U124 issuu

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numero 124 Poste Italiane Spa - Spediz. in Abb. Postale 70% DCB Milano

in bellavista

Vittime delle mode, ma ciascuno a suo modo: torna sulla scena il capo costruito attorno al segno.


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08/09/14 17:25


PH. MICHELE DE ANDREIS DESIGN. LABORATORIUM MMXIV THANKS TO A.N.G.E.L.O.

PITTI IMMAGINE AND FIERA MILANO PRESENT WOMENSWEAR ACCESSORY COLLECTIONS 28 FEbRuARY - 2 MARCh 2015 MILANO FIERAMILANOCITY PAD. 3 vIALE SCARAMPO GATE 5 WWW.PITTIMMAGINE.COM



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L’esclusività dell’esperienza www.destinazioneafrica.it


Bimestrale, Anno XIV / Numero 124 • Direttore Responsabile roberto rossi gandolfi direzione@urbanmagazine.it

7/ L’editoriale 76

Art Direction DIDIER FALZONE didier@bureaubureau.it Responsabile di Redazione MARCO CRESCI redazione@urbanmagazine.it Segreteria di Redazione segreteria@urbanmagazine.it Collaboratori Elisa Anastasino, Diana Barbetta, Anselmo Bianconi, Ivan Bontchev, Giovanna Caprioglio, Angela Improta, Martina Kirkham, Omar Macchiavelli, Marco Magalini, Jean Marc Mangiameli, Daniel C. Marcoccia, Francesco Mascolo, Arianna Pinton, Silvia Rossi, Alex Vaccani, Matteo Weber Urban è edito da Biblioteca della Moda Srl Corso Colombo, 9 · 20144 Milano T 02 833 1121 · www.bibliotecadellamoda.it info@bibliotecadellamoda.it Distribuzione PSC Promos Comunicazione Via Tertulliano, 70 · 20137 Milano T 02 89540195 Abbonamenti info@urbanmagazine.it Stampa Arti Grafiche Vela, Via N. Copernico 8 · 20082 Binasco, MI T 02 90092766 www.grafichevela.it Pubblicità Milano Fashion Media Via Alessandria, 8 · 20144 Milano T 02 58153201 www.milanofashionmedia.it info@milanofashionmedia.it Responsabile Di Testata Augusta Ascolese T 335 6945908 aascolese@milanofashionmedia.it Web www.urbanmagazine.it Facebook Urban Magazine In copertina

Dylan indossa giacca e t-shirt TIMBERLAND, pantaloni di pelle CoSTUME NATIONAL Fotografia Omar Macchiavelli, stile Ivan Bontchev. Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione dei contenuti, totale e parziale in ogni genere e linguaggio è espressamente vietata. Registrazione presso il Tribunale di Milano con il numero 286 del 11/05/2001

Elegia degli uomini obliqui Sono sempre stato un po’ somaro in matematica, anche perché - in genere si tratta di una materia che richiede sempre un’unica soluzione. Mentre ho sempre stimato coloro che sapevano indicarmi come trovare più spiegazioni per problematiche differenti. Pensare stimola la creatività e aiuta a guardare le questioni della vita da diverse angolazioni. Forse è per questo che, in un momento storico dove si tenta di far passare il pensiero monocorde del qualunquismo e l’ordinarietà come dei valori assoluti, sostengo la mia inclinazione nel preferire gli uomini obliqui: quelli abituati a vivere ed a raccontare lo spazio inclinato della fantasia. Questo perché ritengo che l’immaginazione rappresenti quasi un dovere e che gli uomini (e le donne) obliqui si muovono in quella condizione di amabilis insania che li contraddistingue dall’uomo mediocre. Come nel plot di un film di Tim Burton, gli uomini obliqui non crescono mai: figure disegnate con grafite e parole in neogotico. La loro poetica è l’elegia dell’altro: ciò che si qualifica come segno apparente di emarginazione si tramuta in affrancamento dalla banalità, in liberazione dalla gabbia della ripetitività: questi dolenti altri, offuscano con infinita grazia la mediocrità dell’uomo comune. La loro visione della realtà è sovvertita: il mondo reale è statico e ad esso si contrappone l’universo immaginato che è multiforme, colorato, svincolato dal conformismo dell’ordinario. Il fantastico va dunque vissuto come un percorso: aiuta a diventare persone in grado di guardare alla vita in maniera più articolata; a sfuggire a una visione unilaterale della realtà. È come uno di quei puzzle che da bambini trovavate sotto l’albero di natale: ognuno sa di cosa si tratta, eppure arriva a tutti in modo diverso, un po’ come dovrebbe succedere nella vita.

Roberto Rossi Gandolfi In alto Bodies in Urban Spaces è un progetto dell’artista austriaco Willi Dorner che strizza corpi umani in angoli e fessure di edifici pubblici. L’intenzione è quella di mostrare la funzionalità della struttura e svelare le possibilità di movimento, così come il comportamento e le restrizioni, di un determinato spazio urbano. Nell’immagine: “Solo, St. Petersburg, 2009” e “Solo, Austin, 2009”. Da Willi Dorner, “Bodies in Urban Spaces” 160 pp., € 35, Hatje Cantz, 2014. © The Artist, Courtesy of Hatje Cantz Verlag, 2014. Ph. © Lisa Rastl


errearepublic.com

FW 2014-2015


9/ Indice dei contenuti 74

Numero #124

12

26 18 35 58

20

43 11 La mia Tangeri STILE

12 In Breve 13 Profili SuperDuper Hats / Alberto Premi 14 Vetrina Bon Hiver 16 Grooming Orlando 18 Co|Te. Strutture Romantiche SPAZI URBANI

20 In breve 21 L’Arte di Correre 22 L’Orto non è più un Miraggio Design

24 In breve 26 The Haas Brothers 29 Profili Zambelli / Bartal portfolio

30 Kevin Amato. Inaspettato Bronx

MUSICA

34 In breve 35 Hozier. Ritratto dell’Artista da Giovane 36 Dischi CINEMA

34 In breve 35 Liam Walpole. Not That Kind of Guy

Se siete a New York non potete perdere la mostra The Haas Brothers: Cool World presso lo spazio espositivo R & Company —

Esce al cinema Mommy l’ultima visione del giovane regista canadese Xavier Dolan —

in bianco

42 Speciale Neve. In breve 43 Spazi Urbani Norvegia On The Road 44 Cinema La Poetica dello Sci 45 Profili Danny Davis / Jeremy Jones 49 libri In breve MODA

51 In Bellavista. Fotografia Omar Macchiavelli, stile Ivan Bontchev 58 A Metà Strada. Fotografia Jay Schoen, stile Alex Vaccani 67 IN GIRO

Se avete programmato di trascorrere il capodanno a Parigi, non potete perdere la mostra Le Maroc Contemporain a l’Institut du Monde Arabe —

12/2014 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 01/2015 1 2 3 4 — Unica data italiana di Fujiya & Miyagi al Covo Club di Bologna

— Al Cartoonmuseum di Basel va in scena il fumetto con Joost Swarte. Dessinateur et Designer

— è uscito da poco nelle sale Big Eyes di Tim Burton, biopic sulle vicende artistiche della pittrice Margaret Kane



A cura di Martina Kirkham

11/ La mia Tangeri 76

Tangeri’s Dreams

L’artista milanese Thomas Berra ci porta in viaggio a Tangeri, condividendo con noi i suoi angoli preferiti della città portuale marocchina. [ 1 ] CINEMA RIF Lo storico cinema di Tangeri fu costruito negli anni ’30 ed è stato riaperto nel 2006 come Cinematheque de Tanger: un cinema no profit che propone documentari e film indipendenti che arrivano da ogni parte del mondo. Ha dei tavolini sulla piazza centrale, dove è piacevole passare qualche ora leggendo riviste e guardando i passanti che vanno al mercato. cinemathequedetanger.com

[4]

[ 2 ] Dar Nour Accanto alla porta centrale della Kasbah, un po’ nascosto, si apre il portone di questo b&b che svetta, con la sua struttura bianchissima, dominando i tetti di Tangeri. Dalle strettissime scale si arriva alle camere arredate in stile marocchino. Ci sono libri ovunque, luci soffuse e lampade di stile orientale. La colazione e la cena sulla terrazza più alta sono momenti indimenticabili: da una parte l’oceano, dall’altra Tangeri vecchia. Un bel modo per salutare la città. darnour.com

fiori e alberi da frutto, il tè alla menta ed i frullati sono ciò che basta.

[1]

El Morocco Club è il locale “cool” per gli stranieri a Tangeri. Il proprietario è francese, residente nella città marocchina da sempre, grande narratore di aneddoti interessanti che racconta se gli piace chi è seduto al suo tavolo. è un buon ristorante e anche locale dove bere un drink serale. è cliente di Caseificio Italia, un brand italiano esportato a Tangeri qualche anno fa che, dopo tempo passato in questa città, fa davvero sentire a casa. elmoroccoclub.ma [ 3 ] Caffè Hafa Si trova un po’ fuori dalla Medina, in Mohammed Tazi, una via stretta dai toni blu. è una tappa fondamentale per bere un the alla menta e sgranocchiare noccioline. Il caffè è infatti all’aperto, sviluppato in verticale proprio davanti allo stretto di Gibilterra, con pareti azzurre marocchine e le diverse terrazze

[ 4 ] LA MEDINA La Medina di Tangeri è un labirinto di stradine bianche dove si trova il bellissimo palazzo seicentesco del sultano, oggi sede di un importante museo. Da sempre affascina ed è fonte di ispirazione per molti artisti: personaggi come Eugène Delacroix, Henri Matisse, Tennessee Williams, Allen Ginsberg e William Burroughs erano di casa. Nelle vicinanze della piazza del Piccolo Socco si trova la Grande Moschea, trasformata in chiesa e poi di nuovo in moschea nel 1684, mentre nella piazza del Grande Socco si trova il mercato più animato di Tangeri. Come in Only

lovers Left Alive di Jarmush, è bello vagare e perdersi per questi stetti viottoli.

[1] situate ad altezze differenti. La costruzione è semplice, senza lussi. L’atmosfera è molto mediterranea. Il Caffè Hafa è un luogo storico, fondato nel 1921 ed era il posto favorito a Tangeri di Paul Bowles e i Rolling Stones, che vengono avvistati ancora oggi a questi tavolini per fumare hashish. Cactus, palme, piante, [2]

[3]

Thomas Berra, artista, vive e lavora a Milano. Tangeri è stata una tappa fondamentale per il suo lavoro. Nella città marocchina è stato infatti invitato per una residenza di qualche mese dove ha dipinto temi e colori anche una volta tornato a Milano. L’ultima mostra Casabarata a Banca Sistema ne è stato un esempio. Ha esposto da Milano a Parigi a New York fino a Tangeri, appunto. Nel prossimo futuro la presentazione di un suo progetto editoriale dove ha invitato 100 artisti, Subculture fanzine, presso la galleria Otto Zoo e una nuova personale da Room Galleria. thomasberra.it

[ 5 ] arte a tangeri L’artista franco-marocchina Yto Barrada per più di un decennio, ha offerto una riflessione sulla storia postcoloniale e gli attuali cambiamenti geopolitici del Marocco da una prospettiva “non occidentale”. Formatasi presso l’ICP di New York, ha ottenuto il riconoscimento nel 2004 con “A Life Full of Hopes - The Strait Project”, una serie fotografica che presenta un ritratto inedito della sua città natale Tangeri. I suoi lavori includono anche film, installazioni, sculture: tutti raccolti nella monografia omonima pubblicata da JRP [Lionel Bovier and Clément Dirié, Yto Barrada, 160 pp., € 40]. jrp-ringier.com ytobarrada.com [5]


A cura di Marco Magalini ed Enrico Longo

12/ Moda 76

New York > Esplorazioni moderne

Milano > Visione del contemporaneo Ridefinire la fisionomia del made in italy contemporaneo, erede di quello che un tempo veniva definito lo stile italiano, è un’ operazione necessaria per il rilancio della nostra immagine e il riposizionamento dell’Italia nel manifatturiera, nata per inmercato globale. L’accezione centivare il processo di rivaaffonda le radici nel profonlutazione e soprattutto per do della nostra tradizione proteggere l’italianità del prodotto all’interno di una famelica logica di mercato. La responsabilità è oggi affidata a un’emergente classe imprenditoriale, che solo attraverso il suo operato può modificare il percepito del nostro fare all’estero.

La coppia di designer Nicholas e Christopher Kunz alias Nicholas K trae ispirazione dall’esploratrice svizzera del XIX secolo ​Isabelle Eberhart la quale lasciò la sua Ginevra molto giovane per recarsi in nord Africa, dove viaggiò a lungo vestita da uomo per poter preservare la sua libertà. Dedicò la sua vita alla lotta contro le ingiustizie del colonialismo ed alla cura dei poveri. La palette della collezione riflette la naturale evoluzione di un giorno nel deserto del Sahara, l’habitat naturale degli esploratori, coi i crema morbidi del cotone trasparente, mentre la texture della seta lavata a sabbia nei ricchi toni del topazio, del

verde oliva e turchese rappresentano le rotolanti, fini sabbie del deserto. I toni scuri di nero e carbone ricordano invece i misteriosi occhi sottolineati dal kajal caratteristici del nord africa. Metallo, pelle e particolari ispirati allo steampunk incorniciano il tutto, come gli occhiali da sole julbo vermont, le cinture di rilleau leather, tacchi in pelle anticata avvolti in lacci di corda, creati in collaborazione col designer di scarpe Kiyoon Baek.

Londra > Belstaff: Riding Adventures Marco Magalini, giornalista esperto di moda e design, nella pubblicazione Moda. Il nuovo made in Italy edito da Giubilei Regnani, si pone come un osservatore attento al contemporaneo, in grado di captare con obbiettività le eccellenze della nuova generazione attraverso l’individuazione di case history di successo che si stanno affermando sullo scenario globale. La prefazione del libro è scritta da Renzo Rosso. [Diana Barbetta] Marco Giugliano e Nicolò Bologna, designer di Marcobologna

Il Regno Unito, patria di Belstaff, viene ancora una volta celebrato dal brand. La collezione autunno/ inverno è un omaggio ai suoi motociclisti, quelli che nel 1965 sono stati protagonisti del Six Day Trial Race nell’Isola di Mann. La performance è come al solito elemento primario, concentrandosi su protezione, funzionalità e resistenza da applicare ai bozzetti d’archivio e ai capi iconici, rivisitati qui

Milano Glasses Are Cool Vagamente hipster, decisamente cool. Sono gli occhiali di Retrosuperfuture, già famosissimi per le lenti da sole, si evolvono ora nella Optical Collection, la prima di montature per occhiali da vista. Il mood è raffinato, calibrato mix di creatività, funzione e soprattutto manifattura italiana della migliore qualità. Declinate in diversi materiali, le frame sono sottili e delicate, tutte con un chiaro riferimento ai modelli iconici del passato, riproposti in tonalità contemporanee e tecnologiche, con cui giocare o da indossare ogni giorno • Tokyo Flexible Metropolis La città sempre in movimento, che mixa magia e casualità, è l’ispirazione della collezione di accessori Bao Bao di Issey Miyake. Un’icona per lo stilista giapponese, che viene reinterpretata con le stampe della Tokyo moderna e con applicazioni di bulloni che ricordano quelli dei transformer meccanici. Colori forti, come nell’iconografia nipponica e nelle stampe dei robot disegnati dall’artista manga Takashi Okazaki, proposti su singoli moduli triangolari che assemblati costruiscono accessori flessibili e contemporanei •

in chiave contemporanea. Così il mondo dell’equitazione incontra quello del motor-sport, in mantelle

oversize da moto e parka perfetti per le temperature più rigide. L’heritage Belstaff è assicurato dai pattern tradizionali della lana, proposti sopra capi in pelle e nel classico cotone cerato, ma anche dallo shearling, abbinato ai pantaloni da corsa e nella fodera di stivali off road. Un look che prende ispirazione dai motociclisti spericolati innamorati del brand, dove lo stile very british incontra massima protezione e prestazioni ottimali. A cavallo della moto e non.

BARCELLONA Streestyle d’avanguardia Un tratto distintivo contraddistingue le Munich, sinonimo ​indiscusso ​di uno streetstyle all’avanguardia. Dal 1939, quando il brand è nato, le cose sono decisamente cambiate. In origine produceva scarpe sportive per il calcio, la pallamano o la boxe. Oggi invece è ai piedi degli urban-player più esigenti​, dalla Grande Mela al Giappone​. Attraverso gli anni, Munich ha esteso la sua fama anche grazie all’inconfondibile X, disegnata in ogni scarpa, che l’ha trasformata in un segno di prestigio e leadership • Zurigo F-abric. Il Tessuto del Futuro Freitag è ormai famosa per essere riuscita

a trasformare i teloni dei camion in borse super cool, un must have che non accenna ad esaurire il suo fascino. Adesso i creativi dell’azienda svizzera hanno deciso di sfruttare la ricerca sul materiale per la creazione di un tessuto robusto, sempre prodotto in modo sostenibile e compostabile. Nasce così F-abric, con cui Freitag realizza la sua prima collezione d’abbigliamento dal design lineare e dalle tinte naturali, per un impegno continuo verso il pianeta, rigorosamente made in Europe •


13/ Moda 76

SuperDuper Hats

Tre giovani menti innamorate di un accessorio classico, che trasformano in contemporaneo. Ode al cappello.

Firenze. Arma di seduzione, strumento di eleganza, dettaglio di stile: è il cappello, l’accessorio su cui hanno deciso di lavorare i creativi di SuperDuper Hats. Ilaria e Veronica Cornacchini, insieme a Matteo Gioli, sono i tre designer che hanno concretizzato la passione per il cappello avviando una produzione realizzata interamente a mano ispirata da una città, Firenze. È proprio qui che i tre creativi hanno bussato alle porte di artigiani e modisti che svolgono questo lavoro da sempre per imparare davvero come si realizza un cappello a regola d’arte. Provenienti tutti e tre da una formazione in design, hanno svolto percorsi diversi: Veronica era una danzatrice di danza contemporanea, Ilaria ha studiato architettura mentre Matteo è stato musicista professionista per anni. Insomma, la creatività ce l’hanno nel sangue, uno spirito operoso che nelle prime collezioni hanno riversato nella produzione in totale autonomia.

Un figlio d’arte, che ha fatto tesoro della sua legacy per trasformarla in un progetto tutto suo.

Come molte giovani realtà italiane, anche loro sono nati autofinanziandosi, coinvolgendo dei laboratori artigiani fiorentini per la creazione di quello che Brescia. Alberto loro definiscono il “cappello a chiloPremi le scarpe ce metro zero”, proprio perché sono orle ha nel sangue. gogliosi di riuscire a fare tutto nella Una predisposizione loro città e seguire personalmente alimentata dalla proogni step. E lavorando in questo fessione del padre, per modo sono riusciti a riaffermare oltre trent’anni modellil’estetica di un accessorio che sta di scarpe, che si parischiava di cadere in disuso, lesa quando fin da piccolo sancendo il successo del loro dimostra una viva curiosità brand grazie al premio Who per il lavoro del papà. Attentissimo ai processi impara Is On Next? uomo e alla come si ragiona, come si provavendita online su Yoox. no i colori, si mischiano i matecom. riali, e soprattutto come nulla sia E pensare che è iniziato lasciato al caso nel progetto di una tutto con una vecchia calzatura. Il resto del suo tempo è forma in legno per capequamente diviso tra le passioni che pelli acquistata in un scandiscono la sua vita quotidiana: la mercatino… • moda, lo sport e l’arte, tutte approcciate con lo stesso sguardo interessato e assetato di risposte e di risultati. Chi

pensa che Alberto sia un altro bel viso che tenta il mondo della moda con un progetto carino ma con data di scadenza, probabilmente si sbaglia. Qui c’è il knowhow, e un duro lavoro per costruirlo e reinterpretarlo a modo proprio. Non ci sono dubbi sul percorso di studi da intraprendere: nel 2013 Alberto Premi si laurea in stilistica tecnologica all’Istituto ITS Machina Lonati di Brescia. È il momento giusto per fare tesoro di tutto ciò che ha imparato a scuola e fuori, sfruttando la sua esperienza nello sport, sinonimo per lui di perfezione fisica. Da qui arriva alle espressioni artistiche, ai corpi di Bernini, Delacroix e anche al futurismo dinamico di Filippo Tommaso Marinetti. Un turbinio di idee, che si traducono in bozze di interpretazioni e rimaneggiamenti e che non tardano a trasformarsi nella prima collezione di sneakers firmata Alberto Premi. Un look ispirato alla quotidianità •


14/ Stile 76

Foto Angela Improta Stile Elisa Anastasino

bon hiver Le temperature si abbassano e sale il desiderio di comfort; lana, velluto, pellami, ci si attrezza per affrontare l’aria sferzante dei mesi a venire.

In senso orario: cappello Altalen, coperta Woolrich, borsa Paul Smith, giaccone Gant, anello con dente Cheap Monday, camicia a pois D.N.L., serafino panna Gant, pantaloni Franklin&Marshall, cintura Mauro Grifoni, occhiali Giorgio Armani, portacandela Flò, stivali Raparo



16/ Grooming 76

A cura di Alex Vaccani Foto Matteo Weber

ORLANDO Nove fragranze eclettiche senza tempo fautrici di sogni irrazionali, su cui si è portati a indugiare e a tratti a perdersi. Essenze che come il personaggio di Virginia Woolf offrono contrasti: caldo e freddo, luce e buio, rendendo questa selezione di profumi un misterioso conflitto emozionale.

L’Orlando di Virgina Woolf, era un giovane uomo dal look androgino che un giorno si risveglia donna; un dualismo tra maschile e femminile, virile e aggraziato, potente e delicato, dolce e amaro. L’Orlando è l’ispirazione per una serie di profumi che rivelano la diversità che è insita in ogni persona. A seconda del proprio stato d’animo si può prediligere un profumo più virile e amaro, piuttosto di un profumo più confortevole, dolce e avvolgente. Una serie di fragranze che evocano storie o immagini che a volta lottano tra di loro, una battaglia interiore che termina nel momento in cui si trova la propria metà opposta o al contrario quando non la si trova e il tutto si esaurisce con l’accettazione della propria diversità.

ANNICK GOUTAL Vent De Folie C’è un pizzico di sana follia in questo juice ricco di fiori freschi e dolci frutti. Una fragranza giovane e sfacciata come un leggero abito di seta con i capelli spettinati dal vento che spensierata ma conscia del proprio fascino ci sorride ammiccando. MEO FUSCIUN Narcotico Un profumo, un odore, un’emozione violenta che proviene dalla Sicilia più nascosta e sacra; come varcare l’ingresso di una chiesa antica di Palermo con resine calde, note penetranti d’incenso, oud e benzoino. Stati mistici intrecciati che vestono il corpo e il ricordo rimane narcotico. SANTA EULALIA Obscuro Le notti invernali di Barcellona, mai troppo buie, asciutte e miti

sono l’ispirazione di questa fragranza che comunica un lato dark, nascosto e insolito. L’incenso, l’anice stellato e lo zafferano rendono Obscuro un abbraccio mistico. MOLINARD Secret Sucre Questa fragranza è carnale, gourmand e tenera, grazie a note segrete dolci e ambrate di torrone e vaniglia. Una personalità talcata, quasi teneramente insolente per la sua sensualità, accettata tra fervore e sussurro, che promette alla pelle sensuali un corpo a corpo. CHLOÉ Love Story Quest’essenza è la colonna sonora di un amore che nasce, una sinfonia seduttiva che si muove sulle note di neroli, fiore d’arancio, gelsomino, stephanotis, e cedro.

Un nuovo progetto olfattivo racchiuso in un flacone che ricorda un lucchetto. CARVEN Pour Homme Un’elegante bottiglia laccata di nero racchiude un profumo legnoso, speziato, con note aromatiche, foglie di violetta e pompelmo seguiti da noce moscata, salvia e legno di cedro, rifinito con una scia di vetiver e legno di sandalo latteo. JEAN PATOU Joy Forever Un fiorito che riprende i fondamentali ingredienti originali del predecessore Joy; gelsomino e rosa di maggio, rivisitato in chiave moderna per una donna che unisce con naturalezza uno stile casual ad un’eleganza pura e raffinata. Lo spirito senza tempo raggiunge l’apice con galbanum, mandarino e bergamotto.

Agonist Black Amber Una fragranza che fa viaggiare, che evoca fin da subito il cuore ambrato e cupo di una fitta foresta di legno di Sandalo Indiano e di Cedro Atlas. Un profumo mistico che una volta a contatto con la pelle evoca emozioni molto primitive, fumose e magiche. NOBILE 1942 Rudis Un salto nell’antica Roma dove il “rudis” era la spada di legno del gladiatore. Un profumo ricco di contrasti forza e gentilezza, virilità e debolezza. Si manifesta sulla pelle in un turbinio di emozioni simili a quelle che prova il gladiatore nell’arena; prende coraggio attraverso note di vino, si prepara alla battaglia con rosa e geranio, si protegge con un’armatura di fondo di cuoio e incenso.



Intervista di Marco Magalini

18/ Moda 76

Una chiara estetica che unisce il rigore della geometria al romanticismo della femminilità, che nulla può senza la giusta ricerca materica. “Se il tessuto è sbagliato, non c’è design che tenga”.

Milano. Quando il nome di un brand riesce ad associarsi, nella mente del pubblico, a un’immagine che lo rappresenti in modo chiaro, è un elemento fondamentale per sancirne il successo. Pensando a Co|te, il marchio d’abbigliamento romantico e femminile creato da Francesco Ferrari e Tomaso Anfossi, l’immagine è indubbiamente quella delle macrostampe, su sfondo monocromatico, applicate a silhouette geometriche che ricordano i solidi studiati sui banchi di scuola. Un’armonia creativa di due giovani menti, nuova linfa per il panorama italiano della moda.

Come siete arrivati a questa forte intesa stilistica?

La formazione è la stessa: anche se in anni diversi, abbiamo entrambi studiato all’Istituto Marangoni di Milano. L’incontro tuttavia è avvenuto da Dsquared, dove uno disegnava il menswear e l’altro gli accessori donna. Dall’amicizia iniziale, il diventare soci è stato un corso naturale. Entrambi avevamo voglia di fare qualcosa d nostro, e il banco di prova per capire se eravamo fatti per lavorare insieme è stata una camicia da uomo che Tomaso aveva nel suo armadio: doveva essere trasformata in un capo femminile. Insieme l’abbiamo destrutturata e ricomposta, la cosa ci ha divertito e da lì è iniziato tutto.

CO|TE. STRUTTURE ROMANTICHE Poi ci incontriamo e discutiamo per cercare un punto di incontro, che solitamente arriva in modo naturale perché entrambi siamo attratti da un’estetica analoga, geometrica e colorata, che si traduce immediatamente in ricerca tattile. Quest’ultima è fondamentale: se il tessuto è sbagliato non c’è design che tenga.

Il processo creativo dunque lo percorrete insieme?

Non proprio. Quando iniziamo a progettare una collezione ci mettiamo all’opera in separata sede, in modo che ognuno si senta completamente libero di disegnare con la propria testa.

a sfilare a On Stage, il progetto di Milano Unica.

Quella è stata un’esperienza che ci ha davvero arricchiti. I nostri capi nascono da un continuo scambio di idee, ma il riferimento sempre presente è quello di una donna curiosa che ama sperimentare. La geometria che sta alla base del nostro design rende fondamentale la scelta del tessuto, perché di primaria importanza per mantenere i volumi desiderati. Con quella sfilata abbiamo potuto approfondire e potenziare questo aspetto della nostra produzione perché ci ha dato l’opportunità di collaborare con i principali produttori italiani di tessuti. Una ricerca tradizionale e qualitativa. Come si traduce nella vostra moda contemporanea?

L’interesse per il mondo tessile vi ha portato anche l’invito

È la voglia di giocare con la moda ad accomunarci. Cre-

diamo che la visione della moda di oggi sia più ludica rispetto al passato, meno abbottonata e più rilassata. Per noi questo significa un’estetica iper-contemporanea accompagnata alle capacità produttive dei nostri artigiani. Le cuciture, i dettagli, la vestibilità: nulla è lasciato al caso e chi indossa i nostri capi deve stare bene con se stesso dalla mattina alla sera, secondo i frenetici ritmi di vita odierni.



20/ Spazi Urbani 76

chitettura sta sperimentando parecchio, come anche tutte le tecniche dietro al business del riciclo. L’accoppiata di queste due discipline, unita a un occhio lungimirante, ha portato alla progettazione dell’Organic Skyscraper, un singolare grattacielo che si alimenterà con i rifiuti dei propri inquilini. Il progetto, ideato dalla coppia di architetti Chartier-Corbasson, ve-

drà luce a Londra e funzionerà così: una struttura portante in bambù fungerà da scheletro dell’intero edificio, mentre i rifiuti di plastiche e carta degli inquilini forniranno il materiale per completare la facciata. Il procedimento di trasformazione avverrà all’interno della struttura stessa; 80 bottiglie di plastica genereranno un quadro di rivestimento, mentre 75 kg di carta saranno sufficienti per una coppia di pannelli termoiso-

Sydney > Il tetto verde di OZ! Nascerà all’interno del villaggio residenziale ecosostenibile chiamato Central Park, il giardino verticale più alto di Sydney. Progettato e curato dal guru botanico francese Patrick Blanc, il giardino accompagnerà in altezza il grattacielo high-tech firmato dall’archistar Jean Nouvel. Costituito da 250 diverse specie di piante native australiane, sapientemente posizionate a seconda della loro resistenza a venti e intemperie, l’edificio cambierà aspetto e colore, con l’alternarsi delle stagioni; un progetto di architettura emotiva e vivente che, promettono, trasformerà lo skyline della città. L’interno complesso di Central Park, che in totale occuperà 64 mila metri quadri tra residenze, aree commerciali e spazi per artisti, sarà anche dotato delle più moderne tecnologie rinnovabili. Ad alimentare l’intero complesso una serie di impianti fotovoltaici situati sui tetti, più un sistema di ottimizzazione dell’acqua piovana per far fronte alle diverse esigenze idriche.

NANTES L’alveare delle start-up

Si chiama Hub Créatic ed è l’incubatore di start-up della città di Nantes. L’architettura singolare dell’edificio, a cura della Tretrarc Agence d’Architecture, è stata studiata attentamente negli interni in modo da favorire la comunicazione e il lavoro sinergico delle 70 micro imprese che vi hanno trovato sede. Singolare anche la facciata, di colore giallo, caratterizzata da finestre che ricordano la struttura di un alveare; il richiamo perfetto per un ambiente frenetico e produttivo •

MADRID Chi inquina paga di più

La capitale spagnola ha da poco aggiornato la politica delle tariffe applicate dai parchimetri. La nuova tassa è “intelligente” e tiene conto di quanto il vostro veicolo inquina rincarando il prezzo a chi possiede autovetture ad alte emissioni e alleggerendolo a chi, invece, guida veicoli più “green”. Una decisione che il Comune ha adottato con l’obiettivo di indurre quanti più cittadini possibili ad avvalersi dei mezzi pubblici o, quanto meno, a migliorare la qualità dei propri veicoli •

lanti. La struttura produrrà anche energia rinnovabile; in particolare sfrutterà la potenza del vento che, incanalata dalle strutture in bambù, garantirà la corrente elettrica all’intero edificio.

Città Del Messico > L’aeroporto ecosostenibile al 100% Costerà 10 miliardi di dollari, sarà pronto nel 2020 e permetterà il transito di 120 milioni di passeggeri l’anno. Niente di nuovo per un aeroporto, se non fosse che questo è stato interamente disegnato per rispettare gli standard di eco-

sostenibilità LEED. Il progetto, a cura di Foster & Partners e Fernando Romero Enterprise (più la collaborazione di Netherlands Airport Consultant), mira alla costruzione di un terminal green che si alimenterà grazie all’energia del sole e non necessiterà di ambienti climatizzati. Raccoglierà inoltre l’acqua piovana, riducendo il prelievo dalla rete idrica locale e verrà letteralmente “montato” con un sistema di assemblaggio di parti prefabbricate, utile per ridurre al minimo gli scarti di costruzione. La grande modernità dell’architettura, però, non si dimenticherà del glorioso passato delle civiltà precolombiane: il perimetro dell’aeroporto ricorderà la sagoma di una statua Maya, mentre il parco adiacente richiamerà le misteriose linee di Nazca.

LONDRA Riciclo in grande (schermo) Lo studio Assemble ha avviato un progetto

di riqualificazione delle oltre 4 mila stazioni di servizio in disuso. Da benzinaio a cinema d’essai il passo è stato breve (e sostenibile); il progetto pilota è stato realizzato con un sipario d’argento che isola la sala dal ciglio della strada, le poltrone ricavate da vecchi ponteggi di legno e lo schermo recuperato dal deposito del Teatro Nazionale. Non mancano popcorn, cola e naturalmente... silenzio in sala! •

MILANO Arriva l’high-line milanese Si chiama “Guardami”

il progetto vincitore per la riqualificazione del cavalcavia Bussa. Posizionato a ridosso di uno dei distretti più moderni d’Italia (parliamo del quartiere Garibaldi - Isola) verrà pedonalizzato, dotato di aiuole e di due piazze pubbliche. Il progetto, realizzato dallo studio T SPOON, strizza l’occhio agli ambientalisti e all’opera “cugina” della High Line newyorkese. Meno contenti i fan delle quattro ruote, che si vedranno privati di un altro parcheggio centrale e strategico •

Ph. Fernando Romero Enterpise (1); Chartier Corbasson (1); Patrick Blanc (1)

Londra > Il grattacielo di spazzatura La bioar-

Testi Jean Marc Mangiameli


21/ L’arte di correre 76

Tokyo il futuro della performance La performance ottimale, di livello superiore, è l’essenza di Nike fin dalla fondazione. Per raggiungerla nella corsa nasce la collezione Nike x Undercover Gyakusou Holiday 2014, in collaborazione con il designer/runner giapponese Jun Takahashi. L’incontro tra la serietà con cui Takahashi si approccia alla sport e il meglio dell’expertise e delle innovazioni di NikeLab portano ad una rivoluzionaria reinterpretazione della tenuta da corsa. Aspetto fondamentale è la necessità

di accrescere la funzionalità di ciò che si indossa, trasformando l’outfit in un capo unico, per immaginare come potrebbero essere le modalità di corsa nel futuro: si pensa così ai Men’s Utility Long Tights, che eliminano il fastidio di indossare shorts sovrapposti a tights, mantenendo comfort e praticità con le tasche per custodire gli accessori essenziali. Un concetto di mutazione ed evoluzione che ispira anche la Engineered Sleeve Composite Jacket, che incorpora diversi materiali per venire incontro alle più diverse necessità. Il futuro della corsa è qui. [Marco Magalini]

Seattle Nella Notte

Nei mesi invernali quando la notte cala a metà pomeriggio la sicurezza va tenuta ancora più sotto controllo durante le vostre ore di jogging. Le sgargianti tinte fluo della linea Nightlife di Brooks rendono i podisti estremamente visibili anche al buio; inoltre i tessuti dispongono di un‘elevata percentuale di materiale rifrangente 3M Scotchlite che permette di essere visti anche a distanza. La Lite Jacket oltre a queste caratteristiche possiede il peso perfetto, un tessuto ultraleggero ed impermeabile che isola dalle intemperie. Abbinata ai guanti Pulse Lite Glove diventeranno l’outfit perfetto per le vostre corse in notturna, questi quanti leggerissimi e traspiranti oltre ad isolare hanno un pad per il dito che permette di manovrare agilmente il vostro dispositivo touch screen. Quando si dice correre in libertà!

Berlino Di corsa in aeroporto Durante la settimana dedi-

cata ai festeggiamenti del 25° anniversario della caduta del Muro di Berlino, il Tempelhof, lo storico aeroporto della capitale tedesca operante ai tempi della seconda Guerra Mondiale, ha riacceso eccezionalmente le luci della sua pista, per presentare alla stampa l’ultimo modello di casa Nike: la Air Zoom Structure 18 dotata di Dynamic Support a tripla densità che garantisce sostegno, stabilità e ammortizzazione grazie al suo esclusivo cuscinetto air.

Da sinistra, in senso orario: “Olympic Runner”, 1972; “Olympic Training Site”, 1983; “Olympic Track”, 1980. Tutte le immagini: Courtesy of LeRoy Neiman Foundation

Amsterdam Il cuore a portata di polso La gamma di

sportwatch dell’olandese TomTom si arricchisce dei modelli Cardio, dotati di sensore cardiaco ottico integrato. Non cambiano le funzionalità rispetto agli altri modelli della famiglia ma è ora possibile tracciare con precisione l’andamento del proprio battito cardiaco durante gli allenamenti senza dover indossare una tradizionale fascia cardiaca da petto. TomTom ha una tradizione ben nota nel settore della navigazione satellitare e il know how raccolto in questi anni è stato messo a servizio di questi sportwatch.


22/ Spazi urbani 76

L’orto non è più un miraggio

Vi avevamo già parlato di Masdar, la città in via di costruzione nel deserto di Abu Dhabi, disegnata per divenire un centro urbano autosufficiente energeticamente, nonché luogo di sperimentazione di tecnologie rinnovabili; ebbene, il deserto sembra essere l’ultima frontiera da colonizzare anche per coltivare! In Qatar la società norvegese Sahara Forest Project sta portando a termine la sperimentazione di un tipo di agricoltura a zero emissioni, basato unicamente sullo sfruttamento dell’acqua desalinizzata e dell’energia solare. Presentato tra entusiasmi e scetticismi nel 2009, alla United Climate Conference di Copenaghen, nel 2012 il progetto ha finalmente depositato il primo “mattone” Insalate, peperoni e zucchine oggi crescono rigogliose grazie a un cofinanziamento di 4,1 milioni di euro da parte all’interno di serre e campi agricoli 2.0 dotati di un impianto delle società YARA ASA, leader mondiale nella produzione di desalinizzazione dell’acqua, due centrali solari, un sistedi fertilizzanti, e Qafco, il più grande produttore di urea e ma di irrigazione e umidificazione delle piantagioni, ma non ammoniaca degli Emirati. solo. Il sito pilota del Sahara Forest Project, ubicato a pochi km dalla città di Doha, prevede anche la raccolta e lo stocIl Sahara Forest Project è stato pensato in maniera tale da caggio del sale (che verrà poi rivenduto sul mercato) e, soutilizzare quello di cui disponiamo in abbondanza (aree deprattutto, la produzione di biocarburante grazie alla coltivasertiche, acqua salata e luce solare) per produrre ciò di cui zione di alghe, da tempo oggetto di studio per la creazione abbiamo più bisogno (acqua potabile, cibo ed energia pudi benzina ecologica. lita); un’operazione resa sostenibile grazie alla sincronia di Ma come mai il Qatar, paese ricchissimo per via dei suoi poztecnologie ambientali d’ultima generazione che, già dopo zi di petrolio, ha deciso di ospitare un progetto del genere? pochi mesi, hanno permesso agli ingeneri di brindare al priIn primis perché per la sua natura geologica è costretto a mo raccolto di cetrioli (la verdura più sensibile al sale); un importare il 90% delle risorse alimentari; secondariamente successo che ha dimostrato la riuscita dell’esperimento e perché, come ben sappiamo, in un futuro prossimo le riserve aperto la possibilità di diffusione su larga scala. di combustibili fossili si esauriranno, col forte rischio che a trasformarsi in deserti saranno anche le grandi città degli Emirati, quindi il momento giusto per sperimentare è adesso!


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Testo Jean Marc Mangiameli

CETRIOLI, PEPERONI E ZUCCHINE PRESTO SARANNO MADE IN SAHARA. UNO SCHERZO? NO, L’ULTIMA FRONTIERA DELL’AGRICOLTURA CHE, GRAZIE ALLA TECNOLOGIA, SFIDA IL CLIMA E L’AUMENTO DELLA POPOLAZIONE MONDIALE.

Ma il SFP non è l’unico sito agricolo a crescere su terreni aridi, l’Arabia Saudita è già celebre per le sue suggestive piantagioni circolari a irrigazione centrale che sfruttano l’acqua delle falde sotterranee; dal 1975 ad oggi lo sviluppo è stato tale che si è passati da 1,600 a 32,000 km quadrati di terreni coltivati; praticamente oggi il paese è autosufficiente per quanto riguarda la produzione di vegetali. Anche l’Egitto e la Libia non sono nuovi alle coltivazioni in terreni sabbiosi; quest’area del Nordafrica, difatti, può sfruttare un’immensa riserva d’acqua fossile, presente nelle profondità, che si stima copra un’area grande quanto la Germania. Ma l’arretratezza tecnologica e l’instabilità dei governi del Maghreb, non hanno ancora permesso a questi paesi di sfruttare al meglio la risorsa. Per guardare al futuro bisogna tornare in Qatar dove gli imprenditori illuminati sostengono che è bene sfruttare questo momento di benessere economico per esplorare quel che ci sarà dopo l’era del petrolio e del gas, e non solo negli Emirati.

Uno spin off del Sahara Forest Project, difatti, è stato avviato da poco anche in Giordania, dove lo scorso 22 giugno si è firmato un accordo col Ministro dell’Ambiente locale Taher Shakhair. Qui l’ambizione è di creare un’area di 200 mila metri quadrati (di gran lunga ben più estesa rispetto al progetto pilota del Qatar - appena 10 mila) con l’obiettivo successivo di decuplicare lo spazio. Un vero e proprio laboratorio che si stima fornirà oltre 200 mila tonnellate di cibo l’anno, utili a coprire buona parte della domanda locale. Ma non mancano le polemiche. Prima tra tutte il prelievo dell’acqua marina; c’è chi si preoccupa possa alterare l’equilibrio dell’ecosistema; che piaccia o no all’uomo, il deserto è uno degli ambienti naturali del pianeta, come del resto la macchia mediterranea, la tundra e la savana. È ragionevole trasformarlo in una pianura fertile? E il costo di queste operazioni, è sostenibile? Di certo vista l’eccellenza ingegneristica e le tecnologie richieste, non se lo potranno permettere paesi sottosviluppati. Tutte domande legittime a cui al momento non ci sono risposte certe, ma che tengono alto il dibattito su una delle idee più rivoluzionarie nel campo dell’industria agricola mondiale che, è bene ricordarlo, nel 2050 dovrà sfamare oltre 9 miliardi di persone.


24/ Design 76

A cura di Marco Magalini

Roma > Carefree Relax L’Oriente è spesso fonte di ispirazione per il design. Stavolta è la forma delle polpette di riso giapponesi, le conoscono bene gli appassionati di manga, ad aver stimolato il giovane designer Alessandro Di Stefano nel design della poltrona pouf Onigiri per Formabilio. Un approccio casuale, e soprattutto informale, alla seduta da salotto, interpretata con una soffice poltrona che invita quasi a “tuffarsi”, accogliendo il corpo in un morbido abbraccio. Per rendere

New York > Art on the Ground Scordiamoci del tappeto come accessorio tradizionale e complemento d’arredo “classico”. Nodus, studio sperimentale e progetto culturale, combina le tecniche più raffinate nell’arte dell’intreccio alle idee visionarie delle migliori menti creative, per collezioni di capolavori di maestria artigianale che pongono i tappeti come vere e proprie opere d’arte. La Limited Edition collection 2014 non è da meno, orientandosi alla rivisitazione di elementi naturali ma in un’ottica marcatamente urbana, in cui bouquet contemporanei e stilizzati incidono anche sul profilo del tappeto. Forte ispirazione anche la tecnologia, espressa in forme squadrate e pure ma intricate in fittissimi particolari: le pale di un’elica diventano motivo decorativo e definiscono sezioni precise per un pattern che ricorda gli ingranaggi e i meccanismi di un motore, nella raffinatezza di tinte delicate. Più che tappeti, tele attraversate dalla creatività e dall’emozione dell’artista, da posare sul pavimento anziché appendere al muro.

facile e maneggevole lo spostamento, l’imbottitura di Onigiri è stata pensata in leggerissime perle di polistirolo, con un accenno di sostegno dato dallo schienale d’appoggio in poliuretano. Interessante il rivestimento, in tessuto ecosostenibile riciclato, che mixa il cotone e l’acrilico ad altre fibre. Il design è decisamente minimale, pensato per poter spostare e posizionare facilmente Onigiri in ogni ambiente della casa e creare così un personale angolo dedicato al relax senza pensieri.

Rønde, Danimarca > Comporre l’essenziale Materiale, colore, funzione: tutto viene perfettamente calibrato e combinato nei prodotti di lifestyle immaginati da Mette e René, fondatori di Applicata. Una passione per il colore, visto come frutto di una decisione ponderata e portatore di una funzione specifica, guida nel design di oggetti in cui esso dialoga con il materiale, per

Groenlandia Tecnologia e natura estrema

Moncler e l’incontro con la natura, lo sport, la resistenza al freddo assoluto: equilibri in cui arte e tecnologia si mixano, trovando sfogo in iniziative sempre diverse. Quest’anno sono le situazioni estreme della Groenlandia a ispirare un’inedita collaborazione tra Leica e Moncler, che veste con i suoi colori iconici il nuovo modello Leica X Edition Moncler. Un’edizione limitata con cui il fotografo Fabien Baron ruba scatti del paesaggio ghiacciato della Groenlandia, da ammirare in una mostra durante il Frieze Art di Londra • Montigny-la-Resle, Francia Design da vacanza

Da collezionisti a designer. Johan Bouman e Pieter Franssens sono i proprietari del maestoso Chateau de la Resle, un rifugio idilliaco nella campagna francese. Ispirati dalla collaborazione con i designer che nel passato avevano progettato per lo Chateau, hanno creato un proprio brand in cui fondere la passione per arte, design, architettura e cultura. La provenienza olandese ha ovviamente influito sullo stile nordico e vagamente retrò degli arredi, ma anche la Francia adottiva è decisamente presente • A sinistra, la credenza “Montigny” di Roderick Vos.

stimolare la sensazione tattile oltre a quella visiva. Con quest’idea in mente la designer Anne Boysen ha progettato per Applicata Watch:out, un orologio da muro minimalista, pensato nella solidità del legno di quercia o del cemento. La nota di colore qui è affidata alle lancette. Una sorta di campanile immaginario e stilizzato che sovrasta la città composta da Arch:you, casette decorative, anch’esse in quercia o in cemento. I tetti colorati con le tinte più diverse si accompagnano a un forte impatto architettonico, per giocare con la composizione e creare un ambiente fantasioso, ironico ma solido, nella struttura come nel concetto.

Como Eco-made in Italy L’abitare made in Italy è eco-friendly. Gloook è una giovane realtà che abbina ad arredi e complementi di design dal forte carattere una realizzazione sartoriale con il materiale ecocompatibile per eccellenza: il cartone. Si scopre una materia eclettica, duttile e più versatile di quanto si possa pensare, adatta agli ambienti pubblici come a quelli privati. Un impegno sostenibile che non intacca il design originale e le interpretazioni ironiche dei classici elementi dell’arredo, con la possibilità di costruire tutto ciò che si desidera • Milano Domus Academy loves claymodelling

Anche se oggi l’utilizzo di modellazione digitale al computer ha conquistato buona parte dei processi di definizione del design di un’auto, la realizzazione di modelli in argilla è ancora uno degli strumenti più importanti.Gli artisti dell’argilla partono da una massa priva di forma e la trasformano nelle forme stilistiche che i designer hanno immaginato per l’auto. Ecco che Ford si unisce a Domus Academy per un giorno di modellazione dell’argilla applicata al mondo del design delle auto. Un workshop nel quale il team della Ford ha svelato le tecniche e i segreti di questa arte agli studenti del Corso di Master in Car & Transportation Design, impegnati in un workshop dedicato al claymodelling •



26/ Design 76

in fuga dal mondo dei sogni

Dalle maschere di lady Gaga agli arredi di Louis Vuitton, gli Haas Brothers sovvertono il mondo del design.


Intervista di Marco Magalini Immagini Courtesy of Joe Kramm /R & Company, NY

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Los Angeles. I fratelli gemelli Simon e Nikolai, noti come The Haas Brothers, creano tutto dal loro studio di Los Angeles, fucina di creazioni incredibili, che si tratti di scenografia o arte ready-to-wear. Dalle maschere di scena per Lady Gaga agli arredi in foglia d’oro per i monomarca di Louis Vuitton, ogni progetto si sviluppa in maniera sorprendentemente coerente, coniugando savoir faire artigianale e spirito irriverente. Oggi, un volume edito da Damiani Editore svela il loro mondo.

Prima dei molteplici e prestigiosi premi internazionali, prima della notorietà ed autorevolezza che avete oggi... come è iniziata la vostra storia?

Nikolai Nostro padre intagliava la mentre Simon studiava alla pietra e ci ha insegnato il suo Rhode Island School of Design mestiere. Siamo cresciuti rimo- a Providence. Alla fine entrambi dellando la casa dei nostri geni- ci siamo ritrovati a Los Angeles tori che erano - beh, sono tutto- e da lì è iniziato tutto. Avevamo ra - delle persone eccentriche, entrambi un lavoro ma occadecisamente insolite; eravamo sionalmente creavamo pezzi di circondati da strumenti musi- design per la Johnston Marklee cali, attrezzi, materiali d’ispi- con cui abbiamo arredato lo razione e bizzarrie d’ogni tipo. studio del nostro amico Tobey In qualche modo quando ero Maguire. è stato proprio lui a più giovane mi sono ribellato a spingerci in questa direzione questa educazione all’insegna dell’arte, provando ad immerfacendoci tornare a coltivare la che l’incontrammo Brandon germi nel mondo passione con cui ci confronta- Maxwell ci presentò dicendo: dell’hockey su ghiacvamo da bambini. Lungo la no- “Questi sono i fratelli Haas, cio... ma alla fine ho stra strada abbiamo incontrato sono gemelli” e lei rispose “lutrovato la mia strada molte persone che sono state il cky family!”, con una voce partiproprio nel settore cardine del nostro percorso ar- colarmente sensuale. La trovai da cui fuggivo. Prima tistico: Vincent Gallo, Donatella molto affascinante e divertenvivevo a New York Versace, Tobey Maguire, Sharon te. Questa è stata sicuramenfacendo il musicista Johnston e Mark Lee, Leonardo te l’episodio più emozionante DiCaprio, Terrence Mallick, Lau- nell’ambito del set-design. ra Dern... e la lista potrebbe andare avanti. La serie Hex, con piastrelle di

Vi occupate di set design e oggetti di scena. Qual è stata l’esperienza lavorativa che ricordate con più emozione?

Lavorare con Lady Gaga è stata davvero una esperienza. Ricordo che la prima volta n

bronzo lavorato a mano, parla di sperimentazione e artigianalità. Quanta manifattura c’è nel vostro design? n La manifattura è una parte enorme di come ci esprimiamo. Siamo letteralmente ossessionati dalla sperimentazione e vogliamo spingere i materiali in territori del tutto sconosciuti alla maggior parte delle persone. Gran parte della motivazione in quello che facciamo è la convinzione che possiamo piegare e plasmare la nostra realtà. Se uno riesce a trasformare un materiale per sostenere una sua visione, significa che è altrettanto in grado di cambiare il corso delle cose. Questo concetto in sé è molto intrigante per entrambi, ma non solo. Già l’idea che la realtà in termini astratti possa essere piegata è naturalmente eccitante, ma il fatto che sia possibile passare dall’astratto al concreto lo è ancora di più. Penso che tanti artisti si perdano l’opportunità di catturare molti aspetti espressivi che provengono dalla produzione in proprio del lavoro. Il processo di costruzione in prima persona rivela un sacco di opportunità per esprimere e imparare come si costruiscono le cose.

Simon Siamo arrivati nel mondo dell’arte e del design come costruttori. Ci piace pensare a

noi stessi come degli studiosi dei materiali che stiamo usando, anche se capiamo che fare qualcosa a mano ti può insegnare molto di più sulle forme e sui materiali rispetto a qualsiasi attività di studio. Lavorando con Millefiori, per esempio, siamo entrati uno stato di vera e propria meditazione. L’artigiano deve pensare in piccolo e in grande allo stesso tempo, il tutto mentre si affida all’intuizione per guidare le sue mani. Il pensiero astratto è necessario per visualizzare un pezzo dal suo inizio alla fine in una sola volta, contemporaneamente in piccola e larga scala. Il tutto senza mai lamentarsi per la quantità di sforzi necessaria per ottenerlo. È un processo incredibilmente salutare per qualsiasi persona che lo faccia. La produzione e la progettazione sono la stessa nel nostro studio, una non viene prima dell’altra.


28/ Design 76

Quali sono i vostri riferimenti musicali, letterari e artistici?

S Sono stato influenzato principalmente da pittori come David Hockney, Lucian Freud, Bridget Riley, Philip Guston, da musicisti quali Panda Bear, Avey Tare, Kevin Parker, Britney Spears e dai libri “Metamagical Themas” di Douglas Hofstadter, “Chaos” di James Gleick, “Giovanni’s Room” di James Baldwin, “Hockney by Hockney” di David Hockney e “A Life of Picasso” di John Richardson.

Cool World è la prima personale americana dei fratelli Haas. Il titolo è preso in prestito dall’omonimo film a tecnica mista del 1992 di Ralph Bakshi. In mostra fino al 10 Gennaio 2015 presso la R & Company di New York. r-and-company.com

Design e arte. Qual è il confine? S È una questione alla quale pensiamo spesso. La verità è che non facciamo nulla per definire un limite netto... Non avrebbe senso. Le definizioni di arte e design sono del tutto soggettive e solitamente si concordano di volta in volta tra case d’asta, curatori e un piccolo input dall’artista. Tutto ciò che facciamo, sia un dipinto o una sedia, proviene dallo stesso luogo. Nella nostra pratica non abbiamo assolutamente confini, il che, credo dimostri che sia possibile trovare successo in entrambi i mondi, arte e design, senza darsi delle etichette come uno o l’altro.

La copertina di “Vol. 1” edito da Damiani

Personalmente sono influenzato più che altro dalla musica e dai cartoni animati. Amo Ren & Stimpy, Adventure Time e la maggior parte dei vecchi film Disney. Poi la musica Psych-rock, Rap, Prog Rock, Synth, New Wave e Country... diamine, praticamente amo veramente tutta la musica! Michael Rother, Pink Floyd, Crosby Stills Nash and Young, i Manhattans, Tame Impala, Frank Ocean, Mott The Hoople, l’elenco potrebbe continuare per sempre... n

La vostra cifra stilistica risiede nella felice accoppiata tra padronanza dei materiali più vari - ottone, bronzo, porcellana, pelliccia, resine tecniche e poliuretano. Dove nasce l’ispirazione?

S Ogni materiale si comporta quasi come una persona, ha una vera e propria personalità. Quando s’incontra una persona, si può parlare con lei e guardarla negli occhi per capirla fino in fondo e magari, alla fine, si possono suggerire addirittura delle cose che la spingeranno a prendere determinate decisioni. Io personalmente guardo i materiali

allo stesso modo. Quando ho iniziato a giocare con la ceramica, ad esempio, osservavo come si comportava in circostanze diverse e, una volta capito come reagiva a determinati stimoli, ho provato a vedere cosa potevo fare per ottenere la reazione che desideravo. Ogni materiale che uso viene scelto sulla base delle sue proprietà e le sue intenzioni. Mi piace sbloccare il potenziale di un materiale allo stesso modo in cui un professore riesce a sbloccare il potenziale di uno studente. A quel punto interviene mio fratello, che è in grado di dar vita al materiale applicandogli delle forme del tutto innovative.


A cura di Marco Magalini

29/ Design 76

Alessandro Zambelli Parlando di Italia al mondo. È tra i fondatori di PadiglioneItalia Mantova. Metodo e gusto per la tradizione, misto a quello per l’innovazione; sono le caratteristiche che contraddistinguono il designer Alessandro Zambelli che, fedele alla sua Mantova dove vive e lavora, nel corso di pochi anni dalla specializzazione in Disegno Industriale e Tecnica dei Materiali alla Fondazione Cova di Milano, è riuscito ad affermarsi nel panorama del design internazionale. L’inizio è stato da Agape, storica azienda milanese per la produzione di bagni contemporanei, per avviare subito dopo il suo studio personale. Oggi, a quasi quindici anni dall’inizio dell’attività professionale, conta nel suo portfolio collaborazioni con le aziende più famose: prima fra tutti Seletti, per la quale disegna lampade, accessori per la tavola e arredi, all’insegna di uno spirito quasi artistico nel quale Zambelli riesce a sintetizzare un’anima, capace di raccontare una storia e aprire la mente alla riflessione.

Eitan Bartal OBIETTIVO: STIMOLARE LE interazionI

Cruciale anche il lavoro che svolge per INNESCANDO L’inaspettatO. Diamantini&Domeniconi, espressione di un immaginario italiano al 100%, insieme a un fornito arsenale di progetti Tel Aviv. Bartal opera Gerusalemme (1992), lavora come artianche per Caimi Brevetti, Disaronno, a cavallo fra l’arte e il sta e designer. All’inizio della carriera si .exnovo, Swarovski e molte altre redesign, con progetti che era cimentato in numerose campagne altà con cui afferma la sua visione fanno della provocazio- elettorali nazionali, in qualità di direttodel design: coerente, vagamente ne il loro pane quotidia- re creativo, imparando a dominare alla ironico ma soprattutto portatore no. L’azione è fondamen- perfezione i linguaggi comunicativi deldi un’estetica forte di una fortale: molte delle sue opere la propaganda e il linguaggio dei vari tipi mazione italiana. Ed è proprio al sono arte performativa, di pubblicità. La sua traduzione in arte patrimonio di progetti del Bel con importanti riferimenti è un linguaggio visivo strutturato, effiPaese che Alessandro volge culturali che affermano una cace e preciso. Che a volte schernisce gran parte del suo impegno. chiara visione e una presa di o addirittura annulla se stesso: sembra Ben lontano dall’esaurire la coscienza etica, nazionale ed come se è stato creato per auto-elimisua attività nella progetecologica. Per lui, l’atto perfor- narsi. Bartal fa senza dubbio delle opere tazione, è tra i fondatori mativo è quasi più affascinante sovversive all’interno della società in cui di PadiglioneItalia, il coldell’oggetto stesso. Al centro del vive. Egli crea con materiali deperibili, a lettivo di designer nato suo lavoro c’è infatti l’arena di per- buon mercato, astenendosi dal desidecon l’obiettivo di tracsone durante l’atto d’esame dell’ar- rio di trasformare le sue opere in ‘oggetciare una mappa delle te. Ama, nel suo ambiente, suscitare ti desiderabili’. E, nonostante la sua prospecificità del design (e studiare) le reazioni di chi osserva. vata capacità estetica e tecnica, sceglie italiano • Eitan Bartal è nato a Tel Aviv, dove di lasciare le sue opere nel loro livello vive e lavora oggi. Laureato presso concettuale, sovversivo, senza ricercare l’Accademia di arte e Design “Bezalel” a le lusinghe del pubblico •


Kevin Amato Inaspettato Bronx

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Bronx. Kevin Amato ha selezionato e raccolto per la prima volta le 76 sue fotografie in un libro che ha chiamato Cozy ovvero “accogliente”; sensazione che Kevin percepisce e trasmettere nelle sue fotografie scattate ai personaggi che popolano il suo quartiere, il Bronx . Il libro Il fotografo Kevin Amato è in tiratura limitata di 500 copie e dalle sue pagine emerge tutto il da oltre DIECI anni fotografa suo interesse per la cultura street, i viaggi, l’intimità e le emozioni. In concomitanza al lancio di Cozy Kevin ha creato una capsule collection amici, amanti e personaggi fatta di coperte, boxer, magliette e felpe, connessa al titolo del libro, di strada in maniera con la collaborazione di alcuni suoi amici quali: Ambush di Cassette Playa, Off-White, Mykki Blanco e Shayne Oliver di Hood by Air. Una spontanea e personale. limited edition da non lasciarsi scappare, sia che si tratti del libro o della capsule ìCome mai hai scelto proprio la parola Cozy come titolo? collection, di questo artista di è una parola accogliente, è comoda, è confortevole, è sinonimo di betalento destinato a diventare nessere e ti porta a fregartene di tutto e di tutti. Cozy duella anche col un grande della fotografia significato che esiste per me tra la vita reale e quella “alla moda” in contemporanea. quanto spesso mi trovo in questo crocevia.

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Cozy è una selezione d’immagini che hai scattato negli ultimi dieci anni. Come le hai scelte? Avevo cominciato ad archiviare queste immagini da tanto, le archiviavo in scatole di sigari e di scarpe da ginnastica. Poi le ho distese a terra, scegliendole nello stesso stile “cheap” con cui si fanno gli album di famiglia. Il sistema di archiviazione è stato molto intimo tanto quanto scattare ogni singola foto. La narrazione è emersa da sola in un processo molto lento e organico.

Hai creato una capsule collection, com è stato il tuo approccio con il mondo della moda?

Io non sono una persona molto alla moda. Io fotto con H&M. La moda, per me, è un dialogo culturale, un mezzo di espressione. Le immagini del libro sono state scattate nel Bronx, mi racconti com’è la tua esperienza di vita nel quartiere?

Sono cresciuto a Long Island, un sobborgo della classe media lavoratrice a circa venti miglia da Manhattan. Mi sono spostato nel Bronx da adolescente ovvero in quel momento della vita in cui ciascuno cerca di capire chi è e cosa vuole fare da grande. Il Bronx per me era come un incontaminato paesaggio disinibito, ricco di personaggi, leale, quasi territoriale con la famiglia e la comunità. I giovani erano la maggioranza. Così capii come doveva essere il mio lavoro: leale, senza tempo e onesto. La vera sfida era farlo sembrare vulnerabile, rimuovendo anni di cliché hip-hop - forzati memori del Bronx del passato dominato dai maschi alfa, e lavando via lo stigma della povertà e delle bande violente. Ero determinato a tirare fuori il diamante dalla pietra grezza. Ho sempre amato la profondità e l’onestà di alcune tue immagini, è come se avessi aperto una finestra sulla tua vita. Hai mai avuto paura di mostrare questo tuo lato privato?

Sì per molti anni. È personale. Un editore francese una volta l’ha chiamato tabù. Forse perché a volte i miei soggetti hanno poco a che fare con chi solitamente è rappresentato nell’arte e nella moda, poi però mi rendo conto che ognuno vede le immagini in modo diverso. Alcuni parlano di omoerotica, altri di hip-hop e street culture. Questo è quello che faccio.

C’è una foto che preferisci per qualche motivo?

La foto del ragazzo che sta con le braccia aperte e sollevate in aria con una serie di airstream, (la tipica roulotte argentata americana n.d.r.), dietro di lui. Sfogliare le pagine di Cozy provoca in te un impeto di ricordi ed emozioni?

Ogni fotografo te lo dirà, essere in grado di avere un riferimento visivo dei momenti peggiori della propria vita è abbastanza terribile. È sicuramente una corsa di ricordi. Mi piacciono la fiducia e l’approccio intimo che comunicano le tue imRitornando alla foto che ti magini, come raggiungi questo livello? ho menzionato prima, quella La fiducia e la lealtà sono l’accesso che ti sei guadagnato nella vita degli airstreams, quando l’ho delle persone. Alcuni si concedono subito, con altri ci possono volere scattata ero con Jimmy, il mio dei mesi. Si tratta di costruire relazioni, sfidando zone di comfort, senza ragazzo, e mia sorella Lisa. spingerle ne scioccarle. Io non sono un fan del dover per forza sconAbbiamo trovato quel luogo volgere è solo un espediente. per caso guidando sulla I-4 verso Disneyland. Mia sorella, che ci ha lasciato proprio il giorno del lancio di questo libro, virò su tre corsie per farmi scattare quella foto. Fu lei a notare quegli airstreams che spuntavano dal terreno. Il libro l’ho dedicato a lei. Che cosa vorresti trovare sotto l’albero di Natale? Intervista di Alex Vaccani Immagini Courtesy of Casa de Costa, NYC

Oh Dio, io amo il Natale! Non sono per niente religioso, non m’interessa ricevere regali, ma ho una specie di ossessione con il consumismo natalizio. Soprattutto in America. Se la mia calza non è riempita con caramelle, gift card, souvenir e articoli da toeletta, mia mamma mi sente!


34/ Musica 76

A cura di Marco Cresci

Desire, il nuovo singolo, è la perfetta combinazione tra pop e dance con il suo ritmo 90’s, me ne parli? Desire è nata in modo spontaneo e veloce, l’intento era quello di scrivere una canzone contorta come la dinamica che tiene unite le relazioni tra le persone; il testo è volutamente forte e il ritmo lo sostiene.

Londra > Giovani, carini e fanno ballare Olly Alexander classe 1990 è un giovane attore inglese; ha recitato in alcuni episodi della serie Skins, nel lungometraggio Posh uscito quest’anno ed è stato il protagonista del progetto audiovisivo God Help the Girl diretto da Stuart Murdoch dei Belle and Sebastian. Oggi Olly è il frontman della band Years & Years messa sotto contratto dalla Kitsuné, un progetto che sta catturando molta attenzione per il suo mescolare dance e pop in modo fresco e inusuale che farà discutere nei mesi a venire.

New York > Ar- partì da Brooklyn tisti rivoluzio- per mano del dj Larnari “Looks Good, ry Tee e si basava Feels Good, Sounds Good Too!” chi non si ricorda il claim di Emerge canzone dei newyorkesi Fischerspooner e simbolo degli anni 2000? Il fenomeno si chiamava electroclash,

sullo stesso concetto che animava le classifiche degli anni ‘80: poca sostanza e tanta immagine. I Fischerspooner sono dei performers, i loro live erano veri spettacoli in cui la msui-

ca passava in secondo piano lasciando spazio alla teatralità. Hanno cominciato la loro avventura a New York esibendosi da Sturbucks fino ad arrivare a firmare il contratto più costoso nella storia della dance con l’etichetta inglese Ministry Of Sound. New Truth edito da Damiani, è un volume fotografico ricco di testimonianze, che racconta l’ascesa di questa band rivoluzionarla, seguendola dai suoi esordi underground, al primo acclamato album #1.

Seattle L’America vista da Dave

“Ogni città ha il suo suono, ogni suono ha la sua storia” , parole di Dave Grohl, la mente dietro all’ambizioso progetto dei Foo Fighters Sonic Highways, un album: otto brani che attingono al tessuto culturale e musicale delle città in cui è stato registrato, Austin, Chicago, Los Angeles, Nashville, New Orleans, New York, Seattle e Washington. Ma anche un documentario in otto puntate prodotto dalla HBO e diretto dallo stesso Dave Grohl, che ha documenta il viaggio attraverso le 8 capitali della musica mondiale. La serie è in onda anche in Italia da mercoledì 12 novembre su Sky Arte HD alle 21.45 • Venezuela Inquietudini digitali Alejandro Ghersi conosciuto come Arca è un produttore venezuelano con base a Londra, responsabile delle sonorità di FKA Twigs e di Yeezus, l’ultimo album di Kanye West. Il suo percorso sperimentale fatto di suoni digitali distorti e immagini disturbanti gli ha portato la definizione di nuovo Aphex Twin. Al momento è al lavoro con Bjork per il suo nuovo album che vedrà la luce nel 2015, ma basta guardare uno dei suoi video - è anche regista per capire l’ovvia affinità con la cantante Islandese •

La stampa tende a categorizzare la vostra musica come dance ma credo ci siano molte più sfumature in essa, qual è il vostro punto di vista? Prendiamo ispirazione da qualsiasi cosa, amiamo la musica dance perché siamo ossessionati dai beat e ci piace far muovere la gente. Teniamo la mentre aperta su tutto, non precludiamo nulla anzi lasciamo che sia ciò che ci ispira a guidare la canzone credo che questo ci permetta una certa varietà di stile.

Olly, credi che la tua esperienza come attore ti abbian aiutato a sentirti a proprio agio sul palco? Pensi che reciterai ancora in futuro o la musica è la tua priorità? Credo sia stato utile ma all’inizio ho avuto grandi difficoltà ad vestire i panni del frontman, ero terrorizzato all’idea di non avere un copione da seguire. Ora sono più rilassato ma sto ancora imparando cercando di mettermi alla prova il più possibile sul palco. Credo che un giorno tornerò sicuramente alla recitazione ma per ora sono focalizzato al 100% sulla band. I vostri artwork sono molto belli e particolari, sembrano dei quadri di pop art creati sotto l’effetto di una droga chimica, di chi sono? è un artista giovane e brillante che si chiama John Chae, è bravissimo! è stata una fortuna incontrarlo perché la sua arte è la rappresentazione visiva perfetta della nostra musica. Chi era appeso al muro della tua cameretta quando eri un teenager? Jeff Buckley!

Edinburgo > Se il futuro è un buco nero Hanno sorpreso tutti spazzando via la concorrenza ai Mercury Music Prize 2014, nessuno booker aveva scommesso su di loro, era quasi scontato che l’ambito premio finisse tra le mani della bella FKA Twigs, ma così non è stato ed il riconoscimento come miglior disco dell’anno è andato agli Young Fathers. Sono di tre giovani scozzesi le menti che hanno creato Dead il loro album di debutto che unisce in modo ambizioso hip-hop, grimes e beat afro a testi cupi che anno a che vedere poco o nulla con speranza e aspettative tipiche di un adolescente; qui il futuro è tetro, offuscato e senza speranza.

Ortisei La seconda giovinezza di nonno Giorgio I Daft Punk hanno fatto sicuramente bene a Giorgio Moroder - e viceversa - il padre dell’Italo disco a seguito di questa esperienza e di un tour mondiale ha deciso di sorprendere tutti pubblicando un nuovo album dall’ironico titolo: 74 is the new 24. Ospiti nel disco le voci di Britney Spears, Charli XCX e Sia ma per ascoltarle dovremo aspettare la primavera del 2015. “Alla musica dance non interessa dove vivi, che amici hai o quanti soldi fai; tanto meno sei hai 74 anni o 24!” parole di Moroder • Nuova Zelanda Lorde chiama, la musica risponde Come risaputo da mesi è stata affidata a Lorde la colonna sonora del nuovo capitolo di Hunger Games - Il canto della rivolta pt.1, la giovane neozelandese oltre ad aver composto il tema del film, la suggestiva e crepuscolare Yellow Flicker Beat, è presente su disco anche con la cover di Ladder Song dei Bright Eyes. Lorde ha chiamato a raccolta le voci che più ammira del panorama musicale: Stromae, Cvurches, Diplo con Ariana Grande, Charli XCX con Simon Le Bon, Bat for Lahes e Grace Jones. Un progetto interessante e riuscito, che mette ulteriore luce sul talento innato di Lorde •


Intervista di Francesco Mascolo

Bray, Irlanda Il cantautore irlandese è finito da un giorno all’altro sotto i riflettori di tutto il mondo grazie all’esplosivo singolo Take Me To Church, accompagnato dal discusso video diventato virale, che l’ha portato in studio per registrare il suo debutto omonimo: un disco dal successo incredibile, in patria ed oltreoceano, che approderà anche in Italia a gennaio. Hozier, in occasione della sua partecipazione come ospite ad X Factor, ci racconta il suo universo musicale tra religione, poeti, letterati, sesso e la lotta alle discriminazioni a suon di gospel e blues. Take Me To Church: per la prima volta in Italia all’interno di X Factor, che stasera si occupa di tolleranza e discriminazioni: cosa ti ha spinto a girare un videoclip che tratta di omofobia? Al tempo stavo seguendo quanto succedeva in Russia con le sue terribili leggi sulla propaganda anti gay, che hanno portato a casi di tortura ai danni di persone LGBT, filmati e caricati online. Sentivo il bisogno di fare qualcosa. L’essenza di Take Me To Church esprime la frustrazione verso un’organizzazione che insegna a vergognarsi di se stessi, della propria sessualità, e impone chi e come amare. Questo, dal mio punto di vista, mina l’essere umano e mi ha spinto a girare quel video: non volevo occuparmi propriamente di un’organizzazione religiosa, e i fatti in Russia potevano in qualche modo avvicinarsi alla questione. Nella tua musica ci sono diversi riferimenti al contesto religioso, nonché un amore per la musica gospel: qual è il tuo rapporto con la religione?

Non ho un grande rapporto con la religione, certo, crescendo ho esplorato diversi aspetti della fede. Take Me To Church, così come la mia musica, non è anti religiosa o miscredente: ci sono dei riferimenti iconografici, alcuni provengono dalla musica gospel, come il paradiso e l’inferno, altri dal blues, dove il diavolo è un personaggio, e poi della morte e altre storie. Poi ovviamente c’è l’ambiente sociale, quello irlandese, dove Dio è nell’aria e quindi anche da non religioso devi comunque fare i conti con queste situazioni.

35/ Musica 76

Hozier è il debutto omonimo del cantautore irlandese che sta stregando il mondo a suon di gospel e blues. E da dove nasce il tuo amore per il blues - che si respira in questo disco?

È la prima cosa di cui mi sono innamorato, mio padre era un musicista blues, un batterista. È sempre stato parte della mia vita, ancora quando non ero in grado di camminare, parlare e nel grembo materno. Poi, da adolescente, c’è stata la folgorazione definitiva: è la musica più vicina al mio cuore e me ne sono innamorato soprattutto ascoltando del delta blues. Tra i brani del disco, Angel of Small Death and the Codeine Scene è una delle mie preferite: ti va di parlarne?

Sì, nel testo ci sono dei riferimenti a Ritratto dell’artista da giovane di James Joyce: «Shaking the wings of their terrible youths», è un passaggio alla fine del libro in cui Stephen, il protagonista, sta lasciando l’Irlanda e descrive in quel modo le persone intorno a lui. È un puro riferimento a quella “liberazione” che poi si riflette nella Small Death che non è altro che l’orgasmo. È anche l’esplorazione della nostra parte peggiore in un abbraccio pacificatorio.

I tuoi testi sono parte fondamentale della tua musica. Le tue più grandi ispirazioni letterarie - o di vita?

I testi sono il cuore della mia musica, anche durante l’ascolto personale è la prima cosa a cui presto attenzione. L’ispirazione arriva ovviamente dalla mia vita, dove tutto inizia, e poi si possono sviluppare e raccontare storie su più livelli. Sono stato influenzato da molti scrittori e poeti irlandesi come Oscar Wilde, W.B. Yeats e Seamus Heaney, ma anche cantautori come Tom Waits e Paul Simon. Sono le mie più grandi influenze, anche visivamente, nel modo di dipingere le immagini con le parole.


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A cura di Marco Cresci

THE ESSENTIAL

GIG LIST • Plaid 29/11 Crash, Bologna

Mac DeMarco 30/11 Circolo Magnolia,

THE FOLK SINGER ALBUM Damien Rice My Favourite Faded Fantasy (Warner)

THE EXPERIMENTAL ALBUM The Drums Encyclopedia (Minor)

Segrate (MI) Boy & Bear

THE FUNNY ALBUM Erlend Øye Legao (Bubbles)

04/12 Circolo Magnolia,

Otto anni di silenzio sono molti ma non a giudicare dalle sonorità che scaturiscono da My Favourite Fantasy per cui il tempo sembra essersi fermato. L’osannato Damien Rice non si evolve e rimane coerente a se stesso pregio o difetto giudicatelo voi ma in ogni traccia di questo disco sembra sempre debba partire da un momento all’altro il ritornello di The Blower’s Daughter; bellissima canzone, ma avete davvero ancora voglia di sentirla?

Finito l’hype degli esordi, i The Drums sono rimasti una band osannata da fan fedeli e addetti ai lavori; ma con il tempo la band di Brooklyn ha acquisito spessore e maturato un suono invidiabile. Encyclopedia abbandona definitivamente le melodie surf e abbraccia un territorio alt-rock più sconnesso e sperimentale, in cui i testi di Jonny Pierce trovano un rifugio ideale. Un album ispirato che non teme le classifiche, conscio del fatto che non vi entrerà mai.

Influenced by: Jeff Buckley, Josè Gonzales. Best songs: My Favourite Faded Fantasy Score: 5

Influenced by: Liars, Christopher Owens. Best songs: I Hope Time Doesn’t Change Him, Kiss Me Again Score: 8

Segrate (MI) 05/12 Covo Club, Bologna 06/12 Circolo degli Artisti, Roma The Game 05/12 Atlantico Live, Roma 06/12 Fabrique, Milano

Gorgon City 06/12 Tunnel, Milano

Sharon Van Etten 06/12 Locomotiv, Bologna 07/12 Circolo

degli Artisti, Roma 08/12 Salumeria della Musica, Milano Tops

Erlend Øye ci apre ancora una volta le porte del suo mondo incantato fatto di perfette melodie pop leggere e semplici e per questo uniche. La metà dei Kings of Convenience continua il suo percorso musicale solista con Legao e per farlo è volato a Reykjavik dove ha lavorato con la band raggae locale Hjálmar. Legao è un album eclettico che spazia dal raggae, al soul, sconfinando nella disco con un allure malinconico ma non triste che incute una serenità che si dipana in tutte le tracce. Influenced by: Paul Simon, Crosby & Nash Best songs: Garota, Whistler. Score: 6 ½

05/12 Ligera, Milano 06/12 Covo, Bologna

East India Youth (nella foto) 12/12 Perugia, Urban Club FUJIYA & MIYAGI 13/12 Covo Club, Bologna

Stromae 15/12 Mediolanum

Forum, Milano 16/12 Palalottomatica, Roma

THE DANCE ALBUM Kele Trick (Lilac)

THE INDIE GOES POP ALBUM Zola Jesus Taiga (Mute)

THE INDEPENDENT HEROES TV On The Radio Seeds (Harvest)

Il cantante dei Bloc Party ama ballare a fare party, lo ha precedentemente dimostrato sia con le incursioni dance della band sfociate nell’anthem Flux, che con il suo primo disco solista The Boxer uscito nel 2010. Anche Trick si muove in pieno territorio dance, l’house di Chicago e le sonorità della Brooklyn anni ‘90 si scontrano con i bassi made in UK dominando un disco creato per essere ballato sul dancefloor. Kele dimostra sia le sue doti nel comporre beat intelligenti che nel saper scrivere testi toccanti che parlano di relazioni.

Dal mondo delle tenebre con cui si è presentata, Zola Jesus ha lentamente percorso la strada verso la luce album dopo album, fino ad arrivare a Taiga in cui si rischia di rimanerne abbagliati, non a caso Taiga significa aurora boreale in russo. I fan della prima ora storceranno sicuramente il naso dinnanzi a tanta positività che si concretizza con melodie pop e dance che privano Zola Jesus della personalità che la contraddistingueva omologandola al panorama da classifica.

I TV On The Radio da Brooklyn sono riusciti nell’ultimo decennio più di chiunque altro, Radiohead compresi, ad incarnare il concetto di musica alternativa contemporanea. La band dello scorbutico ma geniale Dave Sitek, non perde il passo dei tempi nemmeno con il quinto album. Seeds mette ancora una volta in luce l’abilità della band nel comporre melodie intricate in cui elettronica e folk s’intrecciano con un incipit catchy che le tinge di pop. Una formula vincente che non cambia, ma si evolve.

Influenced by: Rihanna, Austra Best songs: Hollow Score: 5

Influenced by: David Bowie, Kraftwerk. Best songs: Lazerray, Happy Idiot. Score: 7

Influenced by: Azari & III, Burial. Best songs: Doubt, Stay the Night Score: 7 ½


MOODBOARD • Urban per Monti Spazio 31

“Sono sempre rimasta affascinata dai colori e dalle mille emozioni che essi possono suscitare. La passionalità del rosso, la solarità dell’arancio, la creatività dei blu, la vitalità e la forza del bianco, il senso di calma e rilassatezza del verde. Così anche l’architettura del negozio segue questo mood con le mensole in plex illuminate da Led colorati per trasmettere energia, contrapposte ad una parete verde per infondere tranquillità alle clienti durante la scelta, ed il potere dei muri dipinti di nero all’interno del negozio contemporary. Lo stesso mood segue nelle collezioni, dove al rosso, bianco e nero di Saint Laurent si contrappone il bluette di StellaMc Cartney, il pastello di Gucci e il fuxia giocoso di Fendi”. Queste le parole di Camilla Monti Cesena, titolare di Monti Spazio 31, spazio interattivo dedicato alle collezioni d’abbigliamento, calzature e accessori per la donna giovane, realizzate da stilisti emergenti nazionali e internazionali, inaugurata nel settembre 2010 nel centro di Cesena

Los Angeles. CaleidoPop I Saint Motel sono una band di Los Angeles composta da A/J Jackson (cantante), Aaron Sharp (chitarra), Dak (basso) e Greg Erwin (batteria); i quattro si sono conosciuti in una scuola di cinema in California. La loro musica spazia dal dream-pop all’indie ma è con il pop caleidoscopico di “My Type” che stanno scalando le classifiche di tutto il mondo. Spensieratezza, esuberanza, freschezza, i Saint Motel sono la colonna sonora perfetta per organizzare un party vintage in piscina, sorseggiando un drink a tinte fluo con ombrellino e oliva. www.saintmotel.com Londra. Technicolor Pixel Christian Zuzunaga è un giovane creativo di Barcellona che dopo essersi diplomato al Royal College of Art di Londra fonda “Zuzunaga” non solo design d’arredo, suo punto di partenza, ma anche moda ed accessori quali il porta iPad e MacBook. Comun denominatore dei suoi lavori il colore con cui forma pattern che sembrano pixel giganti che for-

Il colore come un’onda di luce

Valicando le porte di Monti Spazio 31 a Cesena, sarete immersi in un mondo a tinte forti e luci al neon; mood che si esprime sia attraverso l’arredo che nelle nuove collezioni.

mano greche e intrecci, a ricordarci che la tecnologia fa parte del nostro quotidiano. Cuscini, foulard, coperte, tappeti, e una linea menswear che ha debuttato proprio quest’anno; solo materie prime e un pizzico d’ironia. www.zuzunaga.com Roma. Foto a tinte sature Una retrospettiva completa, composta da 130 fotografie, che ripercorrono la carriera di Franco Fontana, uno dei maestri indiscussi della

fotografia italiana contemporanea. Titolare di innumerevoli riconoscimenti e pubblicazioni, con oltre 40 libri fotografici all’attivo e mostre nei musei più importanti del mondo, già dall’inizio degli anni ‘60 Fontana si contraddistingue per il suo stile lineare e geometrico, basato su un utilizzo del colore quasi aggressivo; una scelta decisamente controcorrente per i canoni estetici dell’epoca più affezionati al bianco e nero. Oggi Fontana ha superato gli 80 anni e

Los Angeles, 2001 © Franco Fontana

Puglia, 1987 © Franco Fontana

compare tra i fotografi italiani più apprezzati e quotati sul mercato della fine art internazionale. La mostra “Full Color, Franco Fontana” è allestita a Palazzo Incontro a Roma e resterà aperta sino all’11 gennaio 2015. www.fandangoincontro.it Monti Spazio 31 Via Fantaguzzi, 31 47521 Cesena (FC) T 0547 28425 www.montiboutiques.com


A cura di Silvia Rossi

Los Angeles > Sciacalli sulla Boulevard La cultura del lavoro è cambiata. Ok. La comunicazione e i mezzi d’informazione mutano in continuazione. Ok. È sempre più difficile trovare lavoro, mantenerlo, crescere e realizzare un nuovo business. Dopo questa premessa alquanto scoraggiante ma reale c’è una consolazione: non accade solo in Italia. La storia che racconta Dan Gilroy, sceneggiatore e regista californiano, è ambientata a Los Angeles emette in luce con ferocia le gesta di Lou, che dopo una lunga ricerca di lavoro si ritrova per caso sul luogo di un incidente e ha un’illuminazione: diventare un citizen journalist e correre sui luoghi del-

38/ Cinema 76

le emergenze per riprendere le scene più cruente e vendere il materiale ai network televisivi. Un perfetto sciacallo insomma. Jake Gyllenhaal si cala nel ruolo con inquieta dedizione, folle e preciso al tempo stesso. Non è dato sapere la storia o il passato di Lou, il perché delle sue scelte estreme, eticamente scorrette e senza nessuna moralità. Bellissime le scene girate nelle notti di Los Angeles alla ricerca della tragedia. Forse eccessiva immoralità.

Roma > The show MAS non essere raccontato”. L’uma- di Iaia Forte, diventa la guida e go on Rä di Martino è la vide- nità che normalmente frequen- recita sul montato audio della oartista romana che dopo aver appreso la notizia della chiusura ha deciso di raccontare in un mediometraggio MAS, gli storici grandi magazzini romani di Piazza Vittorio dove chiunque, da costumisti a barboni a grandi star, ha comprato almeno un abito. “Un luogo così reale con tutta questa umanità non può

ta MAS, i commessi, i clienti, i proprietari, viene osservata e si intreccia alle performance recitate dagli attori, alle citazioni, come in un gioco di specchi, per cercare di raccontare un luogo sfruttandone i suoi contrasti. Questo rimando proseguirà anche nel racconto: la padrona di MAS, Chiara Pezone, nelle vesti

proprietaria, con l’utilizzo del VERBATIM, una tecnica mutuata dal teatro. Atmosfera surreali e oniriche e tocchi teatrali e ironici, come quello di Filippo Timi che immerso in una cesta piena di panciere, in una scena cantata, richiama la scenografia di “Giorni Felici” di Beckett. Un progetto interessante e divertente.

Dublino > Giù la maschera, Frank Una commedia anticonformista e pure un po’ bizzarra che celebra le vite ai margini e ti lascia col sorriso stampato e un’insolita tenerezza. Un’occasione imperdibile per ogni aspirante musicista: incontrare la band del proprio cuore nel momento esatto in cui il tastierista tenta di suicidarsi ed essere così ingaggiato per i prossimi concerti. Bizzarro dicevamo. Ancora più bizzarro se la band è formata da geniali e allo stesso tempo sgangherati componenti e capitanata da Frank, il carismatico frontman che indossa in continuazione una grande testa finta di cartapesta. Frank è il titolo del film diretto dal regista irlandese Lenny Abrahamson, è scritto da Jon Ronson e Peter Straughan (La Talpa) ed è basato su un memoir di Ronson. È fiction, ma la storia è ispirata al personaggio di Frank Sidebottom, alter ego del musicista e leggendario comico Chris Sievey. A interpretare Jon, l’aspirante musicista ingaggiato, c’è il giovane attore da tenere d’occhio Domhnall Gleeson che presto scoprirà di non avere quel talento puro che sperava tanto di poter esprimere. Sotto la maschera di Frank c’è Michael Fassbender, lo scoprirete solo alla fine ma apprezzerete per tutto il film i suoi movimenti e il gesticolare. E quella faccia vi sembrerà di vederla comunque.

Québeq Enfant prodige Dopo aver vinto il Premio

della Giuria al Festival di Cannes e aver conquistato la critica internazionale, Mommy uscirà anche nei cinema italiani a dicembre. Diretto dal 25enne Xavier Dolan considerato il giovane genio del cinema d’autore contemporaneo, il film è un raffinato dramma su un ragazzo particolare e il suo amore per la madre. Strazia, riempie il cuore e toglie il respiro •

PARIGI Anni ’20 Woody Allen torna a mettere in

scena la Francia degli anni Venti nel suo nuovo film Magic in the Moonlight, in uscita in Italia il 4 dicembre. È la storia dell’incontro-scontro tra un illusionista razionale e scettico (Colin Firth) e una giovane medium (Emma Stone) che lui ha tutte le intenzioni di smascherare. Sullo sfondo della Riviera francese si svolgono le schermaglie dei due, ma la magia della luna è in agguato •

ROMA Maledetto Natale Dopo Boris il trio Ciarrapico, Torre, Vendruscolo firma una commedia sarcastica ed esilarante che racconta il Natale come il più grande incubo sociale e antropologico. Ogni maledetto Natale è la fotografia satirica e sentimentale di due famiglie formate dagli stessi attori: Corrado e Caterina Guzzanti, Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Francesco Pannofino, Laura Morante. Cafoni contro borghesi e viceversa. Il protagonista è Alessandro Cattelan • HOLLYWOOD Sils Maria Donne e attrici, realtà e finzione. E quindi: com-

petizione femminile. Olivier Assayas in Sils Maria, senza scadere nel banale e nel melodrammatico, racconta andando nel profondo le dinamiche e le psicologie di tre donne. Al centro c’è l’ineccepibile Juliette Binoche che interpreta il ruolo di un’attrice affermata richiamata a reinterpretare la pièce che l’ha resa famosa 20 anni prima. Ma questa volta le toccherà essere la donna matura a capo di un’azienda che si fa sedurre e manipolare da una giovane promessa e non più la giovane promessa. Il confine tra finzione e realtà diventa labile •


Intervista di Silvia Rossi

39/ Cinema 76

NOT THAT KIND OF GUY Norfolk Liam Walpole ha 20 anni e un talento naturale per il cinema. Non gli serve molto perché dalla sua ha un viso che parla per lui. Connotazioni fortemente inglesi e accento tipico di quei paesi dell’Inghilterra a cui non pensiamo mai. Debutta sul grande schermo in The Goob, il film diretto da Guy Myhill presentato alle Giornate degli Autori a Venezia. Il regista inglese da oltre dieci anni insegna e si occupa di cinema, televisione e teatro. Dopo aver diretto numerosi cortometraggi e documentari, con The Goob realizza la sua opera prima. Siamo nel mezzo di un’ondata di caldo nel Fenland, Inghilterra. Goob Taylor ha passato ognuna delle sue sedici estati aiutando la madre a gestire una caffetteria e a occuparsi del raccolto dei campi di zucca. Quando la madre inizia una relazione con il cupo donnaiolo Gene Womack, Goob diventa una presenza scomoda.

The Goob è uno di quei film che ti regala un’analisi delicata e sincera dell’intimità sconosciuta di un ragazzo e di una madre, sullo sfondo di un’inedita cittadina inglese: Norfolk.

Partiamo dalla fine. Quando Goob realizza che l’amore che sua madre ha per quel tipo di uomo, traditore, violento e presuntuoso, è più forte di quello per la famiglia decide di andarsene. Tu avresti fatto lo stesso o avresti lottato per qualcos’altro? Io probabilmente non avrei fatto la stessa, sarei rimasto lì anche solo per osservarla da vicino. E non avresti lottato per farle vedere la verità? Assolutamente si. Pensi che la reazione di Goob sia dovuta al suo carattere e alla sua età? E più in generale cosa pensi di Goob? Credo che Goob intraprenda un percorso di crescita un po’ “forzato” a seguito dell’incidente del fratello. In questo modo lui che ha sempre vissuto sotto l’ala protettiva del fratello si trova libero, libero di poter scegliere e di maturare da solo. Sua madre è sempre impegnata nella farm e tutti portano avanti le loro vite, ma credo che lui avrebbe dovuto avere un po’ più di coraggio nell’imporsi con sua mamma. Questo è il tuo debutto cinematografico, come l’hai vissuto? Sono stato spaventato e nervoso prima di girare il film, dopo sono andato a fondo per capire cosa c’era dietro a ogni movimento e a ogni parola in sceneggiatura. In che modo Guy Mihill ti ha spiegato quello che voleva da Goob? Guy è un ragazzo molto protettivo e disponibile ad ascoltare e a captare gli input di ciascuno. Mi ha spiegato che Goob era un ragazzo tranquillo, senza troppe cose da dire, tant’è che ha

pochissime battute. Forse ha anche cercato di far mettere un po’ di me stesso nel personaggio! Il fatto di avere poche battute ti ha aiutato? Credo che per un attore sia molto più difficile trasmettere i sentimenti senza parlare. Si è vero, però per me c’è stato molto dialogo prima di entrare in scena e questo mi ha aiutato molto. Come ti hanno trovato? Stavo camminando per strada a Norfolk, la città in cui vivo, stavo smanettando con il mio nuovo cellulare cercando di capire come funzionasse e mi sono scontrato con la responsabile casting. Si è bloccata e mi ha spiegato cosa stava facendo Guy con The Goob e mi ha chiesto se ero interessato a un’audizione.

Il cinema era una tua ambizione? Da quando ho lasciato la scuola ho avuto un paio di lavoretti, ma se devo essere sincero non ho avuto una grande formazione a scuola e non ho mai avuto chissà quali qualifiche o aspirazioni, quindi non avevo proprio idea di come la mia vita sarebbe andata. Ho cercato subito un lavoro da fare, quello era il mio obbiettivo. Conoscevi gli altri attori del cast? Sienna Guillory (Resident Evil) e Sean Harris (Prometheus) sono molto famosi… Conoscevo Sienna per via di Resident Evil, sapevo che aveva fatto Love Actually ma non l’ho visto… robe da donne! Ma non avevo mai visto niente di Sean Harris. In realtà m’importava poco quell’aspetto, anche perché prima di girare The Goob sono stato a lungo da solo con me stesso a guardare un sacco di film, soprattutto horror!



Ph. Matteo Catena

in bianco

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A cura di Marco Magalini

42/ In Bianco. Speciale Neve 76

Milano > Confort in bianco e nero Pronti per la discesa? Design, comfort ed innovazione ad alta quota. Momodesign punta tutto su un’unica montatura nei due colori, bianco e nero, dotata di sistema OTG per poter indossare i goggle comodamente anche con gli occhiali da vista. Il dettaglio è tutto (e chi fa snowboard lo sa bene): morbida spugna confortevole e anti-sudore, doppia lente antiappanaggio e lenti in tre varianti intercambiabili tra loro con tecnologia ‘light translation’ per tenere sempre sotto controllo la luce e quindi massimizzare le esperienze sciistiche e di snowboarding. Alla base di ogni lente NXT c’è il materiale Trivex, un polimero di ultima generazione di derivazione chi-

mica originariamente sviluppato in USA per applicazioni in campo militare. Sorprendentemente leggero ma incredibilmente resistente, questo materiale è il perfetto equilibrio tra le performance fisiche e visive perché offre un’incredibile durata, protezione, insieme ad una sorprendente nitidezza visiva.

Vicenza > Outerwear Contemporaneo Con un inverno alle

Milano > Dettagli da scoprire Cultura della ricerca, sperimentazione e funzione d’uso, sono le matrici che da sempre definiscono Stone Island; marchio di abbigliamento informale, nato nel 1982, destinato a diventare simbolo della ricerca estrema su fibre e tessuti, applicata a un design innovativo. È proprio attraverso lo studio della forma e la “manipolazione” della materia, che Stone Island trova un linguaggio proprio, dimostrando a ogni nuova stagione fino a che punto ci si può spingere nel mondo dell’abbigliamento. La forza di Stone Island si basa anche sulla capacità unica di intervenire sul capo finito, attraverso le continue sperimentazioni di tintura e di trattamenti realizzati nel laboratorio del colore di Sportswear Company. Un reparto in grado di coniugare tecnologia avanzata, esperienza e capacità umana, che negli anni ha messo a punto più di 60.000 ricette di tinture diverse. Per un inverno in città, come del resto anche sulla neve, il vero must have è il cardigan a coste 558A8, in catenella di lana morbida. Molti i dettagli ‘nascosti’ come le tasche a filo o polsi e fondo a costine. Ma il vero plus è l’interno staccabile a manica lunga in nylon, leggermente imbottito e collo in montone, trattenuto al capo esterno tramite l’iconica allacciatura Stone Island.

Modena Classici istantanei Goose Feel Abbandonata la sua funzione originaria di capo sportivo antifreddo, il piumino entra di diritto fra i key-item del guardaroba. Goose Feel propone una gamma di articoli imbottiti in vera piuma dal design aggiornato, dai dettagli ben studiati e dai materiali attentamente selezionati. Protagonista di ogni modello è la leggerezza, solo pochi grammi che garantiscono un feeling speciale con chi lo indossa, raccontato nel claim I Feel Light. In vendita esclusivamente online su goosefeel.it • Francia The Vuarnet Technology

Altissima qualità ottica, protezione solare, design e confort visivo. Lo storico marchio francese di eyewear fondato nel 1957, sviluppa una collezione con una tecnologia esclusiva che permette di bloccare il riverbero ed elimina l’abbagliamento tipico delle superfici nevose. La doppia schermatura sferica in policarbonato impedisce la formazione di condensa all’interno della maschera, mentre il trattamento idrofobico esterno garantisce la visione con qualsiasi condizione atmosferica. I bordi sono in poliuretano a tre strati, traspirante e confortevole da indossare •

porte che si preannuncia particolarmente rigido, Museum renderà il compito di proteggersi dalle inclemenze della natura più facile. La nuova collezione uomo/donna AI 14/15 ha le performance richieste dal popolo della montagna - o dalle uniformi militari e civili - e le trasporta nel look quotidiano. Giacche calde e sportive, tra cui il bomber (un must-have della stagione) e l’intramontabile parka con il collo bordato in pelliccia, che Museum reinterpreta all’italiana: in cachemire con una laminatura a renderlo impermeabile. All’interno della collezione si distinguono tre temi che caratterizzano il marchio: Antartica, il pezzo cult dallo stile sportivo e ideale in ogni occasione; Fiumi e Foreste, una linea pensata principalmente per chi ama la vita all’aria aperta, e Ground Field, giacche versatili che si ispirano alle uniformi militari. A legare il tutto, imbottiture in piuma d’oca e un design deciso e forte per una versione high fashion performante dell’outdoor americano.

Italia Piume esotiche Un total-look, vero e proprio. Il cappello rimane sempre protagonista, ma a questo si abbinano altri accessori e capi d’abbigliamento: guanti, sciarpe, abiti, maglioni, gonne, pantaloni e cappotti. Tutto rigorosamente in maglia. Tema principale della collezione di Tak.Ori (nella foto a sinistra) è l’etnico/ floreale ispirato agli ornamenti dei costumi popolari: molto colorati e dalle forme opulente, incontrano perfettamente lo spirito del brand. La stampa pied de poule, tipica della Scozia del 1800, è proposta in maniera scherzosa e vede l’accostamento inusuale di colori, forti o pastello, e di pattern leopardo, a righe e floreali • Boston Contemporary sportswear

Partendo dai suoi capi iconici, il parka e i giubbotti per la polizia americana e dall’esperienza decennale nel mondo dei piumini, Blauer propone una collezione contemporanea, ma ben radicata nella tradizione dell’American sportswear. Il Nylon Taslan, tessuto di base per le forniture poliziesche, viene sviluppato in una gamma di giacconi e parka in tutte le lunghezze; tutte rigorosamente imbottite in piuma 90/10, con cappucci e colli arricchiti da inserti in pelliccia e da dettagli tecnici come la zip laterale e le fodere staccabili •


43/ In Bianco Spazi Urbani 76

Testo Jean Marc Mangiameli

Norvegia On The Road (e mozzafiato)

LA BELLEZZA DEI PAESAGGI SCANDINAVI, TRA FIORDI VERDI, MONTAGNE, CASCATE E LE ARCHITETTURE INTELLIGENTI DELL’UOMO, CHE QUI SEMBRANO CONVIVERE IN PERFETTA ARMONIA CON LA NATURA.

© Hatje Cantz Verlag, 2014

Il lavoro più bello del mondo? È quello di Ken Schluchtmann, il fotografo che ha viaggiato per oltre 20.000 km tra i fiordi scandinavi per ritrarre le immense bellezze paesaggistiche (e non solo). Il suo lavoro indaga sul rapporto tra architettura e natura, un argomento di grande attualità in quel della Norvegia dove, si sa, sono bravi a tenersi alla larga dagli scempi architettonici. Una narrazione per immagini della politica illuminata del governo locale che, dal 1993 in poi, ha dato il via a importanti lavori per la valorizzazione delle strade pubbliche di rilevanza turistica. Importanti architetti (e artisti) sono stati ingaggiati al fine di progettare opere che esaltassero l’esperienza on the road del viaggiatore. Si scopre così che avventurarsi per la Norvegia in autostrada non è noioso; punti panoramici, aree di sosta e monumenti contemplativi costellano con gentilezza un percorso da nord a sud del paese, senza impattare negativamente sul paesaggio, anzi. Tra gli scatti di Schluchtmann trovano spazio la monolitica stazione di osservazione del Dovre National Park disegnata dallo studio Snøhetta (rinomato per le sue architetture sostenibili, integrate perfettamente con l’ambiente), le terrazze vertiginose di Trollstigen (a cura di Reiulf Ramstad) che, affacciate sullo strapiombo, offrono una vista mozzafiato su montagne, cascate e valli verdi e, non ultimo, il suggestivo monumento di commemorazione alle vittime della caccia alle streghe realizzato da Peter Zumthor e Louise Bourgeois; l’ultimo grande lavoro dell’artista franco-americana. Classe 1970, berlinese, Schluchtmann è un fotografo di fama mondiale celebre per le sue immagini nette e definite, ottenute senza l’uso di luci artificiali; premiato come miglior fotografo d’architettura (per due anni consecutivi) al World Architectural Festival di Singapore, oggi è tra i professionisti più ricercati del settore. In contemporanea alla pubbli-

cazione del libro “Architecture and Landscape in Norway” l’autore è attualmente anche in mostra al ZeitHaus Musem, il museo dell’automobile di Wolfsburg, in Germania, con “National Routes of Norway”, una serie di fotografie mai esposte prima d’ora, - ma incluse nel libro “Architecture and Landscape in Norway”, da poco uscito ed edito da Hatje Cantz - fino al 9 gennaio.


Testo di Silvia Rossi

44/ In Bianco Cinema 76

LA POETICA DELLO SCI Sciatori nudi o illuminati da luci fluo che scendono i pendii più impervii. Vi raccontiamo Valhalla e Afterglow, due film al limite.

Sono registi, avventurieri, sognatori e artisti. Da notti solitarie a 6000 metri passando per barbecue nel giardino dietro casa, cercano di catturare l’indescrivibile, il surreale e i momenti che stanno in mezzo e che trasmettono l’elettricità lungo le loro spine dorsali fino a raggiungere il loro sorriso. Sono attratti dall’emozione di un sfida e dalla bellezza di accarezzare la luce e l’ombra in una pellicola. Chi parla è il collettivo della Sweetgrass production specializzato in film-documento e cortometraggi dedicati allo sci, snowboard e tutte le discipline sulla neve. Non si tratta solo di testimonianze di prestazioni sportive al limite, loro preferisco raccontare storie che abbiano una poetica unica, seppur apparentemente assurda. Come è successo per Valhalla, il film dove uomini e donne nudi affrontano i pendii più impervi su sci e snowboard. La pellicola racconta la ricerca della libertà e della giovinezza di un uomo, attraverso i boschi e la passione per lo sci. “L’assenza di peso della gioventù: ogni respiro irradia opportunità e speranza”. L’obiettivo qui è quello di riscoprire le sensazioni provate da un bambino la prima volta sulla neve. Ricordarsi della purezza dei sentimenti senza filtri, togliendosi tutte le maschere. Ritrovandosi, appunto, nudi. Ma cosa è successo dopo quella gioia semplice? Dove troviamo la libertà che il tempo e la saggezza hanno portato via? “Con la speranza che sulle ali dei nostri film possano nascere bambini ed essere deposti dittatori, si possa sentire una risata, versare una lacrime e condividere un sorriso nei letti impolverati di pick up parcheggiati su strade secondarie. Che attraverso la strana alchimia tra estetica, storia e movimento, i nostri film spingano le persone a esplorare il mistero della propria tela”. Dichiara il collettivo. Un altro progetto molto interessante dal punto di vista tecnico è Afterglow. Nel corto, attraverso il potere della luce, i filmmaker regalano un’esperienza fuori dall’ordinario. Sciatori illuminati da luci

fluo scendono i monti innevati dell’Alaska. Dalla profondità delle immagini creative alle tecniche pioneristiche e all’avanguardia, Afterglow risulta uno ski movie tra i più innovativi e cinematogra-

ficamente avanti finora realizzati. Tutto girato di notte con luci a LED realizzate su misura. Altissima ingegneria. Per tutti i dettagli www.sweetgrass-productions.com


45/ In Bianco Profili 76

Danny Davis è uno dei più grandi snowboarder al mondo ed il suo stile ha contribuito a definire l’era moderna dello sport. Michigan Danny Davis ha cominciato la sua storia d’amore con lo snowboard a 9 anni; in breve tempo si è imposto a grandi livelli e nel 2004 diventa Campione del Mondo in quarterpipe. Partecipa alle Olimpiadi di Vancouver 2010 dove arriva terzo dietro Shaun White e Peetu Piiroinen, e si classifica decimo nel superpipe alle olimpiadi invernali di Sochi 2014. Classe 1987, Danny Davis ha un riding che spazia dall’halfpipe, allo slopestyle per arrivare al backcountry, le sue evoluzioni sono sorprendenti e sono numerosi i documentari di genere che lo vedono protagonista. Danny che insegna l’arte dello snowboard e ama progettare tavole, per l’inverno 2015 ha creato una limited edition facendo team con il suo sponsor di lunga data Burton e i leggendari produttori di strumenti musicali Martin Guitar. Danny è volato in Pensilvania nella fabbrica dell’azienda e ha

Jeremy Jones

Giunge al termine la trilogia che testimonia il cammino di uno dei più grandi snowboarder del nostro tempo.

disegnato e realizzato una vera chitarra decorata con intarsi in madreperla che simboleggiano i suoi valori e le sue passioni: la pesca, il campeggio, i suoi Dal Wyoming al Nepal cani, la pace e il suo sponsor di lunga Jeremy Jones è una data, Burton Snowboards. Una volleggenda vivente, nato ta che la chitarra è stata costruita, nel 1975 a Cape Code, il team di progettazione di Burton ha vinto per dieci volte il l’ha fotografata trasformandola titolo di Big Mountain Rinella veste grafica dello snowder rivoluzionato il mondo board Easy Living. La tavola dello sci sia per i sui leggenè stata forgiata in tre diverse dari fuoripista estremi, che shape, ciascuna con caratper la trilogia di documentari teristiche precise mirate ad da lui diretti “Deeper”, “Further” ottenere opzioni multiple e “Higher” uscito lo scorso ottoper qualunque sessiobre. Se il suo primo film del 2010 ne di espressività allera un’ode allo splitboarding ed al mountain. Tre miti per potere fisico umano, il suo sequel una tavola destinata “Further” del 2012 lo portò in cima a diventare un mustalle catene montuose più imperhave della stagione vie del globo facendogli conquistare invernale 2015 • una nomination come National Geographic Adventurer of the Year 2013. Jones è anche fondatore del progetto no-profit “Protect Our Winter” lanciato

nel 2007, che lavora per ridurre gli effetti del cambiamento climatico globale e che ha ottenuto la menzione speciale dal Presidente Barack Obama ai Champions of Change 2013. Per “Higher”, capitolo finale della trilogia, Jones si è spinto ancora una volta oltre i limiti della sopravvivenza nel selvaggio deserto invernale, radunando amici sia di vecchia che nuovi, a cui passare il testimone di fuoriclasse della montagna. Il suo equipaggio per il film comprende tra gli altri Bryan Iguchi, Luca Pandolfi e Ryland Bell; insieme ad essi Jeremy lascia le tracce sui playground di Jackson Hole, territorio confinante con il suo paese d’origine Cape Code; segna la storia discendendo per la prima volta l’Alaska Range Orientale e l’Himalaya del Nepal, dove la posta in gioco è stata alta quanto le cime stesse. Jones dal 2009 è titolare della Jones Snowboard specializzata in tavole per fuoripista e grandi imprese •


46/ In Bianco Tra le Pagine 76

Due dei migliori snowpark Europei si trovano proprio in Italia, nuove mete per appassionati e dilettanti dello snowboard e non solo

denti se amate kickers, jibbing e discese di ogni genere. Anche il parco di Bardonecchia offre diversi tipi di esperienze: il red Park è l’area dedicata agli snowboarder di alto/medio livello, il Blue Park per chi si senta ancora insicuro e il Burton Progression Park per i bambini e i principianti dello snowboard.

Surfare... sulla neve

bardonecchiaski.com.

Snowpark Mottolino

Valle d’Aosta

Alpe di Siusi Snowpark L’Alpe di Siusi Snowpark è ufficialmente il miglior snowpark d’Italia. Agli Skipass Awards 2014, l’Alpe di Siusi Snowpark si è aggiudicato il primo posto, trionfando come il Best Park, Best Jib Line e Best Pro Line di tutta Italia. Il parco è lungo 1.500 metri e si suddivide in due aree in prossimità della pista Laurino. Lo Snowpark Alpe di Siusi offre all’incirca 70 ostacoli: Boxes, Jumps, Walls, Steps, Quarter e Rails sono delle vere e proprie sfide per ogni snowboarder

e freestyler. Qui potrete dedicarvi alle vostre evoluzioni accanto a rider professionisti che scelgono questo parco per la qualità della manutenzione e per i suoi percorsi adrenalinici; oltre che per lo spettacolare paesaggio montano. I più temerari potranno provare un Halfpipe lungo 120 metri. snowparkseiseralm.com Livigno, Lombardia

Snowpark Mottolino Il più grande snowpark d’Italia si trova a Livigno; oltre ad essere il migliore e più attrezzato figura anche tra i

Slash Atv

A CIASCUNO IL SUO SNOWBOARD Mix perfetto di design e innovazione, ecco le tavole da non perdere per la stagione invernale 14/15

Twin direzionale con un full camber tradizionale, controllo preciso, curve reattive e colore pop. Lo shape speciale riduce il peso in punta e coda, per far slittare meno il peso e rimanere più a lungo in conduzione.

primi in Europa. Se amate la tavola da snowboard, Livigno è la destinazione adatta a voi sia che siate esperti o dilettanti; in quanto nel parco ci sono quattro aree suddivise per livello di bravura. Inoltre nella Jibbing area troverete rails, scalinate, bank, box e wall. Lo snowpark si trova nei pressi del Rifugio M’Eating Point Mottolino, servito dall’impianto Trepalle, prevede un impianto di innevamento artificiale dedicato. Questa location ha ospitato il World Rockie Fest, i Burton European Open e il River Jump. www.mottolino.com

Lib Tech Travis Rice

Per lo snowboarder Travis Rice questa è la tavola migliore del pianeta. Sarà perché grazie alla HP Technology garantisce forza e leggerezza. Costruita nella Jackson Hole, offre un grip di lamina surreale e controllo in qualsiasi tipo di situazione.

Ride Rapture

Bardonecchia, Piemonte

Bardonecchia Ski Si trova nell’alta Val di Susa, il Bardonecchia Sky che offre un’ampia scelta a tutti gli appassionati di snowboard, qui troverte pane per i vostri

Tutta la qualità delle tavole Ride concentrata in una tavola; l’esclusivo LowRize™ shape, i fianchi in Ptex e l’anima in Foundation Tuned™ sono stati studiati appositamente per le ragazze che non vogliono scendere a compromessi.

alpe di siusi snowpark

Alpe di Siusi, Alto Adige

Indian Snowpark - Cervinia L’Indianpark nasce nel 2003 nel comprensorio BreuilCervinia in località Fornet; nel 2013, per commemorare i 10 anni di attività, il parco viene spostato a 2.678mt lungo le piste comodamente servite dalle seggiovie Pancheron e Plan Maison. Con la nuova ubicazione, l’Indianpark diventa uno degli snowpark più lunghi d’Italia, sviluppandosi per oltre 1 chilometro e 200 metri, confermandosi uno dei park più imponenti di tutto l’arco alpino. Ad una zona alta, all’interno della quale sono presenti tre table con 2 kicker appaiati ciascuno, si congiunge una zona più bassa, dedicata prevalentemente al jibbing, grazie alla presenza di oltre 11 strutture tra rail, box e strutture in neve, a cui sono affiancati 3 funbox con kicker da 5 metri circa ed un table finale con appaiati due kicker da 7 e 12 metri. indianpark.it

Roxy Sugar Banana Fox Questa tavola è in grado di farvi migliorare run dopo run. Rocker e spigoli rialzati garantiscono una buona tenuta degli angoli mentre il sidecut un po’ più profondo permette una semplicissima presa di curva.

Burton Deja Vu Flying V

Questa tavola cavalca qualsiasi cosa si trovi sulla tua strada con una facilità sorprendente. Il profilo rocker della tavola surfa nella powder profonda, mentre il sottile camber sotto i piedi e un autentico design twin aiutano a mantenere il controllo.


Urban per g-shock

Legame Indistruttibile

è quello che lega G-Shock ai suoi fedelissimi estimatori che oggi potranno ammirare l’intera gamma del brand nel primo negozio monomarca italiano, in Corso Como a Milano.

Un nuovo importante passo attende GShock che, dopo aver festeggiato il 30° anniversario, apre il suo primo concept store italiano a Milano in Corso Como, al confine con il nuovo polo della moda: la futuristica Porta Nuova. G-Shock nasce nei laboratori Giapponesi di Casio da una sfida: creare un orologio realmente indistruttibile. Dalla sua creazione ad oggi sono passati trent’anni e l’orologio, diventato un must per gli amanti dello sport estremo, è oggi conosciuto in tutto il mondo per le sue qualità uniche. Per celebrare l’opening del negozio milanese abbiamo intervistato il suo eclettico creatore, l’ingegnere giapponese Kikuo Ibe. Da cosa è nata l’idea di creare un orologio indistruttibile? Un giorno nel mio passato mi trovavo in ufficio quando per sbaglio ruppi un orologio molto importante per me, era il dono che mio padre mi fece il primo giorno di liceo. Ricordo che andò in mille pezzi e che fu proprio in quel momento che amareggiato decisi di progettare un orologio che fosse indistruttibile, anche nel caso venisse trattato con molta violenza.

Hai testato la resistenza dell’orologio in diversi modi curiosi, ce ne parli? Mentre stavo sviluppando il progetto l’ho testato in diversi modi come gettarlo dalla finestra del terzo piano del mio ufficio; con gli anni G-Shock ha superato moltissimi test tra cui essere calpestato con forza o essere investito da un camion. Quale sarà la tua prossima sfida da vincere? Credo che G-Shock sia l’orologio indistruttibile definitivo grazie alla sua “shock resistant technology” ma spesso sogno quello che potrebbe diventare, vorrei trovare il modo di aggiungere un’ulteriore caratteristica alla sua robustezza. Questa sarà la mia futura sfida. G-Shock arriva a Milano con il suo primo monomarca italiano, come ti senti a riguardo? Mi sento onorato ed orgoglioso anche perché Milano è una città in costante fermento dove nascono sempre nuovi trend. Spero che il nostro flagship store possa crescere riuscendo a soddisfare i fan ed i cienti italiani. Per favore, continuate a supportarci!

photo: Unotre.com


Mantova > L’insurrezione della parola Antonio Moresco è un autore dal travagliato percorso letterario, che solo dopo molti anni ha ottenuto l’attenzione da parte dell’editoria. Questa volta fa sentire la sua voce attraverso una raccolta dei suoi taglienti editoriali. Ha pubblicato un libro intitolato Scritti Insurrezionali. Da cosa nasce? Sono gli spiazzanti scritti di apertura di una spiazzante rivista uscita negli ultimi anni e intitolata, leopardianamente, Il primo amore. Una rivista quadrimestrale edita da Effigie Edizioni definita di sconfinamento in cui letteratura e politica si incontrano. Con quale intento nasce? Muovere uno spazio immobilizzato.

48/ Libri 76

Un’immobilità voluta anche da buona parte del giornalismo di oggi. Cosa pensa a riguardo? Del giornalismo di oggi, con le dovute eccezioni, non penso bene: è parte del problema, non della sua soluzione. Secondo lei quanta responsabilità hanno oggi gli scrittori nell’indicare una via d’uscita? In questi anni gli scrittori italiani, molto spesso, si sono appiattiti sul ruolo di descrittori giornalistici della “realtà” - o meglio della sua maschera - o su quello di intrattenitori, buttandosi sul genere che al momento “tira”. O al massimo su quello di abatini letterari, per lo più di derivazione accademica, intenti alle loro piccole carriere separate. Proprio mentre ci

sarebbe bisogno di non appiattirsi sull’esistente e di volare alto. è un panorama misero in cui anche il giornalismo culturale ha una sua grave responsabilità. Lei Moresco afferma:

«Al punto in cui siamo persino una rivoluzione non basterebbe. Perchè pensare quello che abbiamo pensato finora non basta più. Abbiamo bisogno dell’impensato». Dunque, il potere in mano ai filosofi? No, perché i filosofi si muovono dentro uno spazio concettuale delimitato e protetto, perché sono legati più che ogni altro alla concatenazione linguistica, concettuale e di conoscenza che si è instaurata nella nostra specie, fugace abita-

trice di un mondo che, se andiamo avanti così, si sbarazzerà rapidamente di noi. Perché, con la loro antica pretesa di essere i sacerdoti di una autoreferenziale religione che hanno chiamato “verità”, i filosofi sono dentro questo diaframma e sono questo diaframma. Mi descriva l’impensato di cui parla. L’impensato è, se mai, il territorio degli esploratori, degli inventori, degli asimmetrici, degli irregolari, dei disperati, degli inappagati, dei sognatori, dei prefiguratori, dei traslocatori, degli impensatori... Antonio Moresco, Scritti Insurrezionali, Effigie Edizioni, pp.125, € 12.00

Dublino > Omaggio a Joyce Quando Joyce scrisse Du-

Londra > Icona del Contemporaneo La foto di copertina è del fotografo Juergen Teller scattata nell’intimità della casa londinese della Westwood. La fotografia come afferma lei stessa è differente dalla pittura in

cui si ha il pieno controllo del mezzo, ma Teller ha saputo cogliere l’essenza del soggetto ritratto e svelare un’immagine della Westwood fedele al reale. Come nella ritrattistica del passato focus della composizione sono le mani, tra i particolari più difficili da rappresentare perchè da loro dipende la credibilità stessa del soggetto. Infatti Vivienne Westwood afferma: «In this picture I’m

za. Dalle prime incursioni punk, emerse in pieno clima conservatore fino alla consacrazione data dall’intero fashion system. Questa è la prima monografia scritta da lei stessa e Ian Kelly.

V. Westwood e Ian Kelly, Vivienne Westwood really drawn to these wrinkly Picador, pp. 463, € 31.45

old hands. They’re my hands, of course, and yet suddenly they look new and interesting». Due aggettivi questi ultimi che connotano da sempre la sua creatività con una costante: la coeren-

parigi L’ambiguità dell’anima Figura tra

le più discusse del ‘900, Jean Genet è noto per aver dato voce alla dualità dell’animo umano. Autore provocatorio e di rottura tanto da ricevere le attenzione di J.P. Sartre, Genet ha trasposto la sua esperienza di vita nell’arte, fino a rendere impossibile distinguere la realtà dalla finzione letteraria. Notre Dame des fleurs è il suo primo romanzo composto nel 1942, uno scritto in cui emergono ricordi d’infanzia e ambigue creature dei bassifondi in una Parigi anni ‘30 • Jean Genet, Notre Dame Des Fleurs. Il Saggiatore, pp.256, € 15

new york Una fortunata sconfitta

Firmata dall’autorevole voce di Francis Scott Fitzgerald, autore de Il grande Gatsby e Tenera è la notte, idolo di quella che G.Stein definiva “gioventù perduta”, la prima antologia che raccoglie scritti incentrati sullo sport. Quindici racconti, tra cui alcuni inediti, una poesia sul football e un singolare episodio in cui l’autore riconduce l’origine della sua carriera letteraria a una sconfitta sul campo. Il ritratto di una febbrile generazione che rivive attraverso la limpida scrittura di Fitzgerald • F. Scott Fitzgerald, Fuori dai giochi. I racconti della grazia, dell’agonismo, del corpo. 66thand2nd, pp.320, € 20

bliners sotto lo pseudonimo di Stephen Daedalus era il 1914, quindici racconti scritti senza la mediazione di un narratore onnisciente in cui ogni racconto ha diversi punti di vista tanti quanti sono i personaggi che ne danno vita. A distanza di cent’anni dalla sua pubblicazione la casa editrice Minimum Fax pubblica sulla scia del grande classico, un’opera polifonica che raccoglie i migliori scrittori della scena irlandese contemporanea: John Boyne, Sam Coll, Evelyn Conlon, Michèle Forbes, Andrew Fox, Oona Frawley, John Kelly, Eimear McBride, Patrick McCabe, Belinda McKeon, Mary Morrissy, Peter Murphy, Paul Murray, Elske Rahill e Donal Ryan. Autori consacrati dalla critica ed esordienti che rappresentano la nuova Gente di Dublino, 15 voci che attraverso il parallelo con l’opera joyciana offrono al lettore uno sguardo sull’Irlanda contemporanea, all’ombra di quelli che sono i due aspetti centrali dell’opera di Joyce, la paralisi, intesa come paralisi morale e la fuga. Dubliners 100. Quindici voci d’Irlanda, la nuova gente di Dublino. AA. VV. A cura di Thomas Morris. Ed. italiana a cura di Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai Minimum Fax, pp. 240, € 15.00

LOS ANGELES Il Dio di Bukowsky

Una tormentata carriera iniziata nei primi anni ‘30 quando poco più che ventenne si trasferì in California con l’ambizione di diventare uno scrittore. Quella di John Fante è stata un’esistenza consacrata alla scrittura indissolubilmente legata all’arte. I suoi scritti benchè protagonisti di trasposizioni cinematografiche, sono misconosciuti soprattutto in Italia. Le lettere sono tra le testimonianze più interessanti per avvicinarsi ad un autore definito da Bukowsky come “il narratore più maledetto d’America” •

John Fante, Lettere 1932 - 1981. Introduzione di Francesco Durante. Einaudi, pp.454 , € 24

L’AQUILA La ricerca del vero Il regista Giorgio

Diritti de Il vento fa il suo giro (2005), L’uomo che verrà (2009) e Un giorno devi andare (2013) si confronta con un mezzo diverso da quello cinematografico ma complementare: la scrittura. Noi due è il suo esordio letterario con il quale Diritti mette in campo le anomalie del vivere, mettendo a nudo esistenze umane e vicessitudini che normalmente verrebbero taciute dall’ordinaria rappresentazione del quotidiano e con uno sguardo rivolto a evindenziare il vero • Giorgio Diritti, Noi Due. Rizzoli, pp. 288, € 18

Ph. Alessandro Farese

A cura di Diana Barbetta


Urban per dacia

Move to the city In una società sempre più omologata diventa fondamentale distinguersi con qualcosa di diverso e capace di stuzzicare la curiosità e le passioni di ognuno. dacia propone nuovo duster freeway. Dacia Duster Freeway incarna bene questo spirito, una versione esclusiva limitata a soli 100 esemplari numerati per affrontare la giungla urbana. Il SUV compatto dal grande successo è appositamente dedicato a chi vuole vivere il mondo e l’avventura scoprendo sempre nuovi luoghi, nuovi scorci e nuove città. Tutto questo con un look volutamente unico grazie alla texture opaca New York Skyline sulla carrozzeria. E parlando della Grande Mela e di Edizioni Speciali, la mente vola proprio nel cuore di Brooklyn, sulla Fifth Avenue. Al numero 7709 si trova la galleria di Limited Editions of New York, specializzata in memorabilia e altri rari oggetti che fanno la gioia dei collezionisti. Se siete amanti della musica rock, troverete dischi e strumenti autografati dagli artisti più famosi, dai Beatles a Bruce Springsteen, senza dimenticare i Pearl Jam o i Fleetwood Mac. Chi segue invece gli sport americani impazzirà davanti alle litografie e agli oggetti dei campioni di baseball, football, boxe o ancora hockey. Sono accontentati anche i seguaci del primo inquilino della Casa Bianca con una lunga lista di documenti firmati dai Presidenti degli Stati Uniti d’America. D’altronde, chi non vorrebbe un bell’autografo di Eisenhower da esibire con orgoglio nel proprio soggiorno? www.limitededitionsports.com

Continuando a parlare di “Edizioni Limitate” e di New York, possiamo aggiungere anche un pizzico di italianità. D’altronde Dacia Duster è un grosso successo anche nel nostro Paese. Recentemente, il noto Chef Massimo Bottura, tre stelle Michelin, ha creato un hamburger in “limited” - solo 1000 esemplari - per la catena americana Shake Shack. Il panino, chiamato Emilia, è stato venduto lo scorso 13 ottobre in occasione del Columbus Day. Tra gli ingredienti troviamo il ParmigianoReggiano mescolato direttamente alla carne LaFrieda, due rondelle di cotechino, salsa verde e maionese all’aceto balsamico di Modena. New York, una città che stuzzica la curiosità. E pure l’appetito. www.shakeshack.com

E se, alla fine, volete scappare da New York, potete sempre farlo con il “box-set limited edition” di Fuga da New York, il cult movie diretto da John Carpenter con Kurt Russel nei panni di Jena Plissken. Questo prezioso cofanetto racchiude una T-shirt, il poster della lo-

candina, l’eyepatch e i tatuaggi temporanei per assomigliare al protagonista e infine una serie di adesivi prismatici, tipici degli anni 80. Un vero must per i fan della pellicola. Potete trovare questo imperdibile box-set da Fright-Rags. www.fright-rags.com

Ma il gusto della “limited edition” lo possiamo accarezzare anche a bordo di nuovo Dacia Duster Freeway, con il suo equipaggiamento indispensabile per il comfort e per il viaggio dentro e fuori la città. [D.C.M]


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Pagina 51 Moda. In Bellavista. Fotografia Omar Macchiavelli, stile Ivan Bontchev. Dylan indossa felpa Calvin Klein Collection. Nella pagina accanto, felpa New Era e pantaloni in pelle Costume National / 76:


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Bomber con patch e t-shirt DIESEL, pantaloni in pelle da Sous Vintage Shop, bandana stylist’s own. Nella pagina accanto

Maglia AVANT TOI, gilet in pelle vintage da Sous, pantaloni in pelle DIESEL. Stivali MOSCHINO


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Giacca in pelle VIVIENNE WESTWOOD, t-shirt CALVIN KLEIN JEANS, pantaloni in pelle EMPORIO ARMANI. Trainers REEBOK e, in tutto il servizio, calze H&M Nella pagina accanto

Giacca denim LEVI’S, felpa NEW BALANCE, pantaloni vintage, trainers REEBOK


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Felpa e trainers REEBOK, gilet denim vintage da Sous, pantaloni FABIO QUARANTA Nella pagina accanto

T-shirt NEW ERA

Grooming Camilla Romagnoli using Mac Cosmetics Modello Dylan at Why Not, assistente stile Greta Brunelli. Thanks to Sous Vintage Shop, Alzaia Naviglio Pavese, Milano


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Pagina 59 Moda A metĂ strada Fotografia Jay Schoen, stile Alex Vaccani. Marin / 76:

indossa polo

Fred Perry

Nella pagina accanto, polo Colmar, pantaloni Nike, underwear Calvin Klein, calze Lotto, scarpe


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Piumino brooKsfield, giacca umbro underwear calvin klein, pantaloncini nike, calze erreĂ republic, scarpe nike, cappellino stone island. Nella pagina accanto

polo lacoste, pantaloni nike, cappellino adidas, calze erreĂ republic.



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Polo UMBRO, pantaloni erreà republic Nella pagina accanto

Giacca a vento ADIDAS ORIGINALS by NIGO, pantaloni ADIDAS, polo STONE ISLAND, calze erreà REPUBLIC scarpe ASICS


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Maglia UMBRO, pantaloni ADIDAS


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Giacca, pantaloni e polo LACOSTE

Grooming Kiril Vasilev at Green Apple Italia Modello Marin at Independent


Urban per lancia

Profumo di donna

Lancia e le donne, una lunga storia all’insegna della moda e dell’eleganza.

L’

automobile è donna, siamo in molti a pensarlo. E avvicinare l’universo femminile alle automobili Lancia è alquanto facile nell’immaginario collettivo. L’eleganza e la raffinatezza del marchio ha sempre suscitato un fascino particolare sulle donne, sempre molto attente ai particolari come agli accostamenti cromatici che conferiscono stile e personalità. Un vestito, un gioiello, un profumo o, appunto, un’automobile devono avere quel must in più che fa la differenza. La stessa differenza espressa oggi dalla nuova Lancia Ypsilon ELLE, concentrato di glamour ed eleganza che si rivolge a una donna ricercata e raffinata qual è anche la lettrice del noto mensile femminile. Tanti buoni motivi per essere conquistati da questa automobile. Esclusività La nuova Lancia Ypsilon ELLE si distingue per i suoi tre colori dedicati che ne esaltano le linee e ne accentuano la personalità. Il Cipria Glam è variazione morbida e cangiante del rosa, ideata dal centro Stile Lancia in esclusiva per il modello. Può essere abbinato al tetto e al cofano motore Nero Vulcano, creando così una verniciatura bicolore dal forte contrasto. Troviamo infine

il Bianco tristrato Glacé. Tre colori esclusivi che rappresentano al meglio l’alto di gamma del modello e ripropongono in chiave moderna i segni distintivi del marchio. Stile A rendere unica un’automobile sono spesso i particolari che ne evidenziano la forte personalità. D’altronde l’eleganza di una donna sta anche nei dettagli e la nuova Ypsilon Elle sfoggia finiture “dark chrome” su calandra, cornice dei fari antinebbia e maniglie, mentre gli specchietti sono nello stesso colore della carrozzeria. Il tocco finale viene dato dai cerchi in lega da 15”diamantati - o da 16” diamantati color Cipria – e dal logo “ELLE” e il logo “YPSILON” sempre in “dark chrome” e l’esclu-


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Christian Dior

siva grafica a Pied De Poule che spiccano sui montanti. Qualità Il logo del noto magazine femminile è presente anche nell’abitacolo, sui nuovi sedili che abbinano alla pelle Cipria, con cucitura a contrasto, l’esclusiva texture in Alcantara nera per sedute e schienali. Un grande “classico” dell’eleganza contemporanea Lancia che fece il suo debutto nel 1984 sull’ammiraglia Thema e poi presente in tutte e quattro le generazioni di Ypsilon. Alcantara si conferma ancora una volta la scelta ideale per vestire con eleganza ogni tipo di superficie. Con originali finiture Pied de Poule, il raffinato materiale made in Italy regala stile e personalità al lussuoso ambiente interno della Ypsilon ELLE, mentre la tinta cipria va a caratterizzare anche i pannelli porta, la fascia della plancia e i bordi dei sovratappeti. In perfetto abbinamento cromatico, la pelle nera con ribattitura in filo

John Galliano, direttore creativo della maison Dior dal 1995 al 2011, crea un tailleur secondo i dettami sartoriali dell’atelier con un’ispirazione all’Oriente. Modello dalla collezione primavera-estate 2007, Parigi.

Walter Albini, foto abito collezione Misterfox A/I 1973-74. © Archivio Marisa Curti

In apertura Il tailleur “Bar”, con cui Christian Dior ridisegna la donna nel febbraio del 1947: giacca in seta, gonna in lana, 1947. New York, The Metropolitan Museum of Art.

Christian Dior nasce a Granville, in Normandia, il 21 gennaio del 1905, da una facoltosa famiglia alto borghese. La casa di Granville è un luogo incantato, esposta al sole e ai venti, ricca di piante e fiori, con arredi sontuosi in stile Enrico II e Luigi XV, alle pareti le stampe giapponesi di Utamaro e Hokusai. Qui Dior trascorre un’infanzia solitaria, fatta di letture e sogni. Sua madre, donna esile ed elegante, gli trasmette la passione per la natura e per il giardinaggio: con lei progetta un grandioso giardino dell’Eden e studia libri di botanica. Dal 1911 è a Parigi con la famiglia, ma con lo scoppio della guerra i Dior tornano nella quiete di Granville. Dior segue i desideri paterni e studia Scienze politiche, coltivando dentro di sé il sogno di studiare arte. Tornato definitivamente a Parigi, nei ruggenti anni Venti, entra nel circuito degli artisti delle avanguardie. Frequenta il leggendario locale Bœuf sur le Toit, diventa amico di Henri Sauguet, del pittore Christian Bérard, del poeta Max Jacob, dello scrittore René Crevel. Nel 1927 apre una galleria d’arte con un socio, Jacques Bonjean, vivendo appieno la sua passione per ogni tipo di manifestazione ed espressione artistica. Tra il 1929 e il 1931, una serie di lutti familiari e di problemi di salute, aggravati dalla crisi economica mondiale, pone fine alla spensierata giovinezza e getta le basi del suo radioso futuro. La galleria deve chiudere, e grazie alla vendita di un’opera di Raoul Dufy, che anni prima Dior aveva acquistato dal grande couturier Paul Poiret, ricomincia da zero. La sua innegabile abilità nel disegno gli frutta i primi lavori nella moda come illustratore freelance per alcune riviste. I bozzetti pubblicati su “Le Figaro” nel 1937 lo rendono noto nell’ambiente e Piguet lo vuole come disegnatore per una collezione di mezza stagione. È un successo e Dior diventa parte integrante della maison di Piguet, dove inizia a elaborare quel linguaggio che di lì a pochi anni diverrà il paradigma dell’haute couture. Gli anni della guerra sono difficili per l’industria della moda, con il razionamento dei materiali e le minori possibilità economiche della clientela. Dior torna per un periodo dalla famiglia, per poi riprendere il lavoro presso Lucien Lelong, dove collabora con il talentuoso Pierre Balmain. Quest’ultimo apre la sua maison nel 1945 e Dior decide di seguirne l’esempio. Non possiede la tecnica sartoriale, solo quella straordinaria mano nel disegno e un senso innato del colore, delle proporzioni, della bellezza. Ma sa che la confezione, la vestibilità, il dettaglio, la costruzione del capo sono elementi irrinunciabili. Si avvale allora di una serie di eccellenti collaboratori, tra cui un giovane Pierre Cardin, e inaugura nel 1946 la sua maison al leggendario numero 30 di Avenue Montaigne. Il 12 febbraio del 1947 sfila la prima collezione di Dior e il mondo si ferma ammirato. La moda cambia per sempre già alla prima uscita e i giornali esultano di fronte a quello che viene definito “The New Look” da Carmel Snow, caporedattrice di “Harper’s Bazaar”. Questa definizione fa il giro del mondo e crea un fenomeno. Negli anni successivi vengono proposte silhouette con forme sempre nuove: la clessidra e la corolla e poi la linea A, L, H… Tutte studiate nel dettaglio e accessoriate, in un’idea di total look che è una rivoluzione prima di tutto nel sistema produttivo, poiché coinvolge vari rami dell’industria in un’immagine coordinata. Dior è tra i primi a iniziare con successo il mercato delle licenze. Si avvale della collaborazione dei migliori creativi di ogni settore: Vivier per le calzature, Brossin per il disegno di stampe per tessuti, Francis Winter per i gioielli, Renè Gruau per le illustrazioni. L’atelier è il centro nevralgico, il luogo sacro della maison, dove tutto nasce in strettissima collaborazione con première e sarte, modellisti, tagliatori e ricamatori. È il più famoso e acclamato dei couturier francesi, conteso dalle stelle del cinema e dalle nobildonne, imitato e sognato dalle donne comuni. Nel 1957 Christian Dior si spegne precocemente a Montecatini, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo della moda. Gli succede, all’età di 21 anni, il suo giovane pupillo, Yves Saint Laurent, fino al 1960, quando viene sostituito da Marc Bohan, cui segue, nel 1989, Gianfranco Ferré. Nel 1990 la maison entra a far parte del colosso del lusso LVMH. Nel 1995 Ferré lascia la guida di Dior e viene sostituito dal giovane John Galliano, con cui avviene una seconda rivoluzione. La stravagante audacia, l’incontenibile fantasia creativa di Galliano conferiscono una nuova immagine alla maison, e forse anche al concetto stesso di haute couture. Dopo la sua burrascosa uscita di scena, dal 2012 è il delicato e prezioso stile di Raf Simons che riporta in passerella il sogno creato da Christian Dior, con le sue donne fascinose e aggraziate, come i fiori di quel giardino incantato sulla scogliera.

L’ABC della Moda Moda. Storie & Stili è un vero e proprio volume enciclopedico dedicato al fashion system. L’intento è quello di dare due punti di vista sul mondo della moda seguendo sia il lavoro di chi la progetta, la realizza e la vende e di chi la interpreta e la vive. 250 tra designer, brand, movimenti e stili catalogati in ordine alfabetico con

un range che spazia dal lusso estremo alle controculture giovanili; dall’esclusività sartoriale alla produzione su larga scala. Stilisti, creativi e couturier vengono approfonditi, oltre che nelle linee generali della biografia, anche cercando di restituirne l’ispirazione, la filosofia, i criteri di lavoro, le scelte estetiche ed il gusto.

Moda. Storie & Stili. A cura di Arianna Piazza. 536 pp., 500 illustrazioni, 195,00 € Edito da 24 ORE Cultura - In libreria a dicembre

color cipria ricopre con eleganza il volante e la cuffia del cambio. L’eleganza dentro e fuori. Personalità I concetti di stile e bellezza vengono esaltati da un’esclusiva collezione di accessori di moda in Alcantara dedicata alla Ypsilon ELLE e nati dalla collaborazione tra Lancia, Alcantara e il Politecnico di Milano. Realizzati dai giovani designer Valentina Bruzzi e Alan della Noce, docenti al corso di laurea in Design della Moda, sono veri e propri gioielli di grande fascino che rendono omaggio ai primi acquirenti che sceglieranno la serie speciale ELLE nelle concessionarie Lancia. Praticità Le donne amano la Ypsilon perché è la “fashion city car” che risponde alle esigenze di uno stile definito, personale e mai sopra le righe. La Ypsilon è infine funzionale e compatta per muoversi con disinvoltura in città, pratica con le sue 5 porte e rispettosa dell’ambiente, soprattutto nelle versioni “EcoChic” alimentate a metano e GPL, che rappresentano oltre il 30% delle vendite totali di Ypsilon. Fashion Distinguersi senza ostentare. La Lancia Ypsilon è l’auto preferita dalle donne ma questo non esclude il pubblico maschile: il 30% dei clienti Ypsilon sono infatti uomini. Eleganza e stile non sono più una questione di genere e la Ypsilon ELLE si rivolge a chi è “urban chic”, a coloro che incarnano un modo di essere e uno stile di vita metropolitano quanto elegante. Non importa se uomo o donna. Successo La Lancia Ypsilon è un successo che dura da quasi 3 decenni. Ypsilon compirà infatti il prossimo anno il suo trentesimo compleanno. Nasceva appunto nel 1985 la famosa Y10, capostipite di una famiglia che è sempre stata al passo con i tempi, diventando un’icona per molte donne. All’insegna dello stile e dell’eleganza, con quella forte personalità che da sempre caratterizza la piccola Lancia. [D.C.M]


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In giro #124

Badia Moritzino Bologna Casa Minghetti Budapest Fogasház Copenaghen Höst Courmayeur Shatush Courmayeur Helsinki Story · Bronda Madonna Di Campiglio Ober 1 New York Electric Room Parigi Ekō Club Roma The Deer Club Tallinn Sfäär Torino Vermouth Anselmo Vancouver Bestie Rubriche a cura di Giovanna Caprioglio · Illustrazione di Joost Swarte

joost do it La prima raccolta in lingua inglese della sua opera l’ha chiamata È tutto qui quel che c’è da vedere? E, in effetti, un volume non basta. A Basilea si celebra l’opera di Joost Swarte, icona assoluta del fumetto franco-belga. A pagina 69


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COURMAYEUR Shatush Courmayeur Strada della Brenva, 10, 11010 Entrevès, Courmayeur (Ao) 0165 067200 www.shatushclub.com

• Quando: venerdì e sabato sera • Perché: perfetto dopo una giornata passata sulle piste • Chi ci trovi: la Milano “bene” in trasferta • Highlight: il pesce fresco ad alta quota

Roma, The Deer

Lo Shatush di Courmayeur è il nuovo punto di riferimento del divertimento invernale. In un’unica struttura: suite hotel, ristorante e club con zona privè e lounge bar. Il Club completamente rinnovato nel 2011, con un nuovissimo impianto audio e luci, ospita feste e dj in un ambiente esclusivo, lontano dai soliti ritrovi affollati e di massa. Shatush Courmayeur conquista le pendici del Monte Bianco e le trasforma in un fulcro accogliente e caldo della notte, offrendo anche l’impossibile. Un esempio? Il sushi in montagna.

BADIA Courmayeur, Shatush

MORITZINO Piz La Ila, 39030 Badia +39 0471 847403 www.moritzino.it Madonna di Campiglio, Ober 1

• Quando andare: dal lunch a tarda notte • Perché: per mangiare bene, ma soprattutto divertirsi • Chi ci trovi : un bel mix di tutte le età • Highlight: è un’istituzione che non si smentisce Una vera istituzione del divertimento montano, Il Moritzino da più di quarant’anni è il punto di riferimento per chi frequenta Corvara e la Val Badia. Dall’appuntamento con l’Apres Sky nella sua terrazza - dove scatenarsi con la musica del dj Luca Noale e “scaldarsi” anche con cichetti e shottini che vengono direttamente dall’Ice Bar - al Wine Bar e al ristorante, dove rilassarsi e godere dei piaceri del vino e della tavola della grande tradizione trentina, il Moritzino è perfetto per tutte le età e tutte le occasioni.

MADONNA DI CAMPIGLIO

Badia, Moritzino

Ober 1 Via Monte Spinale 27 (B5) 38086 Madonna Di Campiglio T +39 0465 441136

• Quando andare: pomeriggio e sera • Perché: per ballare anche il pomeriggio • Chi ci trovi : giovani …dentro e fuori! • Highlight: i cocktail Moderna dependance dell’Hotel Ober, in pochi anni l’Ober1 è diventato “il” posto per l’après sky a Madonna di Campiglio. Dopo una giornata sulle piste l’Ober è la soluzione ideale per rilassare i muscoli a ritmo di musica e qualche drink. Se vi assale la tipica fame dopo una giornata di sport, potete spizzicare con taglieri piadine e altri piatti tipici e il giovedì dalle 18 persino sushi su prenotazione.

Bologna, Casa Minghetti

TORINO

Torino, Vermouth Anselmo

Vermouth Anselmo via Belfiore 14/C 347 1583695 www.vermouthanselmo.com Lun/Dom, dalle 18.30


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In copertina

• Quando andare: per una serata tra amici • Perché: per riprendere una bella tradizione torinese • Chi ci trovi: i giovani frequentatori di San Salvario • Highlight: il vermouthino In via Belfiore 14 c’è un nuovo punto di ritrovo delle serate torinesi, un laboratorio artigianale di vermouth con mescita e cucina. Quattro giovani che hanno voluto riprendere la tradizione torinese di questo drink un po’ dimenticato che sta vivendo un nuovo periodo di successo. Nel laboratorio si sperimentano ingredienti e variazioni delle ricette classiche: l’anima tradizionale resta il Moscato di Canelli, ma la ricerca esplora le note agrumate e connota il vermouth con nuovi equilibri; in cucina la chef Andrea Salerno propone piatti semplici, della tradizione piemontese rivisitati in chiave contemporanea con prodotti a km 0. Lo stile del locale richiama gli anni ’30, rifacendosi alla tradizione della bevanda e rendendo l’atmosfera calda e piacevole, anche se più indicata per bere qualcosa più che cenare ( a meno che non amiate I ristoranti un po’ chiassosi).

Ha rivoluzionato il panorama del fumetto europeo mixando l’approccio acido di Robert Crumb alla pulizia di Hergè, tenuto a battesimo la “ligne claire” e dato vita ALla versione r’n’b di Tin Tin. Al Cartoonmuseum è tempo di Joost Swarte, dessinateur et designer.

BOLOGNA Casa Minghetti piazza Minghetti 1/a +39 335 419 196 +39 051 587 6685 Lun/Sab 9-23. Dom 17-23

• Quando andare: per un cocktail anche fuori orario • Perché: è come stare in una bella casa • Chi ci trovi :gente piuttosto raffinata • Highlight: il far sentire a proprio agio Il feeling è quello di una vera casa, affacciata sull’omonima piazza, dove mangiare qualcosa ma soprattutto bere cocktail preparati con grande maestria, rivisitando i classici del passato con uno stile un po’ anni 20/30, che tanto piace oggi. L’ambiente è raffinato, ma non pretenzioso, capace di adattarsi a tutti i momenti della giornata, dato che apre alle nove del mattino e chiude alle undici la sera. Si inizia con le colazioni, per passare a un menù pranzo leggero e curato, così come quello serale, ma indubbiamente il meglio Casa Minghetti lo dà “dietro al bancone” dove i suoi barman si sbizzarriscono in aperitivi e cocktail con un gran uso di misture e bicchieri ricercati per ogni tipologia.

ROMA The Deer Club Via Giulia, 131 +39 06 6832144 www.domhotelroma.com Lun/Dom 19-23.30 Speak Easy Lounge dalle 23:00 alle 2.00

• Quando andare: in una serata a due • Perchè: è un lounge bar dallo spirito internazionale • Chi trovi: clientela mista • Highlight: la formula cocktail + kitchen bites All’interno del D.O.M Hotel è nato un club che vuole diventare un punto di riferimento a Roma come lounge dove bere bene, ascoltare musica, ma anche mangiare qualcosa. Siamo in zona Villa Giulia, lo stile è quello di una casa raffinata, in un gioco di velluti e specchi che lo rendono intimo ed elegante, ma con l’intento di offrire un’atmosfera rilassata. Alla importante carta dei cocktail si aggiunge la possibilità di assaggiare i “kitchen bites”, piccoli piatti dello chef Max Mariola. Chi volesse invece cenare, The Deer Club ha anche un ristorante privé nella back room dove si apre una porta segreta e lontana da occhi indiscreti, disponibile solo su prenotazione per cene esclusive.

Basilea. ‫‏‬L’illustratore e designer olandese Joost Swarte è uno dei creatori di fumetti più importanti e influenti al mondo. È colui che ha rivoluzionato lo stile della “linea chiara”, il linguaggio grafico della bande dessinée franco-belga che trovò la sua più piena espressione in Hergé. Anzi, per certi versi

lo si può definire il vero papà del genere, fu lui a coniare il termine ligne claire per designare lo stile del creatore di Tin Tin e lo stesso Museo Hergé di Louvain-la-Neuve lo chiamò in causa quando si trattò di mettere in allestimento l’opera dell’autore belga. I lavori di Swarte sono riconoscibili da una cifra in-

confondibile: una sintesi grafica di forme e colori chiara e precisa, connotata da una sottilissima ironia. Fumetto, ma anche grafica, scenografia, architettura e design: la sua sperimentazione non conosce confini. Pezzo forte della mostra sono le illustrazioni per le cover del New Yorker, ma non mancano le tavole dedicate al “Tin Tin nero” Jopo De Pojo e ad Anton Makassar, i suoi personaggi più noti. La mostra Joost Swarte. Dessinateur et designer, al Cartoonmuseum di Basilea fino al 22 Febbraio, presenta più di 100 disegni originali nonchè manufatti artistici relativi alla sua intera carriera. [An.B] cartoonmuseum.ch


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Helsinki, Story

Tallinn, Estonia SfääR Mere pst 6, 10111 Tallinn www.sfaar.ee +372 5699 2200

• Quando: durante il giorno per la luce e la possibilità di visitare anche il negozio • Perché: è una formula interessante, vista raramente a Tallinn. • Chi ci trovi: clientela variegata • Highlight: la selezione di vini e birre Sfäär - Resto & Store si ispira alla cucina nordica moderna, così anche il suo stile retro-chic attinge molto dalla tradizione scandinava negli arredi e nell’uso del bianco che amplifica la luce dei grandi finestroni. Sfäär ha tre diverse face proprio a seconda della luce, del momento della giornata e delle persone che lo frequentano che sia mattina, mezzogiorno o sera. Il feeling resta comunque sempre rilassato e la proposta gastronomica, nonché la selezione di vini e birre in ogni caso molto ricercata. Chi volesse dare un’occhiata al negozio, troverà moda e accessori, ma anche una selezione di riviste, libri e anche qualche pezzo di design.

Vancouver, Bestie

Vancouver, Canada Bestie 105 E Pender St, BC V6A +1 604-620-1175 www.bestie.ca

• Quando: a pranzo • Perché: per l’idea di mangiare cucina tedesca... a Vancouver • Chi ci trovi: trenta/quarantenni “smart”, come i designer che lo hanno aperto • Highlight: la nobilitazione dell’hot dog Bestie è un locale ispirato allo street food tedesco nel cuore della Chinatown di Vancouver. Serve, in un ambiente contemporaneo e easy una selezione di salsicce di prima qualità, pretzel appena sfornati, patatine, insalata e il più apprezzato würstel al con curry di Vancouver. Tutti i prodotti sono acquistati da piccoli agricoltori e le carni selezionate da allevamenti sostenibili. Non potevano mancare una selezione di birre alla spina e di schnapps. Perfetto per un pranzo o una cena veloce. Non pensate però di trovare le tovaglie a scacchi e le tendine alle finestre, Bestie ha un design iper contemporaneo così come la sua clientela.

Parigi, Francia

Ven/Sab 21-6.00

• Quando: venerdì o sabato • Perché: per un’irrefrenabile voglia di karaoke dopo qualche sakè di troppo.. • Chi ci trovi: ancora presto per dirlo... ha aperto il 24 ottobre • Highlight: permette di impostare la serata in diversi modi Ispirato alla cultura giapponese, questo nuovo club e sake bar nel cuore del II arrondissement (vicino allo storico Rex) è un nuovo indirizzo per i nottambuli parigini, è il posto perfetto per chi ama la musica elettronica raffinata e sake e whiskey nipponici. Una zona bar con colonne in cui schermi video proiettano immagini futuristiche e, dietro una tenda, una zona dance dove si alterneranno dj dalle sonorità elettroniche, tra tutti il giapponese Tomoki Tamura, resident al Womb, uno dei club più conosciuti di Tokio. E per entrare nel pieno spirito jap non poteva mancare la sala karaoke...

Tallin, Sfäär

Copenhagen, Host

Ekō Club 14 rue Saint Fiacre, II Arr. www.ekoclub.fr


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Helsinki, Finlandia

Copenaghen, Danimarca

STORY Vanha Kauppahalli, Eteläranta www.restaurantstory.fi +358 010 666 8458

HÖST Nørre Farimagsgade 41, 1364 Kbh.K +45 89 93 84 09 cofoco.dk/en/restaurants/hoest

Lun/Sab 8-18

Lun/Dom 17.30-00

• Quando: sabato a pranzo • Perché: è la tappa ideale dopo la spesa del sabato al mercato • Chi ci trovi: giovani famiglie o gruppi di amici • Highlight: design e cucina

• Quando: per un pranzo tra amici Perché: per il feeling Chi trovi: pubblico medio-giovane, sofisticato ma semplice Highlight del locale: il design curatissimo

All’interno della ristrutturazione del vecchio mercato di Helsinki è nato questo caffè-ristorante dietro al quale ci sono quattro tra i più importanti ristoratori della Finlandia: Anders Westerholm, Matti Sarkkinen, Teemu Aura e Markus Hurskainen. L’ambizione è quella di diventare il punto di riferimento sia per la qualità in cucina che per l’ambiente moderno e rilassato. I prodotti arrivano direttamente dal mercato a seconda delle disponibilità e sono lavorati magistralmente dagli chef, che li offrono in un ambiente luminoso, dai soffitti altissimi, ma comunque reso intimo dal progetto dell’architetto Joanna Laajisto, che guarda il mercato da un lato e della nuova ruota panoramica e del mare dall’altro. Perfetto per un pranzo o uno spuntino tra un banco della spesa e l’altro.

BRONDA Eteläesplanadi 20 www.ravintolabronda.fi +358 10 322 9383 Lun/Mar 16-00 Mer/Sab 16-2

• Quando: meglio se in un momento in cui godersi anche la luce naturale (impossibile in inverno) • Perché: se avete nostalgia della cucina mediterranea • Chi ci trovi: bella gente • Highlight: il fornitore delle sedie non è scandinavo... Bensì italiano (Pedrali)!

Copenaghen capitale del New Nordic, nella cucina e nello stile. è qui che il gruppo Cofoco ha aperto tra i suoi ristoranti Höst, un ristorante ispirato allo stile rustico del nord trasportato in un ambiente urbano: ma soprattutto una sintesi rotonda dell’estetica scandinava. Qui il concetto di rustico è diventato semplice, il rurale si è trasformato in urbano, il passato è ora il contemporaneo. Dettagli di stile con elementi di recupero, coperte di lana, tanto legno e piante si fondono perfettamente con una cucina nordica tradizionale rivisitata, presentata in piatti disegnati appositamente dallo studio Norm e il designer Menu. Rural gone urban, past gone contemporary sembra essere lo slogan perfetto.

Budapest, Ungheria Fogasház Akácfa utca 51 +36 1 783 8820 www.fogashaz.hu

• Quando: c’è sempre qualcosa di interessante • Perché: per vedere un vero ruin bar • Chi ci trovi: giovani alternative • Highlight: la sua poliedricità

Budapest, Fogashàz

Un vecchio studio dentistico (il nome significa “casa dei denti”) trasformato in uno spazio polifunazionale molto amato dai giovani del quartiere: uno dei più conosciuti “ruin bar” , una tipologia di spazi molto alla moda a Budapest. In una sola settimana potreste passare da un incontro culturale, a una mostra, alla proiezione di un film a una serata con un dj d’avanguardia. D’altronde si tratta di uno spazio con molte facce, dal bar a zone più lounge o perfette per esposizioni e incontri a un giardino adiacente, il tutto con uno stile colorato, usando arredi di recupero che rendono il tutto un luogo creativo, dove sentirsi a casa e conoscere persone interessanti.

New York, Stati Uniti ELECTRIC ROOM 355 W 16th St, Manhattan electricroomnyc.com

Tallin, Sfäär

Affacciato sul parco Esplandi situato nel centro di Helsinki, il nuovo ristorante Bronda offre un ambiente rilassato dal sapore mediterraneo all’interno di un contesto urbano. Una moderna brasserie che offre piatti della tradizione mediterranea con velate rivisitazioni scandinave. E’ il quinto ristorante della coppia di ristoratori Tomi Björck e Matti Wikberg. Lo spazio è diviso in tre aree principali: l’area del cocktail bar che accoglie i clienti con colori e materiali caldi come l’ottone, il legno, il marmo e la pelle, il tutto esaltato da un pavimento piastrellato che richiama le onde del mare scandinavo; l’area pranzo, separata da una grande parete di vetro che contiene e mostra i vini è inondata di luce naturale grazie alle grandi vetrate che la rendono un tutt’uno con la strada; la terza zona più riservata, è sempre pensata per il pranzo, ma in un contesto più intimo. Il bar è aperto tutto il giorno e il weekend dopo le 8 ospita anche un dj set.

• Quando: in seconda serata • Perché : trovate l’energia di NYC concentrata in un club • Chi ci trovi: hipster in giacca di pelle e t-shirt dei Rolling Stones, musicisti, spesso celebri (Miley Cyrus è un habitué) • Highlight: il fatto di sentirsi a una festa privata Quando scendi le scale dell’Electric ti trovi accompagnato dai volti famosi dei collage alle pareti e da quelli che sono stati “rimbalzati” e risalgono con nonchalance. Ma se riesci ad entrarci ti trovi in una stanza che sembra un grande salotto, con divani in pelle e velluto, tanto legno, quadri colorati...e gente che si diverte...insomma il luogo perfetto per diventare un posto super esclusivo, anche per gli after party delle rock star.


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Tutte le immagini e i marchi che appaiono nel Tazebao, qualora non esplicitamente appartenenti a Urban Magazine, sono di proprietà esclusiva dei rispettivi proprietari. Beth Ditto ©Till Brönner, courtesy of teNeues

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