U NIVERSITINFORMA Mensile
di
www.universitinforma.it informazione universitaria -
dicembre
2008 con il patrocinio di
ateneo ateneo TAGLI E PROTESTE/ > Cosa resta dell’Onda? > Le proposte dei precari
E.R.S.U. Catania
SOCIAL NETWORK/ Università e studenti Tutti su Facebook
ateneo VITA DA ERASMUS/ In viaggio a Valencia tra sangria e paella
Farmacia
Facoltà inquinata e memoriale choc
time out IL GENIO/ «Pop porno? È nata per caso»
time out CINEMA/ A Lettere riparte “La lanterna magica”
time out L’EVENTO/ Carmen Consoli tripla data per il tour “Mediamente isterica”
ALL’INTERNO / Tecnologie, biblioteche nell’era del web / Stabile, cinquantesimo compleanno con Pipino il Breve / Bellini, stagione 2008/09 con Armitage e Nyman / Y’s Jazz Club, swing e chanson francese
sommario
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in questo numero... ateneo IL CASO / Farmacia, memoriale choc
pag 4/5
L’INDAGINE / Laboratori sequestrati, anni di far west pag 6/7 LA PROTESTA / Cosa rimande dell’Onda?
pag 8/9
TAGLI / La proposta dei precari
pag 10
ERASMUS / Valencia, tra sangria e paella
pag 12/13
STUDENTESSI / Intervista doppia
pag 14
WEB / Università e studenti tutti sul social network
pag 16
“UNIVERSITINFORMA” Mensile di informazione universitaria www.universitinforma.it
Registrazione Tribunale di Catania n. 21/2005 - del 23/05/2005
Anno IV - N.11 - dicembre 2008 EDITORE: Katamedia S.r.l. viale Alcide De Gasperi, 54 Catania
city WEB / Le biblioteche si spostano su Internet
Gerenza
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DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia Mazzamuto DIRETTORE EDITORIALE Gianluca Reale
diritto allo studio ERSU / Assegnazioni in un clic
pag 18/19
REDAZIONE CENTRALE viale Alcide De Gasperi, 54 Catania info@universitinforma.it
time out-time in TEATRO / I primi cinquant’anni dello Stabile
pag 20/21
CINEMA / Lettere, il film è comico purché d’autore
pag 22
BELLINI / Stagione 2008/09 con Armitage e Nyman pag 24 DANZA / Zappalà: «Puntiamo sull’Italia»
pag 26
MUSICA / Y’s Jazz Club tra swing e chanson francese pag 27 AME / Triplice appuntamento a Palazzo Biscari
pag 28
INTERVISTA / Il Genio: «Il successo non ci stravolge» pag 30/31 IL CONCERTO / Carmen “mediamente isterica”
pag 32
FUEL / Dicembre unplugged con i La Crus
pag 33
CLUB&DJSET/ Leli.Oz: «Sono un sound designer»
pag 34/35
BLOCK NOTES / Siti, libri, dischi
pag 36/37
STAMPA: Litocon S.r.l. Zona Industriale - Catania TIRATURA: 15.000 copie DISTRIBUZIONE: Erremme Hanno collaborato a questo numero: Irene Alì, Maria Enza Giannetto, Rocco Rossitto, Michele Spalletta, Tiziana Lo Porto, Riccardo Marra, Rita La Rocca, Paola Pasetti, Giuseppe Valerio, Benedetta Motta CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ Katamedia Srl, v.le Alcide De Gasperi, 54 Catania info@universitinforma.it tel. 348 3525776 “Universitinforma” Copyright Katamedia Srl Tutti i diritti riservati
Con il patrocinio di: Ersu Ente Regionale Diritto allo Studio di Catania
agenda Gli appuntamenti del mese
REALIZZAZIONE EDITORIALE Blu Media V.le Andrea Doria, 69 - Catania tel. 095 447250 - 095 432304 redazione@blumedia.info
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INFORMA
unimix badcomunicazione.com
ROBOTICA / Studenti catanesi premiati all’Innovate Italy Altera Design Contest
CDE / Il Centro di documentazione europea trasloca in via San Lorenzo. Info su www.lex.unict.it/cde
CIRCUITI CULTURALI / Biglietti a prezzi ridotti nei cinema Ariston, Alfieri, Odeon e Corsaro Biglietti a prezzi ridotti del 50% per tutti gli studenti universitari nei cinema Ariston, Alfieri, Odeon e Corsaro di Catania. La riduzione sarà valida il mercoledì per tutta la stagione cinematografica 2008/09 e per tutti i film in prima visione, basterà presentare alle casse il libretto universitario valido. L’agevolazione si deve alla collaborazione tra l’associazione che gestisce le sale in città e Circuiti Culturali d’ateneo.
photo: e. romano
Sono stati premiati con il primo posto i quattro studenti del corso di laurea specialistica in Ingegneria dell’automazione e dei sistemi complessi dell’Università di Catania che hanno partecipato all’Innovate Italy Altera Design Contest. La gara, rivolta a studenti universitari, consisteva nel realizzare un’idea originale attraverso lo sviluppo e la programmazione dei chip programmabili Fpga della Altera. Si tratta di Giuseppe Calabrò, Salvatore Antonio Costa, Rosario Foti Sciarampolo, Giuseppe Mazzara Bologna, che hanno sviluppato un sistema di controllo per un robot articolato a sei ruote nell’ambito delle esercitazioni del corso di Robotica industriale tenuto dal prof. Giovanni Muscato.
A Catania c ’è qualcosa di unico . Da oltre 30 anni l’Etoile d’Or è il punto di riferimento per la pasticceria tradizionale e la ristorazione a Catania. In pieno centro storico, in un ambiente unico, aperto 24 ore su 24 tutto l’anno, una montagna di sapori e specialità tipiche, sempre appena sfornate: dal famoso arancino all’iris, dalla raviola di ricotta alle cassatelle.
Etoile d ’Or. All ’apice del gusto.
CONCORSO / Una fotografia per la pace Una fotografia per la tolleranza Il Centro di ricerca e archiviazione della fotografia (Craf) e l’Istituto d’Istruzione Superiore di Spilimbergo (Pn) in collaborazione con United Nations Regional Information Centre For Western Europa, organizzano la prima edizione di “Una fotografia per la pace. Una fotografia per la tolleranza”. L’iniziativa è rivolta a studenti delle scuole di ogni ordine e grado, e a fotografi dilettanti e professionisti cui viene chiesto di realizzare e inviare una o più fotografie, analogiche o digitali, in bianco e nero o a colori, che abbiano come tema la pace, la tolleranza, la lotta contro ogni forma di razzismo, la difesa dei diritti umani. Info a: Istituto d’Istruzione Superiore (tel. 0427.40392), e-mail: istsuperiore@faxforpeace.it web www.faxforpeace.it; oppure a Craf (tel. 0427.91453); e-mail: info@craf-fvg.it web www.craffvg.it
Bar - Gelateria - Pasticceria - Ristorante - Catering Via Dusmet, 7/9 - 95121 Catania - Tel. 095.340135 OMAGGIO PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI. Presentando il tesserino universitario avrai diritto all’Etoile Card, la carta sconto del 15% su tutti i tuoi acquisti.
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di Gianluca Reale
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on la presente descrivo un caso dannoso e ignobile di smaltimento di rifiuti tossici e nocivi in un edificio non idoneo a tale scopo e sprovvisto dei minimi requisiti di sicurezza». Comincia così il memoriale scritto da Emanuele Patanè, 29enne ricercatore di Farmacia morto per un tumore ai polmoni alla fine del 2003. Cinque pagine di appunti-denuncia scritti al computer un mese prima di morire. Adesso quegli appunti lucidi e drammatici sono diventati un nuovo macigno nell’inchiesta che l’8 novembre scorso ha portato al sequestro dell’edificio 2 della Cittadella, sede della facoltà di Farmacia. Oltre al fascicolo relativo alle ipotesi di reato formulate in una prima fase dell’inchiesta a
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Farmacia, memoriale choc «Struttura non idonea e pericolosa» carico di nove indagati, gestione di rifiuti non autorizzata e disastro ambientale, adesso la Procura ha aperto un nuovo fasciolo con l’ipotesi di lesioni e omicidio colposo. Al momento però non ci sono indagati per questi reati. «Allo stato non ci sono collegamenti ufficiali di causa ed effetto tra le morti di persone che hanno lavorato nella facoltà di Farmacia e la presenza di materiale inquinante negli scarichi dei laboratori», fa sapere la Procura. Che invita alla prudenza, seppure i magistrati abbiano avviato uno screening sullo stato di salute delle persone che hanno lavorato in quegli ambienti. A presentare la clamorosa denuncia è stata la famiglia di Emanuele Patanè, che dopo una lunga meditazione ha deciso di affidare l’incarico all’avvocato Santi Terranova. Quel terribile male che s’è portato via Emanuele, «un giovane pieno di vita», ricorda il padre Alfredo, sarebbe stato causato dalle esalazioni mortali respirate nei laboratori di Scienze famaceuti-
IL DOCUMENTO / Ecco la denuncia di Emanuele Patanè il giovane ricercatore di Farmacia morto di tumore ai polmoni nel 2003. Cinque pagine scritte al computer nell’ottobre di quell’anno. L’inchiesta si allarga al reato di omicidio colposo
Due delle cinque pagine del memoriale scritto da Emanuele Patané: un grave atto d’accusa verso la facoltà. Il memoriale è datato 27 ottobre 2003
che, al piano terra dell’edificio 2 oggi sotto sequestro. Il memoriale di Emanuele così è finito nelle stanze dei sostituti procuratori Carla Santocono e Lucio Setola, coordinati dal Procuratore Vincenzo D’Agata. Che stanno facendo verificare dalla polizia postale la data in cui il memoriale è stato scritto. «Considero il memoriale del dottor Emanuele Patanè un punto di partenza per l’indagine che la Procura della Repubblica di Catania ha tempestivamente avviato a seguito della nostra denuncia - afferma l’avvocato Terranova, esperto di questo tipo di cause -. Confidiamo nell’operato dei magistrati affinché venga fatta luce sulle cause delle gravissime patolo-
gie che hanno raggiunto solo ed esclusivamente soggetti che hanno avuto a che fare, per ragioni della loro attività professionale, con il laboratorio di Farmacia dell’Università di Catania». E infatti non si tratta di un caso singolo. L’avvocato Terranova ha ricevuto mandato per altri 9 casi. In totale sarebbero 12 (ma c’è chi ipotizza una ventina) le persone morte o ammalatesi a causa della permanenza in quegli ambienti. In questi giorni molti altri “casi” sono venuti allo scoperto, ma non sarà facile provare processualmente il nesso tra le morti e le condizioni ambientali. Questo lo sanno anche gli avvocati che sostengono questa tesi. Ma s’è rotto un muro di omertà e
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INFORMA
L’edificio sequestrato 3° piano Sede del Dipartimento di Farmacologia e parte di quello di Biochimica
2° piano Sede del Dipartimento di Biochimica
1° piano Sede del Dipartimento di Fisiologia
piano terra e seminterrato Qui hanno sede i laboratori di Chimica farmaceutica e il Dipartimento di Scienze farmaceutiche. Ma vi sono aulette e stanze appartenenti ad altri dipartimenti. Il piano terra e il piano interrato sono i luoghi “incriminati”, quelli in cui si verificherebbero le esalazioni tossiche. Negli ultimi anni sono stati fatti dei lavori per migliorare la salubrità dei locali, come le nuove cappe di aspirazione che si vedono in questa foto. Ma potrebbero non essere stati interventi sufficienti a “bonificare” il sito
L’indagine L’indagine nasce alla fine del 2007, in seguito a un esposto ricevuto dalla Procura le perizie medico legali potrebbero anche dare ragione a chi ha sporto denuncia. Lo stesso Emanuele d’altronde, nel suo scritto annotava: «Oltre al mio caso di tumore, si sono verificati altri casi di malattia dovuti a una situazione di grave e dannoso inquinamento del Dipartimento e sicuramente non sono da imputare a fatale coincidenza». Poi faceva nomi e cognomi: una ricercatrice, nel 2002, mentre si trovava nello studio è entrata improvvisamente in coma e dopo qualche giorno è morta; un altro ricercatore del laboratorio di Chimica si è ammalato di tumore al polmone; uno studente di Chimica e tecnologia farmaceutica due anni prima si era ammalato di tumore al polmone e fu operato; poi una dottoranda di ricerca si è ammalata di tumore all’encefalo, un’altra ricercatrice che lavorarava nel suo stesso laboratorio perse il bambino al sesto mese di gravidanza per mancata ossigenazione. Inoltre, scriveva Emanuele, «sono venuto a conoscenza»
Nei primi mesi del 2008 la Procura fa realizzare da una ditta specializzata di Torino una perizia nel sottosuolo dell’edificio. Si dimette il direttore del Dipartimento di Scienze farmaceutiche, Franco Vittorio La perizia accerta la presenza di sostanze inquinanti in valori superiori di decine e in alcuni casi di centinaia di volte ai limiti fissati per i siti industriali Per disastro ambientale e gestione dei rifiuti non autorizzata sono indagate nove persone: l’ex rettore Ferdinando Latteri, l’ex direttore amministrativo Antonino Domina; l'ex direttore del dipartimento di Scienze farmaceutiche Franco Vittorio e i componenti della commissione permanente per la sicurezza, Lucio Mannino (dirigente dell’ufficio tecnico), Marcello Bellia, Giuseppe Ronsisvalle (attuale preside di Farmacia), Francesco Paolo Bonina, Giovanni Puglisi e Fulvio La Pergola. L’8 novembre il giudice per le indagini preliminari, Antonino Fallone, pone sotto sequestro l’edficio 2 (ex 12) della Cittadella, sede della facoltà di Farmacia
ateneo che altre tre persone del dipartimento di Scienze farmaceutiche si sono ammalate di tumore: una professoressa, il direttore della biblioteca, un collaboratore amministrativo della facoltà di Farmacia. Una casistica che secondo Emanuele poteva fare capire quanto un poco accorto smaltimento di rifiuti tossici, l’utilizzo di sostenze e reagenti chimici, senza una struttura idonea a tale scopo, «possa avere nociuto ai giovani laureandi, laureati, dottorandi, ricercatori e professori e quanto ancora possa nuocere se non vengono presi provvedimenti». Emanuele si era laureato in Farmacia il 19 luglio del 1999. Centodieci con lode. Poi il corso di dottorato di ricerca in Scienze farmaceutiche, triennale, da novembre 1999 a ottobre 2002, svolto proprio nel dipartimento “maledetto” a partire dall’aprile 2000. Otto, nove ore al giorno, escluso il sabato, chiuso in quei laboratori. Due anni dopo, luglio 2002, gli diagnosticarono un tumore al polmone destro. Quel laboratorio di 120 metri quadrati non aveva - secondo Emanuele - un sistema di aspirazione idoneo. C’erano due cappe di aspirazione «antiquate», a suo giudizio, che non funzionavano in modo adeguato. «Lavorare sotto le cappe era lo stesso che lavorare fuori». Una di queste venne sostituita con una nuova e funzionante subito dopo la diagnosi della sua malattia (e negli anni seguenti furono fatti ulteriori lavori, ndr). Ma la descrizione del modo in cui si conservavano le sostenze utilizzate è agghiacciante. Sostenze chimiche, reattivi e solventi conservate su mensole e sui banconi, in un armadio sprovvisto di sistema di aspirazione e dentro due frigoriferi di uso domestico, arrugginiti e vicino ai quali «si avverte un odore sgradevole e nauseante (...) In un frigo vi erano inoltre sostanze altamente radioattive identificate da alcuni ispettori, che sono state rimosse e isolate in camera calda dopo la diagnosi del mio tumore». Poi Emanuele indicava le sostanze utilizzate per le operazioni chimiche e le varie operazioni di laboratorio: acetato d’etile, cloroformio, acetonirtile, diclorometano, trietil-ammina, cloroetil-isocianato, metanolo, cicloesano, n-esano, benzene,
toluene e altro ancora che segnala in liste allegate al memoriale. Il giovane dottore di ricerca descriveva anche le modalità con cui venivano effettuate le reazioni, sui banconi, fuori dalle cappe di aspirazione: nessun filtro, pochi accorgimenti, ecco perché c’era sempre «odore sgradevole, nocivo e nauseante in laboratorio». E poi il lavaggio di provette e altri contenitori di vetro con l’acetone, che veniva successivamente recuperato con un macchinario che faceva evaporare le sostanze tossiche di rifiuto miscelate all’acetone. Ancora odori sgradevoli e potenzialmente tossici. Erano gli stessi odori sgradevoli e nauseabondi che si respiravano nei corridoi del dipartimento, nelle vicinanze di armadi arrugginiti in cui venivano conservati i contenitori con i reagenti di rifiuto. Lo stesso Emanuele ricorda di averne trasportati alcuni in altre stanze anche fuori dal dipartimento, senza nessuna precauzione per la sicurezza. Un lavoro che - secondo il giovane ricercatore - avrebbe dovuto fare personale specializzato. E lui stesso aprendo quegli armadi constatava che in parecchi contenitori non c’era più sostanza chimica in quanto tutta evaporata. Dove? Negli ambienti del dipartimento presumibilmente. «Dopo aver trascorso l’intera giornata in laboratorio - scriveva Emanuele - avvertivo spesso mal di testa, astenia e un sapore strano nel palato quasi fossi intossicato». Non è il solo ad avere raccontato queste sensazioni di malessere. Poi concludeva raccontando la sua partecipazione al concorso (scadenza dei termini per presentare la domanda, 12 maggio 2003) per una borsa di studio post dottorato. Un atto di accusa contro i “baroni” della facoltà. A quel concorso si presentò solo lui, quindi avrebbe vinto sicuramente. Era il 2003, e lui era già malato. Ma due prof gli comunicarono che il coordinatore del dottorato di ricerca non intendeva assegnare la borsa, facendola decadere. Il memoriale è del 27 ottobre 2003. Fino a quel giorno Emanuele non aveva ancora ricevuto nessuna comunicazione sull’esito di quel concorso dall’ufficio borse di studio. Un mese dopo, all’incirca, se n’è andato. U i
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L’INDAGINE / Nell’edificio quantità di mercurio altamente tossiche. Ma si pagano le conseguenze di anni di smaltimento poco accorto, sin da quando la struttura venne inaugurata, nel 1967. Da appurare se chi sapeva ha agito correttamente hissà per quanto tempo resterà affisso al nastro rosso e bianco con la scritta “carabinieri” quel foglio di carta che dice “Immobile sottoposto a sequestro preventivo”. L’edificio 2 (ex 12) della Cittadella, sede della facoltà di Farmacia e di quattro dipartimenti, probabilmente resterà chiuso per mesi. O forse per sempre. Dipenderà dal risultato delle nuove perizie che saranno oggetto dell’incidente probatorio disposto dal giudice per le indagini preliminari Antonino Fallone. Il 19 dicembre è fissata l’udienza in cui si procederà a nominare i consulenti. Le nuove perizie (del gip, e della parti, accusa e difesa) dovranno stabilire se il plesso è davvero contaminato, così come risulta dalla perizia disposta
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Quotidiano di Sicilia rivela che nel 2000 Fulvio La Pergola - responsabile del servizio Prevenzione e protezione rischi dell’Università di Catania (Sppr) in un telefax indirizzato agli organi amministrativi, scriveva: «Sono venuto a conoscenza della presenza di “odori”, probabilmente tossici?, nocivi?, certamente pericolosi, all’interno di alcuni locali del Dipartimento… il giorno 18.10.2000 i responsabili dei laboratori di ricerca 1A e 1B, siti nel piano superiore del Dipartimento segnalavano, a sistema di aspirazione acceso, la presenza di vapori maleodoranti dovuti a prodotti chimici, non ben individuabili, non utilizzati all’interno degli stessi laboratori, bensì provenienti dai tombini di scarico dei lavandini». Nel 2005 - rivela ancora il Qds - la ItGroup, azienda di analisi ambientali, venne incaricata di effettuare rilevamenti nel sottosuolo dell’edificio. Il responso evidenziò “il deterioramento delle condotte fognarie probabilmente causato dallo sversamento di liquidi tossici” e la possibilie risalita dei vapori. Vennero allora decisi alcuni interventi: rifacimento di alcune condutture, nuove cappe di aspirazione. Poi nuovi rilevamenti. Ma potrebbe non essere bastato a sanare una situazione che si è incancrenita negli anni. Infatti, è opinione diffusa che se negli anni recenti la legislazione è stata molto più stringente, in passato non era così. Dal settembre 1967, quando venne inaugurato l’edificio, fino a metà degli anni Novanta la normativa sullo smaltimento era molto più blanda. E anche qui, come un po’ in tutta Italia, si sarebbero scaricati solventi, reagenti, composti chimici, metalli
Edificio 2, nuove perizie e le ombre del passato dalla Procura della Repubblica ed eseguita nei primi mesi del 2008, che ha portato al sequestro dello stabile l’8 novembre. Quell’indagine ha rilevato presenza di sostanze tossiche e/o cancerogene in concentrazioni anche cento volte superiori a quelle previste per i siti industriali. Antimonio, arsenico, cadmio, cromo totale, mercurio, piombo, rame, stagno, zinco, cromo (VI) e nichel sarebbero presenti nel sottosuolo dell’edificio. In particolare, cromo, zinco e mercurio in quantità industriali. Il mercurio, poi, evaporando provoca esalazioni altamente tossiche. Si dovranno attendere i risultati
delle nuove perizie per trarre le conclusioni e poter decidere se confermare le ipotesi di reato di “disastro ambietale” e “gestione dei rifiuti non autorizzata” a carico dei nove indagati (vedi pagina precedente). I sostituti procuratori Lucio Setola e Carla Santocono, coordinati dal procuratore Vincenzo D’Agata, ritengono infatti che l’Ateneo fosse a conoscenza dell’inquinamento di quegli ambienti e indaga sui comportamenti e le azioni intraprese dalla Commissione per la sicurezza tra il 2004 e il 2007. Sta lì il cuore della faccenda: la commissione ha fatto tutto quanto necessario per mettere in sicurez-
za l’ambiente di lavoro e didattico? In realtà dal 2002 al 2005 ci sono stati degli interventi, sono state installate nuove cappe di aspirazione. «Adesso va molto meglio di una volta - dice un tecnico di laboratorio del dipartimento “incriminato” di Scienze farmaceutiche -. Io sono uno di quelli che ha sempre segnalato le cose che non andavano, ho sempre cercato di risolvere i problemi in modo costruttivo, all’interno dell’università. Ma il dipartimento di Scienze farmaceutiche non può essere il capro espiatorio di tutto». Che nell’edificio 2 qualcosa non andasse lo sapevano tutti. Il
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Il racconto di studenti e laureati Com’è oggi e com’era negli anni ’90 di Maria Enza Giannetto n principio è un vociferare. Giovedì 6 novembre, dalla confusione fuori dagli edifici, gli studenti della facoltà di Farmacia deducono che qualcosa di grave stava succedendo. Nel pomeriggio, sul forum degli studenti (www.chemicalsalvo.forumup.it), cominciano ad apparire i primi post riguardanti l’avviso affisso all’ingresso dell’Edificio 2 della Città universitaria. I ragazzi, tra l’ironico e il preoccupato lanciano le varie ipotesi: soffitti in ethernit, esalazioni tossiche, denunce, manutenzione straordinaria. Ma l’umorismo lascia, pian piano, il posto all’ansia e le voci di corridoio cominciano ad alzarsi di tono. All'improvviso, le tante “leggende universitarie” di cui tutti sapevano, ma nessuno era certo, trovano il coraggio di “manifestarsi”. Gli studenti cominciano a parlare di quel cattivo odore da sempre scambiato «per puzza di fogna», di quei casi sospetti di morti, malattie, intossicazioni e allergie tra studenti, ricercatori, tecnici e della assoluta assenza di norme di sicurezza nei laboratori didattici. Si preferisce, però, restare nell'anonimato perché come dice qualcuno: «L’ambiente farmaceutico è piuttosto piccolo e l’Ordine è strettamente legato alla facoltà. Possono metterci i bastoni tra le ruote in ogni momento». «Frequento la facoltà da quattro anni e non ho mai pensato che i cattivi odori fossero esalazioni nocive - racconta M. studentessa al IV anno di Farmacia -. A dire il vero, tutti noi abbiamo pensato che si trattasse della scarsa igiene dei bagni. Per quanto riguarda i laboratori, non ho mai notato nulla di strano: si accede solo indossando camice, occhiali e guanti, i tecnici ci spiegano come comportarci e ci sono state fornite delle dispense sulla norme di sicurezza». Ma si presta la stessa attenzione anche per lo smaltimento dei liquidi utilizzati? «Credo di sì. Noi versavamo tutto in contenitori appositi e nei lavandini “incriminati” sciacquavamo solo le provette. Non credo che qualche goccia di solvente abbia potuto provocare il grande inquinamento
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pesanti nei lavandini e nelle condutture. Il terreno argilloso sui cui è costruito l’edificio avrebbe fatto il resto, accumulando per anni sino alla saturazione e poi rilasciando esalazioni tossiche pericolosissime. Qualcuno racconta anche che composti di rifiuto e sostanze di varia natura venissero conservate senza troppe precauzioni.. In realtà, per controllare se lo smaltimento dei rifiuti tossici sia stato fatto correttamente ci sarebbero i registri di carico e scarico delle sostanze utilizzate. Tutti sequestrati dalla magistratura, dicono dalla segreteria del dipartimento di Scienze farmaceutiche.
Secondo alcune fonti interne alla facoltà, inoltre, a testimoniare la conoscenza del problema ci sarebbero anche alcuni verbali del Consiglio di dipartimento in cui venne sollevata la questione a partire dalla metà degli anni Novanta. In più, le lettere inviate ai vertici dell’amministrazione universitaria dall’allora direttore del dipartimento di Scienze farmaceutiche, tra il 2002 e il 2003. D’altronde, in molti già segnalavano fastidi e malanni, dopo la permanenza in quei laboratori: bruciore agli occhi, nausea, fastidi alle prime vie respiratorie, mal di testa, allergie. E c’erano già casi di malattie e morti “sospette”, anche se la
di cui si parla. Forse, però, le cose sono cambiate in questi ultimi anni». Parliamo, allora con laureati più “anziani”, per capire se negli anni qualcosa è davvero cambiata. Laureata nel 2002, E. ha frequentato i laboratori didattici intorno al 1998. «Sono convinta che il problema dell’inquinamento sia legato ai laboratori didattici. Dieci anni fa non c’era alcuna attenzione per lo smaltimento dei liquami. Noi svuotavamo i contenitori e sciacquavamo le provette nei lavandini, perché così ci veniva detto. Forse negli ultimi anni, c’è stata un po’ più di attenzione a causa di alcuni casi sospetti di malattie». «Non c’è mai stata alcuna attenzione per lo smaltimento dei liquidi - dice A, laureato Ctf , che ha seguito i laboratori didattici nel 1993 -. Io ho cominciato a rendermi conto della negligenza quando, frequentando un altro dipartimento per la mia tesi, ho visto come si rispettassero le regole. Nei laboratori didattici mancavano gli aspiratori, ce n’erano solo 4 sui banchi utilizzati per gli esperimenti “sotto cappa”, mentre noi eravamo almeno 18. È ovvio che dopo tutti questi anni il sottosuolo sia così inquinato. A proposito, ho notato che nell'ultimo anno ci sono stati lavori vicino quegli edifici, mi piacerebbe sapere se qualcuno ha avvertito gli operai dei rischi che corrono stando a contatto con quel materiale contaminato e soprattutto che fine fa questo materiale». «Concetti come norme di sicurezza in laboratorio e smaltimento dei liquidi non esistevano affatto 20 anni fa - racconta M., farmacista che frequentò i laboratori nel 1987 circa - . Ci veniva detto solo di comprare il camice antiacido, ma non si indossavano né guanti né occhiali. Per quanto riguarda i liquidi, sciacquavamo le provette nei lavandini, anche perché visto che le compravamo noi, le utilizzavamo fino a quando era possibile. E gli aeratori erano pochi e malfunzionanti, si creava una nube tossica assolutamente irritante. Non posso dire se ci sia connessione tra l'assenza di norme di comportamento e casi di malattie, per esempio, io sono diventato allergico a 24 anni, ma come si fa a imputarlo alle esalazioni irritanti in laboratorio?». U i
stessa Procura ammonisce che tra l’inchiesta sulle morti e quella sull’inquinamento non si può ipotizzare «alcun collegamento ufficiale», anche perché «ancora non è stato nominato alcun perito e si stanno raccogliendo dati statistici, che fanno emergere un quadro quantomeno singolare di coincidenze che è al centro dell’inchiesta». «Posso dire che siamo impegnati al massimo per fare luce sulla vicenda - si limita a dire il preside di Farmacia, Giuseppe Ronsisvalle, anch’egli componente della commissione indagata -. Stiamo lavorando per fare svolgere correttamente la didattica, sul sito della facoltà
gli studenti potranno trovare tutte le indicazioni». Le attività didattiche hanno trovato casa nel dipartimento di Matematica, ma le attività di ricerca dei dipartimenti dell’edificio 2 rimangono al palo. L’Università dal canto suo sta collaborando attivamente con la Procura. Ma intanto la Cgil chiede che venga verificata la sicurezza anche nei laboratori del vicino dipartimento di Chimica e che venga reso pubblico, «come richiesto dalla legge, il documento di valutazione del rischio e che le Ausl procedano a un piano immediato di ispezioni nell’Università». (gia. re.) U i
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LA PROTESTA //Cosa fa il Movimento dopo i cortei del 30 ottobre e del 14 novembre? La nuova parola d’ordine è: formazione. Si formano gruppi di studio. L’aula E del dipartimento di Fisica rimane in assemblea permanente. Ma c’è chi ritiene inutile scendere in piazza di Carmen Valisano he fine ha fatto l’Onda a Catania? Dopo l’ultimo atto - l’occupazione pacifica dei locali del Rettorato il 14 novembre - potrebbe sembrare che il movimento sia scemato lentamente d’intensità quasi senza lasciare traccia. Le proteste delle ultime settimane hanno lasciato adesso il posto alla riflessione senza però rimpiangere quanto fatto finora, come spiega Francesco Marino, uno dei componenti del movimento studentesco catanese: «Siamo riusciti a sfatare un luogo comune che vedeva Catania come una città in cui nulla si muove e tutto rimane fermo e passivo di fronte a certe
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Cosa resta dell’Onda? scelte governative e adesso si apre una nuova fase in cui bisogna mantenere alta la tensione negli studenti proponendo argomenti nuovi ma soprattutto che riguardino la realtà catanese che viviamo». Formazione quindi diventa la nuova parola d’ordine. «L’aula E del dipartimento di Fi-
sica è in assemblea permanente ogni giorno dalle 17 in accordo con il direttore del dipartimento, per continuare ad organizzare le attività di “autoformazione” sull’attuale situazione dell’Università in generale e dell’Ateneo catanese in particolare e lo stesso dovrebbe avvenire ai Benedettini in aula A1», continua Marino. Lasciati da parte per un po’ megafoni e striscioni, si torna nelle aule a studiare: «Siamo organizzati in diversi gruppi di studio e
lavoro, dislocati in tutto l’Ateneo. Ognuno di questi gruppi ha un suo compito, che può essere quello di valutare l’impatto socio-economico che le riforme produrranno, quale sarà la vera entità della crisi economica mondiale (ma nello specifico locale) e quali ripercussioni causerà sugli studenti e sui lavoratori. Sono tutti progetti appena nati che avanzano e spero possano sfociare in qualcosa di concreto. Sul piano operativo produrremo a
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INFORMA
LE LINEE GUIDA DEL GOVERNO SULL’UNIVERSITÀ Il Governo ha pubblicato le linee guida che regolano le decisione in matieria di Università. Questi i punti salienti del documento:
Valore legale del titolo di studio Abolizione del valore legale. L'accreditamento dovrà garantire il valore sostanziale dei titoli rilasciati
Offerta formativa Ridurre gli insegnamenti Rafforzare l'autonomia della laurea triennale e magistrale Analizzare e valutare le sedi decentrate di ogni Ateneo
Diritto allo studio Potenziare le risorse destinate alle residenze universitarie Incrementare i corsi in orario serale per gli studenti fuori corso e lavoratori
Merito e valutazione Raggiungere quota 30% dei fondi stanziati agli Atenei sulla base della valutazione Universitaria (attualmente è il 7%) Creare un modello unico di valutazione delle strutture di ricerca Dare peso significativo al fine dell'elargizione dei fondi alla valutazione dei risultati della ricerca
Governance Possibilità per gli atenei di costituirsi Fondazioni di diritto privato senza modificare la tassazione agli studenti Realizzare, in ogni Ateneo, un codice etico che disciplini i casi di conflitto di interessi e incompatibilità Rendere trasparenti le attività di ricerca, formazione e finanziamento Favorire l'aggregazione su base territoriale (regionale, provinciale etc.) degli atenei per evitare duplicazioni di corsi
Reclutamento Stretta del turnover Creare parametri condivisi di qualificazione scientifica Reclutare giovani sulla base di valutazione, merito e dei parametri della Carta europea Rivedere i meccanismi di automatismi stipendiali introducendo valutazioni periodiche delle attività svolte
Dottorato di ricerca Razionalizzare e riorganizzare i dottorati Istituire nuove modalità di ammissione allineate sulla prassi internazionale
breve un foglio informativo da distribuire capillarmente per sensibilizzare gli studenti e la cittadinanza». Anche per quanto riguarda la cosiddetta “legge Gelmini” si continua la ricerca di alternative e proposte come hanno fatto gli studenti di molte università ita-
liane, la Sapienza di Roma su tutte. «Stiamo esaminando il decreto legge 180 e raccogliendo dati, documenti ufficiali, articoli sulle ricadute che questo avrà sulla didattica e la ricerca, coinvolgendo docenti e ricercatori e inviteremo i docenti a raccontarci la loro esperienza didattica e
di ricerca». Nelle scorse settimane però non tutti sono stati d’accordo con le manifestazioni di piazza. Angelo Alù, presidente dell’associazione universitaria Logos, è convinto dell’inutilità di cortei e occupazioni: «Non ci hanno convinto le proteste urlanti perché pensia-
mo che siano fini a se stesse e infatti il rumore è finito e non è stato raggiunto un risultato concreto». Anche l’associazione Logos, come i colleghi del movimento studentesco, ha deciso di affrontare la questione in maniera didattica, organizzando un «comitato anti-crisi quale misura essenziale per fronteggiare la seria e grave situazione che sta attraversando il mondo universitario, allo scopo di predisporre concrete soluzioni contro i pesanti tagli che il nostro Ateneo subirà e con il contestuale compito di evidenziare e combattere possibili sprechi, la cui ponderata gestione potrebbe diversamente giovare alle condizioni del corpo studentesco». Il gruppo avrà una struttura organica con «tre responsabili aventi la funzione di analizzare, ricercare e proporre soluzioni concrete nell’ambito dell’area della didattica, dei bandi e del regolamento generale». Il comitato, nominato “Contro i tagli, contro gli sprechi, per gli studenti” avrà «funzioni propulsive e di stimolo con attività di indagine e di accertamento». Un primo documento è stato già redatto, precisa Alù, «e a breve sarà ufficialmente inviato al rettore Antonino Recca proprio allo scopo di esporre la generalità delle nostre richieste con l’aspettativa di ricevere ampia e sincera disponibilità». In attesa di tornare nelle strade in occasione del contestato sciopero nazionale indetto dalla Cgil il prossimo 12 dicembre e aspettando quali saranno le prossime mosse di Governo e Ateneo, gli studenti affilano le armi nel modo a loro più congeniale: studiando. U i
ateneo I Le proposte dei precari 10
l coordinamento precari della ricerca dell’Università e dei centri di ricerca di Catania non è stato sin qui con le mani in mano. Proprio mercoledì 3 dicembre ha organizzato un’assemblea aperta per promuovere una discussione sul decreto 180, recentemente emanato dal Consiglio dei ministri (in discussione al senato per la conversione definitiva) che «non rappresenta in alcun modo una risposta alle agitazioni dell’ultimo mese di tutto il modo accademico, poiché lascia sostanzialmente inalterati i tagli al sistema universitario introdotti dalla legge 133/2008». Obiettivo dell’assemblea, la redazione e l’approvazione di un documento che apra una vera stagione di riforme e di riconoscimenti del precariato universitario. L’intento è «ribadire che oggi il sistema universitario e della ricerca italiano è sottofinanziato rispetto a quelli delle altre nazioni industrializzate - recita una nota del coordinamento - , che le università e gli enti di ricerca si reggono sul lavoro, sottopagato e saltuario e in alcuni casi addirittura non retribuito, di un numero enorme di ricercatori precari senza diritti, che costituiscono il 50% della forza lavoro (fonte Miur)». Agli inizi di novembre, il coordinamento aveva anche prodotto un documento, in cui non solo esponeva le motivazioni per cui è contrario alla legge 133 e alla visione del Governo, ma prospettava delle soluzioni per il cambiamento. Insomma, proposte. Il loro ruolo, d’altronde, è fondamentale: i ricercatori precari supportano l’attività didattica e di ricerca in vario modo, facendo lezione frontale, ricevendo gli studenti, curando le tesi, sviluppando i progetti di ricerca e partecipando alle commissioni di esame. Cose sotto gli occhi di tutti. Le proposte per il cambiamento, dunque, prendono le mosse dalla «consapevolezza che l’università italiana vada profondamente e radicalmente rinnovata». ASSEGNI DI RICERCA Il coordinamento propone «la trasformazione degli assegni di ricerca in veri contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della ricerca con una durata minima di tre anni, prorogabile fino ad un massimo di sei». Contratti che esplicitino tutte le mansioni parallele alla ricerca e diventare nei fatti lo strumento di formazione del ricercatore-docente, con forme di previdenza adeguate e l’introduzione di ammortizzatori sociali che aiutino il reinserimento nel mondo lavorativo di coloro che non potran-
LE IDEE / Ecco quali sono i punti a cui il Coordinamento catanese dei precari dell’Università e della Ricerca suggerisce di mettere mano. Con molto realismo no continuare la carriera accademica. Ma occorrerà «una pianificazione che metta in relazione il numero degli assegnisti con le esigenze della ricerca e della didattica degli atenei e con i loro piani di stabilizzazione». Insomma anche il ricercatore deve essere messo in condizione di pianificare la propria attività lavorativa. E poi occorre formalizzare lo status del ricercatore nella fase iniziale della sua carriera considerato che l’assegnista ha un’età media superiore ai 30 anni e, per esempio, non ha l’opportunità di accedere ad alcuna forma di credito o di tutela dei diritti del lavoratore (conge-
di per maternità, malattia o infortunio, assicurazioni sul lavoro). CONTRATTI DI RICERCA Sono precari della ricerca anche coloro che sono reclutati mediante contratti di ricerca e di collaborazione coordinata e continuativa dai singoli dipartimenti o dai centri di ricerca. Per il coordinamento occorre che questi contratti siano riconosciuti come titoli a fini concorsuali ed è necessario limitarne l’utilizzo. DOCENZA A CONTRATTO La crescita del numero delle docenze a contratto è una delle conseguenze negative dell’auto-
nomia universitaria. Ma questo ha generato anche una giungla di tipologie contrattuali che mutano da corso di laurea a corso di laurea, con retribuzioni spesso irrisorie. Il coordinamento propone quindi una razionalizzazione: - limitazione del numero di docenti a contratto che deve essere proporzionale alle capacità di assorbimento del sistema universitario, differenziazione delle aspettativie e della regolamentazione tra chi lavora a tempo pieno nel sistema universitario e chi no. - retribuzioni uniformi al livello nazionale ed adeguate alla funzione sociale della docenza universitaria. - preclusione agli strutturati delle docenze a contratto che, così, potranno diventare un canale preferenziale per i ricercatori nell’avvio alla didattica e anche uno strumento per favorire la continuità retributiva dei ricercatori precari. DOTTORATO DI RICERCA «È necessaria una seria regolamentazione del funzionamento dei dottorati di ricerca che ne chiarisca prima di tutto funzione ed obiettivi – dice il coordinamento -. Senza un reale riconoscimento del titolo di Dottore di Ricerca da parte della pubblica amministrazione, del mondo dell’istruzione e del mondo del lavoro, il dottorato continuerà ad essere un’istituzione ambigua destinata a produrre ricercatori deboli e incapaci di concentrarsi esclusivamente sul loro lavoro di ricerca. Solo dopo la soluzione di questa ambiguità si potrà aprire un confronto reale sulle vie da seguire per garantire alti standard di ricerca». SUPPORTO ALLA DIDATTICA ED ALLA RICERCA «Tutte le attività di supporto alla didattica (partecipazione alle sessioni di esami, correzione di tesi, lezioni frontali) devono poter essere incluse nei curricula e sottoposte ad adeguato trattamento assicurativo», propongono i precari. «Tutte le tipologie di contratti di ricerca - aggiungono - devono garantire l’accesso ai fondi dei corsi di laurea, di dipartimento e di facoltà per coprire, fino al massimo livello possibile, le spese per i trasferimenti (convegni, ricerca fuori sede). Inoltre il coordinamento propone di creare un fondo da destinare alle pubblicazioni dei ricercatori precari. Infine, a tutti i ricercatori devono essere garantiti luoghi ed attrezzature adeguati alla propria attività». (red. uni.) U i
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IL GIORNALE DEI LETTORI / Un’esperienza nella città ridisegnata per l’America’s Cup, tra le architetture di Calatrava e le tipiche Fallas. E dove i prof ti impongono di dargli del tu
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Raccontateci la vostra esperienza Erasmus: dove stiete stati, come vi siete trovati, cosa avete studiato, che amicizie avete fatto, quali i posti “giusti” da frequentare... Raccontate la vostra esperienza in max 4000 battute e spediteci il file e qualche foto del vostro soggiorno a redazione@ blumedia.info mettendo come oggetto “Vita da Erasmus” e inserendo i vostri dati anagrafici
di Benedetta Motta ra il 10 marzo 2004, quando giunsi a Valencia grazie al conseguimento della borsa di studio Erasmus. Quando raccontavo con entusiasmo e un pizzico di orgoglio che sarei andata a vivere per qualche tempo nella città spagnola, la risposta unanime di parenti e conoscenti era “Come mai vai in Calabria?!”. Negli ultimi anni questa metropoli è però salita alla ribalta grazie ad un’ottima promozione del suo territorio attraverso eventi di risonanza internazionale, come l’America’s Cup dello scorso anno e al nuovo volto futuristico che l’architetto Calatrava ha saputo donarle. Ma per chi ancora la confondesse con l’omonima Vibo... ricordo che si tratta della terza città più grande della Spagna, situata sulla luminosa mezzaluna che la Penisola Iberica disegna con il Mar Mediterraneo. Scenario delle diverse culture che sono fiorite nella sua terra (romani, visigoti, ara-
A sinistra, una caratteristica Falla. In alto, falleros. Sopra, la cremà, ovvero la cremazione, il falò della falla insignita del primo premio. Sotto a sinistra, Benedetta e alcuni amici intenti a cucinare la paella. Nella pagina a fianco, festa con gli amici Erasmus
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Viaggio a Valencia tra sangria e paella
bi, ebrei e cristiani), come riflettono i numerosi monumenti ed edifici di stile gotico, rinascimentale, barocco, modernista e
liberty. La Valencia attuale, frutto della sua lunga traiettoria storica, è una città inquieta e viva, aperta, curiosa e multi sfaccettata, anche grazie alla grande comunità di studenti che l’ateneo ospita. Ottenere la borsa Socrates non rappresentava per me solo l’occasione per fare un viaggio fuori porta spesato, ma soprattutto l’opportunità di completare i miei esami presso un’università straniera, confrontarmi con i miei coetanei iberici e con il loro modus estudiandi. Sono partita con la promessa di stare il minimo in-
dispensabile, ovvero 16 giorni, ma mi decisi presto di trattenermi più a lungo per assaporare tutto ciò che questa esperienza potesse offrirmi. Fato volle che il giorno successivo al mio arrivo, l’11 marzo, fu segnato dal luttuoso attentato della stazione di Atocha a Madrid: in tale circostanza i 350 km di distanza tra la città ospite e la capitale della Spagna si annullarono, in un cordoglio globale. La città valenciana, immersa nella festa di San José, interruppe i festeggiamenti per dare spazio ad una profonda manifestazione di solidarietà per le ennesime vittime del terrorismo internazionale, questa volta accomunate dallo stesso
INFORMA sangue iberico. Sangue che però possiede nel suo DNA un’elevata concentrazione di solarità e spirito festivo. Gli spagnoli infatti, ed i valenciani in particolar modo, non concepiscono l’esistenza e il lavoro senza la festa, cosicché dopo qualche giorno la mestizia ha ceduto il passo al rito annuale, riprendendo la celebrazione della festa valenciana per antonomasia: le Fallas. Cosa sono esattamente le Fallas? Con lo stesso nome si indica sia la festa che le protagoniste di essa: “impalcature” satiriche, dalle dimensioni eccezionali (fino a 30 metri d’altezza), composte di cartone, cera, legna, poliestere e poliuretano, collocate nelle strade e piazze delle tre province della Comunidad Valenciana. Un po’ come av-
viene durante il nostro carnevale, lo scopo è criticare, mediante figure antropomorfe e animali, episodi d’attualità, figure di spicco della società e del mondo politico. Questi teatri satirici vengono esibiti nella città dal 15 marzo fino alla notte del 19, celebrazione di San Giuseppe, la cosiddetta Nit de foc, in cui tutta la città resta coinvolta in una sorprendente atmosfera mentre in contemporanea allo sfoggio pirotecnico si assiste alla Cremà (cremazione) della falla insignita del primo premio. Solo chi ha la fortuna di partecipare a tali festeggiamenti, può dirsi abbastanza addentrato nello spirito che muove i valenciani. I miei sei mesi da “erasmina” sono volati così. Tra le salutari passeggiate per i Giardini del Turia, il polmone verde per gli abitanti, che in questo vecchio
13 letto del fiume omonimo (il cui corso fu prosciugato nel 1957 e convertito in parco pubblico) ci trascorrono intere giornate tra corse, passeggiate, pedalate, pattinate e riposate! Ancora, i primi pomeriggi estivi sulle spiagge affollate della Malvarrosa e Las Arenas con i nuovi amici francesi, peruviani, tedeschi, inglesi e la simpaticissima canadese Ivonne. Le mattine da topo da biblioteca, in cui mi sentivo un po’ Firmino, fortunatissima a contatto con opere inedite o antichissime, nastri di periodici intoccabili in emeroteca e tutta l’attenzione e la disponibilità che solo questo popolo ti sa dare. Domeniche in escursione tra la visita della casa-museo di Blasco Ibáñez e un giro in barca per raggiungere la fertile Albufera, per sentirsi immersi nei racconti del sopracitato autore, studiati sui libri di Spagnolo 3. Forse perché fuori casa tutto il tempo ti sembra prezioso e non vorresti sprecarne neanche un secondo, forse per la fase d’età ancora leggera, mi sono goduta ogni istante del mio soggiorno valenciano. La sera ci si riuniva a casa di qualcuno per cucinare tutti insieme, molti di noi alle prime armi ai fornelli, a ritmo di paella e sangrìa, socializzare e hacer fiesta! Altre volte si optava per la serata de tapas, in pellegrinaggio da un pub all’altro a prendere qualche antipasto e bere un mojito. Tutti rigorosamente insieme, allegri, spensierati e appiedati. Ma ciò non costituiva un limite, sia per il grado di sicurezza delle strade anche a notte inoltrata che per l’efficienza e organizzazione di un centro cittadino di quasi 800.000 abitanti ma a portata d’uomo, anzi di ragazza. Insomma, la ricordo ancora come un’esperienza umana e professionale, che mi ha aiutato a maturare, a prendere le prime responsabilità nella gestione di un piso (appartamento), a confrontarmi con un sistema universitario molto più dinamico, giovane e giovanile. Dove la professoressa di Literatura Hispanica, al primo incontro in sede di suo ricevimento, esordisce “O mi chiami di nome, o finiamo qui la discussione!”. E dove tu all’età di 24 anni ti ritrovi a dare del tu ad una docente con il doppio della tua età e ad acostumbrarte (abituarti) in pochissimo tempo a tutto ciò. U i
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INTERVISTA DOPPIA / Una lei e un lui a confronto su università, studio, lavoro, svaghi. Tra presente e futuro, ecco come gli studenti catanesi vivono il loro percorso universitario
Come ti chiami? «Luca Natalotto». Quanti anni hai? «31». A quale corso di lau rea sei iscritto? «Economia e Commercio». Quanti esami ti man cano alla laurea? «Uno». Se potessi tornare indietro faresti la stessa scelta? «Sì, nonostante tutto. Le materie economiche e giuridiche non mi sono mai piaciute molto; alcune le ho quasi detestate, altre le ho apprezzate. Tuttavia mi rendo conto che oggigiorno possono essere più utili di altre in ambito lavorativo». Descrivi la tua settimana tipo da studente? «Comincio a studiare presto ogni giorno perché solo la mattina i miei bioritmi sono al massimo. Il pomeriggio solo un paio d’ore e la sera, dopo le otto, quasi mai. La domenica studio solo in prossimità degli esami». Preferisci studiare da solo o con i colleghi? «Da solo, poiché non riuscirei a scendere a compromessi coi ritmi e i metodi di studio di altri». Che tipo di studente ritieni di essere? «Molto, forse troppo, pignolo; finché non conosco ogni virgola di una materia non riesco a presentarmi agli esami, o comunque non lo faccio serenamente e con la coscienza a posto». L’esame che ti è rimasto impresso, e perché. «Matematica Finanziaria I, per la concentrazione tenuta durante tutta la prova scritta e per la precisione, l’essenzialità e la sicurezza nelle risposte date alla prova orale. Tuttavia alla fine dell’esame ho ricevuto i complimenti dal docente». Tra cinque anni come ti vedi? «Con una bella famiglia, un lavoro, spero, faticoso ma appagante, e soprattutto con buone possibilità di carriera». Per lavoro saresti disposto a farti raccomandare? «Sì, ma solo se mi sentissi competente per quella mansione. Oggi è molto difficile trovare un posto di lavoro degno dei propri titoli di studio. Se mi capitasse un’opportunità la coglierei. Certamente disprezzo la raccomandazione fine a se stessa, quando è sfruttata da persone incompetenti o troppo lacunose nei titoli di studio. Questo varrebbe anche per me». Quali sono i locali ideali da frequentare per fare conoscenze? «Nessuno in particolare. Dipende dalla capacità di ognuno di saper esprimere la propria personalità e farsi avanti, anche nelle situazioni meno ottimali. In generale, ritengo che la maniera più facile sia all’interno di un gruppo di amici, quando sono gli stessi a presentare nuove persone». Con gli amici preferisci trascorrere una serata in pizzeria, al cinema o in discoteca? «In pizzeria. Trovo sia il luogo adatto in cui poter chiacchierare. Al cinema preferisco andare solo in compagnia della mia fidanzata. Con le discoteche ho un pessimo rapporto».
Come ti chiami? «Aurora Rizzo». Quanti anni hai? «26». A quale corso di laurea sei iscritta? «Filologia moderna». Quanti esami ti mancano alla laurea? «Ho appena iniziato, ma sono già laureata e specializzata in Comunicazione». Se potessi tornare in dietro faresti la stessa scelta? «No, sceglierei un percorso più sicuro e con delle tappe già prestabilite, come Giurisprudenza per esempio; oltretutto, mio padre lavora in uno studio legale associato, a quest’ora lavorerei già. Ho studiato quello che amavo, ma non lo rifarei». Descrivi la tua settimana tipo da studente? «Frequento le lezioni circa due volte a settimana; la mattina solitamente studio circa 3 ore, di pomeriggio molto di meno. Questo con molta costanza dal lunedì al venerdì. Il sabato onestamente non tocco libro, mentre la domenica studio quando si avvicina un esame». Preferisci studiare da sola o con i colleghi? «Generalmente da sola, perché riesco a concentrarmi meglio. Ma non è sempre così; trovo sia molto utile, una volta ultimato il programma di una materia, ripetere con un collega per confrontarsi e capire se si è lavorato bene». Che tipo di studente ritieni di essere? «Scrupolosa e responsabile, ma non maniacale. Tengo molto a fare una buona impressione». L’esame che ti è rimasto impresso, e perché. «Filosofia della scienza, è stato l’ultimo e il più sofferto. Una materia abbastanza ostica per me, al primo appello sono stata rimandata. Al secondo tentativo ho preso 26. È stata una grande soddisfazione e un enorme peso in meno». Tra cinque anni come ti vedi? «Spero con un lavoro che mi appaghi e con una numerosa famiglia da amare. Senza rimpianti e con la consapevolezza di aver fatto tutto nel migliore dei modi». Per lavoro saresti disposta a farti raccomandare? «Si, sarei un’ingenua se, avendone l’opportunità, non volessi approfittarne. Ma ad oggi non esiste proprio questa opportunità». Quali sono i locali ideali da frequentare per fare conoscenze? «Sicuramente l’università e la palestra. Sono frequentati per la maggior parte dai giovani e sono luoghi ideali in cui confrontarsi e conoscersi con più semplicità e immediatezza». Con gli amici preferisci trascorrere una serata in pizzeria, al cinema o in discoteca? «Al cinema. Amo molto i film, ma soprattutto parlarne dopo averli visti e condividere i reciproci pareri. Se posso farlo, tra l’altro, con persone che stimo e con cui ho un elevato grado di complicità e confidenza, il tutto diventa ancora più stimolante»
interviste raccolte da Serena Vanella
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WEB / L’Università con i gruppi di facoltà, debutta in modo ufficiale sul social network più in voga. L’iniziativa è del Cof, per fini di orientamento. Ma sono tante le realtà presenti
Ateneo e studenti tutti su Facebook di Paola Mirone on chiamateli solo Social Network, perché l’ultima moda del momento, da Facebook passando per Asmallworld (il più esclusivo a detta degli esperti) e Aupat, arrivando a Ning (la novità in fatto di reti sociali), ha già contaminato realtà apparentemente lontane dal web. Ed è solo l’inizio. Ricordate il vostro primo giorno da matricola? Lo stress di varcare la soglia dell’università alla ricerca dell’aula o della bacheca o, peggio ancora, di un magnanimo collega cui chiedere gli appunti per un esame? Bene, oggi tutto questo si può fare con un pc ed una connessione ad Internet. Da questo presupposto - oltre a diversi gruppi che hanno già trovato casa sul social network più in voga (quelli dell’aula studio del Polifunzionale, 172 iscritti; oppure quelli del Polo C di Medicina e chirurgia, 107 iscritti; o ancora gli studenti di Scienze biologiche, 110 iscritti) - è nato il connubio “ufficiale” Università di Catania-Facebook. Un progetto i cui numeri parlano chiaro. Più di 920 iscritti al gruppo ufficiale d’Ateneo a cui si sommano tutti gli iscritti ai 12 gruppi di Facoltà (630 Ingegneria, 510 Giurisprudenza, 492 Economia, 131 Farmacia, 50 Agraria, 232 Architettura, 256 Lettere e Filosofia, 411 Lingue e Letterature straniere, 338 Medicina e Chirurgia, 63 Scienze delle Formazione, 160 Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, 274 Scienze Politiche). Cifre che aumentano ogni minuto che passa, rendendo la comunità degli studenti catanesi fra le prime e le più attive in fatto di nuove tecnologie in Italia. L’idea è nata da un’iniziativa del Cof, Centro orientamento e formazione, con lo scopo di trovare nuovi e più idonei canali per orientare gli studenti, dalle ma-
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tricole ai laureandi, nel corso della loro carriera universitaria. «È l’inizio di una nuova era, segno che qualcosa sta davvero cambiando - spiega Simone Di Stefano, responsabile del progetto -. Il primo step prevede l’utilizzo di Facebook e delle piattaforme Web 2.0 per l’orientamento. Strumenti quali i social network permettono di veicolare l’informazione in maniera capillare e virale. Tutto questo, applicato al mondo universitario, ci permette di sviluppa-
re un’attività di orientamento positivo, in grado di creare processi dialettici tra gli utenti e fornire, al contempo, strumenti di tipo culturale a chi utilizza queste applicazioni». La seconda fase del progetto prevede una migrazione verso la piattaforma Ning, molto simile a Facebook, ma decisamente più potente in fatto di interazione tra utenti e di contenuti multimediali. «I social network hanno un’enorme capacità di aggregare
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I love Catania Facebook Party
Per la comunità catanese presente su Facebook arriva il primo mega party. L’appuntamento è per il 28 dicembre dalle ore 21,30 sino alle 6 del mattino. Sarà una notte di “follia” quella dell’I love Catania Facebook Catania. Unica incognita, il luogo: si saprà soltanto 3 giorni prima. Di sicuro si sa che il posto avrà due piste da ballo, un mega bar, una sala privé. In occasione del party si inaugurerà la mostra Licking Megera di Agatino Raciti, mentre il fotografo Valerio D’Urso immortalerà vecchi e nuovi amici di Facebook presenti alla festa. A proposito, sono già state invitate 1.240 persone.
persone nuove sulla base delle similarità - aggiunge Di Stefano -. Ning, e qui si arriva alla fase due del progetto, ci permetterà di fare un ulteriore passo avanti, dando la possibilità ad ogni membro del network di caricare contenuti di svariato tipo e renderli fruibili a tutti». Una vera e propria rivoluzione. Il terzo step del progetto prevede l’utilizzo di un’applicazione già esistente, di cui ancora, però, non sono state espresse tutte le potenzialità, almeno non in Italia. «Si tratta di Second Life - aggiunge Di Stefano -. Gli spazi dell’Università già attivi su Second Life a livello sperimentale, diverranno spazi per la ricerca e per la didattica. Sarà possibile attivare strumenti di orientamento e didattica più efficienti con la possibilità, per professori e studenti, di confrontarsi come fossero in Facoltà». Attualmente l’Ateneo è già presente su Second Life, ospitato nella Land Nuova Sicilia e vanta uno studio radiofonico completo di ogni strumentazione (Radio Zammù), da dove sono state già realizzate interviste e dirette, un’aula multifunzionale ed una saletta riunione. Ma Radio Zammù fa parte di quelle realtà che hanno trovato casa anche su Facebook: la radio ha già 1800 “amici” e utilizza il social network per comunicare le sue iniziative. U i
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OPACCATANIA.EBIBLIO.IT / Il Servizio provinciale realizzato dalla Soprintendenza metterà sul web il catalogo composto da più di 1.300 mila volumi custoditi in 85 archivi
Anche le biblioteche si spostano sul web o m’arrischio a insinuare questa soluzione: la biblioteca è illimitata e periodica. Se un eterno viaggiatore la traversasse in una direzione qualsiasi, constaterebbe alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine». Partendo da questa citazione dalla Biblioteca de Babel di Jorge Luis Borges (Buenos Aires 1899 - Ginevra 1986) Gesualdo Campo (foto a sinistra), soprintendente per i Beni culturali e ambientali di Catania, spiega cosa sia il Servizio bibliotecario provinciale (Sbp), realizzato dalla Soprintendenza etnea con fondi del Por 2000-2006 e che immetterà nel web, attraverso il portale opaccatania.ebiblio.it il catalogo collettivo composto da oltre 1.300.000 volumi, quelli custoditi da 85 biblioteche del territorio provinciale pubbliche o aperte al pubblico. «Borges - ricorda Campo - immagina una biblioteca costituita da tutti i possibili libri di 410 pagine con tutte le possibili combinazioni dei 25 simboli ortografici e, perciò, con tutte le possibili verità e falsità passate, presenti e future in tutte le possibili lingue, con la conseguente umana impossibilità di distinguerle. Quella Biblioteca, dunque, nella visione filosofica e fantastica dell’autore, non contiene alcuna informazione e non sarebbe possibile, diversamente dai convincimenti illuministici, portare ordine nell’universo labirintico dell’umano scibile, per Borges spazialmente e temporalmente infinito». «L’impossibilità, però - aggiunge il soprintendente - è anche connotazione dell’utopia, che è molla del fare. Da qui la scommessa, voluta dal legislatore
sito e registrandosi, possono consultare il grandioso catalogo, fare la ricerca di testi rari, prenotare libri e, a breve - non appena saranno avviate le convenzioni fra gli enti coinvolti ricevere nella propria
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nazionale e da quello regionale con i servizi bibliotecari nazionale (Sbn) e regionale (Sbr), delle banche dati provinciali (Sbp), tendenzialmente universali e depositarie, sul web, delle informazioni utili a individuare quanto sin qui - ed è un “qui” in divenire - l’umanità ha prodotto nella storia e trasmesso nei libri». L’argomento è il tema di “Le biblioteche nell’era del web” (Le Ciminiere, 4 dicembre), manifestazione promossa da Regione, Provincia e Comune di Catania per presentare al grande pubblico il nuovo Sbp etneo. In programma un dibattito con scrittori, giornalisti e internauti e un reading letterario in collaborazione con il Teatro Stabile dal titolo “Il mio libro del cuore”: pause di piccola e grande letteratura per assaporare i brani preferiti di ospiti e studenti. In sala, infatti, sono gli alunni di quattro licei: il Boggio Lera di Catania, l’Archimede di Acireale,
il Capizzi e lo Spedalieri di Bronte. Presenti virtualmente, con il proprio “libro del cuore” segnalato all’educatore Roberto Putzu, i giovani dell’Istituto Penale Minorile di Acireale dove da qualche anno la direttrice Carmela Aleo ha istituito una biblioteca che conta oggi su quasi 5 mila volumi. Destinatari del Sistema sono universitari, studiosi, ricercatori, cittadini con l’hobby della lettura: collegandosi al
biblioteca di riferimento il volume desiderato grazie all’attivazione del “prestito interbibliotecario”. «L’obiettivo - spiega il progettista Renato Meli (foto a destra) - era quello di migliorare i servizi, valorizzare le nuove professionalità a servizio della cultura e razionalizzare la spesa utilizzando al meglio le risorse economiche. Il sistema - prosegue - è aperto e pronto ad accogliere il patrimonio di altre strutture e ritiene un successo le oltre 400mila schede catalografiche già consultabili on line». Con il soprintendente Gesualdo Campo prendono parte al dibattito “Le Biblioteche nell’era del web”, gli scrittori Maria Attanasio e Domenico Seminerio, il direttore del Teatro Stabile di Catania Giuseppe Dipasquale, il giornalista esperto di web e general manager di Videobank Turi Caggegi. Roberto Putzu racconterà di come grazie alla nuova biblioteca dell’Ipm alcuni ragazzi dalle tormentate vicende umane e giudiziarie siano diventati “lettori cronici”. A interpretare i brani del “Libro del cuore” due nomi prestigiosi del mondo teatrale italiano: Mariella Lo Giudice e Pino Micol. Un seminario di Biblioteconomia concluderà la giornata delle Ciminiere (ore 15). A condurlo Alberto Salarelli, docente dell’Università di Parma esperto nella documentazione digitale e nel rapporto tra biblioteconomia, società e nuove tecnologie. U i
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GRADUATORIE / Dal 9 dicembre gli studenti potranno scegliere on-line il loro posto letto. Approvate le graduatorie definitive delle borse: 5400 gli assegnatari ronti a prenotare. Martedì prossimo, 9 dicembre, alle 9 sarà possibile attivare la procedura per la prenotazione on line del posto letto per l’anno accademico in corso, nelle residenze universitarie dell’Ersu. In realtà dalle ore 9 di martedì 9 dicembre la procedura sarà attiva per i soli confermatari e i portatori di handicap, mentre per tutti gli altri studenti si potrà procedere alla prenotazione dalle ore 9 dell’11 dicembre alle ore 24 di sabato 13. «Ci scusiamo per il ritardo nell’attivazione delle prenotazioni - precisa il direttore dell’Ersu, dott. Nunzio Rapisarda - ma sono sopravvenuti fatti che non ci hanno permesso di avere la disponibilità di alcune residenze, in particolare della Costa (in via Etnea 551), in cui sono stati realizzati interventi di manutenzione straordinaria, lavori che non sono ancora del tutto conclusi. Ma siamo riusciti a salvare al momento 250 posti dei 300 della struttura». Infatti circa 70 posti letto resteranno liberi per una settimana per consentire il completamento degli interventi. Vediamo allora nel dettaglio quali sono quest’anno le residenze e quanti i posti: Cittadella (179), Centro (128), Costa (250), San Marzano (63), Siracusa (29), Casa Morano (36), San Filippo Neri (18), Umberto (34), Istituto Suore Cappuccine (32), Dante (63): in totale 832. «Sono stati attivati solo da quest’anno i posti letto dell’Istituto Suore Cappuccine - aggiunge il dott. Rapisarda - , in viale Mario Rapisarda (solo per donne) e nella residenza Dante (in via Gesuiti), mentre nell’Umberto erano stati resi disponibili già nel febbraio
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scorso e lo saranno anche quest’anno». La prenotazione del posto letto via web dovrà essere inoltrata collegandosi al sito internet dell’Ente www.ersu.unict.it. Per accedere alla procedura di prenotazione lo studente dovrà utilizzare il proprio codice fiscale e la stessa password scelta al
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momento della registrazione per la compilazione della domanda on line di partecipazione al concorso. Inoltre sono già state approvate le graduatorie definitive per 5.400 borse di studio su 8.300 aventi diritto. In fase di assestamento ne verranno assegnate altre mille. U i
Gli alloggi e le residenze universitarie
Cittadella”, via Passo Gravina, 183 Centro” - via G. Oberdan, 174 * Costa” - via Etnea, 551 San Marzano” - via G. S.Marzano, 29 Siracusa, di Largo Graziella in Siracusa ** Casa Morano” - via Caronda, 224 (solo femminile) ** San Filippo Neri” - p.zza D. Savio, 8 ** Umberto, di via Umberto 314 ** Istituto Cappuccine, v.le M. Rapisardi, 27 (femminile) ** Dante, di via Gesuiti, 74/80
N. 179 N. 128 N. 250 N. 63 N. 29 N. 36 N. 18 N. 34 N. 32 N. 63
* Per motivi connessi ad inderogabili interventi manutentivi, circa 70 posti letto relativi a due piani della residenza Costa dovranno essere resi liberi per una settimana. ** Coloro che effettuano la prenotazione presso le richiamate residenze dovranno presentarsi dal Dott. Gradini (via Etnea, 570) per la conferma del posto.
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Servizi on-line per lo studente
www.ersu.unict.it: sito per le comunicazioni istituzionali dell'Ente. Nelle pagine del sito si trovano tutti i servizi, i benefici e le notizie utili agli studenti universitari. E sono presenti informazioni, costantemente aggiornate, sulle diverse forme di interventi, manifestazioni ed eventi, convegni e partecipazione ai Saloni dello studente nazionali ed europei. www.ersuctalloggi.it: Il sito si propone come punto di incontro tra domanda e offerta di posti alloggio per gli Studenti. Il Portale offre a tutti gli Studenti dell'Ateneo la possibilità di inserire gratuitamente i propri annunci di "Cerco Alloggio" e di consultare tutte le offerte dei locatari, dettagliate con prezzi, zone geografiche e molto altro ancora. E da quest'anno anche assistenza legale per gli studenti. wap.ersuct.it: l'Ersu di Catania è disponibile anche sul cellulare. Grazie a questo servizio l'Ente offre un altro canale di comunicazione con lo Studente accessibile in qualsiasi momento ed in ogni luogo. Tutte le notizie, gli avvisi, le manifestazioni organizzate dall'Ente a portata di telefonino. Sms & mms list: Iscriviti al servizio sms & mms list dell'Ersu di Catania. Questo servizio gratuito permette di ricevere “in tempo reale” tutte le novità che riguardano l'Ente, gli eventi e le iniziative, oltre che ottenere informazioni di prima mano sulle borse di studio, sulle scadenze e così via.
INFORMA
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CALENDARIO / Un fitto calendario di appuntamenti nella Sala di via Oberdan. Recital, concerti e spettacoli musicali nelle due stagioni impaginate da Sebastiano Reitano e Annalisa Caruso
Concerti al Museion un anno in musica l via la stagione concertistica dell’Ersu. La rassegna che unisce in un unico calendario la programmazione impaginata da Sebastiano Reitano e da Annalisa Caruso (in collaborazione con la Dante Alighieri), si svolge nella Sala Museion e prevede un fittissimo calendario di appuntamenti che si snoderanno per tutto l’anno e accompagneranno “a suon di musica” le serate degli studenti catanesi. Giovedì 11 dicembre, alle 20.30, in scena il Duo fagotto - pianoforte con Salvatore Palmeri e Fiorella Miracola. Domenica 14 dicembre, ore 19.30 si terrà il concerto del Folk Music Trio (Claudia Perrone, Carmelo Stadaro, voci; Pierpalo Sichera, chitarrista), con “Musiche della tradizione popolare siciliana”. Giovedì 15 gennaio alle 20.30, recital di pianoforte della solista Vera Lizzio, su musiche di Debussy. Si continua giovedì 22 gennaio alle ore 20.30 con l’Ensemble Accentus (Lina Privitera, soprano leggero; Pier Paolo Maccarrone, violoncellista; Antonio Alioto, pianista) su musiche di J. S.Bach, F. Haendel, A.Vivaldi, W. A. Mozart, V. Bellini. Giovedì
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29 gennaio, alle ore 20.30, appuntamento con Liuto a Dieci Cori di Alfredo Gilè, su musiche di Kapsberger. Giovedì 12 febbraio, ore 20.30 spazio al Duo Soprano - Chitarra, composto da Ivana Stringi e Giangiacomo Martorana musiche di Giuliani. Giovedì 19 febbraio, ore 20.30 in scena il Quintetto di Clarinetti “Anton Stadler” (Valentina Lombardo, Vanessa Grasso, Mirko Russo, Ferdinando Guzzo, Alberto Fichera) su un repertorio che annovera di J. Pachelbel, A. Corelli, W. A. Mozart, A. Dvorák, G. Gershwin, A. Piazzolla). Giovedì 5 marzo, ore 20.30 ancora un recital di pianoforte, con la solista Cettina Musumarra, su musiche di Bach-Busoni, L. van Beethoven, S. Rachmaninov. Giovedì 12 marzo, ore 20.30, il Pianoforte solista Ivano Bordonaro, su musiche di Mozart. Si continua il 19 marzo, con la pianista Marianna Costanzo, su musiche di J. S. Bach, L. van Beethoven, F. Chopin, C. Debussy. Giovedì 26 marzo, ore 20.30, il Duo Voce recitante - pianoforte composto da Laura Nocchiero - Eva Palomares sarà protagonista con un recital su musiche di Debussy.
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Giovedì 9 aprile, alle ore 20.30, recital di chitarra con Davide Sciacca su musiche di Turina. Giovedì 16 aprile, sarà la volta del duo Pianoforte e Voce Francesca Placanica (soprano) e Luca Bruno (pianista) su musiche di G. Donizetti, G. Puccini, M. Ravel, C. Debussy, V. Ranzato, G. Gershwin. Il 7 maggio in scena lo spettacolo “Nel folle mio cuore…..”,
con Salvo Valentino, Elena Ragaglia attori, Denis Marino, chitarrista. Il 14 maggio, ore 20.30, il Trio violino - chitarra - tenore, con Di Pasquale, Martinez, Adamo, musiche di Giuliani. E infine, si chiude il 21 maggio, con il recital pianistico Vincenzo Pavone su musiche di L. van Beethoven, R. Schumann, J. Brahms. U i
Andisu, l’associazione degli enti per il diritto allo studio
L’Ersu di Catania è uno degli enti associati all’Andisu, l’associazione nazionale cui aderiscono la stragrande maggioranza degli organismi per il Diritto allo Studio Universitario. In particolare l’Ente catanese fa parte del Comitato esecutivo dell’associazione. Scopi principali dell’Associazione, oltre a promuovere e mantenere contatti tra gli organismi per il diritto allo studio, si prefiggono di collaborare anche con le Regioni, le Università e il Murst per realizzare un più efficace coordinamento nelle attività di programmazione e di indirizzo, nonché nell'uso delle risorse disponibili, volto a rimuovere gli ostacoli per il pieno accesso agli studi universitari. Con i suoi incontri periodici e con le varie iniziative promosse, l’Andisu vuole qualificarsi quale strumento di appronfondimento e di crescita per i propri associati, ma intende in pari tempo aprirsi al dialogo e al confronto con le varie componenti interessate al diritto allo studio e individuare così le modalità più efficaci per realizzare operativamente e con la concretezza che merita, il passaggio più volte auspicato dal Diritto allo Studio al Diritto a studiare bene e con successo.
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L’EVENTO / In occasione del cinquantenario il Teatro ripropone il celeberrimo “Pipino il breve” di Tony Cucchiara, un musical teatrale di grande successo che affonda le proprie radici nella cultura e nella tradizione siciliane
I primi cinquant’anni del Teatro Stabile a fatidica data è arrivata: 3 dicembre 2008. Il Teatro Stabile di Catania compie cinquant’anni. Era il 3 dicembre 1958 quando, con la messinscena di “Malia” di Luigi Capuana, iniziava l’avventura dell’Ente. Per festeggiare l’anniversario, da mercoledì 3 fino al 31 dicembre, il Teatro Stabile ripropone un capolavoro come Pipino il Breve, la commedia musicale di Tony Cucchiara. «Scelta non casuale», sottolinea il direttore Giuseppe Dipasquale. «Pipino il Breve rappresenta infatti una delle produzioni di maggiore successo e prestigio realizzate dallo Stabile in mezzo secolo di attività, un percorso coerente che punta da sempre sulle forti radici identitarie della cultura e della tradizione isolane. Risiede in ciò la forza di un allestimento ancora vivo nella memoria, nonostante siano trascorsi trent’anni dalla prima edizione». Fu l’autore Tony Cucchiara a portare a Mario Giusti, storico direttore dello Stabile etneo, il canovaccio di un racconto, ricavato dai volumi di Giusto Lo Dico, che trattava in maniera esauriente della siciliana “Opera dei pupi”, caratteristiche marionette chiamate, attraverso la tradizione orale del racconto, a rievocare la “chanson de geste”. Ossia l’epopea dei Paladini di Francia, di Orlando e Rinaldo, e della bella Angelica. Il racconto di “Pipino il Breve e Berta la Piedona” fa un passo indietro e narra delle contrastate nozze dei sovrani da cui sarebbe nato Carlo Magno: una meravigliosa avventura che Cucchiara declina a sua volta sotto forma di commedia musi-
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Due scene di Pipino il Breve: in alto, Tuccio Musumeci nel ruolo del titolo; sopra Pippo Pattavina, Ilaria Spada e Anna Malvica.
cale, affidata alla straordinaria regia dell'indimenticato Giuseppe Di Martino, ripresa da Giuseppe Dipasquale. Di grande impatto scenografie e costumi firmati da Francesco Geracà, ripristinati da Giuseppe Andolfo, mentre le suggestive coreografie di Guido Guidi sono state ricostruite da Donatella Capraro. In scena ritornano tre autentici beniamini del pubblico. Tuccio Musumeci (nel ruolo del titolo) e Pippo Pattavina, la coppia di comici catanesi che l’intero panorama teatrale ci invidia, si ritrovano qui con l’autorevole Anna Malvica, a ricreare il nucleo fondante degli interpreti di ieri e oggi. Di rilevo le new entry di giovani attori di punta come Ilaria Spada e Mirko Petrini, affiancati da un nutrito cast di qualità che comprende Leonardo Marino, Enza Lauricella, Franco Mirabella, Cosimo Coltraro, Giampaolo Romania, Laura Geraci, Sergio Seminara, Luca Notari e ancora Ester Anzalone, Chiara Cimmino, Iridiana Petrone, Salvo Puglisi, Emilio Torrisi, Francesco Venezia. Sul palcoscenico i musicisti del gruppo I Dioscuri (Edoardo Cicala, Filippo Lo Brutto, Giovanni Lo Brutto) e Pippo Russo. Musiche e parole, in siciliano, sono di Tony Cucchiara (con la collaborazione, per il testo, di Renzo Barbera). Le canzoni sono di una bellezza unica, sia per il ritmo poetico che per la ricerca sofisticata del linguaggio, al punto che alcuni critici hanno annoverato l'artista agrigentino tra i maggiori “risuscitatori” della poesia siciliana. La prima rappresentazione di “Pipino il Breve” avviene al teatro “Verga” nel 1978, riscuotendo subito accoglienze trionfali che
si ripeteranno per tutti gli anni Ottanta. Lo spettacolo farà infatti il giro del mondo, con sette anni consecutivi di tournée in Italia, approdando quindi a Broadway, in Sudamerica e in Australia, segnando anche l'apice dell'affermazione di Cucchiara per un lavoro che ancora oggi si rappresenta con immutato fascino. La programmazione di dicembre prevede altri titoli di notevole rilievo. Fino al 23 dicembre al Centro Zo andrà in scena Come spiegare la storia del comunismo ai malati di mente. La vicenda è ambientata a Mosca nel 1953, anno della morte di Stalin. Il direttore dell’Ospedale Centrale per Malattie Mentali è convinto di aver scoperto una rivoluzionaria cura per i malati del suo manicomio: raccontare loro la Storia del Comunismo. Affida la missione al giovane poeta Jury Petrovski, il quale, sebbene un po’ dubbioso sul’’efficacia terapeutica della Storia del Comunismo, obbedisce al Soviet degli scrittori. Elabora, perciò, uno stile narrativo idoneo allo scopo e inizia il suo viaggio tra i malati. L’ospedale è un luogo sinistro e grottesco, abitato da strane figure di medici che idolatrano Stalin e da pazienti divisi in categorie secondo la gravità del disagio mentale. Jury, giorno dopo giorno, si lega ai Malati e diviene sempre più dissenziente nei confronti dei dirigenti del manicomio, che a loro volta diffidano di lui e sospettano che sia un sabotatore della rivoluzione. Peculiarità dell’opera è la totale assenza di qualsiasi tendenza moralistica: nessun precetto, nessuna condanna, nessuna indignazione. Visniec svela con acume e ironia i tragici paradossi del regime stalinista e costruisce un raffinato racconto allegorico su ciò che avviene
INFORMA tutte le volte che la Comunità degli Uomini subisce un’ideologia. L’opera di Martei Visniec è tradotta da Sergio Claudio Perroni, la regia è di Giampiero Borgia, le scene di Giuseppe Andolfo, i costumi di Giuseppe Avallone, le musiche di M.C. Papaceccio, i movimenti coreografici di Donatella Capraro, le luci di Franco Buzzanca. Protagonista Angelo Tosto, circondato da un nutrito cast che, insieme allo stesso Borgia, annovera Annalisa Canfora, Christian Di Domenico, Giovanni Guardiano, Daniele Nuccetelli, Alessandra Barbagallo, Giorgia D’Acquisto, Salvo Disca, Liborio Natali, Chiara Seminara. Dal 16 al 21 dicembre il grande maestro della scena italiana Gianrico Tedeschi sarà protagonista de La rigenerazione, commedia di Italo Svevo allestita dalla compagnia di Gorizia A. Artisti Associati e dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Soggiogante è il fascino del pensiero di Svevo. La linea dell’appartenenza culturale, dell’identità che si delinea nell’opera sveviana, si intreccia a quella che fa ravvedere nell’autore triestino il creatore del più grande romanzo psicanalitico dell’ultimo secolo, il critico e sarcastico analista dell’uomo in crisi colto in tutta la sua fragilità, nell’inettitudine davanti alle cose della vita. “La rigenerazione” è l’ultimo e il più riuscito dei lavori drammaturgici di Svevo: ricco di implicazioni psicologiche e culturali racconta l’intenzione del protagonista, l’ultrasettantenne Giovanni, di sottoporsi a un’operazione che gli consenta di
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Dall’alto Come spiegare la storia del comunismo ai malati di mente e La Rigenerazione. Sotto Il birraio di Preston
ringiovanire. Una scelta che non è sinonimo di rifiuto della vecchiaia, ma un gesto attraverso il quale Giovanni vorrebbe recuperare la libertà dal rigore soffocante del suo matrimonio, dal conformismo della sua vita borghese. E tuttavia, una volta recuperata l’energia vitale, Giovanni non può non tener conto della propria consapevolezza, della moralità e della responsabilità e decide di restare al suo posto di pater fami-
lias. L’opera di Italo Svevo è adattata da Nicola Fano, la regia è di Antonio Calenda, le scene di Pier Paolo Bisleri, i costumi di Stefano Nicolao, le musiche di Germano Mazzocchetti, le luci
di Nino Napoletano. La programmazione di gennaio prenderà il via il giorno dell’Epifania con Il birraio di Preston, dal romanzo di Andrea Camilleri, riduzione firmata a quattro mani dallo scrittore e da Giuseppe Dipasquale che cura anche la regia. Con Il birraio di Preston lo Stabile di Catania riprende e rinnova un allestimento di grande successo. Interpreti di autorevole prestigio: Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice, Pino Micol, Pippo Pattavina. La vicenda si svolge nell’ormai famosa Vigàta, sede delle avventure del commissario Montalbano, durante la seconda metà dell’Ottocento. Sorge la necessità di inaugurare il nuovo teatro civico “Re d’Italia”. Il prefetto di Montelusa, paese distante qualche chilometro, ma odiato dagli abitanti di Vigàta perché più importante e sede della Prefettura, si intestardisce decidendo di inaugurare la stagione lirica con un melodramma di scarso valore. In realtà nessuno vuole la rappresentazione di quell’opera, ma il Prefetto obbliga ben due consigli di amministrazione del teatro a dare le dimissioni pur di far passare quella che lui considera una doverosa educazione all’Arte. Si arriva quasi a una guerra civile. Il racconto parte da un fatto che vuole essere stupefacente, affabulatorio, misterioso e incantatore. Le scene sono Antonio Fiorentino, i costumi di Gemma Spina e le musiche di Massimiliano Pace.. U i
IL ROSA E I COLORI / In scena “Colomba” di Dacia Maraini
Prosegue il progetto “Il rosa e i colori”, un articolato percorso di drammaturgia sulla vita, sul dolore, sul comico e sul tragico dell’esistenza, tracciato da autrici come Oriana Fallaci, Agota Kristof, Dacia Maraini, Alda Merini. Si tratta di un itinerario di drammaturgia al femminile, basato su testi scritti e interpretati da donne. Attraverso le parole o le testimonianze di alcune protagoniste della cultura o dell’impegno civile, si vuole offrire un punto di vista caratterizzato da sensibilità e visioni al femminile. Protagonista di tutti i momenti del progetto è Ida Carrara, madrina d’eccezione del cinquantenario del Teatro Stabile. In dicembre andrà in scena “Colomba” di Dacia Maraini. Nel romanzo si intersecano continuamente, con semplicità e leggerezza, tre diversi piani narrativi. Il primo è quello scrittrice-personaggio dove l’autrice immagina di incontrare alcuni personaggi di romanzi, ancora da scrivere, che si impongono alla sua attenzione. Il secondo è la storia di Zaira, un’energica nonna in cerca della nipote Colomba scomparsa senza lasciare traccia. Il terzo è la natura che parla attraverso i paesaggi montanari abruzzesi carichi di storia. Spesso Ida Carrara un motivo, una riflessione o un paesaggio diventano origine di indagine verso il passato della famiglia di Zaira. Abbiamo così uno sguardo che spazia nell'arco di sei generazioni. I personaggi della famiglia di Zaira disegnano le epoche e le difficoltà relative ai tempi in cui sono nati. Un vedere e sentire i momenti generazionali di questi personaggi che nell'arco del secolo scorso hanno vissuto alcuni tra i cambiamenti più radicali della nostra epoca: l'emigrazione, la grande guerra, il fascismo, la seconda guerra mondiale, il sessantotto, la contestazione e il mondo giovanile degli anni '80. Tutti visti dal punto di vista di Zaira e sfumati attraverso il filtro della quotidianità.
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CINEMA / Riparte la rassegna della facoltà di Lettere e Filosofia “La lanterna magica”. Inaugurazione l’11 dicembre con una doppia proziezione: “Sette anni di guai” e “Preferisco l’ascensore”
Il comico sale in cattedra ✎ purché sia d’autore artirà al grido di “Lasciateci divertire” l’edizione 2008/09 della rassegna cinematografica della facoltà di Lettere e Filosofia La lanterna magica. Il titolo è palazzeschiano. E lo è anche lo spirito che anima questa edizione, il ciclo di film che quest’anno viene proposto per il consueto appuntamento del giovedì sera (proiezioni al Monastero dei Benedettini, Auditorium “Giancarlo De Carlo”) è infatti dedicato al comico, come genere, certo, ma soprattutto come luogo creato e “abitato” dall’attore saltimbanco, dal clown, dal goffo che fa girare la ruota del destino e contribuisce a far tornare l’armonia in un mondo sconvolto dal maleficio. Il clown è infatti uno spirito buono. Il disordine che introduce nel mondo è un correttivo diretto a trovare in un mondo malato l’ordine autentico. «Ce n’è bisogno, oggi come non mai - spiega Agata Sciacca, docente di Storia e critica del cinema e curatrice della rassegna -. Ci è parso allora che accompagnarci per qualche sera ad attori come Lloyd, Keaton, Chaplin, i fratelli Marx, Tati, Lewis, de Funès, Totò, i Python, e altri ancora, e alle maschere che nella maggior parte dei casi hanno sostituito quei volti, potesse incoraggiare in noi l’accesso a un sapere superiore quale solo una vita inferiore (il balzo dell’acrobata, l’abilità del contorsionista) può
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vedere in modo schietto e distinto. Solo a prezzo della gratuità e dell’assenza di senso si può passare al senso, per constatare infine che è proprio la rinuncia a “significare” il mondo che ci fa guadagnare un vantaggio sul mondo». Il primo appuntamento è previsto per giovedì 11 dicembre alle 20 con la proiezione di due film: Sette anni di guai (Usa, 1921, 65’) di Max Linder e Preferisco l’ascensore (Usa, 1923, 73') di Fred C. Newmeyer e Sam Taylor con Harold Lloyd. Si prosegue giovedì 18 dicembre, ore 20.30, con Il cameraman (USA, 1928, 67’) di Edward Sedgwick e Buster Keaton con lo stesso Buster Keaton. Poi la pausa natalizia. A gennaio si riprende giorno 8 con La guerra lampo dei fratelli Marx (USA, 1933, 70’) di Leo McCarey con Groucho, Harpo e
Academia de Baile
Chico Marx. La frequenza alle proiezioni e l’elaborazione di una tesina daranno diritto all’acquisizione di 3 crediti formativi. «Invito tutti alla rassegna e affido il mio invito - conclude la professoressa Sciacca - alle parole di Vitaliano Brancati: “La frivolezza ai nostri giorni non bisogna cercarla nelle persone che amano scherzare, ma in quei tetri visi che hanno perduto per sempre la facoltà di sorridere la volta che ascoltarono in religioso silenzio un capo politico impartire direttive nel campo dell’arte, del pensiero, della morale. Mazzini non rideva per mancanza di felicità: oggi si è cupi e seri per mancanza d’intelligenza e di libertà”. Buona visione a tutti». U i
Corsi di: -
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A tutto raggae con Ricky Trooper
Appuntamento da non perdere, venerdì 12 dicembre, da Zo, per gli amanti del reggae, con il live show di Ricky Trooper. Nato di sabato mattina all'indomani di una dance-hall tenuta nel giardino della casa dei genitori, al posto di cimentarsi con i Lego cresce assemblando i primi Sound System impastando le scatole del sapone col fango di Kingston. Dopo aver suonato la cassa nella banda del quartiere, dimostrando già un innato senso del ritmo, prende il microfono giovanissimo con il sound "Coptic"; successivamente crea il suo Sound "Ultimate Touch" e collabora con "Creation Rock", al fianco di Papa San e Bunny General. Quando entra a far parte del leggendario ed inarrivabile Killamanjaro Sound, ne risolleva la popolarità. Il suo stile personale e una capacità di intrattenimento vocale ha valicato i confini della Jamaica e, in un trentennio di carriera intensissima, ha coinvolto i pubblici più disparati in tutto il mondo, rendendo Ricky Trooper un selecter ed Mc davvero unico. Trooper ama far ballare fino allo sfinimento gli amanti della musica reggae, spaziando dal rock steady delle origini al bashment più fresco.
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TEATRO MASSIMO BELLINI / Due grandi eventi all’interno della nuova stagione lirica, con la coreografa americana e l’opera commissionata al compositore inglese. Inaugurazione il 25 gennaio con “Medea”
Nyman e Armitage prime mondiali tto appuntamenti, una lunga stagione di opere e di balletti che attraverserà tutto il 2009 e che proporrà numerose novità, due “prime” mondiali assolute appositamente scritte per il “Bellini”, una da Karole Armitage l’altra da Michael Nyman, una “prima” nazionale e opere che da decenni non venivano rappresentate sulle scene catanesi. Dopo la presentazione nazionale, avvenuta lo scorso 3 dicembre a Roma, la Stagione Lirica 2009 del Teatro Massimo Bellini di Catania è stata presentata due giorni dopo agli ospiti internazionali nell’Istituto Italiano di Cultura di Londra con una conferenza-spettacolo tenuta dal sovrintendente del Teatro Antonio Fiumefreddo con il direttore della produzione artistica Stefano Pace e alla quale ha preso parte il musicista Michael Nyman; serata allietata anche dalla musica di un gruppo cameristico-vocale del Teatro formato da Sebastiano Spina al pianoforte e dai cantanti Claudia Munda (soprano) e Michele Mauro (tenore), artisti del coro stabile del teatro. LA STAGIONE. La Stagione Lirica 2009 del Teatro Massimo Bellini partirà il prossimo 15 gennaio con Medea, di Luigi Cherubini, opera complessa e poco rappresentata che, infatti, mancava da Catania da 28 lunghissimi anni. Per moltissimi spettatori sarà dunque una vera e propria novità. Diretta da Evelino Pidò, con la regia di Lamberto Puggelli, è un nuovo allestimento del “Bellini” firmato anche da Marco Capuana (scene), Darko Petrovic (costumi) e Bruno Ciulli (luci). Sulla scena, Chiara Taigi nel ruolo principale, Agnes Zwierko (Neris), Andrea Carè (Giasone), Carlo Cigni (Creonte), Anna Chirichetti (Glauce). In scena fino al 25 gennaio. In febbraio da Losanna arriverà la Compagnia del Balletto Bejart, fondata e diretta fino alla sua morte, avvenuta lo scorso anno, dal celebre ballerino e coreografo Maurice Be -
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Michael Nyman
ABBONAMENTI SCONTATISSIMI PER STUDENTI. La campagna abbonamenti alla stagione lirica 2009 del “Bellini” è partita il 3 dicembre. Fino al 23 dicembre hanno diritto alla prelazione gli abbonati alla Stagione Lirica 2008. Dal 29 dicembre sarà possibile sottoscrivere i nuovi abbonamenti. I prezzi vanno dai 2540 euro di un palco di secondo ordine centrale nel turno A, ai 36 euro di un posto in galleria nel turno S1. Per gli studenti sono previste agevolazioni. Fino a 25 anni di età, 30 per cento di sconto sul prezzo intero dell’abbonamento al turno S2Az. Inoltre, gli studenti dell’università di Catania possono acquistare al prezzo unico di 7 euro il biglietto serale per qualunque turno e per qualunque posto disponibile. Infoline, 095 7150921. jart. Proporrà quattro importanti lavori uno dei quali, Aria, avrà le coreografie di Gil Roman, successore di Bejart alla guida della compagnia, che sarà in “prima” per l’Italia. Gli altri balletti sono: Chant d’un compagnon errant con le musiche di Gustav Mahler, L’uccello di fuoco con la musica di Igor Stravinsky, Boléro di Maurice Ravel. In scena dal 13 al 22 febbraio, con due turni fuori abbonamento. Marzo porterà la musica di Gaetano Donizetti e della sua Maria Stuarda, altra opera assente dal “Bellini” da troppo tempo; l’ultima edizione risale al 1983, prima se ne ricorda solo un’altra nell’Ottocento. Dirigerà l’orchestra Antonino Fogliani, la regia è di Francesco Esposito. L’allestimento è quello del Teatro dell’Opera di Liegi firmato da Italo Grassi. Il ruolo di Maria Stuarda vedrà il
ritorno del soprano Mariella Devia, assente dalla scena catanese da tanti anni. Elisabetta sarà Laura Polverelli, Leicester sarà affidato a Celso Albelo, Talbot a Carlo Cigni. Dal 15 al 25 marzo. In aprile arriva Ernani di Giuseppe Verdi, 22
Karole Armitage
anni dopo l’ultima edizione catanese. Direttore sarà Antonio Pirolli, la regia è di Beppe De Tomasi. Sulla scena, il tenore Marcello Giordani nel ruolo del titolo, Nicola Alaimo in quello di Don Carlo, il soprano Iano Tamar sarà Elvira, De Silva sarà Giovanni Parodi. L’allestimento è del Teatro Massimo di Palermo. Dal 22 aprile al 5 maggio, con un “fuori abbonamento”. Maggio sarà anche il mese in cui andrà in scena la prima mondiale del balletto Summer of Love (Estate d’amore), della celebre ballerina e coreografa statunitense Karole Armitage, lavoro prodotto dal Teatro Massimo Bellini la cui anteprima è stata applaudita la scorsa estate al Lincoln Center di New York. Le musiche sono dei Burkina Electric, che le eseguiranno dal vivo, e di Lukas Ligeti. La compagnia, multiculturale e multietnica, è la “sua” Armitage Gone! Dance Company. In scena dal 22 al 28 maggio, con un “fuori abbonamento”. Dopo la pausa estiva, la Stagione Lirica 2009 tornerà in ottobre con un’altra rarità per il pubblico catanese: Porgy and Bess di George Gershwin, opera che finora contava una sola apparizione al “Bellini”, nel 1994. La proporrà la compagnia del New York Harlem Theatre con la direzione e la regia di William Barkhymer. Dal 7 al 15 ottobre, con un “fuori abbonamento”. Dal 3 al 14 novembre ancora Gaetano Donizetti, stavolta con un titolo del grande repertorio come L’elisir d’amore. Direttore Pietro Rizzo, regia di Giovanni Anfuso, nuovo allestimento del “Bellini”. La Stagione 2009 si concluderà in dicembre con la prima mondiale assoluta di Head of State, l’opera che il Teatro Massimo Bellini ha appositamente commissionato a Michael Nyman. Il grande compositore inglese la sta scrivendo assieme al regista Ken McMullen e a Yulia Kovas. Sarà un viaggio attraverso il tempo che affronterà tematiche delicate e di grande attualità. In scena dall’11 al 20 dicembre. U i
time out di Benedetta Motta La locandina della prossima stagione di Scenario Pubblico è totalmente nera, senza alcuna scritta, metafora di un periodo “buio” della città, ma non di un vuoto di contenuti. Infatti, il cartellone risulta nutrito di spettacoli tutti dedicati alla danza contemporanea, che rispecchia la reale vocazione di Scenario Pub.bli.co, come ci spiega Roberto Zappalà, direttore artistico e fondatore della Compagnia Danza Zappalà. Quale sarà il filo conduttore della stagione 2008/09? «La stagione che mi onoro di dirigere per il settimo anno consecutivo avrà una chiara linea di percorrenza, non tanto legata alle scelte artistiche quanto mirata ad un maggiore approfondimento sulla coreografia italiana, sia storica che emergente. Io sono assolutamente convinto che sia giusto programmare la danza nascente accanto a quella affermata, per dare modo ai giova-
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«Quest’anno puntiamo sulla danza
italiana» Il performer Giorgio Rossi (foto di Alessandro Botticelli)
SCENARIO PUB.BLI.CO / Il direttore artistico Roberto Zappalà: «Sento l’esigenza di dirigermi verso questa politica “nazionalista”». Prima assoluta per “La pelle del popolo nudo” ni coreografi di crescere in modo costante, attraverso le critiche sia positive che negative». Comunque Scenario Pub blico ha sempre mostrato un particolare interesse nei confronti della danza italiana... «Sì, ma in particolare dopo il successo dell’ultima edizione dell’uva grapes Catania contemporary dance festival, nel quale il 70 per cento degli artisti erano italiani, sento forte l’esigenza di dirigermi verso questa politica “nazionalista”. Nel farlo mi dichiaro un po’ in controtendenza rispetto alla maggior parte dei festival italiani, i cui programmi danno l’impressione di essere pensati più per l’ego personale dei direttori che per un reale amore verso la disciplina, che invece dovrebbe sempre porsi l’obiettivo di stimolare la crescita del pubblico». Che ruolo hanno a suo parere le istituzioni in tutto ciò? «Le istituzioni sia nazionali che locali devono e possono dare un aiuto a favore di questa politica, attraverso un maggior controllo del rispetto delle linee guida e della qualità delle proposte».
Steptext dance project
Cosa ci dice delle scelte del cartellone di quest’anno? «Per quanto concerne la qualità, siamo stati molto attenti alle proposte. Apre il cartellone lo spettacolo di nostra produzione Instrument 1 <scoprire l’invisibile>, che sta ottenendo un successo straordinario in Italia e all’estero e che ci fa piacere presentare per la prima volta, dopo la parentesi estiva, al pubblico della stagione invernale, con le musiche dal vivo eseguite da I Lautari (in scena anche nei giorni 6 e 7 dicembre ed in replica il 12, 13 e 14); sarà poi la volta di due compagnie di coreografi siciliani che siamo felici di sostenere e che presenteranno la
versione integrale delle creazioni proposte in forma di shortime nel cartellone del festival uva grapes, la compagnia Loris Petrillo Danza/mda (il 20 e 21, la prima assoluta della versione integrale de La pelle del popolo nudo, dedicato all’Evis - Esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia - e a un momento significativo della storia isolana) e il giovane gruppo Petranura Danza (il 18 e 19 aprile con L’Albero di limoni); siamo inoltre lieti di ospitare dopo tanti anni di assenza dalle nostre scene l’esilarante Giorgio Rossi che nel 2003 era stato accolto con entusiasmo dal nostro pubblico. Il 14 e 15 febbraio proporrà il solo Alma. Quindi la compagnia Le Supplici e Fabrizio Favale, coreografo giovane ma che vanta un percorso personale molto interessante (il 10 e l’11 gennaio, Kauma); e ancora modem studio atelier, i giovani danzatori del corso di perfezionamento della compagnia zappalà danza che presenteranno tre creazioni appositamente realizzate da me, Matteo Moles e dalla coppia Giannalberto de Filippis e Michal Mualem».
Un quadro dunque tutto “nazionalista”, per l’appunto… «Sì, con la sola eccezione di una compagnia straniera in cartellone, steptext dance project da Brema, con la quale abbiamo potuto consolidare un rapporto di scambio fondato sulla stima reciproca e la fiducia ormai da tempo. Sarà ospite in primavera con l’ultima produzione di Helge Letonja, anche grazie all’entusiasmo che il nostro pubblico ha sempre riservato al coreografo austriaco». E la scelta curiosa della locandina tutta nera? «A Scenario, anche con l’aiuto degli spettatori ormai nostri fedeli frequentatori, siamo riusciti ad imporre ciò che ogni contenitore artistico ha il compito di fare: riempire il cartellone di storie, linguaggi, poesie e sogni di vario genere, senza che ci si preoccupi di sapere da dove proviene questo o quell’artista, che danza esegue, se realizza un solo o un lavoro di gruppo, insomma concedendo massima fiducia in ciò che noi, come direzione artistica, pensiamo di esprimere con le nostre scelte. Perché il nostro pubblico sa scegliere anche al buio». U i
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CATANIA JAZZ / I concerti di dicembre: le Blue Dolls venerdì 12, il neo-rockabilly del Blasco Small Combo sabato 13 e poi Alain Brunet e Catherine Falgeyrac, il jazz di A19 Quartet per chiudere con Giorgia Crimi e Christmas Quartet
Dallo swing alla chanson francese ono giovani, sono belle, amano la musica e la danza, i colori e il ritmo. Sono le Blue Dolls, Erika Celesti (soprano), Federica Pallante (soprano) e Viviana Dragani (contralto), le reginette dello swing che venerdì 12 dicembre si esibiscono al Y’s Jazz Club per Sicily Jazz festival d’autunno 08 a cura del Brass Group di Catania. Ad accomBlue Dolls pagnarle Paolo Volante al Blasco piano, Marco Parodi alla Alain Small chitarra, Riccardo Vigorè al Combo Brunet contrabbasso, Luca Rigazio alla batteria. Dopo anni di studi musicali serissimi, le tre ragazze, nate artisticamente a Torino, hanno deciso di fare una scelta alternativa, proponendosi come una moderna versione, riveduta e corretta, del Trio Lescano, cui si rifanno nell’impasto vocale, nello swing, nella scelta di un repertorio spesso divertente e coreografico. Sabato 13 dicembre, invece, al Y’s Jazz Club un tuffo nel neo-rockabilly (che strizza l’occhio al surf californiano, e al beat inglese) con Blasco Small Combo. Catherine Ovvero, l’ex Boppin’ Kids Falgeyrac Blasco Mirabella, voce e contrabbasso e Sergio Romeo alla chitarra. Il risultato dell’unione di questi due musicisti catanesi è uno show che riesce a travolgere ogni tipologia di spettatore, catapultandolo nella magica atmosfera degli Anni 60 insieme a un suono Giorgia contemporaneo. Crimi Altri due appuntamenti di rilievo nel fine settimana successivo. Venerdì 19 dicembre ancora gayrac. Un percorso nella musica francese, tra i grandi autoun concerto inserito nel Jazz ri scomparsi come Serge Gainfestival d’autunno 08 a cura sbourg e la chanson français di del Brass Group di Catania. Da oggi attraverso i brani originaParigi arrivano a Catania la li proposti con classe e charme tromba di Alain Brunet con il da Catherine Falgeyrac, che insuo quartetto (Jean-Jacques terpreta con intelligente ironia TaÏb, sax e clarinetto; Tba, pianoforte; Gilles Nicolas, contrab- testi divertenti dalle melodie raffinate ed immediate. basso; Yves Nahon, batteria) e Sabato 20 dicembre, sarà invel’attrice-crooner Catherine Far-
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Il pezzo 0 (due) di Maria Donata D’Urso anteprima fuori programma da Zo
Prima siciliana di pezzo 0 (due) della catanese (ma vive e opera a Parigi) Maria Donata D'Urso, tratto dal Triptique de la peau. Questa anteprima fuori programma si terrà giovedì 30 dicembre al Centro Zo. Il campo d'indagine primario di questa artista performativa è il corpo, al di là di qualsiasi contesto storico o narrativo. La sua ricerca scenica coniuga nella scrittura coreografica la fisicità e la concretezza del corpo nudo con interventi mediali. Una creazione che disegna e scolpisce nell'occhio dello spettatore un particolare spazio scenico, ma anche luminoso e sonoro. Triptique de la peau è un trittico performativo composto da Pezzo 0 (due), Collection Particuliere, Lapsus.
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Pecha Kucha Night, il 23 dicembre quarto appuntamento con party
Torna la Pecha Kucha Night, il format di origine giapponese che tanto successo sta conoscendo a Catania. Il 23 dicembre da Zo, dalle 21, i creativi catanesi torneranno a mettere in piazza le loro creazioni, il loro impegno, la loro arte. Il format, infatti, permette a chi lo desidera di esporre in 6 minuti e 40 secondi la propria opera/esperienza con l’ausilio di slide, video o performance dal vivo. Al termine party.
ce serata a tutto jazz con il quartetto nato sull’asse (autostradale) Catania-Palermo: A19 Quartet (Mauro Schiavol’A ne al pianoforte, Stefano D’Anna al sax, Francesco Cusa alla batteria e Diego Tarantino al basso). Sabato 27 dicembre, infine, nel bel mezzo delle feste di fine anno, arriva Giorgia Crimi con il Christmas Quartet (Aki Spadaro al piano, Gabrio Bevilacqua
al basso, Fabrizio Brusca alla chitarra, Davide Lo Cascio alla batteria) per proporre alcuni dei brani più significativi della tradizione natalizia internazionale, riscoprendo ed offrendo al pubblico un giusto equilibrio tra brani noti e meno noti, arrangiati in modo nuovo ed originale da Giorgia Crimi, avvocato di professione, cantante e compositrice per passione. (re.uni.) U i
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ASSOCIAZIONE MUSICALE ETNEA / Il pianista Roberto Prosseda apre i concerti di dicembre. Poi le musiche medievali dell’ensemble tutto femminile La Reverdie. A gennaio Sonia Bergamasco ed Emanuele Arcioli
Musica a Palazzo Biscari
ra i tanti palchi che ospiteranno gli artisti della 34esima stagione dell’Associazione musicale etnea, dicembre è il mese di Palazzo Biscari. Proprio lì, infatvoce, viella, flauti; Elisabetta de Mircovich voce, viella, riti, il 9 dicembre è in calendario il concerto del pianista Robeca, symphonia; Ella de Mirberto Prosseda, improntato covich voce, arpa; tutte doprincipalmente su musiche di centi della sezione medioevale Mendelssohn, con puntate su del Corso Internazionale di Solbiati e Chopin. Roberto Musica Antica di Urbino). Prosseda, d’altronde, ha L’ensemble è stato fondato nel La Reverdie guadagnato notorietà 1986 da due coppie di sorelle internazionale proprio Caffagni-de Mircobich, in seguito alle due inciper esplorare il repertosioni Decca dedicate a rio dall’alto Medioevo alla musiche inedite di Menfine del XIV secolo con delssohn, unanimemenappassionato studio filote elogiate dalle più aulogico. Le loro incisioni torevoli riviste specializhanno ottenuto otto DiaRoberto zate. Ha suonato con la pason d’Or e numerosi Prosseda Filarmonica della Scala, altri riconoscimenti. Il cd (foto: Paolo Cabalisti) la Mozarteum Orchester Speculum Amoris è stato Sonia Bergamasco di Salisburgo, l’Orcheinsignito del Diapason stra Santa Cecilia di Roma, i d’Or dell’Année. cembre, sempre a Palazzo BiBerliner Symphoniker. Ancora a Palazzo Biscari, il 10 scari, sarà la volta dell’ensemPer la sezione Insula feminagennaio, arriveranno l’attrice Claudia CaffaSonia Bergamasco (voce recible La Reverdie (C rum 2 Echi medioevali della gni voce, liuto; Livia Caffagni femminilità celtica, il 16 ditante) e il compositore Ema -
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nuele Arciuli (pianoforte) che si cimenteranno con Richard Strauss (Enoch Arden, Melologo per pianoforte e voce recitante op. 38, su testo di Alfred Tennyson). Un evento che sa di cinema, per il curriculum dei due artisti. Sonia Bergamasco ha raggiunto la notorietà con il film L’amore probabilmente di Giuseppe Bertolucci. Poi nel 2003 ha interpretato la tormentata terrorista di La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana e ha lavorato con Franco Battiato nei film Musikanten e Niente è come sembra. Emanuele Arciuli si è imposto come una delle voci più originali e interessanti della nuova scena concertistica. Nel 2007 è stato premiato con il Leone d’Oro nella sezione musica della Biennale di Venezia. U i
Combo d’improvvisazione da Zo il martedì sera n ciclo di serate dedicate alla musica d’improvvisazione, mettendo assieme formazioni combo in maniera, in pratica, casuale. E’ il progetto “Franco Ferguson & Improring”, firmato da Improvvisatore Involontario. Prima tappa il 16 dicembre, da Zo (ma il ciclo proseguirà il 30 dicembre e poi ogni martedi) per questo incontro periodico tra musicisti con esperienze musicali diverse ma con tanta voglia di suonare musica d’improvvisazione. L’intento è quello di aggregare i musicisti mettendoli in condizione di conoscersi fra loro suonando, in modo da favorire uno scambio di idee e pratica musicale. Ma come si svolgerà la serata? I musicisti dovranno suonare con un’attenzione particolare verso l’aspetto sperimentale e dell’improvvisazione, non si suoneranno brani o standards jazz. No alle jam session, dunque. L’idea è di suonare musica totalmente
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estemporanea e improvvisata. La serata sarà articolata in cinque o sei miniset da venti minuti ciascuno, dove si alterneranno dei gruppi formati con anticipo: le formazioni saranno create in maniera eterogenea, in modo che ogni set abbia una connotazione timbrica e strumentale differente. I gruppi saranno comunicati la sera della riunione e saranno insindacabili, con tutto ciò che ne consegue. Insomma mash up totale. «Non prendetevela troppo con noi se per caso vi troverete a suonare con un gong, bassotuba e clarinetto basso o con un trio di chitarre», dice la nota di Improvvisatore Involontario. per partecipare basta confermare la propria presenza scrivendo a info@improvvisatoreinvolontario.com o presentarsi preventivamente alla serata con una parola d’ordine: “Franco Ferguson & Improring is the best that you can sing”. U i
Direzione artistica Paola Greco Corpo o e evoce e perrpe ill rTeatro Corpo v oce il Teat ro O DELLA VERITA’ IL ILL TEATRO TE AT RO D ELALA VER ’IT A’
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«Pop porno? È nata per caso. Il successo non ci stravolge» l Genio si forma nei primi mesi del 2007, quando Gianluca De Rubertis (già tastierista degli Studiodavoli) e Alessandra Contini decidono di dare voce alle loro canzoni composte al pc. Le loro melodie electro-pop attraversano atmosfere retrò; i tracciati sonori sono di immediato accesso, ma, al tempo stesso, ricercati ed eleganti, in bilico tra gli chansonniers françaises, l’attuale melodia di gruppi come i Blonde Redhead e l’ironia degli Stereo Total. I membri, entrambi di Lecce, tastierista e chitarrista il primo, bassista la seconda, si lasciano ironicamente accompagnare da un Ipod, che diviene il loro batterista ufficiale fin dai primissimi concerti. A settembre 2007, la proposta discografica della Disastro Records, nuova label di casa Cramps Music. Comincia così il lavoro di registrazione del primo album omonimo, che si avvale della supervisione artistica, oltrechè di Davide D’Antuono (art producer per Dis-
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INTERVISTA / Gli autori del brano diventato un nuovo tormentone ritornano ai Mercati Generali di Catania sabato 3 gennaio 2009. Gianluca De Rubertis: «Un disco nato dalle mie conoscenze e dagli ascolti di Alessandra Contini» astro), di Marco Fasolo (Jennifer Gentle) e Stefano Manca (Sudestudio). L’atmosfera dell’album si conferma ironica e sensuale, elegante ma ammiccante al punk, suffragata da testi incisivi e mai banali. Gianluca De Rubertis, Il Genio è un progetto parallelo agli Studio Davoli? «È un’altra cosa. Con gli Studio Davoli eravamo in pausa già da un anno, e nel frattempo non sono rimasto fermo».
Il Genio, con la canzone PopPorno, che sta diventando un tormentone, anche come suoneria per i cellulari. Da dov’è nata l’idea di fare un canzone come questa. Chissà quale alchimia rende una canzone un successo? «In realtà quella canzone non è stata composta ad hoc... non è stata nemmeno composta. Nasce da un cazzeggio di qualche anno fa. Si scherzava, si giustapponevano delle frasi, in allegria, e si rideva. Poi ce ne siamo ricordati, prima che uscisse il disco con Disastro Records, e l’abbiamo trasformata in canzone. Nel pezzo c’è un’ironia abbastanza esplicita, non credo che trasmetta chissà quali altre istanze». L’incontro con Alessandra Contini, la voce di questo nuovo album che contiene anche la canzone Pop Porno, com’è avvenuto? «Ci conoscevamo già da almeno dieci anni. Alessandra è un’amica di vecchissima data, non solo mia ma anche di tutti
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i componenti di Studio Davoli. Puoi facilmente immaginare che come ascolti, e come gusti musicali, eravamo già in netta concordanza. Per cui è stato facilissimo: è talmente amica che poi, quando per motivi contingenti siamo stati un po’ più a contatto, è venuta fuori questa canzone». Il progetto Il Genio continua a portare avanti la filosofia appartenente al mondo di quella che viene definita, forse banalmente, musica lounge, ma che si rifà a tutto l’universo cinematografico e musicale collocato tra la fine degli anni ’60 e i primi degli anni ’70. Hai già raccontato in altre occasioni del tuo trascorso come ascoltatore di tutti questi dischi di musica classica che ti ritrovavi a casa, grazie a tuo padre. Il Genio è anche la fusione di tutto questo? «Senz’altro! Essendo co-autori
Non è cambiato nulla? «Sì, qualcosina è cambiata, nel senso che questa cosa ci permette sicuramente “di campare”. Prima eravamo completamente dei morti di fame, mentre ora vediamo l’ombra di qualche quattrino che ci permette di fare questo a tempo pieno. Anche perché siamo costretti a farlo, vista la mole d’impegni e di promozione. Anche il fatto che sia subentrata la Universal ha portato sicuramente una quantità di impegni promozionali che prima non c’erano. Per il resto siamo gli stessi, molto tranquilli, non è che ci sia tutto questo stravolgimento». Su cosa state lavorando in questo momento, oltre che alla promozione del disco? «C’è una tale quantità d’impegni che mi fa paura ancora prima di cominciare. Da un paio di giorni ho davanti una lista
sia io che Alessandra, questo lavoro ha in sé le mie caratteristiche - quelle che già avevo negli Studio Davoli - con l’aggiunta degli ascolti di Alessandra che sono più anni ’80 ed includono anche sfumature del punk e altri stili musicali lontani dai miei. Quindi, la commistione di tutto questo ha portato ad un disco nato in maniera molto immediata, senza troppi pensieri addosso». Il successo fa sempre piacere? «Mah, ecco…» Per voi non è stato così? «Non la metterei in questo modo. È che le verità assolute mi fanno un po’ paura, mi spaventano. Sai, “la verità non esiste”». Questo è vero. Come state vivendo questo momento? «Come prima, né più né meno. Sicuramente siamo più impegnati, per ovvi motivi».
che mi dà i brividi. Oltre alla promozione c’è la produzione di varie cose: jingle per la radio, nuovi pezzi per la nuova versione del disco, che conterrà due inediti: una cover e un nostro brano. Affastellando tutte queste cose, e aggiungendo i concerti, il tempo per i bisogni primari scarseggia». Questo primo lavoro de Il Genio è un disco che guarda in particolare alla scena lounge e alla scena musicale francese, voltandosi verso il japan-pop. Quanto guardate al Sol Levante? «Tra i due, Alessandra ascolta la musica pop... io sono un pessimo ascoltatore. Alessandra conosceva dei gruppi giapponesi. La cover di Kahimi Karie viene da lei: me l’ha fatta ascoltare, mi è piaciuta molto e abbiamo deciso di farne una versione nostra». (re.uni.) U i
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time out Battiato chiude la “trilogia dei fiori” e in Fleur 2 torna a cantare l’amore
Con la canzone Tutto l’universo obbedisce all’amore, Franco Battiato è tornato a parlare di amore dopo l’esistenzialismo de Il vuoto, un disco che era specchio per Battiato di una fase di profonda autoanalisi e di interrogativi sulla morte, sull’attesa, sull’identità. «Tutto l’universo…», invece, cantato a due voci con Carmen Consoli e scritto a quattro mani con l’amico filosofo e “paroliere” Manlio Sgalambro, è un inno all’amore infinito come balsamo del mondo e naturale continuazione di quella canzone capolavoro che è La Cura (1996). Dunque un brano importante per il duo Battiato-Sgalambro che è anche il singolo di lancio della nuova pubblicazione di Battiato: Fleurs 2. Con il numero “2” si chiude la “trilogia dei fiori” già cominciata con Fleurs (1999) ed anticipata da Fleurs 3 (2002). Una trilogia che raccoglie canzoni altrui rivisitate ed interpretate dall’ispirazione sempre sofisticata di Franco Battiato. In Fleurs 2 sono undici le cover scelte dal musicista catanese che spazia per epoche, generazioni, stili ed interpreti: da Era d’estate di Sergio Endrigo alla intramontabile Sitting on the dock of the bay di Otis Redding. Dai Simon & Garfunkel di Bridge over troubled water a Dalida di Il venait d'avoir 18 ans. Da Giuni Russo (L’addio) a Antony and the Johnson (Del suo veloce volo). Battiato porterà in tour il nuovo lavoro a partire dalla notte di capodanno di Carpi. Poi il Live in Theatre 2009 toccherà, tra le altre, le tre maggiori città siciliane: Catania (23 marzo al Teatro Massimo Bellini), Messina (24 marzo al Teatro Vittorio Emanuele) e Palermo (25 marzo al Teatro Massimo) per chiudersi il 4 aprile al Teatro Politeama di Lecce. (riccardo marra)
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CO N C ERTI / Tre date, il 27, 28 e 29 dicembre al Centro Zo, per il “Mediamente isterica tour” di Carmen Consoli. Che, dopo dieci anni, si cimenta dal vivo riscoprendo il suo disco più rock
«Ricanto l’album della mia vita» i ritorno dall’America, pronta a fare una salto indietro nel tempo. Dieci anni sono passati da quando è uscito l’album Mediamente isterica ed erano i tempi di una Carmen Consoli più rock di oggi, più rock dell’ultimo lavoro Eva contro Eva. Ma la Cantantessa ha voluto celebrare questo compleanno, ripubblicando l’album in edizione deluxe (la prima in Italia) e inserendo nel disco rarities e outtakes dell’epoca sia della lavorazione in studio che delle performance live. Poi è partito il Mediamente isterica tour, da Torino, che approderà a Catania con tre date proprio nel bel mezzo delle feste di fine anno: il 27, 28 e 29 dicembre tre concerti al Zo Centro Culture Contemporanee. Per Carmen Consoli è davvero un tuffo nel passato. Un po’ un gioco, un po’ l’esigenza di non perdere la sua “anima rock” e riappropriarsi di canzoni da approfondire adesso. Quindi, ritorno alla pettinatura a caschetto di una volta, alle canottierine e agli abiti stropicciati, alla mitica Fender rosa che, negli ultimi anni, la cantautrice siciliana pareva aver messo nel baule. Però non è un’operazione vintage, anzi. Chi l’ha già vista sul palco racconta che quell’album vibra ancora oggi di una forza necessaria, «di una certa modernità» dice la Consoli stessa. C’è l’energia del rock: «Io e la mia band - racconta la Cantantessa - ci sorprendiamo per primi, perché non siamo più abituati al volume così alto ed aggressivo». Cosa significa questa riedizione della Carmen che fu? Un ritorno al rock? Almeno momentaneo? «Non credo che tornerò al rock, oggi uso un linguaggio musicale diverso e non so se, a 34 anni, riuscirei a concepire canzoni così. Me-
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diamente isterica è l’album della mia vita. Per quello che racconta, per come lo racconta, perché trovo che mi rappresenti ancora oggi e perché è il primo in cui ho raccontato una galleria di ritratti femminili. Tutto qui. Fu una creazione sofferta, non lo nego, e l’esito commerciale non concesse il bis del successo di Confusa e felice. Ottanta mila copie, poco più, ma io non sono mai stata una brava manager di me stessa, e poi noi siciliani abbiamo una certa predisposizione al fallimento. Però questo album fu il frutto di un momento di grande feeling con la band, messo a frutto in un lungo lasso di tempo: la gestazione durò sei mesi, nel Cantinone di San Gregorio a Catania». Allora perché guardare indietro? «Per potermi evolvere ha detto Carmen all’Espresso -
sento il bisogno di guardare indietro. Ai tempi di Mediamente isterica ero ancora una ragazza sospesa tra la terra e il mare. Provavo molta rabbia: oggi invece so trattenerla, so veicolarla in nuova energia». Come si rivede? Come risente la sua voce? «Era sacrificata, innaturale - dice la Cantantessa - come se volessi ad ogni costo imitare Dolores O’Riordan dei Cranberries. La tenevo tutta dentro, quasi a voler sottolineare un senso di inadeguatezza che in effetti vivevo in quegli anni. Poco più che ventenne, ero davvero troppo piccola per quelle canzoni. Per questo ho voluto ricantarle». Non è più la stessa Carmen e questo può dare qualcosa in più a quelle canzoni. Cantate con più maturità, con maggiore consapevolezza. Ma non ci sono più nemmeno alcuni personaggi che la accompagnarono nei primi anni. Il ricordo va a Francesco Virlinzi e al bassista Leandro Misuriello. In questo tour c’è un po’ della loro anima. U i
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Sergio Camamriere cantautore piccolino al Metropolitan
Sergio Cammariere torna a Catania per uno spettacolo che chiude il 2008 e l’anno concertistico della città. Il pianista calabrese suonerà il prossimo 29 dicembre al Teatro Metropolitan portando, tra i tasti del suo elegante pianoforte, il meglio della sua carriera, raccolta, di recente, nel greatest hits intitolato Cantautore piccolino. Un disco importante per Cammariere, che lo ha voluto dedicare alla memoria del cantautore genovese Bruno Lauzi e a quella dello storico paroliere di Dalla ed Endrigo, Sergio Bardotti. Una raccolta che è la prima per un musicista in pista dal 1992 e con all’attivo ben undici uscite discografiche. Sedici anni di musica sofisticata per questo “cantautore piccolo”, ma dalla grandissima ispirazione. Sedici anni di dischi dal sapore jazz, colonne sonore e live in giro per l’Europa. Sul palco del Metropolitan, Cammariere si esibirà con il supporto del suo tradizionale ensamble: Luca Bulgarelli al contrabbasso, Amedeo Ariano alla batteria, Bruno Marcozzi alle percussioni, Olen Cesari al violino e lo straordinario Fabrizio Bosso alla tromba (già tra gli ottoni di Mario Biondi) e, dunque, suonerà alcuni tra i maggiori successi del suo percorso musicale come “Tutto quello che un uomo”, “Sorella mia”, “Dalla pace del mare lontano”, “Nessuna è come te”, la cover di Keith Jarrett “My song”, gli inediti “Le note blu” e “Nord” fino al brano che, lo scorso febbraio, ha conquistato il settimo posto a Sanremo “L’amore non spiega”. Fra le canzoni sicure in scaletta anche “Il pane, il vino e la visione”, composta per la colonna sonora de L’ abbuffata di Mimmo Calopresti e premiata come “miglior musica” al Festival del Cinema Mediterraneo di Montpellier. (ric. marra)
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CAPPELLA BONAJUTO / Le proposte dell’associazione Fuel, tra Lost il venerdì dedicato ai non-dj e la rassegna dedicata ai suoni caldi e acustici. Il 26 dicembre tributo a Elliott Smith e il 28 i La Crus arà un caldo inverno di concerti per la Cappella Bonajuto. Non solo drink & food, la musica sarà al centro della programmazione proposta dall’associazione culturale Fuel (che riunisce Soda Elettrica e Alter Ego) per il mese di dicembre, significativamente intitolata Christmas Under Easy Listening. Accanto a Lost, vera e propria rassegna per non-dj, in cui ogni venerdì ogni buon appassionato di musica è invitato a suonare le 10 canzoni che si porterebbe nella fatidica Isola Deserta (basta inviare una mail a info@sodaelettrica.it), parte una nuova rassegna, interamente dedicata ai suoni caldi e acustici. Folk Equipment - the unplugged sessions è minimalismo espressivo, superando a destra l’egida del less is more: cosa e come suonare quando manca tutLa Crus to fuorchè il bisogno di farlo. Senza alcun orpello o sovrappiù anche tecnologico, la musica e le canzoni riportate al loro embrione. Voci, chitarre acustiche, un piano e poco di più. Un mese di concerti e una rassegna che riunisce nomi e nuovi e storici del panorama siciliano e nazionale: giovedì 4 dicembre inaugura Orazio Longo, giovane musicista e giornalista catanese (Giornale di Sicilia, Telecolor), presentando Paragem Cesare Basile (Aleph). Un disco che si muove tra primordi jazz, le, Amor Fou, classici e pop con il viaggio al Locomotives, Feld centro della sua creazione. Con mann, Orchideal lui, Rosalba Bentivoglio (voce), Intention, I Am E, Samyr Guarrera (sax e oboe), Albanopower, Ca Giancarlo Scarvaglieri (chitarra), Angelo Celso (percussioni). sita Nuestra. Feldmann: 10 arGiovedi 11 e giovedì 18 dicemtisti per 10 canbre toccherà a due giovani e zoni dedicate alispirate band, rispettivamente Gill & Co e We Love Mamas: i l’uomo con il Toprimi si muovono nel territorio ro Ferdinando tatuato sul braccio dedella musica d’autore italiana, stro, tanto sgraziato con Paolo Conte come nume quanto gentile, che satutelare; l’America rude del peva scrivere canzoni post punk è invece la materia come nessun altro, dei secondi, in uno straniante set acustico al bivio tra Queens quasi fosse John of The Stone Age e Mark Lane- Lennon e Paul McCartney insieme. gan. Venerdì 26 dicembre sarà La musica di Elliott di scena Between the Bars, triSmith, così fragile epbuto a Elliott Smith uno dei pure ardente nel suo più grandi artisti rock di seminchiodare limpide pre Elliott Smith. Cesare Basi-
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Dicembre unplugged melodie a testi disperati, è e resta uno dei patrimoni più ricchi e intensi della musica rock, talmente vicina al concetto di bellezza da commuovere sino alle Albanopower lacrime. Un artista dal culto sotterraneo e fortissimo. Il giorno dopo, sabato 28 dicembre, arriva una delle band simbolo della canzone d’autore italiana contemporanea. Poche storie infatti Gill&Co circa i milanesi La Crus (non a caso una delle band predilette da Carmen Consoli), che dagli anni ’90 in poi, insieme ad Afterhours, Cesare Basile, Subsonica, Almamegretta o Casino Royale hanno contribuito a svecchiare, ritornando alla sua tradizione con un armamentario tecnologico e inventivo del tutto We Love Mamas nuovo, la musica italia-
na. Un concerto imperdibile, che testimonia la fine del percorso, l’ultimo tour, uno degli ultimi atti: la formazione ridotta all’osso della sua espressione, Mauro Ermanno Giovanardi (voce), Cesare Malfatti (chitarre, tastiere), Paolino Milanesi (tromba) e un set di immagini mozzafiato. Il 29 dicembre, la presentazione ufficiale di Casador, cioè Alessandro Raina (Amor Fou) e Lorenzo Urciullo (Albanopower): The Puritans, in uscita il 15 dicembre, è un disco di prezioso indie-folk dai colori italiani. Imprevedibile nella sua coerenza espressiva. A conclusione, Nel Ventre della Balena: venerdì 2 gennaio, Cesare Basile in un set che riunisce musica e storie scritte. Concerto e reading per l’uomo che ha portato un passo oltre il cantautorato italiano, verso il gorgo nero del blues delle origini, incrociando Tenco, De Andrè e Nick Cave con Johnny Cash e Hank Williams. Canzoni “dai toni seppiati, foschi come stralci di cronaca nera tratti da antiche gazzette popolari”. Accanto alle sue canzoni, poesie e racconti brevi. U i
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CLUBBING & DJ / Leli.Oz, alias Lelio Zuccalà, ha cominciato a passare musica a undici anni. «Non mi definirei un vero e proprio dj, ma piuttosto un selecter che cerca di cogliere le atmosfere del locale in cui suona
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di Rocco Rossitto Già qualche anno fa ci faceva saltare ai tempi della saletta Achab. Lelio Zuccalà, al secolo Leli.Oz. Perché Leli.Oz? «È sufficiente mettere insieme il mio nome e l’iniziale del mio cognome per capire da dove viene, aggiungi un punto che fa molto multimedia e un esclamativo che richiami uno stile pop, e questo è quanto, per ora». Quando hai iniziato a passare musica? «Ho cominciato a passare i dischi alle feste di compleanno a undici anni con le musicassette: a volte si arricciava il nastro durante la festa e allora si interrompeva il ballo, tra gli sguardi accigliati degli amici che erano riusciti ad avvicinare un’amichetta, e si riavvolgeva con una penna. A quattordici mio zio mi regalò
Chiamatemi
Classico appuntamento natalizio, il 24 dicembre, con Bass Boutique, organizzato da Soda Elettrica e Panzablitz assieme a Zo Centro culture contemporanee, a Catania. “Christmas Disaster Party vol. 3” vedrà all’opera come ospite d’onore l’americano Brian Cox, uno dei nomi più forti e importanti della scena elettronica mondiale contemporanea. Accanto a lui, Blatta & Inesha, John Lui, a curare il warm up, e Tommy Boy, con le sue selezioni di funk e hip hop old school. Discografia imponente, con un centinaio di uscite complessive, Brian Cox arriva da New York (anche se spesso fa base a Berlino): il suo nome è da accostare a un eccitantissimo suono house, di matrice funk, zeppo di vocine soul ultra ammiccanti, loop e filtri psichedelici bassi enormi, super editati e gommosi. Musica con un appeal pop straordinario e violento, paragonabile ai momenti migliori dei Basement Jaxx. I suoi set sono quanto di più potente e ispirato giri per il mondo dei club (non a caso è invitato a suonare in ogni parte del globo): freschi ed eclettici incroci di genere con un mood prettamente soul che colpisce e conquista. Vj Kar alle immagini.
sound designer ✎ la sua collezione di dischi che mi permise di passare dai Doors ai Led Zeppelin, da Van Morrison a Bob Marley alle feste, e con grande passione. E’ curioso pensare che a quell’età passavo i vinili e oggi i cd. Ad ogni modo, volendo gonfiare il dato, sono vent’anni che passo i dischi, ma solo otto da “professionista”». E ora, che passi? «Premetto che amo definirmi un selecter e non un vero e proprio dj, poiché non ho virtuosismi in materia da mostrare. Detto ciò il mio repertorio è molto eclettico quanto imprevedibile. Porto con me molti più dischi di quanto una serata ne richiede, proprio perché ciò mi consente di adattare la mia musica allo spirito della festa, al genere di locale, e allo stesso tempo creare nuove atmosfere. Chi viene ad una mia serata può ascoltare da Duke Ellington ai War, Funkadelic, Meeters, Psapp, Cansei de ser sexy, Calvin Harris, Supermayer, Datarock, ma anche Moriarty, Iron and the wine, ecc… dunque un repertorio che abbraccia lo swing e il funk, il jazz e l’electro wave insieme all’indie. A tal proposito forse la definizione più corretta, sebbene priva di presunzione, e che meglio definisce la mia “professione”, è quella di “sound designer”, poiché colgo le atmo-
sfere di un locale o una festa e le reinterpreto a modo mio». Differenze con quello che ascolti a casa? «Ascolto quello che passo, con un accento rivolto al jazz e all’indie folk tipo Sufjan Stevens o Sparklehorse, così come la musica classica, sebbene non sarebbe la prima volta che apro con Debussy o Shubert». Una traccia sempre presente? «Dipende dai periodi. Diciamo che i miei cdj non hanno mai sentito la mancanza di un brano di Brigitte Bardot». Dove ti possiamo sentire? «Suono in due serate fisse: fashion is dead il venerdi all’Energie café come tardo aperitivo e, da novembre, al Glamour con Tommy Boy per l’appuntamento in prima serata di Compari&beat». Il posto più lontano da Catania dove hai messo un cd? «In un locale di Parigi nel 2004 e a Berlino nel 2006». Un pezzo per il risveglio, un pezzo per il giorno, e uno per dormire. «Come diceva qualcuno: sono sempre lo stesso, sempre diverso. In the mouth a desert dei Pavement, Black lips, Nationals e Teenagers durante il giorno, e prima di dormire, magari accompagnando il mio libro di Neil Gaiman, ascolterò The Books, e poi Le gnossiens di Satie quando sono già a letto». U i
Christmas Disaster Party il 24 dicembre da Zo
Mad in Sicily, nuovo ep per Blatta & Inesha
Riapertura invernale dei Mercati Generali, a Catania, con Mad in Sicily: venerdì 19 dicembre di scena la one night più prestigiosa del clubbing siciliano. In cabina di regia, per l'occasione, gli stessi ideatori e promoter del party: Gianluca Runza a curare il warm-up, con un set in bilico tra funk, baile funk e hip hop, con attitudine strettamente punk. A seguire i veri padroni di casa, Blatta & Inesha, con il loro caratteristico stile di confine che unisce house, kuduro e retaggi di Miami Bass. Non a caso proprio per Mad in Sicily presenteranno il loro nuovo e.p., intitolato Switched on Ramirez (Mantra Vibes), in uscita a dicembre. Un disco che è un tributo a un nome storico della dance italiana, Ramirez appunto, e che inquadra un nuovo versante del suono del duo di produttori e dj catanesi un suono più strettamente housy, profondo e tribale come mai si era sentito da loro e con una straniante sensazione soul, urbana e notturna. Senza per questo perdere un solo grammo dell’immediatezza ruvida che ha sempre costituito l’essenza delle loro produzioni. A curare immagini e visuals, come sempre, Vj Kar.
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radio zammu
a cura di Kikko Solaris
www.myspace.com/kikkosolaris - k_solaris@hotmail.com
gli ospiti del mese/ Eleonora Cutaia Cresciuta in Italia con la musica di Stevie Wonder, Sade e Michael Jackson, Eleonora scopre molto presto i suoni del New Jack Swing e inizia a frequentare una crew hip-hop locale, ma affascinata dagli artisti e le etichette discografiche così all'avanguardia in Inghilterra, si trasferisce a Londra nel 2002. Dopo aver mosso i primi passi come giornalista musicale,, Eleonora si ritrova a lavorare per Dome Records (Incognito, tra gli altri). Dalla collaborazione con il duo britannico Copyright nasce il singolo "He Is", uscito su Defected Records e subito al numero 1 delle classifiche inglesi. Influenzata musicalmente da artisti quali Masters at Work, 4Hero, Vikter Duplaix, Eleonora è considerata un vero e proprio fenomeno musicale degli ultimi anni capace di mischiare sapientemente house, techno ed elettronica in maniera estremamente seducente. Sabato 27 Dicembre, Eleonora Cutaia @ Around The World ai Mercati Generali
5th Suite + Martini Bros 5th Suite è uno dei dj e producer più acclamato e talentuoso della scena italiana. Considerato il Jovanotti del terzo millennio, proviene dall'ambiente hip-hop e da sempre presta particolare attenzione alla musica elettronica con influenze funk, jazz e latin. Ha all'attivo collaborazioni con artisti del calibro dei Propellerheads, Howie B e Gotan Project. Vanta svariati remix per l'etichetta jazz americana Soul Note (Sarah Vaughan, Nancy Harrow, Sun Ra) e alcuni album solisti a cavallo tra sonorità electro, funk, hip-hop e latin. Ha remixato i Transglobal Underground e insieme a Lamb, Thievery Corporation, Groove Armada, Roni Size, Orbital, Timo Maas e X-Press 2 ha calcato i palchi di mezzo mondo. Martini Bros nasce per un motivo molto semplice: non c’era niente di simile e qualcuno doveva pur pensarci. Lo stimolo è venuto dai contatti acquisiti dall’organizzazione di eventi musicali, quali il festival Sottovoce (con Afterhours, Scisma e Negrita), e alcuni concerti dei Massimo Volume, Northpole e Valentina Dorme. La formula è quella del dj set, a cui affianca proiezioni, esposizioni, concerti, reading. Il genere suonato è prevalentemente indierock, scottish pop, post rock, garage, folkadelia, minimal electronica. Il collettivo Martini Bros stringe presto legami con etichette italiane e straniere raggiungendo ottimi risultati. I grandi ospiti internazionali che hanno condiviso la consolle con i dj di Excuse Me (nuovo progetto di Martini Bros) ne sono una dimostrazione (Adam Freeland, Jeff Automatic, Guns and Bombs). Mercoledì 31 dicembre, 5th Suite + Martini Bros @ Jam_Impact al Centro Zo
i 10 cd del mese/ 01. 01. Thievery Corporation - Radio Retaliation (ESL/Audioglobe)
02. Jeff Cascaro - I Feel Fine (Herzog/Audioglobe)
03. Aaron Tesser & The New Jazz Affair - Feel (La Douce/Irma)
04. Turntablerocker
- Whenever Whereever (Compost)
05. Busy People - Someday Isoul8 rmx (Sunshine Enterprises)
06. Milosh - Remember The Good Things (!k7/Audioglobe)
07. TJ Kong & Nuno Dos Santos Merging - Beanfield rmx (Compost)
08. The Matthew Herbert Big Band The Story (!k7/Audioglobe)
09. Flaer - Demontage (Sunshine Enterprises)
10. Bomb The Bass - Butterfingers (!k7/Audioglobe)
L’alternativo è tuo papà viaggio tra i grandi del rock ra le trasmissioni più longeve di Radio Zammù (fm 101,00 e in streaming sul web all’indirizzo www.radiozammu.it), è tornato anche quest’anno L’alternativo è tuo papà, la trasmissione d’approfondimento musicale a cura della redazione della webzine www.ilcibicida.com. I conduttori Giorgio Pennisi ed Emanuele Brunetto, in collaborazione con gli ospiti fissi Vittorio Bertone e Riccardo Marra, propongono settimanalmente una interessante monografia dedicata di volta in volta ad un gruppo o ad un artista fra quelli che hanno scritto pagine importanti della storia del rock. Oltre cinquanta le puntate affrontate durante il loro percorso, in un viaggio spazio-temporale che ha attraversato (ed attraverserà ancora) trasversalmente le decadi: dai Beatles ai Nine Inch Nails, passando per i The Cure, Janis Joplin o i Pearl Jam. Anni ’60, ’70, ’80 o ’90 non importa, il filo conduttore resta sempre la buona musica, condita da opinioni, commenti e quando necessario critiche. L’alternativo è tuo papà va in onda ogni venerdì pomeriggio alle ore 18, un’ora in compagnia de i ragazzi de Il Cibicida e del grande rock.
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Ai Mercati “sbarca” Joyce Muniz
Sabato 20 dicembre sbarca ai Mercati Generali di Catania Joyce Muniz, brasiliana residente a Vienna, dj, vocalist, produttrice - una delle electro-artiste più impegnate di tutta l’Europa Centrale. Lo dimostra già il suo calendario, sempre più fitto d'impegni internazionali, ma anche la recente uscita sulla Man Recording di Daniel Haaksman. Il dodici pollici Rebola / Um Korpo a nome Kubo vede la voce di Joyce e i beat scuri e potenti del maestro dei bassi viennese Stereotyp creare un perfetto marchingegno da dancefloor. Nata nel 1983 a San Paolo, Joyce Muniz arriva a Vienna a metà degli anni Novanta e subito prende contatto con l'effervescente scena elettronica della città. Il suo primo ingaggio da dj arriva già a sedici anni, e poco dopo comincia a collaborare come vocalist con Markus Dohelsky (aka Shanti Roots) dei Vienna Scientist e con I-Wolf dei Sofa Surfers. I dj set di Joyce col loro fantastico impatto ritmico creano un vero e proprio viaggio attraverso i territori di breakbeat, Brasile, electro e house.
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di Rocco Rossitto
Photofunia.com La tua faccia ovunque www.photofonia.com Avresti mai pensato che Angelina Jolie potesse indossare una maglietta con la tua foto? O che la Gioconda avesse la tua faccia. O che tu saresti finito su un quadro di Warhol? Beh photofunia.com, il sito del momento, fa tutto questo in un semplice click. Scegli tra le varie possibilità, carica la tua foto ed eccoti dentro un poster con una modella bellissima che ti guarda o su manifesti 6 metri x 3 o nel corpo di superman. Facilissimo
umani cinguettiamo rispondendo alla domanda "che fai"?. Ti colleghi e scrivi: "sto lavando i piatti ascoltando James Brown". O comunque quello che si vuole. E coi milioni di utenti collegati tra loro. Difetti? Alcuni: difficoltà nel creare una lista di followers (ovvero persone che seguono il tuo twitter), difficoltà nella ricerca di persone che potresti conoscere e quindi condividere i twitter con te. Possibile soluzione: una volta che si segue un twitter l'altra persona è obbligata a seguire i tuoi. Comunque, il tutto funziona. Milioni di utenti lo testimoniano.
Spoilerin Il finale svelato http://spoilerin.wordpress.com/
Twitter.com Che state facendo? www.twitter.com Il Twitter è il cinguettio degli uccelli. Twitter.com è dove noi
Spoilerin è un blog di quelli bastardi. Attenzione, attenzione, attenzione. Pubblica in maniera semplicissima, spesso e volentieri con una riga sola, il finale dei film. Già: entrate, c'è il titolo e poi una riga che dice, ad esempio: "Realizza che è più salutare fare l'autista dell'autobus che il mafioso". Di che film si tratta? Andate su Spolerin e lo scoprirete
di Tiziana Lo Porto
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Kafka, biografia a fumetti
«Crumb sembra avere in comune con Kafka alcuni dati “caratteriali” diventati convinzione teorica», scrive Goffredo Fofi nella prefazione a Kafka di Robert Crumb, storica biografia a fumetti da anni fuori catalogo e ripubblicata adesso da Bollati Boringhieri per la gioia degli amanti di Kafka & degli amanti di Crumb. Raccontata per parole e disegni, rigorosamente in bianco e nero, la vita dello scrittore comincia da un’infanzia fatta di sinagoghe e preghiere, “abbozzi preliminari fatti all'inferno per la vita futura in un ufficio”. Prosegue poi con il giovane Kafka che cresce e si fa autore, lasciando che nel fumetto la propria vita si intrecci e a meraviglia si specchi in quella del suo personaggio più celebre, Gregor Samsa, protagonista in forma di scarafaggio di alcune delle tavole più riuscite del volume. Kafka Robert Crumb Bollati Boringhieri
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La piazza del Diamante
«Sono stata a Barcellona per la prima volta nella primavera dell’83. Mercè Rodoreda stava per morire, ma a quel tempo io non sapevo ancora nulla di lei». Così Sandra Cisneros, una delle più affermate e brave scrittrici di letteratura chicana, conosciuta soprattutto per l’incantevole romanzo La casa di Mango Street (La Nuova Frontiera, 2007). Sua la prefazione a La piazza del Diamante, magistrale romanzo della scrittrice Mercè Rodoreda, ripubblicato adesso da La Nuova Frontiera e definito da Gabriel García Márquez ha detto: "Senza ombra di dubbio, il più bel romanzo pubblicato in Spagna dai tempi della guerra civile". Un libro che accade in una Barcellona quasi scomparsa, fatta di balli in piazza e botteghe d'altri tempi. Una Barcellona che ritorna, concreta e bella, in molti dei romanzi e dei racconti di Rodoreda, che interrogata sull'argomento rispondeva fiera: "Le strade sono sempre state fonte di ispirazione per me". La piazza del Diamante Mercè Rodoreda La Nuova Frontiera
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listening di Rocco Rossitto
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PROIETTILI BUONI / Marco Parente e Paolo Benevegnù. Gionni Dall'Orto e Andrea Franchi. Questi sono i Proiettili Buoni. I primi due, poi. Marco e Paolo (come fossero amici nostri) rappresentano due espressioni concrete di come il rock in Italia lo si faccia bene senza essere troppo estremi e senza essere troppo “pop”. Così questa manciata abbondante di canzoni nate dall’amicizia e dal gioco (ma non solo, visto che dentro ci sono anche parti di vecchie canzoni) è il frutto di un incontro di quattro musicisti-amici con alle spalle dei loro percorsi. Il tutto registrato live o “pre-live” in modo da essere diretti, schietti, genuini, come dei proiettili buoni. Appunto. Ci piace pensare che ci sia una buona dose di divertimento, perché il risultato è appagante e da ascoltare: le chitarre leggere, le melodie impalpabili, il sogno che si riesce quasi a toccar con mano. Tutto impatta con i testi così vicini e così lontani alla realtà.
4 FIORI PER ZOE / Tredici cose che non dovrei dirti Tredici cose che dovrei dirti è il secondo album di 4 fiori per Zoe. Andiamo dritti al nocciolo della questione: un pop-rock, molto rotondo e di basso profilo. Ovvero: niente impennate, tutto molto calmo, ovattato, quieto. Ballate con voci appoggiate, violioloncelli e un desiderio preciso: raccontare e raccontarsi, nelle contradizioni quotidiane, negli smarrimenti di ciò che accade. Poi ci sono gli ospiti: Emidio Clementi (ricordate i Massimo Volume?), Terje Nordgarden e Barbara Cavaleri. Ma anche Enrico Gabrielli e Marcello Petruzzi.
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LARGE PRO / Main Source Large Pro meglio conosciuto come Large Professor o Large viene da New York e fa musica rap. Già, quello classico: base di sotto che picchia duro e lui che ci rima sopra in maniera compatta, energica, senza perdere un colpo. I testi sono difficili da seguire e quindi il “flow” (l’andamento con cui si “rappa”) è uno strumento aggiuntivo. Insomma, se il genere piace qui c'è roba che scotta, a metà strada tra la “old school” e suoni più moderni. Dentro anche una carrellata di ospiti a dare il contributo.
AA / Wlib Am: King of the wigflip Nuovo capitolo della serie Beat Generation, compilation che nel dna ha l’hip-hop. Questa volta il maestro d’orchestra è Madlib. Quindi: 19 tracce con gente varia dentro. Qualche nome: Stacy Epps, Guilty Simpson, Karriem Riggins, Murs, Defari, lo stesso Madlib e altri ancora. La fotografia complessiva è eterogenea con attitudini più celebrali e altre più da dancefloor. Riservata, veramente, agli amanti del genere.
LIBRI E CD / Il giovane pianista marchigiano esce con In viaggio con la Strega e Allevi All
Tutto Allevi, in libreria e nei negozi di musica di Riccardo Marra inale di anno col botto per Giovanni Allevi. Il pianista marchigiano, infatti, è tornato nei negozi prima mercoledì 26 novembre con il libro autobiografico In viaggio con la Strega e poi venerdì 28 con il cofanetto deluxe AlleviAll, ovvero il meglio del meglio della musica di Allevi degli ultimi esaltanti tre anni. Dunque altri due anelli da aggiungere alla prolifica carriera del riccioluto musicista di recente alle stampe con Evolution e quarta pubblicazione per un 2008 da sogno. Si parte con In viaggio con la Strega che, seconda pubblicazione di Allevi per Rizzoli dopo il diario di memorie La musica in testa (9 edizioni e 60.000 copie vendute da marzo), è anch’esso un bloc-notes che racconta il passato e presente dell’autore attraverso foto, flashback e pensieri. Un libro - come lo presenta lo stesso Allevi - che è «la testimonianza tangibile di un profondo cambiamento nella cultura e nella musica classica italiana, ed è dedicato a tutti coloro che lo hanno reso possibile e a tutti quelli che, prendendo spunto e coraggio da quanto accaduto, possano
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esprimere nuove idee e acquisire coscienza che ogni sogno è realizzabile». E c’è tutto Allevi dentro a queste memorie, anzi c’è tutto Giovanni: la sua paura per il palcoscenico, il rapporto con la fede, quello tormentato con la critica e con l’Accademia, le delusioni (come quella volta in cui Lorenzo Jovanotti lo scaricò), la fragilità, ed anche le sue più forti convinzioni. Ma soprattutto, In viaggio con la Strega è il racconto del percorso creativo dell’autore dagli esordi sino ad oggi, insomma la sua “evoluzione” sempre fianco a fianco con la sua “strega capricciosa”, cioè l’Arte. Venerdì 28, poi, sarà la volta dell'uscita di “AlleviAll”, praticamente (quasi) tutto quello che si vuol ascoltare del pianista di Ascoli Piceno: i tre dischi No Concept, Joy, Evolution da 340.000 copie, quasi tre ore del suo ormai famosissimo pianoforte “pop” e il dvd del Joy Tour. Una buona scusa per gli appassionati per ripassare l’arte pianistica di Allevi, e per i nuovi fan per avere un cofanetto che contenga una buona fetta della sua opera. U i
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Il nostro made in Italy musicale alza la testa!
di Rocco Rossitto
Katarro, rock condito con blues e acido muriatico amuel Katarro al secolo Alberto Mariotti è un giovanotto strampalato. Suona un rock intriso di blues e immerso in una vasca di acido muriatico: nel suo myspace ha messo come genere Surf/Rockabilly. «Il nome mi è stato suggerito dal fratello di un amico dell’ex-fidanzato della cugina di terzo grado della zia di mia madre». Che suoni? «Suono la chitarra e canto». Età? «Credo 23, sì 23». Da quanto suoni? «Il progetto Samuel Katarro è nato nel maggio 2006, ma Alberto suonava già la chitarra elettrica in altri gruppi dal 1999». Quanti dischi all’attivo. «Uno. Si chiama “Beach Party”. Però ho delle registrazioni epiche dei Korova risalenti al 2003, che non diffonderò perché la loro carica innovativa ridimensionerebbe qualunque altra entità musicale presente attualmente in tutto il globo terrestre e non. Ne vado molto fiero insomma». Quanta gente al primo con certo e dove. «Mi sono esibito per la prima volta a Montale, il paese in cui vivo, all’interno di un contest organizzato da mio padre (che nonostante ciò non ho vinto). C’erano circa 50 persone». Scrivi tu testi e musica? «Faccio tutto io perchè sono da solo». Nascono prima i testi o la musica. «La musica». Campi di musica o fai altro nella vita, e cosa. «Faccio altro, ma campo solo di musica». Il disco che ti sarebbe piaciuto
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fare. «Twin Infinitives dei Royal Trux, però non mi drogo abbastanza». Cosa ascolti in questo periodo, facci qualche nome «Prefab Sprout, Cars, Tears for Fears». I-pod o stereo. «Giradischi». Un libro che hai letto di recente. «Sto tentando di leggere “I demoni” di Dostoevskij, ma per colpa di tutte queste interviste via mail non trovo il tempo per concluderlo. E poi devo anche studiare. (Snob)». Una mostra d’arte che hai visto di recente. «Non ricordo, probabilmente non mi è piaciuta». Quante ore passate davanti al pc al giorno. «Fino a poco tempo fa un paio
d’ore, da quando mi sottopongono interviste via mail direi 11-12 ore». Il posto più lontano dove hai suonato rispetto a casa vostra? «Napoli». Un posto dove non hai suonato in Italia e vorreste invece. «In Sicilia. Ci sono stati i Baby Blue e mi hanno detto che è esaltante». Una canzone delle tue che consigli a chi non ti ha mai ascoltato? «Com-Passion». Vino o birra? «Birra». Che giornali leggi? «Solo riviste musicali». Un programma in tv. «Un paio di TG al giorno». Il tuo myspace. «myspace.com/samuelkatarro». U i
Opere d’arte all’asta contro la violenza sulle donne
Un'asta di beneficenza, in cui verranno bandite le opere della rassegna di arte contemporanea organizzata da Dibo nei mesi scorsi. Ogni artista (Francesco Arena, Loredana Leonardi, Alessio Maggioni, Anna Giulia Scalia, Paola Prato, Elena Spina, Michele Alì, Mario Mazza, Dario Leonardi, Erik Barbà, Yael Plat) ha donato una propria opera all'organizzatore e adesso queste opere saranno vendute all'asta. Il ricavato sarà devoluto all'associazione Thamaia (www.thamaia.org) che si occupa di attività contro la violenza sulle donne. L’appuntamento è per il 19 dicembre alla Casa del Mutilato, a Catania. Nell'iniziativa sono stati coinvolti Museumland di Mario Bucolo (che farà il banditore dell'asta), la Fondazione invalidi di guerra che ospita l'evento. Non mancheranno gli Stipsy King e Sk Studio, che venderanno per beneficienza i loro cd. Il ricavato, in questo caso, andrà alla Fondazione Angelo D'Arrigo. Nel corso della serata sarà anche presentata la nuova edizione della rassegna di cortometraggio State aKorti. Questi i vincitori dell'edizione 2008: miglior cortometraggio (ex equo) e migliore colonna sonora originale, Macarichiddinichi (Alessandro Viani) ex aequo con Re Bafè (Teo Parampa); migliore cortometraggio realizzato dai ragazzi delle scuole, Casa Rossi (Gabriele Farinella), menzione speciale per "Star Worse" di Antonio Toscano.
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