Ordine n. 53741 del 05/12/2017 - Licenza esclusiva a Fiorenza De Candei
INSIDE di Vittorio Pio
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Oltre le classificazioni di genere
Doppia, importante ricorrenza per Giovanni Mazzarino, pianista di grande esperienza e capacità che con Piani Paralleli (Jazzy Records\ Egea) festeggia un doppio importante traguardo: soli 50 anni d’età ma con ben 30 di carriera.
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uesta concomitanza di date”, racconta Mazzarino, “si è trasformata in un’occasione per creare qualcosa di speciale, un progetto multimediale costituito da un album registrato rigorosamente live e da un film-concerto che ne ha documentato la creazione, firmato dal regista Gianni Di Capua, un autore che si dedica da anni a questa forma di cinema. Desideravo da tempo realizzare un progetto nel quale il suono, la sua qualità e la sua potenza, potessero essere veramente centrali. Si è ritenuto pertanto di registrare presso l’Auditorium della Fazioli, insieme a musicisti con i quali ho condiviso tanta musica: Steve Swallow, Adam Nussbaum, Fabrizio Bosso. Grazie all’apporto dell’Accademia d’Archi Arrigoni diretta da Paolo Silvestri, che naturalmente ha curato anche gli arrangiamenti, sono confluite tutte quelle energie creative che hanno plasmato quella che io definisco la “forza tranquilla” di questa Suite.” Si potrebbe definirla un’opera jazz? L’obiettivo è quello di andare oltre le classificazioni. L’estetica di quest’opera è fortemente contaminata, laddove contaminazione significa riuscire a mantenere le peculiarità di tutte le estetiche
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presenti. Fazioli è il pianoforte che mi ha accompagnato in tutte le mie incisioni negli ultimi dieci anni. Sono felice di aver legato questo progetto al suono e al nome di questo magnifico strumento, nel quale m’identifico e che mi ha sempre dato l’opportunità di esprimermi con libertà e autenticità. Come è entrato invece il jazz nella tua vita e chi sono stati i tuoi primi idoli? La mia è una passione per la Musica. Ho incominciato a suonare il pianoforte quando avevo cinque anni. A casa mia si ascoltava tanta musica in particolar modo quella sinfonica, classica e lirica. L’ascolto jazzistico era rappresentato dai Crooner quali Frank Sinatra, Tony Bennett e molti altri. La passione per il Jazz è la risultante di un percorso musicale che mi ha fatto crescere attra-
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verso la frequentazione di tanti altri generi, basti pensare che con il mio primo gruppo, a dieci anni, suonavamo musica Rock! Ho ascoltato sin da giovanissimo musica che raccontava immagini e storie. Con mio padre ascoltavamo la musica insieme, uno di fronte all’altro; lui mi parlava delle sue sensazioni all’ascolto e io provavo a tradurle in musica. La Storia del XX° secolo ha raccontato in maniera più approfondita la vita dell’uomo, le sue bellezze, i suoi difetti e anche i suoi orrori. Ha raggiunto l’apoteosi quando ha “cantato” la gestione del limite umano (razzismo, divisioni, e tanto altro). Il Jazz ha tradotto in musica questa realtà ponendo al centro il valore della condivisione e dell’unicità della Musica, sia pure con estetiche diverse. Questo modo d’intendere le cose e di vivere la vita ha rappresentato il mio grande “Idolo” a cui continuo a ispirarmi. Sei stato un riferimento per molti nuovi nomi che con te hanno debuttato o realizzato dei dischi importanti; chi è stato, invece, il tuo mentore? Devo molto a Enzo Randisi, un grande musicista siciliano. Mi ha insegnato come gestire la Musica. Mi ha insegnato che il Jazz è un progetto culturale e si può essere innovativi suonando anche una canzone del musical di Broadway, senza far finta di ricercare cose nuove. La ricerca è un’esigenza spirituale! Arriva dopo la conoscenza, diventa autentica quando ha fortemente approfondito le esperienze già acquisite. Sei un pianista ma anche un compositore e docente... in quale abito ti senti meglio? Scrivere, arrangiare la Musica e trasferire il sapere musicale sono al contempo un’esigenza e una forte tensione verso l’approfondimento della conoscenza. Considero tuttavia il pianoforte la fonte d’ispirazione principale per quanto concerne la possibilità di comunicare colori, sapori, suoni, impasti, idee. La musica rappresenta la parte emotiva, sentimentale, passionale di ciascuno di noi. Sebbene essa stessa sia anche espressione matematica, ritengo che l’armonia e il ritmo musicale parlino più al cuore che al cervello, più all’intuizione che alla ragione. Quando si compone si attende l’idea creativa che attiene alla nostra sensibilità, alle nostre intuizioni. Una volta arrivata ci si trasforma in scienziati. Componendo e insegnando questa pratica posso cogliere e vivere al meglio la spiritualità della Musica e la spontaneità e la freschezza dei miei studenti. Così continuo ad arricchirmi anche grazie a loro.
Il tuo approccio allo strumento cambia in relazione all’organico che ti accompagna, dal solo all’orchestra? Il mio approccio allo strumento è completamente diverso se suono da solo, in trio, in un combo o addirittura in orchestra. La Musica m’impone atteggiamenti diversi poiché l’interazione è diversa a seconda delle persone con cui condivido la musica. Lo strumento è solo un importante mezzo per fare Musica. Dopo un buon secolo passato a costruire il libro degli standard fra blues, palchi di Broadway e canzone americana del ’900, è da un paio di decenni che il jazz sta aggiornando il suo repertorio attingendo ad altre musiche fra le quali il rock, il pop, la world e anche l’elettronica... tu cosa ne pensi? Ritengo che se tutto procede nella direzione dell’autenticità della Ricerca come volano culturale, anche per quanto concerne il repertorio, volto al rinnovamento e a proposte musicali che provano a esplorare melodie e ritmi in maniera diversa, sono assolutamente favorevole. Sosteneva Miles Davis che non è importante quello che fai ma piuttosto come lo fai... Il Jazz è di per sé un progetto culturale e offre l’opportunità di esplorare la musica sotto diversi punti di vista, con status musicali e artistici diversi, con modalità diverse. Di conseguenza ben venga la costruzione di un “nuovo” repertorio. Qual è il prossimo progetto su cui stai raccogliendo le idee? Segnalaci un paio di nomi con cui stai lavorando da tenere d’occhio... Il mio prossimo progetto si chiama Sikania (vecchio nome della Sicilia). A condividere la mia Musica ho scelto Daniella Spalletta, straordinaria cantante che ha scritto i testi “rigorosamente” in siciliano; Daniela canta, scrive testi in diverse lingue, arrangia e cura le direzioni musicali dei suoi progetti artistici e averla come partner costituisce un valore aggiunto. Francesco Patti, giovane musicista siciliano, è al sassofono tenore; nonostante la sua giovane età, esprime un notevole spessore artistico oltre che sensibilità. Al contrabbasso Gabriele Evangelista e alla batteria Alessandro Paternesi, musicisti con esperienze importanti al loro attivo; musicisti che consentono, sorreggono, supportano il flusso musicale proposto. Questo è il compito di una ritmica: il concetto dello “stare a servizio della Musica” atto di qualità, spesso messo da parte in luogo o di una falsa ricerca o di una stucchevole performance. SUONO dicembre 2017
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COME CAMBIA UN MARCHIO CLASSICO DELL’HI-FI