ALLE ORE 22:00 DI GIOVEDÌ 10 MARZO
UNA SINFONIA DI LUCI COINVOLGERÀ TUTTI IN UNA PERFORMANCE VISIVA SINCRONIZZATA A UN INTRATTENIMENTO MUSICALE CHE UNIRÀ I GRATTACIELI DI PORTA NUOVA
SAMSUNG ACCENDE LA CITTÀ DI MILANO CON IL PRIMO URBAN LASER SHOW NEL NOSTRO PAESE. UNO SPETTACOLO SENZA PRECEDENTI
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This issue is dedicated to Monica CirinnĂ Federico Simonti e al suo Le invenzioni della frontiera A chi va oltre
P OETR Y
Ho cambiato 8 città in 10 anni. Ogni volta una battaglia per farmi accettare. Ogni volta un dialetto diverso da far ingoiare.
Io Sono Un Casino L a
Io Sono
frontiera.
n o s t r a è
u n a
g e n e r a z i o n e , f r o n t i e r a .
Siamo eroi, precari, gente di mezzo che si fa il mazzo tra incertezze, futuro scarso, E momenti di conforto da trovare via Happn o Tinder, serie t ve
La frontiera è
u n
cam p o
d i
b atta g lia
selfie e status
L a è
u n
La frontiera
f r o n t i e r a
p r e s e n t i m e n t o
È tensione Che spinge oltre Sulla soglia
è un workshop creativo
Viva l’emergere Viva l’emergenza
Fanculo i conservatori, gli immobili, i vecchi dentro
La vita È fatta di frontiere Il suo senso è il viaggio,
l’odissea Io voglio scatenare il nuovo
Kafka era nato a Praga, ma non era ceco; cittadino austriaco ma ebreo sdradicato dalla sua civiltà. E solo chi è sdradicato, sdradica.
Kafka
è una frontiera,
una realtà plurima. Come Joan Thiele.
L’amore
è sempre stato una frontiera In qualsiasi direzione Qualsiasi SENSO #livelikeyoulove
Ed è quando ci troviamo sul pericoloso margine delle cose che capiamo Finalmente chi siamo. La frontiera è già futuro
Che quando l’ho vista ballare era così bella che l’ho immaginata dipinta, l’ho immaginata incinta. Come via Padova. Ché le città raccolgono, dividono, ti evolvono.
Le cittA', sono frontiera. E Urban è sulla frontiera. E noi continueremo a ballare. Sul precipizio. Di una nuova . . . . . . . . . (era).
MP
grazie a Alessandro Robecchi, Alberto Coretti, Roberto Rossi Gandolfi per aver portato Urban fino a qui
P ORTFOL I O
Qiao Yu Song è una ventenne cinese e ha fatto una tesi di fashion styling per lo IED, l’Istituto Europeo di Design, sui cinesi che imitano i brand occidentali, ne storpiano i nomi e le creatività. Adesso il suo lavoro è diventato Whatsface - un po’ WhatsApp un po’ facebook - una rivista pubblicata da T.A.M. Books dove ogni cosa è un fake. Fake articoli, fake editoriali, fake shooting, fake marchi e fake pubblicità (come quelle che fa l’artista francese Nathalie Croquet). Avete mai considerato quanto fake c’è nelle nostre vite? Do you ever realize that fake is our business? Luca Smorgon e Gianni Grosso di Cactus Digitale hanno selezionato alcune immagini di Whatsface e le hanno rielaborate così. Una premessa:
quello che vedete è tutto vero
Special thanks to
padre svizzero di origini sudamericane. lei È cresciuta in colombia, a cartagena, vive a milano e canta in inglese. joan thiele, nata nei club e appena scoperta dalla universal, È una frontiera in persona. la sua È la storia di una che si sta battendo per realizzare il proprio sogno e che a marzo salirà sul palco del sxsw festival in texas. intervista alla prossima stella della musica italiana
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FOTO CHIARA MIRELLI
INTERVISTA MARCO CRESCI
STYLIng ALEX VACCAnI
Joan Thiele valica la porta col sorriso e gli occhi accesi, sprigiona subito l’entusiasmo di chi vede il suo sogno concretizzarsi, mentre la sua presenza scalda e riempie lo studio in cui si aggira curiosa. Sul set si lascia rapire dalla musica che fa da sottofondo e posa in modo naturale lasciandosi cullare a occhi chiusi dalle note eteree dei Toro y Moi, per poi saltellare stropicciandosi gli abiti e mordicchiandosi le labbra, seguendo le onde psichedeliche dei Tame Impala come una Lolita. Ha uno sguardo consapevole e furbo e una personalità leggibile, osservandola si percepisce quel magic touch tipico di chi ha talento, distogliere lo sguardo dai suoi movimenti è faticoso. Quando canta t’irretisce e ti trasporta nel suo mondo, quello che le ha fatto conquistare uno slot al South by Southwest Festival ad Austin in Texas, dove si esibirà il prossimo marzo. Joan chiude spesso gli occhi, lo fa più volte durante la giornata passata insieme, forse ha capito che i suoi sogni hanno il potere di realizzarsi, o che restare troppo ancorati alla realtà nuoce alla salute. Costa Rica, Colombia, Londra, Desenzano, Milano, sono tutti luoghi che hai abitato. Che influenza hanno avuto nella tua vita e sulla tua musica?
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Ogni luogo ti lascia qualcosa addosso a livello personale e musicale, ho tratto qualcosa da ciascun luogo che ho visitato ma credo che a prevalere nella mia musica sia il Sud America con le sue ritmiche, l’utilizzo delle sue strumentazioni e la sua natura, che ha un ruolo primario, tanto potente da diventare musica stessa. Basta pensare alle percussioni con i semi o agli strumenti ricavati dalle radici che sono qualcosa di semplice quanto incredibile. La natura è anche la protagonista del video di Save Me, con quel mood etereo e delicato. Osservandoti però si percepisce che la tua personalità è più complessa e pazzerella, è così? Il video di Save Me è il punto di partenza con cui ho voluto esprimere un feeling naturale sia da un punto di vista geografico che di styling. La Universal mi ha chiesto un moodboard ispirazionale per il video e da fan sfegatata di Solange Knowles sono andata a curiosare sul suo profilo Instagram. Qui ho trovato due immagini di still life raffiguranti una sedia che secondo me esprimevano l’atmosfera giusta per il video. Il caso ha voluto che la mia discografica, dopo averle viste, mi ha suggerito un regista brasiliano che si è rivelato essere lo stesso fotografo dello scatto della sedia. Così siamo andati nel suo studio a Trancoso in Brasile, un paesino meraviglioso fatto di casette colorate sperdute in mezzo alla foresta con i serpenti sciolti per strada, uno dei posti più belli che abbia mai visitato.
Il video è una sorta di moodboard del nostro incredibile viaggio. Detto questo mi trovo d’accordo con te, la mia personalità è composta da molte sfaccettature che si riveleranno mano a mano e di pari passo con la mia musica. Il tuo singolo s’intitola Save Me, ma da chi ti devi salvare? Save Me nasce dalla volontà di buttarsi alle spalle un determinato momento per ricominciare, è una richiesta d’aiuto rivolta a me stessa perché solo tu ti puoi salvare. Sei cresciuta assorbendo differenti culture musicali o hai avuto un surround più europeo? Mi spiace deluderti ma anche io ho avuto il mio periodo Spice Girls! Da bambina però ascoltavo solo musica anni 60, gruppi come i Led Zeppelin e i Beatles mi hanno fatto venir voglia di suonare uno strumento, così a 12 anni ho cominciato a suonare la chitarra. Certo ascoltavo anche musica sudamericana ma questo è avvenuto dopo, quando ho cominciato a essere curiosa e a sperimentare, col tempo mi sono resa conto di avere un particolare feeling con questo tipo di ritmica, è come se ce lo avessi nel sangue. In questo momento se ti volti a guardare le tue esperienze, senti che potresti vivere in qualsiasi luogo del mondo o provi una sensazione di non appartenenza? È una sensazione complementare. Sono cresciuta a Desenzano sul Lago di Garda e poi mi sono trasferita in Sud America, credo che ci sia un legame in questo mio percorso dettato dalla la natura, ho toccato luoghi molto diversi tra loro ma estremamente naturali. In generale mi trovo bene in ogni luogo, da Cartagena a Milano, ma questo è dettato dal sentirsi a proprio agio con se stessi, difatti ci sono volte che non sto bene interiormente e mi fa tutto schifo. Se mi metto a ragionare sul mio stato di appartenenza mi sento legata a tutto e a niente. Nell’era di Internet in cui tutti si fanno largo nei social, da YouTube a Soundcloud, tu sei stata notata mentre suonavi in un club a Milano da un discografico, come succedeva una volta. Tutto quadra considerando che ti sei fatta la pelle suonando nei locali e non presenziando online; tu che dici? Sono quattro anni che faccio questo di mestiere, dal momento in cui dissi a mia madre la fatidica frase: «Voglio vivere di musica» e lei rispose «ok ma ti arrangi» che tradotto significa: d’ora in poi da me avrai zero. Da allora in me è cresciuto uno spirito di sopravvivenza che si è concretizzato nel cercare di suonare il più possibile dal vivo. Organizzavo tutto da sola, mi svegliavo la mattina e cercavo
«Save Me è una richiesta d’aiuto rivolta a me stessa perché solo tu ti puoi salvare»
circoli Arci e locali in cui propormi, facendo quadrare budget settimanali e stilando manuali di sopravvivenza, finché non mi sono trasferita a Milano dove, dopo essermi esibita sul palco dello Zog, sono stata scoperta dalla Universal. Vederti suonare dal vivo, piuttosto che osservarti posare davanti all’obiettivo o camminare per strada, si percepisce che stai facendo ciò che ti piace e che farlo è per te la cosa più naturale al mondo. Sei d’accordo? La musica è ciò che amo, è la mia passione e ora che sono riuscita a farne un lavoro, faccio la Ola tutti i giorni! La prima volta che ti ho ascoltato ho notato un approccio al suono che appartiene ad artiste internazionali quali Feist, Banks, Lianne La Havas o Christine and The Queens, sono state in qualche modo un riferimento per te? Le hai azzeccate tutte! Christine and The Queens è una scoperta recente e la amo tanto quanto Banks, ma Feist e Lianne La Havas insieme a Lauryn Hill sono per me un pezzo di cuore, apprezzo il loro timbro vocale e il metodo di scrittura, sono le mie donne di riferimento.
TOp antonio marras
Dicci la verità: quando torni dalla Colombia e ti ritrovi a Milano non ti viene un po’ di depressione? Hahaha! No io amo Milano, è un posto che mi offre molti stimoli. I posti che ho visitato li porto nel cuore, ci penso e non mi rattristo. Quando sei soddisfatto di quello che stai facendo non importa dove ti trovi, sei comunque felice. C’è un libro che ha segnato un periodo della tua vita? L’ Alchimista di Pablo Coelho. È un libro che mi segue sin da quando sono bambina, l’ho letto a 14 anni, e mi è stato molto d’aiuto perché mi ha insegnato che ci sono determinate persone che sognano e rimangono ancorate al sogno stesso senza visualizzarlo e poi c’è il sognatore che ragiona sul sogno, lo osserva e si batte per realizzarlo. Io mi sono battuta per realizzare il mio sogno. Di cosa hai paura?
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Di non accettare i miei cambiamenti o determinate situazioni. Direi paura di non accettare. Io ho spesso paura, ci sono momenti in cui me ne frego e altri in cui la subisco. Qual è la frase che dici più spesso? Oggi non ce la posso fare.
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STILL LIFE
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F o t o T e s t o
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M o r e n o
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c h i l o m e t r i
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C r e s c e n z a g o
B R O O K LY N
P A D O V A D R E A M I N G
C r o n a c a
V I A
Un ciccione peruviano paranoico pesca con la lenza sul Naviglio della Martesana, uno zingaro sente i miei passi e spezza il pane mentre si gira; una cinese si trascina con un bidone di Dash in mano; bivaccano al bar amici uomini accanto alla sala ippica in cravatta a pua. L’anfiteatro è una palestra street oggi, stereo come nell’89, cappellini a punta rigida, gang, bici e
Dicono che al quartiere Adriano ci vivano i designer, adesso. Che lì vicino si sia trasferito Davide Parenti, il creatore de Le Iene. Il vecchio paese di Crescenzago ora è una via di sassi, una chiesa, gradevoli palazzi con cortili interni. Te lo lasci alle spalle mentre la 56 passa e tu non l’hai presa.
LA 56 percorre tutta via Padova, 5 chilometri di trasformazioni, frontiera di un nulla che è Milano ma potrebbe essere qualsiasi cosa. Se ci cammini potresti essere ovunque. Non capisci. Non connetti.
Lo Strip Club da night paludato è diventato location dei party più interessanti in town. Continuo e vedo disperati tirati a lucido con aria da buttafuori e sconfitte, marocchini con buste della spesa del Carrefour; trans che si fanno pettinare dentro saloni di bellezza cinesi, allucinazioni che fanno di tutto per assomigliare a rumene; cinesi che trasportano bambini e materassi e parlano con tatuati moldavi; zanzare, eritree gemelle anoressiche, orfani, ciccione che strippano sui cellulari, sosia venuti male, tedeschi falliti, famiglia di nigeriani islamici che aspetta il 56. Passerà tra 7 minuti. Il Ligera è chiuso di pomeriggio.
Via Padova è una strada. La gente è in strada a non fare niente. Pare Lima, a volte. Pare Cina, altre.
pattinatrici, parka di ragazzi che vanno a bere alla Cascina Martesana.
Ho continuato a camminare. Nessuno guardava nessuno, nessuno guardava me. Un’ora e dieci minuti.
Senegalesi bravagente in viaggio, ricettatori di vecchie Mercedes sotto il ponte della ferrovia della Bocciofila; treni lenti sul ponte della bocciofila. Bosniaci che controllano le auto sospette; rifatti in cerca di droghe espansive; rumore di slot spanciasoldi, peruviani con la coda e somali con gli occhi rossi; prostituta cinese vestita da collegiale rimorchiata da tunisini rossi di capelli; sudamericane mano nella mano con pelati con un orecchino appeso al loro destino; quattordicenni di Benjing catapultati con venezuelane che si fanno le acconciature dentro saloni lerci; fila di parrucche nelle vetrine; uomini con la cresta sintetica, donne incinta e sfatte con borse Louis Vuitton false; candele appese ai balconi; fuseaux a fantasie floreale; collanine che brillano; algerini in esilio; stivali alti da 4 euro.
Rumori di sputi al Bar Dublini, il peggior bar mai visto. Banglachini e maghrebini che aspettano la fine della washing machine.
A Loreto entra dentro la piazza, tra le frasche c’è un’energia strana. Dov’è che hanno appeso Mussolini?
Ora sì, ora è Milano.
Poi Nolo, north of Loreto, spaccio di vestiti a pochi euro, nuovi locali, polleria alla brace peruviana frequentata dai post hipster, un giapponese che «oh, quello lì è uno dei migliori giapponesi in città», la balera dove il giovedì sera ci fanno una delle serate più pazze in giro, La Boum, con gli allegri travestiti e quel delirio organizzato, mentre alle coppie che sanno di vita ripresa all'ultimo momento insegnano il tango, la polska, e gli anziani bevono gli ultimi aperitivi tra i passi di liscio. In via Porpora c’è pure la pasticceria Ungaro.
p r e s e nta
n o i si a m o P r o n t i a d a f f r o nta r e le sfide future
e voi ?
Ancora più sportiva: nuovi specifici elementi estetici e un nuovo pack veloce Al debutto il nuovo turbodiesel 1.6 JTDm da 120 CV con cambio automatico Alfa TCT Sempre più connessi attraverso i Nuovi servizi live del sistema Uconnect e l'esclusiva funzione Alfa Performance Ottimizzazione della gamma: Quattro allestimenti (GIULIETTA, SUPER, VELOCE, BUSINESS), due pack specifici (VELOCE e LUSSO), 9 motorizzazioni, 11 colori e 12 diversi cerchi in lega Esclusivamente per il lancio è prevista una promozione che offre nuova Giulietta 1.6 JTDm 120cv con cambio automatico alfa TCT allo stesso prezzo del manuale a partire da 185€ al mese
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porte aperte il 12 e 13 marzo
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CDQC > MUSICA > RECENSIONI MUSICALI . LA PRODUZIONE ARTISTICA . SPAZIO CONCERTI DIIV
BROTHERS IN LAW
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Raise
Suicide Songs
(Captured Tracks Records)
(We Were Never Being Boring Collective)
(Bella Union)
CONCERTI da vedere CALCUTTA 26 febbraio Cagliari, Fabrik 27 febbraio Sassari, The Hor EAGLES of DEATH METAL 27 febbraio Roncade (TV), New Age 28 febbraio Torino, Hiroshima 29 febbraio Ciampino (RM) Orion
You’re out of Sight/ Out of Mind. Non
La band marchigiana supera in totale agilità lo
Jamie Lee si sente più uno scrittore, o un poeta,
potrebbero essere più azzeccate le prime
scoglio del secondo album, nonostante le alte
che un musicista.
battute di Is The Is Are, attesissimo secondo
aspettative, dopo l’ottimo esordio con Hard Times
Lo ha dichiarato più volte, nonostante il disco
disco dei newyorkesi DIIV. Durante i quasi
for Dreamers, accompagnato da tour europeo e
d’esordio dei suoi Money avesse raccolto un discreto
quattro anni trascorsi dal loro debutto Oshin
partecipazione al SXSW di Austin.
successo di critica e pubblico. A tre anni da The
ne son successe un bel po’: l’allontanamento
C’è parecchio studio dietro questo lavoro che
Shadow of Heaven, Lee non sembra aver cambiato idea:
del batterista Colby Hewitt per dipendenze
porta tra le novità più evidenti la presenza
il nuovo Suicide Songs mette ancora più in rilievo
varie, alcune presunte dichiarazioni razziste
di basso e batteria, voluti dalla band per
l’importanza dei testi nell’economia delle canzoni,
e sessiste del bassista Devin Ruben Perez in
estendere ulteriormente le possibilità creative
arrangiate in maniera semplice ed elegante. Nei
un dibattito su Tumblr, l’arresto di Smith
e compositive. Forse sta proprio qui il segreto
pezzi che compongono il disco si alternano infatti
(insieme alla fidanzata, Sky Ferreira) per
di Raise, che suona maturo, compatto, pieno e
chitarra acustica, piano, tappeti di archi e fiati e
possesso di eroina e un conseguente e protratto
soprattutto ricco di personalità, restituita in
batteria appena accennata, ma i riflettori finiscono
blocco dello scrittore per lo stesso. Le
otto tracce tutte necessarie e potenzialmente
sempre col puntarsi sulla sua voce e, appunto, su
atmosfere cupe e riflessive che pervadono
eleggibili a hit.
quello che ha da dire.
interamente Is The Is Are non sono quindi un
Ci pensa subito Oh, Sweet Song a darne prova: apre
Malgrado poi il titolo possa trarre facilmente in
elemento inaspettato, così come non è una
il disco con l’autorità di un vero inno e gli dà
inganno, l’intero lavoro della band di Manchester
sorpresa lo studio del suono maniacale e
una direzione solenne, neanche l’ombra del clima
è ispirato da un moto di speranza, grazia e buone
nettamente riconoscibile nel panorama post-
dark e tormentato che caratterizzava il lavoro
sensazioni: la parola suicidio per Lee non è altro
showgaze e nella scena indie. Le chitarre la
precedente, a vantaggio di una maggior sicurezza
che una provocazione artistica, un invito ad essere
fanno nettamente da padrone, sia con riff
e di un sound ancora più riconoscibile, che
consapevoli della vita, della sua fine inesorabile,
killer quando devono accompagnare la voce di
lascia intendere numerosi riferimenti, senza però
e dunque della necessità di non sprecarla nella
Smith, (Out of Mind, Under the Sun), più in
soffermarsi su questo o quello in particolare. I
banalità. Risulta quindi necessaria, fra gli
primo piano rispetto al passato, ma sempre ben
ragazzi ancora una volta dimostrano di avere le
ingredienti di Suicide Songs, anche una bella
amalgamata con gli altri strumenti grazie a
idee chiare e per tutta la durata di Raise mixano
botta di malinconia, da considerarsi un contraltare
riverberi e delay. A trionfare però non sono
con disinvoltura dream-pop e shoegaze, positività
imprescindibile, radicato nel dna della band.
la voce e l’ego di Smith, né le sue chitarre o
e introspezione, accelerazioni fulminanti (Life
You Look Like a Sad Painting on Both Sides of the
il muro di suono che tradisce un’ammirazione
Burns) e dinamiche impeccabili (Middle of Nowhere).
Sky si presta facilmente ad essere il perfetto
viscerale per i Sonic Youth da parte di tutta
Un’ulteriore prova di quanto il percorso dei
manifesto di Suicide Songs, e contribuisce
la band: Is The Is Are è più di tutto un doppio
Brothers in Law abbia già raggiunto una maturità da
fortemente a renderlo un gran lavoro, basato sui
disco di belle canzoni, denso e studiato nei
grandi, meritandosi senza riserve un’attenzione di
contrasti, sulla ricerca e su un talento, quello di
minimi dettagli, eppure caratterizzato da un
primissimo piano, in Italia e fuori.
Jamie Lee in primis, oramai difficile da non notare.
ascolto semplice ed immediato.
E.D.O.
E.D.O.
E.D.O.
PAUL KALKBRENNER 27 febbraio Bologna, Unipol Arena MONEY 7 marzo Segrate (MI), Circolo Magnolia YEARS & YEARS 10 marzo Milano, Fabrique THE VACCINES 11 marzo Roncade (TV), New Age 12 marzo Milano, Fabrique SAVAGES 13 marzo Milano, Magazzini Generali JAMES BAY 14 marzo Milano, Alcatraz THE INTERNET 22 marzo Milano, Biko Club DIIV 3 aprile Segrate (MI), Magnolia
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COME TI PRODUCO LA NUOVA LEVA ARTISTICA ITALIANA INTERVISTA A Matteo Cantaluppi, IL PRODUTTORE PIù RICHIESTO DALL'INDIE POP CHE PIACE ALLA GENTE CHE PIACE Il telefono di Matteo Cantaluppi squilla spesso, il suo skype altrettanto. Nato ad Alessandria, vive a Berlino ed è spesso di stanza a Milano, dove si trova il Mono Studio, il suo quartier generale, che condivide con due soci. Se è uno dei produttori più richiesti del momento il motivo è semplice: chi si affida a lui, fa il salto di qualità. Non è un caso se dietro i sempre più frequenti passaggi in radio di artisti indie c’è la sua firma. Basti pensare a Fuoricampo, disco che ha fatto definitivamente esplodere i Thegiornalisti, a Qui e Ora di Paletti, o al tormentone estivo di Bugo, Cosa ne pensi Sergio. Il suo credo? Un pop raffinato, gli anni ottanta, la ricerca della veste perfetta per ogni canzone. Ci becchiamo su skype per una video chiacchierata. Su cosa stai lavorando al momento? Su più progetti, tra i quali i nuovi dischi di Thegiornalisti, Bugo, Ex Otago. Vivi ormai in pianta stabile sull’asse MilanoBerlino, fuga di cervelli a metà? Si tratta di una scelta indipendente dal mio lavoro che ho fatto anni fa: io e mia moglie desideravamo provare l’esperienza di vita all’estero che ci era mancata da ragazzi. Dopo i primi sei mesi previsti ci siamo innamorati della città ed abbiamo deciso di stabilirci in pianta stabile a Berlino. Bilancio positivo quindi. Decisamente: abito a Berlino per la maggior parte del tempo, lì ho una struttura per suonare e registrare. Ma dal momento che il mio studio (ilmonostudio.com) è a Milano e che le mie collaborazioni sono quasi esclusivamente concentrate su artisti italiani, in Italia torno almeno una volta al mese. Questa situazione si è rivelata fondamentale per il lavoro che faccio, poiché in parte mi ha svegliato, obbligandomi a imparare tecniche lavorative meno tradizionali e più incentrate sull’utilizzo del computer (utilizzo tantissimo il portatile), e in parte mi aiuta ad avere un maggiore grand'angolo a livello analitico quando si tratta di impostare una produzione. Lavori sempre da solo o ti capita di coinvolgere qualcuno nel processo produttivo? In genere sì, non necessariamente per scelta mia: le fasi di lavoro nel mestiere del produttore artistico sono tante, e se non fosse per convenienza dovuta a budget quasi sempre ridotti, andrebbero suddivise tra più persone.
LA STRONCATURA I CANI
Cosa ti chiedono quando ti contattano? Suono parecchi strumenti e proprio nel suonato dove serve do una mano. Principalmente la mia attenzione si rivolge a quello che è il mondo musicale dell’artista, ho bisogno di entrarci per aiutarlo a far rendere le canzoni al meglio. Un’esperienza totalizzante, si direbbe. Capita di portare a casa il lavoro, ma può essere una buona cosa: con Tommaso (Paradiso) e il manager Nicola Cani abbiamo una chat su whatsapp nella quale si comunica letteralmente 24 ore al giorno, per cui può capitare che alle 2 di notte mi ritrovi con un messaggio vocale di Tommaso che vuole farmi sentire voce e pianoforte una canzone nuova composta al momento Capita più spesso che gli artisti arrivino da te con i pezzi già pronti o ti occupi anche di preproduzione e arrangiamenti? La pre-produzione è una parte importante da seguire per me, è un lavoro nel quale mi piace essere coinvolto: dà la possibilità all’artista di aprirsi e di tirare fuori - passami l’espressione - quello che ha dentro, e mi permette di mettere a disposizione una visione esterna rispetto a quella dell’artista, che quando le cose vanno bene diventa complementare ad essa. Chi sceglie chi, tra artista e produttore? Premesso che il mercato italiano è piuttosto ristretto e non dà grandi possibilità di scelta, nel mio caso chi vuole lavorare con me ha le idee chiare su quello che faccio, e mi riferisco sia al genere, sia alla collocazione discografica. Negli anni mi sono specializzato in un certo tipo di pop non necessariamente canonico, mi piacciono le canzoni, mi piace non fare troppe distinzioni fra l’ambiente indie e quello mainstream, direi piuttosto che mi colloco a metà strada: mi ispiro al modello inglese in questo, per cui se una band conosciuta prima in ambienti più ristretti si fa strada e comincia a piacere al grande pubblico, è semplicemente una band che funziona.
I Cani, Aurora (42 records)
scesa/ ecco a voi la creatura più sola su questo pianeta» o nel
Parole, parole, Parole, forse
chiacchiericcio «Lei comunque
troppe, tanto che diventa quasi
sostiene che lui abbia fatto di
impossibile capire di cosa si
tutto per farsi lasciare/ Dopo
stia parlando. Non ci sarebbe
mesi lo incontra a una festa/ e
nemmeno da concentrarsi su
guarda di striscio se l'altra è
Aurora, il nuovo disco de I Cani,
più fica». Anche questa mi pare
se non perché a detta di molti
una tematica seria affrontata da
qui stiamo parlando dell’artista
un quattordicenne. I personaggi
più attuale e interessante e cool
delle canzoni de I Cani vivono
del momento. Beh, come diceva
solo di feste, droghe, concerti.
Mishima dei giapponesi che si
Nell'esasperazione totale post
volevano yankizzare: io con
adolescenziale e nell'eccesso
questa gente non voglio avere
di drammatizzazione i problemi
niente a che fare. Questa roba
di una giovane modella sono
mi da l’orticaria e non so perché
paragonati a quelli di un baby
allora mi sono messo a leggere
soldato: «Quando sei partita
i testi perché sono tutte basi
sembrava implicito/ questa vita
senza dinamica in cui non succede
ti avrebbe reso invincibile/
nulla e una voce interviene di
copertine, viaggi, glamour,
continuo con millemila parole a
fotografi l'importante era avere
sciupare tutto e pare che abbia
un piano lucido/ dalle passerelle
da dire chissà cosa e allora
delle sfilate con il freddo
stiamolo a sentire cosa dice no?
negli occhi/ lo stesso dei baby
Eccoci: «Dovremmo monetizzare/
soldati». Un tantino esagerato
questo nostro grande amore/ con
forse, o messo li a caso. Anzi,
dei video virali/ o dei post
senza forse. Che vada in giro
svergognati/ Con 7mila mi piace
in Somalia e poi vediamo se i
io e te sponsorizzati venduti
baby soldati gli fanno venire
a decine di migliaia di euro
in mente le baby modelle. Poi
ai brand/ tu immagina i bond
non sono nemmeno cantate queste
di questo nostro grande amore»
parole, sono appiccicate a delle
sembra una poesia scritta da
basi che vanno sempre dritte.
un social media manager alle
Bello invece il finale del disco
medie. Le parole sono accostate
con la strumentale Ultimo Mondo
una accanto all’altro per
che pare Blade Runner o la
toccare tanti argomenti di cui
cupezza di Finirà (anche qui il
si sente il brusio nei bar e
testo ti scogliona così tanto
sulle bacheche di Facebook ma
che non ce la fai a seguirlo).
di cui non ce ne frega nulla.
Insomma: musicalmente piatto e
Si accozzagliano il lunedì
quando c’è quel poco di atmosfera
nero, Goldman Sachs, l’after
arrivano sti testi e questa voce
party JFK e Charles De Gaulle
monotonale che propina mantra
a caso. Poi, con le parole, si
paranoici, menosi e pallosi.
sfocia nell’autoccomiserazione esasperata «perché adesso la
Ettore dell’Orto
notte è finita e la droga è
Ray Banhoff
CDQC > CLUBBING > 180GR . TAKE IT EASY . DUDE CLUB . RANDOM . LA BUKA
MO' DI BIO ESISTE PURE LA MUSICA (nei mercati rionali e col vinile) Per stampare un disco occorrono 24 secondi circa.
Il pistone della pressa imprime 120 atmosfere di pressione, ovvero 120 quintali tra sopra e sotto. Per stampare un disco di 100 gr, si deve scaldare e raffreddare un quintale di pressa. Le etichette devono essere incollate al disco: per farlo si sfrutta la porosità della carta, e quando la stampa arriva a 180° c. l'etichetta rimane appiccicata e non viene più via. Con un vinile pesante 180 gr invece, il tempo nel quale la pressa rimane ferma per lasciare l'impronta è più lungo rispetto al disco normale e il solco, rimanendo più tempo in temperatura, prende meglio le informazioni. Durante l’ascolto poi, maggiore è il peso del disco, più questo rimane stabile sul piatto creando meno difetti. Per ottenere una pressa per dischi da 180 gr., è sufficiente abbassare le forme dove viene montato lo stampatore; pressando a 140 atmosfere, avendo più spazio e aumentando il materiale il disco diventa più spesso.180gr non è solo il peso del vinile, ma è anche il peso della musica, delle tradizioni e della cultura. Da qui parte l’idea di Enzo Iannece, in arte N-Zino ventennale esperienza nel clubbing come art director e dj sia in Italia che all’estero, che ha ideato un progetto musicale per riscoprire la bellezza del vinile. Come è nato? È un progetto musicale per ritrovare il suono grezzo e puro della musica mixata su attrezzature analogiche come il giradischi e il rotary mixer. Abbiamo scelto il mercato rionale come palcoscenico dei dj set perché volevamo portare la musica in un ambiente e un orario diversi da quelli consueti. Il risultato è un mix unico, in cui si contaminano elementi apparentemente distanti ma che invece si scoprono complementari. L'attrezzatura totalmente analogica che usate per riprodurre la musica va in contrapposizione con quella che usate per le riprese della performance. Credi che ormai non se ne possa fare più a meno? Come usate le nuove tecnologie, i social e internet in questo format? Per noi internet è fondamentale perché ci permette di condividere le performance live nei mercati rionali. Quando abbiamo pubblicato il primo video, lo scorso 23 ottobre, abbiamo vissuto in prima persona gli effetti che la rete genera: è stata un’esplosione di visualizzazioni, commenti e condivisioni che possiamo definire virale e che ha sancito dal basso il successo della nostra idea. Questa potenza espressiva e questa libertà nella diffusione delle idee è ciò che più ci affascina del digitale. Per questo abbiamo una presenza ufficiale su tutti i social network, così aumentiamo le possibilità di incrociare persone che come noi credono in questo modo di fare musica.
Il pubblico ovviamente è molto variegato, come trovano la situazione all'interno di questo contesto così particolare? Il mercato è una rappresentazione in miniatura della società: si incontrano persone molto diverse ma anche molto vicine tra loro. Condividiamo un territorio, un dialetto, prodotti gastronomici, usi e costumi. Ogni tappa di 180gr è una fotografia di persone e territori. La musica, con il suo linguaggio universale non trova barriere, anzi: in ogni tappa riscuotiamo tantissimo successo proprio tra le persone che ogni giorno frequentano i banchi del mercato. E questo ci riempie di orgoglio. Nelle vostre informazioni generali, sottolineate che con questa iniziativa valorizzate e promuovete il territorio, oltre alla riqualificazione del commercio a KM 0. Spiegaci meglio. Con 180gr abbiamo portato il vinile fuori dal suo contesto tipico per farlo suonare alla luce del sole, in un luogo normalmente destinato ad altro. Abbiamo scelto il mercato rionale perché sintetizza valori e culture locali in cui ci riconosciamo: la genuinità, la fiducia tra chi vende e chi compra, la comunità, le tradizioni. Gli stessi valori che troviamo nella comunità del vinile e che, non a caso, oggi è tornato in auge. C’è un bisogno diffuso di tornare alle origini, di riscoprire le tradizioni e di valorizzarle con la potenza degli strumenti moderni. Che linea musicale seguite (se ne viene seguita una specifica)? E quali dj avete invitato fino a oggi? I dj che suonano per 180gr propongono brani che sfociano nell'house, la Deep, passando per il Philly Sound e il Rare Grooves. Pezzi degli anni 70, 80 e anche 90, rivisitati e contaminati con i suoni e i beat della NuDisco. Fino a oggi si sono esibiti artisti come Fabrizio Mammarella, Fabio Grillo, dj Rocca, dj Leskin, Nu Guinea, Okee Ru, Mario Ruggiero, Tonico 70, Fabio Della Torre, Giovanni Damico, Pako S & Genny G. Anche la musica possiamo considerarla BIO o OGM? Sincero. Certo! Anche la musica può essere suonata in modi diversi. Possiamo dire che 180gr suona musica BIO!
Link: Youtube channel : http://bit.ly/180grYt Facebook: https://www.facebook.com/180gr.it/
intervista di Ricardo Garcia Baez
FIERA DI UDINE 05 marzo ANCONA LANTERNA AZZURRA 12 marzo Milano FABRIQUE 19 marzo
RANDOM
@ La Buka Milano 26 febbraio
Club To Club
@ Dude Club Milano 26 febbraio
Ben Ufo + Lena Willikens
@ Take It Easy Milano 12 marzo
Josh Wink
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Il Take It Easy è una di quelle ricette Milanesi che nonostante mescolino ingredienti diversissimi tra loro in qualche modo funzionano. Basement del Tocqueville nella famigerata Corso Como, Take It Easy porta una line up che non ha nulla a che vedere con i lustrini e i tacchi dodici del circondario, ma che affonda le radici nella cultura del club che in quella zona è sconosciuta ai più. E nonostante questo, riesce ad avere successo. Tra i nomi in calendario, il 12 marzo troviamo Josh Wink, storico producer di classici da club come Don’t Laugh o Higher State of Consciousness, fondatore di Ovum records, con all’attivo più di vent’anni di cultura dance e che ha costruito un catalogo tra i cui artisti spiccano King Britt, Steve Lawler, DJ Sneak e Loco Dice. Attivo già dagli anni ’90 per etichette come Strictly Rhythm e Nervous, la sua musica è un ipnotico melting pot di house e techno, acid e funk, delicatezza ambient e immediatezza da dancefloor in quattro quarti. Nelle interviste ha dichiarato che la sua musica è «costruita intorno alla tensione», e che il suo lavoro è spesso influenzato dalla «teoria dell’errore, ovvero: l’utilizzo di suoni, la sperimentazione con effetti, filtri, percentuali del campionatore, tutte quelle cose che normalmente verrebbero considerate errori». Josh Wink ha stupito il mondo della musica non solo per le sue doti ma anche per la sua umiltà e per la sua precocità nello stravolgere il mondo della musica house e techno.
Ben Ufo è una delle figure più un’iconiche del nuovo movimento underground inglese, uno dei pochi ad essere riuscito, in UK, ad avere successo come DJ senza una carriera da produttore. Il suo background affonda le radici nell’allora emergente scena dubstep di Londra e Leeds, ma è stato anche il primo DJ a suonare tracce di Blawan e Joy Orbison: il suo spazio su Rinse.fm infatti è stato considerato per lungo tempo, uno dei pochi posti dove ascoltare le nuove esclusive release di DJ emergenti e non solo. Manager insieme a Pangea e Pearson Sound di Hessle Audio, una delle etichette che più ha contribuito all’affermazione di una nuova estetica musicale, è un DJ visionario, creativo e trasversale come pochi altri. Forse proprio per questo può dividere la console con Lena Willikens, produttrice tedesca sperimentale dall’aria nerdy, che nel 2015 ha pubblicato il suo primo EP per Cómeme records Phantom Delia e sei tracce mistiche in bilico tra droning EDM, ghost-house e no-wave. A questo si aggiungono le sue produzioni di colonne sonore come quella per il film Japanese Girls from the Harbour per LiveSoundtrack Festival di Barcellona, una malinconica atmosfera fatta di Theremin, effetti e suoni in loop drammatici come l’anima del film. Cosa ci facciano Ben Ufo e Lena Willikens sullo stesso palco a condividere la stessa console non è ben chiaro, ma ognuno dei due nel suo è un fuoriclasse, a dimostrazione e riprova dell’alta qualità a cui il DUDE Club ci ha abituati in questi anni.
Un appuntamento marchiato Club To Club a Milano: venerdì 26 febbraio alla Buka (ex Cinema Aramis / Striptease – via Padova 272) saranno di scena Oneohtrix Point Never (live) e Actress. Oneohtrix Point Never, al secolo Daniel Lopatin, è musicista sperimentale, producer e compositore. Attivo dal 2007, è diventato un artista influente e una figura significativa del panorama sonoro moderno; la sua musica è un intreccio di melodie e elaborati ritmi ipnotici realizzati con l’utilizzo estremo di tecniche di elaborazione audio. Arriva a Milano relativamente fresco dell’uscita del nuovo album - il suo settimo - Garden of Delete per la Warp, uscito nello scorso novembre. Ad aggiungersi alla line up Actress, imprevedibile e umorale produttore inglese, talmente imprevedibile che spesso non si presenta alle date per cui è stato ingaggiato. Nonostante questo ha guadagnato, negli ultimi anni, una ottima fama come musicista, muovendosi tra tradizione, progresso e un’ardita sperimentazione all’interno della dance music. Alla questo si aggiunge la capacità come talent scout, dimostrata attraverso la sua etichetta Werk Discs, che ha valorizzato artisti come Disrupt, Zomby, Lukid, Starkey o Helena Hauff. L’evento si aggiunge a un calendario di eventi organizzati dal torinese Club To Club in territorio milanese, come il nuovo festival #C2CMLN che si svolgerà dal 7 al 9 aprile, e la serie di eventi #C2CPREMIERES, aperta lo scorso 5 febbraio sempre a Milano al Santeria Social Club.
«Questo è un party senza REGOLE! Venite vestiti a caso! Conoscete gente a caso! Ballate a caso! Verranno suonate HIT di tutti i generi musicali, ovviamente a caso e senza nessuna logica!». Uno slogan che già spiega in tutto e per tutto il concept di RANDOM una festa a caso, il party itinerante che sta facendo ballare tutta l’Italia. Attenzione perché qui non si parla di qualità ma solo di fare un gran casino tra perfetti sconosciuti, senza puzza sotto al naso e senza la pretesa d’improvvisarsi l’esperto della notte che demolisce la selezione del dj, che in questo caso può spaziare da Mozart a David Guetta. Anche gli allestimenti e le scenografie seguiranno la regola della nessuna logica, questo è un evento senza tema, senza dress code, senza stress, con zero generi musicali predefiniti; la sensazione sarà quella di partecipare a un enorme Spring Break tra gadget gonfiabili, coriandoli e ragazze in bikini. Tutte caratteristiche che hanno fatto diventare Random, una delle feste più eccentriche e liberatorie della penisola. E questo non è un caso.
facebook.com/takeiteasymilano
dude-club.net
clubtoclub.it
randomunafestaacaso.it
Roberta Bettanin
R.B.
R.B.
M.C.
CDQC > LOCALI > NORDIC GRILL . CRAZY CAT CAFE . L'ARABESQUE . TITTY TWISTER, PARIGI
NORDIC GRILL
Nel cuore di Milano, in via De Amicis 34, nasce Nordic Grill, un locale unico dove cucina e design si legano creando un ambiente ricercato ed elegante. Ideale per ritrovare il calore e la semplicità della tradizione, non è un classico ristorante, quanto piuttosto una cucina aperta sul living, con una grande griglia sempre accesa e l’angolo per ascoltare musica, rilassandosi sul divano davanti al camino. Il menù propone carne, hamburger, zuppe e dolci fatti in casa, prodotti genuini, selezionati dalla decennale esperienza dei proprietari e cucinati secondo le direttive degli chef Matteo Pisciotta e Andrea Piantanida. La selezione dei tagli di carne è curata nel minimo dettaglio e proviene da tutto il mondo: dalla Black Angus Australiana dal gusto intenso e particolare all’Aberdeen Angus Irlandese. Per i meatless guest da Nordic Grill Milano non manca un’ampia gamma di piatti vegetariani, oltre che una varietà di formaggi caserecci. Per gli amanti del mare anche numerose ricette a base di pesce fresco: salmone norvegese, pesce spada e specialità alla griglia. Unico tra molti a raccontare le atmosfere dei paesi
TITTY TWISTER, PARIGI
del nord Europa in un locale del centro, Raw vanta tra i punti di forza sicuramente la cantina dei vini. Qui l’ospite è invitato a godere dello spazio e interagire con l’ambiente come fosse a casa sua. Ideale per un aperitivo o anche per un dopo cena romantico. Via De Amicis 34, Milano SANT'AMBROGIO
Marco Torcasio
Nel caso il nome non vi dica nulla, il Titty Twister di Parigi omaggia il locale gestito da vampiri in cui è ambientato il cultmovie Dal Tramonto all’Alba, diretto da Robert Rodriguez, tanto che i suoi interni sembrano un fermo immagine della pellicola. Mattoni a vista, divani in pelle rovinati, vetrate mosaico che ritraggono santi-cecchini, insegne luminose da night e un imponente teste d’alce; il Titty Twister è più un club rock'n'roll che alla moda, dove si può giocare a biliardo, a flipper, fumare nella cigar room o farsi un chupito al Tequila Bar. Attenti a quel che succede da mezzanotte in poi e se potete non bevete dal bicchiere degli sconosciuti... Titty Twister - 5 Rue De Berri 75008 Parigi
Qui i gatti sono gli indiscussi padroni di casa e l'arredamento è realizzato tenendo conto delle loro esigenze e dei loro modi di vivere; all’interno del Crazy Cat Café i felini hanno giochi, tiragraffi, percorsi sui quali scalare le pareti e aree adibite al loro riposo. È un luogo tranquillo, ispirato ai tipici caffè della città di Osaka, con un numero limitato di ingressi e di clienti, pensato per studenti o famiglie, ideale per passare del tempo tra la lettura di un libro e due chiacchiere tra amici, conoscere altri amanti dei gatti sorseggiando uno degli ottimi té offerti, mangiando un cup cake
CRAZY CAT CAFE
o una fetta di torta fatta in casa. L'offerta gastronomica delle pause pranzo prevede vellutate, zuppe di stagione e torte salate bio, mentre per l'aperitivo la scelta è tra ottimi vini e birre artigianali accompagnati da taglieri di salumi e formaggi, serviti rigorosamente al tavolo. via Napo Torriani 5, Milano STAZIONE CENTRALE
M.T.
L’Arabesque Café è un punto d'incontro dalle molteplici anime: un raffinato ristorante, un caffè letterario, un luogo di design, un salotto con angolo libreria dove poter acquistare una particolare selezione di libri d'immagine. Vero Wunderkammer dell’eleganza, è uno spazio inaspettato dove stile ed esprit creativo raccontano le grandi passioni per l’interior, per la moda dei grandi couturier e per l’haute parfumerie che l’ideatrice Chichi Meroni ha da sempre coltivato. La cucina si ispira ai piatti tipici milanesi, al territorio lombardo e ai suoi prodotti come il pesce di
L'ARABESQUE CULT STORE & CAFE
acqua dolce, per il quale è stata riservata un'attenta cura al fine di farne riscoprire i sapori e le sue peculiarità. L’ampia zona bar serve prodotti di piccola pasticceria, freschissimi smoothies, madeleines e torte artigianali. Largo Augusto 10, Milano DUOMO
M.T.
Aypical / Produttori di skate in legno fatti a mano / atypical.it
Leggi le storie degli Urbanatures e raccontaci la tua su Lumberjack.it
CDQC > NEGOZI E SHOPPING > ROUGH TRADE EAST LONDRA . FUNKY TABLE
ROUGH TRADE EAST LONDON
Mentre gli store gestiti dalle multinazionali sono capitom bolati uno dietro l’altro sconfitti dall’era digitale, la Rough Trade resta la mecca della musica inglese britannica, oggi unico punto fermo per i cultori del formato fisico. Inaugurato nel 1976 a Ladbroke Grove, il piccolo negozio affollato di gente, dischi e memorabilia divenne l’epicentro del punk rock britannico. Il successo dell’etichetta cresce velocemente diventando sinonimo di qualità e nel 2007 inaugura un nuovo spazio di cinquecento metri quadrati a Brick Lane, il quartiere più creativo della città. Battezzato
FUNKY TABLE
Rough Trade East, e memorabilia, ma appassionati che, sia emergenti che Vam pire Weekend.
non si tratta di un sem plice negozio di vinili, cd di un vero punto di incontro per collezionisti e quasi ogni sera alle 19, ospita uno showcase di artisti big, qualche nome? The XX, Blur, Marianne Faithfull e
Rough Trade East - Old Truman Brewery 91, Brick Ln, London E1 6QL
M.C. Normal is boring! Funky Table si presenta così, un messaggio di rottura con quello che viene considerato normale, in questo caso nell’ambito dell’arredamento. Non bisogna certo essere amanti del design o patiti della buona tavola per innamorarsi di ogni piatto, bicchiere, tovagliolo appoggiato su uno dei tavoli di questo magico mondo pieno di colori – Mariangela Negroni e la sorella Cristina hanno dato vita a questo luogo di perdizione che propone oggetti unici, cercati e poi fatti arrivare da tutto il mondo, che hanno come comune denominatore un carattere indiscusso. Un po’ come le loro esperienze di vita, disparate e mai nello stesso luogo, ma accomunate da una spiccata creatività. Aperto lo scorso anno, è in breve tempo diventato il posto di chi vuole rendere la propria casa accogliente, caratteristica, diversa e meravigliosamente pop. Funky Table, Via Santa Marta 19, Milano www.funkytable.it
Giulia Dell'Orto
TATRAS/ANGLO-ITALIAN STYLE
TIMBERLAND GOES FESTIVAL
LA PRIMA VOLTA DI LOTTO
ADIDAS/CAMMINATA INSOLENTE
TATRAS si allea al designer londinese Kevin James Morley e da libero sfogo alla sua anima sperimentale creando in co-branding una capsule collection di venti pezzi. Lo stile unico e personale del giovane designer si amalgama perfettamente con il DNA del brand TATRAS in una speciale alchimia “anglo italian style”. Sperimentazione, gioco ed ironia sono le parole chiave che hanno portato Kevin James Morley, a rivisitare le downjackets TATRAS trasformandole in un prodotto glamour e innovativo. Capi ibridi che sfoggiano un misurata sperimentazione portando in primo piano l’anima iconica del brand TATRAS.
Cosa mettersi ai piedi durante un festival è una scelta fondamentale, bisogna passare molte ore in piedi e c’è l’incognita del tempo: farà caldo o pioverà? Niente paura, ci ha pensato Timberland. Ispirato al classico stivale del brand, ma reinventato in pelle primo fiore ultra-leggera e resistente, il modello Joslin è la scelta ideale per l’estate. Leggero, affusolato e femminile, questo stivale stile chukka alla caviglia, disponibile in beige, marrone e nero, è ideale sia per la città in primavera che per i concerti estivi.
La prima volta non si scorda mai. Quella di Lotto Leggenda si chiama Tokyo Shibuya. La prima urban bag progettata dal brand possiede tutte le caratteristiche indispensabili per affrontare la città: multi tasche porta oggetti, vano bottiglia, porta chiavi, laptop pocket, chiusura assistita, schienale e spallaccio imbottiti per portare tutto il necessario in spalla. Realizzato in canvas ripstop slavato e poliestere bicolore è proposto nei colori leaf e asphalt. Lotto Leggenda si conferma un prodotto iconico, ricco di contenuti e capace di suscitare emozioni.
Adidas Originals lancia l’irriverente TUBULAR DEFIANT Colour Contrast Pack composto da tre varianti di TUBULAR DEFIANT. Modelli caratterizzati da un look raffinato e femminile conferito sia dall’utilizzo di materiali particolari, quali la tela organica, sia dalla combinazione di colori su tallone e tomaia. Un design contemporaneo caratterizzato da contrasti che evidenziano le linee affusolate della sneaker con un tocco netto e deciso, esaltandone l’armonia delle forme. Il Colour Contrast Pack è la dimostrazione pratica del potere del fashion footwear dall’estetica prorompente.
PH. MICHELE DE ANDREIS DESIGN. LABORATORIUM MMXV
PITTI IMMAGINE AND FIERA MILANO PRESENT WOMENSWEAR ACCESSORY COLLECTIONS 27/29 FEbRuARY 2016 MILANO FIERAMILANOCITY PAD. 3 VIALE SCARAMPO GATE 5 WWW.PITTIMMAGINE.COM
CDQC > TECNO MEDIA ARTE > A COME ART MAGAZINE . WHERABOUT . Galaxy S7 / debutta la sostanza A COME ARTE A Magazine irruppe sul mercato nel novembre 2004 con un numero eccezionalmente curato dallo stilista invisibile Martin Margiela, la cui presenza trasformò subito la rivista in un oggetto di culto – oggi fuori catalogo e venduto su eBay dai 300€ in su. La rivista di moda belga ogni numero esplora la sfera creativa di un artista selezionato affidandogli in totale libertà la direzione e invitandolo a esplorare contenuti innovativi e personali, che esprimano i suoi valori estetici e culturali. Il numero in corso, il quattordicesimo, è il primo curato da una donna italiana Delfina Delettrez, designer di gioielli di fama internazionale con base a Roma. La sua singolare estetica deriva dalla fusione delle tecniche orafe tradizionali con l'utilizzo di materiali contemporanei e innovativi, andando oltre la tradizione italiana dell'artigianato, per creare gioielli dal tocco futuristico. Il filo conduttore scelto da Delfina
Delettrez per il numero è quello astratto dell'oro. Per interpretare una miriade di rappresentazioni estetiche, alchiliche e metafisiche di questo metallo prezioso, non che la sua energia intrinseca, ha coinvolto una serie di prestigiosi creativi internazionali. Tra i contributor selezionati da Delfina ci sono gli italiani Francesco Vezzoli, Luca Guadagnino, Silvia Fendi e Nico Vascellari.
«Meno mi piace, più mi piaci». «Meno
a radicarsi sul territorio cittadino. A
Poco male. Perché scorrendo bene gli eventi
condivisioni, più momenti condivisi». Se
parte l'estremismo dell'Ikebana, che non
della app ho visto che potevo cercare anche
pensavate che l'universo social-digitale
si sa bene nemmeno cosa sia, Wherabout
corsi, mi sono messa alla ricerca di un
restasse un must anche per il 2016, c'è
non è la solita applicazione di dating.
workshop di ashtanga yoga, ne ho trovato uno
qualcuno che invece vuole farci uscire
L'idea alla base è semplice: ogni utente
per sabato al 20% di sconto, in una delle
tutti allo scoperto e alzare la testa dallo
può proporre un'uscita o un evento, per
migliori scuole in città. Tramite app non
schermo del cellulare per metterci occhi
esempio io ho cercato qualcuno che venisse
si paga niente, mi sono prenotata, sono
negli occhi con persone reali. Le app di
con me al parco a fare yoga. Ho scelto una
andata, e alla fine mi hanno riservato lo
dating dicono che basta un’immagine, una
domenica mattina al Sempione, ho impostato
sconto promesso sulla app. Ma chi c'è dietro
foto, per decidere di incontrarci, ma in
l'evento con alcuni criteri, tipo: voglio
Wherabout? Il giovane founder è Massimiliamo
realtà ognuno di noi sa che l’affinità passa
incontrare solo cinque persone e voglio
De Santis, che racconta: «Wherabout nasce
attraverso passioni comuni (eventualmente,
che siano ragazze della mia età. In poche
proprio per rivoluzionare il modo in cui
prestanza fisica, aggiungerei). E dove
mosse dal mio cellulare ho lanciato la
ognuno di noi vive le sue passioni, posso
scovare chi condivide con noi l’amore
mia richiesta ricevendo in poco tempo le
prenotarmi alle offerte dei migliori locali,
per i manga, il cinema, la fotografia
prime notifiche. Ho guardato il loro profilo,
ristoranti, palestre, teatri, corsi di
naturalistica, il cibo Vegan o addirittura
sembravano simpatiche, ho accettato la
formazione di Milano avendo uno sconto,
l’Ikebana? Magari a qualcuno piace
loro partecipazione e abbiamo cominciato a
posso partecipare a eventi di altri utenti,
l'Ikebana. Che volete, le passioni sono
chattare, scambiandoci pareri sul tipo di
gratuiti, o posso creare proprio quello che
passioni e Wherabout è la prima app che ti
yoga che possiamo praticare insieme (niente
voglio io. Meno mi piace, più mi piaci, mi
fa incontrare proprio le tue passioni. O
dating in senso stretto, avevo detto, no?
verrebbe da dire».
meglio, ti fa conoscere nella vita reale
quindi, giusto così). Mi sono resa conto
persone con cui si condividono
subito che le mie yf, yoga friends, ne
strip-project.com
app / Wherabout
interessi
comuni. È gratuita ed è appena stata
sapevano molto più di me. Hanno capito
lanciata da una start up milanese pronta
l'antifona e mi hanno scaricata tempo zero.
I.S.
ARTE / DANCE WHEN YOU CAN Giunto alla sesta edizione Walking with
delle difficoltà, ma al contrario la
Art è un progetto promotore di giovani
costrizione di una società produttiva e
menti creative, sostenuto dal brand di
alienante. Insieme a Prefabrik anche una
calzature Stonefly. Ogni anno il contest
selezione della precedente produzione
mette a confronto 12 artisti residenti
artistica di Gala sarà in mostra a la
alla Fondazione Bevilacqua la Masa di
Fabbrica del Vapore di Milano sino al
Venezia, in collaborazione con l’hub
prossimo 4 marzo.
di arti visive Viafarini. Il tema di quest’anno è Dance, Dance, Dance tratto dal libro di Murakami. L’opera vincitrice
C.P.
dell'ultima edizione è Prefabrik, installazione dell’artista ventiseienne Gala. L'opera crea un dialogo tra il monito di Murakami e un altro libro che ha fortemente ispirato l’artista, La società della stanchezza di Han Byung-Chul, dove il voler continuare a danzare a tutti i costi non è il simbolo del superamento
TECNO / SAMSUNG Galaxy S7 Il nuovo Samsung Galaxy S7 ha debuttato in
che segue fedelmente i canonici stilistici dei
alcune scorciatoie per le funzioni. Così, anche a
contemporanea mondiale domenica 21 febbraio 2016,
suoi fratelli precedenti, esclusa la fotocamera
schermo spento e anche col telefonino sdraiato o
presentazione che si è potuta vedere in anteprima
posteriore che ora è annegata nella scocca e non ha
capovolto sul tavolo, leggi le notifiche. Oltre a
dal collegamento, sia live che via streaming,
più un obiettivo sporgente nel retro del telefono.
S7, S7 Edge ed S/ Edge Puls, sono previste alcune
dal debutto a Barcellona, dove si è svolto il
E la novità è la scocca, in resistente magnesio,
versioni capsule, speciali e personalizzate. Il
MoBile World Congress: la fiera di telefonia più
che consente allo smartphone coreano di essere
prezzo sarà in linea con gli altri smartphone top
importante a livello mondiale. La scoperta del
resistente agli schizzi d’acqua accidentali, si
di gamma, 729 euro (829 per la versione Edge).
nuovo Galaxy da diverse location al mondo, tra
bagna e non si danneggia. Non è un smartphone
Dall'11 marzo sarà disponibile in Italia, chi
cui il Samsung District di Porta Nuova a Milano,
potente solo all’esterno: il suo processore ha ben
lo preordina online riceverà un visore Gear in
è prevista durante un evento serale il 10 marzo
4 GB di memoria RAM per eseguire i calcoli e non
omaggio.
alle 22, quando andrà in scena il primo laser
farti crashare le applicazioni, mentre passi dal
show in Italia, che collegherà i grattacieli
videogame preferito alle chat su WhatsApp. Anche
del downtown milanese. Ma praticamente, dalle
la settima generazione dell’S ha puntato sullo
immagini trapelate e dai leaks che correvano sulla
schermo: come il predecessore, anche il nuovo
Rete, del nuovo smartphone coreano - prima ancora
Galaxy ha uno schermo ricurvo nelle varianti Edge
della presentazione - si sapeva già tutto. Il
ed Edge Plus, che, sul lato del display da più di
Samsung Galaxy S7, nella versione normale ed Edge
5 pollici, che è Super AMOLED e ha qualità HD,
con schermo ricurvo, ha un design accattivante,
permette di leggere le notifiche e di utilizzare
Niccolò Fantini
HOTEL NHOW
EX ANSALDO
FEBRUARY
SUPERSTUDIO PIÙ
27 28 29 WWW.WHITESHOW.IT
2016
CDQC > CINEMA > Quentin Tarantino . ANOMALISA . BATMAN V SUPERMAN .LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT . THE DANISH GIRL
THE HATEFUL EIGHT Dialogo con Quentin Tarantino, mica Luca Guadagnino (con tutto il rispetto): «Nel mio film ci sono almeno 5 generi» È inutile sottolineare il genio che è Quentin Tarantino, vero? Oppure è fondamentale farlo ogni volta che esce con un film? Amanti del cinema e non riconoscono nel prodigio malato di cinema un’unicità che è innegabile. Unico è il suo modo maniacale di dare un senso a qualsiasi dettaglio, si tratti della musica, dell’uso esagerato della violenza, delle sceneggiature perfette condite con spietata ironia. La sua audacia è nota, prende decisioni che all’inizio possono lasciare perplessi che poi si rivelano compiute. Il suo amore per il cinema l’ha sempre dimostrato in tutti i suoi lavori, ma con The Hateful Eight, il suo ottavo film, ha voluto esagerare. Tant’è che ha scelto di girarlo con il glorioso 70mm e precisamente col formato Ultra Panavision 70, da tempo abbandonato. Cosa significa? Significa che l’ampiezza dell’immagine proiettata ha un formato superiore, la pellicola coglie la profondità, il colore e la luce che l’immagine digitale non ottiene. Fidatevi, guardare The Hateful Eight in 70mm sarà un’esperienza. Noi l’abbiamo fatto e subito dopo abbiamo incontrato Tarantino e il cast per parlare del film. C’erano Kurt Russell e Michael Madsen, e anche il maestro Morricone che con l’overture di quasi 4 minuti ha dato un tocco indimenticabile. Nella colonna sonora ci sono anche i White Stripes e Roy Orbinson. È una storia di bugiardi quella raccontata ne Gli odiosi otto. Otto persone che vogliono andare avanti con la loro vita ma non possono. Una storia sulla claustrofobia, sulle cose che non vengono realizzate. Immaginatevi una bella riunione all’inferno dove in questo caso l’inferno è un piccolo rifugio in mezzo alla tempesta, dove niente è come sembra. Il cast è eccezionale,
oltre a Russell e Madsen ci sono Samuel L. Jackson, Bruce Dern, la straordinaria Jennifer Jason Leight, e tanti altri. Parte proprio dal niente è come sembra l’intervento di Tarantino: «In quasi tutti i miei film effettivamente c’è sempre qualcuno che pretende di essere qualcun altro. È un elemento comune che percorre tutte le mie storie, tranne forse in Pulp Fiction, anzi solo in parte, vedi il personaggio di Bruce Willis… Il perché non lo so, mi piace come aspetto drammatico, che fa capolino in tutti gli scenari che dipingo. Forse anche perché ho sempre degli ottimi attori e mi piace metterli alla prova». Può il film essere considerato un omaggio a La Cosa di Carpenter? Anche considerando la musica di Morricone? «Diciamo che la qualità non sta solo nella musica scritta da Morricone ma anche nello scenario, nei paesaggi, c’è la neve che fa tanto. E poi c’è la condizione in cui si trovano questi personaggi che sono chiusi in una stanza e nessuno si può fidare degli altri. In un certo senso l’ho visto come una versione western de Le Iene e quel film è stato molto influenzato da La Cosa di John Carpenter. Sì, c’è connessione tra questi tre film. Devo dire che si tratta anche di un lavoro che può essere definito una pièce teatrale. Non puoi ricorrere a quei trucchetti che di solito si usano per ridurre i tempi in questo caso». In Hateful Eight si passa da un genere all’altro che metodo ha usato? «Io come amante del cinema tendo a rispondere in maniera positiva a quei film che sono a cavallo
tra più generi. Credo che sia qualcosa di estremamente positivo per il pubblico, perché stai dando la possibilità di godere di un film che è tante cose e quindi di sfruttare anche bene i soldi del biglietto pagato! Ogni volta che faccio un film tendo a metterne dentro altri cinque. Esagero si, ma credo di avere il talento di essere un po’ giocoliere con i differenti toni di un film. Per quello che riguarda la metodologia dipende dal film stesso e dalla storia. A volte è tutto pianificato in anticipo altre mi lascio trascinare dalla storia in sé, oppure trovo nella sceneggiatura altre ispirazioni rileggendola. Quando ho cominciato a lavorare a questo film volevo un western e giallo da stanza alla Agatha Christie. E l’ho fatto in maniera consapevole. E quando l’ho rivisto mi sono reso conto di aver realizzato anche un horror». Si è poi passati a parlare della tecnica dei 70mm e degli effetti che regala: «La scena ha come sfondo sonoro la tempesta, che è come il mostro di un film horror, è li ad aspettare che qualcuno esca per mangiarselo più diventa buio più è minacciosa. E all’interno ci sono i personaggi che stanno giocando una partita a scacchi con se stessi, sono loro le pedine e cercano di combattersi, cospirano, si scrutano. E quello che puoi fare con il 70mm è proprio questo: avere due pièce, due pezzi, hai il primo piano e lo sfondo, in contemporanea, e a meno che tu non voglia vederlo c’è e lo puoi vedere. Questo aumenta la suspance. Se poi all’uso del 70mm unisci lo sviluppo di personaggi in un certo modo sai già che qualcosa esploderà e sai che quando lo farà sarà bellissimo». Bellissimo davvero, Quentin.
a cura di Silvia Rossi
57 LA STRONCATURA THE END OF THE TOUR
ANOMALISA
Chi è Charlie Kaufman? Un genio della sceneggiatura. È americano, è noto per essere schivo e poco avvezzo alla celebrità e ha scritto film come Essere John Malkovich, Se Mi Lasci ti Cancello (per il quale si è portato a casa l’Oscar) e Il Ladro di Orchidee. Il suo nuovo progetto si chiama Anomalisa e l’ha presentato alla 72esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria, e al Toronto Film Festival. E grazie alla Universal uscirà anche in Italia il 25 febbraio. Il suo film, co-diretto da Duke Johnson, è realizzato con la tecnica stop-motion. È quindi un film in animazione. I puppets di Kaufman e Johnson sono stati pensati per essere più realistici possibile, senza perdere però la meccanicità tipica dell’animazione: i visi degli interpreti sono tagliati a metà orizzontalmente e montati per dar forma e movimento e sono in 3D. A un certo punto del film vi sembrerà di vedere esseri umani. Questo perché all’abilità tecnica si affianca la maestria di Kaufman di scavare nell’intimità e nella fragilità umana per raccontare una storia di solitudine, tenerezza e noia che noi tutti abbiamo come l’impressione di aver ben chiara. Il protagonista è Michael Stone, uno speaker motivazionale per addetti telefonici in viaggio di lavoro che, una volta giunto in albergo, per trasgredire o per bisogno di trovare anch’egli nuove motivazioni, seduce Lisa, una giovane fan accorsa proprio per sentire il suo speech. L’incontro tra i due ha un che di poetico e comico e la dice lunga sulla necessità dell’uomo di sentire una nuova voce. Il film infatti è doppiato solo da tre attori: David Thewlis è Michael, Jennifer Jason Leigh è Lisa e Tom Noonan interpreta tutti gli altri personaggi, maschili e femminili. Si ride tantissimo e si riflette sull’essere umano. Imperdibile.
Andare a vedere il film DFW in un centro commerciale, un film su di lui, il genio di una generazione, il massimo esponente della critica al consumismo nella letteratura, è un cerchio che si chiude. O meglio, che si frantuma. Che DFW mi perdoni, che DFW li perdoni. Ma forse lui ne sarebbe stato contento. La sua, dopotutto era una critica da «geniale pittore dell’ipermoderno», quindi da insider, non da eremita. È la sera di Juve-Napoli, l'Uci Cinema Bicocca ha schermi ovunque, la gente bivacca tra cantine dei mariachi che offrono cibo messicano, steak house, yogurterie, i diciottenni vanno di Snapchat, Dybala calcia alto e un nooooo rende impossibile sentire pure la cassiera che a sei centimetri sei di distanza ti dice quanto devi pagare per un chicken wrap e un arancino. Poi entro in sala: persone presenti: 4. Io ho scoperto l’esistenza di questo film perché l’ha segnalata Rolling Stone. RS è parte in causa: The End of The Tour è la storia dei 5 giorni che il giornalista David Limpsky ha passato con DFW durante il giro di presentazioni di Infinite Jest, un pippone di più di mille pagine che io - anni fa - ho letto tutto (tutto!). Quindi la storia, sulla carta, è una figata. Soprattutto per chi è amante di giornalismo e di letteratura. Bingo. Limpsky, poi, nel tempo è diventato uno delle migliori firme di RS e si capisce anche il perché. Perché per diventare un buon narratore di
BATMAN V SUPERMAN: SUPERMAN DAWN OF JUSTICE
storie, di storie ne devi essere un appassionato, e infatti sto film ti rendi subito conto che parla della ricerca e chi ricerca spesso trova, magari non quello che stava cercando ma qualcosa d'altro, però è solo così che si cresce e non è un caso che chi cerca poi diventa uno di cui si parla, che ce la fa, e per farcela intendo che riesce sempre a trasmettere qualcosa, a lasciare un segno da qualche parte. Limpsky al suo caporedattore, per convincerlo a fargli seguire DFW, dice testuale: «Queste sono le storie, non le 550 parole su band di ragazzini». A minuti di distanza DFW rincara la dose dicendogli: «Se
i raccomandati (dopo la visione dei trailer) * LEGEND Uscita 3 marzo di Brian Helgeland, con Tom Hardy Perché anche a Londra è esistita una mafia, brutta e violenta come tutte, epperò stilosa e piena di british style. Alla Boardwalk Empire, ma senza l'Oceano e il proibizionismo. - - - - - - - - - - - - - - - - - - * RACE Uscita 31 marzo di Stephen Hopkins, con Stephan James La storia di Jesse Owens, quello che alle Olimpiadi del 1936, alzò il pugno e non strinse la mano a Hitler. Storia di coraggio ed emancipazione. Inno allo sport, più meritocratico di qualsiasi insana legge razziale e di qualsiasi cosa.
il virtuale è la base e basterà starsene seduti per una qualsiasi tipo di esperienza, muori lentamente in un modo molto profondo». Temi attualissimi, ma un film si deve far guardare, e il problema è che a un certo punto manca qualcosa. Ci sono frasi interessanti (tipo DFW che dice: «Non abito a New York perché tutte le volte che ci vado Alla riunione generale dei super eroi Batman e Superman hanno
sento un sibilo degli ego, io io io io», oppure la definizione della
avuto da dire. Ed eccoli qui uno contro l’altro. Tutta colpa
bandana come «coscienza di un malessere») però alla fine risulta
di Frank Miller che ha deciso che in un momento di tranquillità
noioso come un viaggio di 10 piani in un ascensore dove lo smartphone
apparente, Bruce Wayne/Batman si sarebbe ritrovato costretto ad
non prende.
agire nuovamente contro un vecchio nemico: il terribile Due Facce. Ma a quanto pare i comportamenti al di sopra della legge hanno
Va bene che «agli scrittori interessa la stupidità o la confusione»
infastidito un po’ tutti e il buon Superman viene mandato a calmare
ma forse pure a chi guarda i film, e qui c’è tanta intelligenza e
l’uomo pipistrello. Come andrà a finire lo sapremo il 23 marzo, con
troppa linearità.
l’arrivo al cinema dell’attesissimo Batman V Superman: Dawn of Justice di Zack Snyder. Con
Ben Affleck, Henry Cavill, Amy Adams,
Diane Lane, Jeremy Irons e Jesse Eisenberg in versione Lex Luthor.
Moreno Pisto
LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
THE DANISH GIRL
Perché proprio un supereroe italiano? A quali rischi va incontro un
Rimarrete scioccati, emozionati e colpiti da questo film. Forse un
regista facendo un film come Lo chiamavano Jeeg Robot? Imitazione e
po’ troppo lungo ma decisamente di forte impatto. Eddie Redmayne e
banalità. Ecco, dimenticatevi subito queste due parole perché il
Alicia Vikander sono i protagonisti di The Danish Girl di Tom Hooper,
film in questione, lungometraggio d’esordio di Gabriele Mainetti, è
la prima commovente storia d’amore ispirata alle vite degli artisti
tutto tranne che banale. Raccontare un supereroe senza sospendere
Einar e Gerda Wegener, il cui lavoro e matrimonio sono travolti
l’incredulità e quindi convincere a credere fin dall’inizio a quello
dalla scelta di Einar di intraprendere la pionieristica scelta di
che si sta vedendo, era questa la sfida più grande del regista. E
diventare la prima transessuale al mondo, Lili Elbe. Un film forte
così ne esce un prodotto pressoché perfetto, nello stile, nella
in cui l'interpretazione di Eddie Redmayne, come sempre credibile e
recitazione, nella costruzione della storia e negli effetti speciali.
bellissimo nei panni di una donna, rapisce lo spettatore che vive
Delicato e malinconico al punto giusto, violento e cinico, fragile e
in prima persona le sue ansie e le sue paure, nell'intraprendere il
potente. C’è un supereroe ombroso e introverso (Claudio Santamaria)
percorso di una trasformazione prima di allora impensabile.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - * THE IDOL Uscita 31 marzo di Hany Abu-Assad, con Tawfeek Barhom Diventare un pop idol nel mondo arabo non è per niente facile, solo decidere di provarci è qualcosa che destabilizza una persona, una famiglia, una società. Mohammad Assaf ha fatto i conti con se stesso, ha investito ogni anima a sua disposizione e ce l'ha fatta. Dicono sia una storia vera.
c’è un villain geniale e problematico interpretato in modo sublime da Luca Marinelli e c’è una principessa da salvare (Ilenia Pastorelli) in fissa col famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio. C’è ironia, sensibilità e anche una colonna sonora curatissima. Da non perdere assolutamente, dal 25 febbraio al cinema grazie a Lucky Red.
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CDQC > LIBRI > JERRY STAHL . Elizabeth Strout . MARTIN AMIS . Jonathan Franzen . LO SNOBISMO
Jerry Stahl: l'avvento di un genio
A cura di Gian Paolo Serino Twitter @Gian PaoloSerino
Più che un evento, è un’epifania. Perché ogni romanzo di Jerry Stahl è da salutare come l’avvento di un genio. Leggere Jerry Stahl è come mettere un 33 giri in un dvd: ne nasce un suono distorto, contorto, che affascina, che stride, che incide lasciando sia tracce che lividi. Leggere Jerry Stahl è un’esperienza lisergica attraverso l’acido dell’inchiostro delle pagine impresse nella mente di chi legge come un vibratore nelle cellule staminali di un peccatore pentecostale reduce da un’incursione catapultata in un film dei fratelli Coen mentre sputano pop corn davanti a una meta-western-show di Quentin Tarantino. Stahl è più che uno scrittore. E’ capace di vette narrative inarrivabili e di una cifra stilistica che ricorda il miglior William Burroughs. scrivendo che “Jerry Stahl racconta i freak, le teste matte e strane di tutto il mondo in uno stile meravigliosamente elaborato. È il bardo americano dei disobbedienti». Per Hubert Selby Jr è «Un genio», per Eric Bogosian «Un grande professionista delle parole. Tetro ed esilarante», mentre per Tobias Wolff «Stahl riesce a ritrarre una generazione che cerca allo stesso tempo di nuotare e di annegare». Sceneggiatore televisivo quotatissimo (da Twin Peaks a CSI su tutti) Stahl, nato a Pittsburgh, Pensylvania, nel 1954, ha debuttato con il romanzo
Mezzanotte a vita. La memoria di un uomo pericoloso (edito in Italia nel 2007 da Leconte e di
prossima ripubblicazione per Baldini e Castoldi), raccontando l’inferno di chi ha vissuto la vita come «una sistemazione temporanea». Il resoconto di un sopravvissuto dell’esistenza che porta le proprie cicatrici come armi, come l’ultimo lazzo dell’ultimo cowboy pronto a difendersi dal Family Day. Con Io, Ciccione (Mondadori, 2008), invece,
ha fatto
riscoprire la figura di Roscoe Arbuckle, l’attore comico che tra il 1910 e il 1920 era più famoso e più pagato persino di Charlie Chaplin sino a essere dimenticato dopo un’accusa infondata di stupro: una metafora perfetta sul moralismo contraddittorio della dissoluta Hollywood. In questo Old Guy Dad, che in Italia viene ora pubblicato con il sottotitolo originale Stronzate che ti capitano quando non muori giovane, Stahl si rapporta con il tema della paternità: se durante la nascita della prima figlia nello stesso istante che nasceva lui era in preda a un’overdose di eroina, con la seconda figlia affronta in unico flusso di coscienza narrativo i dubbi di un padre sessantenne che è anche un sopravvissuto dell’esistenza: «Il 90% delle volte mi sento in imbarazzo per essere ancora vivo, ma ho avuto l’enorme fortuna di sopravvivere a me stesso».
Stahl descrive «l’atto
della nascita come se H.P. Lovercraft incontrasse il Marchese De Sade su Discovery Channel», racconta come ci senta a far nascere «una creatura innocente e assurdamente vulnerabile avendo l’impressione che vivere nell’America del XXI secolo significhi occupare una specie di sconfinata biosfera di esalazioni mortali ed effetti collaterali infanticidi motivati dal progresso». E tuttavia, prosegue Stahl, «non è che in America tutto faccia schifo. Mi entusiasma il fatto che abbiamo abbastanza cibo da rendere obeso il sessanta per cento dei bambini». Una satira feroce, che non lascia scampo alla morale comune dei perbenisti accecati all’ombra del dollaro in una denuncia sociale che rende ridicolo il risibile gioco degli incontri sociali nei nostri quotidiani metrò di superficie. Ogni capitolo diventa il travaglio di un uomo che affronta un viaggio nell’inchiostro della vita, degli errori, delle mancanze, con virate surreali che possono far pensare a un moderno luddista, ad un ipercritico del progresso Usa&getta, mentre in realtà Stahl rivendica i diritti di chi vuole diventare adulto in un mondo adulterato e la legittima offesa di chi comprendere che in un mondo che continua a progredire nessuno progredisce veramente. Dimenticate Irvine Welsh o Bret Easton Ellis, reduci di una guerra mai combattuta davvero, e combattete in un corpo a corpo con la parola di Stahl. Ne uscirete sconfitti ma ricchi di quel qualcosa in più che regala ogni grande romanzo: la vita che batte e pulsa alle vostre porte ormai chiuse a doppia mandata emotiva in una deriva dei sentimenti che ci fa girare pagina e mai la testa. = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = = =
LA STRONCATURA Martin Amis
Elizabeth Strout
Adèle Van Reeth e Raphael Enthoven
Jonathan Franzen
SUCCESSO
MY NAME IS LUCY BURTON
LO SNOBISMO
Purity
Einaudi
Random House
Edizioni Clichy,
Einaudi
pagine 224, euro 16
pagine 208, 15,60 dollari
pagine 140, euro 10
pagine 564, euro 22
La misantropia di Martin Amis
Per chi non riesca ad attendere
In una società in cui chiunque si
Jonathan Franzen è il Donald Trump
in questo suo romanzo - a oggi
Maggio, con l’uscita italiana per
crede snob ma nessuno lo è, la
della letteratura. Tutta la sua
inedito in Italia, pubblicato nel
Fazi, immancabile è la lettura in
lettura di Lo snobismo, il dialogo
purezza la potete trovare nel titolo
1978 in Inghilterra, ma tutt’altro
originale del nuovo attesissimo
tra Adèle Van Reeth e Raphael
di questo suo terzo romanzo. Per il
che datato - diventa misoginia.
romanzo di Elizabeth Strout,
Enthoven, recentemente pubblicato
resto: inutilità e vuoto pneumatico.
Il grande scrittore inglese,
la scrittrice che nel 2009 si è
da Clichy, diventa una lettura
Il vano tentativo, l’ennesimo, di
autore di un romanzo come Money
imposta al mondo vincendo il Premio
necessaria. I due filosofi francesi
scrivere il grande romanzo americano
(con il protagonista John Self
Pulitzer con il romanzo “Olive
più popolari analizzano lo snobismo
con il risultato di annoiare e di
che resta una delle metafore più
Kitteridge” (notevole anche la
dalla filosofia, alla letteratura,
cadere nel già letto. Purity vorrebbe
riuscite del nostro immaginario
miniserie televisiva firmata HBO).
alla storia. «Per poter parlare di
essere un moderno romanzo sociale,
colonizzato dal sesso), ci
“Mi chiamo Lucy Barton” la
snobismo, bisogna sentirlo», il
alla Charles Dickens di Grandi Speranze
catapulta in un’altra sua opera
conferma tra le migliori autrici
testo si apre con questa premessa
(non a caso i protagonisti si chiamano
che indaga la sua ossessione
nella descrizione di inferni
necessaria per un excursus tra
entrambi Pip), ma il risultato è il
proprio per la sessualità e di
domestici che si nascondono nel
che si avvia con l’analisi de La
solito romanzone blockbuster che ha
come la sessualità sia forse
quotidiano oblio del gioco delle
ricerca del tempo perduto di Proust
le coordinate (anche di ambientazione
l’unico vero specchio per indagare
parti. Tra queste pagine, tutte
passando per Pascal, Tocqueville,
geografica: dalla California alla
il nostro essere sociali. I due
ambientate in un ospedale, il
e Bergson. Non può mancare la
Germania dell’Est al Sud America) per
protagonisti, voci narranti che si
rapporto tra una madre e una figlia.
rivincita degli snob a partire
diventare un successo commerciale, ma
alternano, sono i fratelli adottivi
Lucy Barton si lascia andare a
dalle opere di Nietzsche, Bordieu,
non letteratura. Stesso meccanismo de
Gregory Riding, intellettuale che
confessioni inaspettate: la fuga
Sartre e Camus. Se per Wilde e
Le correzioni: un prodotto predigerito
lavora in una galleria d’arte a
dalla famiglia, il desiderio di
Marivaux lo «snobismo è una scena
per masse desiderose di riscattarsi
Londra, un esteta che prova ogni
diventare una scrittrice, il suo
di teatro», per Kant e Hume è «una
dall’ormai insostenibile leggerezza
esperienza limite tanto da definirsi
matrimonio, l’amore per le due
questione di gusto» ma lo snobismo
dell’essere lettori di serie B. Il
trisessuale, e Terry Service, il
figlie. Un romanzo potente in cui,
può essere per tutti, come nel
risultato è fallimentare: Le correzioni
classico rappresentante della
senza sentimentalismi o auto
caso dell’arte contemporanea. Il
è una Dinasty dei poveretti, una
media borghesia inglese, uno
commiserazione, Strout riduce la
libro si chiude con una domanda «è
Dallas amniotica, una soap cartacea con
yes-man che impicca la propria
sperimentazione linguistica al
possibile non essere snob?», perché
intenti culturali da hard discount.
esistenza a nodi regimental e
minimo e non si concede alle mode,
lo snobismo non risparmia nessuno,
Lo stesso valga per Purity: scritto
che ha difficoltà relazionali con
alle scorciatoie, al linguaggio
specie gli antisnob. Una chicca è
a tavolino, a cui però mancano le
le donne. Attraverso questi due
televisivo o a costruzioni che
la Bibliografia lacunosa, qualche
gambe, dimostra come Franzen sia la
personaggi, Martin Amis ci consegna
non siano quelle proprie della
punto di riferimento culturale per
massima espressione dei radical-flop.
uno dei suoi romanzi più riusciti:
letteratura. Si affida invece a un
uno snob che si rispetti.
Cerca la raffinatezza linguistica
una perfetta e attualissima
impianto collaudato da secoli di
Qui gli autori si superano in una
immergendosi nel realismo sporco
metafora che indaga vizi e limiti
narrativa, ma ancora difficilissimo
suddivisione delle letture in libri
(missione impossibile dopo Raymond
di una società come la nostra
da sostenere, che si sviluppa per
che non è necessario aver letto
Carver), cerca il contemporaneo con
dove a comandare è l’essenza
cerchi concentrici: all’interno
per dissertare sul loro contenuto,
parallelismi sociologici improbabili
dell’apparenza. Amis, che mai come
un personaggio e la sua famiglia,
libri di successo di cui tuttavia
(come quello tra socialismo e
in questo libro attinge moltissimo
con tutti i drammi segreti che
parlare fa chic, libri che vanno
internet), cerca un pubblico che
dai suoi scrittori prediletti con
li legano; poi la comunità,
letti, indipendentemente da ciò
sicuramente troverà, ma che si merita.
Nabokov e Saul Bellow, distrugge il
quella asfittica e impietosa
che si pensa o si sa (un unico
Quei lettori che cercano un classico
nostro falò delle vanità celebrando
provincia americana, del Maine
consiglio, La recherche) e infine
istantaneo per le conversazioni
allo stesso tempo il narcisismo che
e dell’Illinois, dove per veder
flim e opere d’arte. Perché infondo
da sabato sera ormai orfane di
fa da specchio ai nostri segreti.
succedere qualcosa bisogna aspettare
non c’è nulla di più snob che
qualsiasi intrattenimento televisivo
una replica della Signora Fletcher.
leggere un libro sugli snob.
di un benché minimo spessore.
G.P.S.
CULTORA.IT
G.P.S.
G.P.S.
Stronzate che ti capitano quando non muori giovane Baldini e Castoldi traduzione di Tim Small, pagine 256 euro 16
Non a caso James Ellroy, tra i migliori scrittori americani contemporanei e anche tra i più critici, ne elogia il talento
Collezione di “Pezzi d’Abbigliamento” #GLT_001
pezzidabbigliamento.com
SOMMARIO
URBAN 130 BIMESTRALE ANNO XV / NUMERO 130
Dedica 4
Portfolio 8
Stagiste 18
Editoriale 7
Joan Thiele 14
Live Like You Love 27
STAFF
TEXT
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Puntata numero 1: come accendere un bel falò
illustrazione di FELIX PETRUSKA
*Costo della chiamata da telefono fisso da tutta Italia pari a quello di una telefonata urbana, per il costo chiamata da cellulare consultare il piano telefonico del proprio operatore. Servizio attivo da Lunedì a Venerdì dalle 09.00 alle 19.00 e il Sabato dalle 09.00 alle 13.00.
Nuova Yamaha XSR700, il primo capolavoro Faster Sons. Il suo stile ricorda la mitica XS650 degli anni ‘70, la sua tecnologia invece arriva direttamente dal futuro. Il motore bicilindrico in linea da 689 cc crossplane offre accelerazioni fantastiche e un piacere di guida senza paragoni. Scegliere XSR700 vuol dire poter esprimere la propria personalità e il proprio stile grazie ad una ricca serie di accessori pensati solo per lei. Il fascino di un tempo con la tecnologia più avanzata, per i “Faster Sons” che vogliono andare più veloci, a partire da 7.590,00 euro f.c. con ABS di serie. Yamaha XSR700. Born tomorrow. Servizio clienti 848.580.569* www.yamaha-motor.it
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16/02/16 12:23
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