Urban #125

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numero 125 Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Postale 70% DCB Milano

punti d’incidenza

i decenni si susseguono puntualmente. il guardaroba in comune supera l’unisex: nuovi contrasti, vecchie intese.


Š2015 Vans Inc. Photo: Stefan Simikich






Bimestrale, Anno XV / Numero 125 • Direttore Responsabile roberto rossi gandolfi direzione@urbanmagazine.it

7/ L’editoriale 76

Art Direction DIDIER FALZONE didier@bureaubureau.it Responsabile di Redazione MARCO CRESCI redazione@urbanmagazine.it Segreteria di Redazione segreteria@urbanmagazine.it Collaboratori Elisa Anastasino, Diana Barbetta, Anselmo Bianconi, Giovanna Caprioglio, Martina Kirkham, Enrico Longo, Marco Magalini, Jean Marc Mangiameli, Daniel C. Marcoccia, Francesco Mascolo, Arianna Pinton, Valentina Roda, Silvia Rossi, Jay Schoen, Enrica Selvini, Filippo Thiella, Alex Vaccani, Matteo Weber Urban è edito da Biblioteca della Moda Srl Corso Colombo, 9 · 20144 Milano T 02 833 1121 Distribuzione PSC Promos Comunicazione Via Tertulliano, 70 · 20137 Milano T 02 89540195 Stampa Arti Grafiche Vela, Via N. Copernico 8 · 20082 Binasco, MI T 02 90092766 www.grafichevela.it Pubblicità Milano Fashion Media Corso Colombo, 9 - 20144 Milano T 02.5815.3201 Responsabile Di Testata Augusta Ascolese T 335 6945908 aascolese@milanofashionmedia.it Web www.urbanmagazine.it Facebook Urban Magazine Abbonamenti info@urbanmagazine.it In copertina

Alexandra indossa bomber SANSOVINO 6, top e underwear CALVIN KLEIN, jeans G-­STAR RAW. Stefan indossa maglione MSGM e pantaloni BLAUER. Fotografia Jay Schoen, stile Alex Vaccani. Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione dei contenuti, totale e parziale in ogni genere e linguaggio è espressamente vietata. Registrazione presso il Tribunale di Milano con il numero 286 del 11/05/2001

Tutto il resto è selfie Cosa hanno in comune Kanye West, Versace, il deejay canadese Tiga e Cavalli? Molto di più di quello che a prima vista vi sembrerebbe. Sono gli epigoni di un edonismo espressivo spesso fine a se stesso. Un edonismo totalizzante che ha finito per spazzare via i valori del passato: le differenze storiche vedono sbiadire il proprio significato ad esclusivo appannaggio di una logica tesa al benessere. Del resto, a livello soggettivo, ognuno di noi abbraccia la propria fisicità, il proprio pensare, la propria fede. Questi aspetti, asserviti alla logica edonistica rivelano il proprio essere effimeri. La prospettiva dell’essere ammirati, o quantomeno dell’affermare la propria individulità ad ogni costo, anche se a livello squisitamente virtuale, porta con sé la coscienza del non essere oltre tutto ciò. D’altra parte, oggi la moda in qualità di espressione di un edonismo imperante, è diventata prima di tutto espressione di un posizionamento sociale; non più fedele riflesso del costume, l’universo moda è dunque specchio fedele di potentati economici. A differenza di quanto più o meno sommessamente affermato da questo o quello stilista à la page, la moda è però cosa distante dalla cultura. E quanto di più distante ci sia dalla dimensione artistica. Del resto il gap tra arte e creatività non è mai stato colmato: uno stilista, per quanto dotato, non è un artista, quanto un creativo di talento. Un altro elemento fondante che ha finito per scavare un solco profondo tra le due dimensioni sta nel fatto che l’arte è importante quando rispecchia un momento, mentre la moda gode di maggiore libertà: è più versatile in quanto permette di giocare tanto col retrò quanto con le contaminazioni del futuro. Questo per affermare che l’arte è verità, mentre la moda è una gigantesca bugia. Tra queste due dimensioni, possiamo posizionare la creatività, materia prima di cui la moda si nutre e che di volta in volta ha bisogno del corpo con le sue nevrosi per completarsi, (senza peraltro raggiungere mai la perfezione) destinata a svanire di volta in volta, con il cambio di stagione senza lasciar traccia nell’anima.

« Io sono il più bravo dei fotografi, ma non sono un artista. Un’artista è Cindy Sherman, che usa la fotografia per fare dell’arte. Io uso la fotografia per fare soldi » (Helmut Newton) Roberto Rossi Gandolfi In alto Fly Art è un tumblr nato nel 2012 che mescola l’arte alla cultura hip hop. Una retromania che sta spopolando in rete e che include il gusto del vintage e del fatto a mano, ma anche la rappresentazione di sè attraverso i versi delle canzoni, come se fossero scritte su un diario che manda direttamente online i propri pensieri. Il tutto sovraimpresso su celebri opere d’arte. Al tempo stesso gioco e provocazione. flyartproductions.tumblr.com Nell’immagine: “The first coat (1892), Vladimir Makovsky / American Boy, Estelle feat. Kanye West”



9/ Indice dei contenuti 74

Numero #125 42

32

60

26

15 40

11 La mia Bangkok 13 La Valigia Nicole Atkins

27 Intervista Belle & Sebastian 28 Dischi

STILE

Design

14 In Breve 15 Profili T.Lipop / Luca Larenza 16 Vetrina Messo all’angolo 18 Grooming Sheherazade 19 Grooming Gum Gum Style

30 In breve 31 Profili Chzon / Nendo 32 Intervista Michel Boucquillon. SPECIALE MODA DONNA

36 In breve 37 Profili Piccione.Piccione / Saizy Shely 38 Vetrina Una fuga d’amore 39 Intervista Nicolas Martin Garcia 40 Björk. Retrospettiva Lenitiva 42 Cover Story Punti d’Incidenza 54 Tra le pagine Smoke & Mirros

SPAZI URBANI

20 In breve 22 Il solare che non ti aspetti MUSICA

26 In breve

Inaugura al MOMA di NY l’imperdibile retrospettiva dedicata a Björk. —

03/2015

IN MOTION

56 In breve 57 Profili Mini + C.P. Company / Arrivo 58 Spazi urbani Piste ciclabili. CINEMA

60 In breve 61 In viaggio Wild and Free libri

62 In breve 63 Intervista Véronique Ovaldé 64 Portfolio #TICTIG IN GIRO

67 Spazi e luoghi da visitare e vivere

Esce al cinema The Drop; ultima chance per vedere James Gandolfini sul grande schermo —

Al Tunnel di Milano va in scena il brit-rock degli Is Tropical —

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 — Esce Shedding Skin il nuovo album di Ghostpoet per XL Recordings

— Va in scena al V&A di Londra la retrospettiva dedicata al genio della moda inglese Alexander McQueen. Savage Beauty

— Questa sera al Teatro Quirinetta di Roma, la cantante americana Zola Jesus presenta il suo ultimo lavoro Taiga


A.S. 98 is a registered trademark by Olip Italia S.p.A. I Via Confi ne 13 I ColĂ di Lazise (VR) Italia

Our life is like a song. There are ups and downs, and eventually everything fades away.

A.S. 98 Flagshipstores for SHOES AND ACCESSORIES I VERONA I Via Quattro Spade 3c I Verona I Italia PESCHIERA I Via Venezia 37 I Peschiera del Garda I Italia I WWW.AS-98.COM Official Onlineshop WWW.AS98-SHOP.COM


A cura di Martina Kirkham

11/ La mia Bangkok 76

Viaggiare allo Sbaraglio

Per Camilla Vinciguerra, giovane fashion designer milanese e esperta viaggiatrice, la convertibilità è un requisito non solo della linea di accessori che produce, ma anche del suo modo di viaggiare. What Pho Thai Traditional Massage school La scuola ufficiale del massaggio tailandese è una tappa imperdibile, magari dopo una giornata di lunghe esplorazioni. Non è affatto lussuoso, se così ve lo state immaginando, è però un’esperienza unica, lì potete star certi di trovare il vero e proprio massaggio tradizionale tailandese per un’esperienza quasi mistica.

Long Tail Un modo di vedere Bangkok da un’altra prospettiva è quello di affittare una barca Long Tail, evitando quelle turistiche. Sono barche di legno lunghe e strette, dotate di un motore rumoroso, e come timone hanno un lungo bastone con alla fine un’elica. Navigare il fiume Chao Phraya vi darà una visione più ampia di questa splendida città. Con la barca si passa infatti in zone che non sono raggiungibili altrimenti e si coglie un altro lato davvero interessante della vita e dell’economia locale.

[1]

The Bangkok Rooftop A Bangkok sono di moda gli Skybars & Rooftop Restaurants, in cima alle torri che dominano la città, ma mentre nelle altre metropoli i locali panoramici sono al chiuso, qui i più spettacolari sono all’esterno. Sorseggiare un aperitivo o gustare l’ottima cucina thailandese all’aperto, anche con un po’ di vento che a quelle altezze non manca mai, dà la sensazione di far parte del panorama. Menzione d’onore per lo Sirocco Restaurant & Skybar. [ 1 ] THE Jim Thompson HOUSE James Thompson era un americano che al termine della II Guerra Mondiale, dopo aver svolto servizio come agente segreto della CIA, si ritrovò a Bangkok. Si innamorò subito della città e qui si fece costruire questa casa stre-

pitosa; un’oasi appartata dal caos della città, dove gli interni coniugano meravigliosamente lo stile occidentale con quello orientale. Entrando in questa dimora - un museo - si percepisce immediatamente il buon gusto di progettista, imprenditore della seta e collezionista d’arte americano.

Khao San Road Khao San Road è in netto contrasto con i maestosi templi e o palazzi che la circondano. Un pezzo della vecchia Bangkok dove le piccole strade pullulano di turisti, venditori ambulanti - anche di cibo - guide turistiche e tatuatori. Di giorno si passeggia tra negozi e chioschi con ogni tipo di cibo, e di notte compaiono i locali sovraffollati. è una zona molto divertente da esplorare, dove si trova di tutto.

[2]

[ 2 ] Oneday | Pause and Forward Oneday è un ostello/ristorante creato dal team della catena di cafè Casa Lapin. Si tratta di un vecchio deposito riconvertito allo stile jungle industrial chic. “Pause” è la zona ostello, “Forward” un co-working space con 21 postazioni e due sale riunioni. C’è perfino un fioraio - Wallflowers - qualora l’onnipresente elemento naturale non fosse ancora sufficiente. Gli interni sono curati dallo studio Begrey, che ha firmato anche l’affascinante cucina comune: una glass-house immersa nel verde.

Ph. ChristianHogue

[ 3 ] Salt smoke è il microscopico burger-bar aperto dai fratelli Teparrak, proprietari del più popolare ristorante Salt. Pochi posti a sedere, atmosfera distesa e piatti naturali. Il menù offre almeno 20 piatti, ma il più affascinate è senza dubbio il WTF: foie gras, bacon, hamburger di wagyu, formaggio e chili. In una brioche. Completano l’offerta una buona selezione di birre e i vini della casa.

[3]

Camilla Vinciguerra non ama i viaggi organizzati, le piace partire senza aspettative e cambiare programma secondo le sollecitazioni del momento: è così che scova i tessuti artigianali o antichi che entrano poi a far parte delle borse che produce. La sua prima linea di accessori, “BeConvertible”, racchiude il sogno di riuscire a trasformare gli oggetti - uno ne contiene altri - coniugando tradizione, stile e innovazione. www.beconvertible.it



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Milano. La cantautrice americana Nicole Atkins continua a fare breccia nel cuore di molti pur restando un fenomeno di nicchia. La sua voce è impressionante e i suoi testi ironici e struggenti arrivano dritti al cuore come una freccia scoccata da un arco. Il suo album di debutto è Neptune City, un piccolo gioiello intimo sulla sua città natale. È tornata nel 2011 con Mondo Amore e lo scorso anno con il suo ultimo lavoro Slow Phaser, di cui è stata appena stampata una versione deluxe. Tra le tracce che lo compongono spicca la suggestiva “Girl You Look Amazing”, canzone che le è apparsa in sogno che Nicole ha subito inciso nel suo cellulare; narra di una ragazza bellissima che è sempre l’ultima a lasciare i party, la cui vita è semplicemente un casino nonostante appaia meravigliosa agli agli occhi degli altri. Una parte di questa ragazza vive dentro a Nicole anche se oggi è felice, si è sposata di recente e si è autoprodotta un tour mondiale, dopo esperienze live importanti come spalla di Nick Cave & The Bad Seeds e di Eels che l’hanno fortemente voluta con loro. Nicole ama l’Italia che è nel suo DNA da parte del nonno siciliano: durante la sua tappa milanese ci ha svelato il contenuto della la sua borsa • Testo e foto Alex Vaccani

Libro “A Night of Serious Drinking” di René Daumal · Caramelle Ricola limone e melissa · Reggiseno in pizzo nero · Astuccio dei The Avett Brothers · Gratta e Vinci · Adattatore per la corrente europea · Sacchetto di mandorle Fischer · Pacchetto di Marlboro Light nuovo · Pacchetto di Marlboro Light accartocciato · Portafogli · Vari pennarelli Shrimpie e DecoColor · Adesivo di Barbara Cavaleri · Occhiali da sole “Warby Parker” · Action figure di The Ultimate Warrior (suo portafortuna) · Shopping bag in tela decorata da lei

13/ La Valigia


Testi di Marco Magalini

14/ Stile 76

New York > Memorie della Grande Mela La sua città vista con gli occhi di quando era bambino; è questa la massima fonte di ispirazione del designer di abbigliamento maschile Raun Larose, la cui collezione è un inno allo streetwear della più importante città americana in stretto contatto con un’anima black, ma anche con quel sapore metropolitano e sofisticato che distingue gli abitanti di NY da tutti gli altri. Una promessa del design, un percorso creativo d’eccellenza riconosciuto dai più grandi media della moda che hanno consacrato Raun come “The Future of Menswear”, grazie alla sua contemporanea interpretazione dell’abbigliamento maschile: se da una parte i codici di partenza sono quelli della tradizione, le linee si evolvono verso il futuro prossimo. I volumi si amplificano, le silhouette si allungano; lo skinny si mixa all’oversize e capi classici come il cappotto business si

Parigi > Pump Fury Gli anni ’70 e ’90, due decenni che hanno fatto la storia della moda, sono quelli che ispirano la capsule collection che Rebook Classic ha realizzato con Sandro, brand parigino di lusso accessibile, per la Primavera-Estate 2015. La collezione si focalizza sulle InstaPump Fury di Reebok Classic, proposte in due modelli uomo e due donna, in edizione limitata. Il concetto è semplice ma audace allo stesso tempo, il disegno deciso; i materiali tecnici dei dettagli si coniugano all’ispirazione vintage per dare alla sneaker l’apincontro tra un look sportivo e peal estremamente contemporaun mix di femminilità e lusso, neo che i due brand condividono. vivacemente esaltati dal rosLa versione donna Black/Major so e dal giallo acceso. L’uomo Purple racconta i club degli anni invece fa riferimento agli anni ’70, anni orientati al minimalismo ’90, periodo in cui si guardava e alla modernità, in color block apal futuro con un gusto retrò, pena accennati che si accostano strizzando l’occhio ai progresall’uso di materiali esclusivi; la Whisi della tecnica che hanno te/Wicked Blue invece è il perfetto rivoluzionato il mondo delle sneaker, prima tra tutte la InstantPump Fury di Reebok. Una collaborazione riuscita, in cui le linee semplici e ultra urbane di Sandro dialogano con l’animo di un brand che ha fatto la storia dello sportswear.

Milano ink, body art e street style

La scarpa che più di tutte parla della cultura urbana metropolitana dichiara apertamente il suo amore per i tatuaggi, alla Tattoo Convention di Milano, con la performace Live Ink Fusion: i tatuatori Marco Galdo e Kinki Ryusaki, guru per gli appassionati di body art, insieme a Andrea Lanzi e Simo Snt si sono esibiti in due performance di coppia in cui insieme hanno “tatuato” una Slip-On, il modello più iconico di casa Vans, per la definitiva unione di due passioni manifesto di puro street style •

Vicenza Fast, young & free Il jeans, icona si uno stile young e spensierato, sceglie come testimonial della nuova campagna Marc Marquez, campione mondiale della MotoGP, giovane e super popolare, che per Gas scende dalla moto e interpreta lo stile solare ed energico del brand vicentino. L’ambientazione è quella di uno spontaneo “flash party”, in cui Marc abbandona tutto per festeggiare con i suoi amici provenienti da ogni parte del mondo, a rappresentare lo spirito internazionale e cosmopolita del brand. Una collaborazione forte del legame di Gas con il mondo delle due ruote, che vede la diciottesima stagione della partnership con il team Repsol Honda •

Marlow > Moda, arte e sostenibilità Una profonda conoscenza della sartoria maschile abbinata a un’incessante ricerca artistica e tecnologica. Ecco ciò che contraddistingue il design di Catherine Hudson, laureata in fashion design alla scuola d’arte di Manchester e poi tirocinante da Peter Pilotto e Aitor Thruop, oltre che coordinatrice della sartoria di Harris and Zei Bespoke. Il suo è un approccio sostenibile alla moda, e le sue collezioni sono create

arricchiscono di dettagli in pelle e si abbinano a felpe che, seppur nate nell’ambito dello sportswear, si reinterpretano in capi al limite del formale. Il tutto immerso nel nero più profondo.

utilizzando scarti di tessuti e componenti ottenuti da materiali naturali, che grazie al suo background nella sartoria maschile tradizionale, fanno sì che crei abiti dalla forte con-

temporaneità creativa ma in stretto contatto con i codici classici dell’abbigliamento da uomo. L’arte, grande passione e deformazione professionale, si mixa al tutto: le sue stampe sono il risultato di tele grezze influenzate dalla tecnica di Francis Bacon in lavori come “Study for George Dyer” e “Metropolitan Trittych”, ma anche dai ribelli abiti Zoot del 1940. Una miscela esplosiva di moda, arte e sostenibilità, per qualcosa che sicuramente non si era mai visto.

parigi Eastpak meets Gaultier Lo zaino per eccellenza incontra una tra le icone più potenti della moda. Eastpak e Jean Paul Gaultier lanciano una collaborazione limitatissima, di soli due modelli, per 250 pezzi ciascuno che è già il must have più desiderato. Il modello Pilot reinventa il classico Gaultier, una supersonica interpretazione della divisa da pilota, abbinata ai lacci del corsetto, firma della maison; il modello Biker si fa espressione della ribellione, del desiderio di muoversi e di rompere gli schemi: in un aggressivo total black • Brugherio, Monza Back to Natives La novità di Adriano Meneghetti è la capsule Native, una mini collezione fortemente connotata da tecniche e decorazioni caratteristiche della cultura dei nativi americani. In particolare, le riparazioni in pieno stile di vita nomade, le decorazioni ispirate alla tradizione di tessitura dei tappeti - molto famosa quella della popolazione Navaho - e l’influenza del confronto con le popolazioni centroamericane di cui ne è un esempio la “Concho belt”. Oggetti artigianali pensati e realizzati con amore e sentimento, fatti a mano in Italia, utilizzando i migliori artigiani e le migliori materie prime” •


15/ Stile 76

T.Lipop

Progressive, technical tailoring with a less is more aesthetic, così il team di Londra definisce il suo fare Londra. Il brand è il vincitore assieme ad Alberto Premi di ‘Who is on next? Uomo’ 2014 e protagonista dell’ultima edizione di Pitti Uomo come Pitti Italics, programma attraverso il quale fondazione Pitti Discovery promuove e supporta le nuove generazioni di fashion designer che progettano e producono in Italia, con una promettente proiezione internazionale. La collezione ‘Kando we live’ è stata presentata attraverso uno scenografico fashion show dal titolo ‘Art of seam_modern/tradition’, ovvero una riflessione dedicata all’arte del cucito, tra modernità e tradizione, percorrendo la strada del minimalismo più puro esaltato da tagli tailoring di alta sartoria inglese. Un grande talento che offre una proposta completa e origi-

nale, un progetto maturo, risultato di un’attenta ricerca su materiali e forme. Una storia personale e professionale che parte dalla Gran Bretagna, per crescere attraverso la tradizione artigianale italiana. Una collezione coerente e caratterizzata da un’identità completa, ricercata nei dettagli sartoriali, ad altissimo tasso creativo.Il marchio è nato nel 2011 dalla creatività di Tom Lipop e dal suo socio in affari Eser Aydemir. Nell’uomo firmato Lipop, la logica del “less is more” si evolve attraverso la reinterpretazione dei canoni sartoriali maschili contemporanei, con tagli raffinati e forme destrutturate •

Luca Larenza Il suo gusto bohémien e cosmopolita porta un punto di vista unico nel fashion contemporaneo Milano. Luca Larenza è il creativo dell’omonimo marchio menswear che vede maglieria e capospalla come punti cardine rappresentativi di uno stile bohémien sofisticato e cosmopolita. L’uomo Luca Larenza vive la modernità dei suoi tempi portando con sé la ricercatezza di una tradizione sartoriale rivisitata in chiave contemporanea. Un fashion designer sicuramente sui generis che ha scelto lo stesso percorso diverso da tutti gli altri. Il suo mondo non è influenzato dalla convenzionalità di una scuola di moda, ma dalle esperienze di esplorazione del mondo creativo. Si

lascia catturare dall’arte dei graffiti, mantenendo una forte consapevolezza in fatto di colore. Dopo aver studiato legge si trasferisce a Madrid per fare un Master in Fashion Management, che lo ha portato ad entrare nel mondo della moda come buyer. Spinto poi dal sogno di fare il designer, si trasferisce a Milano, dove nel 2008 ha creato il suo marchio dedicato al menswear. Nel 2011 è stato selezionato come finalista di ‘Who is on next? Uomo’. La collezione AI 2015/16 si ispira all’atmosfera hip-hop della New York degli anni ’70/’80, ricordandoci gli outlines e i colori dei graffiti e i dettagli stilistici dell’epoca quali i revers a lancia, le polo in maglia e i cappotti cammello stile ‘pimp’ con vestibilità ‘baggy’ •


16/ Stile 76

Foto Filippo Thiella Stile Elisa Anastasino

messo all’angolo è a portata di mano il kit di sopravvivenza per affrontare la routine quotidiana della metropoli

Da sinistra a destra: Orologio a cipolla con catena Bomberg; Penna digitale Montblanc; iPod Nano Apple; Portachiavi in argento Vanesi; Cronografo in acciaio Liu-Jo; Bracciale componibile in argento Trollbeads



Testo Alex Vaccani Foto Matteo Weber

18/ Grooming 76

Sheherazade

Contrasti di bouquet floreali, materie prime orientali come cannella, cardamomo, pepe nero, zafferano, noce moscata o patchouli; apparentemente inconciliabili a legni pregiati, ma che mescolati insieme evocano ricordi emozionali, potenti e affascinanti come i miti dei personaggi de “Le Mille e una Notte”. Fragranze che portano a immaginare un viaggio sul tappeto volante, verso la culla dell’oriente estremo, nascosto, intimo e segreto, raccogliendo ad ogni tappa un ricordo, una nota, gli odori evocativi delle spezie, i colori intensi dei suq e del deserto circostante. Non solo quello marocchino, ma anche quello americano, dove il sole riscalda e avvolge col suo calore ogni cosa che tocca. Una riflessione sulla seduzione

in chiave medio-orientale moderna che infonde nelle materie prime e nelle note chiave vivacità e forza. Nove fragranze che conquistano e rivelano un percorso olfattivo segreto; potenti elisir che assicurano persistenza sulla pelle, che seducono e ammaliano chi li indossa e chi gli sta attorno. Laboratorio Olfattivo Patchouliful “Patchouliful” è un patchouli regale, luminoso, che mantiene il suo spirito hippie regalandone una visione differente, meno terrosa e ricercata. Un profumo che non perde la sua identità ma che la trasforma, con un saliscendi di note che non si dimenticano tra cui Bergamotto, Cannella, e Fiore di Frangipane. Penhaligon’s Bayolea Bayolea è la linea uomo completa di Penhaligon’s per il moderno gentleman. Il profumo si apre con mandarino rinfrescante e citronella, per poi addentrarsi in un cuore caldo di cardamomo, pepe nero e

lavanda, che si posa su un fondo maschile di legno di cedro, sandalo e muschio di quercia. Sooud Jadab In Medio Oriente “jadab” significa “affascinante, magnetico, irresistibile”: questo profumo è per un seduttore elegante, che desidera farsi “sentire” attraverso note ruvide e avvolgenti, capaci di inebriare e coinvolgere, animalesche e chic, in un effluvio potente da vero ammaliatore. Byredo Mojave Ghost Una fragranza che prende spunto dal calore del deserto californiano, e dal Mojave Ghost, fiore raro e meraviglioso che nasce in queste condizioni estreme. La composizione comprende ambretta e sapodilla giamaicana, legno di sandalo, magnolia e violetta, muschio chantilly, ambra croccante e legno di cedro. Czech & Speake Dark Rose Dark Rose è una fragranza in-

tensa dove la speziata testa di zafferano è mescolata al legno di Agar. Presenta note affascinanti e persistenti come rosa bulgara, legno di sandalo, oud, patchouli, per un cuore balsamico ricco e persistente, che termina in un fondo di ambra bianca e muschio bianco. Aēsop Marrakech Intense Marrakech Intense bilancia fresche note floreali di testa e di cuore con sentori legnosi d’oriente, impreziositi da note di fondo animali. L’assoluta di Gelsomino Egiziano pervade la fragranza con sensualità, legando tra loro le note più speziate, rendendola indimenticabile sulla pelle. Atelier Cologne Santal Carmin Cologne Absolue In questo flacone d’oro è catturato il comfort legnoso di sandalo che invoca una delicatezza gourmand di dulce de leche, mentre lo zafferano indiano impartisce una piccante torsione esotica, illuminata da

note di bergamotto e limette messicana per creare un fascino elegante. Comme Des Garçons Wonderoud L’Oud è conosciuto come l’oro nero della profumeria ed è la resina aromatica protagonista di Wonderoud, dove un Oud naturale estratto da resine di alberi di Aquilaria del Sud Est Asiatico è mescolato a legni esotici, creando un profumo dal carattere magico, potente, animale e balsamico. Olivier Durbano Prométhée Una fragranza dedicata al titano-eroe della mitologia greca Prometeo: “Chi pensa al futuro, e racconta il futuro”. Le note includono riferimenti al mito: pepe rosa e noce moscata per la malizia, mirto e cisto per la campagna greca, raggruppati attorno a finocchio, salvia e incenso che evocano la spiritualità. Gioielli Vernissage Project


Intervista di Marco Cresci

19/ Grooming 76

GUM GUM STYLE

Vi introduciamo al mondo di Gum Salon, protagonista dal prossimo numero con un progetto speciale. A raccontarci la sua storia il fondatore e proprietario Stefano Terzuolo. Come e quando è nato GUM?

Gum nasce nel 2009 dopo uno dei miei tanti viaggi a Londra. La mia idea è stata quella di riproporre in chiave moderna il mood delle vecchie botteghe dei barbieri in Italia. Luoghi considerati punto di incontro per socializzare e sentirsi a proprio agio in un ambiente familiare. Il mondo del barbiere, soprattutto quello di paese, ha sempre seguito un approccio al cliente stretto e personale. Ho lavorato per anni per grandi aziende e nonostante il grande bagaglio di esperienze che mi hanno permesso di creare, ho deciso di non proseguire con l’idea di franchesing ma di trovare qualcosa di più “artigianale”. L’ispirazione del design anni ‘50 e la lunga esperienza mia e della mia collaboratrice colorista Monica mi hanno spinto a proporre a Milano questo concetto che non è nulla di innovativo, ma solo un modo diverso di fare il nostro lavoro.

Sono cresciuto negli anni ‘90 quindi il Brit Pop degli Oasis e dei Blur mi ha sicuramente plagiato. Andando più indietro nel tempo, gli Smiths: mi hanno accompagnato nella crescita e tutt’ora sono una band che amo molto. Sono anche appassionato di nuove realtà musicali, apprezzo Royal Blood, The Drums e la musica elettronica. Il primo tatuaggio l’ho fatto a 17 anni, si tratta di una lettera, ma quello che reputo davvero “il primo” l’ho fatto dopo i 30 anni ed è opera di Pietro Sedda, grande amico e professionista di alto livello, nonché uno dei miei tatuatori e artisti preferiti. Per me il tatuaggio è un’icona di stile e un abbellimento della persona, non ci deve essere un vero significato: è solo estetica, un’opera d’arte. All’ingresso del tuo salone, che ha un preciso stile, troneggia una gigantografia di Morrissey. Credi sia un’estensione della tua personalità?

Nel 2014 avete lanciato una linea di prodotti per la cura

Sicuramente. Ho voluto creare un ambiente emblema delle mie passioni, in primis la musica della barba venduta anche da 10 Corso Como, mi parli di come testimonia la gigantografia di Morrissey, tributo a un grande artista che stimo molto. Lo questo progetto? stile del mio negozio è molto collegato alla musica, lo stesso vale per i miei clienti che sono La linea per la barba GUM à nata nel 2014. L’esigenza di attratti dal sound del salone e si sentono a loro agio, come se prodotti di styling per la barba mi ha portato a sviluppafossero a casa. Devono sentirsi parte di una famiglia. re una line extension: si tratta di prodotti completamente naturali dietro ai quali c’è una ricerca meticolosa per trovare i giusti accostamenti di ingredienti. In questo modo riesco a creare il migliore aroma e soprattutto riesco Dopo la moda dell’uomo con la barba e il capello rockabilly e del ad esaltare le qualità curative per capelli e barba. Sono molto felice fenomeno seapunk più legato al mondo di essere presente in un concept store come 10 Corso Como perfemminile, quale sarà la prossima tenché siamo l’unico brand made in Italy che affianca prodotti di grandi denza stilistica? aziende internazionali. La barba in questo periodo è davvero un trend in espansione, ma a Londra già sei anni fa era diffusa. Noi arriviamo sempre Per te la parola “hipster” è dispregiativa o rappresenta semplicedopo. Prima o poi tutte le mode vengomente uno stile di vita? no superate e bisogna saper reagire, per Hipster non è una parola dispregiativa, è stata semplicemente questo professionalità e aggiornamento utilizzata male. Il termine in realtà va ad indicare tutte quelle continuo sono l’abc del mio staff. I tagli persone che negli anni ‘40 cercavano di emulare le crew di neri Mod saranno sicuramente la prossima che ballavano lo swing ed avevano uno stile tale da riconotendenza. scerli tra la massa. Ora invece hipster va a contraddistinguere tutti i ragazzi che si sentono portatori di uno stile proprio e che va al di fuori della società. Capi e accessori ricercati sono Musica e tatuaggi sono una tua grande caratteristiche immancabili. Purtroppo i media devono sempre passione, qual è la musica con cui sei etichettare i gruppi di persone, ed ora questa parola è sulla cresciuto e cosa ascolti oggi? Quando bocca di tutti ed è stata inflazionata ed esasperata. hai fatto il tuo primo tatuaggio, cosa rappresenta e chi è il tuo tatuatore icona?

GUM HAIRDRESSING è in via Vetere 10, a Milano. www.gumsalon.com


20/ Spazi Urbani 76

Testi Jean Marc Mangiameli

Parigi > A scuola di biodiversità L’educazione

Vienna > Vivo in un gasometro Di riconversioni architettoniche non ci stancheremo mai di scrivere. Specialmente se esteticamente rilevanti e funzionali alla valorizzazione di un edificio, se non addirittura di un intero quartiere. È il caso dei gasometri di Simmering, eredità viennese di fine Ottocento, eretti quando il governo austriaco investiva massicciamente nella produzione di “gas di città”. Dal 1981, con l’evoluzione tecnologica e i cambiamenti delle fonti di approvvigionamento energetico, le imponenti strutture sono cadute in disuso, ma al con-

tempo sono state dichiarate monumento architettonico nazionale. Dopo l’intervento di restauro, conclusosi nel 2001, a cura di una pletora di architetti d’eccezione quali Jean Nouvel, Manfred Wehdorn, Wilhelm Holzbauer e la cooperativa Himmelb(l)au, le torri dei gasometri sono state rese abitabili. Oggi al loro interno (più un’addizione architettonica) trovano spazio 615 appartamenti moderni, una sala conferenze e un centro commerciale di 22.000 metri quadri. Il tutto a 8 minuti dal centro città. Architectures Jean Nouvel. Ph. Böhringer Friedrich

ambientale è e sarà sempre più cruciale per il futuro del pianeta. Lo sanno bene gli architetti dello studio Chartier-Dalix, che a Parigi hanno inaugurato la prima scuola pensata per educare alla biodiversità. Dite pure addio all’immaginario dell’architettura civile grigia e austera; il progetto, che ha luogo nel comune di Boulogne – Billiancourt (ad ovest della capitale, ex distretto delle fabbriche della Renault) consiste in una costruzione verde di quattro piani in grado di ospitare grandi varietà di specie vegetali e animali. Al suo interno trovano spazio una scuola elementare e materna, un’area svago, un campo sportivo pubblico e, soprattutto, un green roof predisposto per divenire rifugio naturale di piante, insetti e uccelli in fuga dalla città ostile. Quest’ultimo sarà una vera e propria aula didattica open air, dove i bambini studieranno in un contesto che combina perfettamente natura e architettura osservando da vicino cosa vuole dire occuparsi di sviluppo sostenibile. Ph. Cyrille Weiner

Milano > Gira la moda Biblioteca della Moda diventa attrice di un’iniziativa che intende raccontare e diffondere il grande patrimonio della moda italiana in occasione di Expo Milano 2015. Milano - Il progetto è stato presentato il 18 febbraio scorso presso la Sala Leonardo dell’Expo Gate da Diego Valisi, AD di Biblioteca della Moda, e Alvise De Sanctis, Responsabile Comunicazione Expo in Città. L’Info-Point per la moda prevede l’apertura gratuita al pubblico dei 1600mq della propria sede di via Alessandria 8, all’interno della quale già oggi risiedono oltre 50.000 titoli che rappresentano un archivio unico della storia del costume e della moda dal 1860 ad oggi. Al patrimonio di Biblioteca della Moda si aggiungerà il materiale attuale fornito dai protagonisti del settore. L’InfoPoint sarà attivo dal 1 maggio al 31 ottobre 2015, 7 giorni su 7 con orario continuato dalle 9.30 alle 19.30, con un servizio di accoglienza e informazioni in multi lingue in grado di soddisfare le richieste sia degli appassionati che degli operatori della moda. Sarà inoltre on-line il sito web www.fashionpointexpomilano.it che permetterà agli utenti di organizzare la propria visita e richiedere informazioni in remoto.

ROMA La rivincita dei cassonetti - Parte I

Non una normale pattumiera. In quel della capitale da qualche mese è possibile imbattersi in cassonetti dell’immondizia decisamente originali, poiché decorati dagli artisti. Un’iniziativa voluta da ReTake, un collettivo no profit artefice di diversi interventi di pulizia di muri e strade deturpate, al fine di rallegrare le periferie della Capitale. Tra gli artisti all’opera anche l’americana Christine Finley, già artefice di diversi interventi di decoro urbano in tutto il mondo. Volete partecipare anche voi? Mettete un “mi piace” a ReTake su Facebook! •

NEW YORK L’arte per combattere lo spreco d’acqua

Se a Roma si decorano le pattumiere, gli artisti newyorkesi si sbizzarriscono sugli iconici serbatoi d’acqua posti in cima ai palazzi. Questa volta l’idea è dell’associazione Word Above the Street, che ha creato The Water Tank Project, un’iniziativa a metà tra mostra d’arte e campagna di sensibilizzazione contro lo spreco d’acqua. Tra gli artisti si stanno alternando nomi affermati e studenti le cui opere sono tutte ispirate al buon utilizzo delle risorse idriche. Un piccolo (ma importante) segnale per una città che consuma come poche altre al mondo • [Accanto: Olaf Hajek. Ph. Brook Christopher]

NEW YORK La rivincita dei cassonetti - Parte II

Restiamo nella Grande Mela. L’architetto John Locke ha molta fantasia; ha deciso di trasformare i grossi contenitori dell’immondizia in disuso in laboratori per la cultura. Chi conosce Manhattan sa che 16 metri quadri costituiscono già una location degna di nota. Una pellicola gonfiabile penserà a isolare l’unità dal traffico, generando in totale 56 metri cubi di spazio. Cosa succederà dentro le pattumiere? Workshop, esibizioni musicali, proiezioni e corsi di artigianato. Il progetto pilota è attualmente adagiato su un marciapiede di Central Park • DUBAI Sostenibile entro il 2020 Gli Emirati Arabi ambiscono a divenire sempre più green. Notevoli gli investimenti in tecnologie atte alla produzione di energia rinnovabile e la sua concreta applicazione. L’ultima novità arriva da Dubai, che vuole a tutti i costi inserirsi nella top 10 delle città più sostenibili al mondo, entro Expo 2020. Questo accadrà anche grazie a una partnership con l’imminente edizione del 2015, che si terrà a Milano e che come tema avrà quello di nutrire il pianeta, in maniera sostenibile. Troppo ambiziosi? Staremo a vedere •



Testo Jean Marc Mangiameli

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Il solare che non ti aspetti

PISTE CICLABILI INTELLIGENTI, CABINE TELEFONICHE “SALVA IPHONE”, ARREDO URBANO OFF-GRID. PER MENO IMPATTARE SULL’AMBIENTE E FORNIRE MIGLIORI SERVIZI, LE NOSTRE CITTà STANNO DIVENTANDO SEMPRE PIU’ SMART; SPESSO RICORRENDO UNICAMENTE ALL’AIUTO DEL SOLE.

Si parla tanto di Smart City oggi, in un periodo dove i problemi generati dalla crisi, dalla crescita urbana e il conseguente aumento dei consumi obbligano le amministrazioni locali a ripensare ai luoghi in cui viviamo. Ma cos’è veramente una Smart posizionato sulla strada produrrà il 30% in meno di energia dei City? L’Unione Europea la definisce una città che attraverso pannelli orientati sui tetti) ma una quantità sufficiente per poter un’amministrazione intelligente, investimenti in infrastrutture e rifornire anche semafori e batterie di vetture elettriche! L’espetecnologia, diviene un luogo dove vivere funzionale, efficiente rimento olandese è il primo a fare rumore, ma non è l’unico al e, non ultimo sostenibile. Per il momento sembrerebbe quasi mondo; negli Stati Uniti, per esempio, si stanno studiando piste utopico e costruire una città da zero, paradossalmente, semsolari con led incorporati in grado di generare segnali stradali brerebbe più facile (come nonché dotate di attivatore termico utile per riscaldarle in caso del resto stanno facendo di neve. Tornando nei Paesi Bassi, lo studio Rooa Masdar, a 30 km da Abu vabili. Quella solare si conferma essere la Nella pagina segaarde sta studiando anche l’implementazio- accanto, e-QBO, Dhabi!), ma le metropoli di prescelta; facile da catturare, grazie alla ne di fasce solari sulle autostrade. Per chi pensa il gigante dado tutto il mondo non stanno versatilità e facilità di applicazione dei panche queste piste siano fragili si sbaglia di grosso. fotovoltaico in ferme e continuano a pronelli fotovoltaici, è in grado di arrivare un grado di produrre Le celle in silicio sono protette da uno strato di e restituire porre soluzioni nuove con po’ ovunque, anche dove meno te l’aspetti! vetro traslucido che può sopportare il peso di di- corrente. Sopra, l’aiuto delle energie rinnoil progetto verse tonnellate! Amsterdam Luci sulla pista Voi ci avreste dello studio mai pensato? Gli olandesi sì e l’hanno già Roosegaarde per fatto. Il progetto si chiama SolarRoad ed è l’implementazione di fasce solari supportato con fermezza dalle autorità pubbliche locali. Ancosulle autostrade ra in fase sperimentale (al momento copre solo 70 metri di un tratto totale di 25 km) con l’energia prodotta potrà alimentare la corrente di tre caseggiati; non tantissimo (perché il pannello


Ph. Luca Capuano

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24/ Spazi urbani 76

Londra Le vecchie cabine telefoniche in aiuto agli smartphone Quante volte l’icona della batteria del vostro palmare è andata in riserva mandandovi in panico? Chi possiede un device d’ultima generazione conosce bene il problema. I londinesi sono fortunati perché nel cuore della City stanno arrivando le SolarBox: una serie di cabine alimentate da un pannello solare posto sul tetto e dotate di tutti i principali alimentatori dei dispositivi mobili presenti sul mercato. L’idea (che è sfociata in una vera e propria start-up) è di Kirsty Kenney e Harold Craston, due giovani inglesi laureati alla London School of Economics, che hanno ideato il progetto lavorando su alcune delle iconiche cabine telefoniche in disuso. Ottenuto un finanziamento dai fondi UnLtd, LSE Entrepreneurship e da Siemens sono partiti spediti verso la fase di realizzazione. Le SolarBox saranno in grado di ricaricare fino a 100 device al giorno e in 10 minuti forniranno energia sufficiente a ricaricare il 20% del vostro dispositivo. Come riconoscerle in giro per la città? Dal colore; non più i classici box rossi, ma verdi, in nome dell’ecologia e del rispetto per l’ambiente!

In alto, un prototipo di Solar Box: la cabina alimentata da pannello solari che forniscono energia per ricaricare gli smartphone. Sopra e a destra, Solar Tree, la lampada solare a LED progettata da Ross Lovegrove per Artemide

Milano Arredo urbano off-grid per una città sempre più connessa Chi non vorrebbe una panchina intelligente con la quale navigare gratuitamente via wireless? Stando alle ultime sperimentazioni di T°ED non mancherà molto perché questo si verifichi. La start up piacentina, fondata dall’architetto Romolo Stanco, sta da tempo studiando modalità per fornire energia pulita tramite sistemi urbani off-grid (ovvero autonomi energicamente e indipendenti dalla rete pubblica locale). I più attenti si ricorderanno di e-QBO, il gigante dado fotovoltaico “atterrato” in piazza San Fedele a Milano durante una delle ultime design week; impostosi come esempio di prima architettura temporanea autosufficiente, ha dimostrando la sua efficacia di hub energetico in grado di produrre e restituire corrente per funzioni interne o a servizio della città. Oggi la start up è tornata a far parlare di se con il progetto più articolato di C_Connect: un sistema di arredo urbano off-grid in grado di generare, accumulare e restituire energia per gli usi necessari alla città e ai cittadini. Il progetto, realizzato in collaborazione con RSE, comprende una serie di moduli adattabili e combinabili in sedute, vasi, dissuasori stradali e porta bici interattivi, tutti dotati di pannelli fotovoltaici e di una batteria in grado di immagazzinare l’energia. La stessa energia verrà restituita per ricaricare device mobili e veicoli elettrici, ma anche per fornire servizi di illuminazione pubblica, segnaletica stradale, connessioni wireless e bluetooth. Le “panchine parlanti”, così come le hanno definite alcuni giornalisti, in questi mesi saranno sottoposte a una fase di test e se avranno successo verranno prodotte su

larga scala, pronte per arrivare anche nella vostra città. Sono invece già presenti nelle nostre piazze i Solar Tree; un progetto di illuminazione urbana firmato da Ross Lovegrove di Artemide. Se oggi Berlino, Milano e Vienna sono un po’ più “smart” è anche grazie a questi lampioni dalle sembianze di una pianta che, dotati di pannelli fotovoltaici sui propri “steli”, di notte brillano grazie all’energia catturata durante il giorno. Le luci sono ovviamente LED, a basso consumo, mentre il basamento è dotato di panchine pensate per integrare il sistema di sedute urbane. Gli “alberi solari” hanno riscosso molto successo negli ultimi anni poiché hanno unito esigenze pratiche ad artistiche, culturali, sociali e ambientali. Un progetto sorprendentemente attuale che ha anche il merito di aver influenzato il dibattito sul futuro dell’illuminazione pubblica; sempre più diretta verso l’implementazione di design futuristico e tecnologie ecocompatibili.


PRORASO.COM


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A cura di Marco Cresci

New York > Confessioni di una rockstar Non mancherà

Las Vegas > Una stella in divenire Shamir ha vent’anni e viene da Las

di sollevare polemiche il libro autobiografico di Kim Gordon, madrina della scena indie rock americana e fondatrice, insieme all’ex-marito Thurston Moore, dei leggendari Sonic Youth. “Girl in a Band – a memoir” edito dalla casa editrice Harper Collins, è un’analisi su cosa significhi avere una relazione e che cosa succede quando finisce, nonché il racconto degli ultimi anni artistici della band di New York; e se nel mezzo c’è tutta la storia della scena musicale USA anni ’90, passando per Nirvana e Smashing Pumpkins, il piatto sarà sicuramente ricco. Per ora sono stati pubblicati alcuni estratti del libro sul quotidiano inglese The Guardian, in cui si scopre che i Sonic Youth avevano intenzione di cambiare nome in Washing Machine, che tra Kim Gordon e Courtney Love non scorre affatto buon sangue, che Billy Corgan è un piagnone e che l’ex marito pare essere poco affabile ed altamente irrascibile.

Vegas: il suo essere flamboyant senza vergogna ed il suo stile technicolor rap lo hanno portato a firmare con la prestigiosa etichetta inglese XL Recordings. Il suo singolo d’esordio sotto contratto s’intitola “On the Regual” ed è un frullato rap-electropop che strizza l’occhio ai Tom Tom Club a cui è impossibile resistere: se aggiungiamo un testo intelligente e il suo immaginario toy-punk ecco una bomba pronta ad esplodere. La BBC lo ha inserito nella sua lista “the music of 2015” e da allora è cominciato l’hype mediatico, ma Shamir con il suo fare dolce, timido e androgino sembra non preoccuparsene: “Non ho ulteriori ambizioni. Il mio traguardo è già stato superato” ha dichiarato al settimanale britannico NME. Dopo la pubblicazione del suo primo e.p. autoprodotto “Northtown”, che pesca da quel territorio anni ‘90 che ha già fatto la fortuna di gruppi quali Azari & III e Hercules and Love Affair attendiamo fiduciosi; l’antipasto l’abbiamo divorato, ma ora aspettiamo la pietanza principale.

Milano Elita goes #borderless Manca oltre un mese al Salone del Mobile 2015,

ma Elita ha già le idee chiare per la decima edizione del Design Week Festival, l’evento più atteso del Fuorisalone. La parola chiave della prossima edizione è #borderless per un programma senza confini che dal 14 al 19 aprile vedrà alternarsi sul palco del Teatro Franco Parenti: Populous, Kate Tempest, Kindness, Durdust e molti altri; mentre location spin-off quali Rocket e Fabric ospiteranno in consolle dj leggendari tra cui Benny Benassi e Cerrone • Francia Le nouveau jazzy-pop Petit Meller è una cantante francese cittadina del mondo, non si sa dove sia la sua fissa dimora ma ciascun video pubblicato ad oggi la vede in un continente diverso. Dopo un trascorso con la rock band Terry Poison e una parentesi come modella, Petit Meller trova la sua dimensione e crea un nuovo genere musicale: “le nouveau jazzy-pop”. Ciò che colpisce oltre alla sua musica è l’immaginario perfetto con cui è

Los Angeles > Cuore Ribelle Stéphanie Sokolinski, in arte Soko, è un’attrice e cantante francese dall’animo inquieto: nata a Bordeaux, scappa di casa a 16 anni per rifugiarsi a Parigi, città che le va presto stretta e la fa migrare a Los Angeles dove tutt’ora risiede. Nel 2013 il suo album d’esordio I Tought I Was an Alien– il cui video omonimo fu girato dall’amico regista Spike Jonze – attirò l’attenzione di un pubblico settoriale con il suo stile “home made” scarno e poetico, tanto che Pete Doherty la scelse per aprire il suo tour europeo. è il 2015 e Soko cambia pelle, si munisce di una band e sfodera la sua anima vintage, rock e distorta nella sua seconda opera My Dream Dictate My Reality prodotta da Ross Robinson (The Smith, At The Drive In) e firma un contratto come testimonial di Roberto Cavalli. Cosa ti ha spinto dopo un esordio in solitaria a formare una band? Ho sempre creato e suonato le mie canzoni da sola affrontando depressione e solitudine, così questa volta ho deciso di avere una band dal vivo per proteggermi da tutte le mie insicurezze. Inoltre era l’unico modo per avere un suono ricco e potente; ogni volta che suono le nuove canzoni mi sento a mio agio, ed è una sensazione nuova per me.

Sul tuo album compare uno dei personaggi controversi della nuova scena rock: Ariel Pink. Com’è stato lavorare con lui? (ride) Ariel Pink è stato un mio vecchio flirt... ma ci abbiamo messo poco a capire che funzionavamo più come amici che come coppia! Io ho cantato quattro pezzi sul suo disco e lui ha ricambiato con due sul mio. Oggi siamo ottimi amici e abbiamo gusti musicali molto simili. Il tuo nuovo album s’intitola My Dreams Dictate My Reality: in che modo i tuoi sogni contaminano la tua realtà? è una storia complicata... come me! C’è stato un periodo della mia vita in cui sfuggivo ad ogni responsabilità chiudendomi in casa, me ne stavo al buio a dormire e facevo sogni in continuazione tanto che una volta sveglia non riuscivo più a capire se avevo sognato di fare determinate cose o se mi erano successe. è stato un periodo turbolento, ma questo album mi ha aiutato ad uscirne.

sempre ritratta, creato dal regista A.T. Mann e dal fotografo messicano Napoleon Habeica, colui che ha definito l’estetica di American Apparel • Wisconsin Festival d’autore L’Eaux Claires Music & Arts Festival è un’esperienza lunga due giorni che coinvolge musica, arte performativa e arte visiva che si svolgerà il 17 e 18 luglio 2015 nella cittadina di Eau Claire in Wisconsin. La particolarità di questo nuovo evento è che è stato voluto ed interamente curato da due personaggi illustri della scena indipendente americana: Justin Vernon dei Bon Iver e Aaron Dessner dei The National. Per ora la line-up comprende - oltre alla rispettive band dei due organizzatori - Boys Noize, Melt Banana, Spoon e Sufjan Stevens • Austria Re-Sessions

Finalmente ristampata l’edizione in vinile The K&D Sessions, l’innovativa compilation uscita originariamente nel 1998 e realizzata dai DJ e produttori austriaci Peter Kruder e Richard Dorfmeister che accompagna l’ascoltatore in un viaggio fluido, avvolgente e dalle atmosfere fumose. Sarà disponibile in edizione espansa 5LP totalmente rimasterizzata dal prossimo 6 aprile, ovviamente su !K7 •


Intervista di Enrica Selvini

27/ Musica 76

I ragazzI vogliono solo divertirsi S’intitola Girls in Peacetime Want to Dance l’ultima fatica discografica dei Belle and Sebastian. Glasgow. Il nono disco, anticipato in radio dal singolo The Party Line, è stato registrato ad Atlanta per la produzione di Ben Allen e sembra essere, a tutti gli effetti, un album portavoce di importanti cambiamenti che s’intuiscono sin dal titolo. Abbiamo incontrato Chris Geddes, storico tastierista, che ci ha raccontato il suo punto di vista. Sono passati 18 anni dagli esordi. Da allora sono cambiate molte cose: label, produttori e line up. E anche questo nuovo Girls in Peacetime Want to Dance sembra segnare una svolta importante rispetto al passato, sei d’accordo?

Credo che negli anni sia cambiato il nostro approccio alla creazione stessa di un disco. Abbiamo scelto un nuovo produttore e Mick Cooke, che era una parte fondamentale di noi, ha lasciato il progetto. Il suo modo di suonare la tromba e di arrangiare i brani è stata una vera e propria firma per molti dei nostri lavori passati, come è accaduto per Dear Catastrophe Waitress. Abbiamo deciso di non sostituirlo con un altro trombettista ma di puntare sul basso di Dave McGowan, dei Teenage Fanclub. Anche i synth hanno un ruolo maggiore nel nuovo disco. Me ne parli?

Sì, anche rispetto alla precedente produzione, Write About Love, che abbiamo portato avanti con Tony Hoffer e in cui le tastiere già avevano un ruolo più significativo. Forse questo album è il risultato di un lungo percorso, non sempre consapevole, di cui ci stiamo rendendo conto solo adesso.. Stuart Murdoc (cantante della band, ndr) ha dichiarato in un’intervista per Rolling Stone che avrebbe voluto dei singoli abbastanza forti da diventare una hit a Cipro nel ‘74 o a Berlino nell’89...

Questo riassume bene gli intenti iniziali. È forse più facile per un artista singolo, come Beck, fare un disco coerente: un album r’n’b, folk e via dicendo. I nostri lavori sono sempre stati poco inquadrabili. Noi siamo magari un po’ soul o glam, ma non esattamente né soul né glam. Questa volta, abbiamo voluto spingerci un po’ oltre, e riprendere sonorità anni ’70 e ’80 in modo più netto, ma senza necessariamente arrivare a un risultato uniforme.

Quali artisti hanno ispirato quest’ultimo disco, a tuo parere?

Siamo innamorati dei Beatles e degli Stones. Stuart, Stevie e Sarah sono grandissimi fan del pop: Abba, Blondie, Madonna. Dave ascolta per ore Marvin Gaye… Bob è per gli Stones, ma anche per l’r’n’b e la party music, probabilmente è capace di accostare Beyoncé ai Daft Punk. The Party Line è partita da lui infatti. Io quando penso ai synth penso alla prog e ai Goblin (ride, ndr). L’ultimo verso di The Everlasting Muse recita: «be popular, play pop and you will win my love». Che significato ha per voi?

Stuart è un ragazzo pop, più diventa vecchio e meno attenzioni riserva alla musica che non conosce, è affezionato ai classici. Sono tutti nel suo iPod. Noi preferiamo cose più “folli” e alternative, lui per esempio dei Beatles apprezza il primo periodo, quello meno sperimentale e ama alla follia Blondie. Credo che questa frase lo rappresenti bene. Ci sono riferimenti politici nel nuovo disco? Parlo di Allie, Nobody’s Empire o The Cat with the Cream. Ci sono alcuni riferimenti abbastanza espliciti ai sentimenti che si possono provare davanti alla situazione economica e politica del nostro paese e al crash finanziario. Sia Allie che Nobody’s Empire e Play for Today ne parlano in un certo modo, io poi sono del tutto a favore dell’indipendenza scozzese, e sono rimasto molto deluso dall’ultimo referendum. Forse stiamo crescendo, cominciamo a parlare di cose da grandi.


28/ Musica 76

A cura di Marco Cresci

THE ESSENTIAL

GIG LIST • Mark Lanegan Band 03/03 Estragon, Bologna 04/03 Orion Club, Ciampino (Roma) 05/03 Alcatraz, Milano

THE ITALIAN REBEL Verdena Endkadenz vol.1 (Fleish)

THE ICONIC ALBUM Madonna Rebel Heart (Universal)

Ruvidi e cattivi così tornano i Verdena con un progetto diviso in 2 parti, (la seconda è prevista a maggio) che è una vera e propria opera rock, epico e denso con testi “nonsense” che vomitano parole a fiume e che alterna chitarre estreme ad imprevedibili tastiere mescolando pop, cantautorato italiano e rock britannico. Un disco immenso, che prosegue la ricerca stilistica di una band in costante evoluzione che si è definitivamente scrollata di dosso scomodi paragoni restando semplicemente se stessa.

Il tredicesimo album di Madonna raccoglie i grandi nomi della scena elettronica contemporanea in veste di produttori - Diplo, Blood Diamond, MNEK, Sophie, Kanye West - e la vede duettare con Nas, Niki Minaj e Chance The Rapper. Ciò che sorprende è che pur essendoci tutte queste collaborazioni erano anni che un disco di Madonna non suonava così “Madonna”. Rebel Heart è moderno ed autocelebrativo è scritto col cuore e sorprenderà chi vorrà avvicinarlo senza pregiudizi.

FKA Twigs 07/03 Fabrique, Milano

THE TRIBAL POP ALBUM Ibeyi Ibeyi (XL Recording)

Populous

Influenced by: Beatles, Fugazi Best Songs: Diluvio, Sci Desertico, Un Po’ Esageri Score: 7

Influenced by: Diplo, Mnek, Madonna Best Songs: Devil Pray, Joan of Arc, Iconic. Score: 7

06/03 Locomotiv Club, Bologna

Colapesce 06/03 Latteria Molloy, Brescia 12/03 Arci Ohibò, Milano 21/03 Blah Blah, Torino 03/04 Controsenso Prato, Prato 04/04 Covo73, Pian Camuno (BS)

Sam Smith 09/03 Alcatraz, Milano

Verdena 02/03 Alcatraz, Milano 03/03 Obihall, Firenze 05/03 Demodé, Bari 06/03 Barbaralab, Catania 08/03 Casa della Muisca, Napoli 09/03 Atlantico, Roma 10/03 Estragon, Bologna

Le Ibeyi sono Lisa-Kaindé e Naomi Diaz due giovanissime gemelle franco-cubane che debuttano per la Xl Recording. Il loro universo musicale combina la tradizione Yoruba con sonorità pop, jazz, hiphop, soul, canti ritualie e poesia antica con un risultato estremamente sofisticato e piacevole. Il risultato è un album contemporaneo coinvolgente nel ritmo e nelle sonorità e con uno lato emotivo reale dettato dalla forte spiritualità che emanano le due sorelle. Influenced by: The XX, FKA Twigs Best Songs: Ghost, River, Mama Says Score: 8

Zola Jesus 23/03 Mame, Padova 24/03 Teatro Quirinetta, Roma 25/03 Tunnel, Milano

(Elita Design Week Warm Up) 26/03 Bronson, Ravenna Is Tropical 25/03 Teatro Quirinetta, Roma 26/03 Tunnel, Milano 27/03 Covo, Bologna

THE PERFECT ALBUM TO GET HIGH Ghostpoet Shedding Skin (Pias) Nonostante sia stato definito dal suo creatore come il suo “guitar record” il terzo album di Ghostpoet non vira nel rock, certo ha le chitarre ma il territorio in cui si muove resta lo stesso: fragili monologhi interiori, pattern abrasivi e texture che creano oscuri paesaggi sonori uniti all’immancabile dose di ansia e paranoia. Shedding Skin è una raccolta di dieci canzoni con saliscendi emotivi che esplodono in picchi luminosi per poi sprofondare in mari senza fondo. Ci aspettavamo un evoluzione più evoluta.

THE FOLK SINGER ALBUM Father John Misty I Love You, Honeybear (Bella Union)

Influenced by: Mount Kimble, Roots Manova Best Songs: Off Peak Dream, Better not Butter Score: 6

Influenced by: John Grant, Fleet Foxes Best Songs: The Night Josh Tillman ..., Bored In The USA Score: 7 ½

è il 2012 quando Josh Tillman abbandona i Fleet Foxes per diventare Father John Misty. Questa è la sua seconda fatica sotto questo pseudonimo, un album che gioca in pieno territorio folk alternando passione e disillusione con piglio arrabbiato, tenero, cinico ed anche repulsivo; un album scritto con il cuore in mano. I Love You, Honeybear è cantato in prima persona in modo così onesto e limpido tanto da sembrare a tratti brutale anche con il suo cantato dolce e rassicurante.

The Script 28/03 Mediolanum Forum, Milano

Royal Blood (nella foto) 29/03 Alcatraz, Milano

THE SEXY RECORD Fifty Shades of Grey O.S.T. (Universal) Il film più chiacchierato dell’ultimo anno si è rivelato il solito prodotto commerciale studiato male a tavolino, al contrario della sua colonna sonora ombrosa e sexy molto più del fim. A tenere compagnia i ridicoli bollori della protagonista una sottofondo d’autore con Annie Lennox che stravolge e fa sua I Put a Spell on You; il nuovo divo della scena soul-rap americana The Weeknd; due rework di Beyonce; le immancabili Sia ed Ellie Goulding e infine la musica di Danny Elfman. Influenced by: The Hunger Games ost, The Fault in Our Stars ost Best Songs: The Weeknd “Earned It”, Sia “Saulted Wound” Score: 6 ½


MOODBOARD • Urban per mantovani

stile toscano

Mantovanishop sceglie la propria terra, ricca di storia tra tradizione e futuro. Musica, arte, cinema celebrati nei colori indossati come simbolo di appartenza. San Giovanni Valdarno. Dal 1955 un mix di tradizione e futuro L’obiettivo delle tre generazioni Mantovani è sempre stato soddisfare al meglio i bisogni dei clienti alla ricerca di capi di abbigliamento, calzature e accessori di indiscutibile qualità e modernità. La struttura dei negozi si è evoluta ed ampliata nel corso del tempo fino alle attuali boutiques, autonome nella proposta ma unite nella filosofia. I negozi, avvolti in una luminosa aura bianca, sono concepiti seguendo le linee guida architettoniche del minimal style a tutto vantaggio del comfort e della visibilità delle collezioni presentate sulla notevole superficie. Uno stile lineare e moderno per valorizzare al meglio il prestigio delle griffes proposte. Una ricerca continua che spazia dal selezionare con cura le collezioni più classiche dell’alta moda e dei top brand e la ricerca in tutto il mondo di marchi e stilisti emergenti. Cortona. Tutto l’amore di Lorenzo Nato a Roma, Lorenzo “Jovanotti” Cherubini è originario di Cortona, in provincia di Arezzo, dove tutt’ora risiede. Non esiste cantautore italiano cha sia stato in grado di mutare pelle quanto Lorenzo che comincia giovanissimo facendo rap per poi trasformarsi disco dopo disco dimostrando il suo talento versatile: cantautorato, pop, rock fino alle contaminazioni dance più recenti. Il nuovo album pubblicato di recente “2015 CC.” svetta in cima alla classifica italiana e lo porterà ancora una volta in tour negli stadi. Arezzo. L’ode alla vita di Benigni Diretto e interpretato da Roberto Benigni nel 1997, “La Vita è Bella” è riconosciuto come un’affermazione positiva dell’italianità nel mondo. Il film del regista toscano, che racconta il nazismo come mai fu fatto prima, ricevette tre Oscar. Ambientato per le strade di Arezzo e provincia,

il film è diventato un fenomeno culturale a livello internazionale, tanto che è possibile visitarne le location tramite un tour guidato. La maggior parte delle scene sono state girate ad Arezzo: famose le discese in bicicletta di Benigni per i vicoli del centro medievale fino alla pittoresca Piazza Grande. Nel tour sono comprese tappe alla Villa Masini di Montevarchi, splendido esempio di stile liberty e art decò, a Castiglion Fiorentino paese Natale di Benigni e a Cortona protagonista delle riprese con il suo Teatro Signorelli. San Giovanni Valdarno. Il maestro Masaccio Nel giro di un quarto di secolo, in pieno Quattrocento, tra Firenze e

Arezzo si manifestano episodi figurativi che segnano il passaggio dal Medioevo al Rinascimento, in un serrato confronto tra tradizione e attualità. In questo contesto di transizione, audace e contraddittorio, Masaccio - nato a San Giovanni Valdano nella provincia di Arezzo saliva sui ponteggi della cappella Brancacci di Santa Maria del Carmine di Firenze ad immedesimarsi, attraverso la pittura, nei gesti e nei passi di San Pietro, creando uno degli esempi più elevati di pittura del Rinascimento.

Lucca. La città del fumetto Si tiene ogni anno durante il weekend della settimana dei santi il Lucca Comics & Games, la fiera dedicata al fumetto, all’animazione, ai giochi di ruolo, ai videogiochi e all’immaginario fantasy e fantascientifico. La fiera è diventata un fermo punto di riferimento per gli appassionati del genere tanto che oggi è considerata la più importante rassegna italiana del settore, prima d’Europa e seconda al mondo, dopo il Comiket di Tokyo. Per l’occasione le strade di Lucca vengono invase da flotte di cosplay - ovvero coloro che si vestono e si atteggiano come il loro personaggio preferito, che sia un fumetto, un cartoon o un super eroe – trasformando la città in un bizzarro paese dei balocchi. Mantovani Shop Corso Italia 53 San Giovanni Valdarno, Arezzo www.mantovanishop.it


30/ Design 76

A cura di Marco Magalini

Treviso > Stile Atipico La tavola come momento di incontro di culture, usi e tradizioni diverse, anche in vista di Expo. Il palato contemporaneo desidera sempre più immergersi in esperienze culinarie multietniche e il tavolo da pranzo è lo spazio fisico di incontro e scambio. E’ da questo concetto che prende forma A Table, una nuova collezione di oggetti e accessori per la tavola disegnata da Fabrica per Atipico. Fabrica, fucina di idee, è il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group, fondato nel 1994. Fabrica offre a un gruppo molto eterogeneo di giovani creativi da tutto il mondo una borsa di studio annuale per sviluppare progetti di ricerca nelle aree di design, grafica, fotografia, interaction, video, musica e giornalismo. Sam Baron, direttore creativo dell’area Design di Fabrica afferma: “La tavola è il luogo perfetto dove incontrarsi. A Fabrica amiamo mescolare le nostre diverse culture e background per dare vita a progetti che siano pura espressione dell’attività creativa quotidiana e che diventino fonte di arricchimento e crescita personale per i nostri residenti”.

Verona > Design your office Tre collezioni di oggetBochum, Germania > Un “filo” eccellente Jan Kath, classe 1972, si è prefissato un obiettivo molto preciso: combinare gli elementi classici dei tappeti orientali con il design moderno e minimalista. Un altro tema importante del suo lavoro attuale prevede l’interpretazione di motivi fotorealistici in arte tessile, che Kath perfeziona insieme ai suoi tessitori di tappeti nei laboratori di Kathmandu (Nepal). Per lui lavorano in tutto il mondo oltre 1500 tra

annodatori e annodatrici, mentre il reparto creativo di Bochum, sede operativa del designer, conta sette dipendenti. La maggior parte dei pezzi che Kath realizza sono studiati ad hoc per il singolo cliente, il quale può scegliere tra oltre 1200 colori e diversi filati di seta, ortica e lana. L’artigianato tradizionale incontra la logistica moderna: sebbene la realizzazione dei tappeti nelle manifatture si rifaccia a secolari tecniche di annodatura e sia quindi

estremamente lunga, Jan Kath Design è un’azienda logistica altamente efficace e operativa su scala internazionale. I suoi tappeti hanno vinto molti premi tra cui il Red Dot e Carpet Design. Che si tratti di palazzi reali arabi, dell’attico di Rupert Murdoch a New York, delle suite private del Four Seasons al Cairo, dello yacht di lusso di una multinazionale del petrolio o degli showroom di importanti griffe parigine, i tappeti di Jan Kath sono di casa ovunque.

Parigi Surfboard a regola d’arte I francesi boom-art, specializzati nella crezione di skateboard in edizioni limitate, hanno collaborato con UWL surfboard, tra i brand più importanti nel settore, alla realizzazione di una collezione di tavole chiamata “Tryptich”. L’arte è la fonte di ispirazione principale: da una parte ‘La Dama e l’Unicorno’ - da una serie di arazzi delle Fiandre - dall’altra il ‘Trittico del Giardino delle Delizie” del maestro olandese Hieronymus Bosch. Ogni collezione è fatta a mano in Francia e realizzata in resina di poliestere e poliuretano espanso sagomato a mano, ed ogni pezzo è numerato e prodotto solo in dieci esemplari • Toronto Multiflora da sospensione Lo studio di design multidisciplinare Object Interface ha sviluppato un dispositivo chiamato ‘Well-Light’. Il nome prende spunto dal diffusore ‘Well-Glass’ e la sua silhouette ricorda quella di una pillola. Sfruttando questa forma è stata aggiunta una funzionalità in più: una mini-serra da sospensione, nella quale le piante possono ricevere la luce solare. La piena versatilità è garantita dalla varietà di combinazioni cromatiche e da una serie di finiture che permettono la massima personalizzazione •

ti in marmo, disegnate dal giovane Manuel Barbieri per l’azienda Scandola marmi, capaci di rendere l’ufficio un luogo di creatività lussuosa. Bridge è un ponte che collega idealmente ciò che ci serve: matite, penne, fogli, buste, documenti importanti, fotografie... con le nostre idee, un fiume di idee, in un flusso continuo tra razionalità e creatività. Da abbinare

alla Cube Collection, tre piccoli cubi in marmo per la scrivania dell’ufficio. Le dimensioni sono contenute per adattarsi anche alle superfici più piccole, senza perdere in eleganza. Un porta buste/fogli, un porta penne/matite e una base per appoggiare lo smartphone. Ogni elemento può però essere interpretato a proprio gusto e quindi essere utilizzato anche in modo diverso. Da non tralasciare anche Street, un oggetto metropolitano che ripropone una topografia cittadina. Le scanalature nel marmo che permettono l’inserimento di smartphone e tablet ricordano le strade e gli incroci di una città. Trova spazio sulla scrivania, sul tavolino di un salotto per guardare film e video oppure su un mobile per ascoltare musica.

Monza Eco Cucù

Da un paio di mesi cinguetta in città un nuovo cucù: è Twin, il primo cucù eco-friendly creato per l’azienda Progetti dallo Studio Kuadra. Leggero, colorato e versatile, il nuovo cucù è completamente diverso da quelli fino ad ora realizzati in legno, metallo o rivestiti con altri materiali ma su strutture lignee. Il colore è quello naturale dal cartone, impreziosito frontalmente da una stampa bianca, viola, rossa o nera •

Toronto Occhio alle dita Per il suo nuovo materiale promozionale, il fotografo

Justin Poulsen ha sorpreso i potenziali clienti con un’interpretazione straordinariamente realistica e letterale di una pen drive. Una serie di dita mozzate (in silicio, ovviamente) che, una volta collegate a una porta del computer, offrono l’immagine surreale di una estremità del corpo sporgente dal dispositivo digitale. Poulsen ha dipinto individualmente a mano ogni pennetta utilizzando più di cinquanta sfumature di colori diverse per simulare veramente tutto, dal colori della pelle a quello del sangue •


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Chzon

DorotheE Meilichzon, con il suo studio chzon, è la nuova regina della decorazione francese Parigi. L’anno scorso Elle Decor l’aveva inserita nella classifica di Donna dell’anno 2014 e adesso Maison&Objet l’ha incoronata ufficialmente “Designer Of The Year”. Lei si chiama Dorothée ed è una delle “Decorstar” del momento. Ha studiato al Strate College Designers e presso la Rhode Island School of Design, dove ha frequentato il corso di progettazione del giocattolo. Ha lavorato a Parigi per cinque anni poi, a soli 27 anni, ha deciso di creare il proprio studio di design, CHZON, inaugurato nell’estate 2009. Con la mente di una ricercatrice, sempre a caccia di nuove tendenze, Dorothée prende ispirazione da ciò che la circonda e soprattutto dai grandi nomi della decorazione: Fornasetti, David Hicks, Gio Ponti, Charles e Ray

Eames e François-Xavier Lalanne. Lavora allo stesso tavolo con gli artigiani per enfatizzare al massimo l’aspetto hand made dei suoi progetti e assieme a loro crea prodotti unici e senza tempo. è sempre alla ricerca instancabile di oggetti che portino con sé ricordi ed esperienze, da reinterpretare però con un tocco di umorismo e ironia. Negli ultimi anni ha progettato diversi locali che le hanno portato fama internazionale, attualmente sta ultimando la progettazione dell’Hôtel Panache e del Grand Hôtel Pigalle ed ha anche iniziato a lavorare sul decoro dell’Hôtel Bachaumont •

L’installazione “Space Dipped Shirts” per COS al Salone del Mobile 2014

Gli interni di Le Fish Club a Parigi

A cura di Marco Magalini Foto Kristen Pelou (sx) e Daici Ano (dx)

Nendo Tutti lo conoscono con il nome del suo studio, ma il suo nome proprio è Oki Sato Tokyo. Oki Sato nasce nel 1977 a Toronto ma svolge i suoi studi alla Waseda University di Tokyo. è lì che nel 2002 apre il suo studio che oggi conta diverse sedi internazionali, tra cui una anche a Milano. “Nendo” significa “plastilina” ed esprime il desiderio di flessibilità e la volontà di reinventarsi. Il designer parte da uno stile minimale e ordinato, tipico della cultura giapponese, per creare un linguaggio allo stesso tempo contemporaneo e atemporale. La filosofia di Oki Sato si riflette nei suoi progetti, nei quali unisce le interazioni delle persone con gli oggetti che le circondano, creando una parentesi nella loro vita. La pri-

ma mostra di Oki Sato - Streeterior - è stata presentata a Tokyo e Milano nel 2003. Ha poi continuato a ricevere numerosi premi: Good Design Award, German Design Award, Elle Decor International Design Award e nel 2012 è stato nominato Designer of the Year da Wallpaper*. Le sue creazioni fanno parte delle collezioni di numerosi musei: il Museum of Modern Art di New York, il Musée des Arts Décoratifs e il Centre Pompidou a Parigi e il Victoria & Albert Museum di Londra per citarne alcuni. Tra le numerose collaborazioni: Cappellini, Moroso, DePadova, Starbucks, Puma e, di recente, BoConcept per creare il concetto di “fusion”. Lo studio Nendo sta attualmente preparando una mostra che sarà inaugurata a Milano in occasione del Salone del Mobile ed Expo •


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Intervista di Marco Magalini Foto di Pietro Savorelli

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La seduzione dell’inconscio

L’oggetto deve essere in piena sintonia con lo stato d’animo dell’uomo al momento dell’uso per infondergli un atteggiamento positivo. Intervista a Michel Boucquillon

Lucca Vede gli oggetti come prolungamento e complemento dell’uomo. Pensa che sedurre l’inconscio del consumatore sia probabilmente il ruolo più sottile e nobile del designer. Si tratta di dare agli oggetti un’anima, un’identità tematica che l’inconscio deve catturare senza sforzo. E, per evitare di diventare noioso, l’oggetto deve essere in grado di suggerire una storia o evocare emozioni. Intervista a Michel Boucquillon, architetto e designer, che ha disegnato per aziende celebri come Artemide, Serralunga e Antonio Lupi e vinto il Compasso d’oro. Tutto ha avuto inizio con il progetto della stazione TGV a Bruxelles. Quali erano i tratti fondamentali di quel progetto?

La “Gare du Midi” di Bruxelles è stato il mio progetto finale alla facoltà di architettura, con il quale ho vinto il premio Van Hove 1986. La ferrovia che attraversava Bruxelles aveva un impatto fortemente sgradevole, che ho modificato realizzando due costruzioni lunghe circa 250m su entrambi i lati del viadotto caratterizzate da un ritmo che ricorda i vagoni, quasi fossero due treni. Finiti gli studi sono venuto in Italia, a Firenze, a fare il mio tirocinio presso l’architetto Paolo Riani e, durante questo periodo, ho saputo che il Comune di Bruxelles voleva esporre il mio progetto ad una mostra. Ma, alla fine, è stato scelto un altro progetto.

importante, ho immaginato nella parte centrale un atrio quadrato che facesse entrare la luce su 60m di altezza, fino al cuore del palazzo. Io vengo da un’università, la Saint Luc a Bruxelles, piuttosto classica nella sua visione architettonica; ci avvicinava a un’architettura postmodernista o classica piuttosto che ad uno stile ipercontemporaneo. Quel

Oltre a questo, la si ricorda anche per il progetto del parlamento europeo. In che modo il Belgio e il suo territorio ha formato il suo stile progettuale?

Una volta a Bruxelles ho saputo del concorso lanciato per realizzare l’emiciclo del parlamento europeo. Mi sono messo al lavoro e sono stato selezionato tra i due migliori. A quel punto la svolta: abitavo a Firenze ma da un giorno all’altro sono dovuto tornare a Bruxelles e vi sono rimasto sei anni. Ho immaginato come sagoma del progetto un’ellisse, che secondo me è il perfetto simbolo della riunione. Quando un comitato di persone si riunisce attorno a un tavolo tondo, ma sono troppe, occorre allungare il tavolo facendolo diventare un’ellisse. Questa è stata l’idea fondamentale. Visto che era un palazzo molto

mio progetto era invece una via intermedia tra l’influenza della scuola e la mia sensibilità acquistata con l’esperienza. Con gli anni la mia visione dell’architettura si è evoluta: oggi sono interessato ad un’architettura sperimentale e visionaria. Perchè ad un certo punto si è spostato in Italia?

Nel 1995 ho conosciuto mia moglie Donia. Anche lei architetto, di origine tunisina. Quan-

do l’ho incontrata, una delle prime cose che mi ha detto è che in Belgio non ci voleva stare. Aveva vissuto anni in Tunisia e voleva stare più a sud, vicino al Mediteraneo. Perciò, quando l’ho chiesta in sposa a Portofino, le ho promesso che saremmo venuti ad abitare in Italia. Il Paese era un bel compromesso tra la voglia di vivere in un ambito Mediterraneo e quella di ritornare in un Paese che ho amato tantissimo. Oltre ad essere l’occasione perfetta per aprirmi ad nuova via, il design. Era l’unica cosa che volevo realmente fare qui in Italia.

Ora vivete a Lucca, in una casa tra terra e cielo in piena simbiosi con la natura, che deduco sia lo specchio del vostro essere. Ce lo descrive?

Abbiamo scelto Lucca perché è un perfetto compromesso tra posizione strategica e paesaggio. Qui abbiamo preso un terreno di 10 ettari, con uliveti e diversi ruderi. Isolato, lontano da tutto e da tutti ma sempre nel panorama incantevole delle colline a sud della città. Inizialmente ci sono state delle

Nell’immagine principale, casa Boucquillon: protagonista è il tetto aperto sulla zona notte. A sinistra, Michel e Donia Boucquillon posano davanti l’ingresso principale dell’abitazione


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piccole difficoltà, visto lo stato di forte degradato di queste costruzioni, ma poi esse stesse sono state un forte stimolo a realizzare un’architettura contemporanea rispettosa del luogo e delle sue tradizioni, in termini di materiali e pathos. Volevamo un’architettura nella quale ci sentissimo in totale comunione con la natura che ci circondava: una architettura permeabile a tutte le bellezze del posto, con una grandissima trasparenza tra l’interno e l’esterno. Perciò abbiamo immaginato un edificio che si potesse aprire verso l’esterno il più possibile, facendo sì che la natura entrasse in casa e l’architettura si confondesse

completamente con la natura. E, per essere totalmente in linea con la nostra filosofia, abbiamo voluto rendere ‘apribile’ tutta la casa tramite il tetto. In questo modo possiamo sfruttare pienamente la sensazione derivante dal paesaggio e provocare un condizionamento naturale della casa. Le parti più magiche della casa?

L’open space, ovvero la zona giorno. È molto impressionante in quanto totalmente aperta, senza alcuna colonna visto che la casa ha una struttura metallica a ponte. La trasparenza è totale. E le camere con il tetto

aperto: è qualcosa di assolutamente favoloso.

Sotto, l’iconico emiciclo della sede del Parlamento Europeo a Bruxelles

Quali sono stati in questo progetto i punti fissi che lei hai dettato sin da subito?

Il rispetto assoluto del luogo, della sua magia e dei suoi materiali. In particolare la roccia di marmo bianco sulla quale siamo andati a costruire la nostra casa, e poi riuscire a realizzare una architettura contemporanea che si integrasse alla perfezione con le colline lucchesi. La nostra casa è il nostro nido di riflessione, di passione e d’amore, dove sembra che tutto sia fattibile. Lei è anche un affermato designer. Come ha approcciato questa disciplina?

è stata una strada lunga e complessa che ha richiesto molto tempo, pazienza e passione. Trovando anzitutto se stessi per poi costruirsi una propria filosofia.


www.caminettopipe.com


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1993: Bjork vista da Jean-Baptiste Mondino per immagine di copertina di “Venus as a Boy�. Servizio a pagina 40


Testi di Marco Magalini e Enrico Longo

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New York > Daily Architecture La Grande Mela è la città delle forme architettoniche moderne, un turbinio di linee e volumi da cui la designer Luz Ortiz ha tratto ispirazione per le sue collezioni. Luz, anche se originaria della Repubblica Dominicana, ha studiato Fashion Design all’Art Institute di New York. Qui è stata proprio la passione per la geometria a farle decidere di passare dall’abbigliamento femminile al design del gioiello, mettendo in pratica le sue abilità di creativa originale. Nelle collezioni che realizza per il suo brand, fondato nel 2013, Luz focalizza la sua attenzione sulla funzionalità e sulla vestibilità dei modelli, creando pezzi minimal per un abbigliamento dedicato alle occasioni

Parigi > Riflessione e concetto 9-1 ppm è una visione altamente riflessiva che mira all’essenza delle cose, rifiutando le illusioni e stabilendo una modernità estetica che, se spesso è provocatoria o spiazzante, quantomeno è priva di false moralità e racconta senza mezzi termini l’effettiva realtà. Ciò che caratterizza maggiormente 9-1 ppm è la totale assenza di mezzi termini: servono solo a chi non è in grado di prendere una decisione, mentre qui il concetto ha una posizione chiarissima, sia nella sua debolezza che nella sua forza. I volumi sono solo esagerati o ridottissimi, la tecnologia è funzionale al racconto dell’estetica, le forme sono quelle basiche, anche se talvolta contorte, come può esserlo la mente attraversata da un pensiero inaspettato. Il tutto immerso esclusivamente nel nero più profondo, interpretato come la assenza di moralismi, precostruzioni mentali, inteso come base purissima di un pensiero fondamentalmente pessimista, da cui però si tenta di emergere tramite la luminosità delle superfici e l’oggettività dei punti di vista.

di tutti i giorni, informale ma sofisticato allo stesso tempo. Lo fa lasciandosi influenzare dalla combinazione di elementi geometrici, industriali e architettonici della città in cui vive, ma le sue origini tropicali forniscono ulteriore fonte di ispirazione, alterando proporzioni e forme e introducendo materiali rinvenuti nel quotidiano..

Budapest > Russia, primo amore

Ju Ninelle dopo gli studi ha iniziato subito una carriera luminosa: dopo aver vinto il concorso di moda indetto dall’Hungarian Telekom, con una collezione femminile che tutt’ora viene indossata dalle commesse dei vari store, ha lavorato come designer in un team creativo. Tutte queste esperienze, oltre alle diverse collaborazioni portate avanti durante gli studi, sono state la fonte principale di ispirazione per spingersi nella creazione di una collezione tutta sua. Oblique Leaf è la sua linea personale, con cui ha scelto di fare un chiaro riferimento all’anima femminile della letteratura realistica Russa, in special modo al romanzo di I.S. Turgenyev “First Love”. Da qui i motivi floreali, tipici del luogo, che percorrono le silhouette e le linee ricordo dei vecchi abiti indossati dalle contadine russe. Un lavoro svolto grazie all’impegno della designer nel mettersi in contatto con compagnie internazionali come Marc Cain, Lafuma e Sherpa, per raggiungere un risultato coerente e altamente qualitativo.

Irvine, California Urban Bohemien Il bello dell’essere giovani donne creative e in un perenne stato di positività. È la filosofia di Element Eden (immagine accanto), che crea una collezione fresca, vivace in stile urban bohemien, ispirata alla bellezza che chi la indossa riesce a vedere intorno a sé. Sofisticata con disinvoltura, la linea Eden ha una silhouette estremamente femminile, accentuata da una palette di colori molto delicata con un particolare gusto per stampe floreali, inserti di voile, crochet e dettagli in pizzo. L’esaltazione del lato soft della femminilità che ha molto poco a che fare con il provocatorio, e si vota invece a un interiore senso di calma e riflessività • madrid Spensierata Essenzialità

Sonia Carrasco è una giovanissima designer spagnola, laureata in Business Administration e specializzata in Fashion Design allo IED di Madrid, ma la cui formazione risente anche dell’influenza del Central Saint Martins College di Londra. Tutte conoscenze che si sono risolte in una visione personale e freschissima: la sua giovane età si traduce, nelle sue collezioni, in un design estremamente contemporaneo ma anche innocente e pulito, in cui la purezza delle linee è sinonimo di spensierata essenzialità •

Milano “Imperfection is Beauty” La frase di Marylin Monroe

è l’ispirazione da cui nasce la linea Imperfect, una collezione che gioca su una femminilità consapevole ma non ostentata, costruita sui mix tra giochi di trasparenze e contrasti di tessuti. Il taglio grafico contraddistingue la linea See-through, mentre Shiny L.A. vede come protagonisti le paillettes e il mondo dei fumetti; Pattern Play lascia spazio alle fantasie hand-made personalizzate; infine c’è Summer Games, con i carry over basici rivisitati in chiave grafica e toni sempre più vivaci • Milano Maison Espin: Made with Love Passamanerie, strass, dettagli preziosi. E ancora patch, stampe floreali, fantasy e gioiello. Sono i codici dello stile della collezione P/E di Maison Espin, declinato in tre punti di vista: Spring in Love, la linea basic in colori brillanti e arricchiti da stampe fotografiche e ricami in paillettes; Fancy in Love dove le ispirazioni floreali e sognanti sposano i tagli geometrici e irregolari per un look contemporaneo; Cocktail in Love, la linea per la sera in cui le applicazioni gioiello illuminano chiffon, tulle e raso, in contrasto con capi basici come felpe e t-shirt •


A cura di Marco Magalini

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Salvatore Piccione, vincitore del “Who is on Next?” 2014, svela la sua collezione donna. Londra. Nato in Sicilia nel 1986, Salvatore Piccione si è diplomato allo IED di Roma nel 2008. In seguito ha lavorato con Mary Katrantzou come designer seguendo i progetti speciali con Swarovski, Topshop, Pablo Bronstein, Longchamp, Céline e Hobbs a Londra. Salvatore Piccione ha continuamente sviluppato le sue capacità ed è emerso come giovane designer capace di progettare una collezione partendo da grafiche complesse e disegni tecnici dai colori vibranti. La sua forte sensibilità verso l’abbigliamento donna, la passione per il dettaglio e il suo amore per il ricamo, uniti alla ricerca costante hanno portato all’attuale collezione Piccione·Piccione, scelta dai buyer in Italia e all’estero. Piccione·Piccione ha vinto “Who is on Next?” 2014, concorso e progetto di scouting organizzato da Altaroma in collaborazione con Vogue Italia,

Saizy Shely Una personalità sfaccettata: a volte oscura e misteriosa, altre volte romantica ed immaginifica.

che ha come obiettivo la ricerca e la promozione di giovani talenti. La collezione estiva 2015 parla di una donna che ama vestire con un tocco personale Milano. Daizy è nata ed eccentrico. La silhouette fluida e nel 1985 in Israele, composta di linee semplici ma sofidove ha trascorso sticate diventa preziosa grazie alla l’infanzia e l’adolescelta di materiali come la seta, il scenza insieme alla sua cotone e tecnici. Luci e colori profamiglia in un piccolo vilvengono da stampe dettagliate laggio non molto distante e incantevoli, un mondo di fiabe da Tel Aviv. Spinta da una sviluppate in 3D. Fiori, gioielli, innata tendenza alla creschegge di caleidoscopio, atività, si trasferisce a Milaelementi architettonici e no nel 2009, dove decide di naturali si trasformano in iscriversi al corso di Fashion mondi intricati, dove tutto Design dell’Istituto Marangoè altamente evocativo e ni. Durante il suo percorso di sognante. I ricami fatti a studi comprende che la moda è mano conferiscono un quello che vuole per il suo futuro delicato tocco finale al ed è qualcosa di cui non può più capo, inondandolo di fare a meno. Nel 2011 decide quindi magia • di investire su se stessa e di creare la linea che porta il suo nome: Daizy Shely. I suoi interessi sono eterogenei così come la sua ispirazione, un mix

proveniente dalle sue origini, dalle sua passione per arte, cinema e musica e sopra ogni cosa dall’energia che ha sempre trovato nella sua famiglia e specialmente nelle donne più importanti della sua vita: sua madre e sua nonna. Ha deciso di fermarsi stabilmente a Milano, dove nell’Ottobre 2013 ha aperto il suo Atelier. “Nel corso delle mie ricerche per la collezione P/E 15 mi sono imbattuta in un libro affascinante e meraviglioso, ‘Before They Pass Away’ del fotografo inglese Jimmy Nelson. In questo libro l’autore testimonia e documenta le ultime Tribù del mondo prima della loro scomparsa e lo fa usando poche parole, ma molte immagini spettacolari”. Una vera e propria fonte di ispirazione. Daizy ha dipinto a mano la stampa della collezione usando gli stessi colori vivaci con cui gli appartenenti alle Tribù si dipingono il corpo. Un mix perfetto tra realtà e sogno •


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Foto Filippo Thiella Stile Elisa Anastasino

Una fuga d’amore

I libri restano nello zaino; sono l’istinto e il desiderio di fare nuove esperienze a prendere il sopravvento con il brivido d’essere scoperti. Da sinistra a destra: Zaino in tela “Kanken” di Fjallraven; Borraccia Salewa; Occhiali specchiati Police by De Rigo Vision; Shorts Element Denim; Foulard (all’interno dello zaino) e cintura American Vintage; Seggiolino con tasca-ghiacciaia Tiger; Lunch box Ikea; Cappellino e telo Pierre Louis Mascia; Sacco a pelo H&M; Foulard Franco Ferrari; Golfino ricamato Piccione·Piccione; Borsa stampata Maison About; Libro Narciso e Boccadoro Oscar Mondadori; Anello coleottero Vernissage; Sneakers motivo floreale con para Ippon Vintage disponibili su Sarenza.it


Intervista di Marco Magalini

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SARò IL TUO LOLITO

Il genderless è il vero protagonista della nuova collezione del designer Nicolas Martin Garcia Milano. Colombiano d’origine, il designer Nicolas Martin Garcia presenta in occasione di Altaroma la collezione Lolito creata durante il corso di studi all’Accademia di costume e di moda. Una collezione che rivisita con grande coerenza il concetto di eleganza, cucito addosso ad un uomo che veste abiti i cui tagli e colori sono ‘rubati’ dal guardaroba femminile. Un sartoriale rivisitato in chiave fortemente ironica. La tua collezione risponde ad una tendenza contemporanea molto forte: un uomo che non ha paura della commistione di genere. Parleresti di genderless o unisex?

Io parlerei di genderless, poiché c’è un superamento dell’unisex e dell’androgino: in questi due ultimi casi c’è quasi un annullamento del genere, mentre nel mio concetto genderless è un senza genere che diventa qualcos’altro, un nuovo concetto di stile e di moda che colpisce il menswear. L’uomo ruba alla donna dei volumi, dei tagli e delle atmosfere, che si fondono e danno vita ad un uomo femminile elegante e di carattere. Quali sono stati i segnali che hai captato in relazione a questa tendenza?

Lolito nasceva prima delle ultime passerelle uomo, che hanno confermato questa tendenza. Avevo osservato quanto nei media si parlasse di uomini che spendono in estetica più delle donne, e di come ci fossero nuove figure emergenti nel mondo dello spettacolo che fanno del genderless un’arma vincente: Conchita e Stromae sono un chiaro esempio di questa tendenza. Quale credi sia il segreto per far arrivare questo trend alla gente comune?

L’ironia, è un ingrediente utile per creare qualcosa che colpisca la gente. Essa richiede molta intelligenza, c’è un limite sottile tra ironia e volgarità, tra ironico e trash. Va sempre contenuta, misurata e studiata. Ti permette di creare stupore nella mente di qualcuno in un momento di crisi: noi viviacial solo l’archivio più grande e tecnologico che mo in un momento di crisi molto forte e l’ironia è uno dei mezzi per posso creare, c’è chi colleziona francobolli, chi cavalcare questa pessima onda. macchine, io colleziono immagini che rimangono alla portata di tutti sui miei social. Parlando di social, i tuoi sono un open-moodboard, soprattutto Instagram. in che modo utilizzi questi mezzi per far ricerca?

Instagram ormai è diventato un’estensione della mente umana, soprattutto dai creativi, che vivono di immagini e pensieri. C’è la possibilità , quasi automatica, di catturare ma soprattutto di condividere qualcosa che ti colpisce. Io però do un valore aggiunto, per me i miei so-

Quali sono i tuoi riferimenti estetici, culturali, artistici e musicali?

Non ho dei riferimenti ben precisi, ho un’estetica in continua contaminazione e mutamento. Non ho un genere musicale o artistico preferito, ho delle cose che mi piacciono e altre meno, ma assimilo tutto. Credo che ognuno debba sentire tutto e mirarlo al progetto o al momento in cui si trova: io se sto disegnando una collezione con qualcosa di francese ascolto Yves Montand, se disegno qualcosa con un tema soft e happy probabilmente inizio a guardarmi artisti e pittori che hanno trattato quel tema e a mangiare caramelle. Mi piace la diversità, ed esplorare culture spesso anche lontane dai miei gusti, è così che si crea un’estetica personale. Se l’uomo sta esplorando il guardaroba femminile, la donna esplora quello maschile?

Non credo che stia prendendo dal guardaroba maschile: credo che la donna stia sempolicemente esplorando se stessa. In passato ha voluto rubare i capi maschili, ora credo che sia alla ricerca della sua sensualità, della sua cultura ma soprattutto della sua eleganza. Per la donna è un momento onirico, creativo e anche di pura bellezza. È una donna che non vuole pensare ai problemi, non c’è più una ricerca sociale o politica. La donna ora, dopo essersi presa cura degli altri per anni, si sta prendendo cura di se stessa, facendo esplodere la sua bellezza.


Testo di Francesco Mascolo Fotografie Courtesy of Thames & Hudson

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retrospettiva lenitiva

Il MoMA apre le sue stanze a Björk: cartina al tornasole dell’immaginario artistico degli ultimi decenni.

New York. «Al centro del lavoro di Björk come compositrice seminale, cantante e scrittrice, c’è la continua creazione di nuovi contenuti stimolanti espressi non unicamente in musica, ma anche attraverso forme innovative che intersecano tutti i canali della nostra società guidata dai media». Con queste parole Klaus Biesenbach, curatore del MoMA, apre “Björk: Archives”: il catalogo della prima retrospettiva completa, in programma da marzo a giugno, che ripercorre la carriera dell’artista islandese, dal suo debutto solista del 1993 fino alla commissione, da parte del museo stesso, di un nuovo lavoro per l’ultimo suo disco Vulnicura.

Questi “archivi” espandono il convenzionale concetto di biografia, approfondendo la carriera di un’artista capace di fondere disparate correnti musicali e artistiche, così come suggerisce il critico del New Yorker Alex Ross, autore di uno dei fascicoli. I restanti sono a cura di Nicola Dibben, Timothy Morton, la stessa Björk e il poetico collaboratore di lunga data Sjón. Tutto questo ovviamente corredato dall’universo immaginifico e imbastito dall’invezione grafica del collettivo M/M Paris, che restituisce un prezioso cofanetto imperdibile per i fan, ma anche per i semplici appassionati di cultura contemporanea.

E basterebbe l’introduzione di Klaus Biesenbach per comprendere tutte le sfaccettature di Björk e le compenetrazioni con il mondo dell’arte a tutto tondo: una produzione che nel corso degli anni l’ha portata a valicare i confini musicali e a collaborare con i migliori artisti del momento a seconda dei suoi progetti: una vera e propria cartina al tornasole dell’immaginario artistico degli ultimi decenni, tanto da divenire motivo di una musealizzazione che ebbe inizio, proprio da parte del MoMA, con l’acquisizione dell’App realizzata per il programma educativo Biophilia del 2011.

Courtesy of Wellhart and One Little Indian

La mostra e il suo catalogo si configurano così come un ritratto unico, che ripercorre tutti i momenti salienti della carriera dell’artista: instanti di vita personale e di scena, abiti, le copertine e ovviamente la notevole videografia; basti citare “All Is Full of Love” diretto da Chris Cunningham: uno dei migliori videoclip mai realizzati, dove trova compimento la poetica di fusione tra un’energia primordiale e una forte propensione tecnologica propria di Björk, quel “naturalizzare la tecnologia”, per parafrasa-


re l’autrice di uno dei fascicoli Nicola Dibben, con i due robot entrati nell’immaginario collettivo e ora anch’essi in mostra al MoMA. Ed è proprio il Museum of Modern Art di New York a commissionare l’ultimo videoclip di “Black Lake” diretto da Andrew Thomas Huang già visto dietro la mdp nella matriarcale creazione di “Mutual Core”. La pellicola ha preso forma tra le naturali cavità talentuosi del momento, come Arca e The Haxan islandesi e vede la protagonista indossare costuCloak, per rimarcare la sua accurata e attenta semi ideati da Iris van Herpen per undici minuti che lezione dei collaboratori. Ma “Vulnicura”, seppur manifestano il dolore dell’artista in seguito alla strutturato insieme a tali personalità, è un disco separazione dal compagno Matthew Barney, in che rimette al centro l’artista islandese, in un ritoruna danza esorcizzante e lenitiva, di femminea no emozionale su un ampio palcoscenico di archi fusione con Madre Natura, in un processo catarda lei strettamente arrangiati, come sipario dove tico, di rinascita. inscenare il proprio disperato soliloquio. La già citata “Black Lake” ne è allora l’epicentro emozionaUn tema che diviene predominante e muove l’ulle: un lungo calvario musicale che spinge a voltare timo progetto dell’artista islandese, “Vulnicura”, pagina e ci mostra Björk alle prese con una rinnoche ne mostra le ferite fin dalla scatto di copertina vata e riuscita rigenerazione personale e artistica. di Inez & Vinoodh. Un disco che prende così vita da una separazione, realizzato insieme ad alcuni “Björk: Archives” è edito da Thames & Hudson. dei giovani produttori di musica elettronica più

In questa pagina, Björk vista da Glen Luchford, 1993. Nella pagina accanto, still dal video di “Wanderlust” (diretto da Encyclopedia Pictura, 2007) e un ritratto di Inez and Vinoodh del 2001.


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Pagina 43/ 76: Moda. Punti d’Incidenza. Fotografia Jay Schoen, stile Alex Vaccani.

Alexandra indossa impermeabile Sandro Paris,

maglione

Sansovino 6

Stefan indossa camicia Carharrt,


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Stefan: giubbino ACNE STUDIOS, camicia BENETTON, pantaloni SANSOVINO 6 Alexandra: trench TEN C, felpa e jeans DIESEL. Nella pagina accanto.

Top e underwear CALVIN KLEIN, salopette e giacca DIESEL, scarpe TIMBERLAND



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Alexandra: felpa SANSOVINO 6, jeans DIESEL, underwear CALVIN KLEIN. Stefan: felpa CHAMPION, jeans DIESEL, scarpe DIADORA, cappellino NEW ERA Nella pagina accanto.

Stefan: total look G-STAR RAW, scarpe SANDRO PARIS. Alexandra: total look CARHARTT, scarpe JOSHUA SANDERS


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Giubbino CARHARTT, camicia KENZO, bermuda e sandali MSGM Nella pagina accanto.

Giubbino TIMBERLAND, abito PATRIZIA PEPE, jeans SIVIGLIA, scarpe TIMBERLAND


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Alexandra: Giubbino G窶心TAR RAW, pantaloni TIMBERLAND. Stefan: Camicia ACNE STUDIOS, pantaloni KENZO Nella pagina accanto.

CamiciaMSGM, pantaloni PEPE JEANS LONDON


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Giubbino SANDRO PARIS, camicia G窶心TAR RAW, pantaloni C.P. COMPANY. Nella pagina accanto.

Camicia GUGLIELMO CAPONE, maglia ACNE STUDIOS, jeans MAURO GRIFONI, sandali ANDREA INCONTRI. Grooming Erica Vellini / Green Apple Italy Models Stefan K / Independent, Alexandra M / Monster Assistente Stylist Marta Modena.



Testo di Marco Magalini

54/ Tra le pagine 76

In senso orario, da sinistra: look dalle sfilate di Gucci, Edmund Ooi e Costume National; i musicisti Parenthetical Girls e Grimes, campagna Helmut lang SS97; le HAIM.


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Smoke & Mirrors

Un corpo che oscilla tra il maschile e il femminile apprezzato proprio per la sua versatilità. Sboccia una nuova forma d’amore dove l’intimità è una questione di prospettiva fotografica, di multilayer che dialogano ad arte. Ambiguità, così intesa solo da chi non la vive in prima persona. Chiarissima invece per i fautori della nuova commistione di genere che arriva in contemporanea con un rinnovato modello estetico per il corpo. Un corpo che oscilla ad occhi chiusi tra il maschile e il femminile e viene valorizzato proprio per la sua versatilità. Una cultura genderless, nella quale moda e musica si specchiano, che Al diavolo la divisione di piano tra menswear e è in realtà la reinterpretawomenswear: quel che conta sono le forme, l’ezione contemporanea delstetica, le proporzioni. E attenzione a non conle tendenze anni Novanta fonderlo con l’unisex. Genderless significa per un mixate ai filtri di Instagram. uomo indossare liberamente un vestito femmiAlla base di tutto c’è il rifiunile o per certe donne indossare un tuxedo. Ma to delle limitazioni culturali l’abito femminile rimane da donna e il tuxedo da e sociali che determinano uomo. Nulla di nuovo comunque: basti pensare la divisione degli abiti sealla rivoluzione di Hedi Slimane da Dior Homme, condo i generi maschile e all’inizio del 2000, che ha reso popolare lo skinny femminile, l’affermazione di jeans per l’uomo. E poi il modello Andrej Pejic, poter essere quello che ci che per il suo aspetto androgino ha contribuito a pare, cancellando ogni conlanciare questa nuova estetica del corpo. fine di genere.

E se l’androginia diventa un affare di coppia? Si eviteranno tutti i cliché delle storie romantiche d’amore: niente effusioni intime a favore di uno straniamento più grafico, dove l’intimità è una questione di prospettiva fotografica, di multilayer che dialogano ad arte. Da un lato il desiderio di vivere la relazione in modo intenso, dall’altro i meccanismi di allerta che scattano sin dal primo giorno, come se ci fosse un grande e imminente pericolo: quello di non avere il controllo, di non riuscire a mantenere la situazione sentimentale che si è creata, di poterla perdere. Nasce così un nuovo modo di vivere la relazione, che pare possibile solo tra due persone egualmente ‘monocrome’: un universo di colori piatti che vivono solo su capi basici e pezzi denim. Un’intesa che però ama il contrasto: lo streetwear e l’avantgarde, la tradizione del cotone e della lana bouclé con gli avveniristici modal e neoprene, la fluidità del primo e la rigidità del secondo, il total black e le stampe color field del pittore americano Mark Rothko.


A cura di Daniel C. Marcoccia

Parigi > Colpo di fulmine Il marchio tedesco Opel, per molti sinonimo di qualità e ingegneria, ha deciso di puntare anche sull’aspetto emozionale e glamour delle sue vetture. In quest’ottica va vista la collaborazione con il collettivo Arty Andrea Crews (noto per le sue collezioni streetwear e upcycling) che ha portato alla realizzazione di una Opel Adam Rocks dal look sfrontato, giovane e marcatamente urbano. Il modello è stato presentato alla recente Fashion

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Week di Parigi assieme a una nuova collezione di streetwear che riprende e reinterpreta il classico logo con il fulmine del marchio tedesco. La location prescelta è stato un parking sotterraneo vicino agli Champs-Elysées, ideale per rivelare al pubblico il nuovo look dell’uomo urbano. Maroussia Rebecq, ideatrice e direttrice artistica di Andrea Crews ha così spiegato il concept:

“Volevo lavorare con una casa automobilistica e ho scelto quella che aveva il logo più bello. Ho proposto loro di fare un rave in un parcheggio durante la Fashion Week e hanno accettato”. Più semplice di così!

Stoccarda > La macchina dei sogni Siete appassionati di

Milano > Big in Japan È stato inaugurato lo scorso dicembre il nuovo spazio Tokyobike, noto marchio di citybike fondato nel 2002 in un sobborgo di Tokyo e già presente in Italia dal 2013 grazie all’iniziativa dell’imprenditrice Paola Rigamonti. Agili, leggere e particolarmente confortevoli, le Tokyobike (declinate in vari modelli) sono il mezzo di traporto ideale per la vita quotidiana e allo stesso tempo un indiscusso status symbol. La nuova location milanese, in via Plinio 49/51, oltre a essere l’unico flagship store Tokyobike in Italia, è stata concepita come uno concept store dedicato ai ciclisti urbani. Nei 200 mq del nuovo negozio sarà infatti possibile trovare biciclette ma anche accessori tecnici e all’avanguardia per la gioia di chi ama vivere la cit-

automobili e il rombo di un motore è per voi la melodia più bella del mondo? Resterete sicuramente affascinati dall’idea di dormire in un letto che assomiglia a Herbie, il famoso Maggiolino tutto matto, oppure ricavato tra le lamiere di una sontuosa Mercedes del passato. Non manca neppure la possibilità di fare sogni americani in una Cadillac rossa o di assaporare il fascino inglese di una più semplice Morris verde. A metà strada tra uno show-room e un museo, il V8 Hotel, quattro stelle a 10 minuti da Stoccarda, accoglie i suoi viaggiatori in stanze che riprendono colori ed elementi di alcune auto del passato. Ogni camera ha la propria caratterizzazione e presenta decorazioni che richiamano l’universo delle corse, quello delle stazioni di servizio di una volta o addirittura di un autolavaggio. E per finire, potrete visitare anche il museo Motorworld, situato nello stesso edificio. Un modo allegro e sicuramente diverso per fare una tappa durante un viaggio.

tà pedalando. Tra gli altri, segnaliamo i brand Brooks England, Bookman, Bern Helmets, Pedaled, Otto London. Non manca neppure un’area officina per effettuare riparazioni, customizzazioni e creazioni di biciclette in limited edition. Lo spazio è infine ideale per organizzare mostre fotografiche, workshop e presentazioni. www.tokyobike.it

Milano Shopping on board

È stato presentato al Mido 2015 il nuovo (e terzo) “flagship store” di Glassing, uno yacht realizzato in accordo con Giorgi Marine e progettato per essere un vero e proprio negozio galleggiante. Il design interno e la grafica racchiudono l’essenza dello spirito Glassing, tra lusso, moda e creatività. Dalla prossima estate sarà quindi possibile acquistare le ultime collezioni di occhiali da sole e da vista direttamente nei porti delle esclusive località turistiche del Mediterraneo. A piedi nudi e in costume da bagno •

Amsterdam Bulli e supereroi

Bologna Message in a bottle

conosce le stagioni e non si ferma di certo al primo temporale. L’importante è avere sempre un’immagine perfetta e a prova di condizioni climatiche avverse. Per questo HSL ha realizzato le nuove ghette in tessuto Porotex idrorepellente, ideali per proteggere calzature e gambe (fino al ginocchio). Poco ingombranti e veloci da indossare, permettono di camminare comodamente e di non scivolare grazie al salvapiede in caucciù. La nuova ghetta di hsl è disponibile nel nuovo store di corso Como 10 •

24Bottles ha da sempre manifestato una particolare attenzione per chi ama andare in bicicletta, creando soluzioni capaci di unire praticità e design. D’altronde, anche l’occhio vuole la sua parte, come ben testimonia la linea di bottigliette del frizzante brand italiano. Altro aspetto importante, se non fondamentale, è l’intento di coniugare alle già citate caratteristiche anche la sostenibilità. In acciaio inossidabile, sono pratiche, belle e perfette per mantenere a lungo la temperatura giusta di qualsiasi bevanda •

Chi non è rimasto affascinato dalla Batmobile o dai Supereroi in generale? Il designer Chung Kong ha realizzato una serie di poster immaginando come diventerebbe lo storico pulmino della Volkswagen T1, se appartenesse ai vari supereroi dei fumetti. Ecco quindi il mitico T1 con i colori di Spiderman, Hulk, la Cosa dei Fantastici Quattro o ancora Superman. C’è anche quello della sexy Wonder Woman. Sulla targa di ognuno troviamo il nome dell’alter-ego e l’anno di uscita nelle edicole. •

Milano Ghetta style Chi ama viaggiare su due ruote non


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Mini + C.P. Company un sodalizio che dà vita a due prodotti all’insegna della libertà e dell’avventura Milano. Per i suoi primi quarant’anni, C.P. Company, il noto brand dello sportswear made in Italy, ha deciso di unirsi in sodalizio con Mini, dando così vita a due prodotti esclusivi e dalla forte personalità: una Mini Countryman personalizzata da C.P.Company e una Goggle Jacket, la giacca icona creata nel 1988 per i piloti della Millemiglia, realizzata per Mini Countryman. Entrambe rappresentano l’incontro ideale tra due realtà che sono una vera e propria filosofia di vita per chi è alla continua ricerca di innovazione e vuole distinguersi superando le convenzioni. Se il contrasto tra il Jungle Green e l’Arancio Vitaminico esalta la linea della Countryman, la personalizzazione interna non è da meno. Infatti, nell’abitacolo della vettura si ritrovano molti dei simboli essenziali della Google Jacket, come la lente, il trapunto, la tasca o ancora i materiali utilizzati seguendo i disegni del progetto creativo di Enzo Fusco. Il risultato è un off road grintoso e dalla forte personalità, al quale si aggiunge

Arrivo

un tocco di eleganza dal piglio unconventional. Lo stesso Fusco, stilista e proprietario del brand C.P.Company ha spiegato così questa riuscita collaborazione con Mini: “È stato Come reinterpretare il repertorio piacevole e divertente disegnare gli interni e l’esterno della dell’abbigliamento ciclistico Countryman, l’auto più elegante del passato con una collezione nel genere city cross road. L’abbinamento dei due marchi è la classica e contemporanea. perfetta iniziativa per festeggiare un traguardo imporBiella. Applaudi- un tempo in modo da reinterpretarlo in tante come i 40 Anni della tissimi al recente maniera contemporanea e sofisticata nascita del nostro brand Pitti, i designer Ste- nell’abbigliamento maschile. La tradizioC.P.Company. Grande enfano Ughetti (Camo) ne che incontra l’innovazione: sembra tusiasmo anche da parte e Matteo Gioli (Su- essere questa la chiave di lettura di una di Federico Izzo, Sales & perDuperHats) hanno collezione composta da tre singoli capi Brand Manager Mini: “È lanciato la capsule col- declinati in tre varianti di colore, combiun progetto esclusivo lection Arrivo, progetto nati in 27 outfit. La scelta cromatica alla in grado di comunisviluppato in comune e base della collezione ruota attorno al care come il massitestimonianza creativa bianco e nero, in omaggio alle immagini mo della libertà su della possibile collaborazio- dei grandi ciclisti degli anni ’40 e ‘50. Il strada incontri il ne tra giovani stilisti. Proprio nome Arrivo, come hanno spiegato gli meglio dello stile per questo Arrivo è stato uno stessi Stefano e Matteo nelle varie interMade in Italy” • dei nomi più apprezzati del viste, va interpretato “come un punto programma Pitti Italics, desti- d’arrivo, ma anche di partenza, per rinato a promuovere le nuove disegnare un nuovo modo di concepire generazioni di fashion designer l’abbigliamento maschile, ispirandosi a italiani dall’appeal internazionale. quegli uomini che sognavano il traguarIl punto centrale della collezione do e scommettevano solo sulle proprie è il richiamo all’universo della bici- gambe per raggiungere la meta”. Non cletta, con un modus operandi che possiamo che sperare in altre tappe, non si limita ai soli fini estetici. I due sempre all’insegna della creatività. Tutti hanno cercato infatti di rispettare il i capi di questo nuovo progetto avranno codice dell’abbigliamento dei ciclisti di la doppia label Arrivo e Camo •


Testo di Jean Marc Mangiameli

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IN SELLA SULLE PISTE MIGLIORI

Dalle avventurose cycle route d’America, passando per quelle a “tinte rurali” d’Italia fino a quelle smart e tecnologiche del Nord Europa: a ognuno la sua Le due ruote? Sono indubbiamente il mezzo di trasporto migliore per visitare un luogo. Ci rendono indipendenti e padroni del nostro tempo, e ci aiutano a ricordare un concetto che nell’era contemporanea abbiamo perso, ovvero che il viaggio è più importante della meta. Per fortuna la riscoperta del cicloturismo, unita a una più generale riscoperta della bici come mezzo di trasporto ecosostenibile, sta spolverando piste vecchie e nuove. Ecco quelle che dovete assolutamente conoscere:

Far West, Stati Uniti Western Express È una delle piste ciclabili più suggestive al mondo; quattro stati per un totale di 766 chilometri. Si parte dalla California, dalla rumorosa San Francisco per poi inoltrarsi tra i silenziosi campi agricoli della Sierra Nevada; un percorso collinare mozzafiato che costeggia le Montagne Rocciose arrivando fino ai parchi nazionali dello Utah. Il tour si chiude poi tra le praterie del Colorado: un finale dolce per un viaggio dall’enorme varietà di colori e ambienti naturali, ma anche dai numerosi ostacoli. Questa pista è infatti un terreno di sfida non alla portata di tutti. Si arriva fino a 2,500 metri di altezza, affrontando escursioni termiche importanti. Ma il ricordo del Far West rimarrà indelebile. Tempo medio di percorrenza: quattro giorni. Nord Italia Vento Il Bel Paese è ricco di greenway che permettono splendidi itinerari di cicloturismo. Quello che ancora manca è una vera e propria “autostrada delle bici” che le metta in comunicazione. Alla sua realizzazione ci sta pensando il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano con VENTO, il progetto che mira a unire Venezia e Torino tramite piste ciclabili per ora sconnesse tra loro. Il team universitario sta pensando di completare quelle già esistenti progettando infrastrutture addizionali leggere e opere a ridosso della dorsale del Po. Diventerà così possibile costeggiare in sella il fiume più lungo d’Italia, attraversando riserve naturali e borghi della valle Padana che altrimenti andrebbero dimenticati. Lunghezza del percorso: 679 chilometri. Tempo medio di percorrenza: tre giorni. Ph. Alessandro Giacomelli

Alaska Ghiacciao Knik Ogni anno, durante l’estate, il ghiacciaio Knik scende a valle raggiungendo l’omonimo lago. Questo fenomeno ghiaccia la superficie dell’acqua formando numerosi e azzurri iceberg intervallati da un labirinto di corridoi, percorribili in sicurezza a piedi o, preferibilmente, in bici. Per poter vivere l’esperienza in sella però dovrete dotarvi di speciali “fat bike”, ovvero Mountain bike ottimizzate per aderire ai ghiacci, dotata di grosse e spesse gomme chiodate. Questo percorso ogni anno è nuovo e imprevedibile, ma offre l’opportunità di avventurarsi in un ambiente naturale unico e, per via del riscaldamento globale, sempre più raro. Lunghezza del percorso: variabile. Tempo di percorrenza: un giorno. Ph. Anna Edmond Entroterra Olandese Starry Night Una pista che si illumina di stelle quando tramonta il sole. Sembra la descrizione di un sogno, ma non lo è! L’hanno inaugurata a novembre in Olanda ed è ispirata ad un’opera di Vincent Van Gogh. Durante il giorno immagazzina energia solare grazie a un impianto fotovoltaico, e la notte attiva un sistema di luci LED che richiama proprio il cielo stellato del famoso dipinto “Starry Night”. Progettata dallo studio Roosegaarde, è stata commissionata per celebrare i 125 anni dalla morte del pittore; la pista è lunga un chilometro e attraversa la provincia del Brabante settentrionale, luogo in cui Van Gogh è cresciuto. Tempo di percorrenza: pochi minuti (ma rimarrete comunque senza senza fiato). Ph. Daan Roosegaarde Copenaghen Cykelslangen Se l’Olanda si dà alle piste solari, la Danimarca non resta a guardare. Qui si sono dati un importante obiettivo: far sì che entro il 2015 il 50% degli spostamenti avvenga esclusivamente in sella. Per facilitare il raggiungimento dell’impresa è stato inaugurato Cykelslangen, il ponte di design progettato da Dissing+Weitling architecture; già soprannominato “the Serpentine” per via della sua forma curvilinea e del suo colore arancione acceso, è un sentiero rialzato, esclusivamente riservato ai ciclisti, che permetterà loro di spostarsi in tempo record dall’area industriale del porto al centro della città. Tempo di percorrenza? Meno che in automobile! Ph. Rasmus Hjortshøj – Coast Studio


A cura di Daniel C. Marcoccia

Cykelslangen , Copenaghen

59/ In Motion 76


A cura di Silvia Rossi

60/ Cinema 76

Los Angeles > Inherent Vice Paul Thomas Anderson ci ha abituati a una precisione che si avvicina alla perfezione. Stiamo esagerando? No. In Vizio di forma diventa un burattinaio pazzo ma sempre consapevole che muove le sue marionette, tutte scritte e interpretate con una carica artistica intensa, all’interno della storia più “mainstream” dell’autore postmoderno dell’omonimo romanzo Thomas Pynchon. È Joaquin Phoenix ad interpretare lo stralunato e fumato Doc Sportello, il detective privato che si troverà a risolvere il classico caso. A portaglielo, questa volta, non è una dark

Seattle > Cobain: montage of heck Ci sono voluti più o meno otto anni di lavoro, ma alla fine Brett Morgen è soddisfatto per il suo doc su Kurt Cobain. Cosa c’è ancora da sapere che ancora non sia stato det-

Bean. Come dichiara il regista, il doc è un ritratto umanistico raccontato attraverso musica e registrazioni mai pubblicate, sculture, video in super 8 di momenti personali mai svelati prima d’ora. Il titolo del film è tratto da

to e discusso sull’amato leader del grunge? Parecchio a quanto pare. Vi basti sapere che Cobain: Montage of heck è l’unico film realizzato con il pieno consenso della famiglia Cobain, compresa la figlia Frances

nastri realizzati da Cobain alla fine degli anni Ottanta e contenenti registrazioni di canzoni, programmi tv e altri audio sparsi messi insieme senza nessun criterio. Kurt vi mancherà, eccome se vi mancherà.

Francia Suite Francese

Amore bruciante in tempi di guerra. E giù a piangere. Tratta dal romanzo di Irène Némirovsky, arriva al cinema Suite Francese. Ambientato in Francia nel 1940, il film racconta di Lucile Angellier (Michelle Williams) che nell’attesa di ricevere notizie del marito prigioniero di guerra, odia la suocera pesante e dispotica (Kristine Scott Thomas). Tutto cambia quando la città viene invasa dai soldati tedeschi che occupano le loro case. E sarà un raffinato ufficiale tedesco a farle perdere la testa... •

Hollywood Eat my Cake Siete abituati a vederla in comme-

die più o meno romantiche e il ricordo di Rachel in Friends è ancora vivissimo nella vostra memoria... Ma questa volta Jennifer Aniston vi stupirà. Sarà infatti la protagonista di Cake di Daniel Barnz dove interpreterà Claire, una donna che esplorerà il confine fra vita e morte, abbandono e cuore spezzato, pericolo e salvezza. Forse vi farà anche piangere •

lady qualsiasi, ma la sua amata e raggiante ex Shasta Fay, che lo ha lasciato per un milionario e che vuole sventare un piano di rapimento che lo riguarda. Ecco che la trama prende una direzione tutta sua e piano piano incontriamo sassofonisti, ex eroinomani e spie, detective ineccepibili e ossessionati e altri personaggi. Ci sono Owen Wilson, Josh Brolin, Benicio del Toro e la June Carter Cash di Walk the line Reese Witherspoon.

New York > A ritmo Jazz Spingere le persone oltre le aspettative. Fino al limite. Pericoloso, pericolosissimo. Soprattutto quando il sangue cola dalle mani. Le mani sono quelle di Andrew (Miles Teller, certo con un nome così non poteva che recitare al meglio questa parte), 19 anni, deciso a diventare uno dei migliori batteristi di jazz della sua generazione. A portarlo al limite è il crudele professore Terence Fletcher, temutissimo dagli allievi del conservatorio Shaffer di Manhattan, interpretato magistralmente da J.K.Simmons. Whiplash, scritto e diretto da Damien Chazelle, è un film che ti porta all’estremo e riesci a prendere fiato solo dopo i titoli di coda. Grandissima la musica: da Buddy Rich a Jo Jones per una grande storia di coraggio e determinazione. Whiplash suonerà nelle vostre orecchie, tanto che vi sembrerà di conoscere gli accordi a memoria. E forse è così.

Parigi Una nuova amica Un melodramma dalle tinte hitchcockiane tratto da una novella di Ruth Rendell. Una nuova amica è il nuovo film di François Ozon e narra del turbinio di emozioni contrastanti vissute da un’altra Claire, un’intensa Anaïs Demoustier. Dopo la morte della migliore amica, Claire sarà sorpresa da una scoperta intrigante sul marito di lei, il poliedrico Romain Duris. Segreti, pulsioni inaspettate e doppie identità nascoste. La situazione sfuggirà inevitabilmente di mano • Brooklyn I nuovi gangster di NY Michael R. Roskam dirige Tom Hardy nel ruolo di Bob Saginowski, un ex criminale di Brooklyn che gestisce un bar insieme a suo cugino Marv. Il locale è il centro di un sistema illecito per rifornire denaro a gangster locali. I suoi tentativi di condurre una vita normale con la sua ragazza e un cucciolo di pit bull salvato dalla strada si infrangono quando rimane coinvolto in una rapina andata male. In The Drop c’è anche James Gandolfini, non vi basta? •


Intervista di Silvia Rossi

61/ Cinema 76

WILD AND FREE

Cosa porta una persona a prendere, lasciare tutto alle spalle e partire? Numerosi film sono stati interpretati e diretti intensamente per raccontare le storie, drammatiche o risolutrici, di chi sceglie l’estremo per tornare ad essere libero. Noi ve ne raccontiamo alcuni a partire da Wild e da Reese Witherspoon.

Canada. «Come ho fatto a rendere questo film toccante come il libro da cui è tratto? Credo che la risposta stia nell’aver cercato di essere sincero e di restare fedele alla materia scritta, alla voce di Cheryl. Quella voce è la forza del libro. E doveva essere la forza del film. Cheryl ha un modo molto personale di parlare di sé: la sua maniera di vedere l’esistenza, la morte, l’amore, ad esempio, la sua onestà spesso crudele, la compassione di cui è capace, il desiderio di accettare la vita, di guarire, di soffrire, di cercare di capire cosa c’è che non va, il modo in cui si chiede “cosa cazzo ci faccio qui”, dopo aver messo piede sul Pacific Crest Trail». A tanti succede così: ad un certo punto senti che devi andare, partire, respirare. Non importa se per te non è il Pacific Crest Trail (il sentiero sulle creste del Pacifico, che parte dal Canada e attraversa gli Stati Uniti fino al Messico, ndr) e non c’è un motivo forte o drammatico che ti spinge ad andare. L’importante è andare. Per capire. Capire chi sei, cosa hai fatto. Da solo. Le parole che avete letto poc’anzi sono di Jean-Marc Valée, regista canadese, classe 1963, conosciuto per diversi film tra cui la commedia drammatica C.R.A.Z.Y. e il premiatissimo Dallas Buyers Club che è valso due Oscar come miglior attore protagonista e non a Matthew McConaughey e Jared Leto. Qui sta parlando di Wild, il film con Reese Witherspoon che vedremo al cinema dal 2 Aprile.

Wild è una storia che ti toglie il fiato e ti stanca, nel senso fisico del termine: sei stremato alla fine del film. L’adattamento del libro di memorie di Cheryl Strayed è affidato a Nick Hornby che con il suo tratto inconfondibile disegna la storia. Cheryl 4000 chilometri a piedi senza particolaStrayed è a pezzi: anni di dipendenza re allenamento: la troviamo già lì, nel bel dall’eroina hanno distrutto lei e il suo mezzo delle montagne, con i piedi masmatrimonio. Schiacciata dal bisogno sacrati e la fatica sul viso. Nel corso del di crearsi una nuova vita, perseguitafilm andremo avanti e indietro alla scota dal ricordo della madre, Cheryl deperta dei dettagli della sua vita fino alle cide di compiere in solitaria il Pacific ragioni che l’hanno portata lì. Impossibile Crest Trail, che attraversa lo Stato di non menzionare altri due film che racWashington, l’Oregon e la California. contano di viaggi in solitaria determinanti Un percorso massacrante, tra montae determinati. Uno su tutti è Into the Wild gne di una bellezza mozzafiato, che la metterà alla prova e le farà capire ciò di Sean Penn, che in comune con Wild ha che vuole davvero. solo la cura estrema della colonna sonora. Nella pellicola interpretata da Emile Hirsch si viveva un viaggio definitivo alla scoperta della natura, un’esperienza

estrema mirata a ricostruire un rapporto con qualcuno rimasto nella civiltà. Wild, invece, è la proiezione interiore di una donna che lascia alle spalle il vissuto e vuole guarire da una ferita interna. L’altro film affine è Tracks di John Curran con Mia Wasikowska che interpreta Robyn Davidson, la donna che decise di attraversare il deserto australiano in solitaria. In quel caso era il paesaggio che faceva da protagonista. In Wild Valée ci spinge prepotentemente dentro la sofferenza di Cheryl che grazie al viaggio farà tabula rasa dei suoi sentimenti contrastanti e ritroverà il senso di sé.


62/ Libri 76

© 2005 WMG

A cura di Diana Barbetta

Lisbona > La misura della felicitá

Milano > Rac- gli ingredienti, interi o sezionati, staconti vegani gliati su fondo nero sembrano fluttuaManuel Marcuccio, aka UNO cookbook, ci introduce la cucina 100 % vegetale attraverso un libro fotografico dal taglio inedito che raccoglie particolari ricette per tutte le occasioni in cui si ha il desiderio di gustare qualcosa fuori orario. Un libro non ordinario dall’innovativo food styling che prendendo spunto dall’immaginario botanico ottocentesco, attraverso uno stile del tutto contemporaneo, illustra ogni ricetta con still life dal taglio minimale in cui

Il protagonista di questo comico e irriverente romanzo è il classico stereotipo dell’uomo mite che a un certo punto inizia a uccidere chiunque rappresenti per lui un fastidio: indiscrete portiere, automobilisti insolenti, esattori delle imposte, mendicanti rancorosi, vecchi assillanti fino a far piazza pulita perfino della moglie e l’amante fino a quando non giunge lui stesso ad assumere i tratti del perfetto imbecille. Carl Aderhold, storico al suo esordio letterario, ci parla di abuso di potere e in questo ricorda tanto Jarry con il suo “Ubu roi”.

Carl Aderhold, La strage degli imbecilli Fazi Editore, pp. 336, euro 16,00

ni voci più interessanti della scena letteraria turca. Rodi, classe 1976, autore dal background culturale in grado di miscelare sapientemente elementi della cultura turca e europea. Consacrato in patria dalla critica e dal pubblico con il suo ultimo romanzo dall’emblematico titolo “A con Zeta”, ottava prova letteraria dell’autore, riconferma il suo interesse per le parole, punto di partenza per la costruzione di una storia. I protagonisti del romanzo, Derdâ, sposa-bambina di un marito crudele che si “riscatterà” a Londra facendo la pornostar in chador, e Derda, un bambi-

no dal miserabile destino costretto a lucidare tombe per vivere che crescerà per le strade di Instanbul tra letteratura e violenza, sono distanti gli uni dagli altri all’inizio della narrazione ma sono destinati a incontrarsi e accadrà attraverso un libro. Günday mette in scena una storia in bilico tra situazioni estreme e contraddizioni facendo riflettere sul concetto di incompresione. modello di individuo: un “superuomo”. Hakan Günday, A Con Zeta Marcos y Marcos, pp. 386, € 18.00

New york Un monito dal passato John Milton par-

lando di intelligenza le attribuì il titolo di “maggior pregio del Diavolo “e per secoli come dimostra gran parte della letteratura occidentale è stata considerata sconveniente e messa in secondo piano rispetto a qualità come la forza o il coraggio. Il pamphlet di John Erskine, noto per essere stato il fondatore del “Great Books Movement”, pubblicato nel 1915 è stato, nella prima metà del secolo scorso, di enorme impatto nel dibattio culturale americano e ancor oggi conserva parti di grande attualità.

ma, per chi lo leg«Un tesoro poco conosciuto, paragonarlo a un ge, indimenticabile. Se dovessi impatto su di me altro romanzo che ha avuto un dubbi a dire Delitdella stessa potenza, non avrei to e castigo». Niccolò Ammaniti «La piú bella crime story mai

scritta». Quentin Tarantino

otto anni di orrori con il Max Dembo esce di prigione dopo vuole rigare dritto solo desiderio di rifarsi una vita normale; gli fa sconti. La città della e redimersi ma Los Angeles non spietato campo di cacgente per bene si rivela essere uno dove se ti rifiuti di essere cia, non diverso da San Quentin, preda. E allora Max torna cacciatore inevitabilmente diventi colpo per non dover piú a pensare ai soldi facili. Un ultimo di un’esistenza tranquilla. sopportare le umiliazioni e l’ansia paradossale sicurezza. Perché il crimine per Dembo è l’unica lucido e impietoso BunCon uno stile asciutto, uno sguardo che regolano una vita ker mette in scena i sottili meccanismi di scrittore. criminale e conferma la sua grandezza Traduzione di Stefano Bortolussi.

1933, è scomparso a è nato a Hollywood il 31 dicembre per la prima volta a diciassette anni Los Angeles il 19 luglio 2005. Entrato ne ha poi passati diciotto da detenuto. nel penitenziario di San Quentin, di mangia cane (1999), Educazione Einaudi ha pubblicato anche Cane (2003), Animal Factory (2004), Stark una canaglia (2002), Little Boy Blue (2006) e Mia è la vendetta (2009).

edward bunker

In copertina: foto © Iolanda Astor Progetto grafico: 46xy.

John Erskine, L’obbligo morale di essere intelligenti Elliot Edizioni, pp.64, € 7.50

“No Beast So Fierce” è il primo romanzo di Edward Bunker pubblicato nel 1973 diventato un vero e proprio cult nel genere e fonte d’ispirazione letteraria per una successiva schiera di scrittori e cineasti. “Come una bestia feroce” è un romanzo dalla grande forza letteraria, fors’anche dettata da diversi elementi autobiografici riscontrabili nella vita dell’autore. Scritto negli anni di prigionia, racconta la vita di un uomo che tenta inultimente di rientrare nei meccanismi di una vita ordinaria trovando nel crimine l’unica paradossale sicurezza.

SUPER

edward bunker Come una bestia feroCe Prefazione di James Ellroy Introduzione di Niccolò Ammaniti

ISBN 978-88-06-22515-5

9 788806 225155

€ 14,00

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/ Getty Images.

Hollywood Inutile redenzione

come una bestia feroce

Livia Ravera, Gli Scaduti Bompiani, pp. 224, € 17.00

Francia Stereotipo di un imbecille

Istanbul > la vicinanza degli opposti Hakan Günday è tra le giova-

bunker

Torino Distopica visione Lei è Lidia Ravera, scrittrice nota ai più per aver scritto nel 1976 “Porci con le ali” manifesto di un’intera generazione. “Gli Scaduti” è il titolo del suo nuovo romanzo edito da Bompiani in cui l’autrice attraverso una visione distopica del futuro immagina la presa del potere del Partito Unico. Una realtà politica dalle strambe regole: a 25 anni si deve procreare, vietati i matrimoni tra persone con differenza di età, vietata la chirurgia plastica. Ma tra i tanti obblighi ne impone uno in particolare la “scadenza”: compiuti i sessantanni si viene ritirati dalla circolazione.

re nel vuoto. Ma “Uno Cookbook” non è semplicemente un libro di ricette è anche un racconto che attraverso quattro bizzari personaggi accumunati dal fatto di abitare nel medesimo condominio, ci porta alla scoperta dell’originale ricettario del libro. L’autore infatti ha scelto di introdurre ogni capitolo con un racconto, in bilico tra il fantastico e il grottesco, in cui i personaggi svelano la loro relazione con la scelta vegana. Uno Cookbook, Fuori Orario Manuel Marcuccio Eifis Editore, pp. 190, € 28.50

“Indice medio di felicità” è il titolo del nuovo libro di David Machado, giovane promessa portoghese che in Italia ha già pubblicato “ll favoloso teatro del gigante” (2009) e “Che parlino le pietre” (2013). Non è la prima volta che Machado si misura con la storia e i suoi risvolti politici e sociali, ed anche in questa prova letteraria dimostra molta attenzione nel contestualizzare la narrazione e i personaggi in un preciso quadro socio-politico. “Indice medio di felicità”, oltre a esser il titolo del libro, è l’indicatore di felicità con cui Xavier, uno dei protagonisti più infelici del romanzo, calcola su una tabella l’indice medio di felicità di popoli e persone. La storia è ambientata in Portogallo, sullo sfondo l’attualità della crisi dettata dall’economia mondiale e la rappresentazione di un Paese in ginocchio. Crisi sentimentali in un declino direttamente proporzionale alla crisi economica, in cui è la generazione di Machado a non uscirne illesa. David Machado, Indice medio di felicitá Neri Pozza Editore, pp. 272, € 16.50

14/01/15 16.21 1

E. Bunker, Come una bestia feroce Einaudi, pp.362, € 13,50


Intervista di Diana Barbetta Fotografia di David Ignaszewski / Koboy

63/ Libri 76

Véronique Ovaldé LO SGUARDO INTERIORE

Un’autrice francese intensa come la sua scrittura. Véronique Ovaldé con il suo ultimo romanzo svela la complicata trama dei legami affettivi.

Il tuo ultimo romanzo La sorella Cattiva uscirà in Italia per la Minimum Fax. Un titolo forte come del resto la storia. Parlami del linguaggio. Rispetto ai precedenti libri che cosa è mutato?

Il titolo italiano mi piace molto. In Francia il libro si intitola La Grâce des Brigands, La grazia dei briganti. La sorella cattiva fa riferimento alla prima frase del libro, che rievoca il linguaggio delle fiabe - le sorellastre di Cenerentola, per esempio. Ma questo romanzo mi ha spinto a scrivere in modo diverso. Penso che questo libro sia più moderno rispetto agli altri, meno atemporale, più teso. La mia scrittura è stata più vicina alla letteratura americana, ma allo stesso tempo più distaccata, più divertita - l’ironia e l’umorismo sono elementi importanti del mio stile. La scrittura cambia in base alla storia che si sceglie di raccontare. In questo caso mi sembra più diretta. É solo una mia un’impressione?

Sì, hai assolutamente ragione. E comunque nel libro lo stile varia molto - l’infanzia viene raccontata come si raccontano le infanzie, cioè come si raccontano le leggende. Sono le nostre mitologie famigliari fondanti, no? Le abbelliamo, le accentuiamo, le esageriamo, le distilliamo. Restiamo nell’ambito della “fiaba”. E poi mi piace cambiare le lunghezze focali quando scrivo: avvicinarmi molto al personaggio in alcune scene e poi raccontare quindici anni di vita con poche frasi lapidarie e ironiche. Di solito si pensa che gli scrittori siano dei gran lettori, ma molto spesso non è vero. Sei una divoratrice di libri? E se sì,

prediligi scrittori contemporanei o passati?

Sono una lettrice molto forte. Leggo sempre, ovunque, velocemente e in ogni circostanza. Alcuni libri mi hanno salvata. Sembra un po’ esagerato da dire, ma è vero: ne ho fatto il mio mestiere. Quando sei un lettore conosci la consolazione che ti può dare l’idea di trovare il libro che hai iniziato la sera prima. Ho cominciato a leggere come fanno i bambini, perché rendeva la vita più facile, e ho continuato. Ma comunque tendo a leggere molti autori contemporanei. Diciamo che in proporzione leggo un classico per ogni quindici libri contemporanei di ogni nazionalità. Probabilmente perché la mia formazione di lettrice è stata spontanea, nessuno mi ha guidata. Penso a Jeanette Winterson che leggeva la biblioteca in ordine alfabetico. A me interessa tutto quello che ha fatto il Novecento in ambito letterario. C’è un libro di Henry Miller scritto nel 1952 in cui l’autore si svela attraverso le sue letture. Mi parli dei libri della tua vita, quelli che hanno costruito il tuo modo di scrivere?

Leggevo nella biblioteca comunale della cittadina di periferia in cui vivevo. E c’erano solo libri anglosassoni. Così ho letto Hemingway, Faulkner, Steinbeck, Chandler prima dei quindici anni. E a quindici anni avrei voluto essere un vecchio scrittore americano alcolizzato. Ci sono libri e autori che sono rimasti: Lobo Antunes, Bolano ovviamente, ma anche Joan Didion, Volodine, Jaenada, Ogawa, D. H. Lawrence ... ho bisogno di sentirmi circondata da tutti loro. Nel dare vita a una storia, ai suoi personaggi e ai loro dialoghi, quanto c’è di autobiografico?

Ci sono elementi autobiografici in tutti i libri che si scrivono, anche quando, come nel mio caso, si adotta un tipo di narrazione fortemente immaginativa. Ma sicuramente La sorella cattiva è il mio libro più autobiografico, è pieno di tracce, di momenti vissuti. Che nella maggior parte dei casi vengono inseriti in mezzo alle scene di finzione. Mi piace l’idea di confondere le piste ...


Testo di Anselmo Bianconi

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Francesco Muzzi

sapessi com’è strano a Milano

la musica leggera la illustrò “SENZA FIORI, SENZA VERDE, SENZA CIELO, SENZA NIENTE” eppure milano continua a far innamorare, oggi come cinquant’anni fa. o, più PRECISAMENTE, settecentoventisette anni fa: è il 1288 quando Bonvesin de la Riva scrive il De Magnalibus, ritratto di una città full color, vivace e instancabile. nell’anno di Expo, Casa Testori celebra questa dichiarazione d’amore con la mostra “TUTTI I COLORI TRANNE IL GRIGIO. La meravigliosa Milano di Bonvesin de la Riva raccontata da 20 illustratori”


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Giacomo Bagnara

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secoli fa, stesse tutta nei numeri: seimila fontane, sei porte, sessanta portici. Duecento templi e duecento campane - che Francesco Muzzi ha immaginato come totem coloratissimi. Sessanta carri di ciliegie che ogni giorno entravano per le porte e le pusterle, tutti censiti da Francesco Poroli sui muri della casa con pastelli a cera. Una è invece la Scrofa lanuta, l’animale da cui alcuni pensavano derivasse il nome della città e che ne fu il primo simbolo: una scrofa

Francesco Poroli

Novate Milanese. L’appuntamento è a Casa Testori, e a cantar l’amor per Milano si son ritrovati in trentotto, ciascuno nel suo mondo: un artista per ogni stanza. Sono gli illustratori italiani che hanno deciso di raccontare quello stupore e quelle sorprese di cui sono piene le pagine del “De Magnalibus urbis Mediolanensis”, un resoconto coinvolgente e appassionato della vita concreta della città. Bonvesin spiega con abbondanza di dettagli come la forza di Milano, sette

con “la lana in mezzo”, buona per alimentarsi ma anche a tessere vestiti, in perfetto stile kilometro zero. Il percorso espositivo riesce a raccontare quanto quella Milano di allora viva in quella di oggi, che non è affatto una Milano che non c’è più. Semmai è la quintessenza di quel che è sempre stata. Tutti I Colori Tranne Il Grigio. Casa Testori, fino al 19 aprile 2015 www.casatestori.it | tictig.tumblr.com


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In giro #125

Rubriche a cura di Giovanna Caprioglio Illustrazione di ALot

Berlin La Soupe Populaire Bologna Bolpetta Bruxelles De Haus Firenze The Barlinton House Club Helsinki Made in Kallio Londra Christabel’s Bar Milano Bis · Glitter Club · Fabrique Napoli Trip New York Ginny’s Supper Club Parigi Badaboum Pisa Lumière Roma Litro · Spirito · Queen Makeda Shanghai Shelter Torino Smile Tree Venezia Lino Fritto Verona Victoria Club


68/ In giro. In Italia 76

MILANO Bis Corso Colombo +39 02 4547 7854 Lun/Gio ore 12-16 / 18-21. Ven/Sab ore 12-16/ 18-23

• Quando andare: per uno spuntino goloso • Perché: è davvero un panzerotto speciale • Chi ci trovi: di tutto un po’ • Highlight : l’impasto del panzerotto è così buono che ci fanno anche una “pizzetta sbagliata” Un locale studiato con cura e passione da Antonio dell’Erba che ha voluto nobilitare il classico panzerotto pugliese con una formula davvero interessante: anzitutto rimpicciolendolo e proponendolo “in coppia”, anche con ripieni diversi e soprattutto utilizzando una ricetta e una friggitrice che lo rendono assolutamente digeribile e per nulla unto. I ripieni sono il classico mozzarella fiordilatte e pomodoro , carne pomodoro e mozzarella e il fantastico ricotta e miele, dolce ma non troppo, si sposa perfettamente con il gusto dell’impasto. Ai panzerotti si aggiungono la focaccia barese, croccante e un po’ bruciacchiata sul fondo guarnita solo di olive (attenti al nocciolo), pomodorini freschi e olio extra vergine di oliva. Impossibile non fare il Bis!

Milano, Bis

Glitter Club @ Vanilla Club via Turati 29 www.glitterclub.it facebook: Glitter CLUB Milan Ogni sabato da mezzanotte

• Quando andare: Il sabato sera • Chi ci trovi: gay & friends • Highlight : La selezione musicale e gli spettacoli a sorpresa dei Glitz Boyz & Girlz Da settembre al night club Vanilla è iniziata la nuova stagione del Glitter, che quest’anno ha deciso di chiamarsi Mr Glitter, per sottolineare una evoluzione di questa serata storica per Milano che la accoglie dal 1999, un cambiamento soprattutto in fatto di esperienza musicale: non più l’approccio sperimentale, a volte estremo, degli esordi, ma una qualità musicale più costante - come sempre curata da dj412 - e soprattutto una nuova location. Dallo scorso anno infatti il Glitter è ogni sabato sera al Vanilla, un gentleman strip club, che il pubblico gay friendly del Glitter sovverte puntualmente nei ruoli.

Pisa, Lumière

Fabrique Via Fantoli 9 +39 02 5063008 www.fabriquemilano.it

• Quando andare: per un concerto o una serata di clubbing • Perché: per la vasta programmazione • Chi ci trovi: soprattutto studenti ma dipende dalla serata • Highlight : la versatilità e di conseguenza la varietà dell’offerta Quello che negli anni ’80 era il magazzino della Venus discografica oggi diventa nuovo spazio polifunzionale pensato per ospitare musica, concerti, dj set ed eventi inaugurato a

Napoli, Trip


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• Chi ci trovi: clientela miscellanea • Highlight : la sua versatilità

settembre in zona Mecenate con un dj set di James Holden in collaborazione con Elita ed già ha ospitato concerti di tutto rispetto quali Interpol, Billy Idol e Chet Faker. D’altronde alle spalle c’è Daniele Orlando, già direttore artistico e proprietario di locali storici come il Rolling Stone e i Magazzini Generali.

FIRENZE The Barlinton House Club Via della Fornace 9 www.barlinton.it

• Quando: nel weekend • Perché: per una serata “gentlemen only” • Chi ci trovi: fiorentini “selezonati” • Highlight : l’idea del club privato Un Club privato in perfetto stile british, dove i gentlemen dal martedì al sabato, dalle 19.30 a mezzanotte si intrattengono giocando a backgammon, carte e biliardo sorseggiando cocktails e liquori ricercati; dopo la mezzanotte nei fine settimana, il Club però si trasforma, diventando un house club che ospita dj internazionali per appassionati di musica raffinata, più “classica” il venerdì e contemporanea il sabato. Prossimamente anche mini festival di musica elettronica e Rock and Roll… of course!

NAPOLI TRIP Via Martucci, 64 +39 081 19568994 www.tripnapoli.com

• Quando: praticamente sempre • Perché: è un vivace luogo di incontro e confronto • Chi ci trovi: gente aperta al dialogo • Highlight : i format delle serate

Firenze, The Barlinton

Roma, Spirito

Trip non è un locale, è un vero e proprio viaggio tra cultura, cibo e divertimento, che propone un vero e proprio stile di vita. 700 metri quadri nel centro di Napoli assolutamente polifunzionali: attività culturali, eventi musicali, mercatini. Molti i format già proposti: Room&Sweet per una serata all’insegna della musica anni ’20 davanti a cocktail e dolci d’eccezione; il Brunchissimo ogni seconda settimana del mese; il Club Sandwich, per un sabato sera all’insegna della dance o il Cheapster Market, dove un mercatino di oggetti artigianali e artistici si unisce a proiezioni, dj set, food and drink.

PISA Lumière Vicolo del Tidi n. 6 t. 389.6225612 www.lumierepisa.com

• Quando: il mercoledì o nel week end • Perché: propone eventi interessanti e “variegati”

Il Lumière ha una lunga e importante storia: ubicato nel Palazzo Agostini, uno dei più bei palazzi dei Lungarni di Pisa, già cinema nel 1906, dove venne realizzato il primo esperimento di sonorizzazione di pellicole da parte del professore Pietro Pierini dell’Università di Pisa, passando per diverse gestioni e trascorsi, oggi rimane fedele alla sua vocazione di luogo di cultura nel centro storico della città, rinnovandone la tradizione. Propone spettacoli, proiezioni, eventi di musica e di arti diverse, a cui legare, in particolari occasioni, l’amore per la buona cucina; una offerta assolutamente di qualità per la città di Pisa e non solo.

TORINO Smile Tree Piazza della Consolata 9c www.smiletree.it +39 3311848136 Mar/Dom 19-2

• Quando: dopo cena • Perché: per bere un cocktail vaporizzato o affumicato • Chi ci trovi : bio lovers • Highlight: tutti i drink sono vegani Un locale votato al mixology con una particolarità: tutto quello che viene servito è vegano. Una scelta precisa dei tre soci che hanno coerentemente voluto seguire il loro stile di vita. Così all’aperitivo, dalle 19 alle 22, potrete assaggiare una buonissima scelta di piatti vegani; ma è dopo che i baristi di Smile Tree danno il loro meglio, quando clienti affezionati e non decidono di “spingersi un po’ più in là” lasciando alla loro creatività la proposta dei cocktail: così oltre ai “classici” nascono drink affumicati alla vaniglia, cannella, incenso e altre spezie, drink vaporizzati e cocktail con distillati e ingredienti ricercati come ad esempio distillato al pino, all’habanero e molti altri, sempre abbinati al bicchiere giusto e accompagnati non solo da frutta fresca ma anche da frolle, biscotti e cioccolatini home made...

VENEZIA Lino Fritto S.Polo 319, Campo de le Becarie 041 822 0298 www.linofritto.it

• Quando quando si ha fame • Perché: pesce e verdure cucinati in modo alternativo • Chi ci trovi : turisticals • Highlight : ricette originali e piatti veloci Un format innovativo nel cuore dello storico mercato di Rialto, cuore pulsante di Venezia. Una sfida gastronomica nel panorama tradizionale veneziano, sia in termini di modalità di erogazione che di consumo. Lino Fritto è tutto questo, un modo nuovo per Venezia di interpretare i suoi prodotti tipici, il pesce e le verdure soprattutto, acquistati a pochi metri da dove poi vengono preparati e serviti. Circa una ventina di ricette preparate fresche tutti i giorni e offerte in monoporzioni ideali per un pranzo veloce o uno spuntino, consumato sia sul posto che “a passeggio” (sono perfetti il cono di pesce fritto e verdure o lo stick di salmone al vapore


70/ In giro. In Italia 76

con semi di sesamo tostati o ancora l’hamburger di branzino con salsa di scampi o di tonno fresco con capperi di pantelleria e cipolla rossa caramellata).

VERONA Victoria Club Via Adua 8 +39 045 596508 www.palazzovictoria.com

• Quando: per l’aperitivo serale o dopo cena • Perché: per bere bene in un luogo elegante e cosmopolita • Chi ci trovi : turisti e locals • Highlight: i cocktails molecolari Un nuovo indirizzo che riesce a unire lo spirito moderno e contemporaneo alle tradizioni della città. Il Victoria Club è il bar del rinomato hotel Victoria, ma non per questo frequentato solo da turisti, anzi. Metropolitano ed elegante, grazie all’ambientazione scura, con mattoni a vista, travi in legno e divanetti in pelle è il posto ideale per chi è alla ricerca di un aperitivo diverso dal solito, dove sorseggiare oltre ai classici drink, curiosi cocktail molecolari e ascoltare buina musica jazz, anche dal vivo. Non mancano comunque il classico spritz o una buona selezione di vini ma il consiglio è di osare e assaggiar e qualche creazione del barman. Niente buffet, solo assaggi di finger food ogni volta diversi. Al piano interrato il ristorante Borsari 36 propone una cucina raffinata per proseguire la serata con una cena di tutto rispetto.

Roma, Queen Makeda

BOLOGNA Bolpetta Via Santo Stefano, 6 +39 051 236620 www.bolpetta.com

• Quando: a pranzo o quando si ha bisogno di comfort food • Perché: è una buona idea per un take away “sano” • Chi ci trovi: mix eterogeneo • Highlight: l’idea del “cono di polpette”

Verona, Victoria Club

Un format originale che unisce la tradizione italiana all’idea del cibo da asporto: polpette di varie tipologie, preparate nella cucina a vista con prodotti artigianali e carni di alta qualità, che possono essere anche mangiate “a passeggio” in comodi coni. Vale però la pena fermarsi da Bolpetta - un mix tra Polpetta, Bologna, bollicine e meatball- per l’atmosfera conviviale e lo stile molto curato che unisce un feeling vintage a quello più contemporaneo dell’industrial design.

ROMA Litro Via Fratelli Bonnet, 5 +39 06 4544 7639 www.vinerialitro.it


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• Quando: ogni momento è buono • Perché: per la selezione di vini naturali • Chi ci trovi : gente “easy” e sensibile alla qualità • Highlight: il connubio tra stile e qualità Nato come vineria dedicata ai migliori vini naturali e bio dinamici, Litro - nel cuore di Monteverde - è anche un piccolo bistrot, gastronomia e caffetteria...tutto a seconda dell’orario della giornata, essendo aperto da mattino a dopo cena. In stile anni Quaranta con pezzi originali dell’epoca, con 25 coperti all’interno e 40 nel cortile esterno, Litro ha saputo creare un ambiente informale e accogliente; perfetto per chi ama il vino naturale, è una fantastica soluzione anche per uno spuntino genuino e veloce o per un cocktail dopo cena.

Spirito Via Fanfulla da Lodi 53 +39 32729839000

• Quando: un dopo cena, tanto meglio se suonano dal vivo • Perchè: se amate i locali speakeasy • Chi ci trovi: appassionati di cocktail • Highlight: la cucina della panineria è un buon plus dopo qualche drink...

Roma, Litro

Un secret bar nascosto dietro la porta di una cella frigorifera all’interno della Premiata Panineria Pigneto (un nuovo concept di panineria legata ai prodotti di altissima qualità), Spirito è il luogo perfetto per gli appassionati di cocktail, che si troveranno catapultati nell’ambiente di un vero speakeasy, con musica jazz-swing, spesso dal vivo, e drink sofisticati. Ma a tentarvi non sono solo i drink, ma anche la possibilità di “attingere” dal menù della panineria e un insolito bancone bar che funge da tavolo da gioco con roulette e croupier incluso. Aperto dalle 20 fino a notte fonda (la domenica anche per il Brunch e l’aperitivo a base di fish and chips), prenotare un tavolo è d’obbligo.

Queen Makeda Via di San Saba 11 / A Tel. 065759608 www.queenmakeda.it

• Quando: la sera in settimana o al brunch durante i weekend • Perchè: perché mette d’accordo tutti: si può mangiare messicano, danese o italiano nello stesso pub! • Chi ci trovi: sperimentatori e curiosi • Highlight: indubbiamente la scelta delle birre

Torino, Smile Tree

Nato da poco nel quartiere Aventino, Queen Makeda ha come pay off “Grand Pub”, ossia molto più di un locale dove bere buona birra (parliamo di oltre 40 spine di birre artigianali ) , ma di un vero e proprio viaggio tra le cultura birrogastronomiche del mondo: dalla Danimarca al Giappone passando da Messico, Americ a e Italia. Un continuo stimolo a scoprire e mixare birre e piatti inusuali, ben rappresentato dalla grafica del locale, il cui soffitto, i menù e i pins sono caratterizzati da una mappa speciale, che rappresenta le tappe del viaggio di Makeda, regina di Saba, la quale si mise in viaggio verso il re d’Israele Salomone, portando in dono spezie, oro e pietre preziose. Prima fabbrica, poi officina e infine discoteca, oggi il Queen Makeda ha una stile “grezzo” che mixa pareti in cemento, travi in ferro e tanta grafica. Per la primavera è prevista l’apertura del bambù garden.


72/ In giro. In Italia / Nel mondo 76

NEW YORK Ginny’s Supper Club 310 Lenox Avenue, NY 10027 +1.212.421.3821 www.ginnyssupperclub.com

Quando andare: nel fine settimana Perché: per una serata dall’animo black Chi ci trovi: 30/40enni con tanta voglia di ballare Highlight : l’energia che si respira Al Ginny’s sarete catapultati nelle calde notti di Harlem degli anni Venti. Un locale intimo, caldo e glamour che ricorda gli speakeasy di quegli anni, dove alla musica dal vivo si alternano serate dove lo spirito black trova la sua massima espressione. Il Ginny’s si trova sotto il ristorante Red Rooster, di cui si assaggia la cucina dello chef Marcus Samuelsson, accompagnata da cocktail creativi e una buona dose di energia positiva. Per una serata nel vero spirito di Harlem senza rinunciare al glamour newyorkese.

LONDRA Christabel’s Bar Location Segreta www.christabels.org

Quando andare: controllate il sito e decidete Perché: per una esperienza diversa e colorata Chi ci trovi: dai 30 anni in su, molte donne Highlight : la cura nella preparazione della tavola, dei piatti e dei cocktail Un bar che non è un vero e proprio bar, ma un pop-up bar dove le serate vanno prenotate e l’indirizzo è svelato solo tre giorni prima (un indizio è che si affaccia sul Regent Canal nel N1). L’anima di tutto è Christabel, giovane cretiva che si è inventata questo format per promuovere la sua primaria attività di organizzazione di eventi e food e cocktail designr. Il setting di questi appuntamenti è sempre curata e coloratissima e il suo forte sono cocktails a base di erbe e liquori fatti in casa che sono racchiusi in siringoni monodose da versare nei propri bicchieri, accompagnati da cibi creativi. Consultate il sito per i prossimi appuntamenti.

Londra, Christabel’s Bar

Berlino, La Soup Populaire New York, Ginny’s Supper Club

PARIGI Badaboum 2 bis rue des Taillandiers www.badaboum-paris.com

Quando andare: nel weekend per ballare, in settimana per i live Perché: per la buona musica Chi ci trovi: bobos e hipster Highlight : l’originalità degli arredi Il Badaboum è un locale poliedrico, diviso in tre spazi indipendenti la cui funzione cambia a seconda del format di evento. Il denominatore comune è quello di offrire una nuova esperienza, sempre alla ricerca della qualità. Ogni spazio interpreta a suo modo l’aspetto industriale del luogo: un cocktail bar che unisce design e mobili d’epoca; un club moderno e techno oriented e una Secret Room al piano di sopra concepita come una garçonnière in stile anni ‘70 perfetta per situazioni più intime. Tutto questo in un clima accogliente e conviviale, in un quartiere, l’undicesimo, sempre più meta di bobos e hipster. Una garanzia per ascoltare buona musica a tutte le ore e bere cocktails di buona qualità, muovendosi magari da uno spazio all’altro.

Helsinki, Made in Kallio


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HELSINKI Made in Kallio Vaasankatu 14 www.madeinkallio.fi

Quando andare: un pomeriggio di relax Perché: lavoro, shopping o pausa caffè Chi ci trovi: la Brooklyn di Helsinki Highlight : il mood rilassato e creativo Ex quartiere operaio di Helsinki, Kallio è oggi un’area multietnica e vivace e Made in Kallio lo rappresenta perfettamente con il suo stile rilassato, un po’ bohémien, che sa riunire proprio tutto ciò che cercano i giovani hip della zona: un negozio di design hand made, che vende dai piccoli gioielli alle t-shirt e ai giocattoli in legno prodotti da giovani designer che hanno i loro laboratori proprio nel retro; una bakery dove rilassarsi davanti a un caffe o un buonissimo smoothie o mangiare una zuppa e un’insalata e infine una zona dedicata al co-working. Ma non è finita qui: nel retro c’è persino un “secret cinema” dove si può accedere solo su invito e con una rossa all’occhiello. Made in Kallio è certamente una tappa obbligata per chi visita il quartiere.

Shanghai, Shelter

te dei locali asiatici, che prediligono lo stile glamour e spesso una location con vista mozzafiato sulla città, lo Shelter cerca di “educare” anche gli asiatici alla vera cultura del clubbing, molto più occidentale. Lo fa con serate sempre diverse, dalla musica elettronica, all’hip hop e drum‘n bass. I drink sono davvero economici per Shanghai.

BRUXELLES De Haus Chaussée d’Ixelles 183 www.dehaus.be

SHANGHAI Shelter sotterraneo del 5 Yongfu Lu, vicino a Fuxing Xi Lu Facebook: sheltershanghai

Quando andare: per un drink coi fiocchi Perché: ambiente vivace e drink ben fatti Chi ci trovi: i ragazzi del quartiere Highlight : la lista dei cocktails con più di 50 gin tonic

Quando andare: da giovedì a sabato Perché: per ballare in un vero “underground club” Chi ci trovi: expat e anche qualche cinese Highlight : musicale e cheap drink Punto di riferimento della scena musicale dance underground di Shangai, The Shelter è un luogo d’incontro per artisti locali, dj indipendenti e appassionati di musica raffinata e luoghi non convenzionali. Shelter, lo dice la parola, era infatti un rifugio antiaereo ed è rimasto tale: un sotterraneo spoglio, scuro, sudato e dove si va solo per ballare. A differenza della maggior par-

Nel quartiere di Elsene, o Ixelles in francese, appena fuori Bruxelles, De Haus è senza dubbio the place to be. Un cocktail bar per un aperitivo o un dopo cena o se volete fermarvi tutta la sera potete anche spiluccare qualcosa - specializzato in gin (ne ha una lista davvero infinita), ma con una buona offerta di birre artigianali e vini. Sempre molto affollato, piace anche per il suo arredo eclettico (il soffitto bar è un incredibile mix di cassette in legno), di cui si possono comprare tutti gli oggetti. “De Haus is what you make of it” …dicono…a voi decidere!

BERLIN La Soupe Populaire Atelierhaus · Prenzlauer Allee 242 www.lasoupepopulaire.de

Quando andare: per una cena molto poco “popoulaire” Perché: per il connubio arte-cibo e la location Chi ci trovi: una clientela sofisticata Highlight : il bar all’interno della sala macchine della birreria

Parigi, Badaboum

Concepito dallo chef stellato Tim Raue, la Soupe Populaire unisce a un moderno concetto di ristorazione l’arte contemporanea. Solo 54 posti a sedere e una cucina che lavora solo giovedì, venerdì e sabato, la Soupe Populaire condivide lo spazio industriale di una ex birreria con la galleria d’arte Studio House, dove le opere esposte trovano spesso riscontro anche nel menù del ristorante. Lo stile è quello industrial chic con l’autenticità berlinese: design minimal vintage per i mobili, così come l’arredo della tavola, e luci soffuse che puntano direttamente sulle opere d’arte. Cucina che richiama i piatti semplici della tradizione tedesca rivisitati da uno chef d’eccezione.


74/ Tazebao #125

Tutte le immagini e i marchi che appaiono nel Tazebao, qualora non esplicitamente appartenenti a Urban Magazine, sono di proprietà esclusiva dei rispettivi proprietari. Beth Ditto ©Till Brönner, courtesy of teNeues

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HONDA SUPER CUB/BSA/BULTACO IL RADUNO DA TENERE D’OCCHIO È A TOKYO

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