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UMAG
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QUALITY TOOLS QUALITY TY T TOOLS OR CREATIVE & INNOVATION MINDS SERVING ARTISTS WITH QUALITY & INNOVATION SINCE DAY ONE
The Montana GOLD TECH Series provide technical sprays like varnish gloss or matt, pure acetone (cap cleaner), universal primer as well as styrofoam primer. The GOLD TECH Series is the perfect completion of the Montana GOLD range. Use the varnish to seal and protect artworks or to give it a gloss/ matt finish. TECH Spray Acetone is perfect to clean lacquer residues on objects or in closed caps. Use primers for pre-treament of different surfaces like the styrofoam primer for polystyrene objects.
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Mag è il magazine di chi le uova invece che lanciarle le frigge in padella con il bacon, di chi alla festa non ci va perchè ha una super-sessione di Medieval Fantasy, di chi si veste da se stesso e traveste solo il proprio avatar, di chi ha avuto Lara Croft come baby sitter e adesso è naturale che porti gli occhiali, di chi è un modello per i vestiti di Carnevale degli altri. U-Mag è il magazine di chi ama vivere nella giungla urbana.
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HERE’S TO THE AFTER HOURS ATHLETE FUTURE SUEDE
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puma.com/social
UMAG N°3 Febbraio Marzo 2013 Magazine Catalogo di Urban Jungle Progetto grafico: Kidea Hanno collaborato a questo numero: Dario Volpe, Diana Gianquitto, Diego Davide, Giuseppe Corvino, Fabio Cufari, Marco Perrone, Roberto Niro, Roberto Strino, Rosa Iannuzzi, Simona Monteleone. Immagine in copertina di Elio Varuna. Contatti: info@urbanjunglestore.com www.urbanjunglestore.com Questa è una copia omaggio e non è in vendita. Le foto dei capi possono subire variazioni in caso di errori tipografici. Il contenuto esplicito e implicito di testi ed immagini in quanto frutto di ricerca artistica non vuole offendere la sensibilità di nessun individuo. Le inserzioni pubblicitarie di questo volume sono a titolo gratuito, lo spazio ad essi dedicato è da intendersi come riempimento grafico e non ha alcun scopo di lucro da parte di Urban Jungle che non riceve alcun compenso dai marchi presenti.
Dj Uncino, foto di Simona Monteleone
The Year of the Snake.............................................................................................................................08 L.A. Trainer.................................................................................................................................................12 Instagram Report.....................................................................................................................................14 Adidas Allegra..........................................................................................................................................18 Stussy.................................................................................................................................20 Vans Van Doren........................................................................................................................................24
Blogging musicofilo.................................................................................................................................30 Ladeejay....................................................................................................................................................32 Il Cypher all’italiana..................................................................................................................................34
Elio Varuna.................................................................................................................................................38 The Unknow Hipster................................................................................................................................40 Hybrid Shop...............................................................................................................................................42 La dura vita del supereroe.....................................................................................................................52
Non solo sci..............................................................................................................................................54 Calcio Storico Fiorentino.......................................................................................................................56
Luchadores..............................................................................................................................................59
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THE
YEAR OF THE
SNAKE di Marco Perrone
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Blazer e Air Max a sangue freddo
enetevi forte, il 2013 sarà l’anno del serpente, e non solo per l’oroscopo cinese. Tante novità in amore, fortuna, lavoro e soprattutto nell’armadio. Lo avevamo già capito dai leggins in serpente indossati da Lourdes Maria Ciccone (la piccola Madonna) in giro per le strade di Manhattan, ma ora, l’oroscopo ufficializza l’annata “serpentina”. Preparatevi a vetrine intarsiate
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di squame come fossero paludi, pendagli, borse e scarpe degne di Jane. Lo stile animalier, croce e delizia delle pas-serelle, ritorna in pompa magna. D&G, Cavalli, Versace e persino Dior, presentano in collezione pochette e bluse con decori squamati e dettagli ghepardo. Da sempre ai limiti del buon gusto, lo stile animalier, come un felino in agguato, aspetta paziente il suo momento per attaccare la moda, e fare a brandelli ogni forma di
Air Max 90 (Year of the Snake), esclusiva Urban Jungle. minimalismo; poi la bestia viene domata e ritorna per anni in gabbia. Tra kitsch e super lusso, anche quest’anno l’animalier assalta il fashion system, ma attenzione, per evitare l’“effetto Moira Orfei”
ed essere comunque alla moda, meglio limitarsi ai soli “dettagli “, evitando un total look “bestiale”. Anche il brand Nike finisce nella gabbia arricchendo i suoi modelli con preziosi dettagli pitonati. Nike Blazer e Air Max le sneaker a sangue freddo! L’icona Blazer, ormai al suo 40° anniversario, con la sua linea stretta e affusolata, sfoggia un cattivissimo baffo pitonato, completamente a
DA SEMPRE AI LIMITI DEL BUON GUSTO, LO STILE ANIMALIER, COME UN FELINO IN AGGUATO, ASPETTA PAZIENTE IL SUO MOMENTO PER ATTACCARE LA MODA contrasto con i colori e le trame basic dei tessuti. Per la Air Max 90, in esclusiva negli store Urban Jungle, i colori fluo si alternano a una tomaia in pelle di serpente, traslucida e squamosa, per un look basic ma dai dettagli che non passano di certo inosservati!
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Collezione Speciale Nike Blazer Year of the Snake. Urban Jungle Selected.
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e Los Angeles Trainer vennero lanciate in occasione dei Giochi della XXIII Olimpiade nel 1984, e prendono il nome proprio dalla città che li ospitò. La loro ideazione e creazione si insersce in un contesto storico ben preciso, il periodo finale della Guerra Fredda, quello in cui ci si sfidava soprattutto nel campo delle innovazioni tecnologiche e, in fondo, in quello delle competizioni sportive. Le Olimpiadi dell’84 (boicottate dai paesi dell’ex Unione Sovietica) offrirono la giusta occasione per presentare al mondo queste innovative scarpe, concepite inizialmente per l’utilizzo in allenamento. La novità principale delle Trainer fu l’immissione di un sistema a tre stabilizzatori (oggi il “Vario Shock Absorbition System”)
LE OLIMPIADI DELL’84 (TRA L’ALTRO BOICOTTATE DAI PAESI DELL’EX UNIONE SOVIETICA) OFFRIRONO LA GIUSTA OCCASIONE PER PRESENTARE AL MONDO QUESTE INNOVATIVE SCARPE nell’intersuola, che consentiva di regolare l’ammortizzazione e di personalizzare il supporto a seconda delle caratteristiche e delle esigenze dell’atleta. Oggi le Training pur non discostandosi molto esteticamente dal modello dell’84, non sono più considerate scarpe esclusivamente “tecniche”, diventando piuttosto un classico della collezione fashion Adidas Originals e un’icona vintage. Proprio per questa nuova “destinazione d’uso” alcuni nuovi modelli presentano
L.A trainer d’archivio
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degli accorgimenti estetici come la tomaia realizzata interamente in pelle piuttosto che in mesh di Nylon, riuscendo così a unire allo stile della vecchia Trainer un elevato comfort e una grande robustezza. Per la stagione spring summer 2013 il brand tedesco ha realizzato una versione speciale, nella variante silver/blue in esclusiva nazionale in tutti gli store Urban Jungle. Olimpiadi 1984
L.A.
Guerra a colpo di lacci
TRAINER di Marco Perrone
Jay-Z
adidas L.A. Trainer, esclusiva Urban Jungle. 13
REPORT
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Instagram Report.3
Location: Urban Jungle Store, via Umberto 21, Catania Outfit: Scarpe Air Jordan 1 Chicago, felpa Nike pinwheel HZ, Cappellino Ner Era 59fifty Oakland.
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Š 2013 adidas AG. adidas, the Trefoil logo and the 3-Stripes mark are registered trademarks of the adidas Group.
unite all originals
adidas.com/originals
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ADIDAS ORIGINAL TORSION ALLEGRA
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Il lungo letargo
didas, dopo un periodo di pausa durato 20 anni, riporta alla luce le Torsion Allegra. Il (ri)lancio di queste storiche scarpe da running è previsto per marzo 2013, ma pochi fortunati hanno già avuto modo di scoprirle al Bread&Butter di Berlino, durante il quale è stata presentata una versione esclusiva progettata dal designer giapponese Kazuki Kuraishi. Ispirate alle calzature da running
adidas Torsion Allegra Urban Jungle Selected.
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di Luca Mori anni 90, a primo impatto le modifiche rispetto al modello originale possono sembrare molto leggere, ma sono state naturalmente applicate tutte le migliori innovazioni raggiunte nel campo del comfort e del running. Le Adidas Torsion Allegra infatti, sono dotate del supporto Torsion, che le rende capaci di adattarsi perfettamente all’arco planta-
SONO STATE NATURALMENTE APPLICATE TUTTE LE MIGLIORI INNOVAZIONI RAGGIUNTE NEL CAMPO DEL COMFORT E DEL RUNNING
re, e sono rivestite da una combinazione di tessuto, pelle scamosciata e nabuk pregiato, oltre chiaramente al marchio a tre strisce applicato lungo i lati. La fodera interna, un altro omaggio all’Allegra “originale”, altamente traspirante è realizzata in neoprene. Dal 1992 al 2013, un viaggio che è riuscito a carpire il meglio da ogni periodo che ha attraversato, e che mostra i propri frutti sugli scaffali di pochi selezionatissimi store.
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Shawn Stussy
STUSSY di Luca Mori
“Everybody calls it surf wear, or urban street wear, or surf street... I don’t name it, and I don’t name it on purpose.” (Shawn Stussy)
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tussy è un brand nato in California nel 1980, ed è stata una di quelle realtà commerciali che sono riuscite a raggiungere il successo cavalcando l’onda del trend surfware e skateware prima, per abbracciare poi, più generalmente, la scena hip hop e streetwear adottando uno stile più urbano. Shawn Stussy, fondatore del marchio, iniziò la sua attività imbrattando con il suo cognome le tavole da surf
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artigianali che realizzava. Dalle tavole passò a disegnare t-shirt e cappelli che vendeva direttamente dalla sua auto, e la firma (copiata da quella dello zio) divenne il logo ufficiale del brand. La trasformazione di Stussy, da bottega di quartiere di Laguna Beach a multinazionale, iniziò nel 1984 quando Shawn si mise in società con l’amico Frank Sinatra (non quel Frank…); in breve l’azienda varcò i confini degli States, approdando ai mercati di Europa, Asia, Canada e Australia con
SHAWN STUSSY, IL FONDATORE DEL MARCHIO, INIZIÒ LA SUA ATTIVITÀ IMBRATTANDO CON IL SUO COGNOME LE TAVOLE DA SURF ARTIGIANALI CHE REALIZZAVA
risultati entusiasmanti. Il successo e la popolarità raggiunti negli ultimi anni sono da rintracciare oltre che nell’esposizione mediatica, ottenuta grazie alla scena musicale hip hop, anche nella crescita di sottoculture street come quella hipster e il ritorno del movimento punk, molto vicine allo style concept proposto da Stussy. Oltre che per la propria produzione, Stussy da qualche anno ha intrapreso un interessante quanto proficuo percorso di collaborazioni con i più grandi brand di abbigliamento a livello mondiale (Nike, Converse, Parra e tanti altri), realizzando delle esclusive capsule collection che a partire dalla prossima primavera saranno disponibili in tutti gli store Urban Jungle.
Nike e Stussy, S&S Off Mountain Series
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VANS
VAN DOREN di Marco Perrone
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…In loving memory
a Van Doren è una serie speciale creata da Vans in omaggio a James Van Doren, uno dei due fondatori, passato da poco a miglior vita. La collezione tributo è stata realizzata rielaborando i tre modelli simbolo di Vans: Era (le classiche vintage skate), Sk8-Hi (icona assoluta tra skater e writers) e Slip-On (la prima vera Vans). Queste icone del marchio americano, avvolte in tessuto canvas effetto stone-washed, sono state personalizzate ripescando dagli archivi vecchie grafiche; nella collezione spiccano infatti stampe leopardate, stile nativo-americano, a stelle e strisce o a fantasia hawaiana supportate dalla classica suola in gomma bianca. Il pack Van Doren sarà disponibile in esclusiva nei negozi Urban Jungle.
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Van Doren Collection Urban Jungle Exclusive
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VAN DOREN COLLECTION URBAN JUNGLE EXCLUSIVE
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BLOGGING MUSICOFILO La musica in parole
di Roberto Strino
“Shied”, Grizzly Bear
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a musica è una delle arti colte in modo più istintivo dagli esseri umani. Ma come ogni cosa ha anche bisogno di essere raccontata o spiegata. Fino agli anni novanta ci hanno pensato tonnellate di riviste, ma da quando ognuno può dire la sua a costo zero in rete, una marea di blog musicali ha cominciato a popolare il web. Con la velocità di riproduzione dei moscerini, migliaia di voci si sono sovrapposte con opinioni contrastanti su ogni argomento
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musicale. Come funziona con il resto dei giornalisti, anche quelli musicali hanno cominciato ad aprire i blog personali, e molti hanno costruito la loro fama su essi. Un buon esempio è Piero Scaruffi, italiano emigrato negli States, che su scaruffi.com posta le sue considerazioni controverse sulla musica odierna. Ma di bastian contrari ce n’è in abbondanza in questa fetta di internet. Il critico musicale che ha vissuto e dato un volto alla scena grunge, Everett True, creando Collapseboard prova a fornire un af-
fresco della scena underground della sua città adottiva, ovvero Brisbane, in Australia. Per
UN CASO È QUELLO DI PITCHFORK, IN CUI UN ADOLESCENTE NERD HA INVESTITO TUTTI I SUOI POMERIGGI DAL 1997, FINO A FAR DIVENTARE IL SUO SITO LA BOCCA DELLA VERITÀ SU OGNI USCITA DISCOGRAFICA. quanto riguarda gli Stati Uniti del Sud, Gorilla Vs Bear provvede a tenere aggiornati i lettori
con un mucchio di playlist e reazioni a news che fanno riferimento al circuito indie. Hipster Runoff, gestito dell’enigmatico Carles, è il GossipGirl dell’universo hipster. Un caso in cui un blog è diventato un impero media è quello di Pitchfork, in cui un adolescente nerd ha investito tutti i suoi pomeriggi dal 1997, fino a far diventare il suo sito la bocca della verità su ogni uscita discografica. Lo stesso Pitchfork aprì un sito figlio di nome Altered Zones in cui convergeva un network di bloggers musicofili. Dopo la chiusura di Altered Zones, i suddetti blogger hanno messo in piedi Ad Hoc, immensa risorsa musicale per appassionati ricolma di novità sulle band. In Italia possiamo vantare Enrico Veronese, ex scout di talenti su Blow Up, con il suo Italian Embassy. Per finire l’outsider d’oro Francesco Farabegoli con bastonate (ma ne ha creati parecchi lui) e il seguitissimo DanceLikeShaquilleO’Neill (ufficialmente diventato un sito d’approfondimento).
www.alteredzones.com
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LADEEJAY
di Antonio Della Volpe
Il sesso non è debole in console
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n tempo erano sempre sobrie e dettavano legge tra le mura domestiche; erano le acerrime nemiche della polvere e aspettavano di essere abbordate dal principe azzurro sotto le luci magiche della mirrorball. Oggi si scolano Absolut come fosse acqua, mantengono i loro ragazzi disoccupati lavorando da Mc Donald, fanno un’unica lavatrice con dentro capi bianchi e colorati e le trovi in consolle nei migliori club europei. “Non ci sono più le donne di una volta”, direbbe vostro padre. Ottima notizia, rispondereste voi. È che tutta questa confusione, questo scambiarsi di ruolo, è tremendamente sexy. Le donne a breve conquisteranno il mondo, ma per il momento possono affermare con certezza di essere già a buon punto con il dancefloor. Sono lontani i tempi in cui Yvonne Daniels, la disc-jokey di Chicago Radio, era l’unica esponente del gentil sesso a trafficare con i dischi. Oggi sono in tante, ognuna con le proprie peculiarità sviluppate sul giusto mix di sensualità femminile e impertinenza maschile. E le frecce al loro arco non sono poche, e per niente facili da schivare. Se ad esempio sei
Nina Kraviz
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interessato alla musica e alle sue evoluzioni passate e future, o semplicemente un clubber che vuole essere al posto giusto al momento giusto, non avrai difficoltà a incrociare nei paraggi della tua città i set duri e puri di Cassie e il dreamy italo-techno di Miss Kittin; la deep house sporcata di urban di Maya Jane Coles o la house pret à porter di Kim Ann Foxman; l’inconfondibile scia di hype (per molti ingiustificato) lasciata dal passaggio di Nina Kraviz o il patchwork sonoro molto alla Diplo di Lauren Flax. Se invece sono le tette la motivazione più grande che ti spinge a spendere i tuoi denari, avrai pane per i tuoi denti andando a sentire (sentire??) Tamara Sky o Niki Bellucci, la napoletana Deborah De Luca o la torinese Silvia Rocca, tutte bellissime e pronte a infinocchiarti spingendo verso i massimi limiti la tua libidine. Ce n’è per tutti i gusti, e da questo punto di vista bisogna ammettere che le nostre correlative oggettive sono state in grado di diversificare il prodotto meglio e prima di noi figliocci di Edipo. Pazienza se poi arriva la Paris Hilton di turno a scombinare le carte in tavola: certi casi sfuggono a ogni umana comprensione.
Miss Kittin
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N
Nel gergo hip-hop, il termine cypher si riferisce a una sorta di jam session in cui ognuno contribuisce all’esperienza creativa. Che siano dj, ballerini, rapper o writer, tutti quelli che rappresentano la cultura hip-hop possono partecipare a un cypher. La dinamica infatti è sempre la stessa, c’è un cerchio di breaker o rapper e ognuno di loro si esibisce a turno al centro del cerchio umano. Ci si spinge in acrobazie atletiche o in rime sempre più taglienti, a cappella o accompagnate da battiti di mani. La “lingua” conosciuta per ogni tipo di cypher è l’improvvisazione, il freestyle. Il rapper e producer di Los Angeles Michael Troy, meglio
LA DINAMICA INFATTI È SEMPRE LA STESSA, C’È UN CERCHIO DI BREAKER O RAPPER E OGNUNO DI LORO SI ESIBISCE A TURNO AL CENTRO DEL CERCHIO UMANO conosciuto come Myka 9 dei Freestyle Fellowship, una volta disse che in un cypher “il freestyle è come un assolo di jazz in cui vi è un sassofonista che funge da improvvisatore e il resto della band gli fornisce il ritmo”. Andando indietro alle origini del cypher si puó capire la sua natura competitiva, essendo diventato spesso luogo di memorabili battaglie in rima, dove ci si sfidava mettendo in mostra le proprie qualità per sconfiggere lo sfidante o gli sfidanti in una battle. Sembra che i primi esempi si rintraccino nella scena hip hop dell’East Coast americana agli inizi degli anni settanta. Quando poi, una
Cypher Napoli
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Shady Records 2.0 Boys 2011
IL
di Dario Volpe
CYPHER
ALL’ITALIANA “Il freestyle è come un assolo di jazz in cui vi è un sassofonista che funge da improvvisatore e il resto della band gli fornisce il ritmo” (Mika 9 - Freestyle Fellowship) decina di anni fa Eminem col film 8 Mile sdoganò nel mainstream la battle freestyle nei panni di Jimmy Smith Jr. detto Rabbit (il ragazzo cresciuto in una baracca di Detroit divenuto “negro” tra i neri nonstante il suo “viso pallido”), le battle di freestyle si sono diffuse in tutto il mondo, fino a diventare dei format televisivi spinti da realtà come BET o MTV. Volendone capire le profonde radici culturali, viene naturale pensare che il cypher affondi le sue origini addiruttura nel flyting, ovvero un antico contest che consisteva in uno scambio di insulti in versi tra due o più persone sviluppatosi tra il 5° e il 16° secolo, in cui sembra che anche Shakespeare si sia cimentato. Oggi però, svuotatosi del suo inziale spirito competitivo, ha assunto un valore di progetto collettivo. Ne sanno qualcosa due brand molto legati al mondo street come New
Era & Urban Jungle, grazie ai quali, a fine dicembre, è stato possibile realizzare il primo cypher italiano. I due brand hanno scelto Napoli come primas tappa intuendo il gran fermento che c’è in questa città nella cultura hip hop e affascinati dal dialetto che suona tronco come l’inglese. E cosi, riuniti alcuni tra i più famosi e influenti rapper della Campania, sono stati registrati un teaser e due video (Cypher 1 e Cypher 2 Napoli visibili su youtube) seguendo gli esempi dei rapper statunitensi: un gruppo dimc si sono infatti alternati a una sola camera, con un microfono, esibendosi in freestyle. Le vecchie battle, dunque, lasciano spazio a un nuovo concept in cui non esiste più la sfida, ma gli mc si passano il microfono come in una staffetta con l’obiettivo di vincere tutti insieme.
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ELIO VARUNA Ricercatore di antiche culture e viaggiatore spirituale di Diana Gianquitto Artista, ricercatore di antiche culture, viaggiatore spirituale. Ha esposto in molte gallerie private in Italia, Germania, Cina, India e U.S.A, e in prestigiosi musei pubblici. Nel 2008 è stato scelto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per rappresentare la giovane arte italiana in occasione della “X Settimana della Cultura”. È stato l’unico artista italiano invitato al Museo d’Arte Contemporanea di Shanghai nell’ambito della Biennale 2009-2010 “ANIMAMIX – The New Aesthetics of the 21st Century”. Oltre all’attività pittorica, Varuna ottiene successo e critiche con un intenso lavoro di “sensibilizzazione all’arte” attraverso i suoi provocanti manifesti affissi in varie città del mondo. Un documentario su Elio Varuna è stato prodotto da “Vite Reali” (Rai 4).
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ncominciamo con un cronografo: la tua arte, intrisa di esoterismo medievale, onirismo surreale novecentesco, ironia mordace degli anni Duemila, registra e conserva il tempo di tutta la storia dell’arte, eppure sembra costantemente sospesa in un personalissimo immaginario senza lancette. Cosa succede in quegli attimi eterni da te rappresentati? Cosa racconti nelle tue visioni? L’Arte che produco è il momento in cui si coagulano assieme i miei molteplici stati dell’essere: momenti reali e irreali della vita (quotidiana e onirica), immagini e visioni che m’invadono la retina, parole o suoni che mi sorprendono, odori; ogni elemento s’infila nella mia mente e come un seme s’annida, e poi lentamente - o all’improvviso - matura, esplode e finalmente
I TUTY VIVONO NEI MIEI DIPINTI COME L’ANIMA È NEL CORPO. SONO CONNESSI IN QUESTO SPAZIO E DEVI CREDERCI PER VEDERLI DAVVERO posso decodificarlo in una nuova creazione. Ecco, le mie visioni raccontano del costante processo di acquisizione di esperienze del mio subconscio e delle conseguenti trasformazioni nel concreto: le mie opere. O per dirla col motto alchemico: solve et coagula.
Continuiamo con un radar: i personaggi surreali delle tue opere – i “Tuty”, quasi gocce di sangue, ma anche i grotteschi “esseri-salami” - sono nati e cresciuti in giro tra i tuoi viaggi spirituali e reali, a cavallo tra India, Berlino, Roma, Londra, e molti altri luoghi. Ma da dove vengono realmente e dove vanno? Cosa simboleggiano? I Tuty vivono nei miei dipinti come l’Anima è
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Il Girone dei Golosi, pittura su tela, 2011
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Anni Difficili
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Urbis Surrealis, incisione 2012 nel corpo. Sono connessi in questo spazio e devi crederci per vederli davvero. Mi accade come nel sogno del mistico cinese Tchouang Tseu: sono io che immagino i Tuty o sono loro che creano me? In effetti li ho disegnati la prima volta dopo averli sognati (era il 2005) e da allora condividono il mio tempo onirico, mi suggeriscono cosa devo fare e spesso come lo devo fare. Simboleggiano la parte più incosciente di me, quella metafisica in cui tutto è possibile e nulla è grave. Al contrario, i vari salami che campeggiano nei miei quadri rappresentano ciò che di artefatto e mistificato affolla la nostra esistenza, il “materialismo” più grasso che ci allontana dalla naturale leggerezza delle cose. Proseguiamo con una bilancia: c’è da notare che, a dispetto di tutta la surrealtà di cui sono intrisi i tuoi lavori, miti, riti e vicende contemporanei – da Hello Kitty a Dolce
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e Gabbana, a fatti di cronaca – abitano comunque le tue visioni. Come riesci a raggiungere il delicatissimo “equilibrio sopra la follia” tra sguardo consapevole sul reale ed escursione infinita nel surreale? Ogni volta che guardo l’universo in cui viviamo rischio sempre d’affogare nello stupore! Ci si può inebriare, come dice Baudelaire, col vino, con l’arte o con la virtù, e sta a noi scegliere. Siamo davvero fortunati a vivere in questo mondo; spesso per distrazione perdiamo il sentiero e allora bisogna fermarsi per ritrovare la mappa, che è dentro di noi. Io ho sperimentato molte vie di ricerca interiore per raggiungere una certa dimensione: l’equilibrio psichico, la preghiera e la meditazione secondo le più complesse discipline indiane. Al momento ho capito che la ghiandola pinealis è il miglior amico dell’Uomo e per essere felici bisogna farsi Amore incarnato. Così il bene e il male diventano le due facce della stessa medaglia
mostre nelle gallerie private rappresentano circa la metà della mia opera, ed è fondamentale per mantenere i legami col cosiddetto “sistema” dell’arte. Dove invece veramente mi diverto è la strada: non mi reputo uno “street artist” ma da sempre utilizzo gli spazi urbani per la diffusione ideale della mia arte. I miei surreali manifesti politici, per esempio, impazzano un po’ ovunque e generano una straordinaria curiosità nei passanti, e la performance-istallazione “T.U.B.E” che porto dallo scorso anno nelle piazze di varie città europee ha già ricevuto numerosi riconoscimenti. Per me è un modo di donare arte alla città e ai suoi abitanti, che sono ormai disabituati – o non hanno il tempo – di frequentare i tradizionali luoghi adibiti all’arte. Non possiamo certo dimenticare il metro: sfondi cosmici infiniti che sembrano anelare a sublimi verità, esserini microscopici come cellule capaci di follie. Sappiamo – non ti nascondere! – che sei filosofo e viaggiatore spirituale. Cosa è grande e cosa è piccolo nell’uomo e nella vita, secondo la tua arte? Posso risponderti che l’Uno è il tutto, e il tutto è l’Uno. Ogni mio disegno, dipinto o scultura, o creazione è come un frammento di un’Opera più grande, dall’immensa portata. Ma anche lì, nel perimetro d’un quadro, cerco di spiegare un istante dell’infinito. Vivo dal 2006 senza televisione. Guardo il Cielo. Ringrazio Dio per l’incessante flusso d’ispirazioni e visioni che riempiono la mia mente, e poi si riversano nei fogli, sulle tele, sui muri...
e non c’è più distinzione tra reale e surreale. L’Arte visiva è il veicolo con cui esprimo tutte queste forme. C’è poi il termometro: la tua attività multiforme ti rende artista poliedrico capace di muoversi tra mostre in galleria, produzione di oggetti di design, gioielli, copertine… dove tu e i tuoi bizzarri esserini dipinti sentite più freddo, e dove state più al caldo? Qual è, tra tutti questi, l’habitat più congeniale alla vostra arte? Ovunque sia un osservatore da assalire e dove c’è “pubblico” la mia arte si esalta. Ovviamente l’habitat che meglio frequento è quello museale e delle commissioni pubbliche, dove posso esprimermi nelle grandi dimensioni e con la consapevolezza che l’opera esposta diventa “ufficiale” e contribuisce alla scrittura di una nuova pagina di storia dell’arte, oltre che della mia personale vicenda. Detto ciò, le
Bene, dopo averti misurato nel tempo, localizzato, soppesato, preso la temperatura, le dimensioni, siamo abbastanza soddisfatti di averti analizzato piuttosto a fondo. Inventa tu adesso lo strumento che ancora non abbiamo usato – e che invece avremmo dovuto adoperare - per capirti meglio: ha forse a che fare con la tua mania-passione per le sneakers, che collezioni da sempre? Sarebbe probabilmente uno strumento hi-tech. Leggendo le risposte a quest’intervista chiunque m’immaginerebbe come una specie di monaco eremita, isolato dalla modernità, invece io adoro la pulsazione creativa della contemporaneità, anche nelle sue contraddizioni. Sono un appassionato collezionista di sneakers (rigorosamente limited edition!) e design e seguo tutto ciò che crea stile e tendenza. Le nuove estetiche del Terzo Millennio, in termini di linguaggio, architettura e strumenti tecnologici. Gli strumenti sono sempre gli stessi, ma evolvono: con l’iPhone che ho in mano, per esempio, posso fare cose che pochi anni fa erano addirittura impensabili! Come inviarvi questo file e ordinare un paio di sneaker pazzesche in un negozio in Corea del Sud!
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Š 2013 adidas AG. adidas, the Trefoil logo and the 3-Stripes mark are registered trademarks of the adidas Group.
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i aggira con nonchalance in compagnia di Karl Lagerfeld, banchetta con Warhol e Basquiat, tiene testa a Marina Abramovic e non perde un defilè. Lui è “The Unknown Hipster”, camicia a quadri, cane al guinzaglio in pendant e tante, tante avventure immaginarie. Frutto della fantasia e della penna naive di Jean-Philippe Delhomme, the Unknown Hipster nasce nel 2009, come alter ego del suo creatore, che ne fa un pretesto per un blog. Sobbarcato dal lavoro, Jean-Philippe, triste e solo dietro la sua scri-
THE UNKNOWN HIPSTER NASCE NEL 2009, COME ALTER EGO DEL SUO CREATORE, CHE NE FA UN PRETESTO, PER UN BLOG. vania, comincia a utilizzare la piazza virtuale del web per dare libero sfogo al suo animo socievole e modaiolo. “Information without the invitations” è il credo del nuovo personaggio, che fa gavetta da blogger, infiltrandosi un po’ qui un po’ li. Con discrezione e ironia, la nuova creatura di Jean Philippe riesce a farsi strada nel mondo che conta, di oggi e di ieri. La vera novità dell’Hipster misterioso risiede, infatti, proprio nella possibilità di
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raggiungere e colloquiare anche con chi vivo, non lo è più. Ma come Jessica Rabbit insegna, talvolta l’immaginario prende vita e prevarica l’illustratore di turno. Come Pinocchio, il dandy immaginario comincia a bazzicare tra amici poco raccomandabili del jet set, lasciando a casa il triste falegname. The Unknown Hipster, si afferma nel mondo della moda e dell’arte e comincia a lavorare autonomamente per GQ USA, GQ France, GCasa e The Los Angeles Times. Lui, ibrido abbozzo tra John Lennon e Sebastien Tellier, è oramai una celebrità, ma al contempo si prende gioco di esse e con sarcasmo ironizza sui loro eccessi, (“I only have Starck furniture in my apartment.”), ma la distanza e l’eleganza con cui lo fa, lo rende agli occhi di molti ancora più irresistibile. Jean-Philippe Delhomme, oggi all’apice del successo grazie alla sua creatura, rivela
THE UNKNOWN
HIPSTER Il diario segreto di un infiltrato illustrato che il segreto del successo è un perfetto mix di arte e attualità, lui non rifugge dal presente per barricarsi in passate epoche dorate, vive il presente, ne è un cronista privilegiato in grado di carpirne eccessi e contraddizioni e di esporli in una veste artistica nuova e mai banale; e
di Rosa Iannuzzi
ora, come per Lady Diana e Marilyn è arrivato anche per il nostro giovane cronista illustrato, il momento biografico; The Unknow Hipster Diaries, il memoriale segreto di un infiltrato speciale, fa la sua comparsa sul mercato, ma solo e rigorosamente in edizione limitata. Jean-Philippe Delhomme The Dandy Warhols
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HYBRID
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di Rosa Iannuzzi
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Tra libri e salumi
vete presente quell’odore penetrante di carta, tipica di un libro ancora nuovo di zecca che si diffonde nelle librerie, intenso come quello del pane appena sfornato? ecco ora provate a immaginare l’odore del pane in libreria. Follia, esercizi di creatività in stile Munari? Niente di tutto questo, siamo in uno shop ibrido, ultima tendenza ma anche necessità del mercato. Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a ibridare. La crisi economica, avendo steso numerose attività commerciali che
Brain Wash Cafè
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impossibilitate a raggiungere il budget necessario attraverso la vendita di una singola tipologia di prodotto, ha dato vita a una nuova formula commerciale in grado non solo di far quadrare il bilancio di tante piccolo botteghe, ma capace al contempo di offrire un servizio multiplo all’utenza. Tra i primi a generare l’innesto, neanche a dirlo, sono stati gli americani, con il Brain Wash Cafè, una lavanderia nel cuore di San Francisco dove poter attendere il bucato sorseggiando un caffè e magari trovando l’anima gemella nel mentre. La necessità dell’attesa ha trasformato
il mix lavaggio/cafè in un’accoppiata vincente da esportazione. Un’analoga attività ha trovato posto a Copenhagen (Laundromat) e successivamente a Torino (Wash Bubble Bar). L’Hybrid Shop, appare dunque non solo un’attività profiqua, ma anche cool: hotel-shop-design, libreriafast food, o ancora bar-book-shop... Le combinazioni potrebbero essere infinite, la riuscita del mix sarebbe ovviamente da esplorare. Fatto sta che, in un’epoca in cui anche il tempo è tiranno, la possibilità di poter testare due attività in una rende l’idea ancora più allettante, sposandosi alla perfezione con le esigenze della nuova società. La formula più diffusa sembra essere diventata quella legata ai libri, che intimoriti dal mercato incombente dell’e-book, scappano dagli scaffali delle vecchie e polverose librerie rifugiandosi talvolta in un ristorante, altre volte in una boutique. L’accoglienza è sempre piuttosto calorosa, d’altronde si sa, i libri conferiscono sempre un certo spessore culturale oltre ad essere un ottimo orpello decorativo. Il caso più
singolare, orgogliosamente made in Italy, è quello parmense de “La bancarella”, dove poter sfo-
gliare un antico volume, assaporando una delle specialità locali, il Culatello. Un unico appunto: si prega di lavare via l’unto prima di passare alla pagina successiva.
Copenhagen (Laundromat)
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LA DURA VITA DEL
SU PE R
E ROE di Fabio Cufari e Giuseppe Corvino
Segreti e vita privata delle star dei videogames
D
a nemici giurati delle nostre pagelle di fine quadrimestre a icone della cultura pop. Partendo dal Mivar 15 pollici in cameretta fino agli ips di iPhone (o superAmoledHD di Galaxy vari) i personaggi dei videogiochi ci hanno accompagnato nei momenti di “vuoto” come nemmeno il catalogo di Postalmarket a 12 anni. Ma chi erano (e sono)? Qual’è la loro storia? Perchè per un videogiocatore il character design è così importante?
SUPER MARIO Nato con il nome di Jumpman nel lontano 1981 era un falegname “antagonista” di Donkey Kong (lo scimmione che lanciava i barili). Successivamente fu chiamato Mario come il magazziniere di origini italiane di Nintendo Of America a cui i due ragazzi incaricati della conversione del nome erano particolarmente affezionati. Il character design, baffi-salopette e scarpe, deriva
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invece dalle limitazioni hardware della scheda su cui fu programmato. Nei 30 anni e passa successivi, da buon italiano, il caro Mario ha fatto ogni tipo di lavoro. Idraulico, pilota di go-kart, medico, wrestler, senza contare i titoli dedicati al calcio, tennis, golf e i party games. Ha visitato mondi in 3d, 2d, in cell-shading, su cartuccia, nitendoopticaldisc e cdrom. E nonostante abbia attraversato 3 generazioni di videogiocatori, rimane sempre tremendamente affascinante, e così italiano. SIR ARTHUR La filosofia di Ghosts’n’Goblins (gioco di culto di Capcom) è questa: “non importa quante peripezie farai per una donna, quanti mondi incontrerai e quanti mostri dovrai abbattere. Alla fine ti lascerà sempre in mutande”. Ma anche “chi trova un forziere non sempre trova un tesoro”. Sir Arthur lo impara durante la sua traversata del mondo demoniaco a proprie spese. Dopo aver lasciato il posto al più giovane Maximo per gli spin-off su PS2 una versione in lifting per PSP, Sir Arthur è tornato alla ribalta in occasione dei picchiaduro Marvel Vs Capcom dove non rimane mai in mutande (eccetto l’inizio durante la presentazione del cast, appena uscito dal tribunale dopo la separazione dalla principessa). GUYBRUSH THREEPWOOD “Guybrush Threepwood: che razza di nome è mai questo? ”. In realtà è il mitico ed eclettico personaggio della Lucas Arts, e le sue caratteri-
stiche sono anticipate proprio dal nome. Infatti è l’unione del nome del file contenente le animazioni, chiamato genericamente “guy” (ragazzo, uomo) dai programmatori, unito all’estensione, appunto brush (associata a Deluxe Paint, storico programma di editing grafico) con un cognome impronunciabile più volte appositamente storpiato durante i vari capitoli della saga “Monkey island”, ben cinque, pensate. Già da ragazzo, Guybrush coltiva un sogno: quello di diventare un temibile pirata: niente di eccezionale considerati i classici supereroi tuttofare a cui siamo abituati. Ma il nostro personaggio ha più le sembianze da “nerd”, avvolto da una bandana e una camicia da pirati oversize, imbucato a una pessima festa in maschera di un generico college americano. Riuscirà nel suo scopo? Versate un pò di grog nel boccale, e liberate il pirata che è in ognuno di voi. LARA CROFT Eroina dei videogame in “terza persona” e generatrice di occhiaie per molti videogiocatori. Parliamo di Lara Croft, personaggio dalle doti acrobatiche quasi antigravitazionali, in un corpo da perfetta diva porno soft core degli anni 90. Nata in inghilterra nella fine degli anni 60, da famiglia aristocratica, ribelle per natura e appassionata archeologa, Lara trascorre la sua vita esplorando siti di interesse archeologico e
studiando antiche civiltà. Esperienze raccolte nei suoi diari di viaggio. Lara divenne cosi famosa da essere interpretata sul grande schermo da Angelina Jolie, proiettata nelle sue piroette e acrobazie sugli schermi di un tour degli U2, e come se non bastasse, ancora in vita, le hanno persino dedicato una via nella cittadina inglese di Derby. Questo successo sarà merito del disegnatore che, per suscitare l’ilarità del team di sviluppo, aumentò il petto di Lara del primo bozzetto del 150%? Anche. ALEX KIDD Era il protagonista di “Alex Kidd In Miracle World”, il gioco che veniva regalato in bundle agli sventurati acquirenti del Sega Master System II (che ignoravano l’esistenza del Mega Drive, più potente) sedotti dall’endorsement di Walter Zenga e Gianluigi Lentini. Alex Kidd era un platform atipico, le fasi a scorrimento orizzontale si alternavano a fasi a scorrimento verticale nello stesso livello. Il gioco incorporava elementi da quelli di strategia e dai giochi di ruolo, oltre che la possibilità di acquistare dei mezzi da impiegare nei livelli (come una moto e un elicottero a pedali). Purtroppo però Alex Kidd, dopo una serie innumerevole di seguiti e spin off dal dubbio gusto venne abbandonato da Sega per far spazio al figliol prodigo Sonic di Yuji Naka.
Lara Croft
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NON
SOLO
SCI
Airboard
di Dario Volpe
Piccolo dizionario per sport invernali alternativi
S
e vi piace sfidare la forza di gravità certamente non perderete l’occasione di farlo anche sulle nevi. Elenchiamo una serie di sport acrobatici e non, alternativi al più classico di quelli invernali, lo sci, provando a conoscere una serie di sport difficili non solo da praticare ma anche da pronunciare dandogli un ordine puramente alfabetico: Airboard: è una sorta di gommoncino triangolare come un bob meno pericoloso e più divertente. Big foot: si pratica con degli
Skijöring
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sci molto corti che permettono una certa facilità a fare acrobazie, piroette e salti. Boardercross: è la discesa di diversi snowboarder che gareggiano in evoluzioni e incroci. Broomball: invece del bastone si usa una scopa per un hockey su ghiaccio più semplice classico dove si “corre” con scarpe speciali invece dei pattini. Carving: i carving sono degli sci un po’ più corti simili a due snowboard stretti con i quali è più semplice curvare. Ciaspole: racchette in lega di titanio che servono per camminare sulla neve fresca senza stancarsi.
Dog trekking: un cane vi trascina e voi sciate. Eliski: sono dei fuori pista in zone delle montagne accessibili solo in elicottero. Freestyling: volteggi acrobatici con sci da carving o con lo snowboard. Half pipe: snowboard con trampolino. Ice climbing: arrampicate su mura ghiacciate con scarponi, chiodati, piccozze e funi di sicurezza. Kitesailing: vi fate trainare da una sorta di parapendio su un lago ghiacciato con sci o snowboard. Kiteski: ovvero “Aquilone da traino” che differisce dal kitesailing perché ci si fa trascinare sulla neve con un aquilone dalla forza del vento. Monoski: un solo sci per chi ha tecnica, prudenza e una bella dose di esperienza. Nordic walking: la tipica passeggiata nordica tra i sentieri, una sorta di camminata atletica con bastoncini tra il trekking e lo jogging anche per tenersi in forma. Skidoo: slittino a motore per bambini. Skifox: una slitta monosci. Skijöring: Scierete trainati da un caval-
lo con cavaliere. Sleddog: fate trainare la vostra slitta da una muta di cani e sfidate le altre slitte. Snowboard: si surfa sulla neve con una “tavola” che è come uno sci molto largo. I più spericolati volteggianno in aria dopo aver preso velocità sulle pareti ghiacciate dei percorsi da boardercross, jump, rail e half pipe. Snowbike: la bicicletta che al posto delle ruote ha piccoli sci. Snowblades: comodi come degli sci,ma nettamente più corti e divertenti come gli snowboard per pireottare. Snowrafting: scivolare sul ghiaccio con gommoni su “fiumi” di ghiaccio. Snowtubing: scivolare su l ghiaccio con una qualsiasi camera d’aria o gonfiabile. Snow walking: camminata con le racchette da neve. Telemark: si scia con sci lunghi come quelli da fondo. Qualcuno lo pratica indossando abiti d’antan, gonnellone e pantaloni alla zuava di velluto. Si può praticare anche in coppia tenendosi con un bastone.
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foto di Stefano Pogliani
CALCIO STORICO FIORENTINO di Diego Davide
“...e di vero valor tante e sì altere prove in finta battaglia indi mostrarse, che sembran finte al paragon le vere...”
U
n’arena di sabbia in una delle piazze più belle d’Italia, due squadre, ciascuna di 27 uomini a torso nudo e con braghe disegnate da una moda antica, regole vecchie di quasi cinquecento anni e 50 minuti di battaglia da combattere ogni anno, nel giorno di San Giovanni. Quando il “pallaio” lancia la sfera si apre ufficialmente la sfida, da questo momento in poi non c’è spazio per le esitazioni, i giocatori delle due squadre cercheranno (con qualunque mezzo) di portare il pallone fino al fondo del campo avversario per depositarlo nella rete segnando quello che in uno sport omonimo, ma molto meno glorioso e molto meno serio, si chiama “goal” e che in questo caso si chiama “caccia”. A ogni errore si concede mezzo punto agli avversari, a ogni marcatura le squadre cambiano campo. Il confronto agonistico mutua i propri fondamentali da tre discipline sportive classiche: il pugilato, il rugby e la lotta greco romana. Così, mentre i “datori avanti” (terzini) si cimentano nei placcaggi, gli sconciatori (media-
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ni) tengono alta la guardia e provano a colpire le mezze linee avversarie, compito degli innanzi o corridori (a taccanti), invece, è quello di finalizzare lo sforzo corale espugnando la metà campo opposta. Il sudore, i pugni, le risse, le ferite, il sangue, ciò che accade in quel recinto è tutto vero perché stiamo parlando del Calcio Storico Fiorentino cari amici, mica una cosa per femminucce o per golfisti con pullover sulle spalle e la puzza sotto il naso. Le compagini che partecipano al torneo annualein tre partite (due semifinali e una finale) sono i quattro quartieri storici di Firenze: i verdi di San Giovanni, gli azzurri di Santa Croce, i rossi di Santa Maria Novella e bianchi di Santo Spirito. Il premio per la vittoria è la simbolica consegna alla squadra vincitrice di una vitella di razza chianina; ecco, appunto, simbolica, perché chi scende in campo sa benissimo che alla fine delle ostilità, chi avrà collezionato più cacce vince ben altro, vince Firenze! Difficile fare un identikit del calciante, l’età, le esperienze, lo status sociale, le vite di ciascuno di essi sono diver-
se ma hanno in comune uno spiccato senso di appartenenza e una radicata “fiorentinità” che, come in una chiamata alle armi, li spinge una volta all’anno a interrompere la propria occupazione, qualsiasi essa sia, e a tornare dai propri
IL SUDORE, I PUGNI, LE RISSE, LE FERITE, IL SANGUE, CIÒ CHE ACCADE IN QUEL RECINTO È TUTTO VERO compagni nell’arena per difendere i colori del proprio quartiere. Il “Piombino” vive in Svizzera, dove fa l’ingegnere, con una fidanzata inglese, ma a giugno, non c’è ragione che tenga, deve fare “battaglia” per i colori azzurri. C’è Lapi, colonna portante della squadra dei verdi per 32 anni, che ha giocato la sua ultima partita
lo scorso 16 giugno, a piedi scalzi. Lascia all’età di cinquant’anni con uno score di 60 caccie realizzate e le lusinghe di quanti lo paragonano a “Lorenzo dei Medici” uno dei migliori giocatori di tutti i tempi. Poi ci sono i veterani, quelli con i capelli bianchi, che nel quartier generale delle squadre, hanno il compito di tenere alto il morale dei giovani, loro si che ne hanno di storie da raccontare “di scazzottate e di lotte in terra”. Nel luogo simbolo dell’appartenenza ci si allena, si fuma una sigaretta, si beve un grappino e ci si rispetta indipendentemente da contro chi si dovrà scendere in campo in quei terribili 50 minuti di adrenalina, muscoli e paura. Quella è solo una parte, un rischio che vale la pena correre perché per ogni colpo ricevuto ci sarà un incoraggiamento, una carezza, una pacca sulla spalla. Ciò che davvero conta è essere lì, tutti insieme, tutti con lo stesso pensiero perché che si vinca o che si perda c’è ancora un anno per rimettersi in sesto, un anno per provare a vincere, una vita intera per fare il calciante.
foto di Stefano Pogliani
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CODICE FISCALE
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LA VOCE DEL PIANETA.
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LUCHADORES
Blue Demon Jr
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Rey Mysterio Jr
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L.A. Park
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