numero 126
La moda non dorme e scende in strada
sognare, forse
Poste Italiane Spa - Spediz. in Abb. Postale 70% DCB Milano
Appunti di stile per un sogno a occhi aperti
Bimestrale, Anno XV / Numero 126 • Direttore Responsabile roberto rossi gandolfi direzione@urbanmagazine.it
5/ L’editoriale 76
Art Direction DIDIER FALZONE didier@bureaubureau.it Responsabile di Redazione MARCO CRESCI redazione@urbanmagazine.it Segreteria di Redazione segreteria@urbanmagazine.it Collaboratori Elisa Anastasino, Diana Barbetta, Giovanna Caprioglio, Nicola De Rosa, Enrico Longo, Marco Magalini, Jean Marc Mangiameli, Francesco Mascolo, Arianna Pinton, Silvia Puntino, Silvia Rossi, Filippo Thiella, Alex Vaccani, Matteo Weber Urban è edito da Edizioni La Mode Illustrée A Division of Biblioteca della Moda Srl Corso Colombo,9 20144 Milano T 02 58153201 Chairman Diego Valisi dvalisi@milanofashionmedia.it Distribuzione PSC Promos Comunicazione Via Tertulliano, 70 · 20137 Milano T 02 89540195 Stampa Arti Grafiche Vela, Via N. Copernico 8 · 20082 Binasco, MI T 02 90092766 www.grafichevela.it Pubblicità Milano Fashion Media Corso Colombo, 9 - 20144 Milano T 02.5815.3201 Responsabile Di Testata Prasanna Conti T 02 92853174 pconti@milanofashionmedia.it Web www.urbanmagazine.it Facebook Urban Magazine Abbonamenti info@urbanmagazine.it In copertina
L’Italia s’è desta? 2015 come il 1984. O forse molto peggio bisognerebbe dire. A 65 anni dalla morte di George Orwell, l’anno dell’EXPO si tinge di ulteriori significati e non tutti nati sotto un segno positivo. Orwell, nato in India nel 1903 con il nome di Eric Arthur Blair, è uno dei pochi scrittori che non hanno bisogno oggi di grandi presentazioni. Titoli come 1984 e La fattoria degli animali, grazie alla scuola dell’obbligo, sono tra i titoli più letti dagli italiani negli ultimi trent’anni. Per questo motivo le immaginazioni distopiche di Orwell vengono assorbite dall’immaginario collettivo più ampio di quel triste 40% di italiani che (dato ISTAT) leggono un solo libro l’anno. Mentre la terza guerra mondiale in corso miete ogni giorno vittime, producendo la più grande migrazione nella storia dell’umanità e l’Europa è in piena crisi finanziaria, gli italiani, a Milano, in uno scenario che pare uscito proprio dalla penna di Orwell, celebrano il cibo sotto l’egida delle multinazionali dell’alimentazione e del fast food. Il tutto nel profondo disinteresse della maggioranza gaudente e silenziosa che da tempo ha perduto la capacità di elaborare un criterio di bene e male, in un lento scivolare collettivo verso l’età della pietra. A 65 anni dalla sua scomparsa il messaggio di Orwell è più attuale che mai e Urban decide di ricordarlo per mezzo di alcuni tra gli aforismi più significativi, tratti dalla sua produzione:
“Se il pensiero distorce il linguaggio, anche il linguaggio è in grado di distorcere il pensiero.” “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.” “Sapere dove andare e sapere come andarci sono due processi mentali diversi, che molto raramente si combinano nella stessa persona. I pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie: gli utopisti con la testa fra le nuvole, e i realisti con i piedi nel fango.” “L’uomo è l’unica creatura che consuma senza produrre. Egli non dà latte, non fa uova, è troppo debole per tirare l’aratro, non può correre abbastanza velocemente per prendere conigli. E tuttavia è il re di tutti gli animali.” “Un fatto è disapprovare le idee politiche di uno scrittore; altra cosa, non necessariamente incompatibile con la prima, è disapprovare “lui” perché ti costringe a pensare.”
Alessio indossa camicia e cappotto PRADA Fotografia Nicola De Rosa, stile Ivan Bontchev. Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione dei contenuti, totale e parziale in ogni genere e linguaggio è espressamente vietata. Registrazione presso il Tribunale di Milano con il numero 286 del 11/05/2001
“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.” “Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere.” Roberto Rossi Gandolfi
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Our life is like a song. There are ups and downs, and eventually everything fades away.
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7/ Indice dei contenuti 74
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Numero #126
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9 La mia Dublino
MUSICA
MODA E STILI
12 In Breve 13 Vetrina Atletico, Leggero 14 Vetrina Di Pari Passo 15 Intervista Andrea Rosso 16 Beauty Giardino Segreto 17 Profili Arbesser / Dundas 42 Editoriale Buongiorno Fotografia N. De Rosa, stile I.Bontchev SPAZI URBANI
18 In breve 20 Future Cities Friendly Monsters
24 In breve 25 Intervista Laura Marling 26 Dischi EDITORIA E DINTORNI
28 Rankin. L’onestà dell’Immagine 52 Prospettiva post-femminista SPECIALE DESIGN
32 In breve 33 Profili Medansky / Anastassiades 34 Tendenze Memphis sta bene con tutto 36 Intervista Giulio Iacchetti 38 In Motion In breve
39 In Motion Profili 40 Tra le pagine CINEMA
56 In breve 57 Intervista Jasmine Trinca LIBRI
58 In breve ARTE
59 Intervista Adam Batchelor 61 Portfolio Luke Smalley IN GIRO
67 Spazi e luoghi da visitare e vivere
Sul palco del Teatro Franco Parenti saliranno Kate Tempest e Kindness; merito dell’Elita Design Week Festival —
04/2015
Ultimo giorno per vedere Luke Smalley. Retrospective alla galleria Clampart di New York —
14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 xx 05/2015 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
— Inizia la Milan Design Week 2015
— Al cinema solo oggi e domani Cobain: Montage of Heck, primo documentario autorizzato su Kurt Cobain prodotto dalla figlia Frances Bean
— Apre Expo Milano 2015
Testo di Jean Marc Mangiameli
9/ La mia Dublino 76
Terra d’incanto
UN VIAGGIO NELLA CAPITALE D’IRLANDA È UN’ESPERIENZA DA MANDAR GIù TUTTA D’UN FIATO COL GIUSTO MIX DI STORIA, CULTO DEL BERE E DIVERTIMENTO. ECCO GLI OTTO CONSIGLI DI URBAN PER VIVERLA AL MEGLIO. bile. È il regno dei pub e club di Dublino; il più famoso è il locale da cui prende il nome. Provate a mixarvi con la movida autoctona; scoprirete che un vero Irish pub è un social space dove conversare tra estranei è d’obbligo. Tra le chicche: il Davy Byrnes dove James Joyce scrisse (e ambientò) l’Ulisse e la sede dell’Irish Film Institute, centro culturale, ma anche bar-café e ritrovo di radical chic affamati di film. Dopo mezzanotte il Button Factory è la migliore location per concerti e live set di elettronica; poco lontano il The George se la gioca con The Front Lounge per il titolo di hub gay del quartiere.
WHERE TO STAY Se avete un budget ridotto ma siete comunque esigenti il Generator Hostel è il luogo che fa per voi. Ambiente informale, giovane, è aperto a tutti; questo ostello è infatti anche un ritrovo per i Dubliners che frequentano i vari eventi organizzati in loco (sopratutto dj set e mostre d’arte). Situato nel quartiere emergente di Smithfield Square (non lontano dal centro) è un edificio dal sapore industriale e, per la gioia di molti, adiacente alla distilleria Jameson. Una buona alternativa è il boutique hotel Kellys, più piccolo, 16 stanze, super centrale; ideale per chi non vuole macinare chilometri a piedi, è adagiato sopra due degli Irish pub più famosi: l’Hogan bar e il Secret Bar/ The Bar With No Name.
PERDETEVI PER TEMPLE BAR Una tappa in questo quartiere è inevita-
CONTATE LE PORTE GEORGIANE È un classico di Dublino, ma una volta che vi troverete davanti alle porte georgiane impazzirete anche voi. Sono dappertutto e colorano la città con le loro vivaci tinte. La leggenda vuole che il trend nacque nel 1700, per via di due vicini di casa, due eccentrici scrittori che dipinsero le loro porte di colori accesi per meglio identificarle quando rientravano a casa sbronzi. Dal giallo accesso, al verde sme-
In senso orario, il locale 37 Dawsons Street; una delle tipiche porte vittoriane di Dublino; la hall del Generator Hostel; la Guinness Storehouse e il Brother Hubbard cafè.
raldo (simbolo dell’Irlanda) passando per qualsiasi gradazione di fucsia ce n’è per tutti i gusti!
VISITATE IL GUINNES STOREHOUSE Un must. Nel paese dove viene prodotta la birra per eccellenza non può mancare una visita a questo museo, l’attrazione più visitata d’Irlanda. Qui la parte più antica è stata trasformata in un palazzo high tech di sette piani dove viene narrata la storia della bevanda, dalla materia prima alla sua lavorazione, passando per l’impatto sociale. Passerete poi per le sale dedicate ai manifesti pubblicitari e alla collezione infinita di gadget; per arricchire l’esperienza installazioni interattive e multisensoriali sono presenti lungo il percorso. All’ultimo piano da non perdere il Gravity Bar, l’hot spot panoramico con vista mozzafiato sulla città, dove finalmente potrete gustarvi la vostra meritata pinta (gratuita per chi ha il biglietto d’ingresso!).
10/ La mia Dublino 76
ESPLORATE I DINTORNI
COCKTAIL HOUR
Se rimanete in città per qualche giorno una gita fuori porta è d’obbligo. I dintorni di Dublino offrono diverse opzioni come le rovine del villaggio di Glendalough, sito celtico che vi farà tornare indietro nel tempo di 1.500 anni. Durante il tragitto sarete immersi nel verde entroterra irlandese ed entrerete nella contea di Wicklow, costellata di paesaggi rurali e terre incontaminate. Per gli amanti della fiction da queste parti è possibile visitare i luoghi dove sono stati girati diversi film
Non solo Irish pub; Dublino può regalarvi anche locali trendy e chicche dagli interni deliziosi. Se volete concedervi buoni cocktail in un’atmosfera vintage e ricercata fate un salto al 37 Dawsons Street: un locale fuori dai giri turistici, ricco di dettagli kitsch mixati con arredamento d’epoca. Sulle stesse frequenze d’onda anche il Vintage Cocktail Club in Crown Alley Street, altrimenti noto come VCC; per i Dubliners al momento è il the place to be, dove se non prenoti puoi anche metterti in coda per cinque anni. Gli amanti della tequila e delle atmosfere carioca del Messico scelgano invece il 777 in South Great George Street.
Accanto, uno dei cocktail del Vintage Cocktail Bar; al centro, il Gravity Bar all’ultimo piano della Guinness Storehouse. In basso, le Grotte di Cushendun, tra le location di Game of Thrones.
FESTIVAL Se programmate un viaggio in Irlanda tra la primavera e l’estate, sappiate che dal 29 al 31 maggio a Dublino c’è il Forbidden
hollywoodiani (e bollywoodiani). L’Irlanda è infatti uno dei paesi prediletti dalle produzioni internazionali; qui tra gli altri hanno girato Salvate il Soldato Ryan e Braveheart; più di recente (ma un po’ più a nord) la serie tv Game of Thrones. Appositi tour partono da Dublino con destinazione le diverse location.
Fruit Festival (tra gli headliner Nicolas Jaar, Richie Hawtin, Fatboy Slim); a settembre, in quel di Stradabally, sarà il turno dell’Electronic Picnic (Florence + the Machine, Underworld, Tame Impala...); per chi ama gli artisti di strada appuntatevi lo Spraoi, a Waterford, tra il 31 luglio e il 2 agosto. Se invece cercate il folk-
lore irlandese puro e duro non perdetevi il classico Saint Patrick’s day a Dublino, ogni anno, nella settimana che culmina con la parata del 17 marzo.
UN WHISKEY COME SOUVENIR Se cercate un ricordo concedetevi una bottiglia di Teeling, il miglior whiskey irlandese realizzato in città; un prodotto di alta qualità, super filtrato e aroma-
tizzato con spezie e note fruttate. Da maggio potrete comprarlo direttamente nella nuovissima distilleria che aprirà nel quartiere di The Liberties; una location che mixa tradizione e innovazione consolidando il prestigio di questa storica azienda. Da portare a casa, rigorosamente nel bagaglio di stiva!
www.irlanda.com
12/ Moda 76
A cura di Marco Magalini
Milano > Il lato italiano della California Malibu 1992 contamina arte, musica e moda delineando un lifestyle prima ancora che una collezione di accessori e utilizzando il lusso - e le sue degenerazioni - come strumento di comunicazione. Il brand, nato nel 2013, ha imposto il suo forte immaginario all’attenzione della stampa e dei buyers internazionali guadagnando followers anche molto noti: Rihanna, Brooke Candy, Iggy Azalea, Tyga, KTZ, solo per citarne alcuni. Dopo la collezione di gioielli diventata un classico, Malibu 1992 amplia i propri orizzonti lanciando “Electronic Feudalism”, la prima capsule collection ready-to-wear di lusso che condensa storia, sport e alta gioielleria utilizzando un innovativo brevetto di placche metalliche removibili e intercambiabili che rendono ogni capo unico e personalizzabile. I materiali tecnologici ad alta performance garantiscono comfort in qualunque clima rendendo i capi protagonisti a Dubai così come a St Moritz, a Beverly Hills come ad Aspen.
Tokyo > I “vicini” di adidas Originals Il marchio giapponese Neighborhood e Adidas Originals continuano il loro rapporto con una nuova gamma di abbigliamento sportivo. E, a differenza della collaborazione con Kanye West, qui l’estetica Adidas è decisamente più spiccata. La selezione di capi iper-performanti come Parka, giacche a vento e felpe con zip, dialoga con pezzi più casual come cardigan, camicie oxford e blazer restituendo varietà alla collezione. Il risultato è un passo avanti rispetto ai clichè del co-branding che spesso si limitano all’utilizzo di stampe o, al contrario, a una interpretazione estrema dei canoni minimalisti. Oltre all’abbigliamento, la linea offre anche una gamma di cappelli e calzature dal retrogusto Eighties. Ma la parte più clamorosa è sicuramente la reinterpretazione del Boston Super OG, una versione in pelle del celebre modello vintage che è accentuata da un triangolo sulla suola con il posizionamento del logo sulla linguetta.
Per anni e anni, i fans del 501® erano soliti far restringere il proprio jeans in modo da avere la gamba più aderente, così ora Levis ha pensato di farlo al posto loro, creando un nuovo fit perfetto per dare al classico 501 un tocco più moderno. Il nuovo 501® CT si chiama così in quanto Customized & Tapered, ovvero Customizzato e Carotato, cioè affusolato sulla gamba. È leggermente più largo in vita in modo da cadere più basso sui fianchi e la gamba si restringe dal ginocchio alla caviglia. San Francisco Un regalo per i fan
Londra Londra, Hawai Pepe Jeans London ha deciso di festeg-
giare l’arrivo dell’estate con una collaborazione con Havaianas flip-flops. Traendo ispirazione dalla capitale inglese, la collezione presenta due design unisex che fanno riferimento alle attrazioni di Londra e allo spirito British. La Union Jack spicca per la prima volta su un paio di Havaianas sia nel classico rosso, blu e bianco sia in una graziosa versione cosparsa di rose in fiore per la donna; naturalmente viene reso omaggio anche alle caratteristiche stazioni della Tube, rappresentate in questo caso da quella di old Strand •
Vicolungo The Style Outlets Vicolungo (NO) A4 MI-TO – Uscita Biandrate/Vicolungo Vicolungo The Style Outlets è la meta imperdibile per gli amanti dello shopping. Ospita 150 boutique di prestigiosi marchi del made in Italy e internazionali, di abbigliamento, accessori, articoli per la casa e idee per il benessere, con prezzi scontati dal 30% al 70% tutto l’anno. A 30 minuti da Milano e 40 da Torino, è l’outlet più vicino ad Expo 2015. Il centro, situato lungo l’autostrada A4 Milano-Torino, è crocevia di itinerari turistici ed enogastronomici: dal lago d’Orta e lago Maggiore alla Torino sabauda, dai vigneti del Monferrato, patrimonio dell’Unesco, alle secolari cantine del Piemonte. Daily shuttle service - From Milan and Turin Milan Largo Cairoli / Via Cusani - 10.30 a.m. and 2 p.m. Turin Piazza Carlo Felice 63 (front Stazione Porta Nuova) – 10 a.m. www.thestyleoutlets.it
Milano Cose da gentiluomini Aperta nel 1904, l’Antica Barbieria Colla è a Milano una vera e propria istituzione. Varcando la soglia del negozio si ha l’impressione di attraversare il tempo ed entrare in un mondo dove attenzione e cura del cliente sono un valore sacro e inviolabile. L’Antica Barbieria Colla ha creato un’intera linea per la cura dei capelli e della barba. Cinque categorie di prodotti, tutti ideati e realizzati dalla Barbieria. Prodotti totalmente naturali, dalle fragranze originali e dalla ricetta unica come il balsamo alle erbe, lo shampoo all’uovo e rhum, il dopobarba al mallo di albicocche e la lozione al capsico e mentolo... • Berlino Eccletismo Sopopular
Una collezione pensata, in modo divertente, per difendere quelli che il marchio chiama ‘vagabondi globali’, viaggiatori esperti e personaggi eclettici. Nei capi Sopopular emerge un artigianato eccellente, con collezioni che puntano sugli elementi essenziali di un guardaroba senza tempo, realizzati interamente nell’atelier di Berlino. I capi sono costruiti per consentire il movimento e l’interazione con una eleganza del tutto maschile, composta da silhouette definite e sartoria tagliente. Le linee geometriche sono pensate volutamente ricche di dettagli intelligenti, per una soluzione estetica che incontra la funzionalità •
Foto Silvia Puntino Stile Elisa Anastasino
13/ Stile 76
per raggiungere ; necessari performative fatica e la e linee vintage Ă , il rigore . la seriet fluo, gusto uotidiano q colori nel , leggero in rino, ma anche atletico si stemperano rooks. tta Fer la gioco in da mma B ia o c g c a r in obiettivo r o la un Nike, b on suo sul campo fumato ers bi-color c solo s e n o non i in cot , sneak in public talonc rreĂ Re io: Pan r E a r a t o a o m In sens pa gom n stam o c a lp fe
14/ Stile 76
di pari passo
colori saturi, decisi e audaci. pronti a distinguersi lasciando il segno sull’asfalto Dall’alto: Converse All Star Chuck Taylor Classiche in tela. Riedizione del modello Camaleon di Camper in pelle. Sneakers basse Ace Gum in pelle D. A. T. E. Superga modello 2750 Plus unisex in tela.
Earthkeepers Hookset Handcrafted di Timberland
Foto Silvia Puntino Stile Elisa Anastasino
15/ Moda 76
Intervista di Marco Magalini
L’army style secondo Andrea Rosso
Già direttore creativo di 55DSL e dal 2012 di tutti i prodotti Diesel in licenza, Andrea Rosso lancia il nuovo progetto di abbigliamento ‘MYAR’
Bassano del Grappa. Anagramma di Army (nonché le sue iniziali), Myar debutta con una collezione d’ispirazione militare e dal gusto vintage che parte dall’osservazione di come la gente indossa per strada questo tipo di abbigliamento. Da quali esigenze o desideri creativi nasce Myar?
Ho sempre avuto una passione per il mondo vintage, particolarmente per il militare e per i pantaloni... Mi piace la sartorialità e l’artigianalità dell’abbigliamento usato. Myar mi permette di interpretare al presente quello che ha fatto parte del passato. Questo progetto parte da Bassano, sua città natale. In quali dettagli ritroviamo le sue origini?
Non c’è un vero collegamento a Bassano in Myar, anche se è la mia città, nella quale sono fiero di vivere. Quali sono i riferimenti culturali (musica, fotografia, trend) dietro al progetto?
Sicuramente Myar ha il “vissuto” dell’usato che con le sue rotture, riparazioni, rammendi, colori sbiaditi e sartorialità ha sempre il sapore dell’unico. Mi piace molto collaborare con differenti persone; trovo stimolante connettere artisti, fotografi, musicisti, di varie culture ed età in un unico progetto... Myar ne è un esempio. Vista la collaborazione con Gavin Watson, che ha firmato l’immagine del progetto, come è presente il movimento skinhead in Myar?
L’abbigliamento militare lo si ritrova in vari movimenti sociali come i mods, i punk, gli hippie o gli skinhead. Gavin mi ha aiutato dandomi una visione fotografica di un preciso frame dal passato che riprende l’abbigliamento usato militare. Non avendo fatto il militare, in che modo ti sei appassionato a questo mondo?
Forse ho molta passione nei confronti del militare e dei veicoli militari, quali aerei e carri armati, proprio perchè non l’ho fatto. Che legame c’è tra Myar e il vintage?
Myar è l’interpretazione moderna di un passato che ha come must have il pantalone e ha come mondo di riferimento il militare. Myar dà una nuova storia, con un’ottica moderna, a quello che è appartenuto al passato. Cosa non può mancare nell’armadio dei MyarLovers?
Beh... un pantalone militare di qualche esercito europeo, dall’inglese al greco, o magari una t-shirt fatta scomponendone due vintage usate dall’esercito americano.
16/ Beauty 76
Testo Alex Vaccani Foto Matteo Weber
“ Ho rubato un giardino. Non è mio. Non è di nessuno. Nessuno lo vuole, nessuno lo cura, nessuno ci va mai. Lo lasciano morire, forse è già morto, non lo so ” Frances Hodgson Burnett
Che si tratti di natura incontaminata, del parco della propria città o del piccolo giardino di casa, è insito nell’uomo il bisogno del contatto con la flora, attraverso i suoi odori e i suoi profumi. Il giardino rappresenta un rifugio dal mondo ma diventa anche una lente privilegiata con cui osservarlo e conoscerlo, tramite la sua fonte inesauribile di odori, lontani da ogni costrizione, che hanno sull’uomo il potere di liberare l’immaginazione. In Cina esiste il detto per cui la vita comincia il giorno in cui si dà inizio alla creazione di un giardino, e oggi nove fragranze sono accomunate da questa passione per la natura, ciascuna con sfumature diverse: ricca e polposa con frutti succulenti, esperidata con accordi freschi e leggeri, dolce come i fiori, verde data dall’erba e dagli steli o misteriosa e umida con legni, muschi e note animalesche. FLORIS : Fleur Fleur è un omaggio vibrante e contemporaneo alla natura, fatto di note verdi e nuance acquatiche che si aprono ai toni sinceri e positivi di fiori bianchi, fresia, mughetto e caprifoglio e s’intrecciano con la sensualità del gelsomino e dell’ylang-ylang. Una sinfonia giovane per un bouquet intramontabile. SERGE LUTENS La Religieuse Ispirato alla vita eremitica, un passeggio nel giardino del convento svela le ombre della vita, il lato morboso della fede, il peccato dentro la santità; mescola il candore del gelsomino a note pure d’incenso, lricalcando l’odore umido della pelle sotto le vesti nere con note carnali di zibetto e muschio. ATELIER COLOGNE Pomelo Paradis è un amante che guida tutta la notte per rivedere la sua anima gemella
mentre l’alba brilla già di un intenso color corallo con accordi di Pompelmo rosa della Florida, mandarino, bacche di ribes nero, fiore d’arancio, essenza di rosa bulgara, menta, vetiver di Haiti, iris e ambra. DIPTYQUE : Florabellio Un paesaggio olfattivo che porta da un boschetto ombreggiato alla battigia, dove gli spruzzi dell’acqua salina si mescolano all’asprezza vegetale del finocchio marino e al dolce fiore di melo. Sullo sfondo note abbrustolite di sesamo, strane e confortevoli al tempo stesso, spingono l’olfatto verso lidi infiniti. ROADS : Supernova Una fragranza che risveglia, creando un’atmosfera piacevole. I sensi sono colpiti dalle note di petitgrain, bergamotto, pompelmo, foglie di lime e bacche di ginepro, riscaldati da
cognac, zenzero e cardamomo, e riportati sulla terra dalle note di cedro, muschio di quercia e ambra.
bianchi, muschi e acqua di cocco creano il fondo.
S-PERFUME : S-EX L’idea originale era racchiudere il più singolare dei profumi, quello del liquido seminale. Un hardcore afoso e fresco, puro e sensuale, che gioca con gli opposti in modo bilanciato risvegliando i sensi con profondità e trasparenze, attraverso note di bergamotto, noce moscata, pepe, cuoio, gelsomino, sandalo, patchouli, betulla.
HERMÈS Le Jardin De Monsieur Li Racconta di un giardino cinese tra realtà e immaginario. Un luogo di meditazione dove passeggiare va a braccetto col pensare; questo nuovo profumo-giardino ricco di gelsomini, susini, mandarini cinesi e cespugli di pepe, è stato creato dal celebre naso Jean-Claude Ellena: un vero paradiso terrestre, dove ogni passo libera l’immaginazione.
MARC JACOBS Daisy Dream La fragranza è fruttata e floreale, leggera come un tocco arioso, elegante e femminile. Fruttate sono le note di testa con mora, pompelmo e pera. Nel cuore ci sono gelsomino, litchi e glicine, mentre un medley di legni
ANNICK GOUTAL : L’Île Au Thé La tavolozza dei verdi e degli arancioni che compongo questa fragranza viene da Jeju, un’isola al largo della Corea, ricca di piantagioni di mandarino e colline ricamate di tè, presenti anche in questa esplosiva fragranza oltre all’osmanthus e ai muschi.
17/ Moda 76
Arthur Arbesser è suo l’onore di rappresentare l’Italia nell’edizione 2015 del premio LVMH, istituito dal gruppo francese in supporto dei giovani designer più talentuosi Vienna. Arbesser, austriaco formatosi alla Central Saint Martins, ha un rapporto di lungo corso con il nostro Paese: arrivato a Milano nel 2005, per sette anni ha appreso alla scuola di Armani, per poi decidere - compiuti i trent’anni - di buttarsi anima e corpo nella sua personale avventura creativa fondando il proprio brand di womenswear. Il debutto è a Milano Moda Donna nel 2013, anno in cui trionfa anche al “Who is on next?” con la seconda collezione. Nell’ultima realizzata, la FW2015, ha espresso con forza un personale omaggio alla sua Vienna: alla base ci sono un‘attenta osservazione dei temi decorativi del ‘900 - in particolare il lavoro preciso e rigoroso di Michael Thonet e di Josef Hoffman - e lo spirito provocatorio e anti-roman-
tico del pittore Hermann Nitsch. La moda di Arbesser diventa più femminile, pur mantenendo la sua peculiare interpretazione dell’uniforme come concetto di base dell’abbigliamento. Estrema attenzione anche per la manifattura, con l’intento dichiarato di dare una versione più energica e attuale di alcune tradizionali lavorazioni europee: dal Tirolo alla Toscana. Anche le fantasie delle maglie e le stampe sono portate a un’estrema razionalizzazione che trasforma gli intrecci di forme e colori in un’esemplare struttura grafica con colori forti e audaci, a sottolineare l‘alternanza di volumi •
Peter Dundas nuovo traguardo per l’instancabile designer norvegese: la direzione creativa dello storico marchio italiano Roberto Cavalli Oslo. Compiuti i 14 anni, lascia la città natale e si trasferisce con la famiglia in Indiana. Nel 1990 Peter si diploma alla Parsons School of Design a New York e, due anni dopo, torna in Europa per lavorare come costumista presso la Comédie-Française. Notato da Jean Paul Gaultier, Dundas diventa suo primo assistente per poi approdare da Christian Lacroix. Sarà poi la volta dell’Italia: a Firenze lavora come capo stilista da Roberto Cavalli e porta avanti la collaborazione con Emanuel Ungaro che, nel giro di appena un anno, lo nomina direttore creativo. Nel 2008 il passaggio, con
il medesimo ruolo, alla storica maison di pellicceria Revillon e, pochi mesi dopo, il trasferimento alla direzione creativa di Emilio Pucci. Dal 2010 Peter si dedica completamente alla ridefinizione dell’immagine del marchio Pucci, reinterpretandone lo stile aristocratico e psichedelico per riportarne alla luce il lato più glamorous e di nightlife. Così Dundas vuole essere “rispettosamente irrispettoso” dell’heritage di Pucci. Peter identifica la sua Pucci girl con donne giovani, raffinate, intraprendenti, aristocratiche e un po’ ribelli. E sarà anche grazie al suo istinto, che lui stesso ha definito più volte “animale”, che l’approdo a Roberto Cavalli si prennuncia azzeccato •
MM
18/ Spazi Urbani 76
Rotterdam > Il mulino del futuro Un enorme mulino a vento cambierà lo skyline di Rotterdam. La seconda città olandese, famosa per il suo porto (il più grande d’Europa) vedrà presto sorgere un gigante in acciaio e vetro, proprio sul canale. Il Dutch Windwheel, questo il suo nome, sarà concepito come un edificio a doppio anello dotato di fondamenta subacquee. L’anello esterno (che sarà roteante) ospiterà una hall e diversi servizi commerciali tra cui un ristorante pa-
noramico e un hotel; l’anello interno, invece, sarà il cuore sostenibile del progetto poiché sarà il vero e proprio mulino a vento. La struttura si avvalerà in particolare della tecnologia EWICON che converte l’energia eolica in elettricità senza l’uso di parti meccaniche in movimento. Nato per volontà di un consorzio di studi locali (BLOC, DoepelStrijikers e Meysters) è destinato a diventare uno dei poli prediletti da cittadini e turisti, nonché uno dei simboli dell’architettura sostenibile olandese.
Testi Jean Marc Mangiameli
Stoccolma > Il grattacielo è peloso Un grattacielo con la barba che genera energia grazie alla “peluria” che lo ricoprirà. No, non è uno scherzo e nemmeno un’installazione artistica, bensì un progetto di efficienza energetica dello studio svedese Belatchew Lab Arkitektur. Lo Strawscraper, questo il suo nome, sarà il frutto di un intervento integrativo della Soder Tower, un edificio preesistente eretto nel 1997 su progetto dell’architetto Henning Larsen. La torre verrà arricchita di lunghe, leggerissime protuberanze dotate di una particolare tecnologia,
chiamata piezoelettrica, in grado di trasformare il movimento in energia. In questo modo, oltre a regalare una singolare nuova architettura al paesaggio urbano, il progetto bypasserà il problema dell’installazione di turbine eoliche in città, da sempre evitato per via del forte impatto acustico di queste. Nessun problema anche per i volatili: i ‘peli’ infatti saranno innocui per la salute degli uccelli.
Boston > Alberi artificiali filtreranno l’aria Si chiamano Treepods e presto verranno ‘piantati’ nelle nostre città. Trattasi di alberi artificiali, dotati di numerose funzioni: generatori di energia, lampioni, sedute urbane e, proprio come i loro simili, veri e propri depuratori d’aria. Il progetto, nato dalla collaborazione tra lo studio francese AETRANGERE e l’americano ShiftBoston, è il primo di una serie di complementi di arredo urbano dotati di tecnologie di de-carbonizzazione. Gli alberi artificiali, grazie al processo chiamato ‘humidity swing’ (che prende ispirazione dalla fotosintesi delle piante e dai polmoni), faranno da filtro dell’aria coadiuvando le metropoli nel raggiungimento dei loro obiettivi di riduzione di CO2. Non solo; saranno anche interattivi poiché tramite display LED forniranno informazioni in tempo reale sul processo di depurazione e suggeriranno comportamenti sostenibili ai cittadini. Tutto, ovviamente, sarà alimentato da celle fotovoltaiche poste in cima ai rami, che fungeranno anche da riparo in caso di pioggia.
Maastricht Alveari Urbani Bee Collective è un collettivo Olandese di api-
coltori e designer nato con l’obiettivo di promuovere l’apicoltura e consentire la sua diffusione anche in un contesto metropolitano. Il loro progetto “Sky Hive Solar”, un palo su cui poggiano due alveari, rende possibile l’apicoltura urbana pubblica e soprattutto aspira allo sviluppo di una nuova generazione di apicoltori. L’insolita iniziativa è già approdata a Milano, con i primi alveari urbani installati ai Giardini Terraggio in occasione del Bee Active Day •
FRANCOFORTE La più sostenibile
Chi comincia è già a metà dell’opera. Lo sanno bene i tedeschi, che negli ultimi anni stanno raccogliendo i frutti di politiche ecologiche, economiche e sociali attuate da decenni. È il caso di Francoforte, che da 25 anni adotta misure volte alla riduzione di CO2 e che per questo motivo (e molti altri) quest’anno ha “soffiato” il primato di città sostenibile a Londra. Tra gli altri punti di forza: la qualità dell’acqua, l’efficienza dei trasporti, delle strutture istituzionali e, non da ultimo, l’incredibile foresta di 8.000 ettari che sovrasta la città! • Si chiama Uneven Growth la mostra di architettura attualmente in corso al Museum of Modern
NEW YORK Il futuro delle città in dibattito al MoMA
Art di New York; un’indagine sulle possibilità di sviluppo sostenibile ed intelligente di sei megalopoli mondiali. Curata da Pedro Gadanho, raccoglie documenti che stimolano un dibattito sulle città di New York, Hong Kong, Mumbai, Lagos, Rio de Janeiro e Istanbul. Gli ambiti d’indagine? I problemi legati alla crescita demografica, la gestione dei rifiuti, la qualità dell’aria e l’utilizzo delle risorse idriche. La mostra è aperta fino al 10 maggio • PARIGI La Ville Lumière in versione Avatar È la visione del bioarchitetto bel-
ga Vincent Callebaut invitato dal Comune di Parigi a ridisegnare la città del futuro. Nel suo piano originale, oltre alla creazione di futuristiche torri verdi (terrazzate ed efficienti energeticamente), vengono aggiornati con uno stile più ecologico anche edifici preesistenti, come la Tour Montparnasse e la Gare du Nord. Il progetto fa i conti con gli obiettivi di riduzione delle emissioni prefissati per il 2050 e con la massiccia crescita urbana che interesserà la capitale. Dubitiamo fortemente della sua realizzazione, ma siamo sicuri che susciterà un forte dibattito •
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Edifici che sembrano usciti da un film di fantascienza, ma che in realtà sono parte integrante delle nostre città; spesso sedi di musei o di altre importanti istituzioni, sono le architetture più audaci dove creatività - e spesso anche i budget - non conoscono confini. Ecco cosa succede quando archistar visionarie sposano committenti illuminati
L’audace architettura del MEF, il Museo Enzo Ferrari, l’ultima grande opera firmata dall’architetto Jan Kaplicky
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Testo Jean Marc Mangiameli
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© Zepp-Cam. Graz; © Studio Cento29; © Andrea Morgante; © David Pasek
Graz Un alieno per amico Un enorme blob turchese con lucide squame e una dozzina di antenne si aggira tra i palazzi di una tranquilla cittadina austriaca. No, quel che vedete non è un frame tratto dall’ultimo Godzilla, bensì l’architettura bizzarra del museo d’arte di Graz. Qui i due artefici, Peter Cook e messaggi alla città; un’ulteriore installazione, firmata dall’artiColin Fournier, non potevano disegnare un edificio più distansta Max Neuhaus, emette suoni che si diffondono sul piazzale te dal tessuto urbano circostante, ma il contrasto tra le pareti antistante e nel circondario. Il tema centrale delle mostre di biomorfe in plexiglass della Kunsthaus e i tetti in coccio rosso quest’anno è “The Landscape”, il paesaggio; un argomento in delle case del secolo scorso restituisce un impatto insolito e cui il museo è protagonista. Per informazioni sul programma piacevole. Non è un caso visitate il sito ufficiale. se da queste parti l’edifiLa struttura, completata nel 2003, è costicio viene soprannominato Seattle Un museo rock per il tempio del contemporaneo Per tuita da vari comparti di diverse forme, ma “The friendly Alien”: qui tutti progettare l’Experience Music Project (EMP) di Seattle, Frank è la morbida corazza, altrimenti detta “The amano il museo, divenuto il Gehry si è decisamente divertito. La leggenda vuole che l’arBubble”, la chicca dell’edificio. Su di essa 15 simbolo della città moderna, chistar abbia fatto a pezzi diverse chitarre elettriche col fine protuberanze tubolari sono rivolte a nord nonché nuovo hub culturale ultimo di utilizzarne i frammenti per realizzare il prototipo. Gehmentre una sola è orientata ad est, verso della Stiria. ry è famoso per edifici iconici (il Guggenheim di Bilbao vi dice la torre dell’orologio, il simbolo dell’antica qualcosa?) ma qui si è decisamente superato, avvalendosi di città; il nuovo che dialoga col vecchio. Ma l’indole comunicativa dell’amichevole “alieno” non si esaurisce qui; anche la facciata dell’edificio “parla”, e lo fa attraverso la BIX Light & Media Facade, l’installazione permanente a cura dello studio berlinese realities:united che grazie a una rete di 930 neon a diversa intensità luminosa invia
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software utilizzati dall’industria aerospaziale, che prevedono la progettazione e modellazione di strutture architettoniche e rivestimenti in 3D. Il risultato? Un edificio amorfo, futuristico e multicromatico, costituito da 280 nervature in acciaio inossidabile e 21,000 tegole in alluminio scintillante. Ma un’altra leggenda circola attorno all’edificio. Si dice che se ogni singolo pezzo di metallo venisse filato per il lungo (e con lo spessore della più fine corda di un banjo) si riuscirebbe a coprire un quarto della distanza Terra - Venere. Vero o falso che sia, l’edificio è decisamente “rock”. L’EMP infatti è un contenitore della cultura contemporanea con un fitto programma di mostre dedicate alla musica, ai videogiochi e al fumetto; inoltre è anche casa del più importante festival cinematografico di corti di fantascienza, con curatori del calibro di Steven Spielberg, Ray Bradbury, James Cameron e George Lucas. Trovarlo a Seattle è facile: è situato ai piedi dello Space Needle, la torre panoramica simbolo della città; raggiungerlo lo è ancora di più, poiché la monorotaia sopraelevata ferma proprio nel cuore del museo.
Modena L’architettura sostenibile celebra il made in Italy Un’immensa carrozNella pagina accanto, l’EMP zeria giallo fiammante spunta tra i caseggiati in mattone della città di Modena. È Experience Music l’audace architettura del MEF – il Museo Enzo Ferrari, l’ultima grande opera firmaProject di Frank ta dall’architetto Jan Kaplicky. Ispirato al design delle iconiche macchine da corsa, Gehry a Seattle; sopra, la ‘corazza’ è un gioiello di architettura costato 18 milioni di euro. Il complesso è suddiviso in della Kunsthaus due unità: un’antica e una moderna. La parte più vecchia è costituita dalla vera e di Peter Cook e propria casa-officina dove Enzo Ferrari visse e iniziò la sua prolifica attività. Qui Colin Fournier a Graz, in Austria. sono esposti i motori delle “rosse”, vero feticcio per gli amanti dall’alta velocità; Nelle immagini sempre nello stesso edificio è possibile visitare le stanze dove l’imprenditorepiccole, il Museo pilota-ingegnere visse. La parte più moderna, invece, è il padiglione avveniristico Enzo Ferrari di firmato da Kaplicky e dall’assistente e co-progettista Andrea Morgante, che me Modena ha disegnato gli interni. L’edificio moderno sembra abbracciare la struttura antica: due stili contrastanti, ma uniti dalla storia. Sotto la sua cupola si trovano i migliori modelli d’auto d’epoca, e ogni mezzora 19 proiettori narrano la storia dei 90 anni del fondatore. L’edificio è celebre anche per essere stato progettato secondo canoni di sostenibilità; l’energia necessaria infatti viene prodotta da impianti fotovoltaici e geotermici, mentre un design intelligente permette sia l’illuminazione che la ventilazione naturale, riducendo al minimo i consumi. Un servizio navetta attivo ogni 45 minuti porta verso il Museo Ferrari di Maranello dove la storia del Cavallino continua, fino ai giorni nostri...
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A cura di Marco Cresci
Londra > Il glitch-pop che spopola nel web Il ventiduenne Ben Khan ha da poco pubblicato il suo secondo e.p. 1000, in cui atmosfere elettroniche si fondono perfettamente con la sua morbida voce quasi soul, a dimostrazione che oltre ad essere un musicista di talento possiede anche delle doti vocali notevoli. Nelle sue canzoni ritmi orecchiabili vengono spezzati da interventi meccanici irregolari, creando il suono tagliente ma di facile ascolto che lo ha reso un idolo nella blogosfera; non è un caso che la sua unica data italiana, tenutasi recentemente a Milano, sia andata sold-out proprio grazie al passaparola del web. Internet è pieno della tua musica
percezione della musica è cambiata totalmente: volevo diventare come uno dei miei eroi.
ma di te non si sa praticamente nulla. Come nasci artisticamente? Ho composto la mia prima canzone a 12 anni ed ho iniziato a produrre musica con il mio computer a 15: lì ho capito che questa sarebbe stata la mia strada pro-
Brighton > Usare in caso di necessità è uscito lo scorso 8 aprile il nuovo libro di Nick Cave. ll volume, dal titolo “The sick bag song” (‘La canzone del sacchetto per il vomito’) è composto da testi, appunti, disegni e liriche che Cave ha scritto a mano, durante il tour americano del 2014, sopra ai sacchetti messi a disposizione durante i voli per non causare spiacevoli danni quando si è colpiti dal “mal d’aria”. Tutto è cominciato da una serie di appunti e scarabocchi fatti sui sacchetti di varie linee aeree che si sono trasformati in un lungo poema che esplora le fonti dell’ispirazione, dell’amore e il loro significato più profondo. Oltre alla versione standard del libro è stata prodotta una limited edition che include una vera sick bag personalizzata da Nick Cave, due dischi in vinile che contengono l’audiobook, un libro in edizione limitata e la versione standard del volume; la tiratura è di 220 esemplari venduti per 1.124$ ciascuno.
LOST RIVER L’anima indie e perduta di Gosling Lost River
è il titolo del primo lungometraggio diretto da Ryan Gosling; l’attore ha chiamato il musicista Johnny Jewel, membro di band quali Chromatics, Glass Candy e Simmetria, per scriverne la colonna sonora. “Quando Ryan mi ha inviato il copione del film ho avvertito subito una forte sensazione: musicalmente doveva suonare come sommerso in un mix di acqua e metallo” ha dichiarato Jewel; e a giudicare dalle critiche controverse ricevute, il film così come la sua musica saranno grotteschi e surreali •
Banbury Tutta colpa di Saturno L’omonimo album di debutto dei Django Django uscito nel gennaio 2012 fu profuso da tutti con lode e si meritò una nomination ai Mercury Music Prize. Il prossimo 5 maggio uscirà l’atteso erede Born Under Saturn, un album che si preannuncia più maturo poiché carico di un’esperienza e di una fiducia acquisite in due anni di tour che ha spinto la band oltre le loro radici DIY; nel disco ci sarà tutta l’immaginazione del debutto ma distribuita su una tela molto più grande •
fessionale. All’inizio non avevo le idee chiare ma sapevo che non avrei mai voluto stare dietro ad una scrivania, la musica è sempre stata la mia vera passione. Ricordo che a 9 anni ho iniziato ad ascoltare Michael Jackson e la mia
Los Angeles > Le inaspettate sinergie del rock Un album registrato in due settimane per rendere il suono fresco e spontaneo come quello di un debutto è quello che si sono prefissati gli inglesi Franz Ferdinand e i losangelini Sparks, due band di culto della scena indie. FFS è il nome di questo progetto nato dopo che le band si sono conosciute al Coachella 2014,
Le tue canzoni hanno strutture piuttosto complesse nonostante il risultato sia molto catchy, come nascono? Non ho uno schema ben preciso, ma ciò che più influenza la mia musica è il cinema: ho una passione per il genere sci-fi, il mio film preferito è Blade Runner e adoro mettere su un film, sedermi e farmi rapire totalmente dalla immagini; le emozioni che ricevo e le immagini che si formano a loro volta nella mia mente creano il mood che successivamente convergo nelle mie canzoni. Mi piace creare uno stato mentale con la mia musica.
dimostrandosi stima reciproca. “Se ci fosse un incidente ferroviario tra Franz Ferdinand e Sparks, il relitto suonerebbe esattamente così” ha dichiarato il chitarrista degli Sparks al settimanale britannico NME parlando del suono dell’album. L’album uscirà il prossimo 9 giugno mentre il tour mondiale debutterà il 7 luglio a Genova all’Arena del Mare presso il Porto Antico.
Si intitolerà Maria Antonietta loves Chewingum e conterrà alcuni dei brani dell’ultimo album della cantautrice Sassi
Pesaro Gomme da masticare al gusto pop
trasformati dall’amore che la lega ai Chewingum, band al suo fianco nello scorso tour. “Mi sembrava davvero di cantarle per la prima volta. E tante persone che passavano ai concerti alla fine mi chiedevano: ‘Ma dove li trovo questi brani?’ Io rispondevo che esistevano solo lì, nell’aria, solo per quei pochi minuti e se volevi riascoltarli dovevi tornare al concerto. E così abbiamo deciso di registrarli e di far vedere loro la luce” • Atlanta Prendi i gioielli e scappa Con l’album Run The Jewels 2, El-P e Kil-
ler Mike hanno finalmente ottenuto il successo meritato; l’album ha occupato praticamente tutte le top 5 delle classifiche per il miglior disco del 2014. I Run The Jewels rappresentano al meglio ciò che significa fare rap oggi; basi a metà strada tra l’elettronica e il suono organico, rime taglienti e ritmo da togliere il fiato, con tematiche non sempre impegnate; una sorta di stravolgimento del rap old-school. La band sarà finalmente in Italia dal vivo a settembre, il 2 a Milano ed il 3 a Bologna •
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Intervista di Francesco Mascolo
Londra. Dopo quel capolavoro di Once I Was an Eagle, Laura Marling si è presa una bella pausa, una crisi esistenziale in incognito a zonzo per gli States alla ricerca di nuovi stimoli. Il risultato è Short Movie, quinto album autoprodotto che espande la sua matura concezione folk: il senso di un lungo viaggio con i suoi suggestivi scenari di quiete; sullo sfondo sfide e paure delle metropoli. La giovane cantautrice inglese ci racconta la sua avventura: tra animali totemici, Los Angeles, la natura selvaggia e le suggestioni di Jodorowsky.
Ma nel disco c’è qualcosa che riporta alle memorie di Los Angeles? Quali sono i luoghi che ti hanno più ispirata?
Ti abbiamo lasciata nei panni di un’aquila, che animale è oggi Laura Marling?
Credo di voler tenere l’aquila! Se vogliamo rimanere in tema totemico, il cavallo sembra ritornare spesso in questo Short Movie, a partire dall’iniziale Warrior - «I’m just a horse with no name» - fino al singolo animato nel videoclip della title track diretto da Art & Graft...
La corrispondenza animale è sempre stata molto evidente nel mio percorso artistico, vi sono molto legata. Il cavallo è una creatura affascinante, mistica e indomabile e rappresenta bene la mia esperienza degli ultimi anni.
Short Movie: il ritorno di Laura Marling, la sacerdotessa del folk desertico on the road
Esperienza che ti ha portato a lasciarti tutto alle spalle e partire per una nuova avventura. Qual è il vero significato di Short Movie?
È un titolo che rispecchia il periodo trascorso negli States: il buttarsi in una nuova avventura, instaurare rapporti da zero con persone differenti. Sapevo di vivere un piccola parentesi della mia vita, di dover tornare... quel tempo è arrivato, e oggi a Londra mi sento in realtà quella di prima.
talento indomabile
A dire il vero Los Angeles in sé non è stata particolarmente ispiratrice. Voglio dire, è una città bellissima, ho incontrato delle persone straordinarie, ma la cosa che più mi ha affascinato è stata la sua vicinanza al selvaggio: foreste e deserti, montagne e poi il mare. Ecco, se devo essere sincera la maggiore ispirazione è stata il sentirmi aliena in quella città. I singoli Short Movie e False Hope hanno anticipato alcune sonorità elettriche che fanno incursione nel tuo nuovo disco, da dove arriva questa spinta inedita?
Credo di aver abbracciato tutte le sfumature possibili con la mia chitarra acustica. Al momento mi trovo più a mio agio con sonorità elettriche: è così che ho sentito i nuovi pezzi, un pretesto anche per movimentare un po’ le cose, smuoverle dalla noia. Certo, le vecchie sonorità non sono state abbandonate, convivono intonate su questo nuovo umore. Tra i brani che mi hanno colpito spicca Gurdjieff’s Daughters, ti va di parlarne?
Quel brano ha preso vita dalla lettura della biografia di Alejandro Jodorowsky, che in realtà mi ha accompagnato per tutto quel periodo, e in particolare dal racconto del suo bizzarro incontro con la figlia del metafisico Gurdjieff. E infine, a proposito dell’acquerello di copertina: cosa raffigura?
È un semplice schizzo che ho fatto al Parco nazionale del Joshua Tree. A riguardarlo oggi mi fa sorridere, lo trovo un po’ infantile! Mi piace però, penso rifletta molto come mi sentivo a Los Angeles: come una bambina. Eh sì, perché Laura Marling oggi è una donna - ‘I’m a woman now, can you believe?’ - non più una ragazza con la chitarra, e Short Movie ne è l’ennesima dimostrazione.
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A cura di Marco Cresci
THE ESSENTIAL
GIG LIST •
PUBLIC SERVICE BRODCASTING 12/05 Salumeria della Musica, Milano 13/05 Teatro Quirinetta, Roma 14/05 Spazio Alfieri, Firenze 16/05 Spazio211, Torino THE INDEPENDENT HEROES Modest Mouse Strangers to Ourselves (Epic)
THE CRAZY LADY Du Blonde Welcome Back to Milk (Mute)
Un album travagliato con una gestazione lunga otto anni; le aspettative erano alte ma le acque sicure in cui sguazza questo progetto ci lasciano un po’ di amarezza in bocca. Il songwriting resta sempre sospeso tra storytelling e pop con immancabili episodi spensierati e catchy quali Lampshades on Fire e The Ground Walks, mentre arrangiamenti a tratti più complessi si fanno strada nella distorta Wicked Campaignee o nell’elettronica confusa di Pistol. Un buon album dei Modest Mouse ma privo di guizzi.
Questo album incorpora tutto: pop, grunge, rock, heavy metal, soul, gospel, brit pop e lo centrifuga attraverso il particolare ed estroso gusto di Du Blonde, fino a ieri conosciuta come la cantautrice Beth Jeans Hugton. Du Blonde si mette a nudo sin dalla cover in questo album ambizioso, avventuroso e duro che non lascia margini, o si ama o si odia; ma chi non riuscirà a coglierne l’ironia avrà solo da perderci. In lei ha creduto anche Samuel T Herring dei Future Island con cui duetta in Mind is On my Mind.
Influenced by: David Byrne, The Beatles Best Songs: Lampshades on Fire, The Ground Walks Score: 6
Influenced by: Hole, Yeah Yeah Yeahs Best Songs: Black Flag, Raw Honey, Chips to go Score: 7
SBTRKT 15/05 Ex Cartiera Latina, Roma APPARAT 16/05 Maxxi, Ex Cartiera Latina, Roma MIKA P. HINSON 20/05 Bronso, Madonna dell’Albero (RA) 21/05 Biko, Milano 22/05 Chiesa Evangelica, Roma 23/05 Teatro Puccini, Firenze 24/05 Terrazzo Lombroso, Torino TOBIA JESSO JR. 22/05 Biko, Milano 23/05 Teatro Quirinetta, Roma MEW (nell’immagine sotto) 27/05 Magazzini Generali, Milano CARIBOU 28/05 Circolo Magnolia, Segrate (MI) FOXYGEN 28/05 Tunnel, Milano
THE TROUBLEMAKERS Drenge Undertow (Pias) è difficile dimenticare i 38 minuti incendiari dell’omonimo debutto degli inglesi Drenge che infiammò tutto il 2013, ma riuscirà senza dubbi nell’impresa. I due fratelli di Castletown hanno smesso di sparare canzoni-proiettile per sopravvivere alla noia della campagna inglese creando un album meno impulsivo, ma più consapevole e determinato, che li ha portati ad ampliare le sfumature con un suono più moody e viscerale, che quando colpisce fa sempre tanto male. Influenced by: Nirvana, The Stooges Best Songs: We Can Do What We Want, Favourite Son Score: 8
VERDENA 05/06 Meeting al Mare, M. di Camerota (SA) 06/06 Mamamia, Senigallia (AN) 12/06 Estathè Market Sound, Milano 13/06 Sherwood, Padova
THE SUPERSTAR RECORD Mumford and Sons Wilder Mind (Universal)
THE DANCE ALBUM Shamir Ratchet (XL Recordings)
Il terzo album dei Mumford and Sons è qualcosa che non ti aspetti, se vi rincuoravano il banjo ed i coretti sing-a-long in questo Wilder Mind non li troverete. La band di Londra ha fretta di crescere e sogna gli stadi con riverberi di chitarra, ritornelli maestosi e tastiere, inseguendo il desiderio di levarsi di dosso il titolo di paladini del folk britannico, ormai imitato da chiunque. Wilder Mind è un disco perfetto per viaggio notturno on the road alla scoperta dell’America con Bruce Springsteen al volante.
Ventenne di Las Vegas, Shamir è sicuramente la scoperta più entusiasmante del 2015 ad oggi. Le sue canzoni sono irresistibili e fanno muovere facilmente i piedi grazie a sonorità da club che attingono dagli anni ‘80 e ‘90 ma con un forte twist contemporaneo e con dei testi sagaci che rendono il tutto più accattivante. Irriverente, timido e contemporaneamente sfacciato, Shamir è un artista pop in technicolor che farà breccia nei cuori e nei dancefloor.
Influenced by: Coldplay, Bruce Springsteen Best Songs: The Wolf, Just Smoke Score: 6 ½
Influenced by: Tom Tom Club, Le Tigre Best Songs: On The Regular, Hot Mess, Youth Score: 8 ½
Villa Aperta Festival ai Giardini di Villa Medici, Roma 04/06 Miss Kittin (dj set) + Nicolas Godin from Air (live), 05/06 Cassius (dj set), Torb (live) 06/06 Tony Allen, Francoise & The Atlas Mountains, Para One (dj set) Terraforma Experimental And Sustainable Music Festival 12-13-14/06 Villa Arconati, Bollate (MI) Charles Cohen, Robert Lippok, Donato Dozzy & Nuel Play Aquaplano, Mark Ernestus, Hamid Drake, Rabih Beaini, Senyawa, Keith Fullerton Whitman, Convextion, Marco Shuttle, Bochum Welt, Itinerant Dubs, Gea Brown, 291out e altri tba.
THE HIP HOP HERO Kendrik Lamar To Pimp a Butterfly (Interscope Records) In molti gridarono al miracolo quando uscì Good Kid, M.A.A.D. City debutto di Kendrick Lamar e per questo l’aspettativa per il suo successore era altissima. Con To Pimp a Butterfly, il rapper di Compton riesce nell’impresa ed alza il tiro grazie alla musicalità delle sue canzoni che lo alienano dalla massa. Questo è un disco che vuole rivoluzionare l’hip-hop sotto tutti gli aspetti, sia musicali, mescolando jazz, funk e chitarre, che culturali, tanto è forte il desiderio di rivalsa che aleggia in tutto il lavoro. Influenced by: Prince, Isley Brothers Best Songs: Complexion, These walls Score: 7
15 yEars oF dEsIGn By sUpErstUdIo
marcel Wanders for lG hausys
The Milan Design Week’s top event great brands and innovative proposals in an international environment
OPEN YOUR MIND! A NEW PROJECT FOR MILAN DESIGN WEEK 2015 14-19 APRIL 2015 AT SUPERSTUDIO EXHIBITORS 3 ItalIa | aIsIn | asahI Glass Company (aGC) | BEaU&BIEn | FIdEnza VIllaGE | FormEr | GIopaGanI CoUtUrE | hyUndaI Card | hyUndaI motor Company | IVanKa | IzaBEla Boloz | Jan Kath | lG haUsys | matErIal ConnEXIon ItalIa | ornamEnta | pIEtro traVaGlInI dEsIGn | rasorI9 | rEd star maCallInE | tIpart | VItamIn dEsIGn SELECTED OBJECTS BIomEGa | B2U / mIllEnoVECEnto89 | ChICCo | CozÌ stUdIo | daVIdE radaEllI dEsIGn stUdIo | dIGItal haBIts | dI-sEGno+ | dsIGnEdBy | GIo.CaVallaro dEsIGn | Grado FUrnItUrE dEsIGn | IpErdImEnsIonE | ItalyIIC / thE ContaCt storE | JEns ottEn prodUKtdEsIGn | lEttEra G | pEGa d&E | pIsCInE dEsJoyaUX | sIKKEns | taC dEsIGn SUPERTEXTILE aCrylIC CoUtUrE | artE-Fatto | ChrIstIan FIsChBaChEr | EdElGrUnd | lIsa CortI | manUEl CanoVas | soFarsonEar KI.D.S. BlUE monKEys dIstrIBUtIon | ECo and yoU | FlaVIo lUCChInI art | nIdI | stUdIo dEllE alpI | UndUEtrEstElla dEsIGn WEEK ART-DESIGN EXHIBIT ImaGInatIon: danIElE papUlI, dIlmos, FlaVIo lUCChInI, hand artIs FaBrICa, mamadorÈ-EXposItorE, pIazzadIspaGna9, slIdEart, taCloBan prEVaIls, tUrEllI stUdIo | IslamopolItan (an InItIatIVE oF shUrooq) | tErzo paradIso By mIChElanGElo pIstolEtto THANKS to asUs superstudio più, via tortona 27, 20144 milan - superstudio 13, via Forcella 13 and via Bugatti 9, 20144 milan ph +39 02 422501 - info@superstudiogroup.com - online registration: www.superstudioevents.com www.superstudiogroup.com
Intervista Diana Barbetta Immagini © Rankin Photography Ltd
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L’editoria raccontata da chi ha convertito in mestiere l’arte di saper comunicare per immagini.
Londra. L’editoria di moda dagli anni Novanta ad oggi è costellata da grandi magazine diversi per ambito di ricerca e intento, ma unificati dalla medesima visione estetica. Dal mensile Dazed & Confused al trimestrale RANK, da AnOther Magazine a Hunger. L’occhio di chi osserva il contemporaneo è quello del fotografo e regista Rankin, che ha di recente pubblicato BIFA x Rankin, un libro che celebra il suo rapporto con i British Independent Film Awards.
Rankin: l’o
Penso sia abbastanza buono. Ci sono molti film che sono stati fatti con budget diversi. Si può sempre far meglio, ma è già positivo che i film vengano prodotti e che la gente lavori. Per te i soggetti più difficili da fotografare sono gli attori perché abituati a indossare una maschera. Ma non trovi che lo facciano un po’ tutti? Ho sempre amato la citazione di James Cagney (l’attore del leggendario film Nemico Pubblico del 1931, NdR) - «Fissa l’attore che hai di fronte nell’occhio più vicino alla macchina da presa, e dì la verità!»
Democratizzare l’immagine, è questo il tuo interesse. Dalla fotografia al cinema l’oper le immagini fotografiche o per uno spot pubblicitario. biettivo rimane identico? Si, mi interessa cosa possiaNel 2011 hai fondato la Rankin Film Productions, ma immagino che la tua mo imparare gli uni dagli altri passione per il cinema sia anteriore. Come e quando nasce? come esseri umani, che si tratti Nacque intorno al 1973, quando mio padre mi portò a vedere “La stangata”. di foto o altro. A volte anche Fu un’esperienza incredibile, mi ricordo che uscii dal cinema e pensai “Wow. solo far sorridere qualcuno per Voglio vedere altre cose del genere”. All’epoca avevo otto anni. un momento è abbastanza, ma ovviamente voglio anche La collaborazione con i British Independent Film Awards ha generato una che quello che faccio provochi grande attenzione per la cinematografia britannica indipendente. Qual è dei sentimenti nelle persone, lo stato di salute delle produzioni made in England? questo vale sia per i film che
Da Dazed & Confused a Rank, da AnOther a Hunger. Il tuo percorso nell’editoria di moda si è sempre evoluto nel tempo. Qual è la caratteristica costante? Penso che la cosa più importante sia la mia curiosità, sono affascinato dalla persone e da quello che generano. Per questo non faccio altro che tornare all’editoria, perché è il mio modo di ritrarre le persone, di scoprire chi sono
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onestà dell’immagine e cosa fanno - e condividere questa scoperta con il resto del mondo. Cosa dovrebbe trasmettere una rivista di moda? Onestà - la gente è intelligente, quindi anche quando crei una fantasia dev’esserci onestà alla radice, oppure non ha alcun senso. Inoltre sono davvero convinto che quando si guarda una rivista ogni pagina dovrebbe rappresentare una sorpresa, dare stimolo, emozione. Questo è quello che cerco di fare.
Quale credi che sia il futuro dell’editoria di moda? Molte persone si esprimono a riguardo – è noioso, non sarebbe possibile semplicemente divertirsi nel creare le cose? Finchè la gente avrà voglia di acquistare libri e riviste io continuerò a farli. < BIFA x Rankin è una celebrazione del rapporto tra i British Independent Film Awards e Rankin, collaborazione iniziata nel 2007. Il volume documenta il legame attraverso una serie di ritratti che immortalano registi, attori e produttori britannici. è distribuito da Marzo 2015 a livello internazionale da Boutique Mags, e nelle più riconosciute librerie.
Dietro a una rivista si cela una complessità di segni, si decodificano canoni estetici e additittura etici. Sei d’accordo? L’etica per me è qualcosa per cui devi lottare, per te stesso e nella vita. Vedo un sacco di persone con grandi principi etici non combinare nulla di concreto, perché aspettano che qualcun altro dia loro i soldi per farlo. Io mi guadagno da solo il mio denaro in modo da poter creare quello che desidero.
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“Shadow”, della designer Helen Rosset, dalla mostra “The Animal Party” a cura di HEAD Genève al Fuorisalone. Ph. Dylan Perrenoud
Rubriche a cura di Marco Magalini
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Middelfart, Danimarca > La “lingua” si rifà il look Noto per le sue incredibili opere architettoniche e creazioni mitiche, Arne Jacobsen è uno dei più famosi e apprezzati designer danesi della sua generazione. Con le sue idee, il designer ha segnato il mondo del design internazionale per sempre, soprattutto con la sua sedia Tongue, il cui progetto risale al 1955. La seduta era uscita dal mercato ma ora, grazie all’azienda danese Howe, torna in scena con una seconda vita. La sedia si veste, nella sua nuova foggia, in nuovi colori e materiali natu-
rali, pur rimanendo fedele al disegno originale di Jacobsen. Nel processo di rinnovamento, l’azienda ha fatto davvero tutto il possibile per recuperare al meglio questa deliziosa seduta, introducendo ad esempio l’impiallacciatura certificata FSC, il telaio chrome3, la numerazione unica della cornice e un packaging esperienziale davvero unico. La ‘Tongue’ viene infatti consegnata in una scatola decorata con un motivo disegnato da Arne Jacobsen stesso e, nel box, il cliente trova anche un libro che racconta la storia di Arne Jacobsen e della sua Tongue.
piccole piastrelle sulle quali vengono illustrate delle vicende della tradizione narrativa olandese. Il vecchio stile di queste miniature risale al sedicesimo secolo ed è grazie all’artista visivo Marga van Oers (1986) che arrivano anche ai giorni nostri: da vecchie piastrelle dismesse a design sui generis, con collage unici, dettagliatissimi e divertenti. Ogni StoryTile, realizzata completamente in Olanda, viene cotta alla vecchia maniera. Tra le new entry “StoryWood”, una mini collezione fatta di legno sostenibile.
Selezionate da Tommaso Valisi
Louise Roe è un’azienda di interior design fondata nel 2010, che si muove attorno ad una cornice creativa composta da cinque credenze fondamentali, che si riflettono nella progettazione: urban, moods, graphic, expressions, a story to tell. Negli oggetti del brand il desiderio di far rivivere il design danese, arricchito da un tocco architetturale, utilizzando le linee grafiche delle città che ci circondano come fossero la cornice per l’ispirazione. L’ambizione è quella di ripensare il design degli interni come un concetto di semplicità
e allo stesso tempo avere una personalità e una storia da raccontare. La nuova collezione profuma di primavera, tradotta nei primi raggi di sole che colpiscono la cittadina invernale, risvegliando i cinque sensi. Un rosa morbido, del verde scuro e un blu accattivante, la tavolozza dei colori si ispira al cambiamento stagionale e alle intense sfumature del cielo di primavera. Bottoni in metallo qua e là rimangono come sospesi nel vuoto e sottolineano le linee architettoniche della collezione.
Amsterdam > Storie su ceramica Le StoryTiles sono delle
CINQUE ICONE SENZA TEMPO.
Copenhagen, Danimarca > Necessario scandinavo
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Design: Philippe Starck Anno di produz.: 2001
Design: Valerio Berruti Anno di produz.: 2013
Design: David Wahl Anno di produz.: 2014
Design: Karim Rashid Anno di produz.: 2001
Design: Frank Gehry Anno di produz.: 1992
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Michael Ben Anastassiades Medansky
dalla soleggiata Scottsdale, in Arizona, un artigiano ultracontemporaneo innamorato del suo mezzo d’espressione: la ceramica. Londra. Dopo aver studiato arte a Chicago, ha lavorato con molti designer famosi come Peter Shire, Kelly Agnello, Anthony Pearson, Haas Brothers e Shio Kusaka. Le sue opere sono di una apparente semplicità estrema, con il materiale che viene spesso lasciato grezzo, ma stanno avendo un grande successo in tutto il mondo. Nell’estate del 2012 è stato creato il suo marchio, Ben Medansky Ceramics e, da allora, Ben ha tracciato la sua versione del sogno Californiano, pur rimanendo fedele alle radici del-
la sua terra. La sua ‘ricetta’ della ceramica perfetta è semplice: qualche chilo di argilla, un estrusore, una ruota, strumenti di base, un team ambizioso, e una vision precisa per ogni singolo oggetto. Da questa semplice pratica, Ben crea ricercate merci funzionali e oggetti d’arte che sono meditazioni minimaliste sorrette da strutture architettoniche e processi industriali. Con uno studio nel centro di Los Angeles, un rifugio collinare a Silverlake, una squadra in crescita e le idee infinite come il sole della California, il sogno è vivo, cresce e viene costantemente plasmato con l’argilla •
l’eclettico designer anglo-cipriota esplora le potenzialità dello spazio mettendo d’accordo ironia e minimalismo. Londra. Sempre in bilico tra arte e design, le creazioni di Anastassiades rivelano una estetica talmente essenziale da apparire ad uno sguardo distratto quasi banale, salvo poi rivelare una esplosione di vitalità inaspettata. Nella sua carriera ha disegnato prodotti sia in autoproduzione - dal 2007, con la società Michael Anastassiades Ltd, una collezione di oggetti di illuminazione, mobili, gioielli, e da tavolo - che per aziende leader del settore come Flos, Lobmeyr e Svenskt Tenn e la galleria milanese Nilufar. Attraverso le sue collezioni, il designer cipriota con sede a Londra, laureato presso il Royal College of Art, è stato in grado di rinnovare il vocabolario delle stile Art Deco grazie ad oggetti dall’aspetto industriale ma con un’ani-
ma squisitamente artistica. Pure e minimaliste, ma sensuali grazie ai materiali che utilizza, le creazioni di Michel Anastassiades sono apprezzate in tutto il mondo. C’è grande attesa per le nuove lampade disegnate per Flos, che vengono presentate durante la Milan Design Week in occasione di Euroluce, e per gli oggetti pensati per Puiforcat, azienda francese specializzata nell’oggettistica per la tavola, per la quale firmerà una collezione di complementi d’arredo di lusso. La filosofia del suo lavoro? La continua ricerca di eclettismo, individualità, e le qualità senza tempo del progetto •
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Testo di Marco Magalini
memphis sta bene con tutto
Vero e proprio spartiacque culturale, scintilla liberatoria che ha aperto la pista alle più spericolate tra le sperimentazioni, la nuova ondata di progetti che celebrano il collettivo milanese si rivela fonte di ispirazione per la generazione di millennials, in grado di recuperarne leggerezza e stravaganze: e forse è il caso di prenderli maledettamente sul serio. (1)
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Milano. Colori selvaggi, pattern folli e forme esagerate: è il grande ritorno di Memphis, un movimento di design che non solo ha rivoluzionato l’architettura negli Anni Ottanta, ma ha influenzato in maniera strutturale anche molti creatori di moda contemporanei. Nel 1981, assieme a Hollein, Branzi, de Lucchi e altri nomi di spicco, mentali”, è l’emozione che viene prima della funEttore Sottsass ha fondato zione. Una ribellione contro il buongusto dello Memphis, un movimento status-quo, combattuta con armi inedite: colori artistico rivoluzionario che riottosi, modelli bold, superfici audaci e geomeintendeva anteporre l’estetrie volutamente esagerate. Il nome, ‘Memphis’, tica alla funzionalità, donare è stato ispirato dal famoso brano di Bob Dylan agli oggetti uno “spessore simbolico, emotivo e rituaStuck Inside of Mobile with the Memphis Blues le”. Il principio alla base di Again ma per molti designer di tutto il mondo, oggetti “assurdi e monuMemphis significa anzitutto una cosa: ispirazione. Ed ecco che il Memphis sta vivendo una seconda vita, spuntando ovunque tutto ad un tratto: arredi, grafica e moda. Certo, di ispirazione si tratta. Diciamo che i designer di oggi hanno ben
capito che la condizione per fare questo è trovare un nuovo compromesso tra estetica e qualità e stanno quindi, da un lato canalizzando l’esuberanza del movimento e dall’altro scegliendo una gamma di materiali più robusti e seducenti. Nell’arredo, ad esempio, le materie plastiche sintetiche e i laminati del periodo lasciano il posto a materiali più preziosi come il rame, il marmo e l’alluminio. Ma basta parlare di architettura, torniamo alla moda. Motivi e forme Memphis sono serviti da ispirazione per molti celebri stilisti. Dior e Prada sono stati in prima fila nell’omaggiare i pattern stravaganti di quella Milano. O Alessandra Facchinetti per Tod’s, che rivisita l’esetica artsy di un segno grafico, geometrico e puro,
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da poco Lorry Dudley ha messo online la piattaforma the Modern Archive, nella quale si trovano pezzi di Peter Shire e Michele de Lucchi. Lunga vita quindi al Memphis e ai suoi ideali postmodernisti, che hanno avuto il coraggio di sfidare la fede nel progresso lineare e in un futuro migliore che era tipica del modernismo. Un movimento che ha messo sempre al primo posto l’ideale di libertà d’espressione: non c’era bisogno di discutere sulla sovrastruttura di forma. Passato e presente, parodia e concettualismo, una pacifica convivenza di opposti che rende quegli Anni Ottanta contemporanei come non mai.
ispirato al lavoro di Ettore Sottsass. O pensiamo alla dichiarata passione di MSGM per il movimento e per tutto ciò che è colorato, simbolico ed emotivo, fonte primaria di ispirazione per la nuova campagna pubblicitaria per la primavera estate 2015. Ma ora, cosa rimane di quel Memphis originale? Il movimento si disintegrò sul finire degli Anni Ottanta, ma alcuni dei membri fondatori sono ancora sotto i riflettori. Negli ultimi anni ad esempio, a New York e Milano sono state organizzate diverse retrospettive, che hanno attirato un vasto pubblico, e
1. Uno dei pattern dal volume Don’t take these drawings seriously 1981-87 edito da powerHouse Books: la prima e definitiva raccolta di tutti i disegni inediti di Nathalie Du Pasquier. 320pp., € 58. powerhousebooks.com 2. L’armadio Casablanca di Ettore Sottsass (1980) è tra i cento capolavori esposti a Milano, in occasione del Salone del Mobile, a Palazzo Mezzanotte in Piazza Affari. Museo Del Design 1880-1980. A Century of Fine Arts. 14/17 Aprile. 3. La poltrona Bel Air dI Peter Shire (1982) e la lampada da tavolo Tahiti di Sottsass (1981): sono tra i protagonisti della mostra Postmodernism 1980-1995 al Design Museum di Helsinki. Fino al 17 Maggio. designmuseum.fi 4. L’AI 2015 di Prada reintepreta l’ironia e i contrasti cromatici di Sottsass & Co. in un mix che centrifuga i pastelli soft e la forza gelida della stampa 3D. 5. Dalla serie Neo Laminati, la seduta No.34 della designer americana Kelly Behun. kellybehun.com 6. Anche la collezione SS15 di & Other Stories recupera i grafismi Memphis. stories.com 7. Super pop la campagna SS15 di MSGM scattata da Ben Toms su styling di Robbie Spencer.
Intervista di Marco Magalini
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Le assonanze pop di Giulio Iacchetti il designer cremonese racconta le ispirazioni dei suoi ultimi progetti e come spesso i vincoli iniziali stimolino la creatività
Milano Giulio Iacchetti, industrial designer, progetta per diversi marchi, tra cui Alessi, Danese, Elica, Foscarini, Globo Ceramiche, Jannelli&Volpi, Hastens, Magis, Meritalia, Moleskine, Pandora design. Da sempre attento all’evoluzione del rapporto tra realtà artigiana e design, nel novembre Ho letto un passaggio della sua riflessione sul con2012 lancia Internoitaliacetto di libertà. Quali sono i limiti alla libertà di un no, la “fabbrica diffusa” designer? fatta di tanti laboratori Mi è stato chiesto di definire il termine “libertà” artigiani con i quali firma per una pubblicazione legata a Foscarini, aziene produce arredi e comda con cui collaboro. Ho affrontato il compito con plementi ispirati al fare e una buona dose di leggerezza e di ironia, ma i al modo di abitare italiani. fondamentali ci sono: potrei riassumere così: libertà è non accettare limiti, ma darsi dei limiti, come dire che credo in un’autoregolazione più che nell’accettazione di imposizioni esterne. Questo vale anche nel progetto: sono convinto che
senza limiti non può esistere. Sono i limiti (dati dal materiale, dalla sua tecnologia di lavorazione, dal tipo di azienda con cui si lavora, dalle richieste del mercato, dai costi suggeriti per rispettare un target price, ecc) che forniscono indicazioni preziose per sviluppare il progetto. Il design nel suo significato più puro è un progetto nato per essere ripetuto in serie. Internoitaliano nasce invece dal fare artigiano lontano dalla ripetitività dell’industria. qual è stata l’esigenza alla base del progetto? Qual è il suo rapporto con l’artigianalità?
Internoitaliano è il nome di una nostra produzione che combina il design con una compagine di eccellenti artigiani italiani. Il rapporto è paritetico in quanto riconosciamo al saper fare artigiano il medesimo peso, nell’economia di generazione del prodotto, espressa dal designer che firma il progetto. Internoitaliano
è la conseguenza del fatto che è ormai consolidato che le grandi tirature non esistono più, perlomeno nel mondo del mobile in legno. Ecco allora che il bisogno di trasformare un apparente limite (i bassi volumi di produzione) si trasforma in una opportunità, ovvero disegnare e realizzare oggetti dove la capacità artigiana viene esaltata da alcuni passaggi che nessuna macchina utensile potrebbe risolvere; dove il materiale utilizzato è genuino; dove il dialogo tra artigiano e progettista vive una stagione nuova, basata sulla comprensione e sul rispetto dei diversi ruoli. Qual è il progetto in cui ha espresso il meglio di sé?
In questo momento lo sgabello Temù per Internoita-
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liano presentato al Salone. In quell’oggetto c’è una buona combinazione di ironia, di innovazione e di eleganza. Viene voglia di provarlo e a dispetto di quello che si potrebbe pensare è sorprendentemente comodo! Quali sono le immagini che la ispirano e come nasce un progetto di design nel suo studio?
La matita è imbattibile in termini di velocità e di resa, almeno nella fase iniziale, a volte parto anche dalla realizzazione di un modello in legno... Ogni progetto ha la sua storia ed un suo modo per raccontarsi...alla fine i mezzi per rappresentare un concept sono tutti buoni e utili nella misura in cui riescono ad aiutarmi a spiegare l’idea ai miei interlocutori. Di recente ha curato la mostra ‘Razione K’, circa il cibo dei soldati al fronte. In che modo un tema così specifico ha incuriosito la sua mente?
Ho scritto nella prefazione del catalogo della mostra “Razione K” che i progetti didatticamente più interessanti li possiamo trovare nel repertorio degli strumenti chirurgici, nelle attrezzature per l’alpinismo professionale, e nelle dotazioni militari. Situazioni estreme dove la salvaguardia della vita è di primaria importanza, ambiti dove la funzione d’uso è pressoché tutto. Non deve sorprendere che questi oggetti, a motivo di questo rigore, sono incondizionatamente belli. Anche le razioni alimentari ad uso militare sono un progetto mirabile in termini di riduzione degli ingombri, di leggerezza, di progetto grafico (minimale).
Sopra, lo skateboard ‘Plasmon’ per Surfer’s Den; sotto, schizzo dei vasi in vetro di Murano per Danese
Al salone presenta dei vasi per Danese realizzati in vetro di murano. Come si è sviluppato questo progetto?
La seguo sui social e mi ha fatto sorridere la sua recente ‘campagna’ contro la cattiva grafica, la non-funzionalità, il non-design, etc. Come è nata? Dopo qualche tempo che la conduce, a quali conclusioni è arrivato?
Nel modo più insolito possibile: Carlotta de Bevilacqua, l’AD di Danese, ha chiesto, non più tardi di venti giorni fa ad una selezione di designer amici della Danese, di disegnare dei vasi che sarebbero stati realizzati a Murano. Le ho consegnato un disegno fatto a mano, che è stato girato al maestro soffiatore ed ora credo che li vedrò per la prima volta nello stand Artemide/Danese in fiera. Ha disegnato uno skate a forma di biscotto, a chi ha pensato in fase di progettazione?
Mi piace incrociare storie e lavorare per assonanze. Lo skate nasce in America e, nella sua forma classica, mi ha sempre fatto pensare alla sagoma dell’italico biscotto dedicato ai bambini. è un atteggiamento pop che ho già adottato con il puff “Bard” (ispirato al dissuasore a forma di panettone tipico di Milano) o con le sagome dei surf presentate l’anno scorso ispirate alla sagoma dello squalo, dell’orca e del delfino... Summit è il nuovo divano che ha disegnato per Casamania. lo definisce un ‘facilitatore di dialoghi’ tra le persone che vi si accomodano. In che senso? Come fare dell’innovazione in un arredo così inflazionato?
Non è strano il fatto che definiamo “mobili” oggetti che fondamentalmente sono “immobili”? Con Summit invece il divano diventa non solo mobile, ma è possibile spezzare la
lavarsi e pulirsi prima di accedere alla vasca da bagno, ndr). Il mio oke considera e rispetta la costruzione tradizionale, ma apporta una piccola miglioria nel disegno del manico che, quando non in uso, si adagia perfettamente sul bordo del secchio integrandosi nel volume tronco-conico...
sua congenita linearità per permettere a due persone, che vi stanno accomodate, di potersi parlare guardandosi negli occhi..di più non dico perché è giusto vederlo e provarlo in anteprima presso lo stand di Casamania in fiera a Rho. Ha disegnato il secchio oke per Hands On Design, realizzato da un artigiano giapponese. Mi incuriosisce questo: come è stato per un designer italiano, lavorare con un artisan straniero?
Esiste un esperanto che permette di parlare con tutti gli artigiani del mondo, è un linguaggio universale che si fonda sul rispetto reciproco delle capacità, sulla conoscenza del materiale che viene utilizzato e delle tecnologie, più o meno basiche, che vengono implementate. L’artigiano giapponese in questione, realizza da sempre gli Oke, che sono dei secchi tradizionali costituiti da un certo numero di doghe in legno, utilizzati per la pulizia personale. (con questi piccoli secchi ci si versa dell’acqua in testa per
Penso che sia un dovere stigmatizzare la poca considerazione che l’Ente Pubblico, nelle sue varie espressioni, dedica al progetto grafico e al design in generale. La sciatteria, un totale disinteresse per la materia e la casualità delle scelte sono in genere i fondamentali dei nostri politici quando si tratta di individuare un logo, scegliere una panchina per l’arredo urbano o organizzare la comunicazione visiva di eventi, ecc ecc. Paradigmatici sono i loghi dei partiti stessi: un’accozzaglia di simboli, colori, scritte che sono un’offesa per gli occhi. Andrò avanti in queste mie sottolineature (noterai che non aggiungo commenti ai miei post) perché l’educazione al progetto inizia marcando le differenze tra ciò che è buono, corretto e originale e ciò che invece suona come un’offesa per un Paese che pone il culto della bellezza tra le sue più importanti risorse.
Nella pagina accanto, il puff ‘Bard’ prodotto da InternoItaliano e il divano ‘Summit’ di Iacchetti per Casamania.
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Vicenza > La nuova mobilità elettrica Askoll, gruppo italiano leader nel settore dei motori per elettrodomestici, entra nel mercato della mobilità sostenibile proponendo i primi due modelli di bicicletta e scooter elettrici made in Italy. I veicoli eco-friendly si fanno promotori di un nuovo concept di mobilità elettrica: una gamma di veicoli dal design minimal ma glamour, caratterizzato dalla cura dei
dettagli – come manopole e sella con cuciture a vista nella bici, illuminazione a led integrata nello scooter – altamente ergonomici, maneggevoli e agili nel traffico. Dove comprarli? A partire dal mese di aprile, vengono aperti nuovi punti vendita in otto città italiane (Vicenza, Verona, Padova, Catania, Cuneo, Torino, Bergamo, Mantova) a cui, in seguito, si accoderanno Pisa, Bologna, Milano, Roma, Lucca, Firenze
Parigi > Questione di skate Lo skateboarding è una pratica urbana che, a dire il vero, solo di recente è diventata popolare. È apparsa nel 1950, progettata da surfisti californiani irriducibili in cerca di onde sulle quali esercitarsi anche in città. Lasciata alle
spalle la ‘rovente passione’, ora è diventata proprio una questione di lifestyle, un mezzo di trasporto che indica un certo modo d’essere. Street culture? Hipster? Chi più ne ha ne metta. Oggetto tanto di moda da solleticare la mente di artisti, designer e creatori di tutto il mondo come Isabel Marant, una dei primi designer ad interessarsi di skateboard. In collaborazione con il marchio Heritage-Paris, ha immaginato 25 tavole in edizione limitata. Ogni pezzo è fatto a mano in Francia, firmato e numerato con il laser. Un dettaglio: le tavole sono decorate, sia sul fronte che sul retro, con la serigrafia esclusiva di Mr Hatman, il piccolo personaggio preferito della designer.
milano L’atelier delle due ruote Sono biciclette di lusso quelle create dalla Sartoria Cicli di Luca Lanzani e Simone Russo. Su un supporto realizzato con le vecchie basi in ghisa delle macchine da cucire Singer e sfruttando tecniche artigianali di alto livello, queste bici sono concepite come un abito su misura. Per avere una ‘bespoke bicycle’ tutto parte come dal sarto, prendendo le misure del cliente: peso, altezza, lunghezza della gamba, distanza dalla scapola al polso • LAS VEGAS Come Steve McQueen
e Lecce. Nota di piacevole praticità: la ricarica è disponibile ovunque in quanto le batterie estraibili sono collegabili a qualsiasi presa domestica. Coming soon, a partire dalla seconda metà del 2016, verrà presentato il nuovo concept di city car elettrica marchiata Askoll.
Quando debuttò, nel 1913, la Cyclone Board Track Racer era una delle moto più evolute e tecnologiche presenti sul mercato. Su una produzione di 600 veicoli, ne sono giunti a noi soltanto sei, tra cui uno veramente speciale: quello appartenuto a Steve McQueen. Il nome dell’ex-proprietario in coda al suo CV l’ha resa ambitissima: lo scorso Marzo è stata messa all’asta da Mecum, a Las Vegas, ed ha infranto ogni record: 775.000 Dollari, offerta tra le più alte registrate per una motocicletta storica •
Palermo > Ride Your Style Un rapporto di profonda intimità tra il ciclista ed il veicolo che inforca, un unicum vincente vissuto in modo quasi viscerale da Luigi Cacciatore e Davide Daddelfio, ciclisti per passione e ora manager di Bambooryist, brand di bici in bambù. Il bambù gode infatti di proprietà chimico-fisiche che lo rendono un materiale ideale per la realizzazione di biciclette in quanto molto elastico ed in grado di assorbire a livelli ottimali tutte le vibrazioni provenienti dalle imperfezioni del lastricato. Linee pure, assenza di fronzoli tecnici e asciuttezza delle forme sono l’obiettivo perseguito. Eleganza urbana alla massima potenza.
TORINO La bici del futuro si chiama Sada Bike. È la prima al mondo senza raggi ed è piegabile. Progettata da Gianluca Sada, la bicicletta ha l’ergonomia di seduta di una citybike con ruote da 26”. Il sistema di piegatura presenta un fulcro centrale intorno al quale ruotano le parti anteriori e posteriori della struttura e permette di chiudere tutto il telaio in modo compatto, con un ingombro simile a quello di un ombrello • Berlino Appesa al gancio Per paura di un furto, per mancanza di un posto
adatto, o semplicemente per un amore che vogliamo tenere sott’occhio, è pratica sempre più diffusa quella di tenere le bici in casa o in ufficio. Ecco che, creato da ciclisti, designer, collezionisti, o tutti e tre in una volta, arriva il gancio multifunzione per la bici di Mikili. Oltre a sorreggerla può diventare una comoda mensola, un vano portaoggetti, o semplicemente un elemento decorativo •
Testi di Daniel C. Marcoccia
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Land Rover Defender Paul Smith Lo stilista britannico regala un IMPULSO di colore all’iconico fuoristrada
Parigi. Per la nuova generazione dell’Espace, Renault decide di mescolare le carte in tavola. L’auto, nata nel 1984 e presto diventata una della monovolume più apprezzate, cambia completamente e presenta ora uno stile innovativo e moderno. Vero crossover di lusso, la nuova Espace ha una linea molto aerodinamica e capace di sprigionare dinamismo ed eleganza. Anche l’abitacolo si rivela particolarmente raffinato e ricercato nelle forme e nella
Londra. È il fuoristrada per eccellenza, ma forse è meglio definirla la regina, considerando anche la sua terra di origine. Nata come auto ideale per i weekend al cottage dei gentleman farmer, la Land Rover Defender è purtroppo destinata a uscire di produzione dopo quasi 70 anni di onorata carriera. Ma prima di salutare i numerosi estimatori sparsi per il mondo e lasciare il posto a una degna erede, si regala una particolare versione speciale firmata dallo stilista Paul Smith. La personalizzazione presenta una livrea della carrozzeria fatta da ben 27 colori differenti, mentre all’in-
scelta dei materiali. High-tech, comfort e benessere sembrano essere le direttive attorno alle quali è stata progettata la vettura. La nuova ammiraglia della casa francese regala sorprendenti emozioni anche durante i viaggi grazie al nuovo sistema Renault Multi-Sense®, un dispositivo che coordina tutte le tecnologie disponibili a bordo per offrire un supplemento di piacere alla guida e di benessere. Non mancano infine le proverbiali qualità del modello in fatto di spazio e funzionalità, con la possibilità di ospitare comodamente fino a sette persone •
terno spiccano i sedili rivestiti in pelle e stoffa, le cuciture a contrasto sulla pelle nera e l’esclusivo orologio marchiato ovviamente Paul Smith. Altro dettaglio che rende ancora più simpatica questa Land Rover è l’ape disegnata a mano sul tetto, a testimonianza della sua vocazione campagnola. Questa esclusiva Defender è al momento un esemplare unico, ma sono state previste 3 versioni in edizione limitata: i modelli Autobiography, Heritage e Adventure •
Renault Nuovo Espace Un design ISPIRATO ALL’AERONAUTICA per il nuovo look Firmato Initiale Paris
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Via S. Mantegazza, 5 > Trasforma la tua casa in showroom Made.com
Via Ventura, 14 > Jean-Luc Mon Amour La designer Danuta Wlodarska di Lodz in Po-
nasce nel 2010 a Londra grazie all’incontro di tre appassionati di design: Ning Li, Chloe Macintosh e Julien Callede, con un unico obiettivo: rendere il design democraticamente accessibile a tutti. Come? Eliminando tutti gli intermediari e collegando i designer ed i produttori direttamente al consumatore finale, arrivando a toccare
Testi di Marco Cresci
il 70% in meno del normale prezzo di mercato. Dopo essere riusciti in questa impresa, Made presenta al FuoriSalone 2015 la sua nuova avventura Unboxed Live, grazie alla qualei le porte di un appartamento milanese arredato con le collezioni Made si apriranno per accogliere i visitatori. Una location insolita dove vedere, toccare e provare gli oggetti d’arredo, ma anche un luogo dove rilassarsi e prendersi una pausa come a casa. Tutto questo al numero 5 di via Laura Solera Mantegazza. Con Unboxed, il giovane brand inglese continua il sentiero di innovazione percorso fino ad ora nel mercato europeo, lanciando il suo nuovo social network: una community online che trasforma le case dei propri clienti in showroom virtuali e mette in relazione gli appassionati di design. made.com/unboxed
lonia ama il lavoro del regista francese Jean-Luc Godard; lo ama a tal punto da conoscere tutti i dettagli e le inquadrature dei suoi film, tanto che la sua attenzione si è soffermata su un tavolino che appare in una scena di Due o tre cose che so di lei del 1967. Questo film è il centro dell’installazione Two or three things all’interno di Ventura Lambrate. Un discorso introspettivo che si concretizza in una serie di fotografie e tavolini in cui la designer reinterpreta sia l’investigazione filosofica del film che la scena specifica in cui questo tavolino compare. Il piano è realizzato con pannelli di impiallacciatura naturale di California Walnut, le cui venature rimandano ad un caffè mescolato vorticosamente, altra citazione al film, mentre il resto Via Tortona, 27 > Che lo show abbia inizio Superdel tavolo è in legno di ciliegio e faggio, dipinto con lacca. Sia il studio Group festeggia 15 anni da protagonista del Design incolore che la forma sono un omaggio all’originale così come le ternazionale inaugurando il nuovo format sue affusolate gambe anni ‘60, ma è il piano con la sue venatuSUPERDESIGN SHOW, progetto evolutivo re a “caffè” a rendere ciascun pezzo unico come le pellicole del che prende il posto e incorpora il successo maestro francese. del “Temporary Museum for New Design”. Un grande contenitore che affronta con rinnovata progettualità le attuali realtà. Da un lato conserva la fascinazione del Temporary Museum affidando ad alcuni brand internazionali il compito di esplorare le ultime frontiere della creatività e raccontarle in percorsi emozionali, che incantano e sorprendono il visitatore come uno show sensoriale; dall’altro si apre sempre di più alla ricerca, allo scouting, alla selezione delle forze creative che sperimentano innovative soluzioni per migliorare la nostra vita. Oltre a tutto questo, mostre tematiche offrono uno spaccato di mondi complementari, ancora non troppo valorizzati e esplorati, come il tessile d’arredo o gli ambienti per i bambini. L’appuntamento è in via Tortona 27, dal 14 al 17 aprile solo per i professionisti, mentre il 18 (ore 10-21) e il 19 (ore 10-18) anche al pubblico dei design-lovers. [M.M.]
a g e n d a
Via Piranesi 4 Vintage Mania Terza edizione per la Milano Vintage Week che dal 16 al 19 aprile occuperà gli spazi dello showroom Riccardo Grassi. Collezionisti, addetti ai lavori e appassionati l’hanno già annotato in agenda perché una full immersion così nel passato - non solo acquistando abbigliamento, accessori, oggetti, arredi, ma anche partecipando agli incontri in programma, come la mostra “I grandi sarti italiani e quell’ineffabile desiderio di bellezza” a cura dell’archivio di A.N.G.E.L.O. – è davvero imperdibile •
Via Ansperto Come a Hollywood In occasione della design week 2015, il distretto cittadino 5VIE ospita la walk of fame di “Milano Design Plaza©”. L’operazione punta a raccogliere le impronte delle mani dei più famosi e importanti protagonisti dell’architettura e della creatività, così come Hollywood fa con le star del cinema. Il Milano Design Plaza© vedrà così la Via Ansperto trasformarsi in una sorta di Design Boulevard meneghina •
Via Crespi Fun & Food La Design Academy di Eindhoven presenta “Eat Shit” la prima mostra curata dal nuovo dipartimento scolastico Food Non Food formato da 18 studenti e dai loro insegnanti. “Eat Shit” è in parte mostra in parte laboratorio aperto al pubblico; qui il curatore del progetto Lucas Mullie presenterà “Infinite Sausage”, in cui una macchina ‘produci-cibo’ fornirà un menù per la cena che potrete godervi con una bevanda nello spazio cortile della mostra. In via Crespi angolo via dei Canzi il divertimento si fonde all’educazione alimentare •
Via Tortona 27 Emozioni sotto zero GC Asahi Glass, azienda leader nella produzione di vetro e materiali hi-tech, debutta alla Milano Design Week, precisamente al Superstudio Più, con l’installazione “Glacier Formation” realizzata grazie alle sue ultime innovazioni: “InfoverreTM” e “GlasceneTM”. Queste, combinate a proiezioni di luci e immagini, creano uno spazio che permette ai visitatori di camminare all’interno di un percorso artistico in vetro che richiama la formazione di un ghiacciaio, percependo le informazioni in cui saranno avvolti come parte dell’ambiente circostante •
MOODBOARD · Urban per G&B
beyond fashion ESPERIENZE QUOTIDIANE OLTRE LA MODA, IN SEI (QUASI SETTE) NON LUOGHI PENSATI PER STIMOLARE LA CREATIVITà E COMPORRE IL PROPRIO IO. Collection: The Grand Budapest Hotel - seguito di Wes Anderson Collection - analizza e trasporta i lettori dietro le quinte del Grand Budapest Hotel con interviste che indagano sulle ispirazioni e sulle fonti del film raccontando aneddoti personali circa la realizzazione e riflessioni sul processo di produzione che dà vita al suo inconfondibile stile. The Wes Anderson Collection: The Grand Budapest Hotel di Matt Zoller Seitz. Abrams Books, 2015 abramsbooks.com
G&B NEGOZIO è un’azienda bresciana nata nel 1981 sotto la guida di Gianni Peroni, ma è nel 2006 con il cambio di sede che avviene la grande svolta che lo porterà a diventare polo attrattivo per tutta la provincia ed oltre. La sede è una villa padronale settecentesca riportata agli antichi splendori; 2000mq che si snodano su due piani, messi in contatto da un avanzato sistema di domotica che regola luci, suoni, video e profumazioni. La boutique, con i suoi sei punti vendita dislocati nel nord Italia, offre una selezione dei più grandi nomi della moda (Valentino, Fendi, Prada, Givenchy, Dior, Céline, Stella McCartney, Saint Laurent, ecc.), puntando su qualità, ricerca delle novità, attenzione per i dettagli e proponendosi come un occhio attento alle nuove tendenze come il mood Patchwork protagonista delle ultime collezioni, in cui il colore contamina e si insinua tra stampe, inserti e volumi.
Bilbao. Arte pop-up L’unico, inconfondibile ed innovativo lavoro di Jeff Koons lo ha reso una delle figure più importanti dell’arte del nostro tempo. Spogliandosi da quell’aura d’inaccessibilità che circonda le opere d’arte contemporanea, le sue creazioni sono immediatamente riconoscibili ed hanno un forte appiglio sul pubblico grazie a tracce riconducibili alle fonti storiche dell’arte, come il surrealismo, la pop art e il dadaismo. Koons ha uno stile unico che consente a concetti contrad-
dittori di coesistere armoniosamente nel suo lavoro. L’opera di Jeff Koons è una dichiarazione di auto-affermazione, i suoi dipinti e sculture ci invitano a riaffermare la nostra individualità e a scavalcare alcuni tabù e convenzioni che ci incasellano, limitando il nostro ruolo nella società. Il Guggenheim Museum di Bilbao lo celebra con un’importante retrospettiva che aprirà al pubblico il prossimo 9 giugno. Jeff Koons: A Retrospective. Guggenheim Bilbao, Spagna 9 Giugno - 27 Settembre 2015 guggenheim-bilbao.es Houston, Texas. Retrò Mania L’ottavo lungometraggio di Wes Anderson, The Grand Budapest Hotel, è come tutti i film del regista un lavoro meticoloso, splendente e visivamente appa-
gante con i suoi set a matrioska che si dischiudono in una storia che descrive in modo visionario ed alternativo l’Europa degli anni ‘30. Il film è l’espressione più completa ad oggi delle varie idiosincrasie tematiche e stilistiche, delle influenze e delle ossessioni del regista americano. Il volume The Wes Anderson
Santa Fe. Pionieri folk I Beirut sono una band messicana che combina elementi del folk dell’Europa dell’Est con la musica pop e indie rock occidentale. Nella loro carriera hanno pubblicato tre album, di cui l’ultimo The Rip Tide risale al 2011. Pur non avendo mai raggiunto la vetta delle classifiche, i Beirut sono diventati un punto di riferimento tra i musicisti di settore e una band di culto per gli estimatori dell’indie-rock. Il loro immaginario riflette la loro musica, ed è un caleidoscopio di culture e colori trascinante come nel video del 2007 Elephant Gun, che inscena una folcloristica festa di paese in studio tra trombe, danze popolari e confetti. La band è attualmente in pausa creativa. G&B NEGOZIO www.gebnegozionline.com Dove trovarlo: • Brescia • Flero, Brescia • Ponte Di Legno, Brescia • Aosta • Courmayeur, Aosta Prossima Apertura: • Torino
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Pagina 43/ 76: Moda. Buongiorno Sognare forse, ma ad occhi aperti. Nove look che prendono in prestito impronta e grafismi delle tenute notturne fotografati da Nicola De Rosa su moda di Ivan Bontchev. Accanto, Alessio indossa cappotto Emporio Armani, tuta intera La Perla Uomo e camicia Costume National.
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Completo Fabio Quaranta, camicia Marni
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Canottiera Calvin Klein Collection, gilet corto La Perla, cappotto Acne Studios
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Cappotto doppio petto Emporio Armani, cappotto Marni, pantalone Lucio Vanotti, sandali Calvin Klein Collection. Nella pagina accanto Cappotto Neil Barrett
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Giacca Marni, cappotto Lucio Vanotti. Nella pagina accanto Vestaglia La Perla, camicia Emporio Armani, pantalone Marni. Cordino: stylistâ&#x20AC;&#x2122; own
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Cappotto e maglione Prada, pantalone Lucio Vanotti, sandali Calvin Klein Collection
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Vestaglia e gilet La Perla, pantalone Z Zegna, vestaglia Caruso. Modello Alessio Pozzi at Elite Milano, grooming Rory Rice at WM Mgmt., assistenti Marta Achini (moda), Mara Costantini (fotografia)
Intervista di Marco Cresci
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Prospettiva post-femminista
Ponytale è una pubblicazione colorata che esplora la femminilità attraverso l’arte, la musica e la moda con riferimenti alla cultura pop, alla girl culture ed alle riottttt fanzines.
Madrid Fresco, sexy e audace, ogni numero di Ponytale è dedicato alle ragazze che sono alla ricerca di se stesse. Per il suo terzo numero Ponytale ha intrapreso una sfida molto importante su come affrontare il mondo contemporaneo dell’estetica femminile, presentando degli ideali fuori dalla percezione tradizionale di bellezza. Le indagini hanno portato ad esaminare lo sport e la cultura del corpo, la vita notturna metropolitana, editoriali di moda ispirati al movimento e alle arti visive in generale. Andrea Ferrer, fondatrice del progetto, ha dialogato con noi. Cosa facevi prima di diventare editor-in-chief di Ponytale?
Prima di iniziare con il progetto di Ponytale ero stylist e art director. Alternavo un lavoro con l’altro… pubblicità, gente famosa o film erano le cose a cui mi dedicavo. Come nasce Ponytale: da una necessità, da una passione, da un bisogno di dover raccontare una realtà... me ne parli?
Ponytale nasce da una necessità, da una passione e dalla rabbia. L’idea di una rivista è nata nel 2009. Avevo voglia di creare un prodotto di tematica erotico-lesbica perché sentivo la necessità di portare un prodotto con queste caratteristiche sul mercato. Alcune ragazze hanno molti problemi a trovare materiale erotico che le rappresenti, per questo pensai “perché no?”. La verità è che la donna ancora vive in un sistema patriarcale, per questo è importante che ci siano pubblicazioni che ci rappresentino. È responsabilità di tutte rendere visibile il nostro ruolo nel mondo dell’arte visuale per fare in modo che la nostra visibilità arrivi al pari di quella del lavoro degli uomini. Ponytale è un prodotto audace, si vede che è fatto da persone coraggiose che non temono di esprimere se stesse, qual è il tuo punto di vista? Attraverso i temi che si propongono per ogni numero,
gli artisti sviluppano il proprio lavoro. Tutti gli artisti invitati hanno la libertà di fare quello che vogliono. La nostra filosofia è rispettare le loro opere e dar loro tutta la libertà possibile. Parlare di femminismo oggi è ancora complicato, cosa intendi per post-femminismo e chi è questa donna globale contemporanea?
Il post-femminismo è apparso come un movimento reazionista ai danni che il femminismo causò negli ultimi decenni del ventesimo secolo. Questa corrente è
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In queste pagine, 14 di Laura Jiménez, dal numero 3 di Ponytale. La serie fotografica ha come soggetto un gruppo di tuffatrici a Madrid e analizza l’estetica femminile contemporanea attraverso il più ampio concetto di movimento corporeo.
nata per il desiderio di riparare quello che più ci rendeva incomode: il disprezzo della brama di bellezza e la belligeranza dei suoi postulati. Più plastico, desideroso di esprimere il diritto al “flirting” come un trionfo invece che come schiavitù, il post-femminismo è più gioioso e negligente. Disposto a difendere il benestare
emozionale, allentando il suo capitale erotico, liberandosi dei disgusti puritani e talvolta definendo battaglie pubbliche senza stridolii. Quando parlo di donna globale, sto parlando di tutte quelle donne che stanno facendo cose incredibili per tutte noi. Anche se so che tutto questo movimento ha un motivo commerciale, penso sia importante che esistano figure come Kim Gordon o, al suo contrario, Beyoncè per svegliare la coscienza di tutte le ragazze anestetizzate dalla
Esso agisce sia come documentario di una specifica attività culturale esaminando l’esperienza diretta delle donne coinvolte, che dei loro corpi che volano nello spazio.
cultura “selfie”. Le giovani ragazze di adesso sono molto conformiste e quello che più le preoccupa è “essere cool”. Chi è la tua icona?
Le icone alle quali mi ispiro sono molto diverse le une dalle altre. Penso che tutte le donne abbiano “un qualcosa”. Non potrei dire che ho solo ho un’icona di riferimento perché sono davvero molte le donne che mi ispirano con il loro lavoro, come Angela McRobbie, Renata Adler, Kim Gordon, Gia Carangi, Jil Abrahamson... Chi è il tuo cantante preferito?
Mariah Carey. Ponytale è un progetto giovane ma sta già lasciando il segno, cosa vedi nel suo futuro? Adesso quello che stiamo pianificando è poter continuare a crescere. Non vogliamo fare nessun piano per il futuro perché sarebbe troppo rischioso e credo che farebbe perdere la propria essenza alla rivista. Vogliamo solo continuare a compiacere i nostri fan e i nostri lettori.
Urban per timberland
Let’s get lost Con il progetto ‘2 Days, 1 Bag, The Road Trip’ Timberland lancia la sua sfida, l’accetti?
Timberland sta per partire con una nuova incredibile avventura in collaborazione con alcuni dei più influenti ‘Mark Makers’ europei che dovranno creare il proprio ‘Road Trip’ equipaggiati con i capi delle nuove collezioni Timberland SS15. ‘Mark Makers: 2 Days, 1 Bag, The Road Trip’, è il nome della nuova sfida lanciata da Timberland che ha deciso di coinvolgere alcuni ambassador, scelti tra sette paesi - Italia, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania, Benelux e Portogallo - e documentarne il viaggio dopo che avranno scelto dove ‘volersi perdere’ indossando capi Timberland e postando live la loro esperienza con l’utilizzo degli hashtag #InMyElement, #2days1bag. Un progetto imprevedibile e curioso dove tutto può succedere: la campagna mostrerà la spontaneità e lo spirito di adattamento che si ottiene vivendo e viaggiando con Timberland, per essere pronti a tutto, dalla libertà dell’outdoor al traffico della città. Un viaggio di due giorni in cui i Mark Makers prescelti avranno a disposizione una bor-
sa della collezione Timberland le cui caratteristiche versatili e funzionali li aiuteranno a rendere più agevole l’esperienza. Il destino giocherà il suo ruolo in quanto i viaggi non sono stati pianificati anzi, agli influencer
è stato chiesto di fare solo una piccola valigia per due giorni e di scegliere la loro meta preferita in cui perdersi. Respirare, pensare, condividere e star bene con se stessi saranno le parole chiave di questa avventura.
A rappresentare l’Italia in questa avventura un’insolita e divertente coppia: l’ex rugbista, cuoco televisivo e personaggio eclettico per eccellenza Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio: “Prima di ogni viaggio non mi aspetto nul-
Urban per timberland Con lui l’attrice e conduttrice televisiva Fiammetta Cicogna: “Realizzo documentari di natura e viaggi quindi la maggior parte dell’anno la spendo in giro a visitare e raccontare luoghi e atmosfere. I Road Trip sono la
mia passione, quando li finisci sei una persona un pochettino diversa perché si costruisce una piccola società con i compagni con cui hai condiviso il viaggio. Per questi due giorni porterò con me il balsamo labbra di cui non posso fare a meno, una penna, e qualche post-it e una camera Polaroid”. La strana coppia partirà alla scoperta della Sicilia, in particolare di Palermo, Trapani e Marsala. Una volta che i viaggi saranno completati, le versioni finali delle storie saranno disponibili direttamente sui canali social del brand e sul sito www.timberland.it/it/blog. I video evidenzieranno le scoperte e i luoghi nascosti delle location scelte dagli ambassador, che indosseranno i capi dell’ultima collezione Timberland. Lasciati ispirare e partecipa al progetto! Tutti potranno prenderne parte creando il proprio viaggio ‘1 Bag for 2 Days’ online, i vincitori riceveranno come premio una borsa con i capi Timberland. Sei pronto a partire? facebook.com/ TimberlandEU twitter.com/ Timberland_EU instagram.com/ timberland_eu
la se non il fatto di sorprendermi ogni volta, quindi meno idee mi faccio e più riuscirà bene. Nello zaino porto sempre poca roba, un diario su cui scrivere e la macchina fotografica, ma basta anche solo il telefonino se voglio
stare leggero; preferisco raccogliere indizi e cose interessanti durante il viaggio e buttarcele dentro. Per me la strada è semplicemente immaginarsi un punto di arrivo e godersi il percorso senza lasciare nulla al caso”.
Mark Makers: 2 Days, 1 Bag, The Road Trip Gli appuntamenti Milano > 16 Aprile Palermo > 18 Aprile Roma > 1 Maggio Bologna > 9 Maggio
A cura di Silvia Rossi
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Firenze > Short Skin Sin da quando è piccolo, il diciassettenne Edoardo soffre di una malformazione al prepuzio che gli impedisce di masturbarsi e lo rende insicuro e impacciato con le ragazze. Chiuso nel suo microcosmo asessuato, Edoardo reagisce infastidito alle pressioni del mondo circostante che non fanno che peggiorare le sue insicurezze. Tutti attorno a lui sembrano saper parlare solo di sesso. Perfino la sorellina Olivia, alla frenetica ricerca di
Colorado > Lo Slow West di Fassbender Abbiamo incontrato il regista di Slow West, l’esordiente John Maclean, al Bifest di Bari dove ha presentato in super anteprima il suo “unconventional western” con Michael Fassbender. Il film è un delizioso percorso tra favola e romanzo di formazione, ma non vi preoccupate, è comunque un western: si spara. Da noi il prossimo autunno distribuito dalla Bim. Perché slow e non fast? Quando guardi film che parlano del West, c’è sempre la pistola più veloce del West e il cappello più veloce, poi quando leggi la vera storia del West le cose sono più lente. Ho cercato un po’ di separare il mito dalla realtà, questa è stata l’idea per “Slow West”. Che tipo di lavoro hai fatto in sceneggiatura? C’è molta ironia... Alcune delle idee preliminari in fase di scrittura arrivavano direttamente dalle mie esperienze. Il personaggio di Jay (Kodi Smit-
Mcphee), il sedicenne che si avventura alla ricerca della sua amata, è un po’ com’ero io quando mi piaceva una ragazza irraggiungibile! È molto liberatorio avere la possibilità di fare una battuta per cercare di mettere il tragico e il comico l’uno contro l’altro. Ho letto che anche Fassbender ha preso parte alla stesura; come avete scritto Silas, il suo personaggio? Quando ho scritto Silas con Michael ho pensato più a quello che avrei
voluto essere: l’eroe tranquillo. C’è un po’ di realtà e di fantasia e poi, siccome avevo già girato con Michael, è stato molto più semplice farlo sapendo che sarebbe stato lui a interpretarlo. Quando avevamo un giorno libero dalle riprese ci incontravamo e parlavamo del personaggio, della storia, ci scambiavamo delle idee. La cosa grandiosa di lavorare con Michael è che non c’è imbarazzo, si può sempre dire “e se”: e se saltasse da un treno? E se gli cadessero i pantaloni?
una cagnetta con cui fare accoppiare il cane di famiglia Teagan. Vi ha conquistato questa premessa? Lo farà la pellicola. Duccio Chiarini esordisce alla regia con Short Skin per raccontare con la giusta ironia e con un pizzico di poesia le fragilità e le debolezze del sesso maschile, troppo spesso rappresentato facendo esclusivo riferimento agli stereotipi del machismo.
Spagna > Attenti alle streghe Álex de la Iglesia torna con Le streghe son tornate (titolo originale Las brujas de Zugarramurdi - Witching and Bitching). Un’esilarante raccolta del cinema dell’autore spagnolo che mescola con sapienza generi e toni – dal grottesco, all’horror, alla commedia demenziale, all’action movie - attraverso un utilizzo intenso della macchina da presa. Travestimenti surreali, dialoghi incalzanti e immagini suggestive si legano ad atmosfere istintive, a usi e tradizioni antiche legate alla terra d’origine del regista, con un cast di prestigio che vede spiccare Carmen Maura e Hugo Silva. Dal 30 aprile, distribuito da Officine Ubu.
Messico Are we Humandroid?
Ogni bambino viene al mondo pieno di promesse, e cosi è per Chappie che è unico nel suo genere, un prodigio. Come ogni altro bambino Chappie dovrà farsi spazio nel mondo per trovare la sua strada e diventare un uomo. C’è solo una cosa che rende diverso Chappie dagli altri: lui è un robot. Il primo robot capace di pensare e provare emozioni. Ed è proprio per questo che in molti vorrebbero fosse l’ultimo della sua specie... Diretto da Neill Blomkamp, Humandroid è interpretato da Hugh Jackman e Sigourney Weaver •
Hollywood Dumbo is back
Milano Solo per il Weekend Sembra Las Vegas, ma è Milano: uno scrittore dopato viene abbandonato dalla moglie sessualmente insoddisfatta, intercettato da uno strano e truffaldino amico vegano e lanciato in una serie di esilaranti avventure, tra bische in piscina e misteriose valigette. Il tutto in un solo, delirante weekend. Solo per il Weekend è diretto da Kobayashi, interpretano Alessandro Roja, Matilde Gioli, Francesca Inaudi, Stefano Fresi •
Napoli Favole italiane
Pare che sia proprio Tim Burton a essere stato ingaggiato per il rifacimento del live-action Dumbo, fortemente voluto dalla Walt Disney Pictures. Il regista di Big Eyes, Batman e Alice in Wonderland si cimenterà con una pellicola che dovrebbe essere un misto di effetti generati al computer e attori dal vivo, anche se i dettagli sono ancora scarsi in questa fase di sviluppo. In rete inizia a girare il nome di Lana del Rey… per la musica vogliamo sperare, anche se da tempo si vocifera di un suo debutto sul grande schermo •
Matteo Garrone sta sfidando il tempo. Andrà a Cannes con il suo nuovo film Tale of Tales - Il racconto dei racconti, l’opera corale che lui stesso definisce dark fantasy ispirata alle fiabe di Giovan Battista Basile, se farà in tempo... Cast internazionale di livello, composto da Salma Hayek, Toby Jones, Vincent Cassel e John C. Reilly, per un film i cui dettagli sono ancora avvolti in un mistero fitto •
Intervista di Silvia Rossi Ritratto Vittorio Zunino Celotto
57/ Cinema 76
La mia memoria visiva e quella di Sean Penn
Debutto internazionale per l’attrice romana Jasmine Trinca che in The Gunman recita al fianco di Sean Penn e Javier BardeM.
Bari. «Si svegliava alle 5 del mattino e la prima cosa che mangiava era una bistecca. C’era sempre un odore di carne bruciata». È divertente sentire Jasmine Trinca parlare di Sean Penn attraverso questo ricordo. Si tocca sempre i capelli durante le interviste, Jasmine. In questo caso siamo a Bari, al Bifest, dove è stato presentato in anteprima l’action movie The Gunman, diretto dal francese Pierre Morel, in cui l’attrice romana recita accanto a Sean Penn e Javier Bardem, nei panni di una dottoressa volontaria in Congo. Sean Penn interpreta un ex Agente Speciale Internazionale dal passato importante, che cerca di riscattarsi. La pellicola uscirà il 7 maggio e farà sicuramente discutere. Per vari motivi. Uno su tutti riguarda appunto Jasmine Trinca, che è davvero eccezionale come sempre nei suoi lavori passati, a partire dal suo esordio ne La stanza del figlio di Nanni Moretti fino a Nessuno si salva da solo di Castellitto. Ha un’ironia velata, non è mai scontata ed è sincera quanto basta per farti capire quello che pensa davvero. Cosa hai trovato che ti aspettavi di trovare e cosa invece non hai trovato partecipando a questo progetto? Entrambi i punti di vista sono forse rinchiusi nella stessa osservazione. E cioè che questo cinema spettacolare, hollywoodiano, si portava come un’aspettativa extraterrestre, cosa che invece non è. Il lavoro che facciamo è lo stesso e le persone sono degli esseri umani. Per quanto siano grandi attori e grandi artisti. Quindi da una parte è tutto reale e dall’altra il sistema cinema americano è un sistema enorme che si porta dietro un modo di lavorare che noi non riusciamo a immaginare. Noi siamo abituati a fare film con poco, ma penso che in questa difficoltà ci sia anche una virtù. Ci hai abituati a conoscere la tua professionalità attraverso personaggi dove era d’obbligo scavare nelle loro psicologie, mentre qui il tuo ruolo è molto fisico e molto visivo. Che tipo di ebbrezza ti ha dato questa interpretazione? È stata una lavorazione abbastanza lunga. Pensa che solo la parte fondamentale del film a Barcellona è durata tre mesi e mezzo. Ho avuto la possi-
bilità di girare dieci secondi di azione in tre giorni con un impegno personale e fisico non da poco. Però allo stesso tempo è stato anche molto impegnativo il tentativo di raccontare un personaggio in un sistema e in un genere che non è propriamente quello che io conosco e padroneggio. Credo si debba sempre restare sull’idea che quello che siamo lo portiamo anche in un sistema così diverso da noi. E quindi penso che anche il modo di fare dei capitomboli possa avere un’idea di fragilità che ho cercato di trasmettere al personaggio.
E gli occhi di Bardem e di Penn, che senso hanno avuto? Ci sono stati dei momenti in cui senza dubbio ho sentito la pressione di essere con loro e ci sono stati dei momenti, senza sembrare presuntuosa, in cui ero veramente con loro. E quello che mi restituivano era tanto. In alcune scene Sean mi diceva sul suo primo piano: «Va bene, non me lo fare venti volte perché ti ho già visto la prima». E quindi c’era questa specie di memoria visiva che loro tenevano di me, ma soprattutto che io tenevo di loro.
58/ Libri 76
A cura di Diana Barbetta
Chicago > Viaggio interiore L’autrice è Bonnie
Los Angeles > Uno sguardo alla storia A ispirarne il titolo è stata una canzone di Glenn Miller: “Perfidia”. È il primo romanzo di una nuova tetralogia su Los Angeles che vedrà impegnato Ellroy nei prossimi anni e che andrà a collocarsi in un periodo antecedente rispetto ai quattro best seller precedenti, ovvero Dalia Nera, Il Grande Nulla, L.A.Confidential e White Jazz le cui storie si svolgono a cavallo tra il 1946 e il 1958. Perfidia, non è un noir come molti si aspettano, ma un romanzo storico che affronta, nelle sue quasi novecento pagine, un periodo storico già ampiamente narrato, ovvero il 1941, ma focalizzando la
New Jersey La memoria dei luoghi
Unframed - Ellis Island è un progetto di JR con la collaborazione del celebre illustratore statunitense Art Spiegelman, il cui scopo è riportare alla memoria la storia di un luogo-simbolo: Ellis Island. Porta di accesso agli Stati Uniti per 12 milioni di immigrati, dal 1892 al 1954, Ellis Island è stata testimone del passaggio di un’umanità che ha creato la moderna fisionomia del popolo americano. Un luogo pregno di memoria che rivive attraverso l’arte. JR, The Ghosts Of Ellis Island Damiani, pp. 120, € 29.00
sua attenzione sulla reazione generata a Los Angeles dall’attacco di Pearl Harbor da parte del Giappone. In un clima in cui è imminente l’entrata in guerra degli Stati Uniti, l’odio razziale smembra una delle comunità straniere più integrate della California. Ellroy per stabilire una continuità letteraria sceglie di affidare la storia a personaggi già incontrati dai suoi lettori come il sergente Dudley Smith, gli sbirri Lee Blanchard e Buzz Meeks, il gangster Mickey Cohen e Kay Lake, il suo personaggio preferito. James Ellroy, Perfidia Einaudi Stile Libero, pp. 890, € 22
San Francisco Antologia Beat Dai grandi classici agli sviluppi inediti di scrittori come Ginsberg, Corso o Amiri Baraka con una significativa presenza di autrici come Diana di Prima (nota per Memorie di un beatnik) o Joanne Kyger e di poeti spesso dimenticati come John Wieners o Gary Snyder. Per chi volesse avvicinarsi al movimento beat, un’antologia che offre un’immagine organica di uno dei fenomeni letterari più vivaci degli anni Cinquanta e Sessanta, con cenni biografici, una guida ai luoghi ‘beat’ e un’interessante bibliografia.
The Beat Book A cura di Anne Waldman
Poesie e prose della beat generation Premessa di Allen Ginsberg
ilSaggiatore
AA.VV., The Beat Book Il Saggiatore, pp. 384, € 18.00
Nadzam, originaria di Cleveland, e Lamb è il titolo del suo romanzo che oltre ad aver ricevuto il Flaherty-Dunnan Prize come miglior debutto del 2011 ha già un’omonima trasposizione cinematografica presentata al Festival South by Southwest di Austin. Bonnie Nadzam in Lamb sceglie di dar voce all’ambiguità dei rapporti e spinge il lettore a riconsiderare i pregiudizi della moralità convenzionale, attraverso due personaggi distanti per dati anagrafici ma estremamente vicini per condizione esistenziale. David Lamb ha i tratti del classico uomo di mezza età, affascinante ma in profonda crisi interiore, sfiduciato sia per la morte del padre che per il fallimento del proprio matrimonio. Tommie ha invece i tratti della ragazzina goffa, apatica, un’acerba unidicenne apparentemente destinata a una vita infelice. Un incontro casuale ed un viaggio in macchina da Chicago verso l’incontaminato cambierà entrambi in modo inaspettato. Una storia che ci parla di egoismo, solitudine, seduzione e dipendenza dove gli unici confini sono probabilmente quelli imposti dalla visione del paesaggio attraversato. Bonnie Nadzam, Lamb Edizioni Clichy, pp. 240, € 15
Indiana > Ritorno Alla Natura Oggetto di culto fin dal suo esordio, Desert Solitaire (1968) è stato scritto dal leggendario autore de I sabotatori e Abbey’s Road che esordì come scrittore negli anni Sessanta dopo diverse esperienze come guardia forestale nei parchi d’America. Edward Abbey raggiunse il successo con The brave Cowboy, presto riadattato al cinema con la magistrale interpretazione di Kirk Douglas e fu consacrato come eroe della nuova scena ecologista americana con The Monkey Wrench Gang. Nel tempo Abbey si è imposto nel panorama letterario statunitense per il suo approccio provocatorio e al contempo mistico. Desert Solitaire non è solo la testimonianza scritta della sua esperienza come ranger nel Sud-Est dello Utah, in cui racconta la vita a contatto con la natura più selvaggia, ma anche un grido di dissenso verso il crescente sfruttamento del territorio dettato dall’economia globale. Edward Abbey, Desert solitaire Baldini & Castoldi, pp. 368, € 18
Roma L’ora del riscatto L’ambientazione è
Crockett Hill, la classica cittadina americana che non subisce troppi scossoni nel quotidiano. Il protagonista è un giovane investigatore di origini italiane, Arturo Bracco, che dopo cinque anni continua a condurre la sua esistenza catalogando scartoffie alla sua scrivania. La svolta arriverà quando il suo superiore, Jack Valenti, gli concederà una possibilità di riscatto, inserendolo nella propria squadra investigativa a caccia della Banda Fantasma. L’autore è il romano Fabrizio Corradini, classe 1975.
La Banda Fantasma Fabrizio Corradini, pp.192, €12.90
Siracusa Ironica Trasposizione L’autore di questo divertente libro è Stefano Amato, libraio part-time con una grande passione per la lettura. Oltre a collaborare con varie testate giornalistiche è autore di diversi titoli tra cui Il 49esimo Stato uscito nel 2013 (Feltrinelli/Transeuropa). Bastaddi è invece il titolo del suo nuovo romanzo edito dalla casa editrice Marcos y Marcos che prende spunto da Bastardi senza Gloria di Tarantino rivisitato come se fosse ambientato in Sicilia, in cui gli oppressori non sono i nazisti ma gli esponenti di Cosa nostra.
Stefano Amato, Bastaddi Marcos y Marcos, pp.240, € 16.00
Intervista di Alex Vaccani
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Spirito Libero Adam Batchelor è un giovane illustratore inglese che ha sempre avuto un rapporto intenso con la natura e gli animali, tanto da riversarlo nel suo lavoro.
Quanto il viaggiare è importante per la tua visione? Quale posto reputi ti abbia maggiormente influenzato? Non ho effettivamente viaggiato molto, ma per fortuna i posti in cui sono stato mi hanno davvero formato. L’aver vissuto in Nepal ha aperto la mia visione del mondo offrendomi la capacità di osservare ed entrare in empatia con altri punti di vista. Ora sono di nuovo in Norvegia, questo è il mio terzo viaggio qui, E questa terra mi ha sempre influenzato in molti modi, in particolare nell’apprendimento dell’ecologia. Sto cercando di imparare un po’ di più sia sulla mia comprensione con la natura che su me stesso.
Norfolk, Uk. Adam vive a stretto contatto con la natura fin da bambino, quando viveva nella campagna inglese di Norfolk con il padre fattore; proprio in questo ambiente naturale e rupestre ha cominciato a disegnare animali. Dopo una laurea alla Norwich University of the Arts nel 2009, Adam ha vissuto per un anno in Nepal: esperienza che l’ha cambiato rendenPerché hai eletto le matite colorate come tuo strudolo ancora più consapevomento preferito? le dello squilibrio che susHo sempre disegnato fin dalla mia infanzia e non ho mai siste tra il mondo naturale perso questo gesto come capita ad un sacco di persone; e l’uomo, e l’impatto che mi piace molto che da bambini tutti disegnino, il fatto di quest’ultimo ha provocato usare le matite colorate è qualcosa di universale. Molti sugli animali. pensano che sia necessario utilizzare costosi e prestigiosi materiali o strumenti come la pittura ad olio per Come descriveresti il tuo creare arte, ma non è così, c’è lo stesso merito nelle marapporto con la natura, gli tite colorate. L’arte che preferisco è quella più estranea, animali e la vita selvaggia? meno scontata... per alcune persone è importante cerSono cresciuto circondato care di andare contro il buon senso. da animali e ho trascorso gran parte della mia infanzia nella fattoria di mio padre, così mi sono abituato fin da bambino ai maiali e alla mucche. Vivevamo in questo piccolo villaggio ed io con i miei amici trascorrevamo la maggior parte del tempo nei giardini con le mani nella terra cercando insetti e cose che pensavamo fossero fighe, poi le organizzavamo e le nominavamo... la mia passione per la natura ha origini lontane.
Collezioni qualcosa? Sì. Colleziono riviste del National Geographic, e sto lentamente costruendo una piccola collezione di arte e illustrazione. Il mio pezzo preferito è una piccola opera di Hubert Duprat che lavora larve di tricotteri per creare meravigliose sculture in oro e minerali rari.
Nella pagina accanto: ‘Sasha’, da Exercise at Home, 2007.
In questa pagina: “Indian Club I,” 1997, da Gymnasium.
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romanzo di formazione
Annuari scolastici, manuali di fitness degli anni Venti. E l’occhio di un fotografo con una laurea in medicina sportiva. è il sogno tutto americano di Luke Smalley (1955-2009), che nella sua concisa ma intensa produzione ha raccontato preoccupazioni e bellezza dell’adolescenza contribuendo, con una voce diversa dal coro, alla storia delle riviste di moda maschile più importanti e lasciandoci tre corpus di lavori fondamentali, finalmente riuniti in una retrospettiva fortemente voluta dalla galleria ClampArt.
Testo di Didier Falzone
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Nella pagina accanto, in alto, ‘Laundry’, 2008, da Sunday Drive.
Sopra, ‘Push Ball’ e nella pagina accanto, in basso, ‘Laps’, entrambe da Exercise at Home, 2007.
Tutte le immagini: Digital C-print. © Luke Smalley Partnership, Courtesy of ClampArt, New York City
New York. Quando si parla di Luke Smalley spesso si tira in ballo il più noto Bruce Weber: vuoi per il sogno americano, vuoi per il ritratto poetico di una certa ‘meglio gioventù’. Del resto, lo stesso Smalley riconosceva questa sintonia e perfino la biografia li accomuna alla luce d’un interesse verso la fotografia nato dopo una breve parentesi da modelli. Le similitudini continuano se si applica un filtro generico di “immagine omoerotica”, ma se si decide di puntare dritti al cuore del lavoro, il dialogo tra i due si interrompe. Gymnasium (2001) e Exercise at Home (2007) sono i primi due volumi - escludendo una collaborazione con il designer Kim Jones nel 2004 - a raccontare il mondo racchiuso tra quattro pareti di giovani uomini in divenire. Pareti domestiche o scolastiche, pareti (quinte) anche all’aperto: i modelli di Smalley, spesso veri atleti e veri studenti, sono ampiamente coreografati e diretti, sia per rendere l’immagine voluta dal fotografo che per la stessa natura delle loro azioni. Ordine e disciplina dominano le azioni, le interazioni celano una regia rigorosa. In Gymnasium, immagini in bianco e nero che più di tutte rivelano le influenze primarie dell’artista, risaltano prepotentemente la sua formazione in medicina sportiva e la passione per l’atletica da college. Si direbbe oggi una versione sexy dell’Ivy League, che di per sè al sexy non pensava minimamente, tantomeno all’omoerotismo, con le lezioni di nuoto “au naturel” previste per regolamento. “Mettere alla pari” e “rafforzare il legame” allora, “bro-bonding” oggi: tutto sta in come le cose vengono chiamate. La divisa - o l’assenza della divisa - è poi un tema caro alla moda, e sembra quindi un naturale approdo per l’artista: Kim Jones fu solo il primo a innamorarsene. Ultima tappa - ancora una volta per i tipi di Twin Palms Publishers - Sunday Drive, del 2009, l’anno in cui l’artista venne a mancare. Tre giovani donne, bellissime, ‘on the road’, in una domenica d’estate. Tre giovani donne, bellissime, che si recano in visita ai loro compagni: in carcere, chiaramente. E lì si ammazza il tempo, perlopiù allenandosi, ancora una volta isolati dall’universo femminile. L’estetica di Luke Smalley si è propagata e diluita nel tempo: quel tempo immobile e infinito che separa una rivista di moda di oggi da una di dieci anni fa. I suoi temi, scomposti, hanno preso direzioni diverse e sposato altre adolescenze. Così quei volti sono fluiti sulle immagini di Alasdair McLellan, - che ritrae una gioventù inglese prima di lui sommersa; le divise continuano a scandire il lavoro di Collier Schorr; il college è il set per elezione di Danielle Levitt, e il ‘bro-bonding’ rimane territorio di Weber e delle campagne di Abercrombie (sebbene ancora per poco). Una retrospettiva completa era cosa dovuta, e molto attesa. Da ClampArt - dove nel 2009 era in preparazione la mostra relativa a Sunday Drive - sono in esposizione le opere di tutte e tre i lavori, in un viaggio completo che traccia la parabola del “coming-of-age”: sempre sospesa tra ordine e disordine, tra supplizio e disciplina. Fino al 9 maggio - clampart.com
Urban per persol
Legame Indissolubile è quello che lega l’autore Bret Easton Ellis alla sua macchina da scrivere così come ai suoi inseparabili occhiali da vista; Persol LO celebra con una capsule collection dell’iconica collezione Typewriter Edition.
Bret Easton Ellis è un leggendario romanziere, sceneggiatore e scrittore di racconti americano. È l’autore di numerosi classici e bestseller del filone ‘New American’, quali Meno di zero, Le regole dell’attrazione, American Psycho, Acqua dal sole, Glamorama, Lunar Park e Imperial Bedrooms. Le sue opere sono tradotte in trenta lingue e alcuni dei suoi roman-
zi sono stati adattati al grande schermo, divenendo veri e propri cult del cinema hollywoodiano. L’autore che vive a Los Angeles, in California, è celebre per il suo look aristo-chic, e i suoi occhiali da vista sono diventati iconici tanto che Persol, marchio simbolo dell’Italian Style, ha deciso di dedicargli una capsule collection
della sua linea Typewriter Editon dedicata alle gloriose macchine da scrivere, coinvolgendolo in prima persona.
un’american typewriter una breve sceneggiatura, che prenderà poi vita sullo schermo sotto la sua supervisione.
Nasce così una nuova campagna, ideata per ritrarre un maestro della letteratura alle prese con le diverse fasi dell’ispirazione. L’autore è stato invitato da Persol a scrivere con l’aiuto di
Fotografato da Tom Craig sulle colline di Los Angeles, il leggendario autore viene ritratto mentre lavora alla sua macchina da scrivere nei vari passaggi del processo creativo: l’approccio
Urban per persol
alle pagine bianche, la battuta d’arresto, fino alla conclusione dell’ultimo capitolo. La capsule collection si compone di quattro esemplari, due da sole e due da vista. Il ponte metallico, di nuova concezione, è impreziosito da delicate incisioni, mentre i rivetti emulano i tasti della vecchia macchina da scrivere. L’iconico
font American Typewriter è stato scelto per incidere il nome della collezione all’interno delle aste, i cui terminali recano un motivo a raggi, chiaro riferimento alla meccanica di questi oggetti del passato. Ma c’è anche una marcata attenzione al comfort. In ciascuna asta sono integrati tre cilindri Meflecto, per garantire massima flessibilità e fluidità di movimento.
Gli occhiali da sole sono disponibili con una vasta scelta di lenti in vetro e polarizzate, che proteggono dai dannosi raggi solari e assicurano chiarezza visiva anche in condizioni estreme. Realizzate in acetato, le montature sono leggerissime e confortevoli, grazie ai soli 1,8 millimetri di spessore ottenuti con tecnologie d’avanguardia e una meticolosa cura artigianale.
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In giro #126
Rubriche a cura di Giovanna Caprioglio Illustrazione di Christine Rösch
Bucarest Frudsiac Cape Town Truth Coffe Firenze Amblè Milano Eppol · Mudec Restaurant & Bistrot · Pacifico · Riad Tabaccheria Giacomo · Taglio · Terrazza 12 · The Stage Napoli Binario Calmo New York Gansevor Market Parigi Le Septime Roma Argot · Coffee Pot Stoccolma Oaxen Slip
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The Stage – Fine Denim & Dining Piazza Gae Aulenti 4 02 37074118 www.replaythestage.com Lun-Ven 12/15 e dalle 19. Sab-Dom, dalle 19 • Quando: la sera • Perché: per cenare o per un cocktail • Chi ci trovi: clientela cosmopolita • Highlight: il design
Il nuovo ristorante del “multi-experience store” Replay di Piazza Gae Aulenti è un mix tra suggestioni cinematografiche e teatrali in un ambiente rifinito con lo stile di uno yacht di lusso. Parte integrante del progetto del nuovo concept store - che vuole portare il cliente a vivere una esperienza a 360 gradi The Stage (nome scritto in stile anni Quaranta su un’insegna luminosa che strizza l’occhio ai vecchi cinema americani) accoglie con uno stile caldo dove si fa largo uso di legni pregiati. Tutto ruota attorno al bancone in ottone lucido che ricorda la carena di una nave, l’Octavius House of Spirits and Fancy Drinks, dove esperti bartender guidano alla scoperta dei cocktail più sofisticati. La cucina è affidata allo chef Omar Allievi, che propone una rivisitazione di piatti tradizionali a cui si affiancano ceviche, sushi e sashimi per una clientela cosmopolita. Oltre alla sala principale, il sushi bar e il winebar, The Stage offre anche una sala Vip riservata per aperitivi o show cooking. La sera l’accesso al ristorante è previsto con un ascensore esterno di fronte alle trombe dorate dell’artista Alberto Garutti.
The Stage
EPPOL Via Marcello Malpighi 7 320 0266560 Mar-Dom 19.30/2.00
Tabaccheria Giacomo
• Quando: notte e giorno • Perché: per un drink o un pranzo tra amici • Chi ci trovi: clientela giovane • Highlight: la serata Black Friday Chiuso il capitolo sulle sponde del Naviglio Grande, Eppol Milano si sposta in zona Porta Venezia, in una delle più belle vie liberty della città, e si rinnova anche nel nome integrando il proprio brand con il sottotitolo “Liquors and Kitchen” per sottolineare ulteriormente le novità proposte: non più solo cocktail bar e spazio eventi, ma anche una apertura diurna con cucina espressa che usa ingredienti del territorio e propone anche piatti vegetariani. L’ispirazione naturale del “vecchio” Eppol è richiamata da un giardino verticale che spezza il muro in mattoni, mentre lo stile generale, più contemporaneo, mixa modernariato e classico: è il caso dei grandi tavoli in marmo d’ispirazione inglese o del lampadario a 8 luci in stile Maria Teresa che illumina il bancone realizzato con listelli di legno e marmo di Carrara. La chicca è l’intima saletta con camino, dove accomodarsi su poltrone in velluto, sorseggiando un cocktail e dando un’occhiata a libri e stampe di SOLO | Vinyls & Books. Non temete, le serate come il Vinyl Junkie del mercoledì e il Black Friday restano una certezza.
Riad
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Riad Viale Piave, 17 02 76340504 Lun-Ven 8/20, Dom 8/20 www.riadfoodgarden.com
liana si aggiungono delle Eggs Benedict fatte con tutti i crismi. Menzione speciale va alla colazione, dove non solo si può scegliere tra buone brioches a lievitazione naturale, biscotti bio e yogurt, ma soprattutto tra una attenta selezione di ben otto caffè, preparati con la Marzocco, la Ferrari delle macchine da caffè, ma anche un aeropress o un caffè filtro.
• Quando: per la colazione o l’aperitivo • Perché: per cercare un regalo originale • Chi ci trovi: le signore bene della Zona • Highlight: il connubio tra cucina, fiori e oggettistica
Tabaccheria Giacomo Via Pasquale Sottocorno, 5 02 76009410 www.giacomomilano.com Lun-Dom 8/24
Un luogo speciale dove convivono diverse anime: piante e fiori, oggetti e cibo, presentati ciascuno con una forte identità. Dal nome si intuisce che l’ispirazione è nordafricana (molti oggetti arrivano dal Marocco e c’è una ricercata offerta di piante grasse), ma Riad è un riuscitissimo mix tra questa cultura e l’estro tutto italiano dei proprietari Laura e Luca. Un posto dove fare colazione con i croissant farciti al momento, comprare un regalo o farsi preparare un perfetto bouquet, oppure pranzare con un piatto leggero ma ricercato o anche, perché no, sorseggiare un aperitivo. La domenica il brunch è molto curato, con proposte vegane e piatti caldi serviti al tavolo. Il locale, molto luminoso nel suo gioco di bianchi e neri, invoglia a trattenersi e, spesso, anche a comprare qualcosa che lo faccia ricordare. Raffinatissima la scelta di ceramiche marocchine o pugliesi, fiori di stagione in vasi di latta che ricordano i fioristi francesi e tante piante aromatiche o grasse. Ancora più piacevole nella bella stagione, ora che è stato allestito un dehòr con tavolini in ferro e una meravigliosa selezione di palme e piante aromatiche.
• Quando: prima di cena • Perché: per togliersi uno sfizio • Chi ci trovi: buongustai • Highlight: la “garanzia” di Giacomo nel format attuale della “bottega” Il fascino di un’antica drogheria italiana e l’autenticità di un tradizionale bacaro veneziano, riuniti in un crocevia di suggestioni, profumi e sapori. Un restyling recentissimo che ha mantenuto i tratti classici di questo piccolo locale di Giacomo Bulleri, proprio di fronte al suo Bistrot. Aperta dalle 8 alle 24, il mattino della Tabaccheria inizia così con le dolcezze provenienti dall’adiacente pasticceria, per proseguire con colazioni, aperitivi e dopocena a base di “bocconi”. Grandi classici della cucina toscana come ribollita e pappa al pomodoro, ragù toscani, salse per crostini e condimenti freschi diventano ora i protagonisti di nuove proposte appositamente preparate ogni giorno, da assaporare lì o portare a casa. Non manca inoltre una selezione di prodotti a “marchio” Giacomo, perfetti anche da regalare, tra cui colatura di alici di Cetara, pecorino Bagnolese, passata di pomodoro giallo, pomodorini di Corbara, burro al tartufo bianco di Gubbio o un profumato olio extravergine di oliva di Spello. E se avete finito le sigarette nessun problema, la Tabaccheria ne ha mantenuto la vendita… anche se è un vero peccato coprire questi sapori con un palato “affumicato”!
Taglio Via Vigevano, 10 02 36534294 www.taglio.me Lun 8/23.45, Mar-Dom 9/23.45 • Quando: a colazione, a pranzo, a cena... • Perché: cucina semplice e di qualità • Chi ci trovi: un bel mix di mondi • Highlight: la selezione di caffè
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Eppol
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Una visione molto chiara di quello che dovrebbe essere l’offerta enogastronomica contemporanea, soprattutto in Italia: un emporio di cibo di altissima qualità, una cucina attenta che utilizza gli stessi ingredienti, un’atmosfera rilassata e una particolare attenzione anche al caffè, che spesso e volentieri può rovinare anche il miglior pasto. Per questa sua fortissima identità, Taglio ha già fatto il giro delle cronache gastronomiche del mondo, non ultimo il New York Times, che lo ha inserito nel suo format “36 Hours”. Quattro soci provenienti da diversi ambiti Gianluca Biscalchin, Andrea De Michelis, Raffaele Sangiovanni e Marco Tamaro - e un grande chef, Domenico della Salandra, in cucina. Le michette vere son quelle di Bollani, la carne piemontese viene dalla macelleria Annunciata, la pasta è Afeltra da Gragnano, i salumi, l’olio e i formaggi sono il prodotto di piccole realtà da tutta Italia, la frutta e la verdura sono bio e stagionali. Il risultato nel piatto è perfetto e alla tradizione ita-
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PACIFICO Via San Marco angolo Via Moscova 02 87244737 www.wearepacifico.it Mar-Dom 18/24 • Quando: a cena • Perché: per provare una nuova cucina, in un bel posto • Chi ci trovi: una clientela giovane e raffinata • Highlight: l’arredo originale Il primo ceviche bar d’autore finalmente apre a Milano; la “moda” della cucina peruviana arriva anche da noi grazie a Jaime Pesaque che dopo Lima, Miami, New York, Hong Kong, Oslo, giunge alla sua decima apertura proprio a Milano a pochi mesi da Expo. Un proposta gastronomica assolutamente originale, dove ai ceviche - pesce e frutti di mare crudi, marinati al limone e conditi con spezie come il peperoncino e il coriandolo - si abbinano dim sum (i ravioli orientali) in chiave peruviana. Lo stile del locale, dove i velluti e l’ottone si mischiano a carte da parati raffinate, lo ha già fatto diventare tra i ristoranti più alla moda del momento. Perfetto anche per un aperitivo “rinforzato” al bancone, dove si può sbirciare il vetro la brigata di cucina al lavoro. Non perdetevi in questo caso qualche cocktail a base di Pisco, un’acquavite sudamericana ottenuta dalla distillazione di mosto d’uva fermentato.
Terrazza 12
Terrazza 12 Via Durini, 28 02 92853651 www.terrazza12.it Lun-Dom 12/1 • Quando: in settimana dopo cena • Perché: la vista sulla città e i cocktail d’eccezione • Chi ci trovi: milanesi e molti stranieri • Highlight: la drink list Milano sempre più cosmopolita “acquista” un nuovo lounge bar con vista sulla città. è la Terrazza 12 di recente apertura al dodicesimo piano del Brian&Barry Building di San Babila, che si propone come raffinato cocktail bar di ispirazione anni ‘50. Il progetto dell’architetto Eliana Citterio ha previsto arredi vintage originali e tessuti dai decori geometrici e i colori accesi. Il focus del locale è tutto sulla qualità della drink list d’ispirazione internazionale: oltre ai grandi classici della mixology, 12 signature cocktail inediti, creati appositamente per il locale, e la cucina di “Asola”, il ristorante al nono piano del Building che ha come protagonista lo Chef Matteo Torretta. Un posto perfetto per un aperitivo o un cocktail dopo cena, dove godere anche di una vista mozzafiato sulla Madonnina e sullo skyline della nuova Milano di Expo, grazie alle leggere pareti in vetro e una copertura orientabile che rendono possibile l’utilizzo della terrazza 365 giorni l’anno.
Pacifico
Riad
MUDEC Restaurant & Bistrot via Tortona 56 - Milano 02 84293701 www.mudec.it Di recentissima apertura rispetto alla stesura di questo pezzo e pertanto ancora non “recensibile”, ci tenevamo a informarvi subito che all’interno del nuovo Museo delle Culture, Il MUDEC di via Tortona, potrete anche fermarvi a mangiare qualcosa dopo aver visitato la mostra. Al Bistrot al Piano terra o al MUDEC Restaurant, situato al terzo piano del Museo, con la sala che domina l’area ex Ansaldo e offre sguardi inediti sull’edificio: disegnato da Fabio Rotella, il ristorante propone menù più ricercati, per chi desidera mangiare con tranquillità in un luogo raffinato ed esclusivo.
MUDEC - Museo Delle Culture
72/ In giro. In Italia 76
FIRENZE Amblè Piazzetta dei Del Bene, 7A 055 268528 www.amble.it Lun-Sab 10/22, Dom 12/22 • Quando: se desiderate una pausa speciale • Perché: è unico e mai uguale • Chi ci trovi: chi capisce un luogo così • Highlight: stile, personalità, coerenza tutti racchiusi nel pay off “Fresh food, Old Furniture” A due passi da Ponte Vecchio, Amblè è una scoperta. Un po’ officina/laboratorio, un po’ salotto di casa, da Amblè ci si può sedere per una pausa di relax o per un pranzo di lavoro e persino fare shopping, perché tutti i meravigliosi arredi vintage e le stoviglie scovate da Barbara nei vari brocante in Europa sono in vendita. Per cui, se vi innamorerete della sua atmosfera potrete provare a portarvene un pezzettino con voi. Non andatevene però senza aver assaggiato la loro la “chicca” gastronomica: i tramezzini, preparati espressi dagli chef Lorenzo e Fabrizio, sulla base di ingredienti scelti da voi.
ROMA ARGOT via dei Cappellari 93 06 45551966 Mar-Sab 22/4, Dom 19/4. • Quando: la sera in settimana • Perché: atmosfera calda e familiare, ottimi drink e buona musica in centro • Chi ci trovi: gente tranquilla e tiratardi • Highlight: un locale “speakeasy” con una storia da raccontare Argot è il nuovo cocktail bar di via dei Cappellari, a pochi passi da Campo dei Fiori. Il suo nome - Argot in francese è una sorta di slang nato per non far comprendere ad altri i discorsi di un gruppo sociale - ha in sè lo spirito del bar: un luogo quasi “clandestino” e di ispirazione tipicamente francese. Superata la porta d’ingresso, senza insegna, ci si ritrova immersi in una atmosfera calda che vuole ricordare le locande notturne parigine dove si ospitavano viandanti e mendicanti. Due sale: una vicino al bancone, con pianoforte per esibizioni dal vivo e l’altra poco distante, adibita ai fumatori. Dietro il banco i tre fondatori Gabriele Simonacci, Francesco Bolla e Gianluca Melfa, che dopo anni di gavetta nei bar della capitale hanno deciso di fare il grande salto. Qui ogni cosa ha il suo “nome in codice”: bibine per bere (cocktail storici rivisitati), bouffer per mangiare (taglieri di salumi, coni di salmone con crema di avocado o terrine di tomino filante con lardo di colonnata e pomodorino confit), sicmou per musica, con una buona proposta dal vivo, principalmente soul, jazz, blues e manouche, non tralasciando qualche canzone d’autore inedita. Infine, blè significa soldi: se vi accontentate di un solo cocktail spenderete 10 euro.
ROMA COFFEE POT via Michele di Lando 20 06 64220937 coffeepot-roma.com Mar-Dom 19/2 • Quando: sempre • Perché: è una bella formula • Chi ci trovi: di tutto un po’ • Highlight: la selezione di tequila e mezcal Dopo quasi due anni riapre il Coffee Pot in una nuova location a pochi metri da quella storica di via della Lega Lombarda. Della famiglia del CoHo, Fish Market e Terrazza San Pancrazio,ha mantenuto la stessa atmosfera e la stessa proposta fatta di djset, concerti, colazioni al computer e aperitivi, ampliando però
il menu, diventato fusion: tapas-sushi e burritos sono i nuovi ingredienti che si aggiungono a una formula ben collaudata. Nella lista drink invece spiccano tequila e mezcal, di cui c’è una grande selezione di etichette anche artigianali, da bere lisci o in cocktail. Lo stile mischia bene vintage e moderno, tra pareti color acciaio e tavoli bianchi con sedie vintage tutte spaiate, luci soffuse, divani accoglienti e un bel giardino interno con tavoli deccappati e sedie bistrot colorate. Qualche cactus e pianta grassa qui e la richiama l’animo un po’ mex della proposta enogastronomica.
NAPOLI BINARIO CALMO Corso Meridionale, 60 081 18893180 Lun-Dom 6/23
Stoccolma
• Quando: prima di prendere un treno • Perché: è un bel modo per salutare Napoli • Chi ci trovi: ... chiunque • Highlight: mette appetito Le Grandi Stazioni ci stupiscono ormai per la varietà dei bei locali che vi sono stati aperti. Non fa eccezione Napoli, dove è stato da poco aperto Binario Calmo, al piano terra dello Stelle Hotel proprio adiacente alla Stazione. Un design contemporaneo, che occhieggia alle bakery ma offre tutto il buono della cucina partenopea: dalla pizza alla zeppola piena di crema pasticcera, ma anche piatti caldi e infine una buona tazzulella ‘e cafe. Perfetto per un pranzo veloce prima di ripartire. Firenze, Ambè
Napoli, Binario Calmo
Roma, Coffee Pot
73/ In giro. Nel mondo 76
Dove un tempo sorgeva il mercato della carne della Grande Mela, il Meatpacking appunto, oggi rinasce un nuovo spazio dedicato al cibo. In una struttura industriale di un vecchio magazzino, una dozzina di “botteghe” e delicatessen fanno fare un giro del mondo gastronomico in pochi metri: i tacos di Tacombi, i dumplings del Bangkok B.A.R, la Pizza di Luzzo o le crepes di Crepe Sucre, ma anche i “kick ass vegetables” della Heermance Farm e la carne della Macelleria… of course.
PARIGI Le Septime 80, rue de Charonne +33 01 43673829 www.septime-charonne.fr • Quando: a cena da Septime, a pranzo da Clamato • Perché: per l’esperienza • Chi ci trovi: habitué, Food Industry, Foodies • Highlight: lo stile e la cucina Le Septime fa parte di quei “Neo Bistrot” di alta qualità che si sono fatti strada sulla scena parigina per il rapporto qualitàprezzo e l’ambiente rilassato in stile rustico-urbano (Frenchie, Rino, Le Chateaubriand). Lo chef Bertrand Grébaut ha portato Le Septime alla prima stella Michelin in soli tre anni con una cucina tipicamente francese che abbina a ingredienti freschissimi erbe e profumi inaspettati. Oggi potrete anche fermarvi a La Cave appena girato l’angolo per una buona bottiglia di vino e, se preferite il pesce, provare il “nuovo nato” Clamato, un tapas-bar con ricette di mare, ovviamente sorprendenti.
Bucarest
CAPE TOWN Truth Coffe 36 Buitenkant Street +27 212000440
Parigi
BUCAREST Frudsiac Intrarea Bitolia 4 021 231.04.11 Lun-Dom 8/19 • Quando: a colazione o a pranzo • Perché: è una piccola “hidden gem” • Chi ci trovi: giovani creativi • Highlight: il design del luogo Una casetta di legno di 65 mq in un cortile è il contenitore super contemporaneo studiato per questo bio-bar di Bucarest, il Frudisiac; al suo interno tanto legno chiaro, anche sul soffitto, pochi arredi e un grande tavolo centrale in legno, che attraversando verticalmente l’intero ambiente, ne diventa il protagonista . Un progetto contemporaneo, che occhieggia allo stile nordico nella pulizia delle forme, ma anche reso molto caldo dai materiali utilizzati, una scelta verso il naturale che rispecchia l’offerta dal sapore tutto bio: caffè , tisane, centrifughe e spremute di ogni tipo.
Roma, Argot
NEW YORK GANSEVOR MARKET 52 Gansevoort St. gansmarket.com Lun-Dom 8/20 • Quando: in tarda mattinata • Perché: per fare la spesa e mangiare qualcosa • Chi ci trovi: locals e turisti • Highlight: il concept
• Quando: ogni momento è buono • Perché: per un caffè superlativo in un luogo unico • Chi ci trovi: locals e turisti • Highlight: la macchina della torrefazione La torrefazione Truth di Cape Town è stata definita “il migliore negozio di caffè del mondo” e, in effetti, è qualcosa di incredibile. Progettata da Haldane Martin su ispirazione “steampunk”, tutto ruota intorno all’enorme macchina in ferro per la torrefazione, che assicura una miscela dal profumo più intenso rispetto a quelle lavorate con le macchine in acciaio introdotte negli anni Settanta. Tutt’intorno, pavimenti in legno grezzo, travi in metallo, reti e luci che scendono dal soffitto per valorizzare lo spazio, creano un feeling industriale che riporta indietro nel tempo, grazie anche ai ragazzi che ci lavorano, sempre rigorosamente con cappello e grembiule in pelle.
STOCCOLMA Oaxen slip Beckholmsvägen 26, 115 21 +46 8 551 531 05 www.oaxen.com • Quando: a pranzo • Perché: per sentirsi dei veri svedesi • Chi ci trovi: meltin’ pot culturale • Highlight: la luce Una casa sull’acqua, in un angolo della tranquilla zona di Djurgårdens, Oaxen Slip è un posto che racchiude in sé la luce e lo stile dei paesi nordici. Enormi vetrate danno sulla terrazza direttamente sull’acqua, barche tipiche pendono dall’altissimo soffitto, il clima è rilassato e il menù tipicamente scandinavo con porzioni generose. Per una proposta gourmet non perdete invece l’adiacente Oaxen Krog, che ha appena ricevuto due stelle Michelin.
Special
Project 74/ GUM per Urban 76
i nuovi novanta
Un tuffo nel passato: FOCUS SUL Decennio in cui il bleach era al primo posto nella top ten dell’hairstyle Milano Ve lo avevamo accennato nel numero scorso, una particolare iniziativa coinvolgerà Urban e GUM Salon Milano: ogni mese il fondatore e proprietario Stefano Terzuolo, affiancato dal suo staff, ci proporrà un taglio rappresentativo delle nuove tendenze capello. A suggellare questa unione all’interno di GUM Salon sarà allestito un Urban Corner per cui verrà realizzato un apposito mobile, al momento sotto le mani di un falegname esperto nella customizzazione, con l’intento di unire le personalità di due forti realtà sempre attente a quello che detta la strada: GUM e Urban. Per questo primo progetto l’idea è stata affidata a Monika, color technician di GUM, che ha deciso di reinterpretare la tecnica del bleaching con elementi che portano a distinguerla dalla tradizionale decolorazione. Punte e lunghezze sono in contrasto con le radici, mentre i giochi di chiari e scuri del biondo e del nero creano l’armonia perfetta. gumsalon.com Haircolor Monika Farina, Hairstylist Marco Steri, MakeUp Alice Coloriti, Assist. Christian Panarelli, Ph. Matteo Girola
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