U NIVERSITINFORMA www.universitinforma.it Mensile di informazione universitaria - novembre 2010 con il patrocinio di
Ateneo
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RESIDENZE/ Addio a 400 posti letto
NUMERO CHIUSO/ Effetto boomerang: poche matricole, l’università fa ricorso a nuovi bandi
E.R.S.U. Catania
time out THE FUZZTONES/ «La libertà è un’illusione anche nella musica»
AMOUR FOU
ateneo SCIENZE POLITICHE/ Nel caos gli studenti di 2° e 3° anno
«NO AL DISIMPEGNO, C’È POCO DA STARE ALLEGRI» ALL’INTERNO / Lavoro, gli stage segnalati da Aiesec / Teatro Stabile, Moni Ovadi: «In Shakespeare c’è tutta l’umanità» / The Marigold: «Noi, discepoli del free french rock» / Ulan Bator, torna la tempesta / Libri, l’esordio di Francesco Russo
sommario
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U NIVERSIT
in questo numero... ateneo NUMERO CHIUSO / Effetto boomerang, nuovi bandi
pag 6/7
RESIDENZE / Niente posti letto e condanna a pagare
pag 8
ECONOMIA / Troppi in aula, lezioni in videoconferenza
pag 9
SCIENZE POLITICHE / Studenti di 2° e 3° anno nel caos
pag 10
SIAMO IN TESI / L’epopea del femminismo catanese
pag 11
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sport
Gerenza
LA STORIA / Antonio Amore: «Studio ma non mollo il tennis» pag 12
“UNIVERSITINFORMA” Mensile di informazione universitaria www.universitinforma.it
città IL CORSO / A scuola di integrazione
pag 14/15
Registrazione Tribunale di Catania n. 21/2005 - del 23/05/2005
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Anno VI - N. 10 - novembre 2010
diritto allo studio ERSU / Residenze, adeguamento a standard alberghieri
EDITORE: Katamedia S.r.l. viale Alcide De Gasperi, 54 Catania
pag 16/17
lavorare
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CORSI / Esperti in governo del mercato del lavoro
pag 18
L’INIZIATIVA / Gli stage segnalati da Aiesec
pag 19
time out-time in STABILE / Moni Ovadia: «In Shakespeare tutta l’umanità»
pag 20/21
TEATRI / Gene Gnocchi apre “Comics”
pag 22
RITRATTO D’ARTISTA / Filippo La Vaccara
pag 24
ARTE / Cose da femmina, la casa come spazio espositvo
pag 25
AMOUR FOU / «I “Moralisti”? Una provocazione»
pag 26/27
THE MARIGOLD / «Noi, discepoli del free french rock»
pag 28
JALI MOULAYE DIABATE/ «Kora, il cuore dell’Africa»
pag 29
THE FUZZTONES / «La libertà è un’illusione»
pag 30/31
ULAN BATOR / Torna la tempesta
pag 33
TIME IN / Libri, videogame, web e dischi
pag 35/37
agenda Gli appuntamenti del mese
DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia Mazzamuto DIRETTORE EDITORIALE Gianluca Reale REALIZZAZIONE EDITORIALE Blu Media V.le Andrea Doria, 69 - Catania tel. 095 447250 - 095 432304 redazione@blumedia.info
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REDAZIONE CENTRALE viale Alcide De Gasperi, 54 Catania info@universitinforma.it STAMPA: Grafiche Cosentino Caltagirone info@universitinforma.it TIRATURA: 15.000 copie
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Hanno collaborato a questo numero: Maria Enza Giannetto, Rita La Rocca, Paola Pasetti, Tiziana Lo Porto, Riccardo Marra, Vanessa Ferrara, Vanessa Neri, Emanuele Brunetto, Roberto Sammito, Giusy Cuccia, Salvo Mica, Antonella Mannino, Paola Santoro CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Katamedia Srl v.le Alcide De Gasperi, 54 -Ct Responsabile commerciale Daniele Consoli info@universitinforma.it tel. 340 6943805 “Universitinforma” Copyright Katamedia Srl Tutti i diritti riservati
Con il patrocinio di: Ersu Ente Regionale Diritto allo Studio di Catania
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‘O CURT 2011 / C’è tempo fino al 30 novembre per inviare i propri lavori alla XIII edizione del festival napoletano dedicato al cortometraggio e ai videoclip musicali. Per info: www.ocurt.org
PROGETTO U-BIOPRED / Asma grave, 5 anni per individuare nuove terapie
ARCHIVIA / Al via l’Archivio istituzionale ad accesso aperto dell'Università di Catania
Un progetto per approfondire il problema dell’asma grave con l’obiettivo di individuare nuove terapie, coinvolgendo università, istituti di ricerca, industrie farmaceutiche e associazioni di pazienti. Si chiama U-Biopred (sigla che sta per Unbiased biomarkers for the prediction of respiratory disease outcomes, ovvero “biomarcatori innovativi per la previsione degli esiti delle malattie respiratorie”). Finanziato dalla Commissione Europea e dalla Efpia (European Federation of the Pharmaceutical Industries Association) con la collaborazione della Liaf, Lega Italiana Antifumo, il progetto durerà 5 anni con un budget di circa 22 milioni di euro. «Per gestire al meglio i problemi derivanti dall’asma grave è necessario avere un approccio sistematico» spiega il prof. Riccardo Polosa, direttore dell’Istituto di Medicina interna e Immunologia clinica dell’Università di Catania. «Per formulare una diagnosi corretta - sottolinea - bisogna valutare i sintomi che possono simulare un’asma bronchiale, le comorbidità che ne complicano i sintomi e i fattori scatenanti atipici». Obiettivo primario del progetto U-Biopred è quello di identificare biomarcatori in grado di predire l’efficacia terapeutica, di realizzare validi modelli pre-clinici e di individuare nuove molecole in grado di ridurre i sintomi legati alle forme refrattarie di asma. Il progetto prevede il reclutamento e lo studio di pazienti con asma grave dai quali saranno raccolti campioni da avviare ad analisi mirate all’identificazione di biomarcatori utili per la determinazione di cure. Ulteriori informazioni sono disponibili su: www.ubiopred.european-lung-foundation.org.
È nato Archivia, l’Archivio istituzionale ad accesso aperto dell’Università degli Studi di Catania, raggiungibile dall’indirizzo web http://dspace.unict.it/. Il progetto scaturisce da un’iniziativa del Centro Biblioteche e Documentazione, realizzata in collaborazione con il Centro per i sistemi di Elaborazione e le Applicazioni scientifiche e didattiche e il centro di ricerca Timad (Centro di Ricerca sulle Tecnologie Informatiche e Multimediali Applicate al Diritto) nell’ambito del progetto U4U (programma ICT4University/Università digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per la digitalizzazione della p.a. e l’innovazione tecnologica). Archivia raccoglie in formato elettronico i documenti prodotti nell’ambito della ricerca universitaria e post lauream dell’Ateneo. La prima fase del progetto prevede la pubblicazione delle tesi di dottorato dell’anno accademico 2009/2010.
CONCORSO VIDEO / “E... migrazioni. Il valore dei popoli” Un concorso per le migliori testimonianze video sul tema dell’emigrazione. “E…migrazioni. Il valore dei popoli”, questo il titolo del contest organizzato dal Comune di Compiano (Parma) e dal Museo Gli Orsanti. La partecipazione al concorso è aperta a tutti, professionisti e amatori. Il cortometraggio può essere sviluppato, a scelta, tra i seguenti format video: inchiesta, reportage o documentario; fiction o docufiction. I lavori, presentati su supporto dvd, dovranno avere una durata compresa tra i 5 e i 30 minuti. Per iscriversi basta compilare la scheda di partecipazione entro il 31 marzo collegandosi al sito www.emigrazioni.it. Entro la stessa data si dovranno spedire i lavori in busta chiusa, 5 copie per video, all’indirizzo Mood eventi e comunicazione, via Mandelli 11 29121 Piacenza.
FONDAZIONE MARIA GRAZIA CUTULI / Il 20 novembre il premio ai tesisti Si terrà sabato 20 novembre alle 18 alla Casa del Vendemmiatore di Santa Venerina la consegna del Premio internazionale di giornalismo Maria Grazia Cutuli 2010, che per il quinto anno consecutivo premia alcuni studenti per i loro progetti di tesi sul tema del giornalismo. Il premio è organizzato dalla Fondazione Maria Grazia Cutuli onlus - nata per ricordare l’inviata del Corriere della Sera (nella foto) uccisa in un attentato terroristico in Afghanistan nel 2001 - in collaborazione con gli Atenei di Catania, Messina, Palermo, Enna. Sei le sezioni: tre riservate a giornalisti e tre dedicate alle migliori tesi.Info: www.fondazionecutuli.it.
FONDAZIONE CRUI / Presentazione offerte per realizzare un software di catalogazione La Crui, Conferenza dei Rettori delle Università italiane, ha sottoscritto con il Miur un accordo di programma per la realizzazione di un progetto finalizzato alla “Realizzazione di una Piattaforma abilitante complessa per il patrimonio storico-scientifico e naturalistico – Allineamento delle banche dati universitarie al sistema Sigec”. Possono presentare offerte per l’affidamento della realizzazione del software (importo non superiore a 115mila euro), Università tutti i soggetti con specifica competenza.
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IL “CASO” / Nell’anno uno dell’era del numero programmato, hanno superato i test d’ingresso ai corsi di laurea soltanto in 7.707. Sono rimasti scoperti 1.563 posti, pari al 16,9% dell’offerta didattica. L’ateneo corre ai ripari: prove integrative di Gaia Nucellare n incredibile meno 16,9%. È questo l’ammanco di matricole rispetto ai posti disponibili in tutti i corsi di laurea dell’università di Catania. Se l’operazione “numero chiuso” è stato un flop clamoroso o se il calo di matricole è fisiologico lo sapremo solo tra un po’. Certo è che non c’è da cantar vittoria per l’ateneo, primo in Italia a volere applicare alla lettera i diktat del ministro Gelmini e imporre a tutti i corsi di laurea triennale e magistrale il numero programmato. Numero programmato che, nonostante l’università abbia fatto ricorso a bandi integrativi per colmare il gap, evidentemente non ha funzionato a dovere. O forse, paradossalmente, ha assolto troppo alla sua funzione. Un caso grottesco eppure vero. Che rischia di far mancare alle casse dell’Ateneo le tasse di iscrizione di oltre 1500 nuovi iscritti. E che mette in dubbio anche il fattore merito.
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“Boomerang” numero chiuso poche matricole, nuovi bandi A rivelare il “pastrocchio” è stato un articolo del magazine on line step1.it che ha messo in colonna i risultati dei test d’ingresso. Secondo Step1, lo stesso delegato del rettore alla didattica, professore Giuseppe Cozzo, dopo aver dichiarato che sul piano organizzativo «il bilancio può dirsi eccellente» (e anche su questo punto ci sarebbe qualcosa da ridire, ndr), ha ammesso: «Si è anche presentata qualcosa che non ci aspettavamo, ovvero che non tutti i posti disponibili sono
stati coperti». E infatti, a test conclusi, a fine ottobre, in base alle accettazioni e agli scorrimenti nelle graduatorie e mentre è ancora in corso il perfezionamento delle iscrizioni - scrive il magazine studentesco - è finalmente possibile tracciare il quadro dei nuovi iscritti al primo anno dei corsi di laurea triennale e dei corsi di laurea magistrale a ciclo unico. Il totale delle matricole (senza considerare i corsi ad accesso libero nella sede di Ragusa) è pari a 7.707. Non sono
stati coperti 1.563 posti disponibili, pari al 16,9% dell'offerta didattica complessiva. La copertura al 100% dell'offerta didattica - scrive step1.it - si è realizzata solo in cinque facoltà: Economia, Ingegneria e Lingue, oltre alle due a numero chiuso nazionale (Medicina e Architettura). Nelle altre sette facoltà dell’ateneo il numero di immatricolazioni, rispetto al “tetto” programmato, ha oscillato: meno 51,2% a Scienze politiche, meno 48,2% ad Agraria, meno 22,9% a Let-
tere, meno 19% a Farmacia e Giurisprudenza, meno 16,3% a Scienze, meno 10,6% a Scienze della Formazione. All’interno di Farmacia, Lettere, Scienze e Scienze della formazione vi è poi da registrare il fenomeno di corsi di laurea che hanno dovuto rifiutare un elevato numero di aspiranti matricole, mentre altri corsi di laurea della stessa facoltà sono stati disertati. Particolarmente significativo appare infine il punteggio dell’ultimo degli ammessi al cor-
INFORMA so di laurea prescelto. Esclusi i corsi più ambiti nei quali la selezione determinata dai test ha svolto un ruolo considerevole, il meccanismo delle preferenze ha fatto sì che le matricole ammesse alla maggior parte dei corsi di laurea non siano state selezionate in base a criteri di merito. Si va infatti dal punteggio zero degli ultimi ammessi a Giurisprudenza, a punteggi assai bassi in diversi corsi di laurea. Nessuna facoltà è esclusa da questo fenomeno. Sembra purtroppo smentita la previsione che il numero chiuso, perché basato su “criteri meritocratici”, possa contribuire alla diminuzione del fenomeno degli abbandoni nel corso del primo anno. Per scongiurare questa evenienza l'ateneo dovrà più che mai puntare sull’efficacia dell’offerta formativa aggiuntiva e sul tutorato, scrive ancora step1.it. Intanto, l’univesità è corsa ai ripari cercando di “rastrellare” matricole o bocciate alla prima tornata di test o che avevano provato altre strade. Dunque dal 9 novembre e fino al 17, secondo round di prove per l’accesso ai corsi di Laurea magistrale delle facoltà di Lettere, Lingue e Scienze politiche dell'università di Catania e per le lauree magistrali in Chimica della facoltà di Scienze. Nota positiva: non pagherà la tassa di partecipazione, 40 euro, chi aveva già pagato per i test dello stesso corso di laurea. «Accertata la disponibilità di posti rimasti vacanti…» è la formula di rito, impiegata per giustificare l’opportunità di un «bando integrativo». L’elenco dei corsi di laurea dà un’idea più precisa dell’entità dei vuoti da colmare - scrive Step1.it -. Delle sei lauree specialistiche dell’offerta didattica della facoltà di Scienze politiche, soltanto una - quella per assistenti sociali - si è avvicinata alla piena copertura dei “posti disponibili”. Nel corso di Internazionalizzazione delle relazioni commerciali i posti occupati sono soltanto 16 su 120, in quello di Global Politics 19 su 120. Poco al di sopra si collocano le lauree magistrali in Sociologia (31 su 120), Storia (34 su 120), Scienze della pubblica amministrazione (48 su 120). A Lettere il deficit più consistente riguarda Filologia classica e Filosofia (posti occupati: 23 su 100,
7 posti offerti col bando integrativo: 77). Vanno un po’ meglio Storia dell'arte e BB.CC. e Archeologia (rispettivamente 37 e 40 iscritti sui 100 posti disponibili). Il corso di Scienze dello spettacolo e della comunicazione vede invece 65 iscritti su 120 e quello di Filologia moderna, il più gettonato, 71 su 100. In totale a Lettere i posti già occupati sono 259 su 620 e quelli offerti col “bando integrativo” 361. La percentuale di copertura dell’offerta didattica programmata oscilla dunque intorno al 42%. A Lingue, dove la restrizione dei requisiti di ammissione al corso di Cooperazione internazionale è stata oggetto di vivaci proteste da parte dei laureati e laureandi triennali non specialisti in inglese, e dove l’offerta di corsi di secondo livello è stata complessivamente ridotta a 200 posti, il bando integrativo offre 30 posti per Cooperazione internazionale e 40 per la magistrale in Lingue e Culture Europee ed Extraeuropee. Scienze ha bandito la prova suppletiva per il corso di laurea magistrale in Chimica organica e bio-organica, che vede attualmente 11 iscritti, e Chimica dei materiali alla quale si sono iscritti soltanto 9 studenti. Alla data di lunedì 25 ottobre non era stato ancora pubblicato alcun “bando integrativo” per gli altri corsi di laurea magistrale della facoltà. Quanto alla modalità di svolgimento di questo “secondo round”, sia Lettere che Scienze (Chimica) hanno adottato la forma del colloquio orale (ciò non toglie che si dovrà pagare la famosa “tassa di partecipazione”); Scienze politiche non rinuncia al test con domande a risposta multipla, abbinandolo a una valutazione del curriculum, e Lingue svolgerà una prova di competenza linguistica che si svolgerà però esclusivamente in forma scritta. Se il gap non verrà colmato, anche le entrate dalle tasse universitarie potrebbero subire una flessione che certo l’ateneo non si augura. Ma i bandi integrativi probabilmente riusciranno a riportare la bilancia in equilibrio. Dimostrando, forse, che l’operazione “numero chiuso” si sarebbe anche potuta evitare. Per saperlo, però, dovremo attendere i dati di abbandono dopo il primo anno di studi. U i
Si ringrazia www.step1.it
ateneo Aut. Ministero dell’Istruzione presa d’atto decreto n° 9692
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AGEVOLAZIONI PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI
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RESIDENZE / Definitivamente perso il cofinanziamento del Miur per tre nuove strutture, l’università di Catania è stata condannata in primo grado dal Tribunale ad adempiere al contratto con una delle società che dovevano realizzare le nuove Case dello Studente
Mancano i soldi. 400 posti letto in fumo... e restano 6 mln da pagare di Michele Spalletta
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rima la beffa (per gli studenti), poi il danno. Doppio. Dopo la rinuncia dell’università di Catania, per mancanza di fondi, al cofinanziamento di 15 milioni di euro dal Miur, pari alla metà del totale previsto per la realizzazione di tre residenze universitarie, adesso l’Ateneo è stato condannato dal Tribunale di Catania al pagamento di sei milioni di euro alla Residence s.r.l., una delle società che aveva vinto la gara d’appalto per la realizzazione ( e successiva vendita all’Unievrsità) di una delle residenze, che si è vista sospeso il contratto dall’Ateneo, secondo i giudici, in maniera non legittima. La Residence s.r.l., infatti, aveva firmato con l’Ateneo un contratto preliminare per la realizzazione e successiva vendita del “Campus Lavchea”, una delle tre residenze contemplate nel progetto presentato nel 2007 al Miur per il co-
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LA STORIA INFINITA / Tavoliere, annunci senza seguito
Il progetto del Tavoliere, la grande residenza universitaria che sarebbe dovuta nascere nei pressi della Cittadella universitaria e offrire circa 1000 posti-letto agli studenti fuori sede dell’Ateneo, dopo 27 anni sembra naufragato, per l'ennesima volta. L’anno scorso, di questi tempi, sembrava che la situazione si fosse finalmente sbloccata, dopo anni di vicissitudini giudiziarie legate a infiltrazioni mafiose. Già nel 2008 c’erano stati segnali incoraggianti per quanto riguarda il progetto, che sembrava praticamente già pronto per essere appaltato dall’Istituto autonomo Case popolari di Catania, che lo gestisce. Vincenzo Gibiino, allora presidente dell’Ente, aveva detto a Universitinforma: «L’opera è stata inserita nel Piano triennale delle opere pubbliche, abbiamo sottoposto il progetto al Comune e il bando è pronto. Aspettiamo solo che la regione metta “nero su bianco” che i 30 milioni di fondi ministeriali destinati siano definitivamente assegnati al Tavoliere». Poi l’Iacp è stato commissariato e del Tavoliere non si è più parlato. Dall’Ente e dal commissario governativo, l’ingegnere Antonio Leone, non ci arriva alcuna comunicazione e ancora, a distanza di anni, si cerca un finanziamento di 30 milioni di euro. finanziamento secondo la legge 338/2000. La promessa di vendita degli immobili interessati ai lavori, contenuta nel contratto, era subordinata
esclusivamente all’approvazione, da parte del Ministero, del progetto entro e non oltre la data del 31 dicembre 2008. Approvazione che è arrivata
con decreto ministeriale il 14 novembre 2008 e per cui, secondo il giudice della prima sezione Civile del tribunale di Catania, non si può considerare sospeso il contratto anche se, alla fine, il finanziamento non è materialmente avvenuto. Ma andiamo con ordine. Tutto ha avuto inizio nel 2009 quando, dopo aver ottenuto l’approvazione ministeriale per la realizzazione delle residenze “Agathae” (40 posti letto nel Politi residence di piazza Duomo), “Campus Lachea” (228 posti a Sant’Agata Li Battiati) e “Campus Mongibello” (111 posti nell’ex hotel Rasula Alta a Gravina di Catania), durante il Consiglio d’Amministrazione del 30 gennaio l’Ateneo ha sollevato il problema di non avere più a disposizione la propria quota-parte di fondi (15 milioni di euro) da destinare al progetto, a causa dei tagli della Finanziaria al Fondo di finanziamento ordinario, non preventivati fino a quel momento. Per non rischiare di perdere i
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INFORMA 15 milioni di euro del cofinanziamento ministeriale, l'Ateneo ha lanciato, attraverso le colonne del quotidiano La Sicilia, un disperato appello alla Regione Siciliana, chiedendo di assumere la quota a carico dell'Università. Ma la disponibilità dell'allora assessore regionale alla Pubblica Istruzione Lino Leanza e quella dell'Ersu non sono bastate. Da Roma infatti non è arrivata l'autorizzazione per questa operazione. L'Ateneo, non potendo dunque fare più fronte agli impegni presi con le società che si sarebbero dovute occupare della realizzazione delle tre residenze, ha dichiarato sospesi i contratti preliminari, adducendo, come motivazione, il fatto che l'approvazione ministeriale del progetto sia stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e registrata dalla Corte dei Conti dopo il termine ultimo stabilito nei contratti, il 31 dicembre 2008, nonostante l'approvazione sia materialmente avvenuta il 14 novembre. Proprio su questa data ha impugnato la causa la Residence s.r.l., alla quale il giudice ha dato ragione obbligando l'Ateneo al pagamento dei sei milioni di euro. L'Università, anziché accettare la sentenza, è ricorsa in appello ottenendo la sospensione della provvisoria esecuzione. Intanto il bando ministeriale per il cofinanziamento (triennale) è scaduto, l'Università di Catania, non potendo più far nulla per recuperare la cifra mancante, con una nota al Ministero ha revocato la richiesta di cofinanziamento e sono andati definitivamente persi i 15 milioni messi a disposizione dal Miur. E dei circa 31 mila studenti fuori sede dell'Ateneo continuano a usufruire di un posto-letto in poco più di 800. U i
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ECONOMIA / L’espediente hi-tech non sempre funziona alla perfezione. Le lamentele degli studenti. I rappresentanti al preside: «Trovare soluzioni o tornare al cinema»
Aule troppo piccole lezioni in videoconferenza di Roberto Sammito ono tante le nuove tecnologie che possono essere applicate alla didattica, dal podcast alle lavagne elettroniche passando per le lezioni in videoconferenza. Proprio su quest'ultima ha deciso di puntare la facoltà di Economia di Catania, ma non per permettere agli studenti di seguire lezioni con docenti di prestigiose università lontane ma più semplicemente per risolvere il problema del sovraffollamento delle aule della facoltà di Palazzo Fortuna. Da un paio di anni molte lezioni della facoltà di Economia sono tenute in video conferenza tra due aule, in una il docente tiene il suo corso e in un’altra gli studenti seguono la lezione in video. La facoltà ha deciso di percorrere questa strada perché il numero degli studenti di alcuni corsi era superiore alla disponibilità dei posti nelle aule. Il disagio c’è, si avverte ogni giorno e si acuisce quando l’aula magna è impegnata per le lauree o per le conferenze. Così, si è deciso di ricorrere alla tecnologia che però non sempre funziona al meglio. «Ho assistito a molte lezioni in videoconferenza. Apprezzo il fatto che si cerca di migliorare la situazione per gli studenti, ma non sempre si hanno degli ottimi risultati. Accade che a volte non si riesce a fare il collegamento tra le due aule o salta l’audio. Quando ciò accade ci riversiamo tutti nell'aula in cui c’è il docente, “accomodandoci” per terra. Altre volte avviene il miracolo e tutto fila liscio», ci racconta sorridendo Francesco, studente di Economia. Abbiamo seguito una lezione di Macroeconomia, mentre il professore parlava in aula 1 noi ci siamo accomodati in aula 6 per seguirla
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in videoconferenza. La connessione non è saltata ma effettivamente la qualità audio e video non era delle migliori. «Sarebbe meglio seguire le lezioni in maniera tradizionale, seguire senza il docente non è la stessa cosa. Non si possono nemmeno fare domande o chiedere chiarimenti. Preferirei il modo classico», ci dice Lucia studentessa di Economia aziendale. A quanto pare Lucia e gli altri studenti che preferirebbero lezioni frontali “tradizionali” dovranno accontentarsi del video. La facoltà, a parte l’aula magna, non ha aule con capienza superiore ai cento posti e molti corsi sono seguiti da oltre trecento studenti. «Qualche anno fa la facoltà è stata ristrutturata e le aule sono state modificate scegliendo di ridurne la grandezza e aumentarne il numero. Questa scelta è stata presa perché si pensava già al numero chiuso e quindi ad una diminuzione degli iscritti», afferma Andrea Fichera rappresentante degli studenti. «La congestione attuale è normale, a causa dell’esigua disponibilità di posti. La facoltà ha puntato sulla videoconferenza per risolvere il problema e sarà così per i prossimi anni fin quando il numero degli iscritti non calerà», aggiunge Fichera. Sin dall’inizio dell’anno accademico i rappresentanti degli studenti hanno ricevuto segnalazione di aule affollate e collegamenti video non stabili, per questo la settimana scorsa i rappresentanti hanno scritto al preside. «Intendiamo proporre al preside alcune soluzioni. Manca il personale adatto per gestire il sistema, i tutor non sono tecnici e quindi non adeguati al ruolo. Auspichiamo che si possano indire bandi per acquisire il personale adeguato e magari - conclude Fichera - affittare nuove aule o cinema per le lezioni». U i
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IL CASO/ Ridimensionamento dell’offerta formativa, passaggio ai nuovi corsi, abbattimento delle soglie di sbarramento, tabelle di conversione “fantasma”. I ragazzi sono disorientati. Dove nasce il “pasticcio”?
Studenti di 2° e 3° anno
a Scienze politiche è caos
di Vanessa Neri Scienze politiche il nuovo anno accademico si apre tra la confusione degli studenti di secondo e terzo anno e l’ormai perduta speranza del via alle lezioni delle specialistiche (pare se ne parli a fine novembre e si ritiene che la causa sia la mancanza di iscrizioni). Ad affliggere gli studenti già iscritti sono, invece, i dubbi legati al nuovo ordinamento didattico. Tante le domande, poche le risposte e le certezze. Quali sono i pro e i contro del passaggio al nuovo ordinamento? Perché sono stati accorpati i corsi? Come mai sono stati coinvolti nel passaggio anche gli studenti del secondo e del terzo? Che fine faranno i voti di chi passando al nuovo ordinamento si è dovuto immatricolare nuovamente? Come mai sono state abbattute le soglie di sbarramento? Lo abbiamo chiesto al professore Maimone, ricercatore di Filosofia politica. «Il ridimensionamento dell’offerta formativa è legato sia ad elementi di rinnovamento didattico, presenti, ma non necessariamente rilevanti, che a esigenze meramente economiche, queste sì decisive, vista l’onerosità dei tagli imposti dal ministro Tremonti. Ciò che posso dire per quanto riguarda gli studenti - prosegue Maimone - è che ho visto e vedo diffondersi una generale incertezza sul da farsi. Credo che questo vada imputato a un difetto di comunicazione. Informazioni frammentarie e in alcuni casi non coerenti, unite ad una oggettiva difficoltà nell’operare la conversione tra vecchi e nuovi ordinamenti». «Per ciò che riguarda la scelta di allargare il passaggio anche agli iscritti al secondo e al terzo anno - aggiunge il professore è il frutto di una decisione, a mio avviso ragionevole, di evitare il protrarsi di situazioni di ambiguità. Sulle soglie di sbar-
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ramento, suggerisco due possibili interpretazioni. La prima, quella ufficiale: facilitare il passaggio agli anni successivi e quindi rendere più semplice il traghettamento verso i nuovi ordinamenti. La seconda, ufficiosa: è ovvio che la virtuosità di un ateneo secondo l’orientamento della riforma Gelmini, si misura sulla base del numero dei laureati e della regolarità della carriera degli studenti. Detto altrimenti, meno studenti fuori corso ci sono, più virtuoso è un ateneo (più finanziamenti riceve, o meno tagli subisce, fate voi). L’abbattimento della soglia - conclude Maimone - è quindi una sorta di correzione ad hoc, un’elusione del sistema». A riguardo si è espresso anche il Collettivo di Facoltà: «Il rettore ha emanato un decreto che ha eliminato lo sbarramento di crediti minimo per passare all’anno successivo. In questa maniera l’università di Catania per quest’anno ha un boom di iscritti in corso. Più iscritti all’anno in corso e meno fuori corso o ripetenti significa, improvvisamente, ateneo “virtuoso” agli occhi del ministero - dicono i ragazzi del Collettivo -. Con questo giochetto, l’ateneo di Catania percepirà più fondi.
gli studenti
« « « «
Cristina C. «Il mio parere è che siamo le cavie di un esperimento senza esito finale»
Carola D.B. «Era una cosa che andava fatta comunque, ma in modo diverso, dovevano far partire solo il primo anno. Non ci sono problemi, ma non essendoci ancora le tabelle di conversione, tutte le notizie rimangono in via ufficiosa»
Laura M. «Mi hanno chiesto di fare un salto nel vuoto quando mi hanno detto di fare il passaggio al nuovo ordinamento. Per legge non sei obbligata a passare, ma di fatto ti mettono una specie di cappio invisibile al collo»
Cataldo D.E. «Siamo in 400 a seguire Diritto amministrativo in un’aula che può contenere 80 persone. Siamo troppi»
Ma le bugie hanno le gambe corte, per cui coloro i quali quest’anno passeranno in automatico all’anno successivo molto probabilmente il prossimo anno accademico saranno ripetenti e l’università sprofonderà nelle classifiche e subirà un ennesimo taglio dei fondi». Per quanto riguarda il nuovo ordinamento l’accusa principale è di aver gestito il passaggio in maniera terribilmente confusa. «Probabilmente tutto questo è il risultato del fatto che il preside, e chi lavora al suo fianco, era (e forse è ancora) confuso riguardo ai mille passaggi burocratici e i tanti parametri legislativi da rispettare - spiegano ancora dal Collettivo -. I vertici della facoltà hanno inizialmente deciso che la migliore soluzione sarebbe stata far passare tutti gli studenti al nuovo ordinamento. Si è ipotizzato così, inizialmente, un passaggio automatico. Poi ci si è resi conto che la trovata costituiva un illecito, visto che nessuno può obbligare uno studente a cambiare il piano di studi che aveva deciso di seguire al momento dell’immatricolazione. Si è così visto il primo dietrofront da parte della facoltà, che non ha ufficialmente dichiarato di aver sbagliato, lasciando così molti studenti ad affrontare voci di corridoio contraddittorie. Altro punto che ha portato confusione - proseguono al Collettivo - sono le ormai famose “tabelle di conversione” che dovrebbero definire e gestire, in caratteri generali, il passaggio dal vecchio piano di studi a quello nuovo. Il preside ne aveva promesso l’uscita imminente già a partire da metà maggio, ma ancora adesso non ce n’è traccia. All’ultima Commissione Didattica (del 19 ottobre) è stato detto che non c’è fretta e che verranno approvate, forse, il 20 novembre. Intanto tutti gli studenti che sono passati dal vecchio al nuovo ordinamento allo stato attuale hanno fatto un salto nel buio». U i
INFORMA
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Siamo in..TESI?
ateneo La tesi? Letteratura o scienza, comunque il frutto di un lavoro di ricerca. Noi gli diamo spazio. Segnalateci le vostre a info@universitinforma.it
di Vanessa Ferrara
e ci soffermiamo a riflettere sull’effettiva informazione che ci viene offerta rispetto a uno dei più importanti fenomeni politici, sociali e culturali che hanno contrassegnato la storia del nostro Paese, possiamo notare quanto in realtà sia poco approfondita la cognizione relativa al movimento femminista che ha operato in Italia tra gli Anni 60 e 70. Figuriamoci, poi, se conosciamo a fondo le tante “lotte” di emancipazione attuate dalle attiviste catanesi, protagoniste anch’esse, in quegli anni, della rivendicazione di diritti e parità sociale. Un coraggio, quello che ha contraddistinto le giovani rivoluzionarie, che merita di essere frequentemente ricordato e sul quale, proprio per questo, Antonia Cosentino ha voluto apri-
S
con una sorta di “indennizzo”, ovviamente rifiutato, in quanto le attiviste miravano soltanto a ottenere un riconoscimento come soggettività politica all’interno delle dinamiche culturali e sociali della città. Infine, ho creato una ricostruzione di tutte le esperienze delle Case delle donne in Italia, intervistando alcune delle protagoniste della storia femminista catanese». Cosa significava essere femministe a Catania? «Era un momento di fermento in qualsiasi città d’Italia. Certamente la mentalità siciliana di quell’epoca comportava diverse difficoltà, soprattutto nel dialogo, rispetto a quelle di città come Roma o Bologna». Emma Baeri è una di queste “voci storiche”. Cosa ha rappresentato nel tuo percorso?
La lunga e difficile epopea del femminismo catanese re una “finestra di memoria”, decidendo, in conclusione del suo percorso triennale in scienze per la comunicazione internazionale, di argomentarvi la propria tesi in Storia contemporanea. Un importante scorcio storico-culturale, del quale ha ben messo in luce gli aspetti che più hanno riguardato la nostra città. Grazie a questo minuzioso lavoro di ricerca lo scorso 6 ottobre Antonia ha anche vinto un importante Premio nazionale - indetto dall’Università degli Studi di Bari - dedicato alla giornalista russa Anna Politovskaja, assassinata nel 2006. Perché hai scelto di argomentare la tesi proprio sul movimento femminista catanese attivo negli Anni 70? «Mi incuriosiva ricostruire quel momento storico. Sapevo che anche nella nostra città era esistito un movimento femminista e volevo ritrovare le tracce di coloro che si erano battute per delle conquiste so-
ciali. Volevo sapere chi fossero quelle donne e cosa realmente avessero fatto a Catania». Cosa hai appreso attraverso questa esperienza? «Durante la ricerca ho scoperto che nell’Archivio di Stato esiste un fondo per il “coordinamento dell’autodeterminazione della donna” (il nome che si era dato il movimento a Catania), nel quale sono custoditi tantissimi documenti: volantini, cartelli relativi alle manifestazioni di protesta, lettere ai giornali o corrispondenze con i movimenti delle altre città. Ma è comunque la mia percezione della vita e delle piccole cose che, in primo luogo, è cambiata grazie a questa esperienza». Come hai strutturato la tesi? «Ho iniziato con un preambolo sulla differenza che vi è tra “fare storia” e “fare memoria”, evidenziando quanto possa risultare difficile trattare l’argomento della storia del movimento femminista senza farsi
coinvolgere emotivamente. Poi, ho fatto una ricostruzione del femminismo in generale, parlando del fatto che ancora non ne esiste una ricostruzione stocica completa, ma solo numerosi contributi che assumono comunque un ruolo rilevante per la ricostruzione complessiva del fenomeno. Per quanto riguarda il momento storico catanese, invece, ho scelto di raccontare la controversia sorta tra il “Coordinamento dell’autodeterminazione della donna” e il Comune di Catania, relativamente all’istituzione di una “Casa della donna” - uno spazio “poliedrico” al quale le donne potevano fare riferimento per tantissimi aspetti -, già “conquistata” in moltissime città italiane, attraverso occupazioni o semplici concessioni da parte delle stesse amministrazioni comunali, tranne che a Catania. Addirittura, in un primo momento, il Comune della nostra città propose di risolvere il problema
«Lei ha rivestito un ruolo fondamentale per il racconto e la ricostruzione degli eventi. Abbiamo instaurato un bellissimo rapporto, è diventata un importante punto di riferimento nella mia vita. È una donna che riesce a stimolarti parecchio, sia dal punto di vista culturale che interiore, e non nego che, se non l’avessi conosciuta, forse non avrei avuto il coraggio di decidere di trasferirmi a studiare a Roma». La tua opinione rispetto al fenomeno femminista? «Quelle battaglie sono state fondamentali sotto tanti punti di vista, in primis la percezione del valore delle donne nella società. Mi spiace che il processo si sia arrestato, senza che le generazioni successive abbiano “raccolto” il testimone delle tante lotte. È per questo che attraverso questo mio percorso ho capito di voler proseguire nella ricerca e nella sensibilizzazione di questo fenomeno». U i
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«Ho scelto gli studi ma non mollo il tennis» di Marco Pitrella
no soli. È andata bene comunque, il tennis mi ha fatto conoscere i miei limiti e il fatto di dover viaggiare tanto per via delle partite mi ha reso più indipendente sin da ragazzo. Grazie all’esperienza accumulata, adesso vivo lo sport in maniera diversa, più serena». Oggi Antonio ha 29 anni e, oltre ad essere iscritto in Scienze Politiche, indirizzo Relazioni internazionali, è tornato a giocare a livello professionistico e, dopo aver collezionato nuovi successi (la promozione in seria A, due titoli italiani universitari di Doppio e il titolo italiano di serie C nel 2007), nel 2009 è diventato vice campione siciliano assoluto. Oggi è anche allenatore presso A.S.D. Nuovo Tennis di Catania, nelle cui fila milita anche la giovane promessa Giuseppe Ricciardi seguito dalla Federazione Italiana. «Sono entusiasta di questa
n bambino diventato uomo nello sport. Antonio Amore, tennista catanese, si allena ancora con lo stesso entusiasmo di quando iniziò a tirare i primi colpi a sei anni, nel campetto vicino al luogo di lavoro del padre. E poi i gesti, i bei gesti di chi sa giocare, di chi sa che il tennis non vuol dire solo colpire una palla, ma significa soprattutto sacrificio. Tutto è cominciato con quel “suo figlio gioca bene...” detto a suo padre molti anni fa. Da allora, per anni, accanto alle scarpe regalategli dal papà, Antonio ha messo nel borsone, insieme a sogni e speranze, il libro della scuola; perché tra un allenamento e una partita, si doveva comunque studiare. E poi? Concentrazione. Tanta. Gli occhi fissi su pallina e racchetta, la direzione è quella.
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IL CAMPIONE / Antonio Amore, iscritto a Scienze politiche, ha preso in mano la racchetta a sei anni. Da allora tanti successi, fino alla scelta di rinunciare al professionismo per l’università. Ma è stato uno stop temporaneo La prima battuta, l’inizio. Un inizio bruciante quello di Antonio. I primi successi da professionista arrivano a diciassette anni, sotto la guida del maestro Fabrizio Fazzi, con cui vince il titolo di campione regionale under 18, l’accesso ai campionati nazionali di categoria, classificandosi fra i primi sedici talenti e da lì i primi tornei internazionali. È una bella storia, la sua. Storia di un ragazzo che ha faticato per “arrivare”, perché nel tennis soldi ne circolano pochi e l’individualità sul campo diventa lo specchio del cammino solitario che porta a fare della propria passione un mestiere. L’unica ar-
ma è il talento. Talento esercitato nel poco tempo a disposizione, perché - si sa - nello sport il tempo passa velocemente, e il momento di decidere chi diventare arriva presto. Per Antonio arriva a meno di vent’anni. La scelta è sempre la solita, quella tra l’Università con la possibilità di costruire il proprio futuro su qualcosa di più “solido” - e il tennis, tentare il grande salto come professionista. Tuttavia nello sport lo spettro del rischio è sempre dietro l'angolo e il confine tra
salto di qualità ed il salto nel vuoto è impercettibile: «Fu una scelta durissima - ricorda Antonio - provai a conciliare le due cose con scarso successo, sino a quando optai per l’Università. Se potessi tornare indietro, non so se rifarei la stessa scelta. Oggi molte cose sono cambiate: anzitutto la Federazione ha aperto un’Accademia del tennis a Tirrenia diretta da Renzo Furlan, uno dei più grandi tennisti italiani. Inoltre, anche se non sono previsti rimborsi spese, perché la Federazione finanzia solo i primi cinque o sei atleti d’Italia - oltre, naturalmente, agli allievi dell’accademia stessa il fatto che oggi si riesca a viaggiare in modo economicamente più vantaggioso è uno stimolo in più alla partecipazione dei vari tornei e quindi aumentano le possibilità di avere visibilità; si è un po’ me-
nuova esperienza, collaborare con il maestro federale Giuseppe Cappello nel progetto Ricciardi mi da la possibiltà di trasmettere ai più giovani i valori che io ho imparato e soprattutto mi inorgoglisce e mi lusinga l'essere punto di riferimento oltre che degli allievi, dei genitori che vedono in questo sport un ulteriore spazio dove i figli possono crescere e migliorarsi. Tutto questo mi dà un’ulteriore responsabilità: stare al loro fianco e consigliarli quando ad un certo punto loro dovranno scegliere chi diventare». Loro, i più giovani, che sono ancora alla prima battuta; loro che, come Antonio, prima di battere hanno gli occhi fissi su racchetta e pallina, perché gli occhi di un atleta non cambiano mai. La direzione è quella, sempre la stessa, lì, sempre più in alto. U i
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CORSI / Pakistani, senegalesi, bengalesi. Storie di vita e di accoglienza s’incontrano nella sede dell’Arci di Catania, dove insegnanti di italiano volontari danno lezioni gratuite di lingua e cultura agli immigrati. Nel segno dell’interculturalità è nata anche Radio Matria di Maria Enza Giannetto i chiamo Amed e sono nato a Saint Louis, in Senegal». «Io sono Samir e vengo da Calcutta, in India». «Il mio nome è Fatima e sono di Casablanca, in Marocco». Tre storie di vita, tra le dieci, che si incontrano durante una lezione dei corsi di alfabetizzazione nella sede dell’Arci di Catania. Storie di uomini e donne che vengono dal Pakistan, dall’India, dal Senegal, dal Marocco. Qualcuno è arrivato a Catania da pochi mesi. Altri ci vivono da anni. Molti parlano già piuttosto bene l’italiano e addirittura con una leggera inflessione catanese, ma seguono il corso perché vogliono imparare a leggere e a scrivere. Ci sono anche quelli che, come il magrebino Mohamed, presto passe-
«M
A scuola di integrazione ranno al corso avanzato, per poi seguire le lezioni di Impresa etnica, per avviare un’attività in proprio. Sono storie di immigrati che vogliono conoscere meglio le abitudini della città che li accoglie e integrarsi. Con i catanesi e con gli altri migranti. La classe stasera è più affollata del solito, due gruppi si sono uniti perché nella sede - in Piazza Carlo Alberto, n. 47 - c’è anche una riunione per discutere la recente espulsione dei 119 immigrati egiziani e palestinesi e i “fatti del Palanitta”. Una situazione di emergenza che ha visto attivarsi tutta la rete antirazzista catanese. Nel quotidiano, però, la situazione è molto più rilassata e, a dirla tutta, anche divertente. Il gruppo Melquiades dell’Arci organizza corsi, laboratori e attività per promuovere l’integrazione tra immigrati e catanesi e tra migranti di diversa provenienza. I corsi sono partiti da qualche settimana. Al momento ci sono circa 70 gli allievi suddivisi nei vari livelli: dal principiante all’avanzato. «La cosa fondamen-
tale - spiega Vanessa Cannatà, una delle volontarie del Servizio civile, che si occupa dei corsi - è che le classi siano miste. La parola d’ordine è contaminazione, non può esistere una classe in cui ci siano solo immigrati della stessa nazionalità, vorrebbe dire ghettizzazione. Le comunità più presenti sono, sicuramente, quella bengalese e senegalese, mentre resiste ancora qualche remora da parte dei cinesi che tendono a chiudersi un po’ e trovano difficoltà con la nostra scrittura. Quest’anno, però, abbiamo un paio di iscritti e contiamo che con il passaparola possano essere da stimolo per tutta la comunità». «Organizziamo anche corsi di inglese e francese - spiega Francesca Nicosia, anche lei volontaria del Servizio civile. La cosa più interessante è che, spesso, l’iniziativa parte proprio dagli allievi. Per esempio, qualche tempo fa alcuni ragazzi sono venuti dicendo che avrebbero voluto frequentare un corso di inglese e che avevano già trovato l’insegnante. Insomma, avevano bisogno di uno spazio sociale.
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L’etica e la “Bellezza” della Costituzione
La “bellezza” della Costituzione attraverso 500 bandiere. La Fondazione “Antonio Presti-Fiumara d’Arte” propone anche quest’anno agli studenti delle scuole l’approfondimento del tema della bellezza indirizzandolo all’elemento cardine del nostro Paese: la Costituzione. «Il momento che attraversiamo è difficile e delicato - spiega il presidente di Fiumara d’Arte, Antonio Presti -. I giovani sembrano presi e attirati da altri interessi. Soltanto attraverso la conoscenza si può apprezzare un testo scritto oltre cinquant’anni fa e condividerne la Bellezza, la completezza, la sua capacità di arrivare a regolare ogni settore della vita dei cittadini. La Costituzione italiana è bella e ci appartiene. È nostra, l’abbiamo creata noi, l’hanno fatta i nostri padri e noi la dobbiamo proteggere e ammirare come merita». Gli studenti non la conoscono e per questo Fiumara d’Arte propone a cinquanta scuole elementari, medie e superiori di Catania, di analizzarla come valore di Bellezza, legalità e democrazia. Ogni scuola partecipante approfondirà una o più sezioni. L’iniziativa “La Bellezza della Costituzione500 bandiere ispirate alla Costituzione” fa parte del progetto “Terzocchio Meridiani di Luce”, che vedrà la realizzazione di un museo a cielo aperto nel quartiere di Librino dove Antonio Presti ha realizzato la “Porta della Bellezza”. In un primo momento si svilupperà in classe la parte teorica. Poi, ogni scuola redigerà il proprio manifesto etico nel quale potrà esprimere i valori in cui si riconosce. Il manifesto etico troverà successivamente una sua realizzazione attraverso opere scritte (temi, elaborati, ricerche) che saranno visionate da una giuria di esperti. Per la sezione arte, ogni scuola dovrà realizzare dieci bandiere più una. Le cinquecento bandiere saranno installate a fine anno scolastico sull’asse dei servizi e lì rimarranno per tre mesi. L’undicesima bandiera creata da ogni istituto sarà parte di una mostra permanente allestita all’interno di un ospedale. Per la fine del progetto didattico la Fondazione organizzerà una grande festa a Librino.
INFORMA In realtà è proprio questa la cosa che cerchiamo di ottenere: che immigrati e catanesi vedano la nostra sede come un loro spazio, dove sentirsi a casa e promuovere iniziative». Alcuni dei frequentatori dell’Arci chiedono, per esempio, di poter fare un corso di informatica, altri si propongono come insegnanti di arabo. E poi c’è anche il doposcuola per i bambini. E sono tutte iniziative che vengono dai soci. Amed, operaio senegalese nel riciclaggio, è a Catania da 7 anni, per l’Arci fa una vera e propria opera di proselitismo: «Invito tutti i miei conterranei a seguire i corsi. Seguo i laboratori, sono molto attivo dentro il circolo perché sono convinto che sia necessario imparare bene la lingua, per poter seguire anche le notizie in tv, leggere e tenersi informati». Integrarsi e conoscere le abitudini del paese ospitante quindi. Ecco perché le lezioni sono un vero work in progress. Si parte da un’idea ma poi subito si è costretti a modificarla a seconda delle richieste. Lia Asciutto, che nella vita è un’ostetrica ma qui all’Arci insegna in uno dei corsi, stasera ha fatto una lezione sul panificio. «È bello vedere come anche le cose apparentemente più banali diventano pretesto per confrontarsi e scambiarsi conoscenze. Oggi ho spiegato ai miei “alunni” quello che possono trovare in un panificio catanese, le differenze tra i vari tipi di pane e anche le nostre abitudini rispetto alle varie feste. Alla fine abbiamo anche mangiato una ciambella. Ma la verità è che imparo tante cose anche io». «Sono disoccupata, dopo un passato lavorativo nel campo del marketing - dice Valeria Giuffrida, insegnante del corso avanzato - e quando ho letto su facebook una nota in cui era scritto che Arci Catania ricercava insegnanti di italiano, ho pensato di mettermi subito in gioco. D’altra parte, già da tempo, seppur nel mio piccolo, contribuisco alla alfabetizzazione di alcuni miei amici. Da un anno insegno nel corso avanzato, ho “alunni” di varie nazionalità, cinesi, russi, bulgari, inglesi, spagnoli e senegalesi. Mi trovo benissimo con loro e, come dico sempre
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15 “siete voi ad insegnare molto a me!”. Ognuno parla della sua cultura e della sua realtà e in classe arricchiamo le nostre rispettive conoscenze sul mondo. È divertente, anche constatare che persone di paesi diversissimi abbiano in effetti tante cose in comune e che la vita di ogni giorno, il legame con la famiglia, alla fine è la stesso per tutti. Spesso, ci si incontra anche la sera per fare un giro in centro, andare al cinema. Continuerò quest’esperienza e ne sono felice e gratificata. Anzi appena possibile spero di riuscire ad aiutare anche i ragazzi che chiedono di fare il corso di informatica». «Oltre ai corsi dice Vanessa organizziamo feste e laboratori. Tra poco ripartirà il laboratorio teatrale: si tratta di teatro sociale, in cui non si ha un canovaccio ma ognuno racconta la propria storia mescolandola a quella degli altri. E poi ci sono le feste, come quella delle Contaminazioni che si è svolta il 24 ottobre: siamo riusciti, insieme ad altre associazioni, a portare in piazza Carlo Alberto, genti di tutte le nazionalità che ballavano su musiche dal mondo e mangiavano specialità etniche. Un modo per stare insieme nel segno dell’interculturalità». Contaminazione e aggregazione, nel segno della musica, sono alla base di Radiomatria (www.livestream.com/arciradiomatria). Un’iniziativa nata un anno fa, di cui parla uno dei suoi promotori, Dario Pruiti, laureando in Giurisprudenza. «Dopo aver seguito un laboratorio di musica in cui ci scambiavamo varie proposte interculturali abbiamo pensato che internet ci avrebbe offerto uno strumento perfetto per amplificare questo scambio di esperienze. È nata Radio Matria, il cui nome richiama quello di Patria ma lo sconvolge completamente, ribaltandone il concetto nazionalistico, che ormai ci sembra superato, per puntare a quello di matriarcalità, di terra dell’accoglienza. Dalla musica poi, la nostra web radio è diventata un mezzo per le nostre battaglie antirazziste e per far conscore le culture di tutti quelli che vogliono partecipare». U i
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Residenze, adeguamento agli standard alberghieri POSTI LETTO / Al momento sono circa 800 i posti letto messi a disposizione dall’Ersu, che lavora per incrementare il pacchetto. Entro dicembre, l’attuazione della norma che prevede l’adattamento degli alloggi a strutture ricettive di Michele Spalletta irca 800 posti letto disponibili a fronte di circa 31 mila studenti fuori sede iscritti all’università di Catania. È questo lo stato attuale delle cose, dopo la sospensione dei progetti per tre nuovi campus (per mancanza di fondi dell’Ateneo) e la storia, senza fine, del Tavoliere (progetto gestito dall’Iacp di Catania). Una situazione non certo felice per i tanti studenti che avrebbero diritto a un postoletto. Una situazione che l’Ente regionale per il Diritto allo Studio di Catania tenta di risollevare compatibilmente con le proprie competenze e i fondi. «Al momento - racconta Nunzio Rapisarda, direttore dell’Ersu di Catania - stiamo dando attuazione alla nuova legge che prevede la sistemazione delle strutture se-
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condo le caratteristiche alberghiere. Con questa nuova norma si passa da un sistema di alloggio tradizionale e una struttura con requisiti d’albergo. Per fare ciò ci siamo già mossi per adeguare le nostre residenze entro il 31 dicembre. Con le risorse a nostra disposizione - aggiunge Rapisarda - abbiamo già provveduto per circa 800 posti-letto che sono già stati assegnati. Per gli altri locali che sono in nostro possesso abbiamo la necessità di reperire ulteriori finanziamenti per far partire i lavori di adeguamento delle strutture e renderli così a norma entro un anno circa». Tra i lavori da effettuare quelli che riguardano i locali delle esistenti residenze, come quelle in via Oberdan e alla Cittadella universitaria, dove sono previsti ulteriori 60 posti-letto in più in ogni struttura e altri am-
pliamenti in altre sedi dell’Ersu che, una volta adeguate, metteranno a disposizione altri 300 posti in più. Ma i progetti di ampliamento del parco camere dell’Ersu non finiscono qui. «Con la legge 338 abbiamo avuto l’approvazione del Ministero per la realizzazione, sempre alla Cittadella universitaria, di una nuova struttura per circa 100 posti-letto cofinanziata per il 50 per cento dallo Stato. Per questa nuova ala da realizzare accanto all’attuale residenza della Cittadella abbiamo già accantonato le risorse e procederemo presto con la convenzione e la gara d'appalto per la sua costruzione. Abbiamo anche chiesto, da oltre un anno, l’uso di alcune strutture che ospitavano uffici o enti pubblici e che sono attualmente dismesse, come l'edificio dell’ex ospedale Ascoli-Tomaselli, che è proprio confinante
con i nostri uffici, per adeguarle e destinarle e residenze universitarie o a spazi comunque a disposizione degli studenti. Purtroppo ancora, a distanza di oltre un anno, non si è riusciti ad avere la disponibilità di queste strutture». Ma parlando di strutture a disposizione degli studenti, un’altra importante opera è in cantiere e la sua realizzazione è già vicina. «Si tratta - come ci conferma lo stesso Rapisarda - di una grande mensa che sorgerà al centro, in piazza Bovio, e che assieme a quelle già presenti, Cittadella e Centro, creerà un sistema integrale di ristorazione per gli studenti facilmente raggiungibile da ogni sede di facoltà. Per questa nuova mensa si dovrà attendere poco perché ci troviamo già nella fase della gara d'appalto per l’attribuzione del servizio di ristorazione». U i
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BENEFICI / Nonostante le preoccupanti anticipazioni per il futuro anno accademico quest’anno l’Ente dovrebbe riuscire a coprire più del 90 per cento degli aventi diritto
Borse, picco massimo nelle assegnazioni a notizia battuta da alcune agenzie e pubblicata sui mezzi di informazione sui tagli alle borse di studio è del tutto infondata», ha fatto sapere, qualche giorno fa il Miur rassicurando gli studenti universitari sulle risorse già stanziate destinate alle agevolazioni per il diritto allo studio. Ma forse è meglio fare un po’ di chiarezza: l’evidente riduzione in finanziaria di 74 milioni di euro rispetto all’assestamento del 2010, con una dotazione di soli 25,7 milioni di euro è un fatto. Inoltre, questi tagli riguarderebbero il fondo di intervento integrativo da ripartire tra le regioni per la concessione dei prestiti d’onore e l’erogazione delle borse di studio. Certo il ministro Maria Stella Gelmini ha rassicurato tutti, ma se il “taglio” fosse confermato rappresenterebbe una riduzione del 90% e potrebbe lasciare senza benefici il 35% dei ragazzi aventi diritto alla borsa. Questo a livello nazionale. Per quanto riguarda l’Ateneo catanese, ovviamente, non sono a rischio le borse 2010-2011. Quelle si fondano sul budget dell’anno precendente. «Anzi, per quest’anno - spiega il direttore Nunzio Rapisarda - probabilmente riusciremo a coprire il massimo storico delle assegnazioni, fino al 95% degli idonei. Una percentuale importante se si pensa che in genere si arriva al 75%». «Certo - continua - se la situazione della finanziaria nazionale rimane come previsto, verranno tempi duri e solo su Catania si perderanno, nell’anno accademico 2011-2011, circa un mi-
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gliaio di borse. Ma sono convinto che il buon senso avrà la meglio: non si possono lasciare in difficoltà tanti studenti». Ma parliamo di quello che succede quest’anno. Da qualche settimana sono già state pubblicate le graduatorie per le borse di studio. Dopo il periodo per eventuali ricorsi, probabilmente entro due settimane saranno pubblicate le graduatorie definitive, in modo da garantire, anche quest’anno la liquidazione della prima rata entro dicembre. «Anche quest’anno - spiega Luigi Alberti della sezione Borse di studio dell’Ersu abbiamo garantito un’ampissima copertura, già con i 12 milioni e mezzo messi in bando. E riuscire a dare le borse complete al 90% degli idonei non è cosa da poco. Ci tengo a spiegare un mec-
canismo che spesso viene sottovalutato: in Sicilia, quando si scelgono i parametri Isee per la partecipazione al bando (la legge pone un limite minimo e un massimo per questo indice e ogni ente fissa il parametro da rispettare, ndr) i quattro Ersu scelgono sempre l’importo massimo. Questo significa che si allarga la fascia di studenti che possono partecipare al concorso. Voglio dire che è facile coprire il 100% degli idonei, come succede in Lombardia, quando però gli idonei sono di meno perché il tetto da non superare è più basso». Ovviamente, anche l’inserimento in graduatoria di fuori sede o in sede incide sul numero di borse assegnate. Va da sé che l’importo per un fuori- sede è maggiore. Insomma le variabili da considerare sono sempre santissime». (meg) U i
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I servizi on-line per gli studenti
www.ersuct.it/parlaconersu: il servizio raccoglie le segnalazioni, le proposte e i reclami degli studenti relative ad eventuali disservizi. L'obiettivo è garantire al meglio la trasparenza, l’efficacia e la qualità delle prestazioni erogate, oltre che tutelare lo studente da ogni comportamento lesivo dei suoi diritti. www.ersu.unict.it: sito per le comunicazioni istituzionali dell’ente. Nelle pagine del sito si trovano tutti i servizi, i benefici e le notizie utili agli studenti universitari. Sono presenti informazioni costantemente aggiornate sulle diverse forme di interventi, manifestazioni ed eventi, convegni e partecipazione ai saloni dello studente nazionali ed europei. www.ersuctalloggi.it: il sito si propone come punto di incontro tra domanda e offerta di posti alloggio per gli studenti. Il portale offre a tutti gli studenti dell’ateneo la possibilità di inserire gratuitamente i propri annunci di “cerco alloggio” e di consultare tutte le offerte dei locatari, dettagliate con prezzi, zone geografiche e molto altro ancora. E da quest’anno anche assistenza legale per gli studenti. wap.ersuct.it: l’Ersu di Catania è disponibile anche sul cellulare. Grazie a questo servizio l’ente offre un altro canale di comunicazione con lo studente accessibile in qualsiasi momento e in ogni luogo. Tutte le notizie, gli avvisi, le manifestazioni organizzate dall’ente a portata di telefonino. Sms & mms list: iscriviti al servizio sms e mms dell’Ersu di Catania. E’ un servizio gratuito che permette di ricevere in tempo reale le novità che riguardano l’ente, gli eventi e le iniziative, oltre che ottenere informazioni di prima mano su borse di studio, scadenze e altro ancora.
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GUARDANDO ALL’EST / La facoltà di Scienze politiche dell’Università di Macerata organizza il master di I livello in Relations with Eastern Countries. Domande entro l’11 dicembre. Info: www.unimc.it/masterest
UNIROMA3 / Esperti in “Governo del mercato del lavoro” Esperti delle tematiche del mercato del lavoro e delle politiche occupazionali capaci di operare negli organi centrali o periferici del Ministero del lavoro, ma anche nei servizi per l’impiego, nelle agenzie del lavoro, nei centri di orientamento, negli osservatori. E ancora, negli istituti previdenziali, nonché negli organismi di rappresentanza delle parti sociali e nella gestione delle relazioni industriali. Saranno queste le figure che usciranno dal master di secondo livello in “Governo del mercato del lavoro” promosso dalla Facoltà di Economia di Roma Tre. Un iter diretto dal professore Sebastiano Fadda rivolto a laureati specialistici in Economia, Giurisprudenza, Scienze politiche e Scienze della Formazione. Per iscriversi c’è tempo fino al 13 dicembre. Il costo del master, che accoglierà un massimo di 40 corsisti, è di 3mila euro. Per informazioni: Antonella Mennella, tel. 06.57335723/29, e-mail: mastmpl@uniroma3.it. Sul web www.uniroma3.it.
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SIENA / Mebs, candidature aperte
Al via l’11a edizione del Master Mebs, rivolto a quanti sono interessati ad approfondire gli studi in campo economico, bancario e finanziario, organizzato dalla Facoltà di Economia dell’Università di Siena in collaborazione con la banca Monte dei Paschi di Siena. Il corso si propone di trasmettere gli strumenti necessari per svolgere funzioni manageriali e di elevata responsabilità decisionale nelle aziende bancarie, finanziarie e di consulenza. Previsto uno stage presso le società del gruppo Monte dei Paschi di Siena. Per l’ammissione occorre avere laurea specialistica o magistrale e aver sostenuto i test di lingua inglese indicati dal bando. Le candidature vanno inviate entro l’11 gennaio. È previsto un colloquio motivazionale. Info: www.unisi.it/mebs.
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STAGE / Opportunità in Ibm per le sedi di Roma e Milano
Ibm offre stage della durata di 3/6 mesi garantendo un solido piano formativo validato dall’Ufficio Human Resources. Lo stage è retribuito con un assegno di studio, il cui ammontare varia dal primo al secondo trimestre. Ibm garantisce in ogni caso un servizio di navette aziendali (per le sedi di Milano Segrate, Milano Vimercate e Roma). Gli stage si svolgeranno nelle seguenti aree: Sviluppo Software presso il Laboratorio di Roma e Global Business Services per le altre sedi. Per ulteriori informazioni, bando e modello adesione al link del sito Ibm: www-05.ibm.com/employment/it/students/index.html
VAL DI NOTO / Nuovi professionisti del turismo locale Nasce il primo master per figure professionali legate alle specificità del territorio. Organizzato dalla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania (in collaborazione con Confeserfidi, gruppo Acqua Marcia, gruppo Giap, Provincia di Ragusa e Comuni di Modica e Scicli) il master di I livello in “Offerta turistica integrata in Val di Noto” è rivolto a 35 laureati e si svolgerà tra Ragusa (Consorzio Universitario), Modica (palazzo San Martino) e Scicli (convento della Croce). L’obiettivo è quello di creare figure manager operanti nel settore turistico; operatori turistici; personale di enti ed istituzioni pubbliche “dedicato” alla programmazione dello sviluppo locale e al supporto gestionale della promozione turistica del territorio. Il corso si articolerà in 1500 ore (di cui 300 di stage) per complessivi 60 crediti formativi. Domande entro il 22 novembre. Info: www3.unict.it/master/Turismo_Val_Noto.php.
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INFORMA
lavorare ENTERPRISE SPA / Analisti per Roma, Milano e Torino
le opportunità del mese dove
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TECNICO PROGETTISTA Knauf, multinazionale leader nel campo dei sistemi di finitura per l’edilizia, ricerca un/a funzionario tecnico per Sicilia e Calabria.
Il profilo del candidato/a ideale è: giovane ingegnere/architetto con buona padronanza della lingua inglese, capacità di utilizzo dei principali pacchetti software informatici ed una esperienza nel settore edile.
Curriculum on line all’indirizzo www.knauf.it, sezione “Lavora con noi” allegando l’autorizzazione al trattamento dei dati personali e indicando il riferimento “FTME”.
INGEGNERI PER LA ERG Società del gruppo Erg cerca per il proprio stabilimento di Priolo-Gargallo laureati in Ingegneria Elettrica (rif. ELESR), di manutenzione (INGMAN), della corrosione (INGCOR).
I candidati non devono avere più di 30 anni; avere ottima conoscenza della lingua inglese ed esperienza pregressa.
Il curriculum va compilato sul sito www.erg.it, sezione “Lavora con noi” citando nel campo il riferimento dell’annuncio che interessa.
FAMILY BANKER IN SICILIA Banca Mediolanum cerca laureati, di età non superiore a 24 anni, per il territorio siciliano.
Saranno presi in considerazione candidati con esperienza lavorativa di almeno due anni, maturata preferibilmente in ambito commerciale o comunque a contatto col pubblico.
ADDETTI FRONT OFFICE Argentario Resort Golf & Spa cerca addetti al ricevimento d’albergo. La sede di lavoro è Monte Argentario, in Toscana. Per ulteriori informazioni: www.argentarioresort.it.
Richieste conoscenza base della lingua inglese, padronanza dei software alberghieri, esperienza documentata nella medesima mansione. Possibilità di vitto e alloggio gratuiti.
Inviare cv (formato Europass) a: job@argentarioresort.it, fax 0564.810995 e p.c. a servizio Eures Agrigento a: antonina.pedicini@regione.sicilia.it. Il cv deve essere corredato di foto (intera e ritratto).
RAPPORTI CON L’ESTERO Lo Studio Alessi con sede a Palermo cerca un addetto ai rapporti con l’estero.
Sono richieste ottima conoscenza di inglese e francese scritto e parlato e padronanza di Windows, Office, Internet Explorer, Skyoe e Msn. Preferibili esperienza nella mansione e appartenenza categoria assunzione agevolata.
Inviare curriculum vitae per posta elettronica a: lavoro@studioalessi.org
Gli interessati, di entrambi i sessi, sono invitati a candidarsi sul sito www.familybanker.it.
Enterprise spa, azienda specializzata in prodotti per le banche, cerca analisti funzionali e analisti programmatori per le sedi di Roma, Milano e Torino. Si offre contratto a tempo determinato (Riferimento ENT01). La ricerca è rivolta a neolaureati in Informatica, Ingegneria informatica, Ingegneria gestionale, Scienze economiche o titolo equivalente. È gradita la conoscenza di Sistemi IBM Z/os con Data-Base DB2 in ambiente CICS, di applicazioni bancarie in ambito segnalazioni agli organi centrali (Puma 2- A.U.I. – Altre), di applicazioni bancarie in ambito back-office e di applicativi legati alle reti Interbancarie oppure sistemi di back-office. È richiesta inoltre la competenza nell’utilizzo dei principi di programmazione OOP, del linguaggio Java e dell’architettura Jee e/o J2EE, del linguaggio SQL e dei principali DB relazionali. Sarà considerato requisito preferenziale il possesso di competenze in ambito Progettazione OO, Web-Services, Security e la conoscenza di una o più delle seguenti tecnologie: Spring, Spring WebFlow, JSF, JBoss RichFaces, AOP, XSLT, Javascript. Per informazioni: www.enterprisespa.it.
Dalla Costa Rica all’Ucraina, cinque proposte di stage le proposte di stage segnalate queso mese da Aiesec. Cinque NOVARTIS IN COSTA RICA cerca laureati o laureandi con conoscenze di marketing per uno stage di 77 settimane. Il salario mensile previsto è di 900 dollari. Lo stagista dovrà sviluppare politiche di marketing e promozione. Lingue richieste: inglese e spagnolo eccellenti. PER UN PROGETTO DI SVILUPPO SOCIALE si cercano stagisti in Turchia per 6/8 settimane. Gli stagisti esporranno la cultura del proprio paese d’origine e insegneranno la
loro lingua. Inoltre parteciperanno alle lezioni d’inglese. È richiesto un livello di conoscenza eccellente della lingua inglese. Vitto e alloggio garantiti.
zioni per smart phone per iOS o Android. Il progetto durerà 52/78 settimane, con un salario mensile di 2.850 dollari. Richiesto inglese eccellente.
CASA DI CURA IN IRLANDA cerca stagisti per un progetto di sviluppo sociale. È previsto un salario mensile di 500 dollari. La durata massima prevista dello stage è di 25 settimane, per un totale di 40 ore settimanali.
IN UCRAINA PER INSEGNARE L’INGLESE. Uno stage di 6/7 settimane, con retribuzione di 100 dollari. Lo stagista terrà lezioni di inglese a diversi gruppi di studenti, organizzando attività interattive. Vitto e alloggio garantiti.
SPORTS RADAR AS, IN NORVEGIA richiede ingegneri informatici per sviluppare applica-
Per tutti questi stage potrete avere maggiori informazioni scrivendo a catania@aiesec.it.
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SHYLOCK / A gennaio arriva a Catania, ospite della stagione del Teatro Stabile, lo spettacolo di Moni Ovadia, scritto e diretto insieme con Roberto Andò. L’attore: «Partiamo dall’opera del grande drammaturgo per una riflessione sull’asservimento della nostra società al denaro» di Maria Enza Giannetto ici Moni Ovadia e pensi alla tradizione ebraica, all’antisemitismo, all’impegno per la tolleranza. Per un attimo. Poi la mente va al suo teatro: teatro con la musica e in musica. Attore, cantante, studioso, Moni Ovadia ha fatto della sua discendenza ebraica la propria carta di identità. Ma il suo nome è anche, indissolubilmente legato al teatro di qualità, quello dell’impegno civile, quello in cui si distruggono pregiudizi e si lascia spazio al pensiero, all’analisi. Un teatro che porta in scena, da anni, con la sua Compagnia, Moni Ovadia Stage Orchestra, composta da attori, musicisti, cantanti e ballerini. Ovadia sarà a Catania, ospite del cartellone dello Stabile, dal 4 al 9 gennaio, per la messinscena di “Shylock - Il mercante di Venezia in scena”, scritto a quattro mani con il regista palermitano Roberto Andò. Teatro e musica. Una sintesi perfetta di quel tema, “Il tempo della musica”, che Giuseppe Dipasquale, direttore dello Stabile, ha scelto come filo conduttore della stagione. Maestro Ovadia, questo spetta-
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«Assolutamente sì, siamo già alla nostra quarta prova insieme. Il primo lavoro lo facemmo a Palermo nel 1995 “Diario ironico dall’esilio”, poi “Il caso Kafka” nel 1997 e “Le storie del signor Keuner” nel 2006. E infine Shylock, anche questo scritto a quattro mani nel vero senso della parola, curando insieme ogni aspetto della messinscena». Dal titolo salta subito all’occhio che non siamo di fronte al classico di Shakespeare. «È una scrittura nostra, originale, che incrocia l’impianto shakesperiano. Abbiamo pensato a questo strano personaggio, tipico della “fauna” dei nostri tempi, che convoca un regista in crisi, che si è ritirato dalle scene perché ritiene finito quel teatro cui è stato legato tutta la vita, quello del sostegno pubblico». Mai tematica fu più attuale… «Esattamente, nulla di più contemporaneo alla catastrofe che si sta abbattendo nel nostro paese, su teatro e cultura in generale (si infervora subito, la voce non nasconde il suo innervosimento, ndr). Ma preferisco parlare dello spettacolo: questo imprenditore - gangster, trafficante - convoca il re-
«Nelle opere di Shakespeare troviamo tutta l’umanità» colo tra musica e teatro fonde le sue grandi passioni. «Ho sempre fatto una forma di teatro musicale, non nelle forme classiche del musical e dell’opera, ma in una forma più libera, meno codificata di teatro in musica e teatro con musica. Infatti la mia compagnia è composta, oltre che da attori, da musicisti che svolgono anche la funzione drammaturgica, da cantanti e da ballerini». Lo spettacolo la vede ancora a fianco del regista Roberto Andò. Un sodalizio consolidato.
gista e lo convince a fare lo spettacolo. Ecco l’antefatto da cui si sviluppano queste strane prove in cui, man mano, si rivela questo personaggio non limpido. Poi tutt’intorno ci sono i caratteri di derivazione shakespeariana: Porzia, Bassanio e, naturalmente, Shylock, interpretato da Shel Shapiro. Una sorta di highlander, un signor Shylock che ha attraversato tutte le messinscena dell’opera, trasformandosi in un personaggio bizzarro, che sembra avere l’età del dramma. Un
carattere intenso e quasi agonizzante che, però a volte, si accende rivendicando l’autonomia del suo ruolo. È un gioco di teatro nel teatro in cui tutti i personaggi ammiccano all’universo di Shakespeare: il più grande genio della letteratura mondiale». Come si affronta la riscrittura di un testo del genere? «Noi ci misuriamo con questa grande opera mettendo in campo il nostro tempo. Cosa per nulla difficile visto che il grande drammaturgo “parla” a
ogni tempo. Ci sono pezzi di Shakespeare che potremmo usare come articoli di fondo del “Corriere della sera”. Li avremmo potuti usare cento anni fa e potremmo usarli tra cento anni. È incredibile. Nella nostra scrittura abbiamo inserito un elemento importante: la relazione tra denaro e vita». Una relazione che, in fondo, c’è già nella storia della libbra di carne. «Sì ma, nel nostro testo, è portata all’estremo dalla presenza di questo imprenditore che, si
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INFORMA scoprirà, è un trafficante di organi, per questo affascinato dalla “libbra di carne”. Oggi denaro e carne sono intercambiabili, il denaro è il paradigma universale di ogni relazione. Shakespeare aveva già colto benissimo questa relazione e l’aveva usata per rovesciare gli stereotipi». Ci spieghi meglio. «Ambientando l’opera nella Venezia mercantile del ‘500 e mettendoci dentro lo stereotipo dell’ebreo, Shakespeare compie un’operazione straordinaria, ribaltando ogni cliché e luogo comune: Shylock che dovrebbe essere il padrone del denaro in realtà è un capro espiatorio, su cui la società di allora scarica, con l’antisemitismo, la sua natura profonda, assetata di denaro. Si scarica sull'ebreo la colpa dell’avidità, mentre sono tutti a caccia di soldi: Antonio vuole il denaro per colpire Bassanio; Bassanio ha bisogno di soldi per conquistare Porzia; Porzia è lodata da tutti per i suoi soldi. Ma Shakespeare anticipa, capisce e smaschera l’ipocrisia di quella società». Avete mantenuto il famoso monologo di Shylock? «Certo. Il monologo è il cuore dello spettacolo e viene proposto nella rivendicazione dell’universale umano. Shakespeare ha quest’intuizione poderosa che anticipa ogni acquisizione successiva sull’umanità universale. Shylock dice frasi come: “se ci pungente non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo?” Insomma, noi siamo uguali. Siamo tutti uomini. L’ebreo, che a quell’epoca è il malvagio per antonomasia, rivendica davanti a coloro che lo accusano di essere come loro. Un’operazione carica di profonda ironia. Noi la cogliamo e la collochiamo dentro la falsa coscienza del mondo occidentale che ha sempre scaricato le colpe addosso agli altri ed è stata probabilmente la più criminale della storia. La società occidentale mette sotto accusa la pur nobile società semita per caratteristiche sono proprie, mentre arriva a macchiarsi di crimini terribili come la Shoah, i genocidi, fino al colonialismo, il più brutale crimine della storia». C’è un’invettiva contro la società occidentale? «Per carità, ha avuto grandissime acquisizioni come la filosofia greca, la spiritualità, la letteratura e tante conquiste campo della democrazia. Ma queste ultime sono state, purtroppo, negate troppo spesso nell’apoteosi della ricerca del denaro. La democrazia è sotto-
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Sopra Moni Ovadia, Shel Shapiro e la Compagnia Moni Ovadia Stage Orchestra
messa, mani e piedi, ai meccanismi economici. Tutti i diritti conquistati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo vengono progressivamente erosi per ragioni economiche. In nome del “mercato” le forme di democrazia conquistate arretrano». Dobbiamo quindi aspettarci uno spettacolo con tanti spunti di riflessione. «Credo di sì. Il teatro rimane un privilegiato luogo della verità, in cui si può parlare di tutto. Perché il teatro è per
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convenzione finto e può dire anche le verità più dure. Ecco perché si tenta di distruggerlo. Gigi Proietti dice “viva er teatro dove tutto è finto/ ma gnente c’è de farzo e questo è vero” . Quando il teatro è fedele al proprio ruolo, alla propria funzione, ha la possibilità di raccontare il mondo di oggi anche attraverso opere del passato». Azione più semplice se le opere sono quelle di Shakespeare. «Harold Bloom ha detto “non son se Dio ha creato Shakespeare, ma Shakespeare ha
Abbonamenti, come e quando
Il botteghino del Teatro Verga, via Giuseppe Fava 35, sarà aperto con orario continuato dalle 10 alle 19, domenica chiuso. Telefono 095 731 08 88 E-mail: info@teatrostabilecatania.it. Sito internet: www.teatrostabilecatania.it Costi abbonamento 2010/2011 12 spettacoli a posto fisso: turno prime 210 euro (golden ticket a 13: 238 euro), turno Lions - B/4 (venerdì) 190 euro (golden ticket a 13: 218 euro); turno B/3 (sabato serale) 190 euro (golden ticket a 13: 218 euro); turni D (domenicali pomeridiani) 200 euro (golden ticket a 13: 228 euro); turno aziendale (pomeridiani e serali infrasettimanali): in azienda 135 euro (golden ticket a 13: 163), al botteghino del teatro 145 euro (golden ticket a 13: 173); turni AZ/3 - AZ/8 (sabato serale): in azienda 155 euro (golden ticket a 13: 183), al botteghino del teatro 165 euro (golden ticket a 13: 193 euro); turni AZ/diurna AZ/C.C.pom. - AZ/fer. pom. (sabato pom.): in azienda 140 euro (golden ticket a 13: 168), al botteghino del teatro 150 (golden ticket a 13: 178 euro).
Abbonamento giovani a 12 spettacoli: 70 euro (a posto fisso o a prenotazione libera con l’obbligo della scelta del pacchetto La tempesta o Aspettando Godot o Mercadet o Finale di partita). Golden ticket a 13: 98 euro. Abbonamento a 12 spettacoli a posto libero, aziendali: in azienda 135 euro (golden ticket a 13: 163 euro), botteghino teatro 145 euro (golden ticket a 13: 173) La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al repertorio, ai turni abbinati ai giorni della settimana, e di effettuare alcune repliche in altra sede.
creato noi”. Di fatto, il drammaturgo ha tracciato tutto l’essere umano, in tutte le sue componenti. Ha anticipato la psicanalisi, il pensiero di Marx, l'ascesa del potere, i suoi deliri. Ha indagato, in ogni suo aspetto, l’animus umano, la fragilità, la disponibilità a vendersi e a darsi nel bene e nel male. Io e Roberto, misurandoci con le sue opere, abbiamo subito trovato le nostre istanze». Un vero tributo al drammaturgo inglese. «Sono immerso in un lavoro, un dvd su di lui richiestomi da Repubblica. Ho avuto modo di riprendere tutta la letteratura critica: è sconcertante. Ma sono contento di poter contribuire alla sua conoscenza». Un modo per sopperire alla mancanza di formazione? «Allora, lei mi vuole proprio farmi tornare sul problema. Stiamo vivendo un momento drammatico per la cultura, ma quando abbiamo un ministro dell'Economia che riesce a dire “non mettiamo Dante nei panini” che cosa possiamo aspettarci? Ma che razza di affermazione è? E poi da parte di chi ci governa. A parte che ha detto una cosa falsa anche dal punto di vista economico, perché la cultura produce ricchezza. I soldi investiti in cultura ritornano abbondantemente in termini economici, ovviamente oltre che in civiltà, in formazione dei giovani che è il senso stesso della nostra vita. Ma, evidentemente, la lezione di Dante “fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e canoscenza... per lui non vale». Cosa ne pensa, quindi, dei continui tagli alla cultura? «Guardi, a me non interessa che ci sia un governo di destra o di sinistra, ma tutti i paesi civili hanno reinvestito in cultura. In Italia, si continua a tagliare dove “si può” per dare soldi ai potentati. Il disegno è semplice: si vuole lasciare il denaro in mano a un ristretto numero di persone». Torniamo al tema dello spettacolo quindi: il denaro. «Il nostro spettacolo arriva a questa conclusione: si vuole privatizzare l’essere umano, il mondo e demolire la funzione pubblica. Questo significa eliminare la funzione sociale dell'uomo per renderlo una monade isolata, un servo, uno schiavo, le cui relazioni passano solo attraverso la funzionalità economica che non ha autonomia di pensiero ma che è solo subordinato al meccanismo». Ui
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LA RASSEGNA / Il comico emiliano inaugura con la sua ironia il cartellone dedicato ai professionisti della risata che saranno di scena al Teatro Musco fino a febbraio
Gene Gnocchi apre Comics S
nità caratterizzata da piccole cose, minuzie, facezie (il baluginio della squama di un cefalo, il rumore del vento che si incanala tra i dirupi), si accorge che quell’esame medico è stato pagato da altri a sua insaputa. Inizia così una febbrile rincorsa a ripercorrere i fatti della sua vita, accorgendosi che sono accaduti tutti a sua insaputa e concertati dalla longa manus di un burattinaio più scaltro di lui (Dio? Il ministro per l’attuazione del federalismo? Il direttore del catasto? Un impiegato dell’Aci o il carrozziere?). Una “discesa verso gli inferi” ricca di risate, anche amare, in puro “stile Gnocchi”. La rassegna “Comics” proseguirà il 10 e 11 dicembre con lo spettacolo di Nando Variale, il 28 e 29 gennaio con Max Pisu e il 25 e 26 febbraio con Maurizio Lastrico. U i
ono le cose che ti capitano, o tu che capiti alle cose? È questo il “dilemma” di Gene Gnocchi che il 20 e 21 novembre aprirà la rassegna “Comics” al Teatro Musco. Il comico emiliano che dal 7 novembre conduce su Rai Tre “ L’Almanacco del Gene Gnocco” (una “rilettura” dell’attualità attraverso la lente di un Almanacco riveduto e corretto) porterà in scena “Cose che mi sono capitate a mia insaputa”: uno spettacolo rocambolesco di cui è protagonista un anziano della middle-up-class che, dopo un consulto medico e una diagnosi “fai da te”, riceve un responso inquietante: sta benissimo ma nella sua vita non ha mai esternato nessuna emozione, alcun sentimento. Rileggendo col pubblico quella lastra grigia che è la sua quotidia-
FESTIVAL DELLA FILOFOFIA / In occasione della Giornata mondiale della filosofia indetta dall’Unesco si ripropone il consueto appuntamento alle Ciminiere
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AltreScene entra nel vivo
La programmazione del festival AtreScene entra nel vivo e propone, come sempre al Centro Zo, “Buchi nel cuore” di Pietro Floridia e Angelica Zanardi il 16 novembre. Il 17 e 18 novembre la Compagnia Scena Verticale presenta “La Borto” di e con Saverio La Ruina, mentre il 24 novembre sarà la volta del fortunato spettacolo“Pacamambo”, diretto da Salvo Gennuso, che vedrà in scena la compagnia Statale 114.
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Trenta, Covatta dà i numeri...
Questa volta è la carta dei diritti dell’uomo ad ispirare Giobbe Covatta per “Trenta”, lo spettacolo che in chiave ironica (ma non troppo) riflette sui diritti fondamentali dell’uomo, raccontando con sarcasmo di chi questi diritti li ha solo sulla carta. Il comico partenopeo sarà al Teatro Abc il 19 novembre.
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Due danzatori e un pre-testo
Connettiamoci da umani ndagare l’Umanità. È questo l’intento dell’Associazione Nuova Acropoli che anche quest’anno organizza alle Ciminiere, in occasione della Giornata mondiale della filosofia indetta dall’Unesco, il Festival della Filosofia per ricordarne la bellezza ed il valore. “Umanamente Connessi” è il tema di questa quarta edizione che si svilupperà su quattro giornate. Tra blog, social network, chat, sms, video chiamate e telefonate oggi gli individui hanno solo l’imbarazzo della scelta per comunicare tra loro, eppure sembra esserci un ostacolo: l’abisso tra un uomo ed un altro. Basti pensare ai casi di violenza, di razzismo e di intolleranza quotidiana. Ecco allora nascere l’esigenza di riscoprire il senso di appartenenza a una
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realtà più grande: l’Umanità. Due gli appuntamenti del 16 novembre al Centro fieristico Le Ciminiere: alle ore 19 “Umanamente connessi attraverso l’arte”, un laboratorio esperienziale sulla musica curato da Letizia Lampo cui seguirà, alle ore 21, il concerto dell’Orchestra Sinfonica dell’Ersu. Il 17 novembre sarà la volta di “Umanamente connessi attraverso le culture”, un incontro con esponenti religiosi su alcuni tra i più diffusi culti con letture commentate di testi sacri; mentre il 22 novembre alle 19 si terrà il convegno
dal titolo “Umanamente connessi attraverso le scienza umane” al quale parteciperanno diversi professori delle facoltà di Storia della Filosofia, Psicologia sociale e Pedagogia generale dell’Università degli studi di Catania. Il 25 novembre, infine, presso la sede di Nuova Acropoli si terrà alle ore 19 “Umanamente connessi attraverso la filosofia”, un incontro di presentazione del ciclo di dodici appuntamenti sulla Filosofia d’Oriente e d’Occidente. Il Festival della Filosofia lancia così un messaggio di “cultura attiva”, che intende andare oltre il semplice uso delle parole e acquisie la concretezza della quotidianità; perché la conoscenza si faccia strumento di miglioramento, al servizio di una società disumana e disorientata. U i
Dopo l’apertura con lo spettacolo “Mov” messo in scena dalla compagnia Aiep della coreografa Ariella Vidach, la stagione di Scenario Pubblico prosegue,l’11 e 12 dicembre con la Compagnia Zappalà Danza che presenterà “Pre-testo 1: naufragio, che ha debuttato con successo la scorsa estate nell’ambito di “Uva Grapes Catania Contemporary Network”. Lo spettacolo vede sulla scena due danzatori, ma anche una pianoforte e voce.Lo spettacolo è la prima fase di lavoro del progetto “Odisseo” che debutterà a gennaio per il Teatro Stabile di Catania.
Ph: Giuseppe Casaburi
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time out di Giusy Cuccia ilippo La Vaccara è nato a Catania nel 1972, ma vive e lavora a Milano. Dopo il diploma in Scultura all’accademia di belle arti di Catania, si iscrive al corso superiore d’Arti visive alla fondazione Ratti di Como. Da questi anni, gli anni ‘90, prende il via la sua brillante carriera d’artista che lo vedrà nel 2002 nel ruolo di artist in residence presso la fondazione Orestiadi di Gibellina e durante il laboratorio eseguirà 5 dipinti di grandi dimensioni. È tornato a Catania, al Bocs (Box of contemporary space, via Grimaldi 150), dove cinque sue opere saranno protagoniste fino al 27 novembre. Nel giorno di chiusura, alle ore 19 è fissato il finissage, con la presenza dell’artista. Come e quando nasce Filippo La Vaccara? «La data di inizio della mia attività artistica la fisso al 1988, erano i tempi del liceo artistico, ma la scuola veniva affrontata come un laboratorio. Gli insegnanti delle discipline artistiche per me erano dei maestri e li andavo a trovare nei loro studi, fuori dalle ore di lezione. Tra questi Claudio Marullo». Perché una mostra personale a Catania, al Bocs? È un ritorno alle origini? «Quando ho visto gli spazi del Bocs per la prima volta ne sono rimasto affascinato. Bocs rappresenta un’ottima location per la presentazione del mio lavoro, trovo che sia uno spazio con una grande personalità. Credo che la mia mostra abbia creato un connubio tra le opere pittoriche e le pareti non intonacate». Quanto ha influito l’essere siciliano, e catanese, nelle tue opere? «Molto, direi, perché tutt’oggi riaffiorano, sottoforma di ricordi, immagini provenienti da luoghi siciliani e catanesi che poi trasferisco nei dipinti e nelle sculture. Molti dal nord percepiscono la Sicilia come luogo d’origine delle opere. Ciò rappresenta un valore, una unicità».
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ritratto d’artista
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FILIPPO LA VACCARA / Il giovane pittore siciliano, è nato a Catania ma vive a Milano. «Le opere - dice - sono come una finestra su un mondo parallelo simile al nostro, ma con regole proprie»
«Vi sorprenderò con le mie bombe di luce » Le tue creazioni sono state definite dai critici “semplici, narrative e favolose”, la tua pittura “incantata”: tu come ti definiresti? «Col tempo ci si è accorti che quella semplicità iniziale risulta essere un metodo che facilita l’immediato contatto con l’opera. Ciò per condurre in un sentiero che non è poi così facile da percorrere. Definirei le opere come una finestra su un mondo parallelo, simile al nostro ma con re-
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gole proprie, prospettive differenti». Quando inizi a lavorare su un’idea hai già in mente cosa trasmettere tramite l’opera? «Sì, lo dimostrano le note scritte sui bozzetti, che mi ricordano di una certa luce, di una temperatura, di una sensazione. La sfida è quella di rendere l’idea sino al punto che l’opera completa ne risulti una materializzazione e non solo una traduzione».
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Tu sei un artista affermato e giovane: pensi che questo binomio sia oggi in pericolo? «Può essere un pericolo per un artista molto giovane, non credo per me che oggi ho 38 anni. Più cresce il riconoscimento, maggiore è il senso di responsabilità che investe e maggiore deve essere l’umiltà. Tuttavia non direi che sono un’artista affermato, col tempo ho conquistato la fiducia da parte di alcune persone del mondo dell’arte». Perché sei andato via da Catania? «Dopo alcuni viaggi a Roma e Milano ho sentito che il capoluogo lombardo mi accoglieva. I miei anni a Catania sono stati fondamentali, la frequentazione degli studi dei miei amici, gli anni dell’Accademia e persino le mostre giovanili in alcuni ristoranti, hanno rappresentato un’eccezionale palestra». Ci puoi anticipare qualcosa sui tuoi prossimi lavori? «Rispetto alle tele delle dimensioni di 2 metri per 2, che ho utilizzato negli ultimi anni, sto lavorando su carta e in un formato più ridotto. Sulla carta lavoro con più sintesi rispetto alla tela. È molto forte in questi ultimi lavori il senso dell’inquadratura fotografica, del “taglio” dell’immagine. Confrontandomi con alcuni amici che frequentano il mio studio, ho denominato questi ultimi lavori, un po’ goffamente, “bombe di luce”, forse per via delle zone luminose del quadro, spesso il cielo, in contrasto con stesure decisamente più scure che definiscono sagome di paesaggi, figure». U i
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HOME EDITION/ Parte il 20 novembre con una mostra di Samantha Torrisi il primo step di un progetto che vede l’intimità della casa come spazio in cui si deve interagire in modo elastico e sperimentale
Per Erbematte sono Cose da Femmine U n gruppo nutrito di amici, curatori, esperti d’arte e artisti stessi hanno dato vita a Home Edition, il nuovo progetto di Erbematte che inaugura in questo modo il quarto anno di attività e una nuova stagione progettuale. L’intenzione è quella di creare progetti home specific che possano essere accomunati da un’intenzione comune. Il primo ciclo di incontri si chiama Cosa da Femmine per cui sono previsti tre eventi legati al mondo dell’arte contemporanea. Con questo titolo si intende una way of living, un modo di fare, di intendere la vita, la casa e una esposizione. Erbematte ha scelto uno spazio con cui si deve interagire in modo elastico e sperimentale: la casa, eletta a luo-
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Una creazione di Samantha Torrisi
go espositivo per la sua dimensione intima - in convivenza forzata con l’arte - per la capacità di poter dar voce a un ritmo tutto personale che può portare a scappare come a ritornare, che la
Cortrometraggi di ruolo, ecco il Festival
Chi siamo? Uno, nessuno, centomila identità popolano le nostre vite. E all’interno di più ruoli agiamo, ricordiamo e inventiamo. Genitori, figli, lavoratori: universi virtuali e paralleli si aprono sul web. È con questo spirito che l’associazione Uber ha sviluppato un progetto sul concetto di “ruolo”, nella sua accezione sociale e individuale. Un primo momento di formazione, avviato la scorsa primavera e ora in fase conclusiva, si è rivolto ad alcuni istituti superiori di secondo grado, attraverso l’attivazione di laboratori che hanno permesso ai ragazzi, affidati ad esperte figure professionali, di realizzare brevi film, acquisendo competenze teorico-tecniche, stimolando creatività e atteggiamento critico attraverso l’occhio della telecamera. Sempre sull’interazione tra individuo e società si basa la seconda fase del progetto, ossia il concorso-festival di cortometraggi “di Ruolo”. All’interno sono previste due categorie: una si rivolge a singoli autori e a gruppi, l’altra ad istituti scolastici superiori di secondo grado. Il vincitore di ciascuna sezione si aggiudicherà un premio di 500 euro. Scadenza, per la presentazione dei lavori, il 30 novembre 2010. Un’occasione per riflettere sulla pluralità delle identità come fonte di arricchimento personale, ma anche causa di disagio relazionale. «Obiettivo primario - spiega Tiziana Cappellini, presidente di Uber è richiamare l’attenzione su un’ampia tematica estremamente attuale all’interno di una società in cui, attraverso il proliferare dei social network, si assiste sempre più spesso al coesistere in una stessa persona di più ruoli». A giudicare i lavori una giuria composta da professionisti del settore: il regista e docente universitario Alessandro De Filippo (presidente), il montatore e colorist cine televisivo Sebastiano Greco, l’insegnante di grafica Monica Saso e la cofondatrice dell’associazione Erbematte Raffaela Leone. Paola Santoro
può vedere affollata di amici o di semplici conoscenti, una casa che vive il pieno e il vuoto, in un continuo respiro. Gli eventi, visitabili da gruppi di massimo venti persone, saranno caratterizzati da brevi interventi paralleli. Il primo appuntamento con “Cose da femmine” è con il lavoro Meine Weltanschaung di Samantha Torrisi, curato da Guillaume Von Holden, che sarà esposto dal 20 novembre al 19 dicembre. La Torrisi è un’artista capace di attraversare sapientemente l’intero spettro cromatico con la delicatezza e l’eleganza di una scala di grigi, donando al pubblico inquadrature filmiche registrate su una pellicola quanto mai polverosa. Una delle tele in mostra sarà precedentemente filmata lungo il
percorso che dallo studio di Samantha Torrisi giunge alla sede dell’esposizione. La strada, intesa come percorso fisico e mentale, è la linea guida dell’estenuante ricerca della Torrisi. Titolo originale della pellicola è “The straight story” ovvero “La storia dritta”, in riferimento al percorso compiuto dal protagonista, ma soprattutto alla linearità della vita. Un percorso orizzontale facilmente rintracciabile nelle tele che sembrano spingere lo spettatore a guardare avanti, senza voltarsi, in bilico tra una fuga e il raggiungimento di un meta, sebbene del tutto astratta. La mostra è visitabile sabato e domenica dalle 18 alle 21, solo su prenotazione all’indirizzo: erbematte@gmail.com. U i
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AMOUR FOU
di Riccardo Marra a musica italiana oggi non fornisce più il ritratto della società come negli anni d’oro della partecipazione collettiva, i Sessanta. Gli artisti contemporanei sono più occupati ad aggrovigliarsi nelle faccende personali. La realtà? Solo evocata. I milanesi Amor Fou sono un’eccezione in questo senso. La band di Alessandro Raina è immersa a piene mani nelle vicende di casa nostra, un po’ alla maniera dei Baustelle, proponendo un rock morbido sì, ma dal retrogusto amar(eggiat)o. Il loro nuovo disco I Moralisti è un quadro a tinte scure dell’Italia: la chiusura delle fabbriche, la politica, il passato violento, l’evocazione di una Roma contraddittoria, il racconto di una generazione smarrita. Alessandro Raina ne ha chiacchierato con Universitinforma. La sua band suonerà al Clone Zone il 26 novembre. Alessandro, l’Italia è davvero cosi piena di moralisti? E che Paese è da raccontare? «Bisognerebbe accordarsi su cosa siano la morale e il moralismo oggi, per cui non mi è facile risponderti. Pasolini disse che il moralista è colui che rifiuta di essere scandalizzato e in questo senso penso che in Italia siano rimaste ben poche persone a cui si possa attribuire questo tipo di rifiuto. Se ti riferisci al titolo del disco chiarisco però che non c’è alcuna volontà di rappresentare il moralismo, anzi. Il titolo è chiaramente provocatorio». Però sembra il collante del disco, il concept… «Non saprei, è una categoria figlia del suo tempo, mi pare. Dal nostro punto di vista un disco deve, per definizione, contenere una o più idee forti e possibilmente comprensibili per chi ascolta la musica, legge le liriche e si chiede cosa vorranno mai dirgli quelle canzoni». Alcuni pezzi dicono che Roma è un luogo eccezionale nel bene e nel male, da Pasolini a De Pedis della banda della Magliana… «Roma è la capitale d’Italia, forse l’unica vera grande metropoli “aperta” presente in Italia. Una città che accoglie e si mostra senza convenevoli, dove il substrato popolare, l’epica, la decadenza e la bellezza si confondono di secolo in secolo».
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«I Moralisti? una provocazione» INTERVISTA / Sempre attenta alle vicende dell’Italia contemporanea la band milanese presenta il suo ultimo disco, dal vivo il 26 novembre al Clone Zone di Catania
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Da Ustation.it e Radio Zammù la band lancia la sua “inchiesta sui giovani”
Gli Amor Fou cominciano a pensare al concept del prossimo disco: i giovani. E lo fanno su due piani: con dei video - pubblicati su www.ustation.it, sul profilo della band www.ustation.it/amorfou - in cui la band si interroga su tre tematiche care ai giovani; con una talk live dagli studi di Radio Zammù (101,00 FM) venerdì 26 novembre alle ore 17, in streaming video su Ustation.it. Lo stesso giorno del concerto, per il quale saranno messi in palio 5 ingressi gratuiti, che verranno regalati all'interno della trasmissione “Aria Fritta” di Radio Zammù. La talk live sarà la prima tappa di questa iniziativa - promossa da Ustation.it e Raduni in collaborazione con ArteVox, il cui scopo è creare dei momenti di confronto e dibattito che possano diventare spunti e storie di cui parlare nei testi delle canzoni del prossimo disco degli Amour Fou. Che hanno deciso di cominciare questo viaggio tra i giovani e nelle università interrogandosi su 3 temi scelti dagli studenti dei media universitari: “l'amore nell'era del web 2.0”; “libera informazione o informazione libera?”; “Giovani e Lavoro”.
A proposito di decadenza, il cielo che domina I Moralisti è continuamente plumbeo. Non c’è nessun motivo per stare allegri? «Negli anni in cui ci è toccato raccontare (e raccontarci) direi proprio di no, e anche per questo mi deprime e inquieta la continua invasione del mercato da parte di progetti musicali scanzonati e disimpegnati. Tuttavia se non avessimo speranza, e alcuni anche fede, faremmo altro, altrove». Parli al plurale rappresentando la tua generazione, quella nata nei ’70. Scalfari una volta disse che la piena del ’68 invece di fertilizzare il terreno finì per renderlo palude. Che ne pensi? «Scalfari conosce l’arte di dire spesso cose acutissime, taglienti e sensate, e di dirle quando i giochi sono fatti, evitando il rischio della previsione che tradì tante menti progressiste figlie di quel periodo. Ti rispondo citando Trica-
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CATANIA JAZZ / Con la vincitrice di 4 premi Grammy Dianne Reeves, il 16
La Chiave e Rocketta Light
Continuano i concerti domenicali di Rocketta Light a La Chiave. Il 14 novembre si potrà assistere al concerto del palermitano The Second Grace. Il 21 novembre salirà sul palco la cantautrice Thony che, direttamente dalla Capitale, porterà a la Chiave la sua voce maliarda. Il 25 novembre sarà la volta dei toscani Kiddycar, ovvero la band composta da Valentina Cidda, Simon Chiappelli, Paolo Ferri e Stefano Santoni, mentre il 5 dicembre si “ritorna” in Sicilia con i Clouds in a Pocket, formazione di Mazara del Vallo che propone un pop acustico e splendide ballate. Il 12 dicembre, infine, si potrà assistere al concerto dei ravennati Amycanbe. Tutti i live saranno seguiti dalla musica dei dj Une Passante, Colapesce, The Black Friday, Norgarden e Iori’s Eyes. Ma non finisce qui. Ogni lunedì La Chiave propone il dj set d’ascolto Radio Rocketta; i martedì sono a cura dei Color Indaco; ogni mercoledì si balla musica ‘50 e ‘60 con The Beat Goes On mentre i venerdì sono dedicati alla Jam Session.
rico. “Dormi amore, la situazione non è buona”». Gli Amor Fou e la densità musicale. Un aspetto su cui lavorate particolarmente? «Sì, nel senso che è l’unico modo per noi concepibile di approcciare questo tipo di musica, ormai difficilmente categorizzabile sotto una singola etichetta di genere, e in cui il grande stimolo risiede proprio nel fare proprie moltissime influenze e lezioni provenienti dal pop, dal rock, dalla new wave, dal folk e da tutta la splendida musica che amiamo ascoltare. Peccatori in Blue Jeans prende spunto da un film francese degli Anni 50. Qual è il vostro rapporto con il cinema? «È un rapporto di amore e fruizione continua, attraverso il quale troviamo ispirazioni e motivi per comporre la nostra musica. Tutto il cinema italiano dal dopo guerra fino a Sorrentino ci ha influenzato profondamente, ma ovviamente amiamo anche altre scuole cinematografiche come quella francese». La Emi ha incrociato la vostra strada. Che incontro è stato? «Un colpo di fulmine direi, visto che una settimana dopo
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novembre parte la 28esima stagione, che offre un cartellone di grande respiro
Il jazz in esclusiva arà la stagione dei concerti senta il nuovo disco “Chamin esclusiva nazionale, ben 4 ber Music Society”, nome su 7 eventi. È tutto pronto che appartiene alla formaper la XXVIII stagione dell’associazione che la accompagnerà. zione Catania Jazz, diretta da PomUna importante novità della peo Benincasa, che si svolgerà al stagione è poi l’avvio di un teatro Metropolitan di Catania dal esclusivo progetto triennale 16 novembre al 6 maggio. Ancora di collaborazione con il muuna volta un cartellone di grande sicista, compositore e diretrespiro che rende Catania Jazz una tore d’orchestra americano delle principali realtà concertistiche Lawrence D. “Butch” MorDianne Reeves apre la stagione di Catania Jazz 2010-11 in Europa. Pompeo Benincasa: ris. A Catania Morris si «Ci avviciniamo al 30° comesibirà il 14 aprile con la pleanno con grandi numeri. Catania Jazz Orchestra, ensemble da Tutto questo grazie al pubblilui stesso costituito durante un laboraco che ci ha sostenuto, consitorio che servirà a mettere insieme derato che le istituzioni sono un’orchestra giovanile formata da eleassenti». menti siciliani. Anche questa serata saLa stagione prende ufficialrà aperta da un giovane talento siciliamente il via, in esclusiva nano, la ventenne cantante avolese BeatriButch Morris zionale, il 16 novembre con ce Campisi. Dianne Reeves, cantante vincitrice La stagione si chiude, con un’altra star. di 4 Grammy Awards, in quartetto con Peter Il 27 aprile arriva l’Overtone Quartet, ultimo Martin al piano, Reginald Veal al basso e Terprogetto del pianista, premio Grammy, Dave reon Gully alla batteria. Holland. In questa formazione, Holland inconLunedì 22 novembre, ancora in esclusiva natra la nuova generazione di “maestri”, il pianizionale, tocca al pianista, compositore e arransta Jason Moran, il sassofonista Chris Potter e giatore Chucho Valdes, uno dei più famosi il batterista Eric Harland. musicisti jazz cubani, che sarà sul palco con L’abbonamento ai 7 concerti costa 85 euro. gli Afro-Cuban Messengers. Fuori programma, il 6 maggio, ritornano L’anno nuovo sarà inaugurato il 31 gennaio Agata Lo Certo e Beatrice Campisi: le due articon il trio del pianista cubano Omar Sosa e la ste presenteranno i loro nuovi dischi prodotti partecipazione speciale del trombettista sardo da Catania Jazz. L’ingresso sarà gratuito per Paolo Fresu, vero ambasciatore del jazz italiagli abbonati. La stagione di Catania Jazz nel no nel mondo. La serata sarà aperta dal set 2011 vedrà altri eventi che che coinvolgono, in "solo guitar" del giovane chitarrista catanese altro teatro della città, Antonello Salis-Fabrizio Claudio Quartarone. Bosso a febbraio, Z-Star a metà marzo, i Gaia Il 7 marzo salirà sul palco del Metropolitan Cuatro a fine marzo, il duo Magoni-Spinetti ad una delle più affascinanti voci del fado portoaprile. Tra gli appuntamenti di punta, anche ghese, Cristina Branco, anche lei in esclusiva la proiezione del film, il 7 febbraio, “Io sono italiana. Prima della Branco, la serata sarà Tony Scott. La storia del piú grande clarinettiaperta dall’opening act di Agata Lo Certo. sta del mondo” di Franco Maresco. Il giorno Ancora grandi donne per il live set del 1° apridopo, l’8 febbraio, concerto multimediale di le con la contrabbassista, cantante e composiSalvatore Bonafede al piano e Gabriele Miratrice americana Esperanza Spalding. Tra bassi al clarinetto, e lo stesso Maresco che swing e amore per il Brasile, la Spalding precommenterà le immagini. U i
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aver ascoltato il disco ci hanno proposto un contratto. Ovviamente poi i matrimoni vanno nutriti e sostenuti con reciproca dedizione». Amor Fou e Casador sono i progetti che raccolgono due anime di te. Convivranno per sempre? «Presumo di sì, ad oggi racchiudono tutto quello che voglio (e sono in grado di) dire attraverso la musica». Cosa ti è rimasto della colla-
borazione con i Giardini di Mirò e cosa pensi sia rimasto a loro? «A me è rimasto il privilegio di entrare in un mondo complesso e affascinante passando dalla porta principale e unendomi a un gruppo fra quelli che ho amato e supportato di più, il che racchiude tutti i momenti bellissimi e non sempre facili di un’esperienza così intensa, metabolizzata in anni e anni, anche at-
traverso un temporaneo abbandono delle scene. Loro penso abbiano potuto riflettere dall’interno sullo stato del progetto GDM, rilevando pro e contro dell’inserimento di un “corpo estraneo” all’interno di un nucleo ormai delineato e retto da equilibri molto delicati, in cui l’aggiunta di un ulteriore elemento creativo non era (e non sarà mai) praticabile fino in fondo. In ogni caso, un bel viaggio». U i
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«Noi, discepoli del free french rock» di Emanuele Brunetto
come musicista e di conseguenza come produttore. Molte delle band da lui prodotte (vedi Marigold, TV Lumiere, Sexy Rexy, etc.) con e dopo la collaborazione hanno assunto una forma diversa, l’influenza di Cambuzat ha determinato la nascita di un sound, che io chiamo il free french rock (queste band non sono francesi, ma comunque guidate e modellate da un francese). Amaury quindi ha fatto bene a racchiudere nella sua Acid Cobra Records queste realtà, era necessario dare un marchio diverso a determinate produzioni». Avete un legame particolare con la Francia, quando e come nasce? «Nasce tutto con gli Ulan Bator, da quando erano sotto il Cpi (Consorzio produttori indipendenti, ndr), da quando li abbia-
uella dei The Marigold è un’avventura iniziata un bel po’ di tempo fa, fatta di ispirazione new wave, chitarre shoegaze e venature sintetiche. Con tre album all’attivo, l’ultimo Tajga è datato 2009, e un produttore d’eccezione come Amaury Cambuzat (Ulan Bator, Faust), i The Marigold saranno di scena al Barbara Disco Lab di Catania venerdì 19 novembre per Rock Therapy. Universitinforma vi presenta la band con un’intervista a Marco Campitelli, fondatore, voce, chitarra, tastiere e tanto altro dei The Marigold. Suonate da oltre dieci anni. Sufficienti per potersi definire una band matura? «I Marigold esistono dalla fine degli anni novanta, quindi da molto tempo. Posso sicuramente
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THE MARIGOLD / Attiva da oltre dieci anni, con tre album alle spalle, la band di Marco Campitelli sarà al Barbara Disco Lab di Catania venerdì 19 novembre nell’ambito della rassegna Rock Therapy dirti che una dimensione propria nei Marigold esiste, ma la maturità non credo sia data dal numero di anni, la maturità è un qualcosa a cui si tende ogni giorno, forse come nella vita anche nella musica». Ormai siete affezionatissimi “clienti” di Amaury Cambuzat, com’è lavorare con un guru come lui? «Più che “clienti” c’è un legame artistico e umano. Lavorare con Amaury è stranamente sempre una nuova avventura: è un musicista pieno di risorse e un ottimo arrangiatore, ricco di inventiva. Amaury non ha mai adottato uno schema fisso per lavorare su un brano dei Marigold, si è sempre contraddistinto per il suo modo free di approcciarsi ad un lavoro. Quindi anche noi siamo diventati una sorta di discepoli del suo free french rock». Quanto c’è nei Marigold del produttore Cambuzat e quanto del musicista? «Io aggiungerei che nei Marigold c’è Cambuzat produttore, musicista e soprattutto molto del suo essere intimista. È proprio questo suo modo d’essere che poi guida le sue qualità di produttore e musicista, che viaggiano di pari passo sui dischi da lui prodotti. Forse un po’ come Brian Eno e gli U2, ai bei tempi». I testi dei vostri brani sono ispirati dalle atmosfere sonore o so-
no due processi creativi indipendenti? «Dipende, spesso i testi sono guidati da linee musicali, ma altre volte si fa nascere intorno ad un verso l’intero brano, a seconda di cosa caratterizza maggiormente la canzone». Il vostro sound è molto complesso, sul palco come riuscite a renderlo? Mai pensato di allargare la line-up? «Sì, ci abbiamo pensato, però ha i suoi pro e contro. I Marigold in tre hanno una dimensione più spigolosa, meno compatta, e penso che ciò renda il sound meno standard. L’aggiunta di qualche elemento potrebbe forse farmi riposare nella mia divisione fra chitarra, voce e sintetizzatore. Ma con molte prove e qualche ritocco ad alcuni brani riusciamo comunque a tirar fuori il nostro suono». Senza i computer che band sareste? «Senza i computer saremmo la stessa band, in quanto tutto quello che c’è sui dischi è frutto dell’elettronica immessa un po’ dai miei synth e un po’ dalle macchine di Cambuzat. Il computer per noi è soltanto una piattaforma di registrazione, per quel che riguarda Tajga. Il disco precedente, Erotomania (2007), fu registrato su nastro. L’approccio alla musica per noi è sempre stato molto primitivo, suoniamo con semplici strumen-
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Musica per tutti i gusti
Il Barbara Disco Lab per il ciclo Rock Therapy propone il 26 novembre gli Orange Beat e il 3 dicembre il live dei Long hair in 3 stages. Il 7 dicembre sarà tempo per i Vomitaizer: G-Tronic, Hot Gossip (live), Sabotage e Roz Rozzer; il 10 dicembre si esibirà live Nervi cui seguirà Sickness for real Reggae infected; mentre il 17 dicembre suoneranno gli Object. Tutti i giovedì, come di consueto, si balla con Lokito’s (Romina Pincha) e ogni sabato spazio alle serate Combo Night. Il 20 novembre al fianco dei dj Borrelli, Paolo Mei e Phaida si esibirà live Sophia. ti. Poi non rimane che tirar fuori con sincerità la musica, naturalmente manipolando quello che c’è a disposizione». Se vi dicessi che vi ritengo una band new wave? «Nel 2010 non credo si possa parlare dei Marigold come di una pura band new wave. Siamo contaminati anche da cose molto lontane dalla new wave, credo molto nell’operato di Amaury
mo conosciuti ai loro concerti, da quando abbiamo iniziato a lavorare con Amaury. E in seguito abbiamo suonato in Francia, un paese che dai tempi di Erotomania ha accolto con entusiasmo la band. In un concerto a Nancy ci fu gente che salì sul palco mentre suonavamo… quel live fu davvero incredibile!». Qual è, secondo te, la situazione dell’underground italiano? «Riguardo la realtà indipendente italiana, che dire: è davvero molto ingarbugliata, qualsiasi cosa direi potrebbe essere in contrasto con un’altra. Penso che abbiamo bisogno di un periodo di assorbimento, troppa finzione creata grazie ai maledetti social network, Facebook, MySpace, mezzi che in certi casi hanno ingigantito cose che non avevano senso, persone che sono entrate in gioco solo per portare confusione, a partire da finti addetti ai lavori che si improvvisano discografici chiedendo persino soldi alle band. Non condanno le piattaforme, anzi hanno portato anche molte cose positive, ma sicuramente hanno contribuito alla finzione più assoluta. Di conseguenza la scena italiana mi sembra davvero incasinata, difficile da analizzare. Fatta questa premessa giudico le band in base alle loro vera attività, alla sincerità presente nella loro musica. E ce ne sono tantissime». U i
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JALI MOULAYE DIABATE / Discendente da una famiglia di griot, il musicista senegalese suona l’arpa-liuto da sempre. Anima del duo JulutanSaba e dell’AfroBougnaBand, propone al Glamour l’evento “bantabato”
«Il cuore dell’Africa batte nella kora» di Maria Enza Giannetto er comprenderlo, bisognerebbe ascoltarlo. Il ritmo è quello di un cuore pulsante, un battito in cui vibra tutta la vita dell’Africa. Un battito, sempre lo stesso, che si espande dalla 24 corde della Kora di Jali Moulaye Diabate, per poi alimentarsi di altre corde (quelle della chitarra di Dario Chillemi, con cui Jali ha formato il duo Julatan Saba) e delle percussioni e gli altri strumenti dei componenti della Afro Bougna Band. Jali ha 27 anni ed è, prima di tutto, un korafola (suonatore di kora: strumento tradizionale senegalese, chiamato anche arpaliuto, costituito da una grande zucca alla quale vengono applicate, appunto, 24 corde). Da sei anni vive a Catania, dove ha esportato la voce e il suono della sua terra: il Senegal. Li ha portati qui, per contaminarli, per farne la base su cui tessere un abbraccio tra due terre: Africa e Sicilia che “come madre e figlia, s’incontrano per raccontarsi le loro storie”. Storie di vita, di lotte, di tradizioni e di passioni, proprio come la sua. «Sono nato a Baghere - dice Jali - , un piccolo villaggio Mandinka della Casamance e ho cominciato a suonare, praticamente, quando ho cominciato a parlare e camminare». Già, perché il destino di Jali era già nel suo nome. La sua è una famiglia di artisti, poeti, musicisti che discende dalla raffinata cultura musicale dei jalilu (jali o, più genericamente, griot - un musicista professionista di corte, la cui tradizione risale al XIII secolo, al tempo di Soundiata Keita dell’Impero Manden). «La mia famiglia - racconta ha ereditato un patrimonio antico otto secoli. Ho imparato a suonare la kora da mio nonno e da mio padre. Non saprei neanche dire quando l’ho suonata la prima volta, ma è diventata la mia vita». Ed è così che, durante gli anni del liceo,
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Jali diventa l’unico korafola della scuola e comincia a esibirsi in occasione di numerose manifestazioni cittadine. Nel 2002 si trasferisce a Dakar per frequentare la facoltà di Scienze dell’economia e di gestione. «A Dakar ho cominciato a collaborare con un gruppo rap che unisce la musica tradizionale dei jembe, dei dun-dun, della kora e del flauto di Doudou Diouf al rap. Poi, insieme a mio cugino Aphoussein Kouyate, sono entrato nel gruppo di musica tradizionale Jaliya e ho inciso i primi brani». La svolta nella sua vita arriva nel maggio 2004 quando parte per una tournée in Italia, che lo porta a Catania, dove si stabilisce. Da allora ha suonato con vari musicisti fino all’incontro con il chitarrista catanese Dario Chillemi.
«È stata subito empatia. Con Dario suoniamo una musica intima, quasi nostalgica. Non so spiegare bene cosa accade ma a volte l’emozione è talmente tanta che alla fine si piange pure. Dal 2005 sperimentiamo le potenzialità di questo dialogo musicale tra kora e chitarra e tra antico e moderno. Una fusione che abbiamo riportato anche nel nome del nostro duo “Julutan Saba” che significa in lingua Mandeng, “30 corde” (le 24 della kora più le 6 della chitarra)». Un’unione che ha dato tanti frutti e tante soddisfazioni. Ultima la partecipazione alla trasmissione radiofonica Radio 3 Suite, dove sono stati invitati a eseguire un concerto dal vivo. «Ci ha invitato direttamente il conduttore, Guido Barbieri, che ci ha conosciuto in occasione della laurea di Dario. Lui, infatti, si è laureato in musica Jazz al conservatorio di Trapani e per la discussione della tesi siamo andati tutti lì per un’esibizione che comple-
tava la discussione della sua tesi. Abbiamo ballato, cantato e attirato l’attenzione dello speaker». Il duo è anche la base di un progetto più ampio d’incontro tra Africa e Sicilia: l’AfroBougnaBand. «Desideravo creare una fusione tra brani tradizionali propri della cultura Mandeng e il reggae. Insomma una sorta di African reggae. Così è nata la nostra band. Bougna significa rispetto, considerazione, esaltazione del prossimo. Tutti gli elementi del gruppo condividono questa filosofia, sia nel modo di suonare sia nella vita». Afro Bougna Band è un “gruppo aperto” di cui i membri, oltre a Jali e Dario sono Oumy Mbaye (percussioni), Gianluca Ricceri (basso), Babacar Mbaye (tama) Alessandro La Spina (batteria). Ma spesso si uniscono a loro anche ballerini e altri musicisti. A Catania li conoscono tutti. E da qualche tempo anche fuori dalla provincia. I loro live sono sempre attesi e basta sentire le prime note di Mbarimusso (canzone simbolo della band) oppure di Acidduzzu di me cummari cover originalissima del brano di Rosa Balistreri, per rintracciare subito quel battito. Tra i progetti futuri di Jali c’è un nuovo disco, che segue di pochi mesi l’uscita di Dunia mussolu un videoclip dell’omonima canzone. Tra gli eventi live, invece, lunedì 15 parte Bantabato al Glamour di Catania. «Bantabato - spiega Jali è il luogo d’incontro di tutti gli abitanti di un villaggio dove ognuno ha diritto di passare il proprio tempo, luogo d’incontro tra amici. Considerando Catania un grande villaggio, il nostro bantabato sarà il “Glamour”, dove ogni lunedì, musica e cibo, faranno da cornice ad abbracci culturali tra uomini e donne in nome dell’arte e delle tradizioni. Ogni lunedì, la Madre Africa, attraverso un viaggio tra contaminazioni musicali di artisti diversi, tesserà il filo del nostro stare insieme, del nostro “Bantabato”». U i
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INTERVISTA / Rudi Protrudi, leader della band garage che ha marchiato a fuoco la scena underground, tornerà con la sua formazione al Sud Italia: il 20 novembre la loro prima volta in Sicilia, ai Mercati Generali, con il nuovo disco Preaching to the perverted di Emanuele Brunetto udi Protrudi è uno di quegli artisti tutti d’un pezzo come difficilmente se ne trovano in giro al giorno d’oggi. Con i Fuzztones ha marchiato a fuoco la scena underground tanto americana quanto europea, coi suoi album, sì, ma anche e soprattutto con l’attività dal vivo, vero e proprio giramondo senza sosta. Un viaggio attraverso generi, stili e collaborazioni quello di Rudi, un percorso che toccherà nuovamente l’Italia a novembre, con una tappa anche ai Mercati Generali di Catania il 20. Per l’occasione, Universitinforma ha avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Mr. Protrudi. Rudi, sono ormai trenta gli anni di attività per la tua band. Chi sono oggi i Fuzztones? «Siamo passati attraverso un casino di cambiamenti nel corso degli anni. Venuti fuori a New York nel 1980, ci siamo spostati a Los Angeles nel 1987 e poi a Berlino nel 2005. Per strada abbiamo subìto un’infinita serie di sostituzioni nella nostra line-up, continuando nel frattempo a pubblicare album e ad andare in tour ogni anno. L’attuale lineup è composta da tre ex membri dei Bonniwell Music Machine, che negli Anni 60 sono stati una grande fonte d’ispirazione per me. Infatti, ho incontrato la nostra tastierista, Lana Loveland, e il bassista Fez Wrecker quando loro suonavano coi Bonniwell, nel 2003. Il nostro chitarrista, Lenny Svilar, ha suonato anch’egli nei Music Machine nel 2004. Il batterista Rob Louwers ha suonato con Link Wray e Q65. L’americano Vince Dante, altro chitarrista, ha invece suonato coi Fuzztones negli ultimi sei anni, seppure a fasi alterne». Durante la tua carriera hai
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«La libertà è un’illusione anche nella musica» suonato con tantissimi musicisti. Chi è stato il compagno ideale e perché? «Credo sia Lana Loveland, mia partner nel crimine. Siamo diventati una prolifica macchina da “songwriting”, e inoltre ci prendiamo cura insieme della maggior parte degli affari della band. Lei pubblicherà a breve un suo album solista per la Groovy Records». Ci sono artisti con cui vorresti lavorare? «Diciamo che sono già stato
molto fortunato ad aver lavorato con un sacco di musicisti che ammiro, come Sean Bonniwell (Music Machine), Arthur Lee (Love), Sky Saxon (Seeds), Mark Lindsay (Paul Revere & The Raiders), Craig Moore (Gonn), Wally Waller (Pretty Things), James Lowe (Electric Prunes), The Chocolate Watchband, Davie Allan (The Arrows), Esquirita, Peter Stampfel (Fugs, Holy Modal Rounders) e il mio favorito, Jay Hawkins. E poi Ian Astbury, 69 Eyes, Marky Ramone e Nikki Sudden. Mi piacerebbe fare qualcosa con Iggy Pop e forse con Jerry Lee Lewis». Punk, garage, country, rock o
cos’altro... Qual è la definizione migliore per definire il vostro sound attuale? «Direi che attualmente è molto più “psichedelico” che altro, ma ci sono ancora un sacco di elementi “garage”. Siamo stati fortemente influenzati da band degli Anni 60 che erano musicalmente molto più avanti del tipico sound garage che ognuno conosce. The Strawberry Alarm Clock, Music Machine, Love, Pretty Things e Doors, per esempio». Nel lavoro, cosa vuol dire per te “libertà”? «La libertà è un’illusione, anche nella musica. Se stai lavorando con altri musicisti devi
INFORMA scendere a compromessi. Se lavori con promoter, agenti di booking, etichette discografiche o proprietari di club, devi scendere a compromessi. Non credo ci sia la “libertà”, bensì diversi livelli di compromessi. Anche se io provo a farne il meno possibile». Fra quelle in cui sei stato, quale città ti ha ispirato maggiormente? «Il pubblico in Italia, Spagna e Grecia è sempre il migliore, appassionato ed entusiasta, il migliore al mondo. Non credo di poter citare una sola città, in questi Paesi è sempre tutto perfetto». Cosa puoi dirci riguardo Preaching to the perverted, il vostro prossimo album? «È il primo album che facciamo, fin da In Heat del 1990, contenente soltanto materiale inedito. È un po’ più avanzato rispetto ai lavori precedenti, più avventuroso, anche dal
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31 punto di vista testuale. Abbiamo registrato l’album in analogico piuttosto che in digitale, il che gli ha conferito un sound più caldo, come nei vecchi album. Questo disco racchiude ogni aspetto del garage psych, passando per il garage soul fino ad arrivare al garage folk rock e al lounge psichedelico». Siamo tutti impazienti di vedervi qui a Catania. Che genere di spettacolo dobbiamo aspettarci? «Noi siamo davvero eccitati di dover suonare nel Sud Italia, è un bel po’ che non veniamo. Abbiamo suonato a Bari nel 1988 e a Matera e Cosenza alla fine degli Anni 90, per i miei amici The Indian Bikers. È stato esplosivo! Cosa dovete aspettarvi dal nostro show? La più grande rock band del mondo!». U i
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FESTIVAL ENERGIE ALTER-NATIVE / Dal 2 al 5 dicembre la carovana “approda” da Zo
Tre giornate di incontri tematici, eventi bio e sfilate di moda a “chilometri zero”. Se siete dei sostenitori di energie alternative o se semplicemente vi piacerebbe saperne di più, non potete mancare alla quarta e ultima tappa del Festival Energie Alter-native del 2010, il primo e unico festival italiano dedicato ai temi delle energie rinnovabili che si svolgerà dal 2 al 5 dicembre al Centro Donpasta Zo. Il Festival, che a Catania è co-organizzato dall’Associazione Energie Alter-native e da Zo con il sostegno di sponsor privati, è una grande carovana delle energie rinnovabili che tocca diversi Comuni, e dal 2010 anche le principali città d’Italia. Il 2 dicembre alle 16,30 si terrà la conferenza “Piano energetico e progetti per il Sud” dedicata all’architettura sostenibile e ai progetti innovativi per il risparmio energetico e le energie rinnovabili. Alle 20 “Aperitivo Cena bio” con i prodotti biologici a km 0 dei migliori agricoltori “alter-nativi” di Sicilia, di Libera Terra e il vino Centopassi, prodotto nei territori confiscati alla mafia. Il 4 dicembre alle ore 20 appuntamento con la performance eno-musicale “Wine Sound System: Blowin’ in the wine”, il nuovo gioco di Donpasta (gastofilosofo, dj, economista, ideatore del progetto “Food sound system” che è diventato anche un libro) che con la complicità del pubblico troverà l’abbinamento perfetto tra un vino e una canzone. A seguire “Food Sound System, l’Eco Party”: dj set e proposte gastronomiche bio. Il 5 dicembre, infine, alle 19 appuntamento con “Green A Porter”, sfilata di moda ecosostenibile. In passerella abiti e accessori a km0 realizzati da oggetti e materiali riciclati da stilisti e artigiani della Sicilia che ricicla. Le modelle, a km0, saranno scelte con un contest nel mese di novembre. Informazioni su www.festivalenergiealter-native.org; www.zoculture.it
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INFORMA
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INTERVISTA / Dopo un periodo di “tranquillità”, la formazione francese torna con Tohu-Bohu: un disco scuro, energico e ricco di contenuti (dai social network ai reality). In concerto alla Lomax il 27 novembre
Ulan Bator, torna la tempesta di Riccardo Marra ohu-Bohu, in francese confusione. Ovvero caos sociale, coacervo di uomini lobotomizzati da social network, reality show e pubblicità. In breve? Tempi moderni. TohuBohu è il titolo che hanno scelto gli Ulan Bator per il loro ritorno discografico a sei anni di distanza dall’ultimo Rodeo Massacre. Un ritorno scuro, pessimista e apocalittico per Amaury Cambuzat & Co., a un anno dall’Ep Soleils, una sorta di eclissi e ritorno al nero. «È la tempesta dopo un periodo di tranquillità» dice Amaury che sarà con la band in concerto alla sala Lomax il 27 novembre. Amaury, Tohu-Bohu è un disco pessimista? «Sicuramente è molto più scuro di Soleils però non è melanconico, traspare energia. Credo sia un disco molto diretto con atmosfere tese. È stato scritto, registrato e mixato in un anno. È un album libero, volevo fregarmene del successo economico, anche perché, uscendo per la mia etichetta (la Acid Cobra), non ho dovuto ascoltare nessun parere. Dalle note fino alla copertina non abbiamo subìto nessuna influenza: un disco sincero. Il pessimismo? Mi sono accorto che, un disco sì e uno no, c’è questa dualità tra album più morbidi e più duri». Il pessimismo è evidente in Newgame.com: ritratto espressionista dei social network… «Newgame.com parla di un sito web immaginario al quale puoi connetterti e uccidere i tuoi idoli. Una cosa molto meno lontana dal reale di quanto si possa pensare perché, se rifiuti di comprare i dischi, se non vai a vedere i concerti, contribuisci alla morte dei tuoi beniamini. È quello che sta succedendo oggi: tutti vogliono essere famosi a qualsiasi costo. Prima nasce la voglia di diventare famoso, poi la necessità di creare qualcosa. Allucinante! Io sono di quelli che vogliono fare qualcosa. Poi, che si diventi famoso (tra l’altro cosa significa, visto in tv?) o no, non mi interessa. L’importante è avere qualcosa da dire, anche di piccolo, ma essenziale. Trovo ri-
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dicolo, ad esempio, aprire un Myspace e solo dopo comprare una chitarra». In Regicide canti la manipolazione dell’informazione, un tema molto caldo in Italia… «Ovunque è così. Il protagonista del testo è un vigliacco che vive nascosto dietro un computer. Parlo in prima persona per rendere il testo ancora più toccante e il protagonista antipatico. Questa società ci insegna a essere mediocri, a vivere nel nulla. La bellezza interiore e profonda ci è proibita. Sì, puoi scintillare sul piano lavorativo e artistico, ma è una bellezza superficiale che ci impedisce di vedere ciò che abbiamo dentro. La “modernità”, i mezzi di comunicazione, l’informazione, la propaganda, oggi rinforzano il “niente”. Bisogna uscire da questi binari». C’è solo buio nel tuo orizzonte?
✎ Cadò
«Come l’Universo, possediamo tutti una parte oscura e una luminosa. La nostra parte oscura non rappresenta per forza il nostro lato peggiore. Nel momento in cui la riconosciamo e ci lavoriamo sopra, può diventare un diamante, produce il meglio di noi stessi: la coscienza. Non si tratta di “coscienza di qualcosa” ma della nostra luce. Se l’accettiamo, viviamo nel livello migliore di noi stessi». La title-track è un po’ la “Let go ego!” di questo album, sono i pezzi in cui gli Ulan Bator fanno il viaggio all’inferno? «Era proprio quello che cercavo. Dopo aver suonato dal vivo “Let go ego!” per quasi dieci anni, volevo un altro brano che ci permettesse di entrare in quello stato di trance. Finalmente è arrivato, figlio dell’improvvisazione. La parte di sassofono di
di Gabriella Grasso da Zo
Ha scelto il Centro Zo per presentare il suo nuovo progetto musicale intitolato “Cadò”. La cantautrice Gabriella Grasso presenterà, per la prima volta a Catania il 19 novembre, sette brani originali e due cover del suo ultimo lavoro, un omaggio all’Argentina di Mercedes Sosa e uno alla Sicilia di Rosa Balistreri. «È stata la connessione tra tango e musica siciliana a diventare la chiave di apertura del disco - ha detto la cantautrice - le sonorità tanguere, il modo in cui si muovevano gli strumenti, lasciavano nel mio ricordo qualcosa di familiare». In scena al suo fianco, Marisa Mercadè, Ivan Cammarata, Giovanni Arena, Emilia Belfiore, Denis Marino, Marcello Leanza, Puccio Castrogiovanni. La serata proseguirà con la Milonga in collaborazione con OmerTango.
Terry Edwards ci ha dato un tocco “free-jazz” sul finale. Meno Pink Floyd, ma più “funhouse” degli Stooges. Viaggio all’inferno? Non ci credo. E se il paradiso fosse l’inferno?». Che tipo di garanzie ti dà la nuova line-up Ulan Bator Johnston-Pigneul-Gioffredi? «Ho intorno a me bravi musicisti ma sopratutto amici. Lavorando tra amici diventa tutto più semplice: si parla, si ragiona, si fa tutto senza egocentrismi. Lavoriamo per la musica, non ci interessa esprimerci virtuosamente, dipingiamo un quadro in quattro persone. La qualità di questo disco è il suono in presa diretta e in analogico con pochissimi overdubs. Suono vero e autentico. Almeno credo». Come mai hai scelto Norbert H. Kox per la copertina? «Azzardo puro. Lo scorso Natale ero a Parigi e ho comprato un giornale in cui c’era la copertina dipinta da Norbert Kox, artista visionario americano. Ho avuto un flash e ho deciso di contattarlo. Abbiamo parlato dei miei testi e poi mi ha dato il suo consenso a usare un suo quadro originale intitolato “End of days”. Devo dire che il lavoro più grosso l’ha fatto il grafico, Kain Malcovich, nel concepire l’intera copertina». Puoi già tracciare un bilancio dell’attività di Acid Cobra? «È ancora troppo presto, esiste da appena 18 mesi. Ho realizzato gli obiettivi che mi ero fissato: 10 dischi sul catalogo entro la fine del secondo anno. A febbraio, per “segnare” i due anni, uscirà un doppio dvd dei Faust (Live in Lyon-F del 2007 con Olivier Manchion e me, più un film sul gruppo realizzato nel periodo in cui stavamo per registrare “C’est Compliqué”)». A quindici anni dal vostro primo disco, guardi mai indietro ? «Non sono un nostalgico. Vivo il presente e guardo spesso avanti, mi interessano entrambi: presente e futuro. Forse perché sono curioso. Magari un giorno scriverò la storia del gruppo, per lasciare una testimonianza. A livello sociologico può essere interessante. Prima o poi dovrò forse rendermi conto che un po’ di nostalgia, nascosta dentro di me, c’è». U i
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U NIVERSIT informazione a cura del cliente
a cura di
ompleto e allo stesso tempo intuitivo. Per chi vuole scoprire il mondo degli smartphone ma non vuole rischiare di perdersi tra mille funzioni e interfacce confuse, LG ha creato una nuova gamma di prodotti, chiamati Optimus, che coniugano semplicità e completezza. LG Optimus GT ha un prezzo abbordabile, ma presenta già tutte le caratteristiche, come il Wi-Fi e il Gps, che fino a poco tempo fa erano presenti solo sugli smartphone di fascia alta. Per cominciare, Optimus GT si presenta con un design giovane ed originale, grazie alle linee curve, leggermente concave. Nonostante le dimensioni non siano eccessive, spicca lo schermo touchscreen da 3 pollici che occupa la parte frontale, se escludiamo tre pratici pulsanti per avviare e chiudere le telefonate e per accedere alla schermata home. Lo smartphone è disponibile in due colori: nero e silver. Proprio l’interfaccia è uno dei punti di forza dell’LG Optimus GT. Il sistema operativo è Android, ovvero il più utilizzato all’interno dei nuovi smartphone in uscita, a cui LG ha aggiunto un’interfaccia realizzata appositamente per l’Italia. Questa interfaccia mostra ben 17 programmi Android pre-installati, divisi in varie schermate e dedicate alle news, ai social network e alla musica. Tra questi ci sono, ad esempio, Pagine Gialle Mobile, Coming Soon Mobile e Giornali, che permette di avere sempre sotto mano i principali quotidiani italiani. I programmi accessibili tramite Android Market sono però oltre 130.000, per-
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Multimedialità, connettività e prezzo contenuto ne fanno un terminale per tutti. Caratteristiche: sistema operativo Android, full touch da 3 pollici, interfaccia veloce e precisa con 17 applicazioni organizzate in schermate tematiche
Da LG arriva Optimus GT lo smartphone
INTUITIVO SPECIFICHE TECNICHE Sistema operativo: Android 1.6 (aggiornabile a 2.1) Schermo: touchscreen resistivo da 3 pollici, 320 x 480 pixel Connettività: Quad-Band, HSDPA 7.2, A-GPS, Wi-Fi 802.11b/g Fotocamera: 3 megapixel, Auto Focus Connessioni: microUsb, jack audio 3,5 mm, lettore di schede micro SD Batteria: 1500 mAh a lunga durata Dimensioni e peso: 109 x 54,5 x 12,9 mm, 116 g Colori: nero e silver
I PUNTI DI FORZA • Prestazioni: connettività completa e schermo di dimensioni adeguate • Design: linee curve e concave, pensato per giovani e nuovi utilizzatori di smartphone • Funzioni: abbastanza completo, grazie anche al Gps, al software di ritocco fotografico e alle applicazioni Android preinstallate • Qualità/prezzo: ottimo rapporto qualità/prezzo e prestazioni comunque interessanti. Micro SD da 2 GB inclusa
mettendo a chiunque di personalizzarsi il telefono a proprio piacimento. Per gli appassionati di social network, LG Optimus GT permette di tenere sotto controllo Facebook, Twitter e Bebo attraverso la funzione LG LinkBook. La fotocamera da 3 megapixel con autofocus e funzione macro permette poi non solo di scattare foto, ma anche di ritoccarle grazie all’editor di fotografie incorporato con le tecnologie
di geo-tagging e auto facetagging integrate. Attraverso la funzione Storyboard è inoltre possibile realizzare video a cui aggiungere persino musica e testo. Lo schermo da 3 pollici ha una risoluzione di 320 x 480 pixel. LG Optimus GT è l’unico smartphone Android nella sua fascia che consente la visione diretta di video DivX e Xvid, e permette di visualizzare video anche in formato Wmv e Mpeg 4. All’interno dello smartphone sono presenti 120 MB di memoria disponibile, a cui si può aggiungere una scheda Micro-SD fino a 32 GB. U i
libri
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INFORMA GLOCAL
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«Liberi dal vestito cucito addosso» di Antonella Mannino rancesco Russo, giovane giornalista, scrittore e poeta catanese, ha recentemente pubblicato la raccolta Il vestito cucito addosso (Tribe ed., 2010): dieci racconti nei quali - con un linguaggio volutamente carente d’eccessi aulici - vengono affrontati temi di grande attualità. C’è un momento, nei tuoi scritti, in cui il protagonista prende improvvisamente coscienza di sé e della realtà. Questo non esclude un ritorno alla propria quotidianità, ma è un ritorno colmo di consapevolezza... «La mia è una scrittura che guarda al presente e si nutre di quotidianità. Il lettore si identifica coi personaggi e vede se stesso riflesso in maniera nitida. La normalità di oggi è fittizia e superficiale. Ciascuno di noi trova il modo per “riscoprire se stesso” e strappare il vestito che gli cuciono addosso o
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che si cuce da solo. La mia scrittura rappresenta uno di questi modi». Compito di chi scrive è allora quello di “passare il testimone” al lettore perché da solo continui quel percorso dallo scrittore cominciato e che potrebbe condurlo ad una comprensione di se stesso (e dunque alla “liberazione”, alla “nudità”)? «Nella prefazione scrivo: “Un libro […] è un bene prezioso. È l’esatta testimonianza della fatica di chi scrive. È cristallo raro in cui si rispecchia chi legge”. Credo che “il vestito cucito addosso” non sia altro che una sorta di barriera oltre la quale nessuno si spinge, ad eccezione di noi stessi. In fondo non ho fatto altro che fare da tramite tra i personaggi e il lettore, per “denudare” entrambi. Spetta al lettore cogliere il senso del libro e acquisire quella consapevolezza di aver compreso se stesso». Hai cominciato a scrivere nel 2001 in seguito alla morte di
tuo padre, al quale è dedicato il settimo racconto. La scrittura ti ha permesso non solo di affrontare con forza questa tragica esperienza, ma anche di toglierti di dosso “la veste” dell’incomunicabilità. «Quando si è adolescenti la figura paterna è un punto di riferimento. Nel momento in cui questa viene a mancare una parte del cuore ti abbandona per sempre. Allora non restano che il silenzio, il ricordo, il dolore, le parole mai sussurrate, ma fortunatamente messe per iscritto. Credo che scrivere, da principio, rappresenti un momento di solitudine, di introspezione. Poi si sceglie di condividere i propri pensieri e di rendere partecipi i lettori. Molto probabilmente se non avessi perso mio padre non sarei qui a fare questa intervista. Lui mi ha aperto una strada. Non faccio altro che seguirla e vedere dove mi porta».
CAVALLOTTO / Quattro incontri con gli autori
Quattro appuntamenti, quattro incontri con gli autori a ingresso gratuito alla libreria Cavallotto di corso Sicilia 91. Si comincia mercoledì 1 dicembre (ore 17,30) con Massimo Gramellini. Il giornalista torinese discuterà del suo romanzo i “L’ultima riMassimo Gramellin ga delle favole” (Longanesi) con Franco Battiato. Leggerà alcuni brani Elena Gramellini. Domenica 5 sa- Gianrico Carofiglio rà la volta del giornalista Domenico Cacopardo e il suo romanzo “Agrò e la deliziosa vedova Carpino” edito da Marsilio. Venerdì 10, alle 16, l’autore di legal thriller di successo Gianrico Carofiglio incontrerà i suoi lettori. Infine, il 12 dicembre, lo chef Carmelo Chiaramonte presenterà il suo “L’estetica del fungo”, nuova uscita per Estemporanea.
READING di Tiziana Lo Porto ✎
Una lezione prima di morire
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La puttana francese di Gene Wilder
Vincitore del National Book Critics Circle nel 1993 e prima opera a essere pubblicata in Italia dello scrittore americano Ernest J. Gaines, Una lezione prima di morire è la storia di un giovane maestro nero nella Louisiana del Novecento. Si chiama Grant Wiggins, vive con la zia e insegna ai bambini poveri della piantagione in cui è cresciuto. Un giorno un’amica della zia gli chiede di fare da maestro a Jefferson, ragazzo nero ingiustamente condannato a morte per un omicidio a morte che non ha commesso. Ma cosa insegnare della vita a un ragazzo chiuso in una cella ad aspettare la morte? Se lo domanda Grant, che accompagnerà Jefferson fino al suo ultimo giorno.
È un’appassionante storia d’amore il romanzo d’esordio di Gene Wilder, La mia puttana francese. Una delicata storia d’amore è il titolo con cui esce in Italia nella bella traduzione di Alessandra Olivieri Sangiacomo e per la piccola importante casa editrice Sagoma (specializzata in libri sulla comicità americana, e già meritevole di aver pubblicato l’autobiografia di Wilder Baciami come uno sconosciuto. La mia ricerca dell’amore e dell’arte). Il romanzo è ambientato nel marzo del 1918, e ha per protagonisti un attore dilettante, una donna ammaliante e una guerra. Da lì prende il via una romantica storia di spionaggio comica e romantica, che conquista il lettore dalla prima all’ultima pagina.
Ernest J. Gaines Una lezione prima di morire Mattioli, pp. 253, 18 euro
Gene Wilder La mia puttana francese Sagoma, pp. 182, 14 euro
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Crepax, due uscite per Valentina Due nuove uscite per la bella collana dedicata alla Valentina di Guido Crepax e curata da Luisa e Antonio Crepax. Dopo l’apprezzato doppio esordio con Valentina. Biografia di un personaggio e Valentina. Trilogia di Baby Yaga, sono in questi giorni in libreria Valentina. I sotterrani e Valentina. Fiabe robotiche. Il primo contiene la saga dei Sotterranei, che parte dal sottosuolo e si dipana nell’arco di tre avventure fantascientifiche e oniriche. Più spiccatamente fantascientifico il secondo volume, che racconta di una strana sonda extraterrestre che assume identità umane per esplorare il mondo dove è capitata duplicando i corpi della gente con cui viene a contatto. Guido Crepax Valentina. I sotterranei e Valentina. Fiabe Robotiche Magazzini Salani, pp. 152, 12 euro cad.
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U NIVERSIT
di Salvo Mica
BIT&CALAMAIO
Lucca Comics & Games, il paradiso di ogni Otaku Per alcuni rappresenta quattro giorni di gioco di ruolo ininterrotto, per altri invece è una sessione no stop di acquisto “fumetti e gadgets” altrimenti introvabili, per altri ancora è la possibilità di giocare a un monte di videogiochi in anteprima nazionale, oppure l’occasione migliore per sfoggiare l’ultimo cosplay creato o semplicemente una scusa per visitare la medioevale Lucca. In ogni modo venga vissuto, il “Lucca Comics & Games” si configura sempre più come un irrinunciabile appuntamento per ogni appassionato di fumetti, anime, cosplay e videogiochi. La manifestazione, con i suoi sessant’anni di anzianità, è il più antico evento relativo ai fumetti, le animazioni e i giochi in Italia. Il “Lucca Comics & Games” rappresenta lunga la più grande fiera di settore in Italia, paragonabile solo al San Diego Comicon negli States in quanto a format, numero di accessi unici ed eventi organizzati. Al “Lucca C&G” si respira un’atmosfera magica: il visitatore si trova immerso in mondi fantastici già passeggiando dentro le mura della città, grazie alla presenza di Cosplayer che animano la manifestazione impersonando i propri beniamini tratti da fumetti, videogiochi, anime e film di successo. Quest’anno la manifestazione si è svolta dal 29 ottobre all’1 novembre e come di consueto è stata divisa in varie aeree: Games, Comics, Japan Palace, Junior, Cosplay, Music & comics. Ogni aerea ha sfoggiato la presenza massiccia degli attori principali di mercato, dagli editori di fumetti, agli autori, agli sviluppatori di videogame, agli artisti indipendenti, nessuno ha voluto mancare l’appuntamento di Lucca. Nell’area Games, ciò che saltava all’occhio, oltre alla incredibile presenza di visitatori rimasta costante in tutte e quattro le giornate dell’evento, è stata
l’imponente presenza di Nintendo che ha presentato moltissimi titoli per le proprie piattaforme: Nintendo Ds, Nintendo Ds Xl e il Nintendo Wii, alcuni in anteprima come l’ultimo titolo della fortunata saga del Professor Layton. Grande assente il Nintendo 3Ds che sarà presentato al pubblico europeo non prima di marzo. La Sony non ha voluto essere da meno dando ai visitatori la possibilità di provare il nuovo controller della Ps3: il “PsMove” che promette di dar battaglia al wiimote della Nintendo, replicando l'idea base del controller che ha decretato il successo della casa di SuperMario e Zelda, ma con maggiore precisione, verosimiglianza delle risposte a schermo e la grafica 3d che la Ps3 può garantire. Ottime promesse, con qualche anno di ritardo. In quest’area disponibili per i visitatori anche i nuovi titoli della Blizzard: le attesissime espansioni di Starcraft 2 e del famosissimo World of Warcraft ovvero World of Warcract Cataclysm. Disponibile al pubblico anche Call of Duty Black Ops, Fallout New vegas, il nuovo capitolo della famosa serie di "Assassin's creed" della Ubisoft e molti altri. Nell’area Comics grande spazio agli autori: Mike Allred, Ivan Reis, Scott Morse, Terry Moore ospiti di punta, e gli italiani Leo Ortolani creatore di RatMan, amatissimo dal pubblico nostrano e Luca Enoch ovvero il papà di “Gea” e “Lilith”. Ma l’elenco potrebbe continuare a lungo. La mostra espositiva di Palazzo Ducale è stata dedicata a uno dei migliori esponenti del fumetto Italiano: Ausonia. Nell’affollatissimo Japan Palace i visitatori hanno potuto assistere a eventi di grande interesse per ogni Otaku che si rispetti: sfilate di Gothic Lolita e
furiose sessioni di doppiaggio hanno fatto il paio con corsi di giapponese, scuole di manga, rivenditori di merchandising di ogni genere, epoca e anime che sia mai stato pubblicato oltre all’immancabile stand di vendita del bento (pranzo da asporto giapponese) follemente caro, ma si sa, “Lucca C&G” viene solo una volta l’anno. Il "Lucca C&G" strizza l’occhio al mondo del cinema sempre con più convinzione: quest'anno l'omaggio al regista Satoshi Kon, recentemente scomparso, è stata celebrata dalla proiezione di quattro sue pellicole. Tra le anteprime: la presentazione in lingua italiana del secondo lungometraggio della tetralogia di Rebuild of Evangelion presentato dalla Dynit, fra le proiezioni va annoverato il nuovo film di Edgar Wright: Scott Pilgrim vs the World che ha saputo cogliere l'interesse e l'entusiasmo dei visitatori accorsi alla proiezione. E infine le conferenze sull'importanza culturale del fumetto e del videogioco e sulle iniziative che in Italia vengono realizzate per la loro promozione, preservazione e divulgazione. Certo, la pioggia ha messo in luce qualche punto di debolezza nell'organizzazione: qualche passerella e passaggio coperto in più, durante le lunghe code all’ingresso, avrebbero fatto comodo. «Abbiamo preso atto del problema e porremo rimedi per evitare questi disagi l'anno prossimo», ha dichiarato Antonio Rama responsabile eventi “Lucca C&g”, al quale abbiamo chiesto conferma dei rumors sull’imminente candidatura di “Lucca C&G” 2011 come tappa selezionatrice del concorso mondiale di cos play WCS World Cosplay Summit. «Stiamo lavorando su più fronti per rendere sempre più internazionale l'appuntamento del Lucca C&G, la partecipazione al WCS è un grande obiettivo, ma il suo raggiungimento non dipende solo da noi», candidatura non confermata né smentita. I visitatori del Lucca C&G 2011 scopriranno l'arcano, ma se accettate un consiglio: prenotate l'hotel già da adesso, ci sarà ressa. E portate un ombrello con voi, per ogni evenienza.
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INFORMA WEBBING
My Dylan Dog, tutto sull’eroe dei fumetti www.mydylandog.it Nonostante l’assoluto predominio sul mercato di americani e giapponesi, c’è un fumetto italiano che, all’estero, ci invidiano tutti. Parliamo di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo creato da Tiziano Sclavi a metà anni ottanta e pubblicato da Sergio Bonelli. Il portale “My Dylan Dog” è interamente dedicato al personaggio in questione, ne narra storia e curiosità, ripercorre le varie collane e approfondisce i profili di autori e disegnatori.
di Emanuele Brunetto Economy ed ex inviato de Il Sole 24 Ore. Totalmente indipendente, grazie a una dotazione patrimoniale di 5 milioni di Euro, e con una redazione dall’età media di 28 anni, Lettera 43 propone news e approfondimenti a 360 gradi dall’Italia e dal mondo. Il nome è la crasi di due punti saldi nel panorama del giornalismo: la passione per il mestiere di Indro Montaneli, che non si è mai staccato dalla sua macchina da scrivere “Lettera 22”, e la previsione dello studioso di editoria Philip Mayer secondo cui l’ultima copia cartacea del “New York Times” sarà venduta nel 2043.
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Lettera 43, informazione giovane e indipendente www.lettera43.it Ha poco più di un mese di vita Lettera 43, nuovissimo quotidiano/settimanale online diretto da Paolo Madron, ex direttore di Panorama
Avete un account Twitter? Vi scoccia però che qui, rispetto ad altri social network, non ci sia la possibilità di caricare e diffondere anche immagini? Twitpic fa al caso vostro. Il servizio permette di loggarsi con gli stessi dati identificativi usati per Twitter, uploadare l’immagine di turno e vedersela automaticamente pubblicata sul proprio profilo attraverso un cosiddetto “cinguettio”. Pare che riscuota un certo successo fra le star.
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di Riccardo Marra
MASSIMO VOLUME / Cattive abitudini Caro Mimì, ora che i Massimo Volume sono tornati te lo posso dire: siete stati la mia più cattiva abitudine. I reading sul tempo (che scorre lungo i bordi), le storie bastarde, i personaggi smarriti, il rock aguzzo e febbrile delle vostre canzoni, erano la mia sigaretta di troppo, il drink da evitare, i km/h fuori legge. Oggi di nuovo. Cattive Abitudini è il vizio che torna. Un disco/stato d’animo: spigoloso come pietra, melanconico come carta che si scioglie sull’acqua, definitivo come una lettera d’addio. Non è cambiato nulla: c’è il tuo recitato urbano, il drumming pulito di Vittoria, i serpenti elettrici di Egle e ora anche il ruggito a sei corde di Stefano Pilia. Ci sono i luoghi (Coney Island), le anime (Fausto, Robert Lovell), c’è il tempo lamentoso (Invito al massacro) ci sono due parole: massimo volume. Sono felice che siete tornati, caro Mimì. Sono felice, anche se mi si riaprirà una vecchia ferita. Forse necessaria, forse indispensabile, per “scuotere gli angeli drogati” dentro me.
SUFJAN STEVENS / The Age of Adz L’arte schizoide di Royal Robertson in copertina è l’emblema giusto per The Age of Adz, il nuovo album di Sufjan Stevens. Stevens per la verità è sempre stato strano di suo: un periodo voleva dedicare un album pop ad ognuno degli States (s’è fermato a 2, Illinois e Michigan), un altro si fissò con i cadeau folk natalizi. Oggi “Adz” lo mostra ancora diverso, ovvero elettronico e robotico. Nel cielo digitale di quest’album volano navicelle e risuonano pulsazioni, crepitii, caos, caos e ancora caos. Una baldoria di suoni che spazza via l’autore e vive di un’autogestione di suoni emicranici. Prendi la banda delirante di Impossible Soul (25 minuti di logorrea ba-rock), prendi la fragorosa I Wanted to be well o i bombardamenti electro di Too much. Tanto rumore per nulla? Purtroppo. Una volta Frank Zappa disse: “preferisco l’elettronica ai musicisti. Fa meno errori”. Può essere ma… nel caso di Stevens, forse, un po’ di anima serve ancora.
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U NIVERSIT
17/11mercoledì SPETTACOLI / Una scelta di vita In occasione della “Settimana nazionale del riciclo”, lo scrittore e autore radiotelevisivo Luca Pagliari sarà protagonista dello spettacolo “Una scelta di vita”, che avrà luogo nell’aula magna della facoltà di Agraria, mercoledì 17, alle 9,30 e alle 12. L’iniziativa è rivolta a tutti gli studenti dell’ateneo
Catania, aula magna facoltà di Agraria, ore 9,30 e 12
18/11 giovedì PROIEZIONI / Koda fratello orso Giovedì 18 novembre alle 15, nei locali del CInAP, appuntamento con la rassegna cinematografica “Spunti di vista”, organizzata dal Centro per l’integrazione attiva e partecipata. L’ultimo appuntamento è previsto giovedì 25 novembre con il film scelto dai partecipanti.
Catania, Locali CInAp, ore 15
ROCKETTA LIGHT: THE SECOND GRACE (Palermo) www.myspace.com/thesecondgrace Domenica 14 novembre THONY (Roma) www.myspace.com/thonymusic Domenica 21 novembre KIDDYCAR (Toscana) www.myspace.com/kiddycar giovedì 25 novembre CLOUDS IN A POCKET (Mazzara del Vallo, TP) www.myspace.com/cloudsinapocket Domenica 5 dicembre AMYCANBE (Ravenna) www.myspace.com/amycanbe Domenica 12 dicembre HONEYBIRD & THE BIRDIES (Roma/Catania) www.myspace.com/honeybirdhoneybird domenica 19 dicembre a seguire: UNE PASSANTE, COLAPESCE, THE BLACK FRIDAY, NORDGARDEN, IORI’S EYES ed altri. ogni lunedì: RADIO ROCKETTA, dj set d’ascolto a cura di Paolo Mei ogni martedì: COLOR INDACO in concerto ogni mercoledì: THE BEAT GOES ON, dj set ‘50/’60 a cura di Paolo Mei & Kirlian ogni venerdì: JAM SESSION ogni domenica: ROCKETTA LIGHT, rassegna di musica dal vivo
30/11martedì CONVEGNI/ La scienza delle superfici Lunedì 13 dicembre, a partire dalle 10, nell’aula magna della facoltà di Ingegneria, si terrà la
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giornata di studio “La Scienza delle Superfici a Catania”, in onore del prof. Salvatore Pignataro. È necessario registrarsi on-line attraverso il sito del workshop.
Catania, aula magna facoltà di Ingegneria, ore 10
16/12 giovedì LETTURE / Il Teatro del Molo 2 / diario di bordo Spettacoli e performance Giovedì 16 dicembre alle 17 nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini verrà presentato il testo di Gioacchino Palumbo. Presenteranno il libro Franco Battiato, Enrico Iachello, Antonio Di Grado, Fernando Gioviale. Letture drammatizzate di Donatella Finocchiaro e Giovanni Calcagno
Catania, Coro di Notte Monastero dei Benedettini, ore 17
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MEDCOM / Il 19 e 20 novembre il Simposio Intermediterraneo
Venerdì 19 e sabato 20 novembre l’Auditorium della facoltà di Lettere e Filosofia del Monastero dei Benedettini di Catania ospiterà il secondo Simposio Intermediterraneo MedCom sulle Relazioni Pubbliche, organizzato da Cerpmed, il Centro per gli studi e le ricerche sulle Relazioni Pubbliche del Mediterraneo, in collaborazione con la Provincia Regionale di Catania e con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Catania, per discutere dell’importanza che il concetto o modello di sistema locale può rappresentare nel processo di scambio e di sviluppo economico, sociale e culturale dell'area EuroMediterranea. Obiettivo di MedCom è creare un confronto e uno scambio di esperienze e conoscenze tra i relatori pubblici che operano per i sistemi locali appartenenti all’area Euro-Med e discutere sul modo in cui tali figure possano trasformare il rapporto di competizione tra i sistemi locali in forme e in opportunità di cooperazione, al fine di innescare azioni di scambio, condivisione di know how e di progetti di comune interesse. Numerose le sessioni in cui si articolerà il simposio, ognuna delle quali toccherà un’area di analisi trasversale, ossia presente in ciascun sistema locale, come lo sviluppo imprenditoriale e la local governance, e tre aree specifiche, legate allo sviluppo turistico, alla cultura e al settore dell’industria energetica, argomenti particolarmente sentiti nell’area EuroMed. Il programma completo è disponibile sul sito www.med-com.it.
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