fin da quando comincia ad essere in vita”. Ui
time out di Giusy Cuccia Vivono e lavorano a Vittoria, in provincia di Ragusa, Barbara Gurrieri e Emanuele Tumminelli, trentenni con la passione per l’arte, loro “unica ragione di vita”, e con alle spalle diverse esperienze importanti che li hanno portati in giro per l’Italia e il mondo. Le vostre strade si congiungono nel 2005, anno di nascita del /barbaragurrieri/group. Da dove viene l’idea di formare un gruppo e perché prende il nome solo di uno di voi? «L’idea nasce dall’esigenza di dire qualcosa in modo condiviso. Nei nostri progetti partiamo sempre da input personali che poi, dopo un periodo di maturazione, necessitano di una condivisione. La scelta del nome è stata naturale e spontanea. Non ci andava di utilizzare solo i nostri cognomi, come in voga negli ultimi anni». Obiettivo della vostra arte è “mettere in luce la sensazione di dubbio e di insicurezza che si cela dietro le apparenti certezze della vita quotidiana”. È difficile oggi portare avanti questo proposito? «Non molto. Basta dare un’occhiata a quello che ti gira attorno. Un elemento molto importante è il costante contatto con la realtà. Non bisogna discostarsi dagli “odori e sapori” di sempre». Siete artisti poliedrici, usate la fotografia, ma anche la pittura e il video. Come siete arrivati a questo genere di arte? «Una volta appresa la tecnica, che comunque richiede costantemente studio, la creatività ha preso il sopravvento. L’uso di diverse tecniche, infatti, ci dà l’opportunità di sperimentare sempre, anche se abbiamo un approccio molto “classico”: tutto parte cioè da schizzi veloci realizzati ovunque». Come definireste la vostra arte in tre aggettivi? «Onesta: non utilizziamo finzione. Impegnata: perché trattiamo tematiche legate alla società contemporanea, in particolare quella siciliana. Non decorativa: anche una linea di matita, contiene un significato profondo». Chi sono i vostri maestri e a quali artisti vi sentite professionalmente vicini? «Durante la fase di formazione ci hanno guidato solo due persone (che non vogliamo citare). Successivamente, sono stati estremamente formativi gli in-
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ritratto d’artista GURRIERI - TUMMINELLI / I due artisti che compongono il /barbaragurrieri/group amano la loro terra, ma cercano di non immobilizzarsi nella realtà in cui vivono
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«Restiamo in Sicilia ma senza fermarci» contri fatti durante i nostri viaggi di lavoro». Avete alle spalle premi importanti, workshop e mostre in tutto il mondo. C’è qualcosa che ancora vi manca? «Ma sì, certo. È vero, abbiamo fatto un po’ di esperienze, ma ce ne mancano molte altre. Siamo solo all’inizio, e vorremmo che così continuasse per un po’… un bel po’». Come vi vedete tra dieci anni? E soprattutto dove? «Tra qualche anno ci piacerebbe fare la stessa vita di adesso. Fortunatamente la nostra Regione sta vivendo un periodo di ferventi iniziative artistiche promosse da istituzioni pubbliche e private, che hanno attratto l’attenzione di molti anche al di là dello Stretto. Comunque, amiamo il posto in cui viviamo e stiamo tentando di restarci a qualunque costo, anche perchè vivere in un grande centro non è una “ricetta” di sicuro successo. L’importante è non immobilizzarci nella nostra realtà».
Dal 19 marzo al 23 aprile Bocs (box of contemporary space, in via Grimaldi 150 a Catania) ospiterà la mostra Even if I use an umbrella, my shoes get wet just the same. Perché questo titolo? «Il titolo fa parte del progetto su cui stiamo lavorando per Bocs. Intendiamo che qualunque azione, o inazione, ha sempre delle conseguenze anche minime. E molti di noi non sembrano rendersene conto. Il titolo è in inglese perché è più eufonico (per noi, ovviamente) rispetto all’italiano. Cosa vorreste trasmettere tramite i lavori che esporrete? «Per il Bocs abbiamo pensato a un progetto site-specific. Riflettiamo sul sistema produttivo della nostra zona e sugli effetti della ripetizione manuale. Ci interessa la fragilità dei rapporti economici che si basano su variabili oscillanti: basta un calcolo sbagliato per mandare all’aria un intero sistema economico». U i
È Tutto da rifare per Abbate
Prosegue fino al 26 marzo nei locali della Fondazione Brodbeck di Catania “Tutto da rifare”, la personale di Adalberto Abbate, uno dei giovani di artisti di S.A.C.S., l’archivio creato da Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia. Sviluppo del precedente “Rivolta” del 2010, anche questo nuovo progetto si rivolge alle coscienze assopite, partendo dall’analisi di un quotidiano sempre più avvilente. Il resoconto post-bellico di Abbate è pieno di memorie e rimandi; riporta delusioni, sconfitte e perdite, cercando di instradare verso una riflessione (sulla storia e sull’arte) sempre più asciutta
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Lüthi proroga al 2 aprile
È stato prorogato al 2 aprile il finissage della mostra “Art is the better life” dell’artista svizzero Urs Lüthi, ospitata dalla Fondazione Brodbeck di Catania. L’evento fa parte del nuovo ciclo di esposizioni “Collezione Paolo Brodbeck”, finalizzato ad approfondire la ricerca artistica di alcune delle personalità più significative della collezione. Sin dagli Anni 70, Lüthi ha mostrato le numerose identità che convivono all’interno della figura dell’artista e, più recentemente, come il binomio “arte e vita” possa assumere forme e contenuti sorprendenti, ironici e di profonda critica all’interno di un linguaggio artistico insieme contemporaneo e rispettoso dei grandi modelli della storia dell’arte.
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MICOL MARTINEZ / Dopo aver pellegrinato tra diverse forme d’arte la musicista milanese ha esordito da solista con Copenaghen, album intimo che presenterà il 26 marzo nella rassegna del Centro Zo
«Amo la musica, ma il teatro mi manca» di Emanuele Brunetto egli ultimi anni, in Italia, ha cominciato a rigermogliare il seme del cantautorato, quello di qualità, affidato non soltanto alla vecchia guardia ma anche a nuove leve che prepotentemente stanno salendo agli onori della cronaca. Fra questi c’è sicuramente la milanese Micol Martinez, uscita lo scorso anno con Copenhagen, il suo esordio da solista dopo le tante apparizioni in veste di collaboratrice. Un album intimo, sincero e ricercato che la Martinez ha portato in tour in lungo e in largo per l’Italia, rafforzandone il successo. Micol sarà di scena anche a Catania, al Centro Zo, il prossimo 26 marzo, all’interno della rassegna Black Roses. Cominciamo proprio da Copenhagen, quanto tempo c’hai messo a comporlo? «Abbiamo registrato i brani di Copenhagen nella primavera del 2009 e il disco è uscito a febbraio del 2010. Ho composto i pezzi tra il 2008 e i primi mesi del 2009. In realtà avevo davvero tanto materiale perché scrivo da moltissimi anni. Abbiamo scartato molto e lavorato su quei brani che avevano un mondo preciso e qualcosa di più particolare rispetto agli altri». Ti eri prefissata un obiettivo prima di entrare in studio? «Un punto fondamentale era che la produzione artistica coincidesse con la scrittura e che mi permettesse di comunicare nel modo più onesto possibile. Così è stato. Anche grazie alle persone che hanno collaborato al progetto». Cosa ha portato Cesare Basile all’album come produttore e musicista? «Cesare è stato fondamentale sia come produttore che come musicista; sicuramente ha dato un’impronta molto forte all’album. Ogni tanto mi chiedo come sarebbero stati i brani se ci fosse stato qualcun altro a lavorarli. La scrittura è la mia e non cambia, ma il vestito che Cesare ha fato indossare ai miei brani apporta molto al risultato finale. Sono orgogliosa che il mio primo album sia stato lavorato da lui. Chissà cosa accadrà sul prossimo; per il momento meglio non svelare nulla». Quanto c’è di autobiografico in
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BLACK ROSES
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E il 9 aprile si chiude il trittico delle “donne in nero” con il concerto di Beatrice Antolini
Tre “donne in nero”, stelle oscure della canzone d’autore declinata al femminile, sono le protagoniste di Black Roses la rassegna ospitata al Centro Zo di Catania. Dopo l’apertura affidata all’icona del punk newyorchese Lydia Lunch e il concerto di Micol Martinez (26 marzo), la rassegna chiuderà il 9 aprile con un’altra femme fatale del panorama italiano, la marchigiana Beatrice Antolini. Dopo le collaborazioni con Jennifer Gentle, Baustelle e Bugo, ha conquistato il Premio Italiano Musica IndipenBeatrice Antolini dente come migliore artista solista del 2009 con il suo secondo album A Due. La successiva esperienza in tour con A Toys Orchestra e il recente album BioY hanno confermato le sue qualità di compositrice di pop dal retrogusto psichedelico. un brano come Donna di fiori? «Molto. Ogni donna rappresenta un’esperienza da me vissuta. Chiaramente la canzone non descrive con precisione queste situazioni. Basta scrivere il brano in prima o seconda persona e il senso per l’ascoltatore cambia. Quello di cambiare la persona è un gioco che faccio spesso: in Mercanti di parole e Copenhagen il testo era scritto in seconda persona, poi nella fase finale l’ho cambiato. Le mie esperienze personali non sono completamente svelate, sono un pretesto per creare immagini e trattare un tema particolare. In ogni caso parto sempre da esperienze personali». Il brano Testamento biologico è molto sociale, da dove nasce l’esigenza di parlare di un argomento così delicato?
«Il pezzo è nato con una naturalezza che ha stupito anche me. In due minuti il testo era scritto, sono rimasta impressionata. Il tema mi tocca profondamente. Sono contenta poi di aver sostenuto, in questo modo, una causa fondamentale. Sono a favore del testamento biologico perché sono a favore della libertà. Vorrei chiedere a tutti gli esseri umani di spegnere la tv, imparare a informarsi bene e non frettolosamente, e poi accendere il cervello. La questione non è religiosa. È semplicemente intelligenza, capacità di analisi e conoscenza dei fatti. Nessuno costringe a non approfittare di cure mediche in casi particolari. Semplicemente io chiedo di essere padrona della mia vita, perché non è lo Stato a esserlo, e soprattutto chiedo di avere libertà di scelta».
Chi c’è dietro la tua ispirazione? «Potrei dirti mille nomi. La realtà è che sono il risultato di tutti gli ascolti fatti finora, compresi quelli di quando ero piccola. Ho ascoltato talmente tanta musica che soffermarmi su qualche nome mi sembrerebbe riduttivo. E poi nel momento stesso in cui si scrive, se lo fai con totale sincerità, l’ultima cosa alla quale pensi è un riferimento preciso». Attrice, cantautrice, dj, pittrice. Chi sta prevalendo? «La mia musica, è sempre stato così. Il resto forse in un certo senso è stato funzionale alla prima. Anche se ammetto che mi piacerebbe fare ancora teatro. Anzi, devo dire che mi manca». Fare la cantautrice in Italia è più difficile che negli Usa o in Inghilterra? «Fare qualunque cosa in Italia è più difficile che negli Usa e in Inghilterra. È una questione di rincoglionimento politico e sociale. Chissà, forse lentamente (molto lentamente) ne stiamo uscendo». Cambia qualcosa nella veste live rispetto allo studio di registrazione? «Nei live “standard” siamo in tre sul palco, quindi non possiamo rendere quei colori che nel disco sono dati dai fiati, dai violini e da altri strumenti. Ultimamente non sto portando più nemmeno il piano complicato da trasportare. Ma il live ne guadagna in forza. È più scarno ma più diretto. Il disco ha un’impostazione più cantautorale mentre il live è più aggressivo. Le tonalità basse del disco sono riviste, nella versione live, in modo che io possa esprimermi meglio vocalmente. Quando invece giriamo in duo sono l’interpretazione e la parola a sorreggere il live. Approfitto per ringraziare i miei musicisti: Alessio Russo alla batteria, Giovanni Calella alla chitarra. Ma anche Alessandro Grazian che mi ha accompagnato in alcuni concerti e Vincenzo Vitulli che ha fatto lo stesso in queste ultime date. Sono tutti musicisti straordinari». Arrivasse l’opportunità di partecipare al festival di Sanremo? «Se invitassero me vorrebbe dire che i criteri di selezione sono cambiati quindi, sì, parteciperei. E a quel punto parteciperebbero tantissimi artisti che amo». U i
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INTERVISTA / «Oggi la meritocrazia non è un più un valore». L’artista milanese non le manda proprio a dire e lo fa non solo in musica ma anche nel libro autobiografico Spostare l’orizzonte. Il 2 aprile al Centro Zo lo sentiremo suonare il vecchio e caro rock...
EUGENIO FINARDI
Italia
«L’ è un Paese per scemi» di Riccardo Marra utta la filosofia di Eugenio Finardi è contenuta nel titolo della nuovissima autobiografia in cui si racconta: “Spostare l'orizzonte come sopravvivere a 40 anni di rock” (Rizzoli, 2011). Appunto, come si sopravvive al declino? Come ci si rinnova per fare musica sempre nuova, stimolante e creativa? La risposta è negli ultimi dieci anni di produzione finardiana: il fado portoghese, il jazz, la musica a teatro, il blues. Cambiare, cambiare, cambiare. Spostare i riferimenti laggiù, ecco come si sopravvive. E perché no, ogni tanto anche concedersi un “ritorno a casa”. Il tour che porta Eugenio Finardi allo Zo il prossimo 2 aprile è questo: dopo tanto sperimentare una sorta di richiamo della foresta. Un ritor-
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no alle origini rock per un cantautore che negli anni '70 urlava “Musica ribelle” e raccontava una società in continuo conflitto, in sella al suo approccio militante, di lotta. Finardi, un tour rock, un po' un ritorno alle origini? «In realtà non ho mai abbandonato il rock, certo crescendo si affinano certi suoni, si percorrono nuovi terreni, nuove strade. I miei ultimi tre anni li ho fatti con una band jazz è vero, ma il rock è sempre lì, con il blues è la musica da cui sono nato. Sono molto contento di fare questo tour molto picchiato e intenso». Cambiare è rimanere vivi… «Io sono un musicista, nasco da una famiglia di musicisti,
il cambiamento è nel mio dna. Soprattutto quando a un certo punto notai che mi ritrovavo nella condizione di essere schiavo di quei 12-15 pezzi che mi avevano portato la fama. E poi sai, quando hai successo a venticinque anni nell'immaginario collettivo rimani quello per tutta la vita. Invecchiare spaventa, molti miei colleghi si affannano a tingersi i capelli, a rimanere magri, in forma, uguali alla loro immagine originaria. Io invece trovo sia giusto lasciare scorrere il tempo, essere se stessi in ogni stagione e lasciarsi crescere facendosi coinvolgere da progetti diversi, altre intuizioni, altri ambienti, e altri modi di fare musica».
In questo senso “Spostare l'orizzonte” è un'autobiografia che racconta del crescere? «Beh è stato piuttosto un raccontarmi. Ho voluto confrontarmi con Antonio G. D'Errico (che cofirma il libro ndr) perché è una persona molto diversa da me, quasi un mio opposto direi, e non è neanche un mio grande fan, oltre a non conoscere bene le mie produzioni. Insomma raccontandomi a lui, di riflesso, mi sono raccontato a tutti quelli che vogliono scoprirmi». Magari scoprire il Finardi di “Musica ribelle”. Oggi esiste una musica così? «Il problema è quello che fanno passare, c'è molta gente che scrive canzoni impegnate, interessanti, intelligenti, il problema è se te la fanno sentire. La nuova censura non t'impedisce di fare le cose il punto è che le fa sembrare ir-
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INFORMA rilevanti». Ma qual è il grande errore della nuova generazione? «Quello di essere troppo pochi, la generazione del ’68 era il baby boom, eravamo tantissimi, eravamo una parte rilevante della popolazione. Oggi l'Italia non è solo un paese per vecchi, ma soprattutto per scemi». Il testo di “Scuola” dice “quelli che han studiato e si son laureati, dopo tanti anni adesso... sono disoccupati”… «Il problema è il merito, l'Italia non è un Paese meritocratico. Vedi una signorina in tv e ti domandi come mai è lì. Tutto è sfalsato da atteggiamenti disonesti. Le raccomandazioni sono un atteggiamento disonesto». L’esibizione alla Scala di Milano è la location più emozionante della sua carriera? «E' stata un'esperienza unica. Mia madre è stata una cantante lirica che non è mai riuscita ed esibirsi alla Scala perché
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time out CATANIA JAZZ / Tris d’oro con Esperanza Spalding, Magoni e Spinetti e “Butch” Morris
Esperanza Spalding
non ci vedeva bene e non riusciva a seguire il direttore d'orchestra a causa delle luci negli occhi. 50 anni dopo su quel palco sono salito io al posto suo. E c'era mia madre a vedermi dal palco reale». Chi è il musicista moderno? «Un uomo di spettacolo che lavora tanto dal vivo. Il guadagno per quasi tutti è il live, non sono i dischi che ti fanno campare, a meno che tu non sia Baglioni o nella top ten dei musicisti che vendono». U i
La stagione 2010/2011 di Catania Jazz presenta per il prossimo mese ben tre appuntamenti molto importanti. A cominciare dall’attesissimo concerto di venerdì 1 aprile, al Metropolitan di Catania, di Esperanza Spalding, la giovane contrabbassista e cantante americana molto nota per il suo mix tra jazz, folk, world music e classica, una formula “perfetta” che le ha fatto vincere il Grammy 2011 per la categoria “Best new artist”. La Spalding, è in tour con il suo album “Chamber music society” e a maggio registrerà il nuovo lavoro “Radio music society”. Il 6 aprile, all’Auditorium Le Ciminiere, tornano Petra Magoni e Ferruccio Spinetti ovvero Musica Nuda, beniamini del pubblico siciliano con la loro formula voce/contrabbasso, per presentare il nuovo disco “Complici”. E giovedì 14 aprile arriva il musicista, compositore e direttore d’orchestra Lawrcence D.“Butch” Morris. A Catania, Morris – che ha firmato un contratto di collaborazione esclusiva di tre anni con Catania Jazz - si esibirà con la Catania Jazz Orchestra, orchestra giovanile formata da una diecina di elementi espressione del talento siciliano. Per la tappa di Catania, Butch applicherà la sua Conduction® alla Catania Jazz Orchestra, formata da: Seby Burgio, piano; Carmelo Venuto, contrabbasso; Alberto Amato, contrabbasso; Alessandro Borgia batteria; Emanuele Primavera batteria; Giuseppe Risiglione chitarra; Enzo Pafumi chitarra; Giuseppe Asero sax contralto; Cristiano Giardini sax tenore; Ivan Cammarata tromba. Anche questa serata sarà aperta da un giovane talento siciliano, la ventenne cantante avolese Beatrice Campisi, che sta lavorando al disco d’esordio prodotto da Catania Jazz.
V BONÀ CLUB/ L’esclusività e la buona tavola per gli universitari costano solo 8 euro
Il contesto è incantevole, la location altrettanto. V Bonà Club, è un’Associazione Culturale eno-gastronomica polifunzionale. Le sale nobiliari e la calorosa accoglienza della ottocentesca dimora Bonaccorsi-Villaroel, renderanno la vostra serata o il vostro evento indimenticabile grazie al design ricercato degli arredi, alla spaziosa terrazza esterna, ai sapori dei nostri piatti e dei buffet, ai gustosi e colorati aperitivi e all'immancabile selezione musicale. V Bonà non lascia nulla al caso, professionalità e cura per i dettagli sono gli ingredienti perfetti per rendere unica una serata in buona compagnia.Tutti i giorni proponiamo “Il brunch”. Viene servito generalmente tra le 12 e le 15 ed è composto da tutti gli elementi tipici di una colazione dolce, con l'aggiunta di carni fredde, salumi, formaggi, torte (dolci e salate) e frutta. Oggi il V Bonà club ha la possibilità di offrire servizi e programmazione eterogenei. La programmazione settimanale è così suddivisa. Pranzo, dal lunedì al venerdì (offre la possibilità di trascorrere la pausa pranzo gustando un buffet di eccellente qualità); aperitivo + dj set, dal mercoledì alla domenica, dalle 19.30 ha inizio il nostro aperitivo con buffet, accompagnato da ricercati percorsi sonori. Inoltre, essendo il V Bonà un'associazione culturale, si redige periodicamente una programmazione che prevede eventi artistici, musicali e percorsi enograstronomici. Infine si offre la possibilità di riservare il locale per eventi privati. Al V Bonà club, il vostro evento privato farà rimanere tutti a “bocca aperta”. Seguendo il club sul sito web (vbonaclub.com), si può ammirare la location e tenersi aggiornati sulla programmazione settimanale. È attiva la promozione studenti. Presentando il libretto universitario all'ingresso, è possibile pranzare con soli 8 euro. Il nostro buffet è tanto ricco quanto gustoso. EXTRA BUFFET FREE. Siamo lieti di accogliervi con gioia, cordialità e tanto stile. Vi aspettiamo! Comunicazione riservata ai soci: presenta all'ingresso il documento d'identità. V Bonà Club è in via Caff 38 a Catania, tel. 3387997998, e-mail info@vbonaclub.com.
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FUEGO LATINO / Pasqua a Siracusa con il nono Congreso Mundial de la Salsa
Si terrà dal 22 al 25 aprile all’Hotel fontane Bianche di Siracusa il nono Congreso Mundial de la Salsa, Sicilia salsa Congress 2011. L'evento internazionale, organizzato dall'Accademia de Baile Fuego latino di Catania, diretta dal campione del mondo di salsa Mirko Stefio, richiama ogni anno in Sicilia il meglio del mondo latinoamericano. Anche quest'anno saranno quattro giornate dedicate alla salsa, cubana e portoricana, ma anche alla rumba, all'hip-hop latino, all'afro, al mambo, alla bachata e al merengue, per una splendida “full immersion” fatta di musica, balli e tanto colore. All'interno del villaggio “caraibico” si svolgeranno svariati stage tenuti dai migliori artisti del mondo. Per informazioni e prenotazioni www.fuegolatino.it.
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INTERVISTA / Il duo De Rubertis - Contini sarà ai Mercati Generali di Catania il 9 aprile con Vivere negli anni X nuovo album della band. Che si è arricchita di Arno Engelhardt (pianoforte) e Paolo Mongardi (batteria), pur mantenendo lo stesso stile
IL GENIO
«Non temiamo il nostro passato Pop porno» di Riccardo Marra n’altra epoca. Quella ingiallita nelle fotografie delle polaroid. Quella dei tacchi a spillo, dei night club, delle camicie sagomate e del noir come sfondo sempre presente dei film. Il Genio, Gianluca De Rubertis e Alessandra Contini, nasce per essere la reincarnazione in musica degli Anni ‘70 europei, quelli di Je t’aime…moi non plus e del suo erotismo, dei polizieschi italiani, degli occhialoni neri e dello stilismo post-hippy. Il video del tormentone “Pop Porno” del 2008 era così: juke box, vecchia sala da biliardo, Alessandra che fa la gattina ballando, Gianluca il tenebroso viveur alla Serge Gainsbourg.
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Nel 2010, poi, il singolo Roberta è finito sul cd di “Romanzo Criminale”, raccolta collettiva di musiche ispirate alla serie tv sulla band della Magliana. Niente di più vintage. Poi ecco Vivere negli anni X, il secondo album de Il Genio pubblicato l’anno scorso per l’indipendente Disastro Records. Un disco che rimane in scia con lo stile Genio seppur con qualche cambiamento: intanto Arno Engelhardt (pianoforte) e Paolo Mongardi (batteria) a infoltire le fila, e poi un suono che abbandona l’elettropop per seguire strade più rock. Il Genio insomma è diventato un gruppo vero e proprio, sono lontani i tempi in cui si esibiva con il supporto di un I-pod per la basi ritmiche. La nuova versione “band” la
scopriremo a Catania nel tour che li porta ai Mercati Generali il 9 aprile. Nell’attesa Universitinforma ha intervistato Gianluca De Rubertis. Gianluca, partiamo dal titolo del vostro nuovo album. Come si vive negli anni X? «Come sempre si è fatto, lasciando che le sostanze nutritive transitino attraverso lo stomaco. E bevendo acqua, naturaliter». C’è uno spunto da cui siete partiti per questo secondo episodio? «Questo disco era in programma. Ma assolutamente non abbiamo ceduto al mero calcolo. È semplicemente un disco costruito con maggiore calma, con una certa rilassatezza. Gli spunti per noi sono i soliti: l’intuito innanzitutto».
Temevate la prova del dopo Pop Porno? Quella canzone è stata un vero boom, ha spopolato anche in tv… «E ti pare che si possa avere paura di questo? Temevo molto di più certe occhiate dei miei quando la combinavo grossa». L’elettropop e i suoi suoni sono steccati che volete superare? «Non ci mettiamo mica a tavolino per discutere che tipo di disco vorremmo fare! La presenza di Paolo Mongardi alla batteria è ormai stabile e costituisce un tassello portante del nostro suono. Tutto qua, nel primo disco, mancando lui, era l’elettronica a darci un costante sostegno ritmico». È solo una sensazione o per questo nuovo album avete lavorato moltissimo sugli arrangiamenti, enza lasciare nulla
INFORMA al caso, insomma? «Si, almeno così mi pare. Come ti ho detto abbiamo avuto modo di dedicarci, più e meglio, all’intera lavorazione». Qual è la qualità migliore di Alessandra Contini, tua compagna di viaggio? «Ce ne sono molte. Ma quella più pertinente a questa intervista è il suo talento musicale, intuitivo e fresco». Vintage, nostalgia, foto ingiallite. Il lato estetico e concettuale quanto è importante per il progetto Il Genio? «L’involucro è chiaramente importante, in tutto, anche nei prodotti farmaceutici. Per un gruppo pop l’immagine è decisiva. Ma viaggiamo verso l’iconoclastia». Quello de Il Genio è un amore noir. Hai un modello letterario specifico per i testi? «Nessun modello, ma una immensa ammirazione per Dostoevskij». Avete pubblicato l’ultimo disco con l’etichetta indipendente Disastro Records. Perché non è continuato il vostro rapporto con la Universal? «Avevamo finito i preservativi». In un’intervista hai detto che a Milano si respira un’aria terribile. Perché? E ti viene mai voglia di tornare in pianta stabile in Salento? «Forse hai frainteso. Parlavo dell’aria in quanto ossigeno,
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27 biochimica. La musica non langue, e ci sono molte eccellenze umane nel campo. La pianta stabile non m’attrae più di tanto, il Salento è il sud, mio adorato sud privato in cui il sole mi ustiona e mi fa martire». Dieci anni di web, dieci anni di downloading. Il musicista oggi dev’essere camaleontico per sopravvivere? «Non credo, dovrebbero esserlo invece i discografici. Sono loro che fanno gli accordi commerciali con le piattaforme telematiche». Avete partecipato con il brano “Roberta” al cd Romanzo Criminale. Qual è la tua opinione sulla polemica, l’ennesima, sul fatto che una serie come Romanzo Criminale possa essere da cattivo esempio per i più giovani? «Ci si preoccupa di serie televisive come “Romanzo Criminale”, ma il potere seriale e demoralizzante di tanta televisione è di gran lunga superiore. I peggiori sono i programmi travestiti da delubri culturali». La politica ti appassiona? Stiamo toccando davvero il punto più basso? «Qui mi pare che si sia andati in secca da anni, forse da sempre». Ultima curiosità, si rivedranno mai gli StudioDavoli? «Noi speriamo di rivederci sempre, non fosse altro che per un saluto. Fare un terzo disco? Chissà». U i
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MERCATI GENERALI / A fine mese Junior Kelly e live set di Shanti Roots dei Vienna Scientists
Musica per tutti i gusti ai Mercati Generali di Catania. Sabato 19 marzo “HouseRepublic Showcase” con il live dei The Clover e i dj set di Gianluca Fucile, Salvo Castelli, Luigi Aprile e vj Mira. Sabato 26 marzo serata “Housenation” con i dj set di Fernando Gioeni, Marco Vallacqua, Toti Coco e vj Junior Kelly Russosky. Il 30 marzo salirà sul palco dei Mercati “Junior Kelly” che, grazie al successo del singolo Love So Nice, costruito sulla linea di basso di Stir it up di Bob Marley, si è imposto all’attenzione del grande pubblico nel 1995. Si dice che l’artista, recentemente rientrato da un tour che lo ha visto nei Caraibi, negli Usa e in Europa, viva la sua dimensione più consona durante i live in cui da il meglio di se stesso, regalando una grande energia ai suoi fan. Sabato 2 aprile sarà tempo per il live set di “Shanti Roots”, fondatore dei Vienna Scientists, uno dei più longevi e rispettati esempi di New Skool Elettronica riuscita a resistere al tempo. La serata continuerà con il dj set di Francesco Samperi e vj Russosky. Il 9 aprile il concerto de “I Geni” sarà seguito dal dj set di Alessio Destro, Enzo Bauso, Vicky Firetto e vj Russosky.
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BARBARA DISCO LAB / Rocktherapy tra “vecchie” crew e nuove proposte live
Continua la programmazione al Barbara Disco Lab di Catania delle serate Rocktherapy. Venerdì 18 marzo la serata sarà dedicata alla presentazione del nuovo ep di Wilda e i dj set di Dr Save, Abdel e Miss Apple. Ci sarà anche uno dei gruppi più cool dello stivale: Roddy&Pierodread lead voice del gruppo Franziska. Alle loro spalle Franziska Sound Crew il sound resident del Leoncavallo di Milano, Bushkillah sound, mentre ai piatti dvd e microfono ci saranno Glooka aka The Mad G, personaggi storici del movimento Reggae italiano. La serata continuerà con la musica di Vulkanu Crew, Sicily Rebellious, La Famiglia e i visual di Zulu Gang. Il 25 marzo live di Gurubanana, un ottimo esempio di creatività, mestiere e giusto lessico; la serata continuerà con i dj set di Dr Save, Paolo Mei, Kirlian e la black music di No Fake Beats, The Lycans; Vj Zulu Gang. L’1 aprile ci saranno i Bar Noir, quartetto romano che coniuga forti sonorità in bilico tra post rock e post hardcore con un recitato estremamente evocativo. Il dj set sarà quello di Dr Save, Nuccio Giuffrida, Abdel e, ancora, Sikness, Kalafro Sound, La Famiglia, Vulkanu Crew e Sicily Rebellious; visual Zulu Gang.
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INTERVISTA / Il cantautore di Scicli, che ha da poco pubblicato la collezione di ballate folk Just for you, not for all, parla del suo percorso artistico. E definisce «di respiro mitteleuropeo» il suo ultimo lavoro, concepito in Sicilia in inglese e francese di Riccardo Marra ato a Scicli, di base a Siracusa, William Wilson è un cantautore siciliano ma con radici musicali tutt’altro che locali. Prendi il suo disco Just For You, Not For All, uscito di recente per la Seahorse Recordings di Paolo Messere, è una collezione di ballate folk che omaggiano Tim Buckley, i Piano Magic ma anche lo scrittore Gregory Corso e Boris Vian. Wilson canta in inglese, in francese, interpreta pezzi altrui, impasta qualcosa tutta sua. Il risultato è un album dal sapore antico, tagliato folk con eco americani in cui a spiccare sono le doti vocali e la delicatezza dei suoni. William Wilson, partiamo da questo pseudonimo… «Beh, il nome ha un suono molto gradevole e musicale, e dato che il mio vero nome è William e il mio scrittore preferito è Edgar Allan Poe, è stato semplice scegliere Wilson come pseudonimo. Sono letteralmente perseguitato da Edgar Allan Poe, totalmente rapito dalle sue parole, dai suoi racconti, uno dei quali, William Wilson appunto, è l’emblema della natura umana». “Just For You, Not For All” è un disco molto americano nei suoni… «Più che americano, direi che ha un respiro decisamente mitteleuropeo, o comunque, non prettamente Italiano. I brani nascono spesso da spunti relativi a letture più o meno interessanti, ma che in qualche modo hanno influenzato il mio alter ego artistico a tal punto da creare una canzone». Dentro all’album ci sono molti riferimenti. Sono i tuoi punti di riferimento? «Senz’altro. Ma Tim e Jeff Buckley, così come Nick Drake, Joni Mitchell, Elliott Smith e un po’ tutti i folk singer sensibili al romanticismo, anche nero per quanto mi riguarda, sono stati e sempre saranno valide fonti di ispirazione. Ah, ci tengo a sottolineare che Bob Dylan non è tra le mie fonti
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WILLIAM WILSON
«Ho un dna metal rock» d’ispirazione». C’è Sicilia nella tua musica? «C'è Sicilia soltanto per quanto riguarda l’ambiente all’interno del quale è stato concepito il disco, vale a dire le colline e le valli della provincia di Ragusa. Un luogo magico e senza tempo, il mitico “Indigeno Studio” di Jorge Blengino. Direi che c’è più Sud-America che Sicilia nella mia musica, almeno per quanto riguarda questo disco». E Siracusa? «Siracusa è una città splendida con una storia incredibile alle spalle. E la musica non è da meno. Non mancano certo i gruppi rock o i cantautori bravi e validi, ma ciò che manca è l’unione che, di solito, dovrebbe fare la forza. Qui, il distacco fra le varie formazioni raf-
forza singolarmente l’enorme ego di ognuno di noi, ma affievolisce nettamente le possibilità di creare una scena che possa essere valida e coesa a livello nazionale ed internazionale». Nel disco canti in inglese e francese. Sono lingue con le quali riesci a esprimerti al 100%? «Per quanto riguarda l’inglese, posso tranquillamente affermare che sia la lingua più efficace per esprimere emozioni in musica. Il francese è stato un vero e proprio esperimento e non credo di ripeterlo in futuro. Non ho mai provato a scrivere in Italiano, e non credo di esserne capace, risulterei banale e la lingua italiana è troppo bella per essere rovinata». Oltre il folk, tu vieni dal metal. Come convivono le due anime? «Il metal e il rock in generale,
sono sempre stati nel mio Dna. Probabilmente proprio tutto questo metal mi ha indotto a calmare le acque registrando un disco interamente acustico. Anche se l’obiettivo principale era quello di sfruttare al massimo le mie doti vocali, e sicuramente nella musica rock o metal che sia, difficilmente emerge la voce, sommersa dal suono assordante degli altri strumenti. Diciamo che “Uno, Nessuno, Centomila” di Luigi Pirandello potrebbe essere la risposta alla tua domanda». Qual è il futuro di William Wilson? Progetti? «Ancora promozione del disco, qualche live in giro per l’Italia, e dopodiché un nuovo disco al quale sto lavorando. Spero entro il 2011, ma è tutto un work in progress ed è molto probabile che, data la natura del progetto, il lavoro slitti al 2012». U i
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INTERVISTA / Il musicista vittoriese, ex enfant prodige che ha calcato i più importanti palcoscenici del mondo con il suo sassofono, proclamato ambasciatore della musica jazz italiana nel mondo, il 24 marzo suonerà per il pubblico catanese al Teatro Piscator di Riccardo Marra a appena 21 anni e già una montagna di cartoline di musica da scrivere. Francesco Cafiso ha iniziato la sua carriera di jazzman che ancora era un bambino. Il modo in cui suonava il sax stupì tutti con quella sua capacità di farsi largo nel mondo dei grandi nonostante la faccia pulita e la provenienza dal profondo sud, Vittoria. Dalla provincia di Ragusa, Francesco, ha raggiunto il mondo: Europa, Brasile, Cina. Negli Usa si è esibito al Lincoln Center, al Birdland, al Dizzy’s Club Coca Cola, al BB King, tutti prestigiosi club di New York, portando la musica italiana come stendardo. Nel 2009 ecco la sua definitiva consacrazione: la fondazione Umbria Jazz lo ha proclamato “Ambasciatore della musica jazz italiana nel mondo”. Una medaglia solo per pochi. Francesco, che concerto sarà quello del 24 marzo al Teatro Piscator di Catania? «Sarà un bel concerto, ne sono sicuro. La band si chiama Francesco Cafiso “Standards”. È un nuovo progetto che si realizza nell’esecuzione dei più bei standards della tradizione americana. I musicisti, tutti grandi artisti scelti apposta, mi aiuteranno a rivisitarli alla mia maniera. Al pianoforte ci sarà Paolo Birro, al contrabbasso Marco Micheli e alla batteria Francesco Sotgiu». Hai iniziato prestissimo a suonare, a che punto è la tua carriera? «La mia carriera è ancora tutta in divenire. Sono sicuro che il futuro mi riserva ancora grandi esperienze non meno importanti di quelle che ho già fatto. Ora sto ricercando la raffinatezza e la sto trovando proprio nella tradizione che, anche se qualcuno non sarà d’accordo perché convinto che il futuro è nell’elettronica, riserva ancora tanti aspetti interessanti». Il jazz è un linguaggio? «Il jazz è lo strumento migliore nelle mani del musicista per esprimere ciò che sente e ciò che ha dentro. Il pittore produce emozioni attraverso i colori, il poeta attraverso le parole, io lo faccio con le note. Lo scopo
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FRANCESCO CAFISO
«La mia musica profuma di Sicilia» è identico per tutti: arrivare al cuore delle persone e dare un messaggio positivo. Mi piace che la gente dopo il concerto vada a casa contenta. Il jazz non morirà mai, o solo quando si vorrà ricercare la novità ad ogni costo e si propineranno “rumori” facendoli passare per musica. Il jazz richiede onestà e sincerità artistica». L’anno scorso ti sei esibito in Cina, raccontaci… «È stata una bella esperienza a contatto con un pubblico che ci ha guardati come “marziani”. In effetti in Cina il jazz è stato bandito per 50 anni. Moltissimi lo hanno ascoltato proprio in quell’occasione per la prima volta. Spero che siano stati coinvolti emotivamente. Sarebbe interessante se si aprisse un importante mercato
del jazz in una nazione così grande». Altra cartolina: l’America e la tua partecipazione ai festeggiamenti per Obama presidente… «Ho vissuto con molta emozione quell’esperienza. Tra molti anni potrò dire: io c’ero. Ho percepito quanto fosse importante quell’evento non solo per gli americani ma anche per tutto il resto del mondo. A Washington mi sono sentito come in famiglia, si respirava un’aria di festa. La musica poi è stata la padrona di tutto. Dopo il concerto sono andato in un piccolissimo locale dove ho suonato con i musicisti della Lincoln Center Orchestra e Wynton Marsalis fino all’alba e non dimenticherò mai quei momenti. Ho pensato che sessant’anni fa quello era il modo normale per i musicisti jazz di
passare le fredde notti d’inverno, e questo mi ha molto emozionato». Il tuo rapporto col Sax è mutato col tempo? «In nostro è un rapporto viscerale. Credo che sia un rapporto molto più intenso di quello che si realizza tra due persone. Il tempo non lo cambia assolutamente, anzi non fa altro che aumentare il legame e la conoscenza dello strumento». Un tuo brano si chiama Scent of Sicily. Qual è questo profumo? «La Sicilia è sempre presente nella mia musica perché è la mia terra. Ci sono nato e la amo nonostante le sue contraddizioni. Credo che ogni artista non debba mai dimenticare le proprie radici. Questa terra offre tantissimo e merita di essere più apprezzata». U i
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INTERVISTA / Tazio Iacobacci espone la filofofia dei Feldmann, fino a ieri un duo condiviso con Massimo Ferrarotto, oggi un trio esteso a Anna Balistreri. A cavallo fra tutte le radici della musica americana. la band suonerà il 27 marzo alla Chiave
Massimo Ferrarotto e Tazio Iacobacci dei Feldmann
«Siamo il ponte immaginario col blues» di Riccardo Marra atania e il blues. Due mondi apparentemente lontani ma che, invece, vanno a braccetto. Perché anche tra le strade laviche della città si sente il richiamo del lamento, il rintocco di una musica dolente ispirata dalla naturale oscurità della città. I Feldmann da Catania fanno blues, Tazio Iacobacci e Massimo Ferrarotto (impossibile contare i tanti progetti dei due musicisti catanesi), lo hanno “sposato” con due dischi come “Watering trees” e “Imaginary bridge” e con un terzo che sta per arrivare. Nell’attesa, mostreranno la nuova formazione a 3 (con Anna Balistreri) alla Chiave il 27 marzo. Tazio, a quando il nuovo disco dei Feldmann? «Dovremmo riuscire a farlo per l’autunno. Stiamo lavorando alle nuove canzoni. Verrà registrato allo Zen Arcade e probabilmente avremo ancora con noi Hugo Race come produttore artistico; dobbiamo riuscire a conciliare i rispettivi impegni, ma la voglia reciproca di farlo assieme c’è! Uscirà per la Macaco Records con la benedizione dell’Arsenale». Ci siete anche voi dentro al-
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l’Arsenale? «Sì, stiamo cercando di creare qui tutto ciò che non abbiamo mai avuto e cioè le strutture e i servizi per la cultura. E’ un’operazione ambiziosa e ardua ma credo che sia arrivato il momento di mettere assieme le forze e cercare di cambiare le cose. Siamo già un gruppo numeroso sparso per le province siciliane, tutti con tanta voglia di fare. Al momento ci sono diverse iniziative in cantiere e ne sentiremo parlare presto. Abbiamo un sito web che è www.larsenale.org, e un gruppo su Facebook. Per chi voglia saperne di più, basta bussare!». Il nuovo disco terrà la strada battuta da “Imaginary Bridge”? «Le canzoni questa volta vogliono essere “vestite” ancora di più in acustico e fino ad ora, nei provini, non abbiamo sentito l'esigenza di avere una “batteria” nel senso classico del termine. La ritmica è più un gioco di percussioni e rumoristica varia. Il grosso dei pezzi che finora abbiamo sono intrisi di blues e folk in perfetto stile Feldmann... inoltre la nostra line-up si è allargata con l'inserimento di Anna Balestrieri al piano, tastiere, percussioni e voce e ne siamo pa-
recchio contenti!». A proposito di “ponti immaginari”. La Sicilia, quanto è lontana ancora dall'Europa? «Considerando che anche l'Italia sembra non essere poi cosi tanto “vicino” all'Europa direi che di strada ancora ne dobbiamo fare tanta. Partiamo in svantaggio rispetto al Nord ma, a parte le questioni logistiche e la minore capacità che abbiamo di “aggregarci” e organizzarci, devo dirti che ho sempre pensato che il Sud ha una creatività e un fermento che non trovo nel resto d'Italia. Ci mancano le modalità del fare, ma di sicuro non le idee». Perché i Feldmann scelgono il blues? «Personalmente io sento il blues come un lamento sporco e maledettamente attraente. Lo sento come la madre delle musiche moderne. E alla mamma non si può che voler bene. Mi piace l'estetica del blues, il suo essere ripetitivo. Ed è incredibilmente terapeutico. Ascolta qualche brano di Blind Willie Johnson, trovi esattamente la risposta alla tua domanda». Tu e Ferrarotto. Cosa vi lega? «Il fatto di non sapere suonare. Inoltre siamo due fottuti romantici che non si sono mai arresi all'idea di voler fare della musica, nonostante le diffi-
coltà di chi per poter suonare deve necessariamente avere un'altro lavoro. Inoltre siamo tutti e due maledettamente timidi nel momento in cui imbracciamo la chitarra. L’esatto contrario dell'approccio che si dovrebbe avere sul palco. Insomma un mix perfetto». Chi è il musicista moderno? «Con il digitale il cambiamento è stato grosso, ha dato la possibilità a molti di fare musica nella propria stanzetta con un range di possibilità sonore immenso. A volte è vero che avere questa gigantesca tela può tornarti contro perché viene voglia di metterci dentro tutti i colori. Però sono a favore delle nuove tecnologie perché penso sia meglio avere più possibilità per potersi esprimere. Anche i musicisti sono “cambiati” con gli strumenti moderni, ma è una cosa fisiologica. Per quanto riguarda i canali di distribuzione sono a favore del download digitale perché dà la possibilità a tutti di conoscere nuove musiche. Avrà un po’… ucciso la discografia ma resto convinto della democrazia di questi strumenti». La band catanese sul web www.feldmannsound.com e www.myspace.com/feldmannsound. U i
DOMENICA 20 MARZO 2011
ORE
18,00
INAUGURAZIONE
BIBLIOTECA
ATTIVITÀ Biblioteca multilingue, letture, danze, musica, teatro
LABORATORI Teatro Multilingue, Uso della Voce, Comunicazione non Verbale, Danza Orientale
LINGUE spagnolo, arabo, inglese, persiano, turco
YOUTH IN ACTION PROGRAMME
095 0935079
15/03/11
AL
31/03/11
6 mesi € 89,00
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«Guardiamo la vita con stupore» di Oriana Mazzola olti li conoscevano come Famelika, ma il trio palermitano composto da Antonio Di Martino, Giusto Correnti e Simona Norato ha deciso di cambiare il proprio nome in “Dimartino”, dal cognome del leader del gruppo nonché autore dei testi. Il loro primo album, Cara maestra abbiamo perso, rappresenta la consapevolezza di essere cresciuti ma anche la voglia di guardare ancora il mondo con stupore. Dimartino fanno dimenticare di essere adulti e regalano l’impressione di vivere in un mondo fantastico o di avere fatto un salto in un racconto adolescenziale. Universitinforma ha incontrato Antonio Di Martino, leader del gruppo. Quanto Antonio c’è in “Di Martino” e quanto “Di Martino” c’è nella vita di Antonio? «In Dimartino c’è la vita di Antonio, ma anche di Simona e Giusto, con cui ho registrato Cara maestra abbiamo perso, un disco importante per la mia vita e la mia felicità». Nella scrittura dei testi hai mai avuto difficoltà ad affrontare un argomento? «Quando avevo 17 anni, con i Famelika, ho sentito l’esigenza di parlare apertamente di mafia, facendo riferimento a persone molto vicine alla realtà di Misilmeri, paese in cui vivo tuttora. Ho capito più tardi la mia ingenuità e nello stesso tempo l’inconsapevolezza di scrivere di un argomento triste e importante che è facile banalizzare con una
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DIMARTINO / Cara maestra abbiamo perso è il primo album del trio palermitano che racconta le disillusioni della maturità canzone». Spesso gli artisti vengono criticati perché parlano di politica. Avete deciso di tenervi lontano da ogni schieramento, per paura o per scelta? «Nessuno di noi tre è schierato politicamente. Oggi si è perso del tutto il valore del pensiero personale, ci vogliono abituare alla prepotenza dell’opinione dominante. Io non ho voglia di farmi portavoce delle scelte di nessuno dei politici che attualmente siedono in Parlamento». Nei tuoi pezzi sei capace di dipin-
gere le immagini più fantasiose, ma quando eri un bambino come vedevi il mondo? «A dire il vero, non ho ancora cambiato punto di vista. Mi piace guardare tutto come se avessi otto anni. Penso che sprofondare nella maturità come se questa portasse alla verità sia la più grande bugia dell’epoca contemporanea». In questo album la Sicilia ha una connotazione positiva, quanta sicilianità c’è della vostra musica? «Il luogo in cui nasci non lo scegli, quello che scegli è dove e
con chi trascorrerai il tempo a tua disposizione. La nostra idea, che è alla base della nascita di Arsenale (il progetto di cui abbiamo già parlato su Universitinforma, ndr), è che se siamo nati qui possiamo anche scegliere di viverci e di farci musica, non siamo obbligati alla scelta del migrante». Perché La ballata della moda di Luigi Tenco nel vostro album? «Tenco rappresenta uno dei perdenti (se l’ipotesi del suicidio fosse vera) e quindi si lega perfettamente con l’idea della sconfitta che unisce le canzoni di Cara maestra abbiamo perso. La ballata della moda è il testamento di Tenco e, secondo me, è più attuale di qualsiasi canzone scritta negli ultimi dieci anni». A quest’album hanno collaborato Cesare Basile e Vasco Brondi. Quanto hanno arricchito il vostro lavoro e perché hai scelto di coinvolgerli? «Avevamo voglia di avere un punto di vista esterno, cercavamo un produttore artistico. Cesare era uno dei cantautori italiani che più mi aveva colpito e condividevo con Simona e Giusto la stessa voglia di poterci lavorare. Un anno fa lo incontrammo in un locale milanese, lui ascoltò il concerto e iniziammo collaborare. Vasco lo incontrai alle selezioni del Premio Tenco un paio di anni fa, lo sentii suonare e rimasi impressionato dalla valanga di parole che mi arrivarono addosso. Siamo amici e mi piaceva l’idea che cantasse Parto insieme a me». U i
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INFORMA
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In arrivo lo smartphone con due CERVELLI
rriverà presto anche in Italia il p otentissimo Optimus Dual di Lg, il primo smartphone con sistema operativo Android a montare il processore Nvidia Tegra 2 dual core da 1 GHz. Piccolo e sottile, Lg Optimus Dual sfrutta l’ultima versione di Android, la 2.3 denominata Gingerbread. Ha uno schermo da 4 pollici con supporto multitouch e risoluzione 480x800 pixel. Il display è realizzato con tecnologia High Sensitive Touch per renderlo ancora più performante e reattivo al tocco. La memoria interna è abbastanza generosa, infatti l’Optmus Dual è dotato di 8 Gb di memoria, ulteriormente espandibili con schede di memoria di tipo microSD fino a 32 Gb di capacità. Optimus Dual, nome con cui l’ultimo nato in casa Lg è stato battezzato per il mercato italiano e che nel resto del mondo è chiamato Optimus 2X, integra due fotocamere, una principale con sensore da 8 megapixel che permettere l’acquisizione di video in Full HD ossia a 1080p, e una secondaria da 1,3 megapixel da sfruttare per le videochiamate. Proprio il versante del Full Hd presenta un aspetto interessante: l’Optimus Dual ha un’uscita Hdmi tramite la quale si può mettere in comunicazione il telefono con un televisore Full Hd, per guardare video e filmati. Inoltre la funzione
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Lg Optimus Dual è il primo telefono con sistema Android a montare il processore Nvidia Tegra 2 che assicura un ottimo multitasking, la migliore esperienza web mobile e videogame di qualità analoga alle console Hdmi Mirroring replica esattamente la schermata del telefono sullo schermo della tv e permette di navigare sul web, sfogliare le foto e giocare tramite il collegamento con il cavo ad alta definizione. Optimus Dual integra la tecnologia Dlna, che garantisce la compatibilità con i televisori e i dispositivi audio/video di nuova generazione. Dotato di A-Gps e bussola digitale, Bluetooth 2.1 (EDR, A2DP), Wi-Fi 802.11b/g/n, microUsb 2.0, jack audio da 3,5 mm, accelerometro, prossimità e giroscopio, Lg Optimus Dual è
Specifiche tecniche Sistema Operativo: Android Memoria: 8Gb espandibile a 32 Gb Schermo: touchscreen capacitivo da 4 pollici, 480x800 pixel Connettività: Quad-Band, HSDPA 7.2, HSUPA 5.7, Bluetooth 2.1 EDR, Wi-Fi b/g/n, Gps Fotocamera: 8 megapixel, video 1080p Batteria: 1500 mAh
un telefono dalle grandi capacità. La sua batteria agli ioni di litio da 1500 mAh offre una notevole autonomia. Requisito fondamentale, viste le elevate prestazioni che permettono a questo telefono di gestire applicazioni di grande potenza, navigare sul Web in modo veloce e un notevole livello di multitasking. Per quanto riguarda la connettività Lg Optimus Dual offre il massimo delle prestazioni grazie all’Hsdpa 7.2 Mbps, l’Hsupa 5.7 e il Wi-Fi b/g/n. La funzione On Screen Phone permette di gestire in modo ottimale il telefono replicando il display direttamente sullo schermo del pc. Inoltre, la funzione Drag and Drop consente di copiare file all’interno del dispositivo mobile semplicemente trascinandoli dal desktop del pc all’interno del display del telefono. Una curiosità: al Ces (Consumer Electronics Show) di gennaio, Lg Optimus Dual è stato protagonista della conferenza stampa di Nvidia durante la quale è stato mostrato come sia possibile giocare a Dungeon Defenders, gioco di ruolo online tridimensionale, direttamente sullo smartphone. Un’ottima dimostrazione delle capacità dello smatphone, in grado di gestire giochi online e applicazioni multimediali a cui si accede normalmente solo tramite computer. U i
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NARRATIVA / People from Ikea. Storie della generazione componibile è una raccolta di trenta racconti in cui l’autore Andrea Puglisi disegna uno spaccato della società moderna alle prese col colosso svedese
Nulla è per sempre, tutto si rottama Il lato divertente della precarietà di Emanuele Brunetto arzo 2011 verrà ricordato a Catania per un evento che ha assunto i contorni di una vera e propria “rivoluzione”, ovvero l’inaugurazione del tanto atteso store IKEA. Il colosso svedese dell’arredamento ha letteralmente stravolto il modo di concepire l’ambiente casa, tanto da stimolare dibattiti e pubblicazioni. Fra queste ultime il nuovissimo “People from IKEA”, una raccolta di 30 racconti ad opera di Andrea Pugliese che, dopo aver trascorso ben tre mesi all’interno di un punto vendita IKEA di Roma, è riuscito a mettere nero su bianco le sensazioni più diffuse fra quanti frequentano i negozi del mobile più famosi del mondo. “People from Ikea” verrà presentato a La Feltrinelli di Catania giorno 30 marzo, e proprio in vista della presentazione Universitinforma ha sentito l’autore del volume. Innanzitutto, come nasce l’idea di concentrarsi su una multinazionale come IKEA e perché proprio IKEA? «Andando, come molti, in IKEA, ho colto come lì si intrecciassero le storie di persone appartenenti a ogni classe sociale. Ci vanno tutti. E spesso lo fanno in coincidenza di matrimoni, divorzi, nascite, lutti, trasferimenti, tutte transizioni significative, spesso desiderate ma anche sovente subite. C’è, insomma, molto da raccontare e parecchi spunti per provare a capire la nostra contemporaneità». Nel suo volume, qual è il confine fra “narrativa” e “indagine sociale”? «Il confine è sottile ma chiaro. Non ho voluto fare un libro di interviste anche se avrei potuto. E la saggistica mi annoia, mi pare spesso fiction mascherata. Ogni racconto del libro è il distillato di decine di storie, di parole ascoltate, di intuizioni avute nelle settima-
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Andrea Pugliese. L’autore di People from Ikea sarà alla Feltrinelli di Catania mercoledì 30 marzo, per presentare il suo libro.
ne passate lì. Poi c’è la mia curiosità sui percorsi che le persone con la matitina in mano compivano lì dentro. Ho voluto raccontare come le esistenze di molti siano sempre più precarie e, paradossalmente, si cominci a temere il tempo indeterminato in quanto zavorra rispetto alla possibilità di cambiare vita. IKEA ha perfettamente colto questo aspetto e lo ha applicato ai complementi d’arredo». All’interno dei racconti c’è interazione fra le persone o la narrazione inizia e finisce nel rapporto fra uomo e oggetto? «Gli oggetti sono solo pretesti narrativi. Mi interessava indagare nei percorsi personali di chi magari vent’anni fa ballava “People from Ibiza” e ora si ritrova nella “People from IKEA” con una vita componi-
bile fatta di pezzi di lavori, pezzi di relazioni, residenze temporanee sparpagliate sulla carta geografica. In alcune storie l’oggetto è il perno della narrazione, in altre solo un muto comprimario. Il protagonista cambia sempre: può essere uomo d’affari, immigrato, bambina, ma anche acaro della polvere, coppia innamorata, vecchio marinaio o killer psicopatico». Nelle tante tipologie di clienti da lei analizzate ha riscontrato un minimo comune multiplo? «Sì, nonostante io fossi lì, coi miei 90 chili, seduto su una SKRUVSTA a rotelle rivestita in tessuto IDHULT bianco e posassi il mio portatile su un VIKA LARI in alluminio e vetro, nessuno mi vedeva perché non ero sul catalogo. Le persone arrivano lì con idee
precise nella testa e inseguono la realizzazione di scenografie che hanno pianificato accuratamente. È sbalorditivo.» Completato il lavoro, è riuscito a delineare un profilo definitivo di questa cosiddetta “Generazione IKEA”? «Come già accennato, in IKEA vanno tutti. L’intuizione di IKEA è di far leva sul desiderio di mettere ordine nella propria vita, almeno esteriore, e di farlo a basso costo. Nessuno più crede nel valore simbolico del “salotto buono” o della libreria in legno massiccio. I mobili passano perché passano i matrimoni, cambiano le residenze e a un trasloco si preferisce la rottamazione (anche dei ricordi) con poi l’emozione che si ha nel ricomprarsi tutto da capo». Crede che il successo di IKEA sia dettato dalla politica dei prezzi o c’è dell’altro dietro? «I prezzi non credo siano poi così spudoratamente bassi. No, loro vincono perché tutto è progettato per dare sensazioni positive, risolvere problemi, semplificare la vita. Fanno credere a tutti di poter accedere al design. Sono attenti a ogni tipologia di clientela: famiglie, single, coppie etero, coppie omo, eccetera. In quanti altri posti si possono trovare i fasciatoi per cambiare i pannolini anche nel bagno degli uomini? E assicuro che servono assai». Una piccola curiosità conclusiva: in tre mesi trascorsi dentro uno store IKEA, è finito per acquistare qualcosa, divenendo magari soggetto di un trentunesimo racconto? «Lo confesso: sì. Ogni tanto portavo anche mia moglie, che bighellonava per 2 o 3 ore nel punto vendita, magari si leggeva un libro sui divanetti al bar. Con lei il patto era che non dovesse acquistare nulla ma anche che fino a 30 euro non si trattasse di “acquisto” ma di semplice “passatempo”». U i
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ROMANZO / Una relazione tumultuosa tra Fernanda, siciliana emigrata nel capoluogo lombardo, e Giorgio, egoista rampollo viziato di una famiglia bene, nella cornice di una frivola Milano
Amore senza sentimentalismi tra amplessi, aperitivi e falafel di Benedetta Motta motiva, espansiva e timida allo stesso tempo. È lei, la nostra conterranea Francesca Colosi, la nuova eroina di migliaia di donne vessate da una vita sentimentale tortuosa alla ricerca di supporto morale e riscatto. Paziente docente, fantasiosa scrittrice, inguaribile viaggiatrice, reporter di terre e sensazioni e oggi finalista per le selezioni del Premio Bancarellino 2011 (letteratura per ragazzi) con il suo “Fratelli e sorelle”, edito da B. Mondadori. Dopo storie per ragazzi, guide turistiche e reportage, si rivela una nuova promessa del panorama italiano con il frizzante romanzo “Tutto è perduto fuorché l’amore” (Cairo Edit), storia di un amore malato e di amicizie vere nella società contemporanea della Milano editoriale, dove adesso vive. Ci dedica del tempo e quando si congeda, si augura di tornare presto in Sicilia per “mangiare una granita come si deve, melanzane vere e nuotare”. Com’è la tua quotidianità Francesca? «Mi alzo prestissimo la mattina, viaggio per andare a scuola e durante il tragitto, leggo. Insegno in un istituto noto per accogliere un’utenza difficile. Nel pomeriggio e nei week-end mi dedico esclusivamente alla scrittura. La sera, fino a qualche mese fa, uscivo spesso; ora invecchio e mi stanco, così resto a casa a vedere film: Rohmer e la commedia francese di Lelouch o Resnais. Non ho fidanzati da anni e sono convinta che lo stato da single porti più qualità alla vita rispetto alle relazioni». Anche la protagonista femminile, Fernanda, insegna. Tu quale disciplina? «Io insegno inglese ma lavoro anche come docente di
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italiano per stranieri. Fernanda è un pò Francesca, solo un po’… è la donna che stimo quando molla un uomo che le procura dolore, ma che mi irrita quando piange perché ha predicato bene e poi razzolato male. Detesto l’atteggiamento della donna che non è sincera con se stessa, che non vuole guardare in faccia la realtà delle cose. Fernanda ha lo scopo di innervosire il lettore, Giorgio di infastidirlo regalando anche un sorriso». “Quello dell’insegnante è un lavoro nobile” afferma Fernanda poco convinta… (pag 177). Rispecchia anche il tuo pensiero? «Non discuto della condizione della scuola, ma vi dico cosa penso sulla condizione
dei giovani: non si emozionano più e questo mi fa male». Il rapporto della protagonista con Giorgio è di amoreodio, me-ne-fregoeppure-lo-adoro… Fregarsene è una parola d’ordine usata come autodifesa? «Il fregarsene l’ho provato quando avevo un fidanzato importante, dolce, buono, coltissimo. Non lo amavo e mi dicevo tutti i giorni: fregatene della passione mancante, tieni il buono di lui. Ecco, Fernanda è un melange. Uno come Giorgio è durato un paio di mesi, ma conosco donne che stanno ad aspettare uomini sposati per anni. Aspettare una vita no: bisogna volersi bene. Poi ci sono dei casi, rari, in cui una donna riesce a
far davvero cernita del buono… ma ci vuole l’equilibrio da vecchio stoico, e quella è un’altra storia!». Giorgio è stonato, incostante, maleducato. Nel momento dell’amplesso chiede “sei a posto?” o sentenzia la regola del lavarsi i denti appena svegli… Racconti una storia d’amore senza alcun sentimentalismo… il tuo è stato un atto di coraggio! «Giorgio ha un ego grande come la residenza di un Maragià. La sua non è una domanda altruistica, ma la richiesta di una conferma del funzionamento del proprio ‘ego’, una celebrazione del sé. Ed è così anche quando detta regole d’igiene o si rifugia nel suo silenzio. Non so se il mio è un atto di coraggio: mi stanno scrivendo tantissime lettrici che mi dicono di essersi identificate con Fernanda. Che pena!». Sei siciliana, ma emigrata al Nord per realizzare i tuoi sogni. Com’è il rapporto con la tua terra d’origine “splendida e maledetta” (pag 167)? «Sono cresciuta a Messina e da bambina trascorrevo le estati a Lipari dai nonni. Le Eolie sono sempre incantevoli ma non hanno il mistero della giungla metropolitana, hanno una storia e una poesia che parte dall’età dell’ossidiana attraversa le onde di Ulisse e giunge fino ai racconti di Malaparte. Bellissime e anche desolanti negli inverni di vita paesana. Non escludo un giorno di ritirarmi lì da dove sono venuta». Questo romanzo è anche un viaggio eno-gastronomico. Citi spesso dei vini, sei un’intenditrice? E qual è il tuo piatto preferito? «Non sono brava in cucina, ma mi piace mangiare e bere. Tra i miei ‘metodi escapisti’ oltre al vino c’è anche il cibo: amo le frittate e i falafel. Il mio piatto preferito? Pasta alla norma e parmigiana!». U i
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Nel labirinto con Ingroia È della sua carriera, dei giudici sotto la cui guida è cresciuto professionalmente e umanamente, e del suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata che il magistrato antimafia Antonio Ingroia ha deciso di scrivere nel suo libro Nel labirinto degli dèi. Storie di mafia e di antimafia (Il Saggiatore, 2010), che sarà presentato sabato 9 aprile alle 19 presso la Libreria Tertulia di Catania. Il libro del magistrato palermitano è il racconto-testimonianza della sua scelta e della sua dedizione,
esercitate nei luoghi in cui, per antica tradizione, lo scempio della giustizia e del diritto è condotto in modo sistematico, con corale partecipazione, fino a compenetrare la mentalità dell’intera società. L’allievo e collaboratore di Borsellino racconta aneddoti e storie di vita vissuta sul campo; descrive la vita dei magistrati guardandola da un altro punto di vista e racconta retroscena interessanti su tre dei magistrati anti-ma-
fia più famosi d’Italia (Falcone, Borsellino, Caselli). Numerosi sono gli spunti e le opinioni sull’attualità e sui processi illustri in cui è stato procuratore. Toccante il racconto d’apertura del volume in cui Ingroia rievoca il suo primo giorno da magistrato, nella Procura di Marsala, sotto la guida di Paolo Borsellino. All’incontro prenderà parte, oltre all’autore, Pinella Di Gregorio, docente di Storia contemporanea della facoltà di Scienze politiche di Catania.
CALENDARIO sabato 19/3 NON CHIEDERE PERCHÉ Teatro Brancati, via Sabotino 4 (Ct), h 18 Nell’inferno di Sarajevo, un uomo in fuga da se stesso e una bambina abbandonata. Un fatale intreccio di destini, ispirato a un’emozionante storia vera. La storia di un atto d’amore che si è potuto compiere a dispetto delle bombe e della burocrazia. Ed è diventata un romanzo che emoziona, commuove e rivela, in Franco Di Mare, un nuovo, sorprendente talento narrativo. Alla presentazione del primo romanzo del giornalista napoletano faranno da sfondo una perfomance teatrale con video testimonianze, le letture di Filippo Brazzaventre e gli intermezzi musicali di Valerio Cairone al violoncello e organetto. Interverrà Francesca Motta.
venerdì 25/3 GLI ULTIMI PADRINI Libreria La Feltrinelli, via Etnea 283 (Ct), h 18 Alessandra Dino presenta “Gli ultimi padrini”, edito da Laterza, in cui ricostruisce lo scontro per il potere, descrive una mafia che cerca rapporti sempre più stretti con il mondo della politica e dell’economia e produce nuovi modelli organizzativi e nuovi stili di comando, tratteggia i profili dei protagonisti e stila un’inedita biografia del prossimo, spietato, probabile leader.
Intervengono Rosa Maria Di Natale e Rosario Mangiameli.
martedì 29/3 CHE GIORNO SARÀ Libreria La Feltrinelli, via Etnea 283 (Ct), h 18 II cantautore Enrico Ruggeri presenta il suo esordio letterario, edito da Kowalski, in cui racconta la storia di Francesco Ronchi, un cantante senza fortuna che ha rifiutato l’amore e tradito l’amicizia sognando di diventare famoso. Finché, una sera, decide che è arrivato il momento di ribellarsi al suo destino.
giovedì 31/3 DISSONANZE CONTEMPORANEE Libreria La Feltrinelli, via Etnea 283 (Ct), h 18 Francesca Iannelli, autrice di “Dissonanze contemporanee” (Quodlibet), accompagnerà i partecipanti all’incontro nella tempesta di motivi e suggestioni disarmoniche che scuotono la vita e l’arte di oggi. La storia dell’estetica fungerà da bussola nel panorama dell’arte contemporanea, in cui rivivono, in forma rinnovata, antiche categorie estetiche. In appendice al volume, le voci di sette filosofi e sette artisti a chiarire lo stato attuale della riflessione artistica ed estetica. All’incontro prenderà parte Luigi Pellegrino.
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CAVALLOTTO / Un mese dedicato ai più piccoli
Non solo libri alla Libreria Cavallotto di corso Sicilia che a marzo ospita, oltre alle presentazioni editoriali, laboratori per i più piccoli e l’immancabile Angolo dell’Avventura. Venerdì 18 marzo, alle 18, Vittorio Vezzetti presenta il suo libro Nel nome dei figli. Interverranno l’avvocato matrimonialista Laura Garofalo e la neuropsichiatra infantile Letizia Strano. Sabato 19 e 26 marzo, alle 17, si terrà il laboratorio creativo per bambini Super Animali, realizzato in collaborazione con Editoriale Scienza. Gli incontri, a ingresso libero per un massimo di 25 bambini, proporranno una riflessione sulla biodiversità sulle particolarità e stranezze del mondo animale. Venerdì 20, alle 20, si rinnova l’appuntamento con l’Angolo dell’Avventura che avrà per tema “Cambogia: nel regno dei Khmer”, presentato da Corrado Tringali. Infine, martedì 29 e mercoledì 30 marzo l’ex magistrato Gherardo Colombo (nella foto), autore di Sulle regole e Le regole raccontate ai bambini, incontrerà gli studenti delle scuole Dante Alighieri, Mario Rapisardi, Giosuè Carducci e del liceo scientifico Ettore Majorana.
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INFORMA VIDEOGAME
di Salvo Mica
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BIT&CALAMAIO
Dragon Age 2, l’avventura continua uesto mese “Bit & calamaio” vi presenta uno dei giochi rivelazione dell’anno: Dragon Age 2 della BioWare. Gli sviluppatori di questo gioiello video ludico non sono proprio alle prime armi: hanno di fatto re inventato il videogioco di ruolo creando prodotti leggendari come Baldur’s gate e Mass Effect. La loro ultima fatica Dragon Age 2 è l’attesissimo sequel di Dragon Age: Origins lanciato nel 2009. Il Day One sugli scaffali di questo capolavoro è stato l’11 marzo, per Pc, Xbox e Ps3. Il titolo è graficamente grandioso, la cinematica, i modelli, le animazioni, la regia sono una gioia per gli occhi, ma è sotto il profilo contenutistico e di gameplay che DA2 vince ogni resistenza e
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convince anche i player allergici alla parola “sequel”. Il comparto narrativo porta avanti una storia parallela a quella di Dragon Age: Origins e ha come protagonista Garret Hawke, un giovane guerriero nato da una famiglia di maghi eretici. In seguito alla disfatta di Ostagar, Garret e la sua famiglia saranno costretti a scappare da Lothering per sfuggire all’inarrestabile marcia della Prole Oscura... La trama riserverà non poche sorprese anche per i giocatori del primo Dragon Age; stupenda la caratterizzazione dei personaggi. La meccanica di gioco è da manualistica del gioco di ruolo, dando profondità e libertà al contempo nell’interazione con il mondo e gli Npc (non-player character). Il sistema di crescita vanta una grande quantità di abilità sbloccabili, suddivise in alberi che col tempo determi-
nano la tipologia dell’avatar. Punto di forza del titolo l’enorme quantità di armi, equipaggiamenti, accessori e pozioni, rune e trappole. Per quanto riguarda il combat system, le nuove meccaniche migliorano l’esperienza duello rispetto al primo capitolo. Decisamente imperdibile. Consigli video ludici anche ai player squattrinati: su Steam (http://store.steampowered.com) troviamo un coloratissimo Bit Trip Runner a 7,99 euro e un sorprendente NightSky finalista al prestigioso Igf (Independent Game Festival) a 9,99 euro.
SHERATON / Sei scrittrici a cena
Allo Sheraton Catania Hotel &Conference Center una cena può essere l’occasione per incontrare uno scrittore. E infatti, per il terzo anno consecutivo, “L’autore per cena” rassegna letteraria basata su una serie di happening, in cui scrittori, attori, chef e pubblico, giocano con parole scritte, lette, recitate, ascoltate, cucinate. Protagoniste sei scrittrici e sei attrici coordinate da Mariella Lo Giudice. Allo chef Saverio Piazza il compito di “interpretarle” attraverso aromi e sapori. Il primo incontro è fissato il 16 marzo, con Donatella Di Pietrantonio autrice di “Mia madre è un fiume”, reading di Debora Bernardi. Il 1° aprile appuntamento con Francesca Lancini (nella foto), autrice di “Senza tacchi” e reading di Lydia Giordano; si prosegue il 20 aprile con Viola Di Grado, con il romanzo “Settanta acrilico trenta lana” (reading Mariella Lo Giudice e Lydia Giordano). E poi ancora, Lorenza Ghinelli (20 maggio), Alessia Gazzola (10 giugno) e Claudia Durastanti (8 luglio).
READING di Tiziana Lo Porto ✎
L’amore arriva all’improvviso
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Un omaggio a Scott Fitzgerald
Dall’autore dello splendido romanzo Chiamami col tuo nome (Guanda, 2008) e del memoir Ultima notte ad Alessandria (Guanda, 2009), André Aciman, è in libreria Notti bianche. Protagonisti della storia sono un uomo e una donna che si conoscono per caso una sera a una festa a New York. Entrambi hanno alle spalle delusioni amorose e vari disincanti, entrambi sono arrivati a quel precario equilibrio che lascia indugiare tra la rassegnazione a una vita senza amore e la speranza che il vero amore esista. Per otto notti si vedono davanti un cinema, usando per pretesto e cornice una rassegna di film di Eric Rohmer. E poi arriva l’amore.
È il numero uno di una nuova impeccabile collana della casa editrice minimum fax interamente dedicata allo scrittore americano Francis Scott Fitzgerald. Tradotto da Tommaso Pincio, e con una prefazione di Sara Antonelli, è in libreria Il grande Gatsby. Scritta e ambientata nella prima metà degli anni Venti, la storia ha per protagonista Jay Gatsby, affascinante avventuriero dal passato misterioso che decide di riconquistare Daisy Buchanan, l’amata di un tempo (e di sempre) adesso sposata a un altro uomo. A fare da scenario New York e un’elegantissima Long Island fatta di ville sfarzosissime e feste sfrenate. Della stessa collana, già in libreria, i Racconti dell’età del jazz e, in uscita ad aprile, Belli e dannati.
André Aciman Notti bianche Guanda, pp. 460, 19,50 euro
Francis Scott Fitzgerald Il grande Gatsby minimum fax, pp. 246, 12,50 euro
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L’origine di Mad Men Per amanti e fanatici di Mad Men, è stato appena pubblicato in Italia il romanzo che ha ispirato la serie tv. Jerry Della Femmina è l’autore e Da quei bravi ragazzi che si sono inventati Pearl Harbor è il titolo. Protagonisti sono account, art director, copywriter e segretarie dell’agenzia pubblicitaria aperta negli anni Sessanta da Della Femmina. E, scrive l’autore nell’introduzione, “quello che state per leggere è un resoconto sincero, dal di dentro, di un periodo selvaggio per gli affari, un’era nuova di Mad Men che non rivedremo mai più”. Sempre Della Femmina: “Io sono ancora nell’ambiente, alla guida di un’agenzia che si chiama Della Femmina Rothschild Jeary & Partners (...). Una volta che sei un Mad Man, lo sei per sempre” Jerry Della Femmina Da quei bravi ragazzi che si sono inventati Pearl Harbor Bur, pp. 330, 12,50 euro
time in WEBBING
Kathy Spencer insegna a fare la spesa gratis www.howtoshopforfree.net Affinché un'idea abbia successo non serve necessariamente che questa sia innovativa o una roba mai vista, basta arrivare prima degli altri. La casalinga americana Kathy Spencer ha pensato bene di mettere a frutto la competenza acquisita nell'utilizzo dei coupon omaggio varando l'extreme couponing: un modo per fare compere a costo zero, o quasi, approfittando di tutte le agevolazioni che offre il mercato. Nel suo sito internet (e nel suo libro) spiega come riuscire a star dietro alle varie offerte. Fare la spesa gratis? Si può.
Trallallà, la musica che viene dal Sud www.trallalalla.it Sulla scia di altre esperienze si-
di Emanuele Brunetto
38 LISTENING
U NIVERSIT di Riccardo Marra
mili, è nata una nuova web-tv musicale che si occupa della scena sonora italiana e non solo, con un occhio di riguardo verso tutto ciò che passa e accade nel Sud della nostra penisola. Trallalàlla, questo il suo nome, è un progetto varato da Tycho Creative Studio in collaborazione con numerose altre realtà operanti nel settore, e si pone come obiettivo “testimoniare” ciò che avviene sopra e intorno ai palchi del Mezzogiorno con video dei live, interviste, backstage e contenuti extra.
CESARE BASILE / Sette pietre per tenere il diavolo a bada
La Società per Azioni di Isabella Pedicini
JOAN AS A POLICE WOMAN / The Deep Field
www.isabellaspa.blogspot.com Con questo blog nato nel 2010, Isabella Pedicini si candida ad essere una Società Per Azioni in carne ed ossa. Lontani, ovviamente, dal significato economico del termine, le azioni di cui scrive sono le azioni intese come gesti del quotidiano, un pretesto per poi giungere a riflessioni più ampie ed approfondite. L’intero blog è incentrato su questo concetto (a partire dal logo, un timbro da ufficio fatto realizzare davvero!), ed ogni post pubblicato da Isabella non è altro che un’azione della società per azioni.
“Dimmi cu sugnu, non mi riri nzoccu era”. Quest’haiku siculo Cesare Basile lo cantava nell’album d’esordio La Pelle. Era il ’94 e Cesare tornava da Berlino a Catania forse un po’ sconfitto, con l’umore di chi sarebbe ripartito. E così fu: Milano, sette anni al Nord, il rock che conta, la scena. “Sette Pietre…” è il disco del nuovo ritorno a casa. Stavolta però “finalmente”. Perché non si può essere migranti per sempre, come dice lui stesso. Chi è oggi Basile? Un uomo che vuole raccontare la sua Sicilia dalla Sicilia. Incazzato se serve, dolente se è il caso. Canzoni di terra, di Sicilia. Graffi, spigolature e malinconie acustiche. Basile racconta il verme che ossessiona l’Isola (Strofe della guaritrice), i suoi padroni (La Sicilia havi un patruni di Balistreri), il tanfo della morte (Questa notte l’amore a Catania). Amore, solitudine e il blues che, stavolta, ristagna denso nelle pozze purulenti delle macellerie e tra i rigagnoli neri dei crocicchi.
Non c’è scritto da nessuna parte che ogni disco dev’essere una nascita o una morte. Non sarebbe possibile mollare sempre tutto per una canzone, assolutamente non salutare. Esiste per questo il pop. Serve per credere che un giorno più pulito possa esistere e che la pioggia di oggi, magari, domani possa aver lavato la nostra automobile. Joan la poliziotta abbandona un po’ di profondità (il colmo se leggete il titolo di quest’ultimo cd) per raccontarci d’amore, di feeling, penombre. E il disco, badate bene, funziona bene tra il candore di una tazzina di caffè e la tostatura dorata di una fetta biscottata. The magic, The action man, Run for love, Human condition sono pezzi strutturati pop, con anima soul, farina r’n’b. Sono leggeri, sinuosi, sinceri. Perché dunque pollice in giù per questo album? Beh, per il contrario di tutto ciò che ho scritto prima.
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